EDITORIALE LA CITTà ChE vORREI Il Grande Forlanini ... · metropolitana 4 e del passante...

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COMITATI X MILANO Partecipiamo alla vita di zona a pagina 8 P orta Venezia, Città Studi, Lambrate, ma anche Feltre, Rubattino… La zona 3 con- ta circa 150.000 residenti, quasi il doppio di Varese o di Como… e poi tutti quelli che la abitano, la vivono, ci lavorano o studiano… Le facoltà scientifiche dell’Università pubblica, i parchi, polmoni verdi per la città, interi quar- tieri che pullulano di vita e di risorse, scuole, asili, un’infinità di associazioni e soprattutto una riserva di energie, di intelligenze, di pos- sibili proposte che troppo spesso non trovano spazio per esprimersi, per farsi sentire. Z3XMI.IT è tutto questo. Uno spazio in rete fatto dai cittadini per i cittadini. Nasce da un gruppo di lavoro del comitato zona 3 con l’in- tento di dotare la zona di un suo strumento di informazione, ma anche di partecipazione attiva. Non un “megafono” di questo o quel partito, né sito istituzionale, ma una piattafor- ma di informazione, incontro e dibattito. Uno strumento per mettere in rete intelligenze, per conoscere e discutere proposte, soprat- tutto un canale per far sapere e per dar voce a chi vuole, con responsabilità e senso civico, partecipare alla casa comune. Z3XMI.IT vive sul web, ha una redazione di volontari e un ventaglio di sezioni attive di cui, in questo numero unico su carta, propo- niamo un sintetico saggio. In questo primo an- no di vita, giorno dopo giorno, attraverso arti- coli, commenti, segnalazioni o suggerimenti, si è arricchito del contributo di chi crede nel valore dell’informazione come presupposto necessario alla partecipazione. Se vuoi partecipare e arricchire questo concreto esperimento di giornalismo partecipativo iscriviti al sito, scrivici, mandaci notizie, commenta i nostri articoli e il nostro lavoro. CULTURA Incontriamo Gillo Dorfles a pagina 3 LA CITTA’ DELLE DONNE Obiezione di coscienza in ambito medico a pagina 6 NON PROFIT Il volontariato in tempo di crisi a pagina 7 Informazione e partecipazione DI PATRIZIA SOLLINI I l lavoro è lungo, come tutte le opere Milanesi, co- me il Duomo, il cantiere non è mai chiuso. Ma il duomo è alto e il cantiere si vede mentre qui tra le cascine, i recinti e i fossi il lento lavoro è invisibile e segue i ritmi della natura e dell’agricoltura. È un grande parco fatto di percorsi alberati, canali, bo- schi, spazi sportivi, con cascine didattiche, antichi mulini, campi e orti curati da agricoltori. Un parco attivo, con spazi per lo sport, canili, bar e ristoranti. Un parco da raggiungere in auto o a piedi e in bicicletta, che può essere collegato da un breve sottopassaggio ai giardini di via Mezzofanti, su cui si affacciano direttamente le future fermate della metropolitana 4 e del passante ferroviario (1). Un parco di Milano e di tutti i cittadini della metropoli. Un’isola di silenzio nel rumore della metropoli. (SEGUE A PAG.4) Il Grande Forlanini: un parco possibile DI ANTONIO LONGO NUMERO UNICO AUTUNNO 2012 LA CITTÀ CHE VORREI EDITORIALE Milano, poesia I TRAM Andava il tram Ventitré verso il cuore, le vetrine della gente, e pareva correre il Quindici incontro a qualche mare, Quegli incrocianti squassati tram del repentaglio e del rassicurare: regalavano la traversata del mondo, e si tornava. Tiziano Rossi (1935-) LA 92 È una fortuna la 92 sotto casa. E se mi va prendo il giorno di spalle sul sedile girato all’indietro. Giancarlo Consonni (1943) CHE BELLA MILANO! Racconta la nostra zona con le tue fotografie. I luoghi, gli spazi, i palazzi, le persone... Le opere più interessanti saranno pubblicate sul www.z3xmi.it col vostro nome. Le foto (max 1MB) vanno inviate a [email protected] L’invio autorizza l’utilizzo a titolo gratuito e in via definitiva da parte della redazione del giornale. WWW.Z3XMI.IT SEMPRE ON LINE Da oltre cinquant’anni Milano sta costruendo un grande parco Metropolitano a Est della città, tra viale Argonne e L’Idroscalo, attraversato dal Lambro e che attraverso il Lambro si collega a Monza e a Melegnano. CONSUMO CRITICOTICO Gruppi di acquisto solidale In zona 3, più di 400 famiglie hanno messo in comune le loro capacità di acquisto costruendo sul territorio e con i propri fornitori rapporti umani, di aiuto reciproco e di coinvolgimento culturale. DI GIUSEPPE CARAVITA L a madre di Vittoria coltivava l’orto, in una Milano di tanti anni fa. “Sapori perduti, di semplici verdure, di cui in tanti abbia- mo nostalgia – ricorda – ma che ci sembravano impossibili da ritrovare”. Altre, giovani mam- me, vivevano con preoccupazione le allergie, alimentari e ambientali dei loro bambini, che ormai si diffondono a Milano. Altri volevano uscire dall’isolamento, per iniziare una ricer- ca culturale, e in comunità, sul cibo, sull’agri- coltura, l’ambiente, la solidarietà. Tutto questo (e altro ancora) sono i Gas, i gruppi di acquisto solidale che associano, su base spontanea, circa 400 famiglie (e sin- gle) in Zona 3 e 6mila nell’intera città. “Un movimento che fa poco parlare di sé ma che è cresciuto con forza – dice Ileana Faidutti di Gas Città Studi (ed ex coordinatrice della rete dei gas Milanesi) – dalle poche decine di tre anni fa ai circa cento di oggi”. E le adesio- ni, in queste ultime settimane, continuano a crescere, persino in accelerazione. Ma cos’è un gruppo di acquisto solidale? All’osso è un gruppo di cittadini che mette in comune le proprie capacità di acquisto quotidiane. (SEGUE A PAG.5)

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COMITATI X MILANO

Partecipiamo alla vita di zona

a pagina 8

Porta Venezia, Città Studi, Lambrate, ma anche Feltre, Rubattino… La zona 3 con-ta circa 150.000 residenti, quasi il doppio

di Varese o di Como… e poi tutti quelli che la abitano, la vivono, ci lavorano o studiano… Le facoltà scientifiche dell’Università pubblica, i parchi, polmoni verdi per la città, interi quar-tieri che pullulano di vita e di risorse, scuole, asili, un’infinità di associazioni e soprattutto una riserva di energie, di intelligenze, di pos-sibili proposte che troppo spesso non trovano spazio per esprimersi, per farsi sentire. Z3XMI.IT è tutto questo. Uno spazio in rete fatto dai cittadini per i cittadini. Nasce da un gruppo di lavoro del comitato zona 3 con l’in-tento di dotare la zona di un suo strumento di informazione, ma anche di partecipazione attiva. Non un “megafono” di questo o quel partito, né sito istituzionale, ma una piattafor-ma di informazione, incontro e dibattito. Uno strumento per mettere in rete intelligenze, per conoscere e discutere proposte, soprat-tutto un canale per far sapere e per dar voce a chi vuole, con responsabilità e senso civico, partecipare alla casa comune. Z3XMI.IT vive sul web, ha una redazione di volontari e un ventaglio di sezioni attive di cui, in questo numero unico su carta, propo-niamo un sintetico saggio. In questo primo an-no di vita, giorno dopo giorno, attraverso arti-coli, commenti, segnalazioni o suggerimenti, si è arricchito del contributo di chi crede nel valore dell’informazione come presupposto necessario alla partecipazione.Se vuoi partecipare e arricchire questo concreto esperimento di giornalismo partecipativo iscriviti al sito, scrivici, mandaci notizie, commenta i nostri articoli e il nostro lavoro.

CULTURA

Incontriamo Gillo Dorfles

a pagina 3

LA CITTA’ DELLE DONNE

Obiezione di coscienza in ambito medico

a pagina 6

NON PROFIT

Il volontariato in tempo di crisi

a pagina 7

Informazione e partecipazionedi Patrizia Sollini

Il lavoro è lungo, come tutte le opere Milanesi, co-me il Duomo, il cantiere non è mai chiuso. Ma il duomo è alto e il cantiere si vede mentre qui tra

le cascine, i recinti e i fossi il lento lavoro è invisibile e segue i ritmi della natura e dell’agricoltura. È un grande parco fatto di percorsi alberati, canali, bo-schi, spazi sportivi, con cascine didattiche, antichi mulini, campi e orti curati da agricoltori. Un parco attivo, con spazi per lo sport, canili, bar e ristoranti.

Un parco da raggiungere in auto o a piedi e in bicicletta, che può essere collegato da un breve sottopassaggio ai giardini di via Mezzofanti, su cui si affacciano direttamente le future fermate della metropolitana 4 e del passante ferroviario (1). Un parco di Milano e di tutti i cittadini della metropoli. Un’isola di silenzio nel rumore della metropoli.

(Segue a Pag.4)

Il Grande Forlanini: un parco possibiledi antonio longo

numero unico autunno 2012

LA CITTà ChE vORREIEDITORIALE

Milano, poesia I tram

Andava il tram Ventitré verso il cuore,le vetrine della gente, e parevacorrere il Quindici incontro a qualche mare,

Quegli incrocianti squassati tramdel repentaglio e del rassicurare:regalavano latraversata del mondo, e si tornava.

tiziano rossi (1935-)

La 92

È una fortunala 92 sotto casa.

E se mi vaprendo il giorno di spallesul sedile girato all’indietro.

Giancarlo Consonni (1943)

CHE BELLA MILANO!Racconta la nostra zona con le tue fotografie. I luoghi, gli spazi, i palazzi, le persone... Le opere più interessanti saranno pubblicate sul www.z3xmi.it col vostro nome.Le foto (max 1MB) vanno inviate a [email protected]’invio autorizza l’utilizzo a titolo gratuito e in via definitiva da parte della redazione del giornale.

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sEMPRE ON

LINE

Da oltre cinquant’anni Milano sta costruendo un grande parco Metropolitano a Est della città, tra viale Argonne e L’Idroscalo, attraversato dal Lambro e che attraverso il Lambro si collega a Monza e a Melegnano.

CONsUMO CRITICOTICO

Gruppi di acquisto solidale In zona 3, più di 400 famiglie hanno messo in comune le loro capacità di acquisto costruendo sul territorio e con i propri fornitori rapporti umani, di aiuto reciproco e di coinvolgimento culturale.

di giuSePPe caravita

La madre di Vittoria coltivava l’orto, in una Milano di tanti anni fa. “Sapori perduti, di semplici verdure, di cui in tanti abbia-

mo nostalgia – ricorda – ma che ci sembravano impossibili da ritrovare”. Altre, giovani mam-me, vivevano con preoccupazione le allergie, alimentari e ambientali dei loro bambini, che ormai si diffondono a Milano. Altri volevano uscire dall’isolamento, per iniziare una ricer-ca culturale, e in comunità, sul cibo, sull’agri-coltura, l’ambiente, la solidarietà.Tutto questo (e altro ancora) sono i Gas, i gruppi di acquisto solidale che associano, su base spontanea, circa 400 famiglie (e sin-gle) in Zona 3 e 6mila nell’intera città. “Un movimento che fa poco parlare di sé ma che è cresciuto con forza – dice Ileana Faidutti di Gas Città Studi (ed ex coordinatrice della rete dei gas Milanesi) – dalle poche decine di tre anni fa ai circa cento di oggi”. E le adesio-ni, in queste ultime settimane, continuano a crescere, persino in accelerazione.Ma cos’è un gruppo di acquisto solidale? All’osso è un gruppo di cittadini che mette in comune le proprie capacità di acquisto quotidiane.

(Segue a Pag.5)

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32 Culturavivere in zona 3

teatro dei Martinitt In zona Lambrate, quasi a ridosso della Tangenziale est, opera dall’ottobre del 2010 nella sala di circa quattro-cento posti all’interno dell’Istituto dei Martinitt; presenta soprattutto drammaturgia contemporanea ita-liana, commedie brillanti e comici-tà. Spazio anche alla danza e a con-certi musicali.

teatro leonardo Si affaccia su piazza Leonardo Da Vinci nel cuo-re di Città Studi. Nasce come sala parrocchiale di circa 500 posti (anche cinemato-grafo nei tempi passati); dal 1999 è gestito dalla Compagnia Teatrale Quelli di Grock, molto no-ta ed apprezzata anche come scuola di teatro. Si caratterizza per una programmazione im-prontata a una particolare rilettura dei classici (Shakespeare, sopra tutti), alla drammaturgia contemporanea italiana e straniera, con parti-colare attenzione alle emergenze sociali e civili; si definisce un teatro di nuove drammaturgie lontano dagli schemi tradizionali.

Spazio teatro no’hma teresa Pomodoro Dal 2000 si trova in una bella palazzina liberty,

già sede dell’Acqua Potabile, in via Orcagna; è stato fondato nel 1994 da Teresa Pomodoro che ne è stata l’anima e la guida sino alla sua scom-parsa nel 2008. Il teatro è da sempre impegnato nella diffusione di tematiche culturali a sfon-do sociale, con una particolare vocazione alla multidisciplinarietà. Realizza spettacoli teatrali e musicali, con forte presenza di performance artistiche, eventi e manifestazioni. Tutto gli spettacoli in calendario sono gratuiti.

tieffe teatro Menotti Tieffe Teatro, che si definisce “stabile di innovazione”, ha gestito per quasi quarant’anni il Teatro Filodramma-

tici; conclusa quell’esperienza, dopo un paio di stagioni al Teatro Oscar, ha trovato, dall’autun-no del 2010, casa nella sede storica del Teatro dell’Elfo in via Menotti 11. Dispone di una com-pagnia stabile che costituisce l’ossatura di una programmazione attenta al nuovo teatro, alle contaminazioni musicali e all’attualità; al suo interno opera anche un’accademia teatrale.

teatro delle Moire È un’associazione cultu-rale fondata nel 1997 che si dedica alle nuove forme di linguaggio teatrale. Era un teatro “vir-tuale” – cioè occupava spazi e luoghi di altri non avendo un palcoscenico proprio – fino al

2008, quando è stato inaugurato, in via Porpora 43/47, LachesiLAB, un atelier creativo che è anche luogo per residen-ze, laboratori e incontri; dal 1999 or-ganizza Danae Festival, un’interessante rassegna dedicata alla scena contem-poranea.

teatro elfo Puccini Teatro d’arte contemporanea, il Teatro dell’Elfo ven-ne fondato nel 1973 da un gruppo di operatori che, in gran parte, ancora og-gi, lo animano e lo dirigono. Nel 1979 si stabilì presso l’ex X Cine di via Menotti,

dove col tempo divenne un punto di riferimento della scena nazionale e internazionale. Nel 2010 si è trasferito nella rinnovata sede dell’ex Tea-tro Puccini in corso Buenos Aires 33: lo spazio, adeguatamente ristrutturato, è stato diviso in 3 sale di capienza diversa e permette una pro-grammazione serrata ed estremamente ricca di proposte sia a livello di produzioni proprie che di ospitalità. Questa multisala teatrale rappre-senta, oggi a Milano, accanto ad altre esperienze simili, un progetto esemplare di teatro per la città, che punta sull’innovazione del linguaggio teatrale, riservando grande attenzione anche al teatro classico.

Incontriamo Gillo Dorflesa cura di giovanni Bonoldi e maSSimo cecconi

Presentiamo qui uno stralcio dell’intervista concessa a “z3xmi” e interamente consultabile sul sito www.z3xmi.it

La prima era stata una storia sentimentale. Durava dai tempi dell’Università. Era iniziata in modo un po’ am-biguo, è vero. Un’incontro occasionale in via Francesco

Redi, lo ricordo bene. Di notte. Sembrava abbandonata a sé stessa ed in effetti lo era. Io la presi con trasporto e passione: era proprio quello di cui avevo bisogno in quei giorni. Però, poi era diventata una cosa seria. Non era una qualunque, aveva classe, dote ormai rara. Era elegante e silenziosa come una donna di Bergman. Finì, come tutto finisce, molti anni dopo. Un addio traumatico, che forse potevo evitare, sulla circonvallazione di Viale Romagna. La colpa fu mia, senza dubbio. Avrei dovuto curarla di più. La seconda mi illuse di essere ancora giovane e forte, come ai bei tempi. Era sportiva. Vivevo in Umbria allora, non molti an-ni fa. Giorni felici, pieni di gusto, visioni solari, aromi, farfalle e sussurri di api. Con lei vagai per quelle verdi colline dove i roseti abbelliscono i filari del Bianco Classico doc, rendendoli unici e raffinatissimi. Tornammo assieme a Milano, ma fu un errore. Sparì dopo pochi giorni. Non voglio parlar male di nessuno, son solo sospetti. Ma avvenne credo dopo una serata in un bar multietnico di Città Studi. Tentai di re-cuperarla, mi interrogai su dove avessi sbagliato. Sono convinto ancor oggi di aver fatto tutto quanto potevo. Ma il destino è il destino. La terza fu una storia tran-quilla, senza eccessi. La portavo spesso al Forlanini. O meglio, era lei che porta-va me. Assieme per quella pista ciclabile così mal con-cepita dove più di una volta rischiammo di esser travolti da gente in frettolosa ricerca di un’alternativa per i soliti ingorghi in uscita dalla Tangenziale Est. Non mi sarei mai aspettato che la nostra serena, sicura, protetta permanenza in via Aselli fosse turbata da un altro trauma. Ma accadde. La nostra separazione ebbe per scenario lo stesso cortile di casa. Come è stato possibile perdere il controllo così? Perfino la vecchia portiera si dispiacque e nei giorni seguenti mi salu-tava ogni volta, al vedermi passare, come fossi ormai vedovo.La quarta volta cominciai a sospettare davvero che in me ci fosse qualcosa di guasto, di irrimediabilmente sbagliato. Credo di poter dire di non essere mai stato governato da sentimenti meschini, ma quella volta, dopo tutte le passate esperienze, optai per qualcosa di minor valore. Volevo stare tranquillo. Sentivo il bisogno di una creatura meno vistosa, più banale forse, ma che non mi avrebbe lasciato solo an-cora una volta. La curavo però, la sorvegliavo lo stesso, in preda a tutti i demoni del sospetto e, giungo a dire, ai confini del turbamento morale. Tutto inutile. Anche questa prese il volo, senza lasciare nemmeno una traccia, qualcosa da cui partire per ritrovarla. O ritrovare almeno me stesso. Forse, questa volta l’errore fu portarla a casa di amici, in porta

Venezia, e lasciarmi andare per troppo tempo a parlare di vecchi ricordi.Il colpo più terribile fu però la quinta. In soli due mesi cinque volte sono davvero troppe, anche per un inguaribile romanti-co come me. Fu all’uscita da una riunione di redazione. Non era nemmeno la una. Tornai e lei non c’era più! Questa volta andai dritto a cercarla dove tutte quelle come lei alla fine si trovano: alla Fiera di Senigallia, che adesso sta in Porta Genova e non so neppure se più si chiami così. Come le mie, ma anche meglio, ma anche peggio, ce n’erano tante, tantissime. Tut-te accompagnate dai loro … come chiamarli, povere anime? Magnaccia, papponi? Macché! Solo ladruncoli. Forse uomini disperati, di tutte le nazionalità. Compresa la nostra, natural-mente. E io che mi sentivo così al sicuro! L’avevo lasciata legata a un palo, di quelli del divieto di sosta. Con un buon lucchetto per giunta, di quelli a U. Non so se ci crederete. Il palo giaceva lì abbattuto. In piazza Guardi, non in Perù!La seconda, la terza e anche la quarta le avevo ricomprate nuove, per giunta. Ma accidenti, non sono che un pensionato!

Provate a fare un po’ i conti!Così questa volta decisi di comprarla da loro. C’erano quelle di marchi famosi: Bianchi, Bottecchia, Legna-no. E quelle più andanti: Magni, Guerciotti, Giuffredi eccetera. La marchetta, qua-si per tutte, è di 50 euro. Con poco margine di contrattazio-ne. Siamo a Milano, in fondo, vicino all’Europa, non in un qualunque suk! “Ma stai facendo ricettazio-ne! Ricettazione, hai capito? È un reato!” Così gridava la mia coscienza, o quello che rimane di essa. E allora? Al-lora vidi una gran quantità di

vigili urbani, uomini e donne, eleganti nelle loro uniformi bordate di verde. E le auto coi lampeggianti. Ne contai quat-tro. Due a un ingresso del mercatino e due all’altro.“Agente, mi scusi” chiesi facendo l’ingenuo “ma tutte quelle biciclette? Me ne hanno rubate cinque in solo due mesi!”“E noi che ci possiamo fare?” mi risposero allargando le braccia “è un bene non registrato! Si sono attrezzati e ades-so girano coi furgoni, i tronchesi e le seghe circolari. Mica le portano solo qui. Ormai è un traffico internazionale! Lei faccia denuncia...”Ma dico io, nessuno affronta il problema? Il traffico di bici-clette è in geometrico aumento nella nostra città. Con buona pace di Vittorio De Sica, buonanima. Altro segno di crisi? A chi mi posso rivolgere? Alla Questura, al Sindaco, a un giustiziere? Io, modestamente, un’idea ce l’avrei: mettiamo il numero di telaio anche alle bici. Una punzonatura, come alle armi. E chi la lima, la abrade o solo la occulta si mette nei guai. Se qualcuno ha un’idea migliore lo dica. Altrimenti, dopo tanti amori spezzati, non mi resterà che un’alternativa. Tornare all’automobile.

L’oggetto di un desiderio oscurodi adalBerto Belfiore

Mi ritorni in mente...di luca toccaceli

Quarant’anni fa, quando largo Rio de Janeiro era ancora una tranquilla piazza di periferia, era facile imbat-tersi in uno dei protagonisti della vita musicale degli anni ’70. Andavano a trovare un loro amico, allora residen-te nella villetta al numero sei. Ad aprire la porta era quasi sempre Grazia Letizia Veronese, compagna di vita del padrone di casa, l’indiscus-so dominatore della scena musicale italiana di allora: Lucio Battisti. Mila-nese di adozione, dal 1964, Battisti si

trasferì a Città Studi nel 1970. A quell’epoca, aveva già interpretato numerosi brani destinati a fare la storia della canzone: Balla Linda, Un’avventura, Ac-qua azzurra, acqua chiara, Dieci ragazze. Ma, ancor prima dei suoi successi personali, Lucio (insieme all’inseparabile e milanesissimo Mogol) aveva dato un contributo decisivo, in qualità di compositore o produttore, al successo di altri: Equipe 84 (29 settembre), Dik Dik (Dolce di giorno), Ricky Maiocchi (Uno in più), I ribelli (Per una lira, con Demetrio Stratos al canto), Patty Pravo (Il paradiso). Lucio e Grazia Letizia hanno vissuto in largo Rio de Janeiro sino al 1975 quando, stanchi del costante assedio dei reporter, decisero di lasciare Milano. Ma proprio gli anni trascorsi a Città Studi sono tra i più intensi e pro-ficui: Fiori rosa, fiori di pesco, Emozioni, Anna (1970), Pensieri e parole, La canzone del sole (1971), I giardini di marzo, E penso a te, Il mio canto libero (1972), La collina dei ciliegi (1973). Così come le canzoni scritte per Mina, i Formula Tre , i Dik Dik e Bruno Lauzi. Ma quella casa ha conosciuto, soprattutto, i momenti privati della vita di Lu-cio: la nascita del figlio Luca, le rose coltivate nel piccolo giardino sul retro, le partite a ping pong con gli amici. La sua storia musicale e umana in zona 3 non sarebbe completa senza ricordare le esibizioni (tenute rigorosamente super-segrete al grande pubblico) che Lucio, in compagnia di Mario Lavezzi e Adriano Pappalardo, fece per i degenti dell’Istituto dei Tumori. Nei sotter-ranei di via Venezian, con chitarra, voce e amici musicisti accanto, Lucio ha regalato lunghe performance agli ammalati. Di quelle serate, io che ebbi la fortuna di assistervi, conservo nella mia memoria di quattordicenne sensa-zioni di particolare intensità emotiva ma anche artistica, l’affiatamento tra i protagonisti e la loro disponibilità a concedere un numero infinito di bis. Tu chiamale se vuoi...

Fausto e Iaio Nella primavera di quest’anno sono stati intitolati a Fausto Tinelli e Lorenzo ‘Iaio’ Iannucci, diciottenni, vittime del terrorismo, i giardini di Piazza Duran-te, a due passi da via Mancinelli… il nostro luogo della memoria dal 1978.Più di un murale li ricorda. Milano lo fa spesso per le sue troppe vittime. Vernice per provare a sanare una ferita. Profonda, quella che si è aperta il 18 marzo 1978, diventata lacerante in tanti anni di mancata giustizia. Fausto e Iaio erano due ragazzi come tanti e frequentavano il centro sociale Leonca-vallo. Vivevano lì vicino e facevano la vita del quartiere. Quella sera, cammi-navano insieme in via Mancinelli, quando tre persone gli si fecero incontro. Parlarono un poco tra loro, poi otto colpi di rivoltella lasciarono Iaio senza vita sull’asfalto. Fausto, agonizzante, morì sull’ambulanza. Radio Popolare diede la notizia, quasi in diretta. Ai funerali c’erano 100 mila persone.Furono presto sconfessate le tesi che puntavano sul regolamento di conti fra spacciatori o sulla faida interna alla sinistra. L’assassinio di Fausto e Iaio era un fatto, in apparenza incomprensibile, ma in linea con la strategia della tensione di allora. Era di soli due giorni prima il rapimento di Aldo Moro.I due, tra l’altro, stavano lavorando a un libro bianco sullo spaccio di eroina con tanto di nomi e cognomi. E la malavita non gradiva, né tanto meno una certa destra. Tra l’altro, legata a questa vicenda è anche la morte accidentale di un croni-sta de “l’Unità” che indagava sul caso. La morte di Fausto e Iaio venne anche rivendicata da varie sigle neofasciste. Ma secondo gli inquirenti, contro la destra eversiva sussistevano “significativi elementi indiziari”, ma niente di più. Nel 2000 arriva l’archiviazione definitiva. Solo nel 2001 Fausto e Iaio sono stati dichiarati vittime del terrorismo.

In viaggio nella memoria e nel presente dei nostri quartieri, per scoprire insieme quanto ci può ancora stupire e per ricordare quello che ci appartiene.

Biblioteche rionali… bene comune di giovanni Bonoldi

Letture poetiche, incontri con gli autori, gruppi di lettura e condivisione di saperi ed emozioni.

DI POEsIA E ALTRI FENOMENI

Zona 3 vanta una nobile ospitalità poetica: nella biblioteca di via Valvas-sori Peroni 56, ultima nata e più spaziosa tra le 24 rionali, sono arrivati, a leggere e dialogare con il pubblico presente, Vivian Lamarque, Gabriela Fantato, Patrizia Valduga, Franco Loi, Tiziano Rossi, i presidenti delle 2 Case della poesia di Milano (Giu-si Busceti “del Trotter” e Giancarlo Majorino “della Palazzina Liberty” di piazza Marinai d’Italia). Risultato: a contatto diretto coi poeti, alcuni utenti della biblioteca, non lettori di poesia, hanno “confessato” di esser-ne rimasti incuriositi e in qualche modo attirati.Allo spazio mostre sono approdate esposizioni divulgative capaci di at-tirare l’attenzione sui poeti milanesi Carlo Porta (fine Settecento/inizi Ot-tocento) e Antonio Porta (contempo-raneo), sulle “foto e video della poe-sia contemporanea” (la produzione del video artista Giorgio Longo), e sulla preziosa ma non costosa editoria di poesia e arte del Pulcinoelefante di Alberto Casiraghy da Osnago, 8000 titoli in 30 anni, 8 pagine e 33 copie cadauno, di cui 1500 realizzati con Alda Merini.A metà novembre 2012 la biblioteca ospiterà la mostra “ I POETI, CHE CINE-MA! ”, omaggio a registi / videomaker che hanno realizzato filmati / video / docufilm su poeti italiani contemporanei, per lo più “milanesi”, e ai poeti (Milo De Angelis, Vivian Lamarque, Francesco Leonetti, Franco Loi, Giancarlo Majorino, Alda Merini, Giovanni Raboni, Vittorio Sereni, Andrea Zanzotto) che sono stati oggetto di queste opere video.

LEggERE E AMAREGruppi di lettura. Due alla Bibliote-ca di via Melzo (qualità certificata), dal settembre 2011: uno alle 21 di un lunedì al mese, l’altro alle 10.30 di un mercoledì al mese. Nell’arco di 30 giorni, ogni partecipante legge per proprio conto il libro proposto e scelto insieme agli altri, per poi confrontarsi e parlarne nelle circa 2 ore di incontro mensile del grup-po di lettura. Agli incontri sono

presenti a rotazione anche bibliotecari/e col ruolo di animatori e coor-dinatori delle attività. Per chi vuole saperne di più esiste anche un blog: leggereeamare.blogspot.com.Da 3 anni è attivo un gruppo di lettura anche alla biblioteca di via Valvassori Peroni. I componenti si incontrano ogni 2° lunedì nella parte finale del po-meriggio. Persone di differenti esperienze, saperi ed età, accomunate tutte dal piacere della lettura e della condivisione. Tutto gratis, naturalmente.

Non guardare solo la luna, guarda anche quello che cresce sotto i piedi!Non tutti sanno che negli spazi verdi della nostra zona germogliano spontaneamente molte erbe eduli (buone da mangiare). Impariamo a conoscerle, rispettiamole, trapiantiamole, curiamole, ma attenti! Non bisogna consumarle così come le abbiamo raccolte dalle aiuole: l’aria è “pesante” e la prudenza non è mai troppa.

di Wanda gradnik

Parliamo dell’Assenzio volgare (Artemisia vulgaris) e dell’Artemisia annua o Erba strega. Erba dedicata ad Artemide, protettrice delle donne, per l’uso che ne facevano le mammane. L’Assenzio volgare cresce un po’ ovunque negli incolti, ai margini delle strade, fra le macerie, lungo i fossati. Fiorisce in estate e può essere raccolto tranquillamente, ma va impiegato in piccole quantità, per aromatizzare insalate, minestre, uova all’occhio di bue sminuzzandolo come si fa con il prezzemolo. Le foglie sono alterne, lisce, verdi sopra e bianche sotto, stropicciate emanano subito un aroma intenso che ricorda il vermut: infatti questa – come tante altre artemisie – è molto usata nella preparazione di liquori a sfondo amaro, considerati digestivi. C’è un’altra Artemisia molto diffusa qui a Milano – a sinistra nella foto – nelle aree dei cantieri e ai bordi delle strade, io l’ho trovata anche tra le aiuole e i tratti erbosi del viale Molise. Le sue foglie sono molto più piccole e appuntite. L’ho piantata più volte in vaso per riprodurla perché muore dopo aver prodotto migliaia di piccolissimi fiori e semi. Io la uso nei dolci, sia fresca che secca, perché ha un buonissimo profumo e un sapore di cannella. Pare che sia impiegata in Cina come incenso per disinfettare le stanze degli infermi.

ERbE sPONTANEE: L’ARTEMIsIA

I LUOghI E LE sTORIEUN RACCONTO

C entodue anni compiuti nel mese di aprile. Ci accoglie nella sua casa di piazzale

Lavater, garbatamente nella pe-nombra del soggiorno, dove cam-peggia un pianoforte a mezza coda e dove, alle pareti, sono in mostra alcuni capolavori assoluti dell’arte italiana del ‘900. Il professor Dor-fles è uno tra i critici d’arte più riconosciuti, ma è anche artista, docente universitario, uomo di cultura e di interessi profondi.

Che rapporto ha con Milano?Vivo a Milano ormai da 40 anni, dopo Trieste, Genova, dopo aver frequentato l’università a Roma (è laureato in medicina, specialità psi-chiatria), dopo vari viaggi all’estero. Milano, ormai, è più che la mia città, anche se non sono affatto milane-se. Milano rimane l’unica città ita-liana con una posizione culturale internazionale. Anche se apprezzo molto di più Roma, Napoli, Torino, Milano ha quelle qualità culturali che le altre città non hanno.

ritiene che Milano valorizzi il suo patrimonio artistico e architettonico?È indubbiamente una città impor-tante, ma ha una quantità di limiti dovuti quasi sempre al modo in cui è stata amministrata. Non voglio dire male dei diversi sindaci o as-sessori, però, certo molto spesso non viene curata la nuova edili-zia, per esempio. La zona dove ora costruiscono quegli pseudo grattacieli è ferma da oltre cinquant’anni: baste-rebbe questo per dire che Milano non ha saputo sfruttare le sue possibilità. Il Museo d’arte contemporanea non esiste, sono 50 anni che si parla di un museo di Milano. La città ha le cantine pubbliche piene di capolavori che non possono essere esposti. Credo che nes-suna città abbia opere d’arte che pos-sono riempire un paio di musei, senza avere un museo di arte contempora-nea. Poi non parliamo di Brera perché non si finirebbe più. C’è il PAC che va bene per fare mostre temporanee, ma non è un museo. Il così detto Museo del Novecento all’Arengario, per quanto

positivo, è una piccola cosa. Non è un museo d’arte contemporanea, è una piccola mostra, utile senz’altro…

Qual è il suo rapporto con la zo-na dove abita?Questa è una zona simpatica anche dal punto di vista architettonico: ha il Déco e il Liberty, anche se non ha monumen-ti né antichi e né moderni; è una zona dignitosa, comoda perché molto vicina alla stazione e alla metropolitana. Per fortuna siamo riusciti a salvare il piaz-zale, il famoso parcheggio è stato final-mente bloccato. Avevano già deciso di buttar giù tutti gli alberi, sarebbe stata una rovina per questa zona.

le piace la musica?Qualche volta vado alla Scala pe-rò l’opera lirica mi annoia; vado invece a tutti i concerti di musica d’avanguardia. Il progetto MITO è un’iniziativa molto interessante. Potrei dire che la musica è proprio il settore in cui l’offerta milanese è più ricca. Anche il festival or-ganizzato da Luciana Pestalozza (Milano Musica) è una proposta assolutamente di primordine: l’u-nico festival in Italia totalmente dedicato ogni anno a un musicista contemporaneo.

e il teatro?Ho sempre seguito il Piccolo Tea-tro, ma ora ci vado molto meno, anche perché non ritengo che ci siano grandi novità. È finita l’epo-ca di Strehler. A teatro vado poco.

Che cosa pensa di Milano da un punto di vista artistico?Milano è certo la città in Italia che ha il maggior numero di gallerie d’arte. Quindi, è un punto di rife-rimento in campo artistico. Pur-troppo, alcune delle gallerie più famose, non faccio nomi, non ci sono più. Sotto questo aspetto, Milano in passato ha avuto una grande importanza, più di quanta ne abbia oggi. Comunque ancora oggi ci sono ancora moltissime gallerie di primordine. Vedremo se con l’Expo viene fuori qualco-sa di interessante. Comunque, Milano ha antichità eccellenti,

basti pensare alle sue basiliche e ai suoi palazzi. Purtroppo, non ha molte architetture contemporanee a parte il grattacielo Pirelli e il palazzo della Montecatini; dovrebbe avere molte più architetture contemporanee sul tipo del palazzo realizzato in piazza Meda dallo Studio BBPR; in corso Sem-pione c’è una casa importante (Casa Rustici degli architetti Pietro Lingeri e Giuseppe Terragni). Speriamo che ora la nuova zona in costruzione (Ex Vare-sine) dia finalmente a Milano l’aspetto di città più moderna.

Grazie, Professore.

“MILANO è PIù ChE LA MIA

CITTà, ANChE sE NON sONO

AFFATTO MILANEsE. MILANO

RIMANE L’UNICA CITTà ITALIANA

CON UNA POsIzIONE CULTURALE

INTERNAzIONALE.”

la poetessa vivian lamarque, a milano nella sua casa insieme al regista Silvio Soldini, che su di lei ha reallizzato un docu-film (foto mario tedeschi)

il poeta franco loi, a milano nella sua casa” (foto massimo cecconi)

Andare a teatro… a piedi o in biciclettaChi vive in zona 3 ha la fortuna di avere alcuni dei più prestigiosi palcoscenici della città a pochi minuti da casa propria. Ne presentiamo qui alcuni senza pretendere di indicare una

scala di valori e rinviando ai rispettivi siti Internet per la programmazione stagionale.

di maSSimo cecconi

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54 la Città Che vorrei la Città Che vorrei

Cantiere MM4Continua la battaglia per evitare che occupino preziose aree agricole ai bordi della città

di michele Sacerdoti,

Presidente della commissione lavoro, attività produttive e sicurezza

del consiglio di zona 3

Le aree agricole sul lato est di Milano continuano a diminuire. In zona 3 qualche anno fa l’ospedale San Raffaele ha ottenuto una vasta area agricola di proprietà del Comune vicina al Parco

Lambro per costruire un grande parcheggio a raso, togliendola ai terreni coltivati dall’unica cascina ancora in funzione nella zona, la Molino San Gregorio Vecchio. Don Verzè aveva anche intenzione di acquistare la cascina e tutti i terreni agricoli ad est della tangenziale.Tra Pontelambro e la tangenziale est il comune ha deliberato un progetto di edilizia convenzionata per 800 appartamenti che occuperanno 7 ettari del terreno agricolo coltivato dalla Casci-na Zerbone, impedendo alle vacche della cascina di pascolare

e tagliando il collegamento tra la cascina e i restanti 35 ettari.Tra via Corelli e viale Forlanini Impregilo ha tentato di farsi dare dal Comune 8 ettari delle aree agricole più vicine a Piazza Duomo (3,5 km) comprese nel perimetro del Parco Sud e nel progetto di estensione del Parco Forlanini verso il centro.La forte resistenza dell’agricoltore, che ha chiesto il rinnovo per 15 anni del contratto di affitto dei terreni ed il sostegno mio, del comi-tato Grande Parco Forlanini e del DAM ha spinto l’amministrazione comunale a trattare con Valcomp Tre, che ha concesso per tre anni rinnovabili un’area ex-militare lungo Viale Forlanini, dietro il muro con il filo spinato.È un’area di undici ettari che il demanio ha ceduto a Fintecna, di proprietà del Ministero dello Sviluppo Economico, per valorizzar-la. Nel 2009 Fintecna ha costituito al 50% con il gruppo Percassi di Bergamo la società Valcomp Tre a cui l’area è stata venduta per 10 milioni di euro. L’area è coltivata solo nella parte nord, ed il resto, che verrà utilizzato per il cantiere, misura circa 8 ettari.Tuttavia Impregilo insiste per utilizzare ancora 2 ettari di terreno agricolo tra via Cavriana e lo Junior Tennis per installarvi gli alloggi prefabbricati per 100 impiegati e 380 operai e un parcheggio da 300 posti auto. In tal modo ottiene un ampliamento del campo base che

passa da 8 a 10 ettari e la disponibilità immediata dell’area, visto che l’anziano agricoltore vuole cessare l’attività e c’è già l’autoriz-zazione del Parco Sud.Ma l’interesse della città prescinde dal singolo contadino: un’area agricola in cui la terra superficiale è stata rimossa e accatastata per sei anni per sostituirla con una base di ghiaia e asfalto difficilmente può ridiventare produttiva. C’è anche il rischio che il cantiere della MM4 duri più di sei anni.Il campo vicino alla Ferrovia, salvato dal cantiere, sarà poi tagliato da un percorso pedonale che collegherà alle nuove stazioni della MM4 e della ferrovia un nuovo parcheggio di corrispondenza su due piani per 2.000 posti auto, da costruire in via Gatto al posto dell’attuale parcheggio Atm a raso da 230 posti auto. Con poca fatica il percorso può essere modificato facendogli costeggiare il campo e allungandolo da 140 a 230 metri. Tra l’altro il parcheggio è ecces-sivamente vicino alla città, dovrebbe essere costruito al capolinea della MM4 a Linate e non vicino ai ponti della ferrovia. Già dalle prossime settimane, sono stati programmati incontri e riunioni fra le diverse associazioni interessate alla salvaguardia dei terreni agricoli della zona est di Milano per discutere del cantiere della MM4.

Un “percorso verde” sogno o utopia?Concepito fin dall’85, questo progetto di un grande parco continua ad incontrare mille ostacoli.

di giuSePPe caravita

E videntemente, il sogno è rimasto nel cuore, per oltre 12 anni consecutivi, di un buon numero di cittadini milanesi della zona 3 e 4. Il progetto del maggiore parco di Milano (e uno dei più

grandi d’Europa) capace di connettere, in sequenza, Idroscalo, parco esposizioni di Novegro, parco Forlanini, fino al proseguimento della pista ciclabile protetta fino a Corso Plebisciti e forse Piazza tricolore.Un circuito nel verde, in prevalenza agricolo, dove sono immersi tuttora i parchi, nel silenzio e nel vento. E ampio, e diramato fino al parco Lambro.Questo progetto “percorso verde”, è del 2000, dodici anni fa, ini-zialmente concepito dal Greem (il gruppo degli ecologisti dell’Est Milano attivo dal 1985), poi formalizzato in proposta insieme a Italia Nostra e Politecnico-Architettura di Milano, quindi convalidato da concorsi internazionali per la riqualificazione del Forlanini indetti dal Comune e dalla Provincia di Milano. Tutto pronto per partire? Qualcuno lo credeva allora, il grande par-co sembrava alle porte. E invece nulla, sulla carta gli esecutivi e le tabelle di marcia, in pratica nulla. Rinvii, silenzi e, nei retrobottega del decennio Albertini-Moratti, le tante piccole violazioni allo spirito del progetto. Il Forlanini assediato dai parcheggi, dancing, minigolf, campi di bocce, aree privatizzate varie.E poi, nella scorsa primavera, la ciliegina (un po’ avvelenata) sulla torta. La scoperta che la Moratti, in barba al progetto di grande parco da lei stessa approvato, aveva concesso a fine mandato (sulla carta ancora, per fortuna) un lotto di ben 116.000 metri quadri di terreno agricolo per 19 anni a un canone ridicolo, tra il centro Saini e Via Taverna, alla Federazione italiana Golf per la costruzione di un green di addestramento. Terreno da decorticare, passare a prato controllato con diserbanti, pesticidi, sempreverde e infine ben recintato. E piazzato proprio sopra quella “dorsale verde” anima del progetto Forlanini. Tutto all’opposto di quell’idea di natura e di agricoltura fruibile e dei sognatori del grande parco. Di qui il loro ritorno. Con l’avvio di un comitato di cittadini di zona tre e quattro (comitato Grande Forlanini) che iniziava affiancandosi al consiglio di zona 4 per rifiutare l’ipotesi di altri 34mila metri quadri di ampliamento, cruciali per trasformare il progetto del “piccolo” campo scuola in un vero e proprio (e ben più profittevole) campo di golf.Nel maggio scorso il comitato passava all’azione, indicendo un con-vegno sul futuro del Parco. Presente l’Assessore all’Urbanistica Lu-cia De Cesaris che definiva “una complicazione” la presenza del campo golf, promettendo una revisione della convenzione e, forse, persino un uso diverso per quell’area. Questo a maggio. Oggi però il cantiere per il campo da golf sembra, da pochi giorni, partito. Ed è già in corso una raccolta di firme per fermarlo.Ma i nuovi ostacoli sulla strada del grande Forlanini non finiscono qui. Sta per partire il progetto per la quarta linea della metropolitana milanese, che collegherà l’aeroporto di Linate con la nuova stazione di Via Mezzofanti, nodo di interconnessione con la rete ferroviaria. Tutto bene, opera necessaria per l’Expo 2015. E, in prospettiva anche di aumentare l’accessibilità al parco Forlanini. Il problema però sta negli otto ettari di campo base per il cantiere che costruirà la stazio-ne e la linea. Secondo il progetto originale dell’Impregilo (la società incaricata dell’opera) dovrebbe essere collocato tra via Cavriana e la massicciata ferroviaria, dietro la chiesa di viale Argonne. Un’area agricola, pienamente parte del progetto del grande Forlanini, che invece per 6 anni verrà occupato da veicoli e container. Con una dubbia restituzione alla sua originale vocazione verde.Di qui la proposta, avanzata dal comitato Grande Parco Forlanini e da un consigliere di zona 3, di usare in alternativa l’adiacente area (sterrata) della vecchia caserma Gavirate (la “polveriera” lungo via-le Forlanini) oggi di proprietà della Valcomp 3. E in questi giorni è in corso una complessa trattativa su un possibile accordo per un affitto dell’area. E quindi la salvaguardia di una preziosa area agricola, porta d’ingresso del grande parco futuro.

(Segue da Pag.1)

Gruppi di acquisto solidaleIl gruppo compra assieme i prodotti alimentari, da produttori auto-selezionati e se li redistribuisce. Detto così, freddamente, sembra un po’ poco. E infatti c’è molto di più. Innanzitutto nel concetto intrinseco di solidarietà. Il Gas infatti compra prodotti direttamente da piccoli produttori agricoli e alimentari di cui i membri del gas hanno conoscenza diretta. Il gruppo quindi verifica periodicamente non solo la qualità alimentare e ecologica dei prodotti e il rispetto delle norme sul lavoro da parte delle imprese ma, anche, spesso

costruisce con i propri fornitori rapporti umani, di aiuto reciproco, di coinvolgimento culturale. E infine il Gas, in molti casi, diviene una comunità che produce cultura sul territorio, organizza incontri (sull’alimentazione, la salute, l’ambiente, l’energia, i beni pubbli-ci….) e iniziative, fino a farsi protagonista, come è stato per il Gas Lola, della raccolta di firme per la difesa dell’acqua pubblica.Nella Zona 3 il tessuto dei Gas è vitale. Il sito di Intergas (la rete dei Gas Milanesi,www.gasmilano.org) ne elenca otto, ma altri (che preferiscono non pubblicizzarsi) sono attivi.Quattro esempi, tra tutti. Come il Gas Dem, relativamente recente, <che ancora è in fase di crescita _ spiega Vittoria Cova, una dei suoi coordinatori _ e tendiamo ad accogliere nuovi aderenti> (di solito un gas si stabilizza intorno a una quarantina di soci).E così il Gas Lola, anch’esso giovane, <molto orientato anche all’a-spetto culturale del consumo critico e della sostenibilità _ dice Mau-rizio Lauro, il suo fondatore _ e della formazione di una rete di rapporti stabili con aziende agricole e produttori biologici>. E poi i gas storici della zona. Come il Città Studie il Lambrate. Quest’ultimo con ben 12 anni di esperienza (uno dei primi a Milano) e organizzatore anche di convegni sull’economia e la crisi. E il Lambrate, con la sua coordinatrice Ileana Faidutti, impegnato nella costruzione della rete Intergas, la comunità citta-dina del consumo critico che interconnette anche cascine agricole, produttori (per esempio di latticini biologici) e mercati.Ben di più, quindi, dell’acquisto di cibo salutare. Il gas è anche un modo per attivarsi reciprocamente (diventando protagonista re-sponsabile della scelta e gestione di un singolo prodotto per gli altri soci) e per partecipare a una ricerca comune su stili di vita migliori.

Nel dicembre scorso, l’Assessorato allo Sport ha deciso di met-tere a bando gli impianti sportivi di Zona Saini e Crespi. Per il primo l’intenzione è di verificare la possibilità che sia

dato in gestione al CONI e all’Università di Scienze Motorie, mentre per il secondo esiste una Delibera (1543/2011), votata negli ultimi giorni del mandato Moratti, che dà come indicazione l’assegnazione del Centro Sportivo a Enti di Promozione Sportiva togliendolo alla gestione di MilanoSport. All’interno della Commissione Sport del Consiglio di Zona si è aperta così la discussione sui vincoli da apporre al bando. Per aiutare il percorso della Commissione è stato aperto un Gruppo di lavoro sul decentramento. Alla prima seduta ha partecipato anche Jacopo Gandin, collaboratore dell’Assessora Chiara Bisconti. Gandin ha raccontato al gruppo la visione strategica dell’Asses-sorato nei confronti dei Centri Sportivi: togliere a MilanoSport la gestione degli impianti, dele-gandola a gestire le sole piscine; una maggior territorialità nella gestione degli impianti Sporti-vi, che però dovrebbero essere presi in concessione da Enti di Promozione Sportiva. I soldi a disposizione sono pochissimi, per cui l’unica speranza di un miglioramento delle struttu-re può avvenire solo grazie ai privati. Un esempio è stata la concessione per la gestione del Centro Balneare Caimi di Zona 4, che, per permetterne la riaper-tura, è stato preso in gestione dalla Fondazione Pierlombardo. Quale fase preparatoria alla di-scussione del Crespi, il gruppo ha svolto alcune indagini cono-scitive, acquisendo bilanci, at-tuali attività svolte presso il Cre-spi ed intervistando esperti del settore per capire i possibili scenari. L’attuale disavanzo del Crespi, pur importante, non è di fatto proibitivo da colmare, ma a complicare le cose c’è il pessimo stato di conservazione in cui versa l’impianto: avrebbe bisogno di un consistente investimento per ammodernarlo e renderlo più produttivo. Così il sogno di come vorremmo l’impianto sportivo cozza con la realtà delle cose: o c’è un piano di investimento oppure è impensabile che in futuro si abbia un impianto a disposizio-ne della zona. I costi di ristrutturazione e manutenzione di un simile impianto sono tali da allontanare qualsiasi pretendente. Le soluzioni sono in pratica due: lasciare l’impianto ad un eventuale gestore senza porre nessun obbligo se non quello di riqualificarlo,

ma così la Zona avrebbe di fatto perso la funzione che attualmente svolge, oppure che ci sia un intervento pubblico. L’importante è che il Comune faccia fede al programma elettorale e che riconosca il valore sociale dell’intervento di base delle attività sportive all’inter-no delle Zone e che, quindi, finanzi l’accesso allo sport per le fasce più deboli (anziani, adolescenti, portatori di inabilità, reddito ISEE inferiore ad una determinata cifra). Un altro intervento richiesto è quello di riconoscere tariffe super agevolate sui consumi, premiando quei gestori che intervengo-

no sugli impianti con progetti di risparmio energetico. Altro possibile intervento è quello di destinare un pacchetto di quo-te di edificabilità della Zona per aste gestite dal Consiglio i cui proventi vadano alla riqualifi-cazione di strutture pubbliche della Zona. Ci auguriamo che queste risorse si trovino, del resto è pura uto-pia che da un giorno all’altro il Comune e MilanoSport (quale gestore attuale degli impianti) possano togliersi l’enorme disa-vanzo di gestione scaricandolo sulle strutture di base, che, per loro stessa natura, sono società che quasi vivono alla giornata. Federazioni ed enti di promo-zione sportiva sono privi di ri-sorse (notizia recente è il taglio orizzontale del 20% delle ero-gazioni del Coni verso le Fede-razioni), quindi è impensabile di scaricare su loro l’onere, né, pensiamo, sia la soluzione mi-gliore per la Zona. Ribadiamo quanto già detto, l’unica soluzio-ne che vediamo è una cordata di enti di promozione cui fanno capo le società sportive operanti nel Crespi e anche di società non legate ad Enti; intervento del Co-mune nell’aiuto alla gestione;

intervento del Comune nel piano di riqualificazione dell’impianto.Partendo da queste riflessioni la Commissione Sport di Zona 3 ha lanciato un’iniziativa che si configura come il primo esem-pio a Milano di definizione delle politiche di trasferimento al-le Zone delle deleghe relative allo Sport. Il Consiglio di Zona 3 ha infatti approvato una delibera per definire le linee gui-da di un Bando di Concessione per il Centro Sportivo Crespi. È un passo che servirà anche ad altre Zone per definire linee strategiche nella definizione di Bandi di Concessione che veda-no la valorizzazione delle attività sportive svolte dalle Società presenti in Zona.

Il futuro del Centro Sportivo CrespiL’importante impianto sportivo di zona ha bisogno di un consistente investimento di riqualificazione. Ma se un gestore privato da un lato garantirebbe gli interventi necessari, dall’altro potrebbe mettere a rischio l’accesso allo sport per le fasce più deboli.

di Paolo morandi

(Segue da Pag.1)

Il Grande Forlanini: un parco possibileattraverso il parcoSembra impossibile, ma questo parco esiste già anche se pochi lo sanno, tra i cittadini e forse anche tra chi amministra la città.Entrate in via Cavriana (2), a destra dopo il ponte dell’Ortica o da viale Corsica, dopo i tre ponti, attraverso via Gatto (3). Fatelo in bicicletta o a piedi e scoprite il Parco Agricolo sud Milano nel punto più vicino al centro della città, appena tre chilometri da Piazza Duomo. Dietro alle case si apre un brano di campagna, strade strette tra i campi, cascine diroccate, bordi di rovi, fossi, aree abbandonate e spazi recintati. Oltre la massicciata ferroviaria si vede la chiesa di Viale Argonne, verso Est il viadotto dell’autostrada. I campi ancora curati sono gestiti dalle Aziende Colombo e Martini, che da secoli sono custodi dell’integrità agricola di questo piccolo miracolo a Milano e che fornivano il fieno ai cavalli della facoltà di Agraria. Nei campi del tennis Junior (4), tra i filari di tigli, si allenano da generazioni i tennisti milanesi. Nel prato della società Scarioni (5), vicino a un piccolo bosco pubblico abbandonato si allenano i piccoli calciatori. Oltre un cancello di fianco ai vecchi gasometri una centrale di teleriscaldamento dell’AEM (6) ci ricorda che energia pulita, tecnologia e parchi possono essere alleati.Spostatevi lungo la ciclabile rossa di via Corelli (7), perché non è oggi possibile camminare lungo i sentieri ai margini dei campi e seguiamo le frecce per il nuovo canile municipale. Seguirete il perimetro di un carcere costruito in fretta tanti anni fa (centro di detenzione temporanea (8) per trovarvi quasi sotto i ponti della tangenziale. Visti da vicino i piloni lasciano intravvedere il corso del Lambro (9). Proseguite verso il parcheggio del canile (10) e guardate verso il centro della città e scoprirete uno spazio aperto straordinario, inaccessibile. Un piccolo dislivello tra i campi fa capire che siamo nella valle del Lambro. Il canile ha tolto spazio all’agricoltura, ma dove c’era un mulino abbandonato da tre anni accoglie i cani e gatti trovatelli e centinaia di appassionati e volontari. Per proseguire occorre tornare indietro perché il CDT impedisce di passare direttamente per raggiungere il vecchio mulino e la risiera, dove esiste ancora la roggia molinaria (11) e dove

lavora Duilio Forte lo scultore che costruisce paesaggi di legno di tutte le dimensioni. Il Lambro ci separa dal Parco Forlanini che conosciamo già e che non abbiamo ancora raggiunto. Ma non c’è un ponte e tra noi e il parco vi sono prati alberi e il fiume.Alle nostre spalle la tangenziale, sotto alla quale dobbiamo passare di nuovo per tornare in Via Corelli. E qui, sotto alla tangenziale possiamo provare a immaginare come utilizzare lo spazio tra le colonne che divide il parco: un parco attrezzato per lo skate e le bmx, uno spazio, uno specchio d’acqua come quello costruito di fianco al Lambro a poca distanza da qui, in via Rubattino (12), o potremmo vedere una sposa che vola come nel “tempo dei gitani”, girato nel 1988 sotto questi ponti da Kusturica e ultima palma d’oro (milanese) a Cannes. Oltre il Lambro, che passiamo ancora seguendo la pista ciclabile di via Corelli sulla destra entriamo in via Taverna (13). Lungo la strada un vallo, un muro di terra, lungo un centi-naio di metri delimita un immenso quadrato chiuso da filari di pioppi. È il cantiere di un golf (14) incredibilmente concesso dalla giunta Moratti su aree di proprietà del comune di Milano: 12 ettari a poco più di 18.000 euro all’anno di affitto per costruire un piccolo golf con campo prova, 6 buche che per 20 anni sottrarranno all’agricoltura o al libero uso dei cittadini ciò che un concorso internazionale di progettazione, pochi anni fa, aveva indicato come l’ingrandimento, il raddoppio dell’attuale parco urbano Forlanini (15), quello che tutti conoscono e dove si va spesso in macchina, quasi fosse un luogo lontano. Che è qui a pochi metri: con la collinetta, i filari, le aree pavimentate con le lastre di granito teresiano. È il vero parco urbano costruito ormai oltre 40 anni fa, primo lotto di una grande opera dal già dai Piani regolatori dei primi anni’50 e mai completata. Nel parco, ai margini di via Corelli, il grande centro sportivo Saini (16). Oltre le recinzioni si gioca a baseball, a calcio, si nuota, tra poco sarà trasformata la vecchia pista di pattinaggio in uno spazio per mani-festazioni pubbliche.E se vogliamo proseguire verso l’idroscalo? Oggi non è possibile perché non esistono percorsi protetti e perché in pieno Parco Sud, vicino a una cascina di proprietà del Pio Albergo Trivulzio, su aree dell’Ente è stato costruito un immenso parcheggio (17) a basso costo per i viaggiatori di Linate, un vero scempio in aree ancor oggi destinate dalla pianificazione all’agricoltura.Il Parco dell’Idroscalo non è lontano, l’aeroporto è oltre la strada, una barriera non superabile se non a Novegro, dopo avere fiancheggiato il centro fieristico (18).

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76 la Città Delle Donne

Il clima di insicurezza generato dalla crisi economica non risparmia il terzo settore; questa è la realtà foto-grafata dall’indagine Astraricerche sul rapporto degli italiani col volontariato. Ecco i risultati, che emergono dal confronto tra le risposte fornite da un campione di 1.000 persone (dai 18 ai 69 anni) e quelle di un’a-naloga indagine del 2009: il 10% di volontari in meno; il 9% di donatori in meno; il 30% degli intervistati ritiene eccessivo il numero degli enti questuanti; il 20% teme che le offerte non vadano a buon fine; il 15% non si interessa al volontariato perché non ha fiducia nel futuro; il 10% approva l’egoismo come forma di sopravvivenza. Dati pesanti, che ci devono far riflettere sull’impatto che la crisi ha anche nel terzo settore e su come affrontarla. D’altra parte non bisogna dimenticare che, secondo la stessa indagine, sono 9,3 milioni gli italiani che fanno volontariato (il 23% della popolazione adulta), 9,7 milioni quelli che fanno offerte, 17,7 milioni (+ 6%) quelli che destinano il 5 per mille a enti non profit. E il 14% degli intervistati dichiara di voler cominciare un’attività di volontariato nel corso del prossimo anno.

non Profit

Il volontariato in tempo di crisi

Il calcio per tuttiSport inclusivo per imparare a rispettarsi

Lo sport collettivo, tout court, è sicuramente l’ambito in cui si possono più facilmente trovare occasioni di integrazione: primo fra tutti il calcio è quello che si è dimostrato negli anni il terreno ideale essendo il più trasversale e il meno dispendioso. Se, finora, le diverse esperienze fatte e le manifestazioni svolte con il coinvolgimento di istituzioni (CdZ 14, 4, 3, 9, 1) e associazioni del mondo dell’handicap e dello sport, sono state tutte positive, anzi en-tusiasmanti, ma slegate fra loro, da quest’anno, le associazioni pro-motrici, la As.P.E.S.a sd di Lambrate e il Circolo Culturale Giovanile di Porta Romana onlus, puntano a renderle permanenti attraverso la costruzione di un circuito stabile che riunisca tutte le esperienze di calcio vissuto come puro divertimento, ma con spirito agonistico e con la capacità di accogliere le diversità e integrarle nel rettangolo di gioco attraverso la formula già ampiamente sperimentata del 5+3. Un impegno consistente, ma proficuo sia per i giovani con handi-cap che per gli altri, che hanno potuto trovare un ambiente ludico-sportivo-agonistico, capace di offrire opportunità di esprimersi secondo le proprie possibilità, in un ambiente positivo e ricco di scambi interpersonali. L’idea di base non è quella del “normo-dotato” che accoglie l’handicappato, ma quella di un rapporto in cui entrambi sono disposti a incontrarsi ricavandone un arric-chimento reciproco. E “non si fa finta di giocare. Si gioca davvero!” e, per questo, ci si diverte: scegliendo condizioni e regole specifiche (numero di giocatori e superficie di gioco ridotti), ma non facilitazioni per “i più deboli”… e che vinca il migliore. (P.S.)

Aiutiamoli a vederci chiaroOltre 100 sussidi ottici, elettronici e informatici, per migliorare la vista a qualsiasi etàDal 1970 è presente in zona 3 l’Associazione Subvedenti Onlus (A.N.S. ) che si occupa di subvedenti o ipovedenti con una particolare at-tenzione all’area educativa e tecnologica. A differenza dei ciechi, le persone ipovedenti hanno un residuo visivo, seppur minimo, e hanno bisogno di interventi personalizzati a seconda della patologia, dell’acuità visiva (centrale o periferica) e di tutta una serie di variabili che rendono ogni ipovedente diverso dall’altro. Per questo l’A.N.S. offre ai ragazzi affetti da queste patologie, un servizio di accompa-gnamento scolastico e servizi specificamente mirati alle scuole in cui questi allievi sono inseriti. Tra questi ci è parso utile presentare i più significativi.

l’ausilioteca “tommaso” è un servizio localizzato presso la Biblioteca comunale di via Valvassori Peroni 56, che offre, su appunta-mento, un percorso di circa un’ora, che con il supporto di esperti serve per imparare a conoscere gli oltre 100 strumenti ottici, elettronici ed informatici utili a superare le difficoltà visive e i problemi di dislessia.

robobraille è così chiamato il servizio gratuito, veloce e accurato, che attraverso internet o la posta elettronica, è in grado di convertire in audio mp3 documenti elettronici in svariati formati (dai PDF e alle immagini GIF e JPG) offrendo un insostituibile e immediato supporto dalla didattica per insegnanti e studenti; per poterne usufruire basta una normale connessione a Internet. Per il progetto Robobraille l’A.N.S. è partner europeo e funge da contatto per gli operatori scolastici del nostro territorio: è possibile rivolgersi alla sua sede di Milano: L.go Volontari del Sangue, e-mail: [email protected], internet: www.subvedenti.it

Una casa solidale Accoglienza per i piccoli pazienti del Besta e dell’INT

CasAmica, presente in zona dal 1986, ha una storia bellissima, è cresciuta attraverso un coinvolgimento sempre maggiore dei vo-lontari che si dedicano a offrire ospitalità ai pazienti dell’Istituto dei Tumori e del Besta e ai loro familiari provenienti da tutta Italia. La prima casa fu aperta in via Saldini, la seconda nella poco distante via Fucini e, ora, le due ultime presso la famosa Chiesa Rossa in fondo a viale Argonne, dove anche grazie a un contributo di 180.000 euro della Fondazione Cariplo, le due enormi navate laterali della “chiesona” sono state chiuse per far posto alle quattro stanze della Casa per i bambini, creata per offrire anche ai più piccoli un luogo dove condurre, nel delicato momento della malattia, una vita nor-male, per quanto possibile.Nel corso del 2011 la struttura ha ospitato 3.128 persone, il 61 % delle quali provenienti dal Sud e dalle Isole. A febbraio 2012, l›associazione è stata, tra l’altro, insignita del Premio “Campio-ne di solidarietà 2012” consegnato dal Sindaco Pisapia, nelle mani della signora Vedani, la più antica volontaria di Casamica. A giugno 2012 una folla festante ha partecipato, alla presenza del vescovo Scola, alla cerimonia d’inaugurazione del secondo piano della Casa: ad oggi in Via Achilleo sono disponibili, 12 camere con servizi cui si aggiungono una lavanderia e una cucina attrezzata. C’è solo da augurarsi che il progetto”Città della salute” non vanifichi tutto il lavoro fatto per dar vita a questa realtà solidale.Cosa sarà di queste case amiche nell’eventualità di uno spostamento di Istituto dei Tumori e Besta? Basterà una navetta per colmare la distanza tra i malati e i cittadini solidali?(a.n.)

Dal bullo al bulloneImparare un mestiere per superare l’emarginazione

Cidiesse è una cooperativa sociale impegnata da 23 anni nell’inse-rimento lavorativo di giovani con difficoltà sociali e personali. Il progetto “Dal bullo al bullone” è la nuova sfida che i suoi soci hanno voluto lanciare: partendo dal successo ottenuto nel reinserimento di ex tossicodipendenti hanno deciso di sperimentare un progetto destinato ai minori.“Sicuramente è più faticoso” ha confessato uno dei responsabili “perché questi ragazzi non hanno regole, hanno tutti lasciato la scuola, e nessuno li tiene più”: proprio quando sembrerebbe ine-vitabile gettare la spugna, ecco che l’impegno di Cidiesse diventa decisivo per superare l’emarginazione attraverso l’inserimento la-vorativo nella progettazione e costruzione di quadri elettrici, che ad oggi vede impegnati 5 ragazzi, affiancati da operai e dagli psicologi ed educatori inseriti in azienda.Una vera opportunità per chi vorrà provarci: nel laboratorio si lavora duramente, ma le regole valgono per tutti; i ragazzi sono assunti con regolare contratto e seguiti fino all’inseriemento in altre aziende. Sebbene l’azienda non ricavi direttamente vantaggi da questa scelta e nonostante la crisi che, nel biennio 2009-2010, ha comportato la cassa integrazione, il suo fatturato è cresciuto nell’ultimo anno grazie a nuove scelte produttive e commerciali. Il portafoglio clienti della cooperativa è quanto mai vario: dalla multinazionale KSB, al Comune di Milano che, dopo l’elezione di Pisapia gli ha commissionato alla Cidiesse materiale per la ristrutturazione del campo nomadi di via Idro. La qualità dei prodotti è certificata UNI EN ISO… insomma, siamo di fronte a un modello di efficienza produttiva e… sociale.(antonella nathanShon)

Scuola e integrazioneBorse di studio per giovani talenti Ormai da 5 anni lavora in zona 3 l’associazione intitolata alla memoria di Fiorella Ghilardotti, dirigente sindacale, già Presi-dente della Regione e parlamentare europea, scomparsa nel 2005. Nell’intento di continuarne l’impegno sociale, in una prospettiva di multiculturalità, l’associazione si dedica a sostenere nel percorso d’istruzione superiore giovani, ragazze e ragazzi, che siano “ca-paci e meritevoli, anche se privi di mezzi” come recita la nostra Costituzione. Questi vengono contattati nelle scuole medie di zona a fine corso, a ognuno viene assegnato un tutor per gestire i rapporti scuola-famiglia, seguire l’andamento scolastico e risolvere eventuali pro-blemi. Nei primi 3 anni del percorso scolastico ricevono anche una piccola borsa di studio per l’acquisto di libri di testo e le spese riguardanti la scuola. Così facendo l’Associazione Ghilardotti è riuscita a favorire l’inte-grazione di molte giovani immigrate nella nostra società accom-pagnandole nel loro difficile percorso. Per capire a pieno la portata di questi interventi, basta pensare alle difficoltà che si incontrano con i nostri adolescenti e moltiplicarle per cento o per mille: contestazione, ribellione, rifiuto, difficoltà a rapportarsi con il reale; occorre comprendere la frustrazione di chi, giunto a metà di un percorso scolastico magari promettente, si ritrova improvvisamente in un altro Paese di cui non conosce la lingua, la cultura, l’organizzazione sociale, e si sente emarginato dovendo dipendere dalle elargizioni altrui. Poi, c’è anche chi è privo di strumenti culturali e, quindi, incapace di immaginare per sé alternative positive d’appartenenza; le con-seguenze sono l’emarginazione e la perdita d’identità senza via d’uscita. Se si viene considerati estranei e stranieri e non titolari di diritti uguali, con capacità diverse, ma uguali possibilità, ci si autoesclude facilmente. È forse questa la stupidità umana più grande: l’impossibilità di immaginare un futuro in cui esista un ruolo anche per chi viene ora rifiutato. Allora che cosa è meglio: favorire l’integrazione oggi o la ribellione domani?(aSSociazione fiorella ghilardotti)

Dove batte il cuore delle donne?Un libro per riflettere sui desideri delle donne rispetto alla politica e nelle istituzioni.

Prima più conservatrici degli uomini, poi più progressiste e infine molto berlusconiane. Così è cambiato il voto al femminile in questo scorcio di secolo. Ma dove batte, in realtà, il cuore delle donne? Il libro, scritto a 4 mani da Assunta Sarlo e Francesca Zajczyk, vuole cercare di capire perché le donne sono restie a impegnarsi in politica in prima persona. Dalle conservatrici e parrocchiane che votavano in massa per la Democrazia Cristiana alle supporter di Silvio Berlusconi; in mezzo sta la profonda trasformazione operata dal femminismo nella nostra società che ha aperto la strada al cambiamento delle nuove generazioni.In queste pagine il doppio sguardo, della giornalista e della sociologa, indaga e interpreta, con dati alla mano, il rapporto controverso delle italiane con la politica da quando, tra le ultime nel mondo occidentale, hanno votato per la prima volta nel ‘46 alle ultime elezioni amministrative. Una fotografia che non lascia dubbi al fatto che «laddove le donne trovano produttivo per le proprie capacità impegnarsi nello spazio pubblico, laddove la politica raccoglie ed emenda il difetto del monopolio maschile e sembra intenzionata a intercettare i bisogni reali della comunità, le donne non fanno mancare la propria presenza e il proprio investimento».

Nel 2009 il 71,5% dei ginecologi italiani è risultato obiettore con punte che superano 85% in alcune regioni del meridione tanto da esserne privi in alcuni ospedali. Stessa situazione per gli anestesisti con una percentuale

di obiettori pari al 51,7%. Trend in crescita anche per il personale paramedico coinvolto nell’Interruzione Volontaria di Gravidanza. Dati preoccupanti che si confermano anche a livello regionale. In Lombardia, sono obiettori il 64% dei ginecologi-ostetrici, il 42% degli anestesisti e il 43% del personale sanitario.Insomma, la sanità italiana è fatta essenzialmente da obiettori e le conseguenze sono tangibili: le liste di attesa si allungano con ripercussioni per la donna in termini di stress psico-fisico, difficoltà ed esiti dell’intervento per non parlare poi delle povere disgraziate, specialmente in alcune regioni al sud, obbligate a migrare da un ospedale all’altro per trovare una struttura con un medico disponibile ad eseguire l’intervento, perché, piaccia o meno, è ancora un loro diritto per legge. i medici non-obiettoriSono rimasti in pochi. Le nuove leve, ovviamente, preferiscono fare interventi di alta specialistica piuttosto che abbruttirsi in una manovalanza professional-mente non gratificante e l’obiezione di coscienza è un criterio determinante per fare carriera. L’obiezione viene di frequente, in modo più o meno ufficiale, richiesta per l’assunzione dalla direzione sanitaria e quindi dagli stessi primari. Va ricordato a questo proposito che, giusto in Lombardia, regno incontrastato di Formigoni e quindi con marchio Cl, la maggior parte dei primari, guarda caso, sono obiettori. Gli operatori nei Consultori familiari... I consultori familiari nati per legge nel ’75 sono state strutture innovative per la prevenzione, la tutela della salute della donna. Un passaggio storico voluto fortemente dalle donne, ma anche un modello sanitario realmente innovativo che lavorando sulla prevenzione ha ridotto le interruzioni di gravidanza del 50% negli anni con la conoscenza e consapevolezza contraccettiva.È del 1978 la legge sulla IVG. Stiamo parlando di donne che morivano per aborti clandestini fatti nella migliore delle ipotesi su tavoli di cucina o, per le più for-tunate e ricche, all’estero (fenomeno paragonabile per certi versi alle attuali migrazioni di coppie sterili per usufruire della fecondazione eterologa vietata per legge in Italia e dai forti poteri della Chiesa e da chi per essa.)

Attualmente i consultori non godono di buona salute: decimati, accorpati, sostitu-iti con leggi regionali ad hoc da consultori di matrice cattolica. Nelle Asl di Roma tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012, a causa di pensionamenti e trasferimenti, gli operatori dei consultori familiari pubblici sono diminuiti di circa 50 unità. … e negli ospedali pubbliciA questo scenario si aggiunge il problema degli ospedali pubblici gestiti in par-te da ordini religiosi, dove le interruzioni di gravidanza non vengono proprio eseguite, proibiti l’inserimento di contraccettivi come la spirale intrauterina ritenuta “abortiva”, negata la contraccezione d’urgenza. Stiamo parlando di ospedali accreditati, che noi contribuenti paghiamo e spesso, come in Lombar-dia, fiori all’occhiello della sanità. le mozioni presentateSono state presentate alla camera quattro mozioni sul diritto alla obiezione di coscienza in campo medico, paramedico e con estensione ai farmacisti.Mozione bipartisan sottoscritta, tra gli altri, da Polledri (Lega), Roccella, Di Vir-gilio e Mantovano (Pdl), Volontè, Buttiglionie e Binetti (Udc), e dal leader dei cattolici PD Beppe Fioroni.Mozione a parte del Pd e Idv, che pur riconoscendo il diritto da parte di medici e paramedici all’obiezione di coscienza, chiedono sia garantito allo stesso tempo anche il diritto delle donne a interrompere la gravidanza.Insomma una regia sapiente e geniale. Aggirando la legge sull’interruzione di gravidanza non facile, almeno per ora, da abrogare, decimati i consultori pubblici, creata una dinastia di primari per lo più obiettori, viene allargata e legittimata l’obiezione di coscienza medica isolandola da un contesto globale di tutela dei diritti della collettività anche in termini di salute e cura. Il punto non è negare il diritto alla obiezione di coscienza in campo medico ma auspicare che, a dispetto di qualsiasi ideologia, venga avviata una discussione costruttiva per promuovere una legge che la regolamenti, allo scopo di miglio-rarne l’esercizio. In realtà, non sta succedendo nulla di tutto ciò e, anzi, siamo spettatori di una iniziativa politica che ipocritamente strumentalizza il diritto alla obiezione al fine di negare lo stesso diritto alla interruzione di gravidanza.E intanto le donne? Beh, pazienza, si arrangeranno, non è affare dei nostri politici...

Popolazione omosessuale e realtà italiana Il cammino verso la parità di genere è cominciato, ma la strada da percorrere è ancora lunga.

di eleonora dall’ovo

Un’indagine Istat, redatta su in-carico del Dipartimento Pari Opportunità, ci restituisce un

quadro a luci e ombre del rapporto tra società italiana e omosessualità. Il 61,3% dei cittadini tra i 18 e i 74 anni ritiene che in Italia gli omosessuali si-ano molto o abbastanza discriminati; l’80,3% afferma che lo sono le persone transessuali, ma che, d’altra parte, se gli omosessuali rivestissero ruoli social-mente più rilevanti, questo potrebbe creare problemi a molti: infatti per il 41,4% non è accettabile che un inse-gnante elementare sia omosessuale, per il 28,1% che lo sia un medico, per il 24,8% un politico, anche se oltre il 70% degli intervistati dichiara di non essere d’accordo con affermazioni del tipo l’o-mosessualità è “una malattia”, “immo-rale”, “una minaccia per la famiglia”.Si riconosce il diritto ad amare una persona dello stesso sesso (65,8%) e a una relazione affettiva e sessuale (59 %), ma si considerao che la discrezione nei comportamenti indispensabile per l’accettazione sociale (55,9%). 62,8% concorda nel garantire per leg-ge a una coppia di omosessuali convi-venti gli stessi diritti di quelle sposate ma solo il 43,9% ritiene giusto che una coppia omosessuale si sposi e possa adottare dei figli (20%). Sono soprat-tutto le donne a condannare i compor-tamenti discriminatori, ad accettare le relazioni affettive di tipo omosessua-le (circa 62% in ambedue i casi, contro rispettivamente il 55,2% e il 56,4% dei rispondenti uomini) e a rivendicare il riconoscimento di pari diritti per legge (66% contro il 59,4% degli uomini e lo scarto raggiunge i 7 punti quando si parla di matrimonio).

UNIvERsO qUEER POLITICA E sOCIETà

È in corso una battaglia politica che, strumentalizzando questo diritto, mira essenzialmente a isolare le donne negando loro il diritto alla interruzione di gravidanza sancito da una legge voluta dalle donne, conquistata con fatica e ora resa quasi totalmente inefficiente.

Obiezione di coscienza in ambito medico. Ma è vera obiezione?di marzia frateSchi

vENITECI A TROvARE sU www.z3XMI.IT E sU FACEbOOk LA CITTà DELLE DONNE DI z3XMI.IT

PER SAPERNE DI PIÙ… [email protected] non profit è un universo ricco e sorprendente. Su www.z3xmi.it potrete leggere anche…

Rugby, passione e libertà Nonni felici Salvadanaio Salute Baseball? Sì, ma per ciechi Soleterre. Strategie di pace

… e molto altro ancora. E se siete una onlus o un’associazione che opera in zona e volete farvi conoscere, contattateci a questa mail: [email protected]

DIRITTIUna rubrica dedicata al diritto di famiglia e al diritto del lavoro in un’ottica che privilegia i principi della tutela della donna e delle pari opportunità. Su z3xmi.it, le Avv. Francesca Agnisetta e Barbara Fezzi affron-tando tematiche legali forniscono un reale e concreto servizio di informazione e orientamento alle lettrici.

Ecco alcuni esempi: Assegno di mantenimento e convivenza con un nuo-vo compagno Rapporti sessuali coercitivi nella coppia: reato? Conciliazione tra i tempi del lavoro e quelli della famiglia Tutela della maternità sul posto di lavoro

Page 5: EDITORIALE LA CITTà ChE vORREI Il Grande Forlanini ... · metropolitana 4 e del passante ferroviario (1). Un parco di Milano e di tutti i cittadini della metropoli. Un’isola di

8 ConSiGlio Di zona

I Comitati x Milano intendono anzitutto co-stituire un ambito in cui incontrarsi e con-frontarsi, interagire con le realtà territoriali, i Consigli di Zona, i partiti, le associazioni e le istituzioni, superando appartenenze po-litiche e distinzioni, mettendo a disposizio-ne conoscenze, professionalità e capacità individuali. Hanno un obiettivo primario: favorire la partecipazione dei cittadini ai processi di trasformazione della città, im-posti dai problemi derivanti dal traffico, dal trasporto pubblico, dalla viabilità, dallo svi-luppo urbanistico e dalla cura del territorio; nella convinzione che quanto maggiore sarà la partecipazione attiva dei cittadini, tanto maggiore sarà il recupero di un’accettabile qualità della vita in città.

COMITATI: DOMANDE E RIsPOsTE

Come operano? Suddivisi nelle nove Cir-coscrizioni di zona e nei diversi quartieri nelle zone più grandi, seguendo le attività dei Consi-gli di Zona e delle loro Commissioni, i Comitati x Milano agiscono attraverso gruppi di lavoro che seguono le problematiche relative alla scuola e all’educazione, al lavoro, all’uso del territo-rio (parcheggi, piste ciclabili, verde pubblico), all’ambiente (traffico, riduzione delle emissioni, recupero energetico), al consumo critico.

Chi partecipa? Chiunque voglia mettersi liberamente a disposizione nel rispetto delle linee di azione tracciate dalla Carta Costitutiva (scaricabile dal sito www.comitatixmilano.it).

Come sono organizzati? Ogni comitato di zona o di quartiere si riunisce periodicamen-te, ogni settimana o 15 giorni, per discutere le attività riguardanti le iniziative in corso o da promuovere, gli incontri con altre associazioni, la partecipazione a eventi; la gestione organiz-zativa, ossia la convocazione delle riunioni e degli argomenti da discutere, è affidata a due o più coordinatori, che a loro volta si incontra-no con cadenza mensile per un coordinamento generale a livello cittadino e per la program-mazione di un incontro annuale aperto a tutti.

Come si finanziano? In proprio, senza ri-cevere alcun supporto economico esterno, ciascuno partecipa con un piccolo contributo ogniqualvolta si debbano pagare le sedi per le

riunioni, la stampa di volantini o altro materia-le da distribuire.

sPORTELLO PER IL PRECARIATO

un servizio gratuito offerto ai cittadini. In Zona 3, quattro avvocati volontari specializzati in diritto del lavoro si alternano per fornire consulenza:• sul lavoro precario o flessibile, ad esempio lavoro in

nero, contratti a termine, contratti di collaborazione (co.co.co.), contratti a progetto (co.co.pro.), partite IVA, lavoro tramite agenzia;

• su ogni altra problematica in materia di lavoro, anche non flessibile, ad esempio licenziamenti, de-mansio-namenti, infortuni sul lavoro, mancate promozioni, atti discriminatori, mobbing.

Lo sportello è aperto il giovedì dalle ore 19.30 alle ore 21.00, presso la sede del Consiglio di Zona 3, piano rial-zato a destra dell’ingresso. Per informazioni e appunta-menti: Settore Zona 3, Sig. Sallustro (tel. 02.884.58307, da lunedì a venerdì ore 10.00/12.00 - 14.00/16.00)

DUE MERCATI AgRICOLI IN zONA 3

il Cdz 3 ha concesso il patrocinio gratuito all’i-niziativa dall’associazione Donne in Campo lombardia, aderente alla Confederazione ita-liana agricoltori che, da aprile 2012, organizza un mercato agricolo in via Spallanzani il primo giovedì del mese dalle 8.30 alle 18.30 e uno in piazza Durante il secondo sabato del mese dalle 8.30 alle 14. A Milano non erano ancora stati istituiti i mercati agricoli riservati alla vendita diretta da parte degli imprenditori agricoli previsti dal Decreto del Ministero delle Politiche Forestali del 20 novembre 2007 (Decreto De Castro). Nel febbraio 2012, il Consiglio di Zona 3 ha quindi considerato che, in base alle finalità di Expo 2015 e all’obiettivo di sviluppo dell’agricoltura in-torno a Milano, in particolare nel Parco Sud, fosse oppor-

tuno promuovere anche in Zona 3 lo sviluppo di mercati in cui gli imprenditori agricoli nell’esercizio dell’attività di vendita diretta potessero soddisfare le esigenze dei consumatori, in ordine all’acquisto di prodotti agricoli con un diretto legame con il territorio di produzione, situato a una distanza limitata da Milano (filiera corta). L’Assessorato alle attività produttive si è reso dispo-nibile a concedere una deroga alla normativa vigente sulla frequenza dei mercati, in attesa che il Consiglio Comunale istituisse i mercati agricoli definendo il loro disciplinare. Da qui, la nascita di questi due nuovi mer-cati agricoli nella nostra zona.

LE CANTINE DEL MERCATO COMUNALE DI vIA ROMbON A DIsPOsIzIONE DEI gAs DI zONA

la Commissione lavoro e attività produttive ha preso in esame alcune proposte riguardanti i Mercati Comunali coperti di via rombon e di largo fusina. La commissione Lavoro e Attività produttive ha esaminato nella riunione del 13/12/2011 la comunicazione pervenuta dal Settore Commercio, Ser-vizio Mercati Comunali Coperti che contiene l’elenco dei posteggi liberi e delle merceologie definite negli incontri con i fiduciari dei mercati e le Associazioni di categoria, in funzione della predisposizione di un bando pubblico per l’assegnazione di questi posteggi.La commissione ha ascoltato una relazione del fiducia-rio del mercato di via Rombon sulle scelte merceologi-che proposte e le ha confermate e ha anche confermato la scelta proposta per il mercato di via Fusina.La commissione si è raccomandata che venga rispettato l’art. 21 del Regolamento per i mercati comunali coperti che impone che i prezzi delle derrate e altri generi siano inferiori almeno del 5% di quelli praticati nei negozi per generi di uguale tipo e qualità e che vengano riprese le of-ferte speciali fatte in passato in quattro periodi dell’anno.Per quanto riguarda le cantine del mercato di via Rom-bon, dato che spesso non vengono richieste dagli as-segnatari dei posteggi, la commissione richiede che le cantine non assegnate al termine del bando vengano assegnate con il solo pagamento delle spese di gestione del mercato a Gruppi di Acquisto Solidale e Associazioni di Volontariato Sociale che le utilizzino per lo stoccaggio e distribuzione delle loro merci.Attualmente due cantine del mercato di via Rombon so-no state assegnate ad ambulanti esterni e il fiduciario del mercato di via Rombon presume che, in base alle merceologie proposte, quattro cantine rimarranno non assegnate. Le cantine hanno una rampa di accesso e quin-di consentono un agevole carico e lo scarico delle merci, sono inoltre separabili dai posteggi al piano superiore e quindi utilizzabili anche negli orari di chiusura del mer-cato consentendo il ritiro delle merci negli orari serali.L’utilizzo del mercato di via Rombon anche in ore serali consente inoltre di ridurre la prostituzione esercitata nel parcheggio intorno.Sono pervenute sia a livello centrale che di zona richie-

ste di Gruppi di Acquisto Solidale per strutture gratuite di stoccaggio e il programma del Sindaco contiene un impegno in tal senso. La commissione auspica pertanto che il settore Commercio accolga la richiesta, che po-trebbe pervenire anche da altri consigli di zona.Si propone anche di istituire un servizio di consegna degli acquisti a domicilio per gli anziani.

UNA DELIbERA sULLE sALE gIOCO

il 18 febbraio 2012, su proposta della Com-missione lavoro e attività produttive, il Cdz 3 ha approvato una delibera sulle sale gioco.A seguito del proliferare di richieste di apertura di Sale Gioco da parte dei privati, il Settore Commercio-Ufficio Sale Giochi ha inoltrato una richiesta al Consiglio di Zo-na 3 e al Comando zonale di Polizia Locale. Le richieste di apertura non risultano mai corredate di specifiche e puntuali informazioni che spieghino la tipo-logia di giochi trattati all’interno dei locali, la quantità, l’u-tenza potenziale coinvolta e l’impatto qualitativo e quanti-tativo sullo stabile interessato e sul quartiere circostante. Ci sono poi altre considerazioni relative al proliferare di “circoli privati” ed esercizi pubblici (bar, caffè, etc) che hanno installato slot machines, eludendo così la normale procedura amministrativa prevista per l’autorizzazione all’avvio della tipologia di queste attività. La situazione socio-economica di molti quartieri ha con-vinto il Consiglio di Zona a non inserire tali attività: esse sarebbero ben presto diventate calamita e riferimento per una serie di situazioni negative, che è molto difficile con-trastare efficacemente e radicalmente a causa della gravità e concentrazione soprattutto in realtà difficili e complesse.Così si è giunti alla valutazione negativa da parte del CdZ 3 sulla possibilità di apertura di sale giochi e all’invito alla Giunta e al Consiglio Comunale a rendersi parte attiva nei confronti della Questura di Milano, affinché nella procedura finalizzata al rilascio delle licenze, valu-ti anche congiuntamente al Comune di Milano, il cosid-detto impatto ambientale che simili esercizi potrebbero avere sul tessuto urbano, sotto il profilo sociale e della sicurezza urbana. Il CdZ3 ha anche chiesto alla Polizia di Stato e Locale di verificare la correttezza delle richieste fatte da “circoli privati” e locali pubblici.Il CdZ 3 ha portato avanti anche un progetto di apertura di uno sportello gratuito di ascolto per aiutare le vittime della dipendenza da gioco compulsivo e i loro familiari.

COMITATO X MILANO zONA 3

Vanta 400 iscritti alla mailing list e la pre-senza di almeno 70 attivisti a ogni riunio-ne che, di norma, si svolge il lunedì dalle h.21.00, presso il Circolo Arci Fiocchi di viale Lombardia 65. Al suo interno lavora il Comitato di quartiere Feltre. I lavori so-no organizzati in gruppi, ognuno dei quali si occupa di tematiche specifiche: Ascolto/Comunicazione; Consumo Critico; Lavoro; Mappatura; Territorio; Giovani e scuola; Redazione sito e free press; Biblioteche; Donne e cultura; ONG - Expo dei Popoli.

WWW.Z3XMI.ITNumero unico stampato presso: Lasergraph SrlVia Giuba 2620132 Milano

Vivere la città x cambiare MilanoNel settembre del 2011 nascevano i Comitati x Milano, un movimento generato dalla straordinaria esperienza di partecipazione dei cittadini milanesi alle elezioni comunali a sostegno di Giuliano Pisapia.

di Paolo Burgio

Il ConsIglIo dI Zona 3

Sedevia Sansovino 9, 20133 Milano(adiacenze viale Abruzzi, mezzi pubblici: M1-M2 Loreto, Filobus 92)

Centralino Tel. 02-884.58300/58361Fax 02-884.58336

ProtocolloTel. 02-884.58350Fax 02-884.58336

Sportello Milano Semplice (Anagrafe)Tel. 02-884.58363/4/5/6/7/8Fax 02-884.58343

Polizia Locale Zona 3Tel. 02-77272200

Su www.z3xmi.it informazioni sulle at-tività del CdZ 3 (calendario dei lavori, convocazioni delle Commissioni, deli-bere). Qui riprendiamo alcune iniziati-ve intraprese nei mesi scorsi e tutt’ora valide. Ricordiamo a tutti i cittadini che le riunioni del Consiglio di Zona sono aperte al pubblico.

Sul sito WWW.Z3XMI.IT è attivo un

Servizio di segnalazioni su problematiche ed eventi della zona.

Le segnalazioni pervenute vengono trasmesse agli organi competenti o pubblicate sul webmagazine.