EDITORIALE L’Oratorio ha bisogno di un’anima · ... ome tu, Padre sei ... anche grazie...

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1 “I HAVE A DREAM”, HO UN SOGNO, UN GRANDE SOGNO, diceva 50 anni fa M.L.King; abbiamo anche noi un grande sogno che le nostre comunità siano unite, fae di pietre vive che messe insieme costruiscano un edifi- cio che è la chiesa locale, la comunità parroc- chiale. Gesù, il maestro, ha indicato ai suoi discepoli di essere credibili nella grande pre- ghiera al Padre: “ Che tu i discepoli siano una cosa sola, come tu, Padre sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.” Proviamo a pensare la nostra comunità fondata sul comandamento dell’Amore: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato”. È un amore parcolare quello soolineato da Gesù: non si ama per i meri dell’altro o per la simpaa che l’altro riscuote, ma si è invita a prendere le mos- se da Dio prima che dall’uomo. Prendere Dio come riferimento e non l’uomo è il segreto della solidarietà, della convivenza, dell’accoglienza, è il segreto che porta lontano fino alla condivisio- ne, sull’esempio di Cristo che si dona fino in fondo. Il crisano è colui che si accosta, cammina insieme, scopre, accoglie, ama. Alcuni valori che sostengono il nostro servizio alla comunità dovrebbero essere: La gratuità = dono La solidarietà = farsi carico dell’altro (buon Samaritano) L’accoglienza e la condivisione (fare spazio all’altro accoglierlo interamente) La carità (creare un legame con le persone) La giuszia La libertà La Pace e la Mondialità Le nostre comunità parrocchiali stanno iniziando il nuovo cammino dell’anno pasto- rale: che cosa ci sta chiedendo il Signore in ques tempi? Forse un impegno più respon- sabile di una Chiesa di laici che esprimono i vari ministeri di servizio all’interno della comunità crisana? Una maturazione più consapevole dei laici a servizio di una chiesa più essenziale e aperta alla realtà sociale ed ecclesiale con le loro sfide complesse? Una scelta forte da parte di tan della consapevo- lezza di essere discepoli umili del Signore che si sentono chiama a lavorare e spendersi nella sua Vigna che è il Regno di Dio? Siamo consapevoli che i tempi di oggi chiedono delle risposte, soprauo educave, che non possiamo connuamen- te rimandare. Un Progeo Educavo dell’Oratorio è un’esi- genza essenziale e, in linea con la nostra Diocesi, siamo chiama a riscriverne le linee guida. L’Oratorio come luogo di forma- zione, di educazione, di aggrega- zione deve rispondere ai nostri tempi. L’Oratorio di Montero- tondo in costruzione e l’Oratorio di Passirano che sarà unico hanno bisogno di un’anima: non la si troverà senza fare lo sforzo di capire e comprendere che questo luogo non è un’a- genzia che offre servizi… ma di SERVIZIO. Chiediamo disponibilità e responsabilità nel capire e comprendere anche tuo ciò che sta accadendo in prospeva del futuro e non solo guardando all’immediato o a nostalgie del passato che contribuiscono solo ad isolarci. Buona strada a tu! Don Gigi EDITORIALE L’Oratorio ha bisogno di un’anima Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato

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“I HAVE A DREAM”, HO UN SOGNO, UN GRANDE SOGNO, diceva 50 anni fa M.L.King; abbiamo anche noi un grande sogno che le nostre comunità siano unite, fatte di pietre vive che messe insieme costruiscano un edifi-cio che è la chiesa locale, la comunità parroc-chiale. Gesù, il maestro, ha indicato ai suoi discepoli di essere credibili nella grande pre-ghiera al Padre: “ Che tutti i discepoli siano una cosa sola, come tu, Padre sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.” Proviamo a pensare la nostra comunità fondata sul comandamento dell’Amore: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato”. È un amore particolare quello sottolineato da Gesù: non si ama per i meriti dell’altro o per la simpatia che l’altro riscuote, ma si è invitati a prendere le mos-se da Dio prima che dall’uomo. Prendere Dio come riferimento e non l’uomo è il segreto della solidarietà, della convivenza, dell’accoglienza, è il segreto che porta lontano fino alla condivisio-ne, sull’esempio di Cristo che si dona fino in fondo. Il cristiano è colui che si accosta, cammina insieme, scopre, accoglie, ama. Alcuni valori che sostengono il nostro servizio alla comunità dovrebbero essere:

La gratuità = dono

La solidarietà = farsi carico dell’altro (buon Samaritano)

L’accoglienza e la condivisione (fare spazio all’altro accoglierlo interamente)

La carità (creare un legame con le persone)

La giustizia

La libertà

La Pace e la Mondialità

Le nostre comunità parrocchiali stanno iniziando il nuovo cammino dell’anno pasto-rale: che cosa ci sta chiedendo il Signore in questi tempi? Forse un impegno più respon-sabile di una Chiesa di laici che esprimono i vari ministeri di servizio all’interno della comunità cristiana? Una maturazione più consapevole dei laici a servizio di una chiesa più essenziale e aperta alla realtà sociale ed ecclesiale con le loro sfide complesse? Una scelta forte da parte di tanti della consapevo-lezza di essere discepoli umili del Signore che si sentono chiamati a lavorare e spendersi

nella sua Vigna che è il Regno di Dio? Siamo consapevoli che i tempi di oggi chiedono delle risposte, soprattutto educative, che non possiamo continuamen-te rimandare. Un Progetto Educativo dell’Oratorio è un’esi-genza essenziale e, in linea con la nostra Diocesi, siamo chiamati a riscriverne le linee guida. L’Oratorio come luogo di forma-zione, di educazione, di aggrega-zione deve rispondere ai nostri tempi. L’Oratorio di Montero-tondo in costruzione e l’Oratorio di Passirano che sarà unico hanno bisogno di un’anima: non

la si troverà senza fare lo sforzo di capire e comprendere che questo luogo non è un’a-genzia che offre servizi… ma di SERVIZIO.

Chiediamo disponibilità e responsabilità nel capire e comprendere anche tutto ciò che sta accadendo in prospettiva del futuro e non solo guardando all’immediato o a nostalgie del passato che contribuiscono solo ad isolarci. Buona strada a tutti!

Don Gigi

EDITORIALE

L’Oratorio ha bisogno di un’anima

Amatevi

gli uni

gli altri

come io vi

ho amato

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Il vescovo prima di iniziare il corso di esercizi in

preparazione all’ordinazione ci ha invitato a rileg-

gere la nostra vita come un romanzo… e così ho

fatto… e mi sono accorto di quanti ringraziamenti

devo fare oggi…

Ti lodo e ti ringrazio Signore Dio onnipotente per-

ché mi hai chiamato tra il numero dei tuoi servi, a un così grande compito, mi hai scelto non per i

miei meriti, ma cosi come sono, la tua Grazia ha

superato i miei limiti. Mi hai preso per mano e io mi sono lasciato guidare e tu mi hai condotto fino

a qui, anche grazie all’aiuto di molti che hai messo

sulla mia strada:

Grazie Mamma e Papà per il dono della vita, del-

la fede e dell’amore.

Grazie Mamma Giuliana perché in tutti questi

anni mi sei sempre stata vicina anche quando ero inavvicinabile, grazie perché mi hai trasmesso la

voglia di fare sempre senza chiedere nulla in cam-

bio, nemmeno un semplice grazie! Grazie per le

centinaia di torte che hai preparato da portare in

Seminario!

Grazie Papà Giuseppe perché sei sempre stato

pronto a correre quando chiamavo per qualche aiu-to, per il tuo esempio di uomo semplice, giusto e

angelo custode attento ai bisogni di tutti, sacrifi-

cando sempre del tuo tempo.

Grazie a tutti e due perché con il vostro esempio

sono diventato un vero cristiano! Scusate se sono

sempre stato asciutto di parole con voi … ma tanto

voi sapete leggermi in volto anche quello che non dico! E perdonate se non vi ho mai detto che vi

voglio un mondo di bene!!!

Grazie Daniele e Anna, del vostro sostegno, gra-zie per il dono che siete per tutti noi … il Signore

benedica il vostro matrimonio con il dono della

vita. Scusa Daniele se sono stato un fratello attento più agli altri che a te! Ah… vi dico già subito che

oggi non sarò breve!!!

Grazie a tutti voi zii, quante volte mi aspettavate a

trovarvi, ma io sono sempre passato di rado, del

resto mi vedono poco anche a casa!!!

Grazie cugini e cugine, voi con le vostre belle fa-

miglie, grazie, so che avete sempre fatto il tifo per

me.

Grazie anche a coloro che sono già in Paradiso,

zii, cugini e soprattutto i cari nonni, oggi anche

tutti loro festeggiano con noi, in particolare la cara

nonna Rosi, che oggi avrebbe compiuto 103 anni:

mi è sempre stata vicina, ancor di più dal paradiso

in questi anni di cammino verso il sacerdozio! Da

lei tutti noi abbiamo imparato molto!

