Economia e politica nel mondo - api.ning.com · (visto che noi in Europa non vogliamo spendere...

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Economia e politica nel mondo Gennaio 2015 7 maggio 2016 Risposto da Fabio Colasanti su 1 Gennaio 2015 a 2:26 Il mondo nel 2015. Problemi veri e, forse, problemi creati da servizi segreti non all'altezza. Questa analisi della politica russa non mi sembra tanto sbagliata. http://www.corriere.it/editoriali/14_dicembre_31/ritorno-giochi-ant... Dall'altro lato ci troviamo, forse, di fronte a cose imbarazzanti. Il ridicolo comunicato stampa di Pyongyang dopo la distribuzione di The Interview è comunque un fatto. http://www.corriere.it/editoriali/14_dicembre_31/ritorno-giochi-ant... Risposto da Giampaolo Carboniero su 1 Gennaio 2015 a 19:37 Tutto sta a vedere quali interessi, e di chi, si vogliono salvaguardare; per me indispensabile una politica amichevole verso la Russia, sicuramente più amichevole che verso altri paesi. Risposto da Fabio Colasanti su 1 Gennaio 2015 a 21:26 Giampaolo, quali interessi vuoi salvaguardare? Quelli dei nostri esportatori verso la Russia? Le sanzioni economiche non sarebbero da applicare mai perché fanno male a chi le subisce, ma anche a chi le applica? Non bisognava quindi applicare sanzioni economiche nemmeno al Sud Africa dell'Apartheid? La tua affermazione, sostenuta da Laura (alla quale pongo la stessa domanda), ricade in due casi: a) Sei per principio contro le sanzioni economiche; da non utilizzare mai, in nessun caso ? b) O pensi che in questo caso specifico non andavano applicate perché Putin ha più ragioni degli ucraini dell'ovest nella crisi in corso? Quale di questi due casi è quello giusto? Domanda rivolta a entrambi. Rimango poi perplesso - e senza spiegazione - di fronte alla richiesta di una politica verso la Russia che sia "più amichevole di quella verso altri paesi ". Perché mai? Che valori o interessi sono rappresentati dalla Russia di oggi che meriterebbero questa politica "più amichevole"? Giampaolo Carboniero ha detto: Tutto sta a vedere quali interessi, e di chi, si vogliono salvaguardare; per me indispensabile una politica amichevole verso la Russia, sicuramente più amichevole che verso altri paesi. Risposto da Cristina Favati su 1 Gennaio 2015 a 21:56 http://www.termometropolitico.it/1153356_economia-italiana-seconda-...

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Economia e politica nel mondo Gennaio 2015 – 7 maggio 2016

Risposto da Fabio Colasanti su 1 Gennaio 2015 a 2:26 Il mondo nel 2015. Problemi veri e, forse, problemi creati da servizi segreti non all'altezza. Questa analisi della politica russa non mi sembra tanto sbagliata. http://www.corriere.it/editoriali/14_dicembre_31/ritorno-giochi-ant... Dall'altro lato ci troviamo, forse, di fronte a cose imbarazzanti. Il ridicolo comunicato stampa di Pyongyang dopo la distribuzione di The Interview è comunque un fatto. http://www.corriere.it/editoriali/14_dicembre_31/ritorno-giochi-ant...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 1 Gennaio 2015 a 19:37 Tutto sta a vedere quali interessi, e di chi, si vogliono salvaguardare; per me indispensabile una politica amichevole verso la Russia, sicuramente più amichevole che verso altri paesi.

Risposto da Fabio Colasanti su 1 Gennaio 2015 a 21:26 Giampaolo, quali interessi vuoi salvaguardare? Quelli dei nostri esportatori verso la Russia? Le sanzioni economiche non sarebbero da applicare mai perché fanno male a chi le subisce, ma anche a chi le applica? Non bisognava quindi applicare sanzioni economiche nemmeno al Sud Africa dell'Apartheid? La tua affermazione, sostenuta da Laura (alla quale pongo la stessa domanda), ricade in due casi: a) Sei per principio contro le sanzioni economiche; da non utilizzare mai, in nessun caso ? b) O pensi che in questo caso specifico non andavano applicate perché Putin ha più ragioni degli ucraini dell'ovest nella crisi in corso? Quale di questi due casi è quello giusto? Domanda rivolta a entrambi. Rimango poi perplesso - e senza spiegazione - di fronte alla richiesta di una politica verso la Russia che sia "più amichevole di quella verso altri paesi". Perché mai? Che valori o interessi sono rappresentati dalla Russia di oggi che meriterebbero questa politica "più amichevole"? Giampaolo Carboniero ha detto: Tutto sta a vedere quali interessi, e di chi, si vogliono salvaguardare; per me indispensabile una politica amichevole verso la Russia, sicuramente più amichevole che verso altri paesi.

Risposto da Cristina Favati su 1 Gennaio 2015 a 21:56 http://www.termometropolitico.it/1153356_economia-italiana-seconda-...

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Economia e politica nel mondo IV – 2015-2016

Risposto da Fabio Colasanti su 1 Gennaio 2015 a 22:39 Cristina, purtroppo si tratta di un'analisi di parte che, volutamente, non analizza l'apetto della competitività prezzo. Uno degli autori è lo stesso Marco Fortis di cui avevamo commentato vari mesi fa affermazioni simili. Il mondo dell'industria vuole sottolineare il contributo che sta già dando e non vuole sentire critiche alla sua azione. Inoltre vuole, per motivi ovvi, che si rilanci la domanda interna. Questa vale tre volte il valore delle esportazioni quindi per il successo delle ditte italiane è importantissima. Qualche settimana fa sono stato ad un seminario sull'economia europea tenuto da alcuni funzionari del Fondo Monetario Internazionale. Uno dei punti della loro esposizione era la richiesta di un aumento della spesa pubblica in Germania per sostenere la domanda. Il chief economisti della Confindustria tedesca che era presente è intervenuto affermando che il FMI era troppo timido e che secondo lui la Germania doveva aumentare la spesa pubblica di una cifra quattro volte più alta di quanto suggerito dal FMI. Per gli industriali tedeschi un aumento della domanda interna tedesca sarebbe una manna. E lo stesso vale per gli industriali di tutti i paesi. L'etichetta "Fondazione Edison" non maschera la posizione degli autori dello studio. Nel riassunto iniziale (non ho letto tutto il rapporto) non discutono mai del fatto che le esportazioni italiane negli ultimi quindici anni sono cresciute meno di quelle degli altri paesi europei. Se siamo tanto bravi (e in alcuni campi lo saremo sicuramente), come mai le esportazioni italiane crescono meno di quelle degli altri paesi dell'eurozona? Cristina Favati ha detto: http://www.termometropolitico.it/1153356_economia-italiana-seconda-...

Risposto da Fabio Colasanti su 1 Gennaio 2015 a 22:55 Laura, due punti. Autodeterminazione. Fino a che punto? Dove sono i limiti territoriali? Potremo permettere che chi vive lungo la prima parte della via Cassia a Roma (zona ricca) si autodetermini e formi uno stato indipendente per pagare meno tasse? Abbiamo al mondo oltre duecento paesi autonomi e sovrani. E' nell'interesse collettivo averne trecento, quattrocento? Perché non di più? Di per se "Autodeterminazione " è una parola vuota, se non le si da un contenuto concreto legato ad una situazione specifica. Quali sono le ragioni per l'autodeterminazione delle zone orientali dell'Ucraina? Il fatto che la maggioranza degli abitanti parli il russo invece dell'ucraino? Nel 1945 il governo italiano si è opposto alla proposta americana di fare un censimento nell'Istria per verificare la lingua parlata dalla popolazione e di determinare i confini su questa base. La posizione italiana era determinata dal fatto che molti italiani erano stati già cacciati (esattamente come in Ucraina) e che non si voleva creare un precedente da utilizzare nell'Alto Adige. Interessi italiani. La Russia starà pure "qui" e gli Stati Uniti dall'altro lato dell'Atlantico. Ma i nostri scambi commerciali con gli Stati Uniti sono molto più alti di quelli con la Russia; la nostra difesa dipende dalle forze americane (visto che noi in Europa non vogliamo spendere quello che è necessario per la difesa); e, con tutti i difetti che conosciamo, gli Stati Uniti sono sono un paese un po' più democratico di quanto la Russia sia mai stata. Se poi andiamo a vedere gli aspetti culturali, le differenze con la Russia sono abissali. Quanti cittadini italiani vanno a visitare gli Stati Uniti come turisti, a studiare negli Stati Uniti, a lavorare negli Stati Uniti? E quanti vanno in Russia? Due anni fa ero stato invitato a fare un discorso in una conferenza a Mosca. Dopo due settimane di lotta amministrativa per avere il visto ho mandato tutto a quel paese e ho rinunciato all'invito. Possiamo veramente sostenere che la Russia ci sia più vicina degli Stati Uniti? Non vedo quindi perché mai gli "interessi italiani" ci porterebbero a scegliere la Russia di preferenza agli Stati Uniti. Sarebbe utile avere le opinioni di altri membri del Circolo, in particolare di quelli che ci hanno raggiunto negli ultimi mesi. laura sgaravatto ha detto: Fabio conosco il tuo punto di vista il mio è diverso non stimo i metodi "invasivi" americani armati o meno nemmeno una certa mancanza di scrupoli pur di arrivare all'obiettivo

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Economia e politica nel mondo IV – 2015-2016

perché "il resto del mondo" paga spesso a caro prezzo i "loro" errori/bolle/cultura..... e perché continuare a "seguirli"? l'America è LA' la Russia è QUA i "nostri interessi" italiani e penso europei forse son più con Russia che con America ti ricordo.............. la mia incompetenza su tutto.... scusami ........... io sto aspettando che L'EUROPA CRESCA e impari a farsi i "suoi interessi".......... non adoro Putin e nemmeno il nazionalismo ma sicuramente si sente accerchiato amo un'altra cosa ...http://it.wikipedia.org/wiki/Autodeterminazione_dei_popoli

Risposto da Giampaolo Carboniero su 2 Gennaio 2015 a 0:06 Ma secondo te le sanzioni vanno applicate in base a quali criteri? Contro l'apartheid in Sud Africa? E perchè non contro il Muro di Israele? O la politica della Cina verso le minoranze? Sono state applicate sanzioni, in passato, contro il Cile di Pinochet, o altri regimi dittatoriali? Mi trovi favorevole sulla politica delle sanzioni, purchè sia chiaro con quale metro si giudica il paese o il governo contro cui applicarle, che sia lo stesso metro per tutti e non secondo gli interessi del momento o sulla vicinanza ideologica; se invece si guarda all'argomento con un metro diverso, secondo me i danni per l'Europa sono maggiori dei vantaggi, nel caso della Russia, se non altro per la sua vicinanza, le sue materie prime e il suo mercato in possibile espansione.

Risposto da Giampaolo Carboniero su 2 Gennaio 2015 a 0:16 Allora la ragione vera delle sanzioni è la difesa degli interessi di una parte(USA) contro l'altra(Russia); perchè l'Europa dovrebbe parteggiare per l'uno o per l'altro, indifferentemente dai propri interessi? Perchè stiamo, aprioristicamente e per sempre fedeli e riconoscenti, con lo zio Sam? Fabio Colasanti ha detto: Laura, due punti. Autodeterminazione. Fino a che punto? Dove sono i limiti territoriali? Potremo permettere che chi vive lungo la prima parte della via Cassia a Roma (zona ricca) si autodetermini e formi uno stato indipendente per pagare meno tasse? Abbiamo al mondo oltre duecento paesi autonomi e sovrani. E' nell'interesse collettivo averne trecento, quattrocento? Perché non di più? Di per se "Autodeterminazione " è una parola vuota, se non le si da un contenuto concreto legato ad una situazione specifica. Quali sono le ragioni per l'autodeterminazione delle zone orientali dell'Ucraina? Il fatto che la maggioranza degli abitanti parli il russo invece dell'ucraino? Nel 1945 il governo italiano si è opposto alla proposta americana di fare un censimento nell'Istria per verificare la lingua parlata dalla popolazione e di determinare i confini su questa base. La posizione italiana era determinata dal fatto che molti italiani erano stati già cacciati (esattamente come in Ucraina) e che non si voleva creare un precedente da utilizzare nell'Alto Adige. Interessi italiani. La Russia starà pure "qui" e gli Stati Uniti dall'altro lato dell'Atlantico. Ma i nostri scambi commerciali con gli Stati Uniti sono molto più alti di quelli con la Russia; la nostra difesa dipende dalle forze americane (visto che noi in Europa non vogliamo spendere quello che è necessario per la difesa); e, con tutti i difetti che conosciamo, gli Stati Uniti sono sono un paese un po' più democratico di quanto la Russia sia mai stata. Se poi andiamo a vedere gli aspetti culturali, le differenze con la Russia sono abissali. Quanti cittadini italiani vanno a visitare gli Stati Uniti come turisti, a studiare negli Stati Uniti, a lavorare negli Stati Uniti? E quanti vanno in Russia? Due anni fa ero stato invitato a fare un discorso in una conferenza a Mosca. Dopo due settimane di lotta amministrativa per avere il visto ho mandato tutto a quel paese e ho rinunciato all'invito. Possiamo veramente sostenere che la Russia ci sia più vicina degli Stati Uniti? Non vedo quindi perché mai gli "interessi italiani" ci porterebbero a scegliere la Russia di preferenza agli Stati Uniti. Sarebbe utile avere le opinioni di altri membri del Circolo, in particolare di quelli che ci hanno raggiunto negli ultimi mesi. laura sgaravatto ha detto: Fabio conosco il tuo punto di vista il mio è diverso non stimo i metodi "invasivi" americani armati o meno

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Economia e politica nel mondo IV – 2015-2016

nemmeno una certa mancanza di scrupoli pur di arrivare all'obiettivo perché "il resto del mondo" paga spesso a caro prezzo i "loro" errori/bolle/cultura..... e perché continuare a "seguirli"? l'America è LA' la Russia è QUA i "nostri interessi" italiani e penso europei forse son più con Russia che con America ti ricordo.............. la mia incompetenza su tutto.... scusami ........... io sto aspettando che L'EUROPA CRESCA e impari a farsi i "suoi interessi".......... non adoro Putin e nemmeno il nazionalismo ma sicuramente si sente accerchiato amo un'altra cosa ...http://it.wikipedia.org/wiki/Autodeterminazione_dei_popoli

Risposto da Fabio Colasanti su 2 Gennaio 2015 a 0:29 Giampaolo, allora non sei contro il principio delle sanzioni. Non sei quindi contro le sanzioni alla Russia perché fanno male agli interessi economici dell'Italia; ci sono altri paesi dell'Unione europea ai quali fanno molto più male che a noi (per esempio alla Germania). Quindi sei contro le sanzioni alla Russia perché pensi che non dovevano essere applicate. Delle due l'una. O pensi che che la politica di Putin in Ucraina sia giusta. O pensi che sia sbagliata e che si poteva fare pressione su di lui in maniera diversa. Qual'è la risposta giusta? Nel caso la risposta giusta fosse la seconda, cosa si poteva fare? Giampaolo Carboniero ha detto: Ma secondo te le sanzioni vanno applicate in base a quali criteri? Contro l'apartheid in Sud Africa? E perchè non contro il Muro di Israele? O la politica della Cina verso le minoranze? Sono state applicate sanzioni, in passato, contro il Cile di Pinochet, o altri regimi dittatoriali? Mi trovi favorevole sulla politica delle sanzioni, purchè sia chiaro con quale metro si giudica il paese o il governo contro cui applicarle, che sia lo stesso metro per tutti e non secondo gli interessi del momento o sulla vicinanza ideologica; se invece si guarda all'argomento con un metro diverso, secondo me i danni per l'Europa sono maggiori dei vantaggi, nel caso della Russia, se non altro per la sua vicinanza, le sue materie prime e il suo mercato in possibile espansione.

Risposto da Giampaolo Carboniero su 2 Gennaio 2015 a 0:33 Eppure mi pareva di aver spiegato la condizione necessaria per il mio consenso alle sanzioni. Fabio Colasanti ha detto: Giampaolo, allora non sei contro il principio delle sanzioni. Non sei quindi contro le sanzioni alla Russia perché fanno male agli interessi economici dell'Italia; ci sono altri paesi dell'Unione europea ai quali fanno molto più male che a noi (per esempio alla Germania). Quindi sei contro le sanzioni alla Russia perché pensi che non dovevano essere applicate. Delle due l'una. O pensi che che la politica di Putin in Ucraina sia giusta. O pensi che sia sbagliata e che si poteva fare pressione su di lui in maniera diversa. Qual'è la risposta giusta? Nel caso la risposta giusta fosse la seconda, cosa si poteva fare? Giampaolo Carboniero ha detto: Ma secondo te le sanzioni vanno applicate in base a quali criteri? Contro l'apartheid in Sud Africa? E perchè non contro il Muro di Israele? O la politica della Cina verso le minoranze? Sono state applicate sanzioni, in passato, contro il Cile di Pinochet, o altri regimi dittatoriali? Mi trovi favorevole sulla politica delle sanzioni, purchè sia chiaro con quale metro si giudica il paese o il governo contro cui applicarle, che sia lo stesso metro per tutti e non secondo gli interessi del momento o sulla vicinanza ideologica; se invece si guarda all'argomento con un metro diverso, secondo me i danni per l'Europa sono maggiori dei vantaggi, nel caso della Russia, se non altro per la sua vicinanza, le sue materie prime e il suo mercato in possibile espansione.

Risposto da Fabio Colasanti su 2 Gennaio 2015 a 0:34

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Laura, buone domande. Quali risposte dai ? A molti sembra che gli europei abbiano certo incoraggiato la parte più pro-occidentale dell'Ucraina a ribellarsi a Yanukovitch (cosa di cui si doveva fare a meno). Ma a altrettanti sembra che Putin si sia "pappato" la Crimea e che abbia mandato truppe e armi in Ucraina. Cose non da poco. La Russia aveva già fatto cose del genere in altre parti dell'ex Unione Sovietica (per esempio, in Georgia e in Cecenia) e potrebbe farlo in altre dove ci sono anche cittadini che parlano russo (per esempio in Estonia e Lituania). Sono cose che fanno paura a molti.. Cosa si doveva fare? laura sgaravatto ha detto: sull' autodeterminazione dei popoli......... facciamo un'altra enciclopedia ?? devi metterci "la maturità" del popolo............ perché una parte vuole separarsi ??? perché deve esserci sempre miseria da una parte (mezza v-i-a) e ricchezza dall'altra ??? cosa è successo che non doveva succedere ???

Risposto da Giampaolo Carboniero su 2 Gennaio 2015 a 0:49 Ti fanno una domanda, con una domanda e rifiuti di prendere in considerazione le obiezioni, mischiando fischi e fiaschi, sacro e profano, vuoi far perdere tempo o vuoi il consenso per stanchezza? Tienti la tua verità del sole che gira attorno alla terra. Scusa Laura se sono intervenuto, parlo per me naturalmente. Fabio Colasanti ha detto: Laura, buone domande. Quali risposte dai ? A molti sembra che gli europei abbiano certo incoraggiato la parte più pro-occidentale dell'Ucraina a ribellarsi a Yanukovitch (cosa di cui si doveva fare a meno). Ma a altrettanti sembra che Putin si sia "pappato" la Crimea e che abbia mandato truppe e armi in Ucraina. Cose non da poco. La Russia aveva già fatto cose del genere in altre parti dell'ex Unione Sovietica (per esempio, in Georgia e in Cecenia) e potrebbe farlo in altre dove ci sono anche cittadini che parlano russo (per esempio in Estonia e Lituania). Sono cose che fanno paura a molti.. Cosa si doveva fare? laura sgaravatto ha detto: sull' autodeterminazione dei popoli......... facciamo un'altra enciclopedia ?? devi metterci "la maturità" del popolo............ perché una parte vuole separarsi ??? perché deve esserci sempre miseria da una parte (mezza v-i-a) e ricchezza dall'altra ??? cosa è successo che non doveva succedere ???

Risposto da Fabio Colasanti su 2 Gennaio 2015 a 1:43 Giampaolo, non hai spiegato nulla. Le sanzioni sono una maniera di fare pressione su di un paese quando le altre vie diplomatiche sono esaurite (e chiaramente sono applicate da paesi che non hanno nessuna voglia di fare ricorso alla violenza). Non esistono quindi, ne possono esistere "criteri "precisi e prederminati per l'applicazione di sanzioni economiche. Il loro uso puo' solo dipendere da una valutazione, inevitabilmente soggettiva, della gravità del comportamento del paese contro il quale si applicano e della possibilità di misure alternative. L'applicazione delle sanzioni alla Russia per il caso "Ucraina" dipende quindi dalla valutazione che si da della gravità del comportamento di questo paese (la "vicinanza ideologica" non centra nulla; nel caso particolare, la Russia di Putin è un paese paleo-capitalista e non certo un paese al quale qualcuno sia opposto per ragioni idologiche) e dalla valutazione delle possibilità di risolvere la crisi in maniera soddisfacente in altre maniere. In ogni caso, siamo in uno di quei campi che tu critichi perché l'Unione europea non ha poteri e deve decidere all'unanimità (anche dei paesi piccolissimi che tu consideri superflui). Quindi quello che l'Unione europea decide in questo campo è il minimo comune denominatore sul quale tutti, ma veramente tutti sono d'accordo.

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Nel prendere la decisione su quali sanzioni applicare tutti hanno esaminato i rischi e i costi che le sanzioni possono provocare. Nel caso particolare, tutti si devono essere detti che i rischi erano tollerabili. E non mi sembra che abbiano avuto torto. I prezzi del petrolio e del gas non sono certo aumentati e per quanto riguarda lepossibilità di espansione dell'economia russa penso che possiamo aspettare ancora un bel po'. Giampaolo Carboniero ha detto: Eppure mi pareva di aver spiegato la condizione necessaria per il mio consenso alle sanzioni. Fabio Colasanti ha detto: Giampaolo, allora non sei contro il principio delle sanzioni. Non sei quindi contro le sanzioni alla Russia perché fanno male agli interessi economici dell'Italia; ci sono altri paesi dell'Unione europea ai quali fanno molto più male che a noi (per esempio alla Germania). Quindi sei contro le sanzioni alla Russia perché pensi che non dovevano essere applicate. Delle due l'una. O pensi che che la politica di Putin in Ucraina sia giusta. O pensi che sia sbagliata e che si poteva fare pressione su di lui in maniera diversa. Qual'è la risposta giusta? Nel caso la risposta giusta fosse la seconda, cosa si poteva fare? Giampaolo Carboniero ha detto: Ma secondo te le sanzioni vanno applicate in base a quali criteri? Contro l'apartheid in Sud Africa? E perchè non contro il Muro di Israele? O la politica della Cina verso le minoranze? Sono state applicate sanzioni, in passato, contro il Cile di Pinochet, o altri regimi dittatoriali? Mi trovi favorevole sulla politica delle sanzioni, purchè sia chiaro con quale metro si giudica il paese o il governo contro cui applicarle, che sia lo stesso metro per tutti e non secondo gli interessi del momento o sulla vicinanza ideologica; se invece si guarda all'argomento con un metro diverso, secondo me i danni per l'Europa sono maggiori dei vantaggi, nel caso della Russia, se non altro per la sua vicinanza, le sue materie prime e il suo mercato in possibile espansione.

Risposto da Fabio Colasanti su 2 Gennaio 2015 a 14:48 http://www.partitodemocratico.it/doc/274612/gentiloni-la-ue-non-un-...

Risposto da Fabio Colasanti su 6 Gennaio 2015 a 11:13 Non siamo l'unica via di ingresso per gli immigrati irregolari. http://www.euractiv.com/sections/justice-home-affairs/thousands-asy...

Risposto da mariella alois su 6 Gennaio 2015 a 15:02 No,l'Italia non è' l'unica via . La trasmissione Piazza pulita del 23 /12 scorso " Fortezza Europa" ha dedicato un interessante quanto drammatico documentario su tale argomento. Scolvolgenti ,a dir poco,le immagini dei tentativi di entrare in Spagna dal Marocco, o dalla Francia - Calais per andare in Gran Bretagna Invito tutti a rivedere questa trasmissione che colma lacune di informazione. Noi stessi, i nostri governanti, non possiamo più ignorare quel che accade alle porte dell'Europa intera. Non possiamo più far finta di niente e permettere che essseri umani che tentano di entrare nei ns Paesi lo facciano in condizioni bestiali. Fabio Colasanti ha detto: Non siamo l'unica via di ingresso per gli immigrati irregolari. http://www.euractiv.com/sections/justice-home-affairs/thousands-asy...

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Risposto da Salvatore Venuleo su 6 Gennaio 2015 a 15:13 Ho visto, Mariella. Sconvolgente. Lo dico con nettezza: l'Europa recuperi un senso di mission, uno scopo che dia senso al suo esistere e si mobiliti per l'accoglienza. Peraltro la generosità europea alla lunga sarebbe l'antidoto più radicale al terrorismo e il veicolo più efficace per promuovere i valori dell'Occidente e una Carta europea dei diritti. mariella alois ha detto: No,l'Italia non è' l'unica via . La trasmissione Piazza pulita del 23 /12 scorso " Fortezza Europa" ha dedicato un interessante quanto drammatico documentario su tale argomento.Scolvolgenti ,a dir poco,le immagini dei tentativi di entrare in Spagna dal Marocco,o dalla Francia -Calais per andare in Gran Bretagna Invito tutti a rivedere questa trasmissione che colma lacune di informazione. Noi stessi , ,i nostri governanti,non possiamo più ignorare quel che accade alle porte dell'Europa intera.Non possiamo più far finta di niente e permettere che essseri umani che tentano di entrare nei ns Paesi lo facciano in condizioni bestiali. Fabio Colasanti ha detto: Non siamo l'unica via di ingresso per gli immigrati irregolari. http://www.euractiv.com/sections/justice-home-affairs/thousands-asy...

Risposto da giorgio varaldo su 6 Gennaio 2015 a 15:25 Proteste a dresda contro l'islamizzazione dell'europa, in quella che era la tollerante svezia tre moschee date alle fiamme nei primi giorni di questo anno. Qualche mese fa ho postato un brano di saga cantante svedese di estrema dell'estrema destra xenofofa ignorata dalla grande distribuzione musicale ma che fa il tutto esaurito sopratutto fra i giovani quando fa concerti il brani era intitolato "tomorrow is always too late" .. la situazione immigrazione ed in particolare quella islamica purtroppo non si sta evolvendo positivamente e nubi fosche si adensano sul futuro speriamo non sia veramente troppo tardi

Risposto da Fabio Colasanti su 8 Gennaio 2015 a 10:03 I negoziati per il TTIP continuano. http://www.eunews.it/2015/01/07/ttip-commissione-pubblica-sue-propo...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 8 Gennaio 2015 a 12:53 Grazie Fabio per la segnalazione; ho cercato di leggere sommariamente i testi; mi è saltato all'occhio, nei testi proposti dalla Commissione, l'intenzione di introdurre nel negoziato gli Agreements del WTO relativi a TBT e SPS; non ne capisco il motivo visto che l'attuale legislazione europea in materia mi sembra molto più avanzata http://ec.europa.eu/enterprise/tris/en/about-the-9834/comparison-98... https://cspinet.org/reports/codex/wtospsbt.htm Mi sembra che si stia contrattando al ribasso, almeno fino a quello che ho letto; una furbata che aggira ipocritamente le premesse; l'obiettivo dovrebbe essere quello di migliorare le legislazioni e le regole tenendo conto prioritariamente del benessere umano e animale, non solo i vantaggi per le imprese. Fabio Colasanti ha detto:

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I negoziati per il TTIP continuano. http://www.eunews.it/2015/01/07/ttip-commissione-pubblica-sue-propo...

Risposto da Fabio Colasanti su 9 Gennaio 2015 a 9:09 Il nazionalismo è una brutta bestia. Funziona sempre con il popolo bue.

Risposto da Cristina Favati su 9 Gennaio 2015 a 10:18 Fabio cosa ne pensi? http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=6&pg=9988

Risposto da Giampaolo Carboniero su 9 Gennaio 2015 a 20:12 Cosa ne pensate di queste posizioni del partito repubblicano in USA? Anche da noi la scuola viene trascurata, per gli stessi motivi? http://www.newyorker.com/humor/borowitz-report/republicans-expose-o...

Risposto da Fabio Colasanti su 9 Gennaio 2015 a 22:33 Giampaolo,

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il pezzo è una storia inventata, è una satira. Questa è la pagina umoristica del New Yorker scritta da un comico, Andy Borowitz. Nel link, prima del titolo c'è la parola "humor" che indica che il testo che segue è nella sezione umoristica del giornale. Andy Borowitz is a New York Times best-selling author and a comedian who has written for The New Yorker since 1998. In 2001, he created the Borowitz Report, a satirical news column that has millions of readers around the world, for which he won the first-ever National Press Club award for humor. The Borowitz Report was acquired by The New Yorker in 2012. He has published two recent best-selling books: “The 50 Funniest American Writers,” which became the first title in the history of the Library of America to make the Times best-seller list; and a memoir, “An Unexpected Twist,” a No. 1 best-seller, which Amazon named the Best Kindle Single of 2012. His Twitter feed, @BorowitzReport, has more than half a million followers and was voted the best Twitter feed of 2011 in a poll by Time. As a comedian, he has performed sold-out shows around the world and has made countless television and radio appearances, on National Public Radio, VH1, and Comedy Central, among other places. He has been called a “Swiftian satirist” (the Wall Street Journal), “America’s satire king” (the Daily Beast), “the funniest human on Twitter” (the Times), and “one of the funniest people in America” (CBS News’ ”Sunday Morning”). Giampaolo Carboniero ha detto: Cosa ne pensate di queste posizioni del partito repubblicano in USA? Anche da noi la scuola viene trascurata, per gli stessi motivi? http://www.newyorker.com/humor/borowitz-report/republicans-expose-o...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 10 Gennaio 2015 a 1:22 Scusa, avevo frainteso. Fabio Colasanti ha detto: Giampaolo, il pezzo è una storia inventata, è una satira. Questa è la pagina umoristica del New Yorker scritta da un comico, Andy Borowitz. Nel link, prima del titolo c'è la parola "humor" che indica che il testo che segue è nella sezione umoristica del giornale. Andy Borowitz is a New York Times best-selling author and a comedian who has written for The New Yorker since 1998. In 2001, he created the Borowitz Report, a satirical news column that has millions of readers around the world, for which he won the first-ever National Press Club award for humor. The Borowitz Report was acquired by The New Yorker in 2012. He has published two recent best-selling books: “The 50 Funniest American Writers,” which became the first title in the history of the Library of America to make the Times best-seller list; and a memoir, “An Unexpected Twist,” a No. 1 best-seller, which Amazon named the Best Kindle Single of 2012. His Twitter feed, @BorowitzReport, has more than half a million followers and was voted the best Twitter feed of 2011 in a poll by Time. As a comedian, he has performed sold-out shows around the world and has made countless television and radio appearances, on National Public Radio, VH1, and Comedy Central, among other places. He has been called a “Swiftian satirist” (the Wall Street Journal), “America’s satire king” (the Daily Beast), “the funniest human on Twitter” (the Times), and “one of the funniest people in America” (CBS News’ ”Sunday Morning”). Giampaolo Carboniero ha detto: Cosa ne pensate di queste posizioni del partito repubblicano in USA? Anche da noi la scuola viene trascurata, per gli stessi motivi? http://www.newyorker.com/humor/borowitz-report/republicans-expose-o...

Risposto da Fabio Colasanti su 10 Gennaio 2015 a 6:46 Giampaolo, questo documento potrebbe interessarti. E' la spiegazione della posizione della Commissione nei negoziati TTIP sul capitolo "Energia e materie prime". http://trade.ec.europa.eu/doclib/docs/2015/january/tradoc_153015.2%...

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Economia e politica nel mondo IV – 2015-2016

Risposto da Giampaolo Carboniero su 15 Gennaio 2015 a 20:20 10 donne così cambierebbero davvero verso al paese. laura sgaravatto ha detto: Emma Bonino http://www.raistoria.rai.it/articoli/dal-petrolio-alla-jihad-alle-r...

Risposto da Fabio Colasanti su 17 Gennaio 2015 a 13:01 http://www.repubblica.it/rubriche/parla-con-lei/2015/01/15/news/isl... Questo articolo mi lascia perplesso. Il testo di Francesca Caferri è incentrato su di un solo , su di una sola "colpa dell'Occidente": quella di non essere più severi (meno amichevoli) con i regimi oppressivi di molti paesi mussulmani, a cominciare dall'Arabia Saudita. Sul fondo ha ragione. Questi regimi sono tremendi e li trattiamo in maniera amichevole perché abbiamo spesso bisogno del loro petrolio e vogliamo che spendano i loro redditi petroliferi in prodotti nostri (spesso armi). Ma non so quanto trattare in maniera più dura e severa questi regimi contribuisca ad un dialogo con l'Islam. C'è un forte rischio che una posizione di fermezza nei confronti di questi paesi (soprattutto nei confronti dell'oscurantista Arabia Saudita) - che adesso potremmo prendere più facilmente vista l'abbondanza di petrolio sul mercato mondiale grazie anche al fracking - sia vista da molti come una sfida all'Islam. Questi paesi - non solo l'Arabia Saudita - finanziano movimenti estremisti e terroristi. C'è il rsichio che lo facciano in maniera ancora più forte. Come al solito le cose sono più complicate di quanto sembrino a prima vista. Da un lato bisogna aderire a forti principi etici e morali, ma dall'altro i principi portano spesso alla confrontazione e al conflitto. Dall'altro, atteggiamenti più pragmatici e opportunisti sono spesso moralmente repugnanti, ma permettono una coesistenza pacifica. Che fare?

Risposto da giorgio varaldo su 17 Gennaio 2015 a 13:25 Fabio sino a quando l'occidente non avra' raggiunto l'indipendenza energetica sara' sempre ricattabile da arabia saudita e dagli emirati che continuano a finanziare i movimenti integralisti. Sono rimasto perplesso riguardo alle reazioni positive occidentali sulla guerra del petrolio scatenata da arabia saudita ed emirati. Oltre a metter in ginocchio la russia con i fallimenti a catena che stanno interessando l'industria estrattiva USA legata allo shale oil distruggono le condizioni che hanno permesso agli USA di raggiungere l'indipendenza energetica e ritornano a far diventare quel paese arabo dipendente. Cosa fare? Un rinnovato impulso alle fonti energetiche alternative una coraggiosa apertura alla russia ed all'iran del nuovo corso e taglio delle forniture energetiche ai paesi finanziatori del terrorismo.

Risposto da Giampaolo Carboniero su 17 Gennaio 2015 a 23:31 Finalmente! giorgio varaldo ha detto:

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Fabio sino a quando l'occidente non avra' raggiunto l'indipendenza energetica sara' sempre ricattabile da arabia saudita e dagli emirati che continuano a finanziare i movimenti integralisti. Sono rimasto perplesso riguardo alle reazioni positive occidentali sulla guerra del petrolio scatenata da arabia saudita ed emirati. Oltre a metter in ginocchio la russia con i fallimenti a catena che stanno interessando l'industria estrattiva USA legata allo shale oil distruggono le condizioni che hanno permesso agli USA di raggiungere l'indipendenza energetica e ritornano a far diventare quel paese arabo dipendente. Cosa fare? Un rinnovato impulso alle fonti energetiche alternative una coraggiosa apertura alla russia ed all'iran del nuovo corso e taglio delle forniture energetiche ai paesi finanziatori del terrorismo.

Risposto da giovanni de sio cesari su 18 Gennaio 2015 a 20:47 fabio In realtà i movimenti di ispirazione religiosa, per tutta la durata della guerra fredda, sono stati visti dell’Occidente come un baluardo contro l’ateismo comunista e alleati contro i regimi cosi detti nazionalisti che guardavano alla Russia. Solo con la rivoluzione iraniana e poi con la fine dell’URSS le alleanze si sono rovesciate e molti regimi nazionalisti sono diventati alleati dell’Occidente contro gli estremisti. D’altra parte l’Occidente interviene contro l’estremismo solo e in quanto da questo minacciato gli integralisti del golfo non minacciano affatto l’occidente anzi sono i migliori alleati. Il fatto è che i finanziamenti sauditi vanno agli integralisti, ma sembrerebbe purche non debordino : infatti anche i paesi del golfo partecipano alle operazioni contro l’emirato. Se noi volessimo intervenire in Arabia Saudita finiremmo semplicemente con dare un immenso aiuto ai jihadisti Fabio Colasanti ha detto: http://www.repubblica.it/rubriche/parla-con-lei/2015/01/15/news/isl... Questo articolo mi lascia perplesso. Il testo di Francesca Caferri è incentrato su di un solo , su di una sola "colpa dell'Occidente": quella di non essere più severi (meno amichevoli) con i regimi oppressivi di molti paesi mussulmani, a cominciare dall'Arabia Saudita. Sul fondo ha ragione. Questi regimi sono tremendi e li trattiamo in maniera amichevole perché abbiamo spesso bisogno del loro petrolio e vogliamo che spendano i loro redditi petroliferi in prodotti nostri (spesso armi). Ma non so quanto trattare in maniera più dura e severa questi regimi contribuisca ad un dialogo con l'Islam. C'è un forte rischio che una posizione di fermezza nei confronti di questi paesi (soprattutto nei confronti dell'oscurantista Arabia Saudita) - che adesso potremmo prendere più facilmente vista l'abbondanza di petrolio sul mercato mondiale grazie anche al fracking - sia vista da molti come una sfida all'Islam. Questi paesi - non solo l'Arabia Saudita - finanziano movimenti estremisti e terroristi. C'è il rsichio che lo facciano in maniera ancora più forte. Come al solito le cose sono più complicate di quanto sembrino a prima vista. Da un lato bisogna aderire a forti principi etici e morali, ma dall'altro i principi portano spesso alla confrontazione e al conflitto. Dall'altro, atteggiamenti più pragmatici e opportunisti sono spesso moralmente repugnanti, ma permettono una coesistenza pacifica. Che fare?

Risposto da Giampaolo Carboniero su 20 Gennaio 2015 a 18:44 Grazie Laura, molto illuminante su certe svolte politiche inspiegabili sotto una luce diversa. laura sgaravatto ha detto: http://www.calamit.it/_pdf/TERRE_RARE-ANDREA_BILLI.PDF

Risposto da Giampaolo Carboniero su 21 Gennaio 2015 a 2:57

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E' accettabile, nonostante la ragionevolezza di certe teorie, un sistema che continua ad incentivare questi risultati? http://www.oxfamitalia.org/wp-content/uploads/2015/01/Paper-Davos-2...

Risposto da Fabio Colasanti su 23 Gennaio 2015 a 12:22 Melina e Bill Gates, presentando a Bruxelles, i lavori della loro fondazione, hanno preso chiaramente posizione a favore degli alimenti geneticamente ti. Hanno affermato che alcuni di questi prodotti sono assolutamente necessari per risolvere il problema della fame in Africa. http://www.euractiv.com/video/bill-melinda-gates-advocate-gmos-brus... Hanno anche affermato che la chiesa cattolica deve smettere di opporsi all'uso dei preservativi. http://www.euractiv.com/sections/development-policy/melinda-gates-s...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 24 Gennaio 2015 a 0:21 Le dame di S.Vincenzo del mondo; loro sono "parte" del problema del mondo; non è la loro carità che potrà salvare il mondo, ma l'autodeterminazione e la libertà dei popoli, non gli OGM che servono solo ad arricchire l'1% del pianeta; magari Oxfam sarà anche una congrega di anticapitalisti, ma io tendo a credere più a loro che ai coniugi Gates, se permetti; e non solo a Oxfam, ma all'ONU, e alle maggiori organizzazioni no profit internazionali. Fabio Colasanti ha detto: Melina e Bill Gates, presentando a Bruxelles, i lavori della loro fondazione, hanno preso chiaramente posizione a favore degli alimenti geneticamente ti. Hanno affermato che alcuni di questi prodotti sono assolutamente necessari per risolvere il problema della fame in Africa. http://www.euractiv.com/video/bill-melinda-gates-advocate-gmos-brus... Hanno anche affermato che la chiesa cattolica deve smettere di opporsi all'uso dei preservativi. http://www.euractiv.com/sections/development-policy/melinda-gates-s...

Risposto da giorgio varaldo su 24 Gennaio 2015 a 0:29 non mi risulta che ne ONU ne FAO abbiano mai preso posizione contro gli OGM ..magari posso anche sbagliare Giampaolo Carboniero ha detto: Le dame di S.Vincenzo del mondo; loro sono "parte" del problema del mondo; non è la loro carità che potrà salvare il mondo, ma l'autodeterminazione e la libertà dei popoli, non gli OGM che servono solo ad arricchire l'1% del pianeta; magari Oxfam sarà anche una congrega di anticapitalisti, ma io tendo a credere più a loro che ai coniugi Gates, se permetti; e non solo a Oxfam, ma all'ONU, e alle maggiori organizzazioni no profit internazionali. Fabio Colasanti ha detto: Melina e Bill Gates, presentando a Bruxelles, i lavori della loro fondazione, hanno preso chiaramente posizione a favore degli alimenti geneticamente ti. Hanno affermato che alcuni di questi prodotti sono assolutamente necessari per risolvere il problema della fame in Africa. http://www.euractiv.com/video/bill-melinda-gates-advocate-gmos-brus... Hanno anche affermato che la chiesa cattolica deve smettere di opporsi all'uso dei preservativi. http://www.euractiv.com/sections/development-policy/melinda-gates-s...

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Risposto da Giampaolo Carboniero su 24 Gennaio 2015 a 1:26 OGM in India: http://dioni.altervista.org/dioni_0202.html Non saranno tutti imbecilli, spero, anche quelli che hanno bisogno di mangiare: http://www.lindro.it/0-politica/2014-08-01/136770-kenya-probabile-r... E infine, i rischi economici e colturali degli OGM http://www.oggi.it/cucina/news-cucina/2014/05/19/ogm-si-o-no-il-pro... giorgio varaldo ha detto: non mi risulta che ne ONU ne FAO abbiano mai preso posizione contro gli OGM ..magari posso anche sbagliare Giampaolo Carboniero ha detto: Le dame di S.Vincenzo del mondo; loro sono "parte" del problema del mondo; non è la loro carità che potrà salvare il mondo, ma l'autodeterminazione e la libertà dei popoli, non gli OGM che servono solo ad arricchire l'1% del pianeta; magari Oxfam sarà anche una congrega di anticapitalisti, ma io tendo a credere più a loro che ai coniugi Gates, se permetti; e non solo a Oxfam, ma all'ONU, e alle maggiori organizzazioni no profit internazionali. Fabio Colasanti ha detto: Melina e Bill Gates, presentando a Bruxelles, i lavori della loro fondazione, hanno preso chiaramente posizione a favore degli alimenti geneticamente ti. Hanno affermato che alcuni di questi prodotti sono assolutamente necessari per risolvere il problema della fame in Africa. http://www.euractiv.com/video/bill-melinda-gates-advocate-gmos-brus... Hanno anche affermato che la chiesa cattolica deve smettere di opporsi all'uso dei preservativi. http://www.euractiv.com/sections/development-policy/melinda-gates-s...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 24 Gennaio 2015 a 1:31 Se l'Europa si spaventa per queste sentenze, con la pilatesca decisione di lasciare libero ogni paese di decidere, cosa potranno poi fare i singoli paesi che attualmente proibiscono gli OGM? Spero che almeno resti l'obbligo di dichiararli sulle confezioni commerciate nel continente: http://www.comedonchisciotte.net/modules.php?name=News&file=pri...

Risposto da Fabio Colasanti su 24 Gennaio 2015 a 1:46 Alcuni OGM possono essere pericolosi, altri no. Ogni persona ragionevole si basa sulle analisi scientifiche e chiede di prendere decisioni caso per caso a seconda dei risultati di quste analisi. Ma per molti la posizione sugli OGM è una questione religiosa. Se un prodotto è OGM deve per forza essere pericoloso, tutti gli OGM devono essere pericolosi per il fatto stesso di essere OGM. Ci sarà presto qualcuno che sosterrà la necessità di non urtare la sensibilità di chi crede che gli OGM siano intrinsecamente dannosi. No alle vignette satiriche a favore degli OGM ! ! !

Risposto da Giampaolo Carboniero su 24 Gennaio 2015 a 18:09

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La differenza "fondamentale", anche dal punto di vista dell'impatto economico, fra le due tecnologie: MAS e OGM; l'una segue l'ordine che la natura ha stabilito in miliardi di anni, l'altra inserisce, per motivi economici?, corpi estranei nella catena del DNA: http://it.wikipedia.org/wiki/Selezione_assistita_da_marcatori L'una aiuta i popoli, l'altra aiuta l'1% dei popoli.

Risposto da Fabio Colasanti su 24 Gennaio 2015 a 18:46 Abbiamo discusso a lungo sugli OGM. Abbiamo avuto una discussione specifica con ottimi contributi di Carlo e Alberto. la discussione non è servita a molto. Penso che non servirebbe a nulla riaprirla. Rimango sempre più convinto dell'illogicità dell'opposizione agli OGM in blocco, in quanto OGM. Alcuni prodotti OGM possono esser pericolosi, ma altri - come è stato dimostrato ampiamente dai miliardi di persone che li consumano senza problemi - non lo sono. L'opposizione agli OGM in blocco è per me incomprensibile e la posso solo assimilare ad un atto di fede. Sandra e Giampaolo hanno "la fede", io no. Buon per loro.

Risposto da Giampaolo Carboniero su 24 Gennaio 2015 a 19:02 E buon per la tua, di fede; sei irritante con queste "frecciatine", ci sono scienziati pro e altri contro, non vedo cosa c'entri la fede; io credo che a te interessi più il sistema che sorregge e giustifica gli OGM, che non la loro efficacia o caratteristiche. Fabio Colasanti ha detto: Abbiamo discusso a lungo sugli OGM. Abbiamo avuto una discussione specifica con ottimi contributi di Carlo e Alberto. la discussione non è servita a molto. Penso che non servirebbe a nulla riaprirla. Rimango sempre più convinto dell'illogicità dell'opposizione agli OGM in blocco, in quanto OGM. Alcuni prodotti OGM possono esser pericolosi, ma altri - come è stato dimostrato ampiamente dai miliardi di persone che li consumano senza problemi - non lo sono. L'opposizione agli OGM in blocco è per me incomprensibile e la posso solo assimilare ad un atto di fede. Sandra e Giampaolo hanno "la fede", io no. Buon per loro.

Risposto da Salvatore Venuleo su 24 Gennaio 2015 a 19:27 L'opposizione argomentata, più con motivazioni economiche che biologiche (postata da Giampaolo), agli Ogm di Simone Vieri, docente di economia internazionale agricola alla Sapienza, è un atto di fede? Vieri è un fideista che usurpa la cattedra universitaria? Non lo escludo. Non escludo neanche che scienziati ed economisti come lui siano affetti da un morbo ideologico. Non escludo neanche il contrario però: che siano affetti da morbo ideologico quelli che finiscono sempre per difendere le ragioni dello stato presente delle cose. Fabio Colasanti ha detto: Abbiamo discusso a lungo sugli OGM. Abbiamo avuto una discussione specifica con ottimi contributi di Carlo e Alberto. la discussione non è servita a molto. Penso che non servirebbe a nulla riaprirla. Rimango sempre più convinto dell'illogicità dell'opposizione agli OGM in blocco, in quanto OGM. Alcuni prodotti OGM possono esser pericolosi, ma altri - come è stato dimostrato ampiamente dai miliardi di persone che li consumano senza problemi - non lo sono. L'opposizione agli OGM in blocco è per me incomprensibile e la posso solo assimilare ad un atto di fede. Sandra e Giampaolo hanno "la fede", io no. Buon per loro.

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Risposto da Fabio Colasanti su 24 Gennaio 2015 a 19:46 Salvatore, anche sul riscaldamento globale ci sono scienziati che sostengono una tesi e altri che ne sostengono un'altra. Ma il numero di quelli che sostengono che il riscaldamento globale sia dovuto all'attività umana e alle emissioni di CO2 è talmente tanto più grandi di quello che lo negano che io, non esperto, accetto la posizione della grande maggioranza e riconosco che il problema c'è. Anche nel caso degli OGM ci sono posizioni diverse; con i milioni di professori universitari e ricercatori che per fortuna esitono al mondo sarebbe strano che non fosse così. Ma anche qui il numero di quelli che sostengono che non ci sia un problema e soprattutto, che non ci sia un problema "generico a tutti gli OGM in quanto OGM" è talmente più alto di quelli che sostengono che ci sia un problema che, di nuovo, da non esperto seguo la posizione della grande maggioranza. Anche sul metodo "Stamina" ci sono posizioni diverse. Ci sono professori universitari e ricercatori che lo difendono e, cosa più strana, giudici che ne hanno ordinato la ripresa. Ma da non esperto accetto la posizione della maggioranza dei medici e degli organismi ufficiali. Da anni la Commissione europea si trovava in una situazione imbarazzante. Sulla base della legislazione che esisteva fino a poco fa, la Commissione doveva chiedere il parere di comitati scientifici e poi proporre al Consiglio di autorizzare o meno il prodotto di cui veniva chiesta la messa in vendita. Negli ultimi quindici anni i comitati scientifici si sono sempre espressi a grande maggioranza a favore dei prodotti OGM per i quali si richiedeva l'autorizzazione di commercializzazione. Ma gli stati membri hanno sempre avuto paura di decidere. L'espressione "atto di fede" è forse forte, ma è stata usata dal Chief Scientific Adviser della Commissione europea. La signora Anne Glover, una biologa scelta per le sue capacità scientifiche, ha affermato pubblicamente in varie conferenze che nessun altro prodotto è mai stato studiato ed esaminato quanto gli OGM senza mai trovare uno straccio di indicazione di pericolosità accettata dalla comunità scientifica. Jean-Claude Junker non ha rinnovato il mandato della signora Glover in quello che alcuni considerano un atto di "simpatia o apertura" nei confronti delle organizzazioni ambientaliste che ne avevano chiesto la testa. Non sapendo più come uscire da questa situazione gli stati membri dell'Unione europea hanno scelto una soluzione pilatesca. Visto che non è possibile prendere decisioni comuni a livello europeo sulla base dei pareri scientifici, che ogni paese faccia come vuole. In questo campo si è rinunciato ad avere un approccio comune. Rimane in vigore l'obbligo di etichettatura (ma rimane il fatto che al di sotto di certe soglie non esistono test di laboratorio che possano distinguere un prodotto geneticamente to da uno che non lo è). Salvatore Venuleo ha detto: L'opposizione argomentata, più con motivazioni economiche che biologiche (postata da Giampaolo), agli Ogm di Simone Vieri, docente di economia internazionale agricola alla Sapienza, è un atto di fede? Vieri è un fideista che usurpa la cattedra universitaria? Non lo escludo. Non escludo neanche che scienziati ed economisti come lui siano affetti da un morbo ideologico. Non escludo neanche il contrario però: che siano affetti da morbo ideologico quelli che finiscono sempre per difendere le ragioni dello stato presente delle cose. Fabio Colasanti ha detto: Abbiamo discusso a lungo sugli OGM. Abbiamo avuto una discussione specifica con ottimi contributi di Carlo e Alberto. la discussione non è servita a molto. Penso che non servirebbe a nulla riaprirla. Rimango sempre più convinto dell'illogicità dell'opposizione agli OGM in blocco, in quanto OGM. Alcuni prodotti OGM possono esser pericolosi, ma altri - come è stato dimostrato ampiamente dai miliardi di persone che li consumano senza problemi - non lo sono. L'opposizione agli OGM in blocco è per me incomprensibile e la posso solo assimilare ad un atto di fede. Sandra e Giampaolo hanno "la fede", io no. Buon per loro.

Risposto da giorgio varaldo su 24 Gennaio 2015 a 21:27 tutte considerazioni interessanti ma non si tratta di prese di posizione ne di ONU ne di FAO Giampaolo Carboniero ha detto:

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OGM in India: http://dioni.altervista.org/dioni_0202.html Non saranno tutti imbecilli, spero, anche quelli che hanno bisogno di mangiare: http://www.lindro.it/0-politica/2014-08-01/136770-kenya-probabile-r... E infine, i rischi economici e colturali degli OGM http://www.oggi.it/cucina/news-cucina/2014/05/19/ogm-si-o-no-il-pro... giorgio varaldo ha detto: non mi risulta che ne ONU ne FAO abbiano mai preso posizione contro gli OGM ..magari posso anche sbagliare Giampaolo Carboniero ha detto: Le dame di S.Vincenzo del mondo; loro sono "parte" del problema del mondo; non è la loro carità che potrà salvare il mondo, ma l'autodeterminazione e la libertà dei popoli, non gli OGM che servono solo ad arricchire l'1% del pianeta; magari Oxfam sarà anche una congrega di anticapitalisti, ma io tendo a credere più a loro che ai coniugi Gates, se permetti; e non solo a Oxfam, ma all'ONU, e alle maggiori organizzazioni no profit internazionali. Fabio Colasanti ha detto: Melina e Bill Gates, presentando a Bruxelles, i lavori della loro fondazione, hanno preso chiaramente posizione a favore degli alimenti geneticamente ti. Hanno affermato che alcuni di questi prodotti sono assolutamente necessari per risolvere il problema della fame in Africa. http://www.euractiv.com/video/bill-melinda-gates-advocate-gmos-brus... Hanno anche affermato che la chiesa cattolica deve smettere di opporsi all'uso dei preservativi. http://www.euractiv.com/sections/development-policy/melinda-gates-s...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 25 Gennaio 2015 a 0:50 Hai meditato sul numero di paesi che proibiscono gli OGM? Tutti per considerazioni ideologiche o fideiste? Due discussioni in merito, nella prima il Prof.Bassanini esprime compiutamente convinzioni e ragioni analoghe a quelle di Fabio http://www.nutrizionenaturale.org/coltivazioni-o-g-m/ La seconda, più ragionata, sugli impatti socio-economici, oltre a considerazioni scientifiche più generali; quello che risulta evidente, comunque, è che le indagini sono difficili, data le segretezza e i brevetti coinvolti, e tutte sono state condotte sulle conseguenze a breve termine; le principali coltivazioni inoltre non coinvolgono direttamente l'alimentazione umana, ma entrano comunque nella catena alimentare: http://agriregionieuropa.univpm.it/content/article/31/22/ogm-e-agri... Aggiungo un'ultima considerazione: tutta questa discussione sembra, pari pari, analoga a quella sull'energia nucleare degli ultimi decenni; solo l'evidenza dei danni dagli incidenti avvenuti nel mondo ci ha convinto ad abbandonare una tecnologia primitiva e foriera di effetti ancora in parte sconosciuti sul nostro ambiente vitale, che lasciamo in eredità alle prossime generazioni. Fabio Colasanti ha detto: Salvatore, anche sul riscaldamento globale ci sono scienziati che sostengono una tesi e altri che ne sostengono un'altra. Ma il numero di quelli che sostengono che il riscaldamento globale sia dovuto all'attività umana e alle emissioni di CO2 è talmente tanto più grandi di quello che lo negano che io, non esperto, accetto la posizione della grande maggioranza e riconosco che il problema c'è. Anche nel caso degli OGM ci sono posizioni diverse; con i milioni di professori universitari e ricercatori che per fortuna esitono al mondo sarebbe strano che non fosse così. Ma anche qui il numero di quelli che sostengono che non ci sia un problema e soprattutto, che non ci sia un problema "generico a tutti gli OGM in quanto OGM" è talmente più alto di quelli che sostengono che ci sia un problema che, di nuovo, da non esperto seguo la posizione della grande maggioranza. Anche sul metodo "Stamina" ci sono posizioni diverse. Ci sono professori universitari e ricercatori che lo difendono e, cosa più strana, giudici che ne hanno ordinato la ripresa. Ma da non esperto accetto la posizione della maggioranza dei medici e degli organismi ufficiali. Da anni la Commissione europea si trovava in una situazione imbarazzante. Sulla base della legislazione che esisteva fino a poco fa, la Commissione doveva chiedere il parere di comitati scientifici e poi proporre al Consiglio di autorizzare

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o meno il prodotto di cui veniva chiesta la messa in vendita. Negli ultimi quindici anni i comitati scientifici si sono sempre espressi a grande maggioranza a favore dei prodotti OGM per i quali si richiedeva l'autorizzazione di commercializzazione. Ma gli stati membri hanno sempre avuto paura di decidere. L'espressione "atto di fede" è forse forte, ma è stata usata dal Chief Scientific Adviser della Commissione europea. La signora Anne Glover, una biologa scelta per le sue capacità scientifiche, ha affermato pubblicamente in varie conferenze che nessun altro prodotto è mai stato studiato ed esaminato quanto gli OGM senza mai trovare uno straccio di indicazione di pericolosità accettata dalla comunità scientifica. Jean-Claude Junker non ha rinnovato il mandato della signora Glover in quello che alcuni considerano un atto di "simpatia o apertura" nei confronti delle organizzazioni ambientaliste che ne avevano chiesto la testa. Non sapendo più come uscire da questa situazione gli stati membri dell'Unione europea hanno scelto una soluzione pilatesca. Visto che non è possibile prendere decisioni comuni a livello europeo sulla base dei pareri scientifici, che ogni paese faccia come vuole. In questo campo si è rinunciato ad avere un approccio comune. Rimane in vigore l'obbligo di etichettatura (ma rimane il fatto che al di sotto di certe soglie non esistono test di laboratorio che possano distinguere un prodotto geneticamente to da uno che non lo è). Salvatore Venuleo ha detto: L'opposizione argomentata, più con motivazioni economiche che biologiche (postata da Giampaolo), agli Ogm di Simone Vieri, docente di economia internazionale agricola alla Sapienza, è un atto di fede? Vieri è un fideista che usurpa la cattedra universitaria? Non lo escludo. Non escludo neanche che scienziati ed economisti come lui siano affetti da un morbo ideologico. Non escludo neanche il contrario però: che siano affetti da morbo ideologico quelli che finiscono sempre per difendere le ragioni dello stato presente delle cose. Fabio Colasanti ha detto: Abbiamo discusso a lungo sugli OGM. Abbiamo avuto una discussione specifica con ottimi contributi di Carlo e Alberto. la discussione non è servita a molto. Penso che non servirebbe a nulla riaprirla. Rimango sempre più convinto dell'illogicità dell'opposizione agli OGM in blocco, in quanto OGM. Alcuni prodotti OGM possono esser pericolosi, ma altri - come è stato dimostrato ampiamente dai miliardi di persone che li consumano senza problemi - non lo sono. L'opposizione agli OGM in blocco è per me incomprensibile e la posso solo assimilare ad un atto di fede. Sandra e Giampaolo hanno "la fede", io no. Buon per loro.

Risposto da Fabio Colasanti su 25 Gennaio 2015 a 13:14 Propongo una riflessione sul conflitto in Ucraina che ha già fatto oltre cinquemila morti. La riflessione non riguarda il diritto all'autodeterminazione della parte orientale dell'Ucraina e la legittimità o meno del governo attuale dell'Ucraina. La riflessione riguarda un fatto sostenuto da tante fonti, ma non accettato (o almeno ignorato) da tanti altri: il sostegno in armi, uomini e danaro da parte della Russia ai ribelli ucraini. Da parecchio tempo abbiamo mille informazioni sul tipo di aiuto che la Russia sta fornendo: armi, personale addestrato nell'uso di armi sofisticate, volontari (ceceni, serbi cetnik, ma anche soldati dell'esercito russo mandati in Ucraina con uniformi anonimizzate). Queste informazioni a volte sono anche abbanstanza precise sulle date in cui grossi convoglio sono entrati in Ucraina, sul tipo i armi fornite e sul tipo di personale che sta combattendo in Ucraina. Alcuni però, anche nel nostro circolo, considerano queste informazioni della controinformazione, delle bugie dell'Europa e le scartano come semplice propaganda. Evidentemente non ho nessuna maniera di verificare l'attendibilità di queste informazioni. Ma vorrei proporre alcune considerazioni. L'esercito ucraino è lungi dall'essere un esercito del livello di quelli europei o dell'esercito russo, ma è pur sempre un esercito con carri armati, aerei, artiglieria, razzi anti-aereo e altre armi moderne che se non sono dell'ultima generazione, sono comunque armi che lo erano venti o trenta anni fa. Questo esercito da qualche tempo ha smesso irresponsabilmente di limitare l'uso della forza e sta perfino utilizzando l'artiglieria nelle zone abitate. Questa è una cosa riprovevolissima, ma dimostra che questo esercito nei suoi combattimenti non si sta autolimitando in nessuna maniera. Nonostante il fatto che stia conducendo una vera e propria guerra senza esclusione di colpi, questo esercito la sta perdendo. Solo ieri ha dovuto abbandonare l'aeroporto di Donetsk.

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Immaginate ora cosa può essere un gruppo di ribelli independentisti che si armano. Di che armi possono disporre? Nel caso dell'Ucraina si sa che hanno preso armi da alcune caserme dell'esercito ucraino che si trovavano nella regione, ma la guerra va avanti da parecchio tempo, sono riusciti a prendere talmente tante munizioni da poter condurre la guerra per anni? Forse basta un addestramento sommario per utilizzare fucili e mitragliatrici, ma per carri armati, artiglieria e razzi serve personale molto specializzato. Tra i ribelli ci sarà sicuramente qualche disertore ucraino. Ma quanti? Con le tutte competenze necessarie per far funzionare un esercito? Fare una guerra con armi moderne presuppone poi delle capacità strategiche e tecniche che si acquistano con l'addestramento e l'esperienza; difficile che le possa avere un impiegato di banca che decide di andare a combattere per difendere la sua regione. Il fatto che i ribelli stiano battendo l'esercito regolare ucraino mi sembra spiegabile solo con una presenza massiccia di personale specializzato russo, di armi russe, di munizioni russe e di soldi russi. Non vedo come si possa negare questa conclusione logica. Si possono rigettare come propaganda le informazioni che ci vengono dai governi occidentali, ma mettere insieme due e due porta alle stesse conclusioni. C'è ancora qualcuno che non crede all'intervento russo in Ucraina?

Risposto da Giampaolo Carboniero su 28 Gennaio 2015 a 1:53 Preconcetti, abitudini, pregiudizi, quando diamo per scontato, acriticamente, ciò che ci viene continuamente ripetuto: http://www.huffingtonpost.it/johann-hari/la-piu-probabile-causa-dip...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 30 Gennaio 2015 a 17:16 Un "diverso?" punto di vista circa la crisi ucraina, le sanzioni, lemotivazioni e loro conseguenze: http://www.globalresearch.ca/obama-destabilizes-europes-economy-san...

Risposto da Fabio Colasanti su 30 Gennaio 2015 a 17:35 Giampaolo, ho cominciato a leggere l'articolo, ma dopo questa frase mi sono detto che sarebbe stato tempo perso. "Secondly, we will analyze how Washington’s militarist imperial policies undermine Europe economically and destabilize the rest of the world militarily. " Giampaolo Carboniero ha detto: Un "diverso?" punto di vista circa la crisi ucraina, le sanzioni, lemotivazioni e loro conseguenze: http://www.globalresearch.ca/obama-destabilizes-europes-economy-san...

Risposto da Fabio Colasanti su 4 Febbraio 2015 a 9:45 A barbari rispondono altri barbari. http://www.radio24.ilsole24ore.com/notizie/2015-02-04/giustiziata-s...

Risposto da Salvatore Venuleo su 4 Febbraio 2015 a 16:52

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Economia e politica nel mondo IV – 2015-2016

http://www.ilfoglio.it/articoli/v/125263/rubriche/perch-la-corea-de...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 4 Febbraio 2015 a 17:43 Anche le petizioni on-line ottengono qualche risultato: https://www.change.org/p/stop-all-invasione-dell-olio-di-palma/u/95...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 4 Febbraio 2015 a 17:51 Uno fra i tanti effetti collaterali delle politiche e misure economiche che si vogliono introdurre sempre più in Europa: http://time.com/3695008/health-inequality-rises-globally-children-i...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 4 Febbraio 2015 a 17:54 A pensar male qualche volta ci s'azzecca http://time.com/3694273/alberto-nisman-argentina-kirchner-arrest-wa...

Risposto da Fabio Colasanti su 4 Febbraio 2015 a 19:15 Salvatore, grazie. Molto interessante. Salvatore Venuleo ha detto: http://www.ilfoglio.it/articoli/v/125263/rubriche/perch-la-corea-de...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 6 Febbraio 2015 a 1:28 L'ho postato anche su "cambiamenti climatici", soprattutto per evidenziare il diverso livello di discussione che occupano dalle nostre parti le soluzioni a medio-lungo termine del problema energetico, che cammina a stretto contatto di gomito coi problemi ambientali e la lotta ai ambiamenti climatici http://www.treehugger.com/renewable-energy/dont-worry-cheap-oil-can...

Risposto da Romano Meloni su 6 Febbraio 2015 a 15:58 Segnalo un interessante articolo di Innocenzo Cipolletta su Eutopia:http://www.eutopiamagazine.eu/it/innocenzo-cipolletta/speakers-corn.... L'articolo di Cipolletta ha il merito di mettere con i piedi per terra la questione della crescita in Europa, facendola scendere dalle nuvole nella quale si trova in virtù della narrazione dominante nel dibattito in molti paesi europei: essere cioè la recessione il frutto di politiche di bilancio restrittive (l'austerità?) con il corollario che per uscirne basta

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allargare i cordoni della borsa. Invece non è così semplice. Penso che occorra trovare il modo di fare uscire la discussione in Europa da una sterile contrapposizione tra chi esige rigore nella politica di bilancio e chi vorrebbe spendere risorse in deficit illudendo l'opinione pubblica che questo risolva i problemi di sviluppo e di occupazione.

Risposto da Giuseppe Ardizzone su 6 Febbraio 2015 a 17:52 Grazie per la segnalazione di questo articolo di una grande lucidità Purtroppo , quello che suggerisce Cipolletta va in una direzione diversa da quella che vediamo e presupporrebbe la capacità dell'Europa di muoversi non come una somma d'interessi nazionali spesso in competizione ma come un'unico organismo. Questo chiama in causa il problema dei poteri dello stato federale unitario e delle possibili cessioni di sovranità dei singoli stati membri . Come tu stesso hai affermato " la narrazione " del percorso europeo oggi è invece ben distante da tutto questo . C'è da chiedersi su quali elementi si potrà costruire un percorso efficace e" seduttivo" che porti le popolazioni del continente a rafforzare di nuovo quei partiti e quelle posizioni politiche favorevoli ad un cambio di direzione ed alla vera fondazione di una comunità economica e politica ? Le considerazioni di Cipolletta potrebbero costituire uno degli elementi fondanti. Un altro ancora potrebbe essere l'esigenza di una politica di difesa e di presenza internazionale comune. Un altro ancora la prefigurazione e costruzione di misure per un welfare europeo. Personalmente sono sempre dubbioso della possibilità che le istituzioni possano mantenersi vitali senza un continuo rapporto dialettico ed uno scambio di energia ricevuta dai movimenti collettivi delle persone.e delle nazioni . Nel caso Euiopeo non credo che vi possano essere eccezioni. Le situazioni di stallo non durano a lungo . O si va avanti o si torna indietro studiando al limite passi adeguati per evitare una ritirata disastrosa e cercando di mantenere almeno alcuni vantaggi del percorso comune ancora sostenibili. Romano Meloni ha detto: Segnalo un interessante articolo di Innocenzo Cipolletta su Eutopia:http://www.eutopiamagazine.eu/it/innocenzo-cipolletta/speakers-corn.... L'articolo di Cipolletta ha il merito di mettere con i piedi per terra la questione della crescita in Europa, facendola scendere dalle nuvole nella quale si trova in virtù della narrazione dominante nel dibattito in molti paesi europei: essere cioè la recessione il frutto di politiche di bilancio restrittive (l'austerità?) con il corollario che per uscirne basta allargare i cordoni della borsa. Invece non è così semplice. Penso che occorra trovare il modo di fare uscire la discussione in Europa da una sterile contrapposizione tra chi esige rigore nella politica di bilancio e chi vorrebbe spendere risorse in deficit illudendo l'opinione pubblica che questo risolva i problemi di sviluppo e di occupazione.

Risposto da Giampaolo Carboniero su 6 Febbraio 2015 a 20:34 Ringrazio Romano per il bell'articolo postato; Giuseppe, la ritirata cui accenni comporterebbe però per gli europei, con la competizione esistente nel mercato mondiale, una regressione e un impoverimento dei loro stili di vita e delle protezioni sociali che sono riuscite finora a non rendere esplosiva la situazione attuale. Cipolletta lo rende ben comprensibile nel suo lucido articolo, è necessario il cambio del punto di vista nell'affrontare una revisione generale della governance europea; si potrebbe cominciare da qualche misura o progetto gestiti però direttamente da organismi europei e non affidati alle intermediazioni dei singoli stati; stavo pensando al programma Horizon 2020 o una rete transnazionale per l'energia e il digitale, ampliando poi, successivamente, gli interventi anche in altri, sempre più numerosi campi, perchè, p.e., una rete universitaria? Perchè non cominciare a servirsi dei laureati della rete Erasmus, primi, veri,cittadini europei? Giuseppe Ardizzone ha detto: Grazie per la segnalazione di questo articolo di una grande lucidità Purtroppo , quello che suggerisce Cipolletta va in una direzione diversa da quella che vediamo e presupporrebbe la capacità dell'Europa di muoversi non come una somma d'interessi nazionali spesso in competizione ma come un'unico organismo. Questo chiama in causa il problema dei poteri dello stato federale unitario e delle possibili cessioni di sovranità dei singoli stati membri . Come tu stesso hai affermato " la narrazione " del percorso europeo oggi è invece ben distante da tutto questo .

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C'è da chiedersi su quali elementi si potrà costruire un percorso efficace e" seduttivo" che porti le popolazioni del continente a rafforzare di nuovo quei partiti e quelle posizioni politiche favorevoli ad un cambio di direzione ed alla vera fondazione di una comunità economica e politica ? Le considerazioni di Cipolletta potrebbero costituire uno degli elementi fondanti. Un altro ancora potrebbe essere l'esigenza di una politica di difesa e di presenza internazionale comune. Un altro ancora la prefigurazione e costruzione di misure per un welfare europeo. Personalmente sono sempre dubbioso della possibilità che le istituzioni possano mantenersi vitali senza un continuo rapporto dialettico ed uno scambio di energia ricevuta dai movimenti collettivi delle persone.e delle nazioni . Nel caso Euiopeo non credo che vi possano essere eccezioni. Le situazioni di stallo non durano a lungo . O si va avanti o si torna indietro studiando al limite passi adeguati per evitare una ritirata disastrosa e cercando di mantenere almeno alcuni vantaggi del percorso comune ancora sostenibili. Romano Meloni ha detto: Segnalo un interessante articolo di Innocenzo Cipolletta su Eutopia:http://www.eutopiamagazine.eu/it/innocenzo-cipolletta/speakers-corn.... L'articolo di Cipolletta ha il merito di mettere con i piedi per terra la questione della crescita in Europa, facendola scendere dalle nuvole nella quale si trova in virtù della narrazione dominante nel dibattito in molti paesi europei: essere cioè la recessione il frutto di politiche di bilancio restrittive (l'austerità?) con il corollario che per uscirne basta allargare i cordoni della borsa. Invece non è così semplice. Penso che occorra trovare il modo di fare uscire la discussione in Europa da una sterile contrapposizione tra chi esige rigore nella politica di bilancio e chi vorrebbe spendere risorse in deficit illudendo l'opinione pubblica che questo risolva i problemi di sviluppo e di occupazione.

Risposto da Giampaolo Carboniero su 6 Febbraio 2015 a 20:38 Un'opportunità per il cambio di vista potrebbe essere anche rappresentata dal ribasso dei prezzi petroliferi, che consentirebbe una prospettiva e una nuova politica energetica, come accennato dall'Economist: http://www.renewableenergyworld.com/rea/news/article/2015/02/carpe-...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 8 Febbraio 2015 a 1:30 Parlando dell'assunto: i fertilizzanti sono necessari per aumentare le produzioni che nutriranno il mondo; forse qualche dubbio sul loro massiccio uso dovremmo farcelo entrare in testa: http://www.treehugger.com/ocean-conservation/gulf-mexico-connecticu...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 8 Febbraio 2015 a 19:03 Infatti, penso che la soluzione sia la tecnologia MAS non OGM, che fa aumentare l'utilizzo di prodotti di sintesi.

Risposto da Fabio Colasanti su 8 Febbraio 2015 a 22:40 La situazione in Ucraina sta diventando sempre più drammatica e difficile; siamo ben oltre i cinquemila morti e con i separatisti e in russi che stanno facendo a pezzi l'esercito ucraino.. E' chiaro che la Russia sta fornendo armi, mezzi e uomini ai separatisti. Ma per gli europei dare armi all'esercito di Kiev significa portare il conflitto ad un livello troppo pericoloso. Non vedo come se ne potrà uscire, ma sarà inevitabile un inasprimento delle sanzioni e, qualunque

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soluzione si troverà, i rapporti con la Russia saranno gelidi per una buona decina di anni (o fin tanto che Putin resterà al potere). Gli americani, gli inglesi , i paesi baltici e la Polonia sono per la linea dura e l'invio di armi. Per fortuna c'è Angela Merkel che sta prendendo le cose in mano e sta facendo un lavoro diplomatico ammirevole. E' stata a Mosca con Hollande, ha fatto rapporto alla conferenza di Monaco, ha organizzato un vertice a quattro a Minsk con Putin e Poroschenko ed è attualmente in volo per Washington per chiedere agli americani di abbassare i toni. La cosa non è democratica (sta decidendo per tutti), ma meglio questo che l'assenza di iniziative e il rischio di ritrovarci in guerra senza sapere perché.

Risposto da Fabio Colasanti su 9 Febbraio 2015 a 9:31 http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-02-08/ucraina-confronto... http://www.nytimes.com/2015/02/09/opinion/dont-arm-ukraine.html?emc...

Risposto da Fabio Colasanti su 9 Febbraio 2015 a 17:20 CENTRO STUDI SUL FEDERALISMO _____________________________________________________________________________________ Evitare l'opzione militare in Ucraina Lucio Levi* In questi giorni drammatici, in cui lo spettro della degenerazione della guerra civile in Ucraina in un conflitto armato tra Est e Ovest sembra gettare la sua ombra sinistra sull'Europa, deve essere apprezzato il proposito del viaggio a Mosca di Merkel e Hollande diretto a evitare a ogni costo l'opzione militare nella soluzione della crisi. È un proposito che invece non è escluso a Washington. A ragione, alcuni commentatori hanno sottolineato la debolezza del potere negoziale di Merkel e Hollande nei confronti di Putin e hanno sollecitato i governi e le istituzioni dell'UE a imboccare risolutamente la strada dell'unificazione della politica estera, di sicurezza e di difesa, a cominciare dall'avvio di una cooperazione strutturata permanente, che si può attivare anche tra un piccolo nucleo di Stati membri dell'UE. Per fare fronte al rischio della guerra, il risveglio dell'Europa dal torpore e dall'irrilevanza politica alla quale la sua divisione la condanna rappresenterebbe il segnale della volontà di parlare con una sola voce nel mondo e di agire come un attore globale. Occorre però che l'UE e gli Stati Uniti dimostrino nello stesso tempo di sapere fare una severa revisione dei propri errori e di volere cambiare rotta a cominciare dalle decisioni che devono essere prese subito. Posto che è inammissibile cambiare i confini tra gli Stati con la forza, come ha fatto Putin con l'annessione della Crimea e continua a fare fomentando la guerra civile nell'Ucraina orientale, vanno denunciate le responsabilità dell'Europa e degli Stati Uniti nell'avere contribuito ad aggravare la crisi. Sul piano militare, l'allargamento della NATO verso Est, e più specificamente la richiesta del governo di Kiev di aderire alla NATO, ha rappresentato un atto di guerra fredda contro la Russia. La NATO è un'alleanza militare e il suo allargamento ha avuto incontestabilmente la valenza di una decisione tendente a indebolire il fronte nemico, vale a dire la Russia e i suoi alleati. In conseguenza di ciò, Putin ha risposto con lo strumento più efficace di cui dispone. E non c'è dubbio che sul piano militare le sue forze sono preponderanti. L'annessione della Crimea, che di fatto nessuno mette più in discussione, ha rappresentato la prova generale di una controffensiva che può portare a uno scontro militare con l'Occidente. È da ricordare che l'invasione della Georgia da parte della Russia nel 2008, fermata dall'arbitrato di Sarkozy (allora la Francia presiedeva il Consiglio dell'Unione Europea), indusse Bush a rinunciare ad allargare la NATO alla Georgia e all'Ucraina.

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Sul piano economico, l'associazione dell'Ucraina all'UE ha contribuito ad aggravare le tensioni con la Russia. L'Ucraina, che per secoli è stata parte della Russia, è considerata da Putin un elemento strategico del suo disegno di costituire un'unione economica euro-asiatica. È ancora possibile allontanare l'opzione militare se l'Europa dimostra di volere tornare al progetto della "Casa comune europea" proposto da Gorbaciov e abbandonato dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica. Lo smembramento dell'Ucraina può ancora essere evitato se essa rinuncia a scegliere in modo esclusivo l'alleanza atlantica e l'UE, assumendo il ruolo di ponte tra UE e Russia: valorizzando le organizzazioni internazionali "interregionali" che raggruppano gli attori interessati al negoziato (Stati Uniti, Russia e UE), come l'OSCE e il Consiglio d'Europa (dove gli Stati Uniti sono osservatori), che possono essere il quadro per riavviare il negoziato e ricostruire forme sempre più strette di collaborazione; rinunciando all'adesione alla NATO; partecipando contemporaneamente ai processi di integrazione economica nell'UE e nell'Unione euro-asiatica; riorganizzando la propria struttura statale in senso federale, concedendo alle province russofone più ampi margini di autogoverno nei settori dell'istruzione, della cultura e dell'ordine pubblico. Il tempo a disposizione, prima che si imbocchi una via senza ritorno, si sta esaurendo. Occorre agire subito per: dichiarare l'immediato cessate il fuoco; chiedere l'intervento di una forza di interposizione dell'ONU; convocare una conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa tra UE, Russia e Stati Uniti. *Membro del Consiglio Direttivo del Centro Studi sul Federalismo, Presidente del Movimento Federalista Europeo.

Risposto da Giuseppe Ardizzone su 9 Febbraio 2015 a 18:58 Giampaolo cerco di chiarire meglio il mio pensiero. Quando parlo di passi in avanti mi riferisco certo ad una visione strategica diversa dall'Europa attuale; ma, soprattutto ad un diverso modo di organizzare ciò che anche adesso abbiamo già davanti . In particolare abbiamo discusso a lungo sulla necessità di porre in atto delle misure d'intervento economico diretto ed espansivo da parte dell'attuale governo europeo. che invece non è avvenuto . Alla fine quello che abbiamo a disposizione può essere riassunto in alcuni punti : 1) un bilancio comunitario 2014/2020 di ca 950 MM di euro 2) un piano Juncker in cui, se togliamo il possibile e non dimostrato effetto leva,si mettono in moto poche decine di miliardi stornate dai fondi del bilancio comunitario suesposto 3) l'operazione TLTRO disposta dalla BCE come prestito diretto al sistema bancario europeo finalizzata al prestti alle imprese ed ai privati che mette in campo almeno 500 MM 4) la recente operazione di QE disposta sempre dalla BCE per acquisto di titoli pubblici nell'ordine di ca 60MM mensili per un periodo non limitato e che dovrebbe mettere in moto dai 1000 ai 1500 MM di euro 5) la presenza di un fondo salva stati con risorse di ca 500/600 MM Quello che voglio dire è che , allo stato attuale , gli stati membri hanno messo già in campo diverse risorse non trascurabili ma di cui invece non siamo assolutamente impressionati. Perchè tutto questo ? A mio parere semplicemente perchè le risorse sono immaginate da tutti noi come disperse in mille rivoli di cui non conosciamo e non riusciamo ad organizzare il risultato . Cosa ci fa stare in questa situazione? La scelta di delegare l'operatività nell'ambito nazionale con una buona parte degli stati membri che presenta grosse difficoltà a saperle o poterle utilizzare in maniera proficua. Da questa evidenza nasce in molti , me compreso, la richiesta di un accentramento di queste risorse con misure di politica economica comunitaria diretta ( senza togliere nulla all'accordo ed alla ratifica dei singoli stati membri) con iniziative centrali d'investimento diretto federale per lo sviluppo della domanda interna complessiva dell'area e con

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l'avvio di misure tese ad operare una riduzione degli squilibri economici fra gli stati membri e nella distribuzione interna delle ricchezze . Più facile a dirsi che a farsi. Quello che voglio dire è che nessuno degli stati membri sarà disposto a rinunciare alla propria quota di risorse comunitarie già assegnata per metterla di nuovo in comune per un piano Juncker che decida direttamente alcuni grandi interventi diretti che potrebbero rimettere in gioco le parti assegnate. Analogamente l'intreccio fra sistema bancario, finanza degli stati membri e stato dell'economia dei singoli paesi è talmente forte da rendere difficile l'utilizzo dell'operazione TLTRO proprio negli stati che ne hanno più bisogno e gli effetti dirompenti dell'operazione di QE disposta dalla BCE che unita ad un almeno pari incremento degli investimenti pubblici nell'area darebbero un immediato incremento alla domanda interna europea.Oltre a investimenti pubblici federali , l'operazione della BCE avrebbe potuto finanziare direttamente e immediatamente, a debito ,una grande operazione di creazione di assegno di disoccupazione europeo per tutta l'area.in presenza di adeguata decisione di tutti gli stati membri in tal senso e l'avvio di eurobonds comunitari sottoscritti dalla BCE.. Vale a dire , certe volte . non basta finanziare le singole regioni ma adottare alcune misure federali Bisognerebbe almeno provarci . Questo chiama immediatamente una dell'organizzazione politica dell'Europa? No, non è necessaria; ma sono convinto che sulla scorta di un possibile successo dell'operazione, sarebbe stata posta sicuramente la questione . Veniamo ora all'altra ipotesi :quella dello stallo : In questo caso viene richiesto sostanzialmente di rinunciare ad uno degli strumenti più facili e semplici del possibile miglioramento degli squilibri economici fra gli Stati nelle mani delle classi dirigenti economiche e politiche : l'aggiustamento del cambio e la monetizzazione del debito. Questi due strumenti che spesso abbiamo criticato per l'iniquità nei confronti dei redditi fissi , del risparmio privato hanno però l'immediato vantaggio di migliorare le esportazioni e scoraggiare le importazioni e di consentire come dicevo prima la monetizzazione del debito che impedisce il fallimento di uno stato. Diventa facile per il politico di turno operare con politiche di espansione e garantire occupazione anche pubblica . Ma che questa operazione si trasformi in una reale crescita è decisamente un punto interrogativo senza adeguate riforme della struttura produttiva e sociale. e senza un reale passaggio delle risorse verso gli impieghi più produttivi . In questo momento inoltre già il cambio dell'euro , indebolendosi , permette a tutti i paesi europei una migliore competitività delle proprie merci. La riduzione del costo del petrolio inoltre avvantaggia tutti coloro che , come l'Italia , hanno una bilancia energetica , negativa. Putroppo tutte le imprese che invece utilizzano una produzione che assembla semilavorati importati avranno un incremeto di questo costo . La situazione attuale in sostanza premia i paesi più virtuosi non nel senso che risparmiano di più ma in quello che sanno rimuovere le aree d'improduttività , redistribuiscono le ricchezze migliorando una relativa giustizia sociale , migliorano i servizi e la generale produttività del sistema migllorando di conseguenza anche la propria situazione finanziaria . Quello che non succede è uno stimolo esterno federale nel senso sopra citato . . La mia paura è che questa situazione non venga accettata da alcune popolazioni in cui le classi dirigenti e politiche non riescono ad operare in maniera efficace per migliorare rapidamente la situazione . La conseguenza può essere il cavalcare un forte nazionalismo antieuropeo e ricercare alla fine la ripresa della sovranità monetaria come soluzione dei problemi . Potrebbe anche succedere che , stanche dei conflitti con i paesi del sud Europa, possano essere proprio gli stati con le economie più forti a scegliere l'uscita dalla moneta comune. Quando parlo di una ritirata ordinata e che ci consenta di salvare il più possibile mi riferisco pertanto solo ed esclusivamente a considerare la possibilità che ciò avvenga e valutare il modo migliore per salvare il più possibile in attesa di tempi migliori . Tempi in cui , in base all'esperienza acquisita , riusciremo insieme a fare scelte diverse. Anche le attuali tensioni di politica internazionale non aiutano se non riusciamo ad essere uniti. Giampaolo Carboniero ha detto: Ringrazio Romano per il bell'articolo postato; Giuseppe, la ritirata cui accenni comporterebbe però per gli europei, con la competizione esistente nel mercato mondiale, una regressione e un impoverimento dei loro stili di vita e delle protezioni sociali che sono riuscite finora a non rendere esplosiva la situazione attuale. Cipolletta lo rende ben comprensibile nel suo lucido articolo, è necessario il cambio del punto di vista nell'affrontare una revisione generale della governance europea; si potrebbe cominciare da qualche misura o progetto gestiti però direttamente da organismi europei e non affidati alle intermediazioni dei singoli stati; stavo pensando al programma Horizon 2020 o una rete transnazionale per l'energia e il digitale, ampliando poi, successivamente, gli interventi anche in altri, sempre più numerosi campi, perchè, p.e., una rete universitaria? Perchè non cominciare a servirsi dei laureati della rete Erasmus, primi, veri,cittadini europei?

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Giuseppe Ardizzone ha detto: Grazie per la segnalazione di questo articolo di una grande lucidità Purtroppo , quello che suggerisce Cipolletta va in una direzione diversa da quella che vediamo e presupporrebbe la capacità dell'Europa di muoversi non come una somma d'interessi nazionali spesso in competizione ma come un'unico organismo. Questo chiama in causa il problema dei poteri dello stato federale unitario e delle possibili cessioni di sovranità dei singoli stati membri . Come tu stesso hai affermato " la narrazione " del percorso europeo oggi è invece ben distante da tutto questo . C'è da chiedersi su quali elementi si potrà costruire un percorso efficace e" seduttivo" che porti le popolazioni del continente a rafforzare di nuovo quei partiti e quelle posizioni politiche favorevoli ad un cambio di direzione ed alla vera fondazione di una comunità economica e politica ? Le considerazioni di Cipolletta potrebbero costituire uno degli elementi fondanti. Un altro ancora potrebbe essere l'esigenza di una politica di difesa e di presenza internazionale comune. Un altro ancora la prefigurazione e costruzione di misure per un welfare europeo. Personalmente sono sempre dubbioso della possibilità che le istituzioni possano mantenersi vitali senza un continuo rapporto dialettico ed uno scambio di energia ricevuta dai movimenti collettivi delle persone.e delle nazioni . Nel caso Euiopeo non credo che vi possano essere eccezioni. Le situazioni di stallo non durano a lungo . O si va avanti o si torna indietro studiando al limite passi adeguati per evitare una ritirata disastrosa e cercando di mantenere almeno alcuni vantaggi del percorso comune ancora sostenibili. Romano Meloni ha detto: Segnalo un interessante articolo di Innocenzo Cipolletta su Eutopia:http://www.eutopiamagazine.eu/it/innocenzo-cipolletta/speakers-corn.... L'articolo di Cipolletta ha il merito di mettere con i piedi per terra la questione della crescita in Europa, facendola scendere dalle nuvole nella quale si trova in virtù della narrazione dominante nel dibattito in molti paesi europei: essere cioè la recessione il frutto di politiche di bilancio restrittive (l'austerità?) con il corollario che per uscirne basta allargare i cordoni della borsa. Invece non è così semplice. Penso che occorra trovare il modo di fare uscire la discussione in Europa da una sterile contrapposizione tra chi esige rigore nella politica di bilancio e chi vorrebbe spendere risorse in deficit illudendo l'opinione pubblica che questo risolva i problemi di sviluppo e di occupazione.

Risposto da Ezio Ferrero su 10 Febbraio 2015 a 1:59 Puoi fornire i numeri e le fonti? Grazie Sandra Del Fabro ha detto: vorrei segnalare a proposito di debiti di bilancio e default statali che si è riusciti a stimare il valore dell'evasione fiscale nel mondo. Ebbene è stato calcolato che se solo una piccola parte delle tasse non pagate dai ricchi del pianeta, rientrasse, non ci sarebbero problemi di bilancio per gli Stati. Infatti le somme "evase" ammontano ai bilanci statali sommati di USA, Germania, Giappone. Moltissimi gli evasori italiani che hanno i loro paradisi fiscali in Svizzera, lo stilista Valentino, Briatore, per citare alcuni nomi. Tra i maggiori evasori la Apple. Si ridimensionano le accuse agli Stati , anche se il malcostume esemplare dei potenti porta alle , in proporzione "piccole" truffe e corruzioni diffuse nella società a vari livelli

Risposto da giorgio varaldo su 10 Febbraio 2015 a 7:55 A proposito di numeri mi permetto di ricordare alla amica sandra che deve ancora fornire i dati relativi agli stipendi dei manager della COOP nord est . Onde evitare risposte a vuoto ricordo che nei bilanci COOP - di cui siamo soci - questi dati non sono riportati. Grazie .

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Risposto da giovanni de sio cesari su 10 Febbraio 2015 a 12:03 Fabio Ecco un articolo che coglie il nocciolo del problema: l’ingresso dell’Ucraina nella UE e nella NATO. Merkel fa bene a correre di qua e di la, a proporre tregue e soluzioni ma se non si affronta il problema della adesione dell’Ucraina non si arriva a nulla. Affrontare significa in pratica escludere con decisione questa eventualità trovando la formula diplomatica piu opportuna: La soluzione del problema si trova quindi nelle mani degli europei Certe situazioni tendono a sfuggire dalle mani non sono controllabili . Ricordo come nella storia tanti avvenimenti sono accaduti senza che nessuno li volesse. Ricordo solo la Prima Guerra mondiale, una catastrofe immane che nessuno aveva previsto e voluta: ma una volta iniziata non fu possibile fermare per quanto fosse una follia Quello che sento nei mie amici ucraini è infatti lo stupore: mai avrebbero pensato che le cose fossero arrivate al punto in cui sono arrivate, mai avrebbero pensato a una guerra civile ma non sanno come fermarla. Non riusciranno mai a fermarla : solo noi europei possiamo fermarla Fabio Colasanti ha detto:

CENTRO STUDI SUL FEDERALISMO _____________________________________________________________________________________ Evitare l'opzione militare in Ucraina Lucio Levi* Se non visualizzate correttamente il testo cliccate qui:http://gestione.csfederalismo.it/index.php/it/pubblicazioni/commenti In questi giorni drammatici, in cui lo spettro della degenerazione della guerra civile in Ucraina in un conflitto armato tra Est e Ovest sembra gettare la sua ombra sinistra sull'Europa, deve essere apprezzato il proposito del viaggio a Mosca di Merkel e Hollande diretto a evitare a ogni costo l'opzione militare nella soluzione della crisi. È un proposito che invece non è escluso a Washington. A ragione, alcuni commentatori hanno sottolineato la debolezza del potere negoziale di Merkel e Hollande nei confronti di Putin e hanno sollecitato i governi e le istituzioni dell'UE a imboccare risolutamente la strada dell'unificazione della politica estera, di sicurezza e di difesa, a cominciare dall'avvio di una cooperazione strutturata permanente, che si può attivare anche tra un piccolo nucleo di Stati membri dell'UE. Per fare fronte al rischio della guerra, il risveglio dell'Europa dal torpore e dall'irrilevanza politica alla quale la sua divisione la condanna rappresenterebbe il segnale della volontà di parlare con una sola voce nel mondo e di agire come un attore globale. Occorre però che l'UE e gli Stati Uniti dimostrino nello stesso tempo di sapere fare una severa revisione dei propri errori e di volere cambiare rotta a cominciare dalle decisioni che devono essere prese subito. Posto che è inammissibile cambiare i confini tra gli Stati con la forza, come ha fatto Putin con l'annessione della Crimea e continua a fare fomentando la guerra civile nell'Ucraina orientale, vanno denunciate le responsabilità dell'Europa e degli Stati Uniti nell'avere contribuito ad aggravare la crisi. Sul piano militare, l'allargamento della NATO verso Est, e più specificamente la richiesta del governo di Kiev di aderire alla NATO, ha rappresentato un atto di guerra fredda contro la Russia. La NATO è un'alleanza militare e il suo allargamento ha avuto incontestabilmente la valenza di una decisione tendente a indebolire il fronte nemico, vale a dire la Russia e i suoi alleati. In conseguenza di ciò, Putin ha risposto con lo strumento più efficace di cui dispone. E non c'è dubbio che sul piano militare le sue forze sono preponderanti. L'annessione della Crimea, che di fatto nessuno mette più in discussione, ha rappresentato la prova generale di una controffensiva che può portare a uno scontro militare con l'Occidente. È da ricordare che l'invasione della Georgia da parte della Russia nel 2008, fermata

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dall'arbitrato di Sarkozy (allora la Francia presiedeva il Consiglio dell'Unione Europea), indusse Bush a rinunciare ad allargare la NATO alla Georgia e all'Ucraina. Sul piano economico, l'associazione dell'Ucraina all'UE ha contribuito ad aggravare le tensioni con la Russia. L'Ucraina, che per secoli è stata parte della Russia, è considerata da Putin un elemento strategico del suo disegno di costituire un'unione economica euro-asiatica. È ancora possibile allontanare l'opzione militare se l'Europa dimostra di volere tornare al progetto della "Casa comune europea" proposto da Gorbaciov e abbandonato dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica. Lo smembramento dell'Ucraina può ancora essere evitato se essa rinuncia a scegliere in modo esclusivo l'alleanza atlantica e l'UE, assumendo il ruolo di ponte tra UE e Russia: valorizzando le organizzazioni internazionali "interregionali" che raggruppano gli attori interessati al negoziato (Stati Uniti, Russia e UE), come l'OSCE e il Consiglio d'Europa (dove gli Stati Uniti sono osservatori), che possono essere il quadro per riavviare il negoziato e ricostruire forme sempre più strette di collaborazione; rinunciando all'adesione alla NATO; partecipando contemporaneamente ai processi di integrazione economica nell'UE e nell'Unione euro-asiatica; riorganizzando la propria struttura statale in senso federale, concedendo alle province russofone più ampi margini di autogoverno nei settori dell'istruzione, della cultura e dell'ordine pubblico. Il tempo a disposizione, prima che si imbocchi una via senza ritorno, si sta esaurendo. Occorre agire subito per: dichiarare l'immediato cessate il fuoco; chiedere l'intervento di una forza di interposizione dell'ONU; convocare una conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa tra UE, Russia e Stati Uniti. *Membro del Consiglio Direttivo del Centro Studi sul Federalismo, Presidente del Movimento Federalista Europeo.

Risposto da Giuseppe Ardizzone su 10 Febbraio 2015 a 12:06 Sono d'acordo giovanni de sio cesari ha detto: Fabio Ecco un articolo che coglie il nocciolo del problema: l’ingresso dell’Ucraina nella UE e nella NATO. Merkel fa bene a correre di qua e di la, a proporre tregue e soluzioni ma se non si affronta il problema della adesione dell’Ucraina non si arriva a nulla. Affrontare significa in pratica escludere con decisione questa eventualità trovando la formula diplomatica piu opportuna: La soluzione del problema si trova quindi nelle mani degli europei Certe situazioni tendono a sfuggire dalle mani non sono controllabili . Ricordo come nella storia tanti avvenimenti sono accaduti senza che nessuno li volesse. Ricordo solo la Prima Guerra mondiale, una catastrofe immane che nessuno aveva previsto e voluta: ma una volta iniziata non fu possibile fermare per quanto fosse una follia Quello che sento nei mie amici ucraini è infatti lo stupore: mai avrebbero pensato che le cose fossero arrivate al punto in cui sono arrivate, mai avrebbero pensato a una guerra civile ma non sanno come fermarla. Non riusciranno mai a fermarla : solo noi europei possiamo fermarla

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Fabio Colasanti ha detto: CENTRO STUDI SUL FEDERALISMO _____________________________________________________________________________________ Evitare l'opzione militare in Ucraina Lucio Levi*

Risposto da Giampaolo Carboniero su 10 Febbraio 2015 a 12:27 Giuseppe,uno dei grossi fraintendimenti, secondo me, è l'illusione di poter far ripartire la ripresa generale dell'economia reale attraverso le sole esportazioni; senza un'adeguato contemporaneo aumento della domanda interna, non c'è scampo alla recessione; ci saranno, ci sono, imprese che guadagnano con le esportazioni, fanno ricerca, creano posti di lavoro, ma sono un'inezia di fronte all'impoverimento generale e al continuo depauperamento del welfare, unico elemento che finora ha contenuto una crisi sociale gravissima; penso però che siamo agli sgoccioli: senza investimenti sulla scuola, la ricerca, l'innovazione, la manutenzione del territorio, senza una più equa ripartizione fiscale, riforme radicali nella lotta alla corruzione e all'evasione, prevedo un collasso a breve tempo di tutto il nostro sistema. Immagino ci vorrebbe una classe politica, un partito, che potesse proporre la visione di un futuro possibile, un progetto strategico e integrato, coerente, che prevedesse anche sacrifici immediati, ma finalizzati e immediatamente riscontrabili dalla popolazione meno abbiente, che ridasse vigore e credibilità all'ascensore sociale, che facesse toccare con mano, attraverso la riduzione automatica delle aliquote più basse, i vantaggi della lotta all'evasione fiscale, che, in maniera più politica, fra l'altro, discutesse in breve tempo le proposte di iniziativa popolare, che, in definitiva, facesse un grosso sforzo, visibile, per diminuire il fossato che ormai divide la gente dalla politica. Per quanto riguarda la politica europea, sono d'accordo con te, la frammentazione degli interventi, lasciati alle decisioni e politiche nazionali, senza un coordinamento, una regolazione, un controllo e un monitoraggio dei risultati, senza l'intervento diretto dell'Unione, temo servirà solo ad alimentare ulteriormente l'inefficacia degli investimenti rispetto alle finalità proposte, oltre all'incremento di operazioni speculative, sia degli stati che delle istituzioni finanziarie, continuando a relegare, nel complesso, l'Europa ad attore di secondo, terzo piano, nel consesso internazionale. Uno degli effetti che mi spventa e che viene solo occasionalmente preso in considerazione, è il progressivo aumento di consenso alle formazioni antieuropee di dx e dx estrema, che fa intravedere nuvole tempestose all'orizzonte. Giuseppe Ardizzone ha detto: Giampaolo cerco di chiarire meglio il mio pensiero. Quando parlo di passi in avanti mi riferisco certo ad una visione strategica diversa dall'Europa attuale; ma, soprattutto ad un diverso modo di organizzare ciò che anche adesso abbiamo già davanti . In particolare abbiamo discusso a lungo sulla necessità di porre in atto delle misure d'intervento economico diretto ed espansivo da parte dell'attuale governo europeo. che invece non è avvenuto . Alla fine quello che abbiamo a disposizione può essere riassunto in alcuni punti : 1) un bilancio comunitario 2014/2020 di ca 950 MM di euro 2) un piano Juncker in cui, se togliamo il possibile e non dimostrato effetto leva,si mettono in moto poche decine di miliardi stornate dai fondi del bilancio comunitario suesposto 3) l'operazione TLTRO disposta dalla BCE come prestito diretto al sistema bancario europeo finalizzata al prestti alle imprese ed ai privati che mette in campo almeno 500 MM 4) la recente operazione di QE disposta sempre dalla BCE per acquisto di titoli pubblici nell'ordine di ca 60MM mensili per un periodo non limitato e che dovrebbe mettere in moto dai 1000 ai 1500 MM di euro 5) la presenza di un fondo salva stati con risorse di ca 500/600 MM Quello che voglio dire è che , allo stato attuale , gli stati membri hanno messo già in campo diverse risorse non trascurabili ma di cui invece non siamo assolutamente impressionati. Perchè tutto questo ? A mio parere semplicemente perchè le risorse sono immaginate da tutti noi come disperse in mille rivoli di cui non conosciamo e non riusciamo ad organizzare il risultato . Cosa ci fa stare in questa situazione? La scelta di delegare l'operatività nell'ambito nazionale con una buona parte degli stati membri che presenta grosse difficoltà a saperle o poterle utilizzare in maniera proficua.

