Economia Veronese - Marzo 2011

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ECONOMIA VERONESE bimestrale n.5 - Anno 10 - marzo 2011 - Editore Apiservizi S.r.l. - Verona, via Albere 21/C - Poste Italiane S.p.A. Sped. in abb. post. 70% CNS VR - D.L. 353/2003 (conv. in L. - 27/02/2004 n 46) art.., comma 1 DCB VERONA - 2,58 Euro profili Maistri Pastifico Temporin Bernardinello Lite Marmimincio Centro Medico San Pietro personaggio Bruno Biagi

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Rivista Economica di Apindustria Verona

Transcript of Economia Veronese - Marzo 2011

Page 1: Economia Veronese - Marzo 2011

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PrPrododotti e servizi per la casa e gli sposi

FEBBRAIO5-7 Salone Italiano del Golf

MARZO2-6 Samoter - Salone internazionale triennale macchine movimento terra,

da cantiere e per l’edilizia17-20 Legno & Edilizia - Mostra internazionale sull’impiego del legno nell’edilizia19-20 Elettroexpo - Mostra mercato di elettronica, radiantismo, strumentazione,

componentistica informatica19-20 Model Expo Italy - Fiera del modellismo

APRILE7-11 Vinitaly - Salone internazionale del vino e dei distillati7-11 Enolitech - Salone internazionale delle tecniche per la viticoltura, l’enologia e delle

tecnologie olivicole ed olearie7-11 Agrifood Club - Salone dell’agroalimentare di qualità

7-11 Sol - Salone internazionale dell’olio d’oliva extravergine di qualità

MAGGIO4-6 Solarexpo - Mostra e convegno internazionale su energie rinnovabili e generazione distribuita4-6 BioEnergy Expo - Mostra - convegno internazionale specializzata su biomasse,

biogas e biocarburanti4-6 Greenbuilding - Mostra e convegno internazionale su effi cienza energetica

e architettura sostenibile10-12 Automotive Dealer Day - Informazioni, strategie e strumenti per la

commercializzazione automobilistica20-22 Verona Mineral Show Geo Business - Mostra di pietre preziose, pietre dure,

pietre ornamentali, fossili e derivati, oggettistica in pietra20-22 Veronafi l - Manifestazione fi latelica, numismatica, cartofi la

24-26 Pte Expo - Progetto Terza Età - Tecnologie, prodotti e servizi per la terza età24-26 Pulire - Mostra internazionale delle produzioni e delle tecnologie per le attività dell’igiene

ambientale

SETTEMBRE21-24 Marmomacc -c Mostra internazionale di marmi, pietre, design e tecnologie

OTTOBRE6-10 ArtVerona - La fi era delle gallerie italiane di arte moderna e contemporanea

10-14 XIX ISAF - Innovation for local and global sustainability alcohol fuels

15-19 Abitare il Tempo - Mostra internazionale per le SOLUZIONI d’interni

OTTOBRE21-23 Veronafi l - Manifestazione fi latelica, numismatica, cartofi la

25-26 MCM - Mostra convegno internazionale della manutenzione industriale

25-26 SAVE - Mostra convegno internazionale delle soluzioni e applicazioni verticali di automazione, strumentazione, sensori

25-26 Home & Building - Mostra convegno internazionale della domotica & building technologies

25-26 Acquaria - Mostra convegno internazionale delle tecnologie per l’analisi, la distribuzione e il trattamento dell’acqua e dell’aria

NOVEMBRE3-6 Fieracavalli - International horse festival

16-17 Geo-Oikos - Rassegna espositiva dei progetti territoriali, urbanistici, edilizi, ambientali delle città e del territorio

24-26 Job & Orienta - Mostra convegno nazionale - orientamento, scuola, formazione, lavoro

24-27 Luxury & Yachts - Salone internazionale del lusso

26-27 Elettroexpo - Mostra mercato di elettronica, radiantismo, strumentazione, componentistica informatica

Nov. Bus&Bus Mobility Business Bridge Event

DICEMBRE3-8 Country Life - Mostra mercato del vivere country

9-11 Verona Mineral Show Geo Shop - Mostra di pietre preziose, pietre dure, pietre ornamentali, fossili e derivati, oggettistica in pietra

MANIFESTAZIONI ALL’ESTERO24-26 Gen. Vinitaly New York / VINO 2011

25-27 Gen. Stonexpo / Marmomacc Americas - Las Vegas

24-25 Feb. Vinitaly World Tour - New Delhi - The next quality experience

2-6 Mar. Job & Orienta / AULA Madrid - Scuola, orientamento, formazione e lavoro

6-9 Giu. Siab / Fispal Food Service - San Paolo

23-25 Ago. Eurocarne / Tecnocarne San Paolo

26-27 Set. Vinitaly World Tour - Stoccolma - Vinitaly in the World

28-29 Set. Vinitaly World Tour - Russia - Vinitaly in the World

16-19 Ott. Saudi Stone - Tech Riyadh - International stone and stone technology show

*17-19 Ott. Vinitaly World Tour - U.S. Tour - Vinitaly in the World

3-5 Nov. Vinitaly World Tour - Hong Kong - Vinitaly in the World - 4° International Wine & Spirits Fair

7-8 Nov. Vinitaly World Tour - Japan - Vinitaly in the World

10 Nov. Vinitaly World Tour - Korea - Vinitaly in the World

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MaistriPastifi co TemporinBernardinelloLiteMarmimincioCentro Medico San Pietropersonaggio

Bruno Biagi

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150° Unità d’Italia

Venerdì 18 marzo 2011 Parc Hotel Paradiso & Golf Resort

di Peschiera del Garda

PER INFORMAZIONIAPINDUSTRIA VERONA - Cinzia Trussardi - Tel. 045 8102001 - [email protected]

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Page 3: Economia Veronese - Marzo 2011

sommario

3Economia Veronese - marzo 2011

editoriale

impresa Donna

personaggio

attualità

apigiovani

ambiente e salute

il punto

previdenza

legale

fiscale

Apivenetofidi

terza paginaprofili

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3438404244

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54

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52

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10141822

Elena Poggi Centro Medico San Pietro

Col. t. ST. Bruno Biagi

Fondo italiano di investimento

Marina Scavini Presidente Apigiovani

Un brindisi alla salute mentale

Factoring

UnionAlimentari-Confapi

Consegnati da Apindustria i fondi raccolti per gli alluvionati dell’Est Veronese

Verona in prima linea con COSP

Il fattore umano come causa di infortunio

Quello strano concetto di italianità

Quando può essere ritardatoun licenziamento per giusta causa

Responsabilità nel settore dei trasporti

Il contratto di Rete d’Impresa

Lessinia

Maistri

Pastificio Temporin

Bernardinello

Lite

Marmimincio

inserzionisti

DIRETTORE RESPONSABILECirillo Aldegheri

EDITOREAPISERVIZI S.r.l.Via Albere, 21/C - 37138 Verona

SEGRETERIA DI REDAZIONETosca LucchiniCinzia Trussardi

Anno 10 - Numero 1Marzo 2011

Rivista bimestrale promossa da

REDAZIONEc/o APINDUSTRIA VeronaVia Albere, 21 - 37138 VeronaTel. 045 8102001Fax 045 [email protected]

GRAFICA E STAMPALite srl - Verona - www.lite.it

FOTOGRAFIEEnnevi - Archivio Apindustria

Registrazione Tribunale di Veronan. 1234 del 22 marzo 2000

Poste Italiane SpaSpedizione inabbonamento postale

D.L. 353/2003(con. in L. 27/02/2004 n°46art. 1, comma 1, DCB Verona

Pubblicità raccolta in proprio

Multiutility

Banco Popolare Gruppo Bancario

Albrighi Tecnologie

Samo

Banca di Verona

Santo Passaia

Cattolica Previdenza

Casa del trattore

Mondoesa Adige

Gruppo Argenta

Viani Assicurazioni

Verona Fiere

ASSOCIAZIONE PICCOLE E MEDIE IMPRESE

DELLA PROVINCIA DI VERONA

Page 4: Economia Veronese - Marzo 2011

TRE NUOVI CONTI: PAY PER USE, BONUS, ALL INCLUSIVE

LA FORZA DI UN’IDEA A SOSTEGNO DELLA VOSTRA AZIENDA

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ferim

ento

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mat

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ispo

nibi

li pr

esso

le fi

liali.

SEMPRE AL FIANCO DELLA

TUA IMPRESA

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La patologia dei ritardi dei pagamenti si ripercuote negativamente sull’attività di impresa, pregiudicandone opera-

tività e risorse disponibili. Tanto più, in una fase congiunturale critica come l’attuale, in cui tali ritardi appesantiscono notevolmen-te gli oneri a carico delle aziende piccole e medie, che risentono dei maggiori vincoli finanziari e strutturali. Per arginare le soffe-renze nel breve periodo, le imprese sono a loro volta costrette per un verso a ritardare i pagamenti ai fornitori, per l’altro a rivolgersi agli istituti di credito, accrescendo il proprio indebitamento, con un incremento di oneri finanziari e non, aggiuntivi rispetto a situa-zioni già precarie. Un ulteriore elemento di elevata criticità, in conseguenza alle minori risorse disponibili, è la contrazione degli in-vestimenti previsti, che pregiudica sia traiet-torie di sviluppo futuro che la stessa soprav-vivenza dell’impresa. L’Italia è purtroppo leader (negativo) nella classifica per i ritardi dei pagamenti, che per l’intero sistema eco-nomico rappresentano un costo quantifi-cabile in circa 900 milioni di euro all’anno. Secondo il rapporto dell’European Payment Index, l’80 % delle imprese italiane dichiara di subire ritardi generalizzati dei pagamenti, con relativi aumenti nei tempi medi di incas-so e connessi aumenti di costi per il ricorso al credito. A livello regionale veneto, i termini di pagamento oscillano tra i 60-90 giorni e i 90-120, mentre il ritardo temporale medio, rispetto ai termini fissati di pagamento, è di 43 giorni. Una situazione critica in cui spes-so gli imprenditori diventano sostanzialmen-te dei finanziatori sia verso la grande indu-stria sia verso la Pubblica Amministrazione. Per cercare di dare una risposta a queste criticità, con i colleghi di Apindustria Vicenza abbiamo elaborato una proposta di legge, che è già stata presentata dall’onorevole Manuela Dal Lago (Lega Nord) alla commis-sione Attività Produttive di cui è Presidente,

proposta sostenuta anche da parlamentari veneti. Il testo (mutuando analogo provvedi-mento francese) prevede la fissazione, per legge e quindi non modificabili da diversi accordi commerciali, di termini tassativi di pagamento, compresi tra i 45 e i 60 giorni per la fornitura di beni e servizi. La vera no-vità è la proposta attinente alle modalità e all’efficacia di recupero dei crediti, alterna-tiva alla lentezza e alla inefficiente macchi-na dell’attuale giustizia civile. In particolare, l’istituzione di uno strumento giuridico che preveda la possibilità per le imprese virtuo-se, che lamentano ritardi nel pagamento, di affidare il recupero dei crediti, attraverso una speciale delegazione di pagamento, alla locale Camera di Commercio, istituto che gode del potere di riscossione coattiva tramite cartella esattoriale. A questa delega-zione di pagamento si affiancherà, una volta che il sistema sarà a regime, la possibilità per l’impresa creditrice, di attingere al finan-ziamento di un fondo rotativo alimentato dal-la C.C.I.A.A., dalle associazioni di categoria e dall’attività stessa inerente le riscossioni dei crediti. Per i cattivi pagatori è previsto l’obbligo di iscrizione nel Registro Informa-tico dei Protesti, previo espletamento degli opportuni meccanismi di controllo in caso di contestazione della fornitura/prestazione, al fine di evitare errori e/o abusi. I vantag-gi della nuova legge sarebbero facilmente riscontrabili dalle imprese in termini di ridu-zione della rischiosità nelle transazioni com-merciali, maggiore trasparenza nei bilanci, miglioramento del merito creditizio, possibi-lità di liberare risorse spostandole da puro finanziamento al cliente a investimento nel core business aziendale. L’auspicio è che questa e/o le altre proposte, già presentate o in gestazione, possano trovare accoglien-za, condivisione ma soprattutto risposta a uno dei temi più scottanti che attanagliano le nostre imprese.

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editoriale

5Economia Veronese - marzo 2011

TRE NUOVI CONTI: PAY PER USE, BONUS, ALL INCLUSIVE

LA FORZA DI UN’IDEA A SOSTEGNO DELLA VOSTRA AZIENDA

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SEMPRE AL FIANCO DELLA

TUA IMPRESA

Arturo Alberti

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Un brand inconfondibile

profi li

7Economia Veronese - marzo 2011

vo si pone una profonda condivisione degli obiettivi di lungo periodo, nella certezza che una più attenta politica di approccio al cliente e il rafforzamento del rapporto con i rivenditori saranno i punti di forza nell’attuazione dei piani futuri dell’azienda. Si può parlare di un vero e proprio “New Deal” per Mai-stri anche se il nuovo corso parte da lontano: la valorizzazione del capitale umano è sempre stato il nucleo della politica imprenditoriale e l’effi cienza dell’organizzazione ha costituito fi n dagli inizi uno dei driver del successo aziendale.«La scelta di recuperare la parte più qualifi cante della tradizione – sottolinea Davide Maistri, Presidente del Consi-glio di Amministrazione della società – è per noi un passaggio essenziale ». L’avventura di questa azienda nata nel 1946 grazie alla determinazione del suo fondatore, Silvio Maistri, è caratte-rizzata fi n dagli esordi dalla capacità di coniugare nelle sue creazioni stile ed emozioni. Silvio Maistri seppe interpre-tare le esigenze dell’utenza dell’epoca e le sue intuizioni lo portarono a dar vita a un’industria all’avanguardia, an-tesignana nell’organizzazione interna e nei sistemi di produzione. Va ricor-dato che fu proprio il marchio Maistri il primo a proporre al mercato nazionale le cucine cosiddette “americane”. Nel lasso di tempo compreso tra gli anni cinquanta e settanta, l’azienda si atte-stò ai vertici del comparto per i suoi prodotti di alta qualità, realizzati avva-lendosi delle più moderne tecnologie per la lavorazione del legno. Tipica della più nobile tradizione artigiana rimase però la cura per i dettagli, indi-

spensabile unitamente al rispetto delle caratteristiche di rigorosità funzionale nella progettazione, a raggiungere quei livelli di eccellenza che ieri come oggi hanno sempre distinto le creazio-ni Maistri. Nel percorso dell’azienda veronese tappa importante fu anche la costruzione, nel 1980, del nuovo im-pianto industriale a Corrubbio di Nega-rine. Qui venne sviluppato uno dei mo-delli Maistri di maggior successo: un sistema di cucina modulare, in noce nazionale, caratterizzato da elementi componibili con ante dal bordo a ta-glio diagonale o a gola, per consentire l’impugnatura eliminando la tradiziona-le e, a volte, antiestetica maniglia. Un inanellarsi di successi ha fatto da cor-nice all’ingresso in azienda, nel 1998, della terza generazione impegnata in una serie di trasformazioni nelle strate-gie commerciali, nella razionalizzazio-ne delle tecnologie e delle metodiche di produzione, nell’applicazione delle più raffi nate tecniche del marketing.Un’impresa in salute capace di diveni-re volano di sviluppo e di occupazione nel territorio. Oggi Maistri dà lavoro a 73 dipendenti altamente specializzati, collabora con tecnici e disegnatori di comprovata esperienza ed esprime un fatturato che si attesta sui 10 mi-lioni di euro, per il 10-15% proveniente dai mercati esteri. Sono traguardi che premiano una realtà d’impresa dedita a garantire alti standard qualitativi e che vuole oggi affrontare nuove sfi de, ribadendo però con forza l’immutabi-lità di un progetto industriale sempre vivo nella volontà della famiglia.«La riorganizzazione del management – evidenzia il direttore generale, Valen-

MAISTRI

MAISTRI

Da oltre 60 anni effi cienza e fl es-sibilità sono i segni particolari di Maistri Cucine. L’azienda si

ripresenta oggi, sul mercato interno e internazionale, forte di una storia prestigiosa, desiderosa di riaffermare quel ruolo e quei primati che ne hanno fatto uno dei massimi interpreti dell’in-dustria italiana dell’arredamento. Per fronteggiare l’agguerrita competizio-ne del settore si è pensato di affi dare la gestione aziendale a una nuova squadra di manager, approntando nel contempo strategie mirate all’in-cremento della domanda di mercato. Alla base di questo processo evoluti-

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Un brand inconfondibile

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vo si pone una profonda condivisione degli obiettivi di lungo periodo, nella certezza che una più attenta politica di approccio al cliente e il rafforzamento del rapporto con i rivenditori saranno i punti di forza nell’attuazione dei piani futuri dell’azienda. Si può parlare di un vero e proprio “New Deal” per Mai-stri anche se il nuovo corso parte da lontano: la valorizzazione del capitale umano è sempre stato il nucleo della politica imprenditoriale e l’effi cienza dell’organizzazione ha costituito fi n dagli inizi uno dei driver del successo aziendale.«La scelta di recuperare la parte più qualifi cante della tradizione – sottolinea Davide Maistri, Presidente del Consi-glio di Amministrazione della società – è per noi un passaggio essenziale ». L’avventura di questa azienda nata nel 1946 grazie alla determinazione del suo fondatore, Silvio Maistri, è caratte-rizzata fi n dagli esordi dalla capacità di coniugare nelle sue creazioni stile ed emozioni. Silvio Maistri seppe interpre-tare le esigenze dell’utenza dell’epoca e le sue intuizioni lo portarono a dar vita a un’industria all’avanguardia, an-tesignana nell’organizzazione interna e nei sistemi di produzione. Va ricor-dato che fu proprio il marchio Maistri il primo a proporre al mercato nazionale le cucine cosiddette “americane”. Nel lasso di tempo compreso tra gli anni cinquanta e settanta, l’azienda si atte-stò ai vertici del comparto per i suoi prodotti di alta qualità, realizzati avva-lendosi delle più moderne tecnologie per la lavorazione del legno. Tipica della più nobile tradizione artigiana rimase però la cura per i dettagli, indi-

spensabile unitamente al rispetto delle caratteristiche di rigorosità funzionale nella progettazione, a raggiungere quei livelli di eccellenza che ieri come oggi hanno sempre distinto le creazio-ni Maistri. Nel percorso dell’azienda veronese tappa importante fu anche la costruzione, nel 1980, del nuovo im-pianto industriale a Corrubbio di Nega-rine. Qui venne sviluppato uno dei mo-delli Maistri di maggior successo: un sistema di cucina modulare, in noce nazionale, caratterizzato da elementi componibili con ante dal bordo a ta-glio diagonale o a gola, per consentire l’impugnatura eliminando la tradiziona-le e, a volte, antiestetica maniglia. Un inanellarsi di successi ha fatto da cor-nice all’ingresso in azienda, nel 1998, della terza generazione impegnata in una serie di trasformazioni nelle strate-gie commerciali, nella razionalizzazio-ne delle tecnologie e delle metodiche di produzione, nell’applicazione delle più raffi nate tecniche del marketing.Un’impresa in salute capace di diveni-re volano di sviluppo e di occupazione nel territorio. Oggi Maistri dà lavoro a 73 dipendenti altamente specializzati, collabora con tecnici e disegnatori di comprovata esperienza ed esprime un fatturato che si attesta sui 10 mi-lioni di euro, per il 10-15% proveniente dai mercati esteri. Sono traguardi che premiano una realtà d’impresa dedita a garantire alti standard qualitativi e che vuole oggi affrontare nuove sfi de, ribadendo però con forza l’immutabi-lità di un progetto industriale sempre vivo nella volontà della famiglia.«La riorganizzazione del management – evidenzia il direttore generale, Valen-

MAISTRI

MAISTRI

Da oltre 60 anni effi cienza e fl es-sibilità sono i segni particolari di Maistri Cucine. L’azienda si

ripresenta oggi, sul mercato interno e internazionale, forte di una storia prestigiosa, desiderosa di riaffermare quel ruolo e quei primati che ne hanno fatto uno dei massimi interpreti dell’in-dustria italiana dell’arredamento. Per fronteggiare l’agguerrita competizio-ne del settore si è pensato di affi dare la gestione aziendale a una nuova squadra di manager, approntando nel contempo strategie mirate all’in-cremento della domanda di mercato. Alla base di questo processo evoluti-

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fi ne anno, quella crescita a due cifre che ci siamo dati quale obiettivo. Tanti i progetti anche a medio termine: biso-gna ricordare che il nostro piano trien-nale prevede investimenti in attività commerciali e di marketing, per oltre 2 milioni di euro e ci vede determinati nel riappropriarci dell’organizzazione distributiva attraverso un suo più diret-to coinvolgimento al raggiungimento degli obiettivi aziendali». Il patrimonio storico della Maistri ha quindi funzionato da stimolo vincen-te nella ridefi nizione dell’identità di un’azienda che sa e vuole essere competitiva e al passo con i tempi. •

8 9Economia Veronese - marzo 2011

MAISTRI S.p.A.

SEDE AMMINISTRATIVAVia Brennero, 4137029 Corrubbio di Negarine (Verona)Tel. 045 6835111Fax 045 6850137

PRODUZIONEMobili per cucine

ANNO DI FONDAZIONE1946

TITOLARIGianluigi, Giuseppe, Benvenuto, Maurizio Maistri

PRESIDENTE E AMMINISTRATORE Davide Maistri

DIRETTORE GENERALEValentino Alaia

DIRETTORE COMMERCIALEAlessandro Lora Moretto

RESPONSABILE PRODUZIONE Massimo Scarlatti

RESPONSABILE MARKETINGGianpietro Sartori

RESPONSABILE SUPPLY CHAINNicola Valenari

RESPONSABILE ACQUISTI ED EDPMatteo Gozzi

FATTURATO 201010 milioni di euro

SUPERFICIE AZIENDALETotale: 45.000 mqCoperta: 20.000 mq

RISORSE UMANEAddetti alla produzione: 38Impiegati: 35

SITO INTERNET / [email protected]

profi liMAISTRI

tino Alaia – ha rappresentato la condizione indispensabile per dare forza e contenuti a un piano triennale di lavoro (2011-2013) che prevede un’articolata serie di interventi nel campo della formazione del personale, in quello dell’innovazione di processo nel-le politiche motivazionali della distribuzio-ne e nella realizzazione di linee di prodotto destinate a soddisfare le esigenze della clientela di nicchia. Tale impegno vede quindi una squadra di manager coordi-nare gli sforzi in un’unica direzione. Ma è doveroso ricordare che al perfetto funzio-namento del lavoro d’equipe provvedono davvero tutti gli addetti che operano a va-rio titolo e livello, nell’ambito dell’azienda». Maistri guarda con la medesima attenzione sia al mercato interno che all’export in par-ticolare a Russia, Spagna, Grecia e Gran Bretagna dove da anni il brand è noto con la propria gamma di prodotti; una gamma che propone quattordici modelli: 4 in stile classico e 10 moderno, tutti modulabili e capaci di soddisfare le esigenze dell’ac-quirente fi nale coniugando l’ottimizzazio-ne degli spazi con la personalizzazione e la funzionalità della cucina, oggi più che mai un vero e proprio ambiente “living”. Meticolosa anche la selezione dei colori e dei materiali che vanno dalle essenze ai laminati, ai laccati lucidi o opachi.«La nostra azione – sintetizza il Direttore Commerciale, Alessandro Lora Moretto – ci porta a rendere sempre più stretto il rapporto con il mercato. Stando ai primi riscontri, ci sentiamo di guardare con ot-timismo alla possibilità di conseguire, a

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fi ne anno, quella crescita a due cifre che ci siamo dati quale obiettivo. Tanti i progetti anche a medio termine: biso-gna ricordare che il nostro piano trien-nale prevede investimenti in attività commerciali e di marketing, per oltre 2 milioni di euro e ci vede determinati nel riappropriarci dell’organizzazione distributiva attraverso un suo più diret-to coinvolgimento al raggiungimento degli obiettivi aziendali». Il patrimonio storico della Maistri ha quindi funzionato da stimolo vincen-te nella ridefi nizione dell’identità di un’azienda che sa e vuole essere competitiva e al passo con i tempi. •

8 9Economia Veronese - marzo 2011

MAISTRI S.p.A.

SEDE AMMINISTRATIVAVia Brennero, 4137029 Corrubbio di Negarine (Verona)Tel. 045 6835111Fax 045 6850137

PRODUZIONEMobili per cucine

ANNO DI FONDAZIONE1946

TITOLARIGianluigi, Giuseppe, Benvenuto, Maurizio Maistri

PRESIDENTE E AMMINISTRATORE Davide Maistri

DIRETTORE GENERALEValentino Alaia

DIRETTORE COMMERCIALEAlessandro Lora Moretto

RESPONSABILE PRODUZIONE Massimo Scarlatti

RESPONSABILE MARKETINGGianpietro Sartori

RESPONSABILE SUPPLY CHAINNicola Valenari

RESPONSABILE ACQUISTI ED EDPMatteo Gozzi

FATTURATO 201010 milioni di euro

SUPERFICIE AZIENDALETotale: 45.000 mqCoperta: 20.000 mq

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tino Alaia – ha rappresentato la condizione indispensabile per dare forza e contenuti a un piano triennale di lavoro (2011-2013) che prevede un’articolata serie di interventi nel campo della formazione del personale, in quello dell’innovazione di processo nel-le politiche motivazionali della distribuzio-ne e nella realizzazione di linee di prodotto destinate a soddisfare le esigenze della clientela di nicchia. Tale impegno vede quindi una squadra di manager coordi-nare gli sforzi in un’unica direzione. Ma è doveroso ricordare che al perfetto funzio-namento del lavoro d’equipe provvedono davvero tutti gli addetti che operano a va-rio titolo e livello, nell’ambito dell’azienda». Maistri guarda con la medesima attenzione sia al mercato interno che all’export in par-ticolare a Russia, Spagna, Grecia e Gran Bretagna dove da anni il brand è noto con la propria gamma di prodotti; una gamma che propone quattordici modelli: 4 in stile classico e 10 moderno, tutti modulabili e capaci di soddisfare le esigenze dell’ac-quirente fi nale coniugando l’ottimizzazio-ne degli spazi con la personalizzazione e la funzionalità della cucina, oggi più che mai un vero e proprio ambiente “living”. Meticolosa anche la selezione dei colori e dei materiali che vanno dalle essenze ai laminati, ai laccati lucidi o opachi.«La nostra azione – sintetizza il Direttore Commerciale, Alessandro Lora Moretto – ci porta a rendere sempre più stretto il rapporto con il mercato. Stando ai primi riscontri, ci sentiamo di guardare con ot-timismo alla possibilità di conseguire, a

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«Fare una buona pasta è facile, basta lavorare con passione e con buoni in-gredienti nel rispetto della grande tradi-zione artigianale».

Questa, dal 1964, è la fi loso-fi a del Pastifi cio Temporin, tramandata di padre in fi glio

e garanzia di qualità per un prodotto che ancora contraddistingue l’Italia nel mondo. L’azienda, che oggi ha sede a Sommacampagna, nasce come piccolo laboratorio artigianale a Lugagnano, su idea di Mario Tem-porin, producendo pasta e tortellini insieme alla propria famiglia, tra cui Antonio, il fi glio, che coltiva negli anni una passione sempre più grande per

la pasta e decide così di dedicare cuore e anima alla produzione di pa-sta all’uovo. Nel 2000, con l’ingresso di Pietro e Andrea Marcato nell’azien-da, la spinta industriale subisce un ul-teriore accelerata, con un importante incremento dei volumi di produzione che trasformano il pastifi cio in una vera e propria realtà industriale, man-tenendo però fede alla qualità artigia-nale che è da sempre un suo marchio di fabbrica: «Il nostro punto di parten-za è sempre stato quello di una se-lezione accurata delle materie prime e di un accurato controllo qualità sul prodotto che andiamo a proporre – ha spiegato Antonio Temporin –. Ol-

tre a questo, sfruttando l’esperienza acquisita in tutti questi anni, abbiamo anche creato linee particolari e inno-vative, molto apprezzate dai clienti che cercano dalla pasta qualcosa in più». Il risultato, quindi, è un prodotto di assoluta qualità, riconosciuta dai più importanti servizi di ristorazione del mondo, che si affi dano alle idee e alla storia di Temporin per portare sul-le proprie tavole il prodotto simbolo della cucina mediterranea. Con l’allar-gamento del mercato e della produ-zione si è reso necessario anche un adeguamento delle strutture produtti-ve e per questo motivo nel 2000 è sta-ta abbandonata la storica sede di Lu-

la tradizione della cucina mediterranea

profi li

11Economia Veronese - marzo 2011

gagnano per trasferirsi nel moderno impianto di Sommacampagna, dove, con i suoi 1800 metri quadrati coper-ti, si sono potute installare tre linee di produzione complete, passando dai precedenti 1500 kg giornalieri, agli attuali 5000 kg: «Il nostro ventaglio di prodotti è assolutamente competitivo – ha spiegato Arianna Temporin, as-sistente commerciale –. Produciamo dalla pasta all’uovo secca, a quella fresca, passando per quella ripiena, accanto ad alcune specialità di pasta aromatizzata e colorata».I prodotti Temporin si dividono in tre linee dalla caratteristiche uniche, in modo da offrire tipologie diverse a seconda delle esigenze, come spie-ga lo stesso Antonio Temporin: «La linea Gourmet, quello che è un po’ il nostro fi ore all’occhiello, è la perfetta

integrazione tra la tradizione e l’inno-vazione. Si tratta di una pasta trafi lata al bronzo e dalle confezioni su misu-ra, destinata ad una cucina da grandi chef. All’interno di questa produzione troviamo formati unici, come la pasta ripiena a forma di cuore, di girasole o di caramella, al cui interno vengo-no inserite ricette assolutamente fuori dal comune, come i triangoli ripieni di scampi e gamberetti, o i raviolacci al capriolo, piuttosto che i tortelli rossi con radicchio e amarone. Altra linea assai innovativa è la Specialità d’Ita-lia, dove forme tradizionali si accosta-no alle introvabili, con la particolarità degli aromi naturali aggiunti all’im-pasto che donano colore e fantasia. Ultima, ma non per importanza, è la Casa Temporin, dove le forme della tradizione vengono ancora propo-

Pastifi co Temporin

Pastificio Temporin

Page 11: Economia Veronese - Marzo 2011

«Fare una buona pasta è facile, basta lavorare con passione e con buoni in-gredienti nel rispetto della grande tradi-zione artigianale».

Questa, dal 1964, è la fi loso-fi a del Pastifi cio Temporin, tramandata di padre in fi glio

e garanzia di qualità per un prodotto che ancora contraddistingue l’Italia nel mondo. L’azienda, che oggi ha sede a Sommacampagna, nasce come piccolo laboratorio artigianale a Lugagnano, su idea di Mario Tem-porin, producendo pasta e tortellini insieme alla propria famiglia, tra cui Antonio, il fi glio, che coltiva negli anni una passione sempre più grande per

la pasta e decide così di dedicare cuore e anima alla produzione di pa-sta all’uovo. Nel 2000, con l’ingresso di Pietro e Andrea Marcato nell’azien-da, la spinta industriale subisce un ul-teriore accelerata, con un importante incremento dei volumi di produzione che trasformano il pastifi cio in una vera e propria realtà industriale, man-tenendo però fede alla qualità artigia-nale che è da sempre un suo marchio di fabbrica: «Il nostro punto di parten-za è sempre stato quello di una se-lezione accurata delle materie prime e di un accurato controllo qualità sul prodotto che andiamo a proporre – ha spiegato Antonio Temporin –. Ol-

tre a questo, sfruttando l’esperienza acquisita in tutti questi anni, abbiamo anche creato linee particolari e inno-vative, molto apprezzate dai clienti che cercano dalla pasta qualcosa in più». Il risultato, quindi, è un prodotto di assoluta qualità, riconosciuta dai più importanti servizi di ristorazione del mondo, che si affi dano alle idee e alla storia di Temporin per portare sul-le proprie tavole il prodotto simbolo della cucina mediterranea. Con l’allar-gamento del mercato e della produ-zione si è reso necessario anche un adeguamento delle strutture produtti-ve e per questo motivo nel 2000 è sta-ta abbandonata la storica sede di Lu-

la tradizione della cucina mediterranea

profi li

11Economia Veronese - marzo 2011

gagnano per trasferirsi nel moderno impianto di Sommacampagna, dove, con i suoi 1800 metri quadrati coper-ti, si sono potute installare tre linee di produzione complete, passando dai precedenti 1500 kg giornalieri, agli attuali 5000 kg: «Il nostro ventaglio di prodotti è assolutamente competitivo – ha spiegato Arianna Temporin, as-sistente commerciale –. Produciamo dalla pasta all’uovo secca, a quella fresca, passando per quella ripiena, accanto ad alcune specialità di pasta aromatizzata e colorata».I prodotti Temporin si dividono in tre linee dalla caratteristiche uniche, in modo da offrire tipologie diverse a seconda delle esigenze, come spie-ga lo stesso Antonio Temporin: «La linea Gourmet, quello che è un po’ il nostro fi ore all’occhiello, è la perfetta

integrazione tra la tradizione e l’inno-vazione. Si tratta di una pasta trafi lata al bronzo e dalle confezioni su misu-ra, destinata ad una cucina da grandi chef. All’interno di questa produzione troviamo formati unici, come la pasta ripiena a forma di cuore, di girasole o di caramella, al cui interno vengo-no inserite ricette assolutamente fuori dal comune, come i triangoli ripieni di scampi e gamberetti, o i raviolacci al capriolo, piuttosto che i tortelli rossi con radicchio e amarone. Altra linea assai innovativa è la Specialità d’Ita-lia, dove forme tradizionali si accosta-no alle introvabili, con la particolarità degli aromi naturali aggiunti all’im-pasto che donano colore e fantasia. Ultima, ma non per importanza, è la Casa Temporin, dove le forme della tradizione vengono ancora propo-

Pastifi co Temporin

Pastificio Temporin

Page 12: Economia Veronese - Marzo 2011

ste nello stesso modo, con una la-vorazione attenta e scrupolosa che rispetta la storia della pasta». Come resistere a queste delizie del palato? E infatti i numeri del pastifi co Tempo-rin dicono che sia molto diffi cile resi-stergli, soprattutto all’estero, dove si concentra la quota di mercato (circa il 70%). Tanta qualità, quindi, e una forte propensione a soddisfare le esigenze del cliente grazie ad elasticità e pun-tualità: «Con l’ingresso in un regime di tipo industriale abbiamo comunque scelto di non perseguire la quantità e di non entrare in mercati che richie-dono questa. Abbiamo volutamente ricercato il target medio-alto pur allar-gando i nostri orizzonti commerciali e questo ci sta premiando. Abbiamo inoltre investito sul packaging e sulla ricerca di nuovi formati e nuovi ripieni, acquisendo anche alcune macchine che ci permettono una produzione più dettagliata e personalizzata». In tutto questo il Pastifi cio Temporin ha anche conseguito la certifi cazione Iso 9001:2008, ulteriore conferma di qua-lità e di effi cienza. Il futuro dell’azien-da passa attraverso l’allargamento del mercato, investendo su eventi in-ternazionali che facciano conoscere il marchio Temporin: «La vera rivoluzio-ne per noi è avvenuta con l’ingresso di Pietro e Andrea Marcato, i quali hanno profondamente modifi cato il nostro aspetto commerciale – ha spiegato Arianna Temporin –. Da semplici ven-ditori di pasta di qualità, l’impresa si è

trasformata in un partner importante per la clientela mondiale, instaurando rapporti di fi ducia e stima che nem-meno la crisi ha intaccato».«La cucina italiana e la sua tradizione sono rinomate in tutto il mondo – ha concluso Antonio Temporin –. Se a questo uniamo esperienza, passione e cura dei dettagli, non si possono che ottenere risultati eccellenti». •

12 13Economia Veronese - marzo 2011

PASTIFICO TEMPORIN S.r.l.

