EDITORIALE L’Oratorio ha bisogno di un’anima · ... ome tu, Padre sei ... anche grazie...
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“I HAVE A DREAM”, HO UN SOGNO, UN GRANDE SOGNO, diceva 50 anni fa M.L.King; abbiamo anche noi un grande sogno che le nostre comunità siano unite, fatte di pietre vive che messe insieme costruiscano un edifi-cio che è la chiesa locale, la comunità parroc-chiale. Gesù, il maestro, ha indicato ai suoi discepoli di essere credibili nella grande pre-ghiera al Padre: “ Che tutti i discepoli siano una cosa sola, come tu, Padre sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.” Proviamo a pensare la nostra comunità fondata sul comandamento dell’Amore: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato”. È un amore particolare quello sottolineato da Gesù: non si ama per i meriti dell’altro o per la simpatia che l’altro riscuote, ma si è invitati a prendere le mos-se da Dio prima che dall’uomo. Prendere Dio come riferimento e non l’uomo è il segreto della solidarietà, della convivenza, dell’accoglienza, è il segreto che porta lontano fino alla condivisio-ne, sull’esempio di Cristo che si dona fino in fondo. Il cristiano è colui che si accosta, cammina insieme, scopre, accoglie, ama. Alcuni valori che sostengono il nostro servizio alla comunità dovrebbero essere:
La gratuità = dono
La solidarietà = farsi carico dell’altro (buon Samaritano)
L’accoglienza e la condivisione (fare spazio all’altro accoglierlo interamente)
La carità (creare un legame con le persone)
La giustizia
La libertà
La Pace e la Mondialità
Le nostre comunità parrocchiali stanno iniziando il nuovo cammino dell’anno pasto-rale: che cosa ci sta chiedendo il Signore in questi tempi? Forse un impegno più respon-sabile di una Chiesa di laici che esprimono i vari ministeri di servizio all’interno della comunità cristiana? Una maturazione più consapevole dei laici a servizio di una chiesa più essenziale e aperta alla realtà sociale ed ecclesiale con le loro sfide complesse? Una scelta forte da parte di tanti della consapevo-lezza di essere discepoli umili del Signore che si sentono chiamati a lavorare e spendersi
nella sua Vigna che è il Regno di Dio? Siamo consapevoli che i tempi di oggi chiedono delle risposte, soprattutto educative, che non possiamo continuamen-te rimandare. Un Progetto Educativo dell’Oratorio è un’esi-genza essenziale e, in linea con la nostra Diocesi, siamo chiamati a riscriverne le linee guida. L’Oratorio come luogo di forma-zione, di educazione, di aggrega-zione deve rispondere ai nostri tempi. L’Oratorio di Montero-tondo in costruzione e l’Oratorio di Passirano che sarà unico hanno bisogno di un’anima: non
la si troverà senza fare lo sforzo di capire e comprendere che questo luogo non è un’a-genzia che offre servizi… ma di SERVIZIO.
Chiediamo disponibilità e responsabilità nel capire e comprendere anche tutto ciò che sta accadendo in prospettiva del futuro e non solo guardando all’immediato o a nostalgie del passato che contribuiscono solo ad isolarci. Buona strada a tutti!
Don Gigi
EDITORIALE
L’Oratorio ha bisogno di un’anima
Amatevi
gli uni
gli altri
come io vi
ho amato
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Il vescovo prima di iniziare il corso di esercizi in
preparazione all’ordinazione ci ha invitato a rileg-
gere la nostra vita come un romanzo… e così ho
fatto… e mi sono accorto di quanti ringraziamenti
devo fare oggi…
Ti lodo e ti ringrazio Signore Dio onnipotente per-
ché mi hai chiamato tra il numero dei tuoi servi, a un così grande compito, mi hai scelto non per i
miei meriti, ma cosi come sono, la tua Grazia ha
superato i miei limiti. Mi hai preso per mano e io mi sono lasciato guidare e tu mi hai condotto fino
a qui, anche grazie all’aiuto di molti che hai messo
sulla mia strada:
Grazie Mamma e Papà per il dono della vita, del-
la fede e dell’amore.
Grazie Mamma Giuliana perché in tutti questi
anni mi sei sempre stata vicina anche quando ero inavvicinabile, grazie perché mi hai trasmesso la
voglia di fare sempre senza chiedere nulla in cam-
bio, nemmeno un semplice grazie! Grazie per le
centinaia di torte che hai preparato da portare in
Seminario!
Grazie Papà Giuseppe perché sei sempre stato
pronto a correre quando chiamavo per qualche aiu-to, per il tuo esempio di uomo semplice, giusto e
angelo custode attento ai bisogni di tutti, sacrifi-
cando sempre del tuo tempo.
Grazie a tutti e due perché con il vostro esempio
sono diventato un vero cristiano! Scusate se sono
sempre stato asciutto di parole con voi … ma tanto
voi sapete leggermi in volto anche quello che non dico! E perdonate se non vi ho mai detto che vi
voglio un mondo di bene!!!
Grazie Daniele e Anna, del vostro sostegno, gra-zie per il dono che siete per tutti noi … il Signore
benedica il vostro matrimonio con il dono della
vita. Scusa Daniele se sono stato un fratello attento più agli altri che a te! Ah… vi dico già subito che
oggi non sarò breve!!!
Grazie a tutti voi zii, quante volte mi aspettavate a
trovarvi, ma io sono sempre passato di rado, del
resto mi vedono poco anche a casa!!!
Grazie cugini e cugine, voi con le vostre belle fa-
miglie, grazie, so che avete sempre fatto il tifo per
me.
Grazie anche a coloro che sono già in Paradiso,
zii, cugini e soprattutto i cari nonni, oggi anche
tutti loro festeggiano con noi, in particolare la cara
nonna Rosi, che oggi avrebbe compiuto 103 anni:
mi è sempre stata vicina, ancor di più dal paradiso
in questi anni di cammino verso il sacerdozio! Da
lei tutti noi abbiamo imparato molto!
Grazie Comunità di Passirano che mi hai genera-
to alla fede e oggi sei vestita a festa per accogliere
questo tuo figlio che torna come sacerdote, vestita a festa non solo nelle vie ma anche nei cuori, dopo
tutto il cammino di preparazione che è stato fatto,
grazie a quanti si sono impegnati.
Grazie Comunità con i tuoi catechisti, con le tue
suore, che dopo tanti anni di onorato servizio, la-
sceranno la guida del nostro asilo e del nostro ora-
torio;
con tutte le tue speciali vocazioni: religiose,
religiosi e sacerdoti, in particolare la cara zia
sr. Rosangela che ha fatto tanta strada per tornare a far festa con noi oggi. Non possiamo non ricordare
i due sacerdoti recentemente scomparsi: don Giu-
seppe Bettoni e don Luigi Bracchi.
con i tuoi parroci:
Grazie mons. Angelo: lei è il parroco del
Battesimo, come ha ricordato su Voce, ma anche
della prima confessione.
Grazie don Giuseppe: lei è il parroco della prima
Comunione, della Cresima, dell’ingresso in
Seminario, grazie per le belle parole di oggi, e del suo esempio che ci ha dato in tanti anni trascorsi
tra noi.
Grazie don Luigi o meglio Gigi, come tu preferi-
sci: sei il parroco dell’ordinazione diaconale e presbiterale, grazie per la tua ventata di
missionarietà e del tuo entusiasmo, grazie perché
hai mosso le acque per questa festa… grazie!
Grazie don Raimondo: grazie per l’esempio di
sacerdote che non fa rumore, ma fa tanto bene con
la sua saggezza e amicizia.
Grazie Bruno: in questi anni di servizio alla nostra
comunità sei stato una spalla sicura per molti: per
il traballante don Giuseppe, per noi giovani, per gli
adolescenti, per l’inserimento di don Gigi e don Raimondo e soprattutto per me come un fratello
maggiore per la scoperta della mia vocazione!
Grazie alle comunità che mi hanno accolto in
questi anni di formazione:
Flero, con don Valerio e don Mario, che ha
accompagnato i miei primi passi del cammino in
Don Angelo Bonardi ringrazia
DON ANGELO BONARDI
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teologia: ricordo ancora la frase che mi avete scritto quando mi avete
salutato: ogni cammino comincia
con i primi passi, grazie per averli
condivisi con noi! Grazie a voi per
avermi accolto!!!
Cogno con don Pietro, grazie perché in seconda
teologia mi aveva già nominato suo curato! Grazie a tutti che mi avete sopportato per 2 anni, soffrendo
un po’ per il mio difetto nel canto, consolatevi,
perché è uno dei miei difetti minori!!! Grazie! Grazie alla cara Lucia che ha mobilitato mezza
Valcamonica per fornire i fiori per addobbare casa
mia!!!