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Da questa evidenza nasce in molti , me compreso, la richiesta di un accentramento di queste risorse con misure di politica economica comunitaria diretta ( senza togliere nulla all'accordo ed alla ratifica dei singoli stati membri) con iniziative centrali d'investimento diretto federale per lo sviluppo della domanda interna complessiva dell'area e con l'avvio di misure tese ad operare una riduzione degli squilibri economici fra gli stati membri e nella distribuzione interna delle ricchezze . Più facile a dirsi che a farsi. Quello che voglio dire è che nessuno degli stati membri sarà disposto a rinunciare alla propria quota di risorse comunitarie già assegnata per metterla di nuovo in comune per un piano Juncker che decida direttamente alcuni grandi interventi diretti che potrebbero rimettere in gioco le parti assegnate. Analogamente l'intreccio fra sistema bancario, finanza degli stati membri e stato dell'economia dei singoli paesi è talmente forte da rendere difficile l'utilizzo dell'operazione TLTRO proprio negli stati che ne hanno più bisogno e gli effetti dirompenti dell'operazione di QE disposta dalla BCE che unita ad un almeno pari incremento degli investimenti pubblici nell'area darebbero un immediato incremento alla domanda interna europea.Oltre a investimenti pubblici federali , l'operazione della BCE avrebbe potuto finanziare direttamente e immediatamente, a debito ,una grande operazione di creazione di assegno di disoccupazione europeo per tutta l'area.in presenza di adeguata decisione di tutti gli stati membri in tal senso e l'avvio di eurobonds comunitari sottoscritti dalla BCE.. Vale a dire , certe volte . non basta finanziare le singole regioni ma adottare alcune misure federali Bisognerebbe almeno provarci . Questo chiama immediatamente una dell'organizzazione politica dell'Europa? No, non è necessaria; ma sono convinto che sulla scorta di un possibile successo dell'operazione, sarebbe stata posta sicuramente la questione . Veniamo ora all'altra ipotesi :quella dello stallo : In questo caso viene richiesto sostanzialmente di rinunciare ad uno degli strumenti più facili e semplici del possibile miglioramento degli squilibri economici fra gli Stati nelle mani delle classi dirigenti economiche e politiche : l'aggiustamento del cambio e la monetizzazione del debito. Questi due strumenti che spesso abbiamo criticato per l'iniquità nei confronti dei redditi fissi , del risparmio privato hanno però l'immediato vantaggio di migliorare le esportazioni e scoraggiare le importazioni e di consentire come dicevo prima la monetizzazione del debito che impedisce il fallimento di uno stato. Diventa facile per il politico di turno operare con politiche di espansione e garantire occupazione anche pubblica . Ma che questa operazione si trasformi in una reale crescita è decisamente un punto interrogativo senza adeguate riforme della struttura produttiva e sociale. e senza un reale passaggio delle risorse verso gli impieghi più produttivi . In questo momento inoltre già il cambio dell'euro , indebolendosi , permette a tutti i paesi europei una migliore competitività delle proprie merci. La riduzione del costo del petrolio inoltre avvantaggia tutti coloro che , come l'Italia , hanno una bilancia energetica , negativa. Putroppo tutte le imprese che invece utilizzano una produzione che assembla semilavorati importati avranno un incremeto di questo costo . La situazione attuale in sostanza premia i paesi più virtuosi non nel senso che risparmiano di più ma in quello che sanno rimuovere le aree d'improduttività , redistribuiscono le ricchezze migliorando una relativa giustizia sociale , migliorano i servizi e la generale produttività del sistema migllorando di conseguenza anche la propria situazione finanziaria . Quello che non succede è uno stimolo esterno federale nel senso sopra citato . . La mia paura è che questa situazione non venga accettata da alcune popolazioni in cui le classi dirigenti e politiche non riescono ad operare in maniera efficace per migliorare rapidamente la situazione . La conseguenza può essere il cavalcare un forte nazionalismo antieuropeo e ricercare alla fine la ripresa della sovranità monetaria come soluzione dei problemi . Potrebbe anche succedere che , stanche dei conflitti con i paesi del sud Europa, possano essere proprio gli stati con le economie più forti a scegliere l'uscita dalla moneta comune. Quando parlo di una ritirata ordinata e che ci consenta di salvare il più possibile mi riferisco pertanto solo ed esclusivamente a considerare la possibilità che ciò avvenga e valutare il modo migliore per salvare il più possibile in attesa di tempi migliori . Tempi in cui , in base all'esperienza acquisita , riusciremo insieme a fare scelte diverse. Anche le attuali tensioni di politica internazionale non aiutano se non riusciamo ad essere uniti. Giampaolo Carboniero ha detto: Ringrazio Romano per il bell'articolo postato; Giuseppe, la ritirata cui accenni comporterebbe però per gli europei, con la competizione esistente nel mercato mondiale, una regressione e un impoverimento dei loro stili di vita e delle protezioni sociali che sono riuscite finora a non rendere esplosiva la situazione attuale. Cipolletta lo rende ben comprensibile nel suo lucido articolo, è necessario il cambio del punto di vista nell'affrontare una revisione generale della governance europea; si potrebbe cominciare da qualche misura o progetto gestiti però direttamente da organismi europei e non affidati alle intermediazioni dei singoli stati; stavo pensando al programma Horizon 2020 o

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una rete transnazionale per l'energia e il digitale, ampliando poi, successivamente, gli interventi anche in altri, sempre più numerosi campi, perchè, p.e., una rete universitaria? Perchè non cominciare a servirsi dei laureati della rete Erasmus, primi, veri,cittadini europei? Giuseppe Ardizzone ha detto: Grazie per la segnalazione di questo articolo di una grande lucidità Purtroppo , quello che suggerisce Cipolletta va in una direzione diversa da quella che vediamo e presupporrebbe la capacità dell'Europa di muoversi non come una somma d'interessi nazionali spesso in competizione ma come un'unico organismo. Questo chiama in causa il problema dei poteri dello stato federale unitario e delle possibili cessioni di sovranità dei singoli stati membri . Come tu stesso hai affermato " la narrazione " del percorso europeo oggi è invece ben distante da tutto questo . C'è da chiedersi su quali elementi si potrà costruire un percorso efficace e" seduttivo" che porti le popolazioni del continente a rafforzare di nuovo quei partiti e quelle posizioni politiche favorevoli ad un cambio di direzione ed alla vera fondazione di una comunità economica e politica ? Le considerazioni di Cipolletta potrebbero costituire uno degli elementi fondanti. Un altro ancora potrebbe essere l'esigenza di una politica di difesa e di presenza internazionale comune. Un altro ancora la prefigurazione e costruzione di misure per un welfare europeo. Personalmente sono sempre dubbioso della possibilità che le istituzioni possano mantenersi vitali senza un continuo rapporto dialettico ed uno scambio di energia ricevuta dai movimenti collettivi delle persone.e delle nazioni . Nel caso Euiopeo non credo che vi possano essere eccezioni. Le situazioni di stallo non durano a lungo . O si va avanti o si torna indietro studiando al limite passi adeguati per evitare una ritirata disastrosa e cercando di mantenere almeno alcuni vantaggi del percorso comune ancora sostenibili. Romano Meloni ha detto: Segnalo un interessante articolo di Innocenzo Cipolletta su Eutopia:http://www.eutopiamagazine.eu/it/innocenzo-cipolletta/speakers-corn.... L'articolo di Cipolletta ha il merito di mettere con i piedi per terra la questione della crescita in Europa, facendola scendere dalle nuvole nella quale si trova in virtù della narrazione dominante nel dibattito in molti paesi europei: essere cioè la recessione il frutto di politiche di bilancio restrittive (l'austerità?) con il corollario che per uscirne basta allargare i cordoni della borsa. Invece non è così semplice. Penso che occorra trovare il modo di fare uscire la discussione in Europa da una sterile contrapposizione tra chi esige rigore nella politica di bilancio e chi vorrebbe spendere risorse in deficit illudendo l'opinione pubblica che questo risolva i problemi di sviluppo e di occupazione.

Risposto da Giampaolo Carboniero su 10 Febbraio 2015 a 12:31 D'accordo, penso però che gli USA non lo saranno; forse è l'occasione per l'Europa di provare a rompere un abbraccio che sta diventando via via più soffocante. giovanni de sio cesari ha detto: Fabio Ecco un articolo che coglie il nocciolo del problema: l’ingresso dell’Ucraina nella UE e nella NATO. Merkel fa bene a correre di qua e di la, a proporre tregue e soluzioni ma se non si affronta il problema della adesione dell’Ucraina non si arriva a nulla. Affrontare significa in pratica escludere con decisione questa eventualità trovando la formula diplomatica piu opportuna: La soluzione del problema si trova quindi nelle mani degli europei Certe situazioni tendono a sfuggire dalle mani non sono controllabili . Ricordo come nella storia tanti avvenimenti sono accaduti senza che nessuno li volesse. Ricordo solo la Prima Guerra mondiale, una catastrofe immane che nessuno aveva previsto e voluta: ma una volta iniziata non fu possibile fermare per quanto fosse una follia Quello che sento nei mie amici ucraini è infatti lo stupore: mai avrebbero pensato che le cose fossero arrivate al punto in cui sono arrivate, mai avrebbero pensato a una guerra civile ma non sanno come fermarla. Non riusciranno mai a fermarla : solo noi europei possiamo fermarla Fabio Colasanti ha detto:

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Risposto da Giampaolo Carboniero su 10 Febbraio 2015 a 12:50 Varie cifre: http://investorplace.com/investorpolitics/10-worst-countries-for-ta... http://it.wikipedia.org/wiki/Evasione_fiscale#Nel_mondo Altre considerazioni più generali sull'evasione e gli effetti sugli introiti fiscali delle politiche di austerità, non chiacchiere: http://www.taxjustice.net/2015/01/23/austerity-tax-dodgers-best-fri... Ezio Ferrero ha detto: Puoi fornire i numeri e le fonti? Grazie Sandra Del Fabro ha detto: vorrei segnalare a proposito di debiti di bilancio e default statali che si è riusciti a stimare il valore dell'evasione fiscale nel mondo. Ebbene è stato calcolato che se solo una piccola parte delle tasse non pagate dai ricchi del pianeta, rientrasse, non ci sarebbero problemi di bilancio per gli Stati. Infatti le somme "evase" ammontano ai bilanci statali sommati di USA, Germania, Giappone. Moltissimi gli evasori italiani che hanno i loro paradisi fiscali in Svizzera, lo stilista Valentino, Briatore, per citare alcuni nomi. Tra i maggiori evasori la Apple. Si ridimensionano le accuse agli Stati , anche se il malcostume esemplare dei potenti porta alle , in proporzione "piccole" truffe e corruzioni diffuse nella società a vari livelli

Risposto da Giampaolo Carboniero su 10 Febbraio 2015 a 12:53 Guardate anche il video, dei paradisi fiscali non si parla più: http://www.taxjustice.net/page/6/

Risposto da giorgio varaldo su 10 Febbraio 2015 a 12:59 Giovanni Sono solo parzialmente d'accordo con quanto scritto da lucio levi. l'accordo riguarda la ventilata adesione ucraina alla NATO in quanto avrebbe causato la grottesca situazione di collocare in mar nero le basi della marina militare russa in territorio nemico. Per molto meno con i missili IRBM russi a cuba si e' rischiato la guerra atomica. Riguardo alle altre motivazioni riguardante l'integrazione dell'economia ucraina la situazione sara' sempre problematica qualunque saranno le soluzioni scelte. Dal punto di vista industriale e politico esistono due ucraine : quella dell'est con kombinat di tipo sovietico e con popolazione russofona e quella dell'ovest che - e' sempre meglio ricordare - sino al 1939 era polonia e con una struttura industriale integrabile con quella occidentale. Quindi una parte non si integrera' con la UE e l'altra parte non si integrera' con la grande russia.

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Forse la soluzione potrebbe essere due ucraine?

Risposto da Giampaolo Carboniero su 10 Febbraio 2015 a 19:34 Questi, e i paradisi fiscali, sono i veri pericoli per il mondo, altro che debiti pubblici, costi del lavoro, welfare, ecct., che, in proporzione sono quisquiglie http://www.repubblica.it/economia/affari-e-finanza/2013/07/01/news/... http://www.mondoallarovescia.com/la-mappa-del-debito-pubblico-mondi... Paradisi fiscali http://it.wikipedia.org/wiki/Paradiso_fiscale http://www.corriere.it/economia/12_luglio_23/tesoro-nascosto-paradi... Fate quattro conti.

Risposto da giovanni de sio cesari su 10 Febbraio 2015 a 19:34 Giorgio Sono giuste le tue osservazioni ma io escluderei proprio due Ucraine: A parte la impossibilita di trovare linee di confine che non esistono essendo la due etnie molto commiste ( io direi che poi non è nemmeno facile distinguere le due etnie) ma non è pensabile che l’Ucraina si divida in due parti, una piu o meno nemica dell’altra . Anche limitando alla parte occidentale ugualmente la Russia si sentirebbe minacciata magari anche di piu , Ricordo poi che esistono non due ma tre Ucraina: una cattolica (uniate) che è entrata nell URSS solo nel 1945 , quelle ortodossa (Kiev ) che è entrata in Russia dal 700 e quella abitata prevalentemente ma non esclusivamente da russofoni che non è solo quella all’est in rivolta ma anche Odessa al sud. giorgio varaldo ha detto: Giovanni Sono solo parzialmente d'accordo con quanto scritto da lucio levi. l'accordo riguarda la ventilata adesione ucraina alla NATO in quanto avrebbe causato la grottesca situazione di collocare in mar nero le basi della marina militare russa in territorio nemico. Per molto meno con i missili IRBM russi a cuba si e' rischiato la guerra atomica. Riguardo alle altre motivazioni riguardante l'integrazione dell'economia ucraina la situazione sara' sempre problematica qualunque saranno le soluzioni scelte. Dal punto di vista industriale e politico esistono due ucraine : quella dell'est con kombinat di tipo sovietico e con popolazione russofona e quella dell'ovest che - e' sempre meglio ricordare - sino al 1939 era polonia e con una struttura industriale integrabile con quella occidentale. Quindi una parte non si integrera' con la UE e l'altra parte non si integrera' con la grande russia. Forse la soluzione potrebbe essere due ucraine?

Risposto da Fabio Colasanti su 10 Febbraio 2015 a 23:54 Sandra l'evasione fiscale è una piaga che va combattuta con ogni mezzo. Ma gli articoli esagerano. Molte delle persone citate - simpatiche o no - detenevano conti in Svizzera in maniera del tutto legale (oltre a tutto, qual'è la rilevanza del fatto che il re del Marocco o della Giordania avessero un conto in Svizzera? Visti i sistemi legali che sistono in quei paesi si è quasi in una situazione dove qualunque cosa faccia il re è automaticamente legale). Altre persone hanno già raggiunto un accordo con le autorità fiscali quindi nei loro casi non c'è più nulla da recuperare. Siamo in parte di fronte ad uno dei tanti e mirobolanti annunci della Finanza dove si vantano miliardi di accertato evaso che sarebbe stato identificato, ma poi quello che può essere effettivamente incassato è poca cosa. Il recente accordo raggiunto

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con la Svizzera dovrebbe comunque porre fine ai casi di evasione fiscale di questo tipo. I governi precedenti avevano iniziato il lavoro, ma il governo attuale lo ha concluso. Sandra Del Fabro ha detto: E' la famosa Lista Falciani pubblicata su tutti i quotidiani e di cui hanno parlato i TG Ezio Ferrero ha detto: Puoi fornire i numeri e le fonti? Grazie Sandra Del Fabro ha detto: vorrei segnalare a proposito di debiti di bilancio e default statali che si è riusciti a stimare il valore dell'evasione fiscale nel mondo. Ebbene è stato calcolato che se solo una piccola parte delle tasse non pagate dai ricchi del pianeta, rientrasse, non ci sarebbero problemi di bilancio per gli Stati. Infatti le somme "evase" ammontano ai bilanci statali sommati di USA, Germania, Giappone. Moltissimi gli evasori italiani che hanno i loro paradisi fiscali in Svizzera, lo stilista Valentino, Briatore, per citare alcuni nomi. Tra i maggiori evasori la Apple. Si ridimensionano le accuse agli Stati , anche se il malcostume esemplare dei potenti porta alle , in proporzione "piccole" truffe e corruzioni diffuse nella società a vari livelli

Risposto da Fabio Colasanti su 11 Febbraio 2015 a 14:38 Sandra, di nuovo su di un punto completamente diverso. Che si debba lottare contro l'evasione fiscale non è in discussione. Le misure prese finora non sono assolutamente sufficienti. Quello che io faccio notare che non tutti i casi di conti correnti all'estero di cui parlano i giornali corrispondono ad una evasione fiscale e che, in alcuni casi, si è trattato effettivamente di evasione iscale, ma questa è stata già recuperata. E poi 10 milioni di euro su di un conto in Svizzera non significano 10 milioni di evasione fiscale. Quello che sottolineo è che l'evasione fiscale messa in evidenza dalla lista Falciani non è così grande come molti giornali la presentano. Questa non è un'opinione è un fatto. Sandra Del Fabro ha detto: Non sono d'accordo. Infatti l'entità di queste evasioni corrisponde ai mancati welfare degli Stati Questo è il problema di fondo oggi, l'abbiamo detto tante volte, l'inuguaglianza. Qualche misura viene presa adesso, ma finora? E queste misure attuali sono secondo te sufficienti? Fabio Colasanti ha detto: Sandra l'evasione fiscale è una piaga che va combattuta con ogni mezzo. Ma gli articoli esagerano. Molte delle persone citate - simpatiche o no - detenevano conti in Svizzera in maniera del tutto legale (oltre a tutto, qual'è la rilevanza del fatto che il re del Marocco o della Giordania avessero un conto in Svizzera? Visti i sistemi legali che sistono in quei paesi si è quasi in una situazione dove qualunque cosa faccia il re è automaticamente legale). Altre persone hanno già raggiunto un accordo con le autorità fiscali quindi nei loro casi non c'è più nulla da recuperare. Siamo in parte di fronte ad uno dei tanti e mirobolanti annunci della Finanza dove si vantano miliardi di accertato evaso che sarebbe stato identificato, ma poi quello che può essere effettivamente incassato è poca cosa. Il recente accordo raggiunto con la Svizzera dovrebbe comunque porre fine ai casi di evasione fiscale di questo tipo. I governi precedenti avevano iniziato il lavoro, ma il governo attuale lo ha concluso. Sandra Del Fabro ha detto: E' la famosa Lista Falciani pubblicata su tutti i quotidiani e di cui hanno parlato i TG Ezio Ferrero ha detto: Puoi fornire i numeri e le fonti?

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Grazie Sandra Del Fabro ha detto: vorrei segnalare a proposito di debiti di bilancio e default statali che si è riusciti a stimare il valore dell'evasione fiscale nel mondo. Ebbene è stato calcolato che se solo una piccola parte delle tasse non pagate dai ricchi del pianeta, rientrasse, non ci sarebbero problemi di bilancio per gli Stati. Infatti le somme "evase" ammontano ai bilanci statali sommati di USA, Germania, Giappone. Moltissimi gli evasori italiani che hanno i loro paradisi fiscali in Svizzera, lo stilista Valentino, Briatore, per citare alcuni nomi. Tra i maggiori evasori la Apple. Si ridimensionano le accuse agli Stati , anche se il malcostume esemplare dei potenti porta alle , in proporzione "piccole" truffe e corruzioni diffuse nella società a vari livelli

Risposto da Fabio Colasanti su 11 Febbraio 2015 a 15:42 Sandra, basta un minimo di logica. a) avere un conto all'estero non è di per se illegale. Basta averlo dichiarato. Se si è poi residenti all'estero non esiste nessun problema. Io ho due conti a Bruxelles, ma non sono illegali e non sono responsabile di alcuna infrazione. Alcune delle persone citate nei giornali sono residenti all'estero e quindi il fatto che abbiano un conto in Svizzera non viola nessuna norma. Altre persone hanno un conto in Svizzera, ma se l'hanno dichiarato sono anche loro in regola. Sono poi sicuro che il re del Marocco e il re della Giordania detengono conti in Svizzera in perfetta legalità (si può quasi dire che la legge la fanno loro) b) Prendi il caso di Valentino Rossi. La finanza gli ha contestato il non risiedere all'estero e si sono messi d'accordo su di un pagamento di 30 milioni di euro. Adesso sappiamo anche noi - attraverso i giornali - quello che la finanza sapeva già: che Valentino Rossi aveva conti in Svizzera. Ma Valentino Rossi ha già chiuso la sua posizione e il fisco italiano non può reclamargli nulla per questi vecchi conti. c) Il fatto di avere 10 milioni su di un conto in Svizzera non significa 10 milioni di evasione. Se quei soldi vengono da attività lecite, la sola cosa che il contribuente deve pagare come tasse (a parte eventuale multe) è la tassa sul reddito che ha ottenuto dal deposito di quei dieci milioni. Stiamo parlando di forse 40mila euro di tassa evasa su di un deposito di 10 milioni. Quindi la tassa evasa su di un conto di 10 milioni di euro è forse di qualche decina di migliaia di euro. L'evasione c'è sicuramente, ma non per le cifre mirabolanti citate dalla stampa per vendere più copie. Fa attenzione, i giornali citano l'ammontare dei depositi che sono stati coperti, ma sicuramente non dicono che l'evasione fiscale è pari all'ammontare del depositito, sanno che è assolutamente sbagliato. Ma nei titoli e nella pubblicità cercano di dare l'impressione che invece sia proprio così. Sandra Del Fabro ha detto: Perché questa notizia data da tutti i media dovrebbe essere falsa, tu hai documenti che non conosciamo? Fabio Colasanti ha detto: Sandra, di nuovo su di un punto completamente diverso. Che si debba lottare contro l'evasione fiscale non è in discussione. Le misure prese finora non sono assolutamente sufficienti. Quello che io faccio notare che non tutti i casi di conti correnti all'estero di cui parlano i giornali corrispondono ad una evasione fiscale e che, in alcuni casi, si è trattato effettivamente di evasione iscale, ma questa è stata già recuperata. E poi 10 milioni di euro su di un conto in Svizzera non significano 10 milioni di evasione fiscale. Quello che sottolineo è che l'evasione fiscale messa in evidenza dalla lista Falciani non è così grande come molti giornali la presentano. Questa non è un'opinione è un fatto. Sandra Del Fabro ha detto:

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Non sono d'accordo. Infatti l'entità di queste evasioni corrisponde ai mancati welfare degli Stati Questo è il problema di fondo oggi, l'abbiamo detto tante volte, l'inuguaglianza. Qualche misura viene presa adesso, ma finora? E queste misure attuali sono secondo te sufficienti? Fabio Colasanti ha detto: Sandra l'evasione fiscale è una piaga che va combattuta con ogni mezzo. Ma gli articoli esagerano. Molte delle persone citate - simpatiche o no - detenevano conti in Svizzera in maniera del tutto legale (oltre a tutto, qual'è la rilevanza del fatto che il re del Marocco o della Giordania avessero un conto in Svizzera? Visti i sistemi legali che sistono in quei paesi si è quasi in una situazione dove qualunque cosa faccia il re è automaticamente legale). Altre persone hanno già raggiunto un accordo con le autorità fiscali quindi nei loro casi non c'è più nulla da recuperare. Siamo in parte di fronte ad uno dei tanti e mirobolanti annunci della Finanza dove si vantano miliardi di accertato evaso che sarebbe stato identificato, ma poi quello che può essere effettivamente incassato è poca cosa. Il recente accordo raggiunto con la Svizzera dovrebbe comunque porre fine ai casi di evasione fiscale di questo tipo. I governi precedenti avevano iniziato il lavoro, ma il governo attuale lo ha concluso. Sandra Del Fabro ha detto: E' la famosa Lista Falciani pubblicata su tutti i quotidiani e di cui hanno parlato i TG Ezio Ferrero ha detto: Puoi fornire i numeri e le fonti? Grazie Sandra Del Fabro ha detto: vorrei segnalare a proposito di debiti di bilancio e default statali che si è riusciti a stimare il valore dell'evasione fiscale nel mondo. Ebbene è stato calcolato che se solo una piccola parte delle tasse non pagate dai ricchi del pianeta, rientrasse, non ci sarebbero problemi di bilancio per gli Stati. Infatti le somme "evase" ammontano ai bilanci statali sommati di USA, Germania, Giappone. Moltissimi gli evasori italiani che hanno i loro paradisi fiscali in Svizzera, lo stilista Valentino, Briatore, per citare alcuni nomi. Tra i maggiori evasori la Apple. Si ridimensionano le accuse agli Stati , anche se il malcostume esemplare dei potenti porta alle , in proporzione "piccole" truffe e corruzioni diffuse nella società a vari livelli

Risposto da Alessandro Bellotti su 11 Febbraio 2015 a 16:03 Più che i conti in Svizzera, che come ci dice Fabio possono anche essere legali, ha più senso parlare delle società con sede in Lussemburgo e delle politiche che ha fatto Junker per 20 anni per difendere queste anomalie. La Fiat ha sede legale come sappiamo fuori dall'Italia, in un paese dove evidentemente paga meno tasse... E così fanno molte aziende italiane o molti privati italiani. Marchionne è cittadino svizzero...Che non è ovviamente una colpa. San Marino ne è ancora un esempio di sedi di comodo e di sedi produttive....Il deserto prima del 'confine' e il caos di capannoni e case subito dopo il 'confine'...Perchè produrre a San Marino ? Quello che potrà oggi (forse) fare l'Italia è controllare la provenienza dei soldi allocati in Svizzera e valutare perchè aziende da 5 milioni di euro di fatturato hanno la sede legale in Lussemburgo... Soldi sottratti al welfare italiano ? Certo che si. Di certo tutti i soldi scoperti in paradisi fiscali sono esenti da tassazione... E non c'è dubbio che sia lecito pensare che la percentuale di capitali nascosta al fisco italiano esportati in paradisi fiscali non sia trascurabile... Come è certo che ingenti capitali di origini fraudolente siano ancora in banche svizzere... Sembra ci sia qualche quadro....Scomparso da secoli (da SkyTG24)...Che qualcuno attribuisce a Leonardo da Vinci. Quindi sono secoli che questa 'transumanza' di capitali prosegue ?

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Risposto da giorgio varaldo su 11 Febbraio 2015 a 17:31 Se fossero italiani solo coloro felici di pagare le tasse anziche' 60 milioni di italiani ci sarebbero solo padoa schioppa e (almeno lo spero) sandra .

Risposto da Giampaolo Carboniero su 11 Febbraio 2015 a 20:13 Pagare le tasse è un dovere, il compimento del quale dovrebbe darci serenità ( assimilabile a felicità?); tutti i comportamenti che tendono a non pagarle o pagarle solo in parte sono illegali, antiitaliani e asociali, da perdonare solo gli errori ( fino ad un certo punto!). giorgio varaldo ha detto: Se fossero italiani solo coloro felici di pagare le tasse anziche' 60 milioni di italiani ci sarebbero solo padoa schioppa e (almeno lo spero) sandra .

Risposto da giorgio varaldo su 11 Febbraio 2015 a 20:52 Che si debbano pagare e' pacifico che non pagarle sia da perseguire altrettanto. ma l'oggetto della risposta non verteva su questi aspetti bensi' la felicita' di pagar le tasse..non so per te ma serenita' e consapevolezza di aver fatto il proprio dovere non ha nessuna parentela con la felicita'. Felicita' e' emozionale.. ed in politica come in molti altri aspetti della vita e meglio usare (o almeno provarci) la razionalita' Giampaolo Carboniero ha detto: Pagare le tasse è un dovere, il compimento del quale dovrebbe darci serenità ( assimilabile a felicità?); tutti i comportamenti che tendono a non pagarle o pagarle solo in parte sono illegali, antiitaliani e asociali, da perdonare solo gli errori ( fino ad un certo punto!). giorgio varaldo ha detto: Se fossero italiani solo coloro felici di pagare le tasse anziche' 60 milioni di italiani ci sarebbero solo padoa schioppa e (almeno lo spero) sandra .

Risposto da Giampaolo Carboniero su 11 Febbraio 2015 a 20:59 Non generalizzare sempre, dipende sempre dai punti di vista. giorgio varaldo ha detto: Che si debbano pagare e' pacifico che non pagarle sia da perseguire altrettanto. ma l'oggetto della risposta non verteva su questi aspetti bensi' la felicita' di pagar le tasse..non so per te ma serenita' e consapevolezza di aver fatto il proprio dovere non ha nessuna parentela con la felicita'. Felicita' e' emozionale.. ed in politica come in molti altri aspetti della vita e meglio usare (o almeno provarci) la razionalita' Giampaolo Carboniero ha detto:

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Pagare le tasse è un dovere, il compimento del quale dovrebbe darci serenità ( assimilabile a felicità?); tutti i comportamenti che tendono a non pagarle o pagarle solo in parte sono illegali, antiitaliani e asociali, da perdonare solo gli errori ( fino ad un certo punto!). giorgio varaldo ha detto: Se fossero italiani solo coloro felici di pagare le tasse anziche' 60 milioni di italiani ci sarebbero solo padoa schioppa e (almeno lo spero) sandra .

Risposto da Arturo Hermann su 11 Febbraio 2015 a 21:33 Oltre l'evasione, vi è l'elusione fiscale.E come sempre, chi ha maggiori risorse può agire più professionisticamente in questo senso. Sistemi come equitalia non aiutano, tartassano i più deboli e sono inefficaci con i più potenti. Sui redditi, certo si possono depositare entro certi limiti dove si vuole, il punto è che forse si cerca di far passare che quei redditi sono stati guadagnati in paradisi fiscali quando non è così, tipico esempio gli headquarters di alcune multinazionali alle Cayman Blue.

Risposto da Cristina Favati su 11 Febbraio 2015 a 21:37

Risposto da Ezio Ferrero su 12 Febbraio 2015 a 2:36 Rispondo qui ad un certo numero di post sui numeri dell'evasione fiscale, sulla lista Falciani etc. Alcune cose sono già state dette da Fabio, ma penso valga la pena di ribardirle, perchè mi sembra che ci sia un notevole livello di confusione. 1) L'EVASIONE E' SUPERIORE AL PIL DI USA+GERMANIA+GIAPPONE Sandra ha scritto "Infatti le somme "evase" ammontano ai bilanci statali sommati di USA, Germania, Giappone". Alla mia richiesta della fonte Gianpaolo ha postato alcuni link. La frase di Sandra deriva da una pagina di Wikipedia, che cita come fonte un articolo del Fatto Quotidiano. L'articolo del Fatto dice testualmente "... gruppo di esperti giuristi ed economisti che si battono per una maggiore giustizia sociale e che denunciano come i nababbi di tutto il mondo abbiano sinora occultato al fisco tra i 21mila e i

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32mila miliardi di dollari. Una cifra che equivale al Pil di Stati Uniti, Giappone e Germania messi insieme". Nello stesso articolo, poco più avanti, si dice: "Ci si può “divertire” ad immaginare quello che si potrebbe fare se questi 20mila miliardi ed oltre fossero regolarmente dichiarati e tassati. Valga un esempio su tutti: ipotizzando un rendimento del 3% annuo di questi capitali e una tassazione del 20% (come quella che si applica oggi in Italia alle rendite finanziarie) si otterrebbe un gettito tra i 120 e i 190 miliardi di dollari l’anno" Mi pare evidente che chi ha curato la pagina di Wikipedia e di conseguenza Sandra e Gianpaolo confondano STOCK e FLUSSI. La cifra di di 20.000 miliardi di dollari NON è la cifra di tasse non pagate, bensì l'ammontare dei capitali (lo stock) sui cui RENDIMENTI (i flussi) non vengono pagate le tasse. Ipotizzando come fa il fatto un rendimento annuo del 3% la rendita finanziaria dovuta a questi capitali sarebbe 600 miliardi di dollari e le tasse dovute con una aliquota del 20% sarebbero di 120 miliardi. L'affermazione che le somme evase ammontano ai bilanci statali di USA, Giappone e Germania messi insieme è quindi FALSA (fra l'altro il Fatto indica come riferimenti il PIL, che è cosa DIVERSA dal bilancio statale) 120 miliardi di dollari sono una bella cifra, ma tanto per dare l'ordine di grandezza di ciò di cui stiamo parlando, al cambio attuale si tratta di poco più di 100 miliardi di €. Il debito pubblico della sola Italia è pari a oltre 2000 miliardi di € e la spesa per interessi in un anno è sui 70-80 miliardi di €. Quindi l'evasione di cui si parla (quella di dicei dei maggiori apesi del mondo) basterebbe a pagare poco di più della spesa per interessi dell'Italia, altro che PIL di USA, Germania e Giappone messi insieme 2) LISTA FALCIANI Anche su questo la confusione regna sovrana Avere un conto all'estero NON è vietato, nè tantomeno è reato. E' vietato averlo e non informarne il fisco. Quindi la disponibilità di un conto all'estero NON è automaticamente prova di evasione fiscale Essere CITTADINO italiano NON implica automaticamente dover pagare le tasse in Italia. Se un cittadino italiano risiede STABILMENTE all'estero e percepisce i suoi redditi all'estero, ovvero è FISCALMENTE RESIDENTE all'estero, le tasse le paga all'estero. Nel caso in cui lavori all'estero e NON sia stabilmente residente all'estero, allora paga le tasse all'estero e poi paga in Italia la differenza fra quanto avrebbe dovuto pagare in Italia e quanto già pagato all'estero (in base ad accordi fra paesi per evitare la doppia imposizione). Quindi prendersela con un italiano perchè è cittadino italiano, ma non paga tasse in Italia perchè risiede stabilmente e produce reddito all'estero non ha nessun senso. Faccio notare che se questo principio per cui il pagamento delle tasse deriva dalla cittadinanza e non dal luogo di produzione del reddito, allora nessun straniero, neanche le aziende, dovrebbero pagare tasse sul reddito in Italia la disponibilità di denaro (lo STOCK) su un conto non implica tassazione di quel denaro, ma del rendimento di quel denaro (i FLUSSI). Su un conto di 100 milioni di € ad esempio, ipotizzando come prima un rendimento del 3% la rendita finanziaria sarebbe di 3 milioni, che tassata al 20% implicherebbe tasse per 600.000 € Ammesso che i soldi depositati in svizzera siano originati da redditi a suo tempo non dichiarati, occorre verificare se questa evasione non sia già stata sanzionata, nel qual caso nulla sarebbe più dovuto (è il caso di Valentino Rossi) In conclusione, è possibile (ma va provato) che fra i proprietari dei conti della lista Falciani ci siano anche degli evasori, ma concludere tout court che CHIUNQUE compaia nella lista sia un evasore e che lAMMONTARE TOTALE di quei conti siano somme sottratte al fisco è una totale scemenza Ribadito che l'evasione è un fenomeno da combattere, l'idea che l'azzeramento dell'evasione risolva magicamente i problemi dei disavanzi dei bilanci pubblici è una totale corbelleria, cui molti sono affezionati, ma che resta una corbelleria.

Risposto da Fabio Colasanti su 12 Febbraio 2015 a 6:57 Arturo, l'elusione fiscale è pagare le tasse nella misura stabilita dalla legge sfruttando le possibilità offerte dalla legge stessa. Gli stati europei che attualmente si lamentano per questo problema non hanno che da prendersela con se stessi. Se cambiassero le leggi, l'elusione fiscale sparirebbe. Il problema è che tutti preferiscono prendere 10 (invece di 100) perché 10 è meglio di zero. Arturo Hermann ha detto: Oltre l'evasione, vi è l'elusione fiscale.E come sempre, chi ha maggiori risorse può agire più professionisticamente in questo senso. Sistemi come equitalia non aiutano, tartassano i più deboli e sono inefficaci con i più potenti. Sui redditi, certo si possono depositare entro certi limiti dove si vuole, il punto è che forse si cerca di far passare che quei redditi

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sono stati guadagnati in paradisi fiscali quando non è così, tipico esempio gli headquarters di alcune multinazionali alle Cayman Blue.

Risposto da Fabio Colasanti su 12 Febbraio 2015 a 7:07 Ezio, mille grazie per questo contributo che rimette le cose ha posto. Ribadisco che si potrebbe far molto per lottare contro l'evasione fiscale pur smettendo di prendere misure vessatorie e burocratiche (come l'obbligo di fornire il numero di codice fiscale quando si va in albergo; misura che ho scoperto ieri sera). Per esempio, si dovrebbe proibire di intitolare beni a società anonime estere. Ma in molti vogliono credere all'esistenza di misure magiche che risolverebbero tutti i problemi: l'evasione fiscale, che se ta risolverebbe i problemi di tutti i paesi, o "gli sprechi" nel bilancio statale che, se ti farebbero sparire i nostri disavanzi. Ne ho discusso tanto, per esempio, con Alessandro che cita continuamente cifre mirabolanti di sprechi di re che risolverebebro tutti i problemi. Qualunque sia la cifra vera dell'evasione fiscale o degli sprechi nel bilancio statale (concetto eminentemente soggettivo), quello che conta è quanto puo' essere ragionevolmente incassato in più lottando contro l'evasione o quanto puo' essere ragionevolmente tagliato dalle spese pubbliche. L'esperienza di tanti anni e tanti governi ci mostra che la risposta in entrambi i casi è "ben poco". Ezio Ferrero ha detto: Rispondo qui ad un certo numero di post sui numeri dell'evasione fiscale, sulla lista Falciani etc. Alcune cose sono già state dette da Fabio, ma penso valga la pena di ribardirle, perchè mi sembra che ci sia un notevole livello di confusione. 1) L'EVASIONE E' SUPERIORE AL PIL DI USA+GERMANIA+GIAPPONE Sandra ha scritto "Infatti le somme "evase" ammontano ai bilanci statali sommati di USA, Germania, Giappone". Alla mia richiesta della fonte Gianpaolo ha postato alcuni link. La frase di Sandra deriva da una pagina di Wikipedia, che cita come fonte un articolo del Fatto Quotidiano. L'articolo del Fatto dice testualmente "... gruppo di esperti giuristi ed economisti che si battono per una maggiore giustizia sociale e che denunciano come i nababbi di tutto il mondo abbiano sinora occultato al fisco tra i 21mila e i 32mila miliardi di dollari. Una cifra che equivale al Pil di Stati Uniti, Giappone e Germania messi insieme". Nello stesso articolo, poco più avanti, si dice: "Ci si può “divertire” ad immaginare quello che si potrebbe fare se questi 20mila miliardi ed oltre fossero regolarmente dichiarati e tassati. Valga un esempio su tutti: ipotizzando un rendimento del 3% annuo di questi capitali e una tassazione del 20% (come quella che si applica oggi in Italia alle rendite finanziarie) si otterrebbe un gettito tra i 120 e i 190 miliardi di dollari l’anno" Mi pare evidente che chi ha curato la pagina di Wikipedia e di conseguenza Sandra e Gianpaolo confondano STOCK e FLUSSI. La cifra di di 20.000 miliardi di dollari NON è la cifra di tasse non pagate, bensì l'ammontare dei capitali (lo stock) sui cui RENDIMENTI (i flussi) non vengono pagate le tasse. Ipotizzando come fa il fatto un rendimento annuo del 3% la rendita finanziaria dovuta a questi capitali sarebbe 600 miliardi di dollari e le tasse dovute con una aliquota del 20% sarebbero di 120 miliardi. L'affermazione che le somme evase ammontano ai bilanci statali di USA, Giappone e Germania messi insieme è quindi FALSA (fra l'altro il Fatto indica come riferimenti il PIL, che è cosa DIVERSA dal bilancio statale) 120 miliardi di dollari sono una bella cifra, ma tanto per dare l'ordine di grandezza di ciò di cui stiamo parlando, al cambio attuale si tratta di poco più di 100 miliardi di €. Il debito pubblico della sola Italia è pari a oltre 2000 miliardi di € e la spesa per interessi in un anno è sui 70-80 miliardi di €. Quindi l'evasione di cui si parla (quella di dicei dei maggiori apesi del mondo) basterebbe a pagare poco di più della spesa per interessi dell'Italia, altro che PIL di USA, Germania e Giappone messi insieme 2) LISTA FALCIANI Anche su questo la confusione regna sovrana Avere un conto all'estero NON è vietato, nè tantomeno è reato. E' vietato averlo e non informarne il fisco. Quindi la disponibilità di un conto all'estero NON è automaticamente prova di evasione fiscale Essere CITTADINO italiano NON implica automaticamente dover pagare le tasse in Italia. Se un cittadino italiano risiede STABILMENTE all'estero e percepisce i suoi redditi all'estero, ovvero è FISCALMENTE RESIDENTE all'estero, le tasse le paga all'estero. Nel caso in cui lavori all'estero e NON sia stabilmente residente all'estero, allora paga le tasse all'estero e poi paga in Italia la differenza fra quanto avrebbe dovuto pagare in Italia e quanto già pagato all'estero (in base ad accordi fra paesi per evitare la doppia imposizione). Quindi prendersela con un italiano perchè è cittadino italiano, ma non paga tasse in Italia perchè risiede stabilmente e produce reddito all'estero non ha nessun senso.

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Faccio notare che se questo principio per cui il pagamento delle tasse deriva dalla cittadinanza e non dal luogo di produzione del reddito, allora nessun straniero, neanche le aziende, dovrebbero pagare tasse sul reddito in Italia la disponibilità di denaro (lo STOCK) su un conto non implica tassazione di quel denaro, ma del rendimento di quel denaro (i FLUSSI). Su un conto di 100 milioni di € ad esempio, ipotizzando come prima un rendimento del 3% la rendita finanziaria sarebbe di 3 milioni, che tassata al 20% implicherebbe tasse per 600.000 € Ammesso che i soldi depositati in svizzera siano originati da redditi a suo tempo non dichiarati, occorre verificare se questa evasione non sia già stata sanzionata, nel qual caso nulla sarebbe più dovuto (è il caso di Valentino Rossi) In conclusione, è possibile (ma va provato) che fra i proprietari dei conti della lista Falciani ci siano anche degli evasori, ma concludere tout court che CHIUNQUE compaia nella lista sia un evasore e che lAMMONTARE TOTALE di quei conti siano somme sottratte al fisco è una totale scemenza Ribadito che l'evasione è un fenomeno da combattere, l'idea che l'azzeramento dell'evasione risolva magicamente i problemi dei disavanzi dei bilanci pubblici è una totale corbelleria, cui molti sono affezionati, ma che resta una corbelleria.

Risposto da Fabio Colasanti su 12 Febbraio 2015 a 14:33 Sandra, Il grosso degli annunci fatti periodicamente dalla Guardia di Finanza sulle cifre miliardarie di imponibile accertato e non dichiarato riguardano spesso: persone che sono decedute, società che sono andate fallite, individui che, per una ragione legale o illegale sono diventati "nullatenenti" o persona che sono scappate all'estero. Chiedi ad Antonino che ha esperienza di queste cose e qualche tempo fa ha confermato quello che ho appena scritto. Il "ben poco" è unicamente una riflessione sulla realtà che la stampa non mette bene in evidenza (per poter vendere di più con notizie senzazionaliste) e che tanti non vogliono vedere. Come cambii questa situazione? Come ha detto la nuova responsabile dell'Agenzia delle entrate, bisogna dare meno importanza all'andare dietro ai fatti già avvenuti (cosa che implica un atteggiamento da smargiasso di Equitalia e regole burocratiche folli, come il codice fiscale per andare in un albergo). Ma bisogna introdurre regole che evitino l'evasione fiscale all'origine. Permettere di detrarre molte più spese dalla dichiarazione dei redditi per creare un incentvo a chiedere la fattura, proibire le intestazioni di beni a società anonime o con sede in paesi che proteggano l'anonimato della proprietà e altre misure preventive del genere.

Risposto da giorgio varaldo su 12 Febbraio 2015 a 14:59 Sulla lotta all'evasione fiscale ci sono stati alcuni provvedimenti passati sotto silenzio ma che si sono dimostrati molto efficaci. Il piu' efficace in assoluoto riguarda i miglioramenti edilizi in tema di risparmio energetico. Ha messo in movimento capitali privati prima tenuti fermi ha permesso nello specifico di azzerare i lavori in nero e non ultimo in ordine di importanza di dare un sollievo a settori come edilizia elettrodomestici ed arredamenti domestici in profonda crisi. Non credo servano nuove norme di legge se mai sarebbe necessario procedere allo sfoltimento di quelle in vigore e come ci ricorda fabio e' fondamentale rendere conveniente per il compratore l'emissione di fattura e/o ricevuta fiscale da poter inserire nella dichiarazione dei redditi.

Risposto da Giampaolo Carboniero su 12 Febbraio 2015 a 17:43 Guarda che nell'articolo e in Wikipedia si parla di somme occultate al fisco non di tasse,di conseguenza tutto il resto del ragionamento decade; nessuno dice che la lista Falciani contiene i nominativi di soli evasori, quindi sono nominativi da controllare, non da assolvere o punire ex-ante; la Lista di Falciani è importante perchè dimostra il coinvolgimento della HSBC nel riciclaggio di capitali, legali e non ( immagino, ma io penso sempre male, che tante altre grosse banche internazionali facciano lo stesso attraverso le loro varie filiali sparse in giro per il mondo e nei paradisi

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fiscali); che adesso non si venga a ripetere i discorsi che ho sentito fare alla Santanchè e cioè, siccome la lista è stata trafugata alla banca, non se ne deve tener conto; vuoi vedere che qualche cavillo legale italiano riuscirà a far prevalere tale interpretazione? Poi, sembra che attraverso quella lista la Spagna sia già riuscita a recuperare centinaia di milioni di tasse inevase, l'Italia, a quanto ho sentito, si accontenta per ora di qualche decina. Lo scandalo è la minimizzazione del problema che i discorsi sulla lista F. evidenzia: l'intrallazzo delle banche, l'utilizzo "normale" dei paradisi fiscali che consigliano ai clienti, la mancanza di coordinamento europeo sulla questione, sembra siano questioni secondarie e non, stante la situazione generale, atti criminali; ancora, parlando d'altro ma sempre in argomento, penso che le tante regole di Tax ruling messe in opera da tanti stati dovrebbero incentivare gli altri stat,i cui vengono sottratte le tasse, a costituirsi parte civile in cause promosse c/o la Corte di Giustizia europea. Infine, sarà anche una corbelleria pensare cha il recupero delle tasse inevase possa risolvere qualcosa, ma sarebbe civile, prima di chiedere, o finchè si chiedono, sacrifici a persone che non hanno neanche i soldi per farsi le ferie, dimostrare che si fa rispettare il dettato costituzionale. P.S. quando sento fare un certo tipo di discorsi, qui, alla TV, nei giornali, mi viene sempre in mente una domanda: ma quelli che parlano, discutono, argomentano, quanto guadagnano, quante tasse pagano? Parlano con obiettività o per mantenere un proprio status e far pagare ad altri quanto dovuto? Ezio Ferrero ha detto: Rispondo qui ad un certo numero di post sui numeri dell'evasione fiscale, sulla lista Falciani etc. Alcune cose sono già state dette da Fabio, ma penso valga la pena di ribardirle, perchè mi sembra che ci sia un notevole livello di confusione. 1) L'EVASIONE E' SUPERIORE AL PIL DI USA+GERMANIA+GIAPPONE Sandra ha scritto "Infatti le somme "evase" ammontano ai bilanci statali sommati di USA, Germania, Giappone". Alla mia richiesta della fonte Gianpaolo ha postato alcuni link. La frase di Sandra deriva da una pagina di Wikipedia, che cita come fonte un articolo del Fatto Quotidiano. L'articolo del Fatto dice testualmente "... gruppo di esperti giuristi ed economisti che si battono per una maggiore giustizia sociale e che denunciano come i nababbi di tutto il mondo abbiano sinora occultato al fisco tra i 21mila e i 32mila miliardi di dollari. Una cifra che equivale al Pil di Stati Uniti, Giappone e Germania messi insieme". Nello stesso articolo, poco più avanti, si dice: "Ci si può “divertire” ad immaginare quello che si potrebbe fare se questi 20mila miliardi ed oltre fossero regolarmente dichiarati e tassati. Valga un esempio su tutti: ipotizzando un rendimento del 3% annuo di questi capitali e una tassazione del 20% (come quella che si applica oggi in Italia alle rendite finanziarie) si otterrebbe un gettito tra i 120 e i 190 miliardi di dollari l’anno" Mi pare evidente che chi ha curato la pagina di Wikipedia e di conseguenza Sandra e Gianpaolo confondano STOCK e FLUSSI. La cifra di di 20.000 miliardi di dollari NON è la cifra di tasse non pagate, bensì l'ammontare dei capitali (lo stock) sui cui RENDIMENTI (i flussi) non vengono pagate le tasse. Ipotizzando come fa il fatto un rendimento annuo del 3% la rendita finanziaria dovuta a questi capitali sarebbe 600 miliardi di dollari e le tasse dovute con una aliquota del 20% sarebbero di 120 miliardi. L'affermazione che le somme evase ammontano ai bilanci statali di USA, Giappone e Germania messi insieme è quindi FALSA (fra l'altro il Fatto indica come riferimenti il PIL, che è cosa DIVERSA dal bilancio statale) 120 miliardi di dollari sono una bella cifra, ma tanto per dare l'ordine di grandezza di ciò di cui stiamo parlando, al cambio attuale si tratta di poco più di 100 miliardi di €. Il debito pubblico della sola Italia è pari a oltre 2000 miliardi di € e la spesa per interessi in un anno è sui 70-80 miliardi di €. Quindi l'evasione di cui si parla (quella di dicei dei maggiori apesi del mondo) basterebbe a pagare poco di più della spesa per interessi dell'Italia, altro che PIL di USA, Germania e Giappone messi insieme 2) LISTA FALCIANI Anche su questo la confusione regna sovrana Avere un conto all'estero NON è vietato, nè tantomeno è reato. E' vietato averlo e non informarne il fisco. Quindi la disponibilità di un conto all'estero NON è automaticamente prova di evasione fiscale Essere CITTADINO italiano NON implica automaticamente dover pagare le tasse in Italia. Se un cittadino italiano risiede STABILMENTE all'estero e percepisce i suoi redditi all'estero, ovvero è FISCALMENTE RESIDENTE all'estero, le tasse le paga all'estero. Nel caso in cui lavori all'estero e NON sia stabilmente residente all'estero, allora paga le tasse all'estero e poi paga in Italia la differenza fra quanto avrebbe dovuto pagare in Italia e quanto già pagato all'estero (in base ad accordi fra paesi per evitare la doppia imposizione). Quindi prendersela con un italiano perchè è cittadino italiano, ma non paga tasse in Italia perchè risiede stabilmente e produce reddito all'estero non ha nessun senso. Faccio notare che se questo principio per cui il pagamento delle tasse deriva dalla cittadinanza e non dal luogo di produzione del reddito, allora nessun straniero, neanche le aziende, dovrebbero pagare tasse sul reddito in Italia la disponibilità di denaro (lo STOCK) su un conto non implica tassazione di quel denaro, ma del rendimento di quel denaro (i FLUSSI). Su un conto di 100 milioni di € ad esempio, ipotizzando come prima un rendimento del 3% la rendita finanziaria sarebbe di 3 milioni, che tassata al 20% implicherebbe tasse per 600.000 €

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Ammesso che i soldi depositati in svizzera siano originati da redditi a suo tempo non dichiarati, occorre verificare se questa evasione non sia già stata sanzionata, nel qual caso nulla sarebbe più dovuto (è il caso di Valentino Rossi) In conclusione, è possibile (ma va provato) che fra i proprietari dei conti della lista Falciani ci siano anche degli evasori , ma concludere tout court che CHIUNQUE compaia nella lista sia un evasore e che lAMMONTARE TOTALE di quei conti siano somme sottratte al fisco è una totale scemenza Ribadito che l'evasione è un fenomeno da combattere, l'idea che l'azzeramento dell'evasione risolva magicamente i problemi dei disavanzi dei bilanci pubblici è una totale corbelleria, cui molti sono affezionati, ma che resta una corbelleria.

Risposto da Giampaolo Carboniero su 12 Febbraio 2015 a 17:53 Perfetto, sono proprio curioso di vedere se sul prossimo decreto fiscale (prossimo?), saranno previste le giuste misure che tu citi. Fabio Colasanti ha detto: Sandra, Il grosso degli annunci fatti periodicamente dalla Guardia di Finanza sulle cifre miliardarie di imponibile accertato e non dichiarato riguardano spesso: persone che sono decedute, società che sono andate fallite, individui che, per una ragione legale o illegale sono diventati "nullatenenti" o persona che sono scappate all'estero. Chiedi ad Antonino che ha esperienza di queste cose e qualche tempo fa ha confermato quello che ho appena scritto. Il "ben poco" è unicamente una riflessione sulla realtà che la stampa non mette bene in evidenza (per poter vendere di più con notizie senzazionaliste) e che tanti non vogliono vedere. Come cambii questa situazione? Come ha detto la nuova responsabile dell'Agenzia delle entrate, bisogna dare meno importanza all'andare dietro ai fatti già avvenuti (cosa che implica un atteggiamento da smargiasso di Equitalia e regole burocratiche folli, come il codice fiscale per andare in un albergo). Ma bisogna introdurre regole che evitino l'evasione fiscale all'origine. Permettere di detrarre molte più spese dalla dichiarazione dei redditi per creare un incentvo a chiedere la fattura, proibire le intestazioni di beni a società anonime o con sede in paesi che proteggano l'anonimato della proprietà e altre misure preventive del genere.

Risposto da Arturo Hermann su 12 Febbraio 2015 a 18:02 Vi è elusione fiscale quando sono posti in essere comportamenti privi di di valide ragioni economiche, diretti ad aggirare obblighi o divieti previsti dall’ordinamento tributario e ad ottenere riduzioni d’imposta o rimborsi. http://www.economia.unime.it/UserFiles/File/Data/a_a_0910/materiale... Cioè viene violato lo spirito della legge. Ho l'impressione che sia un fenomeno che abbia una rilevanza enorme, vedo ad esempio tanti negozi sempre vuoti, come faranno a vivere?

Risposto da Romano Meloni su 12 Febbraio 2015 a 18:48 Esigere le imposte e combattere l'evasione fiscale è un dovere di ogni stato e noi cittadini facciamo bene a reclamare politiche conseguenti. Senza tuttavia uscire dai paletti di quello che è uno Stato di diritto. In uno Stato di diritto l'unica discriminante possibile è la legge, cioè tra chi agisce in maniera lecita e chi viola la legge. Non c'è spazio per categorie quali buono/cattivo o solidale/egoista, poiché i cittadini che operano in maniera lecita, ossia all'interno di quanto è consentito dalla legge, hanno pari dignità. Violare lo "spirito" della legge è un non senso. I cittadini sono tenuti a rispettare quanto le leggi stabiliscono, lo "spirito" non li obbliga a nulla. Se si esce da questi paletti, regrediamo di secoli.

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Per quanto riguarda il dossier Falciani, mi sembra di ricordare che è vecchio di 7/8 anni. Credo che tutti i Paesi interessati abbiamo preso le iniziative necessarie a scoprire eventuali evasioni di imposta: i francesi, i tedeschi e gli spagnoli hanno recuperato alcune centinaia di milioni ciascuno. Se ho capito bene una dichiarazione di Renzi di ieri, l'Italia avrebbe reclamato circa 150 milioni, recuperandone solo una ventina. Da allora molte cose sono cambiate, la banca HSBC ha dovuto pagare una multa gigantesca agli USA ed ha assicurato la sua adesione al nuovo sistema imposto dagli americani, secondo cui le banche estere devono comunicare elettronicamente, d'ufficio, i dati relativi ai depositi dei contribuenti americani, senza attendere che vengano loro richiesti. Date le dimensioni della multa, ho la sensazione che non avranno voglia di prendere simili rischi nel futuro. Non so se anche gli accordi dei Paesi europei con la Svizzera vadano nella stessa direzione, ma mi sembrerebbe una cosa efficace per prevenire l'evasione per quella strada.

Risposto da giovanni de sio cesari su 12 Febbraio 2015 a 20:57 Ottima indagine e analisi, Ezio. veramente interessante Tuttavia io credo che il problema sia un altro Non è che si depositano grosse somme nei paradisi fiscali per non pagare le tasse sugli interessi: ma per nascondere quelle grosse cifre perche sono frutto di attivita illecite (droga,), o di corruzione e solo nelle ipotesi meno gravi per evadere tasse sui guadagni che le hanno prodotte ( non sui rendimenti) io non so a quanto possano ammontare, le cifre indicate mi paiono eccessivo: ma in ogni caso si tratta di una finanza parallela che sfugge a ogno controllo degli stati Non so nemmeno se il fenomeno possa essere o meno efficacemente combattuto, ma si tratta di una componente importante dell’economia attuale Ezio Ferrero ha detto: Rispondo qui ad un certo numero di post sui numeri dell'evasione fiscale, sulla lista Falciani etc. Alcune cose sono già state dette da Fabio, ma penso valga la pena di ribardirle, perchè mi sembra che ci sia un notevole livello di confusione. 1) L'EVASIONE E' SUPERIORE AL PIL DI USA+GERMANIA+GIAPPONE Sandra ha scritto "Infatti le somme "evase" ammontano ai bilanci statali sommati di USA, Germania, Giappone". Alla mia richiesta della fonte Gianpaolo ha postato alcuni link. La frase di Sandra deriva da una pagina di Wikipedia, che cita come fonte un articolo del Fatto Quotidiano. L'articolo del Fatto dice testualmente "... gruppo di esperti giuristi ed economisti che si battono per una maggiore giustizia sociale e che denunciano come i nababbi di tutto il mondo abbiano sinora occultato al fisco tra i 21mila e i 32mila miliardi di dollari. Una cifra che equivale al Pil di Stati Uniti, Giappone e Germania messi insieme". Nello stesso articolo, poco più avanti, si dice: "Ci si può “divertire” ad immaginare quello che si potrebbe fare se questi 20mila miliardi ed oltre fossero regolarmente dichiarati e tassati. Valga un esempio su tutti: ipotizzando un rendimento del 3% annuo di questi capitali e una tassazione del 20% (come quella che si applica oggi in Italia alle rendite finanziarie) si otterrebbe un gettito tra i 120 e i 190 miliardi di dollari l’anno" Mi pare evidente che chi ha curato la pagina di Wikipedia e di conseguenza Sandra e Gianpaolo confondano STOCK e FLUSSI. La cifra di di 20.000 miliardi di dollari NON è la cifra di tasse non pagate, bensì l'ammontare dei capitali (lo stock) sui cui RENDIMENTI (i flussi) non vengono pagate le tasse. Ipotizzando come fa il fatto un rendimento annuo del 3% la rendita finanziaria dovuta a questi capitali sarebbe 600 miliardi di dollari e le tasse dovute con una aliquota del 20% sarebbero di 120 miliardi. L'affermazione che le somme evase ammontano ai bilanci statali di USA, Giappone e Germania messi insieme è quindi FALSA (fra l'altro il Fatto indica come riferimenti il PIL, che è cosa DIVERSA dal bilancio statale) 120 miliardi di dollari sono una bella cifra, ma tanto per dare l'ordine di grandezza di ciò di cui stiamo parlando, al cambio attuale si tratta di poco più di 100 miliardi di €. Il debito pubblico della sola Italia è pari a oltre 2000 miliardi di € e la spesa per interessi in un anno è sui 70-80 miliardi di €. Quindi l'evasione di cui si parla (quella di dicei dei maggiori apesi del mondo) basterebbe a pagare poco di più della spesa per interessi dell'Italia, altro che PIL di USA, Germania e Giappone messi insieme

Risposto da giovanni de sio cesari su 12 Febbraio 2015 a 21:05

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Economia e politica nel mondo IV – 2015-2016

Fabio Io mi trovo in un albergo di Roma ma non mi hanno chiesto affatto il codice fiscale: ma esiste una norma del genere? Mai senita , veramente Fabio Colasanti ha detto: (cosa che implica un atteggiamento da smargiasso di Equitalia e regole burocratiche folli, come il codice fiscale per andare in un albergo).

Risposto da Ezio Ferrero su 12 Febbraio 2015 a 22:48 Scusa ma non puoi cambiare continuamente il tema. Hai affermato in modo tassativo che l'evasione fiscale sarebbe superiore ai bilanci pubblici di USA+Germania+Giappone, ti è stato dimostrato che l'affermazione è completamente sballata e adesso la butti sulla ideologia di vita. Che l'evasione sia una piaga da combattere NON ci piove, come NON ci piove che anche se riuscissimo ad azzerarla NON avremmo risolto i problemi del welfare che hai citato in un tuo post. Ti ricordo che la sola spesa pensionistica in Italia è molto superiore ai 200 (duecento!!) miliardi l'anno, mentre la stima che tu stessa hai riportato dei capitali non dichiarati dei 10 paesi più importanti del mondo porterebbe, anche se fossero TUTTI in situazione di evasione fiscale, ad un maggiore introiro di meno di 150 miliardi l'anno. I numeri non sono nè di destra nè di sinistra, appartengono ad una categoria che si chiama realtà. Sandra Del Fabro ha detto: Ora credo di capire Fabio il tuo pessimismo del "ben poco", o forse no, non so quanto ci sia di rassegnazione, speranza che tutto gattopardescamente resti uguale, fatalità. La politica è l'arte del cambiare, non del piangere sul "ben poco si può fare o sul forse tra 30 anni" Fabio Colasanti ha detto: Ezio, mille grazie per questo contributo che rimette le cose ha posto. Ribadisco che si potrebbe far molto per lottare contro l'evasione fiscale pur smettendo di prendere misure vessatorie e burocratiche (come l'obbligo di fornire il numero di codice fiscale quando si va in albergo; misura che ho scoperto ieri sera). Per esempio, si dovrebbe proibire di intitolare beni a società anonime estere. Ma in molti vogliono credere all'esistenza di misure magiche che risolverebbero tutti i problemi: l'evasione fiscale, che se ta risolverebbe i problemi di tutti i paesi, o "gli sprechi" nel bilancio statale che, se ti farebbero sparire i nostri disavanzi. Ne ho discusso tanto, per esempio, con Alessandro che cita continuamente cifre mirabolanti di sprechi di re che risolverebebro tutti i problemi. Qualunque sia la cifra vera dell'evasione fiscale o degli sprechi nel bilancio statale (concetto eminentemente soggettivo), quello che conta è quanto puo' essere ragionevolmente incassato in più lottando contro l'evasione o quanto puo' essere ragionevolmente tagliato dalle spese pubbliche. L'esperienza di tanti anni e tanti governi ci mostra che la risposta in entrambi i casi è "ben poco". Ezio Ferrero ha detto: Rispondo qui ad un certo numero di post sui numeri dell'evasione fiscale, sulla lista Falciani etc. Alcune cose sono già state dette da Fabio, ma penso valga la pena di ribardirle, perchè mi sembra che ci sia un notevole livello di confusione. 1) L'EVASIONE E' SUPERIORE AL PIL DI USA+GERMANIA+GIAPPONE Sandra ha scritto "Infatti le somme "evase" ammontano ai bilanci statali sommati di USA, Germania, Giappone". Alla mia richiesta della fonte Gianpaolo ha postato alcuni link. La frase di Sandra deriva da una pagina di Wikipedia, che cita come fonte un articolo del Fatto Quotidiano. L'articolo del Fatto dice testualmente "... gruppo di esperti giuristi ed economisti che si battono per una maggiore giustizia sociale e che denunciano come i nababbi di tutto il mondo abbiano sinora occultato al fisco tra i 21mila e i 32mila miliardi di dollari. Una cifra che equivale al Pil di Stati Uniti, Giappone e Germania messi insieme". Nello stesso articolo, poco più avanti, si dice: "Ci si può “divertire” ad immaginare quello che si potrebbe fare se questi 20mila miliardi ed oltre fossero regolarmente dichiarati e tassati. Valga un esempio su tutti: ipotizzando un rendimento del 3% annuo di questi capitali e una tassazione del 20% (come quella che si applica oggi in Italia alle rendite finanziarie) si otterrebbe un gettito tra i 120 e i 190 miliardi di dollari l’anno"

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Mi pare evidente che chi ha curato la pagina di Wikipedia e di conseguenza Sandra e Gianpaolo confondano STOCK e FLUSSI. La cifra di di 20.000 miliardi di dollari NON è la cifra di tasse non pagate, bensì l'ammontare dei capitali (lo stock) sui cui RENDIMENTI (i flussi) non vengono pagate le tasse. Ipotizzando come fa il fatto un rendimento annuo del 3% la rendita finanziaria dovuta a questi capitali sarebbe 600 miliardi di dollari e le tasse dovute con una aliquota del 20% sarebbero di 120 miliardi. L'affermazione che le somme evase ammontano ai bilanci statali di USA, Giappone e Germania messi insieme è quindi FALSA (fra l'altro il Fatto indica come riferimenti il PIL, che è cosa DIVERSA dal bilancio statale) 120 miliardi di dollari sono una bella cifra, ma tanto per dare l'ordine di grandezza di ciò di cui stiamo parlando, al cambio attuale si tratta di poco più di 100 miliardi di €. Il debito pubblico della sola Italia è pari a oltre 2000 miliardi di € e la spesa per interessi in un anno è sui 70-80 miliardi di €. Quindi l'evasione di cui si parla (quella di dicei dei maggiori apesi del mondo) basterebbe a pagare poco di più della spesa per interessi dell'Italia, altro che PIL di USA, Germania e Giappone messi insieme 2) LISTA FALCIANI Anche su questo la confusione regna sovrana Avere un conto all'estero NON è vietato, nè tantomeno è reato. E' vietato averlo e non informarne il fisco. Quindi la disponibilità di un conto all'estero NON è automaticamente prova di evasione fiscale Essere CITTADINO italiano NON implica automaticamente dover pagare le tasse in Italia. Se un cittadino italiano risiede STABILMENTE all'estero e percepisce i suoi redditi all'estero, ovvero è FISCALMENTE RESIDENTE all'estero, le tasse le paga all'estero. Nel caso in cui lavori all'estero e NON sia stabilmente residente all'estero, allora paga le tasse all'estero e poi paga in Italia la differenza fra quanto avrebbe dovuto pagare in Italia e quanto già pagato all'estero (in base ad accordi fra paesi per evitare la doppia imposizione). Quindi prendersela con un italiano perchè è cittadino italiano, ma non paga tasse in Italia perchè risiede stabilmente e produce reddito all'estero non ha nessun senso. Faccio notare che se questo principio per cui il pagamento delle tasse deriva dalla cittadinanza e non dal luogo di produzione del reddito, allora nessun straniero, neanche le aziende, dovrebbero pagare tasse sul reddito in Italia la disponibilità di denaro (lo STOCK) su un conto non implica tassazione di quel denaro, ma del rendimento di quel denaro (i FLUSSI). Su un conto di 100 milioni di € ad esempio, ipotizzando come prima un rendimento del 3% la rendita finanziaria sarebbe di 3 milioni, che tassata al 20% implicherebbe tasse per 600.000 € Ammesso che i soldi depositati in svizzera siano originati da redditi a suo tempo non dichiarati, occorre verificare se questa evasione non sia già stata sanzionata, nel qual caso nulla sarebbe più dovuto (è il caso di Valentino Rossi) In conclusione, è possibile (ma va provato) che fra i proprietari dei conti della lista Falciani ci siano anche degli evasori, ma concludere tout court che CHIUNQUE compaia nella lista sia un evasore e che lAMMONTARE TOTALE di quei conti siano somme sottratte al fisco è una totale scemenza Ribadito che l'evasione è un fenomeno da combattere, l'idea che l'azzeramento dell'evasione risolva magicamente i problemi dei disavanzi dei bilanci pubblici è una totale corbelleria, cui molti sono affezionati, ma che resta una corbelleria.

Risposto da Ezio Ferrero su 12 Febbraio 2015 a 23:04 Giampaolo, viste le insinuazioni che fai nelle ultime righe non ti rispondo. Per farlo dovrei violare le regole di etichetta del Circolo, che invece mi sono impegnato a rispettare. Giampaolo Carboniero ha detto: Guarda che nell'articolo e in Wikipedia si parla di somme occultate al fisco non di tasse,di conseguenza tutto il resto del ragionamento decade; nessuno dice che la lista Falciani contiene i nominativi di soli evasori, quindi sono nominativi da controllare, non da assolvere o punire ex-ante; la Lista di Falciani è importante perchè dimostra il coinvolgimento della HSBC nel riciclaggio di capitali, legali e non ( immagino, ma io penso sempre male, che tante altre grosse banche internazionali facciano lo stesso attraverso le loro varie filiali sparse in giro per il mondo e nei paradisi fiscali); che adesso non si venga a ripetere i discorsi che ho sentito fare alla Santanchè e cioè, siccome la lista è stata trafugata alla banca, non se ne deve tener conto; vuoi vedere che qualche cavillo legale italiano riuscirà a far prevalere tale interpretazione? Poi, sembra che attraverso quella lista la Spagna sia già riuscita a recuperare centinaia di milioni di tasse inevase, l'Italia, a quanto ho sentito, si accontenta per ora di qualche decina. Lo scandalo è la minimizzazione del problema che i discorsi sulla lista F. evidenzia: l'intrallazzo delle banche, l'utilizzo "normale" dei paradisi fiscali che consigliano ai clienti, la mancanza di coordinamento europeo sulla questione, sembra siano questioni secondarie e non, stante la situazione generale, atti criminali; ancora, parlando d'altro ma sempre in argomento, penso che le tante

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regole di Tax ruling messe in opera da tanti stati dovrebbero incentivare gli altri stat,i cui vengono sottratte le tasse, a costituirsi parte civile in cause promosse c/o la Corte di Giustizia europea. Infine, sarà anche una corbelleria pensare cha il recupero delle tasse inevase possa risolvere qualcosa, ma sarebbe civile, prima di chiedere, o finchè si chiedono, sacrifici a persone che non hanno neanche i soldi per farsi le ferie, dimostrare che si fa rispettare il dettato costituzionale. P.S. quando sento fare un certo tipo di discorsi, qui, alla TV, nei giornali, mi viene sempre in mente una domanda: ma quelli che parlano, discutono, argomentano, quanto guadagnano, quante tasse pagano? Parlano con obiettività o per mantenere un proprio status e far pagare ad altri quanto dovuto? Ezio Ferrero ha detto: Rispondo qui ad un certo numero di post sui numeri dell'evasione fiscale, sulla lista Falciani etc. Alcune cose sono già state dette da Fabio, ma penso valga la pena di ribardirle, perchè mi sembra che ci sia un notevole livello di confusione. 1) L'EVASIONE E' SUPERIORE AL PIL DI USA+GERMANIA+GIAPPONE Sandra ha scritto "Infatti le somme "evase" ammontano ai bilanci statali sommati di USA, Germania, Giappone". Alla mia richiesta della fonte Gianpaolo ha postato alcuni link. La frase di Sandra deriva da una pagina di Wikipedia, che cita come fonte un articolo del Fatto Quotidiano. L'articolo del Fatto dice testualmente "... gruppo di esperti giuristi ed economisti che si battono per una maggiore giustizia sociale e che denunciano come i nababbi di tutto il mondo abbiano sinora occultato al fisco tra i 21mila e i 32mila miliardi di dollari. Una cifra che equivale al Pil di Stati Uniti, Giappone e Germania messi insieme". Nello stesso articolo, poco più avanti, si dice: "Ci si può “divertire” ad immaginare quello che si potrebbe fare se questi 20mila miliardi ed oltre fossero regolarmente dichiarati e tassati. Valga un esempio su tutti: ipotizzando un rendimento del 3% annuo di questi capitali e una tassazione del 20% (come quella che si applica oggi in Italia alle rendite finanziarie) si otterrebbe un gettito tra i 120 e i 190 miliardi di dollari l’anno" Mi pare evidente che chi ha curato la pagina di Wikipedia e di conseguenza Sandra e Gianpaolo confondano STOCK e FLUSSI. La cifra di di 20.000 miliardi di dollari NON è la cifra di tasse non pagate, bensì l'ammontare dei capitali (lo stock) sui cui RENDIMENTI (i flussi) non vengono pagate le tasse. Ipotizzando come fa il fatto un rendimento annuo del 3% la rendita finanziaria dovuta a questi capitali sarebbe 600 miliardi di dollari e le tasse dovute con una aliquota del 20% sarebbero di 120 miliardi. L'affermazione che le somme evase ammontano ai bilanci statali di USA, Giappone e Germania messi insieme è quindi FALSA (fra l'altro il Fatto indica come riferimenti il PIL, che è cosa DIVERSA dal bilancio statale) 120 miliardi di dollari sono una bella cifra, ma tanto per dare l'ordine di grandezza di ciò di cui stiamo parlando, al cambio attuale si tratta di poco più di 100 miliardi di €. Il debito pubblico della sola Italia è pari a oltre 2000 miliardi di € e la spesa per interessi in un anno è sui 70-80 miliardi di €. Quindi l'evasione di cui si parla (quella di dicei dei maggiori apesi del mondo) basterebbe a pagare poco di più della spesa per interessi dell'Italia, altro che PIL di USA, Germania e Giappone messi insieme 2) LISTA FALCIANI Anche su questo la confusione regna sovrana Avere un conto all'estero NON è vietato, nè tantomeno è reato. E' vietato averlo e non informarne il fisco. Quindi la disponibilità di un conto all'estero NON è automaticamente prova di evasione fiscale Essere CITTADINO italiano NON implica automaticamente dover pagare le tasse in Italia. Se un cittadino italiano risiede STABILMENTE all'estero e percepisce i suoi redditi all'estero, ovvero è FISCALMENTE RESIDENTE all'estero, le tasse le paga all'estero. Nel caso in cui lavori all'estero e NON sia stabilmente residente all'estero, allora paga le tasse all'estero e poi paga in Italia la differenza fra quanto avrebbe dovuto pagare in Italia e quanto già pagato all'estero (in base ad accordi fra paesi per evitare la doppia imposizione). Quindi prendersela con un italiano perchè è cittadino italiano, ma non paga tasse in Italia perchè risiede stabilmente e produce reddito all'estero non ha nessun senso. Faccio notare che se questo principio per cui il pagamento delle tasse deriva dalla cittadinanza e non dal luogo di produzione del reddito, allora nessun straniero, neanche le aziende, dovrebbero pagare tasse sul reddito in Italia la disponibilità di denaro (lo STOCK) su un conto non implica tassazione di quel denaro, ma del rendimento di quel denaro (i FLUSSI). Su un conto di 100 milioni di € ad esempio, ipotizzando come prima un rendimento del 3% la rendita finanziaria sarebbe di 3 milioni, che tassata al 20% implicherebbe tasse per 600.000 € Ammesso che i soldi depositati in svizzera siano originati da redditi a suo tempo non dichiarati, occorre verificare se questa evasione non sia già stata sanzionata, nel qual caso nulla sarebbe più dovuto (è il caso di Valentino Rossi) In conclusione, è possibile (ma va provato) che fra i proprietari dei conti della lista Falciani ci siano anche degli evasori , ma concludere tout court che CHIUNQUE compaia nella lista sia un evasore e che lAMMONTARE TOTALE di quei conti siano somme sottratte al fisco è una totale scemenza

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Ribadito che l'evasione è un fenomeno da combattere, l'idea che l'azzeramento dell'evasione risolva magicamente i problemi dei disavanzi dei bilanci pubblici è una totale corbelleria, cui molti sono affezionati, ma che resta una corbelleria.

Risposto da Ezio Ferrero su 12 Febbraio 2015 a 23:12 Giovanni, sono d'accordo con te. Purtroppo esiste una rilevante economia criminale, qualche volta più o meno coincidente con pezzi importanti dell'economia di un paese (si pensi a molte nazioni africane ad esempio) i cui proventi entrano nei circuiti finanziari internazionali e che, ovviamente, sfugge a qualsiasi tipo di imposizione fiscale. Si tratta però di un altro problema rispetto all'evasione fiscale, credo ancora più complesso da affrontare e debellare, ma che certamente deve essere affrontato. giovanni de sio cesari ha detto: Ottima indagine e analisi, Ezio. veramente interessante Tuttavia io credo che il problema sia un altro Non è che si depositano grosse somme nei paradisi fiscali per non pagare le tasse sugli interessi: ma per nascondere quelle grosse cifre perche sono frutto di attivita illecite ( droga,), o di corruzione e solo nelle ipotesi meno gravi per evadere tasse sui guadagni che le hanno prodotte ( non sui rendimenti) io non so a quanto possano ammontare, le cifre indicate mi paiono eccessivo: ma in ogni caso si tratta di una finanza parallela che sfugge a ogno controllo degli stati Non so nemmeno se il fenomeno possa essere o meno efficacemente combattuto ma si tratta di una componente importante dell’economia attuale Ezio Ferrero ha detto: Rispondo qui ad un certo numero di post sui numeri dell'evasione fiscale, sulla lista Falciani etc. Alcune cose sono già state dette da Fabio, ma penso valga la pena di ribardirle, perchè mi sembra che ci sia un notevole livello di confusione. 1) L'EVASIONE E' SUPERIORE AL PIL DI USA+GERMANIA+GIAPPONE Sandra ha scritto "Infatti le somme "evase" ammontano ai bilanci statali sommati di USA, Germania, Giappone". Alla mia richiesta della fonte Gianpaolo ha postato alcuni link. La frase di Sandra deriva da una pagina di Wikipedia, che cita come fonte un articolo del Fatto Quotidiano. L'articolo del Fatto dice testualmente "... gruppo di esperti giuristi ed economisti che si battono per una maggiore giustizia sociale e che denunciano come i nababbi di tutto il mondo abbiano sinora occultato al fisco tra i 21mila e i 32mila miliardi di dollari. Una cifra che equivale al Pil di Stati Uniti, Giappone e Germania messi insieme". Nello stesso articolo, poco più avanti, si dice: "Ci si può “divertire” ad immaginare quello che si potrebbe fare se questi 20mila miliardi ed oltre fossero regolarmente dichiarati e tassati. Valga un esempio su tutti: ipotizzando un rendimento del 3% annuo di questi capitali e una tassazione del 20% (come quella che si applica oggi in Italia alle rendite finanziarie) si otterrebbe un gettito tra i 120 e i 190 miliardi di dollari l’anno" Mi pare evidente che chi ha curato la pagina di Wikipedia e di conseguenza Sandra e Gianpaolo confondano STOCK e FLUSSI. La cifra di di 20.000 miliardi di dollari NON è la cifra di tasse non pagate, bensì l'ammontare dei capitali (lo stock) sui cui RENDIMENTI (i flussi) non vengono pagate le tasse. Ipotizzando come fa il fatto un rendimento annuo del 3% la rendita finanziaria dovuta a questi capitali sarebbe 600 miliardi di dollari e le tasse dovute con una aliquota del 20% sarebbero di 120 miliardi. L'affermazione che le somme evase ammontano ai bilanci statali di USA, Giappone e Germania messi insieme è quindi FALSA (fra l'altro il Fatto indica come riferimenti il PIL, che è cosa DIVERSA dal bilancio statale) 120 miliardi di dollari sono una bella cifra, ma tanto per dare l'ordine di grandezza di ciò di cui stiamo parlando, al cambio attuale si tratta di poco più di 100 miliardi di €. Il debito pubblico della sola Italia è pari a oltre 2000 miliardi di € e la spesa per interessi in un anno è sui 70-80 miliardi di €. Quindi l'evasione di cui si parla (quella di dicei dei maggiori apesi del mondo) basterebbe a pagare poco di più della spesa per interessi dell'Italia, altro che PIL di USA, Germania e Giappone messi insieme

Risposto da Ezio Ferrero su 12 Febbraio 2015 a 23:18

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Sandra, Ancora una volta hai spostato il tiro, siamo passati dall'evasione fiscale alla concentrazione della ricchezza. Ti dico che anche io condivido il fatto che la concentrazione di ricchezza sta diventando eccessiva. Poi si tratta di capire come invertire il trend che si è avviato negli ultimi anni e qui possiamo aprire una discussione specifica. Sandra Del Fabro ha detto: Veniamo al problema di fondo, Ezio. Tu sai benissimo che nel mondo ci sono ricchezze stratosferiche concentrate in relativamente poche mani private. La matematica mi dice che se io divido una torta per 10 persone dando tre quarti a una e un quarto ai restanti 9. I restanti 9 non se la passano bene. Non solo, secondo i dati che puoi trovare presso le fonti più serie, la forbice ricchi poveri si sta allargando. Questo è o non è un problema visto che le enormi ricchezze non sono impiegate in welfare, in benessere diffuso, in miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti del pianeta? Questo Ezio è il vero problema Ezio Ferrero ha detto: Rispondo qui ad un certo numero di post sui numeri dell'evasione fiscale, sulla lista Falciani etc. Alcune cose sono già state dette da Fabio, ma penso valga la pena di ribardirle, perchè mi sembra che ci sia un notevole livello di confusione. 1) L'EVASIONE E' SUPERIORE AL PIL DI USA+GERMANIA+GIAPPONE Sandra ha scritto "Infatti le somme "evase" ammontano ai bilanci statali sommati di USA, Germania, Giappone". Alla mia richiesta della fonte Gianpaolo ha postato alcuni link. La frase di Sandra deriva da una pagina di Wikipedia, che cita come fonte un articolo del Fatto Quotidiano. L'articolo del Fatto dice testualmente "... gruppo di esperti giuristi ed economisti che si battono per una maggiore giustizia sociale e che denunciano come i nababbi di tutto il mondo abbiano sinora occultato al fisco tra i 21mila e i 32mila miliardi di dollari. Una cifra che equivale al Pil di Stati Uniti, Giappone e Germania messi insieme". Nello stesso articolo, poco più avanti, si dice: "Ci si può “divertire” ad immaginare quello che si potrebbe fare se questi 20mila miliardi ed oltre fossero regolarmente dichiarati e tassati. Valga un esempio su tutti: ipotizzando un rendimento del 3% annuo di questi capitali e una tassazione del 20% (come quella che si applica oggi in Italia alle rendite finanziarie) si otterrebbe un gettito tra i 120 e i 190 miliardi di dollari l’anno" Mi pare evidente che chi ha curato la pagina di Wikipedia e di conseguenza Sandra e Gianpaolo confondano STOCK e FLUSSI. La cifra di di 20.000 miliardi di dollari NON è la cifra di tasse non pagate, bensì l'ammontare dei capitali (lo stock) sui cui RENDIMENTI (i flussi) non vengono pagate le tasse. Ipotizzando come fa il fatto un rendimento annuo del 3% la rendita finanziaria dovuta a questi capitali sarebbe 600 miliardi di dollari e le tasse dovute con una aliquota del 20% sarebbero di 120 miliardi. L'affermazione che le somme evase ammontano ai bilanci statali di USA, Giappone e Germania messi insieme è quindi FALSA (fra l'altro il Fatto indica come riferimenti il PIL, che è cosa DIVERSA dal bilancio statale) 120 miliardi di dollari sono una bella cifra, ma tanto per dare l'ordine di grandezza di ciò di cui stiamo parlando, al cambio attuale si tratta di poco più di 100 miliardi di €. Il debito pubblico della sola Italia è pari a oltre 2000 miliardi di € e la spesa per interessi in un anno è sui 70-80 miliardi di €. Quindi l'evasione di cui si parla (quella di dicei dei maggiori apesi del mondo) basterebbe a pagare poco di più della spesa per interessi dell'Italia, altro che PIL di USA, Germania e Giappone messi insieme 2) LISTA FALCIANI Anche su questo la confusione regna sovrana Avere un conto all'estero NON è vietato, nè tantomeno è reato. E' vietato averlo e non informarne il fisco. Quindi la disponibilità di un conto all'estero NON è automaticamente prova di evasione fiscale Essere CITTADINO italiano NON implica automaticamente dover pagare le tasse in Italia. Se un cittadino italiano risiede STABILMENTE all'estero e percepisce i suoi redditi all'estero, ovvero è FISCALMENTE RESIDENTE all'estero, le tasse le paga all'estero. Nel caso in cui lavori all'estero e NON sia stabilmente residente all'estero, allora paga le tasse all'estero e poi paga in Italia la differenza fra quanto avrebbe dovuto pagare in Italia e quanto già pagato all'estero (in base ad accordi fra paesi per evitare la doppia imposizione). Quindi prendersela con un italiano perchè è cittadino italiano, ma non paga tasse in Italia perchè risiede stabilmente e produce reddito all'estero non ha nessun senso. Faccio notare che se questo principio per cui il pagamento delle tasse deriva dalla cittadinanza e non dal luogo di produzione del reddito, allora nessun straniero, neanche le aziende, dovrebbero pagare tasse sul reddito in Italia

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la disponibilità di denaro (lo STOCK) su un conto non implica tassazione di quel denaro, ma del rendimento di quel denaro (i FLUSSI). Su un conto di 100 milioni di € ad esempio, ipotizzando come prima un rendimento del 3% la rendita finanziaria sarebbe di 3 milioni, che tassata al 20% implicherebbe tasse per 600.000 € Ammesso che i soldi depositati in svizzera siano originati da redditi a suo tempo non dichiarati, occorre verificare se questa evasione non sia già stata sanzionata, nel qual caso nulla sarebbe più dovuto (è il caso di Valentino Rossi) In conclusione, è possibile (ma va provato) che fra i proprietari dei conti della lista Falciani ci siano anche degli evasori , ma concludere tout court che CHIUNQUE compaia nella lista sia un evasore e che lAMMONTARE TOTALE di quei conti siano somme sottratte al fisco è una totale scemenza Ribadito che l'evasione è un fenomeno da combattere, l'idea che l'azzeramento dell'evasione risolva magicamente i problemi dei disavanzi dei bilanci pubblici è una totale corbelleria, cui molti sono affezionati, ma che resta una corbelleria.

Risposto da Ezio Ferrero su 12 Febbraio 2015 a 23:20 LISTA FALCIANI, PADRI E FIGLI Come è noto Civati mi è piuttosto indigesto. Questa storia del conto del padre in Svizzera però è davvero una totale scemenza. 1) un conto in Svizzera NON è reato nè automaticamente prova di evasione fiscale 2) il conto è del padre e in un paese civile la responsabilità (eventuale in questo caso) è personale 3) mi pare abbastanza normale che un genitore dia procura al proprio figlio sul proprio conto Insomma Civati è criticabilissimo per quello che fa (non fa) e che dice lui, attaccarlo per qualcosa fra l'altro non necessariamente riprovevole fatto dal padre è una meschinità

Risposto da Fabio Colasanti su 12 Febbraio 2015 a 23:42 Giovanni, anch'io sono stato a gennaio in un albergo a Roma e non me l'hanno chiesto. Ma ero in un albrgo dove vado da parecchio tempo. La storia del codice fiscale me l'hanno detta ieri sera in un albergo a Milano a viale Piave. Speriamo sia una balla. Quello che comunque è certo è che ho dovuto mettere quattro firme compresa quella dove scaricavo da ogni responsabilità l'albergo caso mai mi fossi fatto male utilizzando la palestra. L'hanno scorso alla Hertz a Roma mi hanno fatto firmare una dichiarazione dove certificavo di non aver dimenticato nulla in auto. Ho fatto notare l'assurdità della cosa. Nessuno dimentica qualcosa di proposito; se dimentico qualcosa perché, per esempio, mi è caduta di tasca scendendo dall'auto, non è che una dichiarazione cambi nulla. Ma si sta sviluppando anche nel settore privato una tendenza a cercare di coprirsi contro qualsiasi attacco legale; forse la paura è di trovarsi per anni impegolati in una causa (comunque questo è un problema ben diverso da quello del codice fiscale, dove cercherò di saperne di più). giovanni de sio cesari ha detto: Fabio Io mi trovo in un albergo di Roma ma non mi hanno chiesto affatto il codice fiscale: ma esiste una norma del genere? Mai senita , veramente Fabio Colasanti ha detto: (cosa che implica un atteggiamento da smargiasso di Equitalia e regole burocratiche folli, come il codice fiscale per andare in un albergo).

Risposto da Giampaolo Carboniero su 13 Febbraio 2015 a 1:07 al resto, non alle insinuazioni, se non rientri nelle casistica, non erano rivolte a te.

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Ezio Ferrero ha detto: Giampaolo, viste le insinuazioni che fai nelle ultime righe non ti rispondo. Per farlo dovrei violare le regole di etichetta del Circolo, che invece mi sono impegnato a rispettare. Giampaolo Carboniero ha detto: Guarda che nell'articolo e in Wikipedia si parla di somme occultate al fisco non di tasse,di conseguenza tutto il resto del ragionamento decade; nessuno dice che la lista Falciani contiene i nominativi di soli evasori, quindi sono nominativi da controllare, non da assolvere o punire ex-ante; la Lista di Falciani è importante perchè dimostra il coinvolgimento della HSBC nel riciclaggio di capitali, legali e non ( immagino, ma io penso sempre male, che tante altre grosse banche internazionali facciano lo stesso attraverso le loro varie filiali sparse in giro per il mondo e nei paradisi fiscali); che adesso non si venga a ripetere i discorsi che ho sentito fare alla Santanchè e cioè, siccome la lista è stata trafugata alla banca, non se ne deve tener conto; vuoi vedere che qualche cavillo legale italiano riuscirà a far prevalere tale interpretazione? Poi, sembra che attraverso quella lista la Spagna sia già riuscita a recuperare centinaia di milioni di tasse inevase, l'Italia, a quanto ho sentito, si accontenta per ora di qualche decina. Lo scandalo è la minimizzazione del problema che i discorsi sulla lista F. evidenzia: l'intrallazzo delle banche, l'utilizzo "normale" dei paradisi fiscali che consigliano ai clienti, la mancanza di coordinamento europeo sulla questione, sembra siano questioni secondarie e non, stante la situazione generale, atti criminali; ancora, parlando d'altro ma sempre in argomento, penso che le tante regole di Tax ruling messe in opera da tanti stati dovrebbero incentivare gli altri stat,i cui vengono sottratte le tasse, a costituirsi parte civile in cause promosse c/o la Corte di Giustizia europea. Infine, sarà anche una corbelleria pensare cha il recupero delle tasse inevase possa risolvere qualcosa, ma sarebbe civile, prima di chiedere, o finchè si chiedono, sacrifici a persone che non hanno neanche i soldi per farsi le ferie, dimostrare che si fa rispettare il dettato costituzionale. P.S. quando sento fare un certo tipo di discorsi, qui, alla TV, nei giornali, mi viene sempre in mente una domanda: ma quelli che parlano, discutono, argomentano, quanto guadagnano, quante tasse pagano? Parlano con obiettività o per mantenere un proprio status e far pagare ad altri quanto dovuto? Ezio Ferrero ha detto: Rispondo qui ad un certo numero di post sui numeri dell'evasione fiscale, sulla lista Falciani etc. Alcune cose sono già state dette da Fabio, ma penso valga la pena di ribardirle, perchè mi sembra che ci sia un notevole livello di confusione. 1) L'EVASIONE E' SUPERIORE AL PIL DI USA+GERMANIA+GIAPPONE Sandra ha scritto "Infatti le somme "evase" ammontano ai bilanci statali sommati di USA, Germania, Giappone". Alla mia richiesta della fonte Gianpaolo ha postato alcuni link. La frase di Sandra deriva da una pagina di Wikipedia, che cita come fonte un articolo del Fatto Quotidiano. L'articolo del Fatto dice testualmente "... gruppo di esperti giuristi ed economisti che si battono per una maggiore giustizia sociale e che denunciano come i nababbi di tutto il mondo abbiano sinora occultato al fisco tra i 21mila e i 32mila miliardi di dollari. Una cifra che equivale al Pil di Stati Uniti, Giappone e Germania messi insieme". Nello stesso articolo, poco più avanti, si dice: "Ci si può “divertire” ad immaginare quello che si potrebbe fare se questi 20mila miliardi ed oltre fossero regolarmente dichiarati e tassati. Valga un esempio su tutti: ipotizzando un rendimento del 3% annuo di questi capitali e una tassazione del 20% (come quella che si applica oggi in Italia alle rendite finanziarie) si otterrebbe un gettito tra i 120 e i 190 miliardi di dollari l’anno" Mi pare evidente che chi ha curato la pagina di Wikipedia e di conseguenza Sandra e Gianpaolo confondano STOCK e FLUSSI. La cifra di di 20.000 miliardi di dollari NON è la cifra di tasse non pagate, bensì l'ammontare dei capitali (lo stock) sui cui RENDIMENTI (i flussi) non vengono pagate le tasse. Ipotizzando come fa il fatto un rendimento annuo del 3% la rendita finanziaria dovuta a questi capitali sarebbe 600 miliardi di dollari e le tasse dovute con una aliquota del 20% sarebbero di 120 miliardi. L'affermazione che le somme evase ammontano ai bilanci statali di USA, Giappone e Germania messi insieme è quindi FALSA (fra l'altro il Fatto indica come riferimenti il PIL, che è cosa DIVERSA dal bilancio statale) 120 miliardi di dollari sono una bella cifra, ma tanto per dare l'ordine di grandezza di ciò di cui stiamo parlando, al cambio attuale si tratta di poco più di 100 miliardi di €. Il debito pubblico della sola Italia è pari a oltre 2000 miliardi di € e la spesa per interessi in un anno è sui 70-80 miliardi di €. Quindi l'evasione di cui si parla (quella di dicei dei maggiori apesi del mondo) basterebbe a pagare poco di più della spesa per interessi dell'Italia, altro che PIL di USA, Germania e Giappone messi insieme 2) LISTA FALCIANI Anche su questo la confusione regna sovrana Avere un conto all'estero NON è vietato, nè tantomeno è reato. E' vietato averlo e non informarne il fisco. Quindi la disponibilità di un conto all'estero NON è automaticamente prova di evasione fiscale

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Essere CITTADINO italiano NON implica automaticamente dover pagare le tasse in Italia. Se un cittadino italiano risiede STABILMENTE all'estero e percepisce i suoi redditi all'estero, ovvero è FISCALMENTE RESIDENTE all'estero, le tasse le paga all'estero. Nel caso in cui lavori all'estero e NON sia stabilmente residente all'estero, allora paga le tasse all'estero e poi paga in Italia la differenza fra quanto avrebbe dovuto pagare in Italia e quanto già pagato all'estero (in base ad accordi fra paesi per evitare la doppia imposizione). Quindi prendersela con un italiano perchè è cittadino italiano, ma non paga tasse in Italia perchè risiede stabilmente e produce reddito all'estero non ha nessun senso. Faccio notare che se questo principio per cui il pagamento delle tasse deriva dalla cittadinanza e non dal luogo di produzione del reddito, allora nessun straniero, neanche le aziende, dovrebbero pagare tasse sul reddito in Italia la disponibilità di denaro (lo STOCK) su un conto non implica tassazione di quel denaro, ma del rendimento di quel denaro (i FLUSSI). Su un conto di 100 milioni di € ad esempio, ipotizzando come prima un rendimento del 3% la rendita finanziaria sarebbe di 3 milioni, che tassata al 20% implicherebbe tasse per 600.000 € Ammesso che i soldi depositati in svizzera siano originati da redditi a suo tempo non dichiarati, occorre verificare se questa evasione non sia già stata sanzionata, nel qual caso nulla sarebbe più dovuto (è il caso di Valentino Rossi) In conclusione, è possibile (ma va provato) che fra i proprietari dei conti della lista Falciani ci siano anche degli evasori , ma concludere tout court che CHIUNQUE compaia nella lista sia un evasore e che lAMMONTARE TOTALE di quei conti siano somme sottratte al fisco è una totale scemenza Ribadito che l'evasione è un fenomeno da combattere, l'idea che l'azzeramento dell'evasione risolva magicamente i problemi dei disavanzi dei bilanci pubblici è una totale corbelleria, cui molti sono affezionati, ma che resta una corbelleria.