Via Tessare, 6/A • 37023 - loc. Stallavena di Grezzana (Verona) • ItalyTel.: + 39 045 907411 • Fax: + 39 045 907427e-mail: [email protected] • http: //www.albrigi.it

Cantina Zenidi Bardolino (VR)Fausto,Federica edElena Zeni

Impianti enologici conTecnologia Albrigi

SEDE AMMINISTRATIVAVia Dell’Industria,3037066 Sommacampagna (Verona)Tel. 045 8961047Fax 045 8960986

PRODUZIONEPasta secca e fresca all’uovo, pasta fresca ripiena, pasta secca colorata e aromatizzata, altre specialità

ANNO DI FONDAZIONE1964

TITOLARIAntonio Temporin, Pietro Mar-cato, Andrea Marcato

RESPONSABILE PRODUZIONE Antonio Temporin

RESPONSABILE COMMERCIALEPietro Marcato

RESPONSABILE AMMIINISTRATIVOAndrea Marcato

SUPERFICIE AZIENDALECoperta: 2.500 mq

RISORSE UMANEAddetti alla produzione: 12 Impiegati: 3

SITO INTERNET / E-MAILwww. pasti� ciotemporin.itinfo@pasti� ciotemporin.it.

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ste nello stesso modo, con una la-vorazione attenta e scrupolosa che rispetta la storia della pasta». Come resistere a queste delizie del palato? E infatti i numeri del pastifi co Tempo-rin dicono che sia molto diffi cile resi-stergli, soprattutto all’estero, dove si concentra la quota di mercato (circa il 70%). Tanta qualità, quindi, e una forte propensione a soddisfare le esigenze del cliente grazie ad elasticità e pun-tualità: «Con l’ingresso in un regime di tipo industriale abbiamo comunque scelto di non perseguire la quantità e di non entrare in mercati che richie-dono questa. Abbiamo volutamente ricercato il target medio-alto pur allar-gando i nostri orizzonti commerciali e questo ci sta premiando. Abbiamo inoltre investito sul packaging e sulla ricerca di nuovi formati e nuovi ripieni, acquisendo anche alcune macchine che ci permettono una produzione più dettagliata e personalizzata». In tutto questo il Pastifi cio Temporin ha anche conseguito la certifi cazione Iso 9001:2008, ulteriore conferma di qua-lità e di effi cienza. Il futuro dell’azien-da passa attraverso l’allargamento del mercato, investendo su eventi in-ternazionali che facciano conoscere il marchio Temporin: «La vera rivoluzio-ne per noi è avvenuta con l’ingresso di Pietro e Andrea Marcato, i quali hanno profondamente modifi cato il nostro aspetto commerciale – ha spiegato Arianna Temporin –. Da semplici ven-ditori di pasta di qualità, l’impresa si è

trasformata in un partner importante per la clientela mondiale, instaurando rapporti di fi ducia e stima che nem-meno la crisi ha intaccato».«La cucina italiana e la sua tradizione sono rinomate in tutto il mondo – ha concluso Antonio Temporin –. Se a questo uniamo esperienza, passione e cura dei dettagli, non si possono che ottenere risultati eccellenti». •

12 13Economia Veronese - marzo 2011

PASTIFICO TEMPORIN S.r.l.

Via Tessare, 6/A • 37023 - loc. Stallavena di Grezzana (Verona) • ItalyTel.: + 39 045 907411 • Fax: + 39 045 907427e-mail: [email protected] • http: //www.albrigi.it

Cantina Zenidi Bardolino (VR)Fausto,Federica edElena Zeni

Impianti enologici conTecnologia Albrigi

SEDE AMMINISTRATIVAVia Dell’Industria,3037066 Sommacampagna (Verona)Tel. 045 8961047Fax 045 8960986

PRODUZIONEPasta secca e fresca all’uovo, pasta fresca ripiena, pasta secca colorata e aromatizzata, altre specialità

ANNO DI FONDAZIONE1964

TITOLARIAntonio Temporin, Pietro Mar-cato, Andrea Marcato

RESPONSABILE PRODUZIONE Antonio Temporin

RESPONSABILE COMMERCIALEPietro Marcato

RESPONSABILE AMMIINISTRATIVOAndrea Marcato

SUPERFICIE AZIENDALECoperta: 2.500 mq

RISORSE UMANEAddetti alla produzione: 12 Impiegati: 3

SITO INTERNET / E-MAILwww. pasti� ciotemporin.itinfo@pasti� ciotemporin.it.

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con un ampliamento di 2500 mq ol-tre un cambio di una delle nostre 9 macchine elettroniche, sebbene la crisi globale abbia danneggiato mol-to il comparto del mobile. Oggi di-sponiamo di 5 macchine laser più 4 a controllo numerico per fresature a 5 asso, oltre a tutte le altre indispen-sabili per le pressature diritte, sago-mate e a membrana. Certo è molto diverso rispetto al lavoro che faceva mio padre, ma la qualità e la cura dei particolari è rimasta la stessa, quello che abbiamo migliorato è solo la tem-pistica». Il mercato della Bernardinel-lo si sviluppa soprattutto all’estero, nonostante i principali utilizzatori dei suoi prodotti siano aziende italiane, come spiega lo stesso Walter Ber-nardinello: «I mobili e i semilavorati che produciamo vengono impiegati per la creazione di ambienti destina-ti a un target molto alto e il mercato italiano, in questo comparto, è abba-stanza fermo. È inutile nascondere che il futuro è rappresentato da tutti quei mercati emergenti che apprez-

zano il Made in Italy fatto con qualità. La Bernardinello può realizzare ogni tipo di intarsio, lavorando più di 60 tipi di legni pregiati. Esperti e capaci gli intarsiatori insieme ai nostri mobilieri lavorano con passione e accuratezza su materie prime di raffi nata bellezza, ottenendo un prodotto di elevatissima qualità. A tutto questo si aggiunge un impianto di pressatura e curvatura che permette la realizzazione di qual-siasi pannello impiallacciato. Al termi-ne della lavorazione si profi lano vere e proprie opere d’arte, che si inseri-scono a pieno titolo nella storia del mobile classico e contemporaneo, come spiega Gianni Bernardinello: «Siamo in grado di fornire semilavora-ti partendo dall’intarsio fi no ad arriva-re al mobile fi nito, ovviamente possia-mo produrre sia placcature dritte che placcature sagomate. La possibilità, quindi, di operare su ogni tipologia di fi nitura porta ad avere una perso-nalizzazione su ogni componente, trasformando un pezzo di legno in un oggetto tutto unico. Accanto alla

creazione di questi pannelli intarsiati abbiamo inventato dei sistemi di in-collaggio depositati che insieme alla produzione di mobili danno il risultato di un prodotto che si distingue partico-larmente nel mercato globale sia dei mobili grezzi che fi niti, un ramo azien-dale molto importante: l’esperienza acquisita negli anni e la possibilità di creare un prodotto fi nito interamente in azienda, ci ha stimolati a cercare nuove soluzioni. I due rami aziendali hanno sempre proseguito allo stes-so livello, investendo uno in funzione dell’altro – ha proseguito Gianni Ber-nardinello –. La qualità che possiamo così garantire è di livello elevatissimo e siamo in grado di fornire al cliente un servizio puntuale e personalizza-to. Per la costruzione dei nostri mo-bili vengono impiegati le conoscenze tecnologiche più all’avanguardia. Con la massima cura vengono seleziona-ti i materiali e controllati anche i più piccoli dettagli di costruzione e di fi ni-tura di ogni singolo pezzo». In questo settore molto importanti sono anche

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profi li

15Economia Veronese - marzo 2011

BERNARDINELLO

BernardinelloIl mobile intarsiato è un’arte che va seguita con attenzio-

ne, che richiede abilità e creatività. Walter Bernardinello in questo è maestro e ha costruito a partire da quella che

per lui è una passione oltre che una competenza, una delle aziende leader del settore: la Bernardinello S.r.l.

Nata nel 1974 a Cerea, in un piccolo laboratorio artigianale, oggi l’impresa conta 40 dipendenti e si sviluppa su circa 10 mila metri quadrati, producendo 12 mila pannelli intarsiati,3 mila pannelli sagomati e 800 mobili al mese. Una cresci-ta esponenziale e costante, in barba alla crisi del settore dei componenti dell’arredamento classico e modernariato, che dimostra ancora una volta come innovazione e tradi-zione possano andare di pari passo: «Possiamo ritenerci un’azienda in controtendenza – ha commentato Gianni Bernardinello, fi glio del fondatore e attuale titolare –, i nostri investimenti iniziano 11 anni fa e continuano ancora oggi,

Il tocco italiano sul legno

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con un ampliamento di 2500 mq ol-tre un cambio di una delle nostre 9 macchine elettroniche, sebbene la crisi globale abbia danneggiato mol-to il comparto del mobile. Oggi di-sponiamo di 5 macchine laser più 4 a controllo numerico per fresature a 5 asso, oltre a tutte le altre indispen-sabili per le pressature diritte, sago-mate e a membrana. Certo è molto diverso rispetto al lavoro che faceva mio padre, ma la qualità e la cura dei particolari è rimasta la stessa, quello che abbiamo migliorato è solo la tem-pistica». Il mercato della Bernardinel-lo si sviluppa soprattutto all’estero, nonostante i principali utilizzatori dei suoi prodotti siano aziende italiane, come spiega lo stesso Walter Ber-nardinello: «I mobili e i semilavorati che produciamo vengono impiegati per la creazione di ambienti destina-ti a un target molto alto e il mercato italiano, in questo comparto, è abba-stanza fermo. È inutile nascondere che il futuro è rappresentato da tutti quei mercati emergenti che apprez-

zano il Made in Italy fatto con qualità. La Bernardinello può realizzare ogni tipo di intarsio, lavorando più di 60 tipi di legni pregiati. Esperti e capaci gli intarsiatori insieme ai nostri mobilieri lavorano con passione e accuratezza su materie prime di raffi nata bellezza, ottenendo un prodotto di elevatissima qualità. A tutto questo si aggiunge un impianto di pressatura e curvatura che permette la realizzazione di qual-siasi pannello impiallacciato. Al termi-ne della lavorazione si profi lano vere e proprie opere d’arte, che si inseri-scono a pieno titolo nella storia del mobile classico e contemporaneo, come spiega Gianni Bernardinello: «Siamo in grado di fornire semilavora-ti partendo dall’intarsio fi no ad arriva-re al mobile fi nito, ovviamente possia-mo produrre sia placcature dritte che placcature sagomate. La possibilità, quindi, di operare su ogni tipologia di fi nitura porta ad avere una perso-nalizzazione su ogni componente, trasformando un pezzo di legno in un oggetto tutto unico. Accanto alla

creazione di questi pannelli intarsiati abbiamo inventato dei sistemi di in-collaggio depositati che insieme alla produzione di mobili danno il risultato di un prodotto che si distingue partico-larmente nel mercato globale sia dei mobili grezzi che fi niti, un ramo azien-dale molto importante: l’esperienza acquisita negli anni e la possibilità di creare un prodotto fi nito interamente in azienda, ci ha stimolati a cercare nuove soluzioni. I due rami aziendali hanno sempre proseguito allo stes-so livello, investendo uno in funzione dell’altro – ha proseguito Gianni Ber-nardinello –. La qualità che possiamo così garantire è di livello elevatissimo e siamo in grado di fornire al cliente un servizio puntuale e personalizza-to. Per la costruzione dei nostri mo-bili vengono impiegati le conoscenze tecnologiche più all’avanguardia. Con la massima cura vengono seleziona-ti i materiali e controllati anche i più piccoli dettagli di costruzione e di fi ni-tura di ogni singolo pezzo». In questo settore molto importanti sono anche

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BERNARDINELLO

BernardinelloIl mobile intarsiato è un’arte che va seguita con attenzio-

ne, che richiede abilità e creatività. Walter Bernardinello in questo è maestro e ha costruito a partire da quella che

per lui è una passione oltre che una competenza, una delle aziende leader del settore: la Bernardinello S.r.l.

Nata nel 1974 a Cerea, in un piccolo laboratorio artigianale, oggi l’impresa conta 40 dipendenti e si sviluppa su circa 10 mila metri quadrati, producendo 12 mila pannelli intarsiati,3 mila pannelli sagomati e 800 mobili al mese. Una cresci-ta esponenziale e costante, in barba alla crisi del settore dei componenti dell’arredamento classico e modernariato, che dimostra ancora una volta come innovazione e tradi-zione possano andare di pari passo: «Possiamo ritenerci un’azienda in controtendenza – ha commentato Gianni Bernardinello, fi glio del fondatore e attuale titolare –, i nostri investimenti iniziano 11 anni fa e continuano ancora oggi,

Il tocco italiano sul legno

Page 16: Economia Veronese - Marzo 2011

un’idea in un motore per il territorio e l’economia». •

16 9Economia Veronese - marzo 2011

profi liMAISTRI un brand inconfondibile

le partnership che Walter e il fi glio Gianni hanno avviato con alcuni dei più prestigiosi studi di architettura: «Le no-stre proposte sono destinate ad ambienti di un certo tipo, su cui spesso interviene la mano dell’architetto. In questo senso, quindi, era indispensabile mettere a frutto la nostra esperienza e la loro professionalità, creando un connubio il cui obiettivo è ottenere il massimo da ogni spazio abita-tivo, sia dal punto di vista dell’estetica, che della qualità». Il prossimo passo è la creazione di un marchio proprio, che darà ai prodotti una forte riconoscibilità sul mercato: «Siamo entrati in un campo per noi assolutamente nuo-vo, investendo in marketing e comunicazione. A questo scopo nascerà a breve anche uno spazio espositivo ad

hoc in una delle nostre sedi di Cerea. Siamo dell’idea che un’azienda non possa mai fermarsi e debba cercare di superare nuovi traguardi sempre, anche quando le cose vanno particolarmente bene. Questa fi losofi a ci ha portati ad essere leader nel settore semilavorati e a entrare nel comparto della produzione di mobili mantenendo numeri e crescita in ascesa». «Decisamente sono cambiate le cose rispetto all’inizio dell’attività – ha concluso Walter Bernardinello –, ma al-cuni punti fermi sono comunque rimasti: l’innovazione la sicurezza e l’organizzazione. L’unione di queste tre cose può fare grande un’impresa e noi ne siamo l’esempio, in un momento in cui è sempre più diffi cile trasformare

BERNARDINELLO S.r.l.

SEDE AMMINISTRATIVAVia Venezia, 4 Z.I.37053 Cerea (Verona)Tel. 0442 320225Fax 0442 31904

PRODUZIONEMobili in stile e contemporanei

ANNO DI FONDAZIONE1974

TITOLARIGianni e Walter Bernardinello

SUPERFICIE AZIENDALETotale: 20.000 mq Coperta: 10.000 mq

RISORSE UMANEAddetti alla produzione: 36Impiegati: 5

SITO INTERNET / [email protected]

per i suoi cinquant’anni l’atelier Samo presenta ...

Open Xclusive

l’esperienza italiana della doccia

Samo SpA - Via Trieste, 80 - 37040 Bonavigo ( VR) Italy - tel (+39) 0442 73018 - fax (+39) 0442 670033w w w.samo.it - [email protected]

Page 17: Economia Veronese - Marzo 2011

un’idea in un motore per il territorio e l’economia». •

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profi liMAISTRI un brand inconfondibile

le partnership che Walter e il fi glio Gianni hanno avviato con alcuni dei più prestigiosi studi di architettura: «Le no-stre proposte sono destinate ad ambienti di un certo tipo, su cui spesso interviene la mano dell’architetto. In questo senso, quindi, era indispensabile mettere a frutto la nostra esperienza e la loro professionalità, creando un connubio il cui obiettivo è ottenere il massimo da ogni spazio abita-tivo, sia dal punto di vista dell’estetica, che della qualità». Il prossimo passo è la creazione di un marchio proprio, che darà ai prodotti una forte riconoscibilità sul mercato: «Siamo entrati in un campo per noi assolutamente nuo-vo, investendo in marketing e comunicazione. A questo scopo nascerà a breve anche uno spazio espositivo ad

hoc in una delle nostre sedi di Cerea. Siamo dell’idea che un’azienda non possa mai fermarsi e debba cercare di superare nuovi traguardi sempre, anche quando le cose vanno particolarmente bene. Questa fi losofi a ci ha portati ad essere leader nel settore semilavorati e a entrare nel comparto della produzione di mobili mantenendo numeri e crescita in ascesa». «Decisamente sono cambiate le cose rispetto all’inizio dell’attività – ha concluso Walter Bernardinello –, ma al-cuni punti fermi sono comunque rimasti: l’innovazione la sicurezza e l’organizzazione. L’unione di queste tre cose può fare grande un’impresa e noi ne siamo l’esempio, in un momento in cui è sempre più diffi cile trasformare

BERNARDINELLO S.r.l.

SEDE AMMINISTRATIVAVia Venezia, 4 Z.I.37053 Cerea (Verona)Tel. 0442 320225Fax 0442 31904

PRODUZIONEMobili in stile e contemporanei

ANNO DI FONDAZIONE1974

TITOLARIGianni e Walter Bernardinello

SUPERFICIE AZIENDALETotale: 20.000 mq Coperta: 10.000 mq

RISORSE UMANEAddetti alla produzione: 36Impiegati: 5

SITO INTERNET / [email protected]

per i suoi cinquant’anni l’atelier Samo presenta ...

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l’esperienza italiana della doccia

Samo SpA - Via Trieste, 80 - 37040 Bonavigo ( VR) Italy - tel (+39) 0442 73018 - fax (+39) 0442 670033w w w.samo.it - [email protected]

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«Non sempre l’esperienza e la professionalità possono bastare per superare gli scogli della rarefazione degli ordini e dei profi tti che sono i presupposti indispensabili per poter programmare i necessari investi-menti. In questa situazione si è venuta a trovare, dopo oltre trent’anni d’attività, la nostra azienda. Da qui è nata l’esigenza di ripensare il nostro ruolo all’interno del distretto grafi co scaligero che è uno dei più importanti del Paese». Con questa sottolineatura, Riccardo Lanciai, dà inizio al racconto che ci farà conoscere Lite, un’altra signifi cativa storia di quegli uomini “impegnati” a fare impresa.«Vede – prosegue Lanciai – tre anni orsono Lite, che aveva già alle spalle un solido bagaglio di esperienze nella stampa offset, ha deciso di attuare un piano di riorganizzazione generale sia sotto il profi lo operativo, che quello organizzativo e della dotazione impianti-stica. Il tutto è avvenuto a partire dal rafforzamento della compagine societaria dove oggi, accanto ad Andrea Pomello e al sottoscritto, nel ruolo di responsabile commerciale, c’è anche la Trifolio S.r.l. ». Importanti sono le sinergie che si sono venute a instaurare con Trifolio che costituisce uno dei pilastri fondamentali dell’attuale formazione anche per l’integra-zione operativa in specifi che aree di attività che richiedono profes-sionalità di elevato profi lo. «Si è trattato – prosegue Lan-ciai – di una scelta che ha compor-tato mutazioni radicali, pur salvaguardando il patrimonio di competenze e di profes-sionalità sino allora accumulate. Ricca delle esperienze maturate Lite si è ulteriormente qualifi cata nella realizzazione di cataloghi artistici, libri d’arte e fotografi ci, riviste (impagina-zione, in primis), imballi per packaging, calendari artistici, monografi e, poster. In sostanza ha saputo imboccare la strada giusta per acquisire una nicchia di mercato sicuramente “sui generis” nell’arte grafi ca e litografi ca».Oggi, secondo un piano di attività condiviso da tutta la nuova compagi-ne societaria, Lite si affaccia sul mercato interno e internazionale con proposte e stru-menti di elevato spessore professionale, con strutture tecnologiche d’avanguardia e una

strategia di marketing sem-pre più attenta alle esigenze e alle richieste della clientela. Il 50% del suo fatturato, 1,5 milioni di euro, è realizzato all’estero grazie ai consistenti ordinativi da parte di famose gallerie d’arte, musei, editori, soprattutto statunitensi. Sul fronte delle proposte, inoltre, l’azienda veronese ha aggiun-to nella propria organizzazio-ne interna nuove e importanti professionalità attivando un servizio fotografi co e grafi co, dove opera uno staff di pro-fessionisti di comprovate e solide esperienze. Sul fronte tecnologico, invece, è stato fatto un importante investi-mento con un altro impianto di ultimissima generazione, in grado di effettuare le più raffi -nate lavorazioni. In sostanza, un lifting che ha fatto di Lite un’azienda fl es-sibile, in grado di “curare” le diverse richieste della cliente-la con un’organizzazione del lavoro che, accanto ai crismi dell’effi cienza, persegue l’otti-mizzazione dei tempi e la con-seguente riduzione dei costi della fi liera lavorativa.

«I riscontri ottenuti in questa prima fase – sottolinea Lan-ciai – dimostrano la correttez-za della diagnosi effettuata tre anni fa e le conseguenti deci-sioni. Allo stato attuale, abbia-mo in portafoglio ordini, dopo un periodo di grandi incertez-ze, di livello più che soddisfa-cente e che ci incoraggiano a proseguire il cammino intra-preso». «Uno dei traguardi che spe-riamo di raggiungere entro brevissimo termine – conclu-de Lanciai – è quello di con-tinuare a rafforzare lo staff di professionisti investendo in forze giovani e creative. Il tut-to nell’ottica di esprimere al

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profi li

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LITE

LITE Qualitá e Innovazione

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«Non sempre l’esperienza e la professionalità possono bastare per superare gli scogli della rarefazione degli ordini e dei profi tti che sono i presupposti indispensabili per poter programmare i necessari investi-menti. In questa situazione si è venuta a trovare, dopo oltre trent’anni d’attività, la nostra azienda. Da qui è nata l’esigenza di ripensare il nostro ruolo all’interno del distretto grafi co scaligero che è uno dei più importanti del Paese». Con questa sottolineatura, Riccardo Lanciai, dà inizio al racconto che ci farà conoscere Lite, un’altra signifi cativa storia di quegli uomini “impegnati” a fare impresa.«Vede – prosegue Lanciai – tre anni orsono Lite, che aveva già alle spalle un solido bagaglio di esperienze nella stampa offset, ha deciso di attuare un piano di riorganizzazione generale sia sotto il profi lo operativo, che quello organizzativo e della dotazione impianti-stica. Il tutto è avvenuto a partire dal rafforzamento della compagine societaria dove oggi, accanto ad Andrea Pomello e al sottoscritto, nel ruolo di responsabile commerciale, c’è anche la Trifolio S.r.l. ». Importanti sono le sinergie che si sono venute a instaurare con Trifolio che costituisce uno dei pilastri fondamentali dell’attuale formazione anche per l’integra-zione operativa in specifi che aree di attività che richiedono profes-sionalità di elevato profi lo. «Si è trattato – prosegue Lan-ciai – di una scelta che ha compor-tato mutazioni radicali, pur salvaguardando il patrimonio di competenze e di profes-sionalità sino allora accumulate. Ricca delle esperienze maturate Lite si è ulteriormente qualifi cata nella realizzazione di cataloghi artistici, libri d’arte e fotografi ci, riviste (impagina-zione, in primis), imballi per packaging, calendari artistici, monografi e, poster. In sostanza ha saputo imboccare la strada giusta per acquisire una nicchia di mercato sicuramente “sui generis” nell’arte grafi ca e litografi ca».Oggi, secondo un piano di attività condiviso da tutta la nuova compagi-ne societaria, Lite si affaccia sul mercato interno e internazionale con proposte e stru-menti di elevato spessore professionale, con strutture tecnologiche d’avanguardia e una

strategia di marketing sem-pre più attenta alle esigenze e alle richieste della clientela. Il 50% del suo fatturato, 1,5 milioni di euro, è realizzato all’estero grazie ai consistenti ordinativi da parte di famose gallerie d’arte, musei, editori, soprattutto statunitensi. Sul fronte delle proposte, inoltre, l’azienda veronese ha aggiun-to nella propria organizzazio-ne interna nuove e importanti professionalità attivando un servizio fotografi co e grafi co, dove opera uno staff di pro-fessionisti di comprovate e solide esperienze. Sul fronte tecnologico, invece, è stato fatto un importante investi-mento con un altro impianto di ultimissima generazione, in grado di effettuare le più raffi -nate lavorazioni. In sostanza, un lifting che ha fatto di Lite un’azienda fl es-sibile, in grado di “curare” le diverse richieste della cliente-la con un’organizzazione del lavoro che, accanto ai crismi dell’effi cienza, persegue l’otti-mizzazione dei tempi e la con-seguente riduzione dei costi della fi liera lavorativa.

«I riscontri ottenuti in questa prima fase – sottolinea Lan-ciai – dimostrano la correttez-za della diagnosi effettuata tre anni fa e le conseguenti deci-sioni. Allo stato attuale, abbia-mo in portafoglio ordini, dopo un periodo di grandi incertez-ze, di livello più che soddisfa-cente e che ci incoraggiano a proseguire il cammino intra-preso». «Uno dei traguardi che spe-riamo di raggiungere entro brevissimo termine – conclu-de Lanciai – è quello di con-tinuare a rafforzare lo staff di professionisti investendo in forze giovani e creative. Il tut-to nell’ottica di esprimere al

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profi li

19Economia Veronese - marzo 2011

LITE

LITE Qualitá e Innovazione

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meglio quella fl essibilità, organizzativa e operativa, più che mai necessaria in un’impresa. Dunque, servizi sempre più a “dimensione delle esigenze della clientela. Inoltre, lavorando soprattutto su progetto, la nostra struttura è in gra-do di elaborare, dopo un approfondito confronto con il potenziale cliente, un prototipo (selezione del tipo di carta,

grammatura della stessa, rilegatura del volume, etc.) di come sarà realizzato il libro o il catalogo una volta stampato».Un quadro d’insieme che fa di Lite una storia di imprenditori con la visione di un’impresa moderna in grado di ade-guare il proprio ruolo alle mutevoli esi-genze del mercato su cui insiste, oggi più di ieri, una forte competizione. •

20 9Economia Veronese - marzo 2011

profi liMAISTRI un brand inconfondibile

LITE S.r.l.

SEDE AMMINISTRATIVAVia Dei Peschi, 10/A37141 Montorio (Verona)Tel. 045 8840588Fax 045 8840066

PRODUZIONEProgettazione e realizzazione prodotti litografi ci

ANNO DI FONDAZIONE1978

TITOLARIAndrea Pomello Riccardo Lanciai Trifolio S.r.l.

RESPONSABILE PRODUZIONE Andrea Pomello

RESPONSABILE COMMERCIALERiccardo Lanciai

RESPONSABILE AMMINISTRATIVOAndrea Pomello FATTURATO 20101 milione e 500 mila. euro

SUPERFICIE AZIENDALETotale: 2.000 mq

RISORSE UMANEAddetti alla produzione: 8Impiegati: 4

SITO INTERNET / [email protected]

Page 21: Economia Veronese - Marzo 2011

meglio quella fl essibilità, organizzativa e operativa, più che mai necessaria in un’impresa. Dunque, servizi sempre più a “dimensione delle esigenze della clientela. Inoltre, lavorando soprattutto su progetto, la nostra struttura è in gra-do di elaborare, dopo un approfondito confronto con il potenziale cliente, un prototipo (selezione del tipo di carta,

grammatura della stessa, rilegatura del volume, etc.) di come sarà realizzato il libro o il catalogo una volta stampato».Un quadro d’insieme che fa di Lite una storia di imprenditori con la visione di un’impresa moderna in grado di ade-guare il proprio ruolo alle mutevoli esi-genze del mercato su cui insiste, oggi più di ieri, una forte competizione. •

20 9Economia Veronese - marzo 2011

profi liMAISTRI un brand inconfondibile

LITE S.r.l.

SEDE AMMINISTRATIVAVia Dei Peschi, 10/A37141 Montorio (Verona)Tel. 045 8840588Fax 045 8840066

PRODUZIONEProgettazione e realizzazione prodotti litografi ci

ANNO DI FONDAZIONE1978

TITOLARIAndrea Pomello Riccardo Lanciai Trifolio S.r.l.

RESPONSABILE PRODUZIONE Andrea Pomello

RESPONSABILE COMMERCIALERiccardo Lanciai

RESPONSABILE AMMINISTRATIVOAndrea Pomello FATTURATO 20101 milione e 500 mila. euro

SUPERFICIE AZIENDALETotale: 2.000 mq

RISORSE UMANEAddetti alla produzione: 8Impiegati: 4

SITO INTERNET / [email protected]

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Sono sicuramente inscritte nei geni la passionalità e la professionalità con cui alla Marmimincio viene interpretato il ruolo di imprenditori in uno dei settori

più delicati del sistema manifatturiero italiano.Tra Antonio Mischi, che avviò l’azienda nel 1960 a Salionze a due passi dal lago di Garda al di fuori delle zone tradi-zionali della lavorazione del marmo, e i fi gli Stefano, Luca e Susanna esiste infatti un lungo “cordone ombelicale”:

Mischi ha saputo trasmettere alla seconda generazione la sua tenace determinazione e la ferma volontà nel fare impresa.Qualità che hanno consentito alla Marmimincio di supera-re, senza grandi scossoni, i ricorrenti travagli e gli assesta-menti che il settore lapideo veronese ha dovuto attraver-sare nel recente passato, oltre che la diffi cile congiuntura che ha condizionato l’economia mondiale nel 2008-2010.

«Vede – ricorda Susanna Mischi responsabile amministrativa dell’azienda – l’improvvisa e im-matura scomparsa di nostro padre ha costretto, a parte mio fratello Stefano già coinvolto nell’attività di famiglia, Luca e la sottoscritta ad accelerare il percorso di “apprendistato” che avevamo iniziato ancora giovanissimi, nei mesi estivi. Gli insegna-menti di allora sono stati preziosi per portare avan-ti l’azienda per la cui nascita e crescita mio padre aveva profuso tanto impegno professionale».

Fu quella una “doccia fredda” che impose ai tre eredi un anticipato “serrate le righe” a cui i tre fratelli si assogget-tarono con disciplina e responsabilità oltre che con quella tenacia e audacia che caratterizzano le giovani generazio-ni che subentrano nella conduzione dell’impresa. «Un doveroso ringraziamento sottolinea – Susanna Mischi va sicuramente al nostro collaboratore Giuseppe Pezzini che da anni lavora con noi in azienda. La sua collabo-razione è stata ed è tutt’ora davvero preziosa. Insieme è iniziato quindi un accurato check-up: sono stati sottoposti ad attenti controlli i supporti e i sistemi tecnologici, sono state analizzate le dinamiche che regolano la domanda dei mercati ed è stata infi ne posta particolare verifi ca alle linee di prodotto». Questo è stato il primo passo di un percorso che dura da oltre 25 anni e che ha portato la Marmimincio, a realizzare ben il 70% del proprio fattura-to sui mercati europei (Gran Bretagna, Svizzera, Austria e Germania, in primis) e a specializzarsi sempre più nella produzione di pavimenti, rivestimenti, soluzioni d’arredo, mensole, scale, top-bagno, piani cucina, tavole, colonne, vasi e cornici, utilizzando in prevalenza marmi italiani.

L’azienda si avvale da tempo di collaborazioni con qua-lifi cati studi di architettura e design e grazie anche a queste sinergie sta sperimentando nuovi sbocchi e sta cercando di “aggredire” il diffi cile settore del restauro monumentale e moderno. Marmimincio può contare oggi su un parco macchine di collaudata effi cienza costituito da taglia blocchi, una modernissima linea modulmarmo per la realizzazione di marmette, lucidatrici e sagomatrici d’avanguardia e sofi sticati sistemi per lavorazioni parti-colari etc.«Non possiamo affermare che siano tutte rose e fi ori – continua Susanna Mischi – il settore del marmo, anche per la frenata dell’edilizia residenziale e direzionale, pro-segue a singhiozzi. In questa situazione già è un risultato soddisfacente aver saputo e potuto fi delizzare la clientela acquisita. Questo nonostante sia sempre più diffi cile en-trare nelle tradizionali fonti di approvvigionamento dei ma-teriali da lavorare a causa da un lato, della imprevedibile oscillazione delle quotazioni e, dall’altro, delle politiche di dumping portate avanti da alcuni dei più importanti Paesi

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23Economia Veronese - marzo 2011

MARMIMINCIO

MARMIMINCIOLa MODERNITÁdi un’azienda STORICA

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Sono sicuramente inscritte nei geni la passionalità e la professionalità con cui alla Marmimincio viene interpretato il ruolo di imprenditori in uno dei settori

più delicati del sistema manifatturiero italiano.Tra Antonio Mischi, che avviò l’azienda nel 1960 a Salionze a due passi dal lago di Garda al di fuori delle zone tradi-zionali della lavorazione del marmo, e i fi gli Stefano, Luca e Susanna esiste infatti un lungo “cordone ombelicale”:

Mischi ha saputo trasmettere alla seconda generazione la sua tenace determinazione e la ferma volontà nel fare impresa.Qualità che hanno consentito alla Marmimincio di supera-re, senza grandi scossoni, i ricorrenti travagli e gli assesta-menti che il settore lapideo veronese ha dovuto attraver-sare nel recente passato, oltre che la diffi cile congiuntura che ha condizionato l’economia mondiale nel 2008-2010.

«Vede – ricorda Susanna Mischi responsabile amministrativa dell’azienda – l’improvvisa e im-matura scomparsa di nostro padre ha costretto, a parte mio fratello Stefano già coinvolto nell’attività di famiglia, Luca e la sottoscritta ad accelerare il percorso di “apprendistato” che avevamo iniziato ancora giovanissimi, nei mesi estivi. Gli insegna-menti di allora sono stati preziosi per portare avan-ti l’azienda per la cui nascita e crescita mio padre aveva profuso tanto impegno professionale».