Grazie Comunità di Passirano che mi hai genera-

to alla fede e oggi sei vestita a festa per accogliere

questo tuo figlio che torna come sacerdote, vestita a festa non solo nelle vie ma anche nei cuori, dopo

tutto il cammino di preparazione che è stato fatto,

grazie a quanti si sono impegnati.

Grazie Comunità con i tuoi catechisti, con le tue

suore, che dopo tanti anni di onorato servizio, la-

sceranno la guida del nostro asilo e del nostro ora-

torio;

con tutte le tue speciali vocazioni: religiose,

religiosi e sacerdoti, in particolare la cara zia

sr. Rosangela che ha fatto tanta strada per tornare a far festa con noi oggi. Non possiamo non ricordare

i due sacerdoti recentemente scomparsi: don Giu-

seppe Bettoni e don Luigi Bracchi.

con i tuoi parroci:

Grazie mons. Angelo: lei è il parroco del

Battesimo, come ha ricordato su Voce, ma anche

della prima confessione.

Grazie don Giuseppe: lei è il parroco della prima

Comunione, della Cresima, dell’ingresso in

Seminario, grazie per le belle parole di oggi, e del suo esempio che ci ha dato in tanti anni trascorsi

tra noi.

Grazie don Luigi o meglio Gigi, come tu preferi-

sci: sei il parroco dell’ordinazione diaconale e presbiterale, grazie per la tua ventata di

missionarietà e del tuo entusiasmo, grazie perché

hai mosso le acque per questa festa… grazie!

Grazie don Raimondo: grazie per l’esempio di

sacerdote che non fa rumore, ma fa tanto bene con

la sua saggezza e amicizia.

Grazie Bruno: in questi anni di servizio alla nostra

comunità sei stato una spalla sicura per molti: per

il traballante don Giuseppe, per noi giovani, per gli

adolescenti, per l’inserimento di don Gigi e don Raimondo e soprattutto per me come un fratello

maggiore per la scoperta della mia vocazione!

Grazie alle comunità che mi hanno accolto in

questi anni di formazione:

Flero, con don Valerio e don Mario, che ha

accompagnato i miei primi passi del cammino in

Don Angelo Bonardi ringrazia

DON ANGELO BONARDI

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teologia: ricordo ancora la frase che mi avete scritto quando mi avete

salutato: ogni cammino comincia

con i primi passi, grazie per averli

condivisi con noi! Grazie a voi per

avermi accolto!!!

Cogno con don Pietro, grazie perché in seconda

teologia mi aveva già nominato suo curato! Grazie a tutti che mi avete sopportato per 2 anni, soffrendo

un po’ per il mio difetto nel canto, consolatevi,

perché è uno dei miei difetti minori!!! Grazie! Grazie alla cara Lucia che ha mobilitato mezza

Valcamonica per fornire i fiori per addobbare casa

mia!!!

Caionvico con don Alessandro che mi ha accolto come primo chierico della storia… facendomi sen-

tire il benvenuto fin da subito.

Serle con don Italo e don Roberto, grazie serlesi, siete stati le cavie delle mie prediche!!! Questo

anno diaconale è volato… ma ci vedremo ancora

per il Grest!!!

Grazie a tutti voi che in queste comunità avete

aperto la vostra casa e il vostro cuore, non solo

per sfamarmi, ma anche per accogliermi come

figlio, fratello, amico, facendomi sentire a casa e

alleviato la distanza da casa! Grazie!

Grazie voi amici di sempre, che seduti a un

tavolino del Centro Giovanile o indaffarati a monta-re un qualsiasi aggeggio per la festa, magari con un

bicchiere di spuma o acqua e menta, mi siete sem-

pre stati vicini sopportando anche tutti i miei malu-

mori! Grazie!

Grazie a tutti voi con cui ho condiviso esperienze

di diverso tipo, dalla vacanza al mare, alla Pasqua a

Lourdes, dai Grest e campi scuola, fino al cammi-

no per Santiago. Grazie a tutti!

Grazie ai compagni di cammino, soprattutto a voi

seminaristi, in particolare i miei compagni. In questi anni abbiamo condiviso molto e insieme

siamo cresciuti! E ora nelle nostre comunità stiamo

celebrando per la prima volta l’Eucaristia! Grazie a

voi che siete presenti: Luca, Daniel, Nicola, Gior-

gio, Matteo, e Federico mio prezioso cerimonie-

re!!! Grazie al Seminario e ai suoi educatori!

Grazie a tutti coloro che ho incontrato in questi anni di cammino: dagli amici di Castrezzato a sr. Aure-

lia e le sue ragazze, dai compagni di scuola del

serale, ai ragazzi e educatori dell’oratorio di san Giovanni… tutti hanno offerto qualcosa per

arricchire la mia vita!!!

Grazie a tutti i benefattori di questi anni, grazie

perché siete stati la mano della Provvidenza che mi

ha sostenuto in diverso modo!!! Grazie agli Alpini che hanno ricom-

pensato largamente e generosamen-

te l’aiuto che ho dato alla festa!

Grazie a tutti coloro che hanno scritto articoli per i vari bollettini e

notiziari … sarà poi tutto vero quello che avete

detto sul mio conto?!? Mi avete fatto commuove-

re!!!

Grazie a voi che avete donato quanto necessario per

celebrare questa prima Messa, siete stati fin troppo

generosi!!!

Grazie a tutti voi amici del Centro Giovanile che

vi siete dati da fare per preparare tutto quello che

serve per la festa! A chi lavora e sta lavorando in cucina; come non ricordare l’amico Guido, il picco-

lo grande uomo, quanto desiderava prepararmi lui il

pranzo di questo giorno, ora ci sono i suoi allievi ai

fornelli... lui gioirà orgoglioso!!!

Grazie a chi ha lavorato di schiena e di mente per

organizzare il tutto!

Grazie alla Schola Cantorum, ai cantori e ai mu-

sicisti: anche oggi avete fatto del vostro meglio per

aiutarci a pregare e per supplire alle mie mancanze

“canore”. Grazie!!!

Grazie a Giuseppe, l’instancabile sagrestano, e

all’esercito di uomini e donne che dai fiori sul

sagrato, alle parature, dalle pulizie, alle tovaglie e i fiori in chiesa e tutto il resto, come sempre e più del

solito avete vestito a festa la nostra bella Parroc-

chiale, tanto che pare una Basilica patriarcale!!!

Grazie ai nostri ministranti e chierichetti, della vecchia e nuova guardia: che gioia vedervi sull’al-

tare a servire il Signore, amate sempre la liturgia

che è uno dei modi per stare più vicini a Dio!

Grazie a tutti i sacerdoti che oggi sono qui a conce-

lebrare con noi con ognuno c’è un legame di

amicizia e di stima!

Grazie al Sindaco per le belle parole che mi ha

rivolto!

Grazie alla Banda musicale “Filarmonica don

Tranquillo Pietta”, per aver solennizzato il corteo.

Mi scuso se ho dimenticato qualcuno, ma in un

momento di emozione così grande e forte, penso sia

comprensibile!

Grazie a tutti di cuore!

Sia lodato Gesù Cristo!

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ad multos annos N el Vangelo di Luca Gesù racconta la para-

bola del samaritano, un uomo sconosciuto e senza nome che scende dalla sua cavalcatura per

abbracciare e per curare un uomo lasciato mezzo

morto sul ciglio della strada. Il samaritano può soccorrere questo uomo solo abbandonando la

sua cavalcatura, restando con lui nella polvere,

toccandolo, curandolo con l’asprezza del vino che

brucia le ferite e la dolcezza dell’olio che rigenera e rinfresca.

La Chiesa, madre tenera ed attenta, può e deve

oggi scendere nella polvere dove uomini feriti chiedono un balsamo di guarigione per le loro

piaghe.

E’ proprio questo volto delicato e incoraggiante che l’uomo di oggi aspetta di incontrare, perché è

lo stesso volto di Cristo. Ed è questo volto che

vorrei augurare a don Angelo in questa giornata.

Mi sento davvero onorato di rivolgere un pen-siero in questa circostanza così solenne per te,

don Angelo, e per la nostra comunità. Molti moti-

vi mi legano a te, ma il più caro ci riporta indietro nel tempo, di ben 25 anni.

Era l’8 maggio del 1988 e tu, per la prima volta,

ricevevi l’Eucaristia. Io, giunto da pochi mesi a Passirano, presiedevo quella cerimonia. Ora sei tu

a presiedere l’Eucaristia. Rendiamo grazie al Si-

gnore!

Permettimi di riandare con il pensiero e con il ricordo ad un momento particolare della tua Ordi-

nazione sacerdotale. Non è certo il momento più

solenne e più importante, ma è suggestivo e commovente.

Ti rivedo prostrato sul pavimento della cattedrale,

mentre tutta la Chiesa invoca l’aiuto della Madonna e dei Santi con il canto delle Litanie.

Il Beato Giovanni Paolo II ricordava con commo-

zione questo momento della sua ordinazione e sentiva il profumo del pavimento. E nello stesso

tempo si immedesimava con le piastrelle di quel

pavimento su cui i fedeli possono camminare.