Caionvico con don Alessandro che mi ha accolto come primo chierico della storia… facendomi sen-
tire il benvenuto fin da subito.
Serle con don Italo e don Roberto, grazie serlesi, siete stati le cavie delle mie prediche!!! Questo
anno diaconale è volato… ma ci vedremo ancora
per il Grest!!!
Grazie a tutti voi che in queste comunità avete
aperto la vostra casa e il vostro cuore, non solo
per sfamarmi, ma anche per accogliermi come
figlio, fratello, amico, facendomi sentire a casa e
alleviato la distanza da casa! Grazie!
Grazie voi amici di sempre, che seduti a un
tavolino del Centro Giovanile o indaffarati a monta-re un qualsiasi aggeggio per la festa, magari con un
bicchiere di spuma o acqua e menta, mi siete sem-
pre stati vicini sopportando anche tutti i miei malu-
mori! Grazie!
Grazie a tutti voi con cui ho condiviso esperienze
di diverso tipo, dalla vacanza al mare, alla Pasqua a
Lourdes, dai Grest e campi scuola, fino al cammi-
no per Santiago. Grazie a tutti!
Grazie ai compagni di cammino, soprattutto a voi
seminaristi, in particolare i miei compagni. In questi anni abbiamo condiviso molto e insieme
siamo cresciuti! E ora nelle nostre comunità stiamo
celebrando per la prima volta l’Eucaristia! Grazie a
voi che siete presenti: Luca, Daniel, Nicola, Gior-
gio, Matteo, e Federico mio prezioso cerimonie-
re!!! Grazie al Seminario e ai suoi educatori!
Grazie a tutti coloro che ho incontrato in questi anni di cammino: dagli amici di Castrezzato a sr. Aure-
lia e le sue ragazze, dai compagni di scuola del
serale, ai ragazzi e educatori dell’oratorio di san Giovanni… tutti hanno offerto qualcosa per
arricchire la mia vita!!!
Grazie a tutti i benefattori di questi anni, grazie
perché siete stati la mano della Provvidenza che mi
ha sostenuto in diverso modo!!! Grazie agli Alpini che hanno ricom-
pensato largamente e generosamen-
te l’aiuto che ho dato alla festa!
Grazie a tutti coloro che hanno scritto articoli per i vari bollettini e
notiziari … sarà poi tutto vero quello che avete
detto sul mio conto?!? Mi avete fatto commuove-
re!!!
Grazie a voi che avete donato quanto necessario per
celebrare questa prima Messa, siete stati fin troppo
generosi!!!
Grazie a tutti voi amici del Centro Giovanile che
vi siete dati da fare per preparare tutto quello che
serve per la festa! A chi lavora e sta lavorando in cucina; come non ricordare l’amico Guido, il picco-
lo grande uomo, quanto desiderava prepararmi lui il
pranzo di questo giorno, ora ci sono i suoi allievi ai
fornelli... lui gioirà orgoglioso!!!
Grazie a chi ha lavorato di schiena e di mente per
organizzare il tutto!
Grazie alla Schola Cantorum, ai cantori e ai mu-
sicisti: anche oggi avete fatto del vostro meglio per
aiutarci a pregare e per supplire alle mie mancanze
“canore”. Grazie!!!
Grazie a Giuseppe, l’instancabile sagrestano, e
all’esercito di uomini e donne che dai fiori sul
sagrato, alle parature, dalle pulizie, alle tovaglie e i fiori in chiesa e tutto il resto, come sempre e più del
solito avete vestito a festa la nostra bella Parroc-
chiale, tanto che pare una Basilica patriarcale!!!
Grazie ai nostri ministranti e chierichetti, della vecchia e nuova guardia: che gioia vedervi sull’al-
tare a servire il Signore, amate sempre la liturgia
che è uno dei modi per stare più vicini a Dio!
Grazie a tutti i sacerdoti che oggi sono qui a conce-
lebrare con noi con ognuno c’è un legame di
amicizia e di stima!
Grazie al Sindaco per le belle parole che mi ha
rivolto!
Grazie alla Banda musicale “Filarmonica don
Tranquillo Pietta”, per aver solennizzato il corteo.
Mi scuso se ho dimenticato qualcuno, ma in un
momento di emozione così grande e forte, penso sia
comprensibile!
Grazie a tutti di cuore!
Sia lodato Gesù Cristo!
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ad multos annos N el Vangelo di Luca Gesù racconta la para-
bola del samaritano, un uomo sconosciuto e senza nome che scende dalla sua cavalcatura per
abbracciare e per curare un uomo lasciato mezzo
morto sul ciglio della strada. Il samaritano può soccorrere questo uomo solo abbandonando la
sua cavalcatura, restando con lui nella polvere,
toccandolo, curandolo con l’asprezza del vino che
brucia le ferite e la dolcezza dell’olio che rigenera e rinfresca.
La Chiesa, madre tenera ed attenta, può e deve
oggi scendere nella polvere dove uomini feriti chiedono un balsamo di guarigione per le loro
piaghe.
E’ proprio questo volto delicato e incoraggiante che l’uomo di oggi aspetta di incontrare, perché è
lo stesso volto di Cristo. Ed è questo volto che
vorrei augurare a don Angelo in questa giornata.
Mi sento davvero onorato di rivolgere un pen-siero in questa circostanza così solenne per te,
don Angelo, e per la nostra comunità. Molti moti-
vi mi legano a te, ma il più caro ci riporta indietro nel tempo, di ben 25 anni.
Era l’8 maggio del 1988 e tu, per la prima volta,
ricevevi l’Eucaristia. Io, giunto da pochi mesi a Passirano, presiedevo quella cerimonia. Ora sei tu
a presiedere l’Eucaristia. Rendiamo grazie al Si-
gnore!
Permettimi di riandare con il pensiero e con il ricordo ad un momento particolare della tua Ordi-
nazione sacerdotale. Non è certo il momento più
solenne e più importante, ma è suggestivo e commovente.
Ti rivedo prostrato sul pavimento della cattedrale,
mentre tutta la Chiesa invoca l’aiuto della Madonna e dei Santi con il canto delle Litanie.
Il Beato Giovanni Paolo II ricordava con commo-
zione questo momento della sua ordinazione e sentiva il profumo del pavimento. E nello stesso
tempo si immedesimava con le piastrelle di quel
pavimento su cui i fedeli possono camminare.
Tu, sacerdote, sei preso dal mondo, vivi nel mondo, sei al servizio del mondo, ma non appar-
tieni al mondo.
Sei figlio degli uomini, ma hai l’immenso potere di rendere gli uomini figli di Dio.
Sei povero, ma puoi ricolmare ogni uomo delle
ricchezze più preziose: quelle di Dio. Sei debole, ma puoi rendere forti i deboli
offrendo loro come cibo il Pane della vita.
Sei luce, anche quando ti trovi nelle tenebre.
Sei sale, e tale resti anche se talvolta puoi essere insipido.
Porti la fede, anche se attanagliato da dubbi.
Devi sostenere, ma hai bisogno anche tu di soste-gno.
Doni il perdono, che è quello di Gesù.
Consacri l’amore, ma sei al di sopra di quell’amore perché il tuo cuore è di Dio e di tutti
i fratelli e non di una creatura soltanto.
Anche il tuo messaggio è quello di Gesù: un
messaggio di verità, di gioia, di pace e di amore. Sei considerato retrogrado, ma sei sempre
proteso verso il vero progresso.
Sei fratello di tutti, senza legarti particolarmente
Tu, sacerdote, sei preso dal mondo, vivi
nel mondo, sei al servizio del mondo,
ma non appartieni al mondo
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a nessuno. Quando celebri, sei più in alto degli altri, non
solo perché l’altare è collocato più in alto, ma
perché tu tocchi il cielo.
Quando confessi, sei chiuso nel buio di un confessionale per donare luce e pace ai cuori.
Sei dotato di poteri eccezionali, che neppure la
Madonna e gli Angeli sono in grado di esercitare.
Devi vivere a servizio degli altri,
fino a dimenticare e sacrificare te stesso e sempre devi indicare la meta
del cielo.
Non hai una famiglia propria, ma
appartieni a tutte le famiglie. Accompagni tutti gli uomini dalla
nascita alla morte e condividi tutti i
momenti della vita, sia quelli tristi come quelli lieti.
Sei un povero contenitore in cui il
Signore racchiude l’immensità dei suoi poteri e la preziosità dei suoi
doni, destinati agli uomini.
Sei un nulla abitato dal Tutto, una
povera creatura umana abitata dalla Divinità, il mezzo ordinario prescelto dal Signore perché
l’Eterno faccia irruzione nel tempo.
