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Edifici di Alberta Solarino L’edificazione è l’attività che permette all’uomo di realizzare tutti i manufatti necessari all’inurbamento di una comunità, organizzando il territorio in forme costruite, variamente destinate. L’oggetto prodotto dall’attività edificatoria è prioritariamente l’edificio che si specifica a seconda della funzione cui è pre- posto: gli edifici residenziali sono destinati all’abitare, edifici industriali e ma- nifatturieri sono destinati alla produzione di beni, attrezzature ed infrastruttu- re sono edifici e manufatti destinati all’erogazione di beni e servizi. Edifici per la residenza L’edificio residenziale, unifamiliare o plurifamiliare, si distingue dagli altri ma- nufatti e opere edilizie presenti sul territorio per la funzione di protezione e rifugio. La casa rappresenta, infatti, lo spazio in grado di garantire confort e riservatezza a ciascun individuo. L’abitazione è anche elemento primario per la costituzione del tessuto urbano: l’accentramento e l’aggregazione di più edi- fici abitativi contigui su un dato territorio contribuiscono, infatti, alla compo- sizione del tessuto urbano nonché alla sua organizzazione formale e funzio- nale. La forma ed il significato dell’edificio residenziale si sono evoluti nel tem- po in seguito alle modificazioni ambientali, sociali e storiche; una delle tra- sformazioni più rilevanti ha riguardato il passaggio dalle prime strutture abita- tive temporanee a quelle più permanenti e durature, anche a causa dell’in- troduzione della pratica agricola e alla trasformazione di gran parte della po- polazione da nomade a stanziale. Gli aggregati abitativi hanno consolidato al- cune forme originarie di alloggio, prevalentemente abitazioni unifamiliari di dimensioni contenute, e a partire dall’epoca medioevale l’evoluzione delle tec- niche costruttive ha poi contribuito all’ampliamento e all’evoluzione degli edi- fici destinati all’abitazione, fino all’introduzione della residenza plurifamiliare. Nel tempo, lo sviluppo e la strutturazione dei nuclei urbani, insieme all’au- mento del costo dei terreni, hanno rafforzato l’importanza delle residenze col- lettive. Si è così lentamente modificata la natura primaria dell’edificio abitativo da luogo essenzialmente privato, destinato ad un unico nucleo familiare, a luo- go capace di accogliere un maggior numero di famiglie, attuando così quella 79

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Edificidi Alberta Solarino

L’edificazione è l’attività che permette all’uomo di realizzare tutti i manufattinecessari all’inurbamento di una comunità, organizzando il territorio in formecostruite, variamente destinate. L’oggetto prodotto dall’attività edificatoria èprioritariamente l’edificio che si specifica a seconda della funzione cui è pre-posto: gli edifici residenziali sono destinati all’abitare, edifici industriali e ma-nifatturieri sono destinati alla produzione di beni, attrezzature ed infrastruttu-re sono edifici e manufatti destinati all’erogazione di beni e servizi.

Edifici per la residenza

L’edificio residenziale, unifamiliare o plurifamiliare, si distingue dagli altri ma-nufatti e opere edilizie presenti sul territorio per la funzione di protezione erifugio. La casa rappresenta, infatti, lo spazio in grado di garantire confort eriservatezza a ciascun individuo. L’abitazione è anche elemento primario perla costituzione del tessuto urbano: l’accentramento e l’aggregazione di più edi-fici abitativi contigui su un dato territorio contribuiscono, infatti, alla compo-sizione del tessuto urbano nonché alla sua organizzazione formale e funzio-nale.

La forma ed il significato dell’edificio residenziale si sono evoluti nel tem-po in seguito alle modificazioni ambientali, sociali e storiche; una delle tra-sformazioni più rilevanti ha riguardato il passaggio dalle prime strutture abita-tive temporanee a quelle più permanenti e durature, anche a causa dell’in-troduzione della pratica agricola e alla trasformazione di gran parte della po-polazione da nomade a stanziale. Gli aggregati abitativi hanno consolidato al-cune forme originarie di alloggio, prevalentemente abitazioni unifamiliari didimensioni contenute, e a partire dall’epoca medioevale l’evoluzione delle tec-niche costruttive ha poi contribuito all’ampliamento e all’evoluzione degli edi-fici destinati all’abitazione, fino all’introduzione della residenza plurifamiliare.

Nel tempo, lo sviluppo e la strutturazione dei nuclei urbani, insieme all’au-mento del costo dei terreni, hanno rafforzato l’importanza delle residenze col-lettive. Si è così lentamente modificata la natura primaria dell’edificio abitativoda luogo essenzialmente privato, destinato ad un unico nucleo familiare, a luo-go capace di accogliere un maggior numero di famiglie, attuando così quella

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che viene denominata la “plurifamiliarizzazione” della residenza (Caniggia,Maffei, 1984).

Il singolo alloggio, un tempo coincidente con la casa unifamiliare, diventaunità minima, componente base dell’edificio residenziale, aggregabile e com-ponibile secondo logiche organizzative funzionali ad una economia di spazi edi costi. In epoca contemporanea, infatti, all’interno dei nuclei urbani preval-gono edifici residenziali ospitanti più alloggi, generalmente organizzati in addi-zione verticale su un medesimo lotto. La nascita dei tipi edilizi o tipologieresidenziali è dunque conseguenza di una radicale trasformazione dell’atto del-l’abitare da questione privata e individuale a questione collettiva 1. In funzionedella richiesta di una maggiore qualità tecnico-costruttiva e delle diverse esi-genze organizzative della popolazione, si stabiliscono alcuni criteri formali ecompositivi, e la struttura architettonica dell’edificio plurifamiliare si evolve,articolandosi in modelli, combinazioni ottimali degli elementi funzionali e spa-ziali. In tale evoluzione, la disciplina architettonica definisce regole e modellidi riferimento, analitici e progettuali, nel tempo affermatisi come caratteri tipo-logici delle residenze.

