Ederlezi - Primavera

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La Primavera di San Giorgio Tra sacro e profano, la rinascita della Natura nelle celebrazioni dei Rom di Melissa Mattiussi www.melissamattiussi.it La Primavera dei Rom dei Balcani, in particolare Serbia, si celebra il 6 maggio in onore di San Giorgio, uno dei Santi più venerati dalla Chiesa Ortodossa, e prende il nome di Đurđevdan o Ederlezi, in lingua romaní, che è anche il titolo della canzone che la celebra. E' una festa molto sentita dai Rom in ogni parte del mondo, a prescindere dalle connotazioni religiose dei vari gruppi. Il brano è uno dei più noti della tradizione romanì soprattutto grazie alla versione di Goran Bregović per il film “Il tempo dei gitani” di Emir Kusturica. Il termine Ederlezi deriva probabilmente da Hidirellez, che è un'antica festività turca che si svolge circa un mese dopo l'equinozio di Primavera. Si celebrano la rinascita della Natura e la nuova luce generatrice di vita, attraversando i corsi d'acqua su zattere che trasportano il Santo o immergendosi e bagnandosi con le mani il volto. Nei fiumi si adagiano fuochi e fiori, mentre si suona, si canta e si danza attorno ai falò accesi sui quali l’agnello vivo viene sacrificato ed arrostito. Ci si veste di bianco e si adornano il capo e la casa con fiori e rami con boccioli. Si rompono uova sulla testa in segno ben augurale e si liberano uccelli. Dalla celebrazione di Ederlezi emerge la particolare concezione dualistica della vita propria delle culture nomadi, tra sacro e profano, fede e fortuna, amore e dolore. Sono particolarmente legata alla canzone Ederlezi perchè ogni volta che la sento, e ancor più quando la canto, dentro di me è come se si sciogliesse una lastra di ghiaccio che a volte mi ricopre per proteggermi da delusioni e dolori. E' come se la sofferenza delle popolazioni Rom, da sempre perseguitate, fosse racchiusa tutta dentro il mio cuore e venisse risvegliata nell'intonare questo canto, cristallino e puro, che narra di povertà e lotta per la vita di ogni giorno, come nell'inno romanì “Djelem, Djelem” (Camminando, Camminando). Si canta sì delle sventure, ma sempre con fierezza e voglia di vivere nonostante tutte le avversità, perchè il viaggio continua a piedi nudi per le vie del mondo. E questo sarà il filo conduttore della rubrica “Una Tribù che balla...” che ci accompagnerà, tra Sacro e Profano, alla scoperta delle tradizioni, delle musiche, delle danze e dei racconti di popoli vicini e lontani. Raccoglierò per voi frammenti di storie per accorferci che, ricomponendo le parti dello specchio, chi

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La Primavera di San Giorgio Tra sacro e profano, la rinascita della Natura nelle celebrazioni dei Rom di Melissa Mattiussi www.melissamattiussi.it

La Primavera dei Rom dei Balcani, in particolare Serbia, si celebra il 6 maggio in onore di San Giorgio, uno dei Santi più venerati dalla Chiesa Ortodossa, e prende il nome di Đurđevdan o Ederlezi, in lingua romaní, che è anche il titolo della canzone che la celebra. E' una festa molto sentita dai Rom in ogni parte del mondo, a prescindere dalle connotazioni religiose dei vari gruppi. Il brano è uno dei più noti della tradizione romanì soprattutto grazie alla versione di Goran Bregović per il film “Il tempo dei gitani” di Emir Kusturica. Il termine Ederlezi deriva probabilmente da Hidirellez, che è un'antica festività turca che si svolge circa un mese dopo l'equinozio di Primavera. Si celebrano la rinascita della Natura e la nuova luce generatrice di vita, attraversando i corsi d'acqua su zattere che trasportano il Santo o immergendosi e bagnandosi con le mani il volto. Nei fiumi si adagiano fuochi e fiori, mentre si suona, si canta e si danza attorno ai falò accesi sui quali l’agnello vivo viene sacrificato ed arrostito. Ci si veste di bianco e si adornano il capo e la casa con fiori e rami con boccioli. Si rompono uova sulla testa in segno ben augurale e si liberano uccelli. Dalla celebrazione di Ederlezi emerge la particolare concezione dualistica della vita propria delle culture nomadi, tra sacro e profano, fede e fortuna, amore e dolore.

Sono particolarmente legata alla canzone Ederlezi perchè ogni volta che la sento, e ancor più quando la canto, dentro di me è come se si sciogliesse una lastra di ghiaccio che a volte mi ricopre per proteggermi da delusioni e dolori. E' come se la sofferenza delle popolazioni Rom, da sempre perseguitate, fosse racchiusa tutta dentro il mio cuore e venisse risvegliata nell'intonare questo canto, cristallino e puro, che narra di povertà e lotta per la vita di ogni giorno, come nell'inno romanì “Djelem, Djelem” (Camminando, Camminando). Si canta sì delle sventure, ma sempre con fierezza e voglia di vivere nonostante tutte le avversità, perchè il viaggio continua a piedi nudi per le vie del mondo. E questo sarà il filo conduttore della rubrica “Una Tribù che balla...” che ci accompagnerà, tra Sacro e Profano, alla scoperta delle tradizioni, delle musiche, delle danze e dei racconti di popoli vicini e lontani. Raccoglierò per voi frammenti di storie per accorferci che, ricomponendo le parti dello specchio, chi

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osserviamo dall'altro lato non è più un estraneo, ma siamo noi...

Link Video Youtube: Dal film “Il tempo dei Gitani” di Emir Kusturica, la canzone “Ederlezi” nella versione di Goran Bregovic

http://www.youtube.com/watch?v=rNFD77NMpOU