Sei un ponte sull’abisso, che unisce la terra al cielo.
E, visto che è nella natura di ogni ponte congiun-
gere due sponde lontane; che ponte sarebbe un
sacerdote se si immergesse totalmente in Dio fino a dimenticare gli uomini, o se annegasse nella
vita degli uomini fino a trascurare di ancorarsi in
Dio?
Il sacerdote è… è… Potrei continuare…
Non basta una vita, e penso alla mia esperienza personale, per capire fino in fondo il mistero che
è racchiuso nel sacerdozio.
Bene ha detto S. Giovanni Maria Vianney (il
curato d’Ars) quando ha affermato:
“il prete comprenderà bene se stesso solo in
Cielo. Se si capisse sulla terra, morirebbe, non
di spavento, ma di gioia”. Sabato 25 maggio scorso è stato
beatificato don Pino Puglisi, sacerdote
palermitano ucciso dalla mafia. Di lui è stato detto:
“Era un sacerdote a tempo pieno.
Il suo orologio non aveva lancette”.
E’ l’augurio che faccio a te, don Angelo, perché possa essere sacerdote
secondo il cuore di Dio.
Augurio che vorrei riassumere con quella frase che tanti anni fa ho posto
sull’immagine-ricordo della mia
Ordinazione: “Sacerdote per portare Dio agli
uomini e per portare gli uomini a
Dio”.
Mi congratulo con te, che hai accolto l’invito del Signore a lavorare nella sua vigna.
Grazie alla tua famiglia che con amore e
sacrificio ti ha seguito in questi anni della tua formazione.
E alla comunità di Passirano l’invito a ricordare e
a pregare per i suoi sacerdoti.
A te l’augurio: “ad multos annos”.
Don Giuseppe
Sacerdote
per portare
Dio agli
uomini
e per
portare gli
uomini a
Dio
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La XXVIII Giornata mondiale della gioventù si è tenuta dal 23 al 28 luglio
2013 a Rio de Janeiro, in Brasile. Durante la Santa Messa celebrata sul lungo
mare di Copacabana domenica 28 luglio, Papa Francesco ha consegnato un vero
e proprio mandato ai giovani, che può essere riassunto da questo motto:
“Andate, senza paura, per servire!”. Riportiamo di seguito alcuni stralci
dell’omelia del sommo pontefice, che possono essere utili per capire il significato
profondo di questo messaggio.
1 .Andate. In questi giorni, qui a Rio,
avete potuto fare la bella esperienza di
incontrare Gesù e di incontrarlo assieme,
avete sentito la gioia della fede. Ma l'espe-
rienza di questo incontro non può rimanere
rinchiusa nella vostra vita o nel piccolo
gruppo della parrocchia, del movimento,
della vostra comunità. Sarebbe come togliere
l'ossigeno a una fiamma che arde. La fede è
una fiamma che si fa sempre più viva quanto
più si condivide, si trasmette, perché tutti
possano conoscere, amare e professare Gesù
Cristo che è il Signore della vita e della
storia (cfr Rm 10,9).
Attenzione, però! Gesù non ha detto: se
volete, se avete tempo, andate, ma ha detto:
“Andate e fate discepoli tutti i popoli”.
Condividere l’esperienza della fede, testimo-
niare la fede, annunciare il Vangelo è il
mandato che il Signore affida a tutta la
Chiesa, anche a te; è un comando, che, però,
non nasce dalla volontà di dominio, dalla
volontà di potere, ma dalla forza dell’amore.
Dove ci invia Gesù? Non ci sono confini,
non ci sono limiti: ci invia a tutti. Il Vangelo
è per tutti e non per alcuni. Non è solo per
quelli che ci sembrano più vicini, più ricetti-
vi, più accoglienti. È per tutti. Non abbiate
paura di andare e portare Cristo in ogni
ambiente, fino alle periferie esistenziali,
anche a chi sembra più lontano, più indiffe-
rente. Il Signore cerca tutti, vuole che tutti
sentano il calore della sua misericordia e del
suo amore.
Andate, senza paura, per servire!
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Tre parole: Andate, senza paura, per servire. Seguendo queste tre parole
sperimenterete che chi evangelizza è evangelizzato, chi trasmette la gioia della
fede, riceve più gioia. [...] Portare il Vangelo è portare la forza di Dio per
sradicare e demolire il male e la violenza; per distruggere e abbattere le
barriere dell'egoismo, dell'intolleranza e dell’odio;
per edificare un mondo nuovo.
Cari giovani:
Gesù Cristo conta su di voi!
La Chiesa conta su di voi!
Il Papa conta su di voi!
2 Senza paura. Quando andiamo ad
annunciare Cristo, è Lui stesso che ci
precede e ci guida. Nell’inviare i suoi disce-
poli in missione, ha promesso: «Io sono con
voi tutti i giorni» (Mt 28,20). E questo è vero
anche per noi! Gesù non lascia mai solo
nessuno! Ci accompagna sempre.
Gesù poi non ha detto: “Va’” , ma “Andate”:
siamo inviati insieme. Cari giovani, sentite la
compagnia dell’intera Chiesa e anche la
comunione dei Santi in questa missione.
Quando affrontiamo insieme le sfide, allora
siamo forti, scopriamo risorse che non
sapevamo di avere. Gesù non ha chiamato gli
Apostoli perché vivessero isolati, li ha
chiamati per formare un gruppo, una
comunità.
3 L’ultima parola: per servire. All’inizio
del Salmo che abbiamo proclamato ci
sono queste parole: «Cantate al Signore un
canto nuovo» (Sal 95,1). Qual è questo canto
nuovo? Non sono parole, non è una melodia,
ma è il canto della vostra vita, è lasciare che
la nostra vita si identifichi con quella di
Gesù, è avere i suoi sentimenti, i suoi pensie-
ri, le sue azioni. E la vita di Gesù è una vita
per gli altri, la vita di Gesù è una vita per gli
altri. È una vita di servizio.
San Paolo, nella Lettura che abbiamo ascolta-
to poco fa, diceva: «Mi sono fatto servo di
tutti per guadagnarne il maggior numero» (1
Cor 9,19). Per annunciare Gesù, Paolo si è
fatto “servo di tutti”. Evangelizzare è
testimoniare in prima persona l'amore di Dio,
è superare i nostri egoismi, è servire chinan-
doci a lavare i piedi dei nostri fratelli come
ha fatto Gesù
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Il Vescovo mons. Luciano Monari ha
pubblicato il 15 agosto, e diffuso all’inizio di settembre, la sua quarta
lettera pastorale alla diocesi. Ricordia-
mo le tre precedenti: la prima, 2008-2009, era dedicata al tema “La Parola
di Dio nella vita della comunità
cristiana”; la seconda, 2009-2010, a “L’Eucaristia nella vita della comunità
cristiana”; la terza, 2010-2011, “Tutti
siano una cosa sola”, che aveva come
tema la Chiesa. Dopo un intervallo di due anni, nel corso dei quali si è
preparato e celebrato, nel dicembre
scorso, il Sinodo diocesano, il Vescovo ha ripreso il dialogo pastorale con una
lettera intitolata “Come il Padre ha
mandato me, anch’io mando voi”, imperniata sul tema della missione.
Nel prologo mons. Monari sottolinea
che il titolo ripete quello che Gesù ha detto ai discepoli dopo la risurrezione
(Gv 20, 2). “Si tratta di una frase bre-
vissima - scrive - ma il suo messaggio
è immensamente ricco”. E scandisce tre verità: Gesù è stato ‘mandato’ dal
Padre; Gesù manda i discepoli; la
missione è una sola, che si trasmette
nella continuità dal Padre al Figlio e
dal Figlio ai discepoli. Il Vescovo sviluppa le sue riflessioni in tre
capitoli: il primo, “Gesù è mandato
dal Padre”; il secondo, “La Chiesa è mandata da Gesù”; il terzo, “La
missione della Chiesa bresciana”.
Il legame profondo che unisce tutta la lettera è riassunto così dal Vescovo:
“Dio (…) ha mandato il suo Figlio per
rivelare e donare al mondo il suo
amore. (…) Gesù ha adempiuto la sua missione con la parola e con le opere,
annunciando e donando l’amore
paterno di Dio”. La missione di Gesù ora continua “attraverso i discepoli
che egli manda nel mondo trasformati
dalla sua parola e dal suo Spirito”. I discepoli devono annunciare l’amore
di Dio attraverso Gesù, ma “le parole
ricevono credibilità e forza dalla manifestazione del cambiamento che
esse hanno operato e continuano a
operare nel mondo. Questo cambia-
mento si può riassumere nell’apparte-nenza alla comunità ‘cristiana’,
nell’amore fraterno e nell’unità;
attraverso questo stile di vita, viene immesso nei rapporti
umani l’amore che unisce il
Padre e il Figlio nello Spirito Santo” (pag. 37,
38).