La declinazione dell’abitazione in differenti tipi edilizi è, difatti, un pro-cesso analitico e progettuale utile a comprendere, tradurre e utilizzare l’evolu-zione delle varie forme dell’alloggio in un linguaggio tecnico comune. Si puòdunque definire il sistema tipologico come l’insieme degli aspetti che caratte-rizza la distinzione degli edifici residenziali in modelli comunemente accettati.

Ciascun tipo edilizio è frutto delle stratificazioni e del consolidamento diequilibri, di regole tecnologico-costruttive e compositive, che hanno prodottosoluzioni architettoniche capaci di associare l’economia e la semplicità di ese-cuzione al soddisfacimento delle necessità organizzative urbane (Argan, 1966).Si è arrivati così ad una messa a punto architettonica, pezzo per pezzo, inpianta, prospetto e sezioni (Quaroni, 1977), di modelli di riferimento con unruolo prioritario nella configurazione degli insediamenti urbani. In questo sen-so gli edifici residenziali costituiscono l’edilizia di base, il materiale principale,ovvero la maggiore consistenza edificatoria in termini quantitativi, delle nostrecittà: essi hanno contribuito a determinare con le loro caratteristiche morfolo-giche ed aggregative la forma del tessuto urbano, legando il progetto archi-tettonico al progetto urbano in un rapporto di reciproca contaminazione.

La ricerca tipologica esplicita ed organizza non soltanto i rapporti inter-correnti tra gli elementi costitutivi dell’alloggio – come gli elementi di distri-buzione verticale, gli affacci, gli ingressi – ma suggerisce anche alcune impor-tanti relazioni compositive a scala urbana: la posizione dell’edificio all’interno

1. «La tipologia nell’accezione comune [...] considera gli oggetti della produzione nei loroaspetti formali di serie, dovuti ad una funzione comune o a una reciproca imitazione in contrastocon gli aspetti individuali» (Cellini, Terranova, 1977).

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del lotto, le altezze e gli allineamenti dei fabbricati, il rapporto con la stradasono scelte consequenziali alla progettazione del tipo edilizio. In un’area libe-ra, il singolo alloggio, l’unità minima compositiva, rappresenta l’elemento basela cui ripetizione seriale compone il tessuto urbano; viceversa, in un’area giàurbanizzata, il tipo di impianto e la sua compattezza possono suggerire l’usodi un particolare tipo edilizio.

La conoscenza dei tipi residenziali costituisce, dunque, un passaggio fon-damentale nell’evoluzione della teoria e della pratica della progettazione urba-na. La tipologia residenziale, infatti, stabilendo e codificando alcune delle rela-zioni possibili tra spazio costruito e spazio aperto, contribuisce alla composi-zione morfologica delle città; viceversa, un particolare modello morfologicourbano è realizzabile soltanto attraverso l’uso di particolari tipi edilizi.

La città giardino ideata da Ebenezer Howard (1850-1928) era legata ad unmodello insediativo in grado di coniugare le necessità e le virtù del vivere incampagna e del vivere in città; il tipo edilizio suggerito è quello delle caseunifamiliari o delle case a schiera. La città orizzontale di Frank Llyod Wright(1869-1959) era pensata in armonia con il paesaggio naturale e i caratteri oro-grafici dei luoghi, dove organizzare prioritariamente edifici unifamiliari o co-munque a bassa densità. La città razionalista prevedeva per lo più scelte dicarattere funzionale, sfruttando a pieno le risorse della tecnica e dell’industriae organizzando prevalentemente le residenze in edifici in linea e a torre, cosìcome i progetti urbanistici di Le Corbusier (1887-1965) pensati per una cittàverticale di edifici a torre, in linea e a ballatoio.

Tra le varie conformazioni è possibile distinguere sette principali tipi diedificio: l’edificio unifamiliare singolo e a schiera, l’edificio plurifamiliare inlinea, a torre, a ballatoio, a blocco, e la palazzina. Essi si aggregano tra di loroa formare impianti urbani di diverse forme e consistenza.

Tipologia edilizia e morfologia urbana

Il rapporto tra tipologia edilizia e morfologia urbana è un rapporto rilevanteche lega insieme nel tempo l’edificio con la piazza, la strada, gli altri edificidel quartiere, l’intera città.

Un tessuto non si può progettare e configurare senza avere ben chiara la cognizione deltipo edilizio dal quale deriva e che a sua volta mutua dal tessuto molte delle sue condi-zioni di esistenza, prima tra tutte l’aggregabilità (Caniggia, Maffei, 1984).

La diversa associazione dei tipi edilizi, anche in relazione al rapporto con larete stradale, può determinare diverse conformazioni del tessuto urbano: con-tinue o discontinue, chiuse o aperte. La principale distinzione è tra aggrega-zioni edilizie continue e discontinue. Le case in linea, a ballatoio, a schiera siaggregano a formare unità morfologiche prevalentemente continue e lineari

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lungo gli assi stradali; a loro volta le unità lineari sono distinguibili in ulteriorifigure, come la corte chiusa, la corte aperta, la stecca.

Le case a torre, a blocco, le case isolate, le palazzine, formano prevalente-mente aggregati discontinui: gli edifici possono essere o isolati o aggregati acoppie e a grappolo, oppure in serie, ovvero in successione a creare un margi-ne prevalentemente discontinuo e permeabile.

Il rapporto tra l’aspetto formale e tipologico della singola struttura edilizia(l’abitazione) e l’assetto morfologico della grande scala (il quartiere, la città)non è un rapporto di corrispondenza categorica ed univoca ma piuttosto dicontaminazione, in quanto «con lo stesso modello morfologico o tipologico sipossono ottenere risultati assolutamente diversi» (Aymonino, 1970).

Può accadere che la realizzazione di una particolare forma urbana risulticompatibile con certi tipi edilizi e non con altri, come dimostra la scelta diedifici in linea nella Parigi delle trasformazioni haussmaniane di fine Ottocentoper sottolineare l’allineamento dei grandi assi urbani; mentre gli edifici aschiera realizzati nelle new towns britanniche evidenziano il rapporto privile-giato dell’alloggio con lo spazio aperto circostante. Nonostante alcune formericorrenti, le combinazioni e le diversificazioni dei risultati sono comunque in-numerevoli e non schematizzabili.

