Editoriale G - Coopculture · dossier a cura di Leonardo Mello e Ilaria Pellanda ... L’opera...

18
3 Editoriale G iunti al traguardo del decimo numero con entusiasmo e curiosità immutati, abbiamo pensato di non dedica- re, per una volta, la copertina a un evento singolo e isolato, come spesso è accaduto in passato, ma di pro- porre un’elaborazione grafica incentrata sulla musica concertistica e sui suoi grandi interpreti, con l’obiet- tivo di mettere in evidenza il livello particolarmente alto dell’offerta che contraddistingue questo crepuscolo della stagione musicale ufficiale, in cui si alternano solisti d’eccezione come – per citare soltanto un nome – Mikhail Plet- nev e il suo pianoforte, e grandi orchestre come quella della Fenice, a giugno guidata al Teatro Toniolo dalla magi- strale bacchetta di Gennadi Rozhdestvenskij, o la Filarmonica Arturo Toscanini, che nello stesso mese viene diret- ta da Lorin Maazel in un evento unico in Basilica a San Marco. Ma nel momento il cui le stagioni liriche e sinfoniche vanno concludendosi, per lasciare spazio alle numerose pro- poste estive, ci è sembrato utile concentrare la nostra attenzione su una forma d’arte molto vicina a quella delle no- te, e che sin dall’inizio ha fatto parte degli interessi di VeneziaMusica e dintorni: il teatro. Da qui è nata l’idea di ini- ziare a esaminare il territorio triveneto e la sua offerta teatrale, concentrandoci però su un doppio binario d’analisi: da una parte abbiamo voluto prendere in considerazione i giovani, i nuovi protagonisti delle nostre scene, coloro che stanno in questi anni approntando e definendo una propria e personale poetica. Dall’altra abbiamo puntato a foca- lizzare il nostro sguardo su quello che è possibile definire, senza inoltrarci in delicate questioni semantiche, «teatro di ricerca», in senso esteso e generale, che spesso non trova spazio all’interno delle programmazioni istituzionali e dei circuiti consolidati. Ci siamo dunque rivolti a chi a vario titolo per storia ed esperienza poteva fornirci una foto- grafia dettagliata della situazione presente, senza avere naturalmente alcuna pretesa di esaustività. E il panorama che artisti, organizzatori e operatori teatrali ci hanno invariabilmente descritto non è dei più felici, per quanto riguarda specificamente la nostra regione: da tutte le parti è giunto un quadro preoccupato della situazione, che non manca di isolare carenze a tutti i livelli e non soltanto dal punto di vista economico (che comunque è un elemento abbastan- za comune nelle diverse riflessioni). Quello che si richiede a gran voce è un progetto complessivo in cui inserire e sostenere questa forma espressiva. Nella speranza di fornire qualche spunto alla discussione abbiamo dunque deci- so di pubblicare questi interventi, corredandoli poi di una serie di exempla, giovani formazioni teatrali che come tan- te ginestre «contente dei deserti» hanno comunque scelto di fare teatro in questo territorio. Ognuno di questi grup- pi ci è stato «segnalato» da qualcuno degli intervenuti. Speriamo in futuro di ricevere – oltre a sempre benvenute re- pliche e precisazioni – ulteriori segnalazioni, cui saremo lieti di concedere spazio. Tornando alla musica, all’interno delle varie rubriche questa volta ce n’è davvero per tutti i gusti, a cominciare dall’ inedito Dixit vivaldiano fortunosamente scoperto a Dresda sotto la falsa firma di Galuppi e al Prete Rosso restituito dal fior fiore della critica, che ci racconta i passaggi di questo ritrovamento nell’occasione dell’imminente prima ese- cuzione italiana del manoscritto presso la Basilica dei Frari. Anche la musica moderna è presente con sempre mag- gior incisività: questa volta è il caso di Keith Jarreth alla Fenice oltre che di due interviste esclusive alla bravissima Skin e a Vinicio Capossela. Insomma, un numero all’insegna della varietà, che non trascura neanche quella che si preannuncia come una Biennale Danza estremamente interessante e innovativa. Resta da aggiungere una notazione a margine che riguarda le sezio- ni «di servizio», quelle relative agli appuntamenti del bimestre nel loro avvicendarsi quotidiano, che con questo numero si pre- sentano fortemente arricchite e migliorate, con la spe- ranza di essere anche concretamente sempre più uti- li ai lettori. Leonardo Mello «Amu», coreografia di Wayne McGregor con Random Dance Company (la Biennale Danza)

Transcript of Editoriale G - Coopculture · dossier a cura di Leonardo Mello e Ilaria Pellanda ... L’opera...

Page 1: Editoriale G - Coopculture · dossier a cura di Leonardo Mello e Ilaria Pellanda ... L’opera giovanile di Mozart chiude la stagione ... 59 Il rocker innamorato del blues L’intensità

3

Editoriale

Giunti al traguardo del decimo numero con entusiasmo e curiosità immutati, abbiamo pensato di non dedica-re, per una volta, la copertina a un evento singolo e isolato, come spesso è accaduto in passato, ma di pro-porre un’elaborazione grafica incentrata sulla musica concertistica e sui suoi grandi interpreti, con l’obiet-

tivo di mettere in evidenza il livello particolarmente alto dell’offerta che contraddistingue questo crepuscolo della stagione musicale ufficiale, in cui si alternano solisti d’eccezione come – per citare soltanto un nome – Mikhail Plet-nev e il suo pianoforte, e grandi orchestre come quella della Fenice, a giugno guidata al Teatro Toniolo dalla magi-strale bacchetta di Gennadi Rozhdestvenskij, o la Filarmonica Arturo Toscanini, che nello stesso mese viene diret-ta da Lorin Maazel in un evento unico in Basilica a San Marco. Ma nel momento il cui le stagioni liriche e sinfoniche vanno concludendosi, per lasciare spazio alle numerose pro-poste estive, ci è sembrato utile concentrare la nostra attenzione su una forma d’arte molto vicina a quella delle no-te, e che sin dall’inizio ha fatto parte degli interessi di VeneziaMusica e dintorni: il teatro. Da qui è nata l’idea di ini-ziare a esaminare il territorio triveneto e la sua offerta teatrale, concentrandoci però su un doppio binario d’analisi: da una parte abbiamo voluto prendere in considerazione i giovani, i nuovi protagonisti delle nostre scene, coloro che stanno in questi anni approntando e definendo una propria e personale poetica. Dall’altra abbiamo puntato a foca-lizzare il nostro sguardo su quello che è possibile definire, senza inoltrarci in delicate questioni semantiche, «teatro di ricerca», in senso esteso e generale, che spesso non trova spazio all’interno delle programmazioni istituzionali e dei circuiti consolidati. Ci siamo dunque rivolti a chi a vario titolo per storia ed esperienza poteva fornirci una foto-grafia dettagliata della situazione presente, senza avere naturalmente alcuna pretesa di esaustività. E il panorama che artisti, organizzatori e operatori teatrali ci hanno invariabilmente descritto non è dei più felici, per quanto riguarda specificamente la nostra regione: da tutte le parti è giunto un quadro preoccupato della situazione, che non manca di isolare carenze a tutti i livelli e non soltanto dal punto di vista economico (che comunque è un elemento abbastan-za comune nelle diverse riflessioni). Quello che si richiede a gran voce è un progetto complessivo in cui inserire e sostenere questa forma espressiva. Nella speranza di fornire qualche spunto alla discussione abbiamo dunque deci-so di pubblicare questi interventi, corredandoli poi di una serie di exempla, giovani formazioni teatrali che come tan-te ginestre «contente dei deserti» hanno comunque scelto di fare teatro in questo territorio. Ognuno di questi grup-pi ci è stato «segnalato» da qualcuno degli intervenuti. Speriamo in futuro di ricevere – oltre a sempre benvenute re-pliche e precisazioni – ulteriori segnalazioni, cui saremo lieti di concedere spazio. Tornando alla musica, all’interno delle varie rubriche questa volta ce n’è davvero per tutti i gusti, a cominciare dall’ inedito Dixit vivaldiano fortunosamente scoperto a Dresda sotto la falsa firma di Galuppi e al Prete Rosso restituito dal fior fiore della critica, che ci racconta i passaggi di questo ritrovamento nell’occasione dell’imminente prima ese-cuzione italiana del manoscritto presso la Basilica dei Frari. Anche la musica moderna è presente con sempre mag-gior incisività: questa volta è il caso di Keith Jarreth alla Fenice oltre che di due interviste esclusive alla bravissima Skin e a Vinicio Capossela. Insomma, un numero all’insegna della varietà, che non trascura neanche quella che si preannuncia come una Biennale Danza estremamente interessante e innovativa.Resta da aggiungere una notazione a margine che riguarda le sezio-ni «di servizio», quelle relative agli appuntamenti del bimestre nel loro avvicendarsi quotidiano, che con questo numero si pre-sentano fortemente arricchite e migliorate, con la spe-ranza di essere anche concretamente sempre più uti-li ai lettori.Leonardo Mello

«Amu», coreografia di Wayne McGregor con Random Dance Company (la Biennale Danza)

Page 2: Editoriale G - Coopculture · dossier a cura di Leonardo Mello e Ilaria Pellanda ... L’opera giovanile di Mozart chiude la stagione ... 59 Il rocker innamorato del blues L’intensità

4 5

Sommario / Contents3 EditorialeFOCUS ON7 Addio maestri, va in scena l’individualità Romeo Castellucci, già direttore della Biennale Teatro, racconta le nuove tendenze Addio maestri, individuality takes the stage Romeo Castellucci, former director of the Theatre Biennale, talks about new trends

9 Un viaggio per il Triveneto teatrale Alla ricerca di nuovi gruppi impegnati nella sperimentazione A journey through the Theatre of the Triveneto The search for new groups working in research

11 Futuro plurale per l’arte teatrale nel Veneto? A plural future for the theatre of art in the Veneto? di / by Cristina Palumbo

13 Tra formazioni nuove e problemi antichi Dieci voci autorevoli della scena nostrana fanno il quadro della situazione attuale Amidst new ensembles and ancient problems Ten authoritative voices on our scenes summarize the current situation dossier a cura di Leonardo Mello e Ilaria Pellanda

19 Certi gruppi di ricerca al Nord Est Otto poetiche per altrettante nuove realtà teatrali Some research groups in the North East Eight poetics for the same number of young theatre realities

24 L’intensa aura di «Luisa Miller» Alla Fenice il ripensamento verdiano di un dramma di Schiller di Paolo Cossato

25 «Lucio Silla» violenza e clemenza di un dittatore L’opera giovanile di Mozart chiude la stagione della Fenice

27 Fenice a piccoli prezzi, un successo Tutto esaurito per i sei «Concerti per la città» di Arianna Silvestrini

28 Chopin in trionfo con Pletnev Il pianista russo chiude la rassegna cameristica di Cossato di Chiara Squarcina

30 Rozhdestvenskij tra Mozart e Shostakovich Il maestro dirige l’Orchestra della Fenice al Toniolo di Mestre 31 L’ultimo Mozart di Herreweghe Il direttore a Treviso con la sua Orchestre des Champs Elysées di Mirko Schipilliti

32 Un capolavoro sconosciuto del «Prete Rosso» Ai Frari il concerto diretto da Francesco Fanna di Margherita Gianola

32 Al via la stagione concertistica dei Frari33 Le sfumature galanti del «Dixit Dominus» Ecco lo stile musicale del Vivaldi più maturo di Michael Talbot

34 Andrea Bacchetti un Premio Venezia acclamato in Europa35 Sabato pomeriggio a tutta musica Dal 29 aprile i concerti della Fondazione Santa Cecilia a Portogruaro di Mario Pagotto 37 La voce elegante di Johannes Reichert L’attività di controtenore tra i teatri ufficiali e i campi di Venezia