Il Vescovo richiama un altro ammonimento di
Gesù che dà una dimensio-
ne profonda alla missione: “Vi do un comandamento
nuovo: che vi amiate gli uni
gli altri. Come io ho amato
voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Per ogni cristiano la missione
è una scelta di vita
LA QUARTA LETTERA PASTORALE DEL VESCOVO MONS. LUCIANO MONARI
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Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni
per gli altri” (Gv 13, 34-35) (pag. 25).
Nel terzo capitolo mons. Monari delinea il cammino pastorale della
Chiesa bresciana, a partire dal
richiamo della sua lunga storia che
illustra una presenza significativa della sensibil ità missionaria,
attraverso un impegno costante e
multiforme di solidarietà con le Chiese di tutto il mondo. Il Vescovo
si sofferma poi su alcune manifesta-
zioni particolari della missione nella vita delle comunità locali come le
missioni al popolo, gli itinerari di
tipo catecumenale, la testimonianza quotidiana di molti cristiani. Più
volte richiama il ruolo e la missione
delle unità pastorali, erette ed
erigende. La conclusione è imperniata sull’ico-
na di Maria che incontra la cugina
Elisabetta: entrambe vengono illuminate dallo Spirito nella ‘gioia
messianica’ che anima i due pargoli
che portano in grembo. Guardare a Maria, scrive il Vescovo, significa
“imparare la legge autentica della
missione: eviteremo così il rischio di un attivismo inquieto e troveremo la
via autentica dell’Incarnazione” (pag.
39).
Renato Longhi
DAL CAMPO ESTIVO
DI SAVIORE
Ciao ragazzi, siamo Anna e Bea, vostre animatrici del campus estivo 2013. In occasione della ripresa della scuola e degli studi pensavamo fosse carino ricordare i bei momenti trascorsi insieme a Saviore dell’Adamello. Con l’aiuto de “Il Piccolo Principe” abbiamo cercato di trasmettervi alcuni importan-ti valori come l’amicizia, la fiducia e l’amore. Il percorso fatto durante l’inte-ra settimana è stato gratificante tanto per voi quanto per noi; attraverso l’impegno durante le attività proposte, come i giochi, i laboratori, le passeg-giate e anche i turni di pulizia, ci avete mostrato la vostra disponibilità a colla-borare e mettervi a servizio del prossi-mo. Cogliamo l’occasione per ringrazia-re voi, ma anche tutti coloro che hanno reso questa vacanza perfetta; in primis i cuochi Cinsì e Battista e le cuoche Vero-nica ed Emiliana che in più di un’occa-sione si sono dovute improvvisare infermiere. Grazie anche agli altri animatori Giuseppe e Simone che ci hanno aiutato nell’organizzazione delle attività. Un ultimo ringraziamento va a Don Gigi, che ha permesso anche quest’anno la riuscita di un bellissimo campus estivo. Auguriamo a tutti un buon anno scolastico, alla prossima!
Anna e Beatrice
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Negli ultimi mesi la cronaca nera quotidiana è
dominata da delitti e violenze che si consuma-
no nell’ambito dei rapporti familiari e/o di cop-
pia. Fino a qualche anno fa si catalogavano
questi delitti nella categoria della follia indivi-
duale. Oggi non si può sfuggire all’idea che la
follia abbia assunto dimensioni collettive. Il
che implica un esame che sappia guardare
oltre la singolarità degli episodi per riconosce-
re i segni di una patologia sociale, oltretutto
contagiosa.
Colpisce anche il fatto che secondo il rapporto
citato nel riquadro, “nel 40,5% dei casi le
coppie in cui si è verificato un delitto non
presentavano criticità palesi”. Non a caso i
commenti dei vicini, che si ascoltano o si
leggono dopo le tragedie, esprimono quasi
sempre lo stupore di chi è stato colpito dall’im-
previsto. Ora, se è scontata la difficoltà di
conoscere a fondo le dinamiche delle vite
familiari confinanti, è innegabile che nella
società contemporanea, crescono a vista
d’occhio i muri che separano gli uni dagli altri.
Anche all’interno dei confini domestici. Si
vive gomito a gomito senza conoscersi.
Circondati da volti anonimi. La società liquida
e inafferrabile moltiplica le occasioni di incon-
tro, ma si tratta per lo più di sorrisi e saluti di
plastica (quando ci sono) con qualche doman-
da banale che aspetta solo risposte banali.
Videocitofoni, porte e finestre più sbarrate che
chiuse, cani da guardia (c’è qualcuno che
mette il cartello ‘ attenti al cane ’ anche se il
cane non ce l’ha), sono il segno evidente di
una cultura che una volta si leggeva sulle
bavaglie dei bambini: “Guardatemi, ma non
toccatemi”. Nelle case manca l’aria. E senza
aria si forma la muffa. E crescono le incom-
prensioni, gli avvitamenti su se stessi e sulle
proprie, non riconosciute, miserie. Non per
altro papa Francesco ha detto più volte che bi-
sogna aprire le finestre (incominciando
da quelle della Chiesa). In queste condizioni
anche le piccole difficoltà possono trasformarsi
in montagne insormontabili.
In ogni modo il termine femminicidio è ridutti-
vo e può generare qualche ambiguità. Non è in
discussione il fatto accertato che la stragrande
maggioranza delle vittime sono donne. Tutta-
via non bisogna dimenticare i figli, uccisi
anche fisicamente, ma ancor di più moralmen-
te; e nemmeno i maschi che si suicidano. Il
fenomeno va oltre il maschilismo. A mio
avviso la patologia che la cronaca denuncia è
alimentata da una cultura (o da una
non-cultura) che chiama in causa anche le
donne. Naturalmente non nel senso, sempre
maschilista, del “se le vanno a cercare”, sulla
scia della Eva ingannatrice. Il problema si
pone su un altro livello ed è quello che riguar-
da la rivoluzione culturale che è maturata negli
ultimi decenni e che non poteva non coinvol-
gere la famiglia, le coppie, la coscienza del
genere, le relazioni interpersonali di ogni tipo.
Si parla spesso di una profonda crisi antropolo-
gica. In questa prospettiva ho trovato molto
stimolante una pubblicazione recente di una
sociologa ebrea, Eva Illouz (“Perché l’amore
fa soffrire”, ed. il Mulino), in cui racconta,
descrive, analizza i temi dell’amore, della
sessualità, del rapporto di coppia, del matrimo-
nio e indica i nodi di un processo di cambia-
mento che ha lasciato alle spalle principi tradi-
zionali, senza avere sinora individuato nuovi
punti di riferimento comuni, per l’oggi e per il
domani. È naturalmente impossibile dare conto
qui in misura esaustiva del testo. Mi limito ad
alcuni accenni su alcuni aspetti fondamentali.
Il punto di partenza può essere individuato
nella mitizzazione della autorealizzazione,
dell’autonomia e della libertà personali. Oggi
realizzarsi significa “non legarsi ad alcuna
identità fissa e soprattutto non impegnarsi in
un progetto unico del sé” (pag. 156).
Violenza e morte tra le mura di casa
11 Da una società liquida a un sé precario che
spinge a lasciarsi alle spalle qualsiasi scelta che
non corrisponda alle proprie aspettative, in tutte
le direzioni (mogli, mariti e figli compresi). Il
motto è: tutto va bene finché funziona per me.
Oltre c’è solo la rottura. Ed ecco la crescita
esponenziale di separazioni e divorzi. E su un
altro versante, le convivenze a tempo. Incombe
l’incubo dell’impegno. Soprattutto tra i maschi.
Una condizione che genera ansie e incertezze
nelle relazioni interpersonali e riduce la sponta-
neità che ha caratterizzato le identità solide e
le regole ritualizzate.
L’uso e l’abuso della parola amore fanno emer-
gere una serie di pregiudizi e di luoghi comuni
davvero impressionante. Molte
violenze (non solo fisiche, ma
anche morali, spesso più dolo-
rose e più subdole di quelle
fisiche) sono “spiegate” come
istinti incontrollati d’amore.
Come è possibile? Il confine
fra l’amore e la violenza è
forse il confine più sottile da
immaginare perché attinge alle
ragioni più profonde della vita
e del rapporto con gli altri.
Non si parla spesso di odio-
amore? È l’abisso che chiama
l’abisso.
Ma non esiste un amore, che
sia veramente tale, possessivo.
