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` editoriale L’idea di una fondazione di comunità a Torino per coinvolgere realtà private nella spesa per attività culturali matura durante gli incontri organizzati per definire gli obiettivi del 2° Piano Strategico. Allora, come oggi, ci si interrogava su nuovi strumenti per raccogliere capitali privati a sostegno della cultura. Benché sul territorio esistessero importanti ed efficaci iniziative filantropiche come la Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali, impegnata in particolare su progetti di grande scala, in un contesto caratterizzato dalla contrazione delle risorse pubbliche destinate a questo settore e in una prospettiva ancor più severa, diventava imprescindibile, oltre che strategico, pensare a nuove e più snelle forme di finanziamento, di dimensioni ridotte per rispondere a bisogni misurati. Per approfondire il fenomeno e verificarne l’adattabilità al caso torinese, Torino Internazionale, nel quadro delle attività del piano strategico, insieme al Centro di Documentazione sulle Fondazioni e con il sostegno della Compagnia di San Paolo, ha promosso e coordinato uno studio, condotto da un gruppo di ricerca della Scuoladi Amministrazione Aziendale dell’Università degli Studi di Torino (saa). Ma di cosa si tratta e quali caratteristiche rendono peculiare una fondazione di comunità? Una fondazione di comunità è un efficiente intermediario filantropico, un’organizzazione snella capace di massimizzare gli effetti di un dono a favore di un determinato territorio. Efficiente perché offre tanti modi per donare, snella perché si concentra nella distribuzione dei soldi raccolti, circoscritta perché nasce e opera a favore di una specifica area geografica, provincia, città o quartiere che sia. Ciò le permette di intercettare un gran numero di donatori, grandi e piccoli, diffondere la cultura della donazione e catalizzare risorse per il bene della comunità. Il fenomeno è in crescita. Il Community Foundation Global Status Report offre un quadro generale delle dimensioni e dell’evoluzione del fenomeno nel mondo. Al 2008 ne sono state identificate 1441 in 51 paesi: rispetto al 2005 il numero è cresciuto del 21%; è aumentato il numero delle fondazioni comunitarie residenti fuori dagli Stati Uniti (raggiungendo il 46% del totale), soprattutto in Germania (dove se ne contano 191). In Italia lo sviluppo è relativamente recente e risale a una decina di anni fa, quando, su impulso della Fondazione Cariplo, viene fondata la Fondazione di Comunità di Lecco. Oggi ne esistono 24, soprattutto in Lombardia, istituite come fondazioni di diritto privato per il sostegno di progetti locali. In Piemonte sono tre, di cui una a Torino, quella di Mirafiori. Il Manifesto for Community Philanthropists, frutto del lavoro della rete delle Fondazioni di Comunità del Regno Unito (Community Foundation Network) scrive: «Le fondazioni comunitarie migliorano l’azione del dono grazie al supporto di competenze specifiche, professionalità, capacità, esperienze, capitale sociale. La filantropia è un impegno bilaterale che arricchisce la vita non solo dei beneficiari, ma anche 03 ( Tamtam 2009/1 Filantropia dell’arte R O B E R T A B A L M A M I O N Torino Internazionale `

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L’idea di una fondazione di comunità a Torino per coinvolgere realtàprivate nella spesa per attività culturali matura durante gli incontriorganizzati per definire gli obiettivi del 2° Piano Strategico.Allora, come oggi, ci si interrogava su nuovi strumenti per raccoglierecapitali privati a sostegno della cultura. Benché sul territorio esistesseroimportanti ed efficaci iniziative filantropiche come la Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali, impegnata in particolare su progetti di grande scala, in un contesto caratterizzatodalla contrazione delle risorse pubbliche destinate a questo settore e in una prospettiva ancor più severa, diventava imprescindibile,oltre che strategico, pensare a nuove e più snelle formedi finanziamento, di dimensioni ridotte per rispondere a bisogni misurati.Per approfondire il fenomeno e verificarne l’adattabilità al caso torinese,Torino Internazionale, nel quadro delle attività del piano strategico,insieme al Centro di Documentazione sulle Fondazionie con il sostegno della Compagnia di San Paolo, ha promossoe coordinato uno studio, condotto da un gruppo di ricercadella Scuoladi Amministrazione Aziendale dell’Universitàdegli Studi di Torino (saa). Ma di cosa si tratta e quali caratteristiche rendono peculiareuna fondazione di comunità? Una fondazione di comunità è un efficiente intermediario filantropico,un’organizzazione snella capace di massimizzare gli effetti di un dono a favore di un determinato territorio. Efficiente perché offre tantimodi per donare, snella perché si concentra nella distribuzione dei soldiraccolti, circoscritta perché nasce e opera a favore di una specifica area geografica, provincia, città o quartiere che sia. Ciò le permette di intercettare un gran numero di donatori, grandi e piccoli, diffonderela cultura della donazione e catalizzare risorse per il bene dellacomunità. Il fenomeno è in crescita. Il Community Foundation Global Status Report offre un quadro generaledelle dimensioni e dell’evoluzione del fenomeno nel mondo. Al 2008ne sono state identificate 1441 in 51 paesi: rispetto al 2005 il numero è cresciuto del 21%; è aumentato il numero delle fondazionicomunitarie residenti fuori dagli Stati Uniti (raggiungendoil 46% del totale), soprattutto in Germania (dove se ne contano 191).In Italia lo sviluppo è relativamente recente e risale a una decinadi anni fa, quando, su impulso della Fondazione Cariplo, vienefondata la Fondazione di Comunità di Lecco. Oggi ne esistono24, soprattutto in Lombardia, istituite come fondazioni di dirittoprivato per il sostegno di progetti locali. In Piemonte sono tre,di cui una a Torino, quella di Mirafiori. Il Manifesto for Community Philanthropists, frutto del lavoro della retedelle Fondazioni di Comunità del Regno Unito (Community FoundationNetwork) scrive: «Le fondazioni comunitarie migliorano l’azione del dono grazie al supporto di competenze specifiche, professionalità,capacità, esperienze, capitale sociale. La filantropia è un impegnobilaterale che arricchisce la vita non solo dei beneficiari, ma anche

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di chi dona, aiutando gli uni a comprendere le condizioni, le motivazioni e i bisogni degli altri». Una fondazione di comunità siregge infatti sul presupposto che le comunità siano ricche di potenzialidonatori i quali spesso non donano perché non trovano o non conosconoi canali e le forme per farlo, perché non si fidano o non vedono ricadutesul territorio in cui vivono, perché non hanno il tempo o perché nessunoli stimola a donare, perché considerano troppo costoso organizzare il proprio dono in un’attività continua, per esempio attraverso la costituzione di una fondazione. Basti pensare che, in base allo studiodella saa, in Provincia di Torino l’85% dei dichiaranti non destina ilproprio 5 per mille, perdendo la possibilità di aiutare un’organizzazionenon profit del territorio in cui risiede e lasciando la propria destinazioneallo Stato. Eppure donare, anche solo un euro, ha effetti benefici perchéil donatore si sente parte della propria comunità, contribuisce al futurodel luogo in cui vive, dà un senso alla propria vita, si “sente bene” per il gesto compiuto. A differenza delle grandi fondazioni che si reggono su pochi grandifinanziatori stabili, le risorse delle fondazioni comunitarie provengonoda una moltitudine di donazioni, lasciti mobili e immobili,sponsorizzazioni. Ci sono i grandi donatori, i mecenati o filantropi che possono anche aprire un fondo patrimoniale per una causa specifica,e ci sono tanti piccoli donatori, che donano anche solo pochi euro, ma che sommati possono esercitare un impatto reale sul territorio. Ma che cosa offre in cambio la fondazione di comunità? In primo luogoè una struttura indipendente, con un altissimo grado di trasparenza,svincolata dai poteri politici, in grado di garantire l’integritàdell’operato. Secondariamente ha un chiaro piano di marketing con azioni orientate a fidelizzare i donatori come campagne continuedi raccolta fondi, diversificate sulla base del target da raggiungere,accessibili grazie a una rete capillare di punti di raccolta (biblioteche,banche, uffici postali, studi medici, sale cinematografiche, studicommercialisti), nonché programmi di erogazione chiari e trasparenti,che informano in modo semplice i potenziali donatori circa le scelteadottate, i progetti avviati, i risultati ottenuti per la comunità. Ma la fondazione fornisce anche e soprattutto, come abbiamo detto, un ampio ventaglio di opportunità e modi per donare: si può costituireun fondo a proprio nome, si può scegliere di sostenere un determinatosettore o addirittura progetto; si può donare a patrimonio. Un’altra particolarità delle fondazioni di comunità è che sonoespressione di un territorio definito e per questo operano in viaesclusiva. In parole semplici, esse raccolgono donazioni su un territorio,ne massimizzano il valore e lo ridistribuiscono sul territorio medesimo e per un scopo preciso: i torinesi che decideranno di donare sapranno e vedranno il frutto della loro azione. L’idea torinese è di un’organizzazione specializzata in intereventi nellacultura. Si tratterebbe della prima struttura così specializzata, pensatacome nuova forma di finanziamento al settore, voluta per confermare il ruolo strategico della cultura per lo sviluppo sostenibile del territorio,soprattutto a valle di importanti investimenti, che è bene mantenere e valorizzare. Una struttura che si fonda sull’assunto che la creativitàartistica serve alla crescita consapevole di una comunità. Di qualecultura stiamo dunque parlando? La nuova cultura, legata allacreazione, all’agire artistico, che si nutre di un milieu creativo urbanostimolante, di luoghi informali di socializzazione e formazione, di esperienze di apprendistato e scambio presso realtà all’avanguardianel panorama mondiale della produzione creativa. Una produzione che è espressione di movimenti urbani spontanei e incontrollabili,

nel territorio. E iniziative a sostegno della formazione, del perfezionamento,dell’apprendistato come borse di studio e scambi per favorire la mobilità degli artisti; stage e laboratori di perfezionamentosul modello talent campus;progetti di networking e scambiodi competenze, conoscenze ed esperienze artistiche e professionali.La scala metropolitana dellastruttura potrebbe garantire una redistribuzione delle risorseper la creazione culturale,andando ad alimentareproduzioni e fruizioni diffuse,attente alle zone di confine, ai luoghi più remoti delladimensione metropolitana. La ricerca condotta dalla saaci dice che, in tutta l’areametropolitana torinese, la gestionedelle risorse della RegionePiemonte e delle fondazioni di origine bancaria negli ultimianni ha privilegiato il comunecapoluogo. Dal 2001 al 2007, il 93% dei progetti sostenutirisiede nel Comune di Torinoe solo il 6% nei comuni dellacintura. Inoltre, mentre a Torinopiù del 50% delle erogazionisono comprese tra i 10 e i 50milaeuro, in area metropolitanala maggior parte (57%) variada mille e 10mila. Complessivamente infine, gli stanziamenti, sia in termini di stock sia di crescita delle risorse,si sono orientati su un certo settoree su specifiche azioni favorendole attività museali nelle arti visivee nel cinema, la produzione e gestione di stagioni teatrali e grandi festival di teatro, danza,musica. La fondazione potrebbedunque riequilibrare il sistemaprivilegiando quelle attività e quei settori che ricevono un minor apporto di risorse.Quanto pubblichiamo nellepagine che seguono dà ampiospazio in primo luogo ai risultatidel lavoro condotto dalla saae mostra alcune delle potenzialità

delle fondazioni di comunitànell’auspicio che si possacostituire, grazie all’aiuto di grandi e piccoli donatori,un’organizzazione analoga nel torinese. Per approfondirealcune tematiche abbiamo poichiesto un parere ad alcuni esperti.Dell’evoluzione delle fondazionicomunitarie in Italia e delleopportunità di sviluppo per il futuro, ci parla BernardinoCasadei, uno dei massimiesperti in materia. Il tema della donazione è inveceaffrontato da Walter Santagatache ci illustra in anteprima i risultati di un’interessante ricercasui fattori che incoraggiano il contributo dei privati allacultura. L’articolo di SoniaSchellino, specialista di filantropiacomunitaria e impegnata, in Compagnia di San Paolo, nello sviluppo di progetti e iniziative a sostegno di questosettore, ci fornisce una guida alle opportunità per i donatori. La mappatura dei benefici fiscaliper chi dona in arte e cultura nel nostro paese è invece condottada Mario Montalcini e OscarMaroni, di Pragmos. Un’ultima,preziosa testimonianzasull’esperienza del dono è contenuta nel contributo che Stephanie Shirley,ambasciatrice filantropica delgoverno britannico, ha rilasciatodurante una recente conferenzainternazionale a Nottingham sulla filantropia comunitaria.Delle differenze rispetto al nostropaese e dei contenuti dellaconferenza ci parla VirginiaSavojni, che insieme ad altri 12 professionisti ha preso parte alviaggio studio organizzato intornoalla conferenza di Nottingham. Abbiamo poi scelto di dedicareampio spazio ad alcuni casi che,per meccanismi di funzionamentoo modalità di sviluppo, riteniamorilevanti per la diffusione della filantropia. È il caso di YouthBank, modello nato diecianni fa nell’Irlanda del Nord,

proprio da una fondazionecomunitaria, e oggi diffuso in tutta Europa, basato sul coinvolgimento dei giovani nei processi decisionali. Ce ne parla il coordinatoreresponsabile, Vernon Ringland.Delle esperienze sul nostroterritorio racconta GiuseppePichetto, presidente della neonataFondazione della Comunità di Mirafiori Onlus. Il Festivaletteratura di Mantova è un esempio virtuoso di comeun’iniziativa culturale si possasostenere con risorse in gran parteprivate. Mentre Manchester Buskerè un celebre progetto messoin piedi ormai trent’anni fa per aiutare gli artisti di stradaa emergere. Infine, non potevanomancare i bisogni, il punto di vistadegli artisti. Abbiamo chiesto a nove di loro come lavorano, cosa sono disposti a fare per lacomunità e cosa domanderebberoalla fondazione comunitaria.Dalle risposte emerge vitalità,entusiasmo, voglia di lavorareinsieme per capire, dialogare,sperimentare, per dare il propriocontributo consapevolea migliorare la propria città. Il tutto, low cost.