38 La bacchetta di Maazel per le ali degli angeli In Basilica lo straordinario concerto della Venice Foundation

39 L’impresa musicale a Venezia e le proposte degli Artigianelli di Silvano Onda

Focus On

All’Opera

La cornice sinfonica

Sacro e barocco

Note veneziane

7

13

19

28

38

Page 3: Editoriale G - Coopculture · dossier a cura di Leonardo Mello e Ilaria Pellanda ... L’opera giovanile di Mozart chiude la stagione ... 59 Il rocker innamorato del blues L’intensità

4 5

Sommario / Contents

42 Il lavoro creativo dell’anima è «UnderSkin» La nuova Biennale Danza di Ismael Ivo

43 In fuga dall’ovvio Al festival veneziano le insolite figure di Jin Xing di Elisa Guzzo Vaccarino

44 Danza, musica e teatro sulle ali dell’avanguardia Al Teatro delle Voci un cartellone di dieci spettacoli

45 La luce e la gioia di Capossela Al Goldoni il 17 maggio con «Ovunque proteggi» di Arianna Silvestrini

47 Skin, l’instabilità della musica Schiaffi e carezze per un album molto intimo di John Vignola

48 Il nuovo tesoro di Mick Harvey Country, folk e rock nel nuovo cd dell’artista australiano di John Vignola

49 Intramontabili Eagles, terzi nel mondo Da trent’anni sulla scena, apriranno il Verona Music Festival di Tommaso Gastaldi

51 Il grande jazz conquista Vicenza La rassegna dedicata a Davis e Coltrane di Guido Michelone

52 Un’estate all’insegna di Miles Davis Nell’ambito delle celebrazioni del grande trombettista, Keith Jarrett arriva alla Fenice di Enrico Bettinello

55 Bianco e minimal, riapre Palazzo Grassi In mostra duecento capolavori della collezione Pinault

56 La sacralità di Vivaldi diventa dvd Claudio Scimone illustra l’opera registrata tra San Marco e Giotto

57 «Itinerari del sacro» da Venezia alla Slovenia Un volume racconta le vie della spiritualità, tra monasteri e organi

58 Callas, Divina in cucina Un libro sulle ricette del soprano di Massimiliano Goattin

59 Il rocker innamorato del blues L’intensità di Cesare Basile, cantautore dark di Manlio Benigni

60 Le «Rotte musicali» delle Galere di Fiandra e Siria Un disco che ripercorre antichi itinerari di suoni 60 Voci e note intorno al Mediterraneo Un progetto che unisce culture e saperi di Filippo Maria Paladini

61 Musica da camera in perfetta dimensione Le buone note della Fazioli Concert Hall

62 La musica che aiuta a guarire Viaggio all’interno della musicoterapia di Cecilia Dolcetti

64 «Falstaff» per cantanti in concorso A Treviso la selezione «Toti Dal Monte» di Silvia Cacco

65 Zoom66 Appuntamenti / Events74 Il Veneto in Musica76 Dopo lo spettacolo / After the performance a cura di Stefania Bordignon

Dintorni

In vetrina

Carta Canta

Contemporanea

L’altra musica

55

60

47

45

43

Page 4: Editoriale G - Coopculture · dossier a cura di Leonardo Mello e Ilaria Pellanda ... L’opera giovanile di Mozart chiude la stagione ... 59 Il rocker innamorato del blues L’intensità

6 7

Focus On

Demiurgo della «Socìetas Raffaello Sanzio», visionario direttore della Biennale Teatro dello scorso anno, che ha posto mirabili accenti sui giovani artisti e le nuo-

ve poetiche, Romeo Castellucci ci racconta le nuove idee che fer-vono sulle scene.Quel che ho conosciuto in questi ultimi anni, e che continuo a incontrare, è un ricco e diversificato pa-norama di realtà: non c’è omogeneità alcuna, così co-me – mi è sembrato di capire – non c’è più, per fortu-na e a mio parere, alcuna influenza da parte dei mae-stri. Quello che ravviso sono una serie di individua-lità, di percorsi molto personali e originali, che si di-slocano in una sorprendente ramificazione di direzio-ni. I gruppi, i giovani artisti sono in grado di cavalcare diversi linguaggi, di esprimersi attraverso la loro mol-teplicità incarnandola nell’uso della tecnologia oppu-re, al contrario, nell’utilizzo di una sorta di teatro po-vero. Rilievo notevole assume l’aspetto musicale, per meglio dire sonico, e l’aspetto figurativo: una for-te ispirazione, una forte tensione verso le arti visive. Non parlo però di una commistione tra generi, né vo-glio intendere una semplice contaminazione: si tratta piuttosto di gruppi che hanno una serie di idee di cui scandagliano il fondo, che non sono mossi da abitu-dini o retoriche certezze dell’uso del testo. Quest’ul-timo non viene utilizzato come grimaldello per assi-curarsi una buona dose di tranquillità, una sorta di pace dei sensi. Portare in scena Shakespeare, Pasoli-ni, ecc., può rendere tranquilli, ma si tratta appunto di una retorica certezza. I gruppi che ho incontrato han-no abbandonato questa forma d’abitudine e abbracciato in-vece una dimensione di totale esposizione.Un’esposizione che nel suo essere to-tale può però volgersi anche al pe-ricolo…Capita che certi lavori possa-no non funzionare. È quan-to s’è visto anche alla Biennale dello scorso anno, dove si so-no riscontrate alcune debolez-ze. Avendo quasi tutti i grup-pi presentato delle prime, in un certo senso mi sono affidato al progetto, all’idea, alla discussione che fra noi era intercorsa, e non sempre, purtroppo, c’è stata una risposta adeguata. Tuttavia questo faceva e fa par-te del gioco: dev’essere così! Ci sono stati anche de-gli spettacoli per me straordinari, molto potenti, che hanno cambiato il mio punto di vista sul teatro. Ma

Creator of the «Societas Raffaello Sanzio», vi-sionary director of last year’s Theatre Biennale, that laid great emphasis on young artists and

new poetics, Romeo Castellucci tells us about the new ideas that are blazing on the scenes.What I have seen over the last few years, and still see to-day, is a rich and di-versified panorama of reality: there is abso-lutely no homogenei-ty, just as – at least it appears to me – there is, luckily in my opinion, no long-er any influence from the maestros. What I do see is a series of in-dividuals, of paths that are extremely personal and origi-nal, that are placed in an amazing ram-ification of directions. The groups, the young artists are able to ride different languages, to express themselves through their multiplicity, embodying it in the use of technolog y or, on the contrary, in the use of a sort of the-atre povero. The musical aspect, or rather, the sonic, has become of considerable importance, as has the figurative aspect - a strong

inspiration, a strong tension towards the visual arts. But I’m not talking about a union of genres, I don’t mean a simple contam-ination either - it is more a case of groups that have a series of ideas and are sounding the ground, that are not moved by hab-its or rhetorical certainties of the use of the text. The latter is not used as a picklock to guarantee a good dose of tranquillity, a sort of peace for the senses. Putting on Shakespeare, Pasolini, etc.

Addio maestri, va in scena l’individualitàRomeo Castellucci, già direttore della Biennale Teatro, racconta le nuove tendenze

Addio maestri, individuality takes the stageRomeo Castellucci, former director of the Theatre Biennale talks about new trends

Bock & Vincenzi,Invisible Dances: Prelude

Bock & Vincenzi,Invisible Dances: Portraits

Page 5: Editoriale G - Coopculture · dossier a cura di Leonardo Mello e Ilaria Pellanda ... L’opera giovanile di Mozart chiude la stagione ... 59 Il rocker innamorato del blues L’intensità

8

Focus On

9

Focus On

questa è un’altra storia… (ride ndr) Come hai…scovato e scovi questi fermenti?Stanno continuando ad arrivarmi quantità notevoli di materiali, che i singoli o i gruppi mi inviano di lo-ro spontanea iniziativa. La mia curiosità è aumenta-ta rispetto alle nuove realtà, perché avverto forte il bi-sogno di conoscere per aprirmi a inediti punti di vi-sta. Sguardi differenti è possibile riceverli solo da arti-

sti che affrontano il pericolo dell’errore e del disastro. Chi si trincera dietro sicurezze, difficilmente potrà di-re cose interessanti. Questo è ovvio e quasi banale.Dove trovi il «subbuglio» migliore, dove le idee maggiormen-te prolifiche?Non c’è un luogo, un paese in particolare. Posso cita-re gruppi italiani straor-dinari come, ad esem-pio, Habillè d’Eau, ma anche gruppi inglesi co-me Bock&Vincenzi, nei quali si ritrova parados-salmente, pur non es-sendo mai stati in con-tatto tra loro, una lin-gua comune, una me-desima tensione rispet-to alla figura, al pal-coscenico inteso come campo magnetico, co-me campo di forza. All’inizio della nostra chiacchierata hai parlato di un venir meno delle influen-ze dei maestri: quali aspet-ti emergono dalle nuove poe-tiche?Quello che emerge è che non ci sono dei li-miti precostituiti: pro-prio perché si affron-ta il mare aperto delle forme, qualsiasi punto di partenza è legittimo. L’idea di avanguardia è un’idea antica, che non ha più senso. Avanguar-dia di cosa? Rispetto a quale epoca? Non ci sono più i presupposti per poter dire «teatro d’avanguardia» o «teatro di ricerca», non esiste più questo tipo di problema: si tratta tout court di teatro contemporaneo. (i.p.)

might lead to tranquillity but it is still a rhetorical certainty. The groups I met have abandoned this type of habit and have now em-braced a dimension of total exposure.An exposure that in its totality can also border on dan-ger …It’s possible that certain works just don’t work. That could be seen at last year’s Biennale where certain weaknesses became ap-parent. Since nearly all the groups were being presented for the

first time, in a certain sense I trust-ed the project, the idea, the discussion we had had, and unfortunately, there wasn’t always a suitable answer. However, this is all part of the game - it has to be! There were also other shows that I found amazing, really powerful, that changed the way I see the theatre. But that’s a different sto-ry ... (laughs editor’s notes). How did you and do you... dis-cover these groups?I keep receiving mountains of materi-

als that either individuals or groups send me spontaneously. I am now more curious about the new realities because I feel a real need to know it so I can be open to new points of view. You can only have different visions from artists who tackle the danger of mis-takes and disaster. It’s unlikely that someone who is entrenched in security will have something interesting to say. That’s obvious,

almost banal.Where do you find the best turmoil, the most prolific ideas?There is no particular place or country. I could name a couple of extraordinary Ital-ian groups like Orthographe and Habillè d’Eau, but al-so English groups like Bock and Vincenti, which, para-doxically, even though they have never been in contact with each other, share a common language, the same tension towards the figure, the stage, understood as a magnetic field, a field of strength. At the beginning of our conversation you spoke about a decrease in the influence of the maes-tros. Which aspects emerge in new poetics?What emerges is that there are no pre-established limits: precisely because you are fac-ing an open sea of forms, any starting point is legitimate. The idea of the avant-garde is an old idea, it no longer

has any meaning. Avant-garde of what? Compared to which pe-riod? There are no longer any premises to be able to say «avant-garde theatre» or «research theatre», this kind of problem no long-er exists: it’s tout court contemporary theatre. (i.p.)

Bock & Vincenzi,Invisible Dances: Portraits

Page 6: Editoriale G - Coopculture · dossier a cura di Leonardo Mello e Ilaria Pellanda ... L’opera giovanile di Mozart chiude la stagione ... 59 Il rocker innamorato del blues L’intensità

8

Focus On

9

Focus On

Partendo dall’impressione che – anche grazie ad alcune iniziative indovinate, come quella dei «Giovani a teatro», che tanto successo ha avuto

durante la stagione passata – vi sia in Veneto un rinno-vato interesse per il teatro, almeno tra le nuove gene-razioni di spettatori, abbiamo cominciato a interrogar-ci su questo fenomeno, andando a esaminare, pur sen-za velleità di essere esaustivi e di proporre classificazio-ni, il versante dell’offerta. In parole più chiare, grazie all’aiuto prezioso di Cristina Palumbo, che ci ha forni-to una mappa ragionata della regione teatrale, abbiamo cominciato ad analizzare in che stato si trovi, nel ter-ritorio triveneto, quello che si può definire – anche se il termine risente un po’ dell’usura del tempo – «teatro di ricerca». La domanda che ci siamo posti è sostan-zialmente questa: esiste dalle nostre parti un «nuovo» teatro, intendendo con questo aggettivo alludere al la-voro delle ultime generazioni, a cavallo tra due secoli e due millenni? E se sì, in che situazio-ne si trova a operare, all’interno dell’ef-ficiente e produttivo Nord Est? Quali realtà si offrono di sostenerlo, non solo economicamente, di organizzarne i flus-si, di analizzarne le tendenze? Come al solito gli interrogativi si sono moltipli-cati, e abbiamo deciso – dopo le paro-le introduttive e poetiche di Romeo Ca-stellucci, che lo scorso anno ha dato vita a una Biennale fortemente innovativa – di rivolgerci a figure che da punti di vi-sta diversi sono in grado di esaminare la realtà da osservatori privilegiati, da cui è più facile scorgere i mutamenti, le linee-guida e i problemi. È il caso di compa-gnie sperimentali e artisti da molti anni radicati nel territorio veneto, come, per citarne due soltanto, il Tam Teatromu-sica di Padova e il Teatro del Lemming di Rovigo. Ma anche di una selezione di operatori, organizzatori ed enti produttori da tem-po impegnati nella promozione di un certo tipo di tea-tro. Tutti loro hanno offerto un’analisi della situazione attuale, o hanno raccontato in che modo sostengono concretamente le nuove creazioni locali, o hanno ana-lizzato i problemi proponendo diverse soluzioni. Tutti loro hanno anche dato una «segnalazione», ovvero una realtà specifica degna di nota per la qualità del lavoro. E sono proprio questi nuovi gruppi o singoli «segnala-ti» che, esprimendo in estrema sintesi la propria perso-nale poetica, occupano l’ultima parte di questo breve percorso attraverso il Triveneto teatrale. (l.m.)

Starting with the impression that – thanks to certain well chosen initiatives such as that of the immensely successful «Giovani a teatro» during the last season – interest in the theatre has now

been revived in the Veneto, at least amongst the new generation of au-dience, we started questioning ourselves about this phenomenon, and looked more closely at what is on offer, without any ambition of being exhaustive and of offering classifications. In short, we tried to begin analysing in exactly what state, what can be called theatre of research - even if the term is beginning to wear a little thin through use - is actu-ally in in the Triveneto area. The question we asked ourselves was ba-sically as follows: Does a «new» theatre really exist in this area, using this adjective in reference to the work of the last generations, between the end of the last and beginning of this century and millennium? And if so, under what conditions does it find itself working within the effi-cient and productive North-east? What conditions are there to sup-port it, not just economically but also organising the flows, analysing the trends? As always, the questions multiplied so we decided to turn to figures with different view points and who are able to study the situa-

tion as privileged spectators, making it easy to detect any changes, guide lines and problems. This is the case with experimental artists and com-panies who have been working in the Veneto for years. In addition, a selection of operators, organisers and production institutions that have been promoting a certain kind of theatre for some time are involved. They all offered an analysis of the current situation, or they described how they actually support the new local creations, or they analysed the problems and offered different solutions. They all also gave an «indica-tion», or rather a specific aspect as a suggestion for the quality of work. And it is these very groups, new or individual «indications» that, be-ing a concise synthesis of their own personal poetics, are the last stage of this brief journey through the theatre of the Triveneto. (l.m.)

Un viaggio per il Triveneto teatraleAlla ricerca di nuovi gruppi impegnati nella sperimentazione

A journey through the Theatre of the TrivenetoThe search for new groups working in research

Page 7: Editoriale G - Coopculture · dossier a cura di Leonardo Mello e Ilaria Pellanda ... L’opera giovanile di Mozart chiude la stagione ... 59 Il rocker innamorato del blues L’intensità

11

Focus On

L’attuale sistema veneto delle attività teatrali è an-dato formando e consolidando, oltre le poche stabilità istituzionali presenti, un lungo e capil-

lare processo di diffusione e un ingente lavorio di sensi-bilizzazione allo spettacolo dal vivo, attraverso la distri-buzione e la moltiplicazione di una offerta di «teatro da vedere». Un tale panorama della multiofferta spettaco-lare ha certamente coinvolto e convinto un pubblico di fruitori presente, attento, plurigenerazionale, dinamico. L’ impiego della quasi totalità delle risorse disponibili in programmi di diffusione, attuato per volontà del-le pub-bl iche ammi-nistra-z i o n i l o c a -li, ha i nev i-t ab i l -m e n -te atti-vato le at tua-li po-l a r i z -zazio-ni e necessariamente spinto una definizione del «mercato» sulle economie di scala, sul consenso, sull’interpretazione/supposizione della «domanda», non certamente sul «rischio culturale». Spesso a disca-pito della pluralità dell’offerta, della molteplicità delle poetiche, delle forme e dei linguaggi contemporanei. La geografia del teatro nel veneto è oggi un fitto pul-lulare di rassegne e cartelloni almeno per quanti sono i suoi campanili, d’inverno e d’estate. Mentre sono po-chissimi i luoghi in cui il teatro vive ed è abitato da ar-tisti, direttori artistici, operatori di progetto, ecc ; me-no ancora sono i progetti e le opportunità dedicate al-la comunità degli artisti regionali e alle sue eccellenze, all’attività di ricerca, creazione e produzione, all’inter-cettazione del talento, alla produzione drammaturgi-ca e agli autori, a frequentare l’eredità della grande tra-dizione teatrale veneta con la necessità di innovazione e contemporaneità. Non ci si occupa abbastanza della drammatica condizione minoritaria in cui sta nel Vene-to la produzione teatrale d’arte, quella «fuori dal merca-to». Difficile trovare un progetto a partecipazione pub-blica che metta al centro il soggetto produttore, singo-lo o collettivo che sia.

Apart from the few institutions in the area, the current system in the Veneto of theatre activities is the re-sult of the development and consolidation of a lengthy

widespread process of diffusion and considerable energ y in aug-menting sensitization to live performances, with the distribu-tion and multiplication of an offer of «theatre to see». A pano-rama of such a variety of shows has certainly involved and con-vinced an audience, one that is present, pays attention, across the generations and dynamic. The use of nearly all the availa-ble resources to publicize the programmes, which was done by the local public administration, inevitably resulted in the cur-

rent polarizations and, as a consequence, led to a defi-nition of the «market» on the economies of scale, agree-ment, the interpretation/supposition of «demand» but certainly not on the «cultural risk». This was often to the detriment of the plurality of the offer, the multiplic-ity of poetics, forms and contemporary languages. The geography of theatre in the Veneto today is a dense de-

velopment of shows and theatre programmes – almost as many as the bell towers, whether in winter or summer. On the oth-er hand, there are very few places where the theatre is actual-ly alive and inhabited by artists, artistic directors, project op-erators, etc; and even fewer are the number of projects and op-portunities dedicated to the community of regional artists and their skills, to research, creation and production, intercepting talent, dramaturgical productions and the authors, to partici-pate in the inheritance of the great tradition of Veneto theatre with the need for innovation and contemporaneity. Not enough attention is being paid to the dramatic minority condition in which artistic theatre production finds itself in the Veneto, that of «outside the market». It is hard to find a project with public participation that places the producer at the centre, whether

Futuro plurale per l’arte teatrale nel Veneto?A plural futurefor the theatre of art in the Veneto?

di / by Cristina Palumbo *

* Consulente della Fondazione di Venezia per le attività teatrali

Page 8: Editoriale G - Coopculture · dossier a cura di Leonardo Mello e Ilaria Pellanda ... L’opera giovanile di Mozart chiude la stagione ... 59 Il rocker innamorato del blues L’intensità

12

Focus On

13

Focus On

Se «la trasformazione della cultura in industria è il pe-nultimo stadio prima della distruzione totale della cul-tura stessa…» (Serge Latouche), nel Veneto ora ser-ve un nuovo sforzo di considerazione dell’inestimabi-le valore del Teatro d’arte e d’innovazione. E servono politiche pubbliche a sostegno della produzione artisti-ca, con la responsabilità sociale dell’assumere la dialet-tica valore/servizio in modo nuovo, caricando gli ope-ratori di grandi responsabilità.Se è, prima di tutto, bene collettivo, il Teatro in que-sta regione ha bisogno di convincere la nostra socie-tà a rivoltare il punto di vista, a cambiare prospettiva e a vedere il teatro a partire da chi lo fa lo crea lo pen-sa lo cura. Di spostarsi dall’obiettivo della fruizione e di sostitui-re progressivamente alla logica del servizio la lente di quella del progetto. Il Teatro ha bisogno che la società creda nella possibilità di una politica di investimento per la creazione e produzio-ne artistica; per la formazione eccellente, la ricerca, gli au-tori; nella possibilità di accogliere e coltivare una comunità di artisti aperta e dinamica, con speranza di visibilità e ap-prezzamento oltre confine e con possibilità di rinnovamen-to nelle generazioni e nei linguaggi. Il teatro ha bisogno di op e r e fuor i-merca-to .La so-cietà de-ve po-ter con-tare su artisti, opera-tori di p r o -g e t t o che ol-tre ad arricchire con la loro presenza il territorio, contribuisca-no con il loro lavoro di ideazione e creazione, con la loro cura e dedizione, allo sviluppo di progetti per le comuni-tà, alla crescita civile, a contrastare «la colonizzazione del-l’immaginario».Avere voglia di progettare il futuro del-l’arte scenica veneta e di ipotecare una possibile nuova grande tradizione di valenza nazionale, con idee, im-prese e progettualità, spinte innovative, scelte di ri-schio culturale, senza dimenticare i rapporti con il so-ciale e le municipalità nell’ incontro virtuoso tra politi-che locali illuminate, operatori e artisti. Spesso il felice rapporto tra operatori e artisti ha decisamente segnato l’identità e la produzione culturale e alcune linee di svi-luppo di un dato territorio. Le Amministrazioni Pub-bliche possono reinventare la dimensione locale valo-rizzando il loro patrimonio culturale e artistico, socia-le e economico. Se oggi possiamo capire come la per-cezione di qualità del sistema debba accompagnarsi alla percezione di qualità del prodotto, dobbiamo dare un ruolo preminente alla produzione del sapere, della cul-tura, dell’arte e con fiducia indirizzarvi parte delle ri-sorse disponibili, investire.Il teatro d’arte di oggi e di domani potrà stupirci e lasciare tracce indelebili.

individual or as a group.If «the transformation of culture into industry is the last stage before the total destruction of culture itself…» (Serge Latouche), the Veneto now needs new impulse to reflect on the inestima-ble value of the Theatre of art and innovation. It needs public policies to support artistic production, with the social responsi-bility of assuming the value/service dialectic in a new way, by giving the operators great responsibility.If, first and foremost, it is a collective resource, the Theatre in this region needs to convince our society to change their point of view, to change perspective and to see the theatre starting with those who do it, create it, conceive it and manage it. To move away from the objective of fruition and to gradually re-place the logic of the service with the heart of the project. The Theatre needs society to believe in the possibility of an in-vestment policy for artistic creation and production; for training par excellence, research, authors; in the possibility of welcom-ing and cultivating a community of artists, open and dynamic, with the hope of visibility and appreciation that go beyond the borders and with the possibility of renewal through the gener-ations and in the languages. The theatre needs works that are outside the market.Society needs to be able to count on artists, project operators that not only enrich the territory with their presence, but who,

through their work of ideation and creation, with their care and dedication also contribute to the development of projects for the communities, to civil growth, and to oppose «the colonization of the imaginary».Wanting to plan the future of scenic art in the Vene-to and to lay claim to a possible great new tradition of national importance, with ideas, enterprises and plan-

ning quality, innovative impulse, choices of cultural risk, with-out forgetting the relationship with social issues and munici-palities in the virtuous meeting between enlightened local pol-icies, operators and artists. Very often the successful relation-ship between operators and artists had a decisive effect on iden-tity and cultural production and some development lines of a given territory. Public Administration can reinvent the local dimension by enhancing their cultural, artistic, social and eco-nomic heritage. If it is true that we are now able to understand that the per-ception of system quality must go hand in hand with the per-ception of product quality, we must give a prominent role to the production of knowledge, of culture and art, and direct some of the resources available in those directions and invest.The theatre of art of today and tomorrow might be able to amaze us and leave indelible traces.

L’Urlo di Pippo Del Bono, recentemente al Teatro Toniolo

Page 9: Editoriale G - Coopculture · dossier a cura di Leonardo Mello e Ilaria Pellanda ... L’opera giovanile di Mozart chiude la stagione ... 59 Il rocker innamorato del blues L’intensità

12

Focus On

13

Focus On

Michele Sambinregista e fondatore Tam Teatromusica – PadovaNon vorrei trovarmi nelle condizioni dei giovani che vo-gliono fare teatro in Veneto. Nel senso che non riesco a immaginare che cosa possano fare sia per avere visibilità sia per avere la possibilità di far vedere i propri lavori al-l’interno del territorio regionale. Per non parlare delle ri-sorse economiche inesistenti: già le compagnie professio-nali che hanno una propria storia – mi sto riferendo alla mia esperienza ma anche a tanti altri – da questa regione non sono per nulla aiutati e questa è davvero un’anomalia rispetto al resto dell’Italia. Questo dipende anche dal fat-to che da troppo tem-po non c’è una legge: viene da pensare che la Regione non abbia al-cun interesse a istituir-la, perché questo si-gnificherebbe stabili-re delle regole comu-ni per tutti invece che erogare finanziamen-ti occasionali per que-sta o quell’altra singo-la iniziativa. Noi dal canto nostro cerchiamo di aiutare come possiamo i grup-pi che incontriamo o che ci vengono a chiedere consiglio. Ad esempio nel caso di due realtà specifiche – Grumor di Fabrizio Turetta e il Teatro Disumano, che opera vicino a Feltre – abbiamo offerto loro per qualche tempo il no-stro teatro alle Maddalene e siamo sempre disponibili a mettere in comune la nostra esperienza teatrale. Quello che non possiamo invece fare è avviare delle coproduzio-ni, perché, non essendo un «teatro stabile d’innovazione» non abbiamo risorse sufficienti. Più in generale anche al-cuni festival e concorsi sono opportunità di far emergere nuove forze, ma anche se sono attività meritorie possono diventare dei miraggi se oltre a loro non nasce una realtà in grado di creare un minimo mercato per questo tipo di esperienze. Io stesso mi chiedo ogni tanto mi chiedo co-me ho fatto a resistere fino a ora, in base a quali meccani-smi ho potuto continuare… Probabilmente prima c’era un mercato più fiorente a livello nazionale e in qualche modo anche a livello internazionale. Ma ora la situazione è molto peggiorata.I would not like to be in the shoes of the young people today who want to work in the theatre in the Veneto. Because I really can’t imagine what they can do, either to gain visibility or to have the possibility to have their works seen in this area. Not to mention the inexistence of

any economic resources: even the professional companies that already have a history behind them – I’m talking about my own experience which is also that of many others - receive absolutely no help and this really is an anomaly compared to the rest of Italy. This also depends on the fact that there hasn’t been a law for ages: It makes you think that the Regione has absolutely no interest in introducing one because that would mean establishing common rules for everyone instead of paying out occasional funding for the odd initiative. We try as best we can to help the groups we meet or those who come to us asking for advice. For example, two specific companies – Grumor by Fabrizio Turetta and Teatro Disumano that works near Feltre – we offered them our theatre alle Maddalene and we are always willing to share our experience in the theatre. But what we cannot do is start up co-productions, because since we aren’t an «innovative theatre com-plex» we just don’t have the resources. More in general, some festivals and competitions are also an opportunity for new forces to emerge,

but even if these are well-deserv-ing activities, they might be-come just false promises if a situation isn’t created to gen-erate a minimal market for this kind of expe-rience. Even I ask myself every

so often how I managed to resist until now, on the basis of what mech-anism was I able to continue ... The market probably used to thrive much more at a national level, and somehow also internationally. But now the situation is much worse.

Carlo Mangoliniresponsabile progetti Opera Estate Festival – BassanoUn problema molto sentito è certamente quello della for-mazione, cioè della mancanza, più che in altre regioni, di momenti in cui i giovani possano acquisire delle compe-tenze o comunque fare degli incontri con maestri e per-sone che possano passare loro una modalità «altra» di fa-re teatro. In Veneto c’è un’altissima percentuale di gio-vani che si dedica al teatro, ma a livello amatoriale. C’è la presenza forte di una tradizione da un certo punto di vi-sta anche importante per la sua funzione sociale, che pe-rò ha creato un vizio di forma che fa sì che i giovani che si avvicinano al teatro si rivolgano a un teatro assolutamen-te di tradizione. Questo è un problema di fondo che si tra-duce nel fatto che il Veneto non produce nuove com-

Tra formazioni nuove e problemi antichiDieci voci autorevoli della scena nostranadanno il quadro della situazione attualeAmidst new ensembles and ancient problemsTen authoritative voices on our scenes summarize the current situation

dossier a cura di Leonardo Mello e Ilaria Pellanda

Al Mattonificio, Tam Teatro Musica

Michele Sambin

Page 10: Editoriale G - Coopculture · dossier a cura di Leonardo Mello e Ilaria Pellanda ... L’opera giovanile di Mozart chiude la stagione ... 59 Il rocker innamorato del blues L’intensità

14

Focus On

15

Focus On

pagnie. Per noi il tema della formazione è diventato negli anni sempre più centrale, con i limiti dovuti al fatto che siamo un festival regionale che ha uno sviluppo tempo-rale limitato nel tempo. Ci siamo concentrati soprattut-to sulla danza – dove la situazione disastrosa non è soltan-to riferibile al Veneto, ma diviene un problema nazionale – e attraverso un percorso chiamato «The Project» abbia-mo portato a Bassano giovanissimi coreografi emergenti che hanno consentito ogni anno a un gruppo di giovani danzatori di sviluppare dei moduli di formazione. Simi-le è il discorso per quanto riguarda il teatro. Il festival ha sviluppato un progetto au-tonomo che si chiama «Tea-tro in movi-mento», il cui obiettivo è proprio quel-lo di offrire un’occasione ai giovani ta-lenti del terri-torio di trova-re momenti di formazione. Uno di questi, che riguarda principalmente gli attori, ha una peculiarità rispetto ad al-tre esperienze del genere: piuttosto che rimettere in pie-di ogni anno questi percorsi di formazione coinvolgendo ragazzi diversi abbiamo da due anni scelto di concentrarci su una compagnia che si è formata all’interno del festival in tempi precedenti, Anagoor. Abbiamo deciso di «tuto-rare» per un triennio questa compagnia e le abbiamo dato la possibilità di confrontarsi ogni anno con un «maestro» diverso, l’anno scorso Patricia Zanco, quest’anno con Laura Curino. Un altro percorso, più strettamente legato alla nuova drammaturgia, che ultimamente, grazie a gio-vani come Fausto Paravidino e Letizia Russo e a concor-si importanti come il Premio Riccione, è tornata a essere qualcosa cui il teatro di ricerca italiano rivolge la propria attenzione, ci ha spinto a verificare i drammaturghi del territorio: dallo scorso anno abbiamo divulgato un bando a livello regionale che ha avuto una buona risposta, aven-do ottenuto alla prima esperienza più di 60 testi.One of the most deeply felt problems is certainly that of training, that is, more than in any other regions, the lack of opportunities for the young to acquire skills or meet teachers and people who can teach them a «different» way of acting. In the Veneto there is a really high percentage of young people who are dedicated to the theatre, but only as amateurs. There is a strong tradition, which is also important be-cause of its social function, but one that has created a vicious circle of form because the young people do approach the theatre but it is a com-pletely traditional one. This is the problem underlying the fact that the Veneto does not produce new companies. Over the years, the sub-ject of training has become more and more important, with restric-tions due to the fact that we are a regional festival that has a temporal development that is limited in time. We concentrated on dance in par-ticular – where the situation is not just disastrous in the Veneto, but has become a national problem – using «The Project» we brought re-ally young up-and-coming choreographers to Bassano, and this ena-bled a group of young dancers to develop training modules each year. The same applies to the theatre. The festival developed an autono-mous project called «Teatro in movimento», the aim of which is to of-fer young talents in the area an opportunity to train. One of these,

which mainly concerns actors, is different compared to other experi-ences of this kind: Rather than recreating this kind of training for different young people each year, two years ago we decided to concen-trate on a company that had been formed within the festival in the past, Anagoor. We decided to «tutor» this company for three years and we gave them the possibility to confront themselves with a differ-ent «maestro» each year, last year it was Patricia Zanco, this year

with Laura Curino. Anoth-er way, which is much more closely linked to new drama-turg y which lately, thanks to young figures such as Faus-to Paravidino and Letizia Russo and prestigious com-petitions such as the Premio Riccione, is once again some-thing the theatre of Italian re-search is paying attention to, and made us study the play-wrights in this area - last year

we published a regional competition that met with great response, and we immediately received more than 60 texts.

Massimo Munaroregista e fondatore Teatro del Lemming – RovigoGli spazi per la ricerca teatrale in Veneto sono assoluta-mente esigui e questo inevitabilmente produce una caren-za anche di proposte che possono nascere nel territorio. I motivi sono vari. La parte principale dei finanziamen-ti statali che arrivano sono assorbiti da enti istituziona-li che raramente si sono interessati alla ricerca teatrale. Si può dire non sia mai esistita e (non ci sia nemmeno oggi) l’idea di pensare che il sostegno all’innovazione e ai gio-vani artisti è un grande patrimonio che invece non viene coltivato. Ricerca e innovazione sono due termini molto di moda, che si usano in tutti i settori dell’industria cultu-rale, ma che non toccano minimamente la sfera del tea-tro: questo è gravissimo. Le risorse si incanalano piutto-sto verso la conservazione di una presunta identità vene-ta. Nel concreto, un giovane gruppo non ha un luogo do-ve può pensare di provare, non ha un luogo dove presen-tare il proprio lavoro, non ci sono rassegne dedicate alla ricerca e ai giovani gruppi. È lasciato in isolamento e ma-gari è costretto alla fuga. Con il ritorno dopo quattro anni di silenzio (dovuto a un drastico taglio dei finanziamenti) del nostro festival Opera Prima, destinato programma-ticamente alle nuove realtà, cerchiamo di supplire a que-ste mancanze, ma si tratta di un ennesimo sforzo da parte nostra che però non è supportato né da un finanziamento adeguato, né da una protezione pubblica adeguata. Di fat-to non ha un sostegno da parte dell’amministrazione lo-cale. È un ulteriore tentativo di offrire una risposta a una domanda che comunque esiste, di suggerire un orizzonte. Quest’anno proponiamo l’idea di un «teatro dello spet-tatore»: le dieci formazioni selezionate dalle 150 iniziali fanno parte delle moltissime realtà che in Italia continua-no a sperimentare un modo diverso di usare lo spazio e di pensare la relazione con lo spettatore. There are very few spaces for theatre research in the Veneto and this inevitably results in a lack of proposals that might arise in the area. There are various reasons. The majority of state funding available is absorbed by institutional bodies that rarely show any interest in the-atre research. One could say that there never has been (and still isn’t)

Dioniso, Teatro del Lemming

Amore e Psiche, Teatro del Lemming

Page 11: Editoriale G - Coopculture · dossier a cura di Leonardo Mello e Ilaria Pellanda ... L’opera giovanile di Mozart chiude la stagione ... 59 Il rocker innamorato del blues L’intensità

14

Focus On

15

Focus On

an understanding that supporting innovation and young artists is a great patrimony, but one that is never cultivated. Research and in-novation are two terms that have become very fashionable, they are used in all sectors of the cultural industry but they hardly touch the sphere of the theatre: this is really serious. Resources are being di-rected towards the conservation of what is presumed to be the identi-ty of the Veneto. What this actually means is that a young group does not have a place where they can think or rehearse, they do not have a place where they can present their own work, and there are no shows dedicated to research and young groups. They are left in isolation and might even have to flee. With the return of our festival Opera Prima after four years of silence (owing to drastic cuts in funding), and which is programmed for new realities, we try to compensate this lack, but it is just another attempt on our behalf and one that has neither adequate support nor funding, and not even sufficient public protection. And there is absolutely no support from the local admin-istration. It is a further attempt to offer a response to a demand that still exists, to offer a possible horizon. This year we are proposing the idea of a «theatre of the spectator»: The ten ensembles that were se-lected from the 150 initial ones are part of the countless realities in It-aly that still continue to experiment different ways of using the space and of thinking in relation to the spectator.