Tu, sacerdote, sei preso dal mondo, vivi nel mondo, sei al servizio del mondo, ma non appar-

tieni al mondo.

Sei figlio degli uomini, ma hai l’immenso potere di rendere gli uomini figli di Dio.

Sei povero, ma puoi ricolmare ogni uomo delle

ricchezze più preziose: quelle di Dio. Sei debole, ma puoi rendere forti i deboli

offrendo loro come cibo il Pane della vita.

Sei luce, anche quando ti trovi nelle tenebre.

Sei sale, e tale resti anche se talvolta puoi essere insipido.

Porti la fede, anche se attanagliato da dubbi.

Devi sostenere, ma hai bisogno anche tu di soste-gno.

Doni il perdono, che è quello di Gesù.

Consacri l’amore, ma sei al di sopra di quell’amore perché il tuo cuore è di Dio e di tutti

i fratelli e non di una creatura soltanto.

Anche il tuo messaggio è quello di Gesù: un

messaggio di verità, di gioia, di pace e di amore. Sei considerato retrogrado, ma sei sempre

proteso verso il vero progresso.

Sei fratello di tutti, senza legarti particolarmente

Tu, sacerdote, sei preso dal mondo, vivi

nel mondo, sei al servizio del mondo,

ma non appartieni al mondo

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a nessuno. Quando celebri, sei più in alto degli altri, non

solo perché l’altare è collocato più in alto, ma

perché tu tocchi il cielo.

Quando confessi, sei chiuso nel buio di un confessionale per donare luce e pace ai cuori.

Sei dotato di poteri eccezionali, che neppure la

Madonna e gli Angeli sono in grado di esercitare.

Devi vivere a servizio degli altri,

fino a dimenticare e sacrificare te stesso e sempre devi indicare la meta

del cielo.

Non hai una famiglia propria, ma

appartieni a tutte le famiglie. Accompagni tutti gli uomini dalla

nascita alla morte e condividi tutti i

momenti della vita, sia quelli tristi come quelli lieti.

Sei un povero contenitore in cui il

Signore racchiude l’immensità dei suoi poteri e la preziosità dei suoi

doni, destinati agli uomini.

Sei un nulla abitato dal Tutto, una

povera creatura umana abitata dalla Divinità, il mezzo ordinario prescelto dal Signore perché

l’Eterno faccia irruzione nel tempo.

Sei un ponte sull’abisso, che unisce la terra al cielo.

E, visto che è nella natura di ogni ponte congiun-

gere due sponde lontane; che ponte sarebbe un

sacerdote se si immergesse totalmente in Dio fino a dimenticare gli uomini, o se annegasse nella

vita degli uomini fino a trascurare di ancorarsi in

Dio?

Il sacerdote è… è… Potrei continuare…

Non basta una vita, e penso alla mia esperienza personale, per capire fino in fondo il mistero che

è racchiuso nel sacerdozio.

Bene ha detto S. Giovanni Maria Vianney (il

curato d’Ars) quando ha affermato:

“il prete comprenderà bene se stesso solo in

Cielo. Se si capisse sulla terra, morirebbe, non

di spavento, ma di gioia”. Sabato 25 maggio scorso è stato

beatificato don Pino Puglisi, sacerdote

palermitano ucciso dalla mafia. Di lui è stato detto:

“Era un sacerdote a tempo pieno.

Il suo orologio non aveva lancette”.

E’ l’augurio che faccio a te, don Angelo, perché possa essere sacerdote

secondo il cuore di Dio.

Augurio che vorrei riassumere con quella frase che tanti anni fa ho posto

sull’immagine-ricordo della mia

Ordinazione: “Sacerdote per portare Dio agli

uomini e per portare gli uomini a

Dio”.

Mi congratulo con te, che hai accolto l’invito del Signore a lavorare nella sua vigna.

Grazie alla tua famiglia che con amore e

sacrificio ti ha seguito in questi anni della tua formazione.

E alla comunità di Passirano l’invito a ricordare e

a pregare per i suoi sacerdoti.

A te l’augurio: “ad multos annos”.

Don Giuseppe

Sacerdote

per portare

Dio agli

uomini

e per

portare gli

uomini a

Dio

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La XXVIII Giornata mondiale della gioventù si è tenuta dal 23 al 28 luglio

2013 a Rio de Janeiro, in Brasile. Durante la Santa Messa celebrata sul lungo

mare di Copacabana domenica 28 luglio, Papa Francesco ha consegnato un vero

e proprio mandato ai giovani, che può essere riassunto da questo motto:

“Andate, senza paura, per servire!”. Riportiamo di seguito alcuni stralci

dell’omelia del sommo pontefice, che possono essere utili per capire il significato

profondo di questo messaggio.

1 .Andate. In questi giorni, qui a Rio,

avete potuto fare la bella esperienza di

incontrare Gesù e di incontrarlo assieme,

avete sentito la gioia della fede. Ma l'espe-

rienza di questo incontro non può rimanere

rinchiusa nella vostra vita o nel piccolo

gruppo della parrocchia, del movimento,

della vostra comunità. Sarebbe come togliere

l'ossigeno a una fiamma che arde. La fede è

una fiamma che si fa sempre più viva quanto

più si condivide, si trasmette, perché tutti

possano conoscere, amare e professare Gesù

Cristo che è il Signore della vita e della

storia (cfr Rm 10,9).

Attenzione, però! Gesù non ha detto: se

volete, se avete tempo, andate, ma ha detto:

“Andate e fate discepoli tutti i popoli”.

Condividere l’esperienza della fede, testimo-

niare la fede, annunciare il Vangelo è il

mandato che il Signore affida a tutta la

Chiesa, anche a te; è un comando, che, però,

non nasce dalla volontà di dominio, dalla

volontà di potere, ma dalla forza dell’amore.

Dove ci invia Gesù? Non ci sono confini,

non ci sono limiti: ci invia a tutti. Il Vangelo

è per tutti e non per alcuni. Non è solo per

quelli che ci sembrano più vicini, più ricetti-

vi, più accoglienti. È per tutti. Non abbiate

paura di andare e portare Cristo in ogni

ambiente, fino alle periferie esistenziali,

anche a chi sembra più lontano, più indiffe-

rente. Il Signore cerca tutti, vuole che tutti

sentano il calore della sua misericordia e del

suo amore.

Andate, senza paura, per servire!

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Tre parole: Andate, senza paura, per servire. Seguendo queste tre parole

sperimenterete che chi evangelizza è evangelizzato, chi trasmette la gioia della

fede, riceve più gioia. [...] Portare il Vangelo è portare la forza di Dio per

sradicare e demolire il male e la violenza; per distruggere e abbattere le

barriere dell'egoismo, dell'intolleranza e dell’odio;

per edificare un mondo nuovo.

Cari giovani:

Gesù Cristo conta su di voi!

La Chiesa conta su di voi!

Il Papa conta su di voi!

2 Senza paura. Quando andiamo ad

annunciare Cristo, è Lui stesso che ci

precede e ci guida. Nell’inviare i suoi disce-

poli in missione, ha promesso: «Io sono con

voi tutti i giorni» (Mt 28,20). E questo è vero

anche per noi! Gesù non lascia mai solo

nessuno! Ci accompagna sempre.

Gesù poi non ha detto: “Va’” , ma “Andate”:

siamo inviati insieme. Cari giovani, sentite la

compagnia dell’intera Chiesa e anche la

comunione dei Santi in questa missione.

Quando affrontiamo insieme le sfide, allora

siamo forti, scopriamo risorse che non

sapevamo di avere. Gesù non ha chiamato gli

Apostoli perché vivessero isolati, li ha

chiamati per formare un gruppo, una

comunità.

3 L’ultima parola: per servire. All’inizio

del Salmo che abbiamo proclamato ci

sono queste parole: «Cantate al Signore un

canto nuovo» (Sal 95,1). Qual è questo canto

nuovo? Non sono parole, non è una melodia,

ma è il canto della vostra vita, è lasciare che

la nostra vita si identifichi con quella di

Gesù, è avere i suoi sentimenti, i suoi pensie-

ri, le sue azioni. E la vita di Gesù è una vita

per gli altri, la vita di Gesù è una vita per gli

altri. È una vita di servizio.

San Paolo, nella Lettura che abbiamo ascolta-

to poco fa, diceva: «Mi sono fatto servo di

tutti per guadagnarne il maggior numero» (1

Cor 9,19). Per annunciare Gesù, Paolo si è

fatto “servo di tutti”. Evangelizzare è

testimoniare in prima persona l'amore di Dio,

è superare i nostri egoismi, è servire chinan-

doci a lavare i piedi dei nostri fratelli come

ha fatto Gesù

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Il Vescovo mons. Luciano Monari ha

pubblicato il 15 agosto, e diffuso all’inizio di settembre, la sua quarta

lettera pastorale alla diocesi. Ricordia-

mo le tre precedenti: la prima, 2008-2009, era dedicata al tema “La Parola

di Dio nella vita della comunità

cristiana”; la seconda, 2009-2010, a “L’Eucaristia nella vita della comunità

cristiana”; la terza, 2010-2011, “Tutti

siano una cosa sola”, che aveva come

tema la Chiesa. Dopo un intervallo di due anni, nel corso dei quali si è

preparato e celebrato, nel dicembre

scorso, il Sinodo diocesano, il Vescovo ha ripreso il dialogo pastorale con una

lettera intitolata “Come il Padre ha

mandato me, anch’io mando voi”, imperniata sul tema della missione.