Nella progettazione urbanistica è dunque importante conoscere e saperanalizzare l’edilizia residenziale, metterla a confronto con la conformazione ele caratteristiche organizzative degli altri elementi urbani, della rete carrabile,pedonale, degli spazi pubblici: l’evoluzione dello spazio urbano è frutto dellareciproca influenza delle sue componenti, confrontate alle diverse scale.

Altrettanto rilevanti, per la scelta dei modelli tipologici e morfologici inun’esperienza progettuale, sono le caratteristiche dell’intorno urbanizzato eambientale sul quale si opera. Del primo andrà valutata principalmente lamorfologia e la consistenza dell’impianto preesistente, la conformazione dellestrade e le altezze degli edifici, il rapporto tra i pieni ed i vuoti. Del secondo,andranno prese in esame l’orografia e l’altimetria del territorio, la consistenzadel terreno di fondazione e il valore geografico e ambientale del sito. La posi-zione, il soleggiamento e la conformazione del lotto edificabile sono determi-nanti, inoltre, per la scelta della modalità di aggregazione degli alloggi e per ildimensionamento del fronte strada.

Nella distinzione per tipi edilizi, una variabile importante riguarda, inoltre,la densità di edificazione, che determina due diverse categorie di aggregatiedilizi: l’aggregato intensivo e quello estensivo. La prima è associabile a queitipi edilizi utilizzati per lo più su territori fortemente antropizzati, dove è piùintenso lo sfruttamento dell’occupazione del suolo edificabile: le case in linea,a ballatoio, le case a torre, le case a blocco, ad esempio, sfruttano le economiecostruttive date dai corpi scala comuni e una maggiore elevazione; consentonoinoltre una ripetizione seriale di unità minime a minor costo. I tipi intensivisono largamente utilizzati all’interno dei centri urbani e comunque in aree

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densamente popolate 2, dove l’edificato prevale sullo spazio aperto. Altri tipiedilizi, utilizzati in maggior misura in aree più periferiche, come la casa aschiera, la casa unifamiliare e la palazzina, sono denominati come estensivi.Essi sono organizzati generalmente in lotti più ampi e godono di una maggio-re libertà compositiva in pianta e in alzato. I tipi estensivi prevedono per lopiù spazi verdi di pertinenza, l’accessibilità delle unità abitative con un mezzoveicolare e una maggiore riservatezza per gli abitanti, ma comportano costi dicostruzione maggiori. Un utilizzo di tipi estensivi meglio si accorda ad am-bienti rurali e con una minore pressione abitativa; nei sobborghi inglesi, dovela domanda era più orientata verso alloggi indipendenti con giardini ed accessiprivati, la casa unifamiliare e la casa a schiera si sono affermate come princi-pali tipi edilizi. Il tipico quartiere residenziale anglosassone si configura cosìcome un quartiere a media e bassa densità, dove il rapporto equilibrato traspazio costruito e spazio aperto si abbina ad un impianto organico organizzatoattorno a cortili verdi ad uso semipubblico, confermando la scelta della tradi-zionale aggregazione in unità “di vicinato”.

La distinzione dei tipi edilizi in aggregazioni intensive ed estensive non ècomunque da considerarsi categorica ma puramente indicativa: l’intensità diedificazione del territorio urbanizzato dipende infatti dalle norme edilizie chestabiliscono la modalità di occupazione del suolo ed il numero degli abitantiinsediabili.

Tipi edilizi

Nel tempo, e con il mutare delle esigenze abitative e sociali, alcune caratteri-stiche tipologiche dell’edilizia residenziale hanno perduto parte della loro ra-gion d’essere. I modelli prodotti nel passato e in seguito tipizzati sono oggi daassumere come riferimenti con i quali il progetto architettonico continua aconfrontarsi. Per ciascun tipo edilizio vi è la possibilità di passare ad una suc-cessiva evoluzione, contaminazione ed elaborazione, accogliendo caratteristi-che che rispondano a problemi organizzativi nuovi, a mutate condizioni geo-grafiche, sociali ed economiche, sempre nel rispetto dell’interpretazione delcontesto ambientale e delle esigenze della collettività.

La tipologia a ballatoio, ad esempio, utilizzata prevalentemente in quartieridensamente popolati e popolari per la costruzione di abitazioni a basso costo,è risultata meno adattabile ai sopravvenuti modi di vita; la presenza di un cor-ridoio distributivo lungo ed esterno poco si adatta alle esigenze di nuclei resi-denziali per famiglie, dove si prediligono soluzioni in grado di offrire maggio-re riservatezza. Per le sue caratteristiche aggregative e compositive, è inveceutilizzata nella realizzazione di residenze speciali, per anziani o studenti, dove

2. La densità abitativa definita comunemente come “urbana” si aggira intorno ai 175-250abitanti per ettaro (circa 35 mq/ab) così come specifica Mumford (1967).

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è maggiore l’esigenza di condivisione di spazi comuni. La classificazione tipo-logica, dunque, è un utile strumento analitico e progettuale ma deve essereintesa come riferimento da utilizzare criticamente per affrontare la lettura e laprogettazione dello spazio abitato.

La parola tipo dunque non rappresenta tanto l’immagine di una cosa dacopiare o da imitare perfettamente, quanto l’idea di un elemento che possaservire come regola declinabile alla ricerca di un’espressione comune.

Il tipo edilizio è [...] regola di una lingua che si può declinare continuamente perprodurre un discorso che superi la soggettività del suo autore ed esprima i valori del-l’insieme del tessuto sociale (Huet, 1984).