Nina Zanotellidirettore organizzativo La Piccionaia / I Carrara Teatro stabile di Innovazione – VicenzaA mio parere non vi è una tendenza univoca nel teatro delle generazioni più giovani in Veneto, semmai una de-terminazione molto forte a esprimere ognuno la propria necessità artistica nell’esplorazione di forme diverse, quali la drammaturgia del testo piuttosto che quella della scena, la contaminazione con altri linguaggi o la narrazione, per citare degli esempi, nel riconoscimento o nella negazio-ne delle esperienze precedenti. Solo in questo modo cre-do si possa parla-re oggi di teatro contemporaneo. Quello che noto è la difficoltà a tro-vare spazi di la-voro e di visibili-tà, connessa a una oggettiva incapa-cità istituzionale a leggere l’evolver-si e il modificar-si della scena con-temporanea. Mi sembra che ciò comporti una disseminazione delle espe-rienze artistiche sul territorio, laddove esse trovino inter-locutori, operatori attenti, opportunità economiche o so-stegno da parte di comunità. È possibile che questo abbia in futuro conseguenze positive, per il momento si tradu-ce in una serie di esperienze che raramente trovano la for-za per emergere e farsi ascoltare. D’altra parte la maggio-re capacità a mettere in relazione il proprio processo crea-tivo con altri artisti e la consapevolezza di come si deter-mina e si disegna il campo simbolico di riferimento, sono condizioni fondamentali, ma spesso mancanti, al fine di costruirsi uno spazio reale di opportunità creative. Non sono pochi i soggetti che in Veneto si occupano di teatro contemporaneo. Ognuno di questi viene da una storia e una prassi diversa, a volte complementare, a volte alter-

nativa, ma tutti svolgono una funzione e una competen-za specifica nel territorio. L’insieme delle quali dovrebbe fornire un disegno di riferimento, insieme interloquente e interloquito, agente e agito.I don’t think there is just one trend in the theatre of the youngest gen-erations in the Veneto; if anything, they are all really determined to express their own artistic needs by exploring different forms, such as the dramaturg y of the text rather than that of the set, the contamina-tion with other languages or narration, to give just a few examples, in the recognition or negation of previous experiences. I think this is the only way to talk of contemporary theatre today. What I can see, is the difficulty to find working spaces and visibility, connected to an objec-tive institutional incapacity to understand the development and tran-sformation of the contemporary scene. I think that this leads to a dis-semination of artistic experiences throughout the territory, where they can find interlocutors, attentive operators, economic opportunities or support from communities. This might have positive consequences in the future but for the moment it simply means a series of experiences that rarely find the strength to emerge and make themselves heard. On the other hand, an increased ability to relate one’s own creative process to that of other artists, and the knowledge of how one deter-mines and designs the symbolic field of reference, are the fundamental conditions that are frequently lacking, for the construction of a real space for creative opportunity. There are quite a few people in Vene-to who work with contemporary theatre. Each of them has a different background and practice behind them, sometimes complementary, at others alternative, but they all have a function and specific expertise in the territory. All of these together should create a reference point, an intervening and intervened whole, agent and subject.

Alberto Bevilacquadirettore Centro Servizi e Spettacoli di UdineTeatro stabile di InnovazioneDi solito si pensa al teatro in termini dualistici: da una parte il palcoscenico e gli attori, dall’altra il pubblico. Ma c’è anche un terzo elemento, con importanti responsabi-lità, cioè l’organizzatore, che da un lato produce e dall’al-tro convoca il pubblico. La nostra struttura è nata come gruppo di organizzatori che si sono fatti carico di una co-scienza e di un’etica del fare teatro. A differenza di altre

esperienze non ci siamo aggregati attorno a un arti-sta in particolare ma abbiamo se-guito diversi per-corsi e modali-tà. E questo per-ché abbiamo in-terpretato il fare teatro come uno strumento per far crescere il territo-

rio ed entrare in comunicazione con il resto del mondo al di là del Tagliamento. In questo senso si sono mossi i no-stri sforzi produttivi, che viaggiano su un doppio bina-rio: la valorizzazione di artisti delle nostre zone (ma an-che giovani italiani e stranieri) e lo sviluppo di progetti di portata nazionale e internazionale. In questo contesto, tra le cose fatte che hanno permesso ad artisti di forma-zione differente di trovare in Udine l’accoglienza che cer-cavano, vorrei citare due esempi, Salviamo i bambini di Re-nato Gabrielli, che è nato come spettacolo già con una

Giuliana Russo

Page 12: Editoriale G - Coopculture · dossier a cura di Leonardo Mello e Ilaria Pellanda ... L’opera giovanile di Mozart chiude la stagione ... 59 Il rocker innamorato del blues L’intensità

16

Focus On

17

Focus On

tournée di 50 date e con la possibilità di essere visibile su tutto il territo-rio nazionale, e l’accompagna-mento offerto all’Impasto pri-ma e a Michela Lucenti poi: lo-ro hanno trova-to in Udine un punto di rife-rimento ideale perché li abbia-mo messi nelle condizioni di potersi esprimere in grande libertà e ora sia-mo di fronte a un nuovo progetto molto importante che è I sette a Tebe che debutterà a luglio. Un altro artista che se-guiamo da diversi anni è Paolo Mazzarelli, con cui abbia-mo iniziato a lavorare scoprendolo al Premio Scenario, che lui vinse nel 2001. Più attinente al nostro territorio è poi l’attenzione che dai primi anni novanta poniamo al la-voro di Rita Maffei e di Fabiano Fantini. Sul versante del friulano sosteniamo Teatro Incerto, una formazione che recita in lingua friulana ma a livello professionale. Questo per dare un breve quadro delle energie che cerchiamo di mettere a disposizione del teatro di ricerca, senza dimen-ticare, sul versante formativo, l’Ecole des Maîtres diret-ta da Franco Quadri, cui partecipiamo attivamente. Co-me interessante nuova formazione infine vorrei nomina-re «Cosmesi», una compagnia molto giovane che ha avu-to esperienze artistiche con Motus e Raffaello Sanzio e persegue un teatro molto legato all’arte visiva.One usually thinks of the theatre in dualistic terms: on the one hand the stage and the actors, on the other the audience. But there is an-other element, one with considerable responsibilities, i.e. the organis-er who, on the one hand produces and on the other summons the audi-ence. Our structure began as a group of organisers who took on board an awareness and ethics of theatre making. Unlike in other experi-ences, we did not gather around one art-ist in particular but we followed differ-ent paths and ways. And this is because we interpreted theatre making as a tool to make the territory grow and to communi-cate with the rest of the world on the other side of the Tagliamento. Our productive efforts all went in this direction, follow-ing dual tracks: Developing the artists in our area (but also young Italians and for-eigners) and developing both national and international projects. In this context, amongst the things that have been done and permitted artists from different backgrounds to find the welcome they were looking for in Udine, I would like to give two examples, Salviamo i bambini by Renato Gabrielli, which originated im-mediately as a show with a tour of 50 appointments and with the pos-sibility of gaining visibility throughout the country, and the accompa-niment offered first to Impasto and then Michela Lucenti - In Udine they found the perfect reference point because we were able to offer them the conditions they needed to express themselves with the utmost freedom and now we are working on a new, very important project, I sette a Tebe, which will have its debut in July. Another artist we have been following for several years is Paolo Mazzarelli; we began working together when we discovered him at the Premio Scenario,

which he won in 2001. More pertinent to our area is the attention we have been paying to the works by Rita Maffei and Fabiano Fanti-ni since the early 1990s. Going towards the Friuli we support Teatro Incerto, an ensemble that performs at a professional level in the Friu-li language. This is just a short summary of the energ y we are try-ing to invest in research theatre, without forgetting the training side,

with the Ecole des Maîtres directed by Franco Quadro, and with whom we are in close collabo-ration. Finally, one of the more interest-ing new ensembles I would like to name is «Cosmesi», an extremely young company that has had artistic expe-

rience with Motus and Raffaello Sanzo, and follows a theatre that is very close to the visual arts.

Massimo Ongarodirettore artistico Teatro Fondamenta Nuove – VeneziaLe linee di tendenza in atto si confrontano innanzitut-to con le possibilità. E le possibilità in Veneto sono gene-ralmente scarse, mal gestite e mal coordinate: non c’è un vero e proprio sostegno a questo genere di «intraprese», termine che recentemente si usa molto. Il settore scon-ta un’evidente difficoltà. Il proliferare di monologhi ad esempio credo derivi essenzialmente non da scelte este-tiche, quanto da scelte legate alla fattibilità economica. Non credo si possa parlare di linee estetiche ben delinea-te: penso che innanzitutto si debba considerare il conte-sto in cui queste compagnie, questi gruppi si trovano a la-vorare, che è un contesto difficile, non supportato, in cui i progetti sperimentali e innovativi non riescono quasi mai a raggiungere un esito spettacolare. C’è un circuito che non sostiene sufficientemente questo genere di proposte. Manca certo l’appoggio economico, ma le carenze riguar-dano appunto anche la circuitazione, la promozione, ecc. Ci sarebbero moltissimi modi di sostenere questo genere

di manifestazioni. Invece il soste-gno è generalmente scarso su tutti gli fronti e questo perché purtrop-po a livello regionale manca una politica, una gestione, un coordi-namento. Alcuni sono più fortu-nati, altri meno, ma nel complesso credo che tutti si dibattano in diffi-coltà più o meno evidenti e gravi.Above all, the current trends today re-flect the possibilities. And in the Veneto, the possibilities are generally scarce, badly run and badly coordinated. there is no re-

al support for this kind of «enterprise», a term that is now used more and more. There is one clear difficulty in the sector. For example, I believe that the proliferation of monologues is basically not derived from aesthetic choices but more from ones that are connected to finan-cial viability. I do not think one can speak of clearly marked aes-thetic lines: I think that above all, one needs to consider the context in which these companies, these groups are working, a context that is difficult, without support and one in which experimental and inno-

Paolo Mazzarelli in Pasolini Pasolini

Le quattro stagionidel Tib Teatro

Page 13: Editoriale G - Coopculture · dossier a cura di Leonardo Mello e Ilaria Pellanda ... L’opera giovanile di Mozart chiude la stagione ... 59 Il rocker innamorato del blues L’intensità

16

Focus On

17

Focus On

vative projects are hardly ever able to achieve results that are spectac-ular. There is not sufficient support for this kind of offer. There is cer-tainly no finan-cial backing, but the shortfalls re-ally concern the circulation, promotion, etc. There are count-less ways to sup-port this kind of event. But sup-port is general-ly lacking on all fronts, and this is because, unfortunately, at a regional level there is no policy, man-agement or coordination. Some are luckier than others, but on the whole I believe that everyone is floundering in difficulties that are more or less clear and serious.

Annalisa Carrara direttore artistico Fondazione Teatro Civico – SchioPer le giovani realtà (e anche per quelle non così giovani, ma che comunque fanno teatro contemporaneo secondo linee meno legate al ritorno immediato di pubblico) credo che la vita sia proprio difficile. Manca il sostegno, man-cano gli spazi. Fuori da questa cornice può esserci il ge-nio, ma come fa a svilupparsi? In Veneto i teatri ci sono, ma il sostegno a nuove iniziative o a giovani compagnie è minimo. Basta vedere i cartelloni per rendersi conto di quanto il nuovo venga sostenuto. Perché sostenerlo signi-fica rischiare dal punto di vista del pubblico e assumer-si anche qualche rischio culturale, non andare sempre su proposte sicure. La Biennale dello scorso anno è stato un fulgido esempio: per fortuna è esistita, per sfortuna è ri-masta un’isola. Tolto il lavoro che fa Echidna Cultura con alcuni teatri, tolta una parte del lavoro minuto che faccia-mo noi, tolto il festival di Bassano resta davvero poco. E allora forse è vero che ci sono pochissime giovani compa-gnie anche perché non hanno dagli enti locali le possibili-tà minime di crescere ed esprimere una loro visibilità, una loro poetica. Come soluzione po-trei suggerire uno slogan: «Io so-stengo la cultura». Ma fuori dagli slogan il discorso è davvero mol-to complesso. Per fare un esempio, la Siae francese ha un fondo spe-ciale che permette ai giovani mu-sicisti di avere non tanto semplice-mente i fondi, che sarebbe già una gran cosa, ma soprattutto una rete di teatri che sostengono un’opera che viene selezionata e segnalata. Questa è una possibile via di solu-zione: individuare una costola finanziaria che vada a so-stenere i giovani talenti garantendo loro la possibilità di un certo numero di repliche. Automaticamente se hanno talento emergerebbero. Ci devono essere luoghi, iniziati-ve e fondi per potersi mettere in vetrina.I think that life for young realities (and also those who are not all that young but still do contemporary theatre following lines that are not so tied to the immediate return of the public) is really difficult. There is no support, and there are no spaces. There might be a genius out

there, but how can he or she develop? There are theatres in the Vene-to but the support for new initiatives or young companies is mini-

mal. You only have to look at the theatre programmes to see how much new theatre is being supported. Because supporting it means a risk from the public point of view and it also means taking a cer-tain cultural risk, not always being about to count on a proposal that is sure. Last year’s Biennale was a clear example: luckily it

existed, unluck-ily it remained an island. If you take away the work that Echidna Cultu-ra does with some theatres, take away some of the minute work we do, take away the Bassano Fes-tival, hardly any-

thing is left. And maybe it is true that there are very few young com-panies, but also because the local institutions don’t give them any pos-sibility to grow and express their visibility, their poetics. I could offer a slogan as a solution: «I support culture». But outside the slogans, the subject is much more complicated. For example, the French Siae has special funding that allows young musicians to have not just the funds, which is already something great, but above all a theatre net-work that supports a work that is selected and chosen. This is one possible solution: Identify a financial backer to support young tal-ents by guaranteeing them the possibility of a certain number of per-formances. If they are talented, they will stand out automatically. There have to be places, initiatives and funds to be able to put one-self on display.

Roberto Terribiledirettore artistico Fondazione Aida – VeronaNon mi sembra di vedere delle novità particolarmente eclatanti. Non è che siano nati fermenti particolarmen-te nuovi… Dal canto nostro facciamo due rassegne: una con le università, per focalizzare che cosa si muove at-traverso le varie facoltà. E una seconda che anche que-st’anno conterà 21 appuntamenti, allargata anche ad al-tre regioni, dove confluiscono giovanissime compagnie. In questo contesto possiamo monitorare le nuove propo-ste produttive. Siccome però ci troviamo in una carenza

economica incredibile, e ci sono pochissimi soldi da investire su questi gruppi, anche i prodotti di conseguenza sono quel che sono. In questa regione c’è una quasi totale assenza di possibilità per i gruppi giovanili, per il teatro contemporaneo in genere, per la nuova drammaturgia… Molti ci inviano testi inediti, proposte di produzioni, ma quasi sempre ci troviamo nelle condizioni di ri-fiutare, per mancanza di qualsia-

si fondo. In queste condizioni come possono nascere e vi-vere dei gruppi e avere le possibilità (in tempo e denaro) di produrre delle vere creazioni originali? Lo stesso cir-cuito che c’è non ospita nemmeno le formazioni venete già affermate, come il Tam, per fare un solo esempio.

Katzelmacher di Fassbindersecondo Rita Maffei

Patricia Zanco

Page 14: Editoriale G - Coopculture · dossier a cura di Leonardo Mello e Ilaria Pellanda ... L’opera giovanile di Mozart chiude la stagione ... 59 Il rocker innamorato del blues L’intensità

18

Focus On

19

Focus On

I don’t really think there are any particularly striking novelties. There is no particularly new turmoil… For our part, we have two shows: one with the universities to concentrate on what is going on in the faculties. And another which, once again, will have 21 appoint-ments this year, also extended to other regions where really young companies come together. In this context we can monitor new produc-tion proposals. But since we are in dire financial straits, and there is hardly any money to be invested in these groups, the products are what they are. In this region there are as good as no possibilities for young groups, for contemporary theatre in general, for new dramatur-g y... Lots of people send us unpublished texts, production proposals, but we nearly always have to turn them down due to lack of fund-ing. How can these groups be formed and grow in these conditions and have the possibilities (time and money) to produce really original creations? The very circuit that does not even host successful Veneto groups such as Tam, for example.

Daniela Nicosiaregista e direttore artistico Tib Teatro – BellunoIn Veneto c’è stato un proliferare di gruppi amatoriali ve-ramente enorme, ma è stato ed è difficile tuttora far con-siderare il teatro un luogo di lavoro, con professionalità specifiche. Far capire insomma che una struttura teatra-le è sicuramente una fonte di ricchezza per il suo territo-rio, per l’indotto produttivo che può offrire e anche al di là di questo. I pia-ni sono diversi: una struttura pro-fessionale ha e de-ve avere un im-pegno rispetto al territorio di ap-partenenza che si esplica in un pro-getto che com-prende la produ-zione, la forma-zione e uno svi-luppo progettuale. Noi abbiamo cominciato a lavorare in una terra di confine, qual è quella della provincia di Bel-luno, con l’intento di sollecitare nuovi bisogni culturali. Abbiamo dovuto sviluppare un vero e proprio lavoro di alfabetizzazione teatrale, cominciando dai più piccoli, dal lavoro all’interno delle scuole, dai laboratori, fino ad arri-vare al pubblico adulto. Il rapporto che abbiamo con gli enti locali territoriali si basa sul piano dell’offerta, ma an-che e soprattutto, come dicevo, sul piano della progettua-lità. Da questo ultimo punto di vista vorrei ricordare «Il filo d’Arianna Festival» che ogni anno, da un decennio, si svolge e rappresenta uno sviluppo di quella che è la nostra poetica: il teatro in rapporto all’architettura, ai luoghi e alla fruizione dei luoghi stessi, un progetto in cui la dram-maturgia è espressa proprio dai luoghi.There is a great proliferation of amateur groups in the Veneto but it has been and still is difficult for the theatre to be regarded as a place of work, with specific professionalism. In short, to come to the reali-sation that the theatre structure is surely a source of wealth for the ter-ritory, for the productive allied industries, that it can offer and more. There are different levels: a professional structure needs to be commit-ted to the territory it belongs to and this becomes clear in a project that includes the production, creation and planning development. We be-gan working in a border area, the province of Belluno, in an attempt to stimulate new cultural needs. We had to develop a real project of

theatre alphabetization, starting with the youngest and working in schools, then in workshops before finally coming to the adult audi-ence. The relationship we have with the local territorial institutions is based on the level of the offer, but also and above all, as I said be-fore, on the level of planning character. As regards the latter, I would like to mention Il filo d’Arianna Festival» which for over a decade now has been held every year and represents the development of our poetics: theatre in relation to architecture, to places and the fruition of these places, a project in which dramaturg y is expressed by the plac-es themselves.

Patrizia Baggiooperatore teatrale – TrevisoGuardo con attenzione ai giovani gruppi e mi rendo con-to che il mercato è assolutamente asfittico: da una par-te perché in Veneto gli spazi per il teatro contempora-neo non sono tantissimi, dall’altra perché si tende sempre a programmare quello che già si conosce e gli organizza-tori si assumono pochissimi margini di rischio rispetto al nuovo, anche se ci sono eccellenti eccezioni. Voglio fare un esempio concreto, il percorso di Giuliana Musso, di cui mi sono occupata di persona. Nei primi anni l’attri-ce è stata sostenuta da un mercato che non era quello tea-trale ma quello che abbiamo chiamato «del mondo civi-le», cioè soprattutto gli assessorati alle pari opportunità, le associazioni di medici, ecc. Questo ha fatto sì che per almeno due anni Giuliana abbia goduto di grande visi-bilità perché è stata chiamata sì in teatro, ma in situazio-ni organizzate non da operatori teatrali ma dal mondo ci-

vile. Nati in ca-sa, il suo primo lavoro, ha fatto quasi 250 repli-che e più del-la metà si sono potute realiz-zare non gra-zie a operatori teatrali ma ap-punto a una se-rie di istituzio-ni che hanno

alla fine composto un mercato «altro». Penso che la sto-ria di Giuliana sarebbe stata un’altra se non avesse avuto questo sostegno.I watch the young groups closely and I realise that there is absolutely no life in the market - on the one hand because in the Veneto there are very few spaces for contemporary theatre, and on the other, because there is the tendency to programme things one already knows and the organisers assume hardly any margins of risk compared to what is new, even if there are excellent exceptions. I would like to give a con-crete example, the career of Giuliana Musso, whom I followed per-sonally. At first the actress was supported by a market that was not that of the theatre, but one we called «of the civil world», that is, in particular the councillor offices for equal opportunities, medical as-sociations, etc. This meant that for at least two years Giuliana en-joyed considerable visibility because she was in the theatre, but in sit-uations that were organised by the civil world and not by theatre op-erators. Nati in casa, her first work, had over 250 repeat perform-ances and over half were made possible not thanks to the theatre op-erators but to a series of institutions that basically made up a «differ-ent» market. If Giuliana had not had that support, I think things would have gone very differently.

Laura Curino

Page 15: Editoriale G - Coopculture · dossier a cura di Leonardo Mello e Ilaria Pellanda ... L’opera giovanile di Mozart chiude la stagione ... 59 Il rocker innamorato del blues L’intensità

18

Focus On

19

Focus On

Kairós – VeneziaL’Associazione Kairós è da cinque anni attiva a Venezia nella formazione alla danza e al teatro e nella produzione artistica. Ha all’attivo due spet-tacoli, Terre di nessuno e l’ultimo Storia di Nin, che si caratterizzano per la creazione di un codice espressivo che unisce le formazioni delle fondatrici dell’Associazione: Silvia Salvagno, danzatrice, e Alberta Toninato, attrice. The Kairòs Association has played an active role in Venice for five years in dance and theatre training and in artis-tic production. It is currently offering two shows, Terre di nessuno and the lat-est Storia di Nin, that are characterised by the creation of an expressive code that unites the education of the Association founding members: the dancer Silvia Sal-vagno and the actress Alberta Toninato.