difficili da intercettare, ma allostesso tempo bisognosi di risorse, il cui costo è normalmentecontenuto. Le ragioni alla base diquesta scelta sono sostanzialmentetre: la prima deriva dal fatto che il nostro territorio ha già prodottorealtà che raccolgono capitaliprivati per la cultura, ma orientateal recupero e alla valorizzazionedel patrimonio; la seconda ragionenasce dalla natura stessa dellefondazioni comunitarie, il cuiimpatto può essere reale suprogetti a costo ridotto (restaurareuna chiesa costa molto di più cherealizzare uno spettacolo di artiperformative); infine investiresulla produzione contemporanea,in ogni sua forma, significa, perchi ha pensato questa struttura,scommettere sul futuro, crederenel potenziale d’innovazionelegato al processo artistico. Si legge nel primo capitolo del Libro bianco sulla creatività in Italia, curato da WalterSantagata e pubblicato nel 2009:«Abbiamo conservato, gestitoe tutelato il nostro patrimonioculturale. Vi abbiamo dedicatomolte risorse a livello pubblico e privato, ma è tempo di dedicarnemolte di più alla produzione dinuova cultura, a non distruggere il nostro paesaggio, a superare la negligenza che cura pocol’educazione dei giovani e il progresso tecnologico, non dimenticando … che solo chi sta davanti avrà gli strumentiper continuare ad essere leader». Allora la fondazione comunitariapotrebbe sostenere e co-sostenerenuove produzioni che sianoespressione delle tendenzeartistiche del presente,possibilmente realizzate insiemead altri artisti o associazioniculturali, magari con le imprese, le scuole, le accademie, e perchéno gli ordini professionali;progetti pluriennali, con un pianofinanziario chiaro e solido, sceltisecondo criteri che privileginola capacità di stimolare donazioninella comunità e la fruibilità

Filantropiadell’arte

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`In Italia sifesteggiano 10 anniB E R N A R D I N O C A S A D E IA s s i f e r o

Le fondazioni di comunità sono intermediari filantropici. Esse promuovono la cultura del dono e finanziano progetti d’utilità sociale nella propria comunità.

In particolare assistono tutti coloro che vogliono vivere il dono non come una mera reazione emotiva o un astratto dovere, ma come una modalità concreta per affermare la propria dignità, dare un significato al proprio operare, vincere il senso di impotenzache contraddistingue la nostra società e, soprattutto, relazionarsi col prossimo in modo veramente umano, perché non strumentale. Si tratta di una realtà nuova non solo in Italia, dove si celebraquest’anno il decennale, ma anche nel mondo e negli stessi StatiUniti, dove, fino agli anni ottanta, era un fenomeno marginale e quasiirrilevante fra le istituzioni filantropiche di quel Paese. In questi ultimidecenni si è però trasformato nel settore in più rapida crescita dellafilantropia istituzionale e si è rapidamente diffuso in tutti i continenti.Quando la Fondazione Cariplo, nel 1998, decise di promuovere, in via sperimentale, la diffusione delle fondazioni di comunità nel nostro Paese, pochi avrebbero scommesso sugli esiti di questoprogetto. I risultati sono però andati al di là delle più rosee aspettativee oggi il patrimonio delle fondazioni di comunità italiane è il quarto al mondo, non lontano da quello gestito dalle fondazioni di comunitàdel Regno Unito. Esso infatti ha raggiunto i 200 milioni di euro ed è in costante crescita. È importante rilevare come nel solo 2008sono state raccolte donazioni per 15 milioni di euro, senza contarei trasferimenti da parte delle fondazioni d’origine bancaria,e, nel contempo, sono stati erogati ben 20 milioni di euro a favore di progetti d’utilità sociale.In 10 anni sono nate ben 24 fondazioni di comunità in Lombardia,Veneto, Piemonte e Liguria. È importante notare come, a giugno di quest’anno, sia stata costituita la Fondazione di Salerno, primo esempio di fondazione di comunità nel Mezzogiorno d’Italia.Esperienza che dovrebbe fare scuola, anche perché la Fondazione per il Sud ha deciso di sostenere lo sviluppo di queste istituzioni nel nostro meridione.L’idea sta infatti suscitando non solo l’interesse di altre fondazionid’origine bancaria ed in particolare della Fondazione di Venezia e della Compagnia di San Paolo, ma anche di enti locali, piani di zona,banche, camere di commercio, enti ecclesiastici, centri servizi per il volontariato e altri enti non profit, così come imprese e individui,i quali tutti hanno colto le grandi potenzialità di questo strumento, che non solo può aiutare questi soggetti a meglio perseguire le lorofinalità, ma che è anche in grado di dare reale concretezza a queiprincipi di solidarietà e sussidiarietà che tutti invocano, ma che troppospesso rimangono vuota retorica. Grazie alla promozione del dono,le fondazioni di comunità, oltre a catalizzare risorse per finalitàdi pubblica utilità, generano quel capitale sociale che è condizioneindispensabile, non solo per lo sviluppo morale e civile delle nostrecomunità, ma anche per quello economico e sociale.Questo sviluppo, che ha suscitato notevole interesse anche all’estero,tanto che l’università di Heidelberg ha considerato il progetto inizialecome uno dei migliori esempi di filantropia strategica a livello

continentale, deve confrontarsicon alcune importanti sfide. Da un lato la cornice legalenon è certo favorevole, anchese, una recente modificadella definizione di beneficenzaha finalmente legittimatol’intermediazione filantropica.Dall’altro, la nostra classedirigente ha spesso dimenticatola propria responsabilità socialee, mentre la cultura del donoè molto diffusa fra le personecomuni, lo è molto meno frachi, in questi decenni, è statoabituato a credere che il benecomune dovesse essere

perseguito con le sole risorsepubbliche. Solo se le élitesapranno riscoprire il piaceredi contribuire personalmentealla realizzazione del benecomune, sarà possibile dotarequesti enti di consiglid’amministrazione che ne comprendano il loro verosignificato e ne valorizzinopienamente le grandi potenzialità.Bisogna poi rilevare come glistessi professionisti, in particolarei notai e i commercialisti, che potrebbero utilizzare questefondazioni per offrire nuovie interessanti servizi ai loroclienti, facciano spesso fatica a comprendere questeopportunità e non sempreriescano a distinguere le fondazioni di comunità, chesono uno strumento al serviziodei donatori, dalle altre non profitle quali invece perseguono unloro scopo particolare. Le stessebanche e gli altri intermediarifinanziari, che stanno scoprendoproprio in questi annil’importanza che i servizifilantropici possono avere perla gestione dei rapporti coi loroclienti e soprattutto per la lorofidelizzazione, potrebbero darvita a interessanti e convenientipartnership proprio con lefondazioni di comunità così comeè già avvenuto in altri Paesi.Fino ad oggi queste potenzialitàsono state colte solomarginalmente, anche perchéle stesse fondazioni non sempresi sono dotate di una strutturaadeguata in grado di garantirela necessaria qualità dei servizi.Infine le fondazioni non hannofatto gli investimenti necessariper mostrare alle piccole e medie

imprese, le quali non hannorisorse sufficienti per costituirsiuna loro fondazione, comeutilizzarle per gestire in modoprofessionale ed efficacele proprie attività filantropiche.Nonostante questi limiti, le potenzialità di crescita perqueste fondazioni sono enormi.Oltre alle già ricordate recentievoluzioni normative le qualipermettono alle fondazionidi comunità di offrire ai propridonatori concrete opportunitàper massimizzare i beneficifiscali collegati alle lorodonazioni, bisogna riconoscerecome l’interesse per la filantropiastia crescendo in modoesponenziale. Del resto la crisiche stiamo vivendo stamostrando come non si possaabbandonare lo sviluppo delle nostre comunità ai soliautomatismi del mercato o all’intervento pubblico. Se poi si considera come, per fare un esempio, nella solaLombardia, il patrimonio dellefamiglie che si estinguerannoper mancanza di eredi diretti nei prossimi 10 anni sarà di oltre20 miliardi, è facile prevedere che queste fondazioni, sesapranno darsi una strutturaadeguata in grado di offrireservizi reali ai donatori, potrannosvolgere un ruolo importantissimonel garantire che, almeno inparte, queste risorse venganoeffettivamente destinate a finalitàd’utilità sociale.

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fondazioni di comunitàFondazione della Provincia di Lecco

Fondazione Provinciale della Comunità Comasca

Fondazione della Comunità della Provincia di Mantova

Fondazione della Comunità del Novarese

Fondazione della Comunità Bergamasca

Fondazione della Comunità di Monza e Brianza

Fondazione della Comunità di Mirafiori

Fondazione Comunitaria della Provincia di Cremona

Fondazione della Comunità del Varesotto

Fondazione della Comunità Bresciana

Fondazione Comunitaria della Provincia di Pavia

Fondazione “Pro Valtellina”

Fondazione Comunitaria della Provincia di Lodi

Fondazione Santo Stefano

Fondazione della Comunità Clodiense

Fondazione di Comunità Vicentina per la Qualità di Vita

Fondazione Comunitaria del Ticino Olona

Fondazione Comunitaria del Verbano Cusio Ossola

Fondazione Comunitaria Savonese

Fondazione della Cassa Rurale di Treviglio

Fondazione Comunitaria della Valle d’Aosta

Fondazione Comunitaria Nord Milano

Fondazione Comunitaria della Riviera dei Fiori

Fondazione della Comunità Salernitana

ASSIFEROwww.assifero.org

L’associazione italiana fondazioni ed enti di erogazione, Assifero, è nata il 14 luglio 2003 raggruppandosoggetti grant-making, tra cuifondazioni private, d’impresa, di comunità e altri enti erogativi, per promuoverne l’attività e sostenerle diffondendo unavisione moderna della filantropiaistituzionale in Italia, comeinfrastruttura capace di svolgereuna funzione sociale insostituibilesul territorio. Assifero si proponeanzitutto come un luogo di confrontoe di scambio fra soggetti della filantropia interessati a precisare meglio la lororesponsabilità e a migliorarela capacità di interpretare il lorospecifico ruolo. Gli interventidell’associazione riguardanoil miglioramento del contesto in cuiopera la filantropia istituzionale,la nascita di nuove fondazioni,l’assistenza agli enti d’erogazione,lo sviluppo di una rete fra lefondazioni, le relazioni internazionali.

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W A L T E R S A N T A G A T AU n i v e r s i t à d i T o r i n o

Si dona poco per il patrimonio culturale, anche in Italia. Gli elenchi delle donazioni – che in Italia nel 2007sono state in totale almeno 5,5 miliardi di euro controi 306 miliardi di dollari nel 2008 negli Usa 1 – collocanoil cultural heritage al fondo tra le opzioni residualidei donatori, le meno preferite.