Il tipo edilizio non deve essere considerato una sommatoria immutabile di ele-menti, ma piuttosto il prodotto della sperimentazione architettonica, che haricercato, e consolidato nel tempo, alcune soluzioni soddisfacenti e durevoli, eche continua a confrontarsi con l’ambiente culturale e sociale del momento.Le declinazioni introdotte dalla ricerca e dalla pratica architettonica sono nu-merosissime e, a volte, difficilmente riconducibili al modello tipologico di par-tenza, confermando la grande adattabilità del tipo edilizio che si presta ad es-sere interpretato ed arricchito, a partire dai rapporti compositivi di base, an-che grazie al confronto con i caratteri delle architetture locali, depositarie disaperi e di storie.

In epoca attuale la sperimentazione sull’alloggio continua a produrre nuo-ve formule aggregative e tipologiche, alla ricerca di una definizione dello spa-zio del risiedere coerente con le abitudini, le necessità e la cultura del viverecontemporaneo come, ad esempio, la ricerca su nuove tipologie insediative abasso impatto ambientale o sull’uso della domotica. Al contempo, però, laspeculazione fondiaria ed una certa omologazione culturale rischiano di allen-tare le relazioni compositive ed architettoniche tra edilizia di base e città, cheinvece sono necessarie alla costituzione del carattere degli elementi urbani. Inparticolare, per evitare un pericoloso scollamento tra prodotto edilizio e cultu-ra urbana, sarebbe necessario non perdere il legame fondamentale tra archi-tettura e territorio che significa anche la ricerca di radici e di caratteri localidei tipi edilizi: recuperarli coscientemente, aiuterebbe a non impoverire il pro-cesso di evoluzione tipologica delle residenze e delle città.

La casa uni/plurifamiliare è di norma costituita da un singolo corpo edili-zio organizzato liberamente su un lotto servito da strade locali. È una tipolo-gia utilizzata prevalentemente nei tessuti urbani a bassa densità con maggioredisponibilità di terreno libero; caratterizzata da una modesta altezza, essa soli-tamente non raggiunge i tre piani in altezza.

L’edificio unifamiliare isolato è la prima abitazione urbana 3. In principio

3. Una dettagliata ricostruzione storica dell’evoluzione dei tipi edilizi è fatta da Caniggia eMaffei (1983, 1984).

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costituita da un vano unico di dimensioni ridotte, si è nel tempo trasformatain edificio pluricellulare a più piani, antesignano della casa a schiera e dellacasa in linea. All’interno della casa isolata, generalmente destinata ad una solafamiglia, possono essere ospitati anche due o più alloggi: in tal caso si definiràabitazione bifamiliare o plurifamiliare. La casa isolata è caratterizzata da acces-si indipendenti organizzati direttamente dal fronte stradale, ed è generalmentedotata di un ampio spazio di pertinenza aperto, trattato a verde, sia sul fronteche sul retro dell’abitazione, organizzato anche per la sosta dell’auto o perpiccole attività di bricolage. La planimetria della casa isolata si presta ad esse-re interpretata e declinata in molteplici soluzioni progettuali a seconda delledimensioni del lotto e delle disponibilità economiche dell’utenza. Una soluzio-ne molto diffusa è quella della casa bifamiliare che vede accostate due singoleunità abitative in un unico corpo edilizio, generalmente organizzate in duplex,ovvero su due piani collegati da un corpo scala interno. Il distacco del corpoedilizio dalla strada veicolare principale, rende la casa unifamiliare un tipoedilizio meno urbano e più indicato per aree periferiche e semiperiferichedove inoltre è più frequente la possibilità di disporre di lotti più ampi.

In Europa, alcuni riferimenti storici significativi sono le case isolate peroperai a Waldkirchen nell’Erzegebirge di Heinrich Tessenow del 1920, tra iprimi esempi di case uni e bifamiliari economiche, in cui la semplicità deglispazi si coniuga ad un disegno architettonico storicamente consolidato attra-verso l’uso di un tipo edilizio destinato alla media ed alta borghesia; le realiz-zazioni di case unifamiliari di Walter Gropius per il Weissenhof di Stoccardadel 1927, dove si sperimentano i primi esempi di prefabbricazione applicatiall’alloggio unifamiliare di ispirazione modernista; le declinazioni dell’alloggiounifamiliare prospettate da Frank Lloyd Wright per il progetto di BroadacreCity del 1932, insediamento orizzontale ad alta densità organizzato in conti-nuità con l’ambiente rurale e proposto in contrapposizione allo sviluppo dellacittà in verticale.

In Italia possiamo ricordare le case unifamiliari realizzate per il Quartieredella Triennale QT8 a Milano, dove i singoli edifici, progettati da alcuni deipiù importanti architetti italiani dell’epoca, sono serviti da anelli concentrici distrade e si organizzano attorno al nucleo verde, concorrendo a disegnare laforma del quartiere; le case unifamiliari in duplex accostate di Ludovico Qua-roni per il quartiere villaggio La Martella a Matera del 1951, composte attor-no a piccole aree libere a formare un esempio di unità di vicinato a caratteresemirurale.

Un esempio contemporaneo di quartiere residenziale costituito da un tes-suto di case unifamiliari e impostato sui principi di compatibilità ambientale eottimizzazione del risparmio energetico, è il Beethoven Park a Colonia realiz-zato dai gruppi BW + P e HPP del 1989. È progettato secondo i principi dibioarchitettura con un piccolo bacino d’acqua al centro dell’insediamento perpermettere il raffrescamento estivo. La sua composizione di case uni e plurifa-miliari ottimizza il rendimento delle tecnologie alternative, quali gli impianti

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fotovoltaici e il recupero delle acque piovane, e punta a ridurre al minimol’impatto ambientale anche tramite l’interramento del traffico veicolare.

La casa a schiera è una tipologia edilizia adatta ad un uso estensivo delterritorio. Utilizzata per lo più in aree periferiche, essa corrisponde ad unitàabitative autonome che condividono i muri di spina, con accessi indipendentie spazi aperti di pertinenza sul fronte e sul retro degli edifici. La creazione deltipo a schiera è stata determinata a partire da due differenti necessità: amplia-re in profondità la casa unifamiliare medioevale, producendo un edificio allun-gato e con accesso indipendente, e parcellizzare la domus, ovvero la casa acorte mercantile, trasformandola in edificio plurifamiliare 4.