Risposto da Giampaolo Carboniero su 13 Febbraio 2015 a 1:08 Non sarebbe sufficiente rendere legali solo i movimenti finanziari tracciabili? Ezio Ferrero ha detto: Giovanni, sono d'accordo con te. Purtroppo esiste una rilevante economia criminale, qualche volta più o meno coincidente con pezzi importanti dell'economia di un paese (si pensi a molte nazioni africane ad esempio) i cui proventi entrano nei circuiti finanziari internazionali e che, ovviamente, sfugge a qualsiasi tipo di imposizione fiscale. Si tratta però di un altro problema rispetto all'evasione fiscale, credo ancora più complesso da affrontare e debellare, ma che certamente deve essere affrontato. giovanni de sio cesari ha detto: Ottima indagine e analisi, Ezio. veramente interessante Tuttavia io credo che il problema sia un altro Non è che si depositano grosse somme nei paradisi fiscali per non pagare le tasse sugli interessi: ma per nascondere quelle grosse cifre perche sono frutto di attivita illecite ( droga,), o di corruzione e solo nelle ipotesi meno gravi per evadere tasse sui guadagni che le hanno prodotte ( non sui rendimenti) io non so a quanto possano ammontare, le cifre indicate mi paiono eccessivo: ma in ogni caso si tratta di una finanza parallela che sfugge a ogno controllo degli stati Non so nemmeno se il fenomeno possa essere o meno efficacemente combattuto ma si tratta di una componente importante dell’economia attuale Ezio Ferrero ha detto: Rispondo qui ad un certo numero di post sui numeri dell'evasione fiscale, sulla lista Falciani etc. Alcune cose sono già state dette da Fabio, ma penso valga la pena di ribardirle, perchè mi sembra che ci sia un notevole livello di confusione. 1) L'EVASIONE E' SUPERIORE AL PIL DI USA+GERMANIA+GIAPPONE Sandra ha scritto "Infatti le somme "evase" ammontano ai bilanci statali sommati di USA, Germania, Giappone". Alla mia richiesta della fonte Gianpaolo ha postato alcuni link. La frase di Sandra deriva da una pagina di Wikipedia, che cita come fonte un articolo del Fatto Quotidiano. L'articolo del Fatto dice testualmente "... gruppo di esperti giuristi ed economisti che si battono per una maggiore giustizia sociale e che denunciano come i nababbi di tutto il mondo abbiano sinora occultato al fisco tra i 21mila e i 32mila miliardi di dollari. Una cifra che equivale al Pil di Stati Uniti, Giappone e Germania messi insieme". Nello stesso articolo, poco più avanti, si dice: "Ci si può “divertire” ad immaginare quello che si potrebbe fare se questi 20mila miliardi ed oltre fossero regolarmente dichiarati e tassati. Valga un esempio su tutti: ipotizzando un rendimento del 3%

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annuo di questi capitali e una tassazione del 20% (come quella che si applica oggi in Italia alle rendite finanziarie) si otterrebbe un gettito tra i 120 e i 190 miliardi di dollari l’anno" Mi pare evidente che chi ha curato la pagina di Wikipedia e di conseguenza Sandra e Gianpaolo confondano STOCK e FLUSSI. La cifra di di 20.000 miliardi di dollari NON è la cifra di tasse non pagate, bensì l'ammontare dei capitali (lo stock) sui cui RENDIMENTI (i flussi) non vengono pagate le tasse. Ipotizzando come fa il fatto un rendimento annuo del 3% la rendita finanziaria dovuta a questi capitali sarebbe 600 miliardi di dollari e le tasse dovute con una aliquota del 20% sarebbero di 120 miliardi. L'affermazione che le somme evase ammontano ai bilanci statali di USA, Giappone e Germania messi insieme è quindi FALSA (fra l'altro il Fatto indica come riferimenti il PIL, che è cosa DIVERSA dal bilancio statale) 120 miliardi di dollari sono una bella cifra, ma tanto per dare l'ordine di grandezza di ciò di cui stiamo parlando, al cambio attuale si tratta di poco più di 100 miliardi di €. Il debito pubblico della sola Italia è pari a oltre 2000 miliardi di € e la spesa per interessi in un anno è sui 70-80 miliardi di €. Quindi l'evasione di cui si parla (quella di dicei dei maggiori apesi del mondo) basterebbe a pagare poco di più della spesa per interessi dell'Italia, altro che PIL di USA, Germania e Giappone messi insieme

Risposto da giovanni de sio cesari su 13 Febbraio 2015 a 12:41 Giampaolo Non so se basti una misura del genere Farei due osservazioni Noi siamo portati a credere che basti una legge, un provvedimento per ovviare a un inconveniente a una ingiustizia a una stortura ma in genere non è cosi facile. Ogni legge puo esser aggirata e produce un certo numero di conseguenza oltre a quelle prefisse occorre senpre uno studio di impatto sociale. Non so quindi se una proibizione che tu giustamente suggerisci potrebbe o meno facilmente essere aggirata e quale conseguenze economiche potebbe portare. Un secondo luogo il problema moderno è che noi abbiamo leggi che sono valide in solo stato mentre l’economia e direi anche poroprio la vita sociale si svolge in ambito mondiale (cosi detta globalizzazione) in modo molto più ampio che nel passato. Questo rende difficle spesso impossibile e controproducente prendere provvedimenti coercitivi. Magari una legge del tipo date suggerito avrebbe come conseguenza una ulteriore fuga di capitali e di investimenti dall’italia. Giampaolo Carboniero ha detto: Non sarebbe sufficiente rendere legali solo i movimenti finanziari tracciabili?

Risposto da giovanni de sio cesari su 13 Febbraio 2015 a 18:48 fabio Per il codice fiscale: credo che occorra per la fatturazione nel caso si voglia poi chiedere lo sgravio fiscale ( dedurre come spesa di produzione del reddito ) Chi ha la partita IVA la puo chiedere in ogni spesa per esempio per i carburanti: ovviamente è una scemenza perche certo il benzinaio non identifica l’automobilista e quindi ci si puo giovare degli acquisti di amici e parenti. Mi pare pero che queste pratiche siano superate ( parzialmente) con gli studi di settore per cui si stabilisce un certo ammontare medio. Se ti servisse per caso il tuo codice fiscale lo puoi ricavare on line fornendo i dati . Noi lo abbiamo telematicamente sulla tessera sanitaria C’è poi la tendenza a tutelarsi il piu possibile per la capricciosità della magistratura: quasi sempre queste dichiarazioni poi non hanno valore giuridico ma tanto per aumentare la confusione generale Anche a me hanno fatto firmare delle dichiarazioni : succede poi che non leggiamo nemmeno quello che firmiamo Fabio Colasanti ha detto:

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Giovanni, anch'io sono stato a gennaio in un albergo a Roma e non me l'hanno chiesto. Ma ero in un albrgo dove vado da parecchio tempo. La storia del codice fiscale me l'hanno detta ieri sera in un albergo a Milano a viale Piave. Speriamo sia una balla. Quello che comunque è certo è che ho dovuto mettere quattro firme compresa quella dove scaricavo da ogni responsabilità l'albergo caso mai mi fossi fatto male utilizzando la palestra. L'hanno scorso alla Hertz a Roma mi hanno fatto firmare una dichiarazione dove certificavo di non aver dimenticato nulla in auto. Ho fatto notare l'assurdità della cosa. Nessuno dimentica qualcosa di proposito; se dimentico qualcosa perché, per esempio, mi è caduta di tasca scendendo dall'auto, non è che una dichiarazione cambi nulla. Ma si sta sviluppando anche nel settore privato una tendenza a cercare di coprirsi contro qualsiasi attacco legale; forse la paura è di trovarsi per anni impegolati in una causa (comunque questo è un problema ben diverso da quello del codice fiscale, dove cercherò di saperne di più).

Risposto da Fabio Colasanti su 13 Febbraio 2015 a 19:53 Giovanni, grazie. Ho fatto anch'io qualche ricerca. Se si chiede la normale ricevuta fiscale il codice fiscale non serve, ma lo si deve fornire se si richiede una fattura (cosa che non avevo richiesto). In ogni caso, l'albergo mi aveva detto che visto che io sono residente in Belgio non avrei fornire il codice fiscale (anche per la ricevuta come - erroneamente sembra - richiedono). A proposito del fatto che, a forza di metter firme, non leggiamo più quello ch firmiamo (e anche lo leggessimo che possiamo fare) ricordo un'informazione divertente (e preoccupante) che è stata fornita durante una delle conferenze che il mio think tank di Londra (International Institute of Communications) ha organizzato. Nella conferenza annuale che abbiamo tenuto a Vienna nell'ottobre 2014 abbiamo invitato per una sessione sulla sicurezza dei dati Sir Ian Levy, il direttore technico del GCHQ (l'ente di spionaggio del Regno Unito, la controparte britannica della NSA americana). Nel suo intervento ha sottolineato la poca utilità dell'accordo che diamo quando accettiamo di utilizzare un programma informatico o di utilizzare un sito web. Per dimostrare il fatto che nessuno legge i testi delle condizioni di utilizzo (che tutti peraltro accettiamo) hanno istallato in un parco di Londra un impianto Wi-Fi. Chiunque poteva collegarsi e utilizzare gratuitamente l'impianto dichiarando di aver letto e accettato le condizioni di utilizzazione. Le condizioni di utilizzazione consistevano in un solo articolo "Do alla società XY il diritto di far lavorare il mio figlio primogenito dove vorrà". Nell'unico giorno dove hanno condotto l'esperimento, oltre sei persone all'ora si sono collegate accettando le condizioni (forse qualcuno si sarà anche reso conto dell'illegalità della cosa e l'avrà preso per uno scherzo). Ma il problema esiste ed è reale. Questo è un caso dove le relazioni contrattuali sono insufficienti e dove servono interventi pubblici. Ci deve essere un controllo delle autorità per garantire che le condizioni di utilizzazione che inevitabilmente accettiamo siano legali e non violino le regole della concorrenza. giovanni de sio cesari ha detto: fabio Per il codice fiscale: credo che occorra per la fatturazione nel caso si voglia poi chiedere lo sgravio fiscale ( dedurre come spesa di produzione del reddito ) Chi ha la partita IVA la puo chiedere in ogni spesa per esempio per i carburanti: ovviamente è una scemenza perche certo il benzinaio non identifica l’automobilista e quindi ci si puo giovare degli acquisti di amici e parenti. Mi pare pero che queste pratiche siano superate ( parzialmente) con gli studi di settore per cui si stabilisce un certo ammontare medio. Se ti servisse per caso il tuo codice fiscale lo puoi ricavare on line fornendo i dati . Noi lo abbiamo telematicamente sulla tessera sanitaria C’è poi la tendenza a tutelarsi il piu possibile per la capricciosità della magistratura: quasi sempre queste dichiarazioni poi non hanno valore giuridico ma tanto per aumentare la confusione generale Anche a me hanno fatto firmare delle dichiarazioni : succede poi che non leggiamo nemmeno quello che firmiamo Fabio Colasanti ha detto: Giovanni, anch'io sono stato a gennaio in un albergo a Roma e non me l'hanno chiesto. Ma ero in un albrgo dove vado da parecchio tempo. La storia del codice fiscale me l'hanno detta ieri sera in un albergo a Milano a viale Piave.

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Speriamo sia una balla. Quello che comunque è certo è che ho dovuto mettere quattro firme compresa quella dove scaricavo da ogni responsabilità l'albergo caso mai mi fossi fatto male utilizzando la palestra. L'hanno scorso alla Hertz a Roma mi hanno fatto firmare una dichiarazione dove certificavo di non aver dimenticato nulla in auto. Ho fatto notare l'assurdità della cosa. Nessuno dimentica qualcosa di proposito; se dimentico qualcosa perché, per esempio, mi è caduta di tasca scendendo dall'auto, non è che una dichiarazione cambi nulla. Ma si sta sviluppando anche nel settore privato una tendenza a cercare di coprirsi contro qualsiasi attacco legale; forse la paura è di trovarsi per anni impegolati in una causa (comunque questo è un problema ben diverso da quello del codice fiscale, dove cercherò di saperne di più).

Risposto da Giampaolo Carboniero su 14 Febbraio 2015 a 18:12 Sto parlando chiaramente del contesto occidentale, i cui capi di governo, all'inizio della crisi, addebitavano parte del problema della ingovernabilità della finanza mondiale all'esistenza dei paradisi fiscali e discutevano della necessità di intervenire sul problema; "roba" da comunisti ( roba da Obama), ormai passata nel dimenticatoio. giovanni de sio cesari ha detto: Giampaolo Non so se basti una misura del genere Farei due osservazioni Noi siamo portati a credere che basti una legge, un provvedimento per ovviare a un inconveniente a una ingiustizia a una stortura ma in genere non è cosi facile. Ogni legge puo esser aggirata e produce un certo numero di conseguenza oltre a quelle prefisse occorre senpre uno studio di impatto sociale. Non so quindi se una proibizione che tu giustamente suggerisci potrebbe o meno facilmente essere aggirata e quale conseguenze economiche potebbe portare. Un secondo luogo il problema moderno è che noi abbiamo leggi che sono valide in solo stato mentre l’economia e direi anche poroprio la vita sociale si svolge in ambito mondiale (cosi detta globalizzazione) in modo molto più ampio che nel passato. Questo rende difficle spesso impossibile e controproducente prendere provvedimenti coercitivi. Magari una legge del tipo date suggerito avrebbe come conseguenza una ulteriore fuga di capitali e di investimenti dall’italia. Giampaolo Carboniero ha detto: Non sarebbe sufficiente rendere legali solo i movimenti finanziari tracciabili?

Risposto da giovanni de sio cesari su 15 Febbraio 2015 a 10:29 Giampaolo, Siamo d’ accordo che le misure dovrebbero essere prese a livello internazionale o almeno delle economie più avanzate. Ma questo proprio è il secondo punto che ponevo: esiste una economia globale, ma non esiste un potere globale che possa regolarla. Mettere d’accordo decine di stati è impresa praticamente impossibile; basta vedere la Ue, figuriamoci poi mettere d’accordo continenti diversi. Questo sempre a prescindere dalla efficacia pratica di provvedimenti internazionali del genere (primo punto) La conclusione logica sarebbe quindi che i paradisi fiscali (e annessi e connessi) non possono essere chiusi: quindi sarebbe bello che non ci fosse una economia parallela incontrollata, ma essa c’è e non c’è modo per rla. Come dire che sarebbe bello che gli uomini lavorassero per il bene comune, ma il fatto è che essi invece lavorano per i guadagni. che ne ricavano. SE questa è la conclusione (e sottolineo il SE) allora prendiamo atto che esiste una economia parallela non bile e regoliamoci in conseguenza. OPPURE NO ? DITE VOI ? Giampaolo Carboniero ha detto: Sto parlando chiaramente del contesto occidentale, i cui capi di governo, all'inizio della crisi, addebitavano parte del problema della ingovernabilità della finanza mondiale all'esistenza dei paradisi fiscali e discutevano della necessità di intervenire sul problema; "roba" da comunisti ( roba da Obama), ormai passata nel dimenticatoio.

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giovanni de sio cesari ha detto: Giampaolo Non so se basti una misura del genere Farei due osservazioni Noi siamo portati a credere che basti una legge, un provvedimento per ovviare a un inconveniente a una ingiustizia a una stortura ma in genere non è cosi facile. Ogni legge puo esser aggirata e produce un certo numero di conseguenza oltre a quelle prefisse occorre senpre uno studio di impatto sociale. Non so quindi se una proibizione che tu giustamente suggerisci potrebbe o meno facilmente essere aggirata e quale conseguenze economiche potebbe portare. Un secondo luogo il problema moderno è che noi abbiamo leggi che sono valide in solo stato mentre l’economia e direi anche poroprio la vita sociale si svolge in ambito mondiale (cosi detta globalizzazione) in modo molto più ampio che nel passato. Questo rende difficle spesso impossibile e controproducente prendere provvedimenti coercitivi. Magari una legge del tipo date suggerito avrebbe come conseguenza una ulteriore fuga di capitali e di investimenti dall’italia.

Risposto da Arturo Hermann su 15 Febbraio 2015 a 14:07 Rispondo alla discussione elezioni del comitato da qui perché la discussione è stata (stranamente) chiusa al batter delle 13,30!! Per Alberto Rotondi, non partiamo con il piede giusto: (i) se Antonino Andaloro ha espresso cinque preferenze, non significa che il voto non è valido, ma che non è valida la quinta preferenza; (ii) é molto strano che, nonostante Antonino avesse votato qualche giorno fa, Alberto Rotondi si sia ricordato di segnalare l'anomalia la domenica mattina - quando in genere uno esce - a poche ore dalla chiusura del voto!! Chiedo pertanto che i quattro voti espressi da Antonino Andaloro siano ritenuti validi.

Risposto da giovanni de sio cesari su 15 Febbraio 2015 a 21:01 Sandra Le risoluzione dell’ONU sono prese con l’accordo degli stati. nel caso di cui stiamo parlando non c’è: ma questo è solo un dettaglio secondario. Il fatto è che le risoluzioni ONU non hanno mai costretto nessun stato a rispettare i diritti umani, che non ha mai fermato nessuna guerra. Negli ultimi anni pare poi che l’ ONU sia praticamente sparita dalla scena internazionale. Ora possiamo discutere quanto vuoi dei motivi per cui cio è avvenuto ma questo non cambia certo che questo è avvenuto. Non cè nessuna autorita internazionale ingrado di imporsi agli stati. Sandra Del Fabro ha detto: Non sono d'accordo, la storia non può essere immobilizzata, ovvero si porranno le condizioni, necessità del suo cambiamento. Perché un G8, G20 o anche più un organismo più ampio non può prendere questi provvedimenti ?Come esistono leggi votate dall'ONU che obbligano tutti gli Stati nel campo dei diritti dei singoli o degli Stati.

Risposto da Giampaolo Carboniero su 16 Febbraio 2015 a 0:19 Lo stesso discorso sarebbe allora anche valido per la criminalità organizzata, visto che esiste in tutto il mondo, e per tanti altri aspetti che cerchiamo di combattere; io intendevo che, se i paesi occidentali prendessero seriamente in considerazione la tracciabilità dei capitali, impedendo il transito proveniente dai paradisi fiscali, probabilmente tale misura servirebbe da traino anche a numerosi altri paesi, perchè avrebbe ricadute dirette e immediate su molti aspetti delle nostre società: diventerebbe un ostacolo alla movimentazione di capitali criminali o provenienti da molte operazioni opache al limite della legalità, ridurebbe certamente le trasgressioni fiscali, in quanto il resto del mondo è

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ancora, attualmente, meno sicuro di quello occidentale e quindi meno appetibile come piazza operativa, aumenterebbe sicuramente le entrate fiscali di tanti stati. giovanni de sio cesari ha detto: Giampaolo, Siamo d’ accordo che le misure dovrebbero essere prese a livello internazionale o almeno delle economie più avanzate. Ma questo proprio è il secondo punto che ponevo: esiste una economia globale, ma non esiste un potere globale che possa regolarla. Mettere d’accordo decine di stati è impresa praticamente impossibile; basta vedere la Ue, figuriamoci poi mettere d’accordo continenti diversi. Questo sempre a prescindere dalla efficacia pratica di provvedimenti internazionali del genere (primo punto) La conclusione logica sarebbe quindi che i paradisi fiscali (e annessi e connessi) non possono essere chiusi: quindi sarebbe bello che non ci fosse una economia parallela incontrollata, ma essa c’è e non c’è modo per rla. Come dire che sarebbe bello che gli uomini lavorassero per il bene comune, ma il fatto è che essi invece lavorano per i guadagni. che ne ricavano. SE questa è la conclusione (e sottolineo il SE) allora prendiamo atto che esiste una economia parallela non bile e regoliamoci in conseguenza. OPPURE NO ? DITE VOI ? Giampaolo Carboniero ha detto: Sto parlando chiaramente del contesto occidentale, i cui capi di governo, all'inizio della crisi, addebitavano parte del problema della ingovernabilità della finanza mondiale all'esistenza dei paradisi fiscali e discutevano della necessità di intervenire sul problema; "roba" da comunisti ( roba da Obama), ormai passata nel dimenticatoio. giovanni de sio cesari ha detto: Giampaolo Non so se basti una misura del genere Farei due osservazioni Noi siamo portati a credere che basti una legge, un provvedimento per ovviare a un inconveniente a una ingiustizia a una stortura ma in genere non è cosi facile. Ogni legge puo esser aggirata e produce un certo numero di conseguenza oltre a quelle prefisse occorre senpre uno studio di impatto sociale. Non so quindi se una proibizione che tu giustamente suggerisci potrebbe o meno facilmente essere aggirata e quale conseguenze economiche potebbe portare. Un secondo luogo il problema moderno è che noi abbiamo leggi che sono valide in solo stato mentre l’economia e direi anche poroprio la vita sociale si svolge in ambito mondiale (cosi detta globalizzazione) in modo molto più ampio che nel passato. Questo rende difficle spesso impossibile e controproducente prendere provvedimenti coercitivi. Magari una legge del tipo date suggerito avrebbe come conseguenza una ulteriore fuga di capitali e di investimenti dall’italia.

Risposto da Giampaolo Carboniero su 16 Febbraio 2015 a 1:18 Speriamo che oltre ad averne parlato, e valutato questi rischi, ne abbiano tratto ispirazione per provvedere a qualche politica utile e urgente: http://www.treehugger.com/corporate-responsibility/when-environment...

Risposto da giovanni de sio cesari su 16 Febbraio 2015 a 12:10 Sandra ma che dici? Stiamo ragionando di una autorita sopranazionale e tu parli di risoluzioni che non impongono nulla !! Sandra Del Fabro ha detto: imporsi no, ma che gli Stati possano votare risoluzioni , sì giovanni de sio cesari ha detto:

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Sandra Le risoluzione dell’ONU sono prese con l’accordo degli stati. nel caso di cui stiamo parlando non c’è: ma questo è solo un dettaglio secondario. Il fatto è che le risoluzioni ONU non hanno mai costretto nessun stato a rispettare i diritti umani, che non ha mai fermato nessuna guerra Negli ultimi anni pare poi che l’ ONU sia praticamente sparita dalla scena internazionale. Ora possiamo discutere quanto vuoi dei motivi per cui cio è avvenuto ma questo non cambia certo che questo è avvenuto Non cè nessuna autorita internazionale ingrado di imporsi agli stati

Risposto da giovanni de sio cesari su 16 Febbraio 2015 a 12:12 Giampaolo Se capisco bene la proposta sarebbe l’obbligatorietà della tracciabilita dei capitali imposta dai paesi occidentali. Credo che intendi dire che non potrebbero essere usati capitali provenienti da paradisi fiscali. Domando a chi ne sa piu di me : sarebbe efficace ?‘ sarebbe possibile ? Giampaolo Carboniero ha detto: Lo stesso discorso sarebbe allora anche valido per la criminalità organizzata, visto che esiste in tutto il mondo, e per tanti altri aspetti che cerchiamo di combattere; io intendevo che, se i paesi occidentali prendessero seriamente in considerazione la tracciabilità dei capitali, impedendo il transito proveniente dai paradisi fiscali, probabilmente tale misura servirebbe da traino anche a numerosi altri paesi, perchè avrebbe ricadute dirette e immediate su molti aspetti delle nostre società: diventerebbe un ostacolo alla movimentazione di capitali criminali o provenienti da molte operazioni opache al limite della legalità, ridurebbe certamente le trasgressioni fiscali, in quanto il resto del mondo è ancora, attualmente, meno sicuro di quello occidentale e quindi meno appetibile come piazza operativa, aumenterebbe sicuramente le entrate fiscali di tanti stati.

Risposto da Fabio Colasanti su 16 Febbraio 2015 a 12:42 Giovanni, già oggi ogni movimento bancario è "tracciabile", puo' essere verificato. I soldi che sono trasportati in una valigetta non sono tracciabili e non lo saranno mai. Da questo punto di vista non c'è nulla da cambiare. L'Italia ha proibito i pagamenti in contanti al di la di una certa soglia. Questo aiuta, ma sta anche creando problemi: molti clienti facoltosi del Medio Oriente e dell'Asia comprano nei nostri negozi in contanti. Se si impone il pagamento con carta di credito o carta di banca possono andare altrove. C'è da dire che anche i clienti italiani utilizzano le carte di banca o carte di credito molto poco (fa parte della nostra avversione per tutto quello che è moderno). Quello che l'Italia potrebbe fare e, stranamente, ancora non fa, è proibire le transazioni con società estere anonime (ossia società di cui non si conosce la proprietà perché la legislazione del paese la protegge; oppure dove la proprietà è di un'altra società in un altro paese che maniene la privacy dei proprietari). Nella stessa maniera si dovrebbe proibire che la titolarità di beni in Italia (case, ville, yacht, aeroplani) sia attribuita a società anonime di questo tipo. Questa è una misura che dovrebbe essere presa. Un altro al PD ? giovanni de sio cesari ha detto: Giampaolo Se capisco bene la proposta sarebbe l’obbligatorietà della tracciabilita dei capitali imposta dai paesi occidentali. Credo che intendi dire che non potrebbero essere usati capitali provenienti da paradisi fiscali. Domando a chi ne sa piu di me : sarebbe efficace ?‘ sarebbe possibile ? Giampaolo Carboniero ha detto: Lo stesso discorso sarebbe allora anche valido per la criminalità organizzata, visto che esiste in tutto il mondo, e per tanti altri aspetti che cerchiamo di combattere; io intendevo che, se i paesi occidentali prendessero seriamente in considerazione la tracciabilità dei capitali, impedendo il transito proveniente dai paradisi fiscali, probabilmente tale

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misura servirebbe da traino anche a numerosi altri paesi, perchè avrebbe ricadute dirette e immediate su molti aspetti delle nostre società: diventerebbe un ostacolo alla movimentazione di capitali criminali o provenienti da molte operazioni opache al limite della legalità, ridurebbe certamente le trasgressioni fiscali, in quanto il resto del mondo è ancora, attualmente, meno sicuro di quello occidentale e quindi meno appetibile come piazza operativa, aumenterebbe sicuramente le entrate fiscali di tanti stati.

Risposto da giovanni de sio cesari su 16 Febbraio 2015 a 17:09 fabio Si certo: sapevo della tracciabilità e mi riferivo proprio a misure del genere che tu suggerisci. Mi domando pero se queste misure siano facilmene aggirabili e se sono possibili senza fare fuggire ulteriormente i capitali dal nostro paese. Fabio Colasanti ha detto: Giovanni, già oggi ogni movimento bancario è "tracciabile", puo' essere verificato. I soldi che sono trasportati in una valigetta non sono tracciabili e non lo saranno mai. Da questo punto di vista non c'è nulla da cambiare. L'Italia ha proibito i pagamenti in contanti al di la di una certa soglia. Questo aiuta, ma sta anche creando problemi: molti clienti facoltosi del Medio Oriente e dell'Asia comprano nei nostri negozi in contanti. Se si impone il pagamento con carta di credito o carta di banca possono andare altrove. C'è da dire che anche i clienti italiani utilizzano le carte di banca o carte di credito molto poco (fa parte della nostra avversione per tutto quello che è moderno). Quello che l'Italia potrebbe fare e, stranamente, ancora non fa, è proibire le transazioni con società estere anonime (ossia società di cui non si conosce la proprietà perché la legislazione del paese la protegge; oppure dove la proprietà è di un'altra società in un altro paese che maniene la privacy dei proprietari). Nella stessa maniera si dovrebbe proibire che la titolarità di beni in Italia (case, ville, yacht, aeroplani) sia attribuita a società anonime di questo tipo. Questa è una misura che dovrebbe essere presa. Un altro al PD ?

Risposto da Fabio Colasanti su 16 Febbraio 2015 a 19:02 Giovabbi, sicuramente la misura è in parte aggirabile, ma renderebbe la vita più difficile a tanti evasori e titolari di redditi dubbi.. La misura non credo avrebbe un forte effetto sulla fuga dei capitali. E' di solito utilizzata da persone che vivono e lavorano in Italia e hanno qualcosa da nascondere. Qualcuno potrebbe decidere di andar via dall'Italia, ma non penso sarebbero in tanti. Il problema è che la possibilità di intestare a società anonime beni in Italia è utilizzata da tante persone che formano un "partito trasversale" molto numeroso che vorrà bloccare ogni . giovanni de sio cesari ha detto: fabio Si certo: sapevo della tracciabilità e mi riferivo proprio a misure del genere che tu suggerisci. Mi domando pero se queste misure siano facilmene aggirabili e se sono possibili senza fare fuggire ulteriormente i capitali dal nostro paese. Fabio Colasanti ha detto: Giovanni, già oggi ogni movimento bancario è "tracciabile", puo' essere verificato. I soldi che sono trasportati in una valigetta non sono tracciabili e non lo saranno mai. Da questo punto di vista non c'è nulla da cambiare. L'Italia ha proibito i pagamenti in contanti al di la di una certa soglia. Questo aiuta, ma sta anche creando problemi: molti clienti facoltosi del Medio Oriente e dell'Asia comprano nei nostri negozi in contanti. Se si impone il pagamento con carta di credito o carta di banca possono andare altrove. C'è da dire che anche i clienti italiani utilizzano le carte di banca o carte di credito molto poco (fa parte della nostra avversione per tutto quello che è moderno). Quello che l'Italia potrebbe fare e, stranamente, ancora non fa, è proibire le transazioni con società estere anonime (ossia società di cui non si conosce la proprietà perché la legislazione del paese la protegge; oppure dove la proprietà è di un'altra società in un altro paese che maniene la privacy dei proprietari). Nella stessa maniera si dovrebbe proibire

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Economia e politica nel mondo IV – 2015-2016

che la titolarità di beni in Italia (case, ville, yacht, aeroplani) sia attribuita a società anonime di questo tipo. Questa è una misura che dovrebbe essere presa. Un altro al PD ?

Risposto da Giampaolo Carboniero su 16 Febbraio 2015 a 19:13 Ci sono banche, e altre figure professionali che agevolano questi percorsi, vedi recente caso HSBC, anche costoro dovrebbero essere denunciati per complicità. Fabio Colasanti ha detto: Giovanni, già oggi ogni movimento bancario è "tracciabile", puo' essere verificato. I soldi che sono trasportati in una valigetta non sono tracciabili e non lo saranno mai. Da questo punto di vista non c'è nulla da cambiare. L'Italia ha proibito i pagamenti in contanti al di la di una certa soglia. Questo aiuta, ma sta anche creando problemi: molti clienti facoltosi del Medio Oriente e dell'Asia comprano nei nostri negozi in contanti. Se si impone il pagamento con carta di credito o carta di banca possono andare altrove. C'è da dire che anche i clienti italiani utilizzano le carte di banca o carte di credito molto poco (fa parte della nostra avversione per tutto quello che è moderno). Quello che l'Italia potrebbe fare e, stranamente, ancora non fa, è proibire le transazioni con società estere anonime (ossia società di cui non si conosce la proprietà perché la legislazione del paese la protegge; oppure dove la proprietà è di un'altra società in un altro paese che maniene la privacy dei proprietari). Nella stessa maniera si dovrebbe proibire che la titolarità di beni in Italia (case, ville, yacht, aeroplani) sia attribuita a società anonime di questo tipo. Questa è una misura che dovrebbe essere presa. Un altro al PD ? giovanni de sio cesari ha detto: Giampaolo Se capisco bene la proposta sarebbe l’obbligatorietà della tracciabilita dei capitali imposta dai paesi occidentali. Credo che intendi dire che non potrebbero essere usati capitali provenienti da paradisi fiscali. Domando a chi ne sa piu di me : sarebbe efficace ?‘ sarebbe possibile ? Giampaolo Carboniero ha detto: Lo stesso discorso sarebbe allora anche valido per la criminalità organizzata, visto che esiste in tutto il mondo, e per tanti altri aspetti che cerchiamo di combattere; io intendevo che, se i paesi occidentali prendessero seriamente in considerazione la tracciabilità dei capitali, impedendo il transito proveniente dai paradisi fiscali, probabilmente tale misura servirebbe da traino anche a numerosi altri paesi, perchè avrebbe ricadute dirette e immediate su molti aspetti delle nostre società: diventerebbe un ostacolo alla movimentazione di capitali criminali o provenienti da molte operazioni opache al limite della legalità, ridurebbe certamente le trasgressioni fiscali, in quanto il resto del mondo è ancora, attualmente, meno sicuro di quello occidentale e quindi meno appetibile come piazza operativa, aumenterebbe sicuramente le entrate fiscali di tanti stati.

Risposto da Giampaolo Carboniero su 19 Febbraio 2015 a 2:54 Evidentemente non sono il solo a temere per la nostra informazione, e conseguente democrazia, influenzata dalle lobbies bancarie e finanziarie http://rt.com/uk/233355-telegraph-oborne-resignation-hsbc/

Risposto da Fabio Colasanti su 20 Febbraio 2015 a 18:13

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Economia e politica nel mondo IV – 2015-2016

Un commento di un rispettato analista di un think tank di Bruxelles. Michael Emerson è stato ambasciatore dell'Unione europea in Russia per vari anni. Is there reason to hope for Minsk II? Michael Emerson – CEPS - 16 February 2015 The last Minsk agreement on eastern Ukraine failed to bring peace. The latest looks similar — but the context has changed. The German chancellor, Angela Merkel, called it “no more than a glimmer of hope” after all-night negotiations in the Belarus capital, involving the leaders of Russia, France, Ukraine and herself, concluded on February 12th. Indeed, many of the 13 paragraphs of Minsk II were already in Minsk I of 5 September 2014, supplemented by additional language a fortnight later: ceasefire, withdrawal of heavy weapons (now with wider buffer zones), monitoring by the Organisation for Security and Cooperation in Europe, local elections, pardon and amnesty, return of prisoners, humanitarian assistance, withdrawal of foreign military and decentralisation of powers for “some areas of Donetsk and Luhansk regions” (those separatist-controlled). Most of the provisions of Minsk I were violated. So what will be different this time? First, there are additional provisions that may be significant. Secondly, the strategic political and economic context is categorically different. Commitments Constitutional reform is pledged by Kyiv for the end of 2015, with decentralisation to include special and permanent provisions for the separatist regions. These are somewhat stronger and more precise commitments. There is a link to the “reinstatement of full control of the state border” of Ukraine by the end of 2015, conditional not only on the reform but also the “agreement” of the separatist regions, which themselves are largely controlled by Russia. This latter condition must have been a bitter pill for the Ukrainian president, Petro Poroshenko, to swallow. Compliance must be regarded as unlikely. The economic provisions, however, are potentially not only more plausible but also in due course of serious political significance. Public-finance flows between the Ukrainian state and the separatist regions — pensions, taxation, energy-utility bills and so on — are to be restored, as also the Ukrainian banking system there. This confirms that while Russia was happy to absorb Crimea, it is not ready to take on the economic and financial burden of a war-devastated eastern Donbass, which has twice the population. Indeed, the separatist regions are ten times the size of Transnistria, a frozen conflict zone in Moldova abutting Russia and seen by some as a model. Therefore the regions have to remain Ukraine’s economic responsibility, and the financial resources of the EU and the West have to stand behind Ukraine’s near-bankrupt state. This is to going to be another long and complicated story, involving the International Monetary Fund, which also on February 12th agreed a second round of funding for Kyiv, its total commitment thereby raised to $17.5 billion. The separatist regions, once drained of their war-inspired adrenalin, will be back in the normal boring business of economic and financial recovery and reconstruction. This will require negotiation with Kyiv and an organised sharing of competences in finance and economic relations, whatever it is called (decentralised or federalised, Catalonia or Scotland). This leads on to the issue, so far barely discussed in the heat of war, of the future economic relations between the separatist regions and the rest of Ukraine, with its deep free-trade agreement with the EU, and with Russia and thence also the customs union of the Eurasian Union and trading relationships with the rest of the world. Poroshenko has made passing references to the notion of the separatist regions becoming a free-trade zone. This is a halfbaked idea, which would run into serious problems, like establishing ‘rules of origin’ controls for goods sourced there passing into the rest of Ukraine. A far better deal would be for all of Ukraine to continue implementing its agreement with the EU and then to negotiate a free-trade agreement with the Eurasian Union, including of course Russia, replacing the non-functioning such agreement with the latter. The EU, which already consults Ukraine and Russia trilaterally, could table this as a logical extension within the framework of EU competences of what Merkel and her French counterpart, François Hollande, worked on before and at Minsk vis-à-vis political and security relationships. Advances along these lines could naturally lead to ending the sanctions regime between the EU and Russia.

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Supply chains Local economic geography supports this logic. The separatist regions are big producers of metal products, which need heavy port facilities for exports and imports. The port city of Mariupul will have to continue to serve that purpose but it falls just outside the separatist regions. Mariupul itself has major steel plants, with complex supply chains into the separatist regions. This is a scenario for returning to sanity and normality. The open question is whether the Russian president, Vladimir Putin, would be interested in it — as against careering along the track of the embattled authoritarian leader who looks to ‘patriotic’, foreign military adventures to sustain his popularity at home. The strategic context has changed since Minsk I, in economic and security terms. The sanctions, coupled with the huge decline in the oil price, are driving Russia into recession and rapid erosion of its financial reserves. Putin’s line seems to be that the recession will be over in two years, with recovery of the oil price, and in the meantime Russia has reserves enough. But major economic figures in Moscow (such as the former finance minister Alexei Kudrin and former economy minister German Gref) are warning that Russia’s economic-policy problems go far deeper. The Russian people may be prepared to endure hardship stoically but economic isolation while evading the need for modernisation is ultimately unsustainable. Better to get out of the war mode — especially as voices in the US in favour of arming Ukraine strengthen, with the appalling vista of escalation closer and closer to direct military confrontation between Russia and the US. The full story of Merkel’s whirlwind diplomacy in recent days, in Moscow, Washington, Minsk and Brussels, remains to be told. But one can readily speculate as to what she said: To Putin: unless we get a real peace in Ukraine now, you will get the US arms supplies flowing. I, Merkel, am willing to go to Washington to persuade Obama not to do this, if you move on a peace. To Obama: we must think through the consequences of arming Ukraine. If you do that, it would probably trigger a pre-emptive strike by the Russian military before those supplies are put in place, sending the tanks to take Mariupul and on to establish a land corridor down the Azov Sea coast to Crimea. A siege of Mariupul would mean war on a scale way beyond what has been seen — it could become Ukraine’s Stalingrad. Maybe Putin would play this Russian roulette more readily than you (Obama). But even Putin has to calculate the stakes, and ponder the costs of his NovoRossiyacampaign and the law of unexpected consequences. And so the 17 hours of non-stop negotiation in Minsk through the night of February 11-12th may have been a turning point, when strategic perspectives came more vividly into focus while the local details of Minsk II were thrashed out. The sceptics have a lot of evidence on their side. But the strategic context has changed more than the wording of the texts.

Risposto da Giampaolo Carboniero su 24 Febbraio 2015 a 19:44 Un Think tank internazionale che sta preparando gli obiettivi per il 2030 https://sviluppofelice.wordpress.com/2015/02/23/lonu-per-lo-svilupp...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 25 Febbraio 2015 a 17:57 Verso COP21 a Parigi, Dicembre 2015: http://www.wri.org/blog/2015/02/indcs-bridging-gap-between-national...

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Risposto da Cristina Favati su 25 Febbraio 2015 a 19:01 http://www.repubblica.it/economia/2015/02/25/news/la_ue_promuove_la... La Commissione non accende un faro sui conti italiani, ma chiede "monitoraggio specifico e decise azioni politiche". Promozione per il Jobs Act. Parigi deve accelerare le correzioni strutturali, ma ha due anni in più per portare il deficit/Pil sotto il 3%. Belgio promosso, occhio al debito. Nuovo richiamo alla Germania sul surplus

Risposto da Fabio Colasanti su 28 Febbraio 2015 a 10:19 Non capisco come questa Russia possa riscuotere la simpatia di qualcuno. http://www.repubblica.it/esteri/2015/02/27/news/russia_ucciso_oppos...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 28 Febbraio 2015 a 17:54 Ma il Qatar non è fra quelli indicati come finanziatori dell'ISIS? E ci facciamo, gli lasciamo fare, affari? Come si può pensare che non ci ritengano una società decadente, che per i soldi è disposta a tutto? http://www.gadlerner.it/2015/02/27/il-fondo-sovrano-del-qatar-si-e-...

Risposto da giovanni de sio cesari su 28 Febbraio 2015 a 19:09 Giampaolo Il Qatar non finanzia l’ IS ma lo attacca con i suoi aerei. Ha la stessa politica dell’Arabia saudita di cui abbiamo a volte parlato. Essere integralista non significa essere nemico dell’Occidente: gli unici paesi in cui la sharia’ah e l’integralismo sono veramente costituiti sono da sempre i piu fedeli alleati dell’Occidente . Solo una parte dei movimenti ispirati al Wahabismo sono anche anti occidentali seguendo l’esempio di bin Laden ( che prima aveva anche finanziamenti USA ) e che noi chiamiamo impropriamente jihadisti Non ho idea se l’accordo di Milano possa essere vantaggioso per noi: pero gli accordi commerciali si fanno pure fra nemici. Nel pieno della guerra fredda la FIAT apri uno stabilimento a Togliattigrad ( ma esistera ancora? ) e Giorgio lavorava in Polonia prima del caduta del muro Gli affari sono affari Giampaolo Carboniero ha detto: Ma il Qatar non è fra quelli indicati come finanziatori dell'ISIS? E ci facciamo, gli lasciamo fare, affari? Come si può pensare che non ci ritengano una società decadente, che per i soldi è disposta a tutto? http://www.gadlerner.it/2015/02/27/il-fondo-sovrano-del-qatar-si-e-...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 28 Febbraio 2015 a 19:30 Giovanni, citavo solo notizie, forse inesatte a questo punto, dei vari TG e giornalisti. giovanni de sio cesari ha detto: Giampaolo

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Il Qatar non finanzia l’ IS ma lo attacca con i suoi aerei. Ha la stessa politica dell’Arabia saudita di cui abbiamo a volte parlato. Essere integralista non significa essere nemico dell’Occidente: gli unici paesi in cui la sharia’ah e l’integralismo sono veramente costituiti sono da sempre i piu fedeli alleati dell’Occidente . Solo una parte dei movimenti ispirati al Wahabismo sono anche anti occidentali seguendo l’esempio di bin Laden ( che prima aveva anche finanziamenti USA ) e che noi chiamiamo impropriamente jihadisti Non ho idea se l’accordo di Milano possa essere vantaggioso per noi: pero gli accordi commerciali si fanno pure fra nemici. Nel pieno della guerra fredda la FIAT apri uno stabilimento a Togliattigrad ( ma esistera ancora? ) e Giorgio lavorava in Polonia prima del caduta del muro Gli affari sono affari Giampaolo Carboniero ha detto: Ma il Qatar non è fra quelli indicati come finanziatori dell'ISIS? E ci facciamo, gli lasciamo fare, affari? Come si può pensare che non ci ritengano una società decadente, che per i soldi è disposta a tutto? http://www.gadlerner.it/2015/02/27/il-fondo-sovrano-del-qatar-si-e-...

Risposto da Fabio Colasanti su 1 Marzo 2015 a 23:13 Va in pensione una persona per bene. http://www.lastampa.it/2015/03/01/esteri/mujica-luruguay-saluta-il-...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 2 Marzo 2015 a 0:04 Sicuramente per bene, non so quanto sarebbe d'accordo sulle tue teorie economiche. Fabio Colasanti ha detto: Va in pensione una persona per bene. http://www.lastampa.it/2015/03/01/esteri/mujica-luruguay-saluta-il-...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 6 Marzo 2015 a 18:35 Funziona così la politica economica nel mondo? Cosac'entra il mercato? Oppure è questo il mercato, lontano dai nostri occhi e dalla nostra informazione? http://comune-info.net/2015/03/soldi-sporchi/

Risposto da Fabio Colasanti su 6 Marzo 2015 a 18:39 Giampaolo, che se senso ha la tua domanda? Vuoi sapere se la trama di un romanzo può essere credibile? Giampaolo Carboniero ha detto: Funziona così la politica economica nel mondo? Cosac'entra il mercato? Oppure è questo il mercato, lontano dai nostri occhi e dalla nostra informazione? http://comune-info.net/2015/03/soldi-sporchi/

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Risposto da Giampaolo Carboniero su 7 Marzo 2015 a 1:19 Un romanzo anche per le procure? Fabio Colasanti ha detto: Giampaolo, che se senso ha la tua domanda? Vuoi sapere se la trama di un romanzo può essere credibile? Giampaolo Carboniero ha detto: Funziona così la politica economica nel mondo? Cosac'entra il mercato? Oppure è questo il mercato, lontano dai nostri occhi e dalla nostra informazione? http://comune-info.net/2015/03/soldi-sporchi/

Risposto da Fabio Colasanti su 7 Marzo 2015 a 2:00 Giampaolo, l'articolo che hai postato è su di un romanzo, non su fatti di cronaca. Rileggiti per favore il testo che hai postato. La storia che viene raccontata nell'articolo è la trama di un romanzo. "La storia vera che questa graphic novel racconta è quella di un onesto cittadino nigeriano che, come tanti, crede che ci vogliano due partner consenzienti per ballare il tango della corruzione. In alcuni casi il maschio tanghero che guida lo show è occidentale, nigeriana invece – e ovviamente non priva di responsabilità – è la consenziente ballerina. Dotun Oloko, il protagonista inconsapevole di questa spy story fatta di corruzione, giochi di potere, fiumi di denaro e violenza, ha bussato alle porte di tutti i finanziatori pubblici occidentali per allertarli, metterli in guardia e indurli a intervenire per prevenire una delle più grandi frodi internazionali con soldi pubblici degli ultimi anni.Una denuncia senza quartiere che lo ha portato lontano dalla sua terra. Giocatore involontario di un complicato Risiko tra Africa, Stati Uniti ed Europa, dove nulla è più distinguibile, dove esistono solo nemici da cui guardarsi." E' poi del tutto possibile che l'autore abbia creato una trama assolutamente verosimile e ispirata a fatti veramente successi. Tra l'altro Dotun Oloko esiste veramente ed è una persona che denunciato vari scandali. Ma questo non toglie che stiamo sempre parlando di un romanzo. Giampaolo Carboniero ha detto: Un romanzo anche per le procure? Fabio Colasanti ha detto: Giampaolo, che se senso ha la tua domanda? Vuoi sapere se la trama di un romanzo può essere credibile? Giampaolo Carboniero ha detto: Funziona così la politica economica nel mondo? Cosac'entra il mercato? Oppure è questo il mercato, lontano dai nostri occhi e dalla nostra informazione? http://comune-info.net/2015/03/soldi-sporchi/

Risposto da Giampaolo Carboniero su 7 Marzo 2015 a 18:16 Romanzata, ma comunque una storia vera, tanto da aver acceso l'interesse di piùdi una procura, in Italia e all'estero. Fabio Colasanti ha detto: Giampaolo, l'articolo che hai postato è su di un romanzo, non su fatti di cronaca. Rileggiti per favore il testo che hai postato. La storia che viene raccontata nell'articolo è la trama di un romanzo.

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"La storia vera che questa graphic novel racconta è quella di un onesto cittadino nigeriano che, come tanti, crede che ci vogliano due partner consenzienti per ballare il tango della corruzione. In alcuni casi il maschio tanghero che guida lo show è occidentale, nigeriana invece – e ovviamente non priva di responsabilità – è la consenziente ballerina. Dotun Oloko, il protagonista inconsapevole di questa spy story fatta di corruzione, giochi di potere, fiumi di denaro e violenza, ha bussato alle porte di tutti i finanziatori pubblici occidentali per allertarli, metterli in guardia e indurli a intervenire per prevenire una delle più grandi frodi internazionali con soldi pubblici degli ultimi anni.Una denuncia senza quartiere che lo ha portato lontano dalla sua terra. Giocatore involontario di un complicato Risiko tra Africa, Stati Uniti ed Europa, dove nulla è più distinguibile, dove esistono solo nemici da cui guardarsi." E' poi del tutto possibile che l'autore abbia creato una trama assolutamente verosimile e ispirata a fatti veramente successi. Tra l'altro Dotun Oloko esiste veramente ed è una persona che denunciato vari scandali. Ma questo non toglie che stiamo sempre parlando di un romanzo. Giampaolo Carboniero ha detto: Un romanzo anche per le procure? Fabio Colasanti ha detto: Giampaolo, che se senso ha la tua domanda? Vuoi sapere se la trama di un romanzo può essere credibile? Giampaolo Carboniero ha detto: Funziona così la politica economica nel mondo? Cosac'entra il mercato? Oppure è questo il mercato, lontano dai nostri occhi e dalla nostra informazione? http://comune-info.net/2015/03/soldi-sporchi/

Risposto da giorgio varaldo su 7 Marzo 2015 a 18:22 Non considerei l'interesse delle procure italiane come prova inconfutabile della veridicita' di un argomento. Cmq non mi stupirei se un domani si apra una inchiesta sui fatti di milano quelli dell'assalto ai panificatori e si emetta un avviso di garanzia nei confronti di tale tramaglino renzo

Risposto da Giampaolo Carboniero su 7 Marzo 2015 a 19:12 Si parla anche del Serious Fraud Office inglese, se ti perendessi la briga di leggere tutto, non solo i titoli. giorgio varaldo ha detto: Non considerei l'interesse delle procure italiane come prova inconfutabile della veridicita' di un argomento. Cmq non mi stupirei se un domani si apra una inchiesta sui fatti di milano quelli dell'assalto ai panificatori e si emetta un avviso di garanzia nei confronti di tale tramaglino renzo

Risposto da giorgio varaldo su 7 Marzo 2015 a 20:34 Lo conosco codesto ufficio . compie serie indagini su tutto frodi ruberie e corruzione. non risulta abbia mai aperto una inchiesta sulle vendite di armi inglesi all'estero. ovvio in preenza di informazioni diverse sempre disponibile a far pubblica ammenda. Giampaolo Carboniero ha detto: Si parla anche del Serious Fraud Office inglese, se ti perendessi la briga di leggere tutto, non solo i titoli.

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giorgio varaldo ha detto: Non considerei l'interesse delle procure italiane come prova inconfutabile della veridicita' di un argomento. Cmq non mi stupirei se un domani si apra una inchiesta sui fatti di milano quelli dell'assalto ai panificatori e si emetta un avviso di garanzia nei confronti di tale tramaglino renzo

Risposto da Fabio Colasanti su 9 Marzo 2015 a 9:53 http://www.repubblica.it/economia/2015/03/06/news/borsa_6_marzo-108... Fatte le proporzioni con la popolazione dei due paesi (Stati Uniti 319 milioni, Italia 61) i 295mila posti di lavoro creati a febbraio negli Stati Uniti equivarrebbero ad una creazione in Italia 56 400 nuovi posti di lavoro. In un mese. Nell'intero 2014, la nostra economia ha creato 134mila nuovi posti di lavoro. Ed è già un buon risultato.

Risposto da Ezio Ferrero su 10 Marzo 2015 a 0:39 Preparati ad un raffica di contumelie sugli amerikani sporchi e cattivi, sul fatto che tanto sono tutti "mac-jobs", che assumono perchè possono schiavizzarli etc. Fabio Colasanti ha detto: http://www.repubblica.it/economia/2015/03/06/news/borsa_6_marzo-108... Fatte le proporzioni con la popolazione dei due paesi (Stati Uniti 319 milioni, Italia 61) i 295mila posti di lavoro creati a febbraio negli Stati Uniti equivarrebbero ad una creazione in Italia 56 400 nuovi posti di lavoro. In un mese. Nell'intero 2014, la nostra economia ha creato 134mila nuovi posti di lavoro. Ed è già un buon risultato.

Risposto da Giampaolo Carboniero su 10 Marzo 2015 a 18:51 Mi pare proprio ti sia risposto da solo. Ezio Ferrero ha detto: Preparati ad un raffica di contumelie sugli amerikani sporchi e cattivi, sul fatto che tanto sono tutti "mac-jobs", che assumono perchè possono schiavizzarli etc. Fabio Colasanti ha detto: http://www.repubblica.it/economia/2015/03/06/news/borsa_6_marzo-108... Fatte le proporzioni con la popolazione dei due paesi (Stati Uniti 319 milioni, Italia 61) i 295mila posti di lavoro creati a febbraio negli Stati Uniti equivarrebbero ad una creazione in Italia 56 400 nuovi posti di lavoro. In un mese. Nell'intero 2014, la nostra economia ha creato 134mila nuovi posti di lavoro. Ed è già un buon risultato.

Risposto da Giampaolo Carboniero su 10 Marzo 2015 a 21:05 Una bella riflessione: Keynes e le occasioni perdute; c'è troppa voglia di "potenza" https://sviluppofelice.wordpress.com/2015/03/09/carabelli-e-cedrini...

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Risposto da Cristina Favati su 14 Marzo 2015 a 16:17 http://www.pickline.it/2015/03/13/a-tikrit-ce-in-gioco-molto-piu-di... Da leggere.

Risposto da giorgio varaldo su 14 Marzo 2015 a 17:11 scenario con iran potenza egemone del medio oriente una preoccupazione del genere specialmente nei confronti di israele la aveva espressa anche elio tocco nella ns pagina di facebook in questo scenario emergono tragicamente le conseguenze della sciagurata condotta di guerra di G. W. Bush ma l'iran attuale non si sta impegnando solo nella guerra ai sunniti ISIL si è dichiarato disponibile ad aiutare in yemen i ribelli di houtis se e quando prenderanno il potere contro il governo di ali abdallah saleh sostenuto dall'arabia saudita http://www.aljazeera.com/news/2015/03/houthis-secured-aid-package-i... direi quindi che nel prossimo futuro sarà probabile un ulteriore aumento della tensione fra iran e saudi arabia e sarà interessante vedere quale ruolo giocheranno gli USA assente illustre (anche perchè militarmente non ha peso alcuno) l'europa cosa ne pensa l'amico giovanni? Cristina Favati ha detto: http://www.pickline.it/2015/03/13/a-tikrit-ce-in-gioco-molto-piu-di... Da leggere.

Risposto da Fabio Colasanti su 14 Marzo 2015 a 17:38 Cristina, grazie. L'articolo mostra bene quanto complessa sia la situazione in questa regione e quanto erroneo sia ridurla ad uno scontro tra estremisti islamici ed occidente. Aspetto i commenti di Giovanni. Cristina Favati ha detto: http://www.pickline.it/2015/03/13/a-tikrit-ce-in-gioco-molto-piu-di... Da leggere.

Risposto da giovanni de sio cesari su 15 Marzo 2015 a 10:38 Cristina Aggiungerei all’articolo che in realtà non sappiamo se l’esercito regolare iracheno sia formato in maggioranza poi da sciiti o da sunniti. Si è parlato pure di gruppi tribali sunniti uniti nell’offensiva ma non si sa molto. il problema è che forze sciite che combattono contro lS potrebbe assere un boomerang e fare aumentare per loro prestigio popolarita e soldarietà Non credo poi che effettivamente queste forze settarie riescano a sopraffare l’ IS Cristina Favati ha detto: http://www.pickline.it/2015/03/13/a-tikrit-ce-in-gioco-molto-piu-di...

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Da leggere.

Risposto da giovanni de sio cesari su 15 Marzo 2015 a 10:40 Giorgio nella lotta fra laici e integralisti ( diciamo cosi) possono vincere gli uni o gli altri. ma fra sunniti e sciiti non vince mai nessuno: Si nasce sciita o sunnita perche i propri antenati lo erano piu di mille anni, non ci sono conversioni. Quindi ogni vittoria o sconfitta è sempre puramente temporanea. Vince invece chi, sciita o sunnita, riesce a essere abbastanza tollerante con gli altri giorgio varaldo ha detto: scenario con iran potenza egemone del medio oriente una preoccupazione del genere specialmente nei confronti di israele la aveva espressa anche elio tocco nella ns pagina di facebook in questo scenario emergono tragicamente le conseguenze della sciagurata condotta di guerra di G. W. Bush ma l'iran attuale non si sta impegnando solo nella guerra ai sunniti ISIL si è dichiarato disponibile ad aiutare in yemen i ribelli di houtis se e quando prenderanno il potere contro il governo di ali abdallah saleh sostenuto dall'arabia saudita http://www.aljazeera.com/news/2015/03/houthis-secured-aid-package-i... direi quindi che nel prossimo futuro sarà probabile un ulteriore aumento della tensione fra iran e saudi arabia e sarà interessante vedere quale ruolo giocheranno gli USA assente illustre (anche perchè militarmente non ha peso alcuno) l'europa cosa ne pensa l'amico giovanni?

Risposto da giovanni de sio cesari su 15 Marzo 2015 a 10:47 Per chi fosse eventuamente interessato. I conflitti del M O Riesce difficile seguire l’andamento delle vicende del Medio Oriente i cui sviluppi spesso paiono anche agli esperti imprevedibili. Il punto essenziale è che non esiste un solo conflitto intorno a cui si raccolgono gli attori politici ma vi sono un gran numero di conflitti che si intersecano creando un calendoscopio di situazioni in cui non è facile orientarsi. Cerchiamo qui di schematizzare i conflitti principali che comunque ne nascondono altri. Il conflitto più appariscente è fra integralisti e moderati (laici). I primi intendono tornare alla integrità del corano mentre i secondi vogliono accordare la prassi religiosa alla vita moderna (laici non è però sinonimo di atei come invece spesso capita in occidente). Una tale distinzione non coincide, come spesso si crede, con quella fra anti occidentali e anti occidentali. Infatti i paesi in cui effettivamente la sharia’ah e l’integralismo sono veramente impiantati sono i paesi della penisola arabica, soprattutto l'Arabia Saudita che sin dalla sua origine è fedele e sicura alleata degli USA. Invece regimi laici (detti comunemente nazionalisti) che si insediarono alla fine della colonizzazione erano quasi tutti più o meno nemici dell’occidente e guardavano al Mosca (Siria, Iraq, Egitto di Nasser, Algeria). In realtà poi gli integralisti religiosi non costituiscono affatto un movimento unitario. I più radicali sono quelli che si ispirano al Wahabismo che è la dottrina propria dell’Arabia saudita. Di questi pero solo un parte sono anche anti occidentali seguendo l’esempio di bin Laden (che prima aveva anche finanziamenti USA) e che noi chiamiamo impropriamente jihadisti. Altri movimenti, come il partito di Erdogan in Turchia, hanno una ispirazione religiosa, ma comunque sono moderati e accettano, anche se in certi limiti, anche le regole democratiche. I Fratelli Mussulmani dell’Egitto con il tempo erano divenuti sempre più moderati allineandosi su posizioni simili a quelle turche : i sauditi appoggiano in Egitto al Sissi che ha estromessi dal potere i religiosi Fratelli Mussulmani per quanto la cosa possa sembra strana. Avere quindi una ispirazione religiosa non significa di per se essere integralisti, jihadisti o fanatici: questo è un fatto che spesso non viene adeguatamente valutato in Occidente. Bisogna poi considerare che esistono minoranze religiosa cristiane anche di altre gruppi (yazidi, drusi) che si identificano con le rispettive chiese, mostrano un notevole fervore religioso, ma

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sono a favore della laicità che permette loro di non essere discriminati, di uscire dalla condzione di dimmy (tollerati) nella quale li ricacciava la sharia. La linea di conflitto forse più forte che noi occidentali spesso sottovalutiamo è quella fra sunniti e sciiti Gli sciiti costituiscono la quasi totalità degli iraniani ma sono in minoranza negli altri pesi del M O asiatico e sono assenti nell’africa e nell’asia non medio orientale. Tutti gli sciiti quindi guardano all‘Iran come al loro naturale punto di riferimento Lo scia era laico e filooccidentale: con la rivoluzione di Khomeini invece l’ Iran divenne lo stato più integralista e anti-americano. Con il tempo pero questi caratteri si sono andati attenuando. Soprattutto l’integralismo sciita si è scontrato con quelle ancora più radicale dei wahabiti sunniti che vedono negli sciiti dei pericolosi eretici da combattere e sterminare. A questi conflitti ideologici si aggiungono contrasti etnici politici. Da 40 anni si combatte un conflitto accanito fra Turchia e Curdi che aspirano a un loro stato autonomo e pertanto entrano in contrasto anche gli arabi di Iraq. Tutti questi conflitti si sono intersecati in Siria e Iraq creando un quadro eccezionalmente favorevole alla formazione dello Stato islamico (impropriamente conosciuto come ISIS). In Siria fino al 2011 il governo era retto da una forte dittatura degli Assad che appartenevano a una minoranza, gli alawita, un gruppo diverso ma assimilabile agli sciiti e con una fortissima carattere di laicità. Quando sull’onda delle primavere arabe scoppiarono dimostrazioni per una svolta democratica essa si diffuse ovvamente soprattutto fra i sunniti che costituivano la maggioranza della popolazione (esercito libero di Siria), ma questi furono travolti dall’esercito siriano dominato dagli alawuiti. Divenne quindi uno contro fra sunniti e alawiti: a favore quindi dei sunniti vennero i sunniti sauditi, i movimenti estremisti ispirati al wahabiti nemici dei sciiti/ alawiti). A difesa del regime degli alawiti si sono posti l’iran e gli sciiiti dei Libano (Hezbollah). I cristiani cercano di mantenersi come possono estranei a questi conflitti, ma avevano trovato una protezione nel laicismo degli Assad. In Iraq fino all’invasione americana i sunniti laici di Saddam Hussein dominavano sugli sciiti piu inclini ad estremismo religioso e sui curdi pure essi sunniti e laici, ma in lotta per la loro indipendenza. L’invasione americana ha di fatto, ma non di diritto, reso indipendenti i curdi e acceso una ormai decennale guerra civile fra sunniti e sciiti. Poiche gli sciiti sono in numero maggiore hanno praticamente in mano il governo del paese e si scontrano con una forte, insuperabile resistenza sunnita che in parte è laica (come ai tempi di Saddam) e in parte a carattere integralista. Quando gli integralisti della Siria hanno passato il confine hanno conquistato senza sforzo una buona parte dell Iraq sunniti perche i soldati del posto sunniti non si sono sentiti di combattere contro alri sunniti a favore del governo sciita. L’unico ostacolo l’ISIS lo hanno trovato nei Curdi, pure essi sunniti, ma orientati in senso laico e soprattutto di etnia non araba. I Turchi che incombono immoti sui campi di battaglia sono sunniti, di ispirazione religiosa, ma moderata e soprattutto temono l'indipendenza curda. Non appoggiano l’ISIS ma comunque nemmeno i loro avversari che sono suoi nemici. Nel conflitto sono intervenuti gli americani con attacchi aerei insieme agli emirati che pure essendo sunniti e wahabita sono tuttavia alleati dell’America e non possono tollerare gli eccessi deIl’ ISIL. Un quadro oltremodo complesso quindi in cui ciascuno intervenendo contro ‘ISIL teme di aiutare i propri nemici .

Risposto da Fabio Colasanti su 15 Marzo 2015 a 16:19 Giovanni, mille grazie. Giuseppe, non sarebbe materiale per il prossimo numero della rivista? giovanni de sio cesari ha detto: Per chi fosse eventuamente interessato. I conflitti del M O Riesce difficile seguire l’andamento delle vicende del Medio Oriente i cui sviluppi spesso paiono anche agli esperti imprevedibili. Il punto essenziale è che non esiste un solo conflitto intorno a cui si raccolgono gli attori politici ma vi sono un gran numero di conflitti che si intersecano creando un calendoscopio di situazioni in cui non è facile orientarsi. ( ... )

Risposto da giorgio varaldo su 16 Marzo 2015 a 8:09

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per chi vuole approfondire un interessante dibattito sull'iran e sui possibili sviluppi della crescente egemonia iraniana nel golfo http://www.aljazeera.com/programmes/insidestory/2015/03/alarm-iran-...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 16 Marzo 2015 a 18:48 Come dovrebbe essere "razionalizzata" l'economia mondiale https://sviluppofelice.wordpress.com/2015/03/16/carabelli-e-cedrini...

Risposto da Fabio Colasanti su 16 Marzo 2015 a 23:02 Israele domani elegge un nuovo Parlamento. È possibile, anche probabile, che Benjamin Netanyahu non sarà più primo ministro. Ma questo non sarà a causa di una condanna delle sue politiche di consolidamento dell'occupazione dei territori della Cisgiordania, della costruzione di di nuovi insiediamenti o della politica verso Gaza. Sarà piuttosto a causa del comportamento personale del primo ministro e della sua perdità di credibilità personale.

Risposto da Fabio Colasanti su 19 Marzo 2015 a 14:58 Una parte delle buone entrate fiscali viene almeno spesa in maniera lodevole. The federal government approved the largest increase and the highest development aid budget in the history of the Federal Republic on Wednesday (18 March). The 2016 budget plans to increase allocations for development aid to €7.4 billion. “In this way, we are underlining our development policy responsibility, particularly in light of the ongoing humanitarian crises and growing challenges in the area of international climate protection financing,” said German Finance Minister Wolfgang Schäuble on Wednesday, presenting key points of the draft budget. German ministries would have around €1.3 billion more at their disposal to provide aid in poor countries throughout the coming year. The Development Ministry (BMZ) would receive an additional €860 million, the Foreign Office €370 million and another €50 million would go to the Environment Ministry.

Risposto da Giampaolo Carboniero su 22 Marzo 2015 a 1:34 L'unico risultato che interessa e a cui tende il pensiero unico nel mondo https://sviluppofelice.wordpress.com/2015/03/19/oxfam-the-top-1-wil...

Risposto da Fabio Colasanti su 24 Marzo 2015 a 18:37 Il capitolo "Crimea" è per quasi tutti un capitolo chiuso. L'annessione è stata illegale, ma non possiamo farci nulla. Questa è la realtà. Ma le cose in Crimea non vanno bene. Posto un'analisi di una specialista – Amanda Paul, che lavora con un think tank di Bruxelles e che viene spesso intervistata su Euronews – sulla situazione nella regione. Carico il documento completo e riporto qui di seguito le conclusioni dell'analisi. While Putin may still be basking in his "glory", with high popularity ratings and many people in Crimea still euphoric about being part of Russia, this is unlikely to last forever. Crimea has quickly become a millstone around Russia's neck

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and this financial burden is likely to get heavier rather than lighter as time goes by and the realities of international isolation begin to hit home on the Peninsula. This will particularly be the case with the younger generation that will find themselves trapped under corrupt and criminal authorities with few opportunities for the future. However, it seems unlikely that Crimea will be "returned" to Ukraine any time soon. Even if Putin's rule comes to an end it seems unlikely a new leader would make a U-turn. Such was the popularity of the annexation in Russia that any attempt at reversal would be political suicide. Even leading opposition figures such as Alexei Navalny and Mikhail Khodorkovsky recognise this fact with Khodorkovsky stating that the Crimea problem will go on for decades. Furthermore, Putin knows that no one can force him to return Crimea. A recent survey revealed that only 13% of Ukrainians believe that Western sanctions will bring about a return of Crimea. However, this is not a reason for the international community to give up on Crimea. Today Crimea has virtually dropped off the map. Though it is still internationally unrecognised, almost every country in the world now seems to see the Crimean situation as a fait accompli. During the recent Minsk II ceasefire negotiations, Crimea was not even mentioned during the discussions. It is important that the international community, including the EU, maintains a strong focus on developments on the ground and stays consistent and united, avoiding any direct or indirect recognition of Crimea as was underlined by High Representative Mogherini on the anniversary of the illegal referendum. For example, Russia's recent effort to press UEFA, the European governing body for football, to recognise Crimea as an entity seperate from Ukraine should be robustly rebuked. There are several measures the West should take: (i) maintaining a strong policy of non-recognition of the illegal annexation of Crimea; (ii) continuing to ensure the strict implementation of all possible measures aimed to address the legal consequences of the annexation, including those related to the economy, visa policy, trade, financial area etc.; (iii) maintain the sanctions, irrelevant of developments related to the Donbas and Russia's compliance with the Minsk II agreement; (iv) condemning the flagrant violation of human rights and fundamental freedoms in Crimea by Russia and if necessary increasing sanctions as a consequence; (v) pressing Russia to give international organisations access to monitor the situation on the ground; (vi) continue to support Ukraine's economic and political transition, and, in the case of the EU, a rapid delivery of a visa-free regime for Ukrainian citizens once Kyiv has met the relevant criteria. At the same time, despite the ongoing war with Russia in the East, Ukraine needs to focus on building a strong, democratic and prosperous state, including following through on commitments to quickly implement steps towards the decentralisation of the regions and efforts to strengthen the "national dialogue". By changing the image and face of Ukraine, there is a far greater likelihood that at some point in the future a compromise can be found regarding Crimea. Allegati:

pub_5432_crimea_one_year_after_russian_annexation.pdf, 515 KB

Risposto da giorgio varaldo su 25 Marzo 2015 a 17:03 quasi completamente ignorato dai nostri media il conflitto in corso in yemen fra i ribelli houti - sostenuti dall'iran - ed il regime sostenuto dall'arabia saudita. http://www.aljazeera.com/news/2015/03/yemeni-president-hadi-flees-a... da notare le ampie zone del paese controllate da al qaeda e le altre zone nelle quali al qaeda tende ad espandersi e la posizione strategica di aden ben difficilmente può esser lasciata sotto il controllo di al qaeda

Risposto da Fabio Colasanti su 26 Marzo 2015 a 22:03 Un articolo - in inglese - su di un tema difficile: il giudizio da dare su Lee Kwuan Yew che è morto qualche giorno fa all'età di 91 anni. Giustamente l'Economist conclude che il suo successo nel creare Singapore non può portare alla conclusione che restrizioni della democrazia siano una cosa positiva. Ma il successo di Singapore è impressionante. Il reddito pro capite dei suoi abitanti è quasi il doppio di quello italiano e "tutto funziona". Secondo l'Economist il grande merito di Lee Kwuan Yew è stato di aver creato uno stato (anche se molto piccolo) dove l'amministrazione pubblica è di prima qualità, dove i ministri sono ben pagati, dove la meritocrazia funziona e dove la corruzione è quasi sconosciuta. I migliori studenti delle scuole secondarie si vedono offrire borse di studio nelle migliori università americane a condizione di impegnarsi a lavorare per il settore pubblico

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almeno cinque anni. Il risultato è che la maggior parte dei capi ufficio dell'amministrazione di Singapore sono persone giovani con un PhD ad Harvard, a Yale o a Stanford. http://www.economist.com/news/leaders/21647282-authoritarians-draw-...|hig|26-03-2015| e un articolo di Abranevel sullo stesso tema. http://www.corriere.it/opinioni/15_marzo_26/merito-governo-modello-...

Risposto da Fabio Colasanti su 31 Marzo 2015 a 10:30 La manifestazione di qualche giorno fa a Tunisi in difesa della democrazia è un raro raggio di luce in un panorama molto triste. Dobbiamo sperare nella Tunisia (e aiutarla; ottimo il gesto del governo italiano di cancellare i 25 milioni di euro di debito ufficiale residuo che il paese aveva con noi) visto che le notizie che vengono dalla Turchia non sono buone. Questo paese era – ed è ancora nonostante tanti sviluppi preoccupanti – il solo caso di democrazia funzionante in un paese mussulmano. Speriamo che la Tunisia diventi un secondo esempio. Purtroppo sotto Erdogan le cose in Turchia stanno deteriorandosi fortemente. È di qualche giorno fa la decisione del governo di rinforzare l'armamento pesante della polizia che sta diventando sempre di più l'esercito a difesa del governo contro le possibili tentazioni putschiste dell'esercito regolare. Su di un piano quasi comico c'è da registrare la dichiarazione fatta ieri a Bruxelles durante una conferenza dalla figlia del presidente, Sümeyye Erdoğan, secondo laquale sarebbe assolutamente giustificato che le figlie femmine ricevano una quota dell'eredità inferiore a quella che va ai figli maschi !

Risposto da Giampaolo Carboniero su 31 Marzo 2015 a 18:33 Questi indonesiani! Non riescono proprio a capire i vantaggi della privatizzazione: http://comune-info.net/2015/03/a-jakarta-lacqua-torna-un-bene-comune/ Privatizzazioni raccomandate anche dal TTIP.

Risposto da Giampaolo Carboniero su 31 Marzo 2015 a 19:03 Firmate anche voi: https://www.change.org/p/pronunciatevi-contro-la-detenzione-di-anto...

Risposto da Fabio Colasanti su 31 Marzo 2015 a 19:34 Giampaolo, da quando sei passato nel campo degli oppositori di Maduro e dell'eredità bolivariana e progressista di Hugo Chavez ? Giampaolo Carboniero ha detto: Firmate anche voi: https://www.change.org/p/pronunciatevi-contro-la-detenzione-di-anto...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 31 Marzo 2015 a 19:42

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Non vale neanche la pena che ti risponda! Fabio Colasanti ha detto: Giampaolo, da quando sei passato nel campo degli oppositori di Maduro e dell'eredità bolivariana e progressista di Hugo Chavez ? Giampaolo Carboniero ha detto: Firmate anche voi: https://www.change.org/p/pronunciatevi-contro-la-detenzione-di-anto...

Risposto da giovanni de sio cesari su 1 Aprile 2015 a 7:02 Fabio Colasanti scrive : la figlia del presidente, Sümeyye Erdoğan, secondo laquale sarebbe assolutamente giustificato che le figlie femmine ricevano una quota dell'eredità inferiore a quella che va ai figli maschi ! Se parla nell'ambito delle tradizioni slamiche crdo che abbai aragione Per chi fosse interessato E' un aspetto poco noto da noi ma risulta molto interessante segnalare la grande differenza che c'è al riguardo dell'aspetto patrimoniale femminile nelle due civiltà Nel mondo mussulmano la situazione è assolutamente diversa dall’occidente . La dote (in arabo Mahr): viene versata dal marito alla moglie e rimane di sua proprietà anche in caso di divorzio. Il marito ha l'obbligo di provvedere alla necessità della famiglia ma la donna può amministrare la sua dote e non è tenuta, se non lo vuole, a impegnarla per il mantenimento della famiglia. L'usanza non ha riscontro in Occidente tranne forse che per il morgenhaben (dono del mattino), uso barbarico secondo il quale il marito faceva un regalo sostanzioso alla sposa al mattino dopo aver consumato il matrimonio (nei Nibelunghi Sigfrido regala alla sposa Crimilde l'inesauribile tesoro dell'"oro del Reno") Qualcuno ha criticato l'uso del Mahr mussulmano ritenendo che in questo modo la donna è come se vendesse se stessa: ma la critica ci pare infondata. Per quanto riguarda l'eredità il corano prescrive :

An-Nisâ'Le Donne) Ecco quello che Allah vi ordina a proposito dei vostri figli: al maschio la parte di due femmine.....

Ciò può sembrare una discriminazione contro le donne: in effetti però a ben vedere la prescrizione è invece squilibrata a favore della donna e per questo in molta parte del mondo mussulmano non viene osservata e la donna riceve poco o niente in eredità: bisogna tener presente infatti che la moglie è a carico del marito che deve inoltre versarle una dote. e che quindi tutte le spese sono a carico dell'uomo. Va notato però che è difficile dire quanto i diritti patrimoniali delle donne siano poi effettivamente goduti da esse: la subordinazione al marito rende l'effettivo esercizio di questi diritti (come di tutti gli altri diritti ) molto problematica: ci si affida soprattutto alla onestà del marito, alla sua volontà di adempiere i suoi doveri religiosi e morali più che alla possibilità reale che la moglie possa far valere i propri diritti. Tuttavia questo avviene dappertutto, anche in Occidente: è difficile far ricorso a un giudice terzo per far valere i propri diritti in ambito familiare senza distruggere la famiglia stessa Il Cristianesimo nulla prescrive a proposito degli aspetti patrimoniali dei coniugi ma vi è in Occidentale una tradizione generale : l'istituto della dote. Si trattava di beni che la famiglia assegnava alla sposa : tuttavia poichè si riteneva che la donna fosse incapace di amministrarli direttamente la loro amministrazione era demandata al marito. ma la dote restava esclusiva proprietà della moglie ( non vi era comunità di beni) e doveva essere restituita in caso di separazione o di scioglimento del matrimonio.Il marito però l'amministrava e la utilizzava per il mantenimento della famiglia, in pratica ne aveva il completo controllo e ne usufruiva: alla moglie a volte veniva solo riservata un piccola somma (lo "spillatico") per le spese personali di abbigliamento La dote aveva una importanza fondamentale: una donna non poteva sposarsi senza di essa ed essa variava naturalmente secondo le condizioni economiche della famiglia. Naturalmente avveniva che ogni celibe cercava una sposa più in base all'entità della dote che alle doti personali e una buona dote faceva chiudere un occhio o magari tutte e due sulle doti fisiche, personali e anche morali della futura sposa. Era comune che nobili spiantati sposassero donne plebee ma con grandi doti rinnovando cosi i fasti del casato (si pensi alla situazione descritta nel "Gattopardo" ). D'altra parte i genitori vedevano con preoccupazione la nascita di una femmina alla quale bisognava poi assegnare una dote e per evitarlo si giungeva talvolta anche a monacazioni forzate (si ricordi la monaca di Monza di manzoniana in Occidente non vi sono norme che privilegiano l'uomo nella

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eredità di beni privati. Tuttavia vi era la tendenza a mantenere il patrimonio intatto nel passaggio di generazione. Nel mondo feudale il primogenito ereditava da solo il feudo: in seguito poi si cercava di mantenere sempre al primogenito e comunque ai figli maschi la maggior parte del patrimonio in quanto erano essi a trasmettere il nome e quindi a continuare il casato : la donna riceveva però la dote che era in conto eredità ma questa era inferiore a quanto ricevevano generalmente poi i figli maschi.

Risposto da giovanni de sio cesari su 1 Aprile 2015 a 7:06 Fabio La Turchia non è l’unico paese islamico ad avere elezioni pluripartitiche e una democrazia anche se molto limitata e di terzo mondo: Situazione analoga alla Turchia troviamo in Pakistan, Bangla Desh Indonesia repubbliche ex sovietiche e altri per cui credo che i mussulmani che vivono in paese con partito unico siano meno numerosi di quelli che votano per piu partiti. I fatti dimostrano quindi che democrazia e islam possano coesistere: La democrzia indica un certo modello politico: non c’e nessun motivo per credere che debba avere anche i valori comuni attualmente dell’Occidente. Ad esempio la parita dei sessi ( nei rapporti economici familiari ) è venuta molto dopo che la democrazia si affermasse e c’era democrazia anche quando le donne non potevano nemmeno amministrare la loro dote o per lavorare dovevano avere il permesso del marito: Anche dopo la costituzione, il celebrante del matrimonio ricordava che il marito e capo della famiglia e che la moglie deve seguirlo . La democrazia è un sistema per cui i governanti vengono scelti dal popolo: potrebbe anche darsi che un popolo non europeo pensi diversamente dai popoli europei in fatto di famiglia . Fabio Colasanti ha detto: La manifestazione di qualche giorno fa a Tunisi in difesa della democrazia è un raro raggio di luce in un panorama molto triste. Dobbiamo sperare nella Tunisia (e aiutarla; ottimo il gesto del governo italiano di cancellare i 25 milioni di euro di debito ufficiale residuo che il paese aveva con noi) visto che le notizie che vengono dalla Turchia non sono buone. Questo paese era – ed è ancora nonostante tanti sviluppi preoccupanti – il solo caso di democrazia funzionante in un paese mussulmano. Speriamo che la Tunisia diventi un secondo esempio. Purtroppo sotto Erdogan le cose in Turchia stanno deteriorandosi fortemente. È di qualche giorno fa la decisione del governo di rinforzare l'armamento pesante della polizia che sta diventando sempre di più l'esercito a difesa del governo contro le possibili tentazioni putschiste dell'esercito regolare. Su di un piano quasi comico c'è da registrare la dichiarazione fatta ieri a Bruxelles durante una conferenza dalla figlia del presidente, Sümeyye Erdoğan, secondo laquale sarebbe assolutamente giustificato che le figlie femmine ricevano una quota dell'eredità inferiore a quella che va ai figli maschi !

Risposto da giorgio varaldo su 1 Aprile 2015 a 7:44 Nei paesini delle valli montane del piemonte sino agli anni 50-60 era possibile vedere anziani signori con baffi ed un aspetto molto simile al re vittorio emanuele II . La storia ci racconta della passione per la caccia del sovrano e della abitudine di scaldare il regio letto con la compagnia di qualche virginea fanciulla del luogo ricompensata dalla regia amministrazione con il dono di una cascina. Inutile dire che queste fanciulle erano molto ambite dai giovani del luogo e non risultano agli atti notizie di reprimende da parte del clero locale ne della stampa cattolica. giovanni de sio cesari ha detto: Naturalmente avveniva che ogni celibe cercava una sposa più in base all'entità della dote che alle doti personali e una buona dote faceva chiudere un occhio o magari tutte e due sulle doti fisiche, personali e anche morali della futura sposa.

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Risposto da Fabio Colasanti su 7 Aprile 2015 a 19:20 L'accordo con l'Iran ha una portata storica. Ma questo articolo spiega bene perché non si possano ignorare facilmente le preoccupazioni di Israele. http://www.corriere.it/esteri/15_aprile_05/iran-israele-paura-ragio...

Risposto da giovanni de sio cesari su 7 Aprile 2015 a 23:32 Fabio io temererei molto piu l'atomica in mano al Pakistan ch ein peda alal guerra civile.L'iran nonè piu quello di Khomeini Per chi fosse eventualmente interessato Dal punto di vista tecnico della prospettiva del nucleare iraniano è difficile valutare le conseguenze dei negoziati di Losanna. Noi, naturalmente, non siamo in grado di dare un giudizio tecnico , ma crediamo che anche per gli esperti i risultati siano molto dubbi. Bisognerà vedere poi come andranno nella realtà le cose: in fondo non è nemmeno un accordo quello di Losanna ma solo la prospettiva di un accordo che si dovrà trovare in seguito, a giugno, si dice. Tutti i politici occidentali, naturalmente, danno una interpretazione in chiave propagandistica, chi affermando, come Obama, che l’accordo nei fatti chiude la prospettiva che l’Iran si doti effettivamente della bomba atomica e chi, come Netanyahu, invece parla di errore storico che permetterà all’Iran di dotarsi dell’ atomica con la quale potrà colpire Israele In una prospettiva storica ci pare che l’isolamento in cui si trova l’Iran dal lontano 1979, dall’occupazione dell’ambasciata americana a Teheran, non poteva ancora essere protratto. L’Iran ritorna o almeno ha la prospettiva di tornare nella comunità internazionale a pieno titolo ad occupare il posto che le spetta nel consesso internazionale L’Iran è una nazione di quasi 80 milioni di abitanti, ricchissima di petrolio, erede di una antichissima civiltà, forse la più alta che ha espresso l‘islam come mostrano gli splendidi monumenti delle sue città La domanda è pero se costituisce essa ancora un pericolo per la comunità internazionale e, per meglio dire, per l’Occidente. Nel 1979 Khomeini identificò l’Occidente con il Grande Satana, il nemico dell’islam e tentò di esportare il suo zelo e il suo sistema teocratico in tutto il mondo mussulmano. Una intera generazione si sacrificò con entusiasmo e fanatismo sui campi di battaglia dell’Iraq ma senza risultati concreti perche l’Iraq di Saddam aiutato da tutto il mondo ( Occidente, arabi e URSS) resistette. L’ultima ondata umana che nel 89 doveva spazzare via il piccolo satana di Saddam Hussein non fu mai lanciata e poco dopo Khomeini moriva tristemente. Da allora è passata una intera generazione, i giovani sono ben lontani di quell’atmosfera di fanatismo religioso che impregnò la generazione dei padri. Ormai i giovani non sentono solo la voce degli iman dagli altoparlanti delle moschee ma sono in contatto attraverso i nuovi mezzi di comunicazione con i coetanei di tutto il mondo La rielezione di Ahmadinejad un rappresentante della generazione di Khomeni avvenne nel 2009 in mezzo a proteste, probabilmente infondate, di brogli elettorali ma il punto è che si protrasse molto a lungo , oltre ogni aspettative e interessò essenzialmente la parte più colta e avanzata del paese D’altra parte Khomeini non rappresentava tutto il clero sciita, anzi spesso era in contrasto con esso perchè la sua creazione politica, in effetti, era al di fuori della tradizione sciita : il più prestigioso esponente sciita, il grande ayatollah Montazeri fu sempre oppositore suo e del suo erede Kamenei. L’Iran mantiene la sua struttura rigorista religiosa ma l’idea di esportarla è tramontata definitivamente. Comunque per quanto rigorista è molto più moderna dell’Arabia saudita per non parlare dell’IS . E’ vero che in Iran le donne debbono portare ancora la chador ma è anche vero che esse rappresentano più della metà della popolazione studentesca mentre in Arabia Saudita non possono nemmeno guidare l’auto e in certe zone del Pakistan e in Afganistan vengono incendiate le scuole femminile e le ragazze rischiano di essere sfigurate con l’acido se ci vanno. Dobbiamo poi tener conto che Rouhani ha vinto le elezioni con la prospettiva di far rientrare l’Iran nella legalità internazionale: come primo gesto ha riconosciuto esplicitamente la Shoa, cosa che accanitamente e strenuamente il suo predecessore Ahmadinejad aveva negato. Ora il fallimento dei negoziati di Losanna avrebbe affossato ancora una volta i moderati o meglio, come si definiscono, i pragmatici dando fiato invece all’estremismo oscurantista. Invece ora tutto l’Iran festeggia l’accordo e con esso il trionfo della tendenza moderata e pragmatica che, con la fine sperata delle sanzioni aprirà la strada alla sperata ripresa economica . L’Occidente non poteva deludere questa attesa.

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L’estremismo jihadista che era il sogno di Khomeini si è e effettivamente diffuso nel Medio Oriente ma ormai permea movimenti sunniti di ispirazione wahabita che si mostrano nemici soprattutto degli sciiti e dell’Iran: alla fine, paradossalmente, Khomenini ha fatto nascere i suoi più accaniti nemici Crediamo tuttavia che sarebbe una illusione pericolosa pensare che l’Iran, alleata dell’Occidente, possa debellare il terrorismo jhadista. L’intervento sciita iraniano contro il jihadismo sunnita finirebbe con aumentare il suo prestigio e la sua forza fra i sunniti. La offensiva voluta dal governo iracheno retto dallo sciita al-'Abadi contro l‘IS, formata essenzialmente da milizie sciite sostenute dall’Iran e diretta da un generale Iraniano è fallita prima ancora di cominciare: . Il fatto è che gli sciiti non possono invadere le terre sunnite e viceversa perche si altererebbe equilibri storici vecchi di millenni. Anche in Yemen quando gli Zaidi hanno cercato di controllare le zone sunnite hanno provocato l’intervento massiccio di tutto il mondo sunnita Tuttavia l’ Iran puoi essere un interlocutore fondamentale per risolvere le crisi in Iraq , Siria e Yemen che sarebbe già un passo essenziale alla lotta al jihadismo Fabio Colasanti ha detto: L'accordo con l'Iran ha una portata storica. Ma questo articolo spiega bene perché non si possano ignorare facilmente le preoccupazioni di Israele. http://www.corriere.it/esteri/15_aprile_05/iran-israele-paura-ragio...

Risposto da Fabio Colasanti su 8 Aprile 2015 a 6:46 Giovanni, rimane il fatto che la distruzione di Israele mi sembra faccia ancora parte degli obiettivi ufficiali della politica dell'Iran. Nel corso degli ultimi negoziati mi sembra che abbiano dichiarato questo punto "non negoziabile". giovanni de sio cesari ha detto: Fabio io temererei molto piu l'atomica in mano al Pakistan ch ein peda alal guerra civile.L'iran nonè piu quello di Khomeini ( ... )

Risposto da giovanni de sio cesari su 8 Aprile 2015 a 19:56 Fabio Non credo che nei negoziati si sia posta una questione del genere Nella sostanza farei due ordine di osservazioni Dal punto di vista pragmatico: le sanzioni fino ad ora non hano fermato l'Iran dallo sviluppare l’atomica, con questi negoziati forse si o forse no. Soprattutto i negoziati hanno fatto trionfare la tendenza moderata di Rowani che altrimenti sarebbe stata travolta. Dal punto i vista più generale. Noi tendiamo a identificare l’Iran con lo spirito millenaristico e visionario di Khomeini. Ma il clero sciita era già tanto diviso che Khomeini non riusci a trovare un successore (guida suprema) e dovette ripiegare su Khamenei che non aveva alcun titolo se non la fedeltà a lui. Il sogno khomenista è andato in frantumi. Ahmadinejad era un laico e proveniva dall’ambiente dei basiji, ma ormai i basiji rassomigliano molto di piu alla nostra protezione civile o agli scout che a quei ragazi che si facevano esplodere sui campi minati. L’oltranzismo jihadista è patrimonio dei nemici dell’Iran come l'IS: Non credo che questa nuova generazione guidata da chierici come Rowani possa veramente pensare di lanciare un attacco nucleare su Israele sacrificando se stessi. L’atomica non è mai sta una opzione di attacco, ma solo una garanzia difensiva. Fabio Colasanti ha detto: Giovanni, rimane il fatto che la distruzione di Israele mi sembra faccia ancora parte degli obiettivi ufficiali della politica dell'Iran. Nel corso degli ultimi negoziati mi sembra che abbiano dichiarato questo punto "non negoziabile".

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Risposto da Fabio Colasanti su 14 Aprile 2015 a 8:19 Un buon riassunto del carattere illogico della posizione ufficiale del governo turco sul massacro degli armeni. http://www.corriere.it/cultura/15_aprile_13/armeni-massacro-fd11de0...

Risposto da Fabio Colasanti su 15 Aprile 2015 a 7:42 Ancora sulle difficoltà di trovare una soluzione al problema dei flussi migratori dall'Africa. http://www.corriere.it/editoriali/15_aprile_14/migranti-poco-tempo-...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 20 Aprile 2015 a 18:34 Un flash sulla politica mondiale, i suoi attori, direttori, interessi, creditori e pagatori http://tempofertile.blogspot.it/2015/04/i-bastioni-della-cittadella...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 20 Aprile 2015 a 18:36 Quando mai le armi si acquistano e si costruiscono per lasciarle nei magazzini? http://ilmanifesto.info/litalia-spende-80-milioni-al-giorno-in-spes...

Risposto da giorgio varaldo su 20 Aprile 2015 a 19:25 a parte che l'articolo del manifesto non si legge tutte le armi sono acquistate per essere immagazzinate in ogni caso la cifra è sicuramente fasulla in quanto se fosse vera il nostro paese spenderebbe per armamenti 29 miliardi all'anno cifra pari all'intero bilancio della difesa.. e non avanzerebbe un centesimo per gli stipendi al personale delle FFAA.. Giampaolo Carboniero ha detto: Quando mai le armi si acquistano e si costruiscono per lasciarle nei magazzini? http://ilmanifesto.info/litalia-spende-80-milioni-al-giorno-in-spes...

Risposto da Giuseppe Ardizzone su 20 Aprile 2015 a 19:34 C'è del marcio in Danimarca! Giampaolo Carboniero ha detto: Un flash sulla politica mondiale, i suoi attori, direttori, interessi, creditori e pagatori http://tempofertile.blogspot.it/2015/04/i-bastioni-della-cittadella...

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Risposto da Giampaolo Carboniero su 22 Aprile 2015 a 18:15 Fa comodo pensare solo alla cura degli effetti, senza curarsi delle cause: http://comune-info.net/2015/04/non-credo-multinazionali-migranti/

Risposto da Giampaolo Carboniero su 22 Aprile 2015 a 18:26 E lorsignori starebbero rispettando l'opinione dei popoli? http://comune-info.net/2015/04/leuropa-prepara-il-terreno-ogm-al-ttip/ http://www.theguardian.com/environment/2015/apr/16/eu-new-gm-geneti...

Risposto da Giuseppe Ardizzone su 22 Aprile 2015 a 18:35 Giampaolo ti ringrazio per la segnalazione di questo articolo della Mannoia ( è la cantante?) . Al di là dell'emozione che comunica poi il vero problema è rappresentato dalla difficoltà della classe politica locale africana di formarsi e amministrare in maniera indipendente il proprio teritorio. La modalità di approccio della Cina sembrava essere più coinvolgente nei confronti delle economie locali. Poi bisognerebbe valutare caso per caso ma l'impressione è di una netta separazione fra la presenza e gli interessi delle multinazionali e lo sviluppo armonico di questi paesi .La situazione sembra diversa dove si è realizzato lo sviluppo e l'affermazione di una classe dirigente interna come nel Sud Africa ma non ho conosco bene la situazione. Giampaolo Carboniero ha detto: Fa comodo pensare solo alla cura degli effetti, senza curarsi delle cause: http://comune-info.net/2015/04/non-credo-multinazionali-migranti/

Risposto da Fabio Colasanti su 22 Aprile 2015 a 19:00 Giuseppe, io avevo pensato di ignorare la corbellerie della Mannoia, ma il tuo intervento mi spinge a dire qualcosa. Nel nostro mondo ci sono tantissimi problemi, ma il numero delle persone che - molto spesso per ignoranza - credono di aver trovato la soluzione di tutti i problemi è ancora più grande. La visione della Mannoia è fuori della realtà: l'Africa rovinata dalle multinazionali ? Ma quando mai. L'Europa ha storicamente delle grosse responsabilità per aver suddiviso l'Africa in paesi che molto spesso non hanno ragione di esistere. Ma questo risale al 1878. Alcuni paesi europei hanno sfruttato alcune risorse minerarie lasciando i paesi in condizioni economiche e amministrative tremende (uno dei peggiori esempi è stato fornito dai Belgi nel Congo). Da questo punto di vista le ex-colonie britanniche stanno molto meglio, almeno hanno un'amministrazione pubblica e un sistema giudiziario con un minimo di efficenza. Gli Stati Uniti sono poi il paese che ha forzato gli europei a concedere l'indipendenza ai paesi africani. Non credo che se ne possa far loro una colpa. Ma dopo gli anni sessanta, anche se c'è stata qualche presenza qui e la, le multinazionali hanno soprattutto ignorato l'Africa, se ne sono tenute alla larga. Gli scambi con l'Africa non hanno rappresentato che l'uno o il due percento del commercio mondiale. Fino a qualche anno fa il problema dell'Africa era riassunto nella frase che "La globalizzazione ha ignorato l'Africa". Adesso vediamo qualche segno di miglioramento e da qualche anno il tasso di crescita dell'Africa subsahariana è diventato più alto di quello del resto del mondo.