Fu quella una “doccia fredda” che impose ai tre eredi un anticipato “serrate le righe” a cui i tre fratelli si assogget-tarono con disciplina e responsabilità oltre che con quella tenacia e audacia che caratterizzano le giovani generazio-ni che subentrano nella conduzione dell’impresa. «Un doveroso ringraziamento sottolinea – Susanna Mischi va sicuramente al nostro collaboratore Giuseppe Pezzini che da anni lavora con noi in azienda. La sua collabo-razione è stata ed è tutt’ora davvero preziosa. Insieme è iniziato quindi un accurato check-up: sono stati sottoposti ad attenti controlli i supporti e i sistemi tecnologici, sono state analizzate le dinamiche che regolano la domanda dei mercati ed è stata infi ne posta particolare verifi ca alle linee di prodotto». Questo è stato il primo passo di un percorso che dura da oltre 25 anni e che ha portato la Marmimincio, a realizzare ben il 70% del proprio fattura-to sui mercati europei (Gran Bretagna, Svizzera, Austria e Germania, in primis) e a specializzarsi sempre più nella produzione di pavimenti, rivestimenti, soluzioni d’arredo, mensole, scale, top-bagno, piani cucina, tavole, colonne, vasi e cornici, utilizzando in prevalenza marmi italiani.

L’azienda si avvale da tempo di collaborazioni con qua-lifi cati studi di architettura e design e grazie anche a queste sinergie sta sperimentando nuovi sbocchi e sta cercando di “aggredire” il diffi cile settore del restauro monumentale e moderno. Marmimincio può contare oggi su un parco macchine di collaudata effi cienza costituito da taglia blocchi, una modernissima linea modulmarmo per la realizzazione di marmette, lucidatrici e sagomatrici d’avanguardia e sofi sticati sistemi per lavorazioni parti-colari etc.«Non possiamo affermare che siano tutte rose e fi ori – continua Susanna Mischi – il settore del marmo, anche per la frenata dell’edilizia residenziale e direzionale, pro-segue a singhiozzi. In questa situazione già è un risultato soddisfacente aver saputo e potuto fi delizzare la clientela acquisita. Questo nonostante sia sempre più diffi cile en-trare nelle tradizionali fonti di approvvigionamento dei ma-teriali da lavorare a causa da un lato, della imprevedibile oscillazione delle quotazioni e, dall’altro, delle politiche di dumping portate avanti da alcuni dei più importanti Paesi

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MARMIMINCIO

MARMIMINCIOLa MODERNITÁdi un’azienda STORICA

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profi liMAISTRI un brand inconfondibile

di provenienza del marmo». Un fatto preoccupante, anche se non insormontabile, nel momento in cui la Marmimincio si accinge a consolidare la propria presenza sul mercato sovietico e nell’area dei Balcani dove sta portando avanti importanti lavori nella realizzazione di strutture residenziali o turistico-ricettive.«Verso questi mercati in via di espansione – aggiunge Susanna Mischi – guardiamo, come altri,

con attenzione e speranza. È indi-scusso che nel frattempo ci siamo mossi: abbiamo implementato la fl essibilità nella lavorazione, abbia-mo rafforzato il dialogo con il clien-te e migliorato i servizi offerti». «Dopo il successo ottenuto con il restauro della pavimentazione del-la chiesa di St. Joseph a Meigh (Ir), – prosegue l’imprenditrice – si va profi lando per noi l’opportunità di ampliare la storica attività: non solo per le esperienze maturate, quan-

to per l’affi dabilità raggiunta come partner di contractor internazionali e studi di progettazione. Un dato che ci permette di portare avanti quel processo di innovazione ne-cessario a “personalizzare” sem-pre più Marmimincio sia sul mer-cato interno che su quelli europei. Una cura rigenerante di cui, anche se limitatamente al primo scorcio del 2011, si notano positivi riscontri nel rafforzamento del portafoglio ordini». •

MARMIMINCIO S.r.l.

SEDE AMMINISTRATIVAVia Scarpina, 137067 Salionze (Verona)Tel. 045 7945320Fax 045 7945132

PRODUZIONELavorazione marmi

ANNO DI FONDAZIONE1960

TITOLARIStefano, Luca e Susanna Mischi

RESPONSABILE PRODUZIONE Stefano Mischi

RESPONSABILE COMMERCIALE (estero/Italia) Giuseppe Pezzini

RESPONSABILE ACQUISTI E COMMERCIALE (Italia)Luca MIschi

RESPONSABILE AMMINISTRATIVOSusanna Mischi SUPERFICIE AZIENDALETotale: 25.000 mqCoperta: 5.000 mq

RISORSE UMANEAddetti alla produzione: 7 Impiegati: 2

SITO INTERNET / [email protected]

Ag.

des

artla

nd.c

om -

Ph. G

. Rad

ici F

latL

oft

HOME INTERIORS - EXCLUSIVE CONTRACT&YACHTS Info +39.045.6989004 www.passaia.it

Design: Arch. Luigi Bruno e Ufficio Progetti Santo Passaia

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profi liMAISTRI un brand inconfondibile

di provenienza del marmo». Un fatto preoccupante, anche se non insormontabile, nel momento in cui la Marmimincio si accinge a consolidare la propria presenza sul mercato sovietico e nell’area dei Balcani dove sta portando avanti importanti lavori nella realizzazione di strutture residenziali o turistico-ricettive.«Verso questi mercati in via di espansione – aggiunge Susanna Mischi – guardiamo, come altri,

con attenzione e speranza. È indi-scusso che nel frattempo ci siamo mossi: abbiamo implementato la fl essibilità nella lavorazione, abbia-mo rafforzato il dialogo con il clien-te e migliorato i servizi offerti». «Dopo il successo ottenuto con il restauro della pavimentazione del-la chiesa di St. Joseph a Meigh (Ir), – prosegue l’imprenditrice – si va profi lando per noi l’opportunità di ampliare la storica attività: non solo per le esperienze maturate, quan-

to per l’affi dabilità raggiunta come partner di contractor internazionali e studi di progettazione. Un dato che ci permette di portare avanti quel processo di innovazione ne-cessario a “personalizzare” sem-pre più Marmimincio sia sul mer-cato interno che su quelli europei. Una cura rigenerante di cui, anche se limitatamente al primo scorcio del 2011, si notano positivi riscontri nel rafforzamento del portafoglio ordini». •

MARMIMINCIO S.r.l.

SEDE AMMINISTRATIVAVia Scarpina, 137067 Salionze (Verona)Tel. 045 7945320Fax 045 7945132

PRODUZIONELavorazione marmi

ANNO DI FONDAZIONE1960

TITOLARIStefano, Luca e Susanna Mischi

RESPONSABILE PRODUZIONE Stefano Mischi

RESPONSABILE COMMERCIALE (estero/Italia) Giuseppe Pezzini

RESPONSABILE ACQUISTI E COMMERCIALE (Italia)Luca MIschi

RESPONSABILE AMMINISTRATIVOSusanna Mischi SUPERFICIE AZIENDALETotale: 25.000 mqCoperta: 5.000 mq

RISORSE UMANEAddetti alla produzione: 7 Impiegati: 2

SITO INTERNET / [email protected]

Ag.

des

artla

nd.c

om -

Ph. G

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latL

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HOME INTERIORS - EXCLUSIVE CONTRACT&YACHTS Info +39.045.6989004 www.passaia.it

Design: Arch. Luigi Bruno e Ufficio Progetti Santo Passaia

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27Economia Veronese - marzo 2011

rivolti soprattutto ai privati, anche se per il futuro stiamo valutando l’ipotesi di collaborare con associazioni sporti-ve e aziende. Per fare questo era indi-spensabile per noi poter certifi care la qualità che proponiamo, garantendo-la anche attraverso un documento di comprovato prestigio».Elena Poggi, dunque, ha deciso di in-vestire nella sua professionalità e nel suo sogno, spinta da un desiderio di

crescita continua, anche personale: «Ho sempre creduto che i progetti possono realizzarsi, basta crederci fi no in fondo… e cosa c’è di meglio che lavorare per se stessi? Ritengo però sia molto importante, e questo me lo ha insegnato mio padre, lavo-rare prima come dipendente, per non avere corsie preferenziali. Prima di lan-ciarmi in questa avventura ho lavorato per 8 anni, stupendi, in allevamenti

suinicoli come veterinaria, partendo, tuttavia, come operaia perchè volevo capire a fondo quello che stavo fa-cendo. Ho sempre avuto una grande fortuna con il lavoro perché sempre entusiasta e perché ho sempre cre-duto nei progetti che ho seguito. Ho sempre pensato di dover partire dal basso per capire come si può lavorare per poterlo trasmettere agli altri e per poterlo migliorare.»

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impresa donnaElena Poggi

ELENA POGGI Centro Medico Diagnostico San Pietro

La crisi economica batte forte, impegna le imprese e impe-disce gli investimenti. In questo scenario l’ancora di salvez-za è ancora una volta lo spirito industriale, l’imprenditorialità e l’innovazione che ha permesso il successo delle PMI del nordest. Tutto questo si riconosce nelle idee e nella grinta di Elena Poggi, che nel 2009 realizza insieme ai suoi fratelli una delle tante idee del padre, il Centro Medico Diagnosti-co San Pietro, azienda che offre un’ampia gamma di servizi medici e diagnostici in regime privato. Grazie alla collabo-razione di medici specialisti di eccellenza, alla disponibilità delle tecnologie di ultima generazione e alla particolare, costante attenzione riservata al paziente e alle sue neces-sità, il Centro è in grado di offrire agli utenti un’assisten-za di elevato standard professionale e tecnico, coniugata a umanizzazione e comfort. Oggi la struttura San Pietro, situata al primo piano del centro commerciale Grand’Affi , può contare su una crescita costante e su un allargamento continuo dei servizi offerti: «Pur non avendo potuto ricevere convenzioni con la sanità pubblica, a causa della crisi in atto, il Centro si sta affermando come punto di riferimento per l’area su cui sorge, che rimane di grande impatto inter-nazionale grazie al turismo del Lago di Garda e del vicino Trentino», ha spiegato Elena Poggi.Sviluppato su una superfi cie di 750 mq, il CMD San Pietro conta su un’area centrale diagnostica con radiologia tradi-zionale (rx), densitometria ossea, mammografi a, ecografi a multidisciplinare, cardiologica, ostetrico-ginecologica. At-torno a questa vi sono 4 ambulatori poli-specialistici, due ambulatori chirurgici e una sala operatoria classifi cata se-condo la legge 22 del 2002 “struttura extra-ospedaliera di chirurgia”, in cui possono essere effettuati interventi in day hospital: «Quello che offriamo, oltre a una elevatissima pro-fessionalità degli specialisti che collaborano con noi, è una struttura all’avanguardia dal punto di vista degli strumenti utilizzati – ha proseguito Poggi –. Gli investimenti, quindi, sono stati ingenti, ma la soddisfazione dei nostri pazienti è per noi una moneta importante. Oltre a questo non dimen-tichiamo la comodità di accesso al servizio e la volontà di prevenzione che accomuna tutti i collaboratori del Centro».Nel settembre 2009 l’azienda ha conseguito la certifi cazio-ne ISO 9001:2008, a giugno 2010 è stata accreditata se-condo il sistema di idoneità regionale: «I nostri servizi sono

Un servizio sanitario effi ciente e all’avanguardia

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27Economia Veronese - marzo 2011

rivolti soprattutto ai privati, anche se per il futuro stiamo valutando l’ipotesi di collaborare con associazioni sporti-ve e aziende. Per fare questo era indi-spensabile per noi poter certifi care la qualità che proponiamo, garantendo-la anche attraverso un documento di comprovato prestigio».Elena Poggi, dunque, ha deciso di in-vestire nella sua professionalità e nel suo sogno, spinta da un desiderio di

crescita continua, anche personale: «Ho sempre creduto che i progetti possono realizzarsi, basta crederci fi no in fondo… e cosa c’è di meglio che lavorare per se stessi? Ritengo però sia molto importante, e questo me lo ha insegnato mio padre, lavo-rare prima come dipendente, per non avere corsie preferenziali. Prima di lan-ciarmi in questa avventura ho lavorato per 8 anni, stupendi, in allevamenti

suinicoli come veterinaria, partendo, tuttavia, come operaia perchè volevo capire a fondo quello che stavo fa-cendo. Ho sempre avuto una grande fortuna con il lavoro perché sempre entusiasta e perché ho sempre cre-duto nei progetti che ho seguito. Ho sempre pensato di dover partire dal basso per capire come si può lavorare per poterlo trasmettere agli altri e per poterlo migliorare.»

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impresa donnaElena Poggi

ELENA POGGI Centro Medico Diagnostico San Pietro

La crisi economica batte forte, impegna le imprese e impe-disce gli investimenti. In questo scenario l’ancora di salvez-za è ancora una volta lo spirito industriale, l’imprenditorialità e l’innovazione che ha permesso il successo delle PMI del nordest. Tutto questo si riconosce nelle idee e nella grinta di Elena Poggi, che nel 2009 realizza insieme ai suoi fratelli una delle tante idee del padre, il Centro Medico Diagnosti-co San Pietro, azienda che offre un’ampia gamma di servizi medici e diagnostici in regime privato. Grazie alla collabo-razione di medici specialisti di eccellenza, alla disponibilità delle tecnologie di ultima generazione e alla particolare, costante attenzione riservata al paziente e alle sue neces-sità, il Centro è in grado di offrire agli utenti un’assisten-za di elevato standard professionale e tecnico, coniugata a umanizzazione e comfort. Oggi la struttura San Pietro, situata al primo piano del centro commerciale Grand’Affi , può contare su una crescita costante e su un allargamento continuo dei servizi offerti: «Pur non avendo potuto ricevere convenzioni con la sanità pubblica, a causa della crisi in atto, il Centro si sta affermando come punto di riferimento per l’area su cui sorge, che rimane di grande impatto inter-nazionale grazie al turismo del Lago di Garda e del vicino Trentino», ha spiegato Elena Poggi.Sviluppato su una superfi cie di 750 mq, il CMD San Pietro conta su un’area centrale diagnostica con radiologia tradi-zionale (rx), densitometria ossea, mammografi a, ecografi a multidisciplinare, cardiologica, ostetrico-ginecologica. At-torno a questa vi sono 4 ambulatori poli-specialistici, due ambulatori chirurgici e una sala operatoria classifi cata se-condo la legge 22 del 2002 “struttura extra-ospedaliera di chirurgia”, in cui possono essere effettuati interventi in day hospital: «Quello che offriamo, oltre a una elevatissima pro-fessionalità degli specialisti che collaborano con noi, è una struttura all’avanguardia dal punto di vista degli strumenti utilizzati – ha proseguito Poggi –. Gli investimenti, quindi, sono stati ingenti, ma la soddisfazione dei nostri pazienti è per noi una moneta importante. Oltre a questo non dimen-tichiamo la comodità di accesso al servizio e la volontà di prevenzione che accomuna tutti i collaboratori del Centro».Nel settembre 2009 l’azienda ha conseguito la certifi cazio-ne ISO 9001:2008, a giugno 2010 è stata accreditata se-condo il sistema di idoneità regionale: «I nostri servizi sono

Un servizio sanitario effi ciente e all’avanguardia

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profi liMAISTRI un brand inconfondibile

Ma è più diffi cile per una donna diventare imprenditrice ri-spetto ad un uomo? Elena ha le idee chiare: «Dal mio punto di vista c’è pregiudizio nel momento in cui la donna non si pone per quello che è e per quello che vale ma per come vuole apparire. Lavorando si impara il mestiere e si impara a trasmetterlo agli altri: se il tuo interlocutore capisce chi ha di fronte non c’è sesso che tenga».Il futuro del Centro Medico San Pietro, anche se la sua storia è molto recen-te, passa attraverso ulteriori servizi: «Abbiamo iniziato la nostra attività cir-ca due anni fa e per ora le attrezzatu-re, modernissime, installate nel nostro centro, sono più che suffi cienti. Ab-biamo però altro spazio adiacente di proprietà, disponibile per un eventuale ampliamento. A tal proposito stiamo cercando di capire dove sono le aree di necessità di maggior sviluppo della attività sanitaria».La vera sfi da da vincere, secondo Ele-na Poggi, sarà quella del rapporto con la sanità pubblica, sempre più chiusa in se stessa: «Il servizio pubblico in questo momento, invece di aprirsi alla collaborazione con il privato miglioran-do così l’offerta all’utente riducendo i tempi di attesa e mettendo a disposi-zione più strutture, si è chiuso a riccio a causa delle restrizioni economiche o

della non razionale distribuzione della spesa.L’impressione, parlando con gli addetti del settore, è che il servizio pubblico sia in profonda crisi gestionale per le diffi cili scelte sulla copertura ospedaliera territoriale e sul-la valutazione del giusto equilibrio tra servizio pubblico e privato». •

SAN PIETRO S.r.l. CENTRO MEDICO DIAGNOSTICO

SEDE AMMINISTRATIVALoc. Canove37010 Affi (Verona)Tel. 045 6260740Fax 045 6269469

ATTIVITÀCentro medico con diagnostica, ambulatori specialistici e sala operatoria

ANNO DI FONDAZIONE2009

LEGALE RAPPRESENTANTEDott.ssa Elena Poggi

RESPONSABILE QUALITÀDott.ssa Elena Poggi

DIRETTORE SANITARIODott. Alberto Scanagatta

DIRETTORE AMMINISTRATIVODott.ssa Elena Poggi

SUPERFICIE AZIENDALETotale: 750 mq

RISORSE UMANESegreteria: 1 Infermiera strumentista: 1

SITO INTERNET / [email protected] Per richiedere una Consulenza e maggiori informazioni

sulle Soluzioni Corporate contatta:■ Area Veneto - Friuli Tel. 335 18 63 333■ Area Piemonte - Lombardia - Liguria - Trentino - Emilia Romagna Tel. 335 54 40 695 - 334 63 22 658■ Area Centro Sud Italia Tel. 346 41 37 734

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analisi dei rischi e progettazione di piani personalizzati;

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28 29Economia Veronese - marzo 2011

profi liMAISTRI un brand inconfondibile

Ma è più diffi cile per una donna diventare imprenditrice ri-spetto ad un uomo? Elena ha le idee chiare: «Dal mio punto di vista c’è pregiudizio nel momento in cui la donna non si pone per quello che è e per quello che vale ma per come vuole apparire. Lavorando si impara il mestiere e si impara a trasmetterlo agli altri: se il tuo interlocutore capisce chi ha di fronte non c’è sesso che tenga».Il futuro del Centro Medico San Pietro, anche se la sua storia è molto recen-te, passa attraverso ulteriori servizi: «Abbiamo iniziato la nostra attività cir-ca due anni fa e per ora le attrezzatu-re, modernissime, installate nel nostro centro, sono più che suffi cienti. Ab-biamo però altro spazio adiacente di proprietà, disponibile per un eventuale ampliamento. A tal proposito stiamo cercando di capire dove sono le aree di necessità di maggior sviluppo della attività sanitaria».La vera sfi da da vincere, secondo Ele-na Poggi, sarà quella del rapporto con la sanità pubblica, sempre più chiusa in se stessa: «Il servizio pubblico in questo momento, invece di aprirsi alla collaborazione con il privato miglioran-do così l’offerta all’utente riducendo i tempi di attesa e mettendo a disposi-zione più strutture, si è chiuso a riccio a causa delle restrizioni economiche o

della non razionale distribuzione della spesa.L’impressione, parlando con gli addetti del settore, è che il servizio pubblico sia in profonda crisi gestionale per le diffi cili scelte sulla copertura ospedaliera territoriale e sul-la valutazione del giusto equilibrio tra servizio pubblico e privato». •

SAN PIETRO S.r.l. CENTRO MEDICO DIAGNOSTICO

SEDE AMMINISTRATIVALoc. Canove37010 Affi (Verona)Tel. 045 6260740Fax 045 6269469

ATTIVITÀCentro medico con diagnostica, ambulatori specialistici e sala operatoria

ANNO DI FONDAZIONE2009

LEGALE RAPPRESENTANTEDott.ssa Elena Poggi

RESPONSABILE QUALITÀDott.ssa Elena Poggi

DIRETTORE SANITARIODott. Alberto Scanagatta

DIRETTORE AMMINISTRATIVODott.ssa Elena Poggi

SUPERFICIE AZIENDALETotale: 750 mq

RISORSE UMANESegreteria: 1 Infermiera strumentista: 1

SITO INTERNET / [email protected] Per richiedere una Consulenza e maggiori informazioni

sulle Soluzioni Corporate contatta:■ Area Veneto - Friuli Tel. 335 18 63 333■ Area Piemonte - Lombardia - Liguria - Trentino - Emilia Romagna Tel. 335 54 40 695 - 334 63 22 658■ Area Centro Sud Italia Tel. 346 41 37 734

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attività di comunicazione e supporto agli imprenditori, amministratori, dipendenti e collaboratori.

Page 30: Economia Veronese - Marzo 2011

Generale della GdF, si possono di-fendere i diritti delle imprese che poi sono anche quelli dei lavoratori?Concordo. Quando si parla di impresa, essa va intesa sommando l’imprendito-re e i lavoratori. Quindi la concorrenza sleale danneggia più soggetti, non ulti-mo anche il consumatore che investe nella speranza e nella convinzione di acquistare un prodotto di qualità. La contraffazione di brevetti e di marchi, nonché l’indebito sfruttamento delle opere di ingegno rappresentano una forma di illecito particolarmente insidio-sa considerata anche la connessione, accreditabile di sovente, tra tale tipo-logia di illeciti e gli interessi economici della criminalità organizzata. Sul fronte della lotta alle contraffazioni, obiettivo primario del Corpo, nel 2010 abbia-mo proceduto al sequestro di 48 mila pezzi, sgominato un traffi co illecito che aveva già posto in vendita più di 160 mila articoli. I denunciati sono stati 65. L’incisiva opera della GdF su tale fron-te è indirizzata a colpire sia i centri di produzione sia quelli di distribuzione. Il tutto a salvaguardia degli interessi generali della collettività, della tutela

dell’integrità del mercato e del manife-starsi della libera concorrenza.In ogni caso, ritengo di dover sottolinea-re che i laboratori clandestini di vecchia memoria sono sempre più rari. Con un capillare monitoraggio, oggi siamo in grado di scoprire attività sconosciute al fi sco, insediate in luoghi destinati ad altro, che sfruttano la mano d’opera e la costringono ad operare in condizioni impossibili, il più delle volte per corri-spondere a commesse e incarichi rice-vute da imprese locali.Non sempre, come diceva un antico adagio, “è tutto oro quel che fa luce”. Nel recente passato si sono verifi cati alcuni casi di illeciti anche da parte di soggetti appartenenti alla GdF. Cosa ne pensa e quali misure intende adot-tare affi nché il comprensorio verone-se ne sia indenne per il futuro?Mi permetta una più che doverosa pre-cisazione: nel recente passato sono stati scoperti dalla Guardia di Finanza “casi illeciti”, commessi da alcuni ap-partenenti al Corpo in anni passati e, di sicuro, non recenti. Senza alcuna retorica la Guardia di Finanza, anche quella di Verona, è un Corpo sano. Lo

ha ulteriormente dimostrato in occasio-ne della scoperta di queste “infedeltà” commesse da alcuni dei suoi uomini. È quindi il quotidiano assolvimento ai propri doveri da parte dei 400 fi nanzieri operanti nel comprensorio veronese, la migliore e più effi cace barriera agli epi-sodi di infedeltà, quali quelli che sono stati recentemente scoperti.L’indagine fu avviata dalla Compagnia di Verona nel 2009 e gli arresti, dispo-sti dalla Magistratura scaligera, sono stati eseguiti dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Verona. Lo stesso Nucleo di Polizia Tributaria è stato de-legato dalla Procura della Repubblica, convinta della nostra integrità morale, a svolgere indagini e accertamenti ban-cari, fornendo all’Autorità Giudiziaria inquirente il massimo supporto in ogni fase dell’indagine. Un dato che ha evi-denziato ed esaltato la capacità e la volontà del Corpo di isolare i fatti per reprimere ogni tipo di illecito commes-so dai propri appartenenti, a testimo-nianza, qualora fosse stato necessario, della solidità dell’Istituzione e a tutela dell’immagine di tutti i fi nanzieri, anche di quelli operanti in Verona e provincia.

31Economia Veronese - marzo 201130

personaggioBruno Biagi

Bruno BiagiL’incontro con il Colonnello Bruno

Biagi, Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Verona, è quanto

mai gratifi cante. Da un lato, perché consente di apprezzarne le doti professionali con cui vive questa nuova esperienza, dall’altro per la sua umanità da cui traspare il profondo legame con la sua città natale (Siena) dove sono “custodite” le basi e i principi della sua formazione sociale, umana e professionale.Premesse che preludono ad un’intervista di ampio respiro sull’attività che la Guardia di Finanza svolge a difesa del regolare anda-mento delle attività imprenditoriali nel veronese. Colonnello, il 2010 è da poco concluso. Può tracciare, anche se sinteticamente, un bilancio delle attività svi-luppate dalla GdF locale nella passata “stagione”?Nel 2010 sono stati raggiunti importanti risultati: oltre 74 Kg. di sostanze stupefacenti sequestrati; 780 milioni di euro di redditi recuperati a tassazione; 183 evasori sco-perti (+19 unità, rispetto al 2009). Un trend che conferma il nostro impegno e ci stimola a fare sempre più e meglio nell’immediato. Di rilievo l’evasione scoperta di redditi sot-tratti al fi sco. Parliamo di oltre 1.500 miliardi delle vecchie lire. Un dato signifi cativo che ci vede parte attiva nella lotta all’evasione che la Guardia di Finanza sta portando avanti a livello nazionale e che, come comunicato pochi giorni fa dal Comando Generale, ha portato al recupero di 50 miliardi di euro di evasione di cui ben 6 miliardi di IVA non versata.Quali i successi e quali gli insuccessi o, quantomeno, le attività rimaste sospese?Sono arrivato a Verona nel luglio 2010 e ho subito apprez-zato il valore e la qualità delle competenze presenti e la completa dedizione alle attività di servizio da parte dei 400 fi nanzieri. Posso dire che si tratta di donne e uomini in gra-do, in ragione delle esperienze maturate da ciascuno, di affrontare le sfi de che i sempre più sofi sticati meccanismi evasivi ed elusivi evidenziano, stimolando il nostro Corpo a un aggiornamento costante. Lei sa bene che il sistema economico-imprenditoriale veronese si basa sulle PMI e che i fenomeni che più disturbano la regolarità delle loro attività sono la con-traffazione dei prodotti e lo crescita sul territorio di la-boratori clandestini. Come, secondo Lei e il Comando

ai vertici della GdF di Verona

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Generale della GdF, si possono di-fendere i diritti delle imprese che poi sono anche quelli dei lavoratori?Concordo. Quando si parla di impresa, essa va intesa sommando l’imprendito-re e i lavoratori. Quindi la concorrenza sleale danneggia più soggetti, non ulti-mo anche il consumatore che investe nella speranza e nella convinzione di acquistare un prodotto di qualità. La contraffazione di brevetti e di marchi, nonché l’indebito sfruttamento delle opere di ingegno rappresentano una forma di illecito particolarmente insidio-sa considerata anche la connessione, accreditabile di sovente, tra tale tipo-logia di illeciti e gli interessi economici della criminalità organizzata. Sul fronte della lotta alle contraffazioni, obiettivo primario del Corpo, nel 2010 abbia-mo proceduto al sequestro di 48 mila pezzi, sgominato un traffi co illecito che aveva già posto in vendita più di 160 mila articoli. I denunciati sono stati 65. L’incisiva opera della GdF su tale fron-te è indirizzata a colpire sia i centri di produzione sia quelli di distribuzione. Il tutto a salvaguardia degli interessi generali della collettività, della tutela

dell’integrità del mercato e del manife-starsi della libera concorrenza.In ogni caso, ritengo di dover sottolinea-re che i laboratori clandestini di vecchia memoria sono sempre più rari. Con un capillare monitoraggio, oggi siamo in grado di scoprire attività sconosciute al fi sco, insediate in luoghi destinati ad altro, che sfruttano la mano d’opera e la costringono ad operare in condizioni impossibili, il più delle volte per corri-spondere a commesse e incarichi rice-vute da imprese locali.Non sempre, come diceva un antico adagio, “è tutto oro quel che fa luce”. Nel recente passato si sono verifi cati alcuni casi di illeciti anche da parte di soggetti appartenenti alla GdF. Cosa ne pensa e quali misure intende adot-tare affi nché il comprensorio verone-se ne sia indenne per il futuro?Mi permetta una più che doverosa pre-cisazione: nel recente passato sono stati scoperti dalla Guardia di Finanza “casi illeciti”, commessi da alcuni ap-partenenti al Corpo in anni passati e, di sicuro, non recenti. Senza alcuna retorica la Guardia di Finanza, anche quella di Verona, è un Corpo sano. Lo

ha ulteriormente dimostrato in occasio-ne della scoperta di queste “infedeltà” commesse da alcuni dei suoi uomini. È quindi il quotidiano assolvimento ai propri doveri da parte dei 400 fi nanzieri operanti nel comprensorio veronese, la migliore e più effi cace barriera agli epi-sodi di infedeltà, quali quelli che sono stati recentemente scoperti.L’indagine fu avviata dalla Compagnia di Verona nel 2009 e gli arresti, dispo-sti dalla Magistratura scaligera, sono stati eseguiti dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Verona. Lo stesso Nucleo di Polizia Tributaria è stato de-legato dalla Procura della Repubblica, convinta della nostra integrità morale, a svolgere indagini e accertamenti ban-cari, fornendo all’Autorità Giudiziaria inquirente il massimo supporto in ogni fase dell’indagine. Un dato che ha evi-denziato ed esaltato la capacità e la volontà del Corpo di isolare i fatti per reprimere ogni tipo di illecito commes-so dai propri appartenenti, a testimo-nianza, qualora fosse stato necessario, della solidità dell’Istituzione e a tutela dell’immagine di tutti i fi nanzieri, anche di quelli operanti in Verona e provincia.

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personaggioBruno Biagi

Bruno BiagiL’incontro con il Colonnello Bruno

Biagi, Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Verona, è quanto

mai gratifi cante. Da un lato, perché consente di apprezzarne le doti professionali con cui vive questa nuova esperienza, dall’altro per la sua umanità da cui traspare il profondo legame con la sua città natale (Siena) dove sono “custodite” le basi e i principi della sua formazione sociale, umana e professionale.Premesse che preludono ad un’intervista di ampio respiro sull’attività che la Guardia di Finanza svolge a difesa del regolare anda-mento delle attività imprenditoriali nel veronese. Colonnello, il 2010 è da poco concluso. Può tracciare, anche se sinteticamente, un bilancio delle attività svi-luppate dalla GdF locale nella passata “stagione”?Nel 2010 sono stati raggiunti importanti risultati: oltre 74 Kg. di sostanze stupefacenti sequestrati; 780 milioni di euro di redditi recuperati a tassazione; 183 evasori sco-perti (+19 unità, rispetto al 2009). Un trend che conferma il nostro impegno e ci stimola a fare sempre più e meglio nell’immediato. Di rilievo l’evasione scoperta di redditi sot-tratti al fi sco. Parliamo di oltre 1.500 miliardi delle vecchie lire. Un dato signifi cativo che ci vede parte attiva nella lotta all’evasione che la Guardia di Finanza sta portando avanti a livello nazionale e che, come comunicato pochi giorni fa dal Comando Generale, ha portato al recupero di 50 miliardi di euro di evasione di cui ben 6 miliardi di IVA non versata.Quali i successi e quali gli insuccessi o, quantomeno, le attività rimaste sospese?Sono arrivato a Verona nel luglio 2010 e ho subito apprez-zato il valore e la qualità delle competenze presenti e la completa dedizione alle attività di servizio da parte dei 400 fi nanzieri. Posso dire che si tratta di donne e uomini in gra-do, in ragione delle esperienze maturate da ciascuno, di affrontare le sfi de che i sempre più sofi sticati meccanismi evasivi ed elusivi evidenziano, stimolando il nostro Corpo a un aggiornamento costante. Lei sa bene che il sistema economico-imprenditoriale veronese si basa sulle PMI e che i fenomeni che più disturbano la regolarità delle loro attività sono la con-traffazione dei prodotti e lo crescita sul territorio di la-boratori clandestini. Come, secondo Lei e il Comando

ai vertici della GdF di Verona

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32 33Economia Veronese - marzo 2011

personaggioBruno Biagi

Elusione ed evasione sono i due punti “nodali” dell’attività investigativa del suo Corpo. Quale la situazione riscontrata nella nostra provincia?Ogni cittadino deve partecipare al mantenimento dello Stato sulla base della propria, effettiva, capacità contributiva. Questo è il cardine della nostra costituzione repubblicana e l’impegno morale della cittadinanza. Comportamenti diversi, e quindi eva-sivi, ledono le basi della coesione sociale e la comune respon-sabilità verso l’intera comunità. Rispetto a questo principio, il

confronto con il recupero a tassazione di 780 milioni di euro di redditi evasi nel 2010, pur in linea con il rapporto relativo ad altre realtà, non rende piena testimonianza dei valori e delle positive potenzialità che ho avuto modo, in questa prima fase del mio mandato, di riscontrare in Verona. Ovviamente, si deve com-prendere il diffi cile momento economico che il sistema Italia e l’intero mondo imprenditoriale stanno attraversando possono rappresentare un’effi mera e parziale spiegazione di compor-tamenti illeciti. Dico spiegazione, non giustifi cazione, poiché rifugiarvisi signifi ca condizionare negativamente il sistema della concorrenza, adottando comportamenti sleali, e danneggiare quanti si impegnano, onestamente, per fronteggiare e supera-re gli ostacoli della attuale, diffi cile, congiuntura. L’evasione o l’elusione non sono mai una soluzione, ma solo una dannosa illusoria scorciatoia a danno dell’intera comunità.Fra le competenze della GdF esistono compiti di polizia giu-diziaria. Lei presiede uno degli osservatori privilegiati cosa può dire in merito, specie per quanto riguarda la tranquillità dei singoli cittadini e delle imprese che operano sul territo-rio? La Guardia di Finanza, partecipa al controllo del territorio, nell’ar-co delle ventiquattro ore, con proprie pattuglie. Anche nelle atti-vità info-investigative, fi nalizzate alle proprie competenze tribu-tarie, svolge un ruolo deterrente e preventivo nei confronti degli illeciti e della microcriminalità in genere. Detto questo, è oppor-tuno focalizzare maggiormente l’attenzione sul ruolo che il Cor-

po ha nell’analisi delle situazioni e dei fenomeni che possono attrarre investimenti, e persone, d’organizzazioni d’elevata potenzialità criminale. Non deve sfuggire che il nostro territorio sarà interessato da interventi infrastrutturali di assoluto rilievo. Interventi che contribuiranno a qualifi care e modernizzare il terri-torio e gli insediamenti, produttivi e sociali, facendo di Verona, gra-zie anche alla sua strategica posizione geo-economica, una delle centrali d’eccellenza del Paese, ma possono peraltro rappresentare una forte calamita per interessi e attività illecite. Da questo punto di vista, il monitoraggio delle situazioni sarà, come sempre, costante per impedire qualsivoglia tipo o genere di infi ltrazione criminosa che avrebbero effetti deleteri sia per la sicurezza dell’intera comunità sociale sia nel corretto svolgimento delle attività economiche ed imprenditoriali.Su questo fronte sono in grado di poter garantire il massi-mo impegno del Corpo e mio personale.•

Col. t. ST. Bruno Biagi

Bruno Biagi, 46 anni, giunge a Verona dopo avere rico-perto incarichi di comando in diversi reparti delle fi amme gialle a Chioggia (1989-1992), a Novara (1992-1995), a Milano (1996-1999), a Firenze (1999-2005) e a Roma (2005-2010).Ha frequentato l’Accademia da cui è uscito nel 1989 con i gradi di tenente.È stato responsabile dal luglio 2008 fi no al suo arrivo a Verona, del corso superiore della Scuola di polizia tribu-taria di Roma-lido di Ostia, sede didattica di alta forma-zione riservata ad uffi ciali superiori, selezionati tramite specifi co concorso. Alla Scuola di polizia tributaria ha svolto anche attività di insegnamento.Ha partecipato alla prima missione italiana interforze di polizia in Albania, sotto l’egida di organismi internazio-nali.Ha al suo attivo prestigiosi riconoscimenti quali: la meda-glia d’argento al merito di lungo comando, la medaglia d’oro per lungo servizio, un attestato di benemerenza del Ministro dell’Interno della Repubblica d’Albania, la croce d’argento per il servizio prestato nel Paese delle aquile, la croce per l’attività di soccorso internazionale svolta con abnegazione e elevato senso di responsabilità civile.Senese, coniugato con Barbara, due fi gli Arianna e Lorenzo che come il padre appartengono con orgoglio alla sovrana contrada dell’Istrice.

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personaggioBruno Biagi

Elusione ed evasione sono i due punti “nodali” dell’attività investigativa del suo Corpo. Quale la situazione riscontrata nella nostra provincia?Ogni cittadino deve partecipare al mantenimento dello Stato sulla base della propria, effettiva, capacità contributiva. Questo è il cardine della nostra costituzione repubblicana e l’impegno morale della cittadinanza. Comportamenti diversi, e quindi eva-sivi, ledono le basi della coesione sociale e la comune respon-sabilità verso l’intera comunità. Rispetto a questo principio, il

confronto con il recupero a tassazione di 780 milioni di euro di redditi evasi nel 2010, pur in linea con il rapporto relativo ad altre realtà, non rende piena testimonianza dei valori e delle positive potenzialità che ho avuto modo, in questa prima fase del mio mandato, di riscontrare in Verona. Ovviamente, si deve com-prendere il diffi cile momento economico che il sistema Italia e l’intero mondo imprenditoriale stanno attraversando possono rappresentare un’effi mera e parziale spiegazione di compor-tamenti illeciti. Dico spiegazione, non giustifi cazione, poiché rifugiarvisi signifi ca condizionare negativamente il sistema della concorrenza, adottando comportamenti sleali, e danneggiare quanti si impegnano, onestamente, per fronteggiare e supera-re gli ostacoli della attuale, diffi cile, congiuntura. L’evasione o l’elusione non sono mai una soluzione, ma solo una dannosa illusoria scorciatoia a danno dell’intera comunità.Fra le competenze della GdF esistono compiti di polizia giu-diziaria. Lei presiede uno degli osservatori privilegiati cosa può dire in merito, specie per quanto riguarda la tranquillità dei singoli cittadini e delle imprese che operano sul territo-rio? La Guardia di Finanza, partecipa al controllo del territorio, nell’ar-co delle ventiquattro ore, con proprie pattuglie. Anche nelle atti-vità info-investigative, fi nalizzate alle proprie competenze tribu-tarie, svolge un ruolo deterrente e preventivo nei confronti degli illeciti e della microcriminalità in genere. Detto questo, è oppor-tuno focalizzare maggiormente l’attenzione sul ruolo che il Cor-

po ha nell’analisi delle situazioni e dei fenomeni che possono attrarre investimenti, e persone, d’organizzazioni d’elevata potenzialità criminale. Non deve sfuggire che il nostro territorio sarà interessato da interventi infrastrutturali di assoluto rilievo. Interventi che contribuiranno a qualifi care e modernizzare il terri-torio e gli insediamenti, produttivi e sociali, facendo di Verona, gra-zie anche alla sua strategica posizione geo-economica, una delle centrali d’eccellenza del Paese, ma possono peraltro rappresentare una forte calamita per interessi e attività illecite. Da questo punto di vista, il monitoraggio delle situazioni sarà, come sempre, costante per impedire qualsivoglia tipo o genere di infi ltrazione criminosa che avrebbero effetti deleteri sia per la sicurezza dell’intera comunità sociale sia nel corretto svolgimento delle attività economiche ed imprenditoriali.Su questo fronte sono in grado di poter garantire il massi-mo impegno del Corpo e mio personale.•

Col. t. ST. Bruno Biagi

Bruno Biagi, 46 anni, giunge a Verona dopo avere rico-perto incarichi di comando in diversi reparti delle fi amme gialle a Chioggia (1989-1992), a Novara (1992-1995), a Milano (1996-1999), a Firenze (1999-2005) e a Roma (2005-2010).Ha frequentato l’Accademia da cui è uscito nel 1989 con i gradi di tenente.È stato responsabile dal luglio 2008 fi no al suo arrivo a Verona, del corso superiore della Scuola di polizia tribu-taria di Roma-lido di Ostia, sede didattica di alta forma-zione riservata ad uffi ciali superiori, selezionati tramite specifi co concorso. Alla Scuola di polizia tributaria ha svolto anche attività di insegnamento.Ha partecipato alla prima missione italiana interforze di polizia in Albania, sotto l’egida di organismi internazio-nali.Ha al suo attivo prestigiosi riconoscimenti quali: la meda-glia d’argento al merito di lungo comando, la medaglia d’oro per lungo servizio, un attestato di benemerenza del Ministro dell’Interno della Repubblica d’Albania, la croce d’argento per il servizio prestato nel Paese delle aquile, la croce per l’attività di soccorso internazionale svolta con abnegazione e elevato senso di responsabilità civile.Senese, coniugato con Barbara, due fi gli Arianna e Lorenzo che come il padre appartengono con orgoglio alla sovrana contrada dell’Istrice.

Page 34: Economia Veronese - Marzo 2011

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Resistere, Ristrutturare, Innovare; sono le tre parole chiave per il successo dell’im-presa declinate durante il convegno or-

ganizzato da Apiveneto Fidi in collaborazione con Apindustria Vicenza e Apindustria Verona. L’occasione è stata la presentazione, a una platea selezionata di imprenditori e operato-ri fi nanziari, del Fondo Italiano di Investimen-to, strumento fortemente voluto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e recentemente attivato in collaborazione con un pool di pri-mari Istituti di Credito. Per illustrare l’iniziativa alle imprese venete erano presenti i vertici della SGR che gestisce il Fondo: il presidente Prof. Marco Vitale e l’Amministratore Delegato Dott. Gabriele Cappellini. Quest’ultimo ha presentato nel dettaglio le caratteristiche dell’iniziativa, che nasce con una dotazione fi nanziaria iniziale da record ben 1,2 miliardi di euro – con l’obiettivo

preciso di sostenere la crescita delle piccole e medie imprese italiane attraverso l’assunzione di partecipazioni di minoranza nel capitale di rischio.«Il nostro obiettivo – ha sottolineato Cappellini – è focalizzato non tanto sul mero profi tto, ma piuttosto sulla crescita delle imprese, fornendo loro risorse fi nanziarie e know how per interna-zionalizzarsi, valorizzare nuovi marchi e brevetti, aggregarsi, acquisire altre imprese per aumen-tare la loro competitività sui mercati internazio-nali. Il tutto con investimenti di taglio indicativo fra i 3 e i 30 milioni di euro e soprattutto adottan-do un’ottica di lungo periodo che può arrivare anche ai 12 anni e oltre».«Ci rivolgiamo – ha proseguito Cappellini – uni-camente ad aziende sane che hanno interes-santi possibilità di sviluppo: il nostro compito è di aiutarle a concretizzare il loro potenziale.

1,2 miliardi di euro per la crescita delle PMI

attualità

35Economia Veronese - marzo 2011

Il target che ci proponiamo di raggiungere è tra i 10 e i 100 milioni di fatturato, ma questi numeri non vanno intesi come barriere insormontabili: siamo pronti ad analizzare tutti i pro-getti interessanti, anche perché un altro degli elementi che con-traddistingue il Fondo Italiano di Investimento è la volontà di valorizzare oltre al “capitale fi nanziario” anche il “capitale ideologico” presente nelle im-prese, fatto di competenze e idee imprenditoriali. Non solo, ma siamo anche a disposizione delle imprese partner per aiu-tarle concretamente apportan-do, oltre alle risorse fi nanziarie,

know how utile allo sviluppo, in ambito tecnico, organizzativo e commerciale, naturalmente senza prevaricare l’autonomia della proprietà, che continuerà a governare l’impresa detenen-done la maggioranza».

I nuovi scenari economici e fi -nanziariIl momento, del resto, non potreb-be essere più opportuno per il lan-cio di uno strumento come il Fon-do Italiano di Investimento, come ha spiegato il prof. Vitale duran-

Fondo italiano di investimento

Fondo italiano di investimento

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Resistere, Ristrutturare, Innovare; sono le tre parole chiave per il successo dell’im-presa declinate durante il convegno or-

ganizzato da Apiveneto Fidi in collaborazione con Apindustria Vicenza e Apindustria Verona. L’occasione è stata la presentazione, a una platea selezionata di imprenditori e operato-ri fi nanziari, del Fondo Italiano di Investimen-to, strumento fortemente voluto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e recentemente attivato in collaborazione con un pool di pri-mari Istituti di Credito. Per illustrare l’iniziativa alle imprese venete erano presenti i vertici della SGR che gestisce il Fondo: il presidente Prof. Marco Vitale e l’Amministratore Delegato Dott. Gabriele Cappellini. Quest’ultimo ha presentato nel dettaglio le caratteristiche dell’iniziativa, che nasce con una dotazione fi nanziaria iniziale da record ben 1,2 miliardi di euro – con l’obiettivo

preciso di sostenere la crescita delle piccole e medie imprese italiane attraverso l’assunzione di partecipazioni di minoranza nel capitale di rischio.«Il nostro obiettivo – ha sottolineato Cappellini – è focalizzato non tanto sul mero profi tto, ma piuttosto sulla crescita delle imprese, fornendo loro risorse fi nanziarie e know how per interna-zionalizzarsi, valorizzare nuovi marchi e brevetti, aggregarsi, acquisire altre imprese per aumen-tare la loro competitività sui mercati internazio-nali. Il tutto con investimenti di taglio indicativo fra i 3 e i 30 milioni di euro e soprattutto adottan-do un’ottica di lungo periodo che può arrivare anche ai 12 anni e oltre».«Ci rivolgiamo – ha proseguito Cappellini – uni-camente ad aziende sane che hanno interes-santi possibilità di sviluppo: il nostro compito è di aiutarle a concretizzare il loro potenziale.

1,2 miliardi di euro per la crescita delle PMI

attualità

35Economia Veronese - marzo 2011

Il target che ci proponiamo di raggiungere è tra i 10 e i 100 milioni di fatturato, ma questi numeri non vanno intesi come barriere insormontabili: siamo pronti ad analizzare tutti i pro-getti interessanti, anche perché un altro degli elementi che con-traddistingue il Fondo Italiano di Investimento è la volontà di valorizzare oltre al “capitale fi nanziario” anche il “capitale ideologico” presente nelle im-prese, fatto di competenze e idee imprenditoriali. Non solo, ma siamo anche a disposizione delle imprese partner per aiu-tarle concretamente apportan-do, oltre alle risorse fi nanziarie,

know how utile allo sviluppo, in ambito tecnico, organizzativo e commerciale, naturalmente senza prevaricare l’autonomia della proprietà, che continuerà a governare l’impresa detenen-done la maggioranza».

I nuovi scenari economici e fi -nanziariIl momento, del resto, non potreb-be essere più opportuno per il lan-cio di uno strumento come il Fon-do Italiano di Investimento, come ha spiegato il prof. Vitale duran-

Fondo italiano di investimento

Fondo italiano di investimento

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te il suo intervento: «Gli scenari economici internazionali mostra-no evidenti segnali positivi, ma questo non signifi ca che la crisi sia passata, perché i suoi effetti collaterali si prospettano ancora duraturi. Nella crisi, comunque, l’Italia ha dimostrato di saper re-sistere bene: la nostra quota del PIL mondiale è rimasta invariata (3,9%), così come la nostra quota nell’export internazionale (4,8%, esattamente come nel periodo 2000-2003) e siamo secondi solo dopo la Germania per rapporto PIL/popolazione. Il nostro paese è inoltre al 1° o al 2° posto in set-te dei quattordici principali settori manifatturieri. Anche i distretti, da molti analisti dati per morti, in re-altà hanno mostrato una grande vitalità: il loro export è cresciuto del 13,8% in media, con punte di oltre il 20%, e soprattutto questa cresciuta è avvenuta in mercati nuovi, come India, Brasile e Sud Africa». Proprio nel momento più diffi cile, quindi, il sistema mani-fatturiero italiano ha evidenziato le sue grandi doti, tuttavia tra le eredità della crisi vi è anche la necessità di trovare nuove strade per lo sviluppo delle imprese: «I numeri ci fanno vedere un bic-chiere ancora mezzo pieno – ha proseguito il prof. Vitale – ma tutti i livelli, dall’impresa agli Stati so-

vrani, non si può più pensare di fi nanziare lo sviluppo esclusiva-mente attraverso il debito».Il private equity in ItaliaIn Italia, secondo i dati dell’AIFI (Associazione Italiana del Private Equity) tra gennaio e giugno 2010 sono state effettuate 129 nuove operazioni, per un controvalore complessivo pari a 552 milioni di euro. Al 30 giugno 2010 gli inve-stimenti attivi (cioè non ancora disinvestiti) nel portafoglio com-plessivo degli operatori monitora-ti in Italia risultavano pari a circa 1.300, distribuiti su 1.100 società, per un controvalore delle parte-cipazioni detenute, valutato al costo di acquisto, pari a circa 19 miliardi di euro.L’Italia a confronto con lo sce-nario europeoQuesti numeri confermano da una parte il ruolo ancora limitato del private equity nella fi nanzia d’impresa italiana, per lo meno rispetto ad altre nazioni europee, ma dall’altra confermano anche una crescita tendenziale di que-sto strumento anche nel nostro paese.Ancora nel 2009, infatti, in Italia avveniva solo il 5,5% degli inve-stimenti totali di private equity in Europa, il che faceva del nostro paese il 4° dopo Gran Bretagna (25,2%), Francia (10%) e Germa-

nia (7,1%). Un dato che si rifl ette ovviamente sulle aziende coinvol-te: erano solo 251 nel 2007, con-tro le 1.809 della Gran Bretagna e le 1.558 della Francia, ma già nel 2008 erano diventate 284, facen-do registrare in Italia, nel biennio considerato, una crescita del 13% delle operazioni di private equity. Una performance, questa, secon-da solo a quella tedesca (+18%), ma ben superiore a Francia (+2%) e soprattutto a Gran Bretagna (che sotto i primi effetti della crisi ha subito fatto segnare addirittura un calo dell’8%)Proprio i primi segnali della crisi, paradossalmente, hanno dato l’opportunità all’Italia di accorcia-re le distanze in questo ambito ri-spetto ai principali paesi europei: gli investimenti infatti, nel biennio 2007-2008, sono cresciuti del 30%, in netta controtendenza ri-spetto alla fl essione registrata in tutti gli altri paesi: -20% in Fran-cia, -5% in Germania, - 32% in Spagna,- 37% in Gran Bretagna.E anche questo rappresenta una conferma della capacità di reazio-ne dimostrata dal sistema produt-tivo italiano durante la crisi e della fi ducia che le nostre imprese con-tinua a riscuotere anche presso gli investitori nazionali e interna-zionali. •

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te il suo intervento: «Gli scenari economici internazionali mostra-no evidenti segnali positivi, ma questo non signifi ca che la crisi sia passata, perché i suoi effetti collaterali si prospettano ancora duraturi. Nella crisi, comunque, l’Italia ha dimostrato di saper re-sistere bene: la nostra quota del PIL mondiale è rimasta invariata (3,9%), così come la nostra quota nell’export internazionale (4,8%, esattamente come nel periodo 2000-2003) e siamo secondi solo dopo la Germania per rapporto PIL/popolazione. Il nostro paese è inoltre al 1° o al 2° posto in set-te dei quattordici principali settori manifatturieri. Anche i distretti, da molti analisti dati per morti, in re-altà hanno mostrato una grande vitalità: il loro export è cresciuto del 13,8% in media, con punte di oltre il 20%, e soprattutto questa cresciuta è avvenuta in mercati nuovi, come India, Brasile e Sud Africa». Proprio nel momento più diffi cile, quindi, il sistema mani-fatturiero italiano ha evidenziato le sue grandi doti, tuttavia tra le eredità della crisi vi è anche la necessità di trovare nuove strade per lo sviluppo delle imprese: «I numeri ci fanno vedere un bic-chiere ancora mezzo pieno – ha proseguito il prof. Vitale – ma tutti i livelli, dall’impresa agli Stati so-

vrani, non si può più pensare di fi nanziare lo sviluppo esclusiva-mente attraverso il debito».Il private equity in ItaliaIn Italia, secondo i dati dell’AIFI (Associazione Italiana del Private Equity) tra gennaio e giugno 2010 sono state effettuate 129 nuove operazioni, per un controvalore complessivo pari a 552 milioni di euro. Al 30 giugno 2010 gli inve-stimenti attivi (cioè non ancora disinvestiti) nel portafoglio com-plessivo degli operatori monitora-ti in Italia risultavano pari a circa 1.300, distribuiti su 1.100 società, per un controvalore delle parte-cipazioni detenute, valutato al costo di acquisto, pari a circa 19 miliardi di euro.L’Italia a confronto con lo sce-nario europeoQuesti numeri confermano da una parte il ruolo ancora limitato del private equity nella fi nanzia d’impresa italiana, per lo meno rispetto ad altre nazioni europee, ma dall’altra confermano anche una crescita tendenziale di que-sto strumento anche nel nostro paese.Ancora nel 2009, infatti, in Italia avveniva solo il 5,5% degli inve-stimenti totali di private equity in Europa, il che faceva del nostro paese il 4° dopo Gran Bretagna (25,2%), Francia (10%) e Germa-

nia (7,1%). Un dato che si rifl ette ovviamente sulle aziende coinvol-te: erano solo 251 nel 2007, con-tro le 1.809 della Gran Bretagna e le 1.558 della Francia, ma già nel 2008 erano diventate 284, facen-do registrare in Italia, nel biennio considerato, una crescita del 13% delle operazioni di private equity. Una performance, questa, secon-da solo a quella tedesca (+18%), ma ben superiore a Francia (+2%) e soprattutto a Gran Bretagna (che sotto i primi effetti della crisi ha subito fatto segnare addirittura un calo dell’8%)Proprio i primi segnali della crisi, paradossalmente, hanno dato l’opportunità all’Italia di accorcia-re le distanze in questo ambito ri-spetto ai principali paesi europei: gli investimenti infatti, nel biennio 2007-2008, sono cresciuti del 30%, in netta controtendenza ri-spetto alla fl essione registrata in tutti gli altri paesi: -20% in Fran-cia, -5% in Germania, - 32% in Spagna,- 37% in Gran Bretagna.E anche questo rappresenta una conferma della capacità di reazio-ne dimostrata dal sistema produt-tivo italiano durante la crisi e della fi ducia che le nostre imprese con-tinua a riscuotere anche presso gli investitori nazionali e interna-zionali. •

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Page 38: Economia Veronese - Marzo 2011

38

Cambio della guardia ai vertici di Apigio-vani Verona: Marina Scavini è il nuovo presidente, succede a Nico Ferrari e ri-

marrà alla guida del gruppo per tutto il 2011. L’imprenditrice, 36 anni, presidente del cda della Savim Europe S.r.l. di Arbizzano, azienda metalmeccanica specializzata nella proget-tazione e realizzazione di impianti industriali di verniciatura, vanta una solida esperienza nella realtà associativa. La neoeletta ha ricor-dato come Apigiovani, costituito nel 1988 e che oggi conta 180 iscritti – non ancora qua-rantenni come da statuto – è l’organismo che più rappresenta la volontà di rinnovamento e dinamismo all’interno dell’Associazione. La Presidente Scavini ha infatti ribadito come «Il gruppo costituisca per i giovani imprenditori una valida palestra per capire l’attività e l’im-portanza dell’associazione che è anche uno strumento insostituibile per rapportarsi con il mondo istituzionale».«Ci sono state affidate dai seniores – ha proseguito la giovane im-prenditrice – le deleghe per la formazione e per il settore dell’energia. Sono due voci mol-to importanti per qualsiasi attività: conoscere per fare e consumare meno e in maniera ri-spettosa dell’ambiente. Per quanto riguarda la formazione, il gruppo è impegnato partico-larmente nella Scuola per l’Imprenditoria che è giunta al terzo anno di attività. Noi guardia-mo alla formazione come a un vero e pro-prio investimento sulla persone e non come a un surrogato degli ammortizzatori sociali. Per quanto riguarda l’energia, tra le iniziative previste nella seconda parte dell’anno, è da segnalare l’organizzazione di un interessante convegno ». Marina Scavini ha già formato la squadra che la affiancherà nel suo nuovo incarico: come vice, Gloria Tezza, 37 anni, della Autotrasporti Tezza Clemente, Alessandro Ferrari, 33 anni,

della Mainardi Sistemi di San Martino Buon Albergo, arredamento per ufficio e Thomas Ambrosi, 38 anni, della Tormec Ambrosi S.r.l di Santa Maria di Zevio, specializzata in lavo-razioni meccaniche di precisione. Un gruppo motivato e determinato e come Gloria Tezza ama subito sottolineare: «I giovani di Apindustria non ci stanno a esse-re definiti “figli o figlie di papà”, io in azienda ho imparato a ca-pire come funzio-nano i camion guardandoli da sotto la buca per le ripa-razio-ni».

alla guida di Apigiovani

attualità

39Economia Veronese - marzo 2011

Marina Scavini

Marina Scavini «Siamo imprenditori a tutti gli effetti, aggiunge Ambro-si, giovani, ma imprenditori. Lavoriamo a fianco dei nostri dipendenti. E più che dipen-denti sono nostri collabora-tori. Abbiamo la responsa-bilità di chi lavora per noi e ne siamo ben consapevoli». «Nel gruppo sono presenti

giovani imprenditori rappre-sentanti di tutti i settori» – precisa Ferrari – e ognuno porta la sua esperienza a conferma del fermento im-prenditoriale e del fatto che abbiamo coscienza che ci sono sempre margini per imparare e migliorare». «Un aspetto fondamentale sul

quale puntiamo è che in-sieme si cresce – conclude Marina Scavini – il confronto tra noi e i consiglieri senio-res si basa proprio su uno scambio di esperienze e sulla consapevolezza che si devono superare e rompere le convenzioni per ottenere risultati».•

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Cambio della guardia ai vertici di Apigio-vani Verona: Marina Scavini è il nuovo presidente, succede a Nico Ferrari e ri-

marrà alla guida del gruppo per tutto il 2011. L’imprenditrice, 36 anni, presidente del cda della Savim Europe S.r.l. di Arbizzano, azienda metalmeccanica specializzata nella proget-tazione e realizzazione di impianti industriali di verniciatura, vanta una solida esperienza nella realtà associativa. La neoeletta ha ricor-dato come Apigiovani, costituito nel 1988 e che oggi conta 180 iscritti – non ancora qua-rantenni come da statuto – è l’organismo che più rappresenta la volontà di rinnovamento e dinamismo all’interno dell’Associazione. La Presidente Scavini ha infatti ribadito come «Il gruppo costituisca per i giovani imprenditori una valida palestra per capire l’attività e l’im-portanza dell’associazione che è anche uno strumento insostituibile per rapportarsi con il mondo istituzionale».«Ci sono state affidate dai seniores – ha proseguito la giovane im-prenditrice – le deleghe per la formazione e per il settore dell’energia. Sono due voci mol-to importanti per qualsiasi attività: conoscere per fare e consumare meno e in maniera ri-spettosa dell’ambiente. Per quanto riguarda la formazione, il gruppo è impegnato partico-larmente nella Scuola per l’Imprenditoria che è giunta al terzo anno di attività. Noi guardia-mo alla formazione come a un vero e pro-prio investimento sulla persone e non come a un surrogato degli ammortizzatori sociali. Per quanto riguarda l’energia, tra le iniziative previste nella seconda parte dell’anno, è da segnalare l’organizzazione di un interessante convegno ». Marina Scavini ha già formato la squadra che la affiancherà nel suo nuovo incarico: come vice, Gloria Tezza, 37 anni, della Autotrasporti Tezza Clemente, Alessandro Ferrari, 33 anni,

della Mainardi Sistemi di San Martino Buon Albergo, arredamento per ufficio e Thomas Ambrosi, 38 anni, della Tormec Ambrosi S.r.l di Santa Maria di Zevio, specializzata in lavo-razioni meccaniche di precisione. Un gruppo motivato e determinato e come Gloria Tezza ama subito sottolineare: «I giovani di Apindustria non ci stanno a esse-re definiti “figli o figlie di papà”, io in azienda ho imparato a ca-pire come funzio-nano i camion guardandoli da sotto la buca per le ripa-razio-ni».

alla guida di Apigiovani

attualità

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Marina Scavini

Marina Scavini «Siamo imprenditori a tutti gli effetti, aggiunge Ambro-si, giovani, ma imprenditori. Lavoriamo a fianco dei nostri dipendenti. E più che dipen-denti sono nostri collabora-tori. Abbiamo la responsa-bilità di chi lavora per noi e ne siamo ben consapevoli». «Nel gruppo sono presenti

giovani imprenditori rappre-sentanti di tutti i settori» – precisa Ferrari – e ognuno porta la sua esperienza a conferma del fermento im-prenditoriale e del fatto che abbiamo coscienza che ci sono sempre margini per imparare e migliorare». «Un aspetto fondamentale sul

quale puntiamo è che in-sieme si cresce – conclude Marina Scavini – il confronto tra noi e i consiglieri senio-res si basa proprio su uno scambio di esperienze e sulla consapevolezza che si devono superare e rompere le convenzioni per ottenere risultati».•

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Dopo i positivi riscontri ottenuti dalla campagna

promossa dall’associazio-ne Arcobaleno e dall’Ulss 22 “Lui è mio amico” a cui hanno prestato la loro immagine Alberto Aldegheri (presidente Strada del Vino Valpolicella), Luca Sarto-ri (presidente Consorzio Tutela Vini Valpolicella), rappresentanti del mondo vitivinicolo imprenditoriale e di quello istituzionale. Mariangiola Vantini presi-dente di Arcobaleno, ha trovato lo stimolo per impe-gnarsi in un’altra iniziativa promossa con l’intento di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla realtà del disagio psichico. La nuova campagna denominata “Un brindisi alla salute mentale

attualità

41Economia Veronese - marzo 2011

patrimonio dell’umanità” ha previsto la realizzazione di 24.000 etichette, tutte uguali, disegnate da ragaz-zi con disagio mentale che descrivono il progetto e che saranno utilizzate sulle bot-tiglie di tre grandi vini della Valpolicella: Amarone, Re-cioto e Valpolicella Ripasso. Le etichette riportano frasi coniate per l’Amarone dal Procuratore della Repub-blica Mario Giulio Schinaia “Sotto il cielo tutti uguali”, per il Recioto dal Capo della squadra mobile Gian-paolo Trevisi “La normalità e l’abitudine sono la vera follia”, infi ne per il Valpoli-cella Ripasso dal Questore Vincenzo Stingone “Diversi, ma uguali…e diffi diamo degli indifferenti di quegli uomini che resistono alla

commozione, perché sono le emozioni che rivelano l’umanità, la vera forza di una persona” e dal Co-mandante provinciale dei Carabinieri Paolo Edera “Insieme troveremo reci-proca forza per la vita”.Per questa iniziativa si sono uniti alla Strada del Vino l’Ulss 22, la Banca della Valpolicella, la Provincia di Verona e la Camera di Commercio tutti concordi sulla necessità di sensibi-lizzare l’opinione pubblica sulla realtà dello svantaggio psichico. Le bottiglie così etichettate sono in vendita, senza alcun fi ne di lucro, in diverse cantine per divul-gare l’iniziativa, e proprio la bottiglia è il veicolo migliore per fare arrivare più lontano possibile un messaggio solidale che potrà così rag-giungere molte persone. •

Un brindisi alla salute mentale

ATTENZIONE: Con l’approvazione l’azienda Grafical Srl è esonerata da qualsiasi responsabilità per er-rori od omissioni non segnalati sulla bozza definitiva e/o sulle prove di stampa approvate.

Bozza di stampa da restituire controfirmata per accettazione

Gentile Cliente,In allegato la bozza digitale del lavoro richiesto.

Presso i nostri uffici potrà riti-rarla in formato cartaceo per un riscontro ottimale del colo-re; la seguente bozza digitale potrebbe, infatti, non essere cromaticamente fedele al risul-tato finale del prodotto stam-pato, in quanto le differenze e i limiti tecnologici dei monitor non garantiscono una resa cro-matica standard.

La presente va rispedita firmata via fax al numero 0457703566 o via e-mail; la mancata approvazione non autorizza l’azienda a proce-dere con il lavoro.

Eventuali comunicazioni o varia-zioni relative alla bozza in oggetto devono essere fatte per iscritto sulle bozze o sui documenti di-gitali da inviare via fax o e-mail.

21/10/2010Data:

Grafical S.r.lVia dell’Artigianato, 4237020 Marano di ValpolicellaVerona · Italy

Tel. +39 045 770.4444 Fax +39 045 [email protected]

Formato Numero copie Colori Colori

Fronte 95mm x 100mm Quadricromia

Gianpaolo Trevisi

e l’abitudineLa normalità

sono la vera

RECIOTOdella VALPOLICELLA

follia

AMARONEdella VALPOLICELLA

Mario Giulio Schinaia

Sotto il cielotutti uguali

PROCURATORE DELLA REPUBBLICA DI VERONA

ATTENZIONE: Con l’approvazione l’azienda Grafical Srl è esonerata da qualsiasi responsabilità per er-rori od omissioni non segnalati sulla bozza definitiva e/o sulle prove di stampa approvate.

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Presso i nostri uffici potrà riti-rarla in formato cartaceo per un riscontro ottimale del colo-re; la seguente bozza digitale potrebbe, infatti, non essere cromaticamente fedele al risul-tato finale del prodotto stam-pato, in quanto le differenze e i limiti tecnologici dei monitor non garantiscono una resa cro-matica standard.

La presente va rispedita firmata via fax al numero 0457703566 o via e-mail; la mancata approvazione non autorizza l’azienda a proce-dere con il lavoro.

Eventuali comunicazioni o varia-zioni relative alla bozza in oggetto devono essere fatte per iscritto sulle bozze o sui documenti di-gitali da inviare via fax o e-mail.

21/10/2010Data:

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Formato Numero copie Colori Colori

Fronte 95mm x 100mm Quadricromia

Gianpaolo Trevisi

e l’abitudineLa normalità

sono la vera

RECIOTOdella VALPOLICELLA

follia

AMARONEdella VALPOLICELLA

Mario Giulio Schinaia

Sotto il cielotutti uguali

PROCURATORE DELLA REPUBBLICA DI VERONA

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Dopo i positivi riscontri ottenuti dalla campagna

promossa dall’associazio-ne Arcobaleno e dall’Ulss 22 “Lui è mio amico” a cui hanno prestato la loro immagine Alberto Aldegheri (presidente Strada del Vino Valpolicella), Luca Sarto-ri (presidente Consorzio Tutela Vini Valpolicella), rappresentanti del mondo vitivinicolo imprenditoriale e di quello istituzionale. Mariangiola Vantini presi-dente di Arcobaleno, ha trovato lo stimolo per impe-gnarsi in un’altra iniziativa promossa con l’intento di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla realtà del disagio psichico. La nuova campagna denominata “Un brindisi alla salute mentale

attualità

41Economia Veronese - marzo 2011

patrimonio dell’umanità” ha previsto la realizzazione di 24.000 etichette, tutte uguali, disegnate da ragaz-zi con disagio mentale che descrivono il progetto e che saranno utilizzate sulle bot-tiglie di tre grandi vini della Valpolicella: Amarone, Re-cioto e Valpolicella Ripasso. Le etichette riportano frasi coniate per l’Amarone dal Procuratore della Repub-blica Mario Giulio Schinaia “Sotto il cielo tutti uguali”, per il Recioto dal Capo della squadra mobile Gian-paolo Trevisi “La normalità e l’abitudine sono la vera follia”, infi ne per il Valpoli-cella Ripasso dal Questore Vincenzo Stingone “Diversi, ma uguali…e diffi diamo degli indifferenti di quegli uomini che resistono alla

commozione, perché sono le emozioni che rivelano l’umanità, la vera forza di una persona” e dal Co-mandante provinciale dei Carabinieri Paolo Edera “Insieme troveremo reci-proca forza per la vita”.Per questa iniziativa si sono uniti alla Strada del Vino l’Ulss 22, la Banca della Valpolicella, la Provincia di Verona e la Camera di Commercio tutti concordi sulla necessità di sensibi-lizzare l’opinione pubblica sulla realtà dello svantaggio psichico. Le bottiglie così etichettate sono in vendita, senza alcun fi ne di lucro, in diverse cantine per divul-gare l’iniziativa, e proprio la bottiglia è il veicolo migliore per fare arrivare più lontano possibile un messaggio solidale che potrà così rag-giungere molte persone. •

Un brindisi alla salute mentale

ATTENZIONE: Con l’approvazione l’azienda Grafical Srl è esonerata da qualsiasi responsabilità per er-rori od omissioni non segnalati sulla bozza definitiva e/o sulle prove di stampa approvate.

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Gentile Cliente,In allegato la bozza digitale del lavoro richiesto.

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La presente va rispedita firmata via fax al numero 0457703566 o via e-mail; la mancata approvazione non autorizza l’azienda a proce-dere con il lavoro.

Eventuali comunicazioni o varia-zioni relative alla bozza in oggetto devono essere fatte per iscritto sulle bozze o sui documenti di-gitali da inviare via fax o e-mail.

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Formato Numero copie Colori Colori

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Gianpaolo Trevisi

e l’abitudineLa normalità

sono la vera

RECIOTOdella VALPOLICELLA

follia

AMARONEdella VALPOLICELLA

Mario Giulio Schinaia

Sotto il cielotutti uguali

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ATTENZIONE: Con l’approvazione l’azienda Grafical Srl è esonerata da qualsiasi responsabilità per er-rori od omissioni non segnalati sulla bozza definitiva e/o sulle prove di stampa approvate.

Bozza di stampa da restituire controfirmata per accettazione

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Presso i nostri uffici potrà riti-rarla in formato cartaceo per un riscontro ottimale del colo-re; la seguente bozza digitale potrebbe, infatti, non essere cromaticamente fedele al risul-tato finale del prodotto stam-pato, in quanto le differenze e i limiti tecnologici dei monitor non garantiscono una resa cro-matica standard.

La presente va rispedita firmata via fax al numero 0457703566 o via e-mail; la mancata approvazione non autorizza l’azienda a proce-dere con il lavoro.

Eventuali comunicazioni o varia-zioni relative alla bozza in oggetto devono essere fatte per iscritto sulle bozze o sui documenti di-gitali da inviare via fax o e-mail.

21/10/2010Data:

Grafical S.r.lVia dell’Artigianato, 4237020 Marano di ValpolicellaVerona · Italy

Tel. +39 045 770.4444 Fax +39 045 [email protected]

Formato Numero copie Colori Colori

Fronte 95mm x 100mm Quadricromia

Gianpaolo Trevisi

e l’abitudineLa normalità

sono la vera

RECIOTOdella VALPOLICELLA

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AMARONEdella VALPOLICELLA

Mario Giulio Schinaia

Sotto il cielotutti uguali

PROCURATORE DELLA REPUBBLICA DI VERONA

Page 42: Economia Veronese - Marzo 2011

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Si è tenuto nella sede di Apindustria Verona un incontro con gli associati e Banca IFIS, rappresentata da Andrea

Gentiluomo, per approfondire un tema caro alle imprese: come ottenere fi nanziamenti. In un Paese come il nostro in cui la stretta creditizia sta prendendo sempre più corpo si cercano canali alternativi di fi nanziamento che possano fornire alle imprese la liquidità necessaria. Oggi, tanto più le aziende sono piccole e deboli dal punto di vista della strut-tura patrimoniale, tanto più diffi cile è per loro riuscire a fi nanziarsi. Il mondo del credito alle

PMI è radicalmente cambiato, sfavorevolmente per loro, negli ultimi 3 anni. Fondamentale in questo contesto è che gli imprenditori com-prendano che hanno un’importante leva per accedere al credito: il prodotto del loro lavoro. Possono, infatti, utilizzare il capitale circolan-te generato dalla loro attività per continuare a supportare la crescita aziendale attraverso

la cessione del credito commerciale. E alla componente fi nanziaria si aggiunge la com-ponente servizio: per l’attività di ogni azienda la gestione del credito deve essere effi ciente, snella e puntuale. Utilizzando lo strumento del factoring questo è possibile.Ma cos’è il factoring? A cosa serve? E a chi è destinato?Il mercato del factoring va inserito nel più ampio e generale mercato della fi nanza com-merciale a breve termine, che in Italia vale circa 350 miliardi di lire di impieghi. Il factoring è uno strumento che consente a un’impre-

sa di vendere i crediti commerciali in essere nei confronti dei propri clienti a un operatore specializzato ottenendo servizi di gestione, fi nanziamento e/o garanzia. In generale il fi nanziamento alle imprese trasferisce il rischio di credito dal soggetto fi nanziato al soggetto che, alla scadenza, è impegnato al pagamen-to dei crediti risultanti dalle cessioni di beni

come e perché cedere i crediti

attualità

43Economia Veronese - marzo 2011

o dalle prestazioni di servizi. La struttura dell’operazione consente di avere la massima effi cienza quando il debito-re ceduto ha uno standing creditizio superiore a quello del cliente cedente e quando la qualità del credito è con-fermata e/o adeguatamente documentata. La cessione dei crediti non rappresenta il fi ne del contratto, ma lo strumento attraverso cui è possibile l’erogazione dei servizi del factor. Un errore, quindi, considerarlo un’alter-nativa al credito bancario ma piuttosto una componente fi nanziaria da utilizzare in via complementare alle altre fonti di fi nanziamento. La cessio-ne può avvenire in due modi differenti:pro solvendo: lasciando al cliente il rischio dell’eventuale insolvenza dei debitori;pro soluto: il factor si assu-me il rischio di insolvenza dei debitori ceduti e in caso di inadempimento di questi ultimi non potrà richiedere

la restituzione degli anticipi versati al cliente.Da una prospettiva più ampia va sottolineato come il factor fornisca all’impresa cedente una vera e propria gamma di servizi complementari che vanno dalla pura amministra-zione, all’assistenza legale, alla valutazione, all’affi dabilità della clientela.L’opportunità del ricorso al factoring si manifesta quando vi è uno squilibrio tra le esi-genze della politica di credito commerciale dell’Impresa e le risorse fi nanziarie di cui l’impresa può autonomamen-te disporre.Perché quindi il factoring? E a questo, punto, perché una Banca specializzata in factoring?Il factoring comprende diversi servizi rivolti a soddisfare le esigenze di gestione dei cre-diti di fornitura da parte delle imprese, tra cui:- amministrazione, gestione e incasso dei crediti- valutazione di affi dabilità del-

la clientela- fi nanziamento attraverso l’anticipazione dei crediti pri-ma della relativa scadenza- eventuale garanzia sul buon fi ne delle operazioni.«In particolare, Banca IFIS si rivolge a un segmento di im-prese che diffi cilmente hanno accesso al credito attraverso il normale canale bancario e co-munque in questo non trova-no la completa soddisfazione delle loro esigenze fi nanziarie – sottolinea Andrea Gentiluo-mo – . Non solo, il segmento di mercato in cui operiamo da anni è un segmento dove gli altri operatori non entrano, perché si rivolgono prevalen-temente a mercati captive e a soggetti di grandi dimensioni. Siamo – continua Gentiluo-mo - un partner affi dabile e vicino al cliente che mette a disposizione delle imprese soluzioni all’avanguardia. La piccola media impresa trova così un alleato di fi ducia pron-to a sostenerla giorno dopo giorno».•

Factoring

FACTORING

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Si è tenuto nella sede di Apindustria Verona un incontro con gli associati e Banca IFIS, rappresentata da Andrea

Gentiluomo, per approfondire un tema caro alle imprese: come ottenere fi nanziamenti. In un Paese come il nostro in cui la stretta creditizia sta prendendo sempre più corpo si cercano canali alternativi di fi nanziamento che possano fornire alle imprese la liquidità necessaria. Oggi, tanto più le aziende sono piccole e deboli dal punto di vista della strut-tura patrimoniale, tanto più diffi cile è per loro riuscire a fi nanziarsi. Il mondo del credito alle

PMI è radicalmente cambiato, sfavorevolmente per loro, negli ultimi 3 anni. Fondamentale in questo contesto è che gli imprenditori com-prendano che hanno un’importante leva per accedere al credito: il prodotto del loro lavoro. Possono, infatti, utilizzare il capitale circolan-te generato dalla loro attività per continuare a supportare la crescita aziendale attraverso

la cessione del credito commerciale. E alla componente fi nanziaria si aggiunge la com-ponente servizio: per l’attività di ogni azienda la gestione del credito deve essere effi ciente, snella e puntuale. Utilizzando lo strumento del factoring questo è possibile.Ma cos’è il factoring? A cosa serve? E a chi è destinato?Il mercato del factoring va inserito nel più ampio e generale mercato della fi nanza com-merciale a breve termine, che in Italia vale circa 350 miliardi di lire di impieghi. Il factoring è uno strumento che consente a un’impre-

sa di vendere i crediti commerciali in essere nei confronti dei propri clienti a un operatore specializzato ottenendo servizi di gestione, fi nanziamento e/o garanzia. In generale il fi nanziamento alle imprese trasferisce il rischio di credito dal soggetto fi nanziato al soggetto che, alla scadenza, è impegnato al pagamen-to dei crediti risultanti dalle cessioni di beni

come e perché cedere i crediti

attualità

43Economia Veronese - marzo 2011

o dalle prestazioni di servizi. La struttura dell’operazione consente di avere la massima effi cienza quando il debito-re ceduto ha uno standing creditizio superiore a quello del cliente cedente e quando la qualità del credito è con-fermata e/o adeguatamente documentata. La cessione dei crediti non rappresenta il fi ne del contratto, ma lo strumento attraverso cui è possibile l’erogazione dei servizi del factor. Un errore, quindi, considerarlo un’alter-nativa al credito bancario ma piuttosto una componente fi nanziaria da utilizzare in via complementare alle altre fonti di fi nanziamento. La cessio-ne può avvenire in due modi differenti:pro solvendo: lasciando al cliente il rischio dell’eventuale insolvenza dei debitori;pro soluto: il factor si assu-me il rischio di insolvenza dei debitori ceduti e in caso di inadempimento di questi ultimi non potrà richiedere

la restituzione degli anticipi versati al cliente.Da una prospettiva più ampia va sottolineato come il factor fornisca all’impresa cedente una vera e propria gamma di servizi complementari che vanno dalla pura amministra-zione, all’assistenza legale, alla valutazione, all’affi dabilità della clientela.L’opportunità del ricorso al factoring si manifesta quando vi è uno squilibrio tra le esi-genze della politica di credito commerciale dell’Impresa e le risorse fi nanziarie di cui l’impresa può autonomamen-te disporre.Perché quindi il factoring? E a questo, punto, perché una Banca specializzata in factoring?Il factoring comprende diversi servizi rivolti a soddisfare le esigenze di gestione dei cre-diti di fornitura da parte delle imprese, tra cui:- amministrazione, gestione e incasso dei crediti- valutazione di affi dabilità del-

la clientela- fi nanziamento attraverso l’anticipazione dei crediti pri-ma della relativa scadenza- eventuale garanzia sul buon fi ne delle operazioni.«In particolare, Banca IFIS si rivolge a un segmento di im-prese che diffi cilmente hanno accesso al credito attraverso il normale canale bancario e co-munque in questo non trova-no la completa soddisfazione delle loro esigenze fi nanziarie – sottolinea Andrea Gentiluo-mo – . Non solo, il segmento di mercato in cui operiamo da anni è un segmento dove gli altri operatori non entrano, perché si rivolgono prevalen-temente a mercati captive e a soggetti di grandi dimensioni. Siamo – continua Gentiluo-mo - un partner affi dabile e vicino al cliente che mette a disposizione delle imprese soluzioni all’avanguardia. La piccola media impresa trova così un alleato di fi ducia pron-to a sostenerla giorno dopo giorno».•

Factoring

FACTORING

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Dall’ortofrutta alla pasta, dal vino ai formaggi al pane: la piccola e me-dia impresa alimentare italiana è

rappresentata da UnionAlimentari-CONFA-PI, che con una qualifi cata struttura è vicina alle esigenze degli associati (oltre 2.000) che operano nel settore. Vari sono i Tavoli istituzionali, gli Enti e le Pubbliche Ammi-nistrazioni con i quali l’Unione di categoria interagisce con l’ obiettivo di tutelare le PMI alimentari e intervenire, laddove necessario, con proposte legislative a livello nazionale. A livello europeo UnionAlimentari-CONFA-PI è membro del Foodstuff (gruppo di la-voro per il comparto alimentare) all’interno dell’UEAPME (Unione Europea dell’Artigia-nato e delle Piccole e Medie Imprese).«Le Aziende associate a UnionAlimentari-CONFAPI sviluppano, a livello aggregato, circa 14,5 miliardi di euro di fatturato e costituiscono un punto di forza del Made in Italy agroalimentare. Siamo in grado di rappresentare al meglio – spiega il presi-dente Renato Bonaglia – le nostre imprese perché l’associazione è costituita da im-

prenditori che, in prima persona, parteci-pano fattivamente alle scelte strategiche. Gli imprenditori sanno che per ottenere qualcosa spesso devono costruirselo da soli: come accade in azienda, solo vivendo direttamente all’interno del gruppo asso-ciativo si riesce a portare avanti iniziative e istanze. Ecco perché vogliamo mantenere la prerogativa della concretezza e lo stes-so spirito che c’è all’interno dell’impresa». «Molte sono le tematiche per le quali ci siamo fatti portavoce presso le istituzioni nazionali, quali il Ministero dell’Economia, dell’Agricoltura, dello Sviluppo Economico e della Salute. Voglio ricordare il consi-stente lavoro svolto per il sostegno all’in-ternazionalizzazione delle PMI, la difesa del Made in Italy inteso come salvaguardia della produzione agroalimentare nel nostro Paese, le azioni volte alla semplifi cazione dei rapporti Industria-Grande Distribuzione, le prese di posizione sui rincari delle mate-rie prime contribuendo a chiarire meglio i veri scenari descritti dalla stampa in modo talvolta demagogico e superfi ciale come se

attualità

45Economia Veronese - marzo 2011

l’azienda produttrice fosse la responsabile delle speculazioni internazionali anziché la vittima. Altro tema che ci vede impegnati in prima linea è la rivalutazione del tessuto im-prenditoriale di piccole dimensioni. Questi argomenti ci stanno particolarmente a cuo-re, perché le PMI costituiscono il fulcro della produzione alimentare italiana, che oggi, non dimentichiamolo, è la seconda colonna portante del PIL nazionale, anzi la prima se sommiamo anche la produzione agricola. Oltre ai programmi consolidati come Export Program, negli ultimi anni abbiamo stilato accordi di collaborazione con importanti enti fi eristici italiani, per favorire la parteci-pazione delle nostre aziende alle kermesse alimentari che hanno un bacino d’utenza internazionale».L’esigenza di rappresentatività e compe-tenza per ciascuno dei sottosettori in cui è suddivisa l’industria alimentare ha compor-tato la defi nizione di alcune deleghe in seno alla Giunta di Presidenza UnionAlimentari, in modo che siano gli imprenditori, in prima persona e con il supporto della struttura, a farsi portavoce degli interessi del singo-lo comparto presso gli organi competenti nazionali e comunitari. Ad oggi le deleghe riguardano: l’orto-frutticolo, la gastronomia e i piatti pronti, la pasta alimentare, il pane e i suoi sostitutivi, i formaggi e le bevande spi-ritose. Uno dei settori particolarmente attivi è quello della pasta alimentare presieduto da Pietro Marcato, imprenditore veronese e Vice-Presidente UnionAlimentari-CONFAPI con delega al settore pasta che ha ribadi-to: «La pasta richiede di essere tutelata e promossa in virtù del suo evidente carattere “sociale”, vale a dire per il suo indiscutibile impatto sia sull’economia, quale fonte di business, sia su aspetti come la cultura, la salute e l’ambiente. Basti pensare alla recente proclamazione da parte dell’Une-sco della dieta mediterranea a patrimonio dell’umanità, di cui la pasta è un compo-nente fondamentale. La pasta è inoltre sim-bolo della tradizione del nostro Paese e del Made in Italy e prodotto di forte esportazio-ne e di commercio; la pasta è presente ai primi gradini della piramide alimentare per il suo effetto positivo sulla salute e agli ul-timi della piramide ambientale, per il basso impatto che ha sull’ambiente».« Un ruolo fondamentale per la produzione di questo

prezioso bene – ha continuato Marcato – spetta ai piccoli e medi pastifi ci che in Italia rappresentano gran parte del settore. Per questo l’associazione ha ritenuto importan-te attuare un’azione di tutela e promozione del comparto e di queste imprese. Infatti, in un contesto come quello italiano caratte-rizzato da una forte polverizzazione, quindi da un’alta concorrenzialità, i pastai devono essere incoraggiati a investire in qualità e a preservare la loro funzione di custodi delle specifi cità delle nostra cultura culinaria e del suo legame con il territorio senza soc-combere a logiche economiche che non sempre risultano favorevoli per la piccola e media dimensione».Rappresentanza di settore, ma non solo. UnionAlimentari dà la possibilità di costitu-ire i gruppi produttivi che hanno lo scopo di adottare misure specifi che per sostenere gli interessi delle imprese aderenti. Ancora una volta si mantiene fede al valore della rappresentanza imprenditoriale, in quanto ogni gruppo è composto da soli impren-ditori. Ne è un esempio il gruppo recente-mente costituito UNAS-UnionAlimentari che tutela e promuove gli interessi del comparto dei surgelati. Nato dall’esigenza espressa dagli operatori del frozen di ottenere mag-giore rappresentanza a livello istituzionale e di mercato, è presieduto da Romana Tam-burini, presidente di Surgital S.p.A che al momento della costituzione ha dichiarato: «Abbiamo lavorato intensamente per co-stituire UNAS e sono certa che tuteleremo al meglio l’intera fi liera dei surgelati, che in Italia è rappresentata ormai da moltissime aziende, la maggior parte di esse proprio PMI». Tra le iniziative attuate da UNAS-UnionAlimentari va ricordato l’accordo con Rimini Fiera che consente alle aziende del gruppo di benefi ciare dello sconto del 30% sull’area espositiva nell’ambito di Frigus 2011 e che si colloca all’interno della col-laborazione quadriennale siglata nel 2009 con l’ente Rimini Fiera e che contempla contributi e agevolazioni speciali per le PMI alimentari CONFAPI. Da ricordare anche l’accordo tra UnionAlimentari-CONFAPI e la Fiera di Milano volto a incentivare la par-tecipazione delle PMI CONFAPI alla fi era dell’alimentare TUTTOFOOD. La promozio-ne e il sostegno delle aziende avviene con servizi ad hoc, realizzati su misura per le

esigenze di ciascuna azienda, che vengono erogati mediante la propria società di servizi Food Service S.r.l. Le aree d’interesse spa-ziano dalla qualità e sicurezza alimentare, alla consulenza legale, al marketing ed ex-port, alla formazione.

EXPORT PROGRAM È il progetto per l’export dedicato alle PMI alimentari che favorisce l’incontro tra imprese e buyers. Grazie alla pubbli-cazione del Catalogo (Buyers’ Guide) tradotto in cinque lingue e inviato a impor-tatori, grossisti, centrali d’acquisto, distri-butori, società di catering, ristorazione e GD alimentare d’Europa, America e Asia le imprese che vi aderiscono possono accedere agli incontri diretti “face to face” con potenziali clienti stranieri che Unio-nAlimentari organizza tre volte all’anno a Roma e Milano. Oltre ad attuare una prima trattativa commerciale, le aziende pos-sono incontrare in un’unica giornata più buyers di diverse nazionalità, spesso non raggiungibili dalle stesse.

LEGALE E QUALITÀLa qualità e la sicurezza sono due aspet-ti che l’azienda di produzione alimentare deve tenere sotto costante controllo al fi ne di garantire una corretta gestione azienda-le e competere con successo nel merca-to. Per questo UnionAlimentari-CONFAPI, tramite la società di servizi Food Service ha predisposto una serie di servizi legati alla Qualità e alla Sicurezza nel campo alimentare, oltre che alla Consulenza le-gale, che agevolano l’impresa nella sua attività quotidiana di gestione aziendale. Tra i principali servizi di cui le PMI ali-mentari possono benefi ciare, vi sono: la verifi ca delle etichette, il check-up dello stabilimento, l’assistenza per gli alimenti particolari (prodotti dietetici e alimenti del-la prima infanzia), il controllo metrologico, la stesura di scritti difensivi per opporsi alle sanzioni amministrative, l’assistenza nei rapporti con la pubblica amministrazione e la newsletter di legislazione alimenta-re per un aggiornamento continuo.

UNIONALIMENTARI-CONFAPI

UNIONALIMENTARI-CONFAPIA tutela e promozione delle PMI agroalimentari

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Dall’ortofrutta alla pasta, dal vino ai formaggi al pane: la piccola e me-dia impresa alimentare italiana è

rappresentata da UnionAlimentari-CONFA-PI, che con una qualifi cata struttura è vicina alle esigenze degli associati (oltre 2.000) che operano nel settore. Vari sono i Tavoli istituzionali, gli Enti e le Pubbliche Ammi-nistrazioni con i quali l’Unione di categoria interagisce con l’ obiettivo di tutelare le PMI alimentari e intervenire, laddove necessario, con proposte legislative a livello nazionale. A livello europeo UnionAlimentari-CONFA-PI è membro del Foodstuff (gruppo di la-voro per il comparto alimentare) all’interno dell’UEAPME (Unione Europea dell’Artigia-nato e delle Piccole e Medie Imprese).«Le Aziende associate a UnionAlimentari-CONFAPI sviluppano, a livello aggregato, circa 14,5 miliardi di euro di fatturato e costituiscono un punto di forza del Made in Italy agroalimentare. Siamo in grado di rappresentare al meglio – spiega il presi-dente Renato Bonaglia – le nostre imprese perché l’associazione è costituita da im-

prenditori che, in prima persona, parteci-pano fattivamente alle scelte strategiche. Gli imprenditori sanno che per ottenere qualcosa spesso devono costruirselo da soli: come accade in azienda, solo vivendo direttamente all’interno del gruppo asso-ciativo si riesce a portare avanti iniziative e istanze. Ecco perché vogliamo mantenere la prerogativa della concretezza e lo stes-so spirito che c’è all’interno dell’impresa». «Molte sono le tematiche per le quali ci siamo fatti portavoce presso le istituzioni nazionali, quali il Ministero dell’Economia, dell’Agricoltura, dello Sviluppo Economico e della Salute. Voglio ricordare il consi-stente lavoro svolto per il sostegno all’in-ternazionalizzazione delle PMI, la difesa del Made in Italy inteso come salvaguardia della produzione agroalimentare nel nostro Paese, le azioni volte alla semplifi cazione dei rapporti Industria-Grande Distribuzione, le prese di posizione sui rincari delle mate-rie prime contribuendo a chiarire meglio i veri scenari descritti dalla stampa in modo talvolta demagogico e superfi ciale come se

attualità

45Economia Veronese - marzo 2011

l’azienda produttrice fosse la responsabile delle speculazioni internazionali anziché la vittima. Altro tema che ci vede impegnati in prima linea è la rivalutazione del tessuto im-prenditoriale di piccole dimensioni. Questi argomenti ci stanno particolarmente a cuo-re, perché le PMI costituiscono il fulcro della produzione alimentare italiana, che oggi, non dimentichiamolo, è la seconda colonna portante del PIL nazionale, anzi la prima se sommiamo anche la produzione agricola. Oltre ai programmi consolidati come Export Program, negli ultimi anni abbiamo stilato accordi di collaborazione con importanti enti fi eristici italiani, per favorire la parteci-pazione delle nostre aziende alle kermesse alimentari che hanno un bacino d’utenza internazionale».L’esigenza di rappresentatività e compe-tenza per ciascuno dei sottosettori in cui è suddivisa l’industria alimentare ha compor-tato la defi nizione di alcune deleghe in seno alla Giunta di Presidenza UnionAlimentari, in modo che siano gli imprenditori, in prima persona e con il supporto della struttura, a farsi portavoce degli interessi del singo-lo comparto presso gli organi competenti nazionali e comunitari. Ad oggi le deleghe riguardano: l’orto-frutticolo, la gastronomia e i piatti pronti, la pasta alimentare, il pane e i suoi sostitutivi, i formaggi e le bevande spi-ritose. Uno dei settori particolarmente attivi è quello della pasta alimentare presieduto da Pietro Marcato, imprenditore veronese e Vice-Presidente UnionAlimentari-CONFAPI con delega al settore pasta che ha ribadi-to: «La pasta richiede di essere tutelata e promossa in virtù del suo evidente carattere “sociale”, vale a dire per il suo indiscutibile impatto sia sull’economia, quale fonte di business, sia su aspetti come la cultura, la salute e l’ambiente. Basti pensare alla recente proclamazione da parte dell’Une-sco della dieta mediterranea a patrimonio dell’umanità, di cui la pasta è un compo-nente fondamentale. La pasta è inoltre sim-bolo della tradizione del nostro Paese e del Made in Italy e prodotto di forte esportazio-ne e di commercio; la pasta è presente ai primi gradini della piramide alimentare per il suo effetto positivo sulla salute e agli ul-timi della piramide ambientale, per il basso impatto che ha sull’ambiente».« Un ruolo fondamentale per la produzione di questo

prezioso bene – ha continuato Marcato – spetta ai piccoli e medi pastifi ci che in Italia rappresentano gran parte del settore. Per questo l’associazione ha ritenuto importan-te attuare un’azione di tutela e promozione del comparto e di queste imprese. Infatti, in un contesto come quello italiano caratte-rizzato da una forte polverizzazione, quindi da un’alta concorrenzialità, i pastai devono essere incoraggiati a investire in qualità e a preservare la loro funzione di custodi delle specifi cità delle nostra cultura culinaria e del suo legame con il territorio senza soc-combere a logiche economiche che non sempre risultano favorevoli per la piccola e media dimensione».Rappresentanza di settore, ma non solo. UnionAlimentari dà la possibilità di costitu-ire i gruppi produttivi che hanno lo scopo di adottare misure specifi che per sostenere gli interessi delle imprese aderenti. Ancora una volta si mantiene fede al valore della rappresentanza imprenditoriale, in quanto ogni gruppo è composto da soli impren-ditori. Ne è un esempio il gruppo recente-mente costituito UNAS-UnionAlimentari che tutela e promuove gli interessi del comparto dei surgelati. Nato dall’esigenza espressa dagli operatori del frozen di ottenere mag-giore rappresentanza a livello istituzionale e di mercato, è presieduto da Romana Tam-burini, presidente di Surgital S.p.A che al momento della costituzione ha dichiarato: «Abbiamo lavorato intensamente per co-stituire UNAS e sono certa che tuteleremo al meglio l’intera fi liera dei surgelati, che in Italia è rappresentata ormai da moltissime aziende, la maggior parte di esse proprio PMI». Tra le iniziative attuate da UNAS-UnionAlimentari va ricordato l’accordo con Rimini Fiera che consente alle aziende del gruppo di benefi ciare dello sconto del 30% sull’area espositiva nell’ambito di Frigus 2011 e che si colloca all’interno della col-laborazione quadriennale siglata nel 2009 con l’ente Rimini Fiera e che contempla contributi e agevolazioni speciali per le PMI alimentari CONFAPI. Da ricordare anche l’accordo tra UnionAlimentari-CONFAPI e la Fiera di Milano volto a incentivare la par-tecipazione delle PMI CONFAPI alla fi era dell’alimentare TUTTOFOOD. La promozio-ne e il sostegno delle aziende avviene con servizi ad hoc, realizzati su misura per le

esigenze di ciascuna azienda, che vengono erogati mediante la propria società di servizi Food Service S.r.l. Le aree d’interesse spa-ziano dalla qualità e sicurezza alimentare, alla consulenza legale, al marketing ed ex-port, alla formazione.

EXPORT PROGRAM È il progetto per l’export dedicato alle PMI alimentari che favorisce l’incontro tra imprese e buyers. Grazie alla pubbli-cazione del Catalogo (Buyers’ Guide) tradotto in cinque lingue e inviato a impor-tatori, grossisti, centrali d’acquisto, distri-butori, società di catering, ristorazione e GD alimentare d’Europa, America e Asia le imprese che vi aderiscono possono accedere agli incontri diretti “face to face” con potenziali clienti stranieri che Unio-nAlimentari organizza tre volte all’anno a Roma e Milano. Oltre ad attuare una prima trattativa commerciale, le aziende pos-sono incontrare in un’unica giornata più buyers di diverse nazionalità, spesso non raggiungibili dalle stesse.

LEGALE E QUALITÀLa qualità e la sicurezza sono due aspet-ti che l’azienda di produzione alimentare deve tenere sotto costante controllo al fi ne di garantire una corretta gestione azienda-le e competere con successo nel merca-to. Per questo UnionAlimentari-CONFAPI, tramite la società di servizi Food Service ha predisposto una serie di servizi legati alla Qualità e alla Sicurezza nel campo alimentare, oltre che alla Consulenza le-gale, che agevolano l’impresa nella sua attività quotidiana di gestione aziendale. Tra i principali servizi di cui le PMI ali-mentari possono benefi ciare, vi sono: la verifi ca delle etichette, il check-up dello stabilimento, l’assistenza per gli alimenti particolari (prodotti dietetici e alimenti del-la prima infanzia), il controllo metrologico, la stesura di scritti difensivi per opporsi alle sanzioni amministrative, l’assistenza nei rapporti con la pubblica amministrazione e la newsletter di legislazione alimenta-re per un aggiornamento continuo.

UNIONALIMENTARI-CONFAPI

UNIONALIMENTARI-CONFAPIA tutela e promozione delle PMI agroalimentari

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Nel corso di un incontro tenutosi nella sede di Apindustria il presiden-

te Arturo Alberti, il consigliere Giorgio Martini e il rappresen-tate di zona Silvano Miniato hanno consegnato al parroco di Monteforte d’Alpone, don Alessandro Bonetti, i fondi rac-colti a seguito della disastrosa alluvione che ha colpito alcune zone del territorio veronese. L’Associazione si era infatti at-tivata fi n da subito per riscon-trare i danni subiti dalle azien-

de associate facendosi inoltre promotrice di una raccolta tra i propri iscritti.«La risposta alla nostra iniziati-va è stata sicuramente signifi -cativa – ha sottolineato Alberti – e ancora una volta ha messo in luce la concretezza che è insita nel DNA di noi piccoli e medi imprenditori. Ed è proprio nel nome di questa concretezza che Apindustria ha valutato op-portuno consegnare il ricavato di quanto raccolto, unitamente al contributo stanziato dall’As-

sociazione, la somma di ven-timila euro direttamente a don Bonetti che ha vissuto e vive sul campo la realtà delle impre-se e delle famiglie danneggiate dalla calamità». Nel ringraziare anche a nome di tutti gli alluvio-nati don Bonetti ha sottolineato che: «Ancora una volta il mondo del volontariato e i veneti hanno dimostrato che nel momento del bisogno sanno rimboccarsi le maniche e sanno rispondere anche in modo tangibile a chi è colpito dalle avversit໕

attualità

47Economia Veronese - marzo 2011

Consegnati da Apindustria i fondi raccolti per gli alluvionati dell’Est Veronese

Apigiovani

Nemo profeta in patria è cosa ri-saputa e… anche nella nostra città, troppo spesso relegata a

semplice provincia del nord est, esistono realtà che tutto il paese ci invidia ma che molti veronesi conoscono poco. Realtà che sono anche in procinto di essere “esportate” in altre regioni: un esempio è costituito da COSP Verona – Comitato Provinciale per l’Orientamento Scolastico e Professionale – che da oltre vent’anni

si occupa dell’orientamento rivolto agli studenti delle scuole superiori della pro-vincia di Verona al fi ne di chiarire quali siano le possibilità lavorative attuali, ma soprattutto reali, che il futuro riserva loro. Il Comitato è stato fondato ed é sostenu-to da un insieme di componenti eteroge-nee ma aventi lo stesso fi ne: indirizzare nel miglior modo possibile le nuove leve nelle loro scelte professionali. In COSP sono rappresentate tutte le associazio-ni datoriali veronesi, le agenzie per il lavoro, le scuole, le organizzazioni sin-dacali, i Rotary e i Lion’s club, le as-

sociazioni dei consumatori e dei genitori. Apindustria é da sempre presente all’in-terno del comitato con un componente del Gruppo Giovani che, per il 2011, ri-vestirà anche il ruolo di rappresentare di tutte le associazioni imprenditoriali vero-nesi presenti nel consiglio direttivo. Già da un anno ho potuto presenziare diret-tamente, in veste di invitato, alle riunioni del comitato e ho avuto modo di toccare con mano la vitalità di questo strumen-

to unico e pronto ad essere replicato e proposto altrove. É in essere infatti il progetto di sviluppo del modello COSP nelle province della Toscana dove COSP è particolarmente apprezzato grazie an-che all’intensa attività svolta dal diretto-re Emanuele Tagetto e dalla presidente

Cinzia Giuliana Albertini. Fra le numerose pro-

poste del COSP il progetto ITINERA è sicuramente il fi ore all’occhiello.