I primi esempi di case a schiera prevedevano l’organizzazione dell’alloggiosu due o più piani, ognuno dei quali ospitava una stanza o due stanze, conseminterrato e spazio esterno sul retro.

La casa a schiera prende quindi il suo nome dalla caratteristica aggregativadegli alloggi legata all’economia costruttiva, che permette la condivisione deisetti portanti trasversali tra più unità organizzate in successione. Gli alloggigodono di ingressi indipendenti e quasi sempre di affacci contrapposti perchél’affiancamento secondo i setti portanti non permette soluzioni alternative, ameno di sfalsare l’allineamento dei singoli elementi. L’accesso diretto dall’e-sterno rende possibile l’utilizzo degli spazi aperti ad uso privato, sia sul fronteche sul retro degli edifici.

In maniera sintetica è possibile individuare aggregazioni di case a schieraparallele, a corte e a semicorte, a seconda che si voglia privilegiare il rapportocon l’asse stradale allineando gli edifici a creare un fronte, oppure evidenziarele relazioni con lo spazio aperto pubblico, definendone i margini edilizi. In talcaso l’aggregazione a corte o a semicorte attorno ad uno spazio aperto cen-trale consente di creare piccole “isole” o comparti interni all’isolato, general-mente serviti da strade veicolari ad uso privato. Per l’altezza contenuta e lapresenza di aree verdi private, la casa a schiera è attualmente utilizzata in areea bassa densità e lontane dai centri urbani.

Alcuni rilevanti esempi di progetti europei sono le case a schiera del quar-tiere operaio Kiefhoek a Rotterdam di Jacob Johannes Pieter Oud del1924-25, dove i blocchi di case a schiera, composte a formare ampie cortirettangolari, ospitano nelle estremità arrotondate attività commerciali; le casea schiera di Klampenborg a Copenhagen di Arne Jacobsen del 1950-55 e lecase a schiera del quartiere di Jacob Berend Bakema e Johannes Hendrik vanden Broek a Hengelo del 1956-58, dove le abitazioni sono raggruppate in pic-coli nuclei associati a vari tipi edilizi a formare unità visuali e funzionali auto-nome, comprendenti spazi aperti e servizi; le case di Franco Albini a Cesate,Milano del 1957, composizione a corte aperta attorno ad uno spazio centraledestinato a verde e a parcheggio che, attraverso lo sfalsamento degli ingressi,

4. Cfr. in proposito Caniggia, Maffei (1983).

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soddisfa esigenze di soleggiamento e di privacy; le case a schiera del quartiereSão Victor a Porto di Álvaro Siza del 1974-77, esempio magistrale di alloggipopolari organizzati a schiera la cui conformazione, adeguandosi alle caratte-ristiche del sito, riprende le soluzioni architettoniche proprie dell’edilizia por-toghese senza rinunciare alla ricerca e all’innovazione tipologica.

Nel progetto Ecolonia di Lucien Kroll realizzato nel 1989 ad Alphen aander Rijn, Paesi Bassi, l’insediamento residenziale, organizzato attorno ad unpiccolo lago artificiale, è composto da case unifamiliari e a schiera in modo daformare micro unità di vicinato in cui ogni edificio è caratterizzato diversa-mente dagli altri e si relaziona a spazi ora privati, ora semipubblici, ora to-talmente pubblici.

La casa in linea è caratterizzata dalla possibilità di aggregare in sequenzalineare le singole unità abitative in corpi edilizi, generalmente rettangolari; ilati lunghi costituiscono i fronti principali dell’edificio, posti il più delle voltein aderenza all’asse stradale e gli alloggi risultano adiacenti gli uni agli altri,secondo il lato più breve dell’edificio. Caratteristica fondamentale della casa inlinea è quella di prevedere il vano scala interno, in genere baricentrico rispettoalle unità residenziali, che distribuisce due o più alloggi per piano. L’accessoalle singole unità abitative è solitamente organizzato in maniera longitudinalerispetto al fronte principale; in tal modo ogni alloggio gode di affacci con-trapposti sui due fronti principali.

La nascita della casa in linea deriva dall’evoluzione della casa a schiera,avvenuta nel corso della seconda metà dell’Ottocento, quando per esigenze didensificazione delle città, il corpo edilizio diventa più alto e più profondo. Lanecessità di ospitare più famiglie determina la suddivisione dell’alloggio aschiera in unità autonome legate dalla comunanza della scala e dell’accesso. Leprime case in linea accolgono al piano terra magazzini o botteghe e, per talecaratteristica, verranno utilizzate prevalentemente nei centri urbani per la for-mazione di isolati dai fronti continui in modo da sfruttare al massimo l’affac-cio su strada.

Lo sviluppo del tipo in linea a più piani costituisce la maggioranza dellequinte stradali dei centri urbani in quanto si presta a numerose aggregazionied articolazioni morfologiche. Tra queste ricordiamo la corte chiusa, la corteaperta e la stecca. Per corte si intende l’aggregazione di alloggi che crea, ingenere sui bordi esterni di un isolato, un unico manufatto prevalentementequadrangolare con un cortile centrale all’interno del quale affacciano le varieunità edilizie. La corte aperta propone la medesima aggregazione, ma il manu-fatto descritto non appare completamente chiuso, risultando dunque edificatosolo su tre lati. La stecca, infine, è data dalla disposizione lineare degli alloggile cui unità abitative affacciano su un asse viario.

Tra i principali riferimenti storici europei ricordiamo le case in linea delquartiere Zuid ad Amsterdam di Hendrik Petrus Berlage del 1917; le case la-mellari di Walter Gropius e Hans Scharoun al Siemensstadt a Berlino del1930, dove la disposizione degli edifici segue il tracciato stradale fino ad enfa-

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tizzare gli angoli dell’incrocio principale, centro virtuale del quartiere; il com-plesso di case in linea e negozi Lijnbaan a Rotterdam di van den Broek eBakema del 1955, dove sette grandi blocchi da dieci piani ciascuno disegnanoil limite delle corti aperte trattate a verde e organizzate lungo un asse centraledestinato a servizi e attività commerciali.