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Il grosso problema del continente, riconosciuto oramai da ogni analista - africano o no - è la bassissima qualità della classe politica locale. L'Europa ha la responsabilità di non aver preparato le ex-colonie all'indipendenza. Ma che altro fare? Da molti anni si è insistito sempre più sul rispetto dei diritti umani, legando contratti e aiuti a miglioramenti concreti. Purtroppo questi sforzi sono sabotati proprio dalla Cina che offre contratti e aiuti senza dire una parola sul rispetto dei diritti umani. La Cina sta offrendo aiuti consistenti in cambio di garanzie sull'accesso a materie prime, ma soprattutto a prodotti alimentari. I progetti realizzati dalla Cina non sono affatto effettuati con personale locale. Al contrario, tutte le maestranze provengono dalla CIna. Ha fatto scandalo il fatto che per alcuni lavori in Sudan la CIna ha perfino utilizzato prigionieri cinesi portati in Africa dalle carceri della madre patria. Conosco un po' il Sud Africa dove ho avuto la fortuna di andare nel 2011 (sono stato nella cella di Nelson Mandela nella prigione di Robben Island e sono stato a Soweto). Il paese ha avuto la fortuna di aver avuto una classe politica negra di alto livello morale e etico sotto la guida di Nelson Mandela. La maniera in cui quest'uomo ha gestito la transisizione sarà sempre ricordata come un miracolo nella storia umana. Purtroppo, a venti anni dal cambio di potere questa classe politica è scomparsa e i nuovi leader non hanno le caratteristiche morali, etiche e tecniche dei loro predecessori (si possono fare dei paragoni con il caso italiano). Il paese è andato avanti piuttosto bene per due decenni grazie alle infrastrutture tecniche e istituzionali create dal regime precedente e alle qualità morali dei primi leader. Oggi stanno apparendo grossi problemi politici e economici che si sono tradotti anche nella caccia allo straniero che stiamo vedendo in tante parti del paese e soprattutto a Durban. Nel Sud Africa ci sono moltissimi immigrati dal resto dell'Africa perché rimane comunque un paese con un livello di reddito pro capite molto più alto degli altri. Per riassumere, si possono sicuramente citare vari casi di comportamenti criminali di questa o quella impresa - basta pensare allo sfruttamento del petrolio in Nigeria - ma attribuire i problemi dell'Africa "alle multinazionali" è infantile e sbagliato. Giuseppe Ardizzone ha detto: Giampaolo ti ringrazio per la segnalazione di questo articolo della Mannoia ( è la cantante?) . Al di là dell'emozione che comunica poi il vero problema è rappresentato dalla difficoltà della classe politica locale africana di formarsi e amministrare in maniera indipendente il proprio teritorio. La modalità di approccio della Cina sembrava essere più coinvolgente nei confronti delle economie locali. Poi bisognerebbe valutare caso per caso ma l'impressione è di una netta separazione fra la presenza e gli interessi delle multinazionali e lo sviluppo armonico di questi paesi .La situazione sembra diversa dove si è realizzato lo sviluppo e l'affermazione di una classe dirigente interna come nel Sud Africa ma non ho conosco bene la situazione. Giampaolo Carboniero ha detto: Fa comodo pensare solo alla cura degli effetti, senza curarsi delle cause: http://comune-info.net/2015/04/non-credo-multinazionali-migranti/

Risposto da Giuseppe Ardizzone su 22 Aprile 2015 a 20:36 Fabio ti ringrazio per queste informazioni e puntualizzazioni Fabio Colasanti ha detto: Giuseppe, io avevo pensato di ignorare la corbellerie della Mannoia, ma il tuo intervento mi spinge a dire qualcosa. Nel nostro mondo ci sono tantissimi problemi, ma il numero delle persone che - molto spesso per ignoranza - credono di aver trovato la soluzione di tutti i problemi è ancora più grande. La visione della Mannoia è fuori della realtà: l'Africa rovinata dalle multinazionali ? Ma quando mai. L'Europa ha storicamente delle grosse responsabilità per aver suddiviso l'Africa in paesi che molto spesso non hanno ragione di esistere. Ma questo risale al 1878. Alcuni paesi europei hanno sfruttato alcune risorse minerarie lasciando i paesi in condizioni economiche e amministrative tremende (uno dei peggiori esempi è stato fornito dai Belgi nel Congo). Da questo punto di vista le ex-colonie britanniche stanno molto meglio, almeno hanno un'amministrazione pubblica e un sistema giudiziario con un minimo di efficenza. Gli Stati Uniti sono poi il paese che ha forzato gli europei a concedere l'indipendenza ai paesi africani. Non credo che se ne possa far loro una colpa. Ma dopo gli anni sessanta, anche se c'è stata qualche presenza qui e la, le multinazionali hanno soprattutto ignorato l'Africa, se ne sono tenute alla larga. Gli scambi con l'Africa non hanno rappresentato che l'uno o il due percento del

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commercio mondiale. Fino a qualche anno fa il problema dell'Africa era riassunto nella frase che "La globalizzazione ha ignorato l'Africa". Adesso vediamo qualche segno di miglioramento e da qualche anno il tasso di crescita dell'Africa subsahariana è diventato più alto di quello del resto del mondo. Il grosso problema del continente, riconosciuto oramai da ogni analista - africano o no - è la bassissima qualità della classe politica locale. L'Europa ha la responsabilità di non aver preparato le ex-colonie all'indipendenza. Ma che altro fare? Da molti anni si è insistito sempre più sul rispetto dei diritti umani, legando contratti e aiuti a miglioramenti concreti. Purtroppo questi sforzi sono sabotati proprio dalla Cina che offre contratti e aiuti senza dire una parola sul rispetto dei diritti umani. La Cina sta offrendo aiuti consistenti in cambio di garanzie sull'accesso a materie prime, ma soprattutto a prodotti alimentari. I progetti realizzati dalla Cina non sono affatto effettuati con personale locale. Al contrario, tutte le maestranze provengono dalla CIna. Ha fatto scandalo il fatto che per alcuni lavori in Sudan la CIna ha perfino utilizzato prigionieri cinesi portati in Africa dalle carceri della madre patria. Conosco un po' il Sud Africa dove ho avuto la fortuna di andare nel 2011 (sono stato nella cella di Nelson Mandela nella prigione di Robben Island e sono stato a Soweto). Il paese ha avuto la fortuna di aver avuto una classe politica negra di alto livello morale e etico sotto la guida di Nelson Mandela. La maniera in cui quest'uomo ha gestito la transisizione sarà sempre ricordata come un miracolo nella storia umana. Purtroppo, a venti anni dal cambio di potere questa classe politica è scomparsa e i nuovi leader non hanno le caratteristiche morali, etiche e tecniche dei loro predecessori (si possono fare dei paragoni con il caso italiano). Il paese è andato avanti piuttosto bene per due decenni grazie alle infrastrutture tecniche e istituzionali create dal regime precedente e alle qualità morali dei primi leader. Oggi stanno apparendo grossi problemi politici e economici che si sono tradotti anche nella caccia allo straniero che stiamo vedendo in tante parti del paese e soprattutto a Durban. Nel Sud Africa ci sono moltissimi immigrati dal resto dell'Africa perché rimane comunque un paese con un livello di reddito pro capite molto più alto degli altri. Per riassumere, si possono sicuramente citare vari casi di comportamenti criminali di questa o quella impresa - basta pensare allo sfruttamento del petrolio in Nigeria - ma attribuire i problemi dell'Africa "alle multinazionali" è infantile e sbagliato. Giuseppe Ardizzone ha detto: Giampaolo ti ringrazio per la segnalazione di questo articolo della Mannoia ( è la cantante?) . Al di là dell'emozione che comunica poi il vero problema è rappresentato dalla difficoltà della classe politica locale africana di formarsi e amministrare in maniera indipendente il proprio teritorio. La modalità di approccio della Cina sembrava essere più coinvolgente nei confronti delle economie locali. Poi bisognerebbe valutare caso per caso ma l'impressione è di una netta separazione fra la presenza e gli interessi delle multinazionali e lo sviluppo armonico di questi paesi .La situazione sembra diversa dove si è realizzato lo sviluppo e l'affermazione di una classe dirigente interna come nel Sud Africa ma non ho conosco bene la situazione. Giampaolo Carboniero ha detto: Fa comodo pensare solo alla cura degli effetti, senza curarsi delle cause: http://comune-info.net/2015/04/non-credo-multinazionali-migranti/

Risposto da Fabio Colasanti su 22 Aprile 2015 a 21:59 Da Wikipedia Countries rich in resources such as Congo have been affected by the phenomenon referred to as “resource curse”. “Resource curse” is used to describe the situation when countries that are rich in resources have poorer economic development than countries that have fewer resources. This phenomenon does not allow for the Congolese to have a balanced and sustained development. It also indicates that there is a clear relationship between the wealth of resources “…and the likelihood of weak democratic development, corruption, and civil war.” Such high levels of corruption lead to great political instability and issues because whoever controls the assets (mainly the political leaders, and the government in Congo) can use it to their benefit. These resources can generate wealth for these people which can be used to keep “…themselves in power, either through legal means, or coercive ones (e.g. funding militias)”. The beginning of coltan as an important mineral, crucial to technological products “occurred as warlords and armies in the eastern Congo converted artisanal mining operations… into slave labour regimes to earn hard

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currency to finance their militias”. As much of eastern Congo has been under the control of Rwanda, Rwanda became a major exporter of coltan benefiting from the weakness of the Congolese government.

Risposto da Alberto Rotondi su 23 Aprile 2015 a 2:32 Ciao Sandra, piacere di risentirti. Si parla sempre di multinazionali, ma mi sembra che oggi il vero problema siano i cinesi, che stanno sfruttando gli africani in modo indegno, senza remore, senza una opinione pubblica che li controlli, senza una opposizione democratica che critichi l'operato del loro governo. Su questo nessuno dice niente. http://www.phantomreport.com/why-chinese-mineral-buyers-are-eying-c... Sandra Del Fabro ha detto: Per Giuseppe: e cos’è il Coltan? Molti pensano che molte guerre Africane siano la causa di conflitti tribali, ma non è così. Quasi nessuno lo sa, ma questo minerale è la causa principale della guerra che dal 1998 ha ucciso più di 4 milioni di persone in Congo ed è oggi, uno dei componenti fondamentali dei nostri cellulari, un metallo più prezioso dei diamanti. Il coltan è la combinazione tra COLOMIBTE e TANTALITE la percentuale di quest’ultima appunto è quella che determina il prezzo del Coltan, dal Coltan si estrae la Tantalite , che è quello che serve nei nostri componenti tecnologici. Il coltan ha l’aspetto di sabbia nera e rappresenta un elemento fondamentale in video camere, telefonini e in tutti gli apparecchi HI TEC (come la playstation) serve a ottimizzare il consumo della corrente elettrica nei chip di nuovissima generazione e rendono possibile un notevole risparmio energetico. Ma come si lega il problema della guerra al coltan? L’ 80 % del Coltan in circolazione si trova solo in Congo, alcune delle più grosse multinazionali sfruttano queste miniere ed i congolesi che vengono pagati 200 dollari al mese (la paga di un normale lavoratore in Congo è di 10 dollari al mese). Questo scatena una vera e propria corsa alle miniere da parte dei guerriglieri che se ne vorrebbero impadronire, non solo dal Congo ma anche dalla vicina Uganda e Rwuanda. Ma come è facile prevedere estrarre questo prezioso minerale ha i suoi effetti indesiderati, solo per i minatori ovviamente. Il coltan contiene una parte di uranio, quindi è radioattivo, provoca tumori e impotenza sessuale, viene estratto dai minatori a mani nude… Le miniere di Coltan hanno l’aspetto di grandi cave di pietra, il minerale si ottiene spaccando la roccia; spesso i guerriglieri del RDC (Rassemblement Congolaise pour la Democrazie ) si divertono a terrorizzare i civili ed i minatori uccidendoli nelle miniere,tanto che racconta un ragazzo i lavoratori hanno dovuto scavare delle buche in cui ripararsi ogni volta che arrivano i ribelli. Qualche anno fa in Italia la gente impazziva per trovare nei negozi la Playstation 2, diventata introvabile, il motivo fu proprio la carenza del Coltan di cui si era fermata l’estrazione per i problemi legati alla guerra. I soldi che le multinazionali spendono per estrarre il Coltan come sempre non servono per alimentare la popolazione, costruire scuole o ospedali, tutt’altro, servono a finanziare la guerra, comprare Armi, dar da mangiare ai soldati. Pochi sanno quali sono esattamente le società che comprano il Coltan, non è facile scoprirlo, perché ci sono decine di intermediari che passano dall’Europa, in particolare dal Belgio (si sospetta che anche l’ex compagnia aerea di bandiera belga la “Sabena” trasportasse illegalmente il minerale) Ma i principali fautori di questo che sta diventando un genocidio sono Nokia, Eriksson e Sony, non basta ma sotto c’è anche un mercato nero del coltan che viene rubato dai guerriglieri e poi rivenduto attraverso altri mediatori ugandesi, rwuandesi, e spesso europei ed americani. Come detto precedentemente il prezzo del Coltan varia a seconda della percentuale di Tantalite, nel 1998 il Coltan costava 2 dollari al kg, oggi ne costa 100, ma questo mercato è estremamente instabile ,perché nel 2004 quando la richieste da parte dell’occidente erano tantissime arrivò a costare 600 dollari al kg. Recentemente è stato scoperto un nuovo giacimento di Coltan, in Amazzionia, si comincerà a lavorare presto con le conseguenze che tutti possono prevedere, forse altre storie di ribellione degli Indios e morte.

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Da piccolo mi venne insegnato che la risoluzione della guerra è sempre la PACE , temo che in questo caso se nulla cambierà, la fine della guerra del Congo, si otterrà solo con la fine delle sue risorse minerarie, e guerra e distruzione si concentreranno in un altro.... .... meraviglioso posto…..da distruggere.

Risposto da Fabio Colasanti su 23 Aprile 2015 a 8:13 Alberto, Grazie per questo testo. Mostra bene i problemi seri che sono apparsi nella zona da quando le "multinazionali" sono andate via e i cinesi sono diventati gli unici acquirenti. Nel 2010 gli Stati Uniti hanno inserito nella legge Dodd-Frank sulla stabilità finanziaria una norma specifica che proibiva ogni pagamento a gruppi armati parte del conflitto nel Congo orientale. Visto che tutte le miniere (che sono miniere non sofisticate, ma quasi artigianali) sono sotto il controllo di questo o quel gruppo armato, le imprese americane e quelle occidentali in genere si sono completamente ritirate dal mercato perché qualunque operazione avrebbe costituito di fatto una violazione della legge Dodd-Frank. Alberto Rotondi ha detto: Ciao Sandra, piacere di risentirti. Si parla sempre di multinazionali, ma mi sembra che oggi il vero problema siano i cinesi, che stanno sfruttando gli africani in modo indegno, senza remore, senza una opinione pubblica che li controlli, senza una opposizione democratica che critichi l'operato del loro governo. Su questo nessuno dice niente. http://www.phantomreport.com/why-chinese-mineral-buyers-are-eying-c...

Risposto da giorgio varaldo su 23 Aprile 2015 a 10:36 Riguardo al congo ricordo che negli anni 70 l'allora presidente mobutu lancio' il progetto del centro siderurgico di malaku per sfruttare sia l'abbondante minerale locale che l'energia elettrica disponibile con la diga di inga. Venne creata la compagnia di stato SOSIDER un carrozzone farcito di parenti dei politici locali tutti elevati a cariche roboanti tutti percettori di stratosferici stipendi ma messi piuttosto maluccio non solo a competenze - nessuna - ma anche a voglia di lavorare. Si ricorda una missione di addestramento in italia caratterizzata dalle proteste dei congolesi in quanto a taranto non era disponibile nessun albergo a 5 stelle.. ovvio che in fabbrica non si e' visto nessuno. Ci furono poi un paio di missioni italiane in congo con personale italiano attirato dall'altissimo livello degli stipendi ma dopo la prima missione risultava chiaro che in congo non si sarebbe mai riuscito a produrre neanche un chiodo. Ed infatti lo stabilimento non e' mai riuscito a prudurre acciaio , per qualche anno ha laminato semiprodotti importati dall'italia poi a quanto risulta e' fermo da una ventina di añni Inutile precisare che il carrozzone SOSIDER c'e' ancora. Fabio Colasanti ha detto: Da Wikipedia Countries rich in resources such as Congo have been affected by the phenomenon referred to as “resource curse”. “Resource curse” is used to describe the situation when countries that are rich in resources have poorer economic development than countries that have fewer resources. This phenomenon does not allow for the Congolese to have a balanced and sustained development. It also indicates that there is a clear relationship between the wealth of resources “…and the likelihood of weak democratic development, corruption, and civil war.” Such high levels of corruption lead to great political instability and issues because whoever controls the assets (mainly the political leaders, and the government in Congo) can use it to their benefit. These resources can generate wealth for these people which can be used to keep “…themselves in power, either through legal means, or coercive ones (e.g. funding militias)”. The beginning of coltan as an important mineral, crucial to technological products “occurred as warlords and armies in the eastern Congo converted artisanal mining operations… into slave labour regimes to earn hard

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currency to finance their militias”. As much of eastern Congo has been under the control of Rwanda, Rwanda became a major exporter of coltan benefiting from the weakness of the Congolese government.

Risposto da Fabio Colasanti su 23 Aprile 2015 a 11:29 E poi se il Congo va male è solo colpa delle "multinazionali". giorgio varaldo ha detto: Riguardo al congo ricordo che negli anni 70 l'allora presidente mobutu lancio' il progetto del centro siderurgico di malaku per sfruttare sia l'abbondante minerale locale che l'energia elettrica disponibile con la diga di inga. Venne creata la compagnia di stato SOSIDER un carrozzone farcito di parenti dei politici locali tutti elevati a cariche roboanti tutti percettori di stratosferici stipendi ma messi piuttosto maluccio non solo a competenze - nessuna - ma anche a voglia di lavorare. Si ricorda una missione di addestramento in italia caratterizzata dalle proteste dei congolesi in quanto a taranto non era disponibile nessun albergo a 5 stelle.. ovvio che in fabbrica non si e' visto nessuno. Ci furono poi un paio di missioni italiane in congo con personale italiano attirato dall'altissimo livello degli stipendi ma dopo la prima missione risultava chiaro che in congo non si sarebbe mai riuscito a produrre neanche un chiodo. Ed infatti lo stabilimento non e' mai riuscito a prudurre acciaio , per qualche anno ha laminato semiprodotti importati dall'italia poi a quanto risulta e' fermo da una ventina di añni Inutile precisare che il carrozzone SOSIDER c'e' ancora.

Risposto da Fabio Colasanti su 24 Aprile 2015 a 12:37 Oggi tutti i media commemorano il centenario dell'inizio del massacro degli Armeni nell'impero ottomano. Quasi tutti i paesi europei hanno oggi preso posizione sul tema definendo il massacro un "genocidio" (del resto il termine genocidio fu usato per la prima volta proprio a proposito di quello degli Armeni). Il presidente tedesco Joachim Gauck ha utilizzato il termine in un discorso pubblico. Il Parlamento europeo ha votato a grande maggioranza una risoluzione definendo questo crimine (il "Grande male" per gli Armeni) un "genocidio". In questa situazione è strana la posizione del governo italiano che rimane fedele alla linea sviluppata nel tempo dalla Farnesina di presentare l'Italia come il più grande amico della Turchia. La stampa ha fatto notare le reticenze di Paolo Gentiloni, Sandro Gozi e Matteo Renzi ad esprimersi sulle dichiarazioni di Papa Francesco.

Risposto da Romano Meloni su 26 Aprile 2015 a 18:20 Interessante l'editoriale odierno di Luca Ricolfi. E' sorprendente (oppure no?) lo iato che si scopre a volte tra la realtà e le immagini percepite dall'opinione pubblica bombardata da slogans ripetuti come mantra da una stampa conformista. http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-04-25/la-leggenda-disug...

Risposto da Fabio Colasanti su 27 Aprile 2015 a 0:21 Romano, le conclusioni accettate dalla maggioranza degli economisti sono che: a) le diseguaglianze di reddito tra paesi si stanno riducendo da venti/trenta anni. Questa è una cosa molto positiva, che tutti riconoscono e che è dovuta alla globalizzazione (che non dovrebbe essere attaccata in maniera facilona come viene spesso fatto).

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b) all'interno dei paesi industrializzati vi è stato un trend di riduzione delle disuguaglianze di reddito che è andato avanti in maniera più o meno lineare dalla fine del 19° secolo fino agli ottanta del secolo scorso. Da allora questo trend si è interrotto e le disuguaglianze dei redditi all'interno dei paesi hanno ricominciato ad aumentare. Ricolfi cita solo un paio di dati (coefficiente di Gini) per l'Italia per un paio di anni e non sono sicuro che riflettano l'andamento del periodo. Su questo aumento delle diseguagliaze dei redditi c'è un consenso molto largo (sono in giro, quando ritornerò a casa cercherò dei dati più precisi). Ben diverso è il discorso delle diseguaglianze nella ricchezza (Picketty). Qui non c'è un consenso perché la ricchezza è molto difficile da definire, da misurare e da attribuire per sezioni della popolazione. Qui gioca però il paradosso citato da Ricolfi. Effettivamente le politiche monetarie espansive – volute da tutti i progressisti – hanno fatto schizzare verso l'alto il prezzo degli attivi (azioni, gioielli, opere d'arte e, soprattutto, immobili). Visto che chi è ricco tende ad avere più di questi attivi, le politiche monetarie seguite negli ultimi quindici anni hanno migliorato in maniera consistente la posizione di chi era già ricco. Non è quindi sorprendente che nel corso degli ultimi quindici anni la posizione di chi era ricco sia migliorata in maniera consistente. Basta pensare a come è cambiata la "ricchezza" di due famiglie con lo stesso reddito. La prima ha uno appartamento nel centro città ereditato, l'altra vive in affitto, ma ha una casa in campagna. Se la loro "ricchezza" non era molto diversa nel 2000, oggi la famiglia con l'appartamento di proprietà nel centro città è molto più ricca dell'altra senza che null'altro sia cambiato.

Risposto da Giampaolo Carboniero su 27 Aprile 2015 a 0:32 Peccato che Ricolfi si dimentichi?, nella citazione, di dire che è la sua fondazione; molto più scientifica e scevra di conflitto di interessi la ricerca di Piketty; non ti pare? Romano Meloni ha detto: Interessante l'editoriale odierno di Luca Ricolfi. E' sorprendente (oppure no?) lo iato che si scopre a volte tra la realtà e le immagini percepite dall'opinione pubblica bombardata da slogans ripetuti come mantra da una stampa conformista. http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-04-25/la-leggenda-disug...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 27 Aprile 2015 a 0:34 I cinesi sono solo gli ultimi, nel turn over mondiale. Alberto Rotondi ha detto: Ciao Sandra, piacere di risentirti. Si parla sempre di multinazionali, ma mi sembra che oggi il vero problema siano i cinesi, che stanno sfruttando gli africani in modo indegno, senza remore, senza una opinione pubblica che li controlli, senza una opposizione democratica che critichi l'operato del loro governo. Su questo nessuno dice niente. http://www.phantomreport.com/why-chinese-mineral-buyers-are-eying-c... Sandra Del Fabro ha detto: Per Giuseppe: e cos’è il Coltan? Molti pensano che molte guerre Africane siano la causa di conflitti tribali, ma non è così. Quasi nessuno lo sa, ma questo minerale è la causa principale della guerra che dal 1998 ha ucciso più di 4 milioni di persone in Congo ed è oggi, uno dei componenti fondamentali dei nostri cellulari, un metallo più prezioso dei diamanti. Il coltan è la combinazione tra COLOMIBTE e TANTALITE la percentuale di quest’ultima appunto è quella che determina il prezzo del Coltan, dal Coltan si estrae la Tantalite , che è quello che serve nei nostri componenti tecnologici.

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Il coltan ha l’aspetto di sabbia nera e rappresenta un elemento fondamentale in video camere, telefonini e in tutti gli apparecchi HI TEC (come la playstation) serve a ottimizzare il consumo della corrente elettrica nei chip di nuovissima generazione e rendono possibile un notevole risparmio energetico. Ma come si lega il problema della guerra al coltan? L’ 80 % del Coltan in circolazione si trova solo in Congo, alcune delle più grosse multinazionali sfruttano queste miniere ed i congolesi che vengono pagati 200 dollari al mese (la paga di un normale lavoratore in Congo è di 10 dollari al mese). Questo scatena una vera e propria corsa alle miniere da parte dei guerriglieri che se ne vorrebbero impadronire, non solo dal Congo ma anche dalla vicina Uganda e Rwuanda. Ma come è facile prevedere estrarre questo prezioso minerale ha i suoi effetti indesiderati, solo per i minatori ovviamente. Il coltan contiene una parte di uranio, quindi è radioattivo, provoca tumori e impotenza sessuale, viene estratto dai minatori a mani nude… Le miniere di Coltan hanno l’aspetto di grandi cave di pietra, il minerale si ottiene spaccando la roccia; spesso i guerriglieri del RDC (Rassemblement Congolaise pour la Democrazie ) si divertono a terrorizzare i civili ed i minatori uccidendoli nelle miniere,tanto che racconta un ragazzo i lavoratori hanno dovuto scavare delle buche in cui ripararsi ogni volta che arrivano i ribelli. Qualche anno fa in Italia la gente impazziva per trovare nei negozi la Playstation 2, diventata introvabile, il motivo fu proprio la carenza del Coltan di cui si era fermata l’estrazione per i problemi legati alla guerra. I soldi che le multinazionali spendono per estrarre il Coltan come sempre non servono per alimentare la popolazione, costruire scuole o ospedali, tutt’altro, servono a finanziare la guerra, comprare Armi, dar da mangiare ai soldati. Pochi sanno quali sono esattamente le società che comprano il Coltan, non è facile scoprirlo, perché ci sono decine di intermediari che passano dall’Europa, in particolare dal Belgio (si sospetta che anche l’ex compagnia aerea di bandiera belga la “Sabena” trasportasse illegalmente il minerale) Ma i principali fautori di questo che sta diventando un genocidio sono Nokia, Eriksson e Sony, non basta ma sotto c’è anche un mercato nero del coltan che viene rubato dai guerriglieri e poi rivenduto attraverso altri mediatori ugandesi, rwuandesi, e spesso europei ed americani. Come detto precedentemente il prezzo del Coltan varia a seconda della percentuale di Tantalite, nel 1998 il Coltan costava 2 dollari al kg, oggi ne costa 100, ma questo mercato è estremamente instabile ,perché nel 2004 quando la richieste da parte dell’occidente erano tantissime arrivò a costare 600 dollari al kg. Recentemente è stato scoperto un nuovo giacimento di Coltan, in Amazzionia, si comincerà a lavorare presto con le conseguenze che tutti possono prevedere, forse altre storie di ribellione degli Indios e morte. Da piccolo mi venne insegnato che la risoluzione della guerra è sempre la PACE , temo che in questo caso se nulla cambierà, la fine della guerra del Congo, si otterrà solo con la fine delle sue risorse minerarie, e guerra e distruzione si concentreranno in un altro.... .... meraviglioso posto…..da distruggere.

Risposto da Fabio Colasanti su 27 Aprile 2015 a 9:26 Che significa ? Giampaolo Carboniero ha detto: I cinesi sono solo gli ultimi, nel turn over mondiale. Alberto Rotondi ha detto: Ciao Sandra, piacere di risentirti. Si parla sempre di multinazionali, ma mi sembra che oggi il vero problema siano i cinesi, che stanno sfruttando gli africani in modo indegno, senza remore, senza una opinione pubblica che li controlli, senza una opposizione democratica che critichi l'operato del loro governo. Su questo nessuno dice niente. http://www.phantomreport.com/why-chinese-mineral-buyers-are-eying-c...

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Risposto da Fabio Colasanti su 27 Aprile 2015 a 11:27 Un articolo che condivido. http://www.corriere.it/opinioni/15_aprile_27/nemico-non-l-america-e...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 27 Aprile 2015 a 15:52 La globalizzazione: come dovrebbe funzionare, perchè attualmente non produce i risultati sperati, cosa si deve fare, il punto di vista di un premio Nobel http://www.humanamente.eu/PDF/Commentary_Pancani_Joseph_E._Stiglitz... http://doc.studenti.it/vedi_tutto/index.php?h=630d86f3 Tanti, troppi punti di vista sono invece dettati da finalità diverse, a volte inconfessabili, che si possono intravedere però nelle politiche intraprese da tanti stati e artificiosamente giustificate da tecnici ed economisti il più delle volte in conflitto di interessi.

Risposto da giorgio varaldo su 29 Aprile 2015 a 8:14 un cambio di rotta in arabia saudita con la sostituzione del principe ereditario http://www.aljazeera.com/news/2015/04/saudi-king-salman-replaces-cr... il nuovo principe è conosciuto per essersi distinto nella lotta contro il terrorismo islamico.

Risposto da giorgio varaldo su 5 Maggio 2015 a 18:18 non è che la molteplicità italica delle sigle sindacali possa far breccia nel sistema tedesco? http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2015-05-04/sfida-merkel-sindac... la legge riguardante la rappresentatività sindacale rischia ricorsi presso la corte costituzionale tedesca. se dovesse esser dichiarata anticostituzionale il problema dell'eccesso di competitività teutonico sarebbe risolto un un lampo anzi in un blitz...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 9 Maggio 2015 a 18:20 Un altro cambia-verso del FMI http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/05/09/investimenti-pubblici-fm...

Risposto da Fabio Colasanti su 9 Maggio 2015 a 18:58 Giampaolo, questo articolo è un'idiozia che conferma la bassa opinione che ho dello Straccio quotidiano. Distorcono uno studio del FMI facendogli dire cose che non dice e dando l'impressione che abbiano scoperto chissà cosa, mentre le conclusioni dello studio confermano cose risapute. Un conto è fare studi, come hanno fatto seriamente i tre

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economisti, e scoprire che ci sono delle differenze anche non trascurabili rispetto a correlazioni statistiche elaborate nel passato. Ben altro e farne l'uso che ne fa il Fatto Quotidiano. Quello che il giornalista presenta come una novità lo è solo rispetto alla vrsione romanzata delle posizioni del FMI (e delle altre organizzazioni internazionali) venduta dal Fatto Quotidiano e altri mezzi di stampa di simile bassa qualità. Ma quando mai il FMI avrebbe predicato l'austerità sempre e comunque? Solo nella mente di alcuni ideologhi di estrema sinistra e di scarse conoscenze economiche. Ho già ricordato - e portato le prove - di quanto sia falsa l'affermazione che l'Unione europea sostenga sempre la necessità di tagli dei bilanci pubblici. Anche l'affermazione che gli investimenti finanziati in debito sostengano la crescita più di quelli finanziati con maggiori entrate fiscali o altri tagli di spesa è una cosa che viene spiegata agli stdenti di economia da almeno cinquanta/sessanta anni. Il cosiddetto "teorema di Haavelmo" sugli effetti espansivi anche di una spesa in equilibrio è degli anni quaranta. A suo tempo fu considerato una novità. Questo significa che gli effetti espansivi di investimenti in disavanzo erano conosciuti già da molto tempo prima. In effetti da quasi un secolo si spiega agli studenti del primo anno di economia che è perfettamente legittimo per gli stati di indebitarsi per fare spese di investimento se questo porta ad un aumento del tasso di crescita dell'economia che permette di avere maggiori entrate fiscali con le quali ripagare il debito contratto. Questo concetto basilare - mai criticato - ha portato perfino alcuni ad elaborare la cosiddetta "regola aurea": ossia che uno stato potrebbe indebitarsi a concorrenza delle sue spese di investimento. Il problema è che i disavanzi della maggior parte dei paesi in difficoltà non sono affatto dovuti alle spese per investimenti, ma a spese correnti che non hanno gli stessi effetti sulla crescita economica. Siamo di nuovo in quello che Federico Caffé chiamava l'originalità soggettiva; l'originalità di qualcuno che scopre qualcosa e la considera originale semplicemente perché non sa che è conosciuta da tempo. Paul Krugman ha scritto che ci sono quelli che credono che fare spese in disavanzo e stampare moneta ci porti ad diventare tutti come lo Zimbabwe. Questo è evidentemente un errore, ma che ancora più grave è l'errore commesso da quelli che credono che gli insegnamenti fondamentali dell'economia non siano mai validi. Il FMI, l'Ocse, gli Stati Uniti e tanti altri stanno chiedendo da tempo più investimenti pubblici per compensare la mancanza di domanda globale in Europa. Obama ne ha discusso con la Merkel tantissime volte (senza successo). E adesso vediamo il Fatto Quotidiano che ci annuncia che qualcuno avrebbe appena scoperto che gli investimenti pubblici finanziati in disavanzo possono sostenere la crescita ! Stasera berrò un bicchiere per celebrare questa buona notizia. Giampaolo Carboniero ha detto: Un altro cambia-verso del FMI http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/05/09/investimenti-pubblici-fm...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 10 Maggio 2015 a 3:55 Finalmente! Contro il pare dei vari "gufi". http://www.repubblica.it/economia/2015/05/09/news/idrico_municipali...

Risposto da Fabio Colasanti su 10 Maggio 2015 a 22:12 Riapro la discussione "Economia e politica nel mondo" con alcune considerazioni sul problema dell'immigrazione. Qualcosa si sta muovendo. Il governo italiano sta facendo molti sforzi e grazie a questi varie iniziative interessanti sono sul tavolo. La Commissione europea, grazie anche alla sua vice-presidente Federica Mogherini, presenterà mercoledì un documento con proposte concrete in alcune direzioni discusse all'ultimo vertice. Particolarmente interessante è quella sulla ripartizione programmata dei rifugiati tra i paesi europei. La proposta della Commissione metterà il Parlamento europeo e, soprattutto, il Consiglio dei Ministri di fronte alle loro responsabilità. Da un altro lato si sta lavorando per ottenere l'accordo dell'Onu per interventi contro gli scafisti e per il blocco dei loro natanti di fortuna. L'obiettivo è di ottenere l'astensione di Cina e Russia nel Consiglio di sicurezza. La presenza anomala del ministro Gentiloni alle megacelebrazioni moscovite di ieri si spiega probabilmente con la volontà di

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discutere in bilaterale della cosa con il ministro Lavrov. Federica Mogherina andrà domani a New York per le stesse ragioni. La prima misura serve a ripartire in maniera corretta il peso rappresentato dall'accoglienza dei rifugiati, ma la seconda cerca di far si che non arrivino proprio. Peraltro la televisione tedesca ha mostrato immagini dello sbarco ieri di 430 rifugiati a Reggio Calabria salvati da navi della marina tedesca che pattugliano il canale di Sicilia. Hanno spiegato che si tratta di due unità (la fregata Hessen e la nave d'appoggio Berlin) che non sono integrate nella missione Triton, ma che pattugliano autonomamente – sempre però in contatto e coordinamento con le autorità italiane - il canale di Sicilia per ragioni umanitarie. I due interventi di ieri – 250 rifugiati sulla Hessen e 180 sul Berlin – sono avvenuti a una trentina di miglia dalla costa libica nella direzione di Lampedusa. http://www.lastampa.it/2015/05/10/esteri/verso-il-s-dellonu-alla-mi... http://www.tagesschau.de/ausland/fluechtlinge-339.html

Risposto da Fabio Colasanti su 11 Maggio 2015 a 9:35 Il titolo dell'articolo del Corriere della Sera parla di clausole che ci penalizzerebbero. Ma la richiesta è assolutamente logica e non capisco come si possa essere contrari. Se gli stati membri accetteranno l'idea di una distribuzione dei profughi concordata a livello europeo – cosa che comunque ritengo improbabile – è necessario che il movimento dei rifugiati corrisponda effettivamente a quello deciso a livello europeo. Oggi però siamo in una situazione molto diversa. Le regole di Schengen stabiliscono che i rifugiati siano identificati dal paese dove entrano nello spazio Schengen la prima volta e che la loro domanda di asilo sia esaminata in quel paese. L'Italia (e la Grecia) però non rispettano queste norme. Il grosso dei rifugiati non viene identificato e viene incoraggiato ad andarsene nel nord Europa alla chetichella. L'anno scorso sarebbero arrivati in Italia oltre 170mila rifugiati, ma in Italia sono state trattate solo 60mila domande di asilo. La Germania ha certo alcuni rifugiati che arrivano via terra o con visti turistici; ma l'anno scorso ha trattato 200mila domande di asilo. Da dove venivano questi rifugiati? Dall'Italia e dalla Grecia. Se poi gli altri paesi fossero disposti ad inviare personale per aiutare nel lavoro di identificazione non vedo proprio come il nostro paese potrebbe dire di no e come si possa parlare di "penalizzazione" dell'Italia. http://www.corriere.it/cronache/15_maggio_11/migranti-cosa-chiede-l... http://www.euractiv.com/sections/social-europe-jobs/eu-propose-mand...

Risposto da Fabio Colasanti su 11 Maggio 2015 a 23:06 Un commento sul tema dei milioni di rifugiati che esistono nel Medio Oriente. Stasera abbiamo avuto una conferenza sulla situazione delle minoranze religiose in Irak e Siria tenuta da Luca Geronico dell'Avvenire. La conferenza era organizzata dalla stessa associazione di cui faccio parte e che aveva invitato Piercamillo Davigo il mese scorso. Il giornalista è stato spesso nella regione – l'ultima volta il mese scorso – e ha intervistato molti attori chiave. Ci ha parlato delle condizioni che hanno portato alla caduta di Mosul, come la città sia passata all'Isil senza che sia stato sparato un colpo e gli orrori che hanno seguito l'arrivo dell'Isil. Ci ha parlato delle varie minoranze – spesso cristiane – che c'erano in quella zona e della violenza che è stata utilizzata verso di queste. Nel Medio Oriente ci sono oggi 12

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milioni di rifugiati. Nel solo Curdistan iracheno, con una popolazione di cinque milioni di persone, c'è un milione di rifugiati. Ci ha raccontato molti casi individuali raccapriccianti di persone che ha incontrato nei campi profughi. I rifugiati vorrebbero ardentemente ritornare nei loro villaggi e nelle loro città, ma questa prospettiva si allontana nel tempo e le loro condizioni di vita sono attualmente estremamente primitive. Gli aiuti internazionali sono insufficienti. Ho presentato all'oratore una tesi che ha dichiarato di condividere. Realisticamente le possibilità di accoglienza in Europa dei rifugiati non possono riguardare che una parte infima di questi 12 milioni. Bisogna fare di tutto per rendere la loro vita giornaliera meno disumana e questo significa aumentare gli stanziamenti per gli aiuti umanitari. Ma se si vuole risolvere il problema bisogna rimuovere le cause che hanno portato all'espulsione dalle loro case di questi 12 milioni di persone. Bisogna sviluppare tutte le iniziative politiche possibili, ma bisogna contemplare anche una qualche forma di intervento militare. Purtroppo la stragrande maggioranza delle persone che si dispera di fronte al dramma di questi dodici milioni di rifugiati rifiuta di prendere in considerazione, quasi per principio, ogni tipo di intervento militare. Il conferenziere si è dichiarato completamente d'accordo con me. Ha citato un paio di occasioni dove questa possibilità è stata menzionata. Il ministro Gentiloni avrebbe detto che è una possibilità che va studiata, ma la stragrarde maggioranza degli italiani non ne vuole nemmeno parlare. Il conferenziere ha detto che si ha paura perfino di pronunciare l'espressione "intervento armato". Parlando di termini "politicamente corretti" lui è favorevole all'ingerenza umanitaria. Secondo lui, un intervento armato presenta certo rischi, ma devo essere considerato. Al minimo bisogna creare una vasta zona protetta (forse dal curdistan iracheno fino alla frontiera tra Irak e Siria) dove i rifugiati che vengono da quella zona possano ritornare a casa e gli altri ritrovare un po' di normalità. Bisgnerà cercare di avere tutte le coperture internazionali (ONU) possibili, ma senza una qualche forma di intervento armato di questo tipo non si risolve nulla. Prevedibilmente un altra persona ha espresso l'opinione che non esisterebbero le condizioni storiche che giustifichino un qualsiasi intervento armato, che questo potrebbe portare a maggiori simpatie verso l'Isis. L'oratore ha risposto che il rischio esiste, ma che bisogna correrlo. Ho fatto valere che solo gli americani e, in piccola parte, gli inglesi e i francesi dispongono di truppe di elite da mettere sul terreno; che solo gli americani dispongono della logistica per trasportare il personale e i mezzi di cui si ha bisogno e che comunque sia realizzata l'operazione costerà moltissimo. Il conferenziere ha confermato il mio punto di vista e rimpianto che di queste cose non si discuta affatto in Italia; sembra un tema tabu. Se non si interviene sulle cause delle espulsioni i 12 milioni di rifugiati rimarranno 12 milioni e forse aumenteranno ancora.

Risposto da giorgio varaldo su 11 Maggio 2015 a 23:56 Interessantissimo intervento di fabio sul problema dei profughi e sulle soluzioni opzioni militari comprese. Non concordo sulla mancanza di truppe di elite italiane. Oggi tutte le forze armate italiane sono costituite da professionisti ed il livello professionale medio e' piuttosto elevato quindi oltre alle forze speciali (comsubim, col moschin, san marco, cervino) tutto il personale militare operativo e' in grado di svolgere operazioni belliche a fuoco. Chi vuole puo' trovare su youtube molti video di militari italiani impegnati in scontri a fuoco ignorati dai media. Cosa manca e' il rifiuto emotivo della maggioranza degli italiani di sentir solo parlare di interventi militari Concordo con fabio della mancanza di capacita' di supporto bellico e logistico per eventuali operazioni oltre mare per operazioni complesse quindi dovremmo basarci sulle capacita' di trasporto USA.

Risposto da Pietro Maruca su 12 Maggio 2015 a 2:46

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Bah! Scusate Fabio e Giorgio, ma non bastano le esperienze fallimentari degli scorsi anni che hanno creato solo instabilità? A partire dalla Somalia, per finire in ultimo in Libia? C'è una sola campagna bellica che abbia avuto successo? Vi capirei se la soluzione militare avesse dato qualche volta buona prova di sé. Ma dove????? Leggendovi, mi pareva di sentire l'eco dei salotti sudisti della guerra di secessione. Illusi di poter contare sulla loro preparazione bellica. A mio parere, per un intervento militare in quell'area, oltre alle forze antagoniste, si devono considerare due elementi di contrasto da non sottovalutare: la Russia e la Turchia. Se potranno, entrambe faranno valere la loro voce contraria. E se non potranno, in particolare la Tuechia come membro NATO, si daranno da fare per vie sotterranee, favorendo una interminabile corsa agli armamenti nell'area. E la Cina? Interessata com'è alle materie prime potrebbe fornire sostegno a dismisura Certo, se ci fossero droni a iosa, da usare in tre giorni, all'improvviso, senza lasciare spazio e tempo a qualsiasi piano difensivo, la tecnologia potrebbe fare prendere in considerazione l'ipotesi bellica, ma se ci si deve affidare alle forze di terra è meglio scordarselo. E prepararci piuttosto a difenderci. Voi parlate di 12 milioni di profughi, ma vogliamo capire quali dimensioni sta assumendo il fenomeno demografico? Tra Medio Oriente e Africa si prevede che si tratti di un incremento superiore al miliardo ENTRO IL SECOLO! Bisognerà probabilmente darsi un tempo sufficientemente lungo, ad esempio vent'anni, per elaborare e preparare un piano credibile per il ridimensionamento del fenomeno, da realizzarsi "in loco". E intanto "assorbire resistendo".

Risposto da Alessandro Bellotti su 12 Maggio 2015 a 8:21 Pietro, c'è anche un leggerissimo problema con la Costituzione...Che vieta interventi militari all'estero. Capisco che spesso della Costituzione se ne fa carta straccia (come per le scuole private) ma che ci siano elettori del PD (ma è ancora PD ?) che bramano un intervento militare per risolvere un problema nel mondo francamente mi stupisce. Evidentemente la storia anche recente non ha insegnato nulla. Siamo guidati da un branco di incapaci al soldo delle solite lobbies. Ricordo ancora Obama che auspicava un intervento di 'sostegno' all'Ucraina. Benedetto ragazzo, ma cosa ci mandi in Ucraina ? Fucili, carri armati, uomini, aerei ? Magari gli F35...Sai che risate a Mosca... Fortunatamente qualcuno lo ha fatto ragionare...Si è mossa la Cancelliera... A proposito di Ucraina, e l'aereo olandese caduto ? Zitt, zitt,,,Come diceva Lupo Alberto... CVD: evidentemente non sono stati i russi... Se non ci fosse in ballo la vita di qualche milionata di uomini ci sarebbe da ridere... L'occidente ha incredibili colpe in quello che sta succedendo in Siria, in Libia, in Irak...E qualcuno pensa ancora di continuare con guerricciole che hanno solo lo scopo di togliere qualche altro tappo alla polveriera in pressione ormai creata in quelle zone. Abbiamo fatto fuori Saddam, Gheddafi e per poco anche re Assad. Se avessimo tolto di mezzo anche re Assad, l'ISIS avrebbe già occupato Damasco...

Risposto da giorgio varaldo su 12 Maggio 2015 a 8:51 Pietro l'opzione militare piu' efficace e' quella nella quale le armi tacciono e quando si ricorre all'uso delle armi significa sono stati commessi gravissimi errori politici che hanno portato a situazioni tragiche. Quindi da mettere sotto accusa sono le premesse politiche ed il modo nel quale la politica ha deciso l'uso delle armi e le conseguenze provocate.

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Nel caso specifico la nascita dell'ISIS deriva dalla caduta di saddam hussein provocata dalla seconda guerra del golfo e dal modo sconsiderato con il quale gli USA hanno gestito il dopo saddam e per quanto riguarda la situazione libica dalla sconsiderata decisione POLITICA di aver deciso la no fly zone . E si potrebbe continuare per molti altri casi come afghanistan nel quale i disastri sono stati provocati da un uso politicamente errato delle armi. Ma non dovremmo escludere l'uso delle armi solo limitarne l'impiego solo ed esclusivamente quando non esistono altre alternative a situazioni tragiche Pietro te la sentiresti di condannare l'uso delle armi da parte dei curdi e degli aerei alleati a loro sostegno? Te la sentiresti di condannare l'intervento francese in tchad? Per quanto mi riguaarda non ritengo da escludere un intervento contro gli scafisti se inserito in un contesto ampio che preveda di gestire i profughi con sistemi diversi e con accordi con i paesi di origine e transito. Ma se si ritiene di risolvere tutto con il solo intervento militare allora si che sarebbe da non fare! Ps riguardo alla cina ed alla crescita demografica mi riservo interventi specifici

Risposto da giorgio varaldo su 12 Maggio 2015 a 9:03 Alessandro 1-rileggiti megio l'art 11. 2- e'assodato che l'aereo olandese e' stato abbattuto da un missile lanciato dai ribelli russi 3- nei paesi della NATO confinanti con la russia da tempo sono dislocati gli EFA ed i russi non e' che l'abbiano presa bene.. 4- condivido i disastri causati da aver abbattuto saddam gheddafi ecc ecc 5- bashar el asad non e' re

Risposto da giovanni de sio cesari su 12 Maggio 2015 a 9:26 Fabio Ovviamente d’accordo con te e il giornalista dell’Avvenire: ne abbiamo parlato tante volte Solo qualche precisazione. I fenomeni dell’emigrazione economica e quella dei rifugiati politici si intrecciano certamente e tuttavia sono distinguibili: Sostanzialmente quelli che affollano la Libia sono spinti da motivi economici, sono milioni, potenzialmente sono decine di milioni, centinaia di milioni e quindi non possono essere assorbiti. I rifugiati politici sono meno, molto meno. Alcuni fuggono semplicemente dalla guerra, ma tornerebbero quando questa prima o dopo finirà. Vi sono però i gruppi etnici religiosi che sono un problema a parte. Si tratta in genere di cristiani (ma non solo: anche yazidi, drusi, alawiti,hauti). I gruppi piu numerosi sono i caldei in Iraq e i melkiti in Siria che in maggioranza sono anche cattolici. I regimi laici nazionalisti offrirono loro uguaglianza con i mussulmani, ma sono ora in grande difficolta con l’esplosione del fanatismo religioso e il crollo dello stato in Iraq e Siria che li proteggeva: se ne parla pochissimo in Occidente, ma sono taglieggiati da bande di fanatici o semplicemente di criminali senza che lo stato possa difenderli (quello dell’ IS li perseguita poi direttamente). Il loro numero è andato sempre piu diminuendo : all’inizio del 900 si calcola che un quarto o un quinto di quelle regioni fosse cristiano: la civilta araba non è una civiltà solo mussulmana, i cristiani hanno dato un grande apporto. Come dice il giornalista questi cristiani vorrebbero ardentemente tornare alle loro sedi millenarie. Il loro livello economico relativamente a quello del paese è in genere buono, hanno tradizioni millenarie, una grande solidarietà interna, sono di cultura medio orientale non europea. Venire in europa praticamente sarebbe la fine della loro cultura millenaria. Noi occidentali non possiamo intervenire militarmente per aiutarli per non alimentare l’idea di una guerra religiosa che certamente non vogliamo. Io direi che sarebbe opportuno ed umano aprire un canale umanitario per questi che sono veramente impossibilitati a vivere in quelle terre e che non vorrebbero andarsene. Ma a chi mai ascoltera mai una proposta del genere?

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Fabio Colasanti ha detto: Un commento sul tema dei milioni di rifugiati che esistono nel Medio Oriente. Stasera abbiamo avuto una conferenza sulla situazione delle minoranze religiose in Irak e Siria tenuta da Luca Geronico dell'Avvenire. La conferenza era organizzata dalla stessa associazione di cui faccio parte e che aveva invitato Piercamillo Davigo il mese scorso. Il giornalista è stato spesso nella regione – l'ultima volta il mese scorso – e ha intervistato molti attori chiave. Ci ha parlato delle condizioni che hanno portato alla caduta di Mosul, come la città sia passata all'Isil senza che sia stato sparato un colpo e gli orrori che hanno seguito l'arrivo dell'Isil. Ci ha parlato delle varie minoranze – spesso cristiane – che c'erano in quella zona e della violenza che è stata utilizzata verso di queste. Nel Medio Oriente ci sono oggi 12 milioni di rifugiati. Nel solo Curdistan iracheno, con una popolazione di cinque milioni di persone, c'è un milione di rifugiati. Ci ha raccontato molti casi individuali raccapriccianti di persone che ha incontrato nei campi profughi. I rifugiati vorrebbero ardentemente ritornare nei loro villaggi e nelle loro città, ma questa prospettiva si allontana nel tempo e le loro condizioni di vita sono attualmente estremamente primitive. Gli aiuti internazionali sono insufficienti. Ho presentato all'oratore una tesi che ha dichiarato di condividere. Realisticamente le possibilità di accoglienza in Europa dei rifugiati non possono riguardare che una parte infima di questi 12 milioni. Bisogna fare di tutto per rendere la loro vita giornaliera meno disumana e questo significa aumentare gli stanziamenti per gli aiuti umanitari. Ma se si vuole risolvere il problema bisogna rimuovere le cause che hanno portato all'espulsione dalle loro case di questi 12 milioni di persone. Bisogna sviluppare tutte le iniziative politiche possibili, ma bisogna contemplare anche una qualche forma di intervento militare. Purtroppo la stragrande maggioranza delle persone che si dispera di fronte al dramma di questi dodici milioni di rifugiati rifiuta di prendere in considerazione, quasi per principio, ogni tipo di intervento militare. Il conferenziere si è dichiarato completamente d'accordo con me. Ha citato un paio di occasioni dove questa possibilità è stata menzionata. Il ministro Gentiloni avrebbe detto che è una possibilità che va studiata, ma la stragrarde maggioranza degli italiani non ne vuole nemmeno parlare. Il conferenziere ha detto che si ha paura perfino di pronunciare l'espressione "intervento armato". Parlando di termini "politicamente corretti" lui è favorevole all'ingerenza umanitaria. Secondo lui, un intervento armato presenta certo rischi, ma devo essere considerato. Al minimo bisogna creare una vasta zona protetta (forse dal curdistan iracheno fino alla frontiera tra Irak e Siria) dove i rifugiati che vengono da quella zona possano ritornare a casa e gli altri ritrovare un po' di normalità. Bisgnerà cercare di avere tutte le coperture internazionali (ONU) possibili, ma senza una qualche forma di intervento armato di questo tipo non si risolve nulla. Prevedibilmente un altra persona ha espresso l'opinione che non esisterebbero le condizioni storiche che giustifichino un qualsiasi intervento armato, che questo potrebbe portare a maggiori simpatie verso l'Isis. L'oratore ha risposto che il rischio esiste, ma che bisogna correrlo. Ho fatto valere che solo gli americani e, in piccola parte, gli inglesi e i francesi dispongono di truppe di elite da mettere sul terreno; che solo gli americani dispongono della logistica per trasportare il personale e i mezzi di cui si ha bisogno e che comunque sia realizzata l'operazione costerà moltissimo. Il conferenziere ha confermato il mio punto di vista e rimpianto che di queste cose non si discuta affatto in Italia; sembra un tema tabu. Se non si interviene sulle cause delle espulsioni i 12 milioni di rifugiati rimarranno 12 milioni e forse aumenteranno ancora.

Risposto da Fabio Colasanti su 12 Maggio 2015 a 9:38 Pietro, Ho parlato della tua reazione di nuovo con il conferenziere quando l'ho accompagnato all'aeroporto stamattina. La sua reazione è stata chiara. Mi ha ricordato di essere cattolico e certamente contrario alle guerre. Ma, al tempo

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stesso, è convinto che in alcune situazioni non ci sia alternativa all'uso della forza; non fosse che almeno come "interdizione". Il problema demografico è un problema di lungo peridodo. In ogni caso, i 12 milioni di profughi che esisteerebbero nel Medio Oriente sono dovuti ai conflitti. Possiamo fare tutto quello che vogliamo per alleviare la penosità delle condizioni di vita dei profughi, ma non risolveremo mai il problema senza rimuoverne le condizioni. Luca Geronico mi ha poi detto di aver parlato con molti leader dei profughi e con molti leader religiosi: i profughi non vogliono andar via, non vogliono emigrare in altri paesi, vogliono poter ritornare a casa. Sembra che alcuni avessere discusso di visti speciali per le minoranze religiose della zona, ma gli stessi vescovi si sono opposti, non vogliono l'eradicazione defnitiva di alcune popolazioni dalle loro zone d'origine. La prima considerazione da tener in mente è che l'unica soluzione per "risolvere" il problema dei rifugiati è di risolvere i conflitti che hanno spinto queste persone a fuggire. Questo richiede sforzi diplomatici, ma non può escludere l'intervento militare (specialmente nei confronti dell'Isis). Un intervento militare deve però far parte di un piano generale che copra il da farsi dopo l'intervento militare: creare un governo stabile (non necessariamente democratico; in queste zone è una pia illusione) e aiutare lo sviluppo economico della regione. Questo è quello che è mancato in quasi tutti gli interventi militari che abbiamo visti. In ogni caso, sono sicuro che l'intervento militare non ci sarà. Gli americani non hanno alcuna intenzione di prendere l'iniziativa e senza almeno il loro aiuto logistico noi europei non possiamo far quasi nulla. Oltre a tutto, le nostre opinioni pubbliche non lo permetteranno. Sono però molto irritato dall'ipocrisia di troppe posizioni. Ci dichiariamo scandalizzati dal dramma dei profughi, ma rifiutiamo sistematicamente tutte le soluzioni. Non vogliamo intervenire sulle cause perché siamo a priori contro gli interventi armati e non possiamo certo accogliere milioni di rifugiati in Europa; ma nonostante questo continuiamo a ripetere giaculatorie sull'orrore del dramma dei profughi. Qualche persona più responsabile invia 20 o 50 euro a qualche organizzazione meritoria che aiuta i profughi, ma questo è tutto. Quando è che guarderemo in faccia la realtà? Gli appelli al mondo perché diventi più buono lasciamo il tempo che trovano. Nel frattempo nel Curdistan ci sono tende in ogni piazza, di fronte ad ogni chiesa o moschea, gli edifici pubblici e gli impianti sportivi sono requisiti: un milione si rifugiati su cinque milioni di abitanti, è come se noi in Italia avessimo 12 milioni di rifugiati. Al momento abbiamo un numero record di rifugiati nel mondo: 51 milioni secondo l'UNHCR, la maggior parte in Africa e nel Medio Oriente. L'aumento del numero dei rifugiati negli ultimi anni è dovuto all'aumento del numero e dell'intensità dei conflitti locali. Ai tempi della guerra fredda questi erano stimolati, ma anche controllati dalle grandi potenze che li sfruttavano per le loro politiche. Oggi nessuno se ne preoccupa più e questi conflitti (tribali, religiosi o criminali) si sviluppano sempre più.

Risposto da giovanni de sio cesari su 12 Maggio 2015 a 9:51 Alessandro Bellotti ha scritto , c'è anche un leggerissimo problema con la Costituzione...Che vieta interventi militari all'estero ma dove mai sta scritto nella costituzione che non si possono fare interventi militari all’estero? vediamo da dove nasce questa assoluta sciocchezza. L’art 11 recita L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; ... L’affermazione allora aveva grande importanza in quanto negava l’idea (non solo fascista) millenaria che la guerra fosse un mezzo ordinario per regolare la politica (la guerra è la prosecuzione della diplomazia con altri mezzi), ma attualmente è una affermazione ovvia perche nessuno pensa certamente a una guerra a se non come ultima possibilita di difesa. E infatti l’art 51 recita La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge

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La difesa quindi è addirittura sacra: ma alcuni pensano che la difesa della patria non possa che avvenire ai confini contro un esercito che invada il sacro territorio della patria. Ma è una assoluta sciocchezza: la minaccia puo avvenire anche da terre lontane che alimentano il terrorismo, che minacciano di tagliare i rifornimenti energetici, le vie commerciali, la stabilita generale. Altro discorso poi è la opportunita politica ,la possibiità militare dell’intervento: ma questo è un giudizio politico militare non giuridico. Magari la “sopensione” della leva militare potrebbe considerarsi incostituzionale ma nessuno ha sollevato una questione del genere.

Risposto da Fabio Colasanti su 13 Maggio 2015 a 9:25 La Gran Bretagna ha già risposto negativamente alla proposta della Commissione europea di ridistribuire i rifugiati tra i paesi europei secondo un certo numero di criteri oggettivi. http://www.euractiv.com/sections/justice-home-affairs/britain-rejec...

Risposto da marcello sassoli su 13 Maggio 2015 a 12:37 Dalla Libia pero' arrivano parola dure contro il piano Ue. L'inviato di Tripoli alle Nazioni Unite, Ibrahim Dabbashi, ha sottolineato che "l governo libico non e' stato consultato dall'Unione europea, ci hanno lasciato all'oscuro delle loro intenzioni e del tipo di azioni militari che stanno per prendere nelle nostre acque territoriali". In particolare, ha rilevato l'inviato di Tripoli, non e' chiaro come i servizi di soccorso marittimo dell'Ue dovranno distinguere le barche dei pescatori dalle navi dei trafficanti.

Risposto da giorgio varaldo su 13 Maggio 2015 a 14:36 Non credo si sia da preoccuparsi troppo del governo di tripoli (che non controlla neanche la città) mentre ritengo sia possibile trovare - tramite i buoni uffici dell'egitto - un accordo con quello di tobruk. Già nel recente passato il generale haftar ha chiesto armamenti all'europa http://it.radiovaticana.va/news/2015/03/11/il_generale_libico_di_to... quindi ritengo sia possibile trovar un accordo e concordare le zone di intervento La notizia della nave turca attaccata dalle forze di tobruò mentre pare scaricasse armi per i ribelli jihadisti di sirte è un segnale che il governo di tobruk sta agendo seriamente e dovremmo tenerne conto http://www.aljazeera.com/news/2015/05/150511091656724.html l'unico pericolo che vedo è costituito dai sostenitori dei diritti dell'uomo a prescindere. E con la libia la storia ci insegna di non esser troppo schizzinosi sassoli ha detto: Dalla Libia pero' arrivano parola dure contro il piano Ue. L'inviato di Tripoli alle Nazioni Unite, Ibrahim Dabbashi, ha sottolineato che "l governo libico non e' stato consultato dall'Unione europea, ci hanno lasciato all'oscuro delle loro intenzioni e del tipo di azioni militari che stanno per prendere nelle nostre acque territoriali". In particolare, ha rilevato l'inviato di Tripoli, non e' chiaro come i servizi di soccorso marittimo dell'Ue dovranno distinguere le barche dei pescatori dalle navi dei trafficanti.

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Risposto da Fabio Colasanti su 13 Maggio 2015 a 15:33 Come molti hanno ripetuto tante volte, l'aumento forte del numero dei rifugiati nel mondo è dovuto soprattutto all'aumento del numero dei conflitti religiosi, dei conflitti etnici, dei conflitti per il potere e di quelli dovuti alle lotte tra bande che possono solo essere definite come "criminali". Questi conflitti sono concentrati in Africa e nel Medio Oriente. A complicare ancora di più le cose è appena arrivata la notizia di un colpo di stato nel Burundi. Visto il paese, le implicazioni etniche saranno sicuramente forti e ci saranno migliaia di rifugiati che scapperanno da questo paese e si aggiungeranno ai 51 milioni già riconosciuti dall'UNHCR.

Risposto da Fabio Colasanti su 16 Maggio 2015 a 14:28 Non condiviso il tono di questo articolo, ma è comunque un contributo da leggere. http://www.corriere.it/editoriali/15_maggio_16/immigrazione-europa-... Sono sbagliate alcune cifre. I contributi dell'Ue per la sola Italia per far fronte all'afflusso degli immigrati superano i 130/140 milioni di euro all'anno. Quindi la cifra citata da Ainis (65 milioni per tutta l'Ue) è sicuramente sbagliata.

Risposto da Fabio Colasanti su 19 Maggio 2015 a 23:40 Questo articolo è abbastanza corretto sul fondo, ma mostra ancora una volta la mancanza di comprensione del funzionamento delle istituzioni comunitarie. La settimana scorsa non c'è stata nessuna "intesa a Bruxelles" come la giornalista scrive. C'è stata una proposta dell'istituzione incaricata di farle: la Commissione europea. Ma perché le proposte diventino leggi comunitarie è necessario che si esprimano gli organismi che hanno questo potere: Parlamento europeo e Consiglio dei ministri. La Commissione ha fatto una buona proposta, ma non c'è mai stata un "intesa"., che avrebbe significato un accordo di chi puo' decidere. Da subito quasi tutti i commentatori hanno espresso una valutazione positiva per la proposta della Commissione, ma hanno anche espresso dubbi sulla disponibilità degli stati membri ad accettarla. Non c'è quindi nessun "passo indietro" rispetto ad una settimana fa, c'è solo il passaggio al test vero: sono disposti gli stati membri a fare quello che ha proposto la Commissione europea? Gli stati membri che oggi esprimono riserve non avevano mai detto di essere favorevoli; non stanno quindi cambiando posizione. http://www.corriere.it/opinioni/15_maggio_19/rischio-che-salti-tutto-b75262fe-fdf6-11e4-bed4-3ff992d01df9.shtml

Risposto da Fabio Colasanti su 21 Maggio 2015 a 22:49 Un aneddoto sul mercato del lavoro negli Stati Uniti (che non può mai sostituire le statistiche, ma che contribuisce a spiegare la percezione di certi fenomeni da parte dell'opinione pubblica). Sono negli Stati Uniti dove il think tank che presiedo terrà la settimana prossima tre giorni di conferenze e ne ho evidentemente approfittato per aggiungerci qualche giorno di ferie. Ho passato la notte a Grand Junction nel Colorado solo perché era il posto giusto per spezzare un tragitto in auto che altrimenti sarebbe stato troppo lungo. Stamattina abbiamo fatto un giro in auto per il centro e scoperto che la cittadina (59mila abitanti) è molto meglio di quanto ci fossimo aspettati.

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Ma quello che mi ha colpito è stata una manifestazione ad un incrocio del centro città organizzata dall'organismo che gestisce le scuole pubbliche. Un angolo dell'incrocio formato da due strade era occupato da un parcheggio. Nell'angolo del parcheggio più vicino all'incrocio c'erano due School Bus messi ad angolo. Sulle fiancate dei due autobus c'erano due grandi cartelli : "Cerchiamo urgentemente autisti". Sul marciapiede c'erano poi un uomo e una donna sandwich che avanzavano sul passaggio pedonale ogni volta che avevano il verde. I cartelli che portavano dicevano "Drivers for the School Buses". Nei giorni scorsi, per esempio a Jackson Hole nel Wyoming, avevamo notato che molti negozi avevano cartelli indicando che cercavano personale a tempo parziale o a tempo pieno. Ma una manifestazione ad un incrocio per cercare personale – e per di più organizzata da un organismo pubblico – è qualcosa che colpisce. Sono andato a guardare sull'internet è ho trovato alcuni articoli che parlavano della penuria di autisti per gli autobus scolastici della città. Gli articoli indicavano anche che lo stipendio per questo lavoro a Grand Junction sarebbe leggermente superiore a quello medio del Colorado (però solo del due per cento) e alcune statistiche sui salari per lavori simili a Grand Junction.

Risposto da paolo logli su 22 Maggio 2015 a 9:42 www-limesonline.com/rubrica:il-dovere-di-accogliere-i-migranti L'analisi di Caracciolo mi sembra interessante, anche per chi non la condivide:non parla tanto di "dovere"morale, o costituzionale, ma di interesse ben compreso da parte dei paesi dove arriva il flusso dei migranti. Paolo

Risposto da Cristina Favati su 22 Maggio 2015 a 9:47

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Paolo, il link non si apre. Potresti ripostarlo? Grazie. Ciao. paolo logli ha detto: www-limesonline.com/rubrica:il-dovere-di-accogliere-i-migranti L'analisi di Caracciolo mi sembra interessante, anche per chi non la condivide:non parla tanto di "dovere"morale, o costituzionale, ma di interesse ben compreso da parte dei paesi dove arriva il flusso dei migranti. Paolo

Risposto da paolo logli su 22 Maggio 2015 a 9:48 http://www.limesonline.com/rubrica/il-dovere-di-accogliere-i-migranti paolo logli ha detto: www-limesonline.com/rubrica:il-dovere-di-accogliere-i-migranti L'analisi di Caracciolo mi sembra interessante, anche per chi non la condivide:non parla tanto di "dovere"morale, o costituzionale, ma di interesse ben compreso da parte dei paesi dove arriva il flusso dei migranti. Paolo

Risposto da Ezio Ferrero su 28 Maggio 2015 a 0:32 Secondo la FAO il numero di persone che soffrono la fame si è RIDOTTO di 216 Milioni rispetto al 1990-1992. Da notare che nel 1990 la popolazione mondiale era di circa 5 Miliardi, nel 2015 è oltre 7 miliardi. Quindi la diminuzione in termini di incidenza è rilevantissima. Molto lavoro resta ancora da fare, purtroppo ci sono ancora quasi 800 milioni di persone che soffrono per la fame. Mi auguro di non leggere più che "la globalizzazione ha affamato i paesi poveri" o simili, semplicemente perchè E' FALSO. http://www.lastampa.it/2015/05/27/societa/la-fame-nel-mondo-scende-... L'intero report è disponibile a questo link http://www.fao.org/hunger/en/

Risposto da Fabio Colasanti su 28 Maggio 2015 a 0:43 Ezio, hai perfettamente ragione. La globalizzazione ha ridotto fortemente le diseguaglianze di reddito tra paesi anche se, probabilmente, è stata uno dei vari fattori che ha contribuito all'aumento delle differenze di reddito all'interno dei paesi. La globalizzazione ha finalmente raggiunto l'Africa sub-sahariana e la sta facendo crescere più rapidamente del resto del mondo. Ma gli attacchi a tutto campo contro la globalizzazione e il commercio mondiale fanno parte dei dogmi di fede di tanti. I fatti hanno poca importanza. Ezio Ferrero ha detto: Secondo la FAO il numero di persone che soffrono la fame si è RIDOTTO di 216 Milioni rispetto al 1990-1992. Da notare che nel 1990 la popolazione mondiale era di circa 5 Miliardi, nel 2015 è oltre 7 miliardi. Quindi la diminuzione in termini di incidenza è rilevantissima. Molto lavoro resta ancora da fare, purtroppo ci sono ancora quasi 800 milioni di persone che soffrono per la fame.

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Mi auguro di non leggere più che "la globalizzazione ha affamato i paesi poveri" o simili, semplicemente perchè E' FALSO. http://www.lastampa.it/2015/05/27/societa/la-fame-nel-mondo-scende-... L'intero report è disponibile a questo link http://www.fao.org/hunger/en/

Risposto da Giampaolo Carboniero su 28 Maggio 2015 a 18:51 Non si tratta di re il mercato o la globalizzazione, si deve semplicemente regolarli meglio, in maniera che diventino utili all'umanità e non che rispondano a pochi, circoscritti, interessi http://www.repubblica.it/economia/2015/05/28/news/stiglitz_occorsio...

Risposto da Ezio Ferrero su 28 Maggio 2015 a 21:54 che nella globalizzazione ci siano degli eccessi non ci piove e nessuno lo ha mai negato, compresi molti liberisti. Detto ciò i dati della FAO (che non risulta essere un covo di reazionari neoliberisti) indicano senza ombra di dubbio che mercato e globalizzazione in poco più di venti anni non hanno risposto solo a pochi, circoscritti interessi, ma hanno contribuito a DIMEZZARE il tasso di persone che patiscono la fame. Che mi sembra qualcosa di decisamente utile per l'umanità. Giampaolo Carboniero ha detto: Non si tratta di re il mercato o la globalizzazione, si deve semplicemente regolarli meglio, in maniera che diventino utili all'umanità e non che rispondano a pochi, circoscritti, interessi http://www.repubblica.it/economia/2015/05/28/news/stiglitz_occorsio...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 29 Maggio 2015 a 1:31 Anche il lavoro infantile nei primi anni dell'industria ha distribuito più ricchezza; rifacciamo la stessa strada, o teniamo conto di quell'esperienza? Ezio Ferrero ha detto: che nella globalizzazione ci siano degli eccessi non ci piove e nessuno lo ha mai negato, compresi molti liberisti. Detto ciò i dati della FAO (che non risulta essere un covo di reazionari neoliberisti) indicano senza ombra di dubbio che mercato e globalizzazione in poco più di venti anni non hanno risposto solo a pochi, circoscritti interessi, ma hanno contribuito a DIMEZZARE il tasso di persone che patiscono la fame. Che mi sembra qualcosa di decisamente utile per l'umanità. Giampaolo Carboniero ha detto: Non si tratta di re il mercato o la globalizzazione, si deve semplicemente regolarli meglio, in maniera che diventino utili all'umanità e non che rispondano a pochi, circoscritti, interessi http://www.repubblica.it/economia/2015/05/28/news/stiglitz_occorsio...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 29 Maggio 2015 a 1:31

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Gli effetti nefasti dell'ISDS http://action.sumofus.org/a/oceanagold-world-bank-tribunal/?akid=10...

Risposto da giorgio varaldo su 29 Maggio 2015 a 7:32 E magari anche la schiavitù ovviamente in chiave moderna Quotati in borsa , acquistabili sul web e la camusso che protesta contro la schiavitù a tempo determinato. Giampaolo Carboniero ha detto: Anche il lavoro infantile nei primi anni dell'industria ha distribuito più ricchezza; rifacciamo la stessa strada, o teniamo conto di quell'esperienza? Ezio Ferrero ha detto: che nella globalizzazione ci siano degli eccessi non ci piove e nessuno lo ha mai negato, compresi molti liberisti. Detto ciò i dati della FAO (che non risulta essere un covo di reazionari neoliberisti) indicano senza ombra di dubbio che mercato e globalizzazione in poco più di venti anni non hanno risposto solo a pochi, circoscritti interessi, ma hanno contribuito a DIMEZZARE il tasso di persone che patiscono la fame. Che mi sembra qualcosa di decisamente utile per l'umanità. Giampaolo Carboniero ha detto: Non si tratta di re il mercato o la globalizzazione, si deve semplicemente regolarli meglio, in maniera che diventino utili all'umanità e non che rispondano a pochi, circoscritti, interessi http://www.repubblica.it/economia/2015/05/28/news/stiglitz_occorsio...

Risposto da Fabio Colasanti su 29 Maggio 2015 a 16:24 Il numero di soldati russi morti in Ucraina è diventato un "segreto di stato". http://www.euractiv.com/sections/europes-east/putin-declares-soldie...

Risposto da Ezio Ferrero su 30 Maggio 2015 a 1:14 per caso qualcuno ha detto che va tutto benissimo e non c'è niente da migliorare? no, non lo ho detto. ho scritto che "c'è ancora molto da fare". Non condivido quasi mai le affermazioni "assolute" e cerco di non farle io per primo. E' ovvio, ed avviene, che si tiene conto della esperienza del passato. Sarebbe magari il caso che anche chi è, legittimamente, contrario alla gloablizzazione ne vedesse anche, dove ci sono, i lati positivi. sul lavoro minorile, in particolare: vero che ci sono casi di lavoro minorile, con bambini che direttamente od indirettamente lavorano per aziende occidentali (i famosi bambini che cuciono i palloni). La globalizzazione fa si che questi fenomeni vengano alla luce (purtroppo non tutti) e che la pressione dell'opinione pubblica, in particolare quella occidentale, contribuisca a migliorare le condizioni di quei bambini. E siamo poi così sicuri che l'alternativa alla cucitura dei palloni per quei bambini sarebbe migliore? Siamo sicuri che il rispetto dei bambini sia insito in qualsiasi cultura e che laddove viene a mancare sia per colpa dei soliti occidentali brutti e cattivi? i purtroppo ripetuti fenomeni di violenza sessuale bestiale che si verificano in india sulle bambine non derivano dall'occidente, ma dal ruolo che la cultura locale assegna alle donne. Donne che magari iniziano a ribellarsi perchè "contaminate" dalla cultura occidentale che ha "imparato" che i bambini vanno rispettati.

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insomma, ci sono questioni che riguardano l'evoluzione del genere umano e delle diverse culture. A meno che vogliamo tornare a Rousseau e al mito dell'uomo selvaggio (e buono) Giampaolo Carboniero ha detto: Anche il lavoro infantile nei primi anni dell'industria ha distribuito più ricchezza; rifacciamo la stessa strada, o teniamo conto di quell'esperienza? Ezio Ferrero ha detto: che nella globalizzazione ci siano degli eccessi non ci piove e nessuno lo ha mai negato, compresi molti liberisti. Detto ciò i dati della FAO (che non risulta essere un covo di reazionari neoliberisti) indicano senza ombra di dubbio che mercato e globalizzazione in poco più di venti anni non hanno risposto solo a pochi, circoscritti interessi, ma hanno contribuito a DIMEZZARE il tasso di persone che patiscono la fame. Che mi sembra qualcosa di decisamente utile per l'umanità. Giampaolo Carboniero ha detto: Non si tratta di re il mercato o la globalizzazione, si deve semplicemente regolarli meglio, in maniera che diventino utili all'umanità e non che rispondano a pochi, circoscritti, interessi http://www.repubblica.it/economia/2015/05/28/news/stiglitz_occorsio...

Risposto da Pietro Maruca su 30 Maggio 2015 a 2:59 Distinguerei però tra globalizzazione e delocalizzazione. La globalizzazione ha in sé elementi di positività, se ci riferiamo alle maggiori opportunità offerte dal mercato globale. Anche la concorrenza, ad esempio tra prodotti italiani e prodotti cinesi, può diventare stimolo per fare meglio, per valutare la qualità, per innovare più rapidamente. Si può anche entrare nel merito, per capire se valga la pena di risparmiare qualcosa nell'acquisto, sapendo che un certo prodotto viene dal lavoro di bambini o di persone ridotte in semi schiavitù. La delocalizzazione è la negazione di tutto ciò. E' la rapina. I macchinari vengono portati via o viene dismessa la produzione in favore di altri lavoratori, in altre zone. Tutto legittimo, per carità, ma non è più una sfida contro cui si possa reagire con il lavoro. E' il colpo finale da cui non ci si può riprendere. Mi stupisce che il sindacato non ne abbia ancora colto gli aspetti devastanti e non ne abbia fatto l'oggetto principale di una battaglia volta a trovare le contromisure necessarie. Probabilmente anche lo Stato potrebbe fare di più, anche se ha le mani legate dalle relazioni internazionali e dai trattati, ma le istituzioni locali dovrebbero operare meglio a favore delle loro comunità. Per gli imprenditori è una scelta economica. Per le maestranze e per la società che vengono private dell'azienda è crisi profonda, spesso irrimediabile. Peggio di un fallimento. Perché una ditta che non riesce a produrre può essere sostituita da un'altra organizzata meglio. Con la delocalizzazione, c'è già un'alternativa, di cui le realtà abbandonate non fanno parte. All'inizio del fenomeno si può rimanere sorpresi senza adeguate contromisure, ma dopo almeno vent'anni non avere risposte diventa colpevole superficialità. Ezio Ferrero ha detto: per caso qualcuno ha detto che va tutto benissimo e non c'è niente da migliorare? no, non lo ho detto. ho scritto che "c'è ancora molto da fare". Non condivido quasi mai le affermazioni "assolute" e cerco di non farle io per primo. E' ovvio, ed avviene, che si tiene conto della esperienza del passato. Sarebbe magari il caso che anche chi è, legittimamente, contrario alla gloablizzazione ne vedesse anche, dove ci sono, i lati positivi. sul lavoro minorile, in particolare: vero che ci sono casi di lavoro minorile, con bambini che direttamente od indirettamente lavorano per aziende occidentali (i famosi bambini che cuciono i palloni). La globalizzazione fa si che questi fenomeni vengano alla luce (purtroppo non tutti) e che la pressione dell'opinione pubblica, in particolare quella occidentale, contribuisca a migliorare le condizioni di quei bambini.

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E siamo poi così sicuri che l'alternativa alla cucitura dei palloni per quei bambini sarebbe migliore? Siamo sicuri che il rispetto dei bambini sia insito in qualsiasi cultura e che laddove viene a mancare sia per colpa dei soliti occidentali brutti e cattivi? i purtroppo ripetuti fenomeni di violenza sessuale bestiale che si verificano in india sulle bambine non derivano dall'occidente, ma dal ruolo che la cultura locale assegna alle donne. Donne che magari iniziano a ribellarsi perchè "contaminate" dalla cultura occidentale che ha "imparato" che i bambini vanno rispettati. insomma, ci sono questioni che riguardano l'evoluzione del genere umano e delle diverse culture. A meno che vogliamo tornare a Rousseau e al mito dell'uomo selvaggio (e buono) Giampaolo Carboniero ha detto: Anche il lavoro infantile nei primi anni dell'industria ha distribuito più ricchezza; rifacciamo la stessa strada, o teniamo conto di quell'esperienza? Ezio Ferrero ha detto: che nella globalizzazione ci siano degli eccessi non ci piove e nessuno lo ha mai negato, compresi molti liberisti. Detto ciò i dati della FAO (che non risulta essere un covo di reazionari neoliberisti) indicano senza ombra di dubbio che mercato e globalizzazione in poco più di venti anni non hanno risposto solo a pochi, circoscritti interessi, ma hanno contribuito a DIMEZZARE il tasso di persone che patiscono la fame. Che mi sembra qualcosa di decisamente utile per l'umanità. Giampaolo Carboniero ha detto: Non si tratta di re il mercato o la globalizzazione, si deve semplicemente regolarli meglio, in maniera che diventino utili all'umanità e non che rispondano a pochi, circoscritti, interessi http://www.repubblica.it/economia/2015/05/28/news/stiglitz_occorsio...

Risposto da Fabio Colasanti su 30 Maggio 2015 a 5:36 Pietro, globalizzazione e delocalizzazione non sono "istituzioni", non sono sistemi organizzati sui quali si puo influire direttamente. "Globalizzazione" è il termine che utilizziamo per definire un mondo dove l'informazione circola alla velocità della luce e a costi irrisori e dove il trasporto di persone e cose è diventato possibile a costi molto più bassi che nel passato. Ci sono stati molti accordi di liberalizzazione del commercio mondiale dopo la seconda guerra mondiale, ma da quasi trenta anni anni non c'è stato nessun nuovo accordo. Quindi a livello regolamentare negli ultimi anni non è cambiato molto. Quello che è cambiato la maggiore coscienza di quello che succede negli altri paesi e delle possibilità che vengono offerte dagli scambi con altri paesi. Come cambi questa presa di coscienza? Anche la "delocalizzazione" non è un fenomeno regolamentabile e non è quindi possibile ne favorirla, ne rallentarla. Prima di tutto, la delocalizzazione non ha praticamente mai la forma del trasferimento di impianti all'estero. Sarebbe troppo caro e non serve; gli impianti devono comunque essere rinnovati profondamente in cicli di qualche anno. Quello che succede è che, a volte, quando si devono costruire nuovi impianti questi si fanno in un altro paese e si abbandonano quelli nel paese dove non si vuole più operare. Dal punto di vista regolamentare, non vedo cosa si possa fare contro le "delocalizzazioni". Se un'impresa che ha impianti di produzione, mettiamo, in dieci o quindici paesi decide di costruirne uno nuovo nel paese "X" e di chiudere quello nel paese "Y" chi puo' impedirlo? Con che base legale il governo del paese "Y" potrebbe obbligare l'impresa a continuare un'attività che vuole smettere? Se nel passato ci sono stati aiuti di stato legati a condizioni sulla durata della produzione, forse si può fare qualcosa, ma altrimenti non c'è veramente nulla da fare. L'unica cosa che si può fare è creare condizioni che non incoraggino un'impresa ad andare a produrre all'estero. Il costo del lavoro è solo una delle tante variabili che determinano la scelta di un punto di produzione. Vicinanza ai mercati, vicinanza ai produttori di prodotti intermedi, qualità delle infrastrutture, disponibilità di mano d'opera qualificata, atteggiamento della burocrazia, qualità della giustizia, peso della fiscalità e gradevolezza delle condizioni di

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vita per il personale direttivo sono fattori altrettanto importanti. Al momento vediamo parecchie imprese che hanno trasferito la produzione da paesi in via di sviluppo – dove queste altre condizioni si sono rivelate troppo difficili – verso gli Stati Uniti e l'Europa. Purtroppo ci sono pochissimi casi di imprese che hanno ritrasferito la produzione in Italia. Nel recente caso Whirlpool di cui si parla tanto, un aspetto poco commentato è che la Whirlpool vuole smettere di produrre nel sud d'Italia e vuole aumentare la produzione in altri paesi e nel nord d'Italia ! Non è certo il costo del lavoro che ha determinato questa scelta. La "delocalizzazione" non è un fenomeno nuovo. Lo conosciamo da molti decenni e ha tanti aspetti simili alle trasformazioni strutturali che abbiamo conosciuto in tanti paesi. Quale è la differenza tra la chiusura delle acciaierie nel nord della Francia, in Belgio, in Germania e in Italia (mentre la produzione di acciaio aumentava nei paesi in via di sviluppo) e le delocalizzazioni di oggi? Quale è la differenza con la chiusura dei cantieri navali nel Regno Unito, in Francia, in Belgio, in Polonia e il loro svilupparsi in Germania (Papenburg), in Danimarca e in Corea ? Pietro Maruca ha detto: Distinguerei però tra globalizzazione e delocalizzazione. La globalizzazione ha in sé elementi di positività, se ci riferiamo alle maggiori opportunità offerte dal mercato globale. Anche la concorrenza, ad esempio tra prodotti italiani e prodotti cinesi, può diventare stimolo per fare meglio, per valutare la qualità, per innovare più rapidamente. Si può anche entrare nel merito, per capire se valga la pena di risparmiare qualcosa nell'acquisto, sapendo che un certo prodotto viene dal lavoro di bambini o di persone ridotte in semi schiavitù. La delocalizzazione è la negazione di tutto ciò. E' la rapina. I macchinari vengono portati via o viene dismessa la produzione in favore di altri lavoratori, in altre zone. Tutto legittimo, per carità, ma non è più una sfida contro cui si possa reagire con il lavoro. E' il colpo finale da cui non ci si può riprendere. Mi stupisce che il sindacato non ne abbia ancora colto gli aspetti devastanti e non ne abbia fatto l'oggetto principale di una battaglia volta a trovare le contromisure necessarie. Probabilmente anche lo Stato potrebbe fare di più, anche se ha le mani legate dalle relazioni internazionali e dai trattati, ma le istituzioni locali dovrebbero operare meglio a favore delle loro comunità. Per gli imprenditori è una scelta economica. Per le maestranze e per la società che vengono private dell'azienda è crisi profonda, spesso irrimediabile. Peggio di un fallimento. Perché una ditta che non riesce a produrre può essere sostituita da un'altra organizzata meglio. Con la delocalizzazione, c'è già un'alternativa, di cui le realtà abbandonate non fanno parte. All'inizio del fenomeno si può rimanere sorpresi senza adeguate contromisure, ma dopo almeno vent'anni non avere risposte diventa colpevole superficialità.

Risposto da Giampaolo Carboniero su 30 Maggio 2015 a 19:47 Tu faresti cucire i palloni a dei bambini? E allora, perchè aspettare che qualcuno protesti? Si giustifica sempre, basta non farsi scoprire? Ezio Ferrero ha detto: per caso qualcuno ha detto che va tutto benissimo e non c'è niente da migliorare? no, non lo ho detto. ho scritto che "c'è ancora molto da fare". Non condivido quasi mai le affermazioni "assolute" e cerco di non farle io per primo. E' ovvio, ed avviene, che si tiene conto della esperienza del passato. Sarebbe magari il caso che anche chi è, legittimamente, contrario alla gloablizzazione ne vedesse anche, dove ci sono, i lati positivi. sul lavoro minorile, in particolare: vero che ci sono casi di lavoro minorile, con bambini che direttamente od indirettamente lavorano per aziende occidentali (i famosi bambini che cuciono i palloni). La globalizzazione fa si che questi fenomeni vengano alla luce (purtroppo non tutti) e che la pressione dell'opinione pubblica, in particolare quella occidentale, contribuisca a migliorare le condizioni di quei bambini. E siamo poi così sicuri che l'alternativa alla cucitura dei palloni per quei bambini sarebbe migliore? Siamo sicuri che il rispetto dei bambini sia insito in qualsiasi cultura e che laddove viene a mancare sia per colpa dei soliti occidentali brutti e cattivi?

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i purtroppo ripetuti fenomeni di violenza sessuale bestiale che si verificano in india sulle bambine non derivano dall'occidente, ma dal ruolo che la cultura locale assegna alle donne. Donne che magari iniziano a ribellarsi perchè "contaminate" dalla cultura occidentale che ha "imparato" che i bambini vanno rispettati. insomma, ci sono questioni che riguardano l'evoluzione del genere umano e delle diverse culture. A meno che vogliamo tornare a Rousseau e al mito dell'uomo selvaggio (e buono) Giampaolo Carboniero ha detto: Anche il lavoro infantile nei primi anni dell'industria ha distribuito più ricchezza; rifacciamo la stessa strada, o teniamo conto di quell'esperienza? Ezio Ferrero ha detto: che nella globalizzazione ci siano degli eccessi non ci piove e nessuno lo ha mai negato, compresi molti liberisti. Detto ciò i dati della FAO (che non risulta essere un covo di reazionari neoliberisti) indicano senza ombra di dubbio che mercato e globalizzazione in poco più di venti anni non hanno risposto solo a pochi, circoscritti interessi, ma hanno contribuito a DIMEZZARE il tasso di persone che patiscono la fame. Che mi sembra qualcosa di decisamente utile per l'umanità. Giampaolo Carboniero ha detto: Non si tratta di re il mercato o la globalizzazione, si deve semplicemente regolarli meglio, in maniera che diventino utili all'umanità e non che rispondano a pochi, circoscritti, interessi http://www.repubblica.it/economia/2015/05/28/news/stiglitz_occorsio...

Risposto da Ezio Ferrero su 31 Maggio 2015 a 1:11 ma leggi quello che scrivo o vai avanti a testa bassa a prescindere? chi ha mai detto che farei cucire i palloni ai bambini? chi ha mai giustificato la cosa? non è possibile discutere se ti vengono messe in bocca cose che non hai mai detto Giampaolo Carboniero ha detto: Tu faresti cucire i palloni a dei bambini? E allora, perchè aspettare che qualcuno protesti? Si giustifica sempre, basta non farsi scoprire? Ezio Ferrero ha detto: per caso qualcuno ha detto che va tutto benissimo e non c'è niente da migliorare? no, non lo ho detto. ho scritto che "c'è ancora molto da fare". Non condivido quasi mai le affermazioni "assolute" e cerco di non farle io per primo. E' ovvio, ed avviene, che si tiene conto della esperienza del passato. Sarebbe magari il caso che anche chi è, legittimamente, contrario alla gloablizzazione ne vedesse anche, dove ci sono, i lati positivi. sul lavoro minorile, in particolare: vero che ci sono casi di lavoro minorile, con bambini che direttamente od indirettamente lavorano per aziende occidentali (i famosi bambini che cuciono i palloni). La globalizzazione fa si che questi fenomeni vengano alla luce (purtroppo non tutti) e che la pressione dell'opinione pubblica, in particolare quella occidentale, contribuisca a migliorare le condizioni di quei bambini. E siamo poi così sicuri che l'alternativa alla cucitura dei palloni per quei bambini sarebbe migliore? Siamo sicuri che il rispetto dei bambini sia insito in qualsiasi cultura e che laddove viene a mancare sia per colpa dei soliti occidentali brutti e cattivi? i purtroppo ripetuti fenomeni di violenza sessuale bestiale che si verificano in india sulle bambine non derivano dall'occidente, ma dal ruolo che la cultura locale assegna alle donne. Donne che magari iniziano a ribellarsi perchè "contaminate" dalla cultura occidentale che ha "imparato" che i bambini vanno rispettati. insomma, ci sono questioni che riguardano l'evoluzione del genere umano e delle diverse culture. A meno che vogliamo tornare a Rousseau e al mito dell'uomo selvaggio (e buono) Giampaolo Carboniero ha detto:

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Anche il lavoro infantile nei primi anni dell'industria ha distribuito più ricchezza; rifacciamo la stessa strada, o teniamo conto di quell'esperienza? Ezio Ferrero ha detto: che nella globalizzazione ci siano degli eccessi non ci piove e nessuno lo ha mai negato, compresi molti liberisti. Detto ciò i dati della FAO (che non risulta essere un covo di reazionari neoliberisti) indicano senza ombra di dubbio che mercato e globalizzazione in poco più di venti anni non hanno risposto solo a pochi, circoscritti interessi, ma hanno contribuito a DIMEZZARE il tasso di persone che patiscono la fame. Che mi sembra qualcosa di decisamente utile per l'umanità. Giampaolo Carboniero ha detto: Non si tratta di re il mercato o la globalizzazione, si deve semplicemente regolarli meglio, in maniera che diventino utili all'umanità e non che rispondano a pochi, circoscritti, interessi http://www.repubblica.it/economia/2015/05/28/news/stiglitz_occorsio...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 31 Maggio 2015 a 3:20 Tu dici delle cose che poi non vuoi estrapolare; Le aziende occidentali cioè rispettano il principio di non far lavorare i bambini per la pressione dell'opinione pubblica, altrimenti, cosa fanno, continuano? Poi non fare raffronti con altri mondi, stiamo parlando del nostro, e di come vengono o non vengono rispettati certi principi e certe regole di cui cui vantiamo. Ero partito dalla affermazione che, dopotutto, la globalizzazione ha prodotto ricchezza per tutti; io ho ribadito che invece ha prodotto ricchezza, con le regole attuali, principalmente per pochi, al che si ribatte che comunque i popoli stanno meglio di secoli fa, e allora? Stiamo sereni e contenti perchè è stata abolita la schiavitù? Ezio Ferrero ha detto: ma leggi quello che scrivo o vai avanti a testa bassa a prescindere? chi ha mai detto che farei cucire i palloni ai bambini? chi ha mai giustificato la cosa? non è possibile discutere se ti vengono messe in bocca cose che non hai mai detto Giampaolo Carboniero ha detto: Tu faresti cucire i palloni a dei bambini? E allora, perchè aspettare che qualcuno protesti? Si giustifica sempre, basta non farsi scoprire? Ezio Ferrero ha detto: per caso qualcuno ha detto che va tutto benissimo e non c'è niente da migliorare? no, non lo ho detto. ho scritto che "c'è ancora molto da fare". Non condivido quasi mai le affermazioni "assolute" e cerco di non farle io per primo. E' ovvio, ed avviene, che si tiene conto della esperienza del passato. Sarebbe magari il caso che anche chi è, legittimamente, contrario alla gloablizzazione ne vedesse anche, dove ci sono, i lati positivi. sul lavoro minorile, in particolare: vero che ci sono casi di lavoro minorile, con bambini che direttamente od indirettamente lavorano per aziende occidentali (i famosi bambini che cuciono i palloni). La globalizzazione fa si che questi fenomeni vengano alla luce (purtroppo non tutti) e che la pressione dell'opinione pubblica, in particolare quella occidentale, contribuisca a migliorare le condizioni di quei bambini. E siamo poi così sicuri che l'alternativa alla cucitura dei palloni per quei bambini sarebbe migliore? Siamo sicuri che il rispetto dei bambini sia insito in qualsiasi cultura e che laddove viene a mancare sia per colpa dei soliti occidentali brutti e cattivi? i purtroppo ripetuti fenomeni di violenza sessuale bestiale che si verificano in india sulle bambine non derivano dall'occidente, ma dal ruolo che la cultura locale assegna alle donne. Donne che magari iniziano a ribellarsi perchè "contaminate" dalla cultura occidentale che ha "imparato" che i bambini vanno rispettati. insomma, ci sono questioni che riguardano l'evoluzione del genere umano e delle diverse culture. A meno che vogliamo tornare a Rousseau e al mito dell'uomo selvaggio (e buono)

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Giampaolo Carboniero ha detto: Anche il lavoro infantile nei primi anni dell'industria ha distribuito più ricchezza; rifacciamo la stessa strada, o teniamo conto di quell'esperienza? Ezio Ferrero ha detto: che nella globalizzazione ci siano degli eccessi non ci piove e nessuno lo ha mai negato, compresi molti liberisti. Detto ciò i dati della FAO (che non risulta essere un covo di reazionari neoliberisti) indicano senza ombra di dubbio che mercato e globalizzazione in poco più di venti anni non hanno risposto solo a pochi, circoscritti interessi, ma hanno contribuito a DIMEZZARE il tasso di persone che patiscono la fame. Che mi sembra qualcosa di decisamente utile per l'umanità. Giampaolo Carboniero ha detto: Non si tratta di re il mercato o la globalizzazione, si deve semplicemente regolarli meglio, in maniera che diventino utili all'umanità e non che rispondano a pochi, circoscritti, interessi http://www.repubblica.it/economia/2015/05/28/news/stiglitz_occorsio...

Risposto da giorgio varaldo su 31 Maggio 2015 a 8:19 giampaolo non stiamo a sollevare polveroni sulla globalizzazione e sul lavoro minorile basta ti faccia un giretto in quel di napoli magari nei quartieri di forcella sanità o secondigliano che di lavoro minorile ne trovi quanto ne vuoi. Giampaolo Carboniero ha detto: Tu dici delle cose che poi non vuoi estrapolare; Le aziende occidentali cioè rispettano il principio di non far lavorare i bambini per la pressione dell'opinione pubblica, altrimenti, cosa fanno, continuano? Poi non fare raffronti con altri mondi, stiamo parlando del nostro, e di come vengono o non vengono rispettati certi principi e certe regole di cui cui vantiamo. Ero partito dalla affermazione che, dopotutto, la globalizzazione ha prodotto ricchezza per tutti; io ho ribadito che invece ha prodotto ricchezza, con le regole attuali, principalmente per pochi, al che si ribatte che comunque i popoli stanno meglio di secoli fa, e allora? Stiamo sereni e contenti perchè è stata abolita la schiavitù? Ezio Ferrero ha detto: ma leggi quello che scrivo o vai avanti a testa bassa a prescindere? chi ha mai detto che farei cucire i palloni ai bambini? chi ha mai giustificato la cosa? non è possibile discutere se ti vengono messe in bocca cose che non hai mai detto Giampaolo Carboniero ha detto: Tu faresti cucire i palloni a dei bambini? E allora, perchè aspettare che qualcuno protesti? Si giustifica sempre, basta non farsi scoprire?

Risposto da paolo logli su 31 Maggio 2015 a 11:08 Sul "Sole24Ore" di oggi il Viceministro Calenda afferma che esiste "una spaccatura profonda sull'idea del modello economico e sociale europeo tra i diversi paesi dell'Unione", con l'Italia che insiste non solo sulla qualità del prodotto, ma anche "sugli standard sociali e ambientali" che sono intrinseci nei nostri prodotti. "I nostri standard sono i piu' elevati al mondo, ma hanno anche un costo rilevante per le imprese e per i cittadini", per cui sarebbe utile "indicare sul prodotto il luogo in cui è fatto", in modo che i consumatori lo apprezzino. E questo risulta anche nel tentativo italiano di insistere sul "made in", in contrasto con altri paesi, come la Germania, "che hanno scelto un modello di integrazione internazionale molto spinto", per cui sono, per esempio," riluttanti a prendere qualunque posizione contraria agli interessi della Cina", e hanno rifiutato le nostre proposte.

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"La battaglia da fare è lunga e difficile perché rende visibile una scelta di fondo,alternativa, circa il modello di sviluppo che i diversi stati europei hanno deciso di percorrere".

Risposto da Fabio Colasanti su 31 Maggio 2015 a 14:30 Paolo, effettivamente l'Italia gioca da alcuni anni la carta del nazionalismo economico; i nostri governi sperano che gli italiani vogliano comprare prodotti italiani, anche se meno convenienti, per sostenere la nostra produzione. Sperano poi che gli italiani giochino al gioco del nazionalismo economico in una misura maggiore di quanto lo facciano i consumatori degli altri paesi. MI sembra tutto da dimostrare che gli standard italiani siano migliori di quelli degli altri paesi. a) Per quanto riguarda tutti i prodotti industriali gli standard italiani sono gli standard europei e non vedo quindi dove possano mai essere le differenze. Non dimentichiamo che i prodotti industriali rappresentano oltre il novanta per cento della produzione e delle esportazioni italiane. b) Soprattutto, non vedo poi dove gli standard "sociali" italiani possano brillare rispetto a quelli di altri paesi. c) Ma anche per i prodotti agricoli, non vedo dove gli "standard" abbiano un ruolo. Per nostra fortuna, abbiamo prodotti agricoli riconosciuti e apprezzati, ma non mi sembra che questo sia particolarmente dovuto agli "standard" legislativi. Considero tutta la campagna per il "Made in" una fesseria, basata su informazioni e premesse sbagliate e contraria alle forze che hanno creato lo sviluppo economico italiano nel dopoguerra: l'apertura agli scambi internazionali. Affermare la presunta superiorità dei prodotti italiani è diventato per i politici la versione moderna dell'affermare l'amore della patria. E visto che è in gioco l'amore per la patria, quasi nessuno ha il coraggio di denunciare la falsità di questa campagna. Non dimentichiamo poi che la determinazione della "origine" di un prodotto è cosa estremamente complessa. Si puo' identificare facilmente solo dove l'ultima trasformazione o assemblaggio sono stati effettuati. Ma ogni prodotto industriale e anche moltissimi prodotti agricoli dipendono da tante produzioni intermedie che possono venire da posti diversissimi. Come faremmo ad avere la pasta italiana se non avessimo le importazioni massiccie di grano duro che effettuiamo ogni anno dal Canada e dagli Stati Uniti ? In Italia non produciamo quantità sufficenti di questa materia prima fondamentale. E dove sarebbero le nostre esportazioni di insaccati, prosciutti, formaggi e tanti altri prodotti senza le importazioni di latte ad alto contenuto di materie grasse (che produciamo in quantità insufficienti, in buona parte per motivi climatici) e senza le importazioni di maialini e maiali da altri paesi europei? I nostri allevamenti dipendono poi da massicce importazioni di soia, spesso prodotta con OGM. Un po' di realismo per favore! Abbiamo regole per la determinazione dell'origine dei prodotti a fini doganali; si tratta di regole di una complessità incredibile rese necessarie dalla complessità delle strutture di produzione attuali. Al giorno d'oggi i consumatori possono aver fiducia nella produzione di una certa azienda, ma aver fiducia nel fatto che un prodotto venga da un certo paese mi sembra impossibile e ingiustificato. Un'ultima osservazione. Trovo veramente strano che le persone che si battono per il "nazionalismo economico" (per regole sul "Made in" molto strette) sono poi spesso le stesse persone che si battono per l'integrazione politica europea. A quando un po' di coerenza? paolo logli ha detto: Sul "Sole24Ore" di oggi il Viceministro Calenda afferma che esiste "una spaccatura profonda sull'idea del modello economico e sociale europeo tra i diversi paesi dell'Unione", con l'Italia che insiste non solo sulla qualità del prodotto, ma anche "sugli standard sociali e ambientali" che sono intrinseci nei nostri prodotti. "I nostri standard sono i piu' elevati al mondo, ma hanno anche un costo rilevante per le imprese e per i cittadini", per cui sarebbe utile "indicare sul prodotto il luogo in cui è fatto", in modo che i consumatori lo apprezzino. E questo risulta anche nel tentativo italiano di insistere sul "made in", in contrasto con altri paesi, come la Germania, "che hanno scelto un modello di integrazione internazionale molto spinto", per cui sono, per esempio," riluttanti a prendere qualunque posizione contraria agli interessi della Cina", e hanno rifiutato le nostre proposte. "La battaglia da fare è lunga e difficile perché rende visibile una scelta di fondo,alternativa, circa il modello di sviluppo che i diversi stati europei hanno deciso di percorrere".