Si tratta di un insieme di appuntamenti orientativi rivolti agli studenti delle clas-si quarte e quinte degli istituti veronesi, organizzati in master nei quali vengono coinvolti docenti e professionisti del tessuto economico e sociale veronese. La partecipazione ai master avviene al di fuori dell’orario scolastico e nono-stante ciò, l’iniziativa ha riscontrato ne-gli anni un costante incremento di pre-senze da parte degli studenti. Questa positiva risposta è indice di quanto sia sentita l’esigenza da parte dei giovani di essere adeguatamente informati su quelle che sono oggi le opportunità occupazionali. Tra le iniziative in calen-dario è da segnalare la collaborazione fra COSP e Unionmeccanica-Apindu-stria per ricercare un nuovo modo di concepire gli stage aziendali da par-te degli studenti. Si desidera rendere la presenza all’interno delle aziende un momento di sicura acquisizione di competenze da parte dell’allievo, rendendolo così partecipe a “picco-le dosi” della quotidianità aziendale e quindi garantirne la crescita personale. Secondo i consiglieri di Unionmecca-nica questa iniziativa potrebbe incre-mentare notevolmente le possibilità di impiego dei giovani che vi aderiranno. Le diffi coltà che negli ultimi anni hanno dovuto affrontare tutte le nostre azien-de devono essere viste come opportu-nità di rinnovamento che passa anche attraverso l’inserimento in azienda di nuovi collaboratori e nuove forze cari-che di energia positiva e correttamente indirizzate nella scelta professionale, grazie anche al lavoro portato avanti da COSP, strumento insostituibile oggi più che mai. •

Verona in prima linea con COSP

Thomas Ambrosi

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Nel corso di un incontro tenutosi nella sede di Apindustria il presiden-

te Arturo Alberti, il consigliere Giorgio Martini e il rappresen-tate di zona Silvano Miniato hanno consegnato al parroco di Monteforte d’Alpone, don Alessandro Bonetti, i fondi rac-colti a seguito della disastrosa alluvione che ha colpito alcune zone del territorio veronese. L’Associazione si era infatti at-tivata fi n da subito per riscon-trare i danni subiti dalle azien-

de associate facendosi inoltre promotrice di una raccolta tra i propri iscritti.«La risposta alla nostra iniziati-va è stata sicuramente signifi -cativa – ha sottolineato Alberti – e ancora una volta ha messo in luce la concretezza che è insita nel DNA di noi piccoli e medi imprenditori. Ed è proprio nel nome di questa concretezza che Apindustria ha valutato op-portuno consegnare il ricavato di quanto raccolto, unitamente al contributo stanziato dall’As-

sociazione, la somma di ven-timila euro direttamente a don Bonetti che ha vissuto e vive sul campo la realtà delle impre-se e delle famiglie danneggiate dalla calamità». Nel ringraziare anche a nome di tutti gli alluvio-nati don Bonetti ha sottolineato che: «Ancora una volta il mondo del volontariato e i veneti hanno dimostrato che nel momento del bisogno sanno rimboccarsi le maniche e sanno rispondere anche in modo tangibile a chi è colpito dalle avversit໕

attualità

47Economia Veronese - marzo 2011

Consegnati da Apindustria i fondi raccolti per gli alluvionati dell’Est Veronese

Apigiovani

Nemo profeta in patria è cosa ri-saputa e… anche nella nostra città, troppo spesso relegata a

semplice provincia del nord est, esistono realtà che tutto il paese ci invidia ma che molti veronesi conoscono poco. Realtà che sono anche in procinto di essere “esportate” in altre regioni: un esempio è costituito da COSP Verona – Comitato Provinciale per l’Orientamento Scolastico e Professionale – che da oltre vent’anni

si occupa dell’orientamento rivolto agli studenti delle scuole superiori della pro-vincia di Verona al fi ne di chiarire quali siano le possibilità lavorative attuali, ma soprattutto reali, che il futuro riserva loro. Il Comitato è stato fondato ed é sostenu-to da un insieme di componenti eteroge-nee ma aventi lo stesso fi ne: indirizzare nel miglior modo possibile le nuove leve nelle loro scelte professionali. In COSP sono rappresentate tutte le associazio-ni datoriali veronesi, le agenzie per il lavoro, le scuole, le organizzazioni sin-dacali, i Rotary e i Lion’s club, le as-

sociazioni dei consumatori e dei genitori. Apindustria é da sempre presente all’in-terno del comitato con un componente del Gruppo Giovani che, per il 2011, ri-vestirà anche il ruolo di rappresentare di tutte le associazioni imprenditoriali vero-nesi presenti nel consiglio direttivo. Già da un anno ho potuto presenziare diret-tamente, in veste di invitato, alle riunioni del comitato e ho avuto modo di toccare con mano la vitalità di questo strumen-

to unico e pronto ad essere replicato e proposto altrove. É in essere infatti il progetto di sviluppo del modello COSP nelle province della Toscana dove COSP è particolarmente apprezzato grazie an-che all’intensa attività svolta dal diretto-re Emanuele Tagetto e dalla presidente

Cinzia Giuliana Albertini. Fra le numerose pro-

poste del COSP il progetto ITINERA è sicuramente il fi ore all’occhiello.

Si tratta di un insieme di appuntamenti orientativi rivolti agli studenti delle clas-si quarte e quinte degli istituti veronesi, organizzati in master nei quali vengono coinvolti docenti e professionisti del tessuto economico e sociale veronese. La partecipazione ai master avviene al di fuori dell’orario scolastico e nono-stante ciò, l’iniziativa ha riscontrato ne-gli anni un costante incremento di pre-senze da parte degli studenti. Questa positiva risposta è indice di quanto sia sentita l’esigenza da parte dei giovani di essere adeguatamente informati su quelle che sono oggi le opportunità occupazionali. Tra le iniziative in calen-dario è da segnalare la collaborazione fra COSP e Unionmeccanica-Apindu-stria per ricercare un nuovo modo di concepire gli stage aziendali da par-te degli studenti. Si desidera rendere la presenza all’interno delle aziende un momento di sicura acquisizione di competenze da parte dell’allievo, rendendolo così partecipe a “picco-le dosi” della quotidianità aziendale e quindi garantirne la crescita personale. Secondo i consiglieri di Unionmecca-nica questa iniziativa potrebbe incre-mentare notevolmente le possibilità di impiego dei giovani che vi aderiranno. Le diffi coltà che negli ultimi anni hanno dovuto affrontare tutte le nostre azien-de devono essere viste come opportu-nità di rinnovamento che passa anche attraverso l’inserimento in azienda di nuovi collaboratori e nuove forze cari-che di energia positiva e correttamente indirizzate nella scelta professionale, grazie anche al lavoro portato avanti da COSP, strumento insostituibile oggi più che mai. •

Verona in prima linea con COSP

Thomas Ambrosi

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Ugo Sauro racconta i Monti Lessini

terza pagina

49Economia Veronese - marzo 2011

Fra questi mi piace ricordare mio padre Anselmo cultore della storia di Bosco Chiesanuova e dei Tredici Comuni cim-bri, Angelo Pasa grande naturalista del Museo di Verona, Eugenio Turri geogra-fo che mi ha aperto alla visione del pa-esaggio umano inteso come “teatro”, Gianfranco Gasperini appassionato

della cultura materiale dei montanari, Govanni Battista Castiglioni, geografo fi sico, e molti altri.Gli studi, il lavoro, l’insegnamento uni-versitario e i frequenti viaggi imposti dal-la mia attività di geomorfologo mi hanno ripetutamente allontanato, anche per lunghi periodi, dai luoghi d’origine; così ho conosciuto, apprezzato e amato altri ambienti e altre montagne, anche in ter-re lontane. Ma la relazione stabilita coi Lessini è rimasta unica, la più profonda e vitale; tra l’altro, continua a essere caratterizzata da una inesauribilmente curiosità, come si nutrisse ancora della meraviglia infantile, e ne facesse la mol-la segreta verso ulteriori esplorazioni e la fonte di uno speciale piacere per nuo-ve scoperte. Ora questo libro vuole essere un omag-gio alla mia terra e una sorta di con-traccambio per quanto mi ha dato e continua a darmi, e costituire un invito per tutti i lettori a scoprire di persona i

Lessini, apprezzandoli come una minie-ra di scenografi e paesaggistico-teatrali che nascondono e insieme svelano un grandissimo numero di opere della na-tura e di avventure umane. Va anche però precisato che non rap-presenta un trattato sistematico, né un’enciclopedia; narra la Lessinia, ma senza avere la pretesa di esaurire la descrizione del territorio, dell’ambiente e della popolazione. A proposito poi di quest’ultima, non intende fornire in ma-niera completa o in sequenza cronologi-ca serrata una narrazione di avvenimenti individuali o collettivi, o una descrizione dell’evoluzione socioeconomica. Così nel libro si troverà poca notizia, e per lo più confi nata in schede, delle vicende di cui si occupano i libri di storia, le cro-nache dei quotidiani, gli annali statistici, le biografi e dei personaggi noti, i diari personali; vicende quali, ad esempio, il passaggio di un esercito durante una fase di guerra, una riforma degli assetti

LESSINIA - Ugo Sauro

LESSINIA Ugo Sauro

LessiniaUgo Sauro, originario dei Monti Lessini Veronesi, è stato a lungo professore di Geografia Fisica presso il Corso di Studio di Scienze della Natura dell’Universi-tà degli Studi di Padova. Oggetto delle sue attività di ricerca sono la geomor-fologia e l’analisi del paesaggio. Ha pubblicato oltre 250 lavori, fra cui molti in riviste internazionali. Ha inoltre curato alcuni volumi divulgativi.È stato presidente della commissione dell’Unione Ge-ografica Internazionale sugli ambienti carsici; è stato presidente dell’aiqua (Associazione Italiana per lo Stu-dio del Quaternario). È direttore del «Quaderno Cul-turale - La Lessinia ieri oggi domani».Sin da ragazzo ha iniziato a esplorare i Monti Lessini alla ricerca di fossili e grotte e successivamente ne ha studiato la geologia e la geomorfologia e ne ha rico-struito la storia della presenza umana, facendo di que-ste montagne il suo territorio di scoperta, l’oggetto di molti suoi studi e la passione di un’intera vita.

Cierre edizioni€ 39,00

Ugo

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In copertina: fotografia di Flavio Pettene.

Questo mio libro, Lessinia, nasce dalla relazione, ormai lunga più di sessanta anni, fra me e la mia montagna. Sin da quando ero bambino sono rimasto affascinato dalla nicchia dei Monti Lessini dove vivevo, dai suoi uomini e dalla sua natura. Poi, nel tem-

po, anche in conseguenza dei miei interessi di studio e di lavoro, la conoscenza è diventata più ampia, perché è arrivata a comprendere l’intero altopiano, e molto più approfondita, e ha assunto un carattere scientifi co, avvalendosi di teorie, tecniche e procedimenti argomentativi di vari saperi, e venendo confortata da un buon numero di scoperte ed elaborazioni teoriche personali. Fondamentale, accanto alla ricerca bibliografi ca e sul terreno, e al confronto con strutture orografi che analoghe o, all’opposto, molto diverse, è stato l’interscambio con tanti amici, sia montanari, sia cittadini, i quali hanno condiviso la medesima passione.

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Ugo Sauro racconta i Monti Lessini

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Fra questi mi piace ricordare mio padre Anselmo cultore della storia di Bosco Chiesanuova e dei Tredici Comuni cim-bri, Angelo Pasa grande naturalista del Museo di Verona, Eugenio Turri geogra-fo che mi ha aperto alla visione del pa-esaggio umano inteso come “teatro”, Gianfranco Gasperini appassionato

della cultura materiale dei montanari, Govanni Battista Castiglioni, geografo fi sico, e molti altri.Gli studi, il lavoro, l’insegnamento uni-versitario e i frequenti viaggi imposti dal-la mia attività di geomorfologo mi hanno ripetutamente allontanato, anche per lunghi periodi, dai luoghi d’origine; così ho conosciuto, apprezzato e amato altri ambienti e altre montagne, anche in ter-re lontane. Ma la relazione stabilita coi Lessini è rimasta unica, la più profonda e vitale; tra l’altro, continua a essere caratterizzata da una inesauribilmente curiosità, come si nutrisse ancora della meraviglia infantile, e ne facesse la mol-la segreta verso ulteriori esplorazioni e la fonte di uno speciale piacere per nuo-ve scoperte. Ora questo libro vuole essere un omag-gio alla mia terra e una sorta di con-traccambio per quanto mi ha dato e continua a darmi, e costituire un invito per tutti i lettori a scoprire di persona i

Lessini, apprezzandoli come una minie-ra di scenografi e paesaggistico-teatrali che nascondono e insieme svelano un grandissimo numero di opere della na-tura e di avventure umane. Va anche però precisato che non rap-presenta un trattato sistematico, né un’enciclopedia; narra la Lessinia, ma senza avere la pretesa di esaurire la descrizione del territorio, dell’ambiente e della popolazione. A proposito poi di quest’ultima, non intende fornire in ma-niera completa o in sequenza cronologi-ca serrata una narrazione di avvenimenti individuali o collettivi, o una descrizione dell’evoluzione socioeconomica. Così nel libro si troverà poca notizia, e per lo più confi nata in schede, delle vicende di cui si occupano i libri di storia, le cro-nache dei quotidiani, gli annali statistici, le biografi e dei personaggi noti, i diari personali; vicende quali, ad esempio, il passaggio di un esercito durante una fase di guerra, una riforma degli assetti

LESSINIA - Ugo Sauro

LESSINIA Ugo Sauro

LessiniaUgo Sauro, originario dei Monti Lessini Veronesi, è stato a lungo professore di Geografia Fisica presso il Corso di Studio di Scienze della Natura dell’Universi-tà degli Studi di Padova. Oggetto delle sue attività di ricerca sono la geomor-fologia e l’analisi del paesaggio. Ha pubblicato oltre 250 lavori, fra cui molti in riviste internazionali. Ha inoltre curato alcuni volumi divulgativi.È stato presidente della commissione dell’Unione Ge-ografica Internazionale sugli ambienti carsici; è stato presidente dell’aiqua (Associazione Italiana per lo Stu-dio del Quaternario). È direttore del «Quaderno Cul-turale - La Lessinia ieri oggi domani».Sin da ragazzo ha iniziato a esplorare i Monti Lessini alla ricerca di fossili e grotte e successivamente ne ha studiato la geologia e la geomorfologia e ne ha rico-struito la storia della presenza umana, facendo di que-ste montagne il suo territorio di scoperta, l’oggetto di molti suoi studi e la passione di un’intera vita.

Cierre edizioni€ 39,00

Ugo

Sau

ro

Less

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In copertina: fotografia di Flavio Pettene.

Questo mio libro, Lessinia, nasce dalla relazione, ormai lunga più di sessanta anni, fra me e la mia montagna. Sin da quando ero bambino sono rimasto affascinato dalla nicchia dei Monti Lessini dove vivevo, dai suoi uomini e dalla sua natura. Poi, nel tem-

po, anche in conseguenza dei miei interessi di studio e di lavoro, la conoscenza è diventata più ampia, perché è arrivata a comprendere l’intero altopiano, e molto più approfondita, e ha assunto un carattere scientifi co, avvalendosi di teorie, tecniche e procedimenti argomentativi di vari saperi, e venendo confortata da un buon numero di scoperte ed elaborazioni teoriche personali. Fondamentale, accanto alla ricerca bibliografi ca e sul terreno, e al confronto con strutture orografi che analoghe o, all’opposto, molto diverse, è stato l’interscambio con tanti amici, sia montanari, sia cittadini, i quali hanno condiviso la medesima passione.

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proprietari a opera dei poteri dello Sta-to, un delitto di paese, l’avventura di un contrabbandiere, la diffusione di un contagio, una lite tra famiglie di monta-nari. Eventi del genere non rappresenta-no infatti l’angolazione tematica che ho scelto, e che è stata, piuttosto, quella di ricercare, defi nire, connettere, spiegare, processi e movimenti naturali e attività umane che, anche intrecciandosi tra loro, si sono impresse nel paesaggio, diventando segno che oggi l’occhio esperto dell’osservatore è in grado di rilevare e di decifrare. Sto parlando di quelle attività per le quali la defi nizione della Lessinia come “teatro” fi nisce col coincidere con quella di “laboratorio”, nel senso che il teatro non funziona solo da sfondo immobile, ma anzi, quanto meno per quel che riguarda l’intervento dell’uomo, fornisce all’attività laborato-riale anche, e innanzitutto, l’impulso, o la necessità, dell’azione, poi le materie prime e infi ne le forme esemplari. Eventi puntuali e cronachistici come quelli ri-cordati più sopra possono venire assi-milati a tali attività solo in certa misura e a determinate condizioni, come quando una pestilenza abbia portato a erigere

cippi o a costruire cappelle o un’attività di contrabbando abbia aperto o conso-lidato dei percorsi riconoscibili, o una ridistribuzione di terre ope legis abbia favorito nuove coltivazioni o nuove in-dustrie che marcano poi sensibilmente il territorio. Ma le attività umane che per secoli e secoli hanno intrecciato una stretta relazione con l’altopiano lessinico depositandosi nella memoria lunga del paesaggio e che quindi in questo libro trovano il maggior rilievo, sono altre: at-tività di esplorazione e di presa di cono-scenza del territorio, preliminare a ogni intervento di colonizzazione e quindi di interazione uomo-ambiente, ma anche alla scoperta delle meraviglie naturali dell’altopiano; attività di fatica intelligen-te che contadini pastori boscaioli carbo-nai operai hanno da sempre compiuto per strappare all’ambiente le risorse del vivere quotidiano; attività espressive di un sostrato collettivo, estetico e/o reli-gioso, capace di costellare il paesaggio di oggetti di arte e di devozione.Anche dal punto di vista geografi co, ol-tre che da quello tematico, è stata scel-ta un’angolazione determinata, e ciò ha inevitabilmente ristretto lo sguardo, ma

nello stesso momento l’ha anche acui-to. Il cuore del libro è la Lessinia cimbra, quella dell’antica faggeta e degli alti pa-scoli, quella dei Tredici comuni, quella di una popolazione che, inizialmente estranea al territorio e guardata con dif-fi denza dalle popolazioni circonvicine, ha progressivamente conquistato l’area dov’era venuta a vivere imprimendovi i caratteri tipici della propria cultura, ma

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sapendosi anche effi cacemente adatta-re alle caratteristiche fondamentali del nuovo ambiente, e integrandosi pro-gressivamente nel precedente contesto umano. Si tratta, a mio avviso, della Les-sinia più “tipica”; ma, indubbiamente, in questo modo non vengono approfonditi numerosi aspetti della Lessinia sudocci-dentale (Valpolicella in senso lato), della Lessinia collinare, della Lessinia orienta-

le (valli e dorsali della Lessinia Vicenti-na), tutte aree che pure meriterebbero una trattazione specifi ca.Va sottolineato che il libro, oltre ai te-sti scritti, si avvale di un ricco e scelto apparato iconografi co. In particolare le numerose fotografi e sono state sele-zionate coll’obiettivo di fornire immagini che, al di là dei valori estetici e dell’ef-fetto di suggestione, avessero un alto contenuto informativo, contribuendo a far conoscere luoghi particolari e unici, e nel contempo guidando alla lettura dei paesaggi più caratteristici.

Infi ne, il libro vuole essere una propo-sta e un auspicio perché la Lessinia diventi ancora una volta laboratorio di una esperienza grandiosa, impegnativa e singolare: quella di conciliare sull’al-topiano sviluppo e conservazione, in-cremento di benessere e sostenibilità; e questo, dopo e malgrado l’avvento dell’industria, del grande allevamen-to tecnologico, del boom edilizio e del

turismo di massa; una sfi da per l’uomo di oggi, generalmente poco attento alle forme ai ritmi e agli equilibri della natura, perché troppo tentato dai profi tti facili, e da obiettivi e progetti di benefi cio im-mediato ma di breve respiro. Una sfi da, però, che la diffusione di una mentalità ecologista, l’opera di sensibilizzazione e di formazione culturale della popola-zione locale, un più effi cace impiego dei poteri del Parco regionale, e il possibile inserimento dell’area nella lista del patri-monio mondiale dell’UNESCO, posso-no aiutare a vincere. •

Fig. 1 - Veduta aerea obliqua - Basilio Rodella

Fig. 2 - Cava di galleria della Pietra di Prun

- Ugo Sauro

Fig. 3 - La Podestaria degli alti pascoli - Antonio Leso

Fig. 4 - Tramonto con la catena del Monte Baldo e

le dorsali del Monte Pigarolo - Sigfrido Corradi

Fig. 5 - La giassara - Ugo Sauro

Fig. 6 - Pietre e pascoli in alta Lessinia

- Sigfrido Corradi

51Economia Veronese - marzo 2011

Pro� lo biogra� co di Ugo Sauro

Ugo Sauro, nato nel 1943 a Bosco Chiesanuova, ha iniziato a percorrere i

sentieri dei Monti Lessini sin da ragazzo scoprendovi grotte e ap-passionandosi ai fossili e alla prei-storia dell’altopiano. Professore universitario di Geografi a Fisica a Padova sino al 2006 è autore di circa 300 pubblicazioni relative prevalentemente ai paesaggi delle aree carsiche. È stato presidente della Commissione sugli ambienti carsici dell’Unione Geografi ca In-ternazionale. Attualmente è mem-bro della Scuola di Dottorato in Carsologia dell’Università di Nova Gorica (Sl), è direttore editoriale di “La Lessinia - ieri oggi domani -

quaderno culturale”, membro del Comitato Tecnico Scientifi co del Parco Naturale Regionale della Lessinia, Presidente dell’Associa-zione Amici del Museo di Bosco Chiesanuova. È promotore attivo di iniziative culturali in Lessinia.

terza paginaLESSINIA - Ugo Sauro

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proprietari a opera dei poteri dello Sta-to, un delitto di paese, l’avventura di un contrabbandiere, la diffusione di un contagio, una lite tra famiglie di monta-nari. Eventi del genere non rappresenta-no infatti l’angolazione tematica che ho scelto, e che è stata, piuttosto, quella di ricercare, defi nire, connettere, spiegare, processi e movimenti naturali e attività umane che, anche intrecciandosi tra loro, si sono impresse nel paesaggio, diventando segno che oggi l’occhio esperto dell’osservatore è in grado di rilevare e di decifrare. Sto parlando di quelle attività per le quali la defi nizione della Lessinia come “teatro” fi nisce col coincidere con quella di “laboratorio”, nel senso che il teatro non funziona solo da sfondo immobile, ma anzi, quanto meno per quel che riguarda l’intervento dell’uomo, fornisce all’attività laborato-riale anche, e innanzitutto, l’impulso, o la necessità, dell’azione, poi le materie prime e infi ne le forme esemplari. Eventi puntuali e cronachistici come quelli ri-cordati più sopra possono venire assi-milati a tali attività solo in certa misura e a determinate condizioni, come quando una pestilenza abbia portato a erigere

cippi o a costruire cappelle o un’attività di contrabbando abbia aperto o conso-lidato dei percorsi riconoscibili, o una ridistribuzione di terre ope legis abbia favorito nuove coltivazioni o nuove in-dustrie che marcano poi sensibilmente il territorio. Ma le attività umane che per secoli e secoli hanno intrecciato una stretta relazione con l’altopiano lessinico depositandosi nella memoria lunga del paesaggio e che quindi in questo libro trovano il maggior rilievo, sono altre: at-tività di esplorazione e di presa di cono-scenza del territorio, preliminare a ogni intervento di colonizzazione e quindi di interazione uomo-ambiente, ma anche alla scoperta delle meraviglie naturali dell’altopiano; attività di fatica intelligen-te che contadini pastori boscaioli carbo-nai operai hanno da sempre compiuto per strappare all’ambiente le risorse del vivere quotidiano; attività espressive di un sostrato collettivo, estetico e/o reli-gioso, capace di costellare il paesaggio di oggetti di arte e di devozione.Anche dal punto di vista geografi co, ol-tre che da quello tematico, è stata scel-ta un’angolazione determinata, e ciò ha inevitabilmente ristretto lo sguardo, ma

nello stesso momento l’ha anche acui-to. Il cuore del libro è la Lessinia cimbra, quella dell’antica faggeta e degli alti pa-scoli, quella dei Tredici comuni, quella di una popolazione che, inizialmente estranea al territorio e guardata con dif-fi denza dalle popolazioni circonvicine, ha progressivamente conquistato l’area dov’era venuta a vivere imprimendovi i caratteri tipici della propria cultura, ma

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sapendosi anche effi cacemente adatta-re alle caratteristiche fondamentali del nuovo ambiente, e integrandosi pro-gressivamente nel precedente contesto umano. Si tratta, a mio avviso, della Les-sinia più “tipica”; ma, indubbiamente, in questo modo non vengono approfonditi numerosi aspetti della Lessinia sudocci-dentale (Valpolicella in senso lato), della Lessinia collinare, della Lessinia orienta-

le (valli e dorsali della Lessinia Vicenti-na), tutte aree che pure meriterebbero una trattazione specifi ca.Va sottolineato che il libro, oltre ai te-sti scritti, si avvale di un ricco e scelto apparato iconografi co. In particolare le numerose fotografi e sono state sele-zionate coll’obiettivo di fornire immagini che, al di là dei valori estetici e dell’ef-fetto di suggestione, avessero un alto contenuto informativo, contribuendo a far conoscere luoghi particolari e unici, e nel contempo guidando alla lettura dei paesaggi più caratteristici.

Infi ne, il libro vuole essere una propo-sta e un auspicio perché la Lessinia diventi ancora una volta laboratorio di una esperienza grandiosa, impegnativa e singolare: quella di conciliare sull’al-topiano sviluppo e conservazione, in-cremento di benessere e sostenibilità; e questo, dopo e malgrado l’avvento dell’industria, del grande allevamen-to tecnologico, del boom edilizio e del

turismo di massa; una sfi da per l’uomo di oggi, generalmente poco attento alle forme ai ritmi e agli equilibri della natura, perché troppo tentato dai profi tti facili, e da obiettivi e progetti di benefi cio im-mediato ma di breve respiro. Una sfi da, però, che la diffusione di una mentalità ecologista, l’opera di sensibilizzazione e di formazione culturale della popola-zione locale, un più effi cace impiego dei poteri del Parco regionale, e il possibile inserimento dell’area nella lista del patri-monio mondiale dell’UNESCO, posso-no aiutare a vincere. •

Fig. 1 - Veduta aerea obliqua - Basilio Rodella

Fig. 2 - Cava di galleria della Pietra di Prun

- Ugo Sauro

Fig. 3 - La Podestaria degli alti pascoli - Antonio Leso

Fig. 4 - Tramonto con la catena del Monte Baldo e

le dorsali del Monte Pigarolo - Sigfrido Corradi

Fig. 5 - La giassara - Ugo Sauro

Fig. 6 - Pietre e pascoli in alta Lessinia

- Sigfrido Corradi

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Pro� lo biogra� co di Ugo Sauro

Ugo Sauro, nato nel 1943 a Bosco Chiesanuova, ha iniziato a percorrere i

sentieri dei Monti Lessini sin da ragazzo scoprendovi grotte e ap-passionandosi ai fossili e alla prei-storia dell’altopiano. Professore universitario di Geografi a Fisica a Padova sino al 2006 è autore di circa 300 pubblicazioni relative prevalentemente ai paesaggi delle aree carsiche. È stato presidente della Commissione sugli ambienti carsici dell’Unione Geografi ca In-ternazionale. Attualmente è mem-bro della Scuola di Dottorato in Carsologia dell’Università di Nova Gorica (Sl), è direttore editoriale di “La Lessinia - ieri oggi domani -

quaderno culturale”, membro del Comitato Tecnico Scientifi co del Parco Naturale Regionale della Lessinia, Presidente dell’Associa-zione Amici del Museo di Bosco Chiesanuova. È promotore attivo di iniziative culturali in Lessinia.

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dità». Questa opportunità sarà ancora disponibile fi no a tutto il 2012 per agevolare i programmi di investimento per la crescita e lo sviluppo del sistema indu-striale regionale: in questo modo APIvenetoFidi conta di fornire un supporto concreto ed effi cace alla crescita delle imprese in un momento congiunturale che vede un quadro in generale mi-glioramento per l’economia del Veneto, ma ancora con molti elementi di diffi coltà: «È vero che soprattutto nella seconda metà del 2010 c’è stata una ripresina – continua Eger – ma questa ap-pare ancora non uniforme, né in grado per il momento di risolle-vare l’occupazione. Le imprese, soprattutto sul piano fi nanziario, sono ancora deboli: il nostro compito è appunto quello di so-stenerne la crescita, consenten-do loro di accedere al credito a condizioni più favorevoli, ma an-che continuando a promuovere tra gli imprenditori una cultura del fare impresa che oggi non può più prescindere dalla co-noscenza degli strumenti fi nan-ziari di base e del loro corretto utilizzo». L’accordo con il FEI non è stato l’unico risultato im-portante raggiunto nel 2010 da APIvenetoFidi, che recentemen-te ha rafforzato la sua presenza sul territorio veneto avviando un nuovo sportello a Padova, che si affi anca a quelli già presenti a Vi-cenza, Verona, Rovigo e Bassa-no del Grappa. «Negli ultimi anni APIvenetoFidi ha continuato a crescere – spiega Eger – come numero di soci, patrimonio e af-fi damenti, ma anche come pre-senza sul territorio. Questo nuo-vo sportello è un investimento importante, che affrontiamo con grande entusiasmo e notevoli aspettative. La presenza nel pa-dovano rientra infatti nell’ambito di un piano di sviluppo fi nalizza-to a rafforzare ulteriormente la

nostra realtà nel territorio regio-nale, con particolare riferimento alle province di Padova e Treviso. E gli uffi ci presso l’Associazione Confapi Padova sono la concre-ta dimostrazione di come inten-diamo muoverci, ovvero con una capillare presenza al fi anco delle imprese e facendo rete con tutti gli attori che operano nelle realtà locali».Ancora una volta, dunque, API-venetoFidi si dimostra come una delle realtà più dinamiche e vici-ne in modo concreto alle impre-se, in un contesto che nell’ultimo periodo ha visto i Confi di assu-mere un ruolo sempre più im-portante. Un modello, quello dei consorzi di garanzia del credito, che proprio in Veneto trova la sua massima espressione, con il numero maggiore (sette) di Con-fi di già iscritti nell’elenco specia-le degli intermediari vigilati della Banca d’Italia (cd. Confi di 107), a dimostrazione della forza di un sistema che ha saputo coniuga-re vocazione associativa, logica mutualistica, progettualità tra pubblico e privato. Nella nostra regione infatti sono oltre 61.000 le imprese socie dei Confi di “107”, mentre l’ammontare di fi nanziamenti garantiti è di circa 2,4 miliardi di euro. Tale risultato è stato possibile anche grazie ai contributi forniti dalla Regione e dalle Camere di Commercio che – utilizzati in modo virtuoso attra-verso i Confi di – hanno determi-nato un rilevante effetto di leva fi nanziaria in favore del sistema industriale veneto, permettendo pertanto di moltiplicare sul ter-ritorio il benefi cio del contributo pubblico. L’ulteriore valore ag-giunto dato dai Confi di nell’am-bito del supporto all’economia regionale è rappresentato poi dal capillare presidio territoriale in materia di sostegno fi nanzia-rio, con un’attenzione particolare proprio alle imprese più piccole.

IL FONDO EUROPEO PER GLI INVESTMENTI: OBIETTIVI E STRUMENTIIl Fondo Europeo per gli Inve-stimenti (FEI) è stato istituito per sostenere le piccole e medie im-prese. È nato nel 1994 come joint-venture fra tre gruppi di azionisti: la Banca europea per gli investi-menti BEI (62%); la Commissione Europea (29%) e un numero di istituzioni fi nanziarie pubbliche e private (30 da 17 Paesi membri). Con il suo azionista di maggioran-za, la BEI, il Fondo forma il “Grup-po Bei”. Attraverso investimenti in fondi di private equity e di venture capital, il FEI fornisce capitali di rischio alle piccole e medie im-prese, in particolare alle aziende di nuova costituzione e alle attività orientate alla tecnologia. Offre inol-tre garanzie a istituzioni fi nanziarie, per esempio i Confi di e le Ban-che, a copertura dei loro prestiti alle PMI. Il Fondo opera attraverso banche e altri soggetti d’interme-diazione fi nanziaria avvalendosi dei propri fondi o di quelli affi datigli dalla Bei o dall’Unione Europea. Il FEI è operante in tutti gli Stati membri dell’Unione Europea e, inoltre, in nazioni limitrofe tra cui Croazia, Turchia e i tre Paesi EEA (European Economic Area), Islan-da, Liechtenstein e Norvegia.

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Continua l’impegno di APIvenetoFidi per affi an-care le PMI regionali nei

rapporti con il sistema del cre-dito e agevolarne l’accesso ai mezzi fi nanziari indispensabili

per avviare nuovi investimenti e agganciare la ripresa. In questo ambito, particolare successo ha riscosso l’iniziativa avviata dal Confi di con il Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI) per ga-

rantire il credito alle PMI venete: a meno di un anno dalla sua attivazione, sono già stati distri-buiti sul territorio veneto oltre 45 milioni di euro di nuovi fi nanzia-menti a condizioni agevolate, di cui 20 milioni destinati alle piccole e medie imprese della provincia di Verona. Questa ini-ziativa è stata possibile grazie a un accordo sottoscritto dal FEI e da un raggruppamento temporaneo di Confi di nazionali denominato “FidiGar” del qua-le fanno parte, oltre ad Apive-neto Fidi, Eurofi di e Sardafi di. L’intesa, stipulata nell’ambito del Programma Quadro per la Competitività e l’Innovazione della Comunità Europea (CIP), prevede la riassicurazione, da parte del FEI, del 50% del pla-fond di garanzie offerto dai Confi di aderenti a FidiGar, al fi ne di coprire una quota dei rischi connessi al fi nanziamen-to delle PMI. «Gli obiettivi della misura – sottolinea Gino Eger, vice presidente vicario di API-venetoFidi – sono diversi e tutti strategici: facilitare l’accesso al credito delle PMI, promuoverne gli investimenti in tecnologia e innovazione, stimolare la na-scita di nuove attività nonché l’incremento dell’occupazione e supportare le aziende nelle necessità di circolante e liqui-

20 milioni di euro di nuovi � nanziamenti

apiveneto� di

53Economia Veronese - marzo 2011

EROGATI ALLE IMPRESE VERONESI

Tra le novità del 2010, particolare successo ha riscosso l’iniziativa avviata da Apiveneto Fidi con il Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI) per garantire il credito alle PMI venete

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dità». Questa opportunità sarà ancora disponibile fi no a tutto il 2012 per agevolare i programmi di investimento per la crescita e lo sviluppo del sistema indu-striale regionale: in questo modo APIvenetoFidi conta di fornire un supporto concreto ed effi cace alla crescita delle imprese in un momento congiunturale che vede un quadro in generale mi-glioramento per l’economia del Veneto, ma ancora con molti elementi di diffi coltà: «È vero che soprattutto nella seconda metà del 2010 c’è stata una ripresina – continua Eger – ma questa ap-pare ancora non uniforme, né in grado per il momento di risolle-vare l’occupazione. Le imprese, soprattutto sul piano fi nanziario, sono ancora deboli: il nostro compito è appunto quello di so-stenerne la crescita, consenten-do loro di accedere al credito a condizioni più favorevoli, ma an-che continuando a promuovere tra gli imprenditori una cultura del fare impresa che oggi non può più prescindere dalla co-noscenza degli strumenti fi nan-ziari di base e del loro corretto utilizzo». L’accordo con il FEI non è stato l’unico risultato im-portante raggiunto nel 2010 da APIvenetoFidi, che recentemen-te ha rafforzato la sua presenza sul territorio veneto avviando un nuovo sportello a Padova, che si affi anca a quelli già presenti a Vi-cenza, Verona, Rovigo e Bassa-no del Grappa. «Negli ultimi anni APIvenetoFidi ha continuato a crescere – spiega Eger – come numero di soci, patrimonio e af-fi damenti, ma anche come pre-senza sul territorio. Questo nuo-vo sportello è un investimento importante, che affrontiamo con grande entusiasmo e notevoli aspettative. La presenza nel pa-dovano rientra infatti nell’ambito di un piano di sviluppo fi nalizza-to a rafforzare ulteriormente la

nostra realtà nel territorio regio-nale, con particolare riferimento alle province di Padova e Treviso. E gli uffi ci presso l’Associazione Confapi Padova sono la concre-ta dimostrazione di come inten-diamo muoverci, ovvero con una capillare presenza al fi anco delle imprese e facendo rete con tutti gli attori che operano nelle realtà locali».Ancora una volta, dunque, API-venetoFidi si dimostra come una delle realtà più dinamiche e vici-ne in modo concreto alle impre-se, in un contesto che nell’ultimo periodo ha visto i Confi di assu-mere un ruolo sempre più im-portante. Un modello, quello dei consorzi di garanzia del credito, che proprio in Veneto trova la sua massima espressione, con il numero maggiore (sette) di Con-fi di già iscritti nell’elenco specia-le degli intermediari vigilati della Banca d’Italia (cd. Confi di 107), a dimostrazione della forza di un sistema che ha saputo coniuga-re vocazione associativa, logica mutualistica, progettualità tra pubblico e privato. Nella nostra regione infatti sono oltre 61.000 le imprese socie dei Confi di “107”, mentre l’ammontare di fi nanziamenti garantiti è di circa 2,4 miliardi di euro. Tale risultato è stato possibile anche grazie ai contributi forniti dalla Regione e dalle Camere di Commercio che – utilizzati in modo virtuoso attra-verso i Confi di – hanno determi-nato un rilevante effetto di leva fi nanziaria in favore del sistema industriale veneto, permettendo pertanto di moltiplicare sul ter-ritorio il benefi cio del contributo pubblico. L’ulteriore valore ag-giunto dato dai Confi di nell’am-bito del supporto all’economia regionale è rappresentato poi dal capillare presidio territoriale in materia di sostegno fi nanzia-rio, con un’attenzione particolare proprio alle imprese più piccole.

IL FONDO EUROPEO PER GLI INVESTMENTI: OBIETTIVI E STRUMENTIIl Fondo Europeo per gli Inve-stimenti (FEI) è stato istituito per sostenere le piccole e medie im-prese. È nato nel 1994 come joint-venture fra tre gruppi di azionisti: la Banca europea per gli investi-menti BEI (62%); la Commissione Europea (29%) e un numero di istituzioni fi nanziarie pubbliche e private (30 da 17 Paesi membri). Con il suo azionista di maggioran-za, la BEI, il Fondo forma il “Grup-po Bei”. Attraverso investimenti in fondi di private equity e di venture capital, il FEI fornisce capitali di rischio alle piccole e medie im-prese, in particolare alle aziende di nuova costituzione e alle attività orientate alla tecnologia. Offre inol-tre garanzie a istituzioni fi nanziarie, per esempio i Confi di e le Ban-che, a copertura dei loro prestiti alle PMI. Il Fondo opera attraverso banche e altri soggetti d’interme-diazione fi nanziaria avvalendosi dei propri fondi o di quelli affi datigli dalla Bei o dall’Unione Europea. Il FEI è operante in tutti gli Stati membri dell’Unione Europea e, inoltre, in nazioni limitrofe tra cui Croazia, Turchia e i tre Paesi EEA (European Economic Area), Islan-da, Liechtenstein e Norvegia.

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Continua l’impegno di APIvenetoFidi per affi an-care le PMI regionali nei

rapporti con il sistema del cre-dito e agevolarne l’accesso ai mezzi fi nanziari indispensabili

per avviare nuovi investimenti e agganciare la ripresa. In questo ambito, particolare successo ha riscosso l’iniziativa avviata dal Confi di con il Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI) per ga-

rantire il credito alle PMI venete: a meno di un anno dalla sua attivazione, sono già stati distri-buiti sul territorio veneto oltre 45 milioni di euro di nuovi fi nanzia-menti a condizioni agevolate, di cui 20 milioni destinati alle piccole e medie imprese della provincia di Verona. Questa ini-ziativa è stata possibile grazie a un accordo sottoscritto dal FEI e da un raggruppamento temporaneo di Confi di nazionali denominato “FidiGar” del qua-le fanno parte, oltre ad Apive-neto Fidi, Eurofi di e Sardafi di. L’intesa, stipulata nell’ambito del Programma Quadro per la Competitività e l’Innovazione della Comunità Europea (CIP), prevede la riassicurazione, da parte del FEI, del 50% del pla-fond di garanzie offerto dai Confi di aderenti a FidiGar, al fi ne di coprire una quota dei rischi connessi al fi nanziamen-to delle PMI. «Gli obiettivi della misura – sottolinea Gino Eger, vice presidente vicario di API-venetoFidi – sono diversi e tutti strategici: facilitare l’accesso al credito delle PMI, promuoverne gli investimenti in tecnologia e innovazione, stimolare la na-scita di nuove attività nonché l’incremento dell’occupazione e supportare le aziende nelle necessità di circolante e liqui-

20 milioni di euro di nuovi � nanziamenti

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EROGATI ALLE IMPRESE VERONESI

Tra le novità del 2010, particolare successo ha riscosso l’iniziativa avviata da Apiveneto Fidi con il Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI) per garantire il credito alle PMI venete

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come sperimentare personalmente le nozioni acquisite) e il saper es-sere (inteso come interiorizzazione delle nozioni acquisite), permette, in molti casi, il mantenimento della cristallizzazione di abitudini (le “fur-bizie”), di stereotipi, di automatismi dannosi per il lavoratore. Così, ad esempio, in un’esercitazione antin-cendio, oltre che alle spiegazioni necessarie, saranno previste eser-citazioni pratico-guidate su come utilizzare un estintore, sarà simulato un ambiente pieno di “fumo”, in cui il lavoratore viene bendato e gli si

chiede di raggiungere l’uscita più vicina (affi nchè non si faccia male, viene assistito da due altri parteci-panti al corso pronti ad aiutarlo nei momenti di diffi coltà). In secondo luogo è necessario nelle aziende curare le relazioni interpersonali. Signifi ca instaurare un clima sere-no di fi ducia e di rispetto reciproco. Watzslawick e collaboratori (1952) hanno notato che nella comunica-zione fra due o più persone vi sono due livelli: quello del contenuto (ciò che si dice) e quello della relazione (tutto ciò che la persona pensa di

sé e dell’altro). Poiché il secondo aspetto è posto in un ordine ge-rarchico superiore, esso infl uenza fortemente il contenuto. Se la re-lazione si basa su principi poco “sani”, come la mancanza di stima reciproca (“questo dipendente non capisce niente, devo ripetere venti volte la stessa cosa” oppure “il mio capo è un incompetente, pensa solo ai suoi interessi”), il non tener conto delle esigenze, le aspirazio-ni di entrambe le parti (“mangia la minestra o salta dalla fi nestra, tan-to ci sono venti altri lavoratori che vorrebbero questo posto di lavoro”, “se tanto mi dà tanto, il mio impe-gno è più che suffi ciente”), il conte-nuto perde del suo valore. In questo modo, l’obiettivo è il “non-aiuto”: si passa la maggior parte del tempo a controllare “la legittimità” del mes-saggio trasmesso, a difendersi da “attacchi” reali o presunti, si disper-dono energie preziose. In conclu-sione (ma sull’argomento dovremo ritornare) per quanto non si possa naturalmente prescindere dall’ana-lisi dei rischi connessi all’utilizzo di attrezzature non adeguatamente protette o di attività scolte in aree non conformi e secondo un’orga-nizzazione lacunosa con procedure di lavoro non stabilito o non idonee alla protezione dei lavoratori, le statistiche sulle modalità di acca-dimento degli infortuni sul lavoro (e della genesi di alcune malattie professionali) dimostrano come il fattore umano, ad ogni livello di re-sponsabilità e di potere decisionale, occupi oggi una posizione di premi-nenza su tutti gli altri fattori. Risulta quindi fondamentale non solo agire su macchine, impianti ed ambienti di lavoro, ma anche intervenire per diminuire il verifi carsi di comporta-menti dei lavoratori caratterizzati da inosservanza delle norme, dei rego-lamenti, delle procedure operative o comunque non conformi alle comu-ni pratiche di sicurezza, e al tempo stesso incentivare i comportamenti positivi in relazione a tali ambiti. •

Il fattore umano come causa di infortunio

Le cause degli infortuni e delle malattie professionali sono da ricercarsi in carenze tecniche,

problemi nell’organizzazione del la-voro o nel cosiddetto fattore umano. Il progressivo miglioramento delle misure tecniche di sicurezza cui ab-biamo assistito nell’ultimo ventennio (anche a seguito del recepimento e dell’applicazione delle norme euro-pee di tutela dei lavoratori) ha fatto sì che il fattore umano rappresenti sempre più spesso la causa decisi-va di un infortunio. Ne risulta che è sempre più importante conoscere e prevenire l’errore umano per ridurre l’incidenza degli infortuni. L’ergono-mia (disciplina che consiste nello studio del rapporto fra l’uomo, la macchina e l’ambiente, intesi so-stanzialmente come un sistema in-tegrato) suggerisce che molti infor-tuni possono essere imputabili a un cattivo rapporto uomo-macchina, inteso come mancanza di coordi-namento (mismatch) fra caratteristi-che della macchina e quelle uma-ne. Per evitare questo problema è necessario adattare la macchina (già in fase di progettazione) alle caratteristiche fi siche e psicologi-che dell’uomo (antropometriche e fi siologiche da una parte, cognitive, emotive, relazionali dall’altra), attra-verso un’analisi centrata sull’utente anche con test di usabilità e focus group. In tal senso, per gli opera-tori della prevenzione con una for-mazione in ergonomia, i concetti di prevedibilità e prevenibilità di un infortunio sul lavoro o di una malat-tia professionale, defi niti rispettiva-mente come “la capacità di vedere in anticipo le cose che accadranno”

e “la capacità di provvedere in anti-cipo, cercando di evitare qualcosa” (defi nizione fornita dal dizionario Garzanti della lingua italiana), sono collegati ai paradigmi di riferimento relativi all’azione e all’errore dell’in-dividuo o degli individui coinvolti nei processi lavorativi. Le azioni sono il frutto di un processo di percezione, di modelli mentali e di strategie, che nascono dal trattamento delle informazioni provenienti dal mon-do esterno oppure immagazzinate nella memoria tramite esperien-ze precedenti. Fattori come ritmi di lavoro particolarmente pesanti con problemi di eccessivo affatica-mento, stress, scarsa motivazione, capacità personali non adeguate alla mansione svolta, relazioni con-fl ittuali o inesistenti con i colleghi di lavoro ed i superiori, incidono pesantemente sulla capacità di ra-gionamento e sull’effi cienza lavora-tiva con la possibilità di compiere errori. Quest’ultimi possono essere classifi cati secondo il modello SRK di Rasmussen integrato succes-sivamente da Reason. Gli errori di tipo skill based sono quelli dovuti a disattenzione e si presentano so-prattutto nel caso di operatori che abbiano una buona esperienza nel-lo specifi co campo di lavoro e che quindi nello svolgerlo ricadano in modalità di abitudine, diminuendo l’impegno mentale. Gli errori di tipo rule based (dovuti alle regole) sono invece riferibili ad applicazione di procedure corrette nel momento sbagliato, o a scelta di procedure inadeguate alla situazione. Gli er-rori di tipo knowledge based sono dovuti a incompleta conoscenza

della situazione (situazione nuova o imprevista) e quindi alla diffi col-tà di trovare le soluzioni ottimali. Gli errori dovuti a disattenzione (slips) o di conoscenza (lapses) sono er-rori che scaturiscono da azioni in-volontarie, mentre gli errori basati sulle regole (mistakes) scaturisco-no da una cosciente applicazione di una procedura che però risulta però non corretta per la situazione specifi ca. Tra gli errori umani non vanno poi dimenticate le “violazio-ni”, azioni intenzionali in violazione delle regole o procedure che pos-sono avvenire eccezionalmente o costituire la routine (il lavoratore non fa uso dei DPI previsti perché “sono trent’anni che faccio questo mestiere e non mi è mai successo niente”) talvolta anche in buona fede per “migliorare” le procedure esistenti o “velocizzare” il lavoro. In conclusione, rispetto ai problemi di tipo tecnico (adeguamento dei locali, degli impianti e delle attrez-zature nei luoghi di lavoro) ed am-ministrativo (documento di valuta-zione dei rischi presenti in azienda, sorveglianza sanitaria ai lavoratori, ecc...), le diffi coltà legate all’errore umano, di tipo psicologico-relazio-nale, sono spesso poco conside-rate dai datori di lavoro, trascurate o minimizzate, poste in secondo piano anche perché, in molti casi, gli errori vengono corretti, compen-sati, ripresi con ulteriori azioni o con ulteriori procedure. In primo luogo per prevenire gli errori è necessario attuare un piano di intervento for-mativo centrato più sul sapere (in-teso come trasmissione di nozioni), piuttosto che sul saper fare (inteso

Plinio Menegalli Medico Competente

Economia Veronese - marzo 2011

ambiente e salute

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come sperimentare personalmente le nozioni acquisite) e il saper es-sere (inteso come interiorizzazione delle nozioni acquisite), permette, in molti casi, il mantenimento della cristallizzazione di abitudini (le “fur-bizie”), di stereotipi, di automatismi dannosi per il lavoratore. Così, ad esempio, in un’esercitazione antin-cendio, oltre che alle spiegazioni necessarie, saranno previste eser-citazioni pratico-guidate su come utilizzare un estintore, sarà simulato un ambiente pieno di “fumo”, in cui il lavoratore viene bendato e gli si

chiede di raggiungere l’uscita più vicina (affi nchè non si faccia male, viene assistito da due altri parteci-panti al corso pronti ad aiutarlo nei momenti di diffi coltà). In secondo luogo è necessario nelle aziende curare le relazioni interpersonali. Signifi ca instaurare un clima sere-no di fi ducia e di rispetto reciproco. Watzslawick e collaboratori (1952) hanno notato che nella comunica-zione fra due o più persone vi sono due livelli: quello del contenuto (ciò che si dice) e quello della relazione (tutto ciò che la persona pensa di

sé e dell’altro). Poiché il secondo aspetto è posto in un ordine ge-rarchico superiore, esso infl uenza fortemente il contenuto. Se la re-lazione si basa su principi poco “sani”, come la mancanza di stima reciproca (“questo dipendente non capisce niente, devo ripetere venti volte la stessa cosa” oppure “il mio capo è un incompetente, pensa solo ai suoi interessi”), il non tener conto delle esigenze, le aspirazio-ni di entrambe le parti (“mangia la minestra o salta dalla fi nestra, tan-to ci sono venti altri lavoratori che vorrebbero questo posto di lavoro”, “se tanto mi dà tanto, il mio impe-gno è più che suffi ciente”), il conte-nuto perde del suo valore. In questo modo, l’obiettivo è il “non-aiuto”: si passa la maggior parte del tempo a controllare “la legittimità” del mes-saggio trasmesso, a difendersi da “attacchi” reali o presunti, si disper-dono energie preziose. In conclu-sione (ma sull’argomento dovremo ritornare) per quanto non si possa naturalmente prescindere dall’ana-lisi dei rischi connessi all’utilizzo di attrezzature non adeguatamente protette o di attività scolte in aree non conformi e secondo un’orga-nizzazione lacunosa con procedure di lavoro non stabilito o non idonee alla protezione dei lavoratori, le statistiche sulle modalità di acca-dimento degli infortuni sul lavoro (e della genesi di alcune malattie professionali) dimostrano come il fattore umano, ad ogni livello di re-sponsabilità e di potere decisionale, occupi oggi una posizione di premi-nenza su tutti gli altri fattori. Risulta quindi fondamentale non solo agire su macchine, impianti ed ambienti di lavoro, ma anche intervenire per diminuire il verifi carsi di comporta-menti dei lavoratori caratterizzati da inosservanza delle norme, dei rego-lamenti, delle procedure operative o comunque non conformi alle comu-ni pratiche di sicurezza, e al tempo stesso incentivare i comportamenti positivi in relazione a tali ambiti. •

Il fattore umano come causa di infortunio

Le cause degli infortuni e delle malattie professionali sono da ricercarsi in carenze tecniche,

problemi nell’organizzazione del la-voro o nel cosiddetto fattore umano. Il progressivo miglioramento delle misure tecniche di sicurezza cui ab-biamo assistito nell’ultimo ventennio (anche a seguito del recepimento e dell’applicazione delle norme euro-pee di tutela dei lavoratori) ha fatto sì che il fattore umano rappresenti sempre più spesso la causa decisi-va di un infortunio. Ne risulta che è sempre più importante conoscere e prevenire l’errore umano per ridurre l’incidenza degli infortuni. L’ergono-mia (disciplina che consiste nello studio del rapporto fra l’uomo, la macchina e l’ambiente, intesi so-stanzialmente come un sistema in-tegrato) suggerisce che molti infor-tuni possono essere imputabili a un cattivo rapporto uomo-macchina, inteso come mancanza di coordi-namento (mismatch) fra caratteristi-che della macchina e quelle uma-ne. Per evitare questo problema è necessario adattare la macchina (già in fase di progettazione) alle caratteristiche fi siche e psicologi-che dell’uomo (antropometriche e fi siologiche da una parte, cognitive, emotive, relazionali dall’altra), attra-verso un’analisi centrata sull’utente anche con test di usabilità e focus group. In tal senso, per gli opera-tori della prevenzione con una for-mazione in ergonomia, i concetti di prevedibilità e prevenibilità di un infortunio sul lavoro o di una malat-tia professionale, defi niti rispettiva-mente come “la capacità di vedere in anticipo le cose che accadranno”

e “la capacità di provvedere in anti-cipo, cercando di evitare qualcosa” (defi nizione fornita dal dizionario Garzanti della lingua italiana), sono collegati ai paradigmi di riferimento relativi all’azione e all’errore dell’in-dividuo o degli individui coinvolti nei processi lavorativi. Le azioni sono il frutto di un processo di percezione, di modelli mentali e di strategie, che nascono dal trattamento delle informazioni provenienti dal mon-do esterno oppure immagazzinate nella memoria tramite esperien-ze precedenti. Fattori come ritmi di lavoro particolarmente pesanti con problemi di eccessivo affatica-mento, stress, scarsa motivazione, capacità personali non adeguate alla mansione svolta, relazioni con-fl ittuali o inesistenti con i colleghi di lavoro ed i superiori, incidono pesantemente sulla capacità di ra-gionamento e sull’effi cienza lavora-tiva con la possibilità di compiere errori. Quest’ultimi possono essere classifi cati secondo il modello SRK di Rasmussen integrato succes-sivamente da Reason. Gli errori di tipo skill based sono quelli dovuti a disattenzione e si presentano so-prattutto nel caso di operatori che abbiano una buona esperienza nel-lo specifi co campo di lavoro e che quindi nello svolgerlo ricadano in modalità di abitudine, diminuendo l’impegno mentale. Gli errori di tipo rule based (dovuti alle regole) sono invece riferibili ad applicazione di procedure corrette nel momento sbagliato, o a scelta di procedure inadeguate alla situazione. Gli er-rori di tipo knowledge based sono dovuti a incompleta conoscenza

della situazione (situazione nuova o imprevista) e quindi alla diffi col-tà di trovare le soluzioni ottimali. Gli errori dovuti a disattenzione (slips) o di conoscenza (lapses) sono er-rori che scaturiscono da azioni in-volontarie, mentre gli errori basati sulle regole (mistakes) scaturisco-no da una cosciente applicazione di una procedura che però risulta però non corretta per la situazione specifi ca. Tra gli errori umani non vanno poi dimenticate le “violazio-ni”, azioni intenzionali in violazione delle regole o procedure che pos-sono avvenire eccezionalmente o costituire la routine (il lavoratore non fa uso dei DPI previsti perché “sono trent’anni che faccio questo mestiere e non mi è mai successo niente”) talvolta anche in buona fede per “migliorare” le procedure esistenti o “velocizzare” il lavoro. In conclusione, rispetto ai problemi di tipo tecnico (adeguamento dei locali, degli impianti e delle attrez-zature nei luoghi di lavoro) ed am-ministrativo (documento di valuta-zione dei rischi presenti in azienda, sorveglianza sanitaria ai lavoratori, ecc...), le diffi coltà legate all’errore umano, di tipo psicologico-relazio-nale, sono spesso poco conside-rate dai datori di lavoro, trascurate o minimizzate, poste in secondo piano anche perché, in molti casi, gli errori vengono corretti, compen-sati, ripresi con ulteriori azioni o con ulteriori procedure. In primo luogo per prevenire gli errori è necessario attuare un piano di intervento for-mativo centrato più sul sapere (in-teso come trasmissione di nozioni), piuttosto che sul saper fare (inteso

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non inferiore a tre.Vantaggi amministrativiTra i vantaggi va segnalata la possibilità di ottenere uno snellimento dei rapporti con la Pubblica Amministrazione: domande, richieste, istanze avviabili tramite il distretto; potere di autocertifi cazione del distretto; modalità di accesso a contributi regionali, nazionali o comunitari, ecc.Le semplifi cazioni applicabili alle operazioni di cartolariz-zazione aventi oggetto crediti concessi da una pluralità di banche o intermediari fi nanziari alle imprese facenti parti di un distretto e ceduti ad un’unica società cessionaria. È inoltre prevista la costituzione di un’Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l’innova-zione al fi ne di far crescere la capacità delle piccole e medie imprese e dei distretti industriali.Vantaggi fi scaliNon ci sono ancora indicazioni uffi ciali in merito, ma esiste la norma fi scale che intende forni-re impulso allo strumento delle reti d’impresa e la commissione Ue alla Concorrenza ha messo il nulla osta su tale provvedi-mento non ravvisandovi alcun tipo di illecito aiuto di stato.È prevista infatti la detassazione degli utili d’esercizio destinati dai partecipanti alla rete d’im-presa al fondo patrimoniale comune o reinvestiti nel con-seguimento del programma di rete.Gli utili detassati dovranno essere accantonati in appo-sita riserva di cui andrà data informazione in nota integrativa per realizzare gli investimenti previsti dal programma di rete.Tali utili saranno vincolati alla realizzazione degli investimenti previsti dal programma di rete e godranno della sospensione d’imposta. •

Il contratto di Rete d’ImpresaDa anni studiosi e operatori del settore discutono sui limiti del capitalismo italiano in genere e del modello Nord Est in par-ticolare. Le criticità possono riassumersi nella mancanza di separazione tra proprietà e controllo, con la presenza relativamente bassa di ammi-nistratori non appartenenti alla famiglia controllante; nell’ecces-siva sottocapitalizzazione delle imprese e dimensione modesta del fatturato e nella diffi coltà a rapportarsi con l’estero e ad investire in ricerca e sviluppo. Allora il sistema è irrecupera-bile e va “rottamato”? O c’è forse una terza via? La scommessa, inutile dirlo, è trovare e se del caso inventare una terza via.Essere piccoli signifi ca es-sere agili, fl essibili e veloci e ha permesso al Nord Est di arrivare dove nessuno avrebbe mai immaginato. Ingrandirsi sembra oggi essere un obbligo, ma le diffi coltà di ordine storico, psicologico (quale imprenditore è disposto a lasciare il timone della propria azienda?) e stra-tegico paiono insormontabili. Quale soluzione adottare?Forse la via che varrebbe la pena sperimentare prevede una nuova forma di aggregazione forte, ma che non determini la perdita totale del controllo. In questo senso si sta facendo strada tra gli imprenditori l’op-portunità di una innovativa tipo-logia di aggregazione possibile.Nel 2010 il Legislatore ha

riformulato e precisato una fattispecie nuova di contratto: il contratto di rete d’impresa. Tale formulazione è più fl essibile e dettagliata della precedente nell’individuare varie possibili-tà di interazione tra le società in funzione delle fi nalità delle singole reti. Con il contratto di rete più imprenditori pos-sono perseguire lo scopo di accrescere la propria capacità innovativa e la propria compe-titività sul mercato. Possono così obbligarsi reciprocamente, sulla base di un programma comune di rete, a collaborare in forme e in ambiti da loro determinati ovvero a scambiarsi informazioni o prestazioni di natura industriale, commerciale, tecnica o tecnologica e ancora ad esercitare in comune una o più attività rientranti nell’oggetto della propria impresa.Forma richiestaLa forma richiesta è l’atto pub-blico o scrittura privata autenti-cata ed è soggetto ad iscrizione nella sezione del registro delle imprese presso cui è iscritto ciascun partecipante e l’effi ca-cia del contratto inizia a decor-rere da quando è stata eseguita l’ultima delle iscrizioni prescritte a carico di tutti coloro che ne sono stati sottoscrittori originari.Elementi richiestiLe caratteristiche essenziali di questo contratto sono tra l’altro:- l’inserimento di partecipanti per adesione successiva;- l’indicazione degli obiettivi strategici di innovazione e di

innalzamento della capacità competitiva dei partecipanti e le modalità concordate tra gli stessi per misurare l’avanza-mento verso tali obiettivi;- la defi nizione di un program-ma di rete, che contenga l’enunciazione dei diritti e degli obblighi assunti da ciascun partecipante, le modalità di rea-lizzazione dello scopo comune e, qualora sia prevista l’istitu-zione di un fondo patrimoniale comune, la misura e i criteri di valutazione dei conferimenti iniziali e degli eventuali con-tributi successivi che ciascun partecipante si obbliga a versa-re al fondo nonché le regole di gestione del fondo medesimo; - la durata del contratto, le modalità di adesione di altri imprenditori e, se pattuite, le cause facoltative di recesso anticipato e le condizioni per l’esercizio del relativo diritto, ferma restando in ogni caso l’applicazione delle regole generali di legge in materia di scioglimento totale o parziale dei contratti plurilaterali con comunione di scopo;- se il contratto ne prevede l’istituzione, il nome del sog-getto prescelto per svolgere l’uffi cio di organo comune per l’esecuzione del contratto e gli eventuali poteri di gestione e di rappresentanza. SoggettiI soggetti che possono parteci-pare sono le imprese individuali o collettive (snc, sas, srl, spa, ecc) purché siano di un numero

� scale

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non inferiore a tre.Vantaggi amministrativiTra i vantaggi va segnalata la possibilità di ottenere uno snellimento dei rapporti con la Pubblica Amministrazione: domande, richieste, istanze avviabili tramite il distretto; potere di autocertifi cazione del distretto; modalità di accesso a contributi regionali, nazionali o comunitari, ecc.Le semplifi cazioni applicabili alle operazioni di cartolariz-zazione aventi oggetto crediti concessi da una pluralità di banche o intermediari fi nanziari alle imprese facenti parti di un distretto e ceduti ad un’unica società cessionaria. È inoltre prevista la costituzione di un’Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l’innova-zione al fi ne di far crescere la capacità delle piccole e medie imprese e dei distretti industriali.Vantaggi fi scaliNon ci sono ancora indicazioni uffi ciali in merito, ma esiste la norma fi scale che intende forni-re impulso allo strumento delle reti d’impresa e la commissione Ue alla Concorrenza ha messo il nulla osta su tale provvedi-mento non ravvisandovi alcun tipo di illecito aiuto di stato.È prevista infatti la detassazione degli utili d’esercizio destinati dai partecipanti alla rete d’im-presa al fondo patrimoniale comune o reinvestiti nel con-seguimento del programma di rete.Gli utili detassati dovranno essere accantonati in appo-sita riserva di cui andrà data informazione in nota integrativa per realizzare gli investimenti previsti dal programma di rete.Tali utili saranno vincolati alla realizzazione degli investimenti previsti dal programma di rete e godranno della sospensione d’imposta. •

Il contratto di Rete d’ImpresaDa anni studiosi e operatori del settore discutono sui limiti del capitalismo italiano in genere e del modello Nord Est in par-ticolare. Le criticità possono riassumersi nella mancanza di separazione tra proprietà e controllo, con la presenza relativamente bassa di ammi-nistratori non appartenenti alla famiglia controllante; nell’ecces-siva sottocapitalizzazione delle imprese e dimensione modesta del fatturato e nella diffi coltà a rapportarsi con l’estero e ad investire in ricerca e sviluppo. Allora il sistema è irrecupera-bile e va “rottamato”? O c’è forse una terza via? La scommessa, inutile dirlo, è trovare e se del caso inventare una terza via.Essere piccoli signifi ca es-sere agili, fl essibili e veloci e ha permesso al Nord Est di arrivare dove nessuno avrebbe mai immaginato. Ingrandirsi sembra oggi essere un obbligo, ma le diffi coltà di ordine storico, psicologico (quale imprenditore è disposto a lasciare il timone della propria azienda?) e stra-tegico paiono insormontabili. Quale soluzione adottare?Forse la via che varrebbe la pena sperimentare prevede una nuova forma di aggregazione forte, ma che non determini la perdita totale del controllo. In questo senso si sta facendo strada tra gli imprenditori l’op-portunità di una innovativa tipo-logia di aggregazione possibile.Nel 2010 il Legislatore ha

riformulato e precisato una fattispecie nuova di contratto: il contratto di rete d’impresa. Tale formulazione è più fl essibile e dettagliata della precedente nell’individuare varie possibili-tà di interazione tra le società in funzione delle fi nalità delle singole reti. Con il contratto di rete più imprenditori pos-sono perseguire lo scopo di accrescere la propria capacità innovativa e la propria compe-titività sul mercato. Possono così obbligarsi reciprocamente, sulla base di un programma comune di rete, a collaborare in forme e in ambiti da loro determinati ovvero a scambiarsi informazioni o prestazioni di natura industriale, commerciale, tecnica o tecnologica e ancora ad esercitare in comune una o più attività rientranti nell’oggetto della propria impresa.Forma richiestaLa forma richiesta è l’atto pub-blico o scrittura privata autenti-cata ed è soggetto ad iscrizione nella sezione del registro delle imprese presso cui è iscritto ciascun partecipante e l’effi ca-cia del contratto inizia a decor-rere da quando è stata eseguita l’ultima delle iscrizioni prescritte a carico di tutti coloro che ne sono stati sottoscrittori originari.Elementi richiestiLe caratteristiche essenziali di questo contratto sono tra l’altro:- l’inserimento di partecipanti per adesione successiva;- l’indicazione degli obiettivi strategici di innovazione e di

innalzamento della capacità competitiva dei partecipanti e le modalità concordate tra gli stessi per misurare l’avanza-mento verso tali obiettivi;- la defi nizione di un program-ma di rete, che contenga l’enunciazione dei diritti e degli obblighi assunti da ciascun partecipante, le modalità di rea-lizzazione dello scopo comune e, qualora sia prevista l’istitu-zione di un fondo patrimoniale comune, la misura e i criteri di valutazione dei conferimenti iniziali e degli eventuali con-tributi successivi che ciascun partecipante si obbliga a versa-re al fondo nonché le regole di gestione del fondo medesimo; - la durata del contratto, le modalità di adesione di altri imprenditori e, se pattuite, le cause facoltative di recesso anticipato e le condizioni per l’esercizio del relativo diritto, ferma restando in ogni caso l’applicazione delle regole generali di legge in materia di scioglimento totale o parziale dei contratti plurilaterali con comunione di scopo;- se il contratto ne prevede l’istituzione, il nome del sog-getto prescelto per svolgere l’uffi cio di organo comune per l’esecuzione del contratto e gli eventuali poteri di gestione e di rappresentanza. SoggettiI soggetti che possono parteci-pare sono le imprese individuali o collettive (snc, sas, srl, spa, ecc) purché siano di un numero

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ne dello stesso. Pertanto, nei casi di cui al punto che precede, sarà indispensabile considerare anche l’art.1218 del Codice Civi-le che recita “Il debitore che non esegue esattamente la prestazio-ne dovuta è tenuto al risarcimento del danno se non prova che l’ina-dempimento o il ritardo sono stati determinati da impossibilità della prestazione, derivante da causa a lui non imputabile”.La dizione “causa a lui non im-putabile” è , in effetti, facilmen-te “invocabile e dimostrabile” rispetto al dover dimostrare specifi camente il caso fortuito, il fatto di terzi, i fatti del mittente o del destinatario, o anche i vizi della merce.La “causa a lui non imputabile” può essere, infatti, qualunque evento estraneo alle persone e ai mezzi impiegati dal vetto-re, determinata dalla natura o da pubblici poteri o da fatto di terzi, che potrebbe rendere im-

possibile al vettore (e facilmente giustifi cabile), la consegna del carico nelle condizioni in cui l’ha ricevuto.Strettamente collegata alla re-sponsabilità del vettore, risulta la fattispecie del regime risarcitorio dei danni che dovessero deriva-re dalla perdita, totale o parziale o avaria delle merci trasportate. Il criterio utilizzato dalla norma e alla luce del quale il danno ivi previsto va quindi calcolato è un criterio oggettivo, costituito dal prezzo corrente della merce al momento e nel luogo della con-segna. Per quanto invece riguar-da l’ipotesi di inesecuzione o di ritardo nella consegna, il danno dovrà essere calcolato tenen-do conto del valore soggettivo che la merce ha per il creditore e valutando quindi sia il danno emergente che il lucro cessante, con un massimale di risarcibili-tà dei danno del quale il vettore può benefi ciare. Naturalmente

sussiste la possibilità, a carico del vettore, di invocare la pro-va liberatoria, cioè dimostrare la sua estraneità al fatto che ha provocato il danneggiamento delle cose trasportate. Tuttavia, se è vero che esiste questo one-re a carico del vettore, è altret-tanto vero che questi può inver-tire l’onere ponendolo a carico del reclamante. La presunzione di responsabilità cessa infatti con la consegna della merce nel luogo defi nito come termi-ne del trasporto e all’atto della consegna il ricevente deve ope-rare nel rispetto delle normative previste dalla legge applicabile al trasporto, facendo presente al vettore lo stato della merce nei termini previsti dalla norma con-venzionale applicabile a quel de-terminato trasporto. Il mancato rispetto dei termini, previsto per le riserve circa lo stato della mer-ce, non libera automaticamente il vettore dalle proprie respon-