Nel prologo mons. Monari sottolinea

che il titolo ripete quello che Gesù ha detto ai discepoli dopo la risurrezione

(Gv 20, 2). “Si tratta di una frase bre-

vissima - scrive - ma il suo messaggio

è immensamente ricco”. E scandisce tre verità: Gesù è stato ‘mandato’ dal

Padre; Gesù manda i discepoli; la

missione è una sola, che si trasmette

nella continuità dal Padre al Figlio e

dal Figlio ai discepoli. Il Vescovo sviluppa le sue riflessioni in tre

capitoli: il primo, “Gesù è mandato

dal Padre”; il secondo, “La Chiesa è mandata da Gesù”; il terzo, “La

missione della Chiesa bresciana”.

Il legame profondo che unisce tutta la lettera è riassunto così dal Vescovo:

“Dio (…) ha mandato il suo Figlio per

rivelare e donare al mondo il suo

amore. (…) Gesù ha adempiuto la sua missione con la parola e con le opere,

annunciando e donando l’amore

paterno di Dio”. La missione di Gesù ora continua “attraverso i discepoli

che egli manda nel mondo trasformati

dalla sua parola e dal suo Spirito”. I discepoli devono annunciare l’amore

di Dio attraverso Gesù, ma “le parole

ricevono credibilità e forza dalla manifestazione del cambiamento che

esse hanno operato e continuano a

operare nel mondo. Questo cambia-

mento si può riassumere nell’apparte-nenza alla comunità ‘cristiana’,

nell’amore fraterno e nell’unità;

attraverso questo stile di vita, viene immesso nei rapporti

umani l’amore che unisce il

Padre e il Figlio nello Spirito Santo” (pag. 37,

38).

Il Vescovo richiama un altro ammonimento di

Gesù che dà una dimensio-

ne profonda alla missione: “Vi do un comandamento

nuovo: che vi amiate gli uni

gli altri. Come io ho amato

voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.

Per ogni cristiano la missione

è una scelta di vita

LA QUARTA LETTERA PASTORALE DEL VESCOVO MONS. LUCIANO MONARI

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Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni

per gli altri” (Gv 13, 34-35) (pag. 25).

Nel terzo capitolo mons. Monari delinea il cammino pastorale della

Chiesa bresciana, a partire dal

richiamo della sua lunga storia che

illustra una presenza significativa della sensibil ità missionaria,

attraverso un impegno costante e

multiforme di solidarietà con le Chiese di tutto il mondo. Il Vescovo

si sofferma poi su alcune manifesta-

zioni particolari della missione nella vita delle comunità locali come le

missioni al popolo, gli itinerari di

tipo catecumenale, la testimonianza quotidiana di molti cristiani. Più

volte richiama il ruolo e la missione

delle unità pastorali, erette ed

erigende. La conclusione è imperniata sull’ico-

na di Maria che incontra la cugina

Elisabetta: entrambe vengono illuminate dallo Spirito nella ‘gioia

messianica’ che anima i due pargoli

che portano in grembo. Guardare a Maria, scrive il Vescovo, significa

“imparare la legge autentica della

missione: eviteremo così il rischio di un attivismo inquieto e troveremo la

via autentica dell’Incarnazione” (pag.

39).

Renato Longhi

DAL CAMPO ESTIVO

DI SAVIORE

Ciao ragazzi, siamo Anna e Bea, vostre animatrici del campus estivo 2013. In occasione della ripresa della scuola e degli studi pensavamo fosse carino ricordare i bei momenti trascorsi insieme a Saviore dell’Adamello. Con l’aiuto de “Il Piccolo Principe” abbiamo cercato di trasmettervi alcuni importan-ti valori come l’amicizia, la fiducia e l’amore. Il percorso fatto durante l’inte-ra settimana è stato gratificante tanto per voi quanto per noi; attraverso l’impegno durante le attività proposte, come i giochi, i laboratori, le passeg-giate e anche i turni di pulizia, ci avete mostrato la vostra disponibilità a colla-borare e mettervi a servizio del prossi-mo. Cogliamo l’occasione per ringrazia-re voi, ma anche tutti coloro che hanno reso questa vacanza perfetta; in primis i cuochi Cinsì e Battista e le cuoche Vero-nica ed Emiliana che in più di un’occa-sione si sono dovute improvvisare infermiere. Grazie anche agli altri animatori Giuseppe e Simone che ci hanno aiutato nell’organizzazione delle attività. Un ultimo ringraziamento va a Don Gigi, che ha permesso anche quest’anno la riuscita di un bellissimo campus estivo. Auguriamo a tutti un buon anno scolastico, alla prossima!

Anna e Beatrice

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10

Negli ultimi mesi la cronaca nera quotidiana è

dominata da delitti e violenze che si consuma-

no nell’ambito dei rapporti familiari e/o di cop-

pia. Fino a qualche anno fa si catalogavano

questi delitti nella categoria della follia indivi-

duale. Oggi non si può sfuggire all’idea che la

follia abbia assunto dimensioni collettive. Il

che implica un esame che sappia guardare

oltre la singolarità degli episodi per riconosce-

re i segni di una patologia sociale, oltretutto

contagiosa.

Colpisce anche il fatto che secondo il rapporto

citato nel riquadro, “nel 40,5% dei casi le

coppie in cui si è verificato un delitto non

presentavano criticità palesi”. Non a caso i

commenti dei vicini, che si ascoltano o si

leggono dopo le tragedie, esprimono quasi

sempre lo stupore di chi è stato colpito dall’im-

previsto. Ora, se è scontata la difficoltà di

conoscere a fondo le dinamiche delle vite

familiari confinanti, è innegabile che nella

società contemporanea, crescono a vista

d’occhio i muri che separano gli uni dagli altri.

Anche all’interno dei confini domestici. Si

vive gomito a gomito senza conoscersi.

Circondati da volti anonimi. La società liquida

e inafferrabile moltiplica le occasioni di incon-

tro, ma si tratta per lo più di sorrisi e saluti di

plastica (quando ci sono) con qualche doman-

da banale che aspetta solo risposte banali.

Videocitofoni, porte e finestre più sbarrate che

chiuse, cani da guardia (c’è qualcuno che

mette il cartello ‘ attenti al cane ’ anche se il

cane non ce l’ha), sono il segno evidente di

una cultura che una volta si leggeva sulle

bavaglie dei bambini: “Guardatemi, ma non

toccatemi”. Nelle case manca l’aria. E senza

aria si forma la muffa. E crescono le incom-

prensioni, gli avvitamenti su se stessi e sulle

proprie, non riconosciute, miserie. Non per

altro papa Francesco ha detto più volte che bi-

sogna aprire le finestre (incominciando

da quelle della Chiesa). In queste condizioni

anche le piccole difficoltà possono trasformarsi

in montagne insormontabili.

In ogni modo il termine femminicidio è ridutti-

vo e può generare qualche ambiguità. Non è in

discussione il fatto accertato che la stragrande

maggioranza delle vittime sono donne. Tutta-

via non bisogna dimenticare i figli, uccisi

anche fisicamente, ma ancor di più moralmen-

te; e nemmeno i maschi che si suicidano. Il

fenomeno va oltre il maschilismo. A mio

avviso la patologia che la cronaca denuncia è

alimentata da una cultura (o da una

non-cultura) che chiama in causa anche le

donne. Naturalmente non nel senso, sempre

maschilista, del “se le vanno a cercare”, sulla

scia della Eva ingannatrice. Il problema si

pone su un altro livello ed è quello che riguar-

da la rivoluzione culturale che è maturata negli

ultimi decenni e che non poteva non coinvol-

gere la famiglia, le coppie, la coscienza del

genere, le relazioni interpersonali di ogni tipo.

Si parla spesso di una profonda crisi antropolo-

gica. In questa prospettiva ho trovato molto

stimolante una pubblicazione recente di una

sociologa ebrea, Eva Illouz (“Perché l’amore

fa soffrire”, ed. il Mulino), in cui racconta,

descrive, analizza i temi dell’amore, della

sessualità, del rapporto di coppia, del matrimo-

nio e indica i nodi di un processo di cambia-

mento che ha lasciato alle spalle principi tradi-

zionali, senza avere sinora individuato nuovi

punti di riferimento comuni, per l’oggi e per il

domani. È naturalmente impossibile dare conto

qui in misura esaustiva del testo. Mi limito ad

alcuni accenni su alcuni aspetti fondamentali.

Il punto di partenza può essere individuato

nella mitizzazione della autorealizzazione,

dell’autonomia e della libertà personali. Oggi

realizzarsi significa “non legarsi ad alcuna

identità fissa e soprattutto non impegnarsi in

un progetto unico del sé” (pag. 156).