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Risposto da Giampaolo Carboniero su 31 Maggio 2015 a 17:57 Riguardo la tua ultima osservazione, non trovo per niente incoerente la posizione che descrivi, perchè il moto cui tengo di più nella faticosa costruzione dell'Europa è: uniti nella differenza, in quanto riconosce che l'equilibrio delle società ha bisogno delle differenze. Fabio Colasanti ha detto: Paolo, effettivamente l'Italia gioca da alcuni anni la carta del nazionalismo economico; i nostri governi sperano che gli italiani vogliano comprare prodotti italiani, anche se meno convenienti, per sostenere la nostra produzione. Sperano poi che gli italiani giochino al gioco del nazionalismo economico in una misura maggiore di quanto lo facciano i consumatori degli altri paesi. MI sembra tutto da dimostrare che gli standard italiani siano migliori di quelli degli altri paesi. a) Per quanto riguarda tutti i prodotti industriali gli standard italiani sono gli standard europei e non vedo quindi dove possano mai essere le differenze. Non dimentichiamo che i prodotti industriali rappresentano oltre il novanta per cento della produzione e delle esportazioni italiane. b) Soprattutto, non vedo poi dove gli standard "sociali" italiani possano brillare rispetto a quelli di altri paesi. c) Ma anche per i prodotti agricoli, non vedo dove gli "standard" abbiano un ruolo. Per nostra fortuna, abbiamo prodotti agricoli riconosciuti e apprezzati, ma non mi sembra che questo sia particolarmente dovuto agli "standard" legislativi. Considero tutta la campagna per il "Made in" una fesseria, basata su informazioni e premesse sbagliate e contraria alle forze che hanno creato lo sviluppo economico italiano nel dopoguerra: l'apertura agli scambi internazionali. Affermare la presunta superiorità dei prodotti italiani è diventato per i politici la versione moderna dell'affermare l'amore della patria. E visto che è in gioco l'amore per la patria, quasi nessuno ha il coraggio di denunciare la falsità di questa campagna. Non dimentichiamo poi che la determinazione della "origine" di un prodotto è cosa estremamente complessa. Si puo' identificare facilmente solo dove l'ultima trasformazione o assemblaggio sono stati effettuati. Ma ogni prodotto industriale e anche moltissimi prodotti agricoli dipendono da tante produzioni intermedie che possono venire da posti diversissimi. Come faremmo ad avere la pasta italiana se non avessimo le importazioni massiccie di grano duro che effettuiamo ogni anno dal Canada e dagli Stati Uniti ? In Italia non produciamo quantità sufficenti di questa materia prima fondamentale. E dove sarebbero le nostre esportazioni di insaccati, prosciutti, formaggi e tanti altri prodotti senza le importazioni di latte ad alto contenuto di materie grasse (che produciamo in quantità insufficienti, in buona parte per motivi climatici) e senza le importazioni di maialini e maiali da altri paesi europei? I nostri allevamenti dipendono poi da massicce importazioni di soia, spesso prodotta con OGM. Un po' di realismo per favore! Abbiamo regole per la determinazione dell'origine dei prodotti a fini doganali; si tratta di regole di una complessità incredibile rese necessarie dalla complessità delle strutture di produzione attuali. Al giorno d'oggi i consumatori possono aver fiducia nella produzione di una certa azienda, ma aver fiducia nel fatto che un prodotto venga da un certo paese mi sembra impossibile e ingiustificato. Un'ultima osservazione. Trovo veramente strano che le persone che si battono per il "nazionalismo economico" (per regole sul "Made in" molto strette) sono poi spesso le stesse persone che si battono per l'integrazione politica europea. A quando un po' di coerenza? paolo logli ha detto: Sul "Sole24Ore" di oggi il Viceministro Calenda afferma che esiste "una spaccatura profonda sull'idea del modello economico e sociale europeo tra i diversi paesi dell'Unione", con l'Italia che insiste non solo sulla qualità del prodotto, ma anche "sugli standard sociali e ambientali" che sono intrinseci nei nostri prodotti. "I nostri standard sono i piu' elevati al mondo, ma hanno anche un costo rilevante per le imprese e per i cittadini", per cui sarebbe utile "indicare sul prodotto il luogo in cui è fatto", in modo che i consumatori lo apprezzino. E questo risulta anche nel tentativo italiano di insistere sul "made in", in contrasto con altri paesi, come la Germania, "che hanno scelto un modello di integrazione internazionale molto spinto", per cui sono, per esempio," riluttanti a prendere qualunque posizione contraria agli interessi della Cina", e hanno rifiutato le nostre proposte. "La battaglia da fare è lunga e difficile perché rende visibile una scelta di fondo,alternativa, circa il modello di sviluppo che i diversi stati europei hanno deciso di percorrere".

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Risposto da giorgio varaldo su 31 Maggio 2015 a 18:47 Riguardo alla etichettatura dei prodotti come consumatore ho tutto il diritto di conoscere dove è prodotto un determinato bene e per quanto riguarda i prodotti alimentari ho tutto il diritto di conoscere quale sia la provenienza delle materie prime. Se acquisto una tshirt voglio conoscere dove è fabbricata se acquisto una mozzarella voglio sapere se il latte arriva da mondragone o da pripyiat in polonia. Poi sta a me consumatore decidere se voglio pagare una t-shirt 10 euro in quanto fabbricata a gallarate o 1,5 euro in quanto fabbricata in viet-nam e decidere se acquistare una mozzarella di bufala a 15 euro il kg in quanto fatta con il latte delle bufale campane o 4 euro al kg se fatta con latte polacco oppure 10 euro al kg dei weisswurst prodotti in baviera utilizzando carne suina dell'allgau o 2,5 euro al kg se prodotti in ungheria. Cosa non accetto è pagare 14 euro una mozzarella prodotta con il latte polacco e 10 euro una t-shirt prodotta a saigon e 10 euro al kg dei weisswurst .prodotti in ungheria Quindi non riesco a capire per quale motivo si debba nascondere la provenienza di qualsiasi bene e sopratutto che questo principio sia avversato da un paese come la germania noto per la capillare informazione dei test qualitativi dei prodotti in vendita nelle varie catene di supermercati.

Risposto da Fabio Colasanti su 31 Maggio 2015 a 18:58 Differenze di legislazione, di pratiche commerciali, di standard tecnici e che altro ? Perché no di preferenze politiche ? Giampaolo Carboniero ha detto: Riguardo la tua ultima osservazione, non trovo per niente incoerente la posizione che descrivi, perchè il moto cui tengo di più nella faticosa costruzione dell'Europa è: uniti nella differenza, in quanto riconosce che l'equilibrio delle società ha bisogno delle differenze. Fabio Colasanti ha detto: Paolo, effettivamente l'Italia gioca da alcuni anni la carta del nazionalismo economico; i nostri governi sperano che gli italiani vogliano comprare prodotti italiani, anche se meno convenienti, per sostenere la nostra produzione. Sperano poi che gli italiani giochino al gioco del nazionalismo economico in una misura maggiore di quanto lo facciano i consumatori degli altri paesi. MI sembra tutto da dimostrare che gli standard italiani siano migliori di quelli degli altri paesi. a) Per quanto riguarda tutti i prodotti industriali gli standard italiani sono gli standard europei e non vedo quindi dove possano mai essere le differenze. Non dimentichiamo che i prodotti industriali rappresentano oltre il novanta per cento della produzione e delle esportazioni italiane. b) Soprattutto, non vedo poi dove gli standard "sociali" italiani possano brillare rispetto a quelli di altri paesi. c) Ma anche per i prodotti agricoli, non vedo dove gli "standard" abbiano un ruolo. Per nostra fortuna, abbiamo prodotti agricoli riconosciuti e apprezzati, ma non mi sembra che questo sia particolarmente dovuto agli "standard" legislativi. Considero tutta la campagna per il "Made in" una fesseria, basata su informazioni e premesse sbagliate e contraria alle forze che hanno creato lo sviluppo economico italiano nel dopoguerra: l'apertura agli scambi internazionali. Affermare la presunta superiorità dei prodotti italiani è diventato per i politici la versione moderna dell'affermare l'amore della patria. E visto che è in gioco l'amore per la patria, quasi nessuno ha il coraggio di denunciare la falsità di questa campagna. Non dimentichiamo poi che la determinazione della "origine" di un prodotto è cosa estremamente complessa. Si puo' identificare facilmente solo dove l'ultima trasformazione o assemblaggio sono stati effettuati. Ma ogni prodotto industriale e anche moltissimi prodotti agricoli dipendono da tante produzioni intermedie che possono venire da posti diversissimi. Come faremmo ad avere la pasta italiana se non avessimo le importazioni massiccie di grano duro che effettuiamo ogni anno dal Canada e dagli Stati Uniti ? In Italia non produciamo quantità sufficenti di questa materia

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prima fondamentale. E dove sarebbero le nostre esportazioni di insaccati, prosciutti, formaggi e tanti altri prodotti senza le importazioni di latte ad alto contenuto di materie grasse (che produciamo in quantità insufficienti, in buona parte per motivi climatici) e senza le importazioni di maialini e maiali da altri paesi europei? I nostri allevamenti dipendono poi da massicce importazioni di soia, spesso prodotta con OGM. Un po' di realismo per favore! Abbiamo regole per la determinazione dell'origine dei prodotti a fini doganali; si tratta di regole di una complessità incredibile rese necessarie dalla complessità delle strutture di produzione attuali. Al giorno d'oggi i consumatori possono aver fiducia nella produzione di una certa azienda, ma aver fiducia nel fatto che un prodotto venga da un certo paese mi sembra impossibile e ingiustificato. Un'ultima osservazione. Trovo veramente strano che le persone che si battono per il "nazionalismo economico" (per regole sul "Made in" molto strette) sono poi spesso le stesse persone che si battono per l'integrazione politica europea. A quando un po' di coerenza? paolo logli ha detto: Sul "Sole24Ore" di oggi il Viceministro Calenda afferma che esiste "una spaccatura profonda sull'idea del modello economico e sociale europeo tra i diversi paesi dell'Unione", con l'Italia che insiste non solo sulla qualità del prodotto, ma anche "sugli standard sociali e ambientali" che sono intrinseci nei nostri prodotti. "I nostri standard sono i piu' elevati al mondo, ma hanno anche un costo rilevante per le imprese e per i cittadini", per cui sarebbe utile "indicare sul prodotto il luogo in cui è fatto", in modo che i consumatori lo apprezzino. E questo risulta anche nel tentativo italiano di insistere sul "made in", in contrasto con altri paesi, come la Germania, "che hanno scelto un modello di integrazione internazionale molto spinto", per cui sono, per esempio," riluttanti a prendere qualunque posizione contraria agli interessi della Cina", e hanno rifiutato le nostre proposte. "La battaglia da fare è lunga e difficile perché rende visibile una scelta di fondo,alternativa, circa il modello di sviluppo che i diversi stati europei hanno deciso di percorrere".

Risposto da Fabio Colasanti su 31 Maggio 2015 a 19:10 Giorgio, fino ad ora le regole ci permettono di sapere se un prodotto viene dal Vietnam, dalla CIna, dagli Stati Uniti o dall'Unione europea. Per i prodotti agricoli, tutta la politica agricola comune è stata orientata per decenni a considerare l'Unione europea come uno spazio comune dove i prodotti agricoli possono girare liberamente. Il problema è ora di sapere se si deve indicare anche da che parte dell'Unione europea vengono i prodotti. Perché poi fermarsi ai 28 paesi? Peché non indicare se un prodotto viene dalla Padania o dal Mezzogiorno? Del resto, tu stesso hai indicato che vuoi sapere se il latte viene da Mondragone. Rimane il fatto che la lista delle materie prime rischia di essere lunghissima. Per i prodotti industriali la ista rischia di essere impossibile da indicare sui prodotti, al massimo potrà essere indicata sui siti web delle imprese di produzione. Pensi poi che si debba chiedere alle imprese di cambiare gli etichettaggi ogni volta che cambiano fornitore? Riguardo alla etichettatura dei prodotti come consumatore ho tutto il diritto di conoscere dove è prodotto un determinato bene e per quanto riguarda i prodotti alimentari ho tutto il diritto di conoscere quale sia la provenienza delle materie prime. Se acquisto una tshirt voglio conoscere dove è fabbricata se acquisto una mozzarella voglio sapere se il latte arriva da mondragone o da pripyiat in polonia. Poi sta a me consumatore decidere se voglio pagare una t-shirt 10 euro in quanto fabbricata a gallarate o 1,5 euro in quanto fabbricata in viet-nam e decidere se acquistare una mozzarella di bufala a 15 euro il kg in quanto fatta con il latte delle bufale campane o 4 euro al kg se fatta con latte polacco oppure 10 euro al kg dei weisswurst prodotti in baviera utilizzando carne suina dell'allgau o 2,5 euro al kg se prodotti in ungheria. Cosa non accetto è pagare 14 euro una mozzarella prodotta con il latte polacco e 10 euro una t-shirt prodotta a saigon e 10 euro al kg dei weisswurst .prodotti in ungheria Quindi non riesco a capire per quale motivo si debba nascondere la provenienza di qualsiasi bene e sopratutto che questo principio sia avversato da un paese come la germania noto per la capillare informazione dei test qualitativi dei prodotti in vendita nelle varie catene di supermercati.

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Risposto da giorgio varaldo su 31 Maggio 2015 a 19:23 Il parmigiano reggiano è tale se prodotto in caseifici di una determinata area ed utilizzando latte proveniente da tale area mentre il parmesan può esser prodotto in caseifici e con latte proveniente da qualsiasi parte d'europa. A me come consumatore sarebbe sufficiente che la legge permetta ai produttori di scegliere le strade da loro preferite quindi sull'etichetta del parmigiano reggiano sianocertificati dalle norme UE e riportati i nomi dei caseifici e la provenienza del latte senza obbligare i produttori di parmesan di riportare cosa loro meglio crede e di poter usare tali informazioni nella pubblicità. In tal modo la certificazione della provenienza costituirebbe un valore aggiunto. starà poi al consumatore scegliere quale prodotto acquistare Fabio Colasanti ha detto: Giorgio, Rimane il fatto che la lista delle materie prime rischia di essere lunghissima. Per i prodotti industriali la ista rischia di essere impossibile da indicare sui prodotti, al massimo potrà essere indicata sui siti web delle imprese di produzione. Pensi poi che si debba chiedere alle imprese di cambiare gli etichettaggi ogni volta che cambiano fornitore?

Risposto da Fabio Colasanti su 31 Maggio 2015 a 20:09 Giorgio, ma le regole sui prodotti agricoli ad origine controllata esistono già. Esistono già tutte le regole che stabiliscono se un prodotto puo' essere chiamato "Parmigiano reggiano" o "Grana padano" o nessuna di queste due denominazioni. Esistono già le regole che stabiliscono se un vino puo' essere chiamato "Brunello" o "Amarone". Non è di questo che si discute. Le regole di cui si discute al momento non riguardano i prodotti agricoli, ma solo quelli industriali. La richiesta più recente avanzata dal vice-ministro Calenda in sede auropea riguarda l'etichettatura dei mobili e della gioielleria. giorgio varaldo ha detto: Il parmigiano reggiano è tale se prodotto in caseifici di una determinata area ed utilizzando latte proveniente da tale area mentre il parmesan può esser prodotto in caseifici e con latte proveniente da qualsiasi parte d'europa. A me come consumatore sarebbe sufficiente che la legge permetta ai produttori di scegliere le strade da loro preferite quindi sull'etichetta del parmigiano reggiano sianocertificati dalle norme UE e riportati i nomi dei caseifici e la provenienza del latte senza obbligare i produttori di parmesan di riportare cosa loro meglio crede e di poter usare tali informazioni nella pubblicità. In tal modo la certificazione della provenienza costituirebbe un valore aggiunto. starà poi al consumatore scegliere quale prodotto acquistare Fabio Colasanti ha detto: Giorgio, Rimane il fatto che la lista delle materie prime rischia di essere lunghissima. Per i prodotti industriali la ista rischia di essere impossibile da indicare sui prodotti, al massimo potrà essere indicata sui siti web delle imprese di produzione. Pensi poi che si debba chiedere alle imprese di cambiare gli etichettaggi ogni volta che cambiano fornitore?

Risposto da giorgio varaldo su 31 Maggio 2015 a 21:00 grazie della precisazione!! Fabio Colasanti ha detto:

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Giorgio, ma le regole sui prodotti agricoli ad origine controllata esistono già. Esistono già tutte le regole che stabiliscono se un prodotto puo' essere chiamato "Parmigiano reggiano" o "Grana padano" o nessuna di queste due denominazioni. Esistono già le regole che stabiliscono se un vino puo' essere chiamato "Brunello" o "Amarone". Non è di questo che si discute. Le regole di cui si discute al momento non riguardano i prodotti agricoli, ma solo quelli industriali. La richiesta più recente avanzata dal vice-ministro Calenda in sede auropea riguarda l'etichettatura dei mobili e della gioielleria. giorgio varaldo ha detto: Il parmigiano reggiano è tale se prodotto in caseifici di una determinata area ed utilizzando latte proveniente da tale area mentre il parmesan può esser prodotto in caseifici e con latte proveniente da qualsiasi parte d'europa. A me come consumatore sarebbe sufficiente che la legge permetta ai produttori di scegliere le strade da loro preferite quindi sull'etichetta del parmigiano reggiano siano certificati dalle norme UE e riportati i nomi dei caseifici e la provenienza del latte senza obbligare i produttori di parmesan di riportare cosa loro meglio crede e di poter usare tali informazioni nella pubblicità. In tal modo la certificazione della provenienza costituirebbe un valore aggiunto. starà poi al consumatore scegliere quale prodotto acquistare Fabio Colasanti ha detto: Giorgio, Rimane il fatto che la lista delle materie prime rischia di essere lunghissima. Per i prodotti industriali la ista rischia di essere impossibile da indicare sui prodotti, al massimo potrà essere indicata sui siti web delle imprese di produzione. Pensi poi che si debba chiedere alle imprese di cambiare gli etichettaggi ogni volta che cambiano fornitore?

Risposto da paolo logli su 31 Maggio 2015 a 21:43 Scusate, per una volta almeno scrivo d'impulso;ma la situazione europea mi preoccupa molto. Mi smbra che nell'ottica liberista qualunque indicazione, etichetta o altro viene vista come un limite alla concorrenza di prezzo, essendo questa, in fondo,il criterio fondamentale degli scambi. Persino il brevetto viene a volte visto come un limite grave alla concorrenza. Col risultato che i paesi che sono in grado di offrire, oggi, i prodotti a prezzi piu' bassi, a parità di qualità, vincono sempre.E gli altri,che cercano di "inventare"modi nuovi di produrre, difendendosi nel frattempo in qualche modo dai concorrenti presenti sul mercato,avendo condizioni di produzione migliori,vengono accusati di essere - oh orrore! - protezionisti. Si è persino detto,a livello europeo, agli italiani che insistono sul "made in" che, consentendolo, si sarebbero svantaggiati i bulgari e altri paesi europei che non hanno un'immagine positiva da proporre per i loro prodotti. Ma questa è una vecchia storia, risale a Ricardo! Per fare una battuta, continuate pure, voi portoghesi, a produrre vino, che siete cosi' bravi;noi inglesi, ve lo compriamo tutto,ci rallegra;noi rinunciamo a farlo, e continuiamo, modestamente, sotto il cielo grigio, a fare dei panni... Col risultato pero' che noi inglesi, piu' tardi, avremo fatta per primi la rivoluzione industriale e voi non potrete far altro che vendere il vostro vino, o poco piu'. E ci sarebbe tanto piaciuto,a noi inglesi, restar i soli ad averla fatta, a promuovere la concorrenza, il libero scambio nel mondo -anche a chi non ne voleva sapere... Già allora l'ottica liberista poteva esser presentata in modo rigoroso, scientifico,e difesa da interessi importanti;per cui ci volle parecchio coraggio ai francesi e -ancor piu' bravi, al solito- ai tedeschi per mettersi anche loro a far l'industria. Questo pero'causo' dei grossi problemi di politica internazionale, già a quei tempi.Colpa della "infant industry"... Per loro fortuna, i cinesi,non si sono posti troppi problemi,potendo entrare nel mercato mondiale con condizioni di costo eccezionali e una valuta da loro ben gestita. E noi europei ci siamo invischiati in una unione monetaria, molto efficace nel rafforzare i forti e lasciare alcuni dei piu' deboli a indebitarsi,senza aver previsto meccanismi efficaci per garantire il loro sviluppo.Come se pagando il debito lo sviluppo avvenisse da solo.

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Paolo

Risposto da Fabio Colasanti su 31 Maggio 2015 a 23:27 Etichettatura dei prodotti e interesse collettivo. Dal punto di vista degli interessi della collettività, si possono distinguere tre grandi campi per quanto riguarda gli obblighi di etichettatura. Il primo riguarda i temi della sicurezza e della protezione della salute. Qui un intervento pubblico ha una giustificazione forte ed è sicuramente giustificato imporre obblighi, anche molto onerosi, alle imprese produttrici. In questo campo i consumatori devono fidarsi dei controlli effettuati dalle autorità incaricate. È giusto chiedere controlli sempre più efficaci e imporre che i risultati di questi controlli siano portati a conoscenza dei consumatori. Visto che le possibilità fisiche offerte dall'etichettaura sugli imballaggi sono limitate, si sta facendo sempre più ricorso alle nuove tecnologie con le informazioni disponibili on line e richiamabili anche nel negozio grazie ad apparecchi basati sugli RFID (leggono il numero RFID e presentano l'informazione corrispondente trovata in rete). In questo campo, l'origine geografica del prodotto non mi sembra avere una grande importanza (forse nessuna). Il secondo riguarda la valutazione che il consumatore da del prodotto. Se il prodotto gli piace, se corrisponde ai suoi bisogni, se l'imballaggio e la confezione sono di suo gradimento e se il prezzo è accettabile. Qui ci sono degli obblighi di informazione sul prezzo, sul prezzo per unità di quantità venduta, sulle caratteristiche tecniche del prodotto e, se si tratta di un prodotto alimentare, sulle sue caratteristiche nutritive. Anche qui non vedo una grande importanza dell'indicazione della zona di origine. Se il consumatore non è in grado di distinguere la mozzarella fatta con latte di bufalo campano o con latte di bufalo prodotto altrove, forse questo significa che questa differenza non è poi cosìimportante. Il terzo campo è quello dove l'indicazione di origine diventa importante. Si tratta della possibilità offerta al consumatore di discriminare – in senso positivo o in senso negativo – un prodotto in base a chi lo produce e alla zona di produzione. Molti preferiscono comprare un prodotto perché viene dalla loro regione, dal loro paese e, in alcuni casi, vogliono boicottare i prodotti che vengono da zone con regimi dubbi e dove alcune regole sociali non sono rispettate. È un fatto che molti si comportano in questa maniera, ma non sono sicuro che si tratti di un atteggiamento corretto e che vada incoraggiato. Dal punto di vista economico, comportamenti di questo tipo rischiano di tenere in vita artificialmente produzioni non competitive o di penalizzarne altre che invece lo sono. Questo comportamento può perfino rivelarsi perdente per i prodotti che si vogliono sostenere. È immaginabile che i cittadini di una certa zona facciano sforzi per comprare un prodotto locale non competitivo ritardando il momento del suo rinnovamento. Èprobabile che questi sforzi siano perdenti (per ogni acquisto locale "volontaristico" potrebbe essserci più di un mancato acquisto su altri mercati) e che non servano altro che a ritardare un aggiustamento che alla fine sarà inevitabile. Se da un punto di vista politico è poi immaginabile distinguere tra produzione europee e produzioni dei paesi terzi, è dubbio che sia necessario distinguere tra le produzioni dei diversi paesi europei (già oggi comunque un paese è libero di chiedere che sui suoi prodotti sia indicato il paese di produzione). Dopo tutto abbiamo tutti le stesse regole e facciamo parte di un'entità comune. Troverei poi molto strano distinguere tra produzioni dello stesso paese. Lo facciamo già per le produzioni agricole a denominazione di origine controllata, fin dove dovremmo arrivare ? In ogni caso, le discussioni in corso sono limitate ai prodotti industriali e non si discute di prodotti agricoli. L'unica tema in discussione è se si deve passare dalla situazione dove ogni paese è libero di far scrivere sui suoi prodotti "prodotto nel pase X", invece che prodotto nell'UE" ad una dove questa indicazione diventerebbe obbligatoria. Questo è tutto quello di cui si discute, con buona pace del vice-ministro Calenda. I produttori italiani possono già scrivere sui loro prodotti "Made in Italy", se lo vogliono e se la cosa risponde al vero. I prodotti che non hanno questa dicitura probabilmente non saranno stati prodotti in Italia. Che altre indicazioni vogliamo? Perché obbligare la Finlandia a scrivere sui suoi prodotti "Made in Finland"? Il vice-ministro ministro Calenda ha chiesto che l'obbligo di etichettatura sia esteso ai mobili e ai gioielli. Che vantaggio verrebbe all'Italia dal fatto che sul mercato ungherese i

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mobili finlandesi siano etichettati "Made in Finland"? Se i produttori italiani pensano che la cosa dia loro un vantaggio sono liberi di indicare sui loro mobili il "Made in Italy" e i consumatori ungheresi sapranno quali mobili sono italiani e quali no. Ma non si deve dimenticare che per i prodotti industriali, nessun prodotto è interamente prodotto nel paese "X" o nel paese "Y". Dire che un prodotto è "Made in Italy" significa dire che la maggioranza relativa del suo valore aggiunto viene dall'Italia: mettiamo il quaranta per cento. Ma il 20 potrebbe venire dal Viet Nam,il 30 dalla Polonia e il 10 da Cuba. In queste condizioni, che informazione ci da il "Made in Italy"? Riporto le conclusioni ufficiali dell'ultima riunione – infruttuosa – del Consiglio dei Ministri che si è tenuta il 28 maggio scorso. Consumer product safety and market surveillance package The Council discussed, in public deliberation, the consumer product safety and market surveillance package. The debate focused on the way forward to solve the only pending political issue of the package, which relates to a proposed provision requiring mandatory indication of origin marking for consumer products, known as the "made-in" labelling clause. In spite of all efforts made by the Presidency, an agreement on a general approach could not be achieved. The debate took place against the background of a new cost/benefit study, issued by the Commission on 6 May, on the impact of the implementation of the made-in clause for six categories of manufacturing products: toys, domestic appliances, consumer electronics, textiles, footwear and ceramics. Last December, the Council had asked the Commission to present further evidence on the costs and benefits of the proposed mandatory marking of origin with the aim of moving the negotiations forward. Currently there is no mandatory origin-labelling requirement within the EU that applies to non-food consumer products. Producers are free to label the products with the country of origin if they so wish.

Risposto da Fabio Colasanti su 31 Maggio 2015 a 23:31 Paolo, ma oggi nessuno proibisce ai produttori italiani di scrivere "Made in Italy" sui loro prodotti se lo vogliono. Quello di cui si sta discutendo è se rendere questa indicazione obbligatoria. Molti paesi non vogliono imporla ai loro produttori, non ne vedono la necessità e non la vedo nemmeno io. paolo logli ha detto: Scusate, per una volta almeno scrivo d'impulso;ma la situazione europea mi preoccupa molto. ( ... )

Risposto da Fabio Colasanti su 4 Giugno 2015 a 18:18 Meno male che i socialisti europei prendono posizione contro la deriva autoritaria di Erdogan. Aspettarsi qualcosa di simile dal nostro ministero degli Esteri è irrealistico. http://www.eunews.it/2015/06/03/turchia-chiesto-ergastolo-per-giorn...

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Risposto da Fabio Colasanti su 7 Giugno 2015 a 1:09 Considerazioni forse un po' forti, ma non campate in aria. http://www.corriere.it/editoriali/15_giugno_06/i-migranti-paradosso...

Risposto da Fabio Colasanti su 8 Giugno 2015 a 11:19 Non sarà facile avere una risposta soddisfacente alla proposta della Commissione. Il nostro governo comunque si da parecchio da fare. http://www.euractiv.com/sections/justice-home-affairs/many-eu-count...

Risposto da giorgio varaldo su 8 Giugno 2015 a 12:48 Visto che il documento parla di "asylum seekers" e non di migranti non credo ci sia da far molto affidamento sulla UE per chi non in possesso di tali requisiti (almeno il 75% del totale) Se poi consideriamo la situazione europea con il burgenland nel quale la SPD va al governo con la FPO su chiare posizioni di chiusura verso l'immigrazione di affidamento sull'europa proprio non dovremmo farne. Fabio Colasanti ha detto: Non sarà facile avere una risposta soddisfacente alla proposta della Commissione. Il nostro governo comunque si da parecchio da fare. http://www.euractiv.com/sections/justice-home-affairs/many-eu-count...

Risposto da giorgio varaldo su 1 Luglio 2015 a 16:15 ISIS contro ogni forma di laicismo nel mondo arabo , anche HAMAS ed OLP considerati nemici. http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/mediooriente/2015/07/01/isis-... cosiderato lo stato di guerra fra egitto ed ISIS sarebbe il caso come europa schierarsi apertamente a favore del governo libico di tobruk e fornire consistenti aiuti militari e coordinamento di interventi congiunti in libia nei territori attualmente in mano al califfato. Collaborazione da estendere al governo tunisino ed eventualmente algerino. Ovvio quale sia la posizione dell'ONU è questione del tutto marginale.

Risposto da giorgio varaldo su 1 Luglio 2015 a 17:48 per alessandro questa portaerei la queen elizabeth e la gemella in costruzione prince of wales costeranno quasi 9 miliardi di euro. Componente aerea imbarcata per ora harrier poi F35

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Se guardi l'immagine per ora pittorica in quanto non ancora entrata in servizio vedrai la sagoma inconfondibile degli F35 B la stessa versione prevista per marines MM ed ovviamente royal navy.

Risposto da Cristina Favati su 2 Luglio 2015 a 11:08 http://www.repubblica.it/economia/2015/07/01/news/istat_conti_pubbl...

Risposto da giorgio varaldo su 3 Luglio 2015 a 18:55 un interessante articolo di carlo pannella http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=8&sez=120&... nell'articolo di pannella manca una riflessione riguardo HAMAS e gaza. ISIL ha dichiarato HAMAS nemico al pari di israele eppure chi ha assaltato i posti di blocco egiziani proveniva da gaza. Si può spiegare in un solo modo: a gaza comanda ISIL e non più HAMAS. I carri armati libici usati nel sinai da ISIL non possono che provenire da gaza in quanto è assurdo pensare siano transitati dall'egitto. Il quadro che ne deriva è terrificante anche per il sostegno che storicamente parte della sinistra ha dato alla causa palestinese. Una riflessione un pochino pesante: il vaticano riconosce lo stato di palestina .. gaza fa parte dello stato di palestina .. a gaza comanda ISIL ..

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Risposto da giorgio varaldo su 8 Luglio 2015 a 19:20 siamo tornati ai tempi dell'URSS? http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/europa/2015/07/08/srebrenica-... di questo piccolo padre vladimir vladimirovic non è che mi fiderei poi tanto

Risposto da Ezio Ferrero su 8 Luglio 2015 a 19:33 Quante volte abbiamo letto, anche in questo Circolo, apodittiche affermazioni sull'occidente che affama i paesi poveri, sulle rapine perpetrate dal neoliberismo verso i poveri del mondo? E' uscito il report ONU che fa il punto sui Millenium Development Goals (lo si trova qui http://www.un.org/…/2…/pdf/MDG%202015%20rev%20(July%201).pdf). Alcuni dati: 1) Nel 1990 il 47% della popolazione dei paesi in via di sviluppo era estremamente povera (meno di 1,25$ al giorno). Nel 2015 il dato è 14% (a fronte di una popolazione aumentata). In termini assoluti si è apssati da 1,9 miliardi di persone estremamente povere a poco più di 800 milioni. E la maggior parte dei progressi sono stati conseguiti dal 2000 in avanti 2) Gli iscritti alla scuola primaria in questi paesi sono passati da 83% nel 2000 a 91% nel 2015. Da oltre 100 milioni di bambini che non frequentava la scuola a circa 50 milioni 3) Fra il 1990 ed il 2015 la mortalità infantile sotto i 5 anni di è dimezzata (da 90 a 43 morti per 1000 nati). In valore assoluto 6 milioni di bambini morti in meno all'anno. 4) I nuovi infetti da HIV sono diminuiti del 40% fra il 2000 ed il 2013 5) Fra il 1990 e il 2015 1,9 miliardi di persone in più hanno accesso ad acqua potabile canalizzata 6) la proporzione di popolazione urbana che vive in baraccopoli nei paesi in via di sviluppo è diminuita dal 40% nel 2000 al 30% nel 2015 7) L'assistenza allo sviluppo da parte dei paesi sviluppati è aumentata del 66% in termini reali fra il 2000 ed il 2014 Tanto resta ancora da fare. Ma la vulgata dell'occidente neoliberista e grassatore che con la globalizzazione si arricchisce impoverendo il resto del mondo è molto semplicemente una totale falsità. I numeri dicono che la verità è esattamente l'opposto.

Risposto da Giuseppe Ardizzone su 8 Luglio 2015 a 20:07 Quello che preoccupa è la crescita complessiva mondiale . Anche i paesi guida come la Cina , gli Usa ed altri hanno avuto in questi anni momenti di appannamento. Speriamo veramente che si possa ripartire tutti verso obietivi ambiziosi di sviluppo compatibile.

Risposto da Fabio Colasanti su 8 Luglio 2015 a 22:03 Ezio, per anni il dramma dell'Africa era che non era quasi toccata dalla "globalizzazione", adesso questa è arrivata anche li e l'Africa sub-sahariana sta crescendo più rapidamente del resto del mondo. Il problema di questa parte dell'Africa sono i conflitti religiosi e tribali, ma questi non sono dovuti all'Occidente cattivo.

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Ezio Ferrero ha detto: Quante volte abbiamo letto, anche in questo Circolo, apodittiche affermazioni sull'occidente che affama i paesi poveri, sulle rapine perpetrate dal neoliberismo verso i poveri del mondo? E' uscito il report ONU che fa il punto sui Millenium Development Goals (lo si trova qui http://www.un.org/…/2…/pdf/MDG%202015%20rev%20(July%201).pdf). Alcuni dati: 1) Nel 1990 il 47% della popolazione dei paesi in via di sviluppo era estremamente povera (meno di 1,25$ al giorno). Nel 2015 il dato è 14% (a fronte di una popolazione aumentata). In termini assoluti si è apssati da 1,9 miliardi di persone estremamente povere a poco più di 800 milioni. E la maggior parte dei progressi sono stati conseguiti dal 2000 in avanti 2) Gli iscritti alla scuola primaria in questi paesi sono passati da 83% nel 2000 a 91% nel 2015. Da oltre 100 milioni di bambini che non frequentava la scuola a circa 50 milioni 3) Fra il 1990 ed il 2015 la mortalità infantile sotto i 5 anni di è dimezzata (da 90 a 43 morti per 1000 nati). In valore assoluto 6 milioni di bambini morti in meno all'anno. 4) I nuovi infetti da HIV sono diminuiti del 40% fra il 2000 ed il 2013 5) Fra il 1990 e il 2015 1,9 miliardi di persone in più hanno accesso ad acqua potabile canalizzata 6) la proporzione di popolazione urbana che vive in baraccopoli nei paesi in via di sviluppo è diminuita dal 40% nel 2000 al 30% nel 2015 7) L'assistenza allo sviluppo da parte dei paesi sviluppati è aumentata del 66% in termini reali fra il 2000 ed il 2014 Tanto resta ancora da fare. Ma la vulgata dell'occidente neoliberista e grassatore che con la globalizzazione si arricchisce impoverendo il resto del mondo è molto semplicemente una totale falsità. I numeri dicono che la verità è esattamente l'opposto.

Risposto da Ezio Ferrero su 8 Luglio 2015 a 22:27 sono curioso di vedere la prossima volta che verrà fuori la solita solfa dell'aver ridotto in miseria ed alla fame i paesi poveri

Risposto da Giampaolo Carboniero su 11 Luglio 2015 a 1:46 Informazione, scientifica e non, e energie fossili, come funziona il tutto? http://www.qualenergia.it/articoli/20150709-clima-leaks-come-i-gran...

Risposto da Fabio Colasanti su 19 Agosto 2015 a 22:56 Una notizia che mostra come la Russia di Putin sia un posto poco simpatico. Qualche mese la polizia russa ha arrestato un agente della polizia frontaliera estone accusandolo di trovarsi in territorio russo. Gli estoni sostengono che la persona si trovava in territorio estone e, secondo il ministro degli esteri estone, si è trattato di un verio e proprio kidnapping in territorio estone. Oggi questo agente è stato condannato in Russia a 15 anni di prigione per "spionaggio", sarebbe stato in territorio russo, e per "contrabbando di armi", aveva con se la pistola di servizio. Cose di questo genere ci spiegano perché tanti paesi dell'ex blocco sovietico siano meno comprensivi e aperti di noi nei confrnti della Russia.

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Risposto da Giampaolo Carboniero su 26 Agosto 2015 a 1:19 Pensiamo mai al tipo di mondo, al tipo di vita che "questo" sistema di sviluppo sta predisponendo per i nostri figli e nipoti? http://www.socialeurope.eu/2015/08/the-upsurge-in-uncertain-work/

Risposto da Giampaolo Carboniero su 26 Agosto 2015 a 1:38 Un'altra "comunista", e "gufa" contro il luminoso nostro prossimo futuro; la guerra di cui parla è stata vinta anche grazie a quell'esercito mondiale di "utili idioti" che lavorano per quell'1%, illudendosi di farne parte o di poterne far parte in futuro, calpestando ogni senso di umanità, ogni ideale di civiltà, chiudendo gli occhi su quanto la storia dovrebbe averci insegnato: è fatale voler stravincere http://www.ilquorum.it/la-guerra-di-classe-lhanno-stravinta-ricchi/

Risposto da Giampaolo Carboniero su 27 Agosto 2015 a 18:20 Il sorpasso? http://www.qualenergia.it/articoli/20150804-il-piano-obama-sul-clim...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 28 Agosto 2015 a 1:54 Mio commento superfluo http://www.theguardian.com/politics/2015/aug/23/jeremy-corbyns-oppo...

Risposto da Giuseppe Ardizzone su 30 Agosto 2015 a 13:31 Due articoli interessanti e problematici che consiglio di leggere in sequenza per poi rifletterci e dare i Vs commenti. Sicuramente individuano alcuni problemi che sono stati presenti fin dall'inizio della crisi mondiale del 2008 , all'interno dei quali sottolinerei il problema della qualità del debito privato e della distribuzione ineguale delle ricchezze. http://www.sbilanciamoci.info/Sezioni/capitali/Come-funziona-o-non-... http://www.sbilanciamoci.info/Sezioni/capitali/La-bolla-cinese-31036

Risposto da Fabio Colasanti su 10 Settembre 2015 a 23:37

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Una riflessione ispirata da un seminario al quale sono stato stamattina. Nel 1998, durante una riunione organizzata dalle Nazioni Unite, Thabo Mbeki ricordò ai partecipanti che la metà della popolazione mondiale non aveva ancora mai fatto una telefonata. L'affermazione era basata su di una stima pubblicata dall'Economist nel 1995. La frase è stata usata anche da molte altre personalità. Era una maniera di ricordarci il divario che esisteva tra il mondo industrializzato e i paesi emergenti. Quel divario è ancora molto forte, ma in alcuni campi si è ridotto in maniera spettacolare. Nel primo trimestre del 2015, il numero dei telefonini collegati ha raggiunto la cifra di 7.2 miliardi. Molte persone hanno più di un telefono, ma si stima che il numero di persone che hanno un telefonino sia stato, nello stesso trimestre, di circa 4.5 miliardi. Questo a fronte di una popolazione mondiale di circa 7 miliardi di persone. Il "Mobility Report" della Ericsson, presentato nel seminario di stamattina, prevede che, anche scontando un rallentamento della crescita dei nuovi abbonamenti, nel 2020 il novanta per cento della popolazione mondiale al di sopra dei sei anni avrà un telefonino. Un elemento che ha contribuito alla rapidissima diffusione dei telefonini sono state le carte telefoniche prepagate che sono state inventate da un italiano e introdotte per la prima volta dalla nostra Tim.

Risposto da Fabio Colasanti su 13 Settembre 2015 a 16:30 "Almeno il 70 per cento dei cittadini russi considera la "democrazia gestita" praticata nel loro paese superiore alla versione caotica dell'Occidente. Quasi la metà dei cittadini ungheresi considera non necessaria l'appartenenza del paese all'Unione europea, i cui valori liberali sono presi in giro dal primo ministro Orban. Più del 70 per cento dei cittadini turchi ha un'immagine negativa degli Stati Uniti che Erdogan accusa di essere responsabili della crescita dei "social media" (definita la peggior minaccia di fronte alla quale si trova la Turchia di oggi, superiore apparentemente agli attacchi dell'Isis conto alcune città turche)". Questo è un paragrafo di un interessante, ma triste articolo sulla "Tentazione autoritaria" nei paesi nostri vicini. http://www.project-syndicate.org/commentary/soft-dictatorships-auth...

Risposto da Fabio Colasanti su 13 Settembre 2015 a 16:42 Questo è un articolo ragionevole e condivisibile di Jseph Stiglitz sulla politica monetaria negli Stati Uniti. Purtroppo la precisazione "ragionevole" è diventata necessaria perché recentemente Stiglitz ha scritto anche alcune cose che non lo sono. https://www.project-syndicate.org/commentary/us-fed-interest-rate-h...

Risposto da Fabio Colasanti su 15 Settembre 2015 a 9:36 Un approccio interessante, ma contestato, per aiutare l'Africa. http://www.euractiv.com/sections/innovations-instead-assistance-far...

Risposto da giorgio varaldo su 19 Settembre 2015 a 10:59

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Nella notte fra il 18 ed il 19 settembre la dieta giapponese ha approvato la costituzionale che permette alle forze di difesa giapponesi l'impiego fuori dal territirio nazionale. Ricordo che il giappone ha in costruzione 4 portaerei sulle quali saranno imbarcati gli F35 B (quelli previsti per la cavour). Sara' il caso che l'europa ne prenda atto?

Risposto da Fabio Colasanti su 1 Ottobre 2015 a 0:39 E' come dice Mieli, è un caso ? è il ritorno della tradizionale linea filo-araba della Farnesina? http://www.corriere.it/editoriali/15_settembre_30/silenzio-italiano...

Risposto da Fabio Colasanti su 4 Ottobre 2015 a 14:47 Panebianco ha ragione. Dobbiamo continuare a condannare l'occupazione di territori non israeliani, la politica di costruzione di insediamenti ebrei in queste zone e tanti altri comportamenti sbagliati del giverno israeliano, ma questo non puo' portarci agli eccessi che giustamente condanna. http://www.corriere.it/editoriali/15_ottobre_04/difendere-israele-s...

Risposto da giorgio varaldo su 4 Ottobre 2015 a 19:23 Alluvione in costa azzurra 16 morti e 5 dispersi. Colpa di renzi?

Risposto da Cristina Favati su 4 Ottobre 2015 a 22:01

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Da questo tunnel passo d'estate tutti i giorni. Sono morte tre persone: un'intera famiglia uscita per salvare l'auto.

Risposto da giorgio varaldo su 5 Ottobre 2015 a 9:51 Putin conquista in siria una leadership sino ad ora negata. USA in affanno con israele ed egitto a cercare dialogo con mosca e si profila alleanza fra questi paesi e l'iran sciita. La cina invia in siria aerei e forse truppe . USA in forte imbarazzo dopo le accuse ai russi di aver bombardato ribelli anti assad addestrati (e sicuramente armati dalla CIA) ... Europa? Non pervenuta. Incapace di assumere una posizione comune. Incapace di mandar proprie truppe persino contro i commercianti di carne umana. Ed ora anche incapace di accogliere quei prof7ghi ai quali aveva promesso porte aperte. In questo desolante quadro aspettiamo un segno che indichi la presenza in europa di vita intelligente.

Risposto da Giampaolo Carboniero su 5 Ottobre 2015 a 17:50 Di Renzi o della mancanza di politiche contro i cambiamenti climatici poco importa, di sicuro non è colpa di Dio o della fatalità. giorgio varaldo ha detto: Alluvione in costa azzurra 16 morti e 5 dispersi. Colpa di renzi?

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Economia e politica nel mondo IV – 2015-2016

Risposto da Antonino Andaloro su 5 Ottobre 2015 a 18:32 Il guaio è che nessuno, in Europa e nel mondo si preoccupa di questi eventi che non sono più occasionali, ma qualcosa di eccezionale ed emergenziale, se 20 persone ci hanno rimesso la pelle. Cristina Favati ha detto:

Da questo tunnel passo d'estate tutti i giorni. Sono morte tre persone: un'intera famiglia uscita per salvare l'auto.

Risposto da Alessandro Bellotti su 5 Ottobre 2015 a 18:55 Se al posto di mettere in sicurezza il territorio italiano sperperiamo un pacco di miliardi per l'EXPO (20 ?), allora i prossimi morti e le prossime centinaia di milioni di euro di danni avranno pure un colpevole. Capisco che Renzi si sia trovata la patata bollente EXPO ma magnificarne l'importanza per il paese davvero suonerà come una presa in giro.. Evidentemente Hollande pensa sia meglio spendere i soldi altrove... http://www.lavoce.info/wp-content/uploads/2014/05/Perch%C3%A9-lExpo... In questo 10 paginette si riassume il mio pensiero...Su come abbiamo speso 15 miliardi di euro (EXPO) a fronte di coperture delle spese del 10% (se va bene). del resto non si capisce proprio quali benefici avrà il paese... Visto comunque che si deve parlare di cosa succede nel mondo cambio argomento. Rientro con una certa malinconia dall'India...Non perchè l'incazzatura provenga dalla manifestazione fieristica alla quale ho partecipato ma da come viene affrontato all'estero il problema energetico e come, invece, sta agendo il governo italiano. Ho preso la parola in Ambasciata a Delhi, dove ero ospite assieme ad altri imprenditori italiani, raccontando le birichinate del governo Renzi in tema di energia... E' stato divertente (si fa per dire) condividere l'assoluta assenza dell'Italia in ambito rinnovabili. Assenza che stride con quanto stanno facendo o cercando di fare 2/3 della popolazione mondiale... Cina, India, Sud America e Africa. Puntano tutti su rinnovabili. Nucleare praticamente sparito.

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Economia e politica nel mondo IV – 2015-2016

Tutti cercano di ridurre l'uso di fonti fossili. Escluso l'Italia... Inutile raccontare dell'ovazione ricevuta...Ne avrei fatto a meno volentieri. Non ho visto felice del mio intervento, a tratti duro e puro, qualche politico presente...Le facce rigide e serie mi hanno rallegrato assai. Si vede che ho mazzato bene... Non serve a nulla. Ovvio. Il mio intervento non servirà a nulla. I politici, quelli veri, se ne fregano delle vere esigenze del paese. L'importante è saziare, con l'EXPO e con altri indecenti 'investimenti' l'appetito dei soliti noti. Magari oggi i Francesi capiranno, purtroppo a loro spese, che Hollande, anche lui, deve qualche favore.. Hollande e Renzi erano a Modena un paio di settimane fa...Con parecchie decine di persone. Tutti da Bottura, a 300/400 Euro a testa. Avrà offerto, il buon Massimo, oppure ha presentato il conto ? Chissà... A proposito, Renzi si è ben guardato di visitare la 'bassa' terremotata. Di uova non si muore, poteva anche andarci.

Risposto da Giampaolo Carboniero su 6 Ottobre 2015 a 2:40 !!! Alessandro Bellotti ha detto: Se al posto di mettere in sicurezza il territorio italiano sperperiamo un pacco di miliardi per l'EXPO (20 ?), allora i prossimi morti e le prossime centinaia di milioni di euro di danni avranno pure un colpevole. Capisco che Renzi si sia trovata la patata bollente EXPO ma magnificarne l'importanza per il paese davvero suonerà come una presa in giro.. Evidentemente Hollande pensa sia meglio spendere i soldi altrove... http://www.lavoce.info/wp-content/uploads/2014/05/Perch%C3%A9-lExpo... In questo 10 paginette si riassume il mio pensiero...Su come abbiamo speso 15 miliardi di euro (EXPO) a fronte di coperture delle spese del 10% (se va bene). del resto non si capisce proprio quali benefici avrà il paese... Visto comunque che si deve parlare di cosa succede nel mondo cambio argomento. Rientro con una certa malinconia dall'India...Non perchè l'incazzatura provenga dalla manifestazione fieristica alla quale ho partecipato ma da come viene affrontato all'estero il problema energetico e come, invece, sta agendo il governo italiano. Ho preso la parola in Ambasciata a Delhi, dove ero ospite assieme ad altri imprenditori italiani, raccontando le birichinate del governo Renzi in tema di energia... E' stato divertente (si fa per dire) condividere l'assoluta assenza dell'Italia in ambito rinnovabili. Assenza che stride con quanto stanno facendo o cercando di fare 2/3 della popolazione mondiale... Cina, India, Sud America e Africa. Puntano tutti su rinnovabili. Nucleare praticamente sparito. Tutti cercano di ridurre l'uso di fonti fossili. Escluso l'Italia... Inutile raccontare dell'ovazione ricevuta...Ne avrei fatto a meno volentieri. Non ho visto felice del mio intervento, a tratti duro e puro, qualche politico presente...Le facce rigide e serie mi hanno rallegrato assai. Si vede che ho mazzato bene... Non serve a nulla. Ovvio. Il mio intervento non servirà a nulla. I politici, quelli veri, se ne fregano delle vere esigenze del paese. L'importante è saziare, con l'EXPO e con altri indecenti 'investimenti' l'appetito dei soliti noti. Magari oggi i Francesi capiranno, purtroppo a loro spese, che Hollande, anche lui, deve qualche favore.. Hollande e Renzi erano a Modena un paio di settimane fa...Con parecchie decine di persone. Tutti da Bottura, a 300/400 Euro a testa. Avrà offerto, il buon Massimo, oppure ha presentato il conto ? Chissà... A proposito, Renzi si è ben guardato di visitare la 'bassa' terremotata. Di uova non si muore, poteva anche andarci.

Risposto da giorgio varaldo su 6 Ottobre 2015 a 10:10

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Nel nostro paese abbiamo gia' eccesso di energie rinnovabili e dobbiamo pagare le centrali termiche affinche' operino in stand-by pronte ad intervenire quando le condizioni meteorologiche lo richiedono. Dovremmo investire in linee di trasporto (hard grid un quanto senza quelle le smart grids divengono dumbs..) ed in impianti di accumulazione. Entrambe le tipologie sgradite agli pseudo ecologisti. Quindi almeno evitiamo di pagare nuovi inutili impianti a pannelli .. o meglio visto cosa successo in sicilia utili alle mafie

Risposto da Alessandro Bellotti su 6 Ottobre 2015 a 11:15 Giorgio, non dirai sul serio ? Abbiamo già eccesso di fonti rinnovabili ? Quindi gas e carbone ? Dobbiamo pagare le centrali termiche perchè restino in stand-by ? Abbiamo un surplus di 'generatori di energia' da fonte fossile incredibile in quanto abbiamo bruciato quantitativi incredibili di denaro pubblico per la costruzione di inutili centrali che oggi sono spente !!! Abbiamo installato potenza elettrica da fossile per più del doppio del fabbisogno del paese !!!! All'Italia mancano ancora, nel mix energetico, almeno altri 20 punti da rinnovabili. Un paese come il nostro, per la generazione di energia elettrica, può tranquillamente utilizzare oltre il 50% di fonti rinnovabili. Davvero il sostegno del governo non ha limiti. E intanto, proprio per le dissennate politiche del governo, l'energia elettrica aumenterà...

Risposto da Alberto Rotondi su 6 Ottobre 2015 a 17:38 Alessandro, mi risulta praticamente misterioso da dove prendi le tue informazioni. che sono totalmente sballate. In particolare la tua affermazione Cina, India, Sud America e Africa. Puntano tutti su rinnovabili. Nucleare praticamente sparito. Tutti cercano di ridurre l'uso di fonti fossili. Escluso l'Italia.. è quasi esilarante. Tanto per fare l'esempio maggiore, la cina va quasi esclusivamente a carbone ed è il maggiore inquinatore mondiale e lo resterà per i prossimi 20 anni. Trascurabile per ora quello che fa sulle rinnovabili per la sua politica energetica nazionale. In realtà produce un mare di celle solari e dispositivi per energie rinnovabili, che però stiamo comprando noi. Non bisogna confondere ciò che la cina produce con ciò che la Cina fa al suo interno per le rinnovabili. E' vero che ha promesso di fare degli sforzi, ma per ora l'Italia e l'Europa sono molto più avanti. Cina e India, hanno poi in corso il più grande programma nucleare mondiale, per i prossimi 40 anni. Se desideri documentarti (ma non lo farai) puoi guardare qui: https://en.wikipedia.org/wiki/Energy_policy_of_China https://www.iaea.org/PRIS/CountryStatistics/CountryDetails.aspx?cur... https://www.iaea.org/PRIS/CountryStatistics/CountryStatisticsLandin... Invece l'Italia, che sta seguendo il piano europeo, arriverà a diminuire le emissioni del 40%entro il 2030 rispetto a quelle del 1990. Nessuno al mondo farà meglio dell'Europa. Spiace sentire che vai all'estero a raccontare queste cose del tutto sballate ricevendo per di più degli applausi. Alessandro Bellotti ha detto: Se al posto di mettere in sicurezza il territorio italiano sperperiamo un pacco di miliardi per l'EXPO (20 ?), allora i prossimi morti e le prossime centinaia di milioni di euro di danni avranno pure un colpevole. Capisco che Renzi si sia trovata la patata bollente EXPO ma magnificarne l'importanza per il paese davvero suonerà come una presa in giro.. Evidentemente Hollande pensa sia meglio spendere i soldi altrove... http://www.lavoce.info/wp-content/uploads/2014/05/Perch%C3%A9-lExpo...

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In questo 10 paginette si riassume il mio pensiero...Su come abbiamo speso 15 miliardi di euro (EXPO) a fronte di coperture delle spese del 10% (se va bene). del resto non si capisce proprio quali benefici avrà il paese... Visto comunque che si deve parlare di cosa succede nel mondo cambio argomento. Rientro con una certa malinconia dall'India...Non perchè l'incazzatura provenga dalla manifestazione fieristica alla quale ho partecipato ma da come viene affrontato all'estero il problema energetico e come, invece, sta agendo il governo italiano. Ho preso la parola in Ambasciata a Delhi, dove ero ospite assieme ad altri imprenditori italiani, raccontando le birichinate del governo Renzi in tema di energia... E' stato divertente (si fa per dire) condividere l'assoluta assenza dell'Italia in ambito rinnovabili. Assenza che stride con quanto stanno facendo o cercando di fare 2/3 della popolazione mondiale... Cina, India, Sud America e Africa. Puntano tutti su rinnovabili. Nucleare praticamente sparito. Tutti cercano di ridurre l'uso di fonti fossili. Escluso l'Italia... Inutile raccontare dell'ovazione ricevuta...Ne avrei fatto a meno volentieri. Non ho visto felice del mio intervento, a tratti duro e puro, qualche politico presente...Le facce rigide e serie mi hanno rallegrato assai. Si vede che ho mazzato bene... Non serve a nulla. Ovvio. Il mio intervento non servirà a nulla. I politici, quelli veri, se ne fregano delle vere esigenze del paese. L'importante è saziare, con l'EXPO e con altri indecenti 'investimenti' l'appetito dei soliti noti. Magari oggi i Francesi capiranno, purtroppo a loro spese, che Hollande, anche lui, deve qualche favore.. Hollande e Renzi erano a Modena un paio di settimane fa...Con parecchie decine di persone. Tutti da Bottura, a 300/400 Euro a testa. Avrà offerto, il buon Massimo, oppure ha presentato il conto ? Chissà... A proposito, Renzi si è ben guardato di visitare la 'bassa' terremotata. Di uova non si muore, poteva anche andarci.

Risposto da Alessandro Bellotti su 6 Ottobre 2015 a 18:19 Alberto, sono abbastanza 'del mestiere' e sono in contatto non con Wikipedia (!!) ma con i più importanti player mondiali che si occupano in primis di fotovoltaico ed in generale di rinnovabili. Il nucleare che realizzeranno India e Cina è ridicolo rispetto ai piani sulle rinnovabili. Il motivo è semplice: l'industria nucleare mondiale non è stata in grado di sostenere l'impetuosa domanda di nuova potenza installata che Cina e India hanno avuto negli ultimi 10 anni. E quali sarebbero le cose sballate che racconto all'estero ? Quali piani ha il governo Renzi per lo sviluppo delle rinnovabili in Italia ? Il nucleare peserà sempre meno per la generazione di energia elettrica. Entro il 2030 il contributo dell'energia nucleare per fare energia elettrica sarà meno della metà di quello di oggi. Basta guardare i dati del worldnuclear. La Cina installerà nel 2016 una quantità di fotovoltaico pari a quello che abbiamo installato in Italia in 10 anni (17.8 GWp) ed aumenterà questa dose, anno dopo anno. I motivi sono semplici: costi, Alberto. E' solo una questione di costi. Non sei aggiornato sui consumi di carbone della Cina....Che sono in calo...mentre la quota da rinnovabili sta crescendo vistosamente anno dopo anno. Nucleare al palo perchè fare costruire e attivare un reattore non è come installare 15 GWp di fotovoltaico. Ci vuole un tempo 5 volte maggiore (se va bene e se si adotta una tecnologia consolidata). Sono sul campo ogni giorno. Prendo direttamente dal campo le informazioni, magari partecipando a fiere di settore o a convegni direttamente in loco (India e Cina in primis). Sulla carta i programmi nucleari di Cina e India sono davvero i maggiori (ma rispetto a cosa ???). La fame di energia ha fatto si che in questi ultimi 10 anni, in Cina, si siano costruite molte centrali a carbone e sopratutto si sia puntato sulle rinnovabili. Il mistero rimane comunque l'Italia. I consumi sono in calo (di gas e di energia elettrica) e si punta sul gas.. Ho la presunzione di essere io wikipedia..... Se non ti fidi dei miei dati , pazienza... Il mondo da un punto di vista energetico gira a una velocità tale da rendere obsoleti i dati di 2 anni fa... E tu mi posti dati del 2010 !!!! Un era geologica fa !!! Quando il fotovoltaico costava per impianti da 10 Mw 3,5 Euro per Wp e oggi costa 0,75 Euro per Wp.. Che me ne faccio dei dati che posti ? Bisogna toccare con mano ogni giorno la situazione. Occorre parlare ogni giorno con i players..

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Ti do una primizia...La prossima frontiera del fotovoltaico sarà la Polonia.... Accetta un confronto serio senza sbeffeggiare chi ti sta dando info di prima mano. Info magari derivanti da colloqui di 2 settimane fa con ricercatori di università Indiane.....Che stanno preparando ingegneri e ricercatori sul solare. Alberto Rotondi ha detto: Alessandro, mi risulta praticamente misterioso da dove prendi le tue informazioni. che sono totalmente sballate. In particolare la tua affermazione Cina, India, Sud America e Africa. Puntano tutti su rinnovabili. Nucleare praticamente sparito. Tutti cercano di ridurre l'uso di fonti fossili. Escluso l'Italia.. è quasi esilarante. Tanto per fare l'esempio maggiore, la cina va quasi esclusivamente a carbone ed è il maggiore inquinatore mondiale e lo resterà per i prossimi 20 anni. Trascurabile per ora quello che fa sulle rinnovabili per la sua politica energetica nazionale. In realtà produce un mare di celle solari e dispositivi per energie rinnovabili, che però stiamo comprando noi. Non bisogna confondere ciò che la cina produce con ciò che la Cina fa al suo interno per le rinnovabili. E' vero che ha promesso di fare degli sforzi, ma per ora l'Italia e l'Europa sono molto più avanti. Cina e India, hanno poi in corso il più grande programma nucleare mondiale, per i prossimi 40 anni. Se desideri documentarti (ma non lo farai) puoi guardare qui: https://en.wikipedia.org/wiki/Energy_policy_of_China https://www.iaea.org/PRIS/CountryStatistics/CountryDetails.aspx?cur... https://www.iaea.org/PRIS/CountryStatistics/CountryStatisticsLandin... Invece l'Italia, che sta seguendo il piano europeo, arriverà a diminuire le emissioni del 40%entro il 2030 rispetto a quelle del 1990. Nessuno al mondo farà meglio dell'Europa. Spiace sentire che vai all'estero a raccontare queste cose del tutto sballate ricevendo per di più degli applausi. Alessandro Bellotti ha detto: Se al posto di mettere in sicurezza il territorio italiano sperperiamo un pacco di miliardi per l'EXPO (20 ?), allora i prossimi morti e le prossime centinaia di milioni di euro di danni avranno pure un colpevole. Capisco che Renzi si sia trovata la patata bollente EXPO ma magnificarne l'importanza per il paese davvero suonerà come una presa in giro.. Evidentemente Hollande pensa sia meglio spendere i soldi altrove... http://www.lavoce.info/wp-content/uploads/2014/05/Perch%C3%A9-lExpo... In questo 10 paginette si riassume il mio pensiero...Su come abbiamo speso 15 miliardi di euro (EXPO) a fronte di coperture delle spese del 10% (se va bene). del resto non si capisce proprio quali benefici avrà il paese... Visto comunque che si deve parlare di cosa succede nel mondo cambio argomento. Rientro con una certa malinconia dall'India...Non perchè l'incazzatura provenga dalla manifestazione fieristica alla quale ho partecipato ma da come viene affrontato all'estero il problema energetico e come, invece, sta agendo il governo italiano. Ho preso la parola in Ambasciata a Delhi, dove ero ospite assieme ad altri imprenditori italiani, raccontando le birichinate del governo Renzi in tema di energia... E' stato divertente (si fa per dire) condividere l'assoluta assenza dell'Italia in ambito rinnovabili. Assenza che stride con quanto stanno facendo o cercando di fare 2/3 della popolazione mondiale... Cina, India, Sud America e Africa. Puntano tutti su rinnovabili. Nucleare praticamente sparito. Tutti cercano di ridurre l'uso di fonti fossili. Escluso l'Italia... Inutile raccontare dell'ovazione ricevuta...Ne avrei fatto a meno volentieri. Non ho visto felice del mio intervento, a tratti duro e puro, qualche politico presente...Le facce rigide e serie mi hanno rallegrato assai. Si vede che ho mazzato bene... Non serve a nulla. Ovvio. Il mio intervento non servirà a nulla. I politici, quelli veri, se ne fregano delle vere esigenze del paese. L'importante è saziare, con l'EXPO e con altri indecenti 'investimenti' l'appetito dei soliti noti. Magari oggi i Francesi capiranno, purtroppo a loro spese, che Hollande, anche lui, deve qualche favore.. Hollande e Renzi erano a Modena un paio di settimane fa...Con parecchie decine di persone. Tutti da Bottura, a 300/400 Euro a testa. Avrà offerto, il buon Massimo, oppure ha presentato il conto ? Chissà... A proposito, Renzi si è ben guardato di visitare la 'bassa' terremotata. Di uova non si muore, poteva anche andarci.

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Economia e politica nel mondo IV – 2015-2016

Risposto da Alessandro Bellotti su 6 Ottobre 2015 a 18:53 Nel 2014 l'eolico, in Cina, ha superato il nucleare. E negli anni futuri questo sorpasso sarà sempre più marcato. I cinesi si sono accorti che il nucleare è una bufala. Nonostante la Cina sia il paese dove lo sforzo per costruire reattori sia il massimo a livello mondiale, il nucleare non potrà mai coprire più di qualche punto del fabbisogno di energia elettrica del paese. E' una questione di incrementi di nuova potenza installata che il nucleare non può coprire per questioni di tempo. L'unica via che ha la Cina e che hanno i paesi in via di sviluppo è investire nelle rinnovabili. La cui installazione e messa in servizio è rapida e può seguire gli incrementi di richiesta di nuova potenza. La sola Delhi ha bisogno di 500 Mw di nuova potenza elettrica installata ogni anno. Che fanno, gli indiani, mentre aspettano che i reattori sono pronti, bruciano legna ?? Gli indiani (ma anche i cinesi, il sud America e buona parte dell'Asia e Nordafrica) si sono accorti che le rinnovabili sono oggi l'unica soluzione per soddisfare la fame di nuova potenza. La Cina ha passato gli ultimi anni ad incrementare la potenza installata di 300 Gw ogni anno. Come pensi che possa, il nucleare, soddisfare questa incredibile richiesta ? Ci sarebbero voluti 150 reattori EPR ogni anno !!!! Quindi hanno fatto centrali a carbone e sopratutto rinnovabili che oggi coprono oltre il 20% del fabbisogno contro poco più del 2% del nucleare.... I grandi investimenti nelle rinnovabili consentono ai cinesi di usare meno carbone. Il nucleare, in Cina, non conta una cippa...E pensare che in Cina verranno costruiti più di un terzo di tutti i reattori mondiali.... Quindi il nucleare, almeno quello che conosciamo oggi, per il pianeta è semplicemente inutile. Alberto, queste che io faccio ormai dai mitici tempi del referendum italiano sul nucleare, sono le considerazioni che tutti i governi stanno facendo... E tu mi parli dei grandi piani nucleari in Cina e India ? Addirittura Giorgio ci dice che di fonti rinnovabili, in Italia, ne abbiamo installate troppe... Davvero pensate quello che scrivete ???

Risposto da giorgio varaldo su 6 Ottobre 2015 a 22:56 Alessandro scusa ma sei tu che non leggi o non capisci cosa scrivono gli altri. Aumentare la capacita' di produzione delle rinnovabili - anche se sarebbe piu' corretto chiamarle fotovoltaiche in quanto l'eolico e' assente - a cosa serve se poi non hai la capacita' di accumulare o trasportare l'energia prodotta con il rinnovabile e nei periodi di maltempo devi usare energia prodotta con il termico o importata? Proponi la costruzione di una serie di elettrodotti direzione nord sud capaci di trasportare l'energia dalla assolata (anche in inverno) sicikia alla brumosa val padana o proponi la trasformazione di tutti gli impianti idroelettrici bacino/bacino in impianti di accumulo ed allora approverei l'aumento della potenza fotovoltaica installata. Ma non oggi.

Risposto da Alberto Rotondi su 7 Ottobre 2015 a 7:33 Alessandro, scusa ma continuo a non capirti.

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Innanzi tutto nelle fiere i player, come tu dici, fanno marketing ed è arcinoto che la politica di Cina e India è di venderci un mare di materiale per le energie rinnovabili; magari anche un po' obsoleto, anche se, conoscendo i fisici cinesi, non sottovaluto affatto la loro tecnologia. Ovvio che in una fiera per gli occidentali celebrino le rinnovabili. Però, se stiamo alla analisi scientifica della situazione, che usa i numeri e le unità di misura, la situazione è ben diversa. Questo esercizio, che si può fare anche a casa senza frequentare fiere, è molto utile e dice semplicemente che la Cina resterà molto indietro con le rinnovabili e che nel prossimo futuro sarà tutto carbone, petrolio gas, idroelettrico, con una percentuale del 5% al nucleare e del 5% per solare e fotovoltaico. I numeri impressionanti che posti sono fuorvianti, perché si riferiscono alla installazione di potenza e non alla produzione e poi vengono comparati con quelli dell'Italia. Siccome in Cina ci sono 1500 milioni di abitanti e in Italia 50, i numeri andrebbero scalati di un fattore 30. Ad esempio, noi abbiamo 18 GW di potenza solare installata, i cinesi 28, ma per essere al nostro livello dovrebbero avere ben 540 GW. Noi siamo e resteremo infinitamente più avanti della Cina anche nei prossimi decenni. Quanto al nucleare, lo so bene che sarà una piccola parte del sistema cinese, ma in termini assoluti la cina sta costruendo 30 reattori ed arriverà ad averne più di 50. Più o meno come la Francia e questo è il piano nucleare più grande del mondo in questo momento. Se accantoni i toni fieristici e guardi i numeri, vedrai che ciò che dici è completamente sbagliato. Lo dicono i cinesi stessi, riguardo alla produzione di energia: http://www.eia.gov/conference/2014/pdf/presentations/xu.pdf da cui vedrai con mano che solare vento, ecc, ecc, resteranno sotto il 5% di produzione per molto tempo e vedrai pure quanto è avanti l'Italia rispetto alla Cina: http://www.sviluppoeconomico.gov.it/images/stories/normativa/201303... Scusa il tono stizzito, ma non sopporto chi all'estero parla male dell'Italia senza ragione.

Risposto da Alessandro Bellotti su 7 Ottobre 2015 a 10:36 Parlo male dell'Italia ? Ma quando mai !!! Non parlo male dell'Italia, all'estero. Anzi. Sono ben contento che i prodotti italiani, sopratutto quelli tecnologici, sono molto valutati. Parlo male del governo italiano, non dell'Italia. C'è una bella differenza fra le due cose. Questo è quello che non capisci. L'Italia, con la sua tecnologia e con le sue soluzioni, sono ben altra cosa e hanno ben altra immagine dei politici italiani. Getto la spugna. Evidentemente un conto è essere sul pezzo quotidianamente, un conto è cercare risposte sul Web. Viviamo in mondi paralleli, forse. Non permetterti di dire però che parlo male del nostro grande paese. Toni fieristici ? Ma con quale supponenza giudichi i grandi sforzi, non solo miei e della mia azienda, che stanno facendo le PMI italiane per portare in giro per il mondo il Made in Italy ? Non il governo italiano ma il Made in Italy. Davvero incomprensibile, Alberto.

Risposto da Alessandro Bellotti su 7 Ottobre 2015 a 10:39 Getto la spugna anche con te, Giorgio. Contento come sei che il governo non investa più sulle rinnovabili. Davvero diventa difficile continuare su due binari così distanti. Magari sei poco informato di cosa si sta facendo nel mondo e ti scuso ma sostenere le scelte energetiche del governo italiano francamente mi risulta incomprensibile. Addurre poi motivazioni tecniche non ti fa onore. giorgio varaldo ha detto: Alessandro scusa ma sei tu che non leggi o non capisci cosa scrivono gli altri.

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Aumentare la capacita' di produzione delle rinnovabili - anche se sarebbe piu' corretto chiamarle fotovoltaiche in quanto l'eolico e' assente - a cosa serve se poi non hai la capacita' di accumulare o trasportare l'energia prodotta con il rinnovabile e nei periodi di maltempo devi usare energia prodotta con il termico o importata? Proponi la costruzione di una serie di elettrodotti direzione nord sud capaci di trasportare l'energia dalla assolata (anche in inverno) sicikia alla brumosa val padana o proponi la trasformazione di tutti gli impianti idroelettrici bacino/bacino in impianti di accumulo ed allora approverei l'aumento della potenza fotovoltaica installata. Ma non oggi.

Risposto da Alberto Rotondi su 7 Ottobre 2015 a 11:08 Sarebbe bello discutere un po' sui dati e sui numeri, ma vedo che è impossibile. Tra l'altro, sono in un Dipartimento che collabora con varie industrie sui materiali per celle solari, quindi non è che non ci diamo da fare per il made in Italy. Però i numeri sono numeri. Alessandro Bellotti ha detto: Parlo male dell'Italia ? Ma quando mai !!! Non parlo male dell'Italia, all'estero. Anzi. Sono ben contento che i prodotti italiani, sopratutto quelli tecnologici, sono molto valutati. Parlo male del governo italiano, non dell'Italia. C'è una bella differenza fra le due cose. Questo è quello che non capisci. L'Italia, con la sua tecnologia e con le sue soluzioni, sono ben altra cosa e hanno ben altra immagine dei politici italiani. Getto la spugna. Evidentemente un conto è essere sul pezzo quotidianamente, un conto è cercare risposte sul Web. Viviamo in mondi paralleli, forse. Non permetterti di dire però che parlo male del nostro grande paese. Toni fieristici ? Ma con quale supponenza giudichi i grandi sforzi, non solo miei e della mia azienda, che stanno facendo le PMI italiane per portare in giro per il mondo il Made in Italy ? Non il governo italiano ma il Made in Italy. Davvero incomprensibile, Alberto.

Risposto da Alessandro Bellotti su 7 Ottobre 2015 a 11:35 Bene, discutiamo sui numeri. Cosa vuoi sapere sui 'numeri' del fotovoltaico nel mondo ? Mica ho detto che non vi state dando da fare per il made in Italy... Ho solo contestato alcune tue affermazioni riguardo il mio parlar male dell'Italia... Parlo male delle scelte energetiche del governo. E lo farò in tutte le sedi. Le scelte energetiche (gas) del nostro governo sono incomprensibili sia da un punto di vista economico (grandi inutili investimenti) che strategico in quanto aumenteremo la dipendenza dall'estero per quanto riguarda i combustibili fossili. Le uniche spiegazioni possibili di queste apparentemente incomprensibili scelte sono le solite che scrivo.

Risposto da giorgio varaldo su 7 Ottobre 2015 a 23:18 Discutiamo di numeri.

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Quale e' la capacita' di trasporto dalla soleggiata sicilia dalla soleggiata puglia dalla soleggiata toscana alla val padana ed al nord est ricoperti di nebbia?? E' sufficiente a trasmettere tutta l'energia necessaria a queste regioni ? La risposta e' NO. Quindi a cosa serve aumentare la capacita' produttiva fotovoltaica se poi non e' utilizzabile? Forse a modena per immagazzinare l'energia elettrica usate i secchi pardon la secchia?

Risposto da Antonino Andaloro su 8 Ottobre 2015 a 7:55 Giorgio, perchè il via libera alla costruzione di 12 inceneritori se poi non sono conformi con le direttive europee ?http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/09/06/nuovi-inceneritori-ambie... In Sicilia sono programmati alcuni di questi ed è coinvolta anche edipower società distributrice di energia elettrica, uno in particolare verrà costruito(se confermato) a ridosso di abitazioni qui a Milazzo, utilizzando la spazzatura di ogni dove, ma quali criteri assicureranno sicurezza, igiene e quant'altro, in una zona già tempestata da smog, e contaminazioni di ossido di carbonio dovuto alla presenza di una raffineria di petrolio ?

Risposto da marcello sassoli su 8 Ottobre 2015 a 8:01 Ora si legge che anche l'Autorità Palestinese vuole dirigersi verso l'energia pulita, solare ed eolica...non è una buona notizia, questa?

Risposto da Antonino Andaloro su 8 Ottobre 2015 a 8:04 Milazzo, oltre ad essere una bella cittadina, sotto tutti i punti di vista,il suo porto funge dal crocevia da e per le isole eolie, ma quella raffineria non posizionata favorevolmente ne deturpa il panorama. Queste sono le immagini di un incendio sviluppatosi recentemente www.youtube.com/watch?v=3Fdp36nOVkg

Risposto da giorgio varaldo su 8 Ottobre 2015 a 10:12 Antonino quante volte ti ho chiesto notizie sulle attivita' dell'ARPA sicilia riguardo alla raffineria e quante volte hai risposto citandone almeno qualcosa? Nessuna La raffineria e' stata costruita mezzo secolo fa oggi sono cambiate le sensibilita' e magari non verrebbe costruita li. Ma di quella esistente che si fa si chiude? E chi paga ? Se pagano i siciliani facciano cosa vogliono ma io contribuente friulano non ci voglio mettere neanche un centesimo delle mie tasche

Risposto da giorgio varaldo su 8 Ottobre 2015 a 10:19

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Economia e politica nel mondo IV – 2015-2016

Antonino come al solito il FALSO quotidiano cita direttive europee ma se ne guarda bene da riportarne neanche un rigo quindi si dimostrano incompetenti e bugiardi.. ma poco importa in quanto schiere di ignoranti grillini o pseudo tali daranno loro ascolto. Perche' fare inceneritori? Perche' regioni come sicilia e campania non hanno piu' discariche e mandano la loro munnezza a bruciare all'estero pagando sonanti soldoni. E se si brucia in olanda in danimarca in germania pervhe' non in italia tanto piu' che chi paga siamo noi italiani? Antonino Andaloro ha detto: Giorgio, perchè il via libera alla costruzione di 12 inceneritori se poi non sono conformi con le direttive europee ?http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/09/06/nuovi-inceneritori-ambie... In Sicilia sono programmati alcuni di questi ed è coinvolta anche edipower società distributrice di energia elettrica, uno in particolare verrà costruito(se confermato) a ridosso di abitazioni qui a Milazzo, utilizzando la spazzatura di ogni dove, ma quali criteri assicureranno sicurezza, igiene e quant'altro, in una zona già tempestata da smog, e contaminazioni di ossido di carbonio dovuto alla presenza di una raffineria di petrolio ?

Risposto da Alberto Rotondi su 8 Ottobre 2015 a 11:41 Tanto per rinfrescarci la memoria http://napoli.repubblica.it/cronaca/2015/07/17/news/scaricabarile_s... giorgio varaldo ha detto: Antonino come al solito il FALSO quotidiano cita direttive europee ma se ne guarda bene da riportarne neanche un rigo quindi si dimostrano incompetenti e bugiardi.. ma poco importa in quanto schiere di ignoranti grillini o pseudo tali daranno loro ascolto. Perche' fare inceneritori? Perche' regioni come sicilia e campania non hanno piu' discariche e mandano la loro munnezza a bruciare all'estero pagando sonanti soldoni. E se si brucia in olanda in danimarca in germania pervhe' non in italia tanto piu' che chi paga siamo noi italiani? Antonino Andaloro ha detto: Giorgio, perchè il via libera alla costruzione di 12 inceneritori se poi non sono conformi con le direttive europee ?http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/09/06/nuovi-inceneritori-ambie... In Sicilia sono programmati alcuni di questi ed è coinvolta anche edipower società distributrice di energia elettrica, uno in particolare verrà costruito(se confermato) a ridosso di abitazioni qui a Milazzo, utilizzando la spazzatura di ogni dove, ma quali criteri assicureranno sicurezza, igiene e quant'altro, in una zona già tempestata da smog, e contaminazioni di ossido di carbonio dovuto alla presenza di una raffineria di petrolio ?

Risposto da Fabio Colasanti su 8 Ottobre 2015 a 12:29 Sono incredibili i danni che sono stati creati in Campania dall'alleanza oggettiva tra la camorra - che guadagna dal lavoro sulle ecoballe e dal loro trasporto all'estero - e da un ambientalismo ingenuo. Questa alleanza ha portato la maggioranza della popolazione a considerare gli inceneritori - che vengono usati in tutto il mondo e in tutta l'Italia - come la peste. Tra l'altro, non si ha nemmeno più il coraggio di chiamarli con il loro nome e si ricorre all'eufemismo "termovalorizzatori". Che si elegga un'amministrazione di destra o una di sinistra il risultato è lo stesso: hanno tutti paura e spendono cifre colossali per fare quello che nessuna regione al mondo fa, portare la mondezza all'estero perché sia poi bruciata li. A Bruxelles di inceneritori ce ne sono due di cui uno nell'immediata perferia. Quando quest'ultimo è stato costruitio c'è stata qualche protesta, ma non molto importante. In Belgio finisce in discarica solo l'un per cento della mondezza raccolta.

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Risposto da Antonino Andaloro su 8 Ottobre 2015 a 14:14 Come al solito, la questione ambiente, non viene presa sul serio. Ciò che conta sono altre cose, visto che non si ha neanche un minimo di attenzione sull'impatto ambientale. Ad ogni buon fine, e per una corretta informazione alcune amministrazioni comunali a guida PD, hanno iniziato da tempo la raccolta differenziata, al fine di essere nei limiti delle direttive comunitarie del piano energetico 20 - 20 - 20. Ma che cosa ne faremo nel caso venisse costruito l'inceneritore ? O uno o l'altro non avranno senso, e allora ?

Risposto da Alessandro Bellotti su 8 Ottobre 2015 a 17:58 Giorgio, continui a pensare che occorra trasportare a lunga distanza l'energia elettrica generata da fotovoltaico dimenticando che il pregio fondamentale di questo tipo di energia è l'utilizzo in loco cioè dove viene prodotta. anche perchè, se parliamo di medi impianti (potenza inferiore ai 3 Mw) evidentemente si tratta di impianti che andranno allacciati alla media. Quindi nessuna necessità di trasporto energia elettrica. Evidentemente non conosci le possibilità del territorio italiano, soprattutto al nord... Ragioni per partito preso senza analizzare dati e contesti. Ci sono oltre 30.000 KM quadrati di territorio italiano incolto, desertico o semidesertico.... La nebbia, nella pianura padana, non esiste più..I fattori di conversione fra Emilia Romagna e Sicilia differiscono del 10/15%....Gli impianti installati in Emilia Romagna rendono quasi come quelli installati al sud in quanto al sud, per questini termiche, il rendimento in estate si abbassa.... Se volete parlare di numeri parliamo di numeri senza sparare giudizi o attribuirmi frasi che non ho mai detto. Giorgio e Alberto, ritengo di essere un esperto di fotovoltaico. Lavoro in questo settore ormai da anni e quello che sta facendo il governo italiano, credetemi, è da un punto di vista energetico, incomprensibile. Magari riuscissimo a immagazzinare energia con la Secchia. Che invece ha combinato disastri... Giorgio è ancora convinto che in Italia occorra per forza lo storage per fare altro fotovoltaico. O altro eolico o altro microidroelettrico... giorgio varaldo ha detto: Discutiamo di numeri. Quale e' la capacita' di trasporto dalla soleggiata sicilia dalla soleggiata puglia dalla soleggiata toscana alla val padana ed al nord est ricoperti di nebbia?? E' sufficiente a trasmettere tutta l'energia necessaria a queste regioni ? La risposta e' NO. Quindi a cosa serve aumentare la capacita' produttiva fotovoltaica se poi non e' utilizzabile? Forse a modena per immagazzinare l'energia elettrica usate i secchi pardon la secchia?

Risposto da Alessandro Bellotti su 8 Ottobre 2015 a 18:04 In un inceneritore, in Italia, viene bruciato di tutto....L'inceneritore dovrebbe essere l'ultima spiaggia, l'ultimo viaggio di rifiuti non diversamente trattabili. Oggi stiamo assistendo in Italia a inceneritori come quello di Brescia pesantemente incentivati per produrre acqua calda. Antonino Andaloro ha detto:

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Come al solito, la questione ambiente, non viene presa sul serio. Ciò che conta sono altre cose, visto che non si ha neanche un minimo di attenzione sull'impatto ambientale. Ad ogni buon fine, e per una corretta informazione alcune amministrazioni comunali a guida PD, hanno iniziato da tempo la raccolta differenziata, al fine di essere nei limiti delle direttive comunitarie del piano energetico 20 - 20 - 20. Ma che cosa ne faremo nel caso venisse costruito l'inceneritore ? O uno o l'altro non avranno senso, e allora ?

Risposto da Antonino Andaloro su 8 Ottobre 2015 a 18:31 Non lo so se vi è già arrivata questa notizia, ma in Svezia hanno già deciso. http://www.repubblica.it/economia/2015/10/08/news/svezia_energia_ve...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 8 Ottobre 2015 a 20:52 Antonino, non lo sapevi che svedesi, danesi, e altri sono degli incompetenti? Antonino Andaloro ha detto: Non lo so se vi è già arrivata questa notizia, ma in Svezia hanno già deciso. http://www.repubblica.it/economia/2015/10/08/news/svezia_energia_ve...

Risposto da giorgio varaldo su 8 Ottobre 2015 a 22:37 A parte che ci sono sempre da smaltire i milioni di tonnellate di ecoballe tieni presente che pur riuscendo ad ottenere il 100% di raccolta differenziata rimane sempre un 10% di materiale non recuperabile che dovrebbe esser smaltito in discarica o bruciato. Ma dato che campania e sicilia sono ben distanti dal 100% di raccolta differenziata quindi gli inceneritori avranno lavoro per una decina di anni. E fra 10 anni - sperando siano sufficienti - gli inceneritori avranno esaurito il loro ciclo produttivo quindi si potranno mantenere operativi solo quelli necessari. Antonino Andaloro ha detto: Come al solito, la questione ambiente, non viene presa sul serio. Ciò che conta sono altre cose, visto che non si ha neanche un minimo di attenzione sull'impatto ambientale. Ad ogni buon fine, e per una corretta informazione alcune amministrazioni comunali a guida PD, hanno iniziato da tempo la raccolta differenziata, al fine di essere nei limiti delle direttive comunitarie del piano energetico 20 - 20 - 20. Ma che cosa ne faremo nel caso venisse costruito l'inceneritore ? O uno o l'altro non avranno senso, e allora ?

Risposto da giorgio varaldo su 8 Ottobre 2015 a 22:39 La danimarca brucia il 100 % dei rifiuti.

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Di incompetenti e disinfirmati ne abbiamo sin troppi in casa nostra specialmente quelli che confondono rifiuti con energie rinnovabili Giampaolo Carboniero ha detto: Antonino, non lo sapevi che svedesi, danesi, e altri sono degli incompetenti? Antonino Andaloro ha detto: Non lo so se vi è già arrivata questa notizia, ma in Svezia hanno già deciso. http://www.repubblica.it/economia/2015/10/08/news/svezia_energia_ve...

Risposto da giorgio varaldo su 8 Ottobre 2015 a 22:49 Alessandro sarai competente in meccatronica ma non riguardo agli inceneritori. Il materiale caricato negli inceneritori deve esser preventivamente trattato ndo le frazioni organiche (utilizzate per compost) vetro e metalli in quanto dannosissimi per la vita delle griglie di combustione. Durante l'attivita' di consulenza mi e' capitato di dover affrontare il problema di ricercare refrattari idonei a resistere a distruzioni causate da vetro o alluminio caricati per errore: impianti con durata prevista di 11 mesi fermati dopo neanche un mese di produzione per rifacimento camere di combustione. Si recuperano inoltre carta e plastica in quanto se rivenduti sono economicamente vantaggiosi. Che si produca acqua calda e' naturale in quanto e' ricavata dal vapore usato per far muovere le turbine dei generatori elettrici ma non e' scarto in quanto serve per il teleriscaldamento di quasi centomila abitazioni Alessandro Bellotti ha detto: In un inceneritore, in Italia, viene bruciato di tutto....L'inceneritore dovrebbe essere l'ultima spiaggia, l'ultimo viaggio di rifiuti non diversamente trattabili. Oggi stiamo assistendo in Italia a inceneritori come quello di Brescia pesantemente incentivati per produrre acqua calda. Antonino Andaloro ha detto: Come al solito, la questione ambiente, non viene presa sul serio. Ciò che conta sono altre cose, visto che non si ha neanche un minimo di attenzione sull'impatto ambientale. Ad ogni buon fine, e per una corretta informazione alcune amministrazioni comunali a guida PD, hanno iniziato da tempo la raccolta differenziata, al fine di essere nei limiti delle direttive comunitarie del piano energetico 20 - 20 - 20. Ma che cosa ne faremo nel caso venisse costruito l'inceneritore ? O uno o l'altro non avranno senso, e allora ?

Risposto da giorgio varaldo su 8 Ottobre 2015 a 22:56 Alessandro il giorno in cui i dati mi daranno torto lo sai che non avro' il minimo problema a csmbiare idea sul fotovoltaico. Solo che sino ad oggi di numeri in tal senso non ne ho visti. Alessandro Bellotti ha detto: Giorgio, continui a pensare che occorra trasportare a lunga distanza l'energia elettrica generata da fotovoltaico dimenticando che il pregio fondamentale di questo tipo di energia è l'utilizzo in loco cioè dove viene prodotta. anche perchè, se parliamo di medi impianti (potenza inferiore ai 3 Mw) evidentemente si tratta di impianti che andranno allacciati alla media. Quindi nessuna necessità di trasporto energia elettrica. Evidentemente non conosci le possibilità del territorio italiano, soprattutto al nord... Ragioni per partito preso senza analizzare dati e contesti.

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Ci sono oltre 30.000 KM quadrati di territorio italiano incolto, desertico o semidesertico.... La nebbia, nella pianura padana, non esiste più..I fattori di conversione fra Emilia Romagna e Sicilia differiscono del 10/15%....Gli impianti installati in Emilia Romagna rendono quasi come quelli installati al sud in quanto al sud, per questini termiche, il rendimento in estate si abbassa.... Se volete parlare di numeri parliamo di numeri senza sparare giudizi o attribuirmi frasi che non ho mai detto. Giorgio e Alberto, ritengo di essere un esperto di fotovoltaico. Lavoro in questo settore ormai da anni e quello che sta facendo il governo italiano, credetemi, è da un punto di vista energetico, incomprensibile. Magari riuscissimo a immagazzinare energia con la Secchia. Che invece ha combinato disastri... Giorgio è ancora convinto che in Italia occorra per forza lo storage per fare altro fotovoltaico. O altro eolico o altro microidroelettrico... giorgio varaldo ha detto: Discutiamo di numeri. Quale e' la capacita' di trasporto dalla soleggiata sicilia dalla soleggiata puglia dalla soleggiata toscana alla val padana ed al nord est ricoperti di nebbia?? E' sufficiente a trasmettere tutta l'energia necessaria a queste regioni ? La risposta e' NO. Quindi a cosa serve aumentare la capacita' produttiva fotovoltaica se poi non e' utilizzabile? Forse a modena per immagazzinare l'energia elettrica usate i secchi pardon la secchia?

Risposto da Alberto Rotondi su 9 Ottobre 2015 a 1:07 In questo rapporto http://www.iea.org/publications/freepublications/publication/WEO201... ci sono gli scenari mondiali fino al 2030 secondo ciò che i paesi hanno dichiarato di voler fare nei loro piani nazionali (INDC Intended Nationally Determined Contributions). Da tutti i grafici, curve, tabelle emerge che fino al 2030 il fotovoltaico sarà meno del 5% della produzione energetica totale. Alessandro, ti stai occupando del 5%, non sparare a zero su chi sta pensando anche al restante 95% di energia. Alessandro Bellotti ha detto: Giorgio, continui a pensare che occorra trasportare a lunga distanza l'energia elettrica generata da fotovoltaico dimenticando che il pregio fondamentale di questo tipo di energia è l'utilizzo in loco cioè dove viene prodotta. anche perchè, se parliamo di medi impianti (potenza inferiore ai 3 Mw) evidentemente si tratta di impianti che andranno allacciati alla media. Quindi nessuna necessità di trasporto energia elettrica. Evidentemente non conosci le possibilità del territorio italiano, soprattutto al nord... Ragioni per partito preso senza analizzare dati e contesti. Ci sono oltre 30.000 KM quadrati di territorio italiano incolto, desertico o semidesertico.... La nebbia, nella pianura padana, non esiste più..I fattori di conversione fra Emilia Romagna e Sicilia differiscono del 10/15%....Gli impianti installati in Emilia Romagna rendono quasi come quelli installati al sud in quanto al sud, per questini termiche, il rendimento in estate si abbassa.... Se volete parlare di numeri parliamo di numeri senza sparare giudizi o attribuirmi frasi che non ho mai detto. Giorgio e Alberto, ritengo di essere un esperto di fotovoltaico. Lavoro in questo settore ormai da anni e quello che sta facendo il governo italiano, credetemi, è da un punto di vista energetico, incomprensibile. Magari riuscissimo a immagazzinare energia con la Secchia. Che invece ha combinato disastri... Giorgio è ancora convinto che in Italia occorra per forza lo storage per fare altro fotovoltaico. O altro eolico o altro microidroelettrico... giorgio varaldo ha detto: Discutiamo di numeri.

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Quale e' la capacita' di trasporto dalla soleggiata sicilia dalla soleggiata puglia dalla soleggiata toscana alla val padana ed al nord est ricoperti di nebbia?? E' sufficiente a trasmettere tutta l'energia necessaria a queste regioni ? La risposta e' NO. Quindi a cosa serve aumentare la capacita' produttiva fotovoltaica se poi non e' utilizzabile? Forse a modena per immagazzinare l'energia elettrica usate i secchi pardon la secchia?

Risposto da Alberto Rotondi su 9 Ottobre 2015 a 1:17 Intanto la Svezia ha 10 reattori nucleari in funzione, 10 GW di potenza, pari a 1/3 del nostro consumo elettrico Antonino Andaloro ha detto: Non lo so se vi è già arrivata questa notizia, ma in Svezia hanno già deciso. http://www.repubblica.it/economia/2015/10/08/news/svezia_energia_ve...

Risposto da Alberto Rotondi su 9 Ottobre 2015 a 7:26 ... in particolare, hanno una produzione elettrica di 130 TWh all'anno, con 60 TWh di idroelettrico e 60 TWh di nucleare. Stanno potenziando il vento. Li' almeno non hanno il problema del fotovoltaico, visto che hanno 6 mesi di buio! Alberto Rotondi ha detto: Intanto la Svezia ha 10 reattori nucleari in funzione, 10 GW di potenza, pari a 1/3 del nostro consumo elettrico Antonino Andaloro ha detto: Non lo so se vi è già arrivata questa notizia, ma in Svezia hanno già deciso. http://www.repubblica.it/economia/2015/10/08/news/svezia_energia_ve...

Risposto da Antonino Andaloro su 9 Ottobre 2015 a 7:47 Alberto, io penso che la nostra politica energetica è sbagliata da tempo e per questo ha ragione Alessandro. Ma non per essere allineati sui verdi o sui grillini, ma per altro.

Risposto da Alessandro Bellotti su 9 Ottobre 2015 a 9:23 Antonino, ovvio che i grillini non c'entrano. Ho solo chiesto perchè il governo sta puntando sul gas e non sulle rinnovabili che potrebbero arrivare almeno al 50% del fabbisogno italiano. La IEA, Alberto, in più sedi, ha ripetutamente affermato che l'unica via per abbandonare sempre di più le fonti fossili è puntare sulle rinnovabili. Che poi il fotovoltaico faccia il 5 o il 6 o il 4, poco importa.

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Si tratti di togliere alle fonti fossili e l'unico modo per farlo, visto che il nucleare non può garantire l'imponente crescita di domanda di energia elettrica proveniente dai 2/3 della popolazione mondiale, è puntare sulle rinnovabili. Fai un rapido conto, Alberto, magari prendendo i dati del wordnuclear, di quanti reattori ci saranno operativi nel 2030, tendendo conti di quelli che per quella data saranno spenti e di quelli che verranno ultimati e allacciati alla rete. Nel 2030 o 2040, quanti reattori operativi si avranno in Europa ? Dal 1995 ad oggi quanti reattori sono stati allacciati alle reti elettriche europee ? Il nucleare è semplicemente una bufala. Molti come te, Alberto, riportano dati e costi relativi al nucleare esistente. Senza pensare quanto costa e potrebbe costare fare massicci piani che utilizzano questa tecnologia. La bufala sono i reattori di terza generazioni come le EPR francesi. Costosissime, affamate di uranio e difficilmente gestibili. Quante EPR ci sono funzionanti nel mondo ? L'Italia, con il plauso di molti parlamentari PD, avrebbe dovuto puntare su questa tecnologia.... E' utile SEMPRE ricordare. E' la mancanza di memoria che rende l'Italia fragile nelle scelte. E' la mancanza di informazione libera che rende l'Italia tipicamente mafiosa nei metodi e spesso nel consenso. Antonino Andaloro ha detto: Alberto, io penso che la nostra politica energetica è sbagliata da tempo e per questo ha ragione Alessandro. Ma non per essere allineati sui verdi o sui grillini, ma per altro.

Risposto da giorgio varaldo su 9 Ottobre 2015 a 10:19 Alessandro Far funzionare le fabbriche usando energia autoprodotta sarebbe un bel sogno. Solo che molte aziende non lavorano seguendo il ritmo del sole e ve ne sono pure che lavorano anche di notte. Sara' piuttosto difficile farlo senza sole quindi necessitano di forniture esterne. Visto che l'eolico in italia e' considerato inquinante alla stregua del carbone quali soluzioni ci sono? - energia prodotta con il termico -energia fotovoltaica proveniente da fuso orario diverso opzione non valida a livello nazionale e che richiede linee si trasporto - energia eolica sempre necessarie linee di trasporto Se hai altre sokuzioni illustrale.