In Italia, nel quartiere di Forte Quezzi a Genova, progettato da Carlo Da-neri a fine anni sessanta, la tipologia residenziale in linea è utilizzata in pochiedifici dalla forma particolarmente allungata, quasi a formare lunghi nastriadagiati sulle colline a nord-est della città. La conformazione continua delleaggregazioni configura il quartiere come un articolato margine edificato.

La realizzazione di Illa Walden, su un progetto del 1993 di Miquel Roa aBarcellona, organizza il complesso residenziale in tre comparti a corte aperta echiusa, dimostrando la possibilità di integrare varie tipologie in un compartoplanimetricamente omogeneo. I tipi edilizi utilizzati sono in linea e a ballatoio,rispettivamente simplex e duplex, composti a piani alternati. Essi concorronoa creare, lungo la strada carrabile principale, un fronte continuo per frammen-tarsi, invece, in spazi permeabili sul prospetto interno verso la corte apertatrattata a verde, dove affacciano i ballatoi distributivi dei duplex.

Le case a ballatoio appaiono come fabbricati planimetricamente simili allecase in linea: corpi rettangolari, disposti in prevalenza in modo longitudinaleall’asse stradale, al cui interno gli alloggi sono posti in successione lineare, conaffacci contrapposti e setti trasversali portanti in comune. Tale tipo edilizioderiva, come già rilevato per le case in linea, dalla plurifamiliarizzazione dellecase unifamiliari, sviluppandosi prevalentemente nel tessuto urbano settecente-sco del Sud Italia e in Lombardia durante l’Ottocento. A differenza delle casein linea, i corpi scala in numero ridotto servono un percorso lineare, ballatoioo corridoio finestrato, tramite il quale si accede agli alloggi presenti sul piano.Il ballatoio, aperto o chiuso, è la caratteristica principale e distintiva di questotipo edilizio e, oltre a costituire il disimpegno di numerose unità abitative, èspazio comune e di incontro.

Il ballatoio distributivo può essere esterno, ed occupare uno o due frontiprincipali dell’edificio, oppure interno, ed essere organizzato centralmente alcorpo edilizio: la scelta di una o dell’altra soluzione determina la dimensionedell’edificio e la possibilità di affacci mono o bilaterali degli alloggi. A secondadella sua lunghezza e del numero di alloggi, il ballatoio può essere servito dauna o più scale, due delle quali sono generalmente poste alle sue estremità. Ledimensioni del ballatoio sono normate per garantire una larghezza adeguata aifini dell’evacuazione in sicurezza e della luminosità degli alloggi. L’aggetto in-fatti può influire sulla luce dei locali sottostanti dove, generalmente, sono ubi-cati le cucine ed i bagni. La larghezza del ballatoio deve consentire il passag-gio di due persone contemporaneamente e l’apertura della porta di ingressodell’abitazione, con una dimensione minima di circa 2,50 m.

Questo tipo edilizio, utilizzato in aree urbane e dense, è aggregato a forma-re fronti continui, lineari su strada o organizzati a corte, aperta o chiusa; que-

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st’ultima è una conformazione privilegiata in quanto la presenza dello spaziodistributivo privato “a vista”, come quello del ballatoio, suggerisce una conti-guità con spazi esterni circoscritti anziché direttamente con il fronte strada.

Oggi la casa a ballatoio è utilizzata per lo più nelle residenze destinate astudenti e ad anziani, dove maggiore è la richiesta di contenimento dei costi dicostruzione e il fabbisogno di spazi in comune.

Tra i principali esempi europei ricordiamo la casa popolare a ballatoioBergpolder a Rotterdam di van der Vlugt e Van Tijen del 1934, edificio linea-re di dieci piani, circondato da prati, con un ballatoio continuo distributivoagli alloggi sulla facciata est; la casa a ballatoio per alloggi minimi del quartie-re Tuscolano a Roma di Adalberto Libera del 1954, dove l’edificio su pilotis sipone come elemento di mediazione e filtro all’interno dell’area recintata, oltreche punto rilevante all’interno del tessuto dell’unità orizzontale; la casa Bloc aBarcellona del gruppo GATCPAC del 1931 che si articola secondo un disegno arisega, alternando un allineamento e un arretramento rispetto al fronte strada-le, nel tentativo di fare dialogare le architetture residenziali con l’impianto ur-bano barcellonese. A Roma alcuni esempi storici sono visibili nel quartiere diSan Lorenzo.

Tra le realizzazioni contemporanee si segnala l’edificio a ballatoio del grup-po Architecture Studio realizzato a Parigi nel 1997, dove la stessa conforma-zione dell’edificio definisce uno spazio a corte aperta più privato all’internodel quale si affaccia il ballatoio esterno; un ulteriore esempio interessante èquello dell’insediamento di residenze economiche, realizzato da Behnisch &Partners a Ingoldstadt Hollerstauden in Germania, dove gli edifici a ballatoio,destinati prevalentemente ad anziani e studenti, completano piccole corti dicase a schiera e costituiscono al contempo il prosieguo dello spazio semi-pub-blico degli spazi aperti.

La casa a torre appare come un edificio isolato di altezza consistente, nonadiacente ad altri edifici e solitamente circondato da spazi aperti. Il tipo a tor-re si configura per lo sviluppo prevalente in altezza, rispetto a quello delledimensioni in pianta, superando di norma i setto/otto piani fuori terra.