L’amore è solo oblativo, cioè
un dono. È facile accomunare
la parola amore con l’idea di
essere amati. In realtà l’unica
dimensione vera dell’amore è legata all’amare
e non all’essere amati. Ancora: l’amore non
può essere una questione di coppia o di fami-
glia. È uno stile di vita. Infine, e questa è la
cosa più difficile da digerire, nell’amore gli
altri non c’entrano. Etty Hillesum ha scritto alla
sua amica Maria, dopo mesi passati in un cam-
po di concentramento in Olanda e poco prima
di salire, con i genitori e con un fratello, sul
treno verso i forni crematori di Auschwitz: “Ho
dovuto ripetutamente constatare in me stessa
che non esiste alcun nesso causale fra il
comportamento delle persone e l’amore che si
prova per loro. Questo amore del prossimo è
come un ardore elementare che alimenta la vita.
Il prossimo in sé ha ben poco a che farci”.
La Illouz dedica molto spazio alla sessualità.
Dopo la rivoluzione culturale degli anni 60 e le
varie ondate del femminismo, la sessualità è
stata rivisitata in termini politici, inserendola
nell’ambito dei diritti di autonomia e parità.
Parallelamente è però cresciuta “la mercifica-
zione della sfera sessuale e la sua profonda
trasformazione nel sistema capitalistico”, che
“hanno reso la sessualità un’esperienza sempre
più lontana dalla riproduzione, dal matrimonio,
dai legami di lunga durata e persino dall’emoti-
vità” (pag. 79). “La sessualità come la cono-
sciamo da trent’anni a questa parte, separata da
un comportamento etico, è diventata un’arena
di penoso scontro, che ha lasciato molti uomini,
e soprattutto molte donne, amareggiati ed esau-
sti” (pag. 296). Di fatto predo-
mina una ignoranza radicata
sulla sessualità. Nonostante i
diffusi sbracamenti, il sesso è
rimasto un tabù. È praticato a
livello ginnico in quantità
industriali, ma il senso di una
sessualità che coinvolga nel
profondo il corpo e lo spirito
fa fatica a prendere quota per-
ché nessuno ne parla.
Sessualità, amore, matrimo-
nio, famiglia. Chi educa su
questi valori le giovani gene-
razioni? Chi ha educato le ge-
nerazioni mature o quelle
adulte? Il dramma della nostra
società è che la cultura (e
quindi le convinzioni persona-
li sulla vita e sui valori che la
guidano) è determinata da un
miscuglio di idee, messaggi, testimonianze cui
manca una qualsiasi coerenza e continuità. Si
naviga a vista, sull’onda della moda del gior-
no, senza sapere dove e come si va, vittime del
qui e ora senza fine. Un vecchio detto ammoni-
sce che “non c’è vento favorevole per il mari-
naio che non sa a che porto vuole approdare”. È
una condizione che chiama fortemente in causa
le comunità cristiane che fanno fatica ad andare
oltre la proclamazione dei principi per testimo-
niare il vangelo della vita bella, dell’amore-
verità che illumina e dà senso all’esistenza.
Angelo Onger
l’unica
dimensione
vera
dell’amore
è legata
all’amare e non
all’essere amati
12
I dati statistici dicono che, mentre diminuisco-no gli omicidi commessi dalla criminalità orga-nizzata (1901 nel 1991, 526 nel 2011), aumen-tano quelli commessi in famiglia, in particola-re tra le coppie. Il rapporto Eures-Ansa (“Il femminicidio in Italia nell’ultimo decennio. Dimensioni, caratteristiche e profili di rischio, 2012”. I dati principali sono reperibili in rete) ha rilevato che tra il 2000 e il 2011 sono stati commessi 2061 delitti mortali contro le donne; questi delitti nel 2011 hanno toccato il 30,9% degli omicidi totali, mentre nel 1991 rappresentavano l’11%. Negli ultimi tre anni in media sono state uccise 172 donne; nel primo semestre del 2013 le vittime sono state 66. Il 70,8% delle uccisioni di donne del decennio considerato dal rapporto, è maturato all’inter-
no nell’ambiente familiare o di relazioni senti-mentali (gli autori sono partner, ex-partner o amanti). Gli assassini italiani sono l’84%. Una quota rilevante (11%) di vittime donne è opera della criminalità comune. C’è poi da ricordare la serie infinita di violenze che spesso precedono i delitti e che comunque hanno un impatto devastante sulla vita di molte donne. Nella conferenza stampa di ferragosto 2013, il ministro dell’Interno Alfano ha segnalato che dall’entrata in vigore della legge sullo stalking (dal verbo stalk che significa inseguire) sono state 38.142 le denunce presentate, di cui 9.116 dal primo agosto del 2012 al 31 luglio del 2013; a denunciare nel 77% dei casi sono le donne.
Diminuiscono i delitti della
criminalità,
aumentano quelli in famiglia
13
Mi chiamo Carla e dall’agosto 2004 lavoro in Casa Accoglienza, e quando don Gigi mi ha chiesto di scrivere un articolo sulla Casa Acco-glienza, anche se non sono molto abile nello scrivere, ho deciso di rispondere a questa richiesta.
La Casa Accoglienza nasce nel 1993, su progetto delle suore delle Poverelle, seguite poi da educatori e volontari in una struttura (in comodato d’uso) lasciata in eredità alla Caritas diocesana dal compianto professor Mario Bendiscioli, grande storico e intellettua-le di punta dell’editrice Morcelliana.
In questi venti anni sono passate alcune centi-naia di persone tra tossicodipendenti, detenuti ammessi ai benefici, extracomunitari, malati, alcolisti, dipendenti dal gioco e persone con lievi deficit mentali. Si tratta di maschi dai 20 ai 70 anni giunti in condizioni di grave disagio per seguire un programma di graduale reinseri-mento nella vita sociale. Alcune di queste persone si sono riscattate ed ora conducono una vita serena, altri non ce l’hanno fatta a lasciare il vecchio stile di vita e tuttora si trova-no in difficoltà. Altri ancora sono passati a miglior vita, ma sono certa che tutti, anche se per poco, hanno sperimentato un clima di vita familiare, dato soprattutto dalla costante presenza delle suore.
Il carisma delle suore delle Poverelle è di acco-
gliere i più poveri tra i poveri, quelli che in altri servizi non trovano collocazione, e per questo la Casa Accoglienza non è solo una struttura socio assistenziale, ma per molte persone nel tempo è diventata un vero punto di riferimen-to anche dopo il percorso, una casa per chi non ce l’ha. Inoltre penso che con la festa della solidarietà la Casa Accoglienza con i suoi volontari abbia contribuito a far passare alcuni importanti momenti di riflessione, sia invitan-do personaggi importanti sia sollecitando le realtà locali.
Forse queste cose molti passiranesi le cono-scono, ma non tutti sanno che nei prossimi mesi la Casa Accoglienza chiude il cancello di via Verdi per spostarsi a Brescia in una struttu-ra di proprietà delle suore stesse, rimasta libe-ra dopo che le suore anziane che ci abitavano sono state trasferite in altre case di riposo.
Due sono i miei auguri: che il progetto della Casa Accoglienza cambi struttura, ma non cambi negli intenti, cioè nell’accogliere chi fa più fatica e non trova risposta in altri servizi, e che la casa in via Verdi venga utilizzata per altre esperienze d’accoglienza.
Carla Delbarba
Casa Accoglienza
14
Era una domenica delle Palme piovosa quella
che ha visto la comunità di Monterotondo
partecipare alla cerimonia della posa della
prima pietra, evento che di fatto ufficializzava
l’inizio dei lavori di costruzione del nuovo
oratorio. Una cerimonia sentita, partecipata e
tanto attesa perché finalmente il sogno di
avere una struttura che potesse soddisfare le
esigenze della nostra Parrocchia diventava
realtà.
Sei mesi sono passati da quel giorno e ci
sembra importante e doveroso fare il punto
della situazione per portarvi a conoscenza dei
lavori completati e di quelli che ancora restano
da fare, dei costi sostenuti e di quelli che
ancora ci aspettano. Certamente per chi vive a
Monterotondo è stato facile seguire l’evolvere
dei lavori, ma per chi si è trovato a passare per
caso per le strade del paese non avrà sicura-
mente potuto fare a meno di notare che quel-
la struttura che stava pian piano crescendo era
proprio quella del nostro oratorio.
Nel mese di agosto, con il montaggio del tetto
in legno lamellare e del manto di copertura si è
conclusa la prima fase dei lavori con la realizza-
zione al rustico di tutti i locali fuori terra (bar,
cucina, porticato) e di quelli interrati
(spogliatoi, servizi, deposito, palestra, aule
catechismo e salone polifunzionale) nel pieno
rispetto dei tempi previsti e dei costi preventi-
vati .