Secondo Swg2 in Italia ha donato per arte e cultura il 3,2% degliintervistati nel 2006. Secondo una indagine Doxa 3 solo l’1% degliitaliani dichiara di donare per il patrimonio artistico.Secondo Gfk Eurisco 4 i donatori per arte e cultura sono statinel 2007 una quota insignificante. La scelta di donare per arte e cultura appare dunque residuale,venendo in generale dopo le organizzazioni religiose, la ricercamedica e le attività sociali. Le spiegazioni possono essere diverse:forse si considera in questo settore sufficiente la presenza dello Stato;l’amore per il patrimonio culturale non è diffuso oltre gli stratipiù ricchi e istruiti della popolazione; forse si ritiene più importantesoddisfare in primo luogo i bisogni primari della vita (il record delledonazioni è non a caso per la medicina) e solo dopo la produzione di beni comuni e identitari come la cultura.Ma è bene dire che si dona poco anche perché le politiche pubblichenon sembrano cogliere il sistema di priorità espresso dai cittadini,insistendo monotonamente sul tema degli incentivi fiscali, quandomolte analisi mostrano ormai la più generale importanza delle motivazioni etiche e sociali. Quello delle donazioni per l’artee la cultura è un chiaro caso di enfasi mal posta di una politicapubblica. Una ricerca condotta dal Ministero per i beni artistici e culturaliinsieme all’associazione Civita mostra che per incoraggiareil contributo dei privati alla cultura rivestono eguale importanza trefattori diversi: gli incentivi che favoriscono comportamenti pro-sociali;gli incentivi che fanno leva sulla reputazione individuale; gli incentivifiscali. Altrettanto rilevanti le condizioni che si fondano sullatrasparenza degli esiti delle donazioni. Il modello generaledi comportamento di un donatore a favore del cultural heritageè in linea di principio definito da alcuni principi ispiratori di tipouniversale e da alcune motivazioni influenzate dalle condizionistoriche e istituzionali di un paese e della sua cultura. In altre paroleil comportamento umano risponde a motivazioni sia intrinseche,nascenti dentro di noi, sia estrinseche, provenienti dall’ambienteesterno. Le prime contano perché, agendo in maniera corrispondenteai nostri codici etici, beneficiamo di una soddisfazione morale o sociale; le seconde sono più legate a ricompense monetarie, naturalio sociali e variano da paese a paese e in differenti epoche storiche. La prima componente indicata – il comportamento pro-sociale –riguarda le ragioni etiche e civiche che inducono alla donazione.Il patrimonio culturale è parte della nostra cultura, nella qualeci identifichiamo e che amiamo sviluppare e diffondere, perciònoi doniamo e sosteniamo il patrimonio culturale per senso civicoe per etica sociale. La motivazione pro-sociale è la ragione più forteche spinge a donare, sia rispetto agli incentivi monetari e fiscaliche alla reputazione.La seconda componente – reputazionale – non sembra avere la stessaimportanza che assume nella società americana e anglosassone,

dove è abituale considerarel’investimento in reputazionecome parte di un processo di riconoscimento sociale.L’Italia, invece, si distingue per una notevole preferenzaper l’anonimità: il donareanonimo, che riguarda il 40,9%del campione di donatori,è una forma di purezzanelle motivazioni intrinseche.Per quanto riguarda la terzacomponente – gli incentivimonetari e fiscali – va ricordatoil noto saggio di Richard TitmusThe gift relationship, del 1970,in cui l’autore dimostròche un contesto di ricompensedi tipo economico tendea indebolire lo spirito civicoche anima l’atto del dono. Per dimostrare la sua tesi,Titmus indagò il mondodell’offerta di sangue,confrontando il sistema delledonazioni private con il sistemadi mercato dove il sanguesi compra, mostrando comein quest’ultimo caso il pagamentodi un prezzo generasseuna offerta minore rispettoalla domanda sociale e di minorqualità. Se si considera ladonazione per l’arte e la cultura,prevale soprattutto in Italiail mito delle defiscalizzazioniattive negli Stati Uniti: le politicheculturali degli ultimi decennisi sono basate sull’idea chesolo maggiori incentivi fiscaliavrebbero spinto i cittadinia contribuire per il loropatrimonio culturale. L’ultimoesempio di tale impostazioneitaliana sono le raccomandazionidella Commissione Croff5

per favorire la collaborazionedei privati alla cultura, basate

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Il piaceredel filantropoS T E P H A N I E S H I R L E YA m b a s c i a t r i c e p e r l a f i l a n t r o p i a d e l g o v e r n o b r i t a n n i c o

Il mio impegno è comunicare l’idea che donare sia un attoche dà piacere. Un atto spinto da un forte desiderio personaleo da un sentimento di compassione, che serve a portareaiuto, favorire il cambiamento, affrontare una sfida,alzando l’asticella della nostra capacità di essere generosi.

Personalmente ho imparato presto il significato del dono. Quandoavevo cinque anni, i miei genitori, ebrei tedeschi, hanno sceltocoraggiosamente di mandarmi in Inghilterra con Kindertransport. Mi hanno affidata nelle mani di sconosciuti, col rischio di nonrivedermi mai più. Con altri 10.000 ho preso parte alla più vastamigrazione di bambini che si fosse mai vista, arrivando a Londraapolide, senza denaro e senza conoscere una parola di inglese.Per la verità, mi ritengo doppiamente fortunata. In primo luogoperché la mia famiglia si è in seguito riunita. In secondo luogoperché ho trovato rifugio presso una coppia meravigliosa chemi ha cresciuta come una figlia. Credo che l’esperienza vissuta nella mia infanzia mi abbia influenzatain diversi modi. Ho imparato ad affrontare il cambiamento, accettandoche ogni giorno è diverso. Con il tempo ho imparato a conviverecon l’irrazionale senso di colpa per essere sopravvissuta, quandocosì tanti erano morti. L’ho fatto impegnandomi a rendere la miavita degna di essere vissuta. Infine, come immigrata ho imparatoad amare l’Inghilterra con un trasporto che può provare soltantochi ha avuto l’esperienza di perdere i propri diritti umani.Appena ho avuto un lavoro ho iniziato a frequentare la scuola serale.Dopo la laurea, con mio marito ho aperto una società di software,in seguito quotata in borsa. In questa mia impresa ho volutopioneristicamente investire in primo luogo sulle capacità professionalidelle donne nel settore hi-tech. La mia scelta fu impiegare donneche avevano lasciato l’industria informatica: era un modo per dareloro un’opportunità. Ne ho fatta una vera e propria crociatain un periodo in cui l’aspettativa sociale spingeva le donnea responsabilità domestiche e familiari. Un fatto per me inaccettabile.Sono arrivata a cambiare il mio nome da Stephanie a Steve perottenere più facilmente attenzione, in un settore, quello informatico,dominato dal mondo maschile. La mia società è stata fra le prime ad entrare nel PerCent Club,devolvendo una percentuale dei proventi in beneficenza. Numerosericerche hanno in seguito mostrato come la responsabilità socialed’impresa porti reali vantaggi: si trovano nuovi clienti, più fedeli,disposti ad acquistare di più. Non appena fu possibile, iniziai a ridistribuire parte degli utili, primaallo staff e in seguito a enti benefici: è questa la base della ShirleyFoundation. Il successo della mia azienda mi ha permesso di dedicaretempo alla fondazione e ai suoi beneficiari. Ho impiegato almeno dueanni a organizzare la Shirley Foundation, definendo bene gli obiettivie come intendevo raggiungerli. Questo è un passo importante perchéoccorre valutare bene l’impatto sociale che si intende avere con le donazioni. Si deve poi circoscrivere il campo d’interesse, che si tratti di infanzia, disabilità, animali, ambiente, paesi in viadi sviluppo etc. È su questo punto che le fondazioni di comunitàpossono davvero aiutare. La Shirley Foundation opera in due campi,l’information technology e l’autismo. La nostra filosofia è innovare

il più possibile, aprire nuovestrade, agire strategicamente:i progetti innovativi possonofallire (quando otteniamoun successo del 100% pensosempre che non abbiamo corsoabbastanza rischi), ma quandosi ottiene un successo, questopuò fare davvero la differenza.Il grosso dei nostri interessiriguarda comunque l’autismo,disturbo di cui soffriva il miounico figlio, Giles, rendendoloun bambino agitato e ingestibile.Giles frequentò una buona scuolaelementare specializzatain bambini con disturbicomunicativi, ma in seguito nonriuscimmo a trovare una scuolamedia che lo accettasse. Da quelmomento la situazione peggiorò.L’autismo può essere un disturbodevastante, per cui nonvi è ancora una cura. Il nostroprimo progetto sull’autismoebbe proprio Giles come primobeneficiario: fu lui il primoresidente, della prima casa,della prima associazioneche mettemmo in piedi. Adesso seguiamo 52 adultiaffetti da autismo. Io credo che fare beneficenzasia un’attività con fortiimplicazioni sociali e culturali,non una semplice transazionedi denaro. Si può donarecon pietoso distacco, ma perfare la differenza deve diventareun atto di impegno e d’amore:pur iniziando con un progettoper mio figlio, ancora oggil’autismo è centrale nellamia vita. Il mio progettopiù impegnativo dal puntodi vista finanziario è statala scuola Prior’s Courtnel Berkshire, che ospita

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proprio sull’aumentodelle agevolazioni fiscali –raccomandazioni in veritàsistematicamente respinte dal Tesoro preoccupato perla lunga crisi fiscale dello Stato.I risultati dell’indagine citataimplicano diversi suggerimentidi policy per aumentareil contributo dei privatial patrimonio culturale: il 26%dei cittadini considera i valoripro-sociali come le più rilevantimotivazioni; seguono il motivodelle compensazioni monetariee fiscali (9,2%) e quelloreputazionale (3,6%). La fiducianelle istituzioni e la trasparenzadelle procedure amministrativeè un ulteriore punto importanteper alimentare la fiduciache il dono sia effettivamentetrasferito al museo prescelto, il quale deve dare conto dellagestione delle risorse donate.Il 47,2% degli intervistaticonsiderano la trasparenzaistituzionale come il piùimportante ostacolo alladonazione per arte e cultura in Italia.

(1) Il Sole 24Ore, 24 dicembre 2007 e Giving USA Foundation(2) Tomorrow Swg, Il monitordelle donazioni, Milano, maggio 2007(3) Doxa, Comportamenti di donazionedegli italiani, Roma, ottobre 2006(4) Gfk Eurisco, Gli italiani e le donazioni, 2007(5) Gruppo misto di esperti dei ministeri del Tesoro e dei Beniculturali riunito nel 2006

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12( 60 alunni affetti da autismoe problemi di apprendimentomoderati o gravi. L’impegno di un tempo peril mio lavoro, lo dedico oggialla beneficenza, ricevendoneeguale soddisfazione. La miaricchezza si è trasformatada un conto in banca a qualcosadi più serio e denso di significati.Ero stata classificata come lasettima donna più riccad’Inghilterra (dovevano aver fattomale i conti!), oggi sonoorgogliosa di aver donatoabbastanza da uscire dalla lista.Però non stacco mai un assegnoe basta. Tutti hanno la possibilitàe il tempo per donare: io assegnole mie risorse solo a cause chemi interessano, a luoghi con cuiho un legame emotivo, a personeche mi piacciono e trovostimolanti, perché voglio riceveretanto quanto dono.Fare beneficenza ha datoun significato alla mia ricchezza.Donare mi dà immenso piaceree spero di incoraggiare qualcunodi voi a seguire il mio esempio.Questo profondo sensodi soddisfazione dipende dal fattoche l’animo umano trae beneficidalla condivisione. Se poi, comenel mio caso, si è stati aiutatiin momenti difficili, farebeneficenza è un modoper ripagare. Donare è sempreespressione delle proprieconvinzioni. Donare è una sortadi diritto naturale particolaredella specie umana. I sikhcredono nella divisione della vitain tre parti, una delle quali è lacondivisione del proprio tempo,talento e guadagno con i menofortunati. I quaccheri donanosempre e solo in modo anonimo.

I musulmani preferiscono farebeneficenza ai singoli individuipiuttosto che agli enti e, comemolti ebrei, pensano che donaresia un dovere e non una scelta.In tutti i casi, è un modo perportare giustizia in un mondoingiusto. Anche se è gratificante ricevereringraziamenti, il punto è: «Il miodono, quanto farà la differenza?»,e non: «Quanta riconoscenzaotterrò?». In accordo con le miecredenze, ho sempre cercatodi essere generosa con il denarocosì come con il tempo e le miecapacità. Avendo ricevutobeneficenza io stessa, so cosasignifica sentirsi riconoscenti,perciò cerco di fare beneficenzacon calore e spirito liberale:che divertimento ci sarebbea indicare donazioni nel testamento? Preferiscodare finché sono in vita.Quanto al mio ruolo di primoambasciatore della filantropiadel governo britannico, sembrache io sia stata scelta perchéalcune persone importantiritengono che io sia un modello,perché parlo delle mie donazioniincoraggiando altri a condividerela propria esperienza di donatorie le motivazioni che li hannospinti. In verità, preferiscopensare di essere stata sceltaperché ho smesso di firmaresemplicemente assegni e sonopassata a formulare una visionestrategica, ad avere ambizioni,scopi relativi alla filantropia.

In occasioni come queste, sonofelice di avere l’opportunità di comunicare quantasoddisfazione e piacere dia l’attodel dono. Con questo intendendola gratificazione tutta interioredi far succedere qualcosadi bello, di migliorare qualcosa.La verità è che nienteè paragonabile a questo.Concludo dicendo che c’è bisognoche i filantropi di oggi e di domanimantengano una voceindipendente dalle organizzazionia cui fanno donazioni: solo cosìpotranno partecipare al confrontoe influenzare il dibattito sullafilantropia stessa, avanzandolegittime richieste a livellonazionale per incentivarela beneficenza. Oggi come oggi, i filantropi non sonoaffatto rappresentati ai tavoliche contano. Dedicherò questoanno da ambasciatrice a formareun gruppo di filantropi che agiscacome soggetto autonomo.

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14( del board, che dannol’approvazione finale ai grantsconcessi o alle iniziativepromosse dalla fondazione.Infine per attrarre donazioniè importante costruire fortialleanze per le azioni di fundraising. Non a caso, nei paesidove il mercato filantropico è bensviluppato i doni maggiori ricevutidalle fondazioni di comunità sonospesso donazioni pianificate –il che richiede il coinvolgimentodi un consulente alla donazione,un avvocato o un commercialista.Lavorare a stretto contatto conavvocati, notai, commercialisti,operatori finanziari e in generalecon persone che gestisconopatrimoni e testamenti, è importante perché esse sonoin grado di incoraggiare l’usodella fondazione di comunitàcome veicolo per azionifilantropiche. Le stesse impresepossono considerarela fondazione di comunità comeun modo semplice per realizzareobbiettivi di responsabilitàsociale nelle comunità in cuifanno affari, costituendo pressola fondazione locale fondicollegati a campi di interesse.