L’ampliamento dei corpi edilizi delle case in linea, ha portato all’ideazionedi un edificio capace di ospitare un numero superiore di alloggi per vano sca-la: l’accresciuta altezza e la maggiore profondità dei corpi di fabbrica, necessi-ta l’isolamento dell’unità edilizia sul lotto per sfruttare al meglio l’illuminazio-ne dei fronti laterali. Gli edifici a torre, infatti, pur facendo parte delle tipolo-gie edilizie intensive, a differenza delle case in linea e a ballatoio disposte ge-neralmente sul limite delle aree edificate, occupano quasi sempre una posizio-ne centrale all’interno del lotto e dunque più svincolata rispetto all’asse viario.A differenza delle case in linea aventi affacci contrapposti disposti lungo i duelati maggiori, in modo da realizzare appartamenti cosiddetti traversanti, le tor-ri possono sfruttare gli affacci su tutti e quattro i lati dell’edificio.

La tipologia a torre è molto utilizzata nei centri urbani a forte densità abi-

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tativa per la capacità di organizzare verticalmente e in un unico lotto un grannumero di alloggi. Tra le ragioni dell’affermazione di questo tipo edilizio vi èun’evidente economia di costruzione determinata dall’ottimizzazione dellosfruttamento intensivo del suolo, nonché dal risparmio derivante dalla minorincidenza dei costi di realizzazione delle fondazioni, delle coperture e dei cor-pi scala. La casa a torre consente di liberare lo spazio a terra, ed è infattirisultata utile quando si è inteso sfruttare il più possibile la capacità edificato-ria delle aree, senza rinunciare all’illuminazione e agli spazi verdi.

Simbolo di modernità, la casa a torre è generalmente isolata, o disposta acoppia, per creare un riferimento o evidenziare l’ingresso del quartiere. Torriposte in successione lineare lungo una strada sono invece utilizzate per crearemargini; raggruppate a grappolo, invece, possono disegnare nuclei di edificatocompatti e di rilievo all’interno della città.

Per la grande potenza espressiva e per il forte impatto visivo ed ambientaleche provoca sull’intorno, la casa a torre è dunque una configurazione tipologi-ca che va usata con molta cautela e accuratezza. Se utilizzata smodatamentepuò, infatti, creare problemi di vivibilità e di anonimato a causa dell’eccessivaconcentrazione di alloggi su porzioni minime di spazi, nonché di scarsa illumi-nazione nei piani inferiori che soffrono dell’ombra portata degli edifici adia-centi.

Oltre alla tipica forma quadrangolare e solitamente regolare dell’edificio, latorre può assumere forme più articolate come le forme “a stella” o “a braccia”tipiche del periodo dell’INA-Casa, di cui alcuni esempi storici si ritrovano neiquartieri Valco San Paolo e Tuscolano a Roma.

Importanti riferimenti europei sono le case stellari al quartiere Tiburtino aRoma di Mario Ridolfi del 1957, utilizzate come riferimenti visuali per segnala-re gli ingressi e i limiti del nuovo intervento; l’edificio a torre di Brema diAlvar Aalto del 1958-62, dove l’alto edificio apre gli alloggi verso il paesaggioattraverso una conformazione a ventaglio; le torri del Gropiusstadt a Berlinodi Walter Gropius del 1969, che segnano il punto di snodo tra il corpo semi-circolare e gli edifici della corte aperta. Un singolare esempio contemporaneoè la torre per appartamenti a Maastricht di Álvaro Siza del 2000, dove l’edifi-cio di diciassette piani si imposta come cerniera attorno alla quale ruota l’assedel quartiere Ceramique.

La casa a blocco è un’elaborazione complessa del tipo in linea per ottenereuna maggiore dimensione del corpo di fabbrica e un maggior numero di allog-gi per piano. Questo tipo edilizio appare come il prodotto dell’articolazione diuna casa in linea, arricchita morfologicamente e planimetricamente. La mag-giore densità ha suggerito nel tempo l’organizzazione di un numero superioredi alloggi per vano scala, l’inserimento di più corpi scala all’interno dei tipiesistenti, la ricerca di soluzioni d’angolo complesse così da creare dei blocchiarticolati. Per la sua variabilità, il tipo a blocco non è facilmente riconoscibile:meno elevato rispetto alla torre ma più massiccio rispetto alla linea, si presenta

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come un corpo di fabbrica complesso, generalmente quadrangolare, non linea-re e tozzo.

L’aggregazione degli alloggi può non avvenire linearmente ma in manieraarticolata, tramite corpi scala distaccati, ballatoi esterni, ampi androni. Carat-teristiche dominanti sono la presenza di più corpi scala, speculari o no, e unamaggiore articolazione dei fronti soleggiati tramite affacci esterni e fronti lumi-nosi diversificati. Gli edifici a blocco, inoltre, per la maggior parte dei casiospitano a piano terra locali a destinazione commerciale e terziaria e possonoanche prevedere giardini e spazi aperti al loro interno.

Questo tipo edilizio è solitamente utilizzato nei centri urbani a media edalta densità abitativa, in quanto si adatta molto bene alla conformazione irre-golare dei lotti. Le aggregazioni morfologiche determinate dagli edifici a bloc-co sono molto simili a quelle delle case a torre: generalmente isolate, anche acausa della loro irregolarità planimetrica, possono però essere aggregate a for-mare fronti discontinui o “grappoli” di edificato. La casa a blocco nella com-posizione urbana assume il più delle volte carattere di eccezionalità, a sottoli-neare un particolare ruolo dell’edificio, come quinta prospettica o punto fo-cale.

Tra gli esempi europei ricordiamo le case a blocco di Berthold Lubetkin aLondra del 1933; la casa a blocco di Pietro Lingeri e Giuseppe Terragni aMilano del 1934, composta da due corpi collegati tra loro da grandi balconatein facciata e un grande cortile centrale dove affacciano tutti gli alloggi; la casaa blocco in via San Valentino a Roma di Mario Ridolfi del 1938; gli apparta-menti Romeo e Giulietta e il blocco Salute a Stoccarda di Hans Scharoun del1961-62, la cui conformazione degli spazi è studiata con la partecipazione de-gli abitanti; l’edificio Schlesisches Tor di Álvaro Siza a Berlino del 1980, comericucitura di un isolato berlinese che accoglie i condizionamenti del contesto eli reinterpreta rigenerando la stessa tipologia edilizia. In Italia alcuni interes-santi esempi sono le case a blocco a Langhirano in provincia di Parma diMarco Contini del 2002 che organizzano un cortile quadrangolare all’internodell’isolato, spazio semipubblico accessibile da aperture tangenziali e ospitanteattività commerciali a piano terra.