I costi sostenuti per il completamento della
prima fase corrispondono a euro 400.000,00
A settembre è iniziata la seconda fase
dell’opera che terminerà nel mese di dicembre
con la realizzazione delle opere interne riguar-
danti gli impianti elettrici e idraulici, le struttu-
re in cartongesso, la posa in opera di pavimen-
ti e serramenti e per finire il rivestimento
esterno a cappotto per il contenimento del
consumo energetico. Prima della conclusione
della seconda fase verrà indetta una seconda
assemblea (fine novembre primi di dicembre)
a cui tutta la comunità di Monterotondo sarà
invitata. In quell’occasione verranno trattati i
temi legati ai costi sostenuti, quelli necessari
per la conclusione dei lavori, ma soprattutto
verrà presentata la bozza del “Progetto Educa-
tivo” che dovrà diventare il fulcro su cui
poggeranno tutte le attività dell’oratorio di
Monterotondo.
L’oratorio di Monterotondo
15
Non è solo un dovere per me, ma è soprattutto un bisogno del cuore esprimere la più profonda gratitudine alla mia carissi-ma RITA: per me è stata una seconda mamma e una sorella maggiore. Le mie parole anche le più belle non riusci-ranno mai ad esprimere la riconoscenza per tutto quello che lei ha fatto per me: so-lo il Signore sa e può darle il premio di una vita spesa per amore accanto a me nella comunità in cui ci ha inviati. Sono profondamente riconoscente a lei, alla sua famiglia e a questa carissima comunità di Monno che me l’ha donata, per una missione, quella di servire il sacerdote nelle sue necessità quotidiane. Vorrei ricordare le sue doti eccellenti di intelligenza, di bontà e di generosità… la sua capacità di accoglienza verso la popo-lazione dei paesi dove è stata: Monno, Vissone Montecampione, Castelfranco Rondinera, Monterotondo Passirano. Trent’anni della sua vita li ha dedicati inte-ramente al servizio semplice, umile, ma tanto prezioso per me e per le parrocchie del mio ministero sacerdotale. Come è importante che l’abitazione di un parroco sia aperta, così che la popolazio-ne sappia che li c’è sempre qualcuno che accoglie, ascolta e risponde, in modo che la canonica diventi un po’ la casa di tutti! Tutto questo certamente con quella intelli-gente vigilanza, discrezione e prudenza indispensabili per un servizio tanto delica-to, nel quale lei è stata esemplare. Noi sappiamo che oggi la Chiesa nei nostri paesi soffre per la continua diminuzione
del numero dei sacer-doti e per la crisi delle vocazioni sacerdotali e religiose . Per questo noi dobbia-mo continuare a pre-gare: ma vorrei ag-giungere anche l’invito a pregare perché il Signore susciti ancora persone che come la Rita sappiano consa-crare tutta la loro vita
al servizio del sacerdote e delle comunità parrocchiali . Leggiamo in S. Paolo: ”Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia” Così è stata la Rita: ha donato con gioia tutta la sua vita a Dio nel servizio del prossimo. Il Signore l’ha amata circondandola della benevolenza, della stima e fiducia di tante persone che lei ha incontrate nel lungo cammino, ottantanove anni, della sua esistenza terrena. Solo il Signore sa il sacrificio che comporta una vita vissuta tutta nell’umiltà e nel nascondimento, solo Lui sa la pazienza che ha dovuto usare anche per me, solo Lui conosce le rinunce fatte alle proprie esigenze personali per servire sempre meglio e prima di tutto gli altri. Pertanto sento di chiederle ancora oggi comprensione e scusa per tutte le mie fragilità che ha dovuto sopportare, mentre chiedo al Signore che l’accolga nel suo Regno di luce infinita. “Vieni serva buona e fedele, entra nella gioia del tuo Signore “che tu hai servito per tutta la vita, perché in lui hai creduto e
sperato!
Monno 20-giugno-2013
Don Raimondo
In memoria di CICCI MARGHERITA
(domestica di Don Raimondo deceduta il 17/06/2013)
16
Durante il mese di Luglio la comunità di
Passirano ha dato l’ultimo saluto alle suore
operaie impegnate ormai da tantissimi anni
nella Parrocchia di San Zenone.
Per ben capire il bene e l’operato che queste
suore hanno fatto negli anni è necessario, fare
un piccolo salto indietro nel tempo e andare a
scoprire chi è il loro fondatore.
Le suore operaie hanno come Fondatore don
Arcangelo Tadini, parroco di Botticino Sera
che nel 1900 fonda la congregazione delle suo-
re Operaie della Santa Casa di Nazareth con il
compito di entrare negli edifici e negli stabili-
menti industriali non tanto a dirigere e sorve-
gliare, quanto a lavorare insieme con le
operaie. Non insegnante, non capo quindi, ma
semplice compagno più grande. Le suore,
stando con le ragazze in fabbrica e nel pensio-
nato, hanno la possibilità di educarle e di
guidarle, senza far prediche ma dando l’esem-
pio lavorando gomito a gomito. Questo è il
metodo educativo di Don Tadini: “Noi che
siamo chiamati ad educare le operaie dobbia-
mo fare ogni sacrificio perché siano ben
istruite. Non abbandonate le discole. Precede-
tele con l’esempio, non risparmiando fatica
alcuna, per umiliante che sia, è ciò che servirà
più dei castighi e delle molte parole:”
Le prime sorelle lavorano nella filanda, proget-
tata e costruita dal Parroco e vivono insieme
nel pensionato per le operaie. Gli inizi sono
difficili per la grande povertà e per le incom-
prensioni che la nuova congregazione incontra,
anche da parte della stessa Chiesa poiché non
c’era, a quei tempi, una comprensione positiva
del lavoro femminile extradomestico. Il luogo
naturale della donna era la casa e la famiglia;
la fabbrica era vista come una deriva rischiosa
per la donna, tanto più se religiosa.
La Parrocchia di Passirano nel corso degli anni
ha visto il passaggio di diverse suore impegna-
te nella propria comunità ma si è legata
particolarmente alle ultime che sono passate e
hanno trascorso un pezzo di strada con tutti noi
parrocchiani. Non si possono certo dimenticare
perché hanno dato e lasciato tanto ad ognuno
di noi.
L’anno scorso è stata trasferita, in Casa Madre
a Botticino, Suor Innocenza, donna tutta d’un
pezzo, di origini venete, dalla faccia sempre
seria ma dal cuore tanto grande. A lei era affi-
dato il compito di seguire gli anziani portando
settimanalmente la Comunione. Donna di
poche parole ma sapeva trovare sempre quelle
giuste per dare forza e coraggio a tutti gli
anziani che giornalmente incontrava. Ottima
cuoca, sapeva soddisfare le esigenze alimentari
delle sue consorelle e nell’ultimo periodo
preparare anche delle ottime cene per don Gigi.
Amante dei fiori e della natura si occupava
anche della cura del giardino dell’oratorio… e
sappiamo bene che chi ama i fiori e la ha natu-
ra ha una marcia in più!
Dopo la partenza di Suor Innocenza la comuni-
tà di Passirano ha accolto per breve tempo
Suor Adelaide. Una presenza riservata e
semplice che si è messa a servizio degli
anziani e della casa delle suore.
Per circa due anni poi è stata presente in mezzo
a noi Suor Giovanna, definita un po’ da tutti
suora sognante, al primo impatto un po’ persa
tra le nuvole ma invece attenta alle esigenze di
grandi e piccoli. A lei le era stato affidato il
compito di seguire gli anziani, di fare religione
alla Scuola dell’Infanzia, di occuparsi della
catechesi dei fanciulli e dell’oratorio e dell’ani-
mazione liturgica delle Sante messe.
UN SALUTO E UN GRAZIE ALLE
NOSTRE SUORE
17 Per ultima, ma non certo per
importanza, come non ricordare
Suor Felice. Diciotto anni trascorsi
nella Comunità di Passirano, tra
scuola dell’Infanzia o oratorio.
Donna dalle mille risorse e dalle infinite
energie che ha trasmesso a tutti con enorme
entusiasmo. Sempre pronta e disponibile a
qualsiasi proposta, ha visto passare “sotto le
sue sgrinfie” infinità di bambini e famiglie.
Donna che con uno scambio di poche battute
riusciva a farti una “radiografia” completa e a
trovare la soluzione giusta a qualsiasi proble-
matica, a mediare in situazioni particolarmente
difficili e a trasmetterti l’energia per rialzarsi
dopo una caduta. Con il suo modo, a volte bur-
bero e un po’ da generale ha lasciato un segno
indelebile a ciascuno dei suoi ex parrocchiani.