Responsabilità nel settore dei trasportiIl settore del trasporto in Italia è disciplinato da una serie di nor-mative abbastanza articolate che vanno ad aggiungersi ad usi, consuetudini e regolamen-tazioni comunitarie che, spesso, rendono la vita diffi cile a chi di tale servizio deve usufruire. L’in-tenzione di questo articolo è di cercare di fare un po’ di chia-rezza per quanto riguarda gli aspetti principali del “ sistema trasporto “.Il contratto di trasporto trova la sua disciplina normativa negli artt.li 1678 e seguenti del Co-dice Civile che trattano prima del trasporto di persone e poi del contratto di trasporto di cose. Il contratto di trasporto di cose è un contratto consen-suale di risultato caratterizzato dal fatto che il vettore assume personalmente la responsabilità del trasporto delle cose fi no alla destinazione fi nale concordata anche se si avvale dell’opera di altri vettori con contratti di sub trasporto. Le obbligazioni del vettore sono quelle di ricevere le cose in consegna, eseguire il trasporto e consegnare le cose trasportate al destinatario. All’at-to della consegna della merce oggetto del trasporto, il vettore deve ricevere dal Committente una lettera di vettura o meglio una scheda di trasporto che ha la funzione di individuare i dati relativi ai soggetti coinvolti nel contratto (vettore, committen-te, caricatore, proprietario della merce, il nome del destinatario, la tipologia e il peso della mer-ce trasportata, i luoghi di carico e scarico della merce stessa e

numero di iscrizione all’Albo de-gli Autotrasportatori). Il tutto ex Decreto 30/06/2009. La manca-ta o erronea compilazione della scheda di trasporto dà luogo all’applicazione di sanzioni am-ministrative pecuniarie anche a carico del committente, oltre alla possibilità del fermo del veicolo che potrà essere restituito solo dopo l’esibizione de documento di cui sopra. All’atto della con-segna, il destinatario (che ha azione diretta nei confronti del vettore, sia per l’esecuzione del contratto di trasporto, sia per gli eventuali danni), ha il diritto di far accertare a sue spese l’identità o lo stato delle cose trasportate , in quanto il ricevimento senza riserve delle cose trasportate estingue le azioni derivanti dal contratto salvo il caso di dolo o colpa grave del vettore (697 – 1698 Codice Civile).Sotto il profi lo della responsa-bilità del vettore, derivante dal contratto di trasporto di cose, l’art.1693 del Codice Civile sta-bilisce che il vettore risponde della perdita o dell’avaria delle cose trasportate dal momento in cui le riceve a quello in cui le riconsegna , se non fornisce la prova che il danno è derivato da caso fortuito, dalla natura delle cose, da loro vizi (o vizi del loro imballaggio), o da fatto del mit-tente o del destinatario (art.1693 del Codice Civile).IMBALLAGGI E VIZI DI IMBALLAGGIOUn’importante problematica re-lativa ai trasporti riguarda l’im-ballaggio che è “il prodotto adi-bito a contenere e proteggere

le merci, dalle materie prime ai prodotti fi niti”. Ed è evidente che se l’imballaggio non è in grado di proteggere la merce, perché insuffi ciente o danneggiato, il vettore che incautamente lo ritira senza sollevare riserve, perderà un’occasione per liberasi da re-sponsabilità, assumendo a sé la colpa di una possibile avaria dell’oggetto del trasporto, pro-prio a causa del vizio di imballo non segnalato. Pertanto, sia l’ac-cettazione (da parte del vettore), che il ricevimento (da parte del destinatario) senza riserve, pos-sono pregiudicare i relativi diritti risarcitori. Il Codice Civile (art.1698) pre-cisa infatti che “il ricevimento senza riserve delle cose traspor-tate con il pagamento di quanto è documento al vettore estingue le azioni derivanti dal contratto, tran-ne il caso di dolo o colpa grave del vettore”.Molto diffi cile, peraltro, dimostra-re entrambi! Ricordiamo inoltre che sono fatte salve le azioni di perdita parziale o per avaria non riconoscibili al momento della riconsegna, purché in quest’ulti-mo caso il danno sia denunziato appena conosciuto e non oltre 8 giorni dopo il ricevimento.LIMITE RISARCITORIOÈ da sottolineare come la disci-plina proposta dall’art.1693 Cod.Civ. prenda in considerazione solo le ipotesi di danno deri-vante da perdita e/o avaria delle merci trasportate, non occupan-dosi del danno che sicuramen-te può derivare dal ritardo nella consegna o, ancor di più, dalla mancata esecuzione/interruzio-

legale

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ne dello stesso. Pertanto, nei casi di cui al punto che precede, sarà indispensabile considerare anche l’art.1218 del Codice Civi-le che recita “Il debitore che non esegue esattamente la prestazio-ne dovuta è tenuto al risarcimento del danno se non prova che l’ina-dempimento o il ritardo sono stati determinati da impossibilità della prestazione, derivante da causa a lui non imputabile”.La dizione “causa a lui non im-putabile” è , in effetti, facilmen-te “invocabile e dimostrabile” rispetto al dover dimostrare specifi camente il caso fortuito, il fatto di terzi, i fatti del mittente o del destinatario, o anche i vizi della merce.La “causa a lui non imputabile” può essere, infatti, qualunque evento estraneo alle persone e ai mezzi impiegati dal vetto-re, determinata dalla natura o da pubblici poteri o da fatto di terzi, che potrebbe rendere im-

possibile al vettore (e facilmente giustifi cabile), la consegna del carico nelle condizioni in cui l’ha ricevuto.Strettamente collegata alla re-sponsabilità del vettore, risulta la fattispecie del regime risarcitorio dei danni che dovessero deriva-re dalla perdita, totale o parziale o avaria delle merci trasportate. Il criterio utilizzato dalla norma e alla luce del quale il danno ivi previsto va quindi calcolato è un criterio oggettivo, costituito dal prezzo corrente della merce al momento e nel luogo della con-segna. Per quanto invece riguar-da l’ipotesi di inesecuzione o di ritardo nella consegna, il danno dovrà essere calcolato tenen-do conto del valore soggettivo che la merce ha per il creditore e valutando quindi sia il danno emergente che il lucro cessante, con un massimale di risarcibili-tà dei danno del quale il vettore può benefi ciare. Naturalmente

sussiste la possibilità, a carico del vettore, di invocare la pro-va liberatoria, cioè dimostrare la sua estraneità al fatto che ha provocato il danneggiamento delle cose trasportate. Tuttavia, se è vero che esiste questo one-re a carico del vettore, è altret-tanto vero che questi può inver-tire l’onere ponendolo a carico del reclamante. La presunzione di responsabilità cessa infatti con la consegna della merce nel luogo defi nito come termi-ne del trasporto e all’atto della consegna il ricevente deve ope-rare nel rispetto delle normative previste dalla legge applicabile al trasporto, facendo presente al vettore lo stato della merce nei termini previsti dalla norma con-venzionale applicabile a quel de-terminato trasporto. Il mancato rispetto dei termini, previsto per le riserve circa lo stato della mer-ce, non libera automaticamente il vettore dalle proprie respon-

Responsabilità nel settore dei trasportiIl settore del trasporto in Italia è disciplinato da una serie di nor-mative abbastanza articolate che vanno ad aggiungersi ad usi, consuetudini e regolamen-tazioni comunitarie che, spesso, rendono la vita diffi cile a chi di tale servizio deve usufruire. L’in-tenzione di questo articolo è di cercare di fare un po’ di chia-rezza per quanto riguarda gli aspetti principali del “ sistema trasporto “.Il contratto di trasporto trova la sua disciplina normativa negli artt.li 1678 e seguenti del Co-dice Civile che trattano prima del trasporto di persone e poi del contratto di trasporto di cose. Il contratto di trasporto di cose è un contratto consen-suale di risultato caratterizzato dal fatto che il vettore assume personalmente la responsabilità del trasporto delle cose fi no alla destinazione fi nale concordata anche se si avvale dell’opera di altri vettori con contratti di sub trasporto. Le obbligazioni del vettore sono quelle di ricevere le cose in consegna, eseguire il trasporto e consegnare le cose trasportate al destinatario. All’at-to della consegna della merce oggetto del trasporto, il vettore deve ricevere dal Committente una lettera di vettura o meglio una scheda di trasporto che ha la funzione di individuare i dati relativi ai soggetti coinvolti nel contratto (vettore, committen-te, caricatore, proprietario della merce, il nome del destinatario, la tipologia e il peso della mer-ce trasportata, i luoghi di carico e scarico della merce stessa e

numero di iscrizione all’Albo de-gli Autotrasportatori). Il tutto ex Decreto 30/06/2009. La manca-ta o erronea compilazione della scheda di trasporto dà luogo all’applicazione di sanzioni am-ministrative pecuniarie anche a carico del committente, oltre alla possibilità del fermo del veicolo che potrà essere restituito solo dopo l’esibizione de documento di cui sopra. All’atto della con-segna, il destinatario (che ha azione diretta nei confronti del vettore, sia per l’esecuzione del contratto di trasporto, sia per gli eventuali danni), ha il diritto di far accertare a sue spese l’identità o lo stato delle cose trasportate , in quanto il ricevimento senza riserve delle cose trasportate estingue le azioni derivanti dal contratto salvo il caso di dolo o colpa grave del vettore (697 – 1698 Codice Civile).Sotto il profi lo della responsa-bilità del vettore, derivante dal contratto di trasporto di cose, l’art.1693 del Codice Civile sta-bilisce che il vettore risponde della perdita o dell’avaria delle cose trasportate dal momento in cui le riceve a quello in cui le riconsegna , se non fornisce la prova che il danno è derivato da caso fortuito, dalla natura delle cose, da loro vizi (o vizi del loro imballaggio), o da fatto del mit-tente o del destinatario (art.1693 del Codice Civile).IMBALLAGGI E VIZI DI IMBALLAGGIOUn’importante problematica re-lativa ai trasporti riguarda l’im-ballaggio che è “il prodotto adi-bito a contenere e proteggere

le merci, dalle materie prime ai prodotti fi niti”. Ed è evidente che se l’imballaggio non è in grado di proteggere la merce, perché insuffi ciente o danneggiato, il vettore che incautamente lo ritira senza sollevare riserve, perderà un’occasione per liberasi da re-sponsabilità, assumendo a sé la colpa di una possibile avaria dell’oggetto del trasporto, pro-prio a causa del vizio di imballo non segnalato. Pertanto, sia l’ac-cettazione (da parte del vettore), che il ricevimento (da parte del destinatario) senza riserve, pos-sono pregiudicare i relativi diritti risarcitori. Il Codice Civile (art.1698) pre-cisa infatti che “il ricevimento senza riserve delle cose traspor-tate con il pagamento di quanto è documento al vettore estingue le azioni derivanti dal contratto, tran-ne il caso di dolo o colpa grave del vettore”.Molto diffi cile, peraltro, dimostra-re entrambi! Ricordiamo inoltre che sono fatte salve le azioni di perdita parziale o per avaria non riconoscibili al momento della riconsegna, purché in quest’ulti-mo caso il danno sia denunziato appena conosciuto e non oltre 8 giorni dopo il ricevimento.LIMITE RISARCITORIOÈ da sottolineare come la disci-plina proposta dall’art.1693 Cod.Civ. prenda in considerazione solo le ipotesi di danno deri-vante da perdita e/o avaria delle merci trasportate, non occupan-dosi del danno che sicuramen-te può derivare dal ritardo nella consegna o, ancor di più, dalla mancata esecuzione/interruzio-

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Impresasabilità, ma pone, viceversa, a carico del destinatario l’onere della prova e cioè sarà quest’ul-timo che dovrà fornire adeguata prova che il danno lamentato si è verifi cato durante il trasporto, ovvero mentre la merce si trova-va sotto la custodia del vettore. Si ribadisce, pertanto, che, con la consegna delle merci da parte del mittente al vettore, si ritiene comunemente che nei confronti di quest’ultimo nasca sempre la responsabilità per la perdita o l’avaria delle merci stesse.PROBLEMATICHE ASSICURATIVECiò premesso, non si compren-de quindi perché sia, il più delle

volte, necessaria una copertura assicurativa delle merci per il loro proprietario. Questo avvie-ne perché non sempre il vettore è responsabile dei danni e del-le perdite delle merci, oppure perché, qualora a fronte di un danno sussista la responsabili-tà del vettore, in difetto della di-chiarazione del valore della mer-ce sul documento di trasporto, tale responsabilità può trovare precise limitazioni di entità. Tali limitazioni possono essere su-perate indicando, prima della consegna della merce, il valore pieno della medesima e dichia-rando tale valore sul documento di trasporto.

RISARCIMENTO CONVENZIONALE E RISARCIMENTO TOTALELa mancanza del dolo e della colpa del vettore, fa rientrare il ri-sarcimento del danno subito non nel valore integrale della merce “secondo il prezzo corrente delle cose trasportate nel luogo e nel tempo della riconsegna” (art.1696 Cod.Civ), ma bensì nel più limita-to risarcimento delle convenzioni internazionali che ogni traspor-tatore inserisce nel contratto di trasporto, le quali commisurano il valore rimborsabile espresso in valori di riferimento universal-mente accettai e riferiti a parti-colari parametri di conto legate

al valore dell’oro fi no, i cosiddetti “Diritti Speciali di Prelievo” o DSP, che, in effetti, corrispondono a pochi euro per ogni kilo di mer-ce, un valore di indennizzo che può essere risibile a seconda del tipo di merce trasportata. Il va-lore integrale viene indennizzato solo ed esclusivamente quando il mittente lo ha dichiarato espres-samente al vettore o quando ci sia dolo o colpa grave del vetto-re stesso. In realtà, spesso per non dire sempre, il mittente, il più delle volte inconsapevolmente, contestualmente all’accettazione del contratto di trasporto inter-nazionale vigente, accetta anche di essere indennizzato secondo la convenzione internazionale vi-gente per il tipo di trasporto usato. Ogni vettore, infatti, predispone il contratto in maniera da essere coperto dalla convenzione DSP e non dal più oneroso “ prezzo corrente delle cose trasportate “ del nostro Codice Civile. L’unico sistema per essere sicuri di avere

il risarcimento integrale in caso di danno o perimento della pro-pria merce è di dichiarare il va-lore della stessa direttamente nel contratto di trasporto, esplicitan-do chiaramente che, in caso di avaria o perdita totale, sarà quel-lo il valore di riferimento e non quello convenzionale DSP. Sarà il vettore, a quel punto, a dover accettare la variazione delle nor-me contrattuali, aumentando se del caso il costo del trasporto, o assicurando le merci per il valore integrale , oppure rifi utando il tra-sporto stesso.CONSEGNA FRANCO FABBRICAUn discorso a parte va fatto per i cosiddetti Incoterms, ovvero per gli accordi internazionali relativi ai diritti e doveri di chi trasferisce merci da una parte all’altra del mondo. Al di là delle defi nizioni del signifi cato di “franco vettore”, “franco a bordo”, “franco a lun-go bordo” “reso frontiera” e molti altri, è il caso di spendere due

parole per il più rilevante dei casi, il cosiddetto “ franco fabbrica”, utilizzabile sia nei trasporti inter-nazionali che in quelli nazionali. Scegliendo questa clausola si addossa al compratore l’onere di disporre il ritiro della merce. Sarà il compratore, infatti, che desi-gnerà per questa operazione un soggetto di sua fi ducia che può essere sconosciuto al venditore, comportando, pertanto, il livello minimo di obbligazioni per il ven-ditore che si limiterà a mettere a disposizione del compratore , nei propri locali o in altro luogo convenuto, le merci oggetto del-la consegna, non sdoganate (nel caso di trasporti internazionali) e non caricate.Si è cercato di riassumere i casi più signifi cativi relativi al siste-ma “autotrasporto“ che, per sua stessa natura, presenta mille pie-ghe e sfaccettature.Ulteriori precisazioni potranno essere oggetto di altra pubbli-cazione.•

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volte, necessaria una copertura assicurativa delle merci per il loro proprietario. Questo avvie-ne perché non sempre il vettore è responsabile dei danni e del-le perdite delle merci, oppure perché, qualora a fronte di un danno sussista la responsabili-tà del vettore, in difetto della di-chiarazione del valore della mer-ce sul documento di trasporto, tale responsabilità può trovare precise limitazioni di entità. Tali limitazioni possono essere su-perate indicando, prima della consegna della merce, il valore pieno della medesima e dichia-rando tale valore sul documento di trasporto.

RISARCIMENTO CONVENZIONALE E RISARCIMENTO TOTALELa mancanza del dolo e della colpa del vettore, fa rientrare il ri-sarcimento del danno subito non nel valore integrale della merce “secondo il prezzo corrente delle cose trasportate nel luogo e nel tempo della riconsegna” (art.1696 Cod.Civ), ma bensì nel più limita-to risarcimento delle convenzioni internazionali che ogni traspor-tatore inserisce nel contratto di trasporto, le quali commisurano il valore rimborsabile espresso in valori di riferimento universal-mente accettai e riferiti a parti-colari parametri di conto legate

al valore dell’oro fi no, i cosiddetti “Diritti Speciali di Prelievo” o DSP, che, in effetti, corrispondono a pochi euro per ogni kilo di mer-ce, un valore di indennizzo che può essere risibile a seconda del tipo di merce trasportata. Il va-lore integrale viene indennizzato solo ed esclusivamente quando il mittente lo ha dichiarato espres-samente al vettore o quando ci sia dolo o colpa grave del vetto-re stesso. In realtà, spesso per non dire sempre, il mittente, il più delle volte inconsapevolmente, contestualmente all’accettazione del contratto di trasporto inter-nazionale vigente, accetta anche di essere indennizzato secondo la convenzione internazionale vi-gente per il tipo di trasporto usato. Ogni vettore, infatti, predispone il contratto in maniera da essere coperto dalla convenzione DSP e non dal più oneroso “ prezzo corrente delle cose trasportate “ del nostro Codice Civile. L’unico sistema per essere sicuri di avere

il risarcimento integrale in caso di danno o perimento della pro-pria merce è di dichiarare il va-lore della stessa direttamente nel contratto di trasporto, esplicitan-do chiaramente che, in caso di avaria o perdita totale, sarà quel-lo il valore di riferimento e non quello convenzionale DSP. Sarà il vettore, a quel punto, a dover accettare la variazione delle nor-me contrattuali, aumentando se del caso il costo del trasporto, o assicurando le merci per il valore integrale , oppure rifi utando il tra-sporto stesso.CONSEGNA FRANCO FABBRICAUn discorso a parte va fatto per i cosiddetti Incoterms, ovvero per gli accordi internazionali relativi ai diritti e doveri di chi trasferisce merci da una parte all’altra del mondo. Al di là delle defi nizioni del signifi cato di “franco vettore”, “franco a bordo”, “franco a lun-go bordo” “reso frontiera” e molti altri, è il caso di spendere due

parole per il più rilevante dei casi, il cosiddetto “ franco fabbrica”, utilizzabile sia nei trasporti inter-nazionali che in quelli nazionali. Scegliendo questa clausola si addossa al compratore l’onere di disporre il ritiro della merce. Sarà il compratore, infatti, che desi-gnerà per questa operazione un soggetto di sua fi ducia che può essere sconosciuto al venditore, comportando, pertanto, il livello minimo di obbligazioni per il ven-ditore che si limiterà a mettere a disposizione del compratore , nei propri locali o in altro luogo convenuto, le merci oggetto del-la consegna, non sdoganate (nel caso di trasporti internazionali) e non caricate.Si è cercato di riassumere i casi più signifi cativi relativi al siste-ma “autotrasporto“ che, per sua stessa natura, presenta mille pie-ghe e sfaccettature.Ulteriori precisazioni potranno essere oggetto di altra pubbli-cazione.•

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Previdenza

le, lamentando in particolare il fatto che il provvedimento disciplinare gli era stato co-municato tardivamente. Pe-raltro, sia il Tribunale, che, in secondo grado, la Corte d’appello, avevano respinto il ricorso del lavoratore, sot-tolineando soprattutto che la Banca non sarebbe stata in grado di conoscere tempe-stivamente le gravi irregolari-tà che erano potute emerge-re soltanto dopo successive ispezioni che avevano richie-sto parecchio tempo. Alla de-cisione della Corte d’Appello ha fatto seguito pertanto l’ul-teriore ricorso in Cassazione. Quest’ultima, peraltro, non ha potuto che confermare in-tegralmente le decisioni dei Giudici di merito. La Corte Suprema ha sottolineato in primo luogo che le regole generali della buona fede e della correttezza nell’esecu-

zione del rapporto di lavoro, così come avviene per tutti gli altri contratti, non con-sentono, in linea generale, all’imprenditore, di procrasti-nare indeterminatamente una contestazione di natura disci-plinare, in modo da rendere particolarmente difficile la difesa del dipendente, oppu-re di perpetuare l’incertezza sulla sorte del rapporto. Nel caso esaminato dalla Cas-sazione, infatti, l’ufficio con-tenzioso della Banca, gestito dal dipendente, era compo-sto da personale altamente

qualificato, e aveva dei pote-ri autonomi nell’effettuazione della propria attività, nonché la possibilità di sottrarre alla direzione la verifica concreta di alcune operazioni.In un contesto di questo ge-nere, non era di conseguen-za possibile fare esclusivo riferimento all’immediatezza della contestazione, che è di per sé il criterio di carattere generale in questa materia, in quanto in realtà soltanto un successivo controllo spe-cifico di tutte le operazioni poste in essere, effettuato in concreto da personale al-trettanto qualificato, aveva consentito di accertare le anomalie riscontrate, e inter-venire di conseguenza con la sanzione disciplinare poi applicata, rendendosi quindi ammissibile una contestazio-ne apparentemente ed altri-menti tardiva. •

Quando può essere ritardatoun licenziamento per giusta causa

Una recente decisione della Corte di Cassa-zione si è occupata

della questione del termine en-tro il quale può essere intimato a un lavoratore il licenziamento per giusta causa, o in tronco. A tale proposito, si può ricorda-re in primo luogo che, in base alla legge (art. 2119 del Codi-ce Civile), deve intendersi per giusta causa, una causa che “non consenta la prosecuzio-ne, neppure provvisoria, del rapporto di lavoro”.È pure assodato che un prov-vedimento disciplinare di que-sto genere debba essere con-testato al dipendente con una certa immediatezza rispetto al fatto che vi ha dato origine o eventualmente risolto al mo-mento in cui il datore di lavoro ne è venuto a conoscenza. È appunto l’ipotesi presa in esa-me dalla Cassazione con la sentenza n. 25136 di qualche settimana fa. La vicenda riguar-dava il responsabile dell’Uffi-cio contenzioso di un Istituto di credito che aveva il compito di deliberare sulla convenienza della cessione a terzi di crediti in sofferenza. A seguito del li-cenziamento intimatogli, l’inte-ressato era ricorso in Tribuna-

Gianluigi Girardi

Vi o�riamo: il miglior ristoro a portata di mano, con 21 sedi in Italia,un servizio e�ciente e puntuale, con 1400 addetti e una �otta di 900 mezzi,la qualità dei prodotti, con le certi�cazioni ISO 9001:2000 e HACCP,il fatto di essere leader di mercato, con 65.000 clienti in tutta Italia.

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Previdenza

le, lamentando in particolare il fatto che il provvedimento disciplinare gli era stato co-municato tardivamente. Pe-raltro, sia il Tribunale, che, in secondo grado, la Corte d’appello, avevano respinto il ricorso del lavoratore, sot-tolineando soprattutto che la Banca non sarebbe stata in grado di conoscere tempe-stivamente le gravi irregolari-tà che erano potute emerge-re soltanto dopo successive ispezioni che avevano richie-sto parecchio tempo. Alla de-cisione della Corte d’Appello ha fatto seguito pertanto l’ul-teriore ricorso in Cassazione. Quest’ultima, peraltro, non ha potuto che confermare in-tegralmente le decisioni dei Giudici di merito. La Corte Suprema ha sottolineato in primo luogo che le regole generali della buona fede e della correttezza nell’esecu-

zione del rapporto di lavoro, così come avviene per tutti gli altri contratti, non con-sentono, in linea generale, all’imprenditore, di procrasti-nare indeterminatamente una contestazione di natura disci-plinare, in modo da rendere particolarmente difficile la difesa del dipendente, oppu-re di perpetuare l’incertezza sulla sorte del rapporto. Nel caso esaminato dalla Cas-sazione, infatti, l’ufficio con-tenzioso della Banca, gestito dal dipendente, era compo-sto da personale altamente

qualificato, e aveva dei pote-ri autonomi nell’effettuazione della propria attività, nonché la possibilità di sottrarre alla direzione la verifica concreta di alcune operazioni.In un contesto di questo ge-nere, non era di conseguen-za possibile fare esclusivo riferimento all’immediatezza della contestazione, che è di per sé il criterio di carattere generale in questa materia, in quanto in realtà soltanto un successivo controllo spe-cifico di tutte le operazioni poste in essere, effettuato in concreto da personale al-trettanto qualificato, aveva consentito di accertare le anomalie riscontrate, e inter-venire di conseguenza con la sanzione disciplinare poi applicata, rendendosi quindi ammissibile una contestazio-ne apparentemente ed altri-menti tardiva. •

Quando può essere ritardatoun licenziamento per giusta causa

Una recente decisione della Corte di Cassa-zione si è occupata

della questione del termine en-tro il quale può essere intimato a un lavoratore il licenziamento per giusta causa, o in tronco. A tale proposito, si può ricorda-re in primo luogo che, in base alla legge (art. 2119 del Codi-ce Civile), deve intendersi per giusta causa, una causa che “non consenta la prosecuzio-ne, neppure provvisoria, del rapporto di lavoro”.È pure assodato che un prov-vedimento disciplinare di que-sto genere debba essere con-testato al dipendente con una certa immediatezza rispetto al fatto che vi ha dato origine o eventualmente risolto al mo-mento in cui il datore di lavoro ne è venuto a conoscenza. È appunto l’ipotesi presa in esa-me dalla Cassazione con la sentenza n. 25136 di qualche settimana fa. La vicenda riguar-dava il responsabile dell’Uffi-cio contenzioso di un Istituto di credito che aveva il compito di deliberare sulla convenienza della cessione a terzi di crediti in sofferenza. A seguito del li-cenziamento intimatogli, l’inte-ressato era ricorso in Tribuna-

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Page 65: Economia Veronese - Marzo 2011

Quello strano concetto di italianità

«Ho il massimo rispetto verso i sentimenti di chi vuole festeggia-re l’Unità d’Italia, ma chiedo stes-sa comprensione per chi non la pensa allo stesso modo. Nel 1861 la nostra terra non faceva parte dell’Italia e, nel 1919, l’Alto Adige è stato annesso contro la volontà dei suoi abitanti». Sono queste le parole con le quali Luiss Durnwal-der, presidente della Provincia di Bolzano, ha dichiarato la sua indi-sponibilità a recarsi a Roma per le celebrazioni dei 150 anni dell’Uni-tà d’Italia. Dico subito, a scanso di equivoci, che in un Paese con un minimo di senso dello Stato, ad un signore del genere andrebbe dato un cal-cio nel sedere. Rauss und arbeit. Magari con un bigliettino di ac-compagnamento, in caratteri ru-nici, per ricordargli che Bolzano è una delle province italiane, senza se e senza ma, e lui ne è il legale rappresentante. Sempre che non decida di farsi da parte, rinunciando ai 25.600 euro mensili, che ne fanno il più paga-to presidente in giro per l’Europa, insieme ai suoi consiglieri che, di euro, ne portano a casa 6.300, contro i 3.600 che incasserebbero a Innsbruck. Se poi considera l’Al-to Adige un’appendice austriaca usurpata dall’Italia, smetta i panni dell’amministratore e vesta quelli dell’oppositore politico, senza la pretesa di avere la botte piena e la moglie ubriaca.Ha fatto bene il Capo dello Stato Napolitano a ricordargli «che non può parlare a nome di una prete-sa minoranza austriaca, dimen-

ticando di rappresentare anche le popolazioni di lingua italiana e ladina, e soprattutto che la stes-sa popolazione di lingua tedesca è italiana e tale si sente nella sua larga maggioranza». In effetti Durnwalder diceva di par-

lare a nome degli abitanti di lingua tedesca e ladina. Ma anche questa è una frottola. I ladini hanno pron-tamente dichiarato di sentirsi ita-liani a tutti gli effetti e non solo per i benefi t di un accordo post bellico che fa degli abitanti di questa re-

il punto

65Economia Veronese - marzo 2011

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gione i più ricchi d’Italia. No, no. Si sentono italiani, per cultura, sensi-bilità, tradizioni senza che l’idioma infi ci un’appartenenza che viene dal vissuto prima che dalla lingua. Quanto agli abitanti di lingua te-desca, un recente sondaggio ha evidenziato che la maggioranza di loro (41,2%) ha dichiarato di sen-tirsi italiana e felice di appartenere a questo Stato, mentre solo il 4% chiedeva il ritorno all’Austria, a fronte di un 30% che preferiva un Tirolo indipendente. A far eco ai sondaggi italiani, i dati ancora più rumorosi sono venuti da Oltralpe, ossia dal Tirolo au-striaco. Da quelle parti il 64% s’è espresso contro la riunifi cazione con il Tirolo italiano e il 66% contro la concessione della cittadinanza austriaca ai suoi abitanti. Forse un

po’ di sano orgoglio nazionalistico avrebbe potuto abbassare questi dati, ma a paralizzare eventuali velleità di possibili riunifi cazioni è bastato il pensiero di quanto co-sterebbe mantenere i cugini me-ridionali al loro attuale tenore di vita. L’Alto Adige, e non ce ne vogliano i suoi simpatici abitanti, con lo Sta-to italiano ha trovato la gallina dalle uova d’oro. Lo sanno bene gli abi-tanti locali, molti dei quali hanno scritto al presidente Durnwalder coprendolo di improperi, come se avesse profanato la Madonna Pel-legrina. «I soldi che intaschi sono italiani e tu non sei più il nostro rappresentante. Ricordalo bene!». È solo una delle invettive, che gli sono fi occate addosso da destra e da sinistra. Sembra di sentire l’eco

delle parole del sindaco di Firenze, che ha invitato ad essere coerenti fi no in fondo. Non si può essere italiani nel portafoglio, salvo smar-carsi quando fa comodo.Che in Alto Adige arrivi un fi ume di denaro è cosa risaputa. Oltre a trattenere il 90% del gettito fi scale, c’è poi il “foraggio” che arriva da Roma e che ha fatto degli altoate-sini la popolazione con il più alto reddito pro capite del Paese. Diffi cile a questo punto pensa-re che Durnwalder alzi la cresta perché qualcuno gli ha strizzato l’occhio dall’altra parte delle Alpi. E allora? Cui prodest, chiedereb-bero gli antichi? Quale interesse si nasconde?Durnwalder è un marpione naviga-to e ha capito che facendo le bizze si porta a casa bottino. Lo ha verifi -cato recentemente ottenendo una fetta di parco dello Stelvio, solo per aver detto ai suoi due deputati di non mollare Berlusconi. Sempre con la stessa “arma” ha chiesto e ottenuto di rimuovere i segni fasci-sti dell’italianità, insieme alle ca-serme degli alpini. A fare i rognosi si porta sempre a casa qualcosa. Ma noi vorremmo metterlo in guar-dia, perché non dimentichi quello che si dice a Verona e cioè che a l’usel ‘ngordo ghe se crepa el gosso. Se in Alto Adige qualcuno sembra stanco di sentirsi italiano, potrebbe succedere anche l’oppo-sto, e cioè che qualcuno si stanchi di pagare sentendosi per di più straniero in casa propria. Tse Tse

66

il punto

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Page 68: Economia Veronese - Marzo 2011

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Sommiamo relazioni. Sottraiamo ostacoli. Moltiplichiamo idee. Condividiamo esperienze.

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212121 2-2-2333 MoMMototorbrbikikeeexpxpxpooo27277-3-33111 ViViVi ivi lla Caa Casasa - E Eveventnto mostra mercato - Soluzioni d’arredo classiche e moderne.

PrPrododotti e servizi per la casa e gli sposi

FEBBRAIO5-7 Salone Italiano del Golf

MARZO2-6 Samoter - Salone internazionale triennale macchine movimento terra,

da cantiere e per l’edilizia17-20 Legno & Edilizia - Mostra internazionale sull’impiego del legno nell’edilizia19-20 Elettroexpo - Mostra mercato di elettronica, radiantismo, strumentazione,

componentistica informatica19-20 Model Expo Italy - Fiera del modellismo

APRILE7-11 Vinitaly - Salone internazionale del vino e dei distillati7-11 Enolitech - Salone internazionale delle tecniche per la viticoltura, l’enologia e delle

tecnologie olivicole ed olearie7-11 Agrifood Club - Salone dell’agroalimentare di qualità

7-11 Sol - Salone internazionale dell’olio d’oliva extravergine di qualità

MAGGIO4-6 Solarexpo - Mostra e convegno internazionale su energie rinnovabili e generazione distribuita4-6 BioEnergy Expo - Mostra - convegno internazionale specializzata su biomasse,

biogas e biocarburanti4-6 Greenbuilding - Mostra e convegno internazionale su effi cienza energetica

e architettura sostenibile10-12 Automotive Dealer Day - Informazioni, strategie e strumenti per la

commercializzazione automobilistica20-22 Verona Mineral Show Geo Business - Mostra di pietre preziose, pietre dure,

pietre ornamentali, fossili e derivati, oggettistica in pietra20-22 Veronafi l - Manifestazione fi latelica, numismatica, cartofi la

24-26 Pte Expo - Progetto Terza Età - Tecnologie, prodotti e servizi per la terza età24-26 Pulire - Mostra internazionale delle produzioni e delle tecnologie per le attività dell’igiene

ambientale

SETTEMBRE21-24 Marmomacc -c Mostra internazionale di marmi, pietre, design e tecnologie

OTTOBRE6-10 ArtVerona - La fi era delle gallerie italiane di arte moderna e contemporanea

10-14 XIX ISAF - Innovation for local and global sustainability alcohol fuels

15-19 Abitare il Tempo - Mostra internazionale per le SOLUZIONI d’interni

OTTOBRE21-23 Veronafi l - Manifestazione fi latelica, numismatica, cartofi la

25-26 MCM - Mostra convegno internazionale della manutenzione industriale

25-26 SAVE - Mostra convegno internazionale delle soluzioni e applicazioni verticali di automazione, strumentazione, sensori

25-26 Home & Building - Mostra convegno internazionale della domotica & building technologies

25-26 Acquaria - Mostra convegno internazionale delle tecnologie per l’analisi, la distribuzione e il trattamento dell’acqua e dell’aria

NOVEMBRE3-6 Fieracavalli - International horse festival

16-17 Geo-Oikos - Rassegna espositiva dei progetti territoriali, urbanistici, edilizi, ambientali delle città e del territorio

24-26 Job & Orienta - Mostra convegno nazionale - orientamento, scuola, formazione, lavoro

24-27 Luxury & Yachts - Salone internazionale del lusso

26-27 Elettroexpo - Mostra mercato di elettronica, radiantismo, strumentazione, componentistica informatica

Nov. Bus&Bus Mobility Business Bridge Event

DICEMBRE3-8 Country Life - Mostra mercato del vivere country

9-11 Verona Mineral Show Geo Shop - Mostra di pietre preziose, pietre dure, pietre ornamentali, fossili e derivati, oggettistica in pietra

MANIFESTAZIONI ALL’ESTERO24-26 Gen. Vinitaly New York / VINO 2011

25-27 Gen. Stonexpo / Marmomacc Americas - Las Vegas

24-25 Feb. Vinitaly World Tour - New Delhi - The next quality experience

2-6 Mar. Job & Orienta / AULA Madrid - Scuola, orientamento, formazione e lavoro

6-9 Giu. Siab / Fispal Food Service - San Paolo

23-25 Ago. Eurocarne / Tecnocarne San Paolo

26-27 Set. Vinitaly World Tour - Stoccolma - Vinitaly in the World

28-29 Set. Vinitaly World Tour - Russia - Vinitaly in the World

16-19 Ott. Saudi Stone - Tech Riyadh - International stone and stone technology show

*17-19 Ott. Vinitaly World Tour - U.S. Tour - Vinitaly in the World

3-5 Nov. Vinitaly World Tour - Hong Kong - Vinitaly in the World - 4° International Wine & Spirits Fair

7-8 Nov. Vinitaly World Tour - Japan - Vinitaly in the World

10 Nov. Vinitaly World Tour - Korea - Vinitaly in the World

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Bruno Biagi