Un’ampia sceltadi fondiS O N I A S C H E L L I N OC o m p a g n i a d i S a n P a o l o

Quando si parla di fondazioni di comunità, è bene dire subito che esse presuppongono l’esistenza di comunità territoriali concrete, in cui le persone si sentano almeno in qualche misura corresponsabili del bene dei propri vicini.

Persone disposte a impegnare per questo scopo non soltanto tempo e professionalità (volontariato), ma anche la donazione di risorseeconomiche (filantropia comunitaria). Qui entra in gioco il modellodella fondazione comunitaria: strumento che, in quanto intermediariofilantropico, deve garantire a qualsiasi potenziale donatore unamodalità soddisfacente ed efficiente per esprimere il proprio agirefilantropico. Anche le persone con modesto potere di spesa possonoavvalersi di questo strumento se ciò che la fondazione fa è visibile e chiaro, anzi questo è appunto il principio: con la raccolta di piccolesomme si possono raggiungere risultati altrimenti fuori portata. Si deve pensare allora alla fondazione, in primo luogo, comeun’esperta di donazioni. Chi vuole donare deve essere messo nella condizione di realizzare il proprio desiderio in modo semplice,gratificante e controllabile, quando si tratta di una donazione una tantum, quando il donatore sia disposto a impegnarsi nel lungotermine programmando la costituzione di un fondo patrimoniale,quando si incontra la disponibilità a lasciare un’eredità o un legatoalla fondazione. È importante che la fondazione individui le tipologie di donatori e offra loro le soluzioni più adeguate: c’è chi saesattamente quali soggetti intende beneficiare con la propriadonazione ma ci sono anche donatori in cerca di scopi.Mostrare ai potenziali donatori il valore di un dono vuol direrispondere a domande semplici: «Cosa posso concretamente fare conla somma che intendo mettere a disposizione di una causa d’interessepubblico?». Si tratta di aiutarli a concretizzare un generico desideriodi fare una donazione nell’ambito di un determinato campod’interesse sottoponendo loro un menù di scelte, ad esempio:«Con 100 euro puoi contribuire al 10% di una piccola borsa di studio»;«con 100.000 puoi costituire un fondo e dare consigli su comedovranno essere distribuiti i proventi che ne deriveranno».Grazie al suo modo di operare, una fondazione di comunità puòarrivare a guadagnarsi la fiducia, e anche l’affetto, di una comunità.Una condizione di base è che essa sia aperta a tutti (e non siaproprietà di nessuno) e trasparente nelle comunicazioni. I donatorivogliono sapere che i loro doni serviranno per realizzare il maggiorbene possibile. Ma una volta ricevuta la donazione occorre tenerpresente che competenze, conoscenze e reti dei donatori possonoessere utili ed è opportuno incoraggiare le loro proposte sui meccanismi di erogazione della fondazione.Le forme di intervento possono essere diverse. Un donatore puòdecidere di non mettere limitazioni al proprio dono (unrestrictedfunds) e non dare indicazioni sulla destinazione del fondo, che rimanea disposizione per donazioni deliberate dal board, investimentiimmobiliari e spese generali; un altro può voler costituire un fondodedicato a un settore d’interesse (field-of-interest funds): una volta indicata, da parte del donatore, l’area o il tema, spetteràalla fondazione ricercare le opportunità e preparare un pianodi erogazione nel campo scelto. I fondi con finalità consigliate

dal donatore (donor-advisedfunds) permettono ai donatoridi dare suggerimenti sulleorganizzazioni non profitdi loro preferenza, sebbene spetti al board della fondazionel’ultima parola. Infine con unfondo designato il donatore puòindicare l’organizzazione nonprofit che desidera sostenere, e sarà poi la fondazione a occuparsi concretamentedell’investimento del fondoassegnando i contributiall’organizzazione scelta.Per quanto sia opportunomassimizzare la libertà di sceltadel donatore e valorizzarela sua capacità di indicare comedesidera che il proprio donovenga utilizzato, è importanteche vi sia un meccanismointerno alla fondazione capacedi organizzare e regolare i flussidi donazioni raccolte,sia indirizzando chi non haidee chiare sia re-indirizzandoil donatore che propone percorsinon realizzabili per ragionidi economicità, di opportunità,di rapporto tra bisogno e disponibilità di risorse. Una strategia per massimizzare il rapporto tra desideri dei donatori e razionalità dellostrumento è costituire comitatiper le erogazioni formatida un’ampia rappresentanzadi personalità di spicco dellacomunità e di rappresentantidi interessi locali (esperti,attivisti) senza che essi siedanonel board. Tali comitati valutano i risultati potenziali di un progetto,e lo misurano comparativamentecon altri progetti realizzatinella comunità, indirizzandopoi raccomandazioni ai membri

`TIPOLOGIE DI FONDI

unrestricted fundLa fondazione ha ampia discrezionalitàsu come allocare i grant.

designated fundLa fondazione gestisce il fondo il cui redditoviene elargito a una organizzazione non profitindicata dal donatore.

field-of-interest fundFondo i cui frutti sono utilizzati per perseguireun fine di utilità generale indicato dal donatore.

donor-advised fundIl donatore periodicamente può dare consiglialla fondazione su come distribuire i frutti dell’investimento.

project fundFondo promosso dal board della fondazioneper uno scopo particolarmente sentitodalla comunità.

agency / private foundation endowmentLa fondazione gestisce fondi di altre organizzazioninon profit a fronte di un margine che la compensaper l’attività effettuata.

supporting foundation / organization fundOrganizzazione che gestisce le risorse finanziariedella fondazione cui è collegata.

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`Benefici fiscaliper i donatoriM O N T A L C I N I - M A R O N IP r a g m o s

Le fondazioni di comunità, come gran partedelle associazioni non profit, perseguono i loro fini attraverso diverse forme di finanziamento: l’auto-finanziamento, i contributi provenienti da enti di diversa natura, le erogazioni liberali di persone fisiche e imprese.

Poiché le risorse economiche delle fondazioni di comunità sonosempre rivolte ad attuare progetti fortemente radicati nel territorio,gli aspetti fiscali e finanziari divengono strategici per impostareun’efficace politica di fund raising il cui nodo fondamentaleè la chiarezza nei confronti del donatore, a cui occorre prospettarescenari chiari e coerenti con le scelte da adottare. In questo articolocercheremo pertanto di fare chiarezza sui possibili vantaggi fiscaliper chi intenda finanziare una fondazione di comunità attraversoquattro diverse tipologie di azione: erogazioni liberali, cessionedi beni, lasciti testamentari e destinazione del 5 per mille.Per quanto riguarda l’ultima delle tipologie elencate – la destinazionedel 5 per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, in sededi dichiarazione dei redditi – è importante porre l’accento sul fatto chetale forma di finanziamento, a differenza di quelle esposte in seguito,non costituisce un esborso da parte del soggetto erogatore poichési tratta di una destinazione di parte delle imposte, dovute in ogni casoall’erario. Poiché la ricerca svolta dalla SAA sul territorio dellaProvincia di Torino, e presentata nelle pagine che seguono,ha dimostrato che soltanto il 15% dei contribuenti ha destinatoesplicitamente il proprio 5 per mille (pertanto l’85% ha fatto confluireil 5 per mille delle imposte allo Stato), è chiaro che questa sarebbeuna risorsa potenziale molto importante per la fondazionedi comunità, oltre che un’opportunità concreta per i contribuentidi sostenere progetti realizzati nel proprio territorio.Passando ad altre forme di donazione, la norma fiscale prevedediversi vantaggi, di seguito esaminati nel dettaglio, riguardantisia le imprese che le persone fisiche.Ma oltre ai vantaggi fiscali vi possono essere altre ragioni perfinanziare progetti realizzati da una fondazione di comunità perla cultura. Nel caso delle imprese, l’investimento in tali progetti offrel’opportunità di generare e migliorare esternalità sociali positiveattraverso la valorizzazione e sviluppo del patrimonio culturale, cosìcome di legare il proprio nome o marchio d'impresa a un progettoculturale che si risolve in un investimento di qualità e di immagine.Nel caso delle persone fisiche, nella donazione risiedono ragionidi soddisfazione morale e civile legate alla consapevolezzadi partecipare attivamente a un progetto culturale come valoresu cui basare lo sviluppo di un territorio.

P E R S O N E F I S I C H E

• Per le erogazioni liberaliin denaro per l’acquisto,manutenzione, protezione,restauro, dei beni artisticie storici; per attività di studio,ricerca e di documentazionedi rilevante valoreculturale ed artistico; per l’organizzazione di mostree di esposizioni di rilevanteinteresse scientifico-culturale – la deduzione è pari al 19%dell’importo erogato senzaalcun limite.

• Per le erogazioni liberaliin denaro la deduzionedel 19% dell’importofino a 2.065,83 euro.

• Per i lasciti testamentarinon è prevista alcunaimposizione fiscale.

I M P R E S E

• Per le erogazioni liberaliin denaro per l’acquisto,manutenzione, protezione,restauro, dei beni artistici e storici; per attività di studio,ricerca e di documentazione di rilevante valore culturaleed artistico; per l’organizzazionedi mostre e di esposizionidi rilevante interessescientifico-culturale –la deduzione fiscale è senzalimiti, tuttavia la comunicazionedelle erogazioni liberalidestinate ai beni culturali e allospettacolo ai sensi dell’art.100,co.2, let.M), del DPR 917/1986(TUIR) va effettuata entro il 31gennaio 2009.

• Per le erogazioni liberaliin denaro – la deduzionenon può essere superiorea 1.549,37 euro oppure al 2%del reddito d’impresadichiarato.

• Per le erogazioni liberaliin denaro per lo svolgimentodei propri compiti istituzionalie per la realizzazionedi programmi culturalinel settore dei beni culturalie dello spettacolo –la deduzione non prevede limiti.

• Per le erogazioni liberaliin denaro per la realizzazionedi programmi di ricercascientifica nel settore dellasanità (Fondazione autorizzatadal Ministero Salute) – la deduzione è di voltain volta prevista con decretodel Ministero stesso.

• Per le erogazioni liberaliin denaro effettuate in favoredelle popolazioni colpiteda eventi di calamità pubblicao da altri eventi straordinari anche se avvenuti in altriStati – la deduzione è senzalimiti previsti.

• Per le prestazioni di serviziattraverso l’impiego di propridipendenti assunti a tempodeterminato – la deducibilitàdel costo è nel limitedel 5 per mille dell’ammontarecomplessivo delle speseper prestazioni di lavorodipendente.

• Per la cessione gratuitadi derrate alimentari e prodottifarmaceutici da parte di imprese di produzioneo scambio di tali prodottinell’ambito dei redditi –non sono considerati estraneiall’attività d’impresa e quindirappresentano un costodeducibile dal redditod’impresa al costo di acquistoo di produzione; per quantoriguarda l’IVA; si consideranobeni distrutti.

• Per la cessione gratuita di benialla cui produzione o scambioè diretta l’attività d’impresa(non di lusso, che presentinoimperfezioni, danni o vizi talida non consentirnela commercializzazione) –i relativi costi sono deducibilinel limite del 5% del redditod’impresa; per quanto riguardal’IVA, si considerano benidistrutti.

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TESTO UNICO

DELLE IMPOSTE SUI REDDITI

Art.15 / co.1 / let. HArt.15 / co.1 / let. I quater Art.100 / co.2 / let. FArt.100 / co.2 / let. IArt.100 / co.2 / let. LArt.100 / co.2 / let. MArt.100 / co.2 / let. OD. lgs 113/2008, art. 63bisL. 244/2007, art.1 co.130L. 266/2005, art. 1 co.337L. 192/2000, art. 1L. 133/1999, art. 27 co.1 e 4D. lgs 460/1997, art. 13 co.2

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`Per un modello torinesedi fondazione comunitaria

Lo scorso anno, in coordinamento con Torino Internazionale, insieme al Centro di Documentazione sulle Fondazioni e con il sostegno della Compagnia di San Paolo, abbiamo condotto uno studio per approfondire il fenomeno delle fondazioni comunitarie e verificarne l’adattabilità al caso torinese e al settore cultura. Quanto segue è un estratto della ricerca.

V A L T E R C A N T I N O - E L I S A C E R R U T IS c u o l a d i A m m i n i s t r a z i o n e A z i e n d a l e

Dove risiedono le potenzialità di un territorio? Cosa rende competitiva una città o un’areametropolitana? Numerosi ricercatori, economisti,sociologi, decisori pubblici nel corso degli annihanno elaborato risposte e percorso strade, per arrivare a una formulazione teorica e indurrenel territorio sviluppo sostenibile e competitività. Nel 1995 Michael Porter, economistae aziendalista, individua quattro principali vantaggicompetitivi: una location strategica, una domandalocale, l’integrazione con i cluster regionalie le risorse umane, ma soprattutto, affermaPorter, il nuovo ruolo delle community-basedorganization, che comprende un ampio ventagliodi organizzazioni, ad affiancare l’impegnogovernativo e dei privati 1.Delle community-based organization fannoparte, tra le altre, le fondazioni di comunità,organizzazioni che nascono negli Stati Unitiall’inizio del XX secolo. La prima fondazionedi comunità, la Cleveland Foundation, nacquenel 1914 nello Stato dell’Ohio per iniziativa di Frederick Harris Goff, banchiere in una societàfinanziaria che tra le altre cose gestiva patrimonidestinati a finalità filantropiche e caritatevoli,curandone sia l’investimento che la destinazionedei rendimenti. Gli obiettivi di Goff furonosostanzialmente tre:

1 Creare un charitable endowment, distintorispetto ai fondi annuali, per garantireun apporto continuativo e una strutturache potesse essere separata e responsabilerispetto alla distribuzione delle risorse ricavatedalla gestione di altri patrimoni.