La palazzina, diffusasi prevalentemente a Roma durante gli anni sessanta, èuna tipologia ibrida, evoluzione della casa unifamiliare che accoglie declinazio-ni di elementi della casa in linea e della casa a torre. Essa assomma, infatti,alle caratteristiche della casa unifamiliare, come l’organizzazione isolata nellotto e l’esistenza di un accesso unico, la compresenza di più alloggi per pianoe una discreta elevazione in altezza. L’edificio generalmente è alto tre o quat-tro piani, di forma quadrangolare, aderente al filo stradale e con un unicocorpo scala servente i vari piani. Le dimensioni degli alloggi sono in genere ditaglio medio-grande.

La palazzina può essere isolata o aggregata in nuclei, o anche posta in suc-cessione a creare margini labili. Nonostante sia un tipo edilizio non intensivo,adatto ad ambiti prevalentemente residenziali, nella più parte dei casi e a dif-

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ferenza della casa unifamiliare, la palazzina non gode di spazi aperti di perti-nenza e privilegia il rapporto con la strada. Molto utilizzata negli anni sessantae settanta in aree periferiche di espansione, oggi la palazzina è considerata untipo edilizio urbano utilizzato in aree semicentrali e con alcune caratteristichepiù propriamente urbane come l’organizzazione di spazi per servizi a pianoterreno 5.

Tra gli esempi rilevanti ricordiamo la prima palazzina moderna a Roma diPietro Aschieri del 1929; la palazzina a Milano di Ignazio Gardella del 1948,una costruzione signorile di cinque piani isolata con giardino, i cui apparta-menti constano di circa quattordici locali ognuno; la palazzina “il girasole”,costruita a Roma nel 1950 da Luigi Moretti, affacciata su un asse viario cen-trale in continuità con il fronte edilizio, articolata in due elementi rettangolariaccostati e separati da un lungo cavedio.

Esempi più recenti sono il quartiere Petersberg a Berlino di Klaus TheoBrenner del 1996 dove tipologie di palazzine ad “U” e a “T” sono ordinate inun tessuto a scacchiera, così come il quartiere Can Llovera a Sant Feliu deLlobregat a Barcellona di Miquel Roa del 1992, dove l’insediamento ecologicodi case a schiera, organizzate a corti quadrangolari, ospita in testata palazzinedi tre e quattro piani poste in successione per mediare il rapporto tra le case aschiera e la strada veicolare a nord.

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Abaco dei tipi edilizi residenzialiLo schema esemplifica le caratteristiche delle principali tipologie residenziali in relazione allaloro aggregazione, alla posizione che possono assumere rispetto al lotto, all’altezza, al nume-ro e alla posizione dei corpi scala, degli ingressi e degli affacci (disegno elaborato da AlbertaSolarino e Alessia Maggio).

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Dimensioni indicative degli edifici residenzialiLe dimensioni in pianta dei differenti tipi edilizi dipendono dallo schema strutturale e co-struttivo dell’edificato. Nella figura sono riportate alcune dimensioni riscontrate come ri-correnti nell’analisi di recenti realizzazioni (disegno elaborato da Carlo Di Berardino).

Esemplificazione del tipo intensivo ed estensivoAlcuni tipi edilizi sono considerati genericamente come estensivi o intensivi secondo il nu-mero medio di alloggi e di abitanti che essi sono in grado di contenere. In generale le casein linea, a ballatoio, a torre, a blocco e a palazzina sono considerate tipi intensivi, a diffe-renza della casa a schiera e della casa unifamiliare che rientrano nei tipi estensivi.

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Casa unifamiliareLa casa unifamiliare realizzata a Berlino da Rainer Oefelein nel 1999 è inserita in un com-plesso di case a schiera, unifamiliari e bifamiliari relazionate da spazi aperti di pertinenza.Le case unifamiliari a due piani, con garage e giardini, affacciano su spazi comuni e sonoorganizzate a formare i fronti edificati dell’isolato con una conformazione di forte impattourbano che contrasta con il carattere estensivo e periferico proprio della casa unifamiliare.

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Case a schiera e case in linea Gli alloggi a schiera del quartiere di San Basilio a Roma (sotto), progettato da Mario Fio-rentino nel 1952, sono aggregati a formare spazi semichiusi, simili a piccole corti, occupateda giardini e da una piccola piazzetta al centro. Il quartiere di Forte Quezzi a Genova (inbasso), progettato da Carlo Daneri a fine anni sessanta utilizza invece la tipologia residen-ziale in linea, la cui conformazione continua configura il quartiere come un articolato mar-gine edificato sulle colline della città.

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Casa a ballatoioL’edificio a ballatoio del gruppo Architecture Studio realizzato a Parigi nel 1997 è costitui-to da due corpi edilizi raccordati da un ampio vano scala posto centralmente che, assiemeagli altri due laterali, conduce ai ballatoi di distribuzione. Questi sono completamente ve-trati e affacciano sullo spazio interno che si apre verso la città e invita a una fruizione col-lettiva.

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Casa a torreLe case a torre del quartiere Barco a Ferrara, progettate da Giovanni Fumagalli, FilippoLambertucci e Carlo Melograni, del 1996, distribuiscono quattro alloggi per piano. Sonoposte in maniera binata alle due estremità dell’asse principale di attraversamento nord-suddell’insediamento per identificare e marcare gli ingressi al quartiere.

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PalazzinaLa palazzina denominata “Il girasole” di Luigi Moretti in viale Bruno Buozzi a Roma è unesempio di notevole interesse nella produzione di palazzine romane del dopoguerra. Realiz-zata nel 1950, si affaccia su strada con un fronte marcato da un taglio verticale e da un tim-pano asimmetrico.

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