In questi 18 anni trascorsi insieme a tutti noi è
riuscita ad istaurare una ragnatela di relazioni
veramente sorprendente e alle sue insegnanti
ha lasciato un ottimo bagaglio da cui attingere.
Non mi resta che dire un grazie infinito da tutti
i vostri ex parrocchiani e concludere con una
piccola riflessione sul vostro fondatore per
andare a sottolineare ancora una volta come è
particolare l’operato delle suore operaie della
Santa Casa di Nazareth.
Don Tadini è uno di noi…
Uno di noi,
quando, molto presto la mattina, percorre le vie
del paese e il suo passo risuona come sveglia
per chi si prepara ad iniziare una giornata di
lavoro. Tutti sanno che quel sacerdote, innamo-
rato di Dio e dell’uomo, porterà nella preghiera
la vita e le fatiche della sua gente.
Uno di noi,
quando raccoglie le lacrime delle mamme
preoccupate per la precarietà del lavoro dei
figli, quando sogna, progetta e costruisce la
filanda per le ragazze del paese, perché
possano riscoprire la loro dignità di donne.
Uno di noi,
quando inventa la famiglia delle Suore
Operaie, donne consacrate che, nei luoghi di
lavoro, siano testimoni di un Amore più grande
nella semplice quotidianità della vita.
Uno di noi
con una marcia in più dal 3 ottobre
1999, quando la Chiesa lo ha procla-
mato Beato.
E dal Paradiso ora ti sorride e ti accompagna il
santo della quotidianità…
Don Tadini, uno di noi!
Veronica
18
UNA PROPOSTA
Domeniche di Spiritualita e Fraternita PER VIVERE INSIEME LE ESIGENZE DEL VANGELO
Presso i Missionari Oblati di Maria Immacolata, Via Leopardi 11-Passirano
Tel 030 65 36 29
Le nostre case saranno le nostre strade per incontrare l’Uomo
Noi Missionari
siamo fatti così:
Il partire è una normalità,
andare una necessità!
Domani le strade saranno
le nostre case: se saremo
costretti ad ancorarci
ad una casa,
la trasformeremo
in una strada
che conduce a Dio.
22 Settembre: Dio ha bisogno degli uomi-ni Lc 5,1-11
27 Ottobre:
Una fortuna inaspettata
Mt 13,3,44-52
17 Novembre:
Santuario della famiglia -
Magenta, pellegrinaggio
8 Dicembre:
Maria Immacolata ci guida
(messa in parrocchia)
26 Gennaio:
Non mi vergogno del
Vangelo - Lc 5,16-26
2 Marzo:
Siate misericordiosi
Gv 7,53-8,11
6 Aprile:
Fame di pane, fame di Dio
Mc 6,20-44
25 Maggio:
Dov’è l’uomo, là è la
missione
S. Messa e adorazione
comunitaria; 20.30 - 21.30
17 Ottobre - Giovedì
15 Novembre - Venerdì
12 Dicembre - Giovedì
9 Gennaio - Giovedì
13 Febbraio - Giovedì
18 Marzo - Martedì
9 Aprile - Giovedì
8 Maggio - Giovedì
12 Giugno - Giovedì
La giornata di Spiritualità aperta a tutti inizia alle 9.30 e termina alle 16.30
e prevede: preghiera, riflessione, condivisione, S. Messa e pranzo al sacco
19
Carissimi Don Gigi e Passiranesi , L’esperienza del giugno scorso rimarrà una delle più significative nella mia vita e nel ricordo. Sono arrivata a Passirano alla conclusione del cammino che la Parrocchia aveva percorso in preparazione all’Ordinazione Presbiterale del nipote Don Angelo Bonardi ed ho goduto nel constatare la vitalità, l’animo e la fede presente nel vostro e mio paese. Grazie, grazie di cuore per questa testimonianza Cristiana che ancora una volta ha rinsaldato e ricaricato lo spirito. Con gioia ho partecipato alla Processione del ”Corpus Domini” in questo anno della Fede ed è bello poterla esprimere anche con gesti esterni. Il culmine della gioia sono state le Celebrazioni dell’Ordinazione e la prima S. Messa nelle quali ho constatato il forte coinvolgimento della Comunità; Un membro del Corpo Mistico di Cristo, che è in Passirano, è diventato, per grazia di Dio, Sacerdote ed ora esercita il Ministero nel nome del Signore. Con voi ho gioito e con voi prego affinché il servizio che il Vescovo affiderà a Don Angelo, sia svolto secondo il cuore di Cristo, unico e sommo Sacerdote! Nella breve sosta a Passirano ho riincontrato tanti amici, parenti e conoscenti da tutti ho ricevuto accoglienza ed amicizia, con cuore
ringazio. In modo particolare e prima di tutto la mia profonda gratitudine alle Suore Operaie per la loro dedizione, con Sr. Felice e Sr. Giovanna soffro per il Sacrificio chiesto e a loro auguro ogni bene; la comunità passiranese viene impoverita e la loro partenza lascerà un vuoto trememdo ed incolmabile… Vi accompagno in preghiera! Un grazie vivo ai Sacerdoti Don Gigi e Don Raimondo, al quale esprimo pure le Condoglianze per la perdita della cara Margherita e la forte riconoscenza al Diacono Bruno che infaticabile si dona per il bene della parrocchia. Unita a quanti beneficeranno della bella offerta dico Grazie all’intero Gruppo Missionario, sempre generoso ed attento a sostenereci. Nel nome del Signore lascia il Paese per servire altre porzioni di Chiesa. Il rientro rimarrà indimenticabile, la gioia degli incontri e la Grazia del dono Sacerdotale siano occasioni di Comunione e di Lode al buon Dio che ci ama, ci sostiene ed ogni giorno chiama ed invia operai alla sua Vigna. Con il cuore colmo di gioia e gratitudine, augurando a tutti un buon cammino di Fede, saluto caramente con un forte abbraccio,
Sr. Rosangela Filippini
Grazie di Cuore
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Tutti ne hanno sentito parlare o perlomeno hanno visto aggirarsi per le strade del nostro paese qualche ragazzo dai vestiti sporchi, che andava suonando di casa in casa chiedendo ferro vecchio o indumenti usati. Ma sarebbe limitante pensare all'OMG solo attraverso queste poche immagini o a quei pochi momenti dell'anno in cui vediamo i furgo-ni colmi di ferro che attraversano le vie di Passirano. L'OMG è qualcosa di più, e per capirlo raccontiamo come la storia ha avuto inizio. Padre Ugo de Censi, un salesia-no valtellinese decide, nel 1967, di partire con una spedi-zione di giovani intraprendenti alla volta del Brasile, più precisamente nella cittadina di Poxoréo, nell'altopiano del Mato Grosso, con l'intenzione di costruire una scuola. Rientrati in Italia questi ragazzi decidono che quello che hanno vissuto non può rimanere un' esperienza, seppur importante, fine a se stessa e quindi decidono di trovare un modo per continuare a sostenere la missione di Poxoréo, nonostante l'oceano che li separa. Il modo più concreto che hanno per farlo è quello di lavorare. Lavorare per i poveri che avevano conosciuto in
America Latina. I ragazzi non perdono tempo, sanno quello che vogliono, ovvero darsi da fare, abbassare la schiena e sporcarsi le mani, per fare in modo che quella gente che avevano aiutato non rimanesse solo parte di un vago ricordo; e così iniziano a imbiancare le case, fare traslochi, pitturare ante e ringhiere per poter raggranella-re qualcosa. Ed è in questo modo che si formano i primi
gruppi OMG: giovani commos-si dalla povertà che hanno visto in prima persona o di cui hanno tanto sentito parlare invitano altri ragazzi per poter lavorare insieme e fare in modo di raccogliere sempre di più. Ma nei gruppi, che ormai popolano un po' tutta l'Italia, il lavoro non è tutto. I ragazzi imparano a conoscersi, strin-gono legami importanti alla cui base c'è il desiderio di vivere una vita buona, spesa per i più
poveri, dove non conti solamente il possesso, il lusso o l'apparenza, ma dove la giustizia, se ancora si può fare appello a questo termine, sia alla base del mondo. Un mondo che troppo spesso ci impone una via da seguire: scuola, lavoro, carriera; ma che non sempre ci ricorda che su questa Terra non
esistiamo solo noi. Combattere il proprio egoismo o almeno cercare di farlo, questa è una delle tante cose che ci ha insegnato il fare gruppo all'interno dell'OMG, smettere una buona volta di pensare solo al proprio orticello e comprendere che siamo davvero troppo fortunati. Noi sentiamo di dover condivi-dere questa immensa fortuna che abbia-mo dalla nascita, non è così scontato avere una casa o un letto su cui dormire, una cucina dove poter trovare a qualsiasi ora del giorno qualcosa di commestibile.
Operazione Mato Grosso
Combattere il proprio
egoismo o almeno
cercare di farlo, questa
è una delle tante cose
che ci ha insegnato il
fare gruppo all'interno
dell'OMG
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I poveri che ci sembrano così lontani ci circon-dano ogni giorno. Quindi aiutare i campesinos dell'America Latina non può bastare. Bisogna essere coerenti ed essere disposti a spendere la propria vita per gli altri, che sia il vicino di casa malato piuttosto che il barbone della città in cui vivi; ecco un'altra cosa che ci ha insegnato l'OMG: la coerenza. Noi ragazzi del gruppo di Passirano ci trovia-mo due sere a settimana per lavorare tutti insieme per i poveri. Facciamo un po' di tutto: dallo spaccare la legna per poi venderla, al riverniciare ante e ringhiere, facciamo traslo-chi, imbianchiamo case; tutto quello che può permetterci di guadagnare qualcosa. Durante i week-end, quando non ci sono l'impegno del lavoro o della scuola, vengono organizzati dai diversi gruppi campi di lavoro, in cui c'è la possibilità di lavorare molto di più e di conoscere tante persone che arrivano da diverse zone d'Italia, ma come noi lì a lavorare per lo stesso sogno. E per sognare ancora più in grande esistono anche i campi di lavoro estivi della durata di una settimana. Noi ragazzi di Passirano, insie-me ad altri gruppi, abbiamo avuto la possibili-tà di vendemmiare per tre settimane. Un lavoro faticoso, ma che non può non farti venire in mente per chi stai lavorando.
Ora che riprende l'inverno vogliamo impe-gnarci ancora di più e non lasciarci solo trasportare dall'onda dell'entusiasmo estivo. Perciò, grazie all'aiuto del Comune, abbiamo organizzato una grande bancarella dell'usato nel giorno di domenica 13 ottobre, in occasio-ne della festa patronale del paese. Il ricavato andrà a sostenere le nostre missioni che sono presenti in quattro paesi dell'America Latina (Perù, Bolivia, Ecuador e Brasile) e dove giovani e coraggiosi volontari stanno scommettendo l'intera vita per realizzare il loro sogno. Hanno abbandonato tutte le ricchezze e le comodità italiane per vivere a contatto con i poveri e spendere il tempo per loro. Tutto questo parlare può risultare un po' noioso e soprattutto non in stile OMG; noi preferiamo essere concreti e dimostrare quello che siamo nella vita di ogni giorno, senza troppi fronzoli e parole, perciò se vedete per le strade di Passirano dei giovani un po' sporchi e magari con delle asce in mano, non spaventatevi, siamo solo i ragazzi dell'Operazione Mato Grosso. Grazie della vostra attenzione! I ragazzi del gruppo OMG di Passirano
Hanno abbandonato tutte le ricchezze e le comodità italiane per vivere a contatto con i poveri e spendere il tempo per loro.
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Calendario liturgico di PASSIRANO
OTTOBRE ORE
MERCOLEDÌ 2 19 - 23 Formazione catechisti a Monticelli Brusati
VENERDÌ 4 16,00 Confessioni per ragazzi elementari e medie
SABATO 5 20,30 Concerto in Chiesa: “Canti di Maria ”della Corale “La Rocchetta” di Palazzolo S/Oglio
DOMENICA 6 16,00
18,30
Convegno sulla figura del Prof. Mario Bendiscioli presso sala Civica S. Messa di apertura della settimana mariana (vedi programma allegato)
VENERDÌ 11 Dopo la processione apertura della mostra fotografica.
Esposizione dell’orologio antico del campanile in canonica.
SABATO 12
10,00
15,30
Atto di affidamento a Maria dei bambini fino a 7 anni.
Celebrazione S. Messa per anziani e ammalati con la possibilità di ricevere il
Sacramento dell’unzione degli Infermi.
DOMENICA 13 11,00
16,00
Festa della Madonna. S. Messa solenne con la Corale.
Vespri solenni e Rosario.
LUNEDÌ 4 10,30
20,00
FESTA SOLENNE DEL PATRONO Messa solenne presieduta da Mons. Angelo Bonetti che ricorda il 50° di sacerdozio. S. Messa
MARTEDÌ 15 20,30 Al Centro Giovanile Incontro sulla Parola (tutti i martedì).
MERCOLEDÌ 16 20,30 Al Centro Giovanile Incontro Consigli Pastorali e dei Catechisti delle
Parrocchie dell’erigenda Unità Pastorale con Mons. Cesare Polvara.
SABATO 19 20,30 In Cattedrale veglia Missionaria. In Teatro Commedia dialettale.
DOMENICA 20 GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE con bancarella per le Missioni
Nel pomeriggio: Castagnata al CENTRO GIOVANILE
NOVEMBRE
VENERDÌ 1
15,00
FESTA DI TUTTI I SANTI SS. Messe ad orario festivo. Al Cimitero S. Messa
SABATO 2 10 e 15
18,30
SS. Messe al Cimitero. In Parrocchia ricordo di tutti i defunti dell’ultimo anno.
SABATO 9 Raccolta di S. Martino.
DOMENICA 10 Festa del ringraziamento: benedizione dei trattori e dei mezzi agricoli.
Ritiro dei ragazzi e genitori della cresima ad Adro.
SABATO 16 20,30 In Teatro Commedia dialettale.
DOMENICA 24 CRISTO RE - GIORNATA DEL SEMINARIO - CRESIME E PRIME COMUNIONI
DICEMBRE
DOMENICA 1 1° domenica di Avvento
DOMENICA 8 11,00 IMMACOLATA CONCEZIONE - S. MESSA SOLENNE CON I PADRI OBLATI
MERCOLEDÌ 11 20,30 Ritiro di Avvento per Catechisti - Consiglio Pastorale - CPAE Consiglio
dell’Oratorio
DOMENICA 22 9,30 S. MESSA - BENEDIZIONE DEI BAMBINELLI DEL PRESEPIO
DOMENICA
SETTEMBRE
29 9,30 Presentazione catechisti, a seguire iscrizioni. Pranzo insieme al Centro Giovanile e
Festa di inizio Catechismo
23
OTTOBRE ORE
DOMENICA 6 10,30
14,30
S. Messa con mandato ai Catechisti.
Giochi per ragazzi e animazione al parco.
VENERDÌ 18 16,30 Confessioni per ragazzi elementari e medie.
SABATO 19 20,30 Veglia Missionaria in Cattedrale.
DOMENICA 20 GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE
NOVEMBRE
VENERDÌ 1 10,30
15,00
TUTTI I SANTI - S. Messa in Chiesa.
S. Messa al Cimitero.
SABATO 2 15,00
18,30
TUTTI I DEFUNTI - S. Messa al Cimitero.
S. Messa con ricordo di tutti i defunti dell’anno
DOMENICA 10
10,30
Ricordo di Sr. MARIALINA ZANINELLI a 20 anni dalla scomparsa.
GIORNATA DEL RINGRAZIAMENTO: dopo la S. Messa in piazzale BENEDIZIONE
TRATTORI E ATTREZZI AGRICOLI (PORTARLI!)
DOMENICA 24 CRISTO RE - GIORNATA DEL SEMINARIO
DICEMBRE
DOMENICA 1 1° di Avvento
DOMENICA 8 IMMACOLATA CONCEZIONE - SS. Messe ad orario festivo.
MERCOLEDÌ 11 20,30 Ritiro di Avvento per Catechisti - Consiglio Pastorale - CPAE Consiglio
dell’Oratorio.
TUTTI I MARTEDÌ DAL 15 OTTOBRE:
AL CENTRO GIOVANILE DI PASSIRANO
INCONTRO SULLA PAROLA
ALLE ORE 20,30
ANCHE MONTEROTONDO
È INVITATO A PARTECIPARE
Calendario liturgico di MONTEROTONDO
24
NUMERI DI TELEFONO
UTILI Segreteria parrocchiale:
030654005
Don Gigi: 3460447955
email: [email protected]
Don Raimondo: 030653637
Cellulare: 3336716325
Diacono Bruno: 3385953190
Suore: 030653245
Padri Oblati (OMI):
030653629
COMUNITÀ DI
PASSIRANO
Notiziario
Parrocchiale
Numero 2 - Anno 2013
Direttore responsabile
Adriano Bianchi
Autorizzazione del
tribunale
n.27/1988
del 4 luglio 1988
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puo farlo inviando
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nella cassetta postale dell’oratorio.
TUTTE LE MATTINE dalle ORE 9,00 alle 11,00
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E' APERTA!!!