2 Superare il problema di assegnazione vincolatadei capitali: le singole donazioni erano destinatea fondi predeterminati i quali con il passaredel tempo tendevano a divenire obsoleti edimmobilizzavano i capitali delle donazioniin fondi non più utilizzabili.

3 Porre in essere un’istituzione civica,che avesse un “peso” all’interno di una specificacomunità locale.

1 Innescano un effetto moltiplicativo delle risorseperché creano un meccanismo virtuosodi attrazione di donazioni le quali a loro voltapossono essere investite producendo dei frutti.(FIGURA 2) Infatti l’analisi effettuata sui bilancidelle fondazioni di comunità italiane permettedi affermare che in Italia la maggiorepotenzialità delle fondazioni di comunitàè rappresentata dal fatto che l’investimentoiniziale degli enti promotori è in gradodi moltiplicare le risorse catalizzando quellepresenti sul territorio in termini di microdonazioni e lasciti testamentari. Ogni euroinvestito dai soggetti promotori ne attraein media 23 di liberalità e origina 19 eurodi erogazioni.

2 Permettono di accogliere e gestireun ampio spettro di donazioni e lasciti.

3 Consentono di gestire una molteplicità di fondicon competenze organizzative specifiche.

4 Consentono di contenere i costi di istruttoriae gestione delle erogazioni.

5 Consentono di distribuire erogazioniestremamente mirate in termini di esigenzedella comunità.

In particolar modo è utile notare che le fondazionidi comunità sono enti che sollecitano nella comunità uno spirito alla condivisione

delle risorse, contribuendo allo sviluppo localeed al benessere promosso, con altre attivitàe misure, dagli altri enti già operanti sul territorio. Esse consentono inoltre alla collettività di porsiin modo attivo nei confronti della progettualitàdello sviluppo territoriale. Fino ad oggile fondazioni di comunità sono state costituitecon obiettivi di sostegno al terzo settore,con ambiti di intervento che spaziano ad esempiodai sussidi per attività scolastiche per classisvantaggiate fino al sostegno di associazioniche promuovono le attività assistenziali rivolteverso gli anziani o i soggetti diversamente abili.Tuttavia in tempi recenti alcuni elementi checaratterizzano il nostro territorio stanno facendosorgere l’urgenza di elaborare nuovi modelli digestione in grado di rendere sostenibili le attivitàculturali. Tra questi se ne possono enumerarealmeno tre.

PRIMO

Far fronte alla progressiva contrazione dellerisorse destinate alla cultura, settore sostenutoprincipalmente da attori istituzionali, sostenendola vitalità del milieau creativo del territorio.Sebbene infatti la spesa in attività culturali 2

sia complessivamente cresciuta in media ognianno del 10% circa per il periodo 2001-2007nell’area territoriale dell’analisi che riguardaTorino ed alcuni comuni limitrofi individuati peraffinità e coerenza progettuale con il capoluogodi regione (Rivoli, Grugliasco, Settimo Torinese,Venaria, Chieri, Moncalieri, Nichelino) (FIGURA 3).Essa ha visto due fenomeni da un lato il cresceredi alcune attività a dispetto di altre – si vedala legenda finale –. Ad esempio, da un lato sonocresciute le attività legate allo spettacolo dal vivo(23%) e delle arti visive (11%), dall’altro latosi registra una sensibile decrescita nell’ultimoanno, che ha principalmente toccato alcuni subsettori: spettacoli di teatro e danza, e in modoomogeneo le risorse per la promozione dellacultura. Se si analizzano i dati di crescita delleerogazioni nei sub settori culturali dal 2001 al 2007, unitamente allo stock erogato dal 2001al 2007 e al peso relativo dello stock rispettoal totale si potrà evidenziare come alcuni settori

Le organizzazioni filantropiche di comunitàrappresentano oggi un ambito della filantropia in rapida crescita e una realtà estremamentedinamica in Europa. Queste organizzazioniraccolgono, gestiscono e ridistribuisconodonazioni provenienti da molteplici donatorlocali per soddisfare specifiche esigenze e per migliorare la qualità della vita in areeterritoriali definite. In altre parole sono strumentidi cui le comunità si dotano per sollecitarele condizioni di sviluppo sostenibile del territoriouna delle cui condizioni imprescindibiliè il benessere delle persone, le risorse umanedi cui parlava Porter nel 1995 e di cuisi è continuato e si continua a parlare. I più attentilettori potrebbero obiettare che diversi sono i soggetti pubblici e privati attualmente operantisul territorio, presso le differenti comunità:istituzioni private dedite alla sussidiarietàed al terzo settore, enti governativi, così comele numerose forme di associazionismo privatoche popolano il nostro territorio. Tuttavia è un fattoche le organizzazioni filantropiche comunitarieabbiano trovato un ampio riscontro a livelloeuropeo e progressivamente anche in Italia.Le ragioni di un tale sviluppo risiedono nellepotenzialità di erogazione rispetto alle tradizionaliforme di sussidiarietà comunitarie. (FIGURA 1)La loro diffusione in aree morfologicamente,economicamente e culturalmente differentile une dalle altre si può attribuire alla capacitàdi questi organi di diffondere la cultura delladonazione e del mutuo assistenzialismo proattivo,di coinvolgere tutte le fasce sociali e di ridistribuirerisorse ai fini della crescita del benesseredell’intera comunità in cui sorgono. In altre parolele potenzialità espresse dalle fondazionidi comunità sono principalmente di cinque nature:

(2) Effetto moltiplicativo delle risorse

Fonte: Nostra elaborazione su dati di bilancio delle fondazioni di comunità italiane

(3) Andamento risorse investite in cultura nell’areadi riferimento dagli enti individuati dalla ricerca

Fonte: Nostre elaborazioni su dati di bilancio 2001-2007 Regione Piemonte, Provincia di Torino,Città di Torino, Rivoli, Chieri, Moncalieri, Grugliasco, Venaria, Settimo e Nichelino,Fondazione CRT e Compagnia di San Paolo.

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MILIONIDI EURO

ANNI2001 2002 2003 2004 2005 2006

COMITATO RISORSE

COMITATO INVESTIMENTI

COMITATO EROGAZIONI

DOTAZIONE

INIZIALEONP12

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LASCITI TESTAMENTARI

LIBERALITÀ PRIVATE

(1) Circolo virtuoso innescatodalle fondazioni di comunità

COMITATO RISORSE

COMITATO INVESTIMENTI

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non solo hanno ricevuto un volume di erogazionicomplessivamente basso, ma anche inferiorerispetto agli altri sub settori, e come questovolume non sia cresciuto nel tempo. È il caso dei sub settori che occupano il III quadrante(in basso a sinistra) della matrice (FIGURA 4). In particolare si tratta di: promozione della lettura(G1), promozione della scienza e della tecnologia(E2), promozione del cinema (D2), attività di ricercae trasversali (K) e promozione di storia, religionie intercultura (F2). Altri sub settori, invece,presentano crescite elevate ma valori nominalibassi e sono quelli che si trovano nel quadrantein alto a sinistra: promozione arte emergente (C2),divulgazione scientifica (E1), manifestazioni (H),promozione della musica e del teatro (B2). L’analisirileva inoltre che sono oltre 400 le Associazionie le Fondazioni che hanno percepito almenoun contributo dal 2001 al 2007. Molte hannobeneficiato di più contributi nel tempo e da partedi più di un ente nello stesso anno. Pur nonconoscendo le effettive esigenze delle associazionie delle fondazioni che operano sul territorio, per il quale sarebbe necessaria una appositaricerca, la fondazione di comunità per la cultura di Torino potrebbe contribuire alla vitalità del milieu culturale di quegli enti che ricevonoun minore apporto di risorse in funzionedelle potenzialità e della valenza strategicaper il territorio, come ad esempio quelle che occupano il I e il III quadrante: produzionenel cinema; formazione e diffusione della culturatecnico-scientifica; promozione della lettura;

promozione della cultura storica, delle religioni,dell’interculturalità; attività di coordinamentoe ricerca; formazione musicale; formazione arteemergente (teatro, danza, circo).

SECONDO

Sollecitare un maggior coinvolgimento del privatoattraverso la diffusione della cultura delladonazione per la cultura e la sua partecipazionee agire sulla distribuzione territoriale di risorsefacendo leva sulle micro comunità locali al finedi rafforzare in modo organico il territoriodi riferimento. Se si usa come indicatore il 5 permille si potrà constatare come la capacitàdi liberalità individuali è sottoutilizzata. Solo il 15%della popolazione della Provincia di Torino destinaliberalità verso il terzo settore. Analizzandoi dati di destinazione per singolo comune inoltresi evince che in media solo il 7% delle popolazionicomunali destina liberalità. Questo fenomenoè tanto più evidente se si analizzano i dati di alcunicomuni dell’area metropolitana (FIGURA 5).

Se a Torino il 15% dei cittadini ha destinato il 5 permille a organizzazioni non profit, in altri medio-grandi comuni limitrofi la percentuale varia finoad arrivare a livelli che non arrivano al 2% comenel caso di Settimo, Venaria, Nichelino. Non solo.In campo culturale è più “difficile” reperireliberalità perché la cultura è consideratauna mission meno “urgente” per le comunitàe il sistema pianeta in cui viviamo. La propensionea donare per la causa del settore culturaleè particolarmente bassa, come dimostrauna recente ricerca della Doxa3 che evidenziacome solo l’1% degli italiani ha donato in favoredel patrimonio artistico nell’ultimo anno, mentread attrarre il 90% delle donazioni sono i granditemi della ricerca medica e la lotta contro la famenel mondo. La fondazione di comunità perla cultura di Torino potrebbe contribuireattivamente dunque a: promuovere gli obiettivilegati alle attività culturali; sostenerele organizzazioni non profit presenti sul territorio;diffondere la cultura della donazioneper la cultura. Inoltre costituirebbe lo strumentoattraverso il quale i cittadini possono esprimere

parere d’indirizzo verso le decisioni di supportoalle attività culturali presenti sul territorio,un veicolo attraverso il quale coinvolgere piccolie grandi donatori che lo desiderino in un progettoche si spinge nella direzione della progettazionepartecipata. Una fondazione di comunità per la cultura consente infatti a tutti i cittadiniinteressati alla causa di agire proattivamentein favore del settore attraverso alcunecaratteristiche peculiari di un’istituzionecome questa:> mantenimento o incremento delle attività

culturali per sé e per la propria famiglia. La dimensione territoriale focalizza l’attenzionedella fondazione verso aree territorialicircoscritte ed è dunque in grado di sollecitareun coinvolgimento elevato proprio graziealla vicinanza tra il donatore e la causa;

> per lo stesso motivo la fondazione di comunitàoffre l’opportunità di usufruire di un’offertaper il tempo libero diversificata presso la propriacomunità di riferimento (sistema quartiere,sistema circoscrizione, sistema città);

> consente la stimolazione a produzioniculturali di qualità;

> permette l’incremento della qualitàdella vitaculturale della comunità locale;

> moltiplica le “agorà” e le opportunitàdi promozione delle arti emergenti;

> rende visibilità per il donatore, qualoralo desiderasse, o ne manterrebbe l’anonimatose invece il donatore lo ritenesse preferibile;

> offre la possibilità di aver voce nelle scelted’indirizzo di gestione delle erogazioni.

TERZO

Dotarsi di uno strumento partecipato, snelloe capace di ottimizzare le risorse disponibilima non espresse. Il modello di fondazionedi comunità per la cultura per il territorio torineserappresenta da un lato un’innovazione per sè– a livello locale, il nostro territorio vede nascerele prime fondazioni di comunità in tempirelativamente recenti e a livello internazionaleperché costituirebbe la prima fondazionedi comunità mai costituita dedicataesclusivamente al settore cultura – dall’altroun modello innovativo di gestione e di supportoalle attività culturali, che vede sia un nuovoe più attivo coinvolgimento dei donatori siaun nuovo supporto alle organizzazioni culturali.

(5) Le scelte del 5 per mille nell’areadi riferimento della ricerca

Fonte: Nostra elaborazione su dati Agenzia delle Entrate

(1) M. Porter, The Competitive Advantage of the Inner City,«Harvard Business Review», May-June 1995, pp. 55-71(2) L’analisi ha riguardato unicamente e volutamente le risorseinvestite nelle attività culturali escludendo quelle rivoltealla conservazione del patrimonio culturale. Inoltre gli enticonsiderati sono stati: Regione Piemonte, Provincia di Torino,Città di Torino, Rivoli, Settimo, Venaria, Grugliasco, Chieri,Moncalieri e Nichelino).(3) Doxa, Comportamenti di donazione degli italiani, 15 dicembre 2006.

GRUGLIASCO

RIVOLI

VENARIA

SETTIMO

5 10 15%

CHIERI

TORINO

MONCALIERI

NICHELINO

(4) Matrice dei sub settori(LA DIMENSIONE DELLE BOLLE INDICA IL PESO RELATIVO DELLO STOCK RISPETTO AL TOTALE)

Fonte: Nostre elaborazioni su dati di bilancio 2001-2007 Regione Piemonte, Provincia di Torino,Città di Torino, Rivoli, Chieri, Moncalieri, Grugliasco, Venaria, Settimo e Nichelino,Fondazione CRT e Compagnia di San Paolo.

Settori e subsettori di attivitàindividuati dalla ricerca

(A) Arte contemporanea, arte antica, arte moderna (A1) Attività dei musei (mostre, visite guidate, percorsi formativi

specifici, cicli d’incontri con curatori, attività didattica collegata) (A2) Mobilità, formazione, networking e reti di condivisione

(B) Musica concerti, spettacoli musicali, realizzati pressostrutture chiuse (teatri, sale da concerto) e all’aperto(tendoni, palchi di strada)

(B1) Traffic, Chicobum Festival, Settembre Musica (B2) Pagella rock, Piemonte Groove, Centro formazione musicale,

premi e concorsi vari

(C) Spettacolo dal vivo (teatro, danza, circo) (C1) Spettacoli di teatro e danza, festival (C2) Promozione arte emergente

(D) Cinema (D1) Attività non amatoriali, attività espositive del Museo del Cinema,

Torino Film Festival e altri festival (D2) Film Commission e finanziamento enti formativi

(E) Scienza e tecnologia (E1) Finanziamenti a musei scientifici (Museo della Frutta, Museo

di Anatomia Umana, Museo di Scienze Naturali, A come Ambiente,Osservatorio di Pino, Museo dell’automobile, Museo dellamontagna) festival, incontri (Centro scienza, Agorà scienza,Accademia delle Scienze), convegni, seminari, esposizioninon realizzate da musei

(E2) Attività di formazione e didattica

(F) Storia, religioni e intercultura (F1) Mostre e musei (Museo diffuso della Resistenza, Museo

del Risorgimento, Museo Pietro Micca, ecomusei) (F2) Festival e rassegne (Torino Spiritualità, festival di storia, identità

e differenza) di storia locale e non, convegni, seminari e workshop(Istituto Gramsci, Salvemini, Centro Gobetti, Fondazione Einaudi,Centro interculturale), premi e incentivi allo studio in campo storico

(G) Libro e lettura (G1) Fiera del libro, Portici di carta (G2) Premio Grinzane, Scuola Holden

(H) Manifestazioni culturali locali (carnevale, palio, punti verdi) (K) Coordinamento e ricerca (Osservatorio culturale del Piemonte,

Torino Città Capitale, Porte aperte a ferragosto, Settimanadella cultura, Giornata europea del patrimonio).

20 40 60 80 120

-200%

+200%

+400%

+600%

+800%

A1

C1

B1

F2D1

E2G1

KD2

HB2 G2

E1

F1

C2

A2

STOCK DI EROGAZIONE VERSO TERZI 2001/2007 (IN MILIARDI DI EURO)

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Sharing philanthropicexperiencesV I R G I N I A S A V O J N IF o n d a z i o n e c o m u n i t a r i a d e l V C O

Dal 5 al 10 settembre 2009, una delegazione italiana compostada 13 professionisti, che a vario titolo si occupano di fondazionidi comunità nel nostro paese, ha partecipato alla conferenzainternazionale Grassroots Philantropy. Changing our world together.

Si trattava di un viaggio studio, il cui scopo era apprendere, riflettere, discutere, confrontarsi su strategie, politiche e modi di operare delle fondazioni di comunità britanniche. Il gruppo italiano rappresentava a pieno lo scenario nostrano,eterogeneo e ancora in fase di avviamento. In Italia le fondazioni di comunità esistono da un decennio: ad oggi se ne contano 24, in diversi stadi di maturazione. Nate grazie al supporto di grandi enti di erogazione, la maggioranza di esse non può ancora definirsiindipendente da un punto di vista patrimoniale, sebbene alcunepossano contare su risorse significative. I cinque giorni di visite e incontri hanno permesso alla delegazioneitaliana di confrontarsi con la realtà consolidata della filantropiacomunitaria britannica. A cominciare dalle visite a tre fondazionimolto diverse: la Fondazione Comunitaria dell’Irlanda del Nord, natanel 1979 e agente straordinario di cambiamento pur in una condizionedi contesto difficile a causa del conflitto; la neonata CapitalFoundation di Londra, che incarna la sfida di portare la filantropiacomunitaria a livello di una grande megalopoli urbana; la FondazioneComunitaria dell’Essex, forte di una struttura operativa numerosa ed efficiente, che dimostra come sia possibile gestire la politica di erogazione coinvolgendo i donatori attraverso un dialogo costante.L’attenzione posta durante le visite e la conferenza ad alcunedinamiche è risultata preziosa e determinante per arricchire il bagaglio di conoscenze della delegazione italiana.In primo luogo l’importanza delle competenze e delle risorse umaneinterne alle fondazioni. Sebbene anche le fondazioni britanniche si preoccupino che i costi amministrativi non incidano in manierasignificativa sul totale delle disponibilità per erogazione, c’è grandeconsapevolezza della necessità di rafforzare la qualità della struttura(anche in termini numerici) per poter crescere. Il programma a livellonazionale Time for Growth, per fare un solo esempio, ha negli scorsianni offerto 100.000 sterline a dieci fondazioni da spendere in tre anniproprio nella loro struttura così che fossero in grado di fare gli investimenti necessari a raccogliere ognuna almeno due milioni di sterline a patrimonio. Il successo di questo programma ha dimostrato come l’investimento nella struttura operativa possapermettere di conseguire risultati che nessuna erogazione sfida è in grado di generare. Infatti con l’investimento di un milione è stato possibile raccogliere donazioni pari a venti milioni di sterline.Un secondo aspetto, analizzato in particolare durante la visitaall’Essex Community Foundation, è il fatto che la scelta accurata dei membri del consiglio di amministrazione può diventare una levaimportante per garantire migliori risultati. Nel caso in esame i consiglieri sono individuati non solo secondo la posizione sociale che occupano nella comunità, per dare credibilità alla fondazione e legittimarne l’esistenza, ma anche e soprattutto in base alla lorodisponibilità a donare e raccogliere donazioni. Devono cioè esserepersone conosciute, con una solida reputazione nella comunità,

conoscere potenziali donatori,rappresentare effettivamente la comunità di cui fanno parte.Poiché la fondazione ad ogniscadenza di mandato si trova inuna diversa fase di maturazione,la scelta dei nuovi membri vienecondotta principalmente sulla base delle competenzenecessarie a sviluppare gli obiettivi indicati nel pianoprogrammatico, verso i qualiciascun consigliere ha un ruolopreciso dettato dalleprofessionalità che può mettere a disposizione. Sono questi i requisiti che garantiscono la “produttività” di un Cda. Senza nessuna esclusione,i consiglieri e lo staff dellefondazioni britanniche fannoparte di quella che viene definitacultura condivisa del dono, conciò intendendo che tutti donano,perché donare non è consideratoobbligatorio, ma un datoscontato. E non importal’ammontare donato (anchein Gran Bretagna, al contrariodi quanto accade negli Usa, la gente non ama rivelarele proprie entrate o quantificarela propria attività filantropica).Questa caratteristica è fondamentale in terminidi credibilità della fondazioneverso i potenziali donatori. Altrettanto determinanteè il dialogo costante conla comunità di riferimento:i membri dello staff e il direttoreaggiungono al necessario lavorodi ufficio una significativapresenza all’esterno,sul territorio. Viene privilegiatoil contatto diretto con i cittadini,face to face, per farsi conoscere,spiegare un progetto, capire

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La comunitàdi Mirafiori

La Fondazione di Comunità di Mirafiori è natanel 2008 per iniziativa della Compagnia di San Paoloe dell’Associazione Miravolante per valorizzare i risultatiraggiunti in 10 anni di interventi di rigenerazione urbana,di trasformazione del territorio e di investimentosul protagonismo giovanile.

Per i fondatori si tratta di un salto di qualità: da soggetti facilitatoridelle relazioni tra enti istituzionali e abitanti, si diventa attivatoridi dinamiche di sviluppo locale endogeni e di processi di autonomiae protagonismo dei residenti. Dal 1999, grazie a fondi europei e comunali, a Mirafiori sonostati realizzati il progetto di recupero urbano di via Artom,la riqualificazione del parco Colonnetti e delle sponde del Sangone,il restauro del Mausoleo della Bela Rosin, l’apertura della bibliotecaPavese. Se questi progetti sono intervenuti sulle aree in condizionidi maggiore degrado, trasformandole in risorse a favore degliabitanti del quartiere, l’adesione al progetto internazionale Yepp(Youth Empowerment Partnership Programme) promossodal Network of European Foundations e sostenuto dalla Compagniadi San Paolo, ha consentito di sperimentare forme di collaborazioneinnovative tra settori pubblici e privati volte a consentire unprogressivo rafforzamento di giovani residenti in aree svantaggiate. Nel 2006, con la conclusione del recupero di via Artom e di Yepp,ha cominciato a farsi strada la convinzione che, per dare continuitàagli investimenti sul quartiere una volta venute meno le principalifonti di finanziamento, fosse indispensabile avere a disposizioneuno strumento capace di durare oltre i progetti, di operarenell’ordinario. Uno strumento per valorizzare a pieno il patrimoniodi relazioni, di saper fare, di idee, di fiducia accumulato in questastagione di risultati straordinari.Alla chiusura del progetto Yepp e di Mentelocale, l’Ati costituitaper gestire nel periodo 1999-2006 le attività previste dal pianodi accompagnamento sociale al programma di recuperodi via Artom, le stesse associazioni e cooperative hanno fondatol’associazione Miravolante che, insieme alla Compagnia di SanPaolo, ha dato vita alla Fondazione di Comunità di Mirafiori –i primi apportando il capitale sociale necessario al radicamentosul territorio, la seconda il patrimonio. I principi di basea cui la Fondazione si ispira sono promuovere il protagonismodegli abitanti, sperimentare interventi innovativi a favore dei giovani,promuovere la sostenibilità e la valorizzazione delle risorseambientali, partecipare alle reti locali e internazionaliper condividere idee ed esperienze, portare avanti un’operadi mediazione tra le esigenze degli abitanti e le opportunitàistituzionali per garantire al meglio il radicamento locale degliinterventi pubblici.Scopo della Fondazione è raccogliere fondi pubblici e privati permigliorare dal punto di vista ambientale e sociale l’area di Mirafiori,dando continuità ai processi di trasformazione avviati, accrescendole opportunità dei suoi abitanti, sperimentando modalitàdi intervento che coinvolgono attivamente i destinatari. Da questopunto di vista, la Fondazione persegue una propria idea di sviluppoper il quartiere, ma è anche un intermediario tra chi vuole donarerisorse a favore del quartiere e le organizzazioni del privato sociale

che, grazie a quelle risorse,realizzano gli interventi.Se tale missione è da una partepossibile proprio grazieal rapporto consolidato conil territorio e gli abitanti,e grazie alla conoscenzaapprofondita delle potenzialitàe delle risorse locali, è altresìvero che una delle grandiscommesse per il futuro saràil rapporto con i donatori.A costoro la Fondazione offrela possibilità di donare risorsea favore di un luogo che staloro a cuore e voglionocontribuire a migliorare,partecipando direttamentealla costruzione dei progettiper cui le risorse verrannospese, verificando di personail modo in cui sono utilizzatee le ricadute che producono,garantendo continuitànel tempo alle azionidi trasformazione.Fra le cose di cui la Fondazionenon può fare a meno non cisono solo le risorse finanziarie,ma la capacità di mobilitareidee, volontà, intelligenzea favore del quartiere, a partireinnanzitutto da quelle degliabitanti stessi. Su questosi misurerà nel tempoil successo di questascommessa.

i bisogni della comunità.Un maggiore ascolto si applica,nello scenario britannico, in una strategia meno rigidadi erogazione, attuata attraversobandi più aperti, senza vincolie indirizzi sui progetti chepossono essere presentati.La fase di raccolta dei progettidura tutto l’anno, mentregeneralmente le erogazionivengono attribuite in duemomenti (ad esempio marzoe settembre). Vengono selezionatii progetti ritenuti validi e, primadi assegnare le erogazioni con i fondi propri, si proponela scelta ai donatori. La domanda fondamentalea cui le associazioni britanniche

devono rispondere quandopresentano un progettoè: «Se ricevi il contributo,in che termini il progetto faràla differenza?» Mentrela domanda fondamentale in fasedi rendicontazione è: «Che cosaè cambiato grazie al progettoper il quale hai ricevutofinanziamento?» Si punta al sostegno di iniziativeanche piccole, che abbianodavvero un impatto sui cittadinidel territorio, e checontribuiscano alla creazionedi capitale sociale. Non ci sisostituisce alle istituzioni e algoverno, salvo quando lo stessogoverno assegni alla fondazionefondi con finalità specifiche (caso

questo che difficilmentesi applica alla realtà italiana).Osservando quello che avvienein Gran Bretagna, ben sicomprende come una reteefficace e funzionante permettadi dare credibilità e forza alsistema filantropico comunitario.Al tempo stesso si rafforza l’ideache, se tutte le fondazionicomunitarie lavorano bene e rimangono in contatto, questopermette nel lungo periododi legittimarne il ruolo comeattori fondamentali sul panoramanazionale. La rete italianasi sta costituendo e rafforzandosoprattutto grazie ad esperienzecondivise.

IL PROGETTO

L’iniziativa Sharing philanthropic experiences. Progetto di studioe scambio di buone pratiche per e con le fondazioni di comunità,viaggio di studio nel Regno Unito svoltosi dal 5 al 10 settembre 2009, è statasostenuta dalla Compagnia di San Paolo, nell’ambito delle attività volte allapromozione della filantropia quale occasione di formazione e di networkingsul tema delle fondazioni di comunità, e co-progettata con Assifero. Il programma di lavoro, fitto di incontri e visite, è stato imperniato sullaconferenza internazionale Grassroots Philantrpy. Changing our worldtogether, organizzata dal Community Foundation Network, e ospitata pressoil Conference Centre Campus di Nottingham. Per cinque giornila delegazione italiana ha potuto partecipare a nove sessioni plenariee quattro di gruppo, scegliendo tra un ventaglio di oltre trenta focus.Il viaggio ha inoltre previsto la visita di tre fondazioni di comunità: la EssexCommunity Foundation, la Capital Foundation di Londra e la Fondazionedi Comunità dell’Irlanda del Nord. La delegazione è stata composta da rappresentanti di Assifero, Compagniadi San Paolo, Fondazione della Comunità di Mirafiori Onlus, Fondazionedi Comunità del Novarese Onlus, Fondazione per il Sud, Fondazionedella Comunità Salernitana, Fondazione Comunitaria della Valle d’Aosta,Fondazione di Comunità del Verbano Cusio Ossola, Torino Internazionale,Università degli Studi di Torino.

G̀ I U S E P P E P I C H E T T OF o n d a z i o n e d e l l a c o m u n i t à d i M i r a f i o r i

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Giovani chefinanziano giovaniV E R N O N R I N G L A N DC o o r d i n a t o r e Y o u t h B a n k I r e l a n d

YouthBank è un modello ideato nel 1999 dalla FondazioneComunitaria dell’Irlanda del Nord per coinvolgere i giovaninelle attività a favore della propria comunità.

Ciò che rende unica l’idea è che sono i giovani a scegliere qualiprogetti finanziare. Ma come funziona il progetto? Le YouthBank nascono in territori circoscritti. Ciascuna YouthBankè composta da un gruppo di giovani tra i 14 e i 25 anni che gestiscepiccole somme di denaro (donazioni) per finanziare buone ideepromosse da altri giovani per il bene della propria comunità.Per acquisire le competenze necessarie a selezionare, finanziare,promuovere e gestire i progetti, nonché valutarne i risultati,i giovani sono accompagnati da esperti.In una prima fase, essi raccolgono informazioni sulla loro comunitàutili a definire il quadro del “mercato” in cui intendono operarein modo da compiere scelte consapevoli. Nel corso di questa fasedi mappatura, essi acquisiscono competenze e capacità: imparanoa comprendere l’importanza delle ricerche di mercato, fannoesperienza diretta dei principali strumenti e delle tecniche di ricerca,sviluppano capacità analitiche e decisionali – due aspetticostantemente presenti nelle attività YouthBank e importanti per la futura esperienza professionale. Nella seconda fase essi definiscono le priorità utilizzandoconcretamente i risultati della ricerca svolta. Un forte accento vieneposto sul lavoro di squadra: i membri di YouthBank collaboranoin sottogruppi o in coppia, per risolvere compiti e raggiungereobiettivi. In questa fase di lavoro si sviluppa nel gruppo anchela capacità di negoziare in modo costruttivo. I giovani imparanoa esprimere la propria posizione in merito alle decisioni da prendere,ma anche ad ascoltare il punto di vista degli altri: l’ascolto attivosviluppa nei giovani capacità comunicative di alto livello e puòrisultare utile sul mercato del lavoro, perché consente di prenderedecisioni di qualità, creare armonia fra i membri del gruppoe risolvere i conflitti.La comprensione dei meccanismi di efficienza, del rapporto fra costie benefici, così come la capacità di applicarli concretamente in un processo decisionale, sono altri aspetti sviluppatidal programma. I giovani finanziatori si impegnano a svolgere tuttii compiti di gestione e amministrazione dei progetti: programmandoogni fase del lavoro, aggiungono al novero delle proprie capacitàprofessionali anche la gestione efficace del tempo. Per padroneggiarele procedure amministrative, essi lavorano sulla comunicazionescritta al fine di redigere documenti efficaci e materiale promozionaleadeguato. Promuovendo il loro progetto, infatti, essi devono impararea rivolgersi anche al pubblico tradizionalmente più ostico,convincendolo che vale la pena impegnarsi a sostegno dell’iniziativa,accrescendone la consapevolezza, incoraggiando le adesioni,fornendo tutte le informazioni pratiche necessarie. I giovani finanziatori devono naturalmente saper esaminare e valutarele richieste di finanziamento che giungono, decidere l’assegnazionedei contributi, controllare e valutare ogni prestito, progettare eventiper celebrarne i risultati. Da ultimo, ma non meno importante, devono

saper valutare il proprio lavoroe correggerlo in occasionidi attività di finanziamentosuccessive.L’esperienza ormai consolidatadi YouthBank ha dimostratoil valore e le potenzialitàdei giovani nel prenderedecisioni ed essere responsabili della propria comunità.

YOUTHBANK ITALIANE

Nove giovani di Torino, Savona,Genova e Cherasco stannoattualmente lavorando per costituireentro fine 2009 una YouthBanklocalmente. L’iniziativa è fruttodell’esperienza che il gruppoha maturato ad un corsodi formazione YouthBank, che si è tenuto in Polonia a fine agosto,promosso dal programma europeoYouth in Action e da Yepp, con il supporto di diverse fondazionicomunitarie, .

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FESTIVALETTERATURADI MANTOVAwww.festivaletteratura.it

Il Festivaletteratura di Mantova, nato nel 1997, è diventatouno dei maggiori appuntamenti letterari italianiper numero di scrittori coinvolti e successo di pubblico(90.000 visitatori registrati all’ultima edizione). Oltre agliincontri con gli autori, il programma propone percorsiguidati al patrimonio storico-culturale della città,rappresentazioni teatrali, reading di poesia, concerti,incontri su arte, architettura, design e sul libro illustrato.In questa occasione, Mantova apre le porte di palazzimonumentali, giardini privati e offre le proprie piazzee strade per incontri e spettacoli. Oltre ai tesori d’artepiù conosciuti, il festival entra così in luoghi meno turisticiriscoprendone gli spazi. Ma tutta la città è coinvolta, anche i negozi del centro storico, i caffè e i ristoranti. L’intera macchina del festival è coordinata da un comitatoorganizzatore e da una associazione di cittadini,Filofestival, il cui compito principale è il reclutamentoe l’organizzazione di schiere di volontari (400 nell’ultimaedizione) su cui si impernia l’intera macchina organizzativa.L’impiego dei volontari è una marca caratteristicadel festival perché essi sono impegnati in tutte le fasi:dall’allestimento alla conduzione dell’evento, lavorandoai punti informativi, in segreteria, alla vendita dei biglietti,alle funzioni di interpretariato, accompagnando gli autori,fornendo ospitalità ai volontari residenti fuori sede,nella redazione che segue gli eventi, come cronisti,fotografi e cineoperatori, e come conduttori delle tavolerotonde del festival.Nel bilancio del festival grande peso hanno contributiprivati. Oltre alla quota associativa di Filofestivale al contributo della Fondazione di Comunità Mantovana,sono fondamentali le sponsorizzazioni di aziende private,istituti culturali, associazioni di categoria e professionali,esercizi commerciali, gruppi assicurativi. Fra le 130aziende dell’elenco sponsor non si trovano soltantoi grandi nomi – Illy, Lottomatica, Persol – ma anche hotel e ristoranti, auto officine, centri sportivi cherappresentano nell’insieme il 70 % dei finanziamentidell’intero festival, contro il 17 % coperto da enti pubblicie il 13 % garantito dalla vendita dei biglietti.

MANCHESTERBUSKERwww.manchesterbusker.com

Manchester Busker è un celebre progetto, attivo nell’areametropolitana di Manchester fin dal 1988, che ha lo scopodi aiutare artisti di strada agli inizi della carriera,organizzando per loro un’audizione due volte l’annoin modo che possano esibirsi professionalmente,riconoscendogli un equo compenso, mettendoa disposizione tecnici e organizzatori, facendoli entrarein contatto con agenti, talent scout e giornalisti, oltrenaturalmente con la comunità locale. Manchester Buskerconsente insomma ai giovani artisti di fare un saltoprofessionale, ma offre al tempo stesso una possibilitàdi formazione a chi voglia sviluppare una carriera tecnico-professionale in ambito musicale.Dallo scorso anno grazie alle risorse messe a disposizioneda Grassroots Grants – associazione non profit natanel 2008 per assegnare contributi a piccoli gruppie associazioni attive sul territorio –, Manchester Buskerha potuto offrire agli artisti anche supporto nellavalutazione del proprio lavoro.L’ingresso di Grassroots Grants ha portato agliorganizzatori tutti i vantaggi legati alla necessitàdi definire un progetto preciso e valutarne i risultati.Oltre al contributo economico, è stata offerta la possibilitàa tutti gli enti beneficiari di partecipare a una giornatadi formazione sul project management, su monitoraggioe valutazione dei progetti. Durante la formazione,tutti i gruppi finanziati sono entrati in contatto fra loro,favorendo un proficuo scambio di esperienze.

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`Abbiamo chiesto a 9 artisti che abitano e lavorano a Torino un’opinione sulla fondazione di comunità per la cultura. Ci interessa sapere se uno strumento comequesto sia compresoe apprezzato dai suoipotenziali beneficiari. E quali progetti o richiestegli rivolgerebbero.

NELLE PAGINE CHE SEGUONOIL LORO PUNTO DI VISTA. >

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Se dovessi definire il mio lavorocon un solo aggettivo, direi“nomade”, nel senso che dasempre i burattinai viaggianoper piazze, città, oltrepassanoconfini, instaurano intensirapporti con le comunità cheincontrano. Allo stesso tempoil mio lavoro sviluppa intenseradici, dal momento che essosi basa sui racconti dellecomunità: Pulcinella e i suoi

canovacci sono l’esito di una tradizione orale trasmessadi bocca in bocca, di burattinaio in burattinaio, finodal 1500. Io sono napoletano, mi sono formato alla scuoladei maestri burattinai della città in cui sono nato, ma vivo a Torino da quattro anni, città che mi ha accoltoed è una fonte continua di stimoli per il mio lavoro.Il mio prossimo progetto riguarda proprio questorapporto fra radicamento e migrazione; vorrei lavorare

su storie della popolazione immigrata a Torino,per trasformarle in performance sfruttando la potenteespressività delle tecniche del teatro di figura (burattini,teatro d’oggetti e d’ombre): stimolando il ricordoorale collettivo, vorrei dare vita a produzioni teatralipartecipate dalla comunità. In altri termini, attraversoun percorso di scoperta e creazione artistica che attingain parte dai classici letterari, in parte dalle storie orali,mi piacerebbe dare un contributo per promuovereil rispetto delle migranze, l’integrazione. Per realizzare un progetto come questo, ciò che serveè uno spazio per allestire una casa-laboratorio dotatadi un luogo per piccole rappresentazioni, un sostegnoeconomico per la produzione e un supporto logisticoper la circuitazione degli spettacoli. Ma in generale, chi opera nel settore dello spettacolodal vivo ha sempre bisogno di una cosa sola: diffondereil proprio lavoro con l’aiuto di organizzatori, festival,operatori culturali che credono nei suoi progetti.

Progetto Diogene raccoglie12 artisti  che hanno decisodi condividere un luogodi osservazione, riflessionee ascolto sul mondo e sullarealtà, nella consapevolezza che solo attraverso lo scambioe il confronto tra esperienzeartistiche si possa crescere.Per raggiungere questo obiettivo

il gruppo ha ideato il programma di residenze e scambiinternazionali Diogene Bivaccourbano, che intenderebberiproporre ogni anno in autunno. Esso consiste nellarealizzazione di una modalità abitativa essenziale – privacioè del “superfluo”, come avviene nei bivacchi montani–, inserita negli interstizi della città e abitatada un artista scelto attraverso un bando internazionalea inviti. Nel bivacco l’artista vive e lavora, osservandoper un certo periodo quel pezzo di città e intessendorelazioni con la comunità. Quest’anno il bivaccoè una carrozza dismessa di un tram, posta su un trattodi binario inattivo in corso Regio Parco a Torino.

L’idea generale è che sia il territorio, non solo l’artista,a beneficiare dell’iniziativa, entrando in contatto conuno strumento diretto e concreto di proposta culturale.La comunità del quartiere in cui si trova il bivacco puòcosì conoscere l’arte contemporanea e i suoimeccanismi creativi. Per facilitare lo scambioe il lavoro artistico, nel corso dell’anno il tram saràaperto a seminari, incontri pubblici e mostre.La fondazione di comunità sarebbe il soggetto idealea cui proporre di cofinanziare l’attività permanentedel tram, così come nuove iniziative. Ma oltre allenecessità di carattere economico, un progetto comequesto ha bisogno di riconoscimenti, di condividerecon la società locale e le istituzioni l’idea che l’artistasvolga una professione e abbia un ruolo importantenella società, poiché contribuisce allo scambio culturalesul territorio.