«Kairós vuole sviluppare la sua ri-cerca in due direzioni: quella temati-ca, scrivendo i propri testi e affron-tando così i temi davvero «urgenti»; e quella estetica, indagando all’inter-no della contaminazione dei linguag-gi: tra parola, danza, musica, luci, vi-deo proiezioni. Se Terre di nessuno – il primo spettacolo – parla di Venezia e delle sue contraddizioni, Storia di Nin – il successivo – propone una rifles-sione sulla povertà, sul malcontento sociale. Racconta un viaggio di inizia-zione durante il quale il protagonista, Nin, incontra gli sconfitti della Storia, il «Popolo degli Scontenti», alle prese con l’organizzazione di una rivoluzio-ne culturale. È una storia in bilico tra drammatico e grottesco, tra fiaba e at-tualità, in cui si intrecciano la dimen-sione del sogno e quella della realtà, quella della vita e quella della morte.»«Kairós wants to develop its research in two directions: one that is thematic, writing its own texts and thus tackling truly «urgent» issues, and one that is aesthetic, through the study of the contamination of languages: words, dance, music, light and video projec-tions. While the first show – Terre di nes-suno – is about Venice and its contradic-tions, the Storia di Nin – the successive one – offers a reflection on poverty and social dis-satisfaction. It is about an initiation jour-

ney during which the protagonist, Nin, meets those who were defeated in History, the «Peo-ple of Discontent», and who are trying to or-ganise a cultural revolution. It is a story of the dramatic and the grotesque, fairy tale and current events, one in which the dimensions of dreams and reality, life and death are in-terwoven.»

La Corte dei Miracoli – VeneziaLa Corte dei Miracoli si occupa di produzione di spettacoli e organizzazione di eventi teatrali, in entrambe le attività focalizzando il proprio lavo-ro sulla relazione con il pubblico. Nell’ultimo an-no sta dedicando partico-lare attenzione al pubbli-co dei ragazzi, con una messinscena a loro dedi-cata e la realizzazione di laboratori. I soci fon-datori sono Marco Zoc-carato, regista e interpre-te, Valentina Bortoli, re-sponsabile organizzativo e Maria Ghelfi, attrice.La Corte dei Miraco-li deals with the pro-duction of perform-ances and the organ-isation of theatrical events and in both ar-eas focuses on the relationship with the audience. During the past year they have paid particular attention to young peo-ple, including special productions for that group as well as offering workshops.

«Dal 2005 la Corte dei Miracoli lavo-ra attraverso diverse messe in scena sul tema del ricordo come visione tea-trale dell’animo umano. Il mito di Or-feo è stato al centro della prima fase di questo percorso, che nel 2006 con lo spettacolo 60 minuti circa, sposta l’at-tenzione sull’ipotesi dell’impossibili-tà del ricordo in relazione all’imme-diatezza dell’azione. Così si è determi-nata l’esigenza di identificare uno spa-zio della rappresentazione come idea-le estensione del corpo e dei suoi mo-ti. Sulla base di un quadrato costitui-to da quattro assi di legno appoggia-te al pavimento si determina un vero e proprio luogo performativo, lo spazio

stanza, in cui l’attore lavora su se stesso in tempo reale, usando il presente non per ripetere ma come strumento tea-trale dell’azione. L’esigenza di fare tea-tro riguarda la contemporaneità, tan-to della messinscena – ciò che avvie-ne può avvenire solo in quel momen-to, al di là di ogni finzione dramma-turgica – quanto della necessità di di-re con il teatro, come atto necessario e improvviso a cui il corpo è chiama-to a rispondere in modo profondo e istintivo. La Corte dei Miracoli lavora sulla relazione con il pubblico non so-

lo attraverso gli spettacoli che produ-ce, ma anche grazie alla cura riservata agli eventi che organizza. Nell’ultimo anno sta dedicando particolare atten-zione al pubblico dei ragazzi, con una messinscena a loro dedicata e la realiz-zazione di laboratori.»«Since 2005 La Corte dei Miracoli has been working on several productions based on the subject of memory as a theatrical vision of the human soul. The myth of Orpheus was at the centre of the first phase of this project, which, with the performance 60 minuti circa in 2006 moved its attention to the hypothesis of the impossibility of memory in relation to the immediacy of action. This led to the need to identify a performance space as the ideal ex-tension of the body and its movements. Using a square consisting in four wooden planks rest-ing on the floor, one creates a true performance space, the room, in which the actor works on himself in real time by using the present not for repetition but as a theatrical tool for the action. The need to create theatre re-

Certi gruppi di ricerca al Nord EstOtto poetiche per altrettante nuove realtà teatraliSome research groups in the North EastEight poetics for the same number of young theatre realities

La Corte dei Miracoli,La Stanza di Orfeo

Kairòs, Storia di Nin

Page 16: Editoriale G - Coopculture · dossier a cura di Leonardo Mello e Ilaria Pellanda ... L’opera giovanile di Mozart chiude la stagione ... 59 Il rocker innamorato del blues L’intensità

21

Focus On

gards contemporaneity, both the production – what happens can only happen at that mo-ment, any dramaturgical fiction aside - and the need to narrate through theatre, as a nec-essary and unexpected act in which the body has to respond with both depth and instinct. La Corte dei Miracoli works on its relations with the public not just through the perform-ances it produces, but also thanks to the atten-tion it pays to the events it organises.»

Grumor – PadovaGrumor si sviluppa da altre esperienze: Creta-con, Anatòma, Emma, attive fin dal 1999 in di-verse rassegne, fra cui la Biennale Giovani 2001 a Sarajevo. È stato finalista a Premio Scenario 2005. È un componente del gruppo di operatori culturali Grumi. Opera a Padova.Grumor is the result of other experi-ences: Cretacon, Anatòma, Emma, ac-tive since 1999 in various events such as the Biennale Giovani 2001 in Sarajevo. It made the finals in the Premio Scenar-io 2005 and is a member of the cultural operator group Grumi. Works in Padua.

«Le azioni di Grumor, pur basandosi su una forte com-ponente concettuale, si ca-ratterizzano per un impatto visivo determinante. Un ap-parato semantico raffinato che vive attraverso una mes-sa in opera essenziale, seppu-re estremamente minuziosa. Grumor realizza un teatro più colto di altri linguaggi che dello specifico linguag-gio scenico. I suoi lavori presuppon-gono spesso un’attenta analisi delle te-matiche e dei prodotti della storia del-la ricerca estetica, non solo contempo-ranea. Gli interpreti sono intesi come componenti di una realizzazione vi-siva. I loro movimenti e le emissioni vocali vengono elaborati con una cu-ra quasi maniacale. A Grumor piace un teatro intimo, emotivo, che analiz-za gli stati d’animo, le sensazioni. Le operazioni di Grumor non vogliono dire nulla. Le aporie della comunica-zione, la fertile discrepanza che si in-staura fra la realizzazione di un segno e la sua percezione sono il terreno nel quale chi assiste è sommessamente in-vitato a stare mentalmente, attivando proprie elaborazioni. Le realizzazio-ni di Grumor tendenzialmente non si limitano al momento della messa in opera ma si sviluppano e assumono nuove connotazioni attraverso il pas-saggio fra diversi media: testi, imma-

gini, oggetti installati, interventi web, suoni, ponendosi in un territorio libe-ro dalla necessità critica di definire le proprie pertinenze.»«Although based on a strong conceptual com-ponent, Grumor’s actions are characterised by their strong visual impact. A refined se-mantic apparatus that is expressed through an essential production, but down to the finest details. Grumor creates a theatre that is more cultivated than other languages, than just the specific theatrical language. Underlying the works is often the careful analysis of the sub-jects and products of the history of aesthetic re-search, not just contemporary. The actors are seen as the components of a visual production. Their movements and vocal sounds are elab-orated with almost manic care. Grumor pre-fers an intimate, emotive theatre - one that analyses the state of one’s soul and feelings. Grumor’s actions mean nothing. The apro-ria of communication, the fertile discrepancy that arises between the creation of a sign and its perception are the ground in which those

watching are passively invited to participate mentally, activating their own elaborations. Grumor’s creations tend not to be limited to the actual moment of the production but de-velop and assume new connotations through the passage between the various media: texts, images, installed objects, web interventions, sounds, in a territory that is free from the crit-ical need to define one’s own relevance.»

Anagoor – Castelfranco VenetoAnagoor opera a Castelfranco Veneto da dieci anni. La direzione artistica delle creazioni del-la compagnia ( Baccanti, Studio su Frida, L’Inutile Ronda, Orestea 1. Agamenno-ne, Orestea 2. Coefore) è indissolubilmen-te legata al disegno di Simone Derai e alla gui-da vocale di Paola DallanLa compagnia ringra-zia i seguenti maestri: Mirko Artuso, Enzo To-ma, Patricia Zanco, Daniela Mattiuzzi, Tapa Sudana, Laura Curino, Patrizia Vercesi, Elio Padovan.Anagoor has been active in Castelfranco Veneto for ten years. The art direction of

the company productions (Baccanti, Stu-dio su Frida, L’Inutile Ronda, Orestea 1. Ag-amennone, Orestea 2. Coefore) is inextricably linked to the design by Simone Derai and the vocal guidance of Paola Dallan. The company would like to thank the follow-ing teachers. Mirko Artuso, Enzo Toma, Patricia Zanco, Daniela Mattiuzzi, Tapa Sudana, Laura Curino, Patrizia Vercesi, Elio Padovan.

«Tra le mete del progetto Anagoor quella di un teatro che percorre la strada della drammaturgia iconogra-fica e del seducente impatto sensoria-le, che usa la suggestione potente del-le immagini e la subdola capacità con-duttrice del suono, spesso sovrappo-nendo i livelli simbolici sviluppando in tal modo nuove inaspettate con-crezioni drammaturgiche, pur non ri-nunciando ad un atteggiamento filo-logicamente rigoroso verso la paro-la ed il testo, che è anzi fondamento

di ogni scelta e segno artistici. L’azio-ne teatrale si spoglia delle sue accezio-ni naturalistiche: per esigenza lutera-na di pulizia geometrica, il superfluo viene rifiutato per concentrarsi sul-l’atto primo - teatrale e architettoni-co - il movimento del corpo che, po-nendo distanze e misurandole, dise-gna lo spazio e il tempo, costanti tra-giche che evidenziano i limiti umani. Solo per mezzo del canto è possibile trascenderli. Processo creativo che ri-chiede ad un pubblico disabituato al-l’ascolto della parola, del verso poeti-co, del canto – come la sintassi religio-sa di Eschilo, a tratti oscura ed estati-ca, a tratti vertiginosamente filosofica - una ginnastica attiva della mente: un teatro per volontari arrampicatori del-le vette della logica e della fantasia, de-cisi a lasciarsi scuotere, non certo per passivi habitués della poltrona.»«One of the aims of the Anagoor project is that of a theatre that follows the path of

Grumor, Noia. Sui suoi lussi

Anagoor, Baccanti

Page 17: Editoriale G - Coopculture · dossier a cura di Leonardo Mello e Ilaria Pellanda ... L’opera giovanile di Mozart chiude la stagione ... 59 Il rocker innamorato del blues L’intensità

22

Focus On

23

Focus On

iconographic dramaturg y and seductive senso-rial impact that uses the powerful suggestive-ness of images and the devious guiding capac-ity of sound, often by superimposing symbol-ic layers and developing in this way new un-expected dramaturgical concretions without foregoing a rigorous philological attitude to-wards the word and text which is, on the con-trary, the fundament of each and every artis-tic choice and mark. The theatrical action is stripped of its natural meanings: Out of the Lutheran need for geometric purity, an-ything superfluous is spurned so it can con-centrate on the first act - theatrical and archi-tectural - the movement of the body which, by determining a certain distance and measur-ing it, creates space and time, tragic constants that highlight human limitations. It is only through song that this can be transcended. A creative process that requires from the audi-ence active mental g ymnastics – an audience that is no longer used to listening to the word, poetic verse, song - like the religious syntax of Aeschylus, with obscure and ecstatic passages,

giddy philosophic passages - a theatre for vol-untary climbers of the peaks of logic and fan-tasy, those who have chosen to let themselves be shaken, and certainly not for the passive arm-chair habitués.»