Violenza e morte tra le mura di casa

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11 Da una società liquida a un sé precario che

spinge a lasciarsi alle spalle qualsiasi scelta che

non corrisponda alle proprie aspettative, in tutte

le direzioni (mogli, mariti e figli compresi). Il

motto è: tutto va bene finché funziona per me.

Oltre c’è solo la rottura. Ed ecco la crescita

esponenziale di separazioni e divorzi. E su un

altro versante, le convivenze a tempo. Incombe

l’incubo dell’impegno. Soprattutto tra i maschi.

Una condizione che genera ansie e incertezze

nelle relazioni interpersonali e riduce la sponta-

neità che ha caratterizzato le identità solide e

le regole ritualizzate.

L’uso e l’abuso della parola amore fanno emer-

gere una serie di pregiudizi e di luoghi comuni

davvero impressionante. Molte

violenze (non solo fisiche, ma

anche morali, spesso più dolo-

rose e più subdole di quelle

fisiche) sono “spiegate” come

istinti incontrollati d’amore.

Come è possibile? Il confine

fra l’amore e la violenza è

forse il confine più sottile da

immaginare perché attinge alle

ragioni più profonde della vita

e del rapporto con gli altri.

Non si parla spesso di odio-

amore? È l’abisso che chiama

l’abisso.

Ma non esiste un amore, che

sia veramente tale, possessivo.

L’amore è solo oblativo, cioè

un dono. È facile accomunare

la parola amore con l’idea di

essere amati. In realtà l’unica

dimensione vera dell’amore è legata all’amare

e non all’essere amati. Ancora: l’amore non

può essere una questione di coppia o di fami-

glia. È uno stile di vita. Infine, e questa è la

cosa più difficile da digerire, nell’amore gli

altri non c’entrano. Etty Hillesum ha scritto alla

sua amica Maria, dopo mesi passati in un cam-

po di concentramento in Olanda e poco prima

di salire, con i genitori e con un fratello, sul

treno verso i forni crematori di Auschwitz: “Ho

dovuto ripetutamente constatare in me stessa

che non esiste alcun nesso causale fra il

comportamento delle persone e l’amore che si

prova per loro. Questo amore del prossimo è

come un ardore elementare che alimenta la vita.

Il prossimo in sé ha ben poco a che farci”.

La Illouz dedica molto spazio alla sessualità.

Dopo la rivoluzione culturale degli anni 60 e le

varie ondate del femminismo, la sessualità è

stata rivisitata in termini politici, inserendola

nell’ambito dei diritti di autonomia e parità.

Parallelamente è però cresciuta “la mercifica-

zione della sfera sessuale e la sua profonda

trasformazione nel sistema capitalistico”, che

“hanno reso la sessualità un’esperienza sempre

più lontana dalla riproduzione, dal matrimonio,

dai legami di lunga durata e persino dall’emoti-

vità” (pag. 79). “La sessualità come la cono-

sciamo da trent’anni a questa parte, separata da

un comportamento etico, è diventata un’arena

di penoso scontro, che ha lasciato molti uomini,

e soprattutto molte donne, amareggiati ed esau-

sti” (pag. 296). Di fatto predo-

mina una ignoranza radicata

sulla sessualità. Nonostante i

diffusi sbracamenti, il sesso è

rimasto un tabù. È praticato a

livello ginnico in quantità

industriali, ma il senso di una

sessualità che coinvolga nel

profondo il corpo e lo spirito

fa fatica a prendere quota per-

ché nessuno ne parla.

Sessualità, amore, matrimo-

nio, famiglia. Chi educa su

questi valori le giovani gene-

razioni? Chi ha educato le ge-

nerazioni mature o quelle

adulte? Il dramma della nostra

società è che la cultura (e

quindi le convinzioni persona-

li sulla vita e sui valori che la

guidano) è determinata da un

miscuglio di idee, messaggi, testimonianze cui

manca una qualsiasi coerenza e continuità. Si

naviga a vista, sull’onda della moda del gior-

no, senza sapere dove e come si va, vittime del

qui e ora senza fine. Un vecchio detto ammoni-

sce che “non c’è vento favorevole per il mari-

naio che non sa a che porto vuole approdare”. È

una condizione che chiama fortemente in causa

le comunità cristiane che fanno fatica ad andare

oltre la proclamazione dei principi per testimo-

niare il vangelo della vita bella, dell’amore-

verità che illumina e dà senso all’esistenza.

Angelo Onger

l’unica

dimensione

vera

dell’amore

è legata

all’amare e non

all’essere amati

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I dati statistici dicono che, mentre diminuisco-no gli omicidi commessi dalla criminalità orga-nizzata (1901 nel 1991, 526 nel 2011), aumen-tano quelli commessi in famiglia, in particola-re tra le coppie. Il rapporto Eures-Ansa (“Il femminicidio in Italia nell’ultimo decennio. Dimensioni, caratteristiche e profili di rischio, 2012”. I dati principali sono reperibili in rete) ha rilevato che tra il 2000 e il 2011 sono stati commessi 2061 delitti mortali contro le donne; questi delitti nel 2011 hanno toccato il 30,9% degli omicidi totali, mentre nel 1991 rappresentavano l’11%. Negli ultimi tre anni in media sono state uccise 172 donne; nel primo semestre del 2013 le vittime sono state 66. Il 70,8% delle uccisioni di donne del decennio considerato dal rapporto, è maturato all’inter-

no nell’ambiente familiare o di relazioni senti-mentali (gli autori sono partner, ex-partner o amanti). Gli assassini italiani sono l’84%. Una quota rilevante (11%) di vittime donne è opera della criminalità comune. C’è poi da ricordare la serie infinita di violenze che spesso precedono i delitti e che comunque hanno un impatto devastante sulla vita di molte donne. Nella conferenza stampa di ferragosto 2013, il ministro dell’Interno Alfano ha segnalato che dall’entrata in vigore della legge sullo stalking (dal verbo stalk che significa inseguire) sono state 38.142 le denunce presentate, di cui 9.116 dal primo agosto del 2012 al 31 luglio del 2013; a denunciare nel 77% dei casi sono le donne.

Diminuiscono i delitti della

criminalità,

aumentano quelli in famiglia

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Mi chiamo Carla e dall’agosto 2004 lavoro in Casa Accoglienza, e quando don Gigi mi ha chiesto di scrivere un articolo sulla Casa Acco-glienza, anche se non sono molto abile nello scrivere, ho deciso di rispondere a questa richiesta.

La Casa Accoglienza nasce nel 1993, su progetto delle suore delle Poverelle, seguite poi da educatori e volontari in una struttura (in comodato d’uso) lasciata in eredità alla Caritas diocesana dal compianto professor Mario Bendiscioli, grande storico e intellettua-le di punta dell’editrice Morcelliana.

In questi venti anni sono passate alcune centi-naia di persone tra tossicodipendenti, detenuti ammessi ai benefici, extracomunitari, malati, alcolisti, dipendenti dal gioco e persone con lievi deficit mentali. Si tratta di maschi dai 20 ai 70 anni giunti in condizioni di grave disagio per seguire un programma di graduale reinseri-mento nella vita sociale. Alcune di queste persone si sono riscattate ed ora conducono una vita serena, altri non ce l’hanno fatta a lasciare il vecchio stile di vita e tuttora si trova-no in difficoltà. Altri ancora sono passati a miglior vita, ma sono certa che tutti, anche se per poco, hanno sperimentato un clima di vita familiare, dato soprattutto dalla costante presenza delle suore.

Il carisma delle suore delle Poverelle è di acco-

gliere i più poveri tra i poveri, quelli che in altri servizi non trovano collocazione, e per questo la Casa Accoglienza non è solo una struttura socio assistenziale, ma per molte persone nel tempo è diventata un vero punto di riferimen-to anche dopo il percorso, una casa per chi non ce l’ha. Inoltre penso che con la festa della solidarietà la Casa Accoglienza con i suoi volontari abbia contribuito a far passare alcuni importanti momenti di riflessione, sia invitan-do personaggi importanti sia sollecitando le realtà locali.

Forse queste cose molti passiranesi le cono-scono, ma non tutti sanno che nei prossimi mesi la Casa Accoglienza chiude il cancello di via Verdi per spostarsi a Brescia in una struttu-ra di proprietà delle suore stesse, rimasta libe-ra dopo che le suore anziane che ci abitavano sono state trasferite in altre case di riposo.

Due sono i miei auguri: che il progetto della Casa Accoglienza cambi struttura, ma non cambi negli intenti, cioè nell’accogliere chi fa più fatica e non trova risposta in altri servizi, e che la casa in via Verdi venga utilizzata per altre esperienze d’accoglienza.

Carla Delbarba

Casa Accoglienza

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Era una domenica delle Palme piovosa quella

che ha visto la comunità di Monterotondo

partecipare alla cerimonia della posa della

prima pietra, evento che di fatto ufficializzava

l’inizio dei lavori di costruzione del nuovo

oratorio. Una cerimonia sentita, partecipata e

tanto attesa perché finalmente il sogno di

avere una struttura che potesse soddisfare le

esigenze della nostra Parrocchia diventava

realtà.

Sei mesi sono passati da quel giorno e ci

sembra importante e doveroso fare il punto

della situazione per portarvi a conoscenza dei

lavori completati e di quelli che ancora restano

da fare, dei costi sostenuti e di quelli che

ancora ci aspettano. Certamente per chi vive a

Monterotondo è stato facile seguire l’evolvere

dei lavori, ma per chi si è trovato a passare per

caso per le strade del paese non avrà sicura-

mente potuto fare a meno di notare che quel-

la struttura che stava pian piano crescendo era

proprio quella del nostro oratorio.

Nel mese di agosto, con il montaggio del tetto

in legno lamellare e del manto di copertura si è

conclusa la prima fase dei lavori con la realizza-

zione al rustico di tutti i locali fuori terra (bar,

cucina, porticato) e di quelli interrati

(spogliatoi, servizi, deposito, palestra, aule

catechismo e salone polifunzionale) nel pieno

rispetto dei tempi previsti e dei costi preventi-

vati .

I costi sostenuti per il completamento della

prima fase corrispondono a euro 400.000,00

A settembre è iniziata la seconda fase

dell’opera che terminerà nel mese di dicembre

con la realizzazione delle opere interne riguar-

danti gli impianti elettrici e idraulici, le struttu-

re in cartongesso, la posa in opera di pavimen-

ti e serramenti e per finire il rivestimento

esterno a cappotto per il contenimento del

consumo energetico. Prima della conclusione

della seconda fase verrà indetta una seconda

assemblea (fine novembre primi di dicembre)

a cui tutta la comunità di Monterotondo sarà

invitata. In quell’occasione verranno trattati i

temi legati ai costi sostenuti, quelli necessari

per la conclusione dei lavori, ma soprattutto

verrà presentata la bozza del “Progetto Educa-

tivo” che dovrà diventare il fulcro su cui

poggeranno tutte le attività dell’oratorio di

Monterotondo.

L’oratorio di Monterotondo

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Non è solo un dovere per me, ma è soprattutto un bisogno del cuore esprimere la più profonda gratitudine alla mia carissi-ma RITA: per me è stata una seconda mamma e una sorella maggiore. Le mie parole anche le più belle non riusci-ranno mai ad esprimere la riconoscenza per tutto quello che lei ha fatto per me: so-lo il Signore sa e può darle il premio di una vita spesa per amore accanto a me nella comunità in cui ci ha inviati. Sono profondamente riconoscente a lei, alla sua famiglia e a questa carissima comunità di Monno che me l’ha donata, per una missione, quella di servire il sacerdote nelle sue necessità quotidiane. Vorrei ricordare le sue doti eccellenti di intelligenza, di bontà e di generosità… la sua capacità di accoglienza verso la popo-lazione dei paesi dove è stata: Monno, Vissone Montecampione, Castelfranco Rondinera, Monterotondo Passirano. Trent’anni della sua vita li ha dedicati inte-ramente al servizio semplice, umile, ma tanto prezioso per me e per le parrocchie del mio ministero sacerdotale. Come è importante che l’abitazione di un parroco sia aperta, così che la popolazio-ne sappia che li c’è sempre qualcuno che accoglie, ascolta e risponde, in modo che la canonica diventi un po’ la casa di tutti! Tutto questo certamente con quella intelli-gente vigilanza, discrezione e prudenza indispensabili per un servizio tanto delica-to, nel quale lei è stata esemplare. Noi sappiamo che oggi la Chiesa nei nostri paesi soffre per la continua diminuzione

del numero dei sacer-doti e per la crisi delle vocazioni sacerdotali e religiose . Per questo noi dobbia-mo continuare a pre-gare: ma vorrei ag-giungere anche l’invito a pregare perché il Signore susciti ancora persone che come la Rita sappiano consa-crare tutta la loro vita

al servizio del sacerdote e delle comunità parrocchiali . Leggiamo in S. Paolo: ”Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia” Così è stata la Rita: ha donato con gioia tutta la sua vita a Dio nel servizio del prossimo. Il Signore l’ha amata circondandola della benevolenza, della stima e fiducia di tante persone che lei ha incontrate nel lungo cammino, ottantanove anni, della sua esistenza terrena. Solo il Signore sa il sacrificio che comporta una vita vissuta tutta nell’umiltà e nel nascondimento, solo Lui sa la pazienza che ha dovuto usare anche per me, solo Lui conosce le rinunce fatte alle proprie esigenze personali per servire sempre meglio e prima di tutto gli altri. Pertanto sento di chiederle ancora oggi comprensione e scusa per tutte le mie fragilità che ha dovuto sopportare, mentre chiedo al Signore che l’accolga nel suo Regno di luce infinita. “Vieni serva buona e fedele, entra nella gioia del tuo Signore “che tu hai servito per tutta la vita, perché in lui hai creduto e

sperato!

Monno 20-giugno-2013

Don Raimondo

In memoria di CICCI MARGHERITA

(domestica di Don Raimondo deceduta il 17/06/2013)

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Durante il mese di Luglio la comunità di

Passirano ha dato l’ultimo saluto alle suore

operaie impegnate ormai da tantissimi anni

nella Parrocchia di San Zenone.

Per ben capire il bene e l’operato che queste

suore hanno fatto negli anni è necessario, fare

un piccolo salto indietro nel tempo e andare a

scoprire chi è il loro fondatore.

Le suore operaie hanno come Fondatore don

Arcangelo Tadini, parroco di Botticino Sera

che nel 1900 fonda la congregazione delle suo-

re Operaie della Santa Casa di Nazareth con il

compito di entrare negli edifici e negli stabili-

menti industriali non tanto a dirigere e sorve-

gliare, quanto a lavorare insieme con le

operaie. Non insegnante, non capo quindi, ma

semplice compagno più grande. Le suore,

stando con le ragazze in fabbrica e nel pensio-

nato, hanno la possibilità di educarle e di

guidarle, senza far prediche ma dando l’esem-

pio lavorando gomito a gomito. Questo è il

metodo educativo di Don Tadini: “Noi che

siamo chiamati ad educare le operaie dobbia-

mo fare ogni sacrificio perché siano ben

istruite. Non abbandonate le discole. Precede-

tele con l’esempio, non risparmiando fatica

alcuna, per umiliante che sia, è ciò che servirà

più dei castighi e delle molte parole:”

Le prime sorelle lavorano nella filanda, proget-

tata e costruita dal Parroco e vivono insieme

nel pensionato per le operaie. Gli inizi sono

difficili per la grande povertà e per le incom-

prensioni che la nuova congregazione incontra,

anche da parte della stessa Chiesa poiché non

c’era, a quei tempi, una comprensione positiva

del lavoro femminile extradomestico. Il luogo

naturale della donna era la casa e la famiglia;

la fabbrica era vista come una deriva rischiosa

per la donna, tanto più se religiosa.

La Parrocchia di Passirano nel corso degli anni

ha visto il passaggio di diverse suore impegna-

te nella propria comunità ma si è legata

particolarmente alle ultime che sono passate e

hanno trascorso un pezzo di strada con tutti noi

parrocchiani. Non si possono certo dimenticare

perché hanno dato e lasciato tanto ad ognuno

di noi.

L’anno scorso è stata trasferita, in Casa Madre

a Botticino, Suor Innocenza, donna tutta d’un

pezzo, di origini venete, dalla faccia sempre

seria ma dal cuore tanto grande. A lei era affi-

dato il compito di seguire gli anziani portando

settimanalmente la Comunione. Donna di

poche parole ma sapeva trovare sempre quelle

giuste per dare forza e coraggio a tutti gli

anziani che giornalmente incontrava. Ottima

cuoca, sapeva soddisfare le esigenze alimentari

delle sue consorelle e nell’ultimo periodo

preparare anche delle ottime cene per don Gigi.

Amante dei fiori e della natura si occupava

anche della cura del giardino dell’oratorio… e

sappiamo bene che chi ama i fiori e la ha natu-

ra ha una marcia in più!

Dopo la partenza di Suor Innocenza la comuni-

tà di Passirano ha accolto per breve tempo

Suor Adelaide. Una presenza riservata e

semplice che si è messa a servizio degli

anziani e della casa delle suore.

Per circa due anni poi è stata presente in mezzo

a noi Suor Giovanna, definita un po’ da tutti

suora sognante, al primo impatto un po’ persa

tra le nuvole ma invece attenta alle esigenze di

grandi e piccoli. A lei le era stato affidato il

compito di seguire gli anziani, di fare religione

alla Scuola dell’Infanzia, di occuparsi della

catechesi dei fanciulli e dell’oratorio e dell’ani-

mazione liturgica delle Sante messe.

UN SALUTO E UN GRAZIE ALLE

NOSTRE SUORE

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17 Per ultima, ma non certo per

importanza, come non ricordare

Suor Felice. Diciotto anni trascorsi

nella Comunità di Passirano, tra

scuola dell’Infanzia o oratorio.

Donna dalle mille risorse e dalle infinite

energie che ha trasmesso a tutti con enorme

entusiasmo. Sempre pronta e disponibile a

qualsiasi proposta, ha visto passare “sotto le

sue sgrinfie” infinità di bambini e famiglie.

Donna che con uno scambio di poche battute

riusciva a farti una “radiografia” completa e a

trovare la soluzione giusta a qualsiasi proble-

matica, a mediare in situazioni particolarmente

difficili e a trasmetterti l’energia per rialzarsi

dopo una caduta. Con il suo modo, a volte bur-

bero e un po’ da generale ha lasciato un segno

indelebile a ciascuno dei suoi ex parrocchiani.

In questi 18 anni trascorsi insieme a tutti noi è

riuscita ad istaurare una ragnatela di relazioni

veramente sorprendente e alle sue insegnanti

ha lasciato un ottimo bagaglio da cui attingere.

Non mi resta che dire un grazie infinito da tutti

i vostri ex parrocchiani e concludere con una

piccola riflessione sul vostro fondatore per

andare a sottolineare ancora una volta come è

particolare l’operato delle suore operaie della

Santa Casa di Nazareth.

Don Tadini è uno di noi…

Uno di noi,

quando, molto presto la mattina, percorre le vie

del paese e il suo passo risuona come sveglia

per chi si prepara ad iniziare una giornata di

lavoro. Tutti sanno che quel sacerdote, innamo-

rato di Dio e dell’uomo, porterà nella preghiera

la vita e le fatiche della sua gente.

Uno di noi,

quando raccoglie le lacrime delle mamme

preoccupate per la precarietà del lavoro dei

figli, quando sogna, progetta e costruisce la

filanda per le ragazze del paese, perché

possano riscoprire la loro dignità di donne.

Uno di noi,

quando inventa la famiglia delle Suore

Operaie, donne consacrate che, nei luoghi di

lavoro, siano testimoni di un Amore più grande

nella semplice quotidianità della vita.

Uno di noi

con una marcia in più dal 3 ottobre

1999, quando la Chiesa lo ha procla-

mato Beato.

E dal Paradiso ora ti sorride e ti accompagna il

santo della quotidianità…

Don Tadini, uno di noi!

Veronica

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UNA PROPOSTA

Domeniche di Spiritualita e Fraternita PER VIVERE INSIEME LE ESIGENZE DEL VANGELO

Presso i Missionari Oblati di Maria Immacolata, Via Leopardi 11-Passirano

Tel 030 65 36 29

Le nostre case saranno le nostre strade per incontrare l’Uomo

Noi Missionari

siamo fatti così:

Il partire è una normalità,

andare una necessità!

Domani le strade saranno

le nostre case: se saremo

costretti ad ancorarci

ad una casa,

la trasformeremo

in una strada

che conduce a Dio.

22 Settembre: Dio ha bisogno degli uomi-ni Lc 5,1-11

27 Ottobre:

Una fortuna inaspettata

Mt 13,3,44-52

17 Novembre:

Santuario della famiglia -

Magenta, pellegrinaggio

8 Dicembre:

Maria Immacolata ci guida

(messa in parrocchia)

26 Gennaio:

Non mi vergogno del

Vangelo - Lc 5,16-26

2 Marzo:

Siate misericordiosi

Gv 7,53-8,11

6 Aprile:

Fame di pane, fame di Dio

Mc 6,20-44

25 Maggio:

Dov’è l’uomo, là è la

missione

S. Messa e adorazione

comunitaria; 20.30 - 21.30

17 Ottobre - Giovedì

15 Novembre - Venerdì

12 Dicembre - Giovedì

9 Gennaio - Giovedì

13 Febbraio - Giovedì

18 Marzo - Martedì

9 Aprile - Giovedì

8 Maggio - Giovedì

12 Giugno - Giovedì

La giornata di Spiritualità aperta a tutti inizia alle 9.30 e termina alle 16.30

e prevede: preghiera, riflessione, condivisione, S. Messa e pranzo al sacco

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Carissimi Don Gigi e Passiranesi , L’esperienza del giugno scorso rimarrà una delle più significative nella mia vita e nel ricordo. Sono arrivata a Passirano alla conclusione del cammino che la Parrocchia aveva percorso in preparazione all’Ordinazione Presbiterale del nipote Don Angelo Bonardi ed ho goduto nel constatare la vitalità, l’animo e la fede presente nel vostro e mio paese. Grazie, grazie di cuore per questa testimonianza Cristiana che ancora una volta ha rinsaldato e ricaricato lo spirito. Con gioia ho partecipato alla Processione del ”Corpus Domini” in questo anno della Fede ed è bello poterla esprimere anche con gesti esterni. Il culmine della gioia sono state le Celebrazioni dell’Ordinazione e la prima S. Messa nelle quali ho constatato il forte coinvolgimento della Comunità; Un membro del Corpo Mistico di Cristo, che è in Passirano, è diventato, per grazia di Dio, Sacerdote ed ora esercita il Ministero nel nome del Signore. Con voi ho gioito e con voi prego affinché il servizio che il Vescovo affiderà a Don Angelo, sia svolto secondo il cuore di Cristo, unico e sommo Sacerdote! Nella breve sosta a Passirano ho riincontrato tanti amici, parenti e conoscenti da tutti ho ricevuto accoglienza ed amicizia, con cuore

ringazio. In modo particolare e prima di tutto la mia profonda gratitudine alle Suore Operaie per la loro dedizione, con Sr. Felice e Sr. Giovanna soffro per il Sacrificio chiesto e a loro auguro ogni bene; la comunità passiranese viene impoverita e la loro partenza lascerà un vuoto trememdo ed incolmabile… Vi accompagno in preghiera! Un grazie vivo ai Sacerdoti Don Gigi e Don Raimondo, al quale esprimo pure le Condoglianze per la perdita della cara Margherita e la forte riconoscenza al Diacono Bruno che infaticabile si dona per il bene della parrocchia. Unita a quanti beneficeranno della bella offerta dico Grazie all’intero Gruppo Missionario, sempre generoso ed attento a sostenereci. Nel nome del Signore lascia il Paese per servire altre porzioni di Chiesa. Il rientro rimarrà indimenticabile, la gioia degli incontri e la Grazia del dono Sacerdotale siano occasioni di Comunione e di Lode al buon Dio che ci ama, ci sostiene ed ogni giorno chiama ed invia operai alla sua Vigna. Con il cuore colmo di gioia e gratitudine, augurando a tutti un buon cammino di Fede, saluto caramente con un forte abbraccio,

Sr. Rosangela Filippini

Grazie di Cuore

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Tutti ne hanno sentito parlare o perlomeno hanno visto aggirarsi per le strade del nostro paese qualche ragazzo dai vestiti sporchi, che andava suonando di casa in casa chiedendo ferro vecchio o indumenti usati. Ma sarebbe limitante pensare all'OMG solo attraverso queste poche immagini o a quei pochi momenti dell'anno in cui vediamo i furgo-ni colmi di ferro che attraversano le vie di Passirano. L'OMG è qualcosa di più, e per capirlo raccontiamo come la storia ha avuto inizio. Padre Ugo de Censi, un salesia-no valtellinese decide, nel 1967, di partire con una spedi-zione di giovani intraprendenti alla volta del Brasile, più precisamente nella cittadina di Poxoréo, nell'altopiano del Mato Grosso, con l'intenzione di costruire una scuola. Rientrati in Italia questi ragazzi decidono che quello che hanno vissuto non può rimanere un' esperienza, seppur importante, fine a se stessa e quindi decidono di trovare un modo per continuare a sostenere la missione di Poxoréo, nonostante l'oceano che li separa. Il modo più concreto che hanno per farlo è quello di lavorare. Lavorare per i poveri che avevano conosciuto in

America Latina. I ragazzi non perdono tempo, sanno quello che vogliono, ovvero darsi da fare, abbassare la schiena e sporcarsi le mani, per fare in modo che quella gente che avevano aiutato non rimanesse solo parte di un vago ricordo; e così iniziano a imbiancare le case, fare traslochi, pitturare ante e ringhiere per poter raggranella-re qualcosa. Ed è in questo modo che si formano i primi

gruppi OMG: giovani commos-si dalla povertà che hanno visto in prima persona o di cui hanno tanto sentito parlare invitano altri ragazzi per poter lavorare insieme e fare in modo di raccogliere sempre di più. Ma nei gruppi, che ormai popolano un po' tutta l'Italia, il lavoro non è tutto. I ragazzi imparano a conoscersi, strin-gono legami importanti alla cui base c'è il desiderio di vivere una vita buona, spesa per i più

poveri, dove non conti solamente il possesso, il lusso o l'apparenza, ma dove la giustizia, se ancora si può fare appello a questo termine, sia alla base del mondo. Un mondo che troppo spesso ci impone una via da seguire: scuola, lavoro, carriera; ma che non sempre ci ricorda che su questa Terra non

esistiamo solo noi. Combattere il proprio egoismo o almeno cercare di farlo, questa è una delle tante cose che ci ha insegnato il fare gruppo all'interno dell'OMG, smettere una buona volta di pensare solo al proprio orticello e comprendere che siamo davvero troppo fortunati. Noi sentiamo di dover condivi-dere questa immensa fortuna che abbia-mo dalla nascita, non è così scontato avere una casa o un letto su cui dormire, una cucina dove poter trovare a qualsiasi ora del giorno qualcosa di commestibile.

Operazione Mato Grosso

Combattere il proprio

egoismo o almeno

cercare di farlo, questa

è una delle tante cose

che ci ha insegnato il

fare gruppo all'interno

dell'OMG

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I poveri che ci sembrano così lontani ci circon-dano ogni giorno. Quindi aiutare i campesinos dell'America Latina non può bastare. Bisogna essere coerenti ed essere disposti a spendere la propria vita per gli altri, che sia il vicino di casa malato piuttosto che il barbone della città in cui vivi; ecco un'altra cosa che ci ha insegnato l'OMG: la coerenza. Noi ragazzi del gruppo di Passirano ci trovia-mo due sere a settimana per lavorare tutti insieme per i poveri. Facciamo un po' di tutto: dallo spaccare la legna per poi venderla, al riverniciare ante e ringhiere, facciamo traslo-chi, imbianchiamo case; tutto quello che può permetterci di guadagnare qualcosa. Durante i week-end, quando non ci sono l'impegno del lavoro o della scuola, vengono organizzati dai diversi gruppi campi di lavoro, in cui c'è la possibilità di lavorare molto di più e di conoscere tante persone che arrivano da diverse zone d'Italia, ma come noi lì a lavorare per lo stesso sogno. E per sognare ancora più in grande esistono anche i campi di lavoro estivi della durata di una settimana. Noi ragazzi di Passirano, insie-me ad altri gruppi, abbiamo avuto la possibili-tà di vendemmiare per tre settimane. Un lavoro faticoso, ma che non può non farti venire in mente per chi stai lavorando.

Ora che riprende l'inverno vogliamo impe-gnarci ancora di più e non lasciarci solo trasportare dall'onda dell'entusiasmo estivo. Perciò, grazie all'aiuto del Comune, abbiamo organizzato una grande bancarella dell'usato nel giorno di domenica 13 ottobre, in occasio-ne della festa patronale del paese. Il ricavato andrà a sostenere le nostre missioni che sono presenti in quattro paesi dell'America Latina (Perù, Bolivia, Ecuador e Brasile) e dove giovani e coraggiosi volontari stanno scommettendo l'intera vita per realizzare il loro sogno. Hanno abbandonato tutte le ricchezze e le comodità italiane per vivere a contatto con i poveri e spendere il tempo per loro. Tutto questo parlare può risultare un po' noioso e soprattutto non in stile OMG; noi preferiamo essere concreti e dimostrare quello che siamo nella vita di ogni giorno, senza troppi fronzoli e parole, perciò se vedete per le strade di Passirano dei giovani un po' sporchi e magari con delle asce in mano, non spaventatevi, siamo solo i ragazzi dell'Operazione Mato Grosso. Grazie della vostra attenzione! I ragazzi del gruppo OMG di Passirano

Hanno abbandonato tutte le ricchezze e le comodità italiane per vivere a contatto con i poveri e spendere il tempo per loro.

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Calendario liturgico di PASSIRANO

OTTOBRE ORE

MERCOLEDÌ 2 19 - 23 Formazione catechisti a Monticelli Brusati

VENERDÌ 4 16,00 Confessioni per ragazzi elementari e medie

SABATO 5 20,30 Concerto in Chiesa: “Canti di Maria ”della Corale “La Rocchetta” di Palazzolo S/Oglio

DOMENICA 6 16,00

18,30

Convegno sulla figura del Prof. Mario Bendiscioli presso sala Civica S. Messa di apertura della settimana mariana (vedi programma allegato)

VENERDÌ 11 Dopo la processione apertura della mostra fotografica.

Esposizione dell’orologio antico del campanile in canonica.

SABATO 12

10,00

15,30

Atto di affidamento a Maria dei bambini fino a 7 anni.

Celebrazione S. Messa per anziani e ammalati con la possibilità di ricevere il

Sacramento dell’unzione degli Infermi.

DOMENICA 13 11,00

16,00

Festa della Madonna. S. Messa solenne con la Corale.

Vespri solenni e Rosario.

LUNEDÌ 4 10,30

20,00

FESTA SOLENNE DEL PATRONO Messa solenne presieduta da Mons. Angelo Bonetti che ricorda il 50° di sacerdozio. S. Messa

MARTEDÌ 15 20,30 Al Centro Giovanile Incontro sulla Parola (tutti i martedì).

MERCOLEDÌ 16 20,30 Al Centro Giovanile Incontro Consigli Pastorali e dei Catechisti delle

Parrocchie dell’erigenda Unità Pastorale con Mons. Cesare Polvara.

SABATO 19 20,30 In Cattedrale veglia Missionaria. In Teatro Commedia dialettale.

DOMENICA 20 GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE con bancarella per le Missioni

Nel pomeriggio: Castagnata al CENTRO GIOVANILE

NOVEMBRE

VENERDÌ 1

15,00

FESTA DI TUTTI I SANTI SS. Messe ad orario festivo. Al Cimitero S. Messa

SABATO 2 10 e 15

18,30

SS. Messe al Cimitero. In Parrocchia ricordo di tutti i defunti dell’ultimo anno.

SABATO 9 Raccolta di S. Martino.

DOMENICA 10 Festa del ringraziamento: benedizione dei trattori e dei mezzi agricoli.

Ritiro dei ragazzi e genitori della cresima ad Adro.

SABATO 16 20,30 In Teatro Commedia dialettale.

DOMENICA 24 CRISTO RE - GIORNATA DEL SEMINARIO - CRESIME E PRIME COMUNIONI

DICEMBRE

DOMENICA 1 1° domenica di Avvento

DOMENICA 8 11,00 IMMACOLATA CONCEZIONE - S. MESSA SOLENNE CON I PADRI OBLATI

MERCOLEDÌ 11 20,30 Ritiro di Avvento per Catechisti - Consiglio Pastorale - CPAE Consiglio

dell’Oratorio

DOMENICA 22 9,30 S. MESSA - BENEDIZIONE DEI BAMBINELLI DEL PRESEPIO

DOMENICA

SETTEMBRE

29 9,30 Presentazione catechisti, a seguire iscrizioni. Pranzo insieme al Centro Giovanile e

Festa di inizio Catechismo

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OTTOBRE ORE

DOMENICA 6 10,30

14,30

S. Messa con mandato ai Catechisti.

Giochi per ragazzi e animazione al parco.

VENERDÌ 18 16,30 Confessioni per ragazzi elementari e medie.

SABATO 19 20,30 Veglia Missionaria in Cattedrale.

DOMENICA 20 GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE

NOVEMBRE

VENERDÌ 1 10,30

15,00

TUTTI I SANTI - S. Messa in Chiesa.

S. Messa al Cimitero.

SABATO 2 15,00

18,30

TUTTI I DEFUNTI - S. Messa al Cimitero.

S. Messa con ricordo di tutti i defunti dell’anno

DOMENICA 10

10,30

Ricordo di Sr. MARIALINA ZANINELLI a 20 anni dalla scomparsa.

GIORNATA DEL RINGRAZIAMENTO: dopo la S. Messa in piazzale BENEDIZIONE

TRATTORI E ATTREZZI AGRICOLI (PORTARLI!)

DOMENICA 24 CRISTO RE - GIORNATA DEL SEMINARIO

DICEMBRE

DOMENICA 1 1° di Avvento

DOMENICA 8 IMMACOLATA CONCEZIONE - SS. Messe ad orario festivo.

MERCOLEDÌ 11 20,30 Ritiro di Avvento per Catechisti - Consiglio Pastorale - CPAE Consiglio

dell’Oratorio.

TUTTI I MARTEDÌ DAL 15 OTTOBRE:

AL CENTRO GIOVANILE DI PASSIRANO

INCONTRO SULLA PAROLA

ALLE ORE 20,30

ANCHE MONTEROTONDO

È INVITATO A PARTECIPARE

Calendario liturgico di MONTEROTONDO

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NUMERI DI TELEFONO

UTILI Segreteria parrocchiale:

030654005

Don Gigi: 3460447955

email: [email protected]

Don Raimondo: 030653637

Cellulare: 3336716325

Diacono Bruno: 3385953190

Suore: 030653245

Padri Oblati (OMI):

030653629

COMUNITÀ DI

PASSIRANO

Notiziario

Parrocchiale

Numero 2 - Anno 2013

Direttore responsabile

Adriano Bianchi

Autorizzazione del

tribunale

n.27/1988

del 4 luglio 1988

Chiunque voglia

scrivere al bollettino

puo farlo inviando

una mail all’indirizzo mail

[email protected]

oppure

lasciando una lettera

nella cassetta postale dell’oratorio.

TUTTE LE MATTINE dalle ORE 9,00 alle 11,00

LA SEGRETERIA PARROCCHIALE DI PASSIRANO

E' APERTA!!!