Nietzsche Fabrik è un’ideamaturata da un gruppo diartigiani e artisti dalle sensibilitàaffini. Accomunati da identichepassioni per la qualitàdel lavoro, la ricercae la sperimentazione, hannodeciso di condividere uno spaziofisico nella splendida cornice

del parco del Meisino in zona Sassi, in un edificio del 1919dove un tempo si costruivano pneumatici, ai piedi diSuperga e a bordo Po. Qui, in via Nietzsche 171, oggiciascuno ha la propria attività – dalla lavorazione del legno a quella del ferro,dall’impiantistica elettrica e illuminotecnica alledecorazioni di superfici, fino alla produzione artisticapura – ed ogni giorno vive ed opera tra sinergie e stimoli,collaborazioni e produzioni. Dallo spirito che li ha unitiè nata nell’autunno 2007 l’associazione culturaleNietzsche Fabrik, il lato no profit del gruppo, volutaper organizzare ed ospitare eventi di musica, arte,design. Così i luoghi di produzione si possonotrasformare per una serata in ambienti di socializzazione

e aggregazione, contenitori di esposizione e ricercaartistica. A partire dalla matrice artigiana dei fondatori,il grande cortile e i bassi fabbricati diventano museo,locale notturno, piazza, teatro, auditorium, salaconferenze, caffè nel verde. Tutto ciò si fa per il gustodi coinvolgere energie e idee, misurarsi, allargarevisioni, approfondire potenzialità e conoscenze, favorirereti e relazioni, aprirsi all’esterno essendo sempre piùgruppo. È questo il cuore dell’ultimo progetto, T conZero. Dieci artisti provenienti da varie parti d’Italia hannovissuto e lavorato all’interno dello spazio per giornie settimane, interpretandolo e fondendo la loro ricercaartistica con la struttura e le competenze dei residents,per produrre insieme ad essi dieci opere presentateal pubblico in una serata inaugurale e performativadi grande successo e soddisfazione. Lo sforzo ideativoe organizzativo è grande perché i progetti sonocomplessi, ma al momento è tutto lavoro volontaristico,nei ritagli di tempo o nel tempo rubato alla propriaattività. La fondazione di comunità potrebbe darepiù respiro, solidità e continuità ai progetti, permettendoai soci di avvalersi di aiuto operativo e competenzespecifiche esterne.

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NIETZSCHEFABRIK

GIANLUCADI MATTEO

GRUPPODIOGENE

Ci occupiamo di circocontemporaneo da una decinad’anni, offrendo corsidi formazione professionale -rappresentiamo l’Italianella federazione europeadelle scuole professionalidi circo – e corsi amatorialiannuali ed estivi per bambini,ragazzi e adulti. Inoltre creiamo

e programmiamo spettacoli, rassegne, festivalin cui proponiamo al pubblico nuovi linguaggi artistici. Ne è un esempio il festival Sul Filo del Circodi Grugliasco: 30 spettacoli per un mesedi programmazione, 10.000 spettatori e un budgetdi 200.000 euro, un terzo di quel che costerebbe oltralpe,anche solo a Briançon. L’apporto alla comunità localeè evidente, la gente è entusiasta, curiosa, partecipa,i posti per i nostri corsi autunnali sono tutti esauriti.L’Estate al Cirko, una sorta di estate ragazzi pressola nostra scuola, è un vero successo, le famiglie arrivanoanche da 50 chilometri per lasciare i figli nel parcoculturale Le Serre di Grugliasco, dove ha sede la scuolae dove i ragazzi tra 6 e 15 anni trascorrono la giornata,

immersi nella natura, imparando le più anticheo innovative tecniche circensi: la giocoleria, l’equilibrio,la clowneria, l’acrobatica, le discipline aeree. Siamouna ventina a lavorare tra insegnanti, staff, direzione,comunicazione e amministrazione. Il nostro progetto –ci stiamo lavorando da tempo – si chiamaPasseparCirque, un vero e proprio polo di circo, dovesi fa formazione, si producono rassegne e festival,si ospitano artisti, è disponibile un centrodi documentazione ed ha residenza una compagnia.Per completare il progetto ci manca un tassello:la creazione di una compagnia professionale,un collettivo artistico di circo contemporaneo.Al momento abbiamo le risorse per arrivare alla“puntata zero”, cioè la creazione di una compagniacomposta da sei artisti polivalenti, per due terziprovenienti dalla scuola e un terzo da Chambery,e la produzione del primo spettacolo. Dopo, per viverela compagnia avrà bisogno di produrre, co-produrree far circuitare gli spettacoli. In generale, di cosaabbiamo bisogno? Risorse economiche, spazie la possibilità di partecipare ai programmiinternazionali di life long learning.

PAOLOSTRATTA

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Sono convinto che la comunitàabbia bisogno di colmarela distanza che si è creata traartista e fruitore, e che il rigidorituale del concerto abbiaormai limitato la risposta dellospettatore. La musica d’arteha spesso trascurato il pubblico,considerando il suointerlocutore principale

una ristretta comunità di estimatori con pocheopportunità di rinnovamento. Invece, rispondere ai realibisogni del pubblico è importante almeno quanto esserecapace di suscitarne di nuovi. Assistere a un concerto implica diversi livelli di letturadello spettacolo, i quali sono frutto dei tanti stratidi conoscenza ed emozione accumulati nel proprio

vissuto culturale. Perciò mi piace pensare cheun progetto che faccia leva sulla musica possaalimentare connessioni ed emozioni a diversi livelli,diventando punto di partenza per ulterioriapprofondimenti e curiosità. Il progetto che presenterei alla fondazione di comunitàper la cultura riguarda la creazione di spazie opportunità di cooperazione tra compositori, musicisti,operatori e pubblico. Penso a un sistema di residenzemusicali, situato nei contenitori prestigiosi già esistentiin città e area metropolitana, dove giovani compositori,artisti internazionali e musicisti torinesi possano crearee presentare nuove opere, frutto di una collaborazione.Penso anche a luoghi che sappiano creare nuove formedi coinvolgimento e comunicazione con il pubblicodegli spettatori, proponendo un cartellone riccodi incontri e concerti.

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Il maggior limite dello spettacolodal vivo è di rivolgersi a una élitedi estimatori invece cheal grande pubblico. Il teatronon ha saputo innovare il propriolinguaggio, lasciando chesi formasse una cesura tragrande pubblico e pubblico colto,a causa di spettacoli troppodifficili da comprendere, spesso

noiosi e autocelebrativi. Al contrario, sarebbe importanteriportare il teatro al suo antico ruolo di oratore delledinamiche politiche e sociali, capace di usareun linguaggio diretto e chiaro, fuori dai contesti protettidegli spazi teatrali e disponibile a uscire negli spazi

aperti, per garantire una fruibilità allargata.Per concretizzare queste istanze sto lavorandoa un progetto dal titolo Annibale. Si tratta di una parata-evento che si snoda da Porta Nuova a piazza Castellosviluppando il tema dell’arrivo a Torino di Annibalecon gli elefanti, simbolo della migrazione dal NordAfrica. Nel progetto, gli elefanti sono interpretati dagliescavatori, che in questi anni stanno rimettendo a nuovola città, costruendo quartieri e infrastrutture.Mi piacerebbe ideare uno spettacolo con un grandenumero di interpreti, attori, musicisti e danzatori di diverse etnie, e farne un evento interessante peri media, con un forte impatto pubblicitario per la cittàe i partner coinvolti – le imprese edili, per esempio.

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La fondazione di comunità perla cultura potrebbe ricoprireun ruolo di intermediariofra l’artista e la comunità,sviluppando una propriacapacità di accoglieree valutare proposte e progetti. In un sistema virtuoso, l’artistaavrebbe la possibilità –e sarebbe spinto a farlo –

di entrare in relazione con un mondo più vasto di quello,ristretto, dell’arte contemporanea; al tempo stessola comunità locale potrebbe trarre vantaggio dall’artecome risorsa che contribuisce a migliorare la qualitàurbana e la qualità della vita. Il fine a cui, in generale,la cultura dovrebbe sempre tendere. Per spiegare cosaintendo, posso citare le quattro opere realizzatecol progetto di riqualificazione del quartiere Mirafiori,

Nuovi Committenti, curato dal gruppo di critiche a.titolo.Nel corso di questo progetto, attraverso un sistemadi discussioni e incontri, gli abitanti di quartiere sonostati coinvolti nel processo di produzione artisticadi un’opera capace di soddisfare i propri bisogni. Inoltre, uno dei maggiori problemi dell’artecontemporanea in Italia è il fatto che lo sviluppodel settore è affidato a poche gallerie privatee ad istituzioni pubbliche che raramente sono disponibiliad accogliere progetti dei singoli artisti nazionali. I privatiagiscono per lo più in network privilegiando gli artistiprovenienti dalla stessa rete o promuovendo l’operadi artisti internazionali. Il settore pubblico, invece,ha sviluppato strumenti promozionali specificamenterivolti all’arte giovane (per artisti sotto i 35 anni),ma oltre tale soglia non esistono soluzioni di sostegnoper progetti giunti a uno stadio più maturo.

GIULIACAIRA

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DARIOLA STELLA

Siamo un gruppo di ragazzi checondividono la stessa passioneper il cinema e l’audiovisivo.Lavoriamo insieme da 3 o 4 anni,realizzando documentarie cortometraggi. Nel nostrolavoro è fondamentale lavorarein gruppo per realizzare progettiinteressanti, per sperimentare einnovare. La nostra idea è creare

una sorta di network tra artisti, mettere insieme personecon ruoli e profili professionali e culturali diversi,ma complementari. I canali per entrare in contattocon queste persone sono molteplici: la banca dati di FilmCommission, gli ex compagni dell’Università chefrequentano gli stessi ambienti, le conoscenze personali,le collaborazioni attivate dalla nostra società congli atenei, Università e Politecnico, ma anche Accademia

di belle arti e Conservatorio, e ancora i festival, concorsi,meeting. Al momento stiamo lavorando al progetto Echi,un cortometraggio sugli effetti speciali, che coinvolgeuna ventina di studenti del corso di laurea in Ingegneriadel cinema del Politecnico di Torino, che l’ha finanziato.Grazie al progetto questi studenti potranno assisterei professionisti in tutte le fasi di lavorazione, dalla pre-produzione alle riprese, e maturare un’esperienzadiretta sul campo. Due ingredienti fondamentali –l’apprendistato e la conoscenza di professionisti –per cominciare a lavorare in questo settore perchéchi esce dall’università non ha esperienze pratichee tanto meno contatti. Inoltre questo permetteai professionisti di entrare in contatto con giovanitalenti, veri detentori di nuove idee. Alla Fondazionedi Comunità chiederemmo di poter dare continuitàa questa esperienza.

FORNASIEROLA MENDOLA

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Come danzatrice e autrice,portando in scena progetti chesi rivolgono a un pubblico,mi interessa che lo spettacolosia vissuto come un’esperienzapartecipata, collettiva. Troppospesso osservo che i fruitoridegli spettacoli siamo noiaddetti ai lavori, e questo perme non ha senso. È come

trovarsi di fronte a una classe teatrante chiusa in sestessa. Mi pare importante che i cittadini più facoltosimettano a disposizione anche degli altri le loro risorse,sostenendo e promuovendo la cultura, che è un benefondamentale per la società. L’ignoranza non può chegenerare e perpetuare disagio. Naturalmentel’investimento degli enti pubblici per la cultura è moltoimportante e non deve essere sostituito, ma gli si puòaffiancare anche l’investimento privato. È fondamentaleche le risorse investite siano gestite molto bene, chese ne verifichino direzioni e risultati. Uno strumentocome la fondazione di comunità mi pare possa lavorareefficacemente garantendo continuità e trasparenzanel sostegno alla cultura e alla creatività.

La dimensione della comunità, cioè del territoriosu cui la fondazione opera, mi sembra moltointeressante. Personalmente, sto portando avantiun progetto per aprire il più possibile lo spettacoloalla comunità, a partire dal processo creativo. Ciò cheva in scena, in effetti, non è che una tappa di un processolungo e stimolante. Immagino alcuni momenti in cuila compagnia che lavora alla creazione di uno spettacoloapra le prove e la discussione a gruppi di cittadini.Ritengo interessante far partecipare al processodi creazione artistica persone che svolgono un lavoro –e conducono una vita –lontana dalla dimensione teatrale,occasioni per consentire ai non-artisti di entrareconcretamente in contatto con chi lavoraprofessionalmente a una produzione. Partecipareal processo di creazione artistica offre la possibilitàdi convivere e confrontarsi con meno pregiudizie più ascolto dell’altro. Il teatro è una sorta di modellinodella società e dei suoi meccanismi, delle sue frizioni,di legami e allontanamenti, ed io ho fiducia che unacomunità coinvolta in un processo creativo divengapiù capace di comprendere e apprezzare le differenze,anche nei normali rapporti sociali e di vita quotidiana.

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AMBRASENATORE

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Shot di questo numero è unagalleria di performance atletichee artistiche. Raccoglie una seriedi fotografie, scattate nel corsodi alcuni spettacoli e allenamenti,degli allievi della scuola di circocon sede a Grugliasco. Sono immagini che dannonitidamente l’idea di cosasignifica coltivare una disciplinanel quadro di uno sviluppoprofessionale. Ma sono anche occasione per metterein vetrina, a favore di chi nonlo conosce, uno dei progetticulturali più promettentie allegri di un territorio – l’area metropolitana di Torino –sempre più multiforme.

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Tamtam 2009/1

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