Silvia Nanni, autrice-attrice – MestreSilvia Nanni ottiene nel 2004 la menzione come migliore attrice allo Stregagatto, il premio istitui-to ogni anno dall’Ente Teatrale Italiano. Questa la motivazione: «Silvia Nanni sa recitare e rac-contare: e, quando la sapienza della voce può con-tare anche su un corpo che sa danzare e muoversi a proprio agio anche in una scena totalmente spo-glia, il teatro decolla verso luoghi magici. L’arte di questa brava danzatrice è frutto “miracoloso” di duro lavoro, dedizione, continua ricerca, frequen-te sconfinamento in altre aree teatrali.»In 2004 Silvia Nanni was nominated best actress at the Stregatatto, the prize awarded each year by the Italian Theatre Company. And this is why: «Silvia Nan-ni knows how to act and narrate: and, when the skill of a voice can also count on

a body that can dance and move at ease even on a stage that is totally bare, the theatre takes off to places of pure magic.. The art of this skilful dancer is the “mi-raculous” fruit of hard work, dedication, constant study, and the frequent trans-gression into other areas of the theatre.»

«Credo che lo sconfinamento riscon-trato dalla giuria dell’ETI nasca dal-la combinazione di due aree della mia formazione: quella della Commedia dell’Arte e quella del teatro-danza. Il principio ispiratore del mio lavoro è finalizzare il percorso creativo verso un ideale di testimonianza che abbia nella storia la sua forma e nella “ma-rionetta” il suo mezzo. La volontà è quella di sperimentare dei metalin-guaggi per «ingaggiare» lo spettato-re come fanno gli incantatori sui ser-penti e, citando Artaud, per «far lo-ro ritrovare attraverso l’organismo le sensazioni più sottili, usando dap-

prima mezzi gros-solani, e affinan-doli poi man ma-no». In questa vi-sione lo spettatore è al centro di una ricerca che riguar-da i temi delle sto-rie, spesso ripesca-ti dagli antichi mi-ti, il rapporto spa-ziale con gli inter-preti e la pluralità dei mezzi espres-sivi. Così non stu-

pisce che nel mio ultimo spettaco-lo EL.LISSE una parte del pubblico si trovi davvero nel mezzo della sce-na in cui i protagonisti Elena e Ulisse, archetipi di bellezza e successo ancora attualissimi, si contendono il primato del potere.»«I believe that the transgression perceived by the ETI jury comes from the combina-tion of the two areas of my training. that of the Comedy of Art and that of theatre-dance. The main inspiration for my work is to direct the creative path towards an ideal testimony that has its history in its form and the “mar-ionette” of its means. The desire is to exper-iment meta-languages to «engage» the specta-tor just the way snake charmers do and, to quote Artaud, to «make them rediscover the most subtle sensations through the organism, first using cruder means and then gradually refining them.» In this vision the spectator is at the centre of a study on the subjects of his-tory, ones that are often taken from ancient myths, the spatial relation with the actors and

the plurality of expressive means. So it is not surprising that in my last show EL.LISSE a part of the audience actually find themselves in the middle of a scene in which the protago-nists, Helen and Ulysses, still the archetypes of beauty and success today, are fighting for the primate of power.»

Antares / Manuel Broccardoe Matteo Pegoraro – SchioAntaresarte è un progetto che ha un po’ dell’uto-pistico: è l’insieme di più artisti con anni di espe-rienza alle spalle, provenienti da varie forme d’ar-te e da diversi concetti artistici. Questa coalizione nasce un anno fa quando si vuole affrontare con un gruppo di adolescenti il musical Footloose. Da questo progetto portato a buon fine si è crea-to un sodalizio di più persone e più idee, concre-tizzato in antaresarte, che adesso lavora su cin-que progetti: Romeo e Giulietta (con ragaz-zi che hanno la loro formazione in un percorso di teatro-danza denominato teatro dello zephiro), La tempesta (teatro narrazione), Le città in-visibili (reading musicale), il festival schioinjazz e un festival sul percorso musicale di Fabrizio de André.Antaresarte is a project with a utopi-an slant. It is the gathering of a group of artists with years of experience behind them, coming from diverse art forms and different artistic concepts. This coalition was made a year ago when the musical Footloose was to be tackled with a group of adolescents. The success of this project led to a partnership between various peo-ple with different ideas, which was con-cretised in antaresarte, that is now work-ing on five projects: Romeo e Giulietta (with young people with theatre-dance train-ing called the Zephyr theatre), La tem-pesta (theatre-narrative), Le città invisibili (musical reading), the schioinjazz festival schioinjazz and a festival on the musical formation of Fabrizio de André.

«Antaresarte realizza progetti ar-tistici che combinano diverse for-me espressive passando dal teatro al-la danza, dalla musica alle arti visive. Nascono momenti, luoghi di incontro e progetti capaci di fondere le emozio-ni degli artisti con quelle del pubbli-co e con questa presunzione supera-re l’estetica del gesto, della parola, del suono, dell’immagine per compren-dere e quindi cercare di trasmettere percezioni nuove, così come si forma-no e vengono interiorizzate da ciascu-no di noi.»«Antaresarte creates artistic projects that combine different expressive forms, going from the theatre to dance, music to visual arts. It cre-

Cosmesi, Avvisaglie

Teatro Disumano

Page 18: Editoriale G - Coopculture · dossier a cura di Leonardo Mello e Ilaria Pellanda ... L’opera giovanile di Mozart chiude la stagione ... 59 Il rocker innamorato del blues L’intensità

22

Focus On

23

Focus On

ates moments, meeting places and projects that are able to blend the art-ists’ emotions with those of the audi-ence and with this presumption can overcome the aesthetics of the ges-ture, the word, the sound and im-age, to understand and therefore try to transmit new perceptions, the way they are created and interiorized by each one of us.»

Teatro Disumano – FeltreIl TEATRO DISUMANO nasce, nel 2003, con l’intento di sperimentare for-me di innovazione e di ricerca nell’ambito del teatro delle marionette tenendo con-to dell’evoluzione dei vari linguaggi arti-stici nella nostra contemporaneità. A ta-le fine collaborano vari artisti che utiliz-zano vari linguaggi, ma di cui però non si conosce l’identità in quanto celata dal passamontagna di ordinanza, avuto in eredità dal teatro tradizionale giappone-se di marionette bunraku, e che fa di lo-ro un ibrido fra un meccanico della Ferra-ri e un guerrigliero zapatista. La compa-gnia pone al centro della sua poetica la re-lazione che si sottende tra il marionettista e la marionetta stessa creando improba-bili quanto spettacolari macchine sceni-che che declinano l’azione dell’oggetto/soggetto teatrale marionetta nell’area del-la performance concettuale. il TEATRO DISUMANO ha partecipato a eventi un-derground e a festival e rassegne naziona-li e internazionali in Italia e all’estero.TEATRO DISUMANO was founded in 2003 with the aim of experimenting forms of in-novation and research within the theatre of mar-ionettes, taking into account the evolution of the various artistic languages in our times. For this purpose, they collaborate with artists who use dif-ferent languages, but whose identity remains un-known since it is hidden behind the compulsory balaclava, inherited from the traditional Japanese theatre of bunraku marionettes, thus mak-ing them a hybrid between a Ferrari me-chanic and a Zapatist warrior. The compa-ny places the relationship between the marionettist and the marionette itself at the centre of its poetics, creating unlikely and spectacular scenic machines that describe the action of the marionette theatre object/subject in the area of the conceptual per-formance. TEATRO DISUMANO has also participated in underground events and national and international festivals and shows in both Ita-ly and abroad.

Cosmesi – UdineIl progetto di ricerca COSMESI viene attivato a Marzo 2003 da Eva Geatti e Nicola Toffoli-ni con l’allestimento di Avvisaglie di un cedi-mento strutturale per la rassegna Hicetnunc

2003. Nell’arco del 2004 cura il processo di svi-luppo del progetto ospite della rassegna XM.atto Primo di Bologna e del CSA Rialto di Roma. Con Bionda I interno 5 è presente alla rasse-gna ENtoPAN al Foundry di Londra. Nell’ar-co del 2005 vince con Avvisaglie di un cedi-mento strutturale il Festival Iceberg 2005 per la sezione Spettacolo. Con Prove di condizio-namento partecipa alle selezione e accede alle fi-nali del Premio Scenario. Replica Avvisaglie di un cedimento strutturale e Prove di con-dizionamento al Festival di Santarcangelo dei Teatri 2005; è inoltre ospite del Festival Giostra di Maggio 2005, di Bè Bologna Estate 2005, della rassegna Avostanis 2005. Tra Gennaio e Aprile 2006 replica Avvisaglie di un cedi-mento strutturale per la stagione del Teatro Contatto del CSS presso gli spazi del Teatro San Giorgio di Udine e per il Festival Ipercorpo di ro-ma presso il Kollatino Underground.The research project COSMESI was started in March 2003 by Eva Geatti and Nicola Toffolini with the production of Avvisaglie di un cedimento strutturale for the 2003 Hi-c e t nu n c show. In 2004 it l o o k e d after the d e v e l -o p m e n t p r o c e s s of the g u e s t p r o j e c t of the XM at-to Primo di Bolo-gna and CSA Rialto in Rome. It is par-ticipating in the ENtoPAN show at the London Foundry with Bionda I interno 5. In 2005 it won a prize for Avvisaglie di un cedimento strutturale at the Festival Iceberg 2005 in the Performance section. It took part in the selection with Prove di con-dizionamento and got into the finals of the Premio Scenario. It repeated Avvisa-glie di un cedimento strutturale and Prove di con-dizionamento at the Festival of Santarcan-gelo dei Teatri 2005 and also took part in the Festival Giostra di Maggio 2005, di Bè Bologna Estate 2005, the Avosta-nis show 2005. It repeated Avvisaglie di un cedimento strutturale from January to April 2006 for the season of CSS Teatro Con-tatto in the rooms of Teatro San Giorgio in Udine and for the Ipercorpo Festival in Rome at the Kollatino Underground.

La ricerca di «cosmesi» si sviluppa soprattutto attorno al concetto di

spazio. Uno spazio non prettamen-te teatrale. Uno spazio che non è sce-nografia ma che è contenitore astrat-to di un mondo nuovo.L’azione è in-serita all’interno di strutture archi-tettoniche costruite in funzione del-lo spettacolo stesso; movimenti inca-stonati tra (e con) gli oggetti, incorni-ciati da uno spazio-organismo auto-nomo a sua volta (autoportante, au-tosonoro, autoilluminato...).L’architettura diventa quindi la partenza, l’esperimento, l’escamotage per co-struire una visione parallela.Tutti gli oggetti di scena si compongono in una drammaturgia propria del gesto, e l’attore diventa quindi un tramite tra spazio, oggetto e azione spetta-colare. Un concetto di architettura di movimento e di oggetto che si fonde in uno spazio dalle leggi rinascimen-tali in cui l’essere umano è il centro ed attorno le infinite possibilità, una potenza a tutti gli effetti.

The research of «cosmesi» mainly evolves around the concept of space. A space that is not just theatrical. A space that is not sce-nography but is an abstract container of a new world.The action takes place within the architectural structures that are constructed in function of the performance itself; move-ments mounted amongst (and with) the ob-jects, framed by an autonomous space-or-ganism (self-supporting, self-resounding, self-illuminating ...).The architecture therefore becomes the start-ing point, the experiment, the contrivance to construct a parallel view.All the objects on the stage are part of a dramaturg y that is in-herent to gesture, and the actor therefore be-comes an intermediary between space, object and imposing action.A concept of the archi-tecture of movement and object that blends in a space with Renaissance laws in which the human being is the centre and around are endless possibilities, a power to all intents and purposes.

Silvia Nanni, EL.LISSE