Risposto da Alessandro Bellotti su 9 Ottobre 2015 a 12:16 Ho già postato ripetutamente il mix che l'Italia potrebbe avere. Lo riposto volentieri. Parlando solo di energia elettrica potremmo incrementare la quota di rinnovabili di un altro 15/20 % installando altri 15 Gwp di fotovoltaico (6/7 %) unito a microidroelettrico a impatto zero (basta un piccolo fosso per fare 100 Kw...), eolico (che non è inquinante, ovvio). Si possono ad esempio abbattere del 70/80 % i consumi dell'illuminazione pubblica e sostanzialmente azzerare i costi di manutenzione delle lampade che ovviamente dovranno essere a leds. Le lampade per illuminazione stradale a leds sono a norme, si possono telecontrollare e hanno una vita 5 volte superiore a quelle che oggi usiamo (vapori alta pressione di sodio..). Abbiamo ad esempio interessanti richieste dal mercato indiano su questo fronte. Mercato indiano che ci chiede addirittura di fare il metering della lampada (misura di temperatura, tensione, corrente, cosfi, energia apparente, energia reattiva attiva etc..). Pensa che il cittadino italiano spende il doppio di un tedesco per l'illuminazione pubblica nonostante l'energia elettrica, in Germania, costi di più che in Italia....

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Mi rompe postare articoli. Trovateli in rete... Se poi parliamo di energia primaria allora occorre concentrarsi prima di tutto sugli edifici pubblici come ad esempio le scuole, veri e propri colabrodi da un punto di vista energetico. Ovvio che questi discorsi si scontrano con gli interessi dei soliti noti, difesi a spada tratta da Renzi. Renzi, che appunto, prevede nuovo gas e nuovi buchi inutili in Adriatico (dove di gas ce n'è pochino pochino). L'illuminazione di una grande città si può evidentemente ottimizzare e se lo stanno facendo paesi come l'India, perchè in Italia non si fa ? Non si fa perchè se si consuma meno, allora le azioni e gli utili delle nostre multiutilities diminuiscono... e quindi i trombati amici di chi ci governa come farebbero a incassare compensi annui milionari ? Ovvio che Hera ad esempio ha tutto l'interesse che si consumi sempre più gas e sempre più energia elettrica....Magari gas e energia elettrica buttati a riscaldare una scuola o ad illuminare una strada con lampadacce inefficienti e poco affidabili che occorre comunque sostituire anche se vanno per prevenire 'buchi' di illuminazione... Giorgio, se tu e gli altri che scrivono lodi e controlodi a Renzi, non capite tutto ciò, allora state difendendo poteri che continueranno a raccattare incredibili risorse che mancheranno per lo sviluppo del paese. Davvero sei contento dei risultati di crescita (???) del nostro paese nel 2015 ? Crescita che è la metà della media Europea ed è la metà della Germania ? Abbastanza esauriente ? Si tratta di mettere in piedi un mix di rinnovabili e risparmio energetico. Spendiamo ad esempio una cifra per l'illuminazione pubblica oscena rispetto alla Germania (più del doppio). Nonostante, la Germania, abbia 20 milioni di abitanti in più... Il nostro sistema energetico è pensato per far godere i soliti noti. Soliti noti che godranno sempre più con le attuali politiche del governo Renzi...

Risposto da Cristina Favati su 9 Ottobre 2015 a 14:04 http://www.repubblica.it/ambiente/2015/10/09/news/_stop_alle_centra... Che ne dite?

Risposto da Alessandro Bellotti su 9 Ottobre 2015 a 14:54 Certo Cristina, un articolo che mi trova perfettamente d'accordo. In Italia c'è una situazione incredibile tra la potenza elettrica installata e quella che serve al paese. L'articolo riprende alcuni dei dati che ho postato... Come quello della potenza installata che è doppia del fabbisogno.. E' evidente che qualcuno ha autorizzato la costruzione di centrali termoelettriche inutili al paese. Non è un mistero che l'Italia sia leader mondiale di opere pubbliche inutili, lavori inutili etc... Inutili nel senso che non portano ricchezza al paese ma, al contrario, ne bruciano le risorse. Quest'ultime create ovviamente di chi produce ricchezza. Ultimo ma evidentemente non ultimo di questi insulti alla ragione umana è l'EXPO. Costato (ma non lo sapremo mai di preciso) 20 miliardi di euro. Con ritorni al paese nulli. Questa nullità sarà facilmente misurabile nei prossimi mesi. Ci penserà Grillo a fare i conti... La situazione energetica italiana conseguente ai provvedimenti del governo Renzi è esattamente contraria a ciò che l'articolo che posti ci dice. Si porterà nuovo gas (da buchi inutili e da nuovi gasdotti inutili) senza investire un solo euro nelle rinnovabili. Anche se in minor misura del carbone e del petrolio, anche il gas bruciato in una centrale termoelettrica, produce gas serra. Senza se e senza ma.

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Risposto da Cristina Favati su 9 Ottobre 2015 a 15:44 Non condivido la tua opinione che l'EXPO sia un "insulto alla ragione umana". Penso proprio il contrario. E' una vetrina dell'Italia nel mondo che ha portato a Milano milioni di persone. Si è parlato di cibo a tutti i livelli. Non avrà risolto la fame nel mondo, ma ha messo in moto tante iniziative collaterali (come quella a cui ho partecipato una settimana fa) che sono tutt'altro che inutili e che daranno i frutti nel tempo. Iniziative concrete. Parlar sempre male di tutto ciò che si fa è troppo semplice e anche poco rispettoso del lavoro e dell'impegno organizzativo e concettuale di tante persone. Inoltre i conti lasciamoli fare al PD, che è meglio! Riguardo all'articolo che ho postato si tratta di una risoluzione parlamentare presentata da Stella Bianchi, cioé una iniziativa del PD. Alessandro Bellotti ha detto: Certo Cristina, un articolo che mi trova perfettamente d'accordo. In Italia c'è una situazione incredibile tra la potenza elettrica installata e quella che serve al paese. L'articolo riprende alcuni dei dati che ho postato... Come quello della potenza installata che è doppia del fabbisogno.. E' evidente che qualcuno ha autorizzato la costruzione di centrali termoelettriche inutili al paese. Non è un mistero che l'Italia sia leader mondiale di opere pubbliche inutili, lavori inutili etc... Inutili nel senso che non portano ricchezza al paese ma, al contrario, ne bruciano le risorse. Quest'ultime create ovviamente di chi produce ricchezza. Ultimo ma evidentemente non ultimo di questi insulti alla ragione umana è l'EXPO. Costato (ma non lo sapremo mai di preciso) 20 miliardi di euro. Con ritorni al paese nulli. Questa nullità sarà facilmente misurabile nei prossimi mesi. Ci penserà Grillo a fare i conti... La situazione energetica italiana conseguente ai provvedimenti del governo Renzi è esattamente contraria a ciò che l'articolo che posti ci dice. Si porterà nuovo gas (da buchi inutili e da nuovi gasdotti inutili) senza investire un solo euro nelle rinnovabili. Anche se in minor misura del carbone e del petrolio, anche il gas bruciato in una centrale termoelettrica, produce gas serra. Senza se e senza ma.

Risposto da Fabio Colasanti su 9 Ottobre 2015 a 17:01 Alessandro, quello che mi sembra un "insulto alla ragione umana" è il carattere perentorio di tante delle tue affermazioni (che poi Alberto, Giorgio e altri più esperti del settore energetico smontano quasi sempre). Io ho sempre avuto delle perplessità sull'Expo, sui giochi olimpici e su ogni grande progetto di questo tipo. Come la Voce ha scritto tante volte, le analisi presentate a suo tempo per giustificare l'Expo erano molto manchevoli e parziali. Ma rimane il fatto che di turisti ne sono venuti tanti e che negli ultimi mesi l'Expo era piena fino al massimo della sua capacità. Dovremo aspettare delle analisi più dettagliate che non potranno essere disponibili che tra vari mesi. Bisognerà poi vedere come sarà utilizzata l'aerea dopo la fine dell'Expo. E' ancora troppo presto per dare un giudizio sull'operazione Expo. E in ogni caso, un progetto del genere ha anche aspetti "psicologici" difficili da valutare e misurare. Lanciarlo e raggiungere gli obiettivi prefissi potrebbe dare un'iniezione di fiducia a tutta l'economia (non ci credo tanto, ma non posso escluderlo a priori). In questa situazione i tuoi giuidizi perentori sull'Expo squalificano i tuoi interventi. Non riesco a capire come tu stesso non te ne renda conto. Anche le tue sparate a zero contro Renzi sono poco serie. Un conto è fare delle critiche specifiche a questa o quella decisione spiegando perché la si considera sbagliata. Ben altro è affermare che "Renzi farebbe favori ai soliti noti". Sono affermazioni senza costrutto alle quali non si puo' replicare proprio perché senza alcuna base. In questo circolo vogliamo "ragionare" non strillare. Alessandro Bellotti ha detto: Certo Cristina, un articolo che mi trova perfettamente d'accordo. In Italia c'è una situazione incredibile tra la potenza elettrica installata e quella che serve al paese. L'articolo riprende alcuni dei dati che ho postato... Come quello della potenza installata che è doppia del fabbisogno.. E' evidente che qualcuno ha autorizzato la costruzione di centrali termoelettriche inutili al paese. Non è un mistero che l'Italia sia

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leader mondiale di opere pubbliche inutili, lavori inutili etc... Inutili nel senso che non portano ricchezza al paese ma, al contrario, ne bruciano le risorse. Quest'ultime create ovviamente di chi produce ricchezza. Ultimo ma evidentemente non ultimo di questi insulti alla ragione umana è l'EXPO. Costato (ma non lo sapremo mai di preciso) 20 miliardi di euro. Con ritorni al paese nulli. Questa nullità sarà facilmente misurabile nei prossimi mesi. Ci penserà Grillo a fare i conti... La situazione energetica italiana conseguente ai provvedimenti del governo Renzi è esattamente contraria a ciò che l'articolo che posti ci dice. Si porterà nuovo gas (da buchi inutili e da nuovi gasdotti inutili) senza investire un solo euro nelle rinnovabili. Anche se in minor misura del carbone e del petrolio, anche il gas bruciato in una centrale termoelettrica, produce gas serra. Senza se e senza ma.

Risposto da Alessandro Bellotti su 9 Ottobre 2015 a 17:07 L'EXPO ha portato milioni di Italiani. Come ci riferisce Federalberghi, gli stranieri che hanno visitato l'Expo sono pochini...L'immagine dell'EXPO nel mondo ? Una vetrina per l'Italia ? 20 miliardi spesi per questa 'vetrina' ? Davvero chi sostiene Renzi non ha limiti nel giudicare l'operato del presidente del consiglio. Non parlo male di tutto. Dell'EXPO si. 20 miliardi di euro spesi. Sono effettivamente poco rispettoso di chi butta oltre un punto di PIL in iniziative tipo EXPO Milano. Prima di tutto un grande fiasco economico. Qualcuno sa come copriremo le spese ? 700 milioni di euro incassati (forse) dai biglietti. L'indotto (si fa per dire) quanto varrà mai ? Voglio fare l'ottimista: una miliardata di mossa in più negli alberghi dovuta a italiani che si sono spostati per vedere padiglioni che verranno buttati giù e poster ? e poi ? Con 20 miliardi di euro si metteva in sicurezza metà del territorio italiano. Contro le ormai certe alluvioni. 20 miliardi di euro. Non possiamo certo permetterci che sia il PD delle coop colluse con la mafia a fare i conti.... Chi ha speso soldi intrisi di corruzione per l'EXPO dovrà anche fare i conti ? Un paese serio gestisce le priorità di spesa. Un governo serio non propone le olimpiadi a meno che debba far contento qualcuno...visti i precedenti... Comunque si stava parlando di energia....

Risposto da Cristina Favati su 9 Ottobre 2015 a 17:16 Infatti, l'EXPO l'hai nominata tu. Comunque ti ricordo che non siamo sul blog di Grillo a sparare contro Renzi e il PD da mane a sera, ma su un circolo del PD dove si discute e si accettano critiche, basta che non siano solo e sempre fatte di puro qualunquismo. Ti prego di non dimenticarlo.

Risposto da Alessandro Bellotti su 9 Ottobre 2015 a 17:31 Accetto il richiamo. Come accetto ciò che dice Fabio che consiglia di aspettare magari qualche mese per capire se davvero dall'Expo riusciremo ad avere vantaggi misurabili. Quello che però non sopporto è l'enfasi con la quale Renzi ma non solo lui parla dell'Expo senza dire ai cittadini quanto è costato... Non si tratta evidentemente di qualunquismo ma di numeri. 20 miliardi di euro. Qualcuno, come laVoce un paio di anni fa ci diceva sicuramente 15 miliardi di euro. Mi sono permesso di aumentare un pochetto questa cifra, memore di come purtroppo le megaopere in Italia subiscono 'variazioni' appunto in corso d'opera. Renzi dovrà giustificare al paese i successi dell'EXPO.

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Economia e politica nel mondo IV – 2015-2016

Non si tratta evidentemente solo di giudizi perentori ma di numeri. Per quanto riguarda l'energia, non mi sembra che Giorgio o Alberto possano confutare i numeri che porto perchè sono numeri che ogni giorno vedo e 'maneggio'. Evidentemente occorre stare quotidianamente aggiornati. Si stava discutendo, prima che Cristina postasse l'articolo di repubblica, dell'importanza delle energie rinnovabili per ridurre l'utilizzo delle fonti fossili. Alberto sostiene che paesi come la Cina hanno importanti piani energetici che prevedono nucleare....Giorgio mi dice che occorre prevedere sistemi di accumulo per poter installare altro fotovoltaico in Italia... Come faccio a non smontare queste affermazioni che non tengono conto di quanto sta succedendo davvero ? Alberto posta dati sul fotovoltaico vecchi di 5 anni !!! Un'era geologica !!! Davvero completamente fuori strada... Cristina, quelli del PD, invece di fare interrogazioni, dovrebbero chiedere il conto al segretario...Dovrebbero chiedere al segretario nonchè presidente del consiglio perchè ha buttato a mare le rinnovabili con tasse inique e assurde ed inutili quanto costosi provvedimenti. Quelli del PD, Cristina, vogliono che consumiamo gas perchè hanno amici nelle multiutilities.

Risposto da Cristina Favati su 9 Ottobre 2015 a 17:58 Se sei così certo di tutto, se solo tu conosci ogni verità, fai nomi e cognomi. Altrimenti sono solo parole.

Risposto da Alessandro Bellotti su 9 Ottobre 2015 a 18:02 Cristina, visto che citi repubblica, leggi questo articolo che ci racconta come si spendono i soldi delle tasse in Germania, Italia e Francia http://www.repubblica.it/economia/2011/05/31/news/tasse_ogni_italia... Questo è un articolo di maggio 2011 prima cioè degli sciagurati governi Monti e seguenti. Da quella data, la Germania è cresciuta parecchi punti di PIL in più rispetto l'Italia ed inoltre, lo sappiamo tutti, le tasse in Italia da fine 2011 in poi sono aumentate non poco. Quindi la situazione del 2011 a cui fa riferimento l'articolo di repubblica (governava Silvio per cui...) è sicuramente 'migliore' di quella di oggi. E' del tutto evidente che in Italia, rispetto a Germania e Francia, come hanno documentato le inchieste di SKY, si buttano 10 punti di PIL in opere inutili, manifestazioni inutili, lavori inutili etc... Quindi una parte consistente del gettito fiscale va in sprechi. Questa parte vale 150 miliardi di euro ogni anno. Secondo i puntuali servizi di SKY TG24 (che non è certamente un telegiornale grillino..) lavoriamo fino al 10 di febbraio, in Italia, per mantenere l'inutile e lo spreco. Come EXPO Milano. Siete davvero d'accordo che si continui così ? Magari lodando l'EXPO ? Magari lodando un presidente del consiglio che loda l'EXPO e che propone le olimpiadi ? E magari compra 90 aerei, fa un pò di buchi (per il gas che non c'è, gallerie) etc... Davvero dobbiamo ancora non tener conto delle olimpiadi di Torino, dei G8 alla Maddalena, del ponte sullo stretto, delle proposte sul nucleare con molti del PD d'accordo (!!!), dei mondiali di nuoto... Come possiamo pretendere che l'Italia decolli se ancora siamo disposti a dar credito a gente che continua nelle stesse scelte e magari rincara la dose ? Addirittura Alberto mi dice che parlo male dell'Italia in giro per il mondo come se il governo italiano coincidesse con l'Italia !! Come ho già scritto, porto in giro per il mondo (ora anche molto lontano in India in Cina..) la mia azienda e trovo stupefacente come paesi molto lontani da noi non solo geograficamente trovino il Made in Italy insostituibile. Anche le schedacce elettroniche che una piccola azienda come la mia costruisce. Il governo Renzi non è all'altezza delle aspettative del paese e delle possibilità che il paese può offrire. L'EXPO è facciata di cartapesta. Una facciata da 20 miliardi di euro. Si fossero spesi un paio di miliardi, magari ne valeva la pena..

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Economia e politica nel mondo IV – 2015-2016

Chissà se lo stato italiano pagherà le opere dell'Expo...

Risposto da Cristina Favati su 9 Ottobre 2015 a 18:08 Ci rinuncio!

Risposto da Alessandro Bellotti su 9 Ottobre 2015 a 18:19 Quali nomi e cognomi dovrei fare ? Nell'ultimo intervento ho citato lo stesso giornale che hai citato tu. Non basta Repubblica ? Invece di discutere su 10 punti di PIL buttati ogni anno (150 miliardi di euro...), rinunci ? Ti va davvero bene tutto ciò ? Oppure credi secondo il credo ? Come si fa a giustificare che ogni cittadino italiano che lavora, fino al 10 di febbraio di ogni anno lavora per pagare opere inutili, acquisti inutili, sprechi e inefficienze ? Il tutto condito da corruzione dilagante ?

Risposto da Cristina Favati su 9 Ottobre 2015 a 18:48 Mi piacerebbe sapere dai Senatori del M5S perché oggi hanno votato contro la soppressione del CNEL. Questa è un'immagine tratta dal blog di Beppe Grillo: possibile che pur di fare ostruzionismo votino contro le cose che loro stessi propongono? E tu ti fidi di costoro????

Risposto da Alberto Rotondi su 9 Ottobre 2015 a 20:25 Alessandro mi metti in bocca cose che non penso e poi mi critichi. Troppo facile. Metto in grassetto le tue affermazioni: Alberto sostiene che paesi come la Cina hanno importanti piani energetici che prevedono nucleare... Alberto posta dati sul fotovoltaico vecchi di 5 anni !!! Un'era geologica !!! Davvero completamente fuori strada.. Io non sostengo che la Cina abbia il più importante piano nucleare del mondo, che la porterà alla stessa capacità elettrica nucleare della Francia, io lo segnalo come dato di fatto. Io non ho mai sostenuto che il nucleare sia una soluzione. Ho votato contro al preferendum perchè l'Italia è un paese densamente popolato e ancora incivile, con estese fette di territoeio in mano alla criminalità. So per mestiere che questo crea rischi quando si installano imèianti nucleari. Fossi stato in Svezia,paese civile e spopolato, avrei votato a favore.

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Io ti ho postato il rapporto IAEA del 2015, dove a pagina 38 si dice che il fotovoltaico resterà ben al di sotto del 5% per i prossimi 20 anni, e questo non secondo il modello BAU (Business As Usual) ma secondo il modello INDC (Intended Nationally Determined Contributions)., cioè quello che i paesi diconpo di voler fare.Vai a vedere i dati qui a pagina 38. Ti metto ancora il riferimento (2015, non 2011) http://www.iea.org/publications/freepublications/publication/WEO201... Noterai anche che il gas continuerà a crescere, crescere, più delle rinnnovabili, come mai? Hai delle proiezioni diverse? Ti basi su studi diversi? Quali? In tutta questa discussione non hai messo un numero, un riferimentio nulla di nulla. Hai messo sul piatto solo la tua competenza. Ebbene, allora io metto la mia e sostengo che sbagli. Troppo facile discutere in questo modo.

Risposto da Fabio Colasanti su 9 Ottobre 2015 a 20:43 Alessandro, francamente sta diventando difficile discutere. Tu parti da una serie di ipotesi, che tu presenti come fossero la verità rivelata, mentre in realtà sono idee molto dubbie che molti non condividono affatto. Su questi presunti "fatti incontestabili" tu costruisci le tue tesi molto, ma molto improbabili. Cito solo una di queste ipotesi: il giudizio sul governo Monti. Per te è l'espressione di un complotto internazionale volto ad affossare l'Italia (sembra una affermazione assurda, ma tu l'hai fatta varie volte quando ne abbiamo discusso anni fa). Hai avuto il barbaro coraggio di sostenere che le misure prese da Monti fossero state volute dalla Germania per re la concorrenza delle PMI italiane. Abbiamo tollerato affremazioni deliranti del genere. In realtà il governo Monti ha fatto - abbastanza bene - una serie di cose assolutamente necessarie e impopolari che ci hanno salvato dal seguire la Grecia. Chiunque fosse andato al governo in quel momento avrebbe dovuto fare quello che ha fatto Monti. L'esperienza recente di Tsipras lo conferma ampiamente. Tu sei libero di pensare quello che vuoi del governo Monti. Ma non hai il diritto di dare per scontato che le tue idee siano condivise da altri.

Risposto da Alessandro Bellotti su 12 Ottobre 2015 a 12:21 Fabio, mai parlato di complotto ordito da Monti. Le mie affermazioni fatte ormai un paio di anni fa hanno semplicemente messo in luce il fatto che dal governo Monti in poi, l'Italia ha conosciuto uno dei periodi più bui della storia recente in tema di crescita. Nel frattempo, cioè dopo il 2011, la Germania ha visto grandi incrementi in termini di PIL. Non c'è nessun dubbio sul fatto che, come ha spesso ripetuto Squinzi, il paese abbia perso il 25% della capacità produttiva in pochi anni avvantaggiando così le PMI tedesche, tipicamente concorrenti dell PMI italiane, che hanno spopolato nei mercati internazionali. Dal 2011 in poi l'export manifatturiero tedesco ha raggiunto record su record. Situazione che la Germania ha evidentemente gradito. Ricordo i consumi alle stelle di Natale 2013 (se ricordo bene l'anno) in Germania con un + 9% mentre in Italia abbiamo avuto un calo di diversi punti percentuali. La Germania, non v'è dubbio, ha tratto grandi vantaggi soprattutto a livello di industria manifatturiera da Monti in poi. Come ho già scritto, non sono in grado ovviamente di dire che esisteva a suo tempo un vero e proprio complotto. Non puoi negare che da una parte i provvedimenti di Monti abbiamo massacrato le PMI manifatturiere italiane favorendo le PMI tedesche che, lo ricordo ancora, sono nei mercati internazionali, concorrenti delle PMI italiane. Monti ha preferito massacrare l'economia italiana piuttosto che intaccare i privilegi. Questo tipo di politica è poi stata perpetuata da Letta e oggi da Renzi. Zero interventi su sprechi, privilegi etc... che valgono 10 punti di PIL (non lo dico certo solo io). Se il mio è un delirio allora sono uno buona compagnia. Molta gente, in Italia, delira pensando appunto a sprechi, inefficienze condite da corruzione come le principali cause si un paese allo sfascio. Delira anche Sarah Varetto nelle sue inchieste ? Perchè ti diventa difficile, Fabio discutere su 10 punti di PIL che ogni anno politicanti allo sbaraglio continuano a buttare ?

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Economia e politica nel mondo IV – 2015-2016

Dovrebbe essere dovere di tutti noi far presente al presidente del consiglio di turno (oggi c'è Renzi..) che davvero occorre intervenire su questo fronte....

Risposto da Alessandro Bellotti su 12 Ottobre 2015 a 12:39 Alberto, mi sembra vero che tu hai postato dati del 2010 riguardo al fotovoltaico. Mi sembrerebbe anche ovvio citare i dati 'nucleari' della Cina non in assoluto ma riferendoli, magari in percentuale, alla quantità totale di energia elettrica consumata e che consumerà nei prossimi anni la Cina stessa.. Contesto il tuo modo di presentare i dati. Dovremmo invece discutere, se ti va, come faranno economie emergenti a far fronte a incredibili aumenti di richiesta di energia elettrica. IEA (non il sottoscritto) ci racconta che la soluzione sono le rinnovabili. "Il direttore esecutivo dell’IEA, Fatih Birol, che ha presentato il MTRMR 2015 al meeting del ministri dell’energia del G20 che termina oggi a Istanbul in Turchia, ha sottolineato che «Le fonti rinnovabili sono ponte a prendere il cruciale primo posto nella crescita della fornitura globale di energia, ma questo non è certo il momento di compiacersi. Se queste tecnologie devono raggiungere il loro pieno potenziale, i governi devono rimuovere i dubbi sulle fonti rinnovabili e mettere il nostro sistema energetico su un percorso più sostenibile e sicuro" ottobre 2015. Inoltre: Secondo il rapporto IEA, la quota di energie rinnovabili nella produzione di energia globale entro il 2020 salirà ad oltre il 26%, nel 2013 era al 22%, «un cambiamento notevole in un periodo di tempo molto limitato. Entro il 2020, la quantità di produzione di energia elettrica globale proveniente da fonti rinnovabili sarà superiore all’odierna domanda di energia elettrica di Cina, India e Brasile messi insieme». ancora: La crescita delle rinnovabili si realizzerà sempre di più nelle economie emergenti e nei Paesi i via di sviluppo, che nel 2020 costituiranno i due terzi dell’espansione energia elettrica da fonti rinnovabili. Da sola la Cina nel 2020 rappresenterà quasi il 40% della crescita totale di energia rinnovabile e richiederà quasi un terzo dei nuovi investimenti. Davvero non capisco... Se potete, dimenticate per un attimo che simpatizzo per Grillo.... Alberto Rotondi ha detto: Alessandro mi metti in bocca cose che non penso e poi mi critichi. Troppo facile. Metto in grassetto le tue affermazioni: .Alberto sostiene che paesi come la Cina hanno importanti piani energetici che prevedono nucleare... Alberto posta dati sul fotovoltaico vecchi di 5 anni !!! Un'era geologica !!! Davvero completamente fuori strada.. Io non sostengo che la Cina abbia il più importante piano nucleare del mondo, che la porterà alla stessa capacità elettrica nucleare della Francia, io lo segnalo come dato di fatto. Io non ho mai sostenuto che il nucleare sia una soluzione. Ho votato contro al preferendum perchè l'Italia è un paese densamente popolato e ancora incivile, con estese fette di territoeio in mano alla criminalità. So per mestiere che questo crea rischi quando si installano imèianti nucleari. Fossi stato in Svezia,paese civile e spopolato, avrei votato a favore. Io ti ho postato il rapporto IAEA del 2015, dove a pagina 38 si dice che il fotovoltaico resterà ben al di sotto del 5% per i prossimi 20 anni, e questo non secondo il modello BAU (Business As Usual) ma secondo il modello INDC (Intended Nationally Determined Contributions)., cioè quello che i paesi diconpo di voler fare.Vai a vedere i dati qui a pagina 38. Ti metto ancora il riferimento (2015, non 2011) http://www.iea.org/publications/freepublications/publication/WEO201... Noterai anche che il gas continuerà a crescere, crescere, più delle rinnnovabili, come mai? Hai delle proiezioni diverse? Ti basi su studi diversi? Quali? In tutta questa discussione non hai messo un numero, un riferimentio nulla di nulla. Hai messo sul piatto solo la tua competenza. Ebbene, allora io metto la mia e sostengo che sbagli. Troppo facile discutere in questo modo.

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Economia e politica nel mondo IV – 2015-2016

Risposto da giorgio varaldo su 12 Ottobre 2015 a 13:49 alessandro come fai a fornire energia elettrica prodotta con il fotovoltaico ad una azienda che lavora durante il turno di notte?

Risposto da Alessandro Bellotti su 12 Ottobre 2015 a 14:38 Giorgio, ho mai detto che il fotovoltaico produce di notte ? La maggioranza delle aziende lavora di giorno...Inoltre il fotovoltaico prodotto dalle aziende il sabato e la domenica potrebbe essere consumato dal civile. La Danimarca, il weekend, va sostanzialmente 'a vento'.. Da un punto di vista energetico non ci sono molti dubbi: l'alternativa per ridurre l'uso delle fonti fossili nel mondo sono ad oggi le rinnovabili. Come ho cercato di spiegare il nucleare peserà sempre meno. Sopratutto nei paesi in via di sviluppo che hanno ancora oggi grandi richieste di installazione di nuova potenza in grado di soddisfare gli incrementi di consumi di energia elettrica che detti paesi stanno richiedendo. Come ho già scritto, la sola Delhi richiede nuova potenza installata ogni anno, da diversi anni, di oltre mezzo Gw. Quindi l'India, ogni 2 anni, dovrebbe installare e allacciare alla rete elettrica una centrale nucleare da 1 Gw per i soli bisogni della capitale. In India abbiamo stimato 50.000 villaggi circa, con popolazioni anche di 6.000/7.000 abitanti ciascuno, che non sono raggiunti dalla rete nazionale. Quindi centinaia di milioni di indiani hanno energia elettrica prodotta da gruppi elettrogeni. Quante centrali nucleari dovrebbe costruire e come dovrebbe sopratutto ampliare la propria rete di distribuzione la sola India per portare la luce a centinaia di milioni di persone ? L'unica alternativa sono mix di solare fotovoltaico, mini eolico e micro idroelettrico supportati da sistemi di accumulo e generazione da gruppo elettrogeno. Questa gente non può aspettare 20 anni o 30 perchè diventino operativi i reattori che sono in programma. Stesso discorso per la Cina. Alberto non ha chiaro questo. Quando Alberto ci parla di importanti piani nucleari di Cina e da altri paese di sviluppo non fa i conti. Non tiene cioè presente che l'industria nucleare non può fornire in così poco tempo (5/10 anni) ciò che servirebbe ai paesi in via di sviluppo in tema di energia elettrica. I reattori che si stanno costruendo nel mondo e quelli previsti, copriranno a malapena quelli che nel frattempo andranno spenti per fine vita.. Non c'è nulla di grillino in queste affermazioni che non capisco perchè le contestiate... Cristina non ho seguito la storia del CNEL. E nemmeno sono a conoscenza di di cosa dicevano prima e cosa hanno poi fatto dopo i grillini. E' una roba importante ?

Risposto da giorgio varaldo su 12 Ottobre 2015 a 16:37 ok alessandro hai fatto un gran bel discorso ma non hai risposto a come fornire di energia elettrica prodotta con fotovoltaico le aziende che lavorano di notte. Che siano poche non mi risulta aziende manifatturiere lavorano su due o (come FCA ) su tre ed inoltre nelle case di abitazione solitamente quando cala il sole si usa accendere lampade televisioni pc e simili cose Pertanto converrai che occorre prevedere qualcosa che fornisca energia anche durante questi periodi

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che possa essere rete (portare energia da luoghi nei quali splende il sole) oppure prevedere impianti di accumulo (rifiutati dagli pseudo ecologisti) oppure installazioni di altro tipo personalmente non mi interessa. Cosa mi interessa come cittadino è che si agisca non solo con chiacchiere

Risposto da Fabio Colasanti su 12 Ottobre 2015 a 16:54 Alessandro, ripeti le dichiarazioni deliranti di sempre secondo le quali la Germania (o qualsiasi altro paese) avrebbe qualcosa da guadagnare dai guai degli altri paesi. Se il mio vicino ha una crescita economica forte, il mio paese ne ricava solo vantaggi; se il mio vicino è in difficoltà questo deprimerà anche la crescita economica del mio paese. Questo è evidente per ogni economista e ogni persona in grado di seguire un paio di ragionamenti facili. Non ho voglia di continuare una discussione su basi così ridicole. Alessandro Bellotti ha detto: Fabio, mai parlato di complotto ordito da Monti. Le mie affermazioni fatte ormai un paio di anni fa hanno semplicemente messo in luce il fatto che dal governo Monti in poi, l'Italia ha conosciuto uno dei periodi più bui della storia recente in tema di crescita. Nel frattempo, cioè dopo il 2011, la Germania ha visto grandi incrementi in termini di PIL. Non c'è nessun dubbio sul fatto che, come ha spesso ripetuto Squinzi, il paese abbia perso il 25% della capacità produttiva in pochi anni avvantaggiando così le PMI tedesche, tipicamente concorrenti dell PMI italiane, che hanno spopolato nei mercati internazionali. Dal 2011 in poi l'export manifatturiero tedesco ha raggiunto record su record. Situazione che la Germania ha evidentemente gradito. Ricordo i consumi alle stelle di Natale 2013 (se ricordo bene l'anno) in Germania con un + 9% mentre in Italia abbiamo avuto un calo di diversi punti percentuali. La Germania, non v'è dubbio, ha tratto grandi vantaggi soprattutto a livello di industria manifatturiera da Monti in poi. Come ho già scritto, non sono in grado ovviamente di dire che esisteva a suo tempo un vero e proprio complotto. Non puoi negare che da una parte i provvedimenti di Monti abbiamo massacrato le PMI manifatturiere italiane favorendo le PMI tedesche che, lo ricordo ancora, sono nei mercati internazionali, concorrenti delle PMI italiane. Monti ha preferito massacrare l'economia italiana piuttosto che intaccare i privilegi. Questo tipo di politica è poi stata perpetuata da Letta e oggi da Renzi. Zero interventi su sprechi, privilegi etc... che valgono 10 punti di PIL (non lo dico certo solo io). Se il mio è un delirio allora sono uno buona compagnia. Molta gente, in Italia, delira pensando appunto a sprechi, inefficienze condite da corruzione come le principali cause si un paese allo sfascio. Delira anche Sarah Varetto nelle sue inchieste ? Perchè ti diventa difficile, Fabio discutere su 10 punti di PIL che ogni anno politicanti allo sbaraglio continuano a buttare ? Dovrebbe essere dovere di tutti noi far presente al presidente del consiglio di turno (oggi c'è Renzi..) che davvero occorre intervenire su questo fronte....

Risposto da Alessandro Bellotti su 13 Ottobre 2015 a 9:51 Giorgio, le aziende, di notte, andranno con le centrali che forniscono il carico di base (20/25 Gw). Mi sembra ovvio. E' del tutto ovvio che le rinnovabili, come ho già scritto, potrebbero arrivare al 50% del fabbisogno, NON al 100%. Torno a scrivere che si potrebbe arrivare al 50% del fabbisogno con investimenti, da parte pubblica, ridicoli. Torno a scrivere che, supponendo di incrementare di 10/12 punti il contributo delle rinnovabili e investendo nell'efficienza energetica degli uffici pubblici a partire dalle scuole, si potrebbe risparmiare parecchio gas. Torno a scrivere che la politica energetica del governo va esattamente dalla parte opposta in quanto lo sblocca Italia prevede zero investimenti in rinnovabili prevedendo invece investimenti in nuovo gas quando il consumo di gas, in Italia, è in calo ormai da un pò di anni. Fra l'altro nuovo gas che dovrebbe arrivare anche da buchi in Adriatico dove di gas, notoriamente (vedi diverse dichiarazioni di esperti fra i quali i ricercatori di AspoItalia), ce n'è pochino pochino. Non si tratta di un bel discorso...Si tratta di fatti e numeri.

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Continuo a non capire come scelte sciagurate come quella del governo in tema di energia siano sempre e comunque magnificate da chi sostiene Renzi... giorgio varaldo ha detto: ok alessandro hai fatto un gran bel discorso ma non hai risposto a come fornire di energia elettrica prodotta con fotovoltaico le aziende che lavorano di notte. Che siano poche non mi risulta aziende manifatturiere lavorano su due o (come FCA ) su tre ed inoltre nelle case di abitazione solitamente quando cala il sole si usa accendere lampade televisioni pc e simili cose Pertanto converrai che occorre prevedere qualcosa che fornisca energia anche durante questi periodi che possa essere rete (portare energia da luoghi nei quali splende il sole) oppure prevedere impianti di accumulo (rifiutati dagli pseudo ecologisti) oppure installazioni di altro tipo personalmente non mi interessa. Cosa mi interessa come cittadino è che si agisca non solo con chiacchiere

Risposto da Alessandro Bellotti su 13 Ottobre 2015 a 10:14 Non mi hai ancora spiegato come mai l'Italia da Monti in poi ha conosciuto uno dei periodi economicamente più neri della propria storia e invece, la Germania, ha avuto un vero e proprio boom economico. Ho la mia tesi che tu giudichi un delirio. Non mi hai ancora illustrato la tua. Vorrei sapere cioè come mai, in un così breve arco di tempo, la Germania ci ha rifilato oltre 10 punti di PIL di distacco e come mai le industrie manifatturiere tedesche hanno preso il posto di industrie italiane nei mercati internazionali. Posso anche accettare, come ho già scritto, che non ci sia un vero e proprio complotto (ci mancherebbe altro !!!). Ma allora perchè in pochissimi anni queste grandi differenze ? Pensi davvero che le politiche di Monti non abbiamo decretato la morte di di tantissime aziende manifatturiere consentendo a quelle tedesche di prenderne il posto nei mercati internazionali ? E' forse un delirio pensare ciò ? E' ovvio che la Germania ha venduto meno in Italia ma quanto ha venduto in più nel resto del mondo senza la diretta concorrenza di aziende italiane ? Quanto è cresciuto l'export tedesco da fine 2011 ad oggi e quanto quello italiano ? Non ricordo le tue risposte in merito... Fabio Colasanti ha detto: Alessandro, ripeti le dichiarazioni deliranti di sempre secondo le quali la Germania (o qualsiasi altro paese) avrebbe qualcosa da guadagnare dai guai degli altri paesi. Se il mio vicino ha una crescita economica forte, il mio paese ne ricava solo vantaggi; se il mio vicino è in difficoltà questo deprimerà anche la crescita economica del mio paese. Questo è evidente per ogni economista e ogni persona in grado di seguire un paio di ragionamenti facili. Non ho voglia di continuare una discussione su basi così ridicole. Alessandro Bellotti ha detto: Fabio, mai parlato di complotto ordito da Monti. Le mie affermazioni fatte ormai un paio di anni fa hanno semplicemente messo in luce il fatto che dal governo Monti in poi, l'Italia ha conosciuto uno dei periodi più bui della storia recente in tema di crescita. Nel frattempo, cioè dopo il 2011, la Germania ha visto grandi incrementi in termini di PIL. Non c'è nessun dubbio sul fatto che, come ha spesso ripetuto Squinzi, il paese abbia perso il 25% della capacità produttiva in pochi anni avvantaggiando così le PMI tedesche, tipicamente concorrenti dell PMI italiane, che hanno spopolato nei mercati internazionali. Dal 2011 in poi l'export manifatturiero tedesco ha raggiunto record su record. Situazione che la Germania ha evidentemente gradito. Ricordo i consumi alle stelle di Natale 2013 (se ricordo bene l'anno) in Germania con un + 9% mentre in Italia abbiamo avuto un calo di diversi punti percentuali. La Germania, non v'è dubbio, ha tratto grandi vantaggi soprattutto a livello di industria manifatturiera da Monti in poi. Come ho già scritto, non sono in grado ovviamente di dire che esisteva a suo tempo un vero e proprio complotto. Non puoi negare che da una parte i provvedimenti di Monti abbiamo massacrato le PMI manifatturiere italiane favorendo le PMI tedesche che, lo ricordo ancora, sono nei mercati internazionali, concorrenti delle PMI italiane. Monti ha preferito massacrare l'economia italiana piuttosto che intaccare i privilegi.

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Questo tipo di politica è poi stata perpetuata da Letta e oggi da Renzi. Zero interventi su sprechi, privilegi etc... che valgono 10 punti di PIL (non lo dico certo solo io). Se il mio è un delirio allora sono uno buona compagnia. Molta gente, in Italia, delira pensando appunto a sprechi, inefficienze condite da corruzione come le principali cause si un paese allo sfascio. Delira anche Sarah Varetto nelle sue inchieste ? Perchè ti diventa difficile, Fabio discutere su 10 punti di PIL che ogni anno politicanti allo sbaraglio continuano a buttare ? Dovrebbe essere dovere di tutti noi far presente al presidente del consiglio di turno (oggi c'è Renzi..) che davvero occorre intervenire su questo fronte....

Risposto da Alessandro Bellotti su 13 Ottobre 2015 a 10:32 Posto raramente.. anche il sole24 delira... http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-02-09/nuovo-surplus-rec...

Risposto da Fabio Colasanti su 13 Ottobre 2015 a 10:54 Alessandro, non serve a nulla risponderti. Ci rinuncio. Alessandro Bellotti ha detto: Non mi hai ancora spiegato come mai l'Italia da Monti in poi ha conosciuto uno dei periodi economicamente più neri della propria storia e invece, la Germania, ha avuto un vero e proprio boom economico. Ho la mia tesi che tu giudichi un delirio. Non mi hai ancora illustrato la tua. Vorrei sapere cioè come mai, in un così breve arco di tempo, la Germania ci ha rifilato oltre 10 punti di PIL di distacco e come mai le industrie manifatturiere tedesche hanno preso il posto di industrie italiane nei mercati internazionali. Posso anche accettare, come ho già scritto, che non ci sia un vero e proprio complotto (ci mancherebbe altro !!!). Ma allora perchè in pochissimi anni queste grandi differenze ? Pensi davvero che le politiche di Monti non abbiamo decretato la morte di di tantissime aziende manifatturiere consentendo a quelle tedesche di prenderne il posto nei mercati internazionali ? E' forse un delirio pensare ciò ? E' ovvio che la Germania ha venduto meno in Italia ma quanto ha venduto in più nel resto del mondo senza la diretta concorrenza di aziende italiane ? Quanto è cresciuto l'export tedesco da fine 2011 ad oggi e quanto quello italiano ? Non ricordo le tue risposte in merito... Fabio Colasanti ha detto: Alessandro, ripeti le dichiarazioni deliranti di sempre secondo le quali la Germania (o qualsiasi altro paese) avrebbe qualcosa da guadagnare dai guai degli altri paesi. Se il mio vicino ha una crescita economica forte, il mio paese ne ricava solo vantaggi; se il mio vicino è in difficoltà questo deprimerà anche la crescita economica del mio paese. Questo è evidente per ogni economista e ogni persona in grado di seguire un paio di ragionamenti facili. Non ho voglia di continuare una discussione su basi così ridicole. Alessandro Bellotti ha detto: Fabio, mai parlato di complotto ordito da Monti. Le mie affermazioni fatte ormai un paio di anni fa hanno semplicemente messo in luce il fatto che dal governo Monti in poi, l'Italia ha conosciuto uno dei periodi più bui della storia recente in tema di crescita. Nel frattempo, cioè dopo il 2011, la Germania ha visto grandi incrementi in termini di PIL.

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Non c'è nessun dubbio sul fatto che, come ha spesso ripetuto Squinzi, il paese abbia perso il 25% della capacità produttiva in pochi anni avvantaggiando così le PMI tedesche, tipicamente concorrenti dell PMI italiane, che hanno spopolato nei mercati internazionali. Dal 2011 in poi l'export manifatturiero tedesco ha raggiunto record su record. Situazione che la Germania ha evidentemente gradito. Ricordo i consumi alle stelle di Natale 2013 (se ricordo bene l'anno) in Germania con un + 9% mentre in Italia abbiamo avuto un calo di diversi punti percentuali. La Germania, non v'è dubbio, ha tratto grandi vantaggi soprattutto a livello di industria manifatturiera da Monti in poi. Come ho già scritto, non sono in grado ovviamente di dire che esisteva a suo tempo un vero e proprio complotto. Non puoi negare che da una parte i provvedimenti di Monti abbiamo massacrato le PMI manifatturiere italiane favorendo le PMI tedesche che, lo ricordo ancora, sono nei mercati internazionali, concorrenti delle PMI italiane. Monti ha preferito massacrare l'economia italiana piuttosto che intaccare i privilegi. Questo tipo di politica è poi stata perpetuata da Letta e oggi da Renzi. Zero interventi su sprechi, privilegi etc... che valgono 10 punti di PIL (non lo dico certo solo io). Se il mio è un delirio allora sono uno buona compagnia. Molta gente, in Italia, delira pensando appunto a sprechi, inefficienze condite da corruzione come le principali cause si un paese allo sfascio. Delira anche Sarah Varetto nelle sue inchieste ? Perchè ti diventa difficile, Fabio discutere su 10 punti di PIL che ogni anno politicanti allo sbaraglio continuano a buttare ? Dovrebbe essere dovere di tutti noi far presente al presidente del consiglio di turno (oggi c'è Renzi..) che davvero occorre intervenire su questo fronte....

Risposto da Alessandro Bellotti su 13 Ottobre 2015 a 11:06 Non serve o è difficile ?

Risposto da marcello sassoli su 13 Ottobre 2015 a 18:52 Non "avvitiamoci" sui dibattiti, il forum deve essere agile e scevro dai malumori di giornata... Alessandro Bellotti ha detto: Posto raramente.. anche il sole24 delira... http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-02-09/nuovo-surplus-rec...

Risposto da Alberto Rotondi su 13 Ottobre 2015 a 23:29 La situazione è quella della pagina 38 di questo rapporto (Fig 2.2), nel migliore dei casi http://www.iea.org/publications/freepublications/publication/WEO201... che tu ti guardi bene dal commentare. Poi c'è la solita ambiguità tra potenza installata o capacità e quella prodotta.Il PV va diviso per 5 o 6 il vento per 2 o 3. Si gioca anche sul fatto che si parla di rinnivabili includendo l'idroelettrico (60%) per poi attribuirne tutto il merito a vento e PV. Ma perché non si possono fare i conti sui dati veri? Questo da' l'idea dei tempi richiesti dalle rinnovabili. Tutto il resto è fuorviante e ideologico. Vogliamo discutere sui dati di fatto? Alessandro Bellotti ha detto: Alberto, mi sembra vero che tu hai postato dati del 2010 riguardo al fotovoltaico.

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Mi sembrerebbe anche ovvio citare i dati 'nucleari' della Cina non in assoluto ma riferendoli, magari in percentuale, alla quantità totale di energia elettrica consumata e che consumerà nei prossimi anni la Cina stessa.. Contesto il tuo modo di presentare i dati. Dovremmo invece discutere, se ti va, come faranno economie emergenti a far fronte a incredibili aumenti di richiesta di energia elettrica. IEA (non il sottoscritto) ci racconta che la soluzione sono le rinnovabili. "Il direttore esecutivo dell’IEA, Fatih Birol, che ha presentato il MTRMR 2015 al meeting del ministri dell’energia del G20 che termina oggi a Istanbul in Turchia, ha sottolineato che «Le fonti rinnovabili sono ponte a prendere il cruciale primo posto nella crescita della fornitura globale di energia, ma questo non è certo il momento di compiacersi. Se queste tecnologie devono raggiungere il loro pieno potenziale, i governi devono rimuovere i dubbi sulle fonti rinnovabili e mettere il nostro sistema energetico su un percorso più sostenibile e sicuro" ottobre 2015. Inoltre: Secondo il rapporto IEA, la quota di energie rinnovabili nella produzione di energia globale entro il 2020 salirà ad oltre il 26%, nel 2013 era al 22%, «un cambiamento notevole in un periodo di tempo molto limitato. Entro il 2020, la quantità di produzione di energia elettrica globale proveniente da fonti rinnovabili sarà superiore all’odierna domanda di energia elettrica di Cina, India e Brasile messi insieme». ancora: La crescita delle rinnovabili si realizzerà sempre di più nelle economie emergenti e nei Paesi i via di sviluppo, che nel 2020 costituiranno i due terzi dell’espansione energia elettrica da fonti rinnovabili. Da sola la Cina nel 2020 rappresenterà quasi il 40% della crescita totale di energia rinnovabile e richiederà quasi un terzo dei nuovi investimenti. Davvero non capisco... Se potete, dimenticate per un attimo che simpatizzo per Grillo.... Alberto Rotondi ha detto: Alessandro mi metti in bocca cose che non penso e poi mi critichi. Troppo facile. Metto in grassetto le tue affermazioni: .Alberto sostiene che paesi come la Cina hanno importanti piani energetici che prevedono nucleare... Alberto posta dati sul fotovoltaico vecchi di 5 anni !!! Un'era geologica !!! Davvero completamente fuori strada.. Io non sostengo che la Cina abbia il più importante piano nucleare del mondo, che la porterà alla stessa capacità elettrica nucleare della Francia, io lo segnalo come dato di fatto. Io non ho mai sostenuto che il nucleare sia una soluzione. Ho votato contro al preferendum perchè l'Italia è un paese densamente popolato e ancora incivile, con estese fette di territoeio in mano alla criminalità. So per mestiere che questo crea rischi quando si installano imèianti nucleari. Fossi stato in Svezia,paese civile e spopolato, avrei votato a favore. Io ti ho postato il rapporto IAEA del 2015, dove a pagina 38 si dice che il fotovoltaico resterà ben al di sotto del 5% per i prossimi 20 anni, e questo non secondo il modello BAU (Business As Usual) ma secondo il modello INDC (Intended Nationally Determined Contributions)., cioè quello che i paesi diconpo di voler fare.Vai a vedere i dati qui a pagina 38. Ti metto ancora il riferimento (2015, non 2011) http://www.iea.org/publications/freepublications/publication/WEO201... Noterai anche che il gas continuerà a crescere, crescere, più delle rinnnovabili, come mai? Hai delle proiezioni diverse? Ti basi su studi diversi? Quali? In tutta questa discussione non hai messo un numero, un riferimentio nulla di nulla. Hai messo sul piatto solo la tua competenza. Ebbene, allora io metto la mia e sostengo che sbagli. Troppo facile discutere in questo modo.

Risposto da Fabio Colasanti su 14 Ottobre 2015 a 6:48 Ho appena passato poco più di due ore di fronte alla CNN guardando il dibattito tra i candidati democratici alle elezioni presidenziali dell'anno prossimo. Magari avessimo dibattiti di questo tipo. Le due ore sono passate in un attimo, si è parlato sempre di cose concrete, i candidati hanno risposto alle domande con il giornalista che conduceva il dibattito per nulla intimorito dalle personalità che aveva di fronte e con il testo della domanda (del moderatore, dei correspondenti della CNN, di studenti o degli altri candidati) che appariva in sovrimpressione nella parte bassa dello schermo. Un'ottima maniera

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di ricordare ai telespettatori cosa era stato chiesto e di permettere loro di giudicare se il candidato stesse rispondendo alla domanda o svicolando. Visti i negoziati che precedono questi dibattiti i candidati dovevano essere perfettamente informati di questa circostanza e dovevano rendersi conto che svicolare li avrebbe penalizzati. Ma, soprattutto, il dibattito è stato civile, maturo, corretto e nessuno ha detto cose condannabili. Un esempio di maturità politica. Siamo molto lontani dal livello dei dibattiti tra i candidati repubblicani. C'erano cinque candidati. Hilary Clinton che è in testa nei sondaggi; Bernie Sanders che è sorprendentemente secondo con un buon numero di voti e tre outsider: O'Malley, Webb e Chafee. Gli ultimi due si sono dimostrati di una inconsistenza assoluta e non sarei stupito se annunciassero il loro ritiro dalla campagna nelle prossime 24 ore. O'Malley potrà combattere per ancora qualche settimana, ma non gli do grandi chance, anche se si presenta bene e dice cose corrette. I due tenori della serata sono stati Hilary Clinton e Bernie Sanders. Ripenso a Moretti e al "dire cose di sinistra". Se ne sono sentite stasera molte di più che in tanti dibattiti nostri. Bernie Sanders denuncia in maniera molto chiara le tante cose che non funzionano in America (le disuguaglianze nei redditi, la povertà, il fatto di non avere un'assistenza sanitaria per tutti, il fatto di avere la più alta percentuale di popolazione in prigione tra i principali paesi del mondo, un sistema scandaloso di finanziamento delle campagne elettorali e tante altre cose). Ricorda anche che se solo un numero più alto di americani andasse a votare i repubblicani non vincerebbero le elezioni e non dominerebbero il parlamento come fanno oggi. Al tempo stesso, da l'impressione di non credere lui stesso al poter essere eletto e di contentarsi di un'azione di stimolo. Parla di volere "una rivoluzione in America", ha contro di lui il fatto di essere stato un obiettore di coscenza al tempo della guerra in Vietnam (cosa a suo onore, ma che va male con l'idea del presidente che è anche il "Commander in Chief" dell'esercito) e, cosa che mi ha stupito, è molto tiepido sul controllo delle armi. Spiega di venire da uno stato rurale (il Vermont) e che la popolazione rurale tiene molto all'avere armi in casa per la propria difesa. Hilary Clinton è stata brillantissima. È chiaro che ha un'esperienza della politica e del governo della cosa pubblica enormemente superiore a quella di qualsiasi altro candidato. Dal mio punto di vista è forse un po' troppo tiepida sulle riforme ancora da fare in campo economico e finanziario, ma sostiene tante iniziative che da noi sono certo viste di sinistra. Alla domanda perché mai gli elettori che vogliono un cambiamento dovrebbero eleggere lei che può essere vista come una "insider" ha brillantemente risposto che forse eleggere la prima donna presidente rappresenterebbe un certo cambiamento. Non credo che Joe Biden si presenterà (il termine per presentare le candidature in molti stati è il 29 ottobre). Questo dovrebbe portare alla quasi sicura scelta di Hilary Clinton come candidata per i democratici. I repubblicani hanno un bel problema. Dal mio punto di vista sarebbe bello se scegliessero come candidato un matto come Donald Trump che è attualmente in testa nei sondaggi. Questo consegnerebbe le chiavi della Casa Bianca a Hilary Clinton. Immagino che l'establishment repubblicano si starà dando da fare per levare di mezzo Trump e l'altro matto, Carson, che è al secondo posto. Probabilmente alla fine emergerà Jeb Bush che è una persona molto ragionevole e potrebbe diventare un candidato pericoloso. Oltre a tutto è il candidato con il sostegno finanziario più forte. Le elezioni americane ripropongono ogni volta il dilemma delle primarie: si scelgono i candidati in base alla loro popolarità tra chi va a votare nelle primarie – la base dei partiti – ma poi le elezioni vere sono un'altra cosa è possono vincerle solo candidati vicini al centro. Oggi le primarie stanno dando un successo inatteso a Donald Trump e a Bernie Sanders, ma nell'uno ne l'altro avrebbero la benché minima possibilità di essere eletti presidenti. Se uno dei due schieramenti li scegliesse si darebbe la zappa sui piedi. Cosa da meditare nelle nostre primarie.

Risposto da Fabio Colasanti su 14 Ottobre 2015 a 11:02 Mi sembra che il rapporto olandese indichi che è molto probabile che il missile sia stato sparato dai ribelli pro Russi, ma non esclude al cento per cento che possa essere stato sparato dalle truppe ucraine. Chi deve essere punito? http://www.eunews.it/2015/10/13/volo-mh17-mogherini-bene-rapporto-o...

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Risposto da Fabio Colasanti su 29 Ottobre 2015 a 8:43 Sono sempre più preoccupato dalle notizie che vengono dalla Turchia. Erdogan sta agendo contro la stampa in una maniera vergognosa. La Turchia è il paese con il più alto numero di giornalisti in prigione. Chissà se queste notizie vengono recepite anche dai nostri diplomatici tradizionalmente filo-turchi.

Risposto da marcello sassoli su 29 Ottobre 2015 a 8:52 Ed è proprio questa Turchia, cui la ineffabile signora Merkel vuole aprire le porte. L'ha ripetuto anche nella sua ultima visita ad Ankara. Ma vogliamo aprire gli occhi? Cosa è quest'Unione di 28 Stati e ben presto 31? Una nuova società delle Nazioni degli anni '30, la cui inefficienza ha aperto le porte a tutte le tragedie della seconda guerra mondiale?

Risposto da Fabio Colasanti su 29 Ottobre 2015 a 9:06 Marcello, ma finora la Germania e la Francia hanno sempre chiuso la porta all'adesione della Turchia mentre l'Italia - con tutti i suoi governi di destra e di sinistra - si è sempre fatta paladina della posizione turca. Tra l'altro la Merkel non ha ottenuto nulla da Erdogan perché questo sa bene che qualunque cosa la Merkel offra oggi, alla fine la Germania e la Francia continueranenno a dire di no e quindi l'offerta di riapertura dei negoziati di adesione è rimasta senza effetto. Rimane il fatto che la cancelliera Merkel è in grossissime difficoltà. Molti giornali parlano esplicitamente di fine dell'era Merkel. L'afflusso di profughi ha superato ogni previsione e sta provocando mille problemi. La nostra stampa non ne parla, ma il milione di profughi che sarà arrivato in Germania nel 2015 (per restare) non ha nessun raffronto con i 140mila che sono arrivati in Italia (ma che vogliono andare altrove). Stiamo parlando di problemi ben diversi. marcello sassoli ha detto: Ed è proprio questa Turchia, cui la ineffabile signora Merkel vuole aprire le porte. L'ha ripetuto anche nella sua ultima visita ad Ankara. Ma vogliamo aprire gli occhi? Cosa è quest'Unione di 28 Stati e ben presto 31? Una nuova società delle Nazioni degli anni '30, la cui inefficienza ha aperto le porte a tutte le tragedie della seconda guerra mondiale?

Risposto da Alessandro Bellotti su 29 Ottobre 2015 a 9:16 L'occidente (l'Europa), si sa, è 'amico' del business che piace agli USA. Non ci sono alternative. L'occidente tratta benissimo l'Arabia Saudita mentre l'Iran è ritenuto uno stato canaglia. Basta ricordare cosa è successo in America Latina il secolo scorso. Gli USA sanno benissimo che tra 10 anni, come ricorda spesso il signore in divisa di Cuba (lunga vita a Fidel), si avranno solo 2 monete: il rublo (materie prime) e lo yuan (i consumi). Gli altri avranno solo debiti. Quindi l'occidente ha fatto, fa e farà di tutto per mantenere anche militarmente (vedi i casini provocati anche in Ucraina) una sorta di sterile supremazia. L'unico paese veramente politicamente ed economicamente pericoloso per gli USA è la Germania. Che in Europa sta dettando la politica economica e soprattutto estera. Vedi i rapporti con Putin.

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L'attacco economico degli USA nei confronti della Germania non ha precedenti. Quando un paese tenta lo 'sgancio economico' e politico viene punito al cuore come è stato fatto con la VW. Gli USA non rappresentano più un modello di vita. Come succedeva qualche decina di anni fa. Per cui sono cominciate guerre commerciali fatte di 'rivelazioni' note a tutti. Questa è una delle mie visioni.... Fantapolitica ?

Risposto da Fabio Colasanti su 29 Ottobre 2015 a 9:50 Alessandro, non condivido una sola parola di quanto hai scritto. Due sole monete il rublo e lo yuan ? Contento tu, ... Alessandro Bellotti ha detto: L'occidente (l'Europa), si sa, è 'amico' del business che piace agli USA. Non ci sono alternative. L'occidente tratta benissimo l'Arabia Saudita mentre l'Iran è ritenuto uno stato canaglia. Basta ricordare cosa è successo in America Latina il secolo scorso. Gli USA sanno benissimo che tra 10 anni, come ricorda spesso il signore in divisa di Cuba (lunga vita a Fidel), si avranno solo 2 monete: il rublo (materie prime) e lo yuan (i consumi). Gli altri avranno solo debiti. Quindi l'occidente ha fatto, fa e farà di tutto per mantenere anche militarmente (vedi i casini provocati anche in Ucraina) una sorta di sterile supremazia. L'unico paese veramente politicamente ed economicamente pericoloso per gli USA è la Germania. Che in Europa sta dettando la politica economica e soprattutto estera. Vedi i rapporti con Putin. L'attacco economico degli USA nei confronti della Germania non ha precedenti. Quando un paese tenta lo 'sgancio economico' e politico viene punito al cuore come è stato fatto con la VW. Gli USA non rappresentano più un modello di vita. Come succedeva qualche decina di anni fa. Per cui sono cominciate guerre commerciali fatte di 'rivelazioni' note a tutti. Questa è una delle mie visioni.... Fantapolitica ?

Risposto da giorgio varaldo su 29 Ottobre 2015 a 10:01 Fantapolitica ? Alessandro harry turtledove nei tuoi confronti e' una emerita pippa! Fabio Colasanti ha detto: Alessandro, non condivido una sola parola di quanto hai scritto. Due sole monete il rublo e lo yuan ? Contento tu, ... Alessandro Bellotti ha detto: L'occidente (l'Europa), si sa, è 'amico' del business che piace agli USA. Non ci sono alternative. L'occidente tratta benissimo l'Arabia Saudita mentre l'Iran è ritenuto uno stato canaglia. Basta ricordare cosa è successo in America Latina il secolo scorso. Gli USA sanno benissimo che tra 10 anni, come ricorda spesso il signore in divisa di Cuba (lunga vita a Fidel), si avranno solo 2 monete: il rublo (materie prime) e lo yuan (i consumi). Gli altri avranno solo debiti. Quindi l'occidente ha fatto, fa e farà di tutto per mantenere anche militarmente (vedi i casini provocati anche in Ucraina) una sorta di sterile supremazia. L'unico paese veramente politicamente ed economicamente pericoloso per gli USA è la Germania. Che in Europa sta dettando la politica economica e soprattutto estera. Vedi i rapporti con Putin. L'attacco economico degli USA nei confronti della Germania non ha precedenti. Quando un paese tenta lo 'sgancio economico' e politico viene punito al cuore come è stato fatto con la VW.

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Gli USA non rappresentano più un modello di vita. Come succedeva qualche decina di anni fa. Per cui sono cominciate guerre commerciali fatte di 'rivelazioni' note a tutti. Questa è una delle mie visioni.... Fantapolitica ?

Risposto da giorgio varaldo su 29 Ottobre 2015 a 10:13 Gia' l'apertura affrettata ai paesi dell'ex patto di varsavia si e' dimostrata negativa. La turchia con il passaggio pilotato dei migranti verso l'europa del nord sta ricattando non solo germania bensi' l'intera europa e condiziona (ma per quanto tempo non si sa) il suo ingresso nella UE con la promessa del controllo delle frontiere. Per non snaturare l'europa occorre rivedere la politica di accoglienza in una diversa visione etica ndo realisticamente le attuali condizioni. Se non lo fara' questa europa lo fara' prossimamente quella dei salvini degli orban e compagnia. marcello sassoli ha detto: Ed è proprio questa Turchia, cui la ineffabile signora Merkel vuole aprire le portooe. L'ha ripetuto anche nella sua ultima visita ad Ankara. Ma vogliamo aprire gli occhi? Cosa è quest'Unione di 28 Stati e ben presto 31? Una nuova società delle Nazioni degli anni '30, la cui inefficienza ha aperto le porte a tutte le tragedie della seconda guerra mondiale?

Risposto da Alessandro Bellotti su 29 Ottobre 2015 a 10:35 Non sarei affatto contento con Russia e Cina al comando economico del pianeta... E' solo un'ipotesi che ci racconta Castro. Non così fuori penso. Russia piena di materie prime e Cina e Asia piene di consumatori... Fabio Colasanti ha detto: Alessandro, non condivido una sola parola di quanto hai scritto. Due sole monete il rublo e lo yuan ? Contento tu, ... Alessandro Bellotti ha detto: L'occidente (l'Europa), si sa, è 'amico' del business che piace agli USA. Non ci sono alternative. L'occidente tratta benissimo l'Arabia Saudita mentre l'Iran è ritenuto uno stato canaglia. Basta ricordare cosa è successo in America Latina il secolo scorso. Gli USA sanno benissimo che tra 10 anni, come ricorda spesso il signore in divisa di Cuba (lunga vita a Fidel), si avranno solo 2 monete: il rublo (materie prime) e lo yuan (i consumi). Gli altri avranno solo debiti. Quindi l'occidente ha fatto, fa e farà di tutto per mantenere anche militarmente (vedi i casini provocati anche in Ucraina) una sorta di sterile supremazia. L'unico paese veramente politicamente ed economicamente pericoloso per gli USA è la Germania. Che in Europa sta dettando la politica economica e soprattutto estera. Vedi i rapporti con Putin. L'attacco economico degli USA nei confronti della Germania non ha precedenti. Quando un paese tenta lo 'sgancio economico' e politico viene punito al cuore come è stato fatto con la VW. Gli USA non rappresentano più un modello di vita. Come succedeva qualche decina di anni fa. Per cui sono cominciate guerre commerciali fatte di 'rivelazioni' note a tutti. Questa è una delle mie visioni.... Fantapolitica ?

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Risposto da marcello sassoli su 29 Ottobre 2015 a 11:02 giorgio varaldo ha detto: Fantapolitica ? Alessandro harry turtledove nei tuoi confronti e' una emerita pippa! Fabio Colasanti ha detto: Alessandro, non condivido una sola parola di quanto hai scritto. Due sole monete il rublo e lo yuan ? Contento tu, ... Alessandro Bellotti ha detto: L'occidente (l'Europa), si sa, è 'amico' del business che piace agli USA. Non ci sono alternative. L'occidente tratta benissimo l'Arabia Saudita mentre l'Iran è ritenuto uno stato canaglia. Basta ricordare cosa è successo in America Latina il secolo scorso. Gli USA sanno benissimo che tra 10 anni, come ricorda spesso il signore in divisa di Cuba (lunga vita a Fidel), si avranno solo 2 monete: il rublo (materie prime) e lo yuan (i consumi). Gli altri avranno solo debiti. Quindi l'occidente ha fatto, fa e farà di tutto per mantenere anche militarmente (vedi i casini provocati anche in Ucraina) una sorta di sterile supremazia. L'unico paese veramente politicamente ed economicamente pericoloso per gli USA è la Germania. Che in Europa sta dettando la politica economica e soprattutto estera. Vedi i rapporti con Putin. L'attacco economico degli USA nei confronti della Germania non ha precedenti. Quando un paese tenta lo 'sgancio economico' e politico viene punito al cuore come è stato fatto con la VW. Gli USA non rappresentano più un modello di vita. Come succedeva qualche decina di anni fa. Per cui sono cominciate guerre commerciali fatte di 'rivelazioni' note a tutti. Questa è una delle mie visioni.... Fantapolitica ?

Risposto da Alessandro Bellotti su 29 Ottobre 2015 a 11:53 Sicuramente il riavvicinamento Cina Russia, culminato con importanti scambi commerciali a livello di materie prime Russe (vedi gasdotti..), va nella direzione che il leader cubano profetizza... La Cina ha bisogno di gas e la Russia ne ha molto..Gas russo che noi Europei, sotto scacco USA, non vogliamo più. Anche il gasdotto che porta gas dal Caucaso in Salento non penso vada nella direzione di consumare gas russo... Magari gli USA ci vogliono vendere shale gas ottenuto sappiamo tutti come... Le politiche occidentali dell'ultimo decennio hanno avuto come risultato il riavvicinamento politico ed economico fra Russia e Cina. Non mi sembra che questo nuovo scenario sia così positivo per l'Occidente.

Risposto da giorgio varaldo su 29 Ottobre 2015 a 13:03 Non direi che sia un momento favorevole alle economie di russia e cina. Il prezzo dell'acciaio sta crollando grazie ai prezzi praticati dalla cina segno che l'enorme capacita' produttiva (in due mesi puo' produrre quanto l'europa in un anno) non viene assorbita dal mercato interno. Stesso discorso per le materie prime e per prodotti petroliferi. Mentre la cina dispone di grandi capacita' manifatturiere la russia di putin ha una economia dipendente per il 60% dalle esportazioni di materie prime Il futuro si presenta fosco non tanto per le guerre commerciali bensi' per la esportazione dei problemi interni all'esterno.. e questo tipo di esportazione la si fa con le armi

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Risposto da Fabio Colasanti su 3 Novembre 2015 a 8:48 Secondo un'associazione di giornalisti, la Turchia è al 149° posto su 180 paesi esaminati dal punto di vista della libertà della stampa. http://www.lefigaro.fr/international/2015/11/01/01003-20151101ARTFI...

Risposto da Alessandro Bellotti su 3 Novembre 2015 a 9:09 In Italia le cose vanno meglio che in Turchia anche se, fra aggressioni fisiche, incendi case, diffamazioni a scopo intimidatorio e minacce mafiose ai giornalisti italiani non va sicuramente meglio. Nel 2014 l'Italia, nella classifica che cita Fabio, ha perso sul 2013 24 posti finendo 73°. Sarebbe curioso sapere chi c'è al 72° posto... Il tutto con la benedizione del governo Renzi...Come la 'libertà di stampa', in Turchia, ha avuto la benedizione del governo turco... Una volta c'era la sinistra, in Italia, che si batteva per la libertà di stampa. Oggi, invece, si fanno querele... Fabio Colasanti ha detto: Secondo un'associazione di giornalisti, la Turchia è al 149° posto su 180 paesi esaminati dal punto di vista della libertà della stampa. http://www.lefigaro.fr/international/2015/11/01/01003-20151101ARTFI...

Risposto da Fabio Colasanti su 7 Novembre 2015 a 10:28 La Turchia ci tiene in pugno controllando il rubinetto dei profughi. http://www.eunews.it/2015/11/04/lue-critica-ritardo-la-turchia-sull...

Risposto da Fabio Colasanti su 7 dicembre 2015 a 11:27 Giuseppe e Giovanni, ho già detto di essere d'accordo con la necessità di un piano globale. Al tempo stesso bisogna tener presenti altri due fattori. Quanto possiamo aspettare? Se nel "piano globale" mettiamo, come fa Giuseppe, anche la soluzione del conflitto tra Israele e palestinesi possiamo aspettare decenni. E nel frattempo che si fa dell'ISIS? La risposta è che lasciamo che siano altri a risolvere il problema. L'Italia è rimasta scottata dal caso della Libia cosi come gli Stati Uniti sono rimasti scottati dal caso Iraq. Nessuno dei due paesi vuole impegnarsi, gli Stati Uniti con truppe di terra e l'Italia con ogni forma di azione militare. Ci sono giustificazioni forti per queste due posizioni. Ma come molti criticano il disimpegno americano, ci sono molti altri che criticano il disimpegno italiano. Sarà difficile per il governo italiano contare su di una futura solidarietà francese. La Francia, per motivi emotivi, per dare all'opinione pubblica l'impressione di una risposta forte, ha chiesto l'aiuto degli alleati europei. Gran Bretagna e Germania hanno risposto favorevolmente, mentre l'Italia si è chiamata fuori. Anche se la posizioni italiana è gusta sul fondo, questo peserà sui rapporti tra paesi europei. Cito, ancora una

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volta, il caso dell'invio delle truppe sabaude in Crimea un secolo e mezzo fa. Ci sono interessi nazionali che vanno al d ila del futuro immediato. Giuseppe Ardizzone ha detto: Giovanni sono molto d'accordo con quanto hai espresso e condivido la prudenza che oggi ancora, come Italia, possiamo permetterci con le parole di Renzi, che invitano ad avere un piano complessivo per l'area, che comprenda anche il futuro della Libia, e sia credibile e realizzabile, dando alle popolazioni locali una via d'uscita seria dall'alternativa fra lo stato islamico da un lato e poteri locali dispotici dall'altro ,con un ruolo dell'Occidente visto come predatore delle loro ricchezze naturali. Ritengo che oltre alle armi ed ad un disegno di riorganizzazione politica dell'area ( che affronti e risolva anche la questione del conflitto fra Palestina ed Israele) gli aiuti economici allo sviluppo potrebbero costituire una grande opportunità sia per queste popolazioni che per noi stessi. All'interno di questo discorso sarà importantissimo anche il prossimo incontro a Roma sul tema della Libia. E' difficile che l'Europa riesca ad avere una politica unitaria complessa; ma, è importante che almeno gli Stati membri più rilevanti siano uniti in un disegno che vada ben oltre i bombardamenti aerei. Appoggio pertanto il punto di vista espresso da Renzi e mi auguro che si formi un'embrione di alleanza su questi temi che da un lato rappresenti una difesa comune, ma dall'altro riesca ad essere propositiva e vincente sul piano politico portando avanti un' ipotesi di sviluppo e miglioramento delle condizioni di vita di quelle popolazioni . Solo su questa base il Mediterraneo potrà ritornare ad essere un terreno d'incontro fra culture e centro di civiltà con vantaggi indiscutibili per tutti. giovanni de sio cesari ha detto: Giampaolo e Fabio Nessuno bombarda come obbiettivi i civili e non si puo fare la storia pensando ai complotti. Tuttavia gli obiettivi dell ISIS si trovano in mezzo ai civili. Prima la coalizione a guida americana poi i Turchi, quindi i Russi i Francesi e gli Inglesi a buttare giu bombe, ma sotto chi ci sta ? Non sappiamo cosa succede non ci sono notizie attendibili perche non ci sono giornalisti o osservatori. Pero è presumibile che tante donne bambini e civili che non vorrebbero niente a che fare con l’IS ci perdono la vita. Ora tutto l’Occidente piange i 120 uccisi e Parigi, e tutta Venezia la giovane donna (non ricordo il nome purtroppo) ma nessuno sa quanti bambini non diverranno mai adulti e quante ragazze mai madri perche hanno incontrato la morte anonima che viene dal cielo. Gli attentati di Parigi, e dell’aereo russo di sharm vogliono essere la vendetta o meglio il tentativo di intimorire perche non ci siano piu bombe. Anche l’abbattimento dell’aereo russo da parte dei Turchi va collocato nel quadro di aerei che andavano a colpire altri turchi, abitanti in Siria, che fra l’altro non c’entravano nulla con l’ISIS Ora io capisco le esigenze della guerra asimmetrica nelle quale muoiono soprattutto i civili, purtroppo Pero sono d’accordo con quanto va dicendo continuamente Renzi: non serve a niente lanciare qua e la un po' di bombe sull’ISIS senza un piano di insieme. Io direi al limite la rafforza piu che indebolirla, da argomenti alla sua propaganda, suscita vendicatori usciti dal nulla. L’arma aerea è risolutiva se appoggia un esercito di terra: è avvenuto per esempio anche a Kobane le cui rovine sono state mantenute dai Curdi per l’appoggio aereo. Ma di per se non risolvono la situazione come si è visto fin dai tempi della battaglia di Londra. Per dieci anni si è bombardato l’Iraq per cacciare Saddam ma è stato cacciato solo quando un esercito di terra appoggiato dall’aviazione in qualche mese ha preso il controllo di tutto l’Iraq con irrisoria facilita Solo un esercito di terra puo distruggere l’ISIS e l’aviazione sara allora risolutiva.

Risposto da giovanni de sio cesari su 8 dicembre 2015 a 20:21 Fabio Comincio dal secondo punto torniamo al solito alla mancanza di funzionamento della UE. Se un paese ( nel caso la Francia) inizia una operazione militare perche mai un altro ( nel caso l’Italia) dovrebbe seguirla : le decisioni sono comuni oppure ognuno decide per se. Se la Francia decide per se perche mai l’italia non dovrebbe farlo E’ stata la Francia a non mostrare solidarieta con l’italia prendendo iniziative gravi senza nemmeno una consultazione: perche mai l’italia dovrebbe accodarsi

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All’epoca giudicai molto negativamente Berlusconi che, contrario all’intervento in Libia, poi si accodò acriticamente alla Francia. Ma Berlusconi allora andava allo sbando, senza una maggioranza, Renzi è piu saldo e autorevole. Il caso della guerra di Crimea mi pare diverso: allora il piccolo Piemonte voleva sfidare una potenza come l’Austria e allora cercò l’aiuto della super potenza dell’epoca, cioe la Francia che infatti sconfisse l’Austria Non vedo ora nulla di simile per il primo punto: prima si interviene meglio è. Se si fosse intervenuto l’anno scorso (come auspicavo) sarebbe stato tanto piu facile. Pero non si capisce perche mai buttare un po di bombe un po a casaccio possa affrettare una soluzione organica: mi sembrerebbe il contrario Per quanto riguarda Israele: si dovrebbe fare un lungo discorso a parte che mi pare facemmo l’ anno scorso ( con relativa pubblicazione) In questo momento storico il vero ostacolo a una soluzione in Palestina è il fondamentalismo ebraico che non è certo migliore di quello islamico ( anzi mi pare tanto piu meschino) L’Occidente dovrebbe intervenire con decisione per affermare quella soluzione dei due stati che a parole dice di voler perseguir. E si potrebbe farlo in modo molto piu facile che re l’ISIS ma forse darebbe un colpo ancora piu grave al terrorismo islamico. Fabio Colasanti ha detto: Giuseppe e Giovanni, ho già detto di essere d'accordo con la necessità di un piano globale. Al tempo stesso bisogna tener presenti altri due fattori. Quanto possiamo aspettare? Se nel "piano globale" mettiamo, come fa Giuseppe, anche la soluzione del conflitto tra Israele e palestinesi possiamo aspettare decenni. E nel frattempo che si fa dell'ISIS? La risposta è che lasciamo che siano altri a risolvere il problema. L'Italia è rimasta scottata dal caso della Libia cosi come gli Stati Uniti sono rimasti scottati dal caso Iraq. Nessuno dei due paesi vuole impegnarsi, gli Stati Uniti con truppe di terra e l'Italia con ogni forma di azione militare. Ci sono giustificazioni forti per queste due posizioni. Ma come molti criticano il disimpegno americano, ci sono molti altri che criticano il disimpegno italiano. Sarà difficile per il governo italiano contare su di una futura solidarietà francese. La Francia, per motivi emotivi, per dare all'opinione pubblica l'impressione di una risposta forte, ha chiesto l'aiuto degli alleati europei. Gran Bretagna e Germania hanno risposto favorevolmente, mentre l'Italia si è chiamata fuori. Anche se la posizioni italiana è gusta sul fondo, questo peserà sui rapporti tra paesi europei. Cito, ancora una volta, il caso dell'invio delle truppe sabaude in Crimea un secolo e mezzo fa. Ci sono interessi nazionali che vanno al d

Risposto da Fabio Colasanti su 8 dicembre 2015 a 22:42 Giovanni, l'articolo del trattato che la Francia ha utilizzato (ma poteva utilizzarne un altro, più ortodosso, e non l'ha fatto) altro non è che una richiesta di aiuto basata su di un impegno generico di assistenza reciproca scritto nel trattato. La Francia, che si ritiene attaccata, chiede agli altri paesi di fare il favore di aiutarla. Nulla di più. La Francia non aveva nessun obbligo di consultazione, come gli altri paesi non hanno nessun obbligo legale di intervenire. Ma è da ritenere che la Francia sarà in futuro più gentile con chi l'ha aiutata che con chi ha preferito non farlo. Su Israele siamo d'accordo, ma credo che entrambi pensiamo che non ci sia una soluzione a breve termine. Sul che fare nel frattempo, le cose sono più difficili e siamo meno d'accordo. Nell'attesa di un accordo politico che si fa? Non si fa nulla? Tu parli di "buttare bombe a casaccio".. Io penso che il problema principale sia che le bombe fanno inevitabilmente danni collaterali. Ma a qualcosa servono. Senza un intervento di terra non c'è una soluzione duratura, ma le bombe qualcosa ottengono. Guarda la maniera come sono state riprese le rovine di Kobane o come sono state riprese alcune altre città. La combinazione di bombe e di truppe curde qualcosa ha ottenuto. Se non si fa qualcosa almeno con le bombe, non si fa nulla. Serviranno mesi o anni per mettere d'accordo la resistenza siriana. L'unica cosa che potrebbe favorire un accordo in tempi ragionevoli è che l'occidente accetti che Assad resti al potere. Ma con quello che la destra e la sinistra europee hanno detto finora di Assad, la cosa non mi sembra facile. Ma il problema delle bombe è anche un altro. Posto che la situazione permetta di giudicare utile buttare 100 bombe, un conto è se le 100 bombe le butta un solo paese o se cinque paesi buttano 20 bombe ciascuno. La partecipazione all'azione militare è una maniera di esprimere solidarietà esponendosi al rischio di ritorsione e di mettendosi nella stessa posizione di chi è stato già attaccato.

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giovanni de sio cesari ha detto: Fabio Comincio dal secondo punto torniamo al solito alla mancanza di funzionamento della UE. Se un paese ( nel caso la Francia) inizia una operazione militare perche mai un altro ( nel caso l’Italia) dovrebbe seguirla : le decisioni sono comuni oppure ognuno decide per se. Se la Francia decide per se perche mai l’italia non dovrebbe farlo E’ stata la Francia a non mostrare solidarieta con l’italia prendendo iniziative gravi senza nemmeno una consultazione: perche mai l’italia dovrebbe accodarsi All’epoca giudicai molto negativamente Berlusconi che, contrario all’intervento in Libia, poi si accodò acriticamente alla Francia. Ma Berlusconi allora andava allo sbando, senza una maggioranza, Renzi è piu saldo e autorevole. Il caso della guerra di Crimea mi pare diverso: allora il piccolo Piemonte voleva sfidare una potenza come l’Austria e allora cercò l’aiuto della super potenza dell’epoca, cioe la Francia che infatti sconfisse l’Austria Non vedo ora nulla di simile per il primo punto: prima si interviene meglio è. Se si fosse intervenuto l’anno scorso (come auspicavo) sarebbe stato tanto piu facile. Pero non si capisce perche mai buttare un po di bombe un po a casaccio possa affrettare una soluzione organica: mi sembrerebbe il contrario Per quanto riguarda Israele: si dovrebbe fare un lungo discorso a parte che mi pare facemmo l’ anno scorso ( con relativa pubblicazione) In questo momento storico il vero ostacolo a una soluzione in Palestina è il fondamentalismo ebraico che non è certo migliore di quello islamico ( anzi mi pare tanto piu meschino) L’Occidente dovrebbe intervenire con decisione per affermare quella soluzione dei due stati che a parole dice di voler perseguir. E si potrebbe farlo in modo molto piu facile che re l’ISIS ma forse darebbe un colpo ancora piu grave al terrorismo islamico.

Risposto da giovanni de sio cesari su 9 dicembre 2015 a 17:51 Fabio Si va bene: pero al di la dei formalismi giuridici che io, come sai, considero sempre di scarsa importanza, la sostanza della richiesta francese mi pare sia una condivisione del suo intervento in Siria che è iniziato, ricordo prima degli attentati di Parigi per motivo di politica interna . Penso che Renzi abbia fatto bene a glissare. Io penso che Renzi abbia fatto poco, molto poco sia in campo economico che in quello internazionale, forse non si poteva fare di piu perchè la situazione e quella che è, bisogna muoversi con molta prudenza: pero si muove nella direzione giusta anche in campo internazionale non condividendo certe iniziative estemporanee e controproducenti nate da fini elettoralistici Per una valutazione generale dei bombardamenti nella prossima Fabio Colasanti ha detto: Giovanni, l'articolo del trattato che la Francia ha utilizzato (ma poteva utilizzarne un altro, più ortodosso, e non l'ha fatto) altro non è che una richiesta di aiuto basata su di un impegno generico di assistenza reciproca scritto nel trattato. La Francia, che si ritiene attaccata, chiede agli altri paesi di fare il favore di aiutarla. Nulla di più. La Francia non aveva nessun obbligo di consultazione, come gli altri paesi non hanno nessun obbligo legale di intervenire. Ma è da ritenere che la Francia sarà in futuro più gentile con chi l'ha aiutata che con chi ha preferito non farlo. Su Israele siamo d'accordo, ma credo che entrambi pensiamo che non ci sia una soluzione a breve termine. Sul che fare nel frattempo, le cose sono più difficili e siamo meno d'accordo. Nell'attesa di un accordo politico che si fa? Non si fa nulla? Tu parli di "buttare bombe a casaccio".. Io penso che il problema principale sia che le bombe fanno inevitabilmente danni collaterali. Ma a qualcosa servono. Senza un intervento di terra non c'è una soluzione duratura, ma le bombe qualcosa ottengono. Guarda la maniera come sono state riprese le rovine di Kobane o come sono state riprese alcune altre città. La combinazione di bombe e di truppe curde qualcosa ha ottenuto. Se non si fa qualcosa almeno con le bombe, non si fa nulla. Serviranno mesi o anni per mettere d'accordo la resistenza siriana. L'unica cosa che potrebbe favorire un accordo in tempi ragionevoli è che l'occidente accetti che Assad resti al potere. Ma con quello che la destra e la sinistra europee hanno detto finora di Assad, la cosa non mi sembra facile.

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Ma il problema delle bombe è anche un altro. Posto che la situazione permetta di giudicare utile buttare 100 bombe, un conto è se le 100 bombe le butta un solo paese o se cinque paesi buttano 20 bombe ciascuno. La partecipazione all'azione militare è una maniera di esprimere solidarietà esponendosi al rischio di ritorsione e di mettendosi nella stessa posizione di chi è stato già attaccato.

Risposto da giovanni de sio cesari su 9 dicembre 2015 a 17:55 Dobbiamo renderci conto dell’impatto che hanno i bombardamenti in tutto il mondo arabo e medio orientale Essi sono considerati dappertutto come noi valutiamo il terrorismo: una insicurezza generale, una morte che colpisce chiunque in qualunque momento senza che sia possibile nessuna difesa. Il terrorismo è visto come l’aviazione dei poveri e i bombardamenti come il terrorismo dei ricchi Lo si legge in tutte le rivendicazioni terroristiche. a cominciare da quella di bin Laden. per le Torri Gemelle Si parlava del milione di morti in Iraq vittime dirette e indirette di quasi 10 anni di bombardamenti americani. Cifra che credo esagerata ma anche se fossero state solo un decimo , 100 mila, comunque sarebbero circa 20 volte le vittine de di 11/9. Ora credo che la guerra a volte sia necessaria, che essa viene necessariamente condotta con i mezzi che ci sono. Nelle guerre moderne l’aviazione segna la differenza perche travolge ogni cosa e insieme ai combattenti anche quelli che ci sono vicini: purtroppo è la guerra in cui la maggior parte delle vittime hanno poco a che fare con la guerra . pero non concordo con “Se non si fa qualcosa almeno con le bombe, non si fa nulla. . Una cosa è bombardare l’Iraq per 10 anni per tenere sotto pressione Saddam, una cosa è utilizzare l’aviazione per permettere al corpo di spedizione di travolgere l’esercito iracheno Cosi a Kobane gli attacchi aerei hanno permesso la difesa dei Curdi, si potrebbe pensare a distruggere i mezzi che portano il petrolio e altri obbiettivi mirati: ma attacchi generici non servono, fra l’altro incrementano la massa di profughi Io sono fermamente convinto che lanciare le bombe tanto per fare qualcosa altrimenti non si fa nulla non solo non serve a niente ma è controproducente, suscita odi profondi in interi popoli che resteranno per generazioni nella memoria collettiva , suscita dappertutto oscuri vendicatori

Risposto da Alessandro Bellotti su 9 dicembre 2015 a 17:58 Sono d'accordo con la posizione di Renzi che vorrebbe sapere prima di impegnarci cosa si farà dopo. Visto cosa ha combinato l'occidente in altre zone, viene da chiedersi cosa servono le bombe. Anche perchè nei territori siriani bombardati vivono milioni di persone per cui, evidentemente, si farà strage di civili dando nuovi motivi e nuove basi di pensiero ai tagliagole.

Risposto da marcello sassoli su 9 dicembre 2015 a 18:46 E' vero che i bombardamenti inaspriscono situazioni difficilissime e non "risolvono" un bel nulla, solo pannicelli caldi su ferite purulente...lo vogliamo capire che delle due l'una: o usiamo gli scarponi sul terreno (boots on the ground) oppure in mancanza di quest'ipotesi, dico meglio il nulla, semplicemente il nulla. Difesa massima, pero', del territorio nazionale!

Risposto da giorgio varaldo su 9 dicembre 2015 a 19:11 Il giudizio positivo sulla prudenza dimostrata dal governo italiano dipende anche dalla scarsa attenzione che diamo alla politica estera argomento tirato in ballo dai media (e di riflesso dalla politica) solo quando ne percepiamo le ricadute negative quindi quando è ormai tardi.

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Giovanni ci ricorda che un limitato intervento in libia nello scorso anno sarebbe stato risolutivo mentre a distanza di un anno un intervento sarebbe ben più difficile e richiederebbe un dispiegamento di forze ben al di sopra delle nostre capacità. Ma libia e siria non sono i soli teatri nei quali l'integralismo islamico cresce e si rafforza. La somalia è stata abbandonata a se stessa dai primi anni 90 e stessa cosa dicasi del centro africa e dell'africa sub sahariana laddove i vari movimenti islamici sono ormai stabili e da dove controllano il traffico di migranti che transita verso la libia. Quando la francia è intervenuta in chad l'europa è stata a guardare. E' prevedibile che nel prossimo anno vi sarà una forte ripresa delle partenze dalla libia (dopo i bombardamenti riguardanti il petrolio per il califfato il traffico di migranti è diventata la maggior fonte di finanziamento) . Se non si agisce saremo invasi da centinaia di migliaia di migranti che - dopo i recenti sviluppi - rimarranno sul territorio nazionale. Inutile sperare in un intervento ONU l'accordo firmato il 9 di ottobre a distanza di due mesi non è stato ratificato da nessuna delle parti libiche ed è ragionevole pensare che non lo sarà mai. A questo punto visto l'immobilismo europeo (tanto sono cavoli italiani) sarebbe opportuno seguire una linea politica autonoma stringendo accordi con il governo di tobruk e con la russia anche a costo di raffreddare i tradizionali buoni rapporti con la turchia. Con il nostro paese pieno di migranti per il governo renzi le probabilità di poter vincere le elezioni del 2018 sono scarse se non nulle. Quindi occorre decidere e muoversi. Se l'europa ci segue bene . Altrimenti meglio da soli

Risposto da Fabio Colasanti su 11 dicembre 2015 a 10:08 Un commento su fatti che succedono in un paese lontano, ma per il quale abbiamo tutti una grossa simpatia: il Sud Africa. Dopo la liberazione di Nelson Mandela quello che è successo nel paese - dal punto di vista politico, ma anche dal punto di vista economico - è stato incredibile e ammirabile. La generazione dei combattenti anti-apartheid ha avuto un ruolo simile a quello che ha avuto la generazione di politici italiani usciti dalla resistenza: alti valori etici al servizio della collettività. Questa generazione ha espresso due presidenti ammirevoli: lo stesso Mandela e Thabo Mbeki. Purtroppo questa generazione è scomparsa ed è sostituita da una nuova generazione di arrivisti corrotti che sta portando il paese alla rovina. Sono come le generazione che ci ha portato a tangentopoli al cubo. Il nuovo presidente Jacob Zuma sta passando da decisioni ridicole a decisioni tragiche. Jacob Zuma, per chi l'avesse dimenticato, è quello delle nove mogli (sta attualmente divorziando dalla nona per sposare la decima), dei 54 figli legittimi e non si bene quanti illegittimi. È anche quello che ha affermato che per evitare il sida basta lavarsi bene. Il presidente Zuma ha appena licenziato senza dare spiegazioni, il ministro delle finanze per sostituirlo con un deputato quasi sconosciuto, David van Rooyen. Il "quasi" è dovuto al fatto che il van Royen è stato sindaco di un piccolo paese ed è stato destituito nel 2009 per incapacità dal suo stesso partito (la Corte de Conti del Sud Africa ha trovato ammanchi per milioni nelle finanze del comune che sono state perfino molto difficili da ricostruire). Il ministro predente è stato probabilmente licenziato perché si opponeva agli sprechi del governo. Il Sud Africa ha delle finanze pubbliche disastrose con un rating appena sopra illivello di "spazzatura". Si potrebbe immaginare che il ministro Nene (quello licenziato) si opponesse alle spese sociali del governo, ma non è così. Qualche mese fa il ministro aveva bloccato i programmi del governo per la costruzione di varie centrali nucleari dicendo che il paese non poteva permettersele. Ma secondo la stampa, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata un'altra. Dopo vari scambi feroci, il ministro Nene, ha minacciato di prendere misure contro la presidente della compagnia aerea di bandiera, la SAA (compagnia con un bialncio fallimentare e considerata la terza delle tre società sud africane come qualità del servizio offerto). Questa, un'ex insegnante elementare nominata alla presidenza della SAA da Zuma, voleva lanciarsi nella rottura di un contratto per il leasing di aerei che sarebbe costata alla compagnia varie centinaia di milioni di dollari. Il ministro

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Nene, come azionista (il governo sudafricano controlla la SAA), ha intimato alla Menyi di non re il contratto sotto pena di misure disciplinari. Ma la Menyi è una grande amica di Zuma. Nel suo tempo libero è la direttrice della fondazione che porta il nome di Jacob Zuma. Da qui, probabilmente, il licenziamento su due piedi del ministro e la sua sostituzione con la persona con le qualificazioni illustrate. La moneta sud africana, il rand, ha perso il cinque per cento immediatamente e il tasso di interesse sul debito pubblico è aumentato di quasi un punto. C'è il pericolo che il rating dei titoli di stato del paese passi a "spazzatura".

Risposto da Fabio Colasanti su 14 dicembre 2015 a 23:43 La farsa del governo Zuma continua. Sabato, dopo aver sostituito il ministro delle finanze Nene con l'ex-sindaco di una piccola cittadina revocato dal suo stesso partito per incompetenza, David Van Royen, il governo del presidente Zuma ha dato il via libera ad un programma di costruzioni di centrali nucleari. Il governo ha ufficialmente chiesto che le imprese facciano offerte. Il governo ha fatto fare degli studi sul costo di queste centrali (che l'ex ministro delle finanze Nene aveva finora bloccato perché troppo care), ma rifiuta di renderli pubblici. Secondo alcuni giornali, la preferenza del governo sarebbe per la costruzione di centrali da parte di società russe con le quali ci sarebbero già stati alcuni contatti. La sostituzione di Nene con Van Royen e la decisione sulle centrali nucleari hanno fatto cadere il valore del rand di più del 10 per cento e hanno portato i tassi di interesse sui titoli sudafricani a 10 anni dall'8.66 per cento al 10.40. Ma le cose vanno avanti. Stamattina, lunedì, Zuma ha licenziato il nuovo ministro David Van Royen, che aveva prestato giuramento solo giovedì scorso, e ha rinominato ministro delle finanze la stessa persona che aveva occupato questo posto dal 2009 al 2014, Pravin Gordhan. Sembra che questa decisione sia stata imposta a Zuma dai dirigenti dell'ANC che evidentemente ancora contano qualcosa. Chissà cosa succederà per il programma nucleare.

Risposto da Fabio Colasanti su 15 dicembre 2015 a 19:45 Donald Trump è fortemente in testa in tutti i sondaggi e potrebbe veramente vincere le primarie repubblicane. La persona dice cose che fanno schifo, ma la cosa interessante è quello che questo caso ci dice sul meccanismo delle primarie limitate ai soli elettori del partito (primarie chiuse): queste possono portare a scegliere candidati che non hanno nessuna possibilità di vittoria nelle elezioni vere. Se Donald Trump fosse il candidato repubblicano,l'elezione di Hilary Clinton sarebbe una cosa quasi scontata (in più il partito repubblicano uscirebbe da questa esperienze a pezzi, cosa peraltro che non mi rattristerebbe molto). Non sarebbe del resto la prima volta che le primarie portano a scegliere il candidato sbagliato; basta pensare a Barry Goldwater (candidato molto spostato a destra) che diede una vittoria facilissima a Lyndon Johnson (486 voti presidenziali su 538) o la selezione di George McGovern (democratico molto a sinistra) che permise a Nixon nel 1972 di vincere ancora più alla grande: 520 voti presidenziali su 537. Le primarie aperte anche ai non iscritti al PD sono un correttivo a questo difetto. Teniamolo presente. Anche le primarie aperte creano problemi, ma almeno hanno un vantaggio in questo campo.

Risposto da giorgio varaldo su 21 dicembre 2015 a 18:47

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per i sostenitori dei tagli sulle spese militari o peggio ancora del disarmo unilaterale ecco una notizia sulla quale meditare http://www.analisidifesa.it/2015/12/chi-ha-paura-dei-cinesi-a-gibuti/ una base navale cinese di fronte allo stretto di bab el mandeb non è che lasci di molto tranquilli Specialmente per le motivazioni che hanno spinto la cina.

Risposto da Giampaolo Carboniero su 22 dicembre 2015 a 23:41 E quando arrivano i marziani? Davvero credi che dovremmo andare con le pezze al...., e avere però un esercito efficiente e temibile? giorgio varaldo ha detto: per i sostenitori dei tagli sulle spese militari o peggio ancora del disarmo unilaterale ecco una notizia sulla quale meditare http://www.analisidifesa.it/2015/12/chi-ha-paura-dei-cinesi-a-gibuti/ una base navale cinese di fronte allo stretto di bab el mandeb non è che lasci di molto tranquilli Specialmente per le motivazioni che hanno spinto la cina.

Risposto da giorgio varaldo su 23 dicembre 2015 a 0:22 i marziani non bloccherebbero lo stretto di bab el mandeb. I cinesi si Giampaolo Carboniero ha detto: E quando arrivano i marziani? Davvero credi che dovremmo andare con le pezze al...., e avere però un esercito efficiente e temibile? giorgio varaldo ha detto: per i sostenitori dei tagli sulle spese militari o peggio ancora del disarmo unilaterale ecco una notizia sulla quale meditare http://www.analisidifesa.it/2015/12/chi-ha-paura-dei-cinesi-a-gibuti/ una base navale cinese di fronte allo stretto di bab el mandeb non è che lasci di molto tranquilli Specialmente per le motivazioni che hanno spinto la cina.

Risposto da Ezio Ferrero su 23 dicembre 2015 a 1:00 stracondivido. le primarie "chiuse" favoriscono inevitabilmente le spinte "identitarie" Fabio Colasanti ha detto: Donald Trump è fortemente in testa in tutti i sondaggi e potrebbe veramente vincere le primarie repubblicane. La persona dice cose che fanno schifo, ma la cosa interessante è quello che questo caso ci dice sul meccanismo delle primarie limitate ai soli elettori del partito (primarie chiuse): queste possono portare a scegliere candidati che non hanno nessuna possibilità di vittoria nelle elezioni vere. Se Donald Trump fosse il candidato repubblicano,l'elezione di Hilary Clinton sarebbe una cosa quasi scontata (in più il partito repubblicano uscirebbe da questa esperienze a pezzi, cosa peraltro che non mi rattristerebbe molto).

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Non sarebbe del resto la prima volta che le primarie portano a scegliere il candidato sbagliato; basta pensare a Barry Goldwater (candidato molto spostato a destra) che diede una vittoria facilissima a Lyndon Johnson (486 voti presidenziali su 538) o la selezione di George McGovern (democratico molto a sinistra) che permise a Nixon nel 1972 di vincere ancora più alla grande: 520 voti presidenziali su 537. Le primarie aperte anche ai non iscritti al PD sono un correttivo a questo difetto. Teniamolo presente. Anche le primarie aperte creano problemi, ma almeno hanno un vantaggio in questo campo.

Risposto da Fabio Colasanti su 23 dicembre 2015 a 2:09 Le relazioni con la Russia non migliorano (tranne per le cinque società coinvolte nel progetto Nord Stream II). http://www.eunews.it/2015/12/21/impossibile-accordo-con-la-russia-s...

Risposto da Fabio Colasanti su 27 dicembre 2015 a 23:41 Un interessante articolo su cosa i successi di Donald Trump ci dicono del partito repubblicano americano e degli elettori che lo sostengono. http://www.factsandarts.com/essays/death-of-an-orca-what-it-means-f... Ed un ottimo articolo di Chris Patten, una figura di spicco del partito conservatore britannico, ma una persona intelligente, seria e rispettabile. http://www.factsandarts.com/current-affairs/a-very-tolerant-christmas/

Risposto da Fabio Colasanti su 27 dicembre 2015 a 23:47 Un articolo che sostiene, con argomenti che mi sembrano validi, che la presunta coailizione di stati islamici contro l'IS lanciata dall'Arabia Suadita è poco più di una presa in giro. Sarà interessante avere l'opinione di Giovanni. http://www.factsandarts.com/current-affairs/saudi-arabias-anti-terr...

Risposto da giovanni de sio cesari su 29 dicembre 2015 a 10:14 Fabio Ti ringrazio per la stima. Si, l’articolo dice cose verissime: tuttavia a mio modesto avviso, mi pare che la lega promossa dall’arabia saudita non vuole essere un concreto intervento militare ma ha un significato ideale: tutte le nazioni sunnite di tutte le tendenze politiche e religiose sono contro il Daesh cosi come tutte le autorità religiose di quelle nazioni hanno dichiarato del tutto privo di senso la proclamazione del califfato Per persone che vogliono ristabilire il califfato come espressone di tutto il mondo sunnita è una smentita radicale : mostra l’IS come poche migliaia di persone in lotta contro un miliardo di credenti e quindi la assurdita di rappresentarli. La lotta all’IS non si combatte solo con le armi ma anche sul terreno dottrinale teorico perche è un fenomeno dottrinale ideale che ha un richiamo potente presso tutta la sunna sparsa nel mondo, anche in Occidente da cui partono a frotte volontari che sono usciti dal nostro mondo, dalle nostre scuole a dimostrazione che non si tratta di semplice arretratezza culturale.

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Il califfato non puo essere proclamato da una oscura assemblea con un personaggio altrettanto oscuro, ma deve essere espressione del mondo sunnita nel suo insieme: la obiezione però è stata gia prevista nella proclamazione del califfato del 2014 e si è risposto che le vittorie dell’IS mostreranno il favore di Dio cosi come ai tempi dei primi califfi un piccolo e arretrato popolo come gli arabi conquistò il mondo intero mostrando che questa era la volontà di dio . Cosi si ragiona nel mondo islamico. Fabio Colasanti ha detto: Un articolo che sostiene, con argomenti che mi sembrano validi, che la presunta coailizione di stati islamici contro l'IS lanciata dall'Arabia Suadita è poco più di una presa in giro. Sarà interessante avere l'opinione di Giovanni. http://www.factsandarts.com/current-affairs/saudi-arabias-anti-terr...

Risposto da giorgio varaldo su 30 dicembre 2015 a 14:25 Articolo molto interessante sulla libia http://www.analisidifesa.it/2015/12/libia-possiamo-detenere-il-coma... Piuttosto critico nei confronti delle parole di renzi e gentiloni riguardo ad un rapido ritorno della stabilita' libica. Conferma i peggiori scenari. Con la scarsa se non nulla disponibilita' italica a metter gli scarponi sulla terra prepariamoci ad una invasione senza precedenti di migrsnti. E che questa volta ce li terremo tutti sul groppone

Risposto da giorgio varaldo su 2 Gennaio 2016 a 23:43 Dopo l'esecuzione dell'imam sciita nimr al nimr assalita e data alle fiamme l'ambasciata saudita a teheran http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Iran-assaltata-ambasciata... Atto di gravita' inaudita persino peggiore dell'assalto all'ambasciata USA del 1980. Per il momrnto annunciata la rottura della tregua in yemen. E' dificile ipotizzare quali saranno ulteriori mosse e quali scenari saranno interessati. Staremo a vedere gli sviluppi con un occhio particolare alla libia

Risposto da Fabio Colasanti su 3 Gennaio 2016 a 1:34 Forse questa sarà la volta che i nostri paesi cominceranno a mostrarsi meno amiconi dell'Arabia Saudita. Rimane il fatto che il paese è un disastro e che è legittimo pensare che se lo trattiamo da amico - nonostante ci faccia schifo tutto quello che fa e che sostiene - faccia meno danni che se lo trattiamo come meriterebbe. Questo è il dramma perenne della politica estera.

Risposto da Fabio Colasanti su 6 Gennaio 2016 a 0:39 Angelo Panebianco individua due errori nella politica internazionale del governo. Il primo - il non aver dato una risposta più positiva alla richiesta di aiuto di François Hollande - l'avevo già sottolieanto varie volte. http://www.corriere.it/editoriali/16_gennaio_05/fronte-estero-premi...

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Risposto da giovanni de sio cesari su 6 Gennaio 2016 a 11:26 Sull’articolo di Panebianco Il destino di Renzi si gioca tutto sul piano interno dell’economia : quello internazionale è secondario perche poco sentito dagli italiani ( è un errore ma è cosi). Sull’appoggio ad Hollande: nel merito ne abbiamo gia parlato. Sul fatto poi che un appoggio ai bombardamenti in Siria puo essere barattato con un appoggio francese in tutte altre questioni mi pare una manifestazioni di quel modo di procedere che ha affossato l’Europa: Le decisioni si prendono in base ad accordi sottobanco, in base a scambi di favori senza tener conto della questione di cui si tratta: come meravigliarsi che poi la gente del nord e del sud si disaffenzionano Per quanto riguarda cultura e terrorismo effettivamente è una sciocchezza assoluta come ho avuto modo di ripetere ampiamente Fabio Colasanti ha detto: Angelo Panebianco individua due errori nella politica internazionale del governo. Il primo - il non aver dato una risposta più positiva alla richiesta di aiuto di François Hollande - l'avevo già sottolieanto varie volte. http://www.corriere.it/editoriali/16_gennaio_05/fronte-estero-premi...

Risposto da Fabio Colasanti su 6 Gennaio 2016 a 12:23 Giovanni, ma in democrazia le decisioni si prendono alla maggioranza. Per riuscire a far si che una certa linea politica sia applicata bisogna che questa sia sostenuta dalla maggiuoranza dei deputati e quindi dalla mggioranza degli elettori. In Europa non è diverso. Per far si che una certa politica cambi, bisogna far si che la nuova linea sia sostenuta da una maggioranza degli stati membri. Cercare alleati che sostengano la linea che si preferisce è del tutto normale. Come in ogni altro campo, si deve fare una scelta: scegliere quali sono gli obiettivi che si vuole siano raggiunti ad ogni costo e accettare compromessi sugli altri. giovanni de sio cesari ha detto: Sull’articolo di Panebianco Il destino di Renzi si gioca tutto sul piano interno dell’economia : quello internazionale è secondario perche poco sentito dagli italiani ( è un errore ma è cosi). Sull’appoggio ad Hollande: nel merito ne abbiamo gia parlato. Sul fatto poi che un appoggio ai bombardamenti in Siria puo essere barattato con un appoggio francese in tutte altre questioni mi pare una manifestazioni di quel modo di procedere che ha affossato l’Europa: Le decisioni si prendono in base ad accordi sottobanco, in base a scambi di favori senza tener conto della questione di cui si tratta: come meravigliarsi che poi la gente del nord e del sud si disaffenzionano Per quanto riguarda cultura e terrorismo effettivamente è una sciocchezza assoluta come ho avuto modo di ripetere ampiamente Fabio Colasanti ha detto: Angelo Panebianco individua due errori nella politica internazionale del governo. Il primo - il non aver dato una risposta più positiva alla richiesta di aiuto di François Hollande - l'avevo già sottolieanto varie volte. http://www.corriere.it/editoriali/16_gennaio_05/fronte-estero-premi...

Risposto da Fabio Colasanti su 6 Gennaio 2016 a 12:34

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Giovanni, sono d'accordo con te che il destino di Renzi si gioca sull'economia. Il problema è che l'Italia non cresce da venti anni a causa dei problemi strutturali che ha accumulato. Per correggere questa situazione ci vorranno anni di grossi sforzi. Nei prossimi anni la crescita italiana non potrà mai essere più rapida di quella media europea. Matteo Renzi sta giocando tutto su quello che nel passato si chiamava una "ripresa drogata", ossia una ripresa momentanea, destinata a durare poco e sostenuta dai consumi, a loro volta dovuti ad alcuni aumenti di salario e/o riduzioni di tasse. Spera di avere un po' di crescita nel 2016 e poter forse andare alle urne nel 2017. E' un ragionamento legittimo e comprensibile. Anche io spero che le cose vadano cosi per poter avere una vittoria del PD alle prossime elezioni e grazie alla maggioranza prodotta dall'Italicum poter applicare un programma di governo serio. Il dramma è che l'economia italiana ha bisogno di altro. Avrebbe bisogno di riforme strutturali serie e di tagli di spesa, ma entrambe queste strade fanno perdere consenso. Matteo Renzi è preso in un grosso dilemma tra necessità di vincere le prossime elezioni (cindizione sine qua non per avere in futuro politiche ragionevoli) e fare quello di cui l'economia ha bisogno. Speriamo che le prossime misure sulla semplificazione e sulle municipalizzate siano forti. Ieri l'ufficio statistico tedesco ha annunciato che la Germania a dicembre ha avuto il tasso di disoccupazione più basso dal 1981. La crescita dell'occupazione in Germania negli ultimi dieci anni non è stata certo ottenuta spendendo soldi pubblici. giovanni de sio cesari ha detto: Sull’articolo di Panebianco Il destino di Renzi si gioca tutto sul piano interno dell’economia : quello internazionale è secondario perche poco sentito dagli italiani ( è un errore ma è cosi). Sull’appoggio ad Hollande: nel merito ne abbiamo gia parlato. Sul fatto poi che un appoggio ai bombardamenti in Siria puo essere barattato con un appoggio francese in tutte altre questioni mi pare una manifestazioni di quel modo di procedere che ha affossato l’Europa: Le decisioni si prendono in base ad accordi sottobanco, in base a scambi di favori senza tener conto della questione di cui si tratta: come meravigliarsi che poi la gente del nord e del sud si disaffenzionano Per quanto riguarda cultura e terrorismo effettivamente è una sciocchezza assoluta come ho avuto modo di ripetere ampiamente

Risposto da Giampaolo Carboniero su 6 Gennaio 2016 a 19:17 Contesto la tua asserzione, fra le righe, dell'esistenza di una democrazia europea; esiste solo la democrazia degli stati nazionali, concetto ben diverso in quanto in Europa non decidono gli europei, ma la congrega dei loro rappresentanti, ben attenti solo ai propri destini personali. Fabio Colasanti ha detto: Giovanni, ma in democrazia le decisioni si prendono alla maggioranza. Per riuscire a far si che una certa linea politica sia applicata bisogna che questa sia sostenuta dalla maggiuoranza dei deputati e quindi dalla mggioranza degli elettori. In Europa non è diverso. Per far si che una certa politica cambi, bisogna far si che la nuova linea sia sostenuta da una maggioranza degli stati membri. Cercare alleati che sostengano la linea che si preferisce è del tutto normale. Come in ogni altro campo, si deve fare una scelta: scegliere quali sono gli obiettivi che si vuole siano raggiunti ad ogni costo e accettare compromessi sugli altri.

Risposto da Fabio Colasanti su 6 Gennaio 2016 a 19:46 Giampaolo, siamo alle solite. Che soluzione realistica proponi per superare la "democrazia degli stati nazionali"? Che fai se i rappresentanti di uno stato nazionale, magari eletti con i due terzi dei voti come è purtroppo successo in Ungheria, non sono d'accordo con la tua proposta? Giampaolo Carboniero ha detto:

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Contesto la tua asserzione, fra le righe, dell'esistenza di una democrazia europea; esiste solo la democrazia degli stati nazionali, concetto ben diverso in quanto in Europa non decidono gli europei, ma la congrega dei loro rappresentanti, ben attenti solo ai propri destini personali. Fabio Colasanti ha detto: Giovanni, ma in democrazia le decisioni si prendono alla maggioranza. Per riuscire a far si che una certa linea politica sia applicata bisogna che questa sia sostenuta dalla maggiuoranza dei deputati e quindi dalla mggioranza degli elettori. In Europa non è diverso. Per far si che una certa politica cambi, bisogna far si che la nuova linea sia sostenuta da una maggioranza degli stati membri. Cercare alleati che sostengano la linea che si preferisce è del tutto normale. Come in ogni altro campo, si deve fare una scelta: scegliere quali sono gli obiettivi che si vuole siano raggiunti ad ogni costo e accettare compromessi sugli altri.

Risposto da Giampaolo Carboniero su 7 Gennaio 2016 a 2:40 A me basta che sia chiaro che non esiste democrazia europea, perchè non esiste un governo democratico europeo, eletto dal popolo europeo. Fabio Colasanti ha detto: Giampaolo, siamo alle solite. Che soluzione realistica proponi per superare la "democrazia degli stati nazionali"? Che fai se i rappresentanti di uno stato nazionale, magari eletti con i due terzi dei voti come è purtroppo successo in Ungheria, non sono d'accordo con la tua proposta? Giampaolo Carboniero ha detto: Contesto la tua asserzione, fra le righe, dell'esistenza di una democrazia europea; esiste solo la democrazia degli stati nazionali, concetto ben diverso in quanto in Europa non decidono gli europei, ma la congrega dei loro rappresentanti, ben attenti solo ai propri destini personali. Fabio Colasanti ha detto: Giovanni, ma in democrazia le decisioni si prendono alla maggioranza. Per riuscire a far si che una certa linea politica sia applicata bisogna che questa sia sostenuta dalla maggiuoranza dei deputati e quindi dalla mggioranza degli elettori. In Europa non è diverso. Per far si che una certa politica cambi, bisogna far si che la nuova linea sia sostenuta da una maggioranza degli stati membri. Cercare alleati che sostengano la linea che si preferisce è del tutto normale. Come in ogni altro campo, si deve fare una scelta: scegliere quali sono gli obiettivi che si vuole siano raggiunti ad ogni costo e accettare compromessi sugli altri.

Risposto da Fabio Colasanti su 7 Gennaio 2016 a 3:55 Giampaolo, queste conclusioni sono valide solo per te. Qualche centinaio di milioni di cittadini europei non sono d'accordo con te. Datti da fare per convincerli. Giampaolo Carboniero ha detto: A me basta che sia chiaro che non esiste democrazia europea, perchè non esiste un governo democratico europeo, eletto dal popolo europeo.

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Risposto da giovanni de sio cesari su 7 Gennaio 2016 a 10:51 Fabio E vero che il compromesso è l’anima della politica (e non solo della democrazia) pero scambiarsi favori su piani diversi viene definito trasformismo ed è considerato una degenerazione della democrazia (e della politica in generale) Non vedo veramente poi come la UE possa considerarsi una democrazia: mancano tutti gli elementi costitutivi a cominciare da quello essenziale la sovranità Diciamo che poiche il vuoto di potere tende sempre ad essere colmato in realtà tutti guardano alla Germania come al potere effettivo ( si è visto a proposito della crisi greca) Ma la Germania non è in grado di esercitare un tale potere Fabio Colasanti ha detto: Giovanni, ma in democrazia le decisioni si prendono alla maggioranza. Per riuscire a far si che una certa linea politica sia applicata bisogna che questa sia sostenuta dalla maggiuoranza dei deputati e quindi dalla mggioranza degli elettori.

Risposto da giovanni de sio cesari su 7 Gennaio 2016 a 10:59 Fabio Assolutamente d’accordo: occorrono le riforme Però io penso che esse non bastano senza una ripresa della domanda perchè è questa il motore fondamentale dell’economia moderna da almeno due secoli La efficienza competitiva senza la redistribuzione porta alla catastrofe Ma è un discorso che abbiamo fatto molte volte. Fabio Colasanti ha detto: Giovanni, sono d'accordo con te che il destino di Renzi si gioca sull'economia. Il problema è che l'Italia non cresce da venti anni a causa dei problemi strutturali che ha accumulato. Per correggere questa situazione ci vorranno anni di grossi sforzi. Nei prossimi anni la crescita italiana non potrà mai essere più rapida di quella media europea. Matteo Renzi sta giocando tutto su quello che nel passato si chiamava una "ripresa drogata", ossia una ripresa momentanea, destinata a durare poco e sostenuta dai consumi, a loro volta dovuti ad alcuni aumenti di salario e/o riduzioni di tasse. Spera di avere un po' di crescita nel 2016 e poter forse andare alle urne nel 2017. E' un ragionamento legittimo e comprensibile. Anche io spero che le cose vadano cosi per poter avere una vittoria del PD alle prossime elezioni e grazie alla maggioranza prodotta dall'Italicum poter applicare un programma di governo serio. Il dramma è che l'economia italiana ha bisogno di altro. Avrebbe bisogno di riforme strutturali serie e di tagli di spesa, ma entrambe queste strade fanno perdere consenso. Matteo Renzi è preso in un grosso dilemma tra necessità di vincere le prossime elezioni (cindizione sine qua non per avere in futuro politiche ragionevoli) e fare quello di cui l'economia ha bisogno. Speriamo che le prossime misure sulla semplificazione e sulle municipalizzate siano forti. Ieri l'ufficio statistico tedesco ha annunciato che la Germania a dicembre ha avuto il tasso di disoccupazione più basso dal 1981. La crescita dell'occupazione in Germania negli ultimi dieci anni non è stata certo ottenuta spendendo soldi pubblici.

Risposto da Fabio Colasanti su 7 Gennaio 2016 a 12:29 Giovanni, in parte sono d'accordo con te. Ma una vecchia massima diceva che se un problema non ha soluzione, non è un problema. Che cosa potrebbe mai cambiare per dare una sovranità popolare ad un insieme di stati sovrani? Non

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vedo la possibilità di una "vera" democrazia estesa all'insieme dell'Unione europea; vera nel senso di una democrazia che sia pari a quella degli stati sovrani attuatli e li sostituisca. La stragrande maggioranza dei cittadini europei non ci pensa nemmeno. E devo dire che anch'io ho dei forti dubbi; è poi necessario avere una forma di sovranità del genere? Per me l'Europa altro non può essere altro che un insieme di accordi per far vivere meglio e in maniera più efficace paesi e popoli che sono vicini geograficamente. Essendo tanti stati (nel Consiglio d'Europa ci sono 47 paesi membri e manca la Bielorussia) in una spazio geografico non molto grande dobbiamo avere accordi su scambi commerciali, movimento delle persone, energia, ambiente, commercio estero, telecomunicazioni, trasporti, immigrazione e tanti altri. Con il tempo ci saranno sempre più campi dove si faranno accordi. Ma non vedo nessuna necessità o possibilità, di avere, al di la di questi accordi, anche un'unità politica viste le differenze oggettivamente grandi di cultura, di lingua, di storia che esistono tra i paesi europei. Le tredici colonie americane avevano più o meno tutte la stessa cultura (se si vanno a vedere i posti che conservano meglio l'impronta storica originale, Williamsburg (nel sud degli Stati Uniti di oggi) e Niegara-on-the-lake (la prima capitale del Canada) sembrano costruite dallo stesso architetto. E per arrivare al "melting pot" attuale ci sono voluti due secoli, una guerra civile e vari conflitti esterni. Insisto con il mio invito a non sognare e restare con i piedi per terra quando si parla di Europa. giovanni de sio cesari ha detto: Fabio E vero che il compromesso è l’anima della politica (e non solo della democrazia) pero scambiarsi favori su piani diversi viene definito trasformismo ed è considerato una degenerazione della democrazia (e della politica in generale) Non vedo veramente poi come la UE possa considerarsi una democrazia: mancano tutti gli elementi costitutivi a cominciare da quello essenziale la sovranità Diciamo che poiche il vuoto di potere tende sempre ad essere colmato in realtà tutti guardano alla Germania come al potere effettivo ( si è visto a proposito della crisi greca) Ma la Germania non è in grado di esercitare un tale potere

Risposto da Fabio Colasanti su 7 Gennaio 2016 a 13:08 Giovanni, la domanda è sicuramente importante. Ma ci sono tre possibilità principali di aumento della domanda: a) un aumento della domanda esterna, o autonomo se gli altri paesi crescono di più o dovuto al fatto che il paese di cui si parla diventa più competitivo; b) un cambiamento del comportamento di famiglie e imprese che le porti a spendere di più e a risparmiare di meno. c) un comportamento simile da parte dello stato (aumento del disavanzo). Il problema è dove possiamo cercare un aumento di competitività nella nostra situazione. Sulla competitività esterna non stiamo facendo nulla. L'aggiustamento è lasciato alle imprese e alla contrattazione salariale (possiamo diventare più competitivi solo con salari mediamente più bassi; con tutte le controindicazioni conosciute e discusse varie volte). Sul comportamento delle famiglie e imprese Matteo Renzi conta molto; sta cercando di iniettare forti dosi di ottimismo. Speriamo la cosa funzioni. Dal lato del bilancio pubblico siamo limitati dal "regalo" che abbiamo ereditato dalle generazioni passate. E' molto dubbio che ci siano ulteriori margini di manovra oltre a quelli già utilizzati. Non dimentichiamo che in caso di "normalizzazione" dei tassi di interesse (non prevedibile per un paio d'anni), l'Italia sarebbe vista come il primo paese da cui fuggire e i rischi sono ogettivamente alti. giovanni de sio cesari ha detto: Fabio Assolutamente d’accordo: occorrono le riforme Però io penso che esse non bastano senza una ripresa della domanda perchè è questa il motore fondamentale dell’economia moderna da almeno due secoli La efficienza competitiva senza la redistribuzione porta alla catastrofe Ma è un discorso che abbiamo fatto molte volte.

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Fabio Colasanti ha detto: Giovanni, sono d'accordo con te che il destino di Renzi si gioca sull'economia. Il problema è che l'Italia non cresce da venti anni a causa dei problemi strutturali che ha accumulato. Per correggere questa situazione ci vorranno anni di grossi sforzi. Nei prossimi anni la crescita italiana non potrà mai essere più rapida di quella media europea. Matteo Renzi sta giocando tutto su quello che nel passato si chiamava una "ripresa drogata", ossia una ripresa momentanea, destinata a durare poco e sostenuta dai consumi, a loro volta dovuti ad alcuni aumenti di salario e/o riduzioni di tasse. Spera di avere un po' di crescita nel 2016 e poter forse andare alle urne nel 2017. E' un ragionamento legittimo e comprensibile. Anche io spero che le cose vadano cosi per poter avere una vittoria del PD alle prossime elezioni e grazie alla maggioranza prodotta dall'Italicum poter applicare un programma di governo serio. Il dramma è che l'economia italiana ha bisogno di altro. Avrebbe bisogno di riforme strutturali serie e di tagli di spesa, ma entrambe queste strade fanno perdere consenso. Matteo Renzi è preso in un grosso dilemma tra necessità di vincere le prossime elezioni (cindizione sine qua non per avere in futuro politiche ragionevoli) e fare quello di cui l'economia ha bisogno. Speriamo che le prossime misure sulla semplificazione e sulle municipalizzate siano forti. Ieri l'ufficio statistico tedesco ha annunciato che la Germania a dicembre ha avuto il tasso di disoccupazione più basso dal 1981. La crescita dell'occupazione in Germania negli ultimi dieci anni non è stata certo ottenuta spendendo soldi pubblici.

Risposto da giorgio varaldo su 7 Gennaio 2016 a 13:46 Mi permetto di dissentire almeno riguardo al costo del lavoro. Il progressivo spostamento della contrattazione da centrale a locale consente di ritagliare gli accordi in funzione della realtà locale . E consente inoltre di raggiungere un livello di flessibilità impossibile a livello nazionale E per molte aziende la razionalizzazione della produzione e sopratutto la flessibilità ha molta più influenza sull'incidenza del costo su unità di prodotto che del costo orario del lavoratore. Ed in particolare la flessibilità consente alle aziende di poter far fronte a punte di ordinativi ma anche di ridurre i costi senza dover necessariamente tagliare la retribuzione del lavoratore Avrete tutti visto che nei supermercati il numero delle casse aperte è variabile e chissà quante volte avrete ascoltato l'annuncio "la signora maria è desiderata alla cassa 1 - apre la cassa 1" e vedere una commessa che lascia il lavoro di ripristino scorte e si dirige alla cassa 1. Sino ad una ventina di anni fa il lavoro di cassiera era distinto da chi doveva ripristinare le scorte sugli scaffali. Tant'è vero che negli anni 70 era in vigore il metodo montecarlo (mi auguro di non aver un buco di memoria) per definire il numero delle casse dei supermercati. Oggi con la flessibilità si aprono le casse quando servono. Ed anche questo è un modo per ridurre il CLUP senza tagliare gli stipendi Fabio Colasanti ha detto: Giovanni, la domanda è sicuramente importante. Ma ci sono tre possibilità principali di aumento della domanda: a) un aumento della domanda esterna, o autonomo se gli altri paesi crescono di più o dovuto al fatto che il paese di cui si parla diventa più competitivo; b) un cambiamento del comportamento di famiglie e imprese che le porti a spendere di più e a risparmiare di meno. c) un comportamento simile da parte dello stato (aumento del disavanzo). Il problema è dove possiamo cercare un aumento di competitività nella nostra situazione. Sulla competitività esterna non stiamo facendo nulla. L'aggiustamento è lasciato alle imprese e alla contrattazione salariale (possiamo diventare più competitivi solo con salari mediamente più bassi; con tutte le controindicazioni conosciute e discusse varie volte). Sul comportamento delle famiglie e imprese Matteo Renzi conta molto; sta cercando di iniettare forti dosi di ottimismo. Speriamo la cosa funzioni. Dal lato del bilancio pubblico siamo limitati dal "regalo" che abbiamo ereditato dalle generazioni passate. E' molto dubbio che ci siano ulteriori margini di manovra oltre a quelli già utilizzati. Non dimentichiamo che in caso di "normalizzazione" dei tassi di interesse (non prevedibile per un paio d'anni), l'Italia sarebbe vista come il primo paese da cui fuggire e i rischi sono ogettivamente alti. giovanni de sio cesari ha detto:

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Risposto da Fabio Colasanti su 7 Gennaio 2016 a 14:07 Giustissimo. Avrei dovuto scrivere "solo con costi del lavoro unitari mediamente più bassi". giorgio varaldo ha detto: Mi permetto di dissentire almeno riguardo al costo del lavoro. Il progressivo spostamento della contrattazione da centrale a locale consente di ritagliare gli accordi in funzione della realtà locale . E consente inoltre di raggiungere un livello di flessibilità impossibile a livello nazionale E per molte aziende la razionalizzazione della produzione e sopratutto la flessibilità ha molta più influenza sull'incidenza del costo su unità di prodotto che del costo orario del lavoratore. Ed in particolare la flessibilità consente alle aziende di poter far fronte a punte di ordinativi ma anche di ridurre i costi senza dover necessariamente tagliare la retribuzione del lavoratore Avrete tutti visto che nei supermercati il numero delle casse aperte è variabile e chissà quante volte avrete ascoltato l'annuncio "la signora maria è desiderata alla cassa 1 - apre la cassa 1" e vedere una commessa che lascia il lavoro di ripristino scorte e si dirige alla cassa 1. Sino ad una ventina di anni fa il lavoro di cassiera era distinto da chi doveva ripristinare le scorte sugli scaffali. Tant'è vero che negli anni 70 era in vigore il metodo montecarlo (mi auguro di non aver un buco di memoria) per definire il numero delle casse dei supermercati. Oggi con la flessibilità si aprono le casse quando servono. Ed anche questo è un modo per ridurre il CLUP senza tagliare gli stipendi Fabio Colasanti ha detto: Giovanni, la domanda è sicuramente importante. Ma ci sono tre possibilità principali di aumento della domanda: a) un aumento della domanda esterna, o autonomo se gli altri paesi crescono di più o dovuto al fatto che il paese di cui si parla diventa più competitivo; b) un cambiamento del comportamento di famiglie e imprese che le porti a spendere di più e a risparmiare di meno. c) un comportamento simile da parte dello stato (aumento del disavanzo). Il problema è dove possiamo cercare un aumento di competitività nella nostra situazione. Sulla competitività esterna non stiamo facendo nulla. L'aggiustamento è lasciato alle imprese e alla contrattazione salariale (possiamo diventare più competitivi solo con salari mediamente più bassi; con tutte le controindicazioni conosciute e discusse varie volte). Sul comportamento delle famiglie e imprese Matteo Renzi conta molto; sta cercando di iniettare forti dosi di ottimismo. Speriamo la cosa funzioni. Dal lato del bilancio pubblico siamo limitati dal "regalo" che abbiamo ereditato dalle generazioni passate. E' molto dubbio che ci siano ulteriori margini di manovra oltre a quelli già utilizzati. Non dimentichiamo che in caso di "normalizzazione" dei tassi di interesse (non prevedibile per un paio d'anni), l'Italia sarebbe vista come il primo paese da cui fuggire e i rischi sono ogettivamente alti.

Risposto da Giampaolo Carboniero su 7 Gennaio 2016 a 15:08 L'Europa sta vivendo, più o meno, la stessa situazione dell'Italia del '500, stati e staterelli, signorie varie, ecct.; triste che dopo tante guerre, come successo in Italia, si debbano attendere eventi catastrofici per riunificare il Vecchio Continente; evidentemente, e chiaramente, le classi dominanti che guidano gli attuali stati non vogliono rinunciare ai propri privilegi in nome di benefici futuri; si rifiuta pervicacemente il concetto che è l'unione che fa la forza, non si capisce bene in nome di cosa, ragioni che vengono addotte per lo sviluppo degli stati vengono negate ad un livello superiore; così, mentre in Italia e in altri stati si richiede coerenza con i principi, a livello europeo gli stessi principi vengono negati; sappiamo tutti che per avere un popolo è necessario avere una stessa lingua, ma l'argomento è largamente sottaciuto; sappiamo nel contempo che da secoli la cultura è già europea, le idealità sociali, come le aspirazioni verso una maggiore uguaglianza di diritti e doveri, sono già comuni, quello che manca è la statura politica degli attori.

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Fabio Colasanti ha detto: Giovanni, in parte sono d'accordo con te. Ma una vecchia massima diceva che se un problema non ha soluzione, non è un problema. Che cosa potrebbe mai cambiare per dare una sovranità popolare ad un insieme di stati sovrani? Non vedo la possibilità di una "vera" democrazia estesa all'insieme dell'Unione europea; vera nel senso di una democrazia che sia pari a quella degli stati sovrani attuatli e li sostituisca. La stragrande maggioranza dei cittadini europei non ci pensa nemmeno. E devo dire che anch'io ho dei forti dubbi; è poi necessario avere una forma di sovranità del genere? Per me l'Europa altro non può essere altro che un insieme di accordi per far vivere meglio e in maniera più efficace paesi e popoli che sono vicini geograficamente. Essendo tanti stati (nel Consiglio d'Europa ci sono 47 paesi membri e manca la Bielorussia) in una spazio geografico non molto grande dobbiamo avere accordi su scambi commerciali, movimento delle persone, energia, ambiente, commercio estero, telecomunicazioni, trasporti, immigrazione e tanti altri. Con il tempo ci saranno sempre più campi dove si faranno accordi. Ma non vedo nessuna necessità o possibilità, di avere, al di la di questi accordi, anche un'unità politica viste le differenze oggettivamente grandi di cultura, di lingua, di storia che esistono tra i paesi europei. Le tredici colonie americane avevano più o meno tutte la stessa cultura (se si vanno a vedere i posti che conservano meglio l'impronta storica originale, Williamsburg (nel sud degli Stati Uniti di oggi) e Niegara-on-the-lake (la prima capitale del Canada) sembrano costruite dallo stesso architetto. E per arrivare al "melting pot" attuale ci sono voluti due secoli, una guerra civile e vari conflitti esterni. Insisto con il mio invito a non sognare e restare con i piedi per terra quando si parla di Europa.

Risposto da Fabio Colasanti su 7 Gennaio 2016 a 15:41 Giampaolo, ti ho risposto nella discussione "Europa". Giampaolo Carboniero ha detto: L'Europa sta vivendo, più o meno, la stessa situazione dell'Italia del '500, stati e staterelli, signorie varie, ecct.; triste che dopo tante guerre, come successo in Italia, si debbano attendere eventi catastrofici per riunificare il Vecchio Continente; evidentemente, e chiaramente, le classi dominanti che guidano gli attuali stati non vogliono rinunciare ai propri privilegi in nome di benefici futuri; si rifiuta pervicacemente il concetto che è l'unione che fa la forza, non si capisce bene in nome di cosa, ragioni che vengono addotte per lo sviluppo degli stati vengono negate ad un livello superiore; così, mentre in Italia e in altri stati si richiede coerenza con i principi, a livello europeo gli stessi principi vengono negati; sappiamo tutti che per avere un popolo è necessario avere una stessa lingua, ma l'argomento è largamente sottaciuto; sappiamo nel contempo che da secoli la cultura è già europea, le idealità sociali, come le aspirazioni verso una maggiore uguaglianza di diritti e doveri, sono già comuni, quello che manca è la statura politica degli attori.

Risposto da Fabio Colasanti su 14 Gennaio 2016 a 9:16 Rimpiangeremo Barack Obama, anche se ha ottenuto molto meno di quanto si sperava. Vale la pena di leggere (e ancora di più ascoltare) il suo ultimo discorso sulla situazione del paese. Da noi retorica (nel senso positivo del termine) di questo tipo si vede raramente. https://medium.com/@WhiteHouse/president-obama-s-2016-state-of-the-... Da ascoltare soprattutto quello che dice sull'atteggiamento da tenere nei confronti dei mussulmani. Quanti leader europei dicono le stesse cose? https://twitter.com/NBCNightlyNews/status/687149487035383808

Risposto da Giampaolo Carboniero su 19 Gennaio 2016 a 19:45

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Non sono l'unico ad avvertire questi pericoli http://www.euractiv.it/it/news/agroalimentare/11901-ttip-una-minacc...

Risposto da giorgio varaldo su 19 Gennaio 2016 a 20:55 C'e' chi lo considera un pericolo chi una opportunita'. Giampaolo Carboniero ha detto: Non sono l'unico ad avvertire questi pericoli http://www.euractiv.it/it/news/agroalimentare/11901-ttip-una-minacc...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 20 Gennaio 2016 a 1:00 Prova a pensare chi e chi. giorgio varaldo ha detto: C'e' chi lo considera un pericolo chi una opportunita'. Giampaolo Carboniero ha detto: Non sono l'unico ad avvertire questi pericoli http://www.euractiv.it/it/news/agroalimentare/11901-ttip-una-minacc...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 20 Gennaio 2016 a 1:03 Magari questo 1% lo considera un'opportunità, non so il resto del mondo, forse troppo occupato a sbarcare il lunario www.oxfam.org/files/file_attachments/bp210-economy-one-percent-tax-..." target="_blank">https://www.oxfam.org/sites/www.oxfam.org/files/file_attachments/bp210-economy-one-percent-tax-...

Risposto da giorgio varaldo su 20 Gennaio 2016 a 8:21 Si fa prima a contare chi non e' d'accordo : il solito 3% contrario a tutto. Giampaolo Carboniero ha detto: Prova a pensare chi e chi. giorgio varaldo ha detto: C'e' chi lo considera un pericolo chi una opportunita'.

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Giampaolo Carboniero ha detto: Non sono l'unico ad avvertire questi pericoli http://www.euractiv.it/it/news/agroalimentare/11901-ttip-una-minacc...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 20 Gennaio 2016 a 19:59 3%? Dove? giorgio varaldo ha detto: Si fa prima a contare chi non e' d'accordo : il solito 3% contrario a tutto. Giampaolo Carboniero ha detto: Prova a pensare chi e chi. giorgio varaldo ha detto: C'e' chi lo considera un pericolo chi una opportunita'. Giampaolo Carboniero ha detto: Non sono l'unico ad avvertire questi pericoli http://www.euractiv.it/it/news/agroalimentare/11901-ttip-una-minacc...

Risposto da Fabio Colasanti su 25 Gennaio 2016 a 14:15 Quanto è difficile prendere posizione in materia di politica internazionale. La visita a Roma di Rouhani ci mette di nuovo di fronte allla solita scelta: l'Iran è un paese che ci fa schifo, non è meglio dell'Arabia Saudita. Ma adesso anche lui ha tanti soldi che possono significare commesse per le nostre imprese e posti di lavoro per i tanti disoccupati e sottoccupati italiani che ne hanno bisogno. Quindi dobbiamo stare zitti sui diritti civili, sulla mancanza di libertà e sulle tante esecuzioni capitali. Non chiedo nulla di diverso da quello che viene fatto; è giusto che Rouhani sia accolto con tutti gli onori e speriamo che la quindicina di miliardi di contraatti si materializzi. Ma nel momento in cui dico questo, mi annoto che quando ci sarà la prossima manifestazione di Amnesty International contro i crimini dell'Iran dovrò essere meno ipocrita e ricordarmi dei 15 miliardi di commesse.

Risposto da Romano Meloni su 25 Gennaio 2016 a 14:56 Eh, già. E' proprio cosi. Fabio Colasanti ha detto: Quanto è difficile prendere posizione in materia di politica internazionale. La visita a Roma di Rouhani ci mette di nuovo di fronte allla solita scelta: l'Iran è un paese che ci fa schifo, non è meglio dell'Arabia Saudita. Ma adesso anche lui ha tanti soldi che possono significare commesse per le nostre imprese e posti di lavoro per i tanti disoccupati e sottoccupati italiani che ne hanno bisogno. Quindi dobbiamo stare zitti sui diritti civili, sulla mancanza di libertà e sulle tante esecuzioni capitali. Non chiedo nulla di diverso da quello che viene fatto; è giusto che Rouhani sia accolto con tutti gli onori e speriamo che la quindicina di miliardi di contraatti si materializzi. Ma nel momento in cui dico questo, mi annoto che quando ci sarà la prossima

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manifestazione di Amnesty International contro i crimini dell'Iran dovrò essere meno ipocrita e ricordarmi dei 15 miliardi di commesse.

Risposto da mariella alois su 25 Gennaio 2016 a 21:40 Si è proprio vero. Difficile prendere posizione,dovremmo chiudere i rapporti con un bel po' di paesi. Da quando Rouhani è al potere, ha appena detto il telecronista RAI, sono state eseguite 2200 esecuzioni capitali. E che dire della Cina, cui stiamo per concedere lo status di economia di mercato? I rapporti commerciali con questo paese si stanno intensificando da anni, membro del WTO dal 2001, senza che nessun progresso sia registrato nel campo delle libertà, diritti civili, per non parlare del rispetto e la protezione dell'ambiente. Romano Meloni ha detto: Eh, già. E' proprio cosi. Fabio Colasanti ha detto: Quanto è difficile prendere posizione in materia di politica internazionale. La visita a Roma di Rouhani ci mette di nuovo di fronte allla solita scelta: l'Iran è un paese che ci fa schifo, non è meglio dell'Arabia Saudita. Ma adesso anche lui ha tanti soldi che possono significare commesse per le nostre imprese e posti di lavoro per i tanti disoccupati e sottoccupati italiani che ne hanno bisogno. Quindi dobbiamo stare zitti sui diritti civili, sulla mancanza di libertà e sulle tante esecuzioni capitali. Non chiedo nulla di diverso da quello che viene fatto; è giusto che Rouhani sia accolto con tutti gli onori e speriamo che la quindicina di miliardi di contraatti si materializzi. Ma nel momento in cui dico questo, mi annoto che quando ci sarà la prossima manifestazione di Amnesty International contro i crimini dell'Iran dovrò essere meno ipocrita e ricordarmi dei 15 miliardi di commesse.

Risposto da marcello sassoli su 26 Gennaio 2016 a 7:04 Hai ragione, Fabio! Prima gli "affari", necessari come non mai, con questa disoccupazione di massa, poi le "blande" proteste per i diritti civili in Iran ed Arabia Saudita...come al solito, due pesi e due misure. mariella alois ha detto: Si è proprio vero. Difficile prendere posizione,dovremmo chiudere i rapporti con un bel po' di paesi. Da quando Rouhani è al potere, ha appena detto il telecronista RAI, sono state eseguite 2200 esecuzioni capitali. E che dire della Cina, cui stiamo per concedere lo status di economia di mercato? I rapporti commerciali con questo paese si stanno intensificando da anni, membro del WTO dal 2001, senza che nessun progresso sia registrato nel campo delle libertà, diritti civili, per non parlare del rispetto e la protezione dell'ambiente. Romano Meloni ha detto: Eh, già. E' proprio cosi. Fabio Colasanti ha detto: Quanto è difficile prendere posizione in materia di politica internazionale. La visita a Roma di Rouhani ci mette di nuovo di fronte allla solita scelta: l'Iran è un paese che ci fa schifo, non è meglio dell'Arabia Saudita. Ma adesso anche lui ha tanti soldi che possono significare commesse per le nostre imprese e posti di lavoro per i tanti disoccupati e sottoccupati italiani che ne hanno bisogno. Quindi dobbiamo stare zitti sui diritti civili, sulla mancanza di libertà e sulle tante esecuzioni capitali. Non chiedo nulla di diverso da quello che viene fatto; è giusto che Rouhani sia accolto con tutti gli onori e speriamo che la quindicina di

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Economia e politica nel mondo IV – 2015-2016

miliardi di contraatti si materializzi. Ma nel momento in cui dico questo, mi annoto che quando ci sarà la prossima manifestazione di Amnesty International contro i crimini dell'Iran dovrò essere meno ipocrita e ricordarmi dei 15 miliardi di commesse.

Risposto da Alessandro Bellotti su 26 Gennaio 2016 a 8:58 In fatto di esecuzioni anche gli USA non scherzano e non scherzeranno. Immaginiamo Trump presidente..... Ritengo che alcuni paesi inseriti nella comunità internazionale possano essere influenzati.. Altri no, come gli USA... mariella alois ha detto: Si è proprio vero. Difficile prendere posizione,dovremmo chiudere i rapporti con un bel po' di paesi. Da quando Rouhani è al potere, ha appena detto il telecronista RAI, sono state eseguite 2200 esecuzioni capitali. E che dire della Cina, cui stiamo per concedere lo status di economia di mercato? I rapporti commerciali con questo paese si stanno intensificando da anni, membro del WTO dal 2001, senza che nessun progresso sia registrato nel campo delle libertà, diritti civili, per non parlare del rispetto e la protezione dell'ambiente. Romano Meloni ha detto: Eh, già. E' proprio cosi. Fabio Colasanti ha detto: Quanto è difficile prendere posizione in materia di politica internazionale. La visita a Roma di Rouhani ci mette di nuovo di fronte allla solita scelta: l'Iran è un paese che ci fa schifo, non è meglio dell'Arabia Saudita. Ma adesso anche lui ha tanti soldi che possono significare commesse per le nostre imprese e posti di lavoro per i tanti disoccupati e sottoccupati italiani che ne hanno bisogno. Quindi dobbiamo stare zitti sui diritti civili, sulla mancanza di libertà e sulle tante esecuzioni capitali. Non chiedo nulla di diverso da quello che viene fatto; è giusto che Rouhani sia accolto con tutti gli onori e speriamo che la quindicina di miliardi di contraatti si materializzi. Ma nel momento in cui dico questo, mi annoto che quando ci sarà la prossima manifestazione di Amnesty International contro i crimini dell'Iran dovrò essere meno ipocrita e ricordarmi dei 15 miliardi di commesse.

Risposto da giovanni de sio cesari su 26 Gennaio 2016 a 12:24 Fabio L’Iran non mi pare peggio degli altri , anzi al contrario I fanatismi dell’era di Khomeini si sono dissolti sui campi di battaglia dell’Iraq, la nuova generazione invece è affascinata dall’occidente Nel paese le donne che studiano sono la maggiore percentuale dell’area (forse piu alte del mondo) si tengono elezioni con risultati non previsti anche se entro un certo limite ideologico. Il governo è stabile, ha il consenso della popolazione, non ci sono guerre civili e soprattutto è nemico primo e irriducibili del furore jihadista Certo: siamo in M O non sul baltico. Fabio Colasanti ha detto: Quanto è difficile prendere posizione in materia di politica internazionale. La visita a Roma di Rouhani ci mette di nuovo di fronte allla solita scelta: l'Iran è un paese che ci fa schifo, non è meglio dell'Arabia Saudita. Ma adesso anche lui ha tanti soldi che possono significare commesse per le nostre imprese e posti di lavoro per i tanti disoccupati e sottoccupati italiani che ne hanno bisogno.

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Quindi dobbiamo stare zitti sui diritti civili, sulla mancanza di libertà e sulle tante esecuzioni capitali. Non chiedo nulla di diverso da quello che viene fatto; è giusto che Rouhani sia accolto con tutti gli onori e speriamo che la quindicina di miliardi di contraatti si materializzi. Ma nel momento in cui dico questo, mi annoto che quando ci sarà la prossima manifestazione di Amnesty International contro i crimini dell'Iran dovrò essere meno ipocrita e ricordarmi dei 15 miliardi di commesse.

Risposto da giovanni de sio cesari su 26 Gennaio 2016 a 12:34 Marcello Si certo gli affari prima di tutto: pero non condivido l'idea di dover imporre la nostra cultura l nostri valori agli altri se non con la guerra almeno come condizione di scambi economici. Una idea del genere nasce dalla convinzione che la nostra civiltà sia quella superiore quella vera e quindi che abbiamo il dovere di imporla agli altri. Fu questa la giustificazione ideale del colonialismo: ma ora i tempi sono cambiati e anche se volessimo non lo potremmo. Non siamo noi che concediamo benevolmente alI Iran di fare affari con noi, anche noi ne abbiamo altrettanto bisogno. marcello sassoli ha detto: Hai ragione, Fabio! Prima gli "affari", necessari come non mai, con questa disoccupazione di massa, poi le "blande" proteste per i diritti civili in Iran ed Arabia Saudita...come al solito, due pesi e due misure.

Risposto da giorgio varaldo su 28 Gennaio 2016 a 19:06 per chi aveva riposto troppe aspettative http://www.aljazeera.com/news/2016/01/qa-terrible-illusion-arab-spr...

Risposto da Fabio Colasanti su 1 Febbraio 2016 a 18:31 Questo è l'intervento di Alessandro di qualche minuto fa. Meno male che ci pensano i Russi...1300 obiettivi colpiti contro i 50 degli occidentali...Questo prova che gli occidentali stanno facendo molto poco per combattere lo stato islamico. Oppure i russi hanno una grande mira...Bella figura i Francesi.. Anzi, probabilmente, come è successo sempre, quando l'occidente vuole togliere di mezzo un 'non allineato', arma di solito qualche fazione che poi, regolarmente, imbizzarrisce...Come i talebani, armati contro i russi..Come in Libia, Iraq e, appunto, in Siria. Ci sono popoli che non possono avere la democrazia. Serve un dittatore che tenga in pugno la situazione. Il primo errore è stato quello di togliere di mezzo Saddam con un sacco di bugie. Poi Gheddafi e oggi si vuole fare altrettanto con la Siria. Solo che questa volta, meno male, la Russia si è messa di traverso. Putin sta anche dimostrandosi un uomo paziente con l'occidente. Occorre approfittarne al più presto e riallacciare a pieno i rapporti commerciali. Le sanzioni ci stanno portando danni economici molto gravi. Magari non si tratta di grandi cifre ma per certe zone le sanzioni vogliono dire cassa integrazione e licenziamenti. Magari la gente che prima faceva le mutande a Carpi per le signore russe le mandiamo a Cameri a montare gli F35... Forse sono meglio i casari che producevano Parmigiano Reggiano ? http://www.repubblica.it/esteri/2016/02/01/foto/siria_a_latakia_dec...

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Risposto da giorgio varaldo su 1 Febbraio 2016 a 19:33 il link postato da romano riporta una notizia tecnica che ai non addetti ai lavori non dice nulla ma che è molto importante riguardo alla situazione geopolitica. La notizia riguarda la capacità della base di latakia di sostituire i motori in loco. Per quanto riguarda gli aerei da combattimento sono previsti in genere 3 livelli di manutenzione quello routinario prima e dopo ogni missione quelli di secondo livello per sostituire apparati che hanno raggiunto il TBO (Time Between Operation) e manutenzioni integrali che richiedono lo smontaggio il controllo ed il riassemblaggio dell'intero aereo Per quanto riguarda i motori oggi la situazione degli aerei russi non è più quella tragica del periodo socialista con necessità di sostituzione ogni 20-25 ore ( in pratica per i bombardieri badger ogni due missioni ) ed i tempi si sono avvicinati agli standard occidentali (circa 50 ore) . Ma senza la base di latakia per i russi sarebbe piuttosto arduo mantenere un numero adeguato di aerei operativi perchè mentre le portaerei USA (che dislocano oltre 100.000 t) sono in grado di mantenere in perfetta efficienza la linea di volo per quelle russe di dimensioni ben minori questa capacità è limitata Riguardo poi all'europa la capacità è estremamente limitata per non dire nulla Mentre la cina sta attuando un piano di riarmo con l'obiettivo di raggiungere il livello USA per l'europa al momento non c'è nulla. vi sarà una capacità operativa ridotta solo quando entreranno in servizio gli F35 nella royal navy nella marina olandese ed in quella italiana. Non molto per poter far meno dell'ombrello protettivo di altri.

Risposto da giorgio varaldo su 3 Febbraio 2016 a 19:02 In questi giorni aiutati dai bombardamenti russi le forze lealiste siriane hanno taglisto le comunicazioni fra la citta' di aleppo in mano al califfato e la turchia. Ora i rifornimenti al califfato divengono problematici chiusa la via turca rimane aperta quella verso iraq e verso arabia saudita ma essendo in pieno deserto sarebbero facile preda degli aerei russi e siriani. Inoltre la chiusura del corridoio turco blocca il flusso di petrolio almeno la quota maggiore. Dal punto di vista militare la guerra e' sostanzialmente finita, ma forse e' meglio usare il condizionale. Per quale motivo? Il segretario di stato kerry ha chiesto alla russia di sospendere unilateralmente i voli di guerra. Ora che il califfato le busca intervengono gli amici sauditi e turchi a far pressione e gli USA si prestano a questo gioco? Ovvio la risposta di lavrov e' stata njet L'amministrazione obama dopo non averne azzeccata una in politica estera (mica si poteva sconfessare la linea bush) si congeda dalla storia con questa perla. Meno male che per combattere il califfato ci si sono messi in 26 stati, afghanistan compreso... ne basta uno ma buono

Risposto da Fabio Colasanti su 3 Febbraio 2016 a 20:39 Giorgio, che cosa sappiamo delle conclusioni della riunione di ieri a Roma? giorgio varaldo ha detto: In questi giorni aiutati dai bombardamenti russi le forze lealiste siriane hanno taglisto le comunicazioni fra la citta' di aleppo in mano al califfato e la turchia. Ora i rifornimenti al califfato divengono problematici chiusa la via turca rimane aperta quella verso iraq e verso arabia saudita ma essendo in pieno deserto sarebbero facile preda degli aerei russi e siriani. Inoltre la chiusura del corridoio turco blocca il flusso di petrolio almeno la quota maggiore. Dal punto di vista militare la guerra e' sostanzialmente finita, ma forse e' meglio usare il condizionale. Per quale motivo? Il segretario di stato kerry ha chiesto alla russia di sospendere unilateralmente i voli di guerra. Ora che il califfato le busca intervengono gli amici sauditi e turchi a far pressione e gli USA si prestano a questo gioco? Ovvio la risposta di lavrov e' stata njet

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L'amministrazione obama dopo non averne azzeccata una in politica estera (mica si poteva sconfessare la linea bush) si congeda dalla storia con questa perla. Meno male che per combattere il califfato ci si sono messi in 26 stati, afghanistan compreso... ne basta uno ma buono

Risposto da giorgio varaldo su 3 Febbraio 2016 a 20:59 Della riunione di roma sembra non vi siano notizie. In compenso al jazeera riporta la notizia di una pausa nei colloqui di pace che secondo l'inviato ONU de mistura dovrebbero riprendere il 25 febbraio http://www.aljazeera.com/news/2016/02/envoy-declares-temporary-paus...

Risposto da Fabio Colasanti su 7 Febbraio 2016 a 10:26 Nel 2015 abbiamo avuto in Europa l'afflusso improvviso e inaspettato di profughi siriani dalla Turchia e dal Libano. In quell'anno, i nostri dirigenti e la nostra opinione pubblica hanno scoperto che nel 2014 gli aiuti internazionali per i campi profughi siriani in Libano, Giordania e Turchia erano stati ridotti fortemente. Adesso c'è una fortissima siccità in Africa, dallo Zimbabwe all'Etiopia. Le organizzazioni internazionali non ce la fanno più, non hanno mezzi. Affermano ci sia un rischio di fame in tante parti di questi paesi. Probabilmente ci renderemo conto del fenomeno quando tra qualche mese vedremo aumentare il flusso di profughi provenienti da questi paesi.

Risposto da Fabio Colasanti su 14 Febbraio 2016 a 8:15 Le difficoltà finanziarie dei paesi esportatori di petrolio sono uno dei fattori dietro le turbulenze in borsa degli ultimi giorni. I paesi del Golfo avevano fatto investimenti di portafoglio anche da noi e adesso hanno cominciato a vendere. L'economia mondiale non è in crisi, ma il rischio di una crisi nei prossimi due anni è aumentato. Questo riduce oggettivamente i nostri spazi di politica di bilancio. Se ci fosse una crisi, i nostri titoli di stato sarebbero tra i primi ad essere venduti e il nostro spread aumenterebbe in maniera molto forte. Lo abbiamo già visto nei giorni scorsi quando c'è stato un aumento dello spread del 50 per cento in qualche giorno. http://www.corriere.it/economia/16_febbraio_14/i-fondi-arabi-fuga-d...

Risposto da Giuseppe Ardizzone su 15 Febbraio 2016 a 13:25 Un importante articolo di Romano Prodi , molto utile per la chiarezza con cui descrive la situazione economica generale e le problematiche connesse. E’ necessario sicuamente un tentativo di coordinamento globale nela prossima riunione del G20 ma all’interno di questo mi sembra che le situazioni più urgenti riguardano le tensioni in Medio Oriente e la sostanziale stagnazione politica ed economica dell’Europa che non cresce economicamente nonostante l’azione della BCE e politicamente mostra una evidente incapacità di affrontare in maniera comune i principali problemi http://www.romanoprodi.it/strillo/prezzo-del-petrolio-e-tassi-ma-se...

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Risposto da marcello sassoli su 15 Febbraio 2016 a 14:43 Romano Prodi è un lucido analista dello stato delle cose.Non si capisce perchè Renzi non lo faccia entrare nella sua squadra. Ha forse qualche remora dovuta alla "sua" età? Con la sua esperienza puo' essere utile a chiarificare il dibattito europeo, che non puo' essere solo di polemica sterile ma, soprattutto, di "sostanza! Giuseppe Ardizzone ha detto: Un importante articolo di Romano Prodi , molto utile per la chiarezza con cui descrive la situazione economica generale e le problematiche connesse. E’ necessario sicuamente un tentativo di coordinamento globale nela prossima riunione del G20 ma all’interno di questo mi sembra che le situazioni più urgenti riguardano le tensioni in Medio Oriente e la sostanziale stagnazione politica ed economica dell’Europa che non cresce economicamente nonostante l’azione della BCE e politicamente mostra una evidente incapacità di affrontare in maniera comune i principali problemi http://www.romanoprodi.it/strillo/prezzo-del-petrolio-e-tassi-ma-se...

Risposto da giorgio varaldo su 16 Febbraio 2016 a 23:50 Un interessante articolo di repubblica riguardo la morte di giuliano regeni http://www.repubblica.it/esteri/2016/02/16/news/_complotto_contro_a...

Risposto da Fabio Colasanti su 17 Febbraio 2016 a 1:39 Un commento basato su di una tesi sicuramente non dimostrata, su di un'ipotesi. Ma già il fatto che non si possa scartare l'idea che l'ipotesi sia corretta conferma tutte le mie paure sulla Russia e tutta la mia diffidenza per Putin. Non riesco veramente a capire su cosa si basi la simpatia per la Russia di Putin che appare in tanti commenti nel nostro paese e anche nel nostro circolo. http://www.corriere.it/opinioni/16_febbraio_17/se-russia-usa-profug...

Risposto da marcello sassoli su 22 Febbraio 2016 a 13:48 Ma non so se possa parlare di simpatia...è comunque un fatto che Putin ha messo le carte in tavola mentre Obama e l'Europa sembravano senz'altro "tirare a campare" come si dice a Napoli. E' incontrovertibile e dimostrabile.

Risposto da marcello sassoli su 22 Febbraio 2016 a 13:51 E' un fatto che Putin abbia messo le carte in tavola, mentre Obama e l'Europa "tiravano a campare" come si dice a Napoli...non so se possa parlare di simpatia, ma piuttosto di "Realpolitik".

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Risposto da Romano Meloni su 25 Febbraio 2016 a 12:27 Segnalo un articolo di Martin Wolf (sempre interessante) sul Sole-24 Ore. http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2016-02-24/contro-frenata-d... In esso Wolf sembra sposare un'analisi della crisi attuale simile a quella della "secular stagnation" di Larry Summers: la crisi origina da una lunga debolezza della domanda globale (ovvero, detto in altro modo, da un eccesso di capacità produttiva) che per un certo periodo di tempo "è stata compensata in Occidente da un insostenibile boom del credito". In parole povere, la crisi c'era già, solo è stata coperta per tanto tempo dalla "turbo finanza". Se questo fosse corretto, significherebbe che tutte le recenti manovre di politica monetaria (tassi sotto zero, quantitative easing, etc.) sono solo dei palliativi, buoni si e no per acquistare tempo, in attesa di trovare un nuovo modello di sviluppo. Da qualche parte occorrerà che si cominci a riflettere sulle nuove condizioni dovute agli aumenti di produzione dovuti all'impiego di robots, che risparmiano mano d'opera ma rendono disponibili enormi quantità di beni che poi attendono una domanda. Forse questo richiede una diversa distribuzione del reddito a livello internazionale che porti sul mercato nuovi consumatori e anche una diversa organizzazione della società, del tempo di lavoro e del tempo libero. Lungi da me l'idea di proporre un nuovo tema di discussione per il nostro circolo, più modestamente penso che dovremmo essere consapevoli che non basta un po di spesa in più, eventualmente a debito, per risolvere il problema.

Risposto da Giuseppe Ardizzone su 25 Febbraio 2016 a 18:01 Grazie Romano per la segnalazione di questo articolo: Condivido gran parte delle tue osservazioni e ritengo che paradossalmente la crisi generale dell'economia si potrebbe legare ad un generale miglioramento delle condizioni di vita .proprio dei più deboli a partire dalle aree del mondo più svantaggiate. In questo momento tuttavia , prima degli elicotteri di Friedman credo che vada perseguita con attenzione la scelta dell'azione pubblica : L'investimento pubblico può ritornare protagonista a patto che riesca a superare i limiti che abbiamo imparato a conoscere . Ecco perchè guardo con molto interesse le possibilità di un'azione d'investimento pubblico europeo presente anche nel recente documento del Governo italiano : Credo che aprire un dibattito ampio all'interno del nostro circolo su questi punti , sul contenuto del documento e sul riassetto mondiale in corso per arrivare ad un documento del Circolo che possa servire sia al gruppo facebook che a sollevare il dibattito all'interno del partito possa essere di grande utilità. Romanp Meloni ha detto: Segnalo un articolo di Martin Wolf (sempre interessante) sul Sole-24 Ore. http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2016-02-24/contro-frenata-d... In esso Wolf sembra sposare un'analisi della crisi attuale simile a quella della "secular stagnation" di Larry Summers: la crisi origina da una lunga debolezza della domanda globale (ovvero, detto in altro modo, da un eccesso di capacità produttiva) che per un certo periodo di tempo "è stata compensata in Occidente da un insostenibile boom del credito". In parole povere, la crisi c'era già, solo è stata coperta per tanto tempo dalla "turbo finanza". Se questo fosse corretto, significherebbe che tutte le recenti manovre di politica monetaria (tassi sotto zero, quantitative easing, etc.) sono solo dei palliativi, buoni si e no per acquistare tempo, in attesa di trovare un nuovo modello di sviluppo. Da qualche parte occorrerà che si cominci a riflettere sulle nuove condizioni dovute agli aumenti di produzione dovuti all'impiego di robots, che risparmiano mano d'opera ma rendono disponibili enormi quantità di beni che poi attendono una domanda. Forse questo richiede una diversa distribuzione del reddito a livello internazionale che porti sul mercato nuovi consumatori e anche una diversa organizzazione della società, del tempo di lavoro e del tempo libero. Lungi da me l'idea di proporre un nuovo tema di discussione per il nostro circolo, più modestamente penso che dovremmo essere consapevoli che non basta un po di spesa in più, eventualmente a debito, per risolvere il problema.

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Risposto da giorgio varaldo su 26 Febbraio 2016 a 14:51 come era prevedibile le truppe del governo di tobruk guidate dal generale haftar dopo aver ricevuto armi dall'egitto aiuto logistico dagli USA e quadri direttivi - impiegati anche in azioni belliche - francesi ha conquistato il controllo di bengasi ed è probabile si spinga verso quello della sirte (e dei suoi terminal petroliferi). Il governo di tripoli dopo aver preteso di dettare le condizioni (volevano l'esclusione del generale haftar) sembra rimangiarsi tutto quanto precedentemente dichiarato rifiuta di continuare i negoziati promossi dall'ONU http://news.leonardo.it/isis-il-premier-di-tripoli-rifiuta-negoziati/ i governi italiani del passato non sono andati mai oltre a vuote dichiarazioni di principio ed a quanto sembra anche il governo renzi soffre di questa maledizione. Se poi aggiungiamo le polemiche attuali scoppiate per il caso regheni (mai fattaccio è avvenuto con si tanta sospetta puntualità) rischiamo di complicare ulteriormente le nostre posizioni verso l'egitto e di conseguenza verso il governo libico di tobruk che a quanto pare sarà quello che controllerà la futura libia La posizione ufficiale italiana è di assurde dichiarazioni riguardanti i droni USA e di intervenire solo dopo un accordo politico fra le fazioni libiche ..che non è stato ratificato in quasi ben cinque mesi e che ben difficilmente lo sarà nel futuro Auguriamoci che nel frattempo in assoluto silenzio (come era anche per i francesi) le nostre truppe speciali siano impegnate a favore del governo di tobruk . Altrimenti rischiamo che hollande raccolga i frutti dell'operato di destabilizzazione della libia iniziato da sarkozy e che il nostro paese si ritrovi tagliato fuori dall'intero affaire libia petrolio e gas compresi. In compenso riceviamo un migliaio di profughi al giorno ..che aumenteranno con la bella stagione. E che con la chiusura delle frontiere rimarranno in italia Non vorrei che dopo i successi ottenuti in politica interna il governo renzi possano esser vanificati da una solita disastrosa politica estera (e tanta ignavia per buon peso)

Risposto da marcello sassoli su 26 Febbraio 2016 a 16:47 Ho qualche riserva sui "successi ottenuti in politica interna" che sembrano più il frutto di proclami che la dura realtà dei fatti (tipo enorme debito pubblico) s'incarica, ahimé, di smentire abbastanza spesso (vedi atteggiamento europeo, dovuto non ad "antiitalianismo" storico ma piuttosto ad una disamina cruda dei fatti economici. Mi sembra che volta per volta ci si impantani in discussioni per distrarre la "galleria", in questo caso l'opinione pubblica italiana. Ma la risposta a tanta sfida è fluida. Nulla il governo risponde riguardo all'effettiva capacità di accoglienza di questi flussi umani che ormai nel giro di 10/15 anni si cifreranno a milioni. Cosa e come amo? giorgio varaldo ha detto: come era prevedibile le truppe del governo di tobruk guidate dal generale haftar dopo aver ricevuto armi dall'egitto aiuto logistico dagli USA e quadri direttivi - impiegati anche in azioni belliche - francesi ha conquistato il controllo di bengasi ed è probabile si spinga verso quello della sirte (e dei suoi terminal petroliferi). Il governo di tripoli dopo aver preteso di dettare le condizioni (volevano l'esclusione del generale haftar) sembra rimangiarsi tutto quanto precedentemente dichiarato rifiuta di continuare i negoziati promossi dall'ONU http://news.leonardo.it/isis-il-premier-di-tripoli-rifiuta-negoziati/ i governi italiani del passato non sono andati mai oltre a vuote dichiarazioni di principio ed a quanto sembra anche il governo renzi soffre di questa maledizione. Se poi aggiungiamo le polemiche attuali scoppiate per il caso regheni (mai fattaccio è avvenuto con si tanta sospetta puntualità) rischiamo di complicare ulteriormente le nostre posizioni verso l'egitto e di conseguenza verso il governo libico di tobruk che a quanto pare sarà quello che controllerà la futura libia La posizione ufficiale italiana è di assurde dichiarazioni riguardanti i droni USA e di intervenire solo dopo un accordo politico fra le fazioni libiche ..che non è stato ratificato in quasi ben cinque mesi e che ben difficilmente lo sarà nel futuro Auguriamoci che nel frattempo in assoluto silenzio (come era anche per i francesi) le nostre truppe speciali siano impegnate a favore del governo di tobruk . Altrimenti rischiamo che hollande raccolga i frutti dell'operato di

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destabilizzazione della libia iniziato da sarkozy e che il nostro paese si ritrovi tagliato fuori dall'intero affaire libia petrolio e gas compresi. In compenso riceviamo un migliaio di profughi al giorno ..che aumenteranno con la bella stagione. E che con la chiusura delle frontiere rimarranno in italia Non vorrei che dopo i successi ottenuti in politica interna il governo renzi possano esser vanificati da una solita disastrosa politica estera (e tanta ignavia per buon peso)

Risposto da Fabio Colasanti su 26 Febbraio 2016 a 19:25 Giorgio, il governo Renzi, come tutti i precedenti governi italiani, è condizionato dall'impossibilità di contemplare in politica estera qualsiasi azione "forte". Questa è una costante della politica estera italiana; se ne dovrebbe ricordare chi si lamenta del nostro scarso peso sullo scacchiere internazionale. giorgio varaldo ha detto: come era prevedibile le truppe del governo di tobruk guidate dal generale haftar dopo aver ricevuto armi dall'egitto aiuto logistico dagli USA e quadri direttivi - impiegati anche in azioni belliche - francesi ha conquistato il controllo di bengasi ed è probabile si spinga verso quello della sirte (e dei suoi terminal petroliferi). Il governo di tripoli dopo aver preteso di dettare le condizioni (volevano l'esclusione del generale haftar) sembra rimangiarsi tutto quanto precedentemente dichiarato rifiuta di continuare i negoziati promossi dall'ONU http://news.leonardo.it/isis-il-premier-di-tripoli-rifiuta-negoziati/ i governi italiani del passato non sono andati mai oltre a vuote dichiarazioni di principio ed a quanto sembra anche il governo renzi soffre di questa maledizione. Se poi aggiungiamo le polemiche attuali scoppiate per il caso regheni (mai fattaccio è avvenuto con si tanta sospetta puntualità) rischiamo di complicare ulteriormente le nostre posizioni verso l'egitto e di conseguenza verso il governo libico di tobruk che a quanto pare sarà quello che controllerà la futura libia La posizione ufficiale italiana è di assurde dichiarazioni riguardanti i droni USA e di intervenire solo dopo un accordo politico fra le fazioni libiche ..che non è stato ratificato in quasi ben cinque mesi e che ben difficilmente lo sarà nel futuro Auguriamoci che nel frattempo in assoluto silenzio (come era anche per i francesi) le nostre truppe speciali siano impegnate a favore del governo di tobruk . Altrimenti rischiamo che hollande raccolga i frutti dell'operato di destabilizzazione della libia iniziato da sarkozy e che il nostro paese si ritrovi tagliato fuori dall'intero affaire libia petrolio e gas compresi. In compenso riceviamo un migliaio di profughi al giorno ..che aumenteranno con la bella stagione. E che con la chiusura delle frontiere rimarranno in italia Non vorrei che dopo i successi ottenuti in politica interna il governo renzi possano esser vanificati da una solita disastrosa politica estera (e tanta ignavia per buon peso)

Risposto da giovanni de sio cesari su 26 Febbraio 2016 a 21:04 Romano Non so se la tesi di Wolf sia scientificamente sostenibile cosi come quella di una analisi sulla moneta che leggevo qualche giorno fa Io parto dalla semplice constatazione di un fatto: un prodigioso sviluppo tecnico ci permette di produrre sempre piu beni e sempre piu gente manca di quei beni. La cosa puo essere spiegata con la criisi di sovrapproduzione di cui 150 anni fa parlava Marx: sostanzialmente di una NON redistribuzione del reddito Per questo penso che tutto il sistema economico va rivisto dalle fondamenta. Cercare di battere la concorrenza abbassando i prezzi puo' dare qualche beneficio immediato, ma prepara crisi sempre piu gravi. Romano Meloni ha detto:

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Economia e politica nel mondo IV – 2015-2016

Segnalo un articolo di Martin Wolf (sempre interessante) sul Sole-24 Ore. http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2016-02-24/contro-frenata-d... In esso Wolf sembra sposare un'analisi della crisi attuale simile a quella della "secular stagnation" di Larry Summers: la crisi origina da una lunga debolezza della domanda globale (ovvero, detto in altro modo, da un eccesso di capacità produttiva) che per un certo periodo di tempo "è stata compensata in Occidente da un insostenibile boom del credito". In parole povere, la crisi c'era già, solo è stata coperta per tanto tempo dalla "turbo finanza". Se questo fosse corretto, significherebbe che tutte le recenti manovre di politica monetaria (tassi sotto zero, quantitative easing, etc.) sono solo dei palliativi, buoni si e no per acquistare tempo, in attesa di trovare un nuovo modello di sviluppo. Da qualche parte occorrerà che si cominci a riflettere sulle nuove condizioni dovute agli aumenti di produzione dovuti all'impiego di robots, che risparmiano mano d'opera ma rendono disponibili enormi quantità di beni che poi attendono una domanda. Forse questo richiede una diversa distribuzione del reddito a livello internazionale che porti sul mercato nuovi consumatori e anche una diversa organizzazione della società, del tempo di lavoro e del tempo libero. Lungi da me l'idea di proporre un nuovo tema di discussione per il nostro circolo, più modestamente penso che dovremmo essere consapevoli che non basta un po di spesa in più, eventualmente a debito, per risolvere il problema.

Risposto da giorgio varaldo su 26 Febbraio 2016 a 22:57 Esatto fabio. Non e' nel nostro DNA catto-pacifista contemplare azioni forti. A questo punto consideriamo seriamente il entro la fine dell'anno il crollo del consenso del governo sotto la pressione di trecentomila profughi da sistemare e gestire. E noi non abbiamo la capacita' di gestione tedesca Fabio Colasanti ha detto: Giorgio, il governo Renzi, come tutti i precedenti governi italiani, è condizionato dall'impossibilità di contemplare in politica estera qualsiasi azione "forte". Questa è una costante della politica estera italiana; se ne dovrebbe ricordare chi si lamenta del nostro scarso peso sullo scacchiere internazionale. giorgio varaldo ha detto: come era prevedibile le truppe del governo di tobruk guidate dal generale haftar dopo aver ricevuto armi dall'egitto aiuto logistico dagli USA e quadri direttivi - impiegati anche in azioni belliche - francesi ha conquistato il controllo di bengasi ed è probabile si spinga verso quello della sirte (e dei suoi terminal petroliferi). Il governo di tripoli dopo aver preteso di dettare le condizioni (volevano l'esclusione del generale haftar) sembra rimangiarsi tutto quanto precedentemente dichiarato rifiuta di continuare i negoziati promossi dall'ONU http://news.leonardo.it/isis-il-premier-di-tripoli-rifiuta-negoziati/ i governi italiani del passato non sono andati mai oltre a vuote dichiarazioni di principio ed a quanto sembra anche il governo renzi soffre di questa maledizione. Se poi aggiungiamo le polemiche attuali scoppiate per il caso regheni (mai fattaccio è avvenuto con si tanta sospetta puntualità) rischiamo di complicare ulteriormente le nostre posizioni verso l'egitto e di conseguenza verso il governo libico di tobruk che a quanto pare sarà quello che controllerà la futura libia La posizione ufficiale italiana è di assurde dichiarazioni riguardanti i droni USA e di intervenire solo dopo un accordo politico fra le fazioni libiche ..che non è stato ratificato in quasi ben cinque mesi e che ben difficilmente lo sarà nel futuro Auguriamoci che nel frattempo in assoluto silenzio (come era anche per i francesi) le nostre truppe speciali siano impegnate a favore del governo di tobruk . Altrimenti rischiamo che hollande raccolga i frutti dell'operato di destabilizzazione della libia iniziato da sarkozy e che il nostro paese si ritrovi tagliato fuori dall'intero affaire libia petrolio e gas compresi. In compenso riceviamo un migliaio di profughi al giorno ..che aumenteranno con la bella stagione. E che con la chiusura delle frontiere rimarranno in italia

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Non vorrei che dopo i successi ottenuti in politica interna il governo renzi possano esser vanificati da una solita disastrosa politica estera (e tanta ignavia per buon peso)

Risposto da marcello sassoli su 27 Febbraio 2016 a 13:44 Totalmente d'accordo, aggiungerei anche un approfondimento della teoria della "decrescita felice" di Latouche... giovanni de sio cesari ha detto: Romano Non so se la tesi di Wolf sia scientificamente sostenibile cosi come quella di una analisi sulla moneta che leggevo qualche giorno fa Io parto dalla semplice constatazione di un fatto: un prodigioso sviluppo tecnico ci permette di produrre sempre piu beni e sempre piu gente manca di quei beni. La cosa puo essere spiegata con la criisi di sovrapproduzione di cui 150 anni fa parlava Marx: sostanzialmente di una NON redistribuzione del reddito Per questo penso che tutto il sistema economico va rivisto dalle fondamenta. Cercare di battere la concorrenza abbassando i prezzi puo' dare qualche beneficio immediato, ma prepara crisi sempre piu gravi. Romano Meloni ha detto: Segnalo un articolo di Martin Wolf (sempre interessante) sul Sole-24 Ore. http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2016-02-24/contro-frenata-d... In esso Wolf sembra sposare un'analisi della crisi attuale simile a quella della "secular stagnation" di Larry Summers: la crisi origina da una lunga debolezza della domanda globale (ovvero, detto in altro modo, da un eccesso di capacità produttiva) che per un certo periodo di tempo "è stata compensata in Occidente da un insostenibile boom del credito". In parole povere, la crisi c'era già, solo è stata coperta per tanto tempo dalla "turbo finanza". Se questo fosse corretto, significherebbe che tutte le recenti manovre di politica monetaria (tassi sotto zero, quantitative easing, etc.) sono solo dei palliativi, buoni si e no per acquistare tempo, in attesa di trovare un nuovo modello di sviluppo. Da qualche parte occorrerà che si cominci a riflettere sulle nuove condizioni dovute agli aumenti di produzione dovuti all'impiego di robots, che risparmiano mano d'opera ma rendono disponibili enormi quantità di beni che poi attendono una domanda. Forse questo richiede una diversa distribuzione del reddito a livello internazionale che porti sul mercato nuovi consumatori e anche una diversa organizzazione della società, del tempo di lavoro e del tempo libero. Lungi da me l'idea di proporre un nuovo tema di discussione per il nostro circolo, più modestamente penso che dovremmo essere consapevoli che non basta un po di spesa in più, eventualmente a debito, per risolvere il problema.

Risposto da giovanni de sio cesari su 27 Febbraio 2016 a 18:45 Giorgio Bisogna però ricordare che dopo la II G M l’ Europa ha affidata sostanzialmente la sua difesa agli USA limitandosi a dar solo un supporto L Italia in particolare non ha i mezzi e nemmeno la mentalità di un intervento armato autonomo che impegni seriamente il paese in una azione militare di cui non si possono prevedere gli sviluppi In realtà nemmeno gli altri paesi europei presi singolarmente ne sono in grado Tutto sarebbe diverso se esistesse un'Unione Europea ma purtroppo non c’è al di fuori di un guazzabuglio di regolamenti Quindi a parte belle parole e enunciazione di principi non possiamo fare nulla Allora non resta che aspettare gli Americani ed accodarsi con la coda fra le gambe come è sempre avvenuto Purtroppo, come diceva Prodi, gli stati europei finiranno con lo sparire dalla storia

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giorgio varaldo ha detto: come era prevedibile le truppe del governo di tobruk guidate dal generale haftar dopo aver ricevuto armi dall'egitto aiuto logistico dagli USA e quadri direttivi - impiegati anche in azioni belliche - francesi ha conquistato il controllo di bengasi ed è probabile si spinga verso quello della sirte (e dei suoi terminal petroliferi). Il governo di tripoli dopo aver preteso di dettare le condizioni (volevano l'esclusione del generale haftar) sembra rimangiarsi tutto quanto precedentemente dichiarato rifiuta di continuare i negoziati promossi dall'ONU http://news.leonardo.it/isis-il-premier-di-tripoli-rifiuta-negoziati/ i governi italiani del passato non sono andati mai oltre a vuote dichiarazioni di principio ed a quanto sembra anche il governo renzi soffre di questa maledizione. Se poi aggiungiamo le polemiche attuali scoppiate per il caso regheni (mai fattaccio è avvenuto con si tanta sospetta puntualità) rischiamo di complicare ulteriormente le nostre posizioni verso l'egitto e di conseguenza verso il governo libico di tobruk che a quanto pare sarà quello che controllerà la futura libia La posizione ufficiale italiana è di assurde dichiarazioni riguardanti i droni USA e di intervenire solo dopo un accordo politico fra le fazioni libiche ..che non è stato ratificato in quasi ben cinque mesi e che ben difficilmente lo sarà nel futuro Auguriamoci che nel frattempo in assoluto silenzio (come era anche per i francesi) le nostre truppe speciali siano impegnate a favore del governo di tobruk . Altrimenti rischiamo che hollande raccolga i frutti dell'operato di destabilizzazione della libia iniziato da sarkozy e che il nostro paese si ritrovi tagliato fuori dall'intero affaire libia petrolio e gas compresi. In compenso riceviamo un migliaio di profughi al giorno ..che aumenteranno con la bella stagione. E che con la chiusura delle frontiere rimarranno in italia Non vorrei che dopo i successi ottenuti in politica interna il governo renzi possano esser vanificati da una solita disastrosa politica estera (e tanta ignavia per buon peso)

Risposto da giovanni de sio cesari su 27 Febbraio 2016 a 19:00 Marcello Tuttavia la problematica della decrescita felice e un’altra cosa. Io noto il fatto scandaloso che mentre possiamo produrre tutto, tanti mancano di tanto. Il discorso di Latouche riguarderebbe il limite ecologico e anche etico della produzione di beni ( non di servizi) perche comunque essa non potrebbe essere senza limiti. marcello sassoli ha detto: Totalmente d'accordo, aggiungerei anche un approfondimento della teoria della "decrescita felice" di Latouche...

Risposto da marcello sassoli su 27 Febbraio 2016 a 19:11 Sicuramente si riferisce all'ecologia ma pone le basi di una riconsiderazione "totale" dei livelli di crescita, anche come concetto non solo macroeconomico, ma come tu giustamente puntualizzi "etico". Soprattutto ci dà delle indicazioni precise su come sarà il "nostro" mondo, nell'arco degli anni da qui al 2050... N.B.: se si tocca il tasto dell'etica, si deve anche parlare "dell'etica" per quanto riguarda il sistema bancario. Un solo esempio, che tu conosci senz'altro, è quello indiano...ma non solo! giovanni de sio cesari ha detto: Marcello Tuttavia la problematica della decrescita felice e un’altra cosa. Io noto il fatto scandaloso che mentre possiamo produrre tutto, tanti mancano di tanto. Il discorso di Latouche riguarderebbe il limite ecologico e anche etico della produzione di beni ( non di servizi) perche comunque essa non potrebbe essere senza limiti

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marcello sassoli ha detto: Totalmente d'accordo, aggiungerei anche un approfondimento della teoria della "decrescita felice" di Latouche...

Risposto da giorgio varaldo su 27 Febbraio 2016 a 20:48 Marcello Non ho idea a quale india ti riferisci Quella dei tata e dei mittal ha una sola etica: fare soldi E la segue coerentemrnte. Anche dimenticandosi del mezzo miliardo di paria. Come affermavano tranquillamente i tecnici indiani con i quali si aveva contatti di lavoro e' inutile destinare a loro risorse. Non ce n'e' per tutti. E poi tanto quelli debbono morire.

Risposto da giorgio varaldo su 27 Febbraio 2016 a 20:59 Giovanni Piu' che i mezzi e la capacita' manca la volonta' anzi tutto quello di buono che c'e' viene accuratamente tenuto di basso profilo se non sapientemente taciuto. In fin dei conti gli eredi degli sciacalli bertinottiani di enduring freedom siedono ancora nei banchi del parlamento ed anche nei nostri gruppi parlamentari. Mi piacerebbe sapere quanti dei partecipanti di questo forum - di livello piuttosto elevato - sono a conoscenza della forza 45 o di quanto accaduto durante la battaglia dei ponti a nassiriah o a bala murghab in afghanistan Per fermare gli scafisti i mezzi ci sono. Anziche' usare la marina militare per trasporto migranti puo' essere usata per raid mirati contro le basi degli scafisti. E di sicuro gli scafisti non hanno ne capacita' ne la preparazione bellica dei mujaiddin afghani Ma senza la volonta' politica anche la cosa piu' semplice diventa impossibile giovanni de sio cesari ha detto: Giorgio Bisogna però ricordare che dopo la II G M l’ Europa ha affidata sostanzialmente la sua difesa agli USA limitandosi a dar solo un supporto L Italia in particolare non ha i mezzi e nemmeno la mentalità di un intervento armato autonomo che impegni seriamente il paese in una azione militare di cui non si possono prevedere gli sviluppi In realtà nemmeno gli altri paesi europei presi singolarmente ne sono in grado Tutto sarebbe diverso se esistesse un'Unione Europea ma purtroppo non c’è al di fuori di un guazzabuglio di regolamenti Quindi a parte belle parole e enunciazione di principi non possiamo fare nulla Allora non resta che aspettare gli Americani ed accodarsi con la coda fra le gambe come è sempre avvenuto Purtroppo, come diceva Prodi, gli stati europei finiranno con lo sparire dalla storia

Risposto da Fabio Colasanti su 27 Febbraio 2016 a 21:19 Giovanni il problema del fatto che tanti mancano di tante cose ha vari aspetti. A livello mondiale la tendenza non è negativa. Oggi c'è meno povertà di dieci anni o venti anni fa. Uno degli obiettivi delle Nazioni Unite chiamati "Millennium Goals", la riduzione della povertà estrema, è stato raggiunto con cinque anni di anticipo sulla data fissata. C'è però il problema che è apparso negli anni ottanta di un aumento delle diseguaglianze dei redditi dopo circa ottanta anni di riduzione progressiva; questo fenomeno si è manifestato soprattutto nei paesi industrializzati (o forse in questi lo misuriamo meglio). Questo fa si che alcuni settori della popolazione vedano un aumento del reddito superiore alla

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media e altri uno inferiore. È un fatto che nella maggior parte dei paesi industrializzati il dieci o venti per cento della popolazione con il reddito più basso ha oggi un reddito reale di poco diverso da quello che aveva trenta anni fa. Abbiamo discusso tante volte le ragioni strutturali di questo aumento. Abbiamo bisogno di politiche reditributive più forti; proprio quelle politiche che, per ragioni di bassa politica, sono state ridotte negli utlimi trenta anni. Esiste poi un problema diverso che tocca particolarmente l'Italia. In un paese dove la produttività non cresce e dove quindi il PIL non cresce i redditi medi non possono aumentare. Qui le politiche redistributive possono fare ben poco: incontreranno resistenze politiche forti e saranno in ogni caso meno efficaci (c'è poco da redistribuire). Ho pubblicato tante volte grafici e tabelle che mostrano come da oltre venti anni l'Italia sia il paese con il tasso di crescita economica più basso di tutta l'Unione europea e di tutta l'OCSE (per l'Unione europea siamo stati recentemente superati in questo primato negativo dalla Grecia che è in recessione da otto anni e per l'area Ocse ce la battiamo con il Giappone). Ho mostrato tante volte il declino economico dell'Italia: siamo passati da essere un paese che aveva un reddito pro capite superiore del dieci per cento a quello della media dell'Ue (28 paesi attuali) ad essere un paese povero, ossia uno con un reddito pro-capite inferiore alla media dell'Ue. La priorità delle priorità in Italia è rimuovere gli ostacoli strutturali alla crescita. Ma questo è oggettivamente difficile e non riceve nessun appoggio dall'opinione pubblica che non si rende conto del problema ed è comunque contraria ad ogni cambiamento. Parlare di cambio fondamentale dl sistema economico lascia il tempo che trova. Uno dei problemi che abbiamo, e che spiega la nostra assenza di crescita, è che nel corso degli ultimi venti anni tanti paesi che compravano merci italiane (siamo entrati nell'unione monetaria con un avanzo di bilancia dei pagamenti) adesso comprano merci prodotte in altri paesi. Che puoi fare qui in Italia per far si che questi paesi comprino di nuovo merci italiane se non offrirle a condizioni più attraenti? Non puoi certo obbligarli per decreto a comprare le nostre merci anche se costano di più o non hanno le caratteristiche di quelle prodotte in altri paesi.

Risposto da giovanni de sio cesari su 27 Febbraio 2016 a 22:43 Giorgio Credo che Marcello si riferisca alla Grameen Bank ( banca di Villaggio) nel Bangladesh fondata negli anni 70 da Muhammad Yunus che ricevette pure un premio Nobel . Yunus insegnava economia in USA poi tornò in Bangladesh lascio da parte le teorie e si immedesimò nella vita concreta dei villaggi. Fondo cosi il microcredito piccoli prestiti dati ai poverissimi, soprattutto alle donne e sempre rimborsati . Il sistema si è poi diffuso in altri paesi soprattutto nell ’africa sub sahariana . L’islam non è solo fanatismo e violenza: ha anche un grande afflato solidaristico Per quanto riguara i fuori casta quelli che noi chiamiamo paria : il termine ufficiale è dalit ( =oppressi , da Gandhi furono definiti: Harijans” =figli di Dio) benche le caste siano state abolite tuttavia esistono molte provvidenze e riserve per essi da parte del governo.per cui paradossalmente sono proprio i dalit che vogliono essere ancora considerati dalit Ora esiste una India profonda ,agricola dei piccoli paesi un estremismo induista poco conosciuto ma non migliore di quello tanto piu conosciuto di quello islamico che continua a imperversare ad emarginarli Ora io non so con chi tu parlavi: pero l’india ha provvidenze per i dalit e la parte piu evoluta e colta di cultura europea e lingua inglese è lontana da certi antichi pregiudizi Rimane pero il fatto che se si parla di economia in europa India o Paupasia si pensa al profitto (proprio) e non al bene (degli altri): su questo siamo d’accordo. giorgio varaldo ha detto: Marcello Non ho idea a quale india ti riferisci Quella dei tata e dei mittal ha una sola etica: fare soldi E la segue coerentemrnte. Anche dimenticandosi del mezzo miliardo di paria. Come affermavano tranquillamente i tecnici indiani con i quali si aveva contatti di lavoro e' inutile destinare a loro risorse. Non ce n'e' per tutti. E poi tanto quelli debbono morire.

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Risposto da Fabio Colasanti su 3 Marzo 2016 a 3:23 Ho appena visto un programma di quasi un'ora alla CNN sugli sforzi che il partito repubblicano americano sta facendo per fermare la candidatura di Donald Trump. Se Donald Trump dovesse essere nominato candidato non solo ci sarebbe una spaccatura nel partito repubblicano, ma il partito andrebbe incontro ad una sconfitta clamorosa (come è successo in ogni caso quando uno dei due partiti ha scelto un candidato con posizioni estreme). Nelle prossime settimane, è stato detto, milioni e milioni di dollari saranno spesi in annunci pubblicitari contro Donald Trump. Questo caso ci ricorda il difetto fondamentale delle primarie: si sceglie il candidato preferito dagli elettori del partito, ma non necessariamente quello che puo' vincere le elezioni.

Risposto da marcello sassoli su 3 Marzo 2016 a 6:54 Ho notizia che Bloomberg (si', proprio lui) farà una dichiarazione (prima del 24 marzo) per la sua "scesa in campo"...non dico altro, per ora. Fabio Colasanti ha detto: Ho appena visto un programma di quasi un'ora alla CNN sugli sforzi che il partito repubblicano americano sta facendo per fermare la candidatura di Donald Trump. Se Donald Trump dovesse essere nominato candidato non solo ci sarebbe una spaccatura nel partito repubblicano, ma il partito andrebbe incontro ad una sconfitta clamorosa (come è successo in ogni caso quando uno dei due partiti ha scelto un candidato con posizioni estreme). Nelle prossime settimane, è stato detto, milioni e milioni di dollari saranno spesi in annunci pubblicitari contro Donald Trump. Questo caso ci ricorda il difetto fondamentale delle primarie: si sceglie il candidato preferito dagli elettori del partito, ma non necessariamente quello che puo' vincere le elezioni.

Risposto da giorgio varaldo su 3 Marzo 2016 a 8:37 Piu' o meno cosa accaduto nel nostro paese con le primarie chiuse . Fabio Colasanti ha detto: Ho appena visto un programma di quasi un'ora alla CNN sugli sforzi che il partito repubblicano americano sta facendo per fermare la candidatura di Donald Trump. Se Donald Trump dovesse essere nominato candidato non solo ci sarebbe una spaccatura nel partito repubblicano, ma il partito andrebbe incontro ad una sconfitta clamorosa (come è successo in ogni caso quando uno dei due partiti ha scelto un candidato con posizioni estreme). Nelle prossime settimane, è stato detto, milioni e milioni di dollari saranno spesi in annunci pubblicitari contro Donald Trump. Questo caso ci ricorda il difetto fondamentale delle primarie: si sceglie il candidato preferito dagli elettori del partito, ma non necessariamente quello che puo' vincere le elezioni.

Risposto da giovanni de sio cesari su 3 Marzo 2016 a 11:56 per chi fosse eventualmente interessato : Chi ha vinto le elezioni in Iran ?

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I mass media sintetizzano i risultati delle elezioni in Iran come una vittoria dei moderati e una arretramento dei conservatori; è corretto, pero dobbiamo intendere bene cosa significa questa affermazione nel complesso orizzonte politico iraniano e ancora piu, nel complicatissimo sistema istituzionale. Innanzi va chiarito il concetto di moderati e conservatori, In Iran non esistono partiti nel senso moderno occidentale del termine che abbiano propri programmi, proprie direzioni politiche e i cui parlamentari seguono la disciplina di partito Sia pure con tutti i limiti e le sorprese e cambi di casacca che certo non mancano i nostri elettori votano essenzialmente il partito, chiaro e riconoscibile, In Iran, come nell’Italia prefascista e, in genere, nelle prime democrazie, invece chi si presenta è il candidato che mostra una sua visione politica che si orienta in una certa direzione di destra o sinistra , di moderato o conservatore. In realtà nessun sa poi cosi farà veramente in parlamento affrontando le varie questioni ( si definisce :sistema dei notabili) Ora la differenza fra moderati e conservatori in Iran è abbastanza evanescente e incerta. In effetti la vera opposizione all’attuale regime iraniano non può partecipare alle elezioni in quanto tutti i candidati devono essere autorizzati da una apposita commissione che puo escludere, e di fatto esclude tutti quelli che sia pure vagamente potrebbero essere considerati al di fuori dell’orizzonte politico dominante. Non è possibile quindi nemmeno sapere quale potrebbe essere la consistenza di una tale opposizione La competizione elettorale è ristretta quindi a due orientamenti della stessa visione politica di un Iran come repubblica islamica che si richiama a Khomeini. La parte che diciamo conservatrice vorrebbe conservare una netta intransigente mobilitazione contro l’Occidente (soprattutto gli USA) il “grande satana” per impedire che esso si insinui nascostamente nella repubblica e la inquini perche satana non è tanto il nemico a viso aperto ma è soprattutto la tentazione di seguire una via diversa da quella voluta da Dio ( sharia) corrompendo il fedele con la illusione di beni materiali (concezione analoga abbiamo nel cristianesimo ) La parte dei moderati , meglio si direbbe dei pragmatici ritiene più convenient, nella attuale situazione, fare dei patti “tattici” con il mondo esterno, con il “nemico” come spesso fecero anche i mussulmani ai tempi dei califfi. I pragmatici hanno sostenitori soprattutto fra le classi colte, i ceti piu avanzati (hanno vinto tutti i seggi della capitale ) mentre i secondi hanno piu spazio nei ceti più poveri, nelle campagne ( dove infatti sono in vantaggio nelle elezioni.) Bisogna poi considerare il complicato sistema istituzionale che rispecchia il momnto storico del governo assoluta di Khomeini: un modello unico nella storia che non ha precedenti, nemmeno nel mondo mussulmano Esso consiste in un ordinamento del tipo di quelli democratici occidentali al quale si sovrappone il vilāet-e faqih (letteralmente :tutela del giurista dove per giurista si intende l’esperto della sharia) Per il primo aspetto appare come una repubblica democratica di carattere presidenziale. Il presidente del consiglio viene infatti eletto direttamente dai cittadini ( uomini e donne) ed esercita il potere esecutivo mentre il potere legislativa spetta al majles una assemblea anche essa eletta Come si vede è molto simile all’ordinamento americano Le elezioni attuali riguardano il majles ( il parlamento),possono essere rapportate alle elezioni americane di medio termine infatti Rouhani non è toccato da esse :puo governare piu facilmente perche ha una assemblea più favorevole: non cambia nulla di essenziale All’ordinamento democratico si sovrappone pero il vilāet-e faqih che viene esercitata dal Rahbar ( Guida Suprema : letteralmente: grande maestro) che ha la funzione di giudicare di ogni atto del governo se è conforme o meno alla ortodossia islamica. Al tempo di Khomeini tutto il potere si concentrava nelle sue mani e le altre istituzioni non avevano alcun potere reale. Il primo presidente Bani Sadr, eletto con il 70 % dei voti nel momento in cui mostrò di non approvare certe decisioni di Khomeini dovette fuggire precipitosamente e salvo cosi la vita mentre suoi collaboratori che non furono altrettanto lesti furono arrestati e fucilati Khomeini pero non aveva l’appoggio di tutto gli ayatollah per molti motivi fra i quali anche il fatto che il vilāet-e faqih non trova riscontro nella tradizione e nella dottrina sciita ma è tutta una sua invenzione Alla fine scelse a succedergli Khamenei il cui merito piu importante, se non unico, era quello di essere un esecutore fedelissimo delle sue direttive. Il rabhar (guida suprema) è assistito da 12 consiglieri per meta eletti al parlamento e per meta nominati da lui : quelli nominati dal parlamento .giudicano della costituzionalità , quelli nominati dalal Guida Suprema della conformita alla legge islamica. La funzione quindi puo essere paragonata a quella nostra Corte Costituziomnale ( o Corte Suprema in altri stati) ma è intesa in modo molto esteso per cui in effetti ogni cosa, ogni atto e soprattutto ogni candidatura a cariche pubbliche importanti viene rapportata alla dottrina islamica invadendo cosi pesantemente il campo politico Non è chiaro, ma il vero potere, secondo alcuni osservatori, sarebbe della Guida Suprema che condizionerebbe ogni cosa. In questo campo le elezioni attuali possono avere una grande importanza molto maggiore del rinnovo del parlamento Infatti si è votato per gli 80 membri della Assemblea di Esperti che ha il compito di eleggere la Guida Suprema che è carica a vita. Kamenei è anziano e pare malfermo in salute: potrebbe quindi ritirarsi o morire a breve e quindi la assemblea appena eletta potrebbe scegliere il successore. Le elezioni quindi attuali di questa assemblea potrebbero essere molto più importanti e decidere del corso della politica iraniana per molti anni scegliendo la personalità che la ricoprirà Il nome che circola è quello di Rafsanjani, un

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personaggio molto pragmatico, oppositore di Khamenei e animatore di quelle manifestazioni che infiammarono l’Iran contestando la elezioni del pasdaran Ahmadinejād

Risposto da Giuseppe Ardizzone su 3 Marzo 2016 a 13:37 Grazie Giovanni è molto interessante e potrebbe essre pubblicato su " Pensiero Democratico " se la Redazione darà l'accordo: Per te va bene ? giovanni de sio cesari ha detto: per chi fosse eventualmente interessato : Chi ha vinto le elezioni in Iran ? I mass media sintetizzano i risultati delle elezioni in Iran come una vittoria dei moderati e una arretramento dei conservatori; è corretto, pero dobbiamo intendere bene cosa significa questa affermazione nel complesso orizzonte ( .. )

Risposto da Giuseppe Ardizzone su 3 Marzo 2016 a 13:43 Sempre più pesante la situazione in Libia: L'uccisione dei due italiani ,in precedenza rapiti ,sembra un d'intimidazione nei confronti della disponibilità italiana alla guida di un possibile intervento militare in Libia su richiesta del futuro governo istituzionale che dovrebbe nascere dalla possibile alleanza fra Tripoli e Tobruk . Senza una preventiva chiarificazione politica dei rapporti fra le diverse fazioni, tribù e governi, l'azione occidentale sarebbe vista come un'intrusione ed oggetto di facile demonizzazione da parte dell' ISIS che potrebbe fare presa sulla popolazione libica . E' un terreno su cui muoversi con grande attenzione

Risposto da Fabio Colasanti su 4 Marzo 2016 a 5:35 Giuseppe, in questo articolo c'è la risposta al tuo commento. Non è prevedibile che ci sia - in un orizzonte temporale ragionevole - un governo libico che possa fare una richiesta ufficiale di aiuto. http://www.corriere.it/opinioni/16_marzo_04/dovere-agire-libia-fb90... Giuseppe Ardizzone ha detto: Sempre più pesante la situazione in Libia: L'uccisione dei due italiani ,in precedenza rapiti ,sembra un d'intimidazione nei confronti della disponibilità italiana alla guida di un possibile intervento militare in Libia su richiesta del futuro governo istituzionale che dovrebbe nascere dalla possibile alleanza fra Tripoli e Tobruk . Senza una preventiva chiarificazione politica dei rapporti fra le diverse fazioni, tribù e governi, l'azione occidentale sarebbe vista come un'intrusione ed oggetto di facile demonizzazione da parte dell' ISIS che potrebbe fare presa sulla popolazione libica . E' un terreno su cui muoversi con grande attenzione

Risposto da giorgio varaldo su 4 Marzo 2016 a 7:47

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ieri sera su porta a porta si è parlato di libia. La situazione è di disintegrazione di quello che era la jamairiah di Gheddafi (grazie sarko grazie cameron grazie Obama grazie ai pazzi nostrani al tempo abbagliati dalle primavere arabe) , decine di gruppi in lotta fra loro e pronti a cambiar bandiera ed alleati . Il generale di cui mi sfugge il nome diceva che gli alleati del pomeriggio possono essere i nemici della sera e viceversa. Per chi segue la situazione sui siti specializzati non è una novità bensì una conferma . Inutile stare a perdere tempo . Se ne è perso troppo. Oggi occorre una scelta appoggiare una delle parti turandosi il naso riguardo al rispetto dei diritti umani ed altri principi sconosciuti in quei lidi. Da notare un aspetto positivo riguardo all'azione del governo, Si sta smontando il caso regeni che avrebbe potuto rendere critici i rapporti con l'egitto e di conseguenza precludere accordi con il governo di tobruk l'unico che sembra avere i numeri per riuscire ad ottenere il controllo del paese Altro aspetto positivo (e sono contento di rettificare le mie critiche in merito ) riguarda i droni USA a Sigonella. Con l'invio delle forze speciali italiane in libia con funzione acquisizione bersagli gli accordi hanno un preciso senso logico: intervenire in difesa delle forze italiane ed USA sul campo colpendo gli obiettivi. E come si è visto in siria (e come sempre ci ha ricordato giovanni) il califfato e l'integralismo si sconfiggono sul campo

Risposto da marcello sassoli su 4 Marzo 2016 a 7:56 Ieri sera a "Virus" si è parlato, presente un membro del Copasir, che gli scherani dell'Isis sono circa 20/25.000 sulla striscia di terra Sabrata/Sirte. Quindi la loro presenza si è chiaramente rafforzata ed è sicuro che non sono arrivati via mare. Essendo libici in minima parte, è chiaro che essi sono entrati in Libia non via mare, inimmaginabile, bensi' via terra, cioè Egitto...e nessuno del governo egiziano ne era alo corrente? La situazione è di disintegrazione di quello che era la jamairiah di Gheddafi (grazie sarko grazie cameron grazie Obama grazie ai pazzi nostrani al tempo abbagliati dalle primavere arabe) , decine di gruppi in lotta fra loro e pronti a cambiar bandiera ed alleati . Il generale di cui mi sfugge il nome diceva che gli alleati del pomeriggio possono essere i nemici della sera e viceversa. Per chi segue la situazione sui siti specializzati non è una novità bensì una conferma . Inutile stare a perdere tempo . Se ne è perso troppo. Oggi occorre una scelta appoggiare una delle parti turandosi il naso riguardo al rispetto dei diritti umani ed altri principi sconosciuti in quei lidi. Da notare un aspetto positivo riguardo all'azione del governo, Si sta smontando il caso regeni che avrebbe potuto rendere critici i rapporti con l'egitto e di conseguenza precludere accordi con il governo di tobruk l'unico che sembra avere i numeri per riuscire ad ottenere il controllo del paese Altro aspetto positivo (e sono contento di rettificare le mie critiche in merito ) riguarda i droni USA a Sigonella. Con l'invio delle forze speciali italiane in libia con funzione acquisizione bersagli gli accordi hanno un preciso senso logico: intervenire in difesa delle forze italiane ed USA sul campo colpendo gli obiettivi. E come si è visto in siria (e come sempre ci ha ricordato giovanni) il califfato e l'integralismo si sconfiggono sul campo

Risposto da giorgio varaldo su 4 Marzo 2016 a 8:28 Piuttosto difficile siano transitati in egitto. anche perché avrebbero dovuto attraversare la zona ad ovest di alessandria chiusa al turismo e sotto controllo militare e soprattutto la cirenaica sotto il governo di tobruk. Molto più facile siano arrivati via sudan o via mare. Vedi il caso della nave turca attaccata dagli aerei di tobruk http://www.lastampa.it/2015/05/11/esteri/nave-turca-bombardata-al-l... marcello sassoli ha detto: Ieri sera a "Virus" si è parlato, presente un membro del Copasir, che gli scherani dell'Isis sono circa 20/25.000 sulla striscia di terra Sabrata/Sirte. Quindi la loro presenza si è chiaramente rafforzata ed è sicuro che non sono arrivati via

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mare. Essendo libici in minima parte, è chiaro che essi sono entrati in Libia non via mare, inimmaginabile, bensi' via terra, cioè Egitto...e nessuno del governo egiziano ne era alo corrente?

Risposto da marcello sassoli su 4 Marzo 2016 a 8:31 Ed allora, secondo te, come sono "entrati" in Libia? giorgio varaldo ha detto: Piuttosto difficile siano transitati in egitto. anche perché avrebbero dovuto attraversare la zona ad ovest di alessandria chiusa al turismo e sotto controllo militare e soprattutto la cirenaica sotto il governo di tobruk. Molto più facile siano arrivati via sudan o via mare. marcello sassoli ha detto: Ieri sera a "Virus" si è parlato, presente un membro del Copasir, che gli scherani dell'Isis sono circa 20/25.000 sulla striscia di terra Sabrata/Sirte. Quindi la loro presenza si è chiaramente rafforzata ed è sicuro che non sono arrivati via mare. Essendo libici in minima parte, è chiaro che essi sono entrati in Libia non via mare, inimmaginabile, bensi' via terra, cioè Egitto...e nessuno del governo egiziano ne era alo corrente? La situazione è di disintegrazione di quello che era la jamairiah di Gheddafi (grazie sarko grazie cameron grazie Obama grazie ai pazzi nostrani al tempo abbagliati dalle primavere arabe) , decine di gruppi in lotta fra loro e pronti a cambiar bandiera ed alleati . Il generale di cui mi sfugge il nome diceva che gli alleati del pomeriggio possono essere i nemici della sera e viceversa. Per chi segue la situazione sui siti specializzati non è una novità bensì una conferma . Inutile stare a perdere tempo . Se ne è perso troppo. Oggi occorre una scelta appoggiare una delle parti turandosi il naso riguardo al rispetto dei diritti umani ed altri principi sconosciuti in quei lidi. Da notare un aspetto positivo riguardo all'azione del governo, Si sta smontando il caso regeni che avrebbe potuto rendere critici i rapporti con l'egitto e di conseguenza precludere accordi con il governo di tobruk l'unico che sembra avere i numeri per riuscire ad ottenere il controllo del paese Altro aspetto positivo (e sono contento di rettificare le mie critiche in merito ) riguarda i droni USA a Sigonella. Con l'invio delle forze speciali italiane in libia con funzione acquisizione bersagli gli accordi hanno un preciso senso logico: intervenire in difesa delle forze italiane ed USA sul campo colpendo gli obiettivi. E come si è visto in siria (e come sempre ci ha ricordato giovanni) il califfato e l'integralismo si sconfiggono sul campo

Risposto da giovanni de sio cesari su 4 Marzo 2016 a 9:45 ne sarei onorato, ovviamente grazie Giuseppe Ardizzone ha detto: Grazie Giovanni è molto interessante e potrebbe essre pubblicato su " Pensiero Democratico " se la Redazione darà l'accordo: Per te va bene ?

Risposto da Giuseppe Ardizzone su 5 Marzo 2016 a 12:58 Le considerazioni ,pienamente condivisibili, di Romano Prodi sull'intervento militare in Libia http://www.romanoprodi.it/strillo/libia-perche-litalia-deve-assumer...

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Risposto da Giuseppe Ardizzone su 5 Marzo 2016 a 13:05 Desidero proporvi questo importante articolo di Romano Prodi sui pericoli di una stagnazione mondiale e sulla rilevanza del problema della distribuzione delle ricchezze http://www.romanoprodi.it/articoli/diminuire-lo-squilibrio-tra-risp... sul tema della stagnazione secolare vedi anche http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2016-02-18/la-tesi-stagnazi...

Risposto da giorgio varaldo su 5 Marzo 2016 a 14:16 Come ti ho brevemente risposto su fb non condivido l'impostazione di quanto afferma prodi. La libia e' -troppo importante per il nostro paese per lasciare l'inixiativa ad altri. Gli interessi italiani sono appetiti da fesncesi ed inglesi Abbiamo commesso un mostruoso errore permettere l'uso delle basi e dello spazio aereo italiani per la no fly zone. Avremmo dovuto bloccare l'oprrazione anche a costo di rischiare lo scontro . Ora c'e' da prendere in mano la situazione ed occorre farlo assumendo il controllo di tutte le operazioni in quel teatro. E se non c'e' accordo agire anche contro gli interessi sopratutto francesi. Ma sono convinto che con hollande una via comune la si possa trovare. Se poi non la si trova si agisca per salvaguardare i nostri interessi. E non e' detto che si debba posare gli scarponi sulla sabbia. Ma se avessimo avuto una visione pragmatica della politica estera oggi al posto dei francesi a guidare le milizie di haftar ci sarebbero le nostre forze speciali Giuseppe Ardizzone ha detto: Le considerazioni ,pienamente condivisibili, di Romano Prodi sull'intervento militare in Libia http://www.romanoprodi.it/strillo/libia-perche-litalia-deve-assumer...

Risposto da Giuseppe Ardizzone su 5 Marzo 2016 a 18:05 Giorgio bisogna essere molto cauti perchè possiamo essere trascinati in uno scontro di lunga durata dagli esiti imprevedibili. E' possibie che l'intera poplazione libica in assenza della maturazione di un processo politico interno ci percepsca per l'ennesima volta come invasori per i nostri particolari interessi . Ce la sentiamo di affrontare le conseguenze di tutto questo e di portare avanti fino in fondo uno scontro di questo livello? Non è cosa di poco conto e considerati i rischi dovrebbe essere presa comunque una decisione in Parlamento. giorgio varaldo ha detto: Come ti ho brevemente risposto su fb non condivido l'impostazione di quanto afferma prodi. La libia e' -troppo importante per il nostro paese per lasciare l'inixiativa ad altri. Gli interessi italiani sono appetiti da fesncesi ed inglesi Abbiamo commesso un mostruoso errore permettere l'uso delle basi e dello spazio aereo italiani per la no fly zone. Avremmo dovuto bloccare l'oprrazione anche a costo di rischiare lo scontro . Ora c'e' da prendere in mano la situazione ed occorre farlo assumendo il controllo di tutte le operazioni in quel teatro. E se non c'e' accordo agire anche contro gli interessi sopratutto francesi. Ma sono convinto che con hollande una via comune la si possa trovare. Se poi non la si trova si agisca per salvaguardare i nostri interessi. E non e' detto che si debba posare gli scarponi sulla sabbia.

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Ma se avessimo avuto una visione pragmatica della politica estera oggi al posto dei francesi a guidare le milizie di haftar ci sarebbero le nostre forze speciali Giuseppe Ardizzone ha detto: Le considerazioni ,pienamente condivisibili, di Romano Prodi sull'intervento militare in Libia http://www.romanoprodi.it/strillo/libia-perche-litalia-deve-assumer...

Risposto da giorgio varaldo su 5 Marzo 2016 a 18:46 Giuseppe dopo le esperienze irakene ed afghana nessuno sano di mente si sognerebbe di occupare la libia. Interventi mirati mordi e fuggi, ma sopratutto appoggio ad entita' libiche. Visto che il governo libico sostenuto dall'ONU lo si fara' alle calende greche appoggio ad una delle fazioni locali. Mesi fa avevo indicato il governo di tobruk con il generale khalifa haftar sui quali puntare. Ovviamente l'italia con la fisima dell'ONU non ha fatto nulla. Ci ha pensato la francia. Ora la prima cosa da fare e' chiudere al piu' presto il caso reggeni (indagini magistratura italiana per prima) e trovare accordi con egitto e tobruk. E magari giocare su piu' tavoli contemporaneamente. Tenendo sempre presente il motto speak softly but carry a big stick. E se serve farlo assaggiare.

Risposto da Fabio Colasanti su 5 Marzo 2016 a 19:33 Giuseppe, non si puo' "essere cauti" e poi lamentarsi se qualcun altro avrà un ruolo importante nella Libia che uscirà da questo marasma. Appoggiare una fazione è una scommessa, si puo' vincere se questa fazione esce vincente, si puo' perdere nel caso contrario. "Essere cauti" significa non giocare nemmeno. E' una scelta legittima, ma che non permette poi di avere rimpianti di fronte al fatto che Francia, Inghilterra o Stati Uniti abbiano una forte influenza su questo paese. Siamo di fronte all'eterna incoerenza italiana: non vogliamo partecipare ad alcuna azione "forte", e poi ci lamentiamo di contare come il due di briscola in campo internazionale. Non vogliamo spendere il nostro esercito e poi ci stupiamo se Francia e Inghilterra a livello internazionale hanno un peso molto, ma molto più importante del nostro. Non spendere per l'esercito, non partecipare ad azioni forte sono posizioni rispettabili, a patto di accettarne poi le conseguenze.

Risposto da Giuseppe Ardizzone su 5 Marzo 2016 a 19:49 La prima posizione che era stata presa dalla comunità internazionale era quella di verificare la formazione di un governo di unità nazionale in LIbia e dare quindi un appoggio : Riguardo al pericolo di non contare, questo non mi preoccupa minimamente allo stato attuale : Dal mio punto di vista l'Italia ha un lungo periodo di riorganizzazione interna d'affrontare che non presuppone alcun ruolo leader o addirittura interventista . .Prima cerchiamo di rifondare il nostro paese che è ancora in alto mare . Successivamente dovremmo batterci per muoverci insieme come Europa . Se arrivassimo ad un'azione comune europea che veda la capacità di avere una politica economica interna ed una politica internazionale anche militare comune allora a quel punto il discorso cambierebbe . In ogni caso la rilevanza e le conseguenze possibili dell'intervento richiedono un ampio coinvolgimento del nostro Parlamento. . Ricordiamoci che la nostra Costituzione è contraria alla guerra e questo intervento rischia di non essere una missione di pace.

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Nessuna fuga in avanti è produttiva : In questo caso, senza una maturazione della situazione politica in Libia , ritengo l'intervento anche sbagliato.

Risposto da giorgio varaldo su 5 Marzo 2016 a 21:02 Giuseppe sarebbe il caso di smettere con l'ipocrisia delle missioni di pace. Se non vi fossero rischi di scontri armati al posto dei militari si invierebbero solo ed esclusivamente operatori umanitari e crocerossine. Non credo sia il caso di impelagsrci in modifiche costituzionali. Se l'art 11 ha permesso l'effettuazione delle battaglie dei ponti a nassiriah o di quelle di bala murghab in afghanistan puo' esser lasciato cosi' come e'. Puo' tranquillamente consentirne altre Riguardo al coinvolgimento del parlamento il signore ce ne guardi e liberi da simile sciocchezza. Per inviare le forze speciali francesi in aiuto del generale haftar hollande non solo non ha detto nulla all'assemblea nazionale ma sono anche in corso indagini per stabilire chi ha diffuso la notizia. Se poi come ricorda fabio vogliamo contar meno di zero il politica estera e perdere tutti gli interessi nostri in libia basta non far nulla. E hollande grazie alla nostra ignavia avra' i pozzi di petrolio libici attualmente AGIP. Noi ci dovremo accontentare di qualche centinaio di migliaia di migranti

Risposto da Fabio Colasanti su 6 Marzo 2016 a 1:46 Giuseppe, questa non è la stata "la posizione della comunità internazionale", questo è stato - come succede spesso - il minimo comune denominatore sul quale si è trovato un accordo. E' chiaro che alcuni attori importanti stanno giocando un ruolo anche senza aspettare la formazione di un governo di unità nazionale. Sembra poi abbastanza chiaro che questo governo di unità nazionale non si vedrà mai e se anche nascesse sarebbe solo una delle tante parti in conflitto. Non sto sostenendo che si debba assolutamente intervenire. Riconosco che ci sono tanti argomenti per star fuori, per non partecipare al gioco. Ma non possiamo poi aspettarci di uscire vincitori da un gioco al quale non partecipiamo. Coerentemente tu dici di non preoccuparti del nostro peso internazionale. I motivi che adduci sono validissimi. Spero sia la posizione di tutti quelli che oggi sostengono si debba rimanere alla finestra. Giuseppe Ardizzone ha detto: La prima posizione che era stata presa dalla comunità internazionale era quella di verificare la formazione di un governo di unità nazionale in LIbia e dare quindi un appoggio : Riguardo al pericolo di non contare, questo non mi preoccupa minimamente allo stato attuale : Dal mio punto di vista l'Italia ha un lungo periodo di riorganizzazione interna d'affrontare che non presuppone alcun ruolo leader o addirittura interventista . .Prima cerchiamo di rifondare il nostro paese che è ancora in alto mare . Successivamente dovremmo batterci per muoverci insieme come Europa . Se arrivassimo ad un'azione comune europea che veda la capacità di avere una politica economica interna ed una politica internazionale anche militare comune allora a quel punto il discorso cambierebbe . In ogni caso la rilevanza e le conseguenze possibili dell'intervento richiedono un ampio coinvolgimento del nostro Parlamento. . Ricordiamoci che la nostra Costituzione è contraria alla guerra e questo intervento rischia di non essere una missione di pace. Nessuna fuga in avanti è produttiva : In questo caso, senza una maturazione della situazione politica in Libia , ritengo l'intervento anche sbagliato.

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Risposto da marcello sassoli su 6 Marzo 2016 a 10:01 Giorgio Varaldo ha ragione su più di un punto. L'Italia è impegnata, se non sbaglio, in almeno 4 missioni di pace con grande dispendio di mezzi ed energie umane. Senz'altro è meritoria l'azione di "peacekeeping", ma non possiamo pensare che il nostro Paese si possa accollare altre missioni di pace, anzi... Per quanto riguarda il nostro ruolo in Libia, perlomeno, oltre alle truppe "scelte" (Folgore, Ros...) non ci si puo' accontentare di una missione addestramento truppe del governo di unità nazionale. Gli USA, che sono gli USA ci hanno provato (ci provano?) rendendo ancora più ingarbugliata la matassa) in Iraq. giorgio varaldo ha detto: Giuseppe sarebbe il caso di smettere con l'ipocrisia delle missioni di pace. Se non vi fossero rischi di scontri armati al posto dei militari si invierebbero solo ed esclusivamente operatori umanitari e crocerossine. Non credo sia il caso di impelagsrci in modifiche costituzionali. Se l'art 11 ha permesso l'effettuazione delle battaglie dei ponti a nassiriah o di quelle di bala murghab in afghanistan puo' esser lasciato cosi' come e'. Puo' tranquillamente consentirne altre Riguardo al coinvolgimento del parlamento il signore ce ne guardi e liberi da simile sciocchezza. Per inviare le forze speciali francesi in aiuto del generale haftar hollande non solo non ha detto nulla all'assemblea nazionale ma sono anche in corso indagini per stabilire chi ha diffuso la notizia. Se poi come ricorda fabio vogliamo contar meno di zero il politica estera e perdere tutti gli interessi nostri in libia basta non far nulla. E hollande grazie alla nostra ignavia avra' i pozzi di petrolio libici attualmente AGIP. Noi ci dovremo accontentare di qualche centinaio di migliaia di migranti

Risposto da Fabio Colasanti su 7 Marzo 2016 a 3:47 Ho appena seguito con mia moglie il dibattito tra Hilary Clinton e Bernie Sanders trasmesso dalla CNN. E' stato un dibattito interessante. Per me, la Clinton ne uscita vincitrice senza alcun dubbio. Ha mostrato una calma, una padronanza di ogni argomento (ricordando dettagli di varie misure prese negli anni novanta, cosa che ci ha colpiti) e un carattere "presidenziale" che Bernie Sanders non ha. Sanders è una persona rispettabilissima e ammirevole per tante sue posizioni, ma non appare come un possibile futuro presidente. Riscuote applausi con posizioni a volte un po' populiste, ma è difficile immaginare che possa tradurre queste posizioni in azioni concrete di governo; per esempio, cosa significa dire che la crisi del sistema bancario avrebbe dovuto essere pagata dai miliardari che lavorano nelle banche e che ne sono proprietari e non dai contribuenti americani? In ogni caso, i contribuenti americani si sono visti restituire con gli interessi tutti i 450 miliardi di dollari che sono stati prestati alle banche. Dei 671 miliardi di euro prestati dai governi europei alle nostre banche solo un terzo circa è stato rimborsato fino ad oggi. In ogni caso si è trattato di un dibattito serio e maturo tra persone degne di ogni rispetto. Due ore di domande e risposte su temi specifici che hanno coperto la maggioranza dei temi importanti. Che differenza con il livello disastroso dei dibattiti all'interno del partito repubblicano. Simbolicamente, il dibattito si è tenuto nella città di Flint nel Michigan, ex centro dell'industria automobilistica alle porte di Detroit che è oggi al centro di uno scandalo di dimensioni enormi: dall'aprile del 2014 la città ha acqua potabile inquinata che, prima che fossero prese misure correttive, ha creato grossi problemi di salute. E il problema è stato creato da una discussione/disaccordo tra tre autorità pubbliche responsabili della fornitura di acqua (quattro persone sono state licenziate). Oggi sembra che Hilary Clinton abbia di fronte a lei la strada completamente aperta (ma i sondaggi dicono che anche Bernie Sanders batterebbe Donald Trump se fosse il candidato repubblicano). I reportages dei media americani sono tutti sui tentativi del partito repubblicano per bloccare la candidatura di Trump, la cosa appare poco democratica perché è un andare contro le indicazioni espresse dai militanti che votano alle primarie, ma è comprensibile. Quello che è triste è che Ted Cruz, l'unico candidato che sembra resistere a Trump e che lo ha anche battuto in due primarie, mi sembra poco meglio di Trump. Stiamo a vedere se Bloomberg deciderà di scendere in campo come un

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indipendente. Sarebbe un brutto colpo perché rischia di prendere più voti alla Clinton che non al candidato repubblicano, senza probabilmente riuscire a vincere lui stesso. Nessun candidato indipendente è mai riuscito a vincere, ma hanno sempre dato la vittoria al candidato dell'altro campo (per citare un caso recente, Bill Clinton ha vinto le elezioni del 1992 contro Bush padre grazie al fatto che Henry Ross Perot – altro miliardario sceso in campo come indipendente – ha diviso il voto conservatore). Aggiungo un buon commento di Alberto Alesina su economia e atteggiamento degli elettori. http://www.corriere.it/cultura/16_marzo_07/crisi-che-non-c-nonostante-pessimisti-36e24cc6-e3d6-11e5-aa1e-c06fd7dc1288.shtml

Risposto da Arturo Hermann su 7 Marzo 2016 a 22:14 Secondo me i repubblicani non hanno nessuna intenzione di vincere (e meno male) - troppo complicato governare in questo momento - meglio lasciare la palla ad Hillary.

Risposto da Fabio Colasanti su 8 Marzo 2016 a 7:57 Una serie di osservazioni di Angelo Panebianco su chi sarebbe il miglior presidente americano dal punto di vista europeo. Le condivido pienamente. http://www.corriere.it/opinioni/16_marzo_08/perche-noi-conviene-hil...

Risposto da Fabio Colasanti su 11 Marzo 2016 a 0:10 Sembra che si vada sempre più verso un confronto tra Donald Trump e Hilary Clinton. http://www.corriere.it/opinioni/16_marzo_11/outsider-bernie-sanders...

Risposto da giorgio varaldo su 11 Marzo 2016 a 0:26 un interessante articolo sulla politica estera della presidenza obama http://www.lastampa.it/2016/03/10/esteri/obama-scocciato-dagli-alle...

Risposto da Fabio Colasanti su 23 Marzo 2016 a 11:30 La Russia di Putin ha condannato una militare ucraina, Nadia Savchenko, a 22 anni di prigione con un processo che ricorda quello con il quale la Corea del Nord ha condannato a 15 anni di lavori forzati uno studente americano che aveva rubato un manifesto in un albergo. https://news.google.it/news/story?ncl=djRWDaD8djW68jMdcx3KA5dmVqVYM...

Risposto da Fabio Colasanti su 28 Marzo 2016 a 10:17

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Il Financial Times del week end ha un editorial interessante. Fa un parallelo tra Al Quaeda e l'Isis e arriva alla conclusione che questo ha una capacità di compiere attentati molto superiore ad Al Quaeda. Secondo il Financial Times questo si spiega soprattutto con un fattore: l'Isis ha un suo territorio mentre Al Quaeda non ce l'ha mai avuto. Dopo gli attentati dell'11 settembre e quelli a Madrid e Londra del 2004 e 2005, i dirigenti di Al Quaeda erano sempre in movimento tra Afganistan, Pakistan e altri paesi senza una vera base. L'Isis ha invece un suo territorio dove può fa venire militanti da varie parti del mondo, addestrarli, indottrinarli e spedirli poi a fare danni nei paesi di origine. Nella storia di quasi ogni persona coinvolta negli attentati di Parigi o Bruxelles c'è un soggiorno in Siria nel territorio dell'Isis. Oltre a tutto, l'avere un suo territorio gli consente di raccogliere e gestire meglio le sue risorse finanziarie. È quindi chiaro che per battere l'Isis bisogna re il suo territorio, bisogna riconquistare tutti i territori che occupa. L'abbiamo riconosciuto in tante discussioni. Abbiamo anche riconosciuto che la cosa non sarebbe stata molto difficile per un esercito moderno e ben addestrato; il problema è che nessuno è disposto a mandare un esercito. Le cose stanno finalmente cambiando. L'intervento russo – con l'aiuto anche degli occidentali che hanno deciso di intervenire in Siria (Stati Uniti, Francia, Germania e Belgio) – sta cambiando la situazione sul terreno. Gli "scarponi sul terreno" sono quelli dell'esercito di quel puzzone di Assad. Ma la cosa importante è che l'Isis sta perdendo terreno; la riconquista di Palmira, ne è un buon esempio. Un altro è dato dall'uccisione da parte degli americani del secondo "ministro delle finanze dell'Isis in pochi mesi. Queste sconfitte sono importanti per un fatto che Giovanni ci ha spiegato tante volte: nella maniera di ragionare di tanti mussulmani (ma nel passato anche di tanti cristiani, per esempio gli imperatori bizantini) la vittoria è un segno del favore di Dio per quello che si sta facendo, la sconfitta è invece la prova che la strada che si sta seguendo è sbagliata. Speriamo che la riconquista del territorio dell'Isis continui e che questo sia presto ridotto alle condizioni di Al Quaeda. Ma a chi dovremo questo risultato molto importante? Non certo a chi dice che "tutte le guerre sono sbagliate". Non certo a chi ha rifiutato di prendere parte alle azioni in Siria. Siamo in una situazione che abbiamo conosciuto tante volte e che si vede anche nel caso dell'immigrazione. Ci possiamo ammantare di una "purezza ideologica" perché comunque c'è qualcun altro che fa il lavoro sporco per noi. Molti continuano a ripetere che "costruire muri è sbagliato", ma se il numero dei rifugiati che stanno arrivando in Europa è calato (la televisione tedesca ha fatto due giorni fa un servizio sui centri di prima accoglienza creati alla sua frontiera e che oggi sono quasi vuoti) questo è dovuto al fatto che l'accordo con la Turchia equivale alla costruzione di un muro (con però il "corridoio umanitario" per un certo numero di profughi siriani). Ci sono tanti altri paesi che sono disposti ad intervenire e fare il lavoro sporco che va comunque fatto. Questo fa si che il nostro paese possa continuare nella sua politica tradizionale (spero comunque che la nostra posizione non sia motivata dal desiderio di non esporci alle ritorsioni). Ma, ripeto ancora una volta, non abbiamo poi nessun diritto di lamentarci se a livello internazionale contiamo come il due di briscola. Ci sono poi i tanti attentati al di fuori dell'Europa che sono spesso più cruenti di quelli che vengono fatti da noi, ma ci colpiscono di meno. http://www.corriere.it/esteri/16_marzo_27/pakistan-kamikaze-un-parc... http://www.corriere.it/opinioni/16_marzo_27/cosi-varia-parigi-bruxe...

Risposto da giovanni de sio cesari su 29 Marzo 2016 a 8:14 Per chi fosse eventualmente interessato : Un pò di geografia islamica Per l’islam il mondo si divide in due parti: dar el islam e dar el harby. Dar el islam (terra dell’islam) sono i territori dominati dagli islamici ma vi sono tollerati (dimmy =protetti) anche credenti in altre religioni: cristiani, ebrei e poi induisti e altre religioni (la tolleranza non si estende pero' agli atei). Il dar el harby (terre della guerra) comprende invece i territori dominati dagli infedeli (cioè non islamici) nei quali bisogna portare la guerra per conquistarli. La guerra pero non deve essere presa troppo letteralmente : puo rimanere una prospettiva teorica rimandata in un tempo indeterminato o essere intesa anche come predicazione pacifica.

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La umma a invece è la comunità dei fedeli mussulmani a qualunque stato, popolo o cultura appartengano : essa si estende sia nel dar el islam che nel dar el harby. In Occidente sono presenti decine di milioni di immigrati islamici, in India ci sono piu di 150 milioni, vi sono popoli islamici in Russia e in Cina. In Africa molti stati hanno maggioranze cristiane e minoranze islamiche (Kenia) e viceversa (Nigeria). Il jihadismo non vuole conquistare il dar el harby in un prevedibile futuro anche se ogni tanto si parla della conquista di Roma: ma questa è una aspettativa escatologica, messianica. Il jihadismo invece è un fenomeno tutto interno al dar el islam, infatti ad esso appartiene la quasi totalità delle vittime. i conflitti talvolta debordano anche nel dar el Harby non solo in Occidente ma anche India, Russia, Cina, Filippine. Se escludiamo il 9/11, negli ultimi 20 anni in Occidente si possono contare qualche migliaio di morti di fronte ai milioni del M.O. Non serve a niente chiudere le frontiere : i jihadisti sono già nella umma che sta da noi. e non possiamo cacciare decine di milioni di mussulmani gia inseriti in Occidente cosi come non si possono cacciare i popoli mussulmani dall’India, Cina o Russia I fanatici religiosi credono che Dio darà loro la vittoria a condizione che se ne mostreranno degni: non contano quindi le forze in campo, ma la loro fede e per questo finiscono con l’essere alla fine sempre sconfitti (sempre nella storia). L’IS infatti colpisce tutti: se agisse con un minimo di accortezza “laica” sarebbe veramente invincibile (ma non sarebbe più IS). Come al qaeda, anche IS è una specie di franchising per gruppi di persone che vivono nel dar el harbj. I gruppi sono formati da poche persone, che agiscono imprevedibilmente dove è loro possibile. Dopo ogni azione alcuni muoiono nell’azione stessa, altri vengono presi, altri riescono a fuggire e il gruppo si esaurisce. In seguito ci sarà un altro gruppo qui o li e cosi di seguito. Non esiste una comando unico, una regia centrale. Tutto è affidato alla fede (fanatismo) spontaneo. Per combatterlo può servire un controllo del territorio, una serie di informatori presso i centri islamici e quindi dare mano libera alla polizia (intelligence come si dice elegantemente) soprattutto l’auspicata e problematica collaborazione internazionale. Ma sono sempre palliativi Il jihadismo in dar el harby finira quando finira nel dar el islam: non c’è modo di evitare che debordi perché la umma si trova in ambedue i territori.

Risposto da Arturo Hermann su 29 Marzo 2016 a 12:48 Salve, ma secondo te quali sono le strategie economiche dell'IS?

Risposto da giovanni de sio cesari su 29 Marzo 2016 a 18:35 I fanatici religiosi non hanno strategie di alcun genere ; chi crede alla onniopotenza di Dio credera pure che solo essa puo dare la vittoria e anche il benessere materiale ( specie nell’Islam che non conosce la diffidenza cristiana verso la ricchezza.) Per quanto riguarda i fondi per il Jihad i canali di finanziamento sono ben noti : dalle tasse sui territori governati alla vendita di petrolio sottobanco, alle donazioni dei devoti wahabiti sparsi nel mondo (specie Arabia saudita) Cercare di bloccarli puo essere molto utile ma anche molto difficile Arturo Hermann ha detto: Salve, ma secondo te quali sono le strategie economiche dell'IS?

Risposto da Arturo Hermann su 29 Marzo 2016 a 18:46 Ciò vale per i kamikaze, dubito che valga nello stesso modo per i potenti che finanziano l'isis, che ormai si espande anche economicamente con strategie terroristico-mafiose interne ed esterne. Comunque, grazie della risposta.

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Economia e politica nel mondo IV – 2015-2016

Risposto da giovanni de sio cesari su 29 Marzo 2016 a 19:02 Arturo Qui e la ci saranno dei personaggi che attraverso ‘l’ISIS magari fanno affari e si arricchiscono: Avviene cosi anche nei pellegrinaggi da Padre Pio.che sono pure grossi affari economici . Ma non si puo pensare che i pellegrinaggi siano mossi da persone che vogliono fare affari: sono mossi dalla fede della gente e permette ad alcuni di fare affari (leciti, in questo caso). Cosi i movimenti jihadisti sono mossi dalla fede (fanatismo) della gente e cosi anche i loro capi che in genere hanno abbandonato una vita tranquilla e agiata per rischiare ogni giorno la vita che alla fine sanno bene che perderanno prima o dopo. Poi come diceva Manzoni il,cuore umano è sempre un guazzabuglio, di fronte al quale quello della UE è di una semplicità assoluta. Arturo Hermann ha detto: Ciò vale per i kamikaze, dubito che valga nello stesso modo per i potenti che finanziano l'isis, che ormai si espande anche economicamente con strategie terroristico-mafiose interne ed esterne. Comunque, grazie della risposta.

Risposto da marcello sassoli su 29 Marzo 2016 a 19:26 Finiremo per dare una patente di nobiltà a personaggi che fanno rinascere il nichilismo con tutto il triste corteo di morti, stragi e "compagnia cantante"...è vero che la storia non ci insegna niente e generazioni di giovani drogati e deviati sono manipolabili per ogni bassezza. I pupari non stanno solo ad Oriente, ma sono sicuro che stanno anche nei nostri palazzi. giovanni de sio cesari ha detto: Arturo Qui e la ci saranno dei personaggi che attraverso ‘l’ISIS magari fanno affari e si arricchiscono: Avviene cosi anche nei pellegrinaggi da Padre Pio.che sono pure grossi affari economici . Ma non si puo pensare che i pellegrinaggi siano mossi da persone che vogliono fare affari: sono mossi dalla fede della gente e permette ad alcuni di fare affari ( leciti, in questo caso) Cosi i movimenti jihadisti sono mossi dalla fede ( fanatismo) della gente e cosi anche i loro capi che in genere hanno abbandonato una vita tranquilla e agiata per rischiare ogni giorno la vita che alla fine sanno bene che perderanno prima o dopo Poi come diceva Manzoni il,cuore umano è sempre un guazzabuglio, di fronte al quale quello della UE è di una semplicità assoluta Arturo Hermann ha detto: Ciò vale per i kamikaze, dubito che valga nello stesso modo per i potenti che finanziano l'isis, che ormai si espande anche economicamente con strategie terroristico-mafiose interne ed esterne. Comunque, grazie della risposta.

Risposto da Arturo Hermann su 29 Marzo 2016 a 20:50 Mi sembra una visione molto idealizzata delle motivazioni del terrorismo islamico. A mio modesto avviso, oltre gli aspetti del fondamentalismo - anche alimentati da sindromi paranoiche - vi sono potenti motivi economici dietro la radicalizzazione degli scontri. A livello economico, vi è solamente in atto una gigantesca guerra del petrolio, che è scoppiata in modo aperto con la prima aggressione irachena al Kuwait. Non vanno poi trascurati gli obiettivi economici dei fanatici islamici che vivono in occidente. Non so, più che una crociata contro le minigonne alimentata da un'ascesi mistica, ho la netta sensazione che vogliono terrorizzare i governi e l'opinione pubblica per ottenere lauti vantaggi economici. Ma tutto in nome di allah, of course....... Riporto uno tra i tanti post,

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http://www.lettera43.it/economia/macro/isis-i-guadagni-intoccabili-...

Risposto da Fabio Colasanti su 29 Marzo 2016 a 22:50 Marcello, potresti spiegare chi "nei nostri palazzi" potrebbe trarre un giovamento delle azioni dei terroristi jihadisti ? marcello sassoli ha detto: Finiremo per dare una patente di nobiltà a personaggi che fanno rinascere il nichilismo con tutto il triste corteo di morti, stragi e "compagnia cantante"...è vero che la storia non ci insegna niente e generazioni di giovani drogati e deviati sono manipolabili per ogni bassezza. I pupari non stanno solo ad Oriente, ma sono sicuro che stanno anche nei nostri palazzi. giovanni de sio cesari ha detto: Arturo Qui e la ci saranno dei personaggi che attraverso ‘l’ISIS magari fanno affari e si arricchiscono: Avviene cosi anche nei pellegrinaggi da Padre Pio.che sono pure grossi affari economici . Ma non si puo pensare che i pellegrinaggi siano mossi da persone che vogliono fare affari: sono mossi dalla fede della gente e permette ad alcuni di fare affari ( leciti, in questo caso) Cosi i movimenti jihadisti sono mossi dalla fede ( fanatismo) della gente e cosi anche i loro capi che in genere hanno abbandonato una vita tranquilla e agiata per rischiare ogni giorno la vita che alla fine sanno bene che perderanno prima o dopo Poi come diceva Manzoni il,cuore umano è sempre un guazzabuglio, di fronte al quale quello della UE è di una semplicità assoluta Arturo Hermann ha detto: Ciò vale per i kamikaze, dubito che valga nello stesso modo per i potenti che finanziano l'isis, che ormai si espande anche economicamente con strategie terroristico-mafiose interne ed esterne. Comunque, grazie della risposta.

Risposto da Fabio Colasanti su 29 Marzo 2016 a 22:54 Arturo, questo link l'avevi già postato e non dice nulla sulle motivazioni economiche dell'azione dell'Isis. Ma è veramente tanto difficile immaginare che dei terroristi possano non essere guidati da interessi economici? Pensi che le azioni delle Brigate Rosse, della Rote Armee Fraktion e di altri gruppi terroristici di quegli anni fossero guidate da ragioni economiche? Che vantaggi economici pensi che il gruppo che ha compiuto gli attentati a Parigi e Bruxelles si riproponesse? O forse pensi ai complotti tipo "il grande vecchio" che dirigono tutto in tutte le parti del mondo? Arturo Hermann ha detto: Mi sembra una visione molto idealizzata delle motivazioni del terrorismo islamico. A mio modesto avviso, oltre gli aspetti del fondamentalismo - anche alimentati da sindromi paranoiche - vi sono potenti motivi economici dietro la radicalizzazione degli scontri. A livello economico, vi è solamente in atto una gigantesca guerra del petrolio, che è scoppiata in modo aperto con la prima aggressione irachena al Kuwait. Non vanno poi trascurati gli obiettivi economici dei fanatici islamici che vivono in occidente. Non so, più che una crociata contro le minigonne alimentata da un'ascesi mistica, ho la netta sensazione che vogliono terrorizzare i governi e l'opinione pubblica per ottenere lauti vantaggi economici. Ma tutto in nome di allah, of course....... Riporto uno tra i tanti post, http://www.lettera43.it/economia/macro/isis-i-guadagni-intoccabili-...

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Risposto da Arturo Hermann su 29 Marzo 2016 a 23:02 Riporti esempi abbastanza diversi, anche se accomunati dall'uso della violenza e di strategie criminali. Francamente, ognuno ha le sue idee, ma come si fa a non vedere che dietro l'escalation del terrorismo dell'isis vi sono anche potenti ragioni economiche? Riporto uno tra i tanti post, http://www.lenius.it/chi-finanzia-isis/

Risposto da giorgio varaldo su 29 Marzo 2016 a 23:10 erdogan ha creato l'ISIS per poter commerciare con il petrolio? Arturo Hermann ha detto: Riporti esempi abbastanza diversi, anche se accomunati dall'uso della violenza e di strategie criminali. Ma francamente, ognuno ha le sue idee, ma come si fa a non vedere che dietro l'escalation del terrorismo dell'isis vi sono anche potenti ragioni economiche? Riporto uno tra i tanti post, http://www.lenius.it/chi-finanzia-isis/

Risposto da Arturo Hermann su 29 Marzo 2016 a 23:16 Bella domanda, che ne pensi? giorgio varaldo ha detto: erdogan ha creato l'ISIS per poter commerciare con il petrolio? Arturo Hermann ha detto: Riporti esempi abbastanza diversi, anche se accomunati dall'uso della violenza e di strategie criminali. Ma francamente, ognuno ha le sue idee, ma come si fa a non vedere che dietro l'escalation del terrorismo dell'isis vi sono anche potenti ragioni economiche? Riporto uno tra i tanti post, http://www.lenius.it/chi-finanzia-isis/

Risposto da giovanni de sio cesari su 29 Marzo 2016 a 23:29 Ci risiamo con i soliti complotti : fenomeni tanto complessi e ampi sono mossi da cause storiche altrettanto complesse e ampie e non possono essere frutti di complotti anche se questi esistessero Il jihadismo non è affatto un fenomeno incomprensibile ,non è cosa di drogati e deviati : fenomeni simili nella storia sono del tutto comuni. Anzi possiamo dire che ogni volta che una civiltà ne incontra un altra piu attrattiva nasce pure una fazione che rifiuta ogni integrazione e si rifugia in una propria tradizione piu o meno idealizzata: lo scontro puo essere piu o meno pacifico o cruento secondo le circostanze. Anche nell’antica Roma c’era il circolo degli Scipioni ellenizzante e quello di Catone il censore che si rifiutava perfino di imparare il greco.

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Anche nel west americano la maggioranza degli indiani si piego alla civilta dei bianchi ma piccoli gruppi combatterono fino all’ultimo guidati da capi che avevano visioni ed erano in comunicazione con il mondo degli spiriti.

Risposto da Fabio Colasanti su 30 Marzo 2016 a 0:08 Arturo, continui a fare un errore che ti ho segnalato varie volte: il fatto che qualcuno finanzi l'Isis non significa affatto che l'azione di questo abbia finalità "economiche". Come anche Giovanni ti ha fatto notare, le ragioni dei jihadisti sono ben più importanti e fondamentali delle considerazioni economiche; addirittura l'aspetto dello star meglio loro non entra assolutamente in linea di conto. Questa maniera di pensare - di nuovo come Giovanni ha spiegato - è comune a tanta gente nella umma. Ma tra questi ci sono quelli giovani e pazzi che sono disposti a combattere e morire e ci sono anche quelli grassi, vecchi e ricchi che non possono combattere in prima persona e che finanziano quelli che lo possono fare. Ma questo non significa nemmeno lontanamente che l'Isis abbia un obiettivo "economico". Del resto nessuno dei tanti pezzi che hai postato lo dice. Arturo Hermann ha detto: Riporti esempi abbastanza diversi, anche se accomunati dall'uso della violenza e di strategie criminali. Francamente, ognuno ha le sue idee, ma come si fa a non vedere che dietro l'escalation del terrorismo dell'isis vi sono anche potenti ragioni economiche? Riporto uno tra i tanti post, http://www.lenius.it/chi-finanzia-isis/

Risposto da Arturo Hermann su 30 Marzo 2016 a 0:35 Fabio, dici cose molto poco fondate: quel qualcuno che finanzia l'isis fa parte molto spesso della cabina di regia dello stesso isis, che ormai ha acquisito un territorio ed ha precisi obiettivi politici ed economici. A questo proposito, sarebbe anche il caso di ricordare che la cultura islamica ha precisi canoni e teorie in materia economica e finanziaria, e che è ben lontana dall'ascetismo. Certo, non ci verranno a dire che gli attentati hanno anche un movente economico: molto più comodo mistificare, e voler fare credere - e a quanto pare ci riescono - che il terrorismo sia espressione di una guerra di religione, riconducibile al cd relativismo culturale. In ciò fanno leva su un senso di colpa inconscio della cultura occidentale nei confronti del benessere e di un eccessivo "permissivismo". A mio modesto avviso, è un grave errore ragionare in questi termini, anche dal punto di vista culturale. Non riconoscere che il terrorismo è l'espressione della degenerazione ed estremizzazione di una cultura - favorite anche da ragioni economiche - è come voler dire, ad esempio, che l'inquisizione è stata un'espressione autentica della cultura cattolica senza analizzare le ragioni economiche e psicologiche del fenomeno. Temo che se non ci si rende ben conto delle dimensioni economiche (e psicologiche) del fenomeno l'isis non sarà sconfitto.

Risposto da Fabio Colasanti su 30 Marzo 2016 a 0:37 Mantengo il mio più completo disaccordo. Arturo Hermann ha detto: Fabio, dici cose molto poco fondate: quel qualcuno che finanzia l'isis fa parte della cabina di regia dello stesso isis, che ormai ha acquisito un territorio ed ha precisi obiettivi politici ed economici. A questo proposito, sarebbe anche il caso di

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ricordare che la cultura islamica ha precisi canoni e teorie in materia economica e finanziaria, e che è ben lontana dall'ascetismo. Certo, non ci verranno a dire che gli attentati hanno anche un movente economico: molto più comodo mistificare, e voler fare credere - e a quanto pare ci riescono - che il terrorismo sia espressione di una guerra di religione, riconducibile al cd relativismo culturale. In ciò fanno leva su un senso di colpa inconscio della cultura occidentale nei confronti del benessere e di un eccessivo "permissivismo". A mio modesto avviso, è un grave errore ragionare in questi termini, anche dal punto di vista culturale. Non riconoscere che il terrorismo è l'espressione della degenerazione ed estremizzazione di una cultura - favorite anche da ragioni economiche - è come voler dire, ad esempio, che l'inquisizione è un'espressione autentica della cultura cattolica senza analizzare le ragioni economiche e psicologiche del fenomeno. Temo che se non ci si rende ben conto delle dimensioni economiche (e psicologiche) del fenomeno l'isis non sarà sconfitto.

Risposto da marcello sassoli su 30 Marzo 2016 a 6:45 Una presenza "tra di noi" è il sistema opaco di trasferimento di fondi che sfuggono a qualsiasi controllo. Esso non ha traccia nell'Europa senza frontiere. I nostri stati non controllano "pienamente" il flusso di denaro sporco che viene indirizzato verso fini di destabilizzazione delle nostre società. Fabio Colasanti ha detto: Mantengo il mio più completo disaccordo. Arturo Hermann ha detto: Fabio, dici cose molto poco fondate: quel qualcuno che finanzia l'isis fa parte della cabina di regia dello stesso isis, che ormai ha acquisito un territorio ed ha precisi obiettivi politici ed economici. A questo proposito, sarebbe anche il caso di ricordare che la cultura islamica ha precisi canoni e teorie in materia economica e finanziaria, e che è ben lontana dall'ascetismo. Certo, non ci verranno a dire che gli attentati hanno anche un movente economico: molto più comodo mistificare, e voler fare credere - e a quanto pare ci riescono - che il terrorismo sia espressione di una guerra di religione, riconducibile al cd relativismo culturale. In ciò fanno leva su un senso di colpa inconscio della cultura occidentale nei confronti del benessere e di un eccessivo "permissivismo". A mio modesto avviso, è un grave errore ragionare in questi termini, anche dal punto di vista culturale. Non riconoscere che il terrorismo è l'espressione della degenerazione ed estremizzazione di una cultura - favorite anche da ragioni economiche - è come voler dire, ad esempio, che l'inquisizione è un'espressione autentica della cultura cattolica senza analizzare le ragioni economiche e psicologiche del fenomeno. Temo che se non ci si rende ben conto delle dimensioni economiche (e psicologiche) del fenomeno l'isis non sarà sconfitto.

Risposto da giorgio varaldo su 30 Marzo 2016 a 7:52 I finanziamenti all'ISIS provenienti dagli emirati e dall'arabia saudita sono stati denunciati sin dai tempi di bin laden ma non credo dipendano dalla volontà di qualche politico europeo. Per quanto riguarda l'europa i finanziamenti arrivano dai trasferimenti tramite i vari money transfer presenti capillarmente sul territorio europeo. I sistemi per tenerli sotto controllo sono noti a tutti e dipendono dalla massima quota in contanti utilizzabile per transazioni. E' chiaro che questo provvedimento incontra difficoltà ma è piuttosto difficile credere siano legate tutte a connivenza con il terrorismo

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Per quanto riguarda i motivi economici del traffico di danaro che coinvolge l'ISIS la spiegazione data dalle pubblicazioni specializzate è semplicemente spiegata con la necessità di finanziare la guerra sia retribuendo i combattenti che acquistando armi munizioni vettovaglie e medicine. Non ci sono notizie di impieghi in investimenti finanziari come è prassi comune delle varie mafie quindi si tratta di mera questione di sopravvivenza marcello sassoli ha detto: Una presenza "tra di noi" è il sistema opaco di trasferimento di fondi che sfuggono a qualsiasi controllo. Esso non ha traccia nell'Europa senza frontiere. I nostri stati non controllano "pienamente" il flusso di denaro sporco che viene indirizzato verso fini di destabilizzazione delle nostre società.

Risposto da Alessandro Bellotti su 30 Marzo 2016 a 8:48 Parlerei sopratutto di responsabilità delle politiche occidentali che hanno concorso a creare l'Isis. Isis che sembra che faccia anche affari con la Nato viste le denunce di certa stampa turca. Le prove di forza USA hanno pesantemente destabilizzato molti stati arabi. Manteniamo rapporti anche militari con l'Arabia Saudita che è sicuramente il paese che maggiormente finanzia il terrorismo arabo. Se non si tratta di complotto poco ci manca. Si ha l'impressione che le ultime guerre siano state fatte non tanto per il petrolio ma con precisi obiettivi di destabilizzare paesi come l'Iraq o la Libia. Ci abbiamo provato anche con l'Ucraina che certamente non c'entra nulla con l'Isis. Serve una politica estera comune europea. Occorre cercare di avere un ruolo che obblighi gli USA a stare tranquilli... Quindi occorre riallacciare subito buoni rapporti con la Russia. Questo è fondamentale non solo per ragioni economiche ma anche per ritrovare un equilibrio in cui paesi come l'Italia la Germania e la Francia possano giocare un ruolo coordinato per affrontare le sfide prossime venture. Ancora oggi chi si reca in Iran per lavoro non può recarsi negli USA e mai potrà andare in Israele. Serve il doppio passaporto, uno per certi paesi arabi e l'altro per certi altri paesi.... Facciamo affari e abbiamo cooperazioni militari con chi finanzia l'Isis. Magari un po di coerenza non guasterebbe. Sostanzialmente stiamo finanziando il terrorismo. Una specie di proprietà transitiva: stiamo finanziando indirettamente l'Isis. E i primi finanziatori, sempre indirettamente sembra siano gli USA...Qualche regista americano sembra ne sia molto convinto... Mi sembra comunque riduttivo parlare di un branco di matti che si fanno esplodere in mezzo alla gente... Più forti gli interessi che ci legano a chi finanzia il terrorismo rispetto alle bombe che massacrano e massacreranno molte città europee ? Si tratta di scegliere da che parte stare. L'Europa deve scegliere da che parte stare.

Risposto da giovanni de sio cesari su 30 Marzo 2016 a 9:38 E una questione di inversione di causa effetto. Certo ci sono persone che fanno affari con il petrolio dell’ ISIS ma questo è l’effetto e non la causa dell’ISIS, cosi come il lavoro (lecito) che ruota intorno ai pellegrinaggi sono l’effetto e non certo la causa della fama di santita di padre Pio (fermo restante che quelli che ci vivono avranno tutto l’interesse a sostenerne la fama) Con questo non voglio assimilare i pacifici pellegrini con i sanguinari shaid Il jihadismo ha delle radici storiche e culturali ampie e profonde. Per chi fosse interessato: un mio sintetico articolo di una decina di anni fa che potrebbe essere un semplice punto di partenza I teorici del fondamentalismo islamico http://cronologia.leonardo.it/storia/mondiale/islam001.htm

Risposto da giovanni de sio cesari su 30 Marzo 2016 a 9:43

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Per comprendere le azioni dei gruppi e dei singoli occorre comprendere l’immaginario collettivo da cui ciascuno si ritaglia un proprio immaginario personale Per immaginario non intendiamo le fantasie (pure esse importanti) ma l’immagine che ci facciamo del mondo e che crediamo essere veramente il mondo (in se il mondo non possiamo vederlo) e che si anche poi con l’esperienza. Un esempio. Nell’immaginario delle ragazze di qualche generazione fa mantenere la propria verginità pre matrimoniale era cosa voluta da Dio e dalla società, era la propria dignita (onore, si diceva) concretamente era condizione per trovare l’amore e formarsi una famiglia. Nell’immaginario delle ragazze di oggi rifiutare di fare sesso pre matrimoniale significa essere repressa e un po' deviata, essere scartata dai ragazzi, concretamente non trovare l’ amore e non formarsi una famiglia Ovviamente il comportamento sarà diverso nei due casi Ora l’immaginario del jihadista è molto diverso da quello del laico occidentale (sia pur credente) : questo non vuol dire che uno dei due sia irrazionale folle e l’altro equilibrato e consapevole ma solo che l’immaginario è diverso Io mi rendo conto di dire cosa poco popolare e ” politicamente non corretta” ma bisogna tener conto che il jihadista ritiene di fare cosa cosi conforme alla giustizia e al bene che Dio onnipotente lo introdurrà direttamente nel sua paradiso come colui che ha dato testimonianza con la vita (shaid, cioe martire, testimone) Pure Dante parlando dell’avo Cacciaguida caduto combattendo gli infedeli dice che passò dal martirio al paradiso, in un luogo riservato tutto ai caduti combattendo gli infedeli: il suo immaginario era più vicino a quello dei jihadisti che al nostro, ma Dante non era uno squilibrato un folle, un deviato, ne tanto meno una vittima di oscuri complotti della finanza internazionale, magari ebrea.

Risposto da Fabio Colasanti su 30 Marzo 2016 a 12:25 Marcello, a cosa ti riferisci? I versamenti via banca sono tracciabili; esistono mille regole e ci sono bancari in America che sono finiti in galera per trasferimenti in paesi sulle liste nere. Ti riferisci forse ai trasferimenti tipo" Western Union"? Ma che controlli vuoi introdurre? Chi potrebbe mai verificare i veri destinatari di trasferimenti per 1000 o 2000 euro in un paese del terzo mondo? No, non credo proprio che ci siano problemi a questi livello. marcello sassoli ha detto: Una presenza "tra di noi" è il sistema opaco di trasferimento di fondi che sfuggono a qualsiasi controllo. Esso non ha traccia nell'Europa senza frontiere. I nostri stati non controllano "pienamente" il flusso di denaro sporco che viene indirizzato verso fini di destabilizzazione delle nostre società.

Risposto da Angelo Amoroso d'Aragona su 30 Marzo 2016 a 14:38 Mi ripropongo di leggere tutto con calma, ma intanto: - l'Europa deve dire agli USA di stare fermi? Francamente qui se errore c'è stato è stato quello che gli USA stanno sin troppo fermi e domani potranno o continuare a stare fermi (se vince la Clinton che confermerà la politica estera di Obama) o peggio (se vincono Trump o Sanders, entrambi abbandoneranno l'Europa e il Medio Oriente). - l'Europa non è mai stata meglio degli USA in Medio Oriente e forse nemmeno nel mondo. Basti pensare alle origini del disastro vietnamita, all'intervento recente in Libia, alle compiaciute alleanze con Arafat in casa nostra, alla prima crisi in Iran quando era ancora Persia e si mise uno Scià fantoccio per compiacere l'alleato britannico, o vogliamo ricordarci il ruolo di Francia e Germania durante la guerra nella ex jugoslavia. Oggi se si salvava Sarajevo avremmo avuto un Islam europeo e invece abbiamo regalato anche quello ai fondamentalisti.

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- Petrolio? E' l'occidente sotto ricatto dei paesi che lo producono e non viceversa. Il disastro della Guerra in Iraq non è la guerra in se ma che era fatta per fare un favore all'Arabia Saudita. Arabia Saudita ossia il paese che sistematicamente e in modo pianificato fa crescere la corrente neo-salafita dell'Islam, costruendo moschee in tutto il mondo dove insediare Imam indottrinati a questa scuola di pensiero che è una strumentalizzazione in chiave totalitaria dell'Islam. Una ideologia che nasce nel XX secolo sull'onda di fascismo e nazismo, con le stesse connotazioni in chiavi non nazionali ma religiose. Una ideologia che nasce in Egitto e poi trova casa in Arabia Saudita. I due paesi che ci tengono sotto ricatto. A cui oggi si aggiunge una Turchia orientata su un progetto neo-ottomano, dove della cultura del rispetto e dell'integrazione tra etnie dell'Impero non c'è nulla ma del Califfato tutto, come per l'ISIS. Serve una Europa unita, ma che ritrovi davvero se stessa nei valori universali di democrazia e libertà. Andando a piccoli passi servirebbe almeno una sola Polizia di frontiera e una sola Politica di ridistribuzione dei profughi (tutti). Serve un Islam europeo che si autofinanzi e non dipenda dall'Arabia Saudita, pienamente coeso con i nostri valori di tolleranza religiosa e laicità dello Stato. Serve anche la guerra, purtroppo, ma pensando al dopo. Servirebbe una Europa che si pensi davvero mediterranea, come sono le sue origini storiche e identitarie, che si pensi come punto d'incrocio tra Occidente, Oriente e Africa, una Europa che punti in prospettiva ad integrare il nord africa e il vicino oriente, a patto di sfidare l'Islam sul suo terreno e non di rifiutarlo in toto. Servirebbe che la politica torni alla politica, ossia anche alle grandi visioni. Servono leader di questa statura, serve un pensiero all'altezza delle sfide del nostro tempo. L'ISIS avanza su questi vuoti e se non li riempiamo non c'è scampo. Angelo

Risposto da Arturo Hermann su 30 Marzo 2016 a 14:53 Penso che per studiare una cultura sia necessario un approccio integrato che analizzi, nelle loro interrelazioni, le caratteristiche psicologiche, sociali ed economiche. Lo stesso dicasi per le estremizzazioni e degenerazioni delle forme culturali. Nel caso del terrorismo dell'isis, la sindrome paranoica, coniugata con una repressione della sessualità collegata con conflitti edipici, può costituire una buona spiegazione del vissuto psicologico di questi soggetti. La paranoia da sola, però non basta a dar luogo ad azioni collettive di rilievo. E' necessario che sia inscritta in forme e simboli culturali, e rafforzata da fattori e conflitti sociali ed economici. Con riguardo a questi ultimi, si può asserire con certezza che la cultura e la società islamica del secondo dopoguerra hanno avuto sempre una spiccata tendenza all'accumulazione del capitale, sebbene in forme diverse dall'etica protestante. L'economia e la finanza seguono precisi canoni e strategie commerciali. In fondo, la guerra aperta del petrolio è cominciata dai primi shock petroliferi. Lo stesso vale per i terroristi dell'isis, si espandono, sempre in nome di allah, politicamente ed economicamente nel medio-oriente e fuori. E' inutile voltarsi dall'altra parte, se si vuole battere l'isis è necessario togliergli il potere economico, se no tra un paio di decenni avranno, a suon di crimini terroristico-mafiosi, acquisito il controllo di gran parte delle nostre risorse, e noi saremmo forzatamente convertiti all'islam, sempre in nome di allah, of course......

Risposto da Angelo Amoroso d'Aragona su 30 Marzo 2016 a 15:05 spesso si sente dire che l'Islam avrebbe bisogno di una Riforma. Ci si dimentica cosa sia stata la Riforma. Si pensa all'etica protestante e la identifica con la secolarizzazione. Non è così. L'ISLAM STA GIA' VIVENDO LA SUA RIFORMA "LUTERANA" E SI CHIAMA ISIS. Un paradosso della storia. Che può anche farci comprendere che non tutto è perduto (ma che il rischio è alto). Condivido il parallelo tra accumulazione del capitale di ieri in Occidente con l'etica protestante e oggi nei paesi arabi con il fondamentalismo. E' un parallelo anche ideologico. E pensa anche io che serva un approccio integrato... per il resto ho detto nel mio post precedente

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Risposto da Angelo Amoroso d'Aragona su 30 Marzo 2016 a 15:13 ottimo contributo la tua pagina web su Leonardo http://cronologia.leonardo.it/storia/mondiale/islam001.htm. La consiglierò anche sul mio Diario facebook giovanni de sio cesari ha detto: E una questione di inversione di causa effetto. Certo ci sono persone che fanno affari con il petrolio dell’ ISIS ma questo è l’effetto e non la causa dell’ISIS, cosi come il lavoro (lecito) che ruota intorno ai pellegrinaggi sono l’effetto e non certo la causa della fama di santita di padre Pio (fermo restante che quelli che ci vivono avranno tutto l’interesse a sostenerne la fama) Con questo non voglio assimilare i pacifici pellegrini con i sanguinari shaid Il jihadismo ha delle radici storiche e culturali ampie e profonde. Per chi fosse interessato: un mio sintetico articolo di una decina di anni fa che potrebbe essere un semplice punto di partenza I teorici del fondamentalismo islamico http://cronologia.leonardo.it/storia/mondiale/islam001.htm

Risposto da Arturo Hermann su 30 Marzo 2016 a 15:14 Mi riferivo all'etica protestante nel senso di "simbolo" del capitalismo occidentale secondo il noto testo di Max Weber (chiaramente ci sarebbe da discutere su questo aspetto), e per vari aspetti - ma non quello delle disuguaglianze economiche e di potere - abbastanza diverso dal sistema islamico di accumulazione.

Risposto da Angelo Amoroso d'Aragona su 30 Marzo 2016 a 15:55 avevo inteso Arturo Hermann ha detto: Mi riferivo all'etica protestante nel senso di "simbolo" del capitalismo occidentale secondo il noto testo di Max Weber (chiaramente ci sarebbe da discutere su questo aspetto), e per vari aspetti - ma non quello delle disuguaglianze economiche e di potere - abbastanza diverso dal sistema islamico di accumulazione.

Risposto da giorgio varaldo su 30 Marzo 2016 a 16:28 non mi pare che in nessuna sura del corano vi sia un purché minimo richiamo al sociale ne tantomeno qualsiasi concetto che demonizzi ne la ricchezza ne la sua distribuzione più o meno omogenea come c'è nella cultura cristiana cattolica. Ne nel corano ne negli hadit del profeta si possono trovar frasi come quella evangelica "se ami il tuo signore vendi i tuoi beni e distribuiscili ai poveri" (matteo 19, 16-22) Anzi se mai il contrario la ricchezza è intesa come un dono dell'altissimo al buon credente. Quindi inutile provare ad interpretare il mondo islamico secondo l'ottica nostra. Prenderemmo solo solenni cantonate Arturo Hermann ha detto:

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Mi riferivo all'etica protestante nel senso di "simbolo" del capitalismo occidentale secondo il noto testo di Max Weber (chiaramente ci sarebbe da discutere su questo aspetto), e per vari aspetti - ma non quello delle disuguaglianze economiche e di potere - abbastanza diverso dal sistema islamico di accumulazione.

Risposto da Arturo Hermann su 30 Marzo 2016 a 17:03 Infatti, gli islamici hanno un senso dell'accumulazione più vicino per certi aspetti "all'etica protestante e lo spirito del capitalismo" che alla dottrina sociale della chiesa cattolica.

Risposto da Angelo Amoroso d'Aragona su 30 Marzo 2016 a 17:05 anche nell'etica protestante la ricchezza è un premio divino, opera della provvidenza che premia i più meritevoli ma non in tutta, anzi all'origine dell'etica protestante c'è la totale indifferenza, dio non premia, nemmeno la fede chi ha fede non deve aspettarsi nulla da Dio le religioni si prestano a mille interpretazioni e non serve a nulla ora cercare noi la Sura del Corano che fonfermi questo è quella in ogni caso c'è un testo che ha fatto storia: Maxime Rodinson "Islam e capitalismo". Un testo datatissimo che può essere utile ricordare perché figlio di una stagione progressista e terzomondista, in cui si immaginava che il favore dell'islam verso il capitalismo avrebbe favorito la modernizzazione e con essa il passaggio al socialismo. giorgio varaldo ha detto: non mi pare che in nessuna sura del corano vi sia un purché minimo richiamo al sociale ne tantomeno qualsiasi concetto che demonizzi ne la ricchezza ne la sua distribuzione più o meno omogenea come c'è nella cultura cristiana cattolica. Ne nel corano ne negli hadit del profeta si possono trovar frasi come quella evangelica " se ami il tuo signore vendi i tuoi beni e distribuiscili ai poveri" (matteo 19, 16-22) Anzi se mai il contrario la ricchezza è intesa come un dono dell'altissimo al buon credente. Quindi inutile provare ad interpretare il mondo islamico secondo l'ottica nostra. Prenderemmo solo solenni cantonate Arturo Hermann ha detto: Mi riferivo all'etica protestante nel senso di "simbolo" del capitalismo occidentale secondo il noto testo di Max Weber (chiaramente ci sarebbe da discutere su questo aspetto), e per vari aspetti - ma non quello delle disuguaglianze economiche e di potere - abbastanza diverso dal sistema islamico di accumulazione.

Risposto da mariella alois su 30 Marzo 2016 a 17:10 Grazie Giovanni Ho salvaguardato questo articolo per rileggerlo con calma. Non è certo facile comprendere, benché istruiti o informati, gli eventi di questi giorni. Prendiamo ad esempio gli attacchi di Bruxelles. La TV belga ha diffuso una intervista con un professore di uno dei kamikaze all'aeroporto, Lachraoui. Ha detto che era un ottimo studente con un carattere piacevole, ma alla costante ricerca di identità, di appartenere a qualcosa, interrogandosi spesso sulla sua stessa religione l'Islam. Ciò fino all'età di 20 anni, poi i breve tempo si radicalizzo' e divenne kamikaze. Mi chiedo se, più che religione, l'islam non sia piuttosto una forma di Scientologia. giovanni de sio cesari ha detto:

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Economia e politica nel mondo IV – 2015-2016

E una questione di inversione di causa effetto. Certo ci sono persone che fanno affari con il petrolio dell’ ISIS ma questo è l’effetto e non la causa dell’ISIS, cosi come il lavoro (lecito) che ruota intorno ai pellegrinaggi sono l’effetto e non certo la causa della fama di santita di padre Pio (fermo restante che quelli che ci vivono avranno tutto l’interesse a sostenerne la fama) Con questo non voglio assimilare i pacifici pellegrini con i sanguinari shaid Il jihadismo ha delle radici storiche e culturali ampie e profonde. Per chi fosse interessato: un mio sintetico articolo di una decina di anni fa che potrebbe essere un semplice punto di partenza I teorici del fondamentalismo islamico http://cronologia.leonardo.it/storia/mondiale/islam001.htm

Risposto da Fabio Colasanti su 30 Marzo 2016 a 17:43 Angelo, grazie per questo contributo. Sono perfettamente d'accordo con i due primi punti. Anche abbanstanza sul terzo, salvo che sull'affermazione che la guerra in Iraq sarebbe stata fatta per fare un picere all'Arabia Saudita. Ho ancora un punto sull'islam, ma lo esprimerò come commento ad un altro tuo intervento. Angelo Amoroso d'Aragona ha detto: Mi ripropongo di leggere tutto con calma, ma intanto: - l'Europa deve dire agli USA di stare fermi? Francamente qui se errore c'è stato è stato quello che gli USA stanno sin troppo fermi e domani potranno o continuare a stare fermi (se vince la Clinton che confermerà la politica estera di Obama) o peggio (se vincono Trump o Sanders, entrambi abbandoneranno l'Europa e il Medio Oriente). - l'Europa non è mai stata meglio degli USA in Medio Oriente e forse nemmeno nel mondo. Basti pensare alle origini del disastro vietnamita, all'intervento recente in Libia, alle compiaciute alleanze con Arafat in casa nostra, alla prima crisi in Iran quando era ancora Persia e si mise uno Scià fantoccio per compiacere l'alleato britannico, o vogliamo ricordarci il ruolo di Francia e Germania durante la guerra nella ex jugoslavia. Oggi se si salvava Sarajevo avremmo avuto un Islam europeo e invece abbiamo regalato anche quello ai fondamentalisti. - Petrolio? E' l'occidente sotto ricatto dei paesi che lo producono e non viceversa. Il disastro della Guerra in Iraq non è la guerra in se ma che era fatta per fare un favore all'Arabia Saudita. Arabia Saudita ossia il paese che sistematicamente e in modo pianificato fa crescere la corrente neo-salafita dell'Islam, costruendo moschee in tutto il mondo dove insediare Imam indottrinati a questa scuola di pensiero che è una strumentalizzazione in chiave totalitaria dell'Islam. Una ideologia che nasce nel XX secolo sull'onda di fascismo e nazismo, con le stesse connotazioni in chiavi non nazionali ma religiose. Una ideologia che nasce in Egitto e poi trova casa in Arabia Saudita. I due paesi che ci tengono sotto ricatto. A cui oggi si aggiunge una Turchia orientata su un progetto neo-ottomano, dove della cultura del rispetto e dell'integrazione tra etnie dell'Impero non c'è nulla ma del Califfato tutto, come per l'ISIS. Serve una Europa unita, ma che ritrovi davvero se stessa nei valori universali di democrazia e libertà. Andando a piccoli passi servirebbe almeno una sola Polizia di frontiera e una sola Politica di ridistribuzione dei profughi (tutti). Serve un Islam europeo che si autofinanzi e non dipenda dall'Arabia Saudita, pienamente coeso con i nostri valori di tolleranza religiosa e laicità dello Stato. Serve anche la guerra, purtroppo, ma pensando al dopo. Servirebbe una Europa che si pensi davvero mediterranea, come sono le sue origini storiche e identitarie, che si pensi come punto d'incrocio tra Occidente, Oriente e Africa, una Europa che punti in prospettiva ad integrare il nord africa e il vicino oriente, a patto di sfidare l'Islam sul suo terreno e non di rifiutarlo in toto. Servirebbe che la politica torni alla politica, ossia anche alle grandi visioni. Servono leader di questa statura, serve un pensiero all'altezza delle sfide del nostro tempo. L'ISIS avanza su questi vuoti e se non li riempiamo non c'è scampo. Angelo

Risposto da Fabio Colasanti su 30 Marzo 2016 a 17:48 Angelo,

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quello che molti - io compreso - sosteniamo è che la chiesa cattolica nel passato ha avuto tante caratteristiche simili a quelle che critichiamo nell'islam. Le cose sono cambiate non con la Riforma, ma con l'arrivo dell'Illuminismo che ha relegato la religione ad un fatto privato. Questo è quello che il mondo islamico non ha conosciuto. E' però dubbio che si possa mai vedere uno sviluppo di questo genere. Dopo tutto, il "dare a Cesare quello che è di Cesare" ha sempre fatto parte dell'insegnamento cristiano, mentre l'Islam si basa su di un'assenza di separazione tra dimensione religiosa e dimensioni civili o personali. Angelo Amoroso d'Aragona ha detto: spesso si sente dire che l'Islam avrebbe bisogno di una Riforma. Ci si dimentica cosa sia stata la Riforma. Si pensa all'etica protestante e la identifica con la secolarizzazione. Non è così. L'ISLAM STA GIA' VIVENDO LA SUA RIFORMA "LUTERANA" E SI CHIAMA ISIS. Un paradosso della storia. Che può anche farci comprendere che non tutto è perduto (ma che il rischio è alto). Condivido il parallelo tra accumulazione del capitale di ieri in Occidente con l'etica protestante e oggi nei paesi arabi con il fondamentalismo. E' un parallelo anche ideologico. E pensa anche io che serva un approccio integrato... per il resto ho detto nel mio post precedente

Risposto da Angelo Amoroso d'Aragona su 30 Marzo 2016 a 17:52 La storia del fondamentalismo islamista è una storia in gran parte di buoni allievi delle nostre Università migliori. Non credo che serva a molto vederla come patologia comportamentale, anzi. Ritengo sia sviante. I kamikaze non sono dei pazzi, sono ragazzi spesso occidentali che per ragioni poco inerenti la religione si radicalizzano. Per capirli dovremmo pensarli molto più simili a noi che al paranoico o allo sradicato. Pensiamo al nostro disagio giovanile, alle scelte molto radicali compiute da gran parte della generazione del '68 o del '77. Proviamo a pensarla anche come rivolta dei figli contro i padri, come molti di noi si voleva dimostrare che eravamo "più comunisti noi di loro" (pur sapendo pochissimo di comunismo) così loro vogliono dimostrare di essere "più fedeli loro alle radici che i padri mezzi integrati". Questo se vogliamo parlare dei kamikaze che tu citi. Se invece vogliamo andare alle radici storiche e ideologiche dovremmo guardarlo come fenomeno da comparare alla nascita in Europa del fascismo, non tanto alle sue formazioni politiche quanto al suo humus culturale, per esempio a certo sovvertivismo francese a fine '800. Si tratta di una risposta organicista al disagio della modernità. Ovviamente le mie sono solo ipotesi di lavoro, ma per ora ho sempre trovato conferma, dal 2001 in poi. Angelo mariella alois ha detto: Grazie Giovanni Ho salvaguardato questo articolo per rileggerlo con calma. Non è certo facile comprendere,benché istruiti o informati,gli eventi di questi giorni. Prendiamo ad esempio gli attacchi di Bruxelles . La TV belga ha diffuso una intervista con un professore di uno dei kamikaze all'aeroporto, Lachraoui. Ha detto che era un ottimo studente con un carattere piacevole,ma alla costante ricerca di identità ,di appartenere a qualcosa, interrogandosi spesso sulla sua stessa religione l'Islam.Ciò fino all'età di 20 anni,poi i breve tempo si radicalizzo' e divenne kamikaze. Mi chiedo se ,più che religione ,l'islam non sia Piuttosto una forma di Scientologia. giovanni de sio cesari ha detto: E una questione di inversione di causa effetto. Certo ci sono persone che fanno affari con il petrolio dell’ ISIS ma questo è l’effetto e non la causa dell’ISIS, cosi come il lavoro (lecito) che ruota intorno ai pellegrinaggi sono l’effetto e non certo la causa della fama di santita di padre Pio (fermo restante che quelli che ci vivono avranno tutto l’interesse a sostenerne la fama) Con questo non voglio assimilare i pacifici pellegrini con i sanguinari shaid Il jihadismo ha delle radici storiche e culturali ampie e profonde. Per chi fosse interessato: un mio sintetico articolo di una decina di anni fa che potrebbe essere un semplice punto di partenza I teorici del fondamentalismo islamico http://cronologia.leonardo.it/storia/mondiale/islam001.htm

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Risposto da giorgio varaldo su 30 Marzo 2016 a 18:02 Non conosco bene le variegate facce del protestantesimo. Posso però affermare senza tema di esser smentito dai fatti che qualsiasi approccio all'islam fatto con l'ottica della lotta di classe è sempre stato fallimentare . Quando negli anni 70 durante il periodo delle agitazioni del periodo post autunno caldo a taranto si sono ospitati vari tecnici di acciaierie arabe e ricordo ancora le difficoltà a far capire loro le motivazioni delle lotte sindacali e della meraviglia da parte dei nostri di fronte a lavoratori che non concepivano la lotta sindacale E quando ho avuto occasione di visitare questi paesi e di iniziare a capire qualcosa grazie a loro mi sono reso conto della differenza di mentalità e della loro accettazione della volontà dell'altissimo. Se ha voluto che fossi povero debbo accettarlo perché questa è la Sua volontà. Ed al tempo - con molti paesi del terzo mondo che raggiungevano l'indipendenza - grazie anche al sostegno URSS ai paesi arabi in lotta contro israele - anche ricordando di mossadeq si paventava la diffusione del comunismo in quelle lande. Una sera in un paese arabo a cena con un tecnico locale - che conoscevo bene in quanto lo avevo accompagnato a visitare numerose acciaierie italiane - il discorso è caduto su questo aspetto. Il tecnico in questione - che aveva combattuto ed era pluridecorato nella guerra del kippur - mi spiegò con pazienza il motivo per il quale ogni aspetto sociale era alieno nella cultura islamica e che nessun buon credente avrebbe potuto dare il proprio consenso ad una idea politica che metteva in discussione le scelte dell'altissimo. Riguardo poi al rancore verso il mondo occidentale almeno da cosa ho capito (non è detto abbia capito bene..) non mi pare derivi dal fatto che sia sfruttatore capitalista o meno. Anche per le giovani classi dirigenti (parlo delle acciaierie ) brillantemente laureati nelle migliori università occidentali e russe il motivo del loro ritardo è riconducibile alla dissolutezza dei costumi e l'occidente è considerato il grande satana corruttore anche da chi ha studiato al MIT. Risultato piuttosto differente dalle attese di rodinson.. Angelo Amoroso d'Aragona ha detto: anche nell'etica protestante la ricchezza è un premio divino, opera della provvidenza che premia i più meritevoli ma non in tutta, anzi all'origine dell'etica protestante c'è la totale indifferenza, dio non premia, nemmeno la fede chi ha fede non deve aspettarsi nulla da Dio le religioni si prestano a mille interpretazioni e non serve a nulla ora cercare noi la Sura del Corano che fonfermi questo è quella in ogni caso c'è un testo che ha fatto storia: Maxime Rodinson "Islam e capitalismo". Un testo datatissimo che può essere utile ricordare perché figlio di una stagione progressista e terzomondista, in cui si immaginava che il favore dell'islam verso il capitalismo avrebbe favorito la modernizzazione e con essa il passaggio al socialismo.

Risposto da Angelo Amoroso d'Aragona su 30 Marzo 2016 a 18:02 sono d'accordo. Quel Cesare e quel Dio sono stati il punto di forza del cristianesimo. L'islam contiene come tu dici tutti i punti deboli della nostra religione sino a pochi decenni fa, mentre non ha questo elemento chiave. Questo però non gli ha impedito, anche sino all'altro ieri, di separare Stato e Fede, e nel migliore dei casi anche di separare la Legge dell'Uomo da quella Divina. Occorre però prendere atto che questi esempi sono tutti finiti male e che l'orologio va al contrario per loro. L'islam moderato sembra una espressione di comodo. Di fatto l'Islam ha un serio problema nel convivere con la modernità, ma il processo è iniziato e il fondamentalismo - come fu la Riforma di Lutero - è proprio il segnale di questo inizio. Siccome io penso, con Popper, che la storia non sia una linea inarrestabile verso il progresso, non credo affatto che questo processo debba progredire necessariamente verso quello che noi pensiamo essere meglio, né in 10 né in 1000 anni. Penso pertanto che ci voglia la nostra volontà. Penso che sia necessario combattere. Fabio Colasanti ha detto: Angelo, quello che molti - io compreso - sosteniamo è che la chiesa cattolica nel passato ha avuto tante caratteristiche simili a quelle che critichiamo nell'islam. Le cose sono cambiate non con la Riforma, ma con l'arrivo dell'Illuminismo che ha relegato la religione ad un fatto privato. Questo è quello che il mondo islamico non ha conosciuto.

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E' però dubbio che si possa mai vedere uno sviluppo di questo genere. Dopo tutto, il "dare a Cesare quello che è di Cesare" ha sempre fatto parte dell'insegnamento cristiano, mentre l'Islam si basa su di un'assenza di separazione tra dimensione religiosa e dimensioni civili o personali. Angelo Amoroso d'Aragona ha detto: spesso si sente dire che l'Islam avrebbe bisogno di una Riforma. Ci si dimentica cosa sia stata la Riforma. Si pensa all'etica protestante e la identifica con la secolarizzazione. Non è così. L'ISLAM STA GIA' VIVENDO LA SUA RIFORMA "LUTERANA" E SI CHIAMA ISIS. Un paradosso della storia. Che può anche farci comprendere che non tutto è perduto (ma che il rischio è alto). Condivido il parallelo tra accumulazione del capitale di ieri in Occidente con l'etica protestante e oggi nei paesi arabi con il fondamentalismo. E' un parallelo anche ideologico. E pensa anche io che serva un approccio integrato... per il resto ho detto nel mio post precedente

Risposto da Fabio Colasanti su 30 Marzo 2016 a 18:03 Angelo, non sono sicuro si possa affermare che le origini storiche e identitarie dell'Europa siano mediterranee. E' sicuramente vero se si pensa ai tempi dell'impero romano e al "Mare Nostrum". Ma sono queste le origini dell'Europa? Dalla stagione delle grandi navigazioni e delle grandi scoperte in poi (dalla fine quindi del XV secolo) gran parte dell'Europa è stata invece proiettata verso l'Atlantico e gli altri oceani. Pensa al ruolo che questi hanno avuto per Portogallo, Spagna, Francia, Gran Bretagna, Belgio, Olanda e Germania (per usare i nomi attuali di queste regioni). Da cinque secoli il Mediterraneo e il Medio Oriente sono delle zone di confine molto importanti, ma non certo quelle che definiscono l'identità europea. Non dimentichiamo poi che dal XVI secolo in poi le rare occasioni di unità europea si sono realizzate in opposizione al Sultano, in opposizione all'impero Ottomano e all'Islam. Non vedo poi cosa significhi concretamente "sfidare l'Islam sul suo terreno"? Intendi in senso geografico, ossia essere più presenti sui suoi territori (il Medio Oriente e l'Africa) o sfidarlo culturalmente? Io mi accontenterei di una situazione dove gli europei di religione mussulmana, che sono almeno venti milioni accettassero pienamente i nostri principi di laicità, di democraia e di libera espressione del pensiero. Angelo Amoroso d'Aragona ha detto: ( ... ) Servirebbe una Europa che si pensi davvero mediterranea, come sono le sue origini storiche e identitarie, che si pensi come punto d'incrocio tra Occidente, Oriente e Africa, una Europa che punti in prospettiva ad integrare il nord africa e il vicino oriente, a patto di sfidare l'Islam sul suo terreno e non di rifiutarlo in toto. ( ... )

Risposto da giorgio varaldo su 30 Marzo 2016 a 18:16 Non esiste l'islam moderato secondo il nostro concetto di moderazione L'islam moderato era quello di hosni mubaak è quello dell'egitto di al sissi e di regeni è quello della tunisia e delle stragi del museo e del resort turistico è quello dell'algeria che dal 1992 è in piena e sanguinosa guerra civile. L'islam potrà "modernizzarsi" solo quando riuscirà ad avere il proprio illuminismo. Forse lo potrà avere un islam europeo che si apra alla cultura cristiano giudaica europea post illuminista. Ma non sarà l'islam attuale ed è facile preconizzare che dall'islam arabo attuale verrà considerato alla stregua degli infedeli Angelo Amoroso d'Aragona ha detto: sono d'accordo. Quel Cesare e quel Dio sono stati il punto di forza del cristianesimo. L'islam contiene come tu dici tutti i punti deboli della nostra religione sino a pochi decenni fa, mentre non ha questo elemento chiave. Questo però non gli ha impedito, anche sino all'altro ieri, di separare Stato e Fede, e nel migliore dei casi anche di separare la Legge dell'Uomo da quella Divina. Occorre però prendere atto che questi esempi sono tutti finiti male e che l'orologio va al contrario per loro. L'islam moderato sembra una espressione di comodo. Di fatto l'Islam ha un serio problema nel convivere con la modernità, ma il processo è iniziato e il fondamentalismo - come fu la Riforma di Lutero - è proprio il segnale di questo inizio. Siccome io penso, con Popper, che la storia non sia una linea inarrestabile verso il progresso,

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non credo affatto che questo processo debba progredire necessariamente verso quello che noi pensiamo essere meglio, né in 10 né in 1000 anni. Penso pertanto che ci voglia la nostra volontà. Penso che sia necessario combattere.

Risposto da marcello sassoli su 30 Marzo 2016 a 18:19 Mi riferisco ai versamenti verso stati "canaglia" ed anche verso i simpatici svizzeri...finora vedo che i risultati della famosa lista Falciani non sono stati raggiunti nella loro interezza...ci sono molti punti in "ombra" o sbaglio? Fabio Colasanti ha detto: Marcello, a cosa ti riferisci? I versamenti via banca sono tracciabili; esistono mille regole e ci sono bancari in America vedo che i risultati della famosa lista Falciani non sono stati raggiunti nella loro interezza...che sono finiti in galera per trasferimenti in paesi sulle liste nere. Ti riferisci forse ai trasferimenti tipo" Western Union"? Ma che controlli vuoi introdurre? Chi potrebbe mai verificare i veri destinatari di trasferimenti per 1000 o 2000 euro in un paese del terzo mondo? No, non credo proprio che ci siano problemi a questi livello. marcello sassoli ha detto: Una presenza "tra di noi" è il sistema opaco di trasferimento di fondi che sfuggono a qualsiasi controllo. Esso non ha traccia nell'Europa senza frontiere. I nostri stati non controllano "pienamente" il flusso di denaro sporco che viene indirizzato verso fini di destabilizzazione delle nostre società.

Risposto da Angelo Amoroso d'Aragona su 30 Marzo 2016 a 18:20 anche io mi accontenterei di quello che tu dici sull'Europa la mia è una posizione solitaria. Lo so. Anche Edgar Morin dice che l'Europa nasce dallo scoprirsi cristiana contro i musulmani. Io credo, con Severino, che invece la modernità e l'Europa sia tuttuno e che questa nasca con la filosofia greca. Poi è lo stesso Morin in Pensare l'Europa a dire che senza Impero Romano non ci sarebbe stato l'universalismo cristiano, che trasforma una religione ebraica in pensiero universale, filosofia per l'appunto. Sul piano storico, di certo abbiamo il ruolo prominente dei paesi del nord Europa, un ruolo però anch'esso di dominio dei mari e del mondo, attraverso colonie o traffici. Si torna sempre all'uomo greco, e a Roma. Tutto questo è sempre stato foriero di interpretazioni reazionarie se non fasciste. E se provassimo a pensarlo in chiave diversa? Non parlo del "pensiero meridiano" del mio noto conterraneo. Non intendo affatto contrapporre lo spirito mediterraneo a quello nordico in nome di lentezza e anti modernità. Al contrario. Dico che l'Europa si è arenata ancora prima di nascere quando cadde Costantinopoli e i principi d'Europa si videro bene di comprendere l'invito di un eccellente uomo del rinascimento di correre a riconquistarla. Persa la sua anima orientale e con essa quella nord africana l'Europa non è mai stata più capace di costituirsi. Il recente aborto ne è l'ennesimo episodio, e cade sempre lì, sempre a Sarajevo, sempre sulle coste turche, sempre lungo i confini orientali dell'Impero austroungarico o lungo le strade che portano dalla Spagna al Maghreb. A lungo termine io credo si debba ripensare l'Europa come un Continente d'acqua, come il mediterraneo intorno a cui si confrontano Occidente (ormai al suo estremo le Americhe) Oriente e Africa. Simili cambi di paradigma sono lentissimi a venire, ma si impongono in un attimo. Senza dimenticare l'obiettivo immediato - quello che tu dici - io preferisco sforzarmi di pensare, solo pensare, diversamente. E non è detto anche: inutilmente. Io ci provo. Fabio Colasanti ha detto: Angelo, non sono sicuro si possa affermare che le origini storiche e identitarie dell'Europa siano mediterranee. E' sicuramente vero se si pensa ai tempi dell'impero romano e al "Mare Nostrum". Ma sono queste le origini dell'Europa? Dalla stagione delle grandi navigazioni e delle grandi scoperte in poi (dalla fine quindi del XV secolo) gran parte dell'Europa è stata invece proiettata verso l'Atlantico e gli altri oceani. Pensa al ruolo che questi hanno avuto per Portogallo, Spagna, Francia, Gran Bretagna, Belgio, Olanda e Germania (per usare i nomi attuali di queste regioni).

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Da cinque secoli il Mediterraneo e il Medio Oriente sono delle zone di confine molto importanti, ma non certo quelle che definiscono l'identità europea. Non dimentichiamo poi che dal XVI secolo in poi le rare occasioni di unità europea si sono realizzate in opposizione al Sultano, in opposizione all'impero Ottomano e all'Islam. Non vedo poi cosa significhi concretamente "sfidare l'Islam sul suo terreno"? Intendi in senso geografico, ossia essere più presenti sui suoi territori (il Medio Oriente e l'Africa) o sfidarlo culturalmente? Io mi accontenterei di una situazione dove gli europei di religione mussulmana, che sono almeno venti milioni accettassero pienamente i nostri principi di laicità, di democraia e di libera espressione del pensiero. Angelo Amoroso d'Aragona ha detto: ( ... ) Servirebbe una Europa che si pensi davvero mediterranea, come sono le sue origini storiche e identitarie, che si pensi come punto d'incrocio tra Occidente, Oriente e Africa, una Europa che punti in prospettiva ad integrare il nord africa e il vicino oriente, a patto di sfidare l'Islam sul suo terreno e non di rifiutarlo in toto. ( ... )

Risposto da Angelo Amoroso d'Aragona su 30 Marzo 2016 a 18:25 d'accordo. Infatti credo che la guerra sia impossibile da evitare e che sarà una guerra lunga. Quindi inutile tentare di vincerla con colpi di mano militare. giorgio varaldo ha detto: Non esiste l'islam moderato secondo il nostro concetto di moderazione L'islam moderato era quello di hosni mubaak è quello dell'egitto di al sissi e di regeni è quello della tunisia e delle stragi del museo e del resort turistico è quello dell'algeria che dal 1992 è in piena e sanguinosa guerra civile. L'islam potrà "moderinzzarsi" solo quando riuscirà ad avere il proprio illuminismo. Forse lo potrà avere un islam europeo che si apra alla cultura cristiano giudaica europea post illuminista. Ma non sarà l'islam attuale ed è facile preconizzare che dall'islam arabo attuale verrà considerato alla stregua degli infedeli

Risposto da Arturo Hermann su 30 Marzo 2016 a 22:30 Condivido varie osservazioni, però credo che venga a volte un po' sottovalutata la gravità del pericolo. In questo senso, fondamentalismo, instabilità politica, e problemi ed interessi economici si rafforzano a vicenda in una miscela esplosiva alimentata anche da tendenze paranoiche. Ormai vi è stato un salto di qualità nelle strategie offensive, ed è necessario da parte nostra un salto di qualità nelle strategie difensive, se non vogliamo soccombere ai califfati. Ciò può provenire da un approccio integrato al problema, ad esempio attraverso una conferenza internazionale di pace, che vari risoluzioni precise. Riporto un altro post sugli obiettivi economici e politici dell'isis, http://www.centroeinaudi.it/agenda-liberale/articoli/4248-isis,-per...

Risposto da Fabio Colasanti su 30 Marzo 2016 a 23:58 Marcello, ti sbagli. Tutti i versamenti verso qualsiasi stato canaglia sono tracciabili. Se si vuole, si identifica tutto quello che parte per via bancaria dai nostri paesi (evidentemente non possiamo poi sapere cosa succede tra paesi terzi) e per "nostri" paesi intendo tutti i paesi industrializzati Svizzera compresa. I bancari che sono finiti in galera erano persone che hanno fatto versamenti verso paesi versi i quali non si dovevano fare (per esempio, Iran) e per aver aiutato l'evasione fiscale. Ma questi bancari sono andati in galera in alcuni paesi (per esempio, Stati Uniti) e non in altri (per esempio, l'Italia) solo per il maggiore o minore dinamismod elle autorità di polizia e giudiziarie, ma non certo perché i pagamenti non potessero essere tracciati. Quando si tratta di criminalità e ancora più di terrorismo tutti i paesi collaborano abbastanza bene. La lsita Falciani ha prodotto risultati nei paesi che hanno voluto utilizzarla; non hanno prodotto risultati in quelli che hanno preferito non farlo. Il caso di cui si è più parlato è stato quello della lista "Lagarde". La Lagarde, quando era

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ancora ministro delle finanze francese ha dato al ministro delle finanze greco del governo Papandreu (Giorgos Papakostantinou) la parte che riguardava cittadini greci. E' poi saltato fuori che il ministro aveva perso la lista e che quando questa è stata ritrovata dopo un anno erano stati rimossi tre nomi di familiari del ministro. Almeno il ministro è finito sotto processo (ma non sono sicuro che sia finito in galera). marcello sassoli ha detto: Mi riferisco ai versamenti verso stati "canaglia" ed anche verso i simpatici svizzeri...finora vedo che i risultati della famosa lista Falciani non sono stati raggiunti nella loro interezza...ci sono molti punti in "ombra" o sbaglio?

Risposto da Antonino Andaloro su 31 Marzo 2016 a 7:30 Penso che il nostro scervellarci sulle responsabilità religiose, non avrebbe senso, una volta messi a conoscenza che dietro il terrore c'è chi vende armi e mezzi e lo fà conscio di farlo con sistematica cattiveria alla pari di chi si prepara a compiere un attentato.

Risposto da marcello sassoli su 31 Marzo 2016 a 8:10 Fabio, nel 2015 Aldo Giannuli ha scritto il seguente. Bisogna leggerlo, perchè ci sono ancora molti dubbi sulla "funzione" dei cosiddetti "rogue states"... Ecco il link: http://www.aldogiannuli.it/paradisi-fiscali-stato-canaglia/ Fabio Colasanti ha detto: Marcello, ti sbagli. Tutti i versamenti verso qualsiasi stato canaglia sono tracciabili. Se si vuole, si identifica tutto quello che parte per via bancaria dai nostri paesi (evidentemente non possiamo poi sapere cosa succede tra paesi terzi) e per "nostri" paesi intendo tutti i paesi industrializzati Svizzera compresa. I bancari che sono finiti in galera erano persone che hanno fatto versamenti verso paesi versi i quali non si dovevano fare (per esempio, Iran) e per aver aiutato l'evasione fiscale. Ma questi bancari sono andati in galera in alcuni paesi (per esempio, Stati Uniti) e non in altri (per esempio, l'Italia) solo per il maggiore o minore dinamismod elle autorità di polizia e giudiziarie, ma non certo perché i pagamenti non potessero essere tracciati. Quando si tratta di criminalità e ancora più di terrorismo tutti i paesi collaborano abbastanza bene. La lsita Falciani ha prodotto risultati nei paesi che hanno voluto utilizzarla; non hanno prodotto risultati in quelli che hanno preferito non farlo. Il caso di cui si è più parlato è stato quello della lista "Lagarde". La Lagarde, quando era ancora ministro delle finanze francese ha dato al ministro delle finanze greco del governo Papandreu (Giorgos Papakostantinou) la parte che riguardava cittadini greci. E' poi saltato fuori che il ministro aveva perso la lista e che quando questa è stata ritrovata dopo un anno erano stati rimossi tre nomi di familiari del ministro. Almeno il ministro è finito sotto processo (ma non sono sicuro che sia finito in galera).

Risposto da Fabio Colasanti su 31 Marzo 2016 a 8:13 Antonino, i "trafficanti d'armi" fanno sicuramente affari grazie a chi vuole fare rapine, guerre e rivoluzioni. Ma da qui a immaginare che le rapine, le guerre e le rivoluzioni siano organizzate dai trafficanti d'armi ce ne corre. Purtroppo ci sono tante persone che vogliono fare rapine, guerre e rivoluzioni anche senza stimoli esterni. Oltre a tutto, gli attentati di Bruxelles sono stati fatti con esplosivi confezionati in casa con prodotti chimici in vendita libera. Quelli di Parigi hanno anche utilizzato kalashnikov che, purtroppo, sono facilmente ottenibili sul mercato nero e sono prodotti in tantissimi paesi. Quindi non vedo come si possa immaginare un guadagno dei trafficanti d'armi dagli attentati islamistici degli ultimi anni. Antonino Andaloro ha detto:

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Economia e politica nel mondo IV – 2015-2016

Penso che il nostro scervellarci sulle responsabilità religiose, non avrebbe senso, una volta messi a conoscenza che dietro il terrore c'è chi vende armi e mezzi e lo fà conscio di farlo con sistematica cattiveria alla pari di chi si prepara a compiere un attentato.

Risposto da Fabio Colasanti su 31 Marzo 2016 a 8:25 Marcello, il pezzo di Giannuli - persona che non conosco - dice esattamente quello che dico io. a) Sulla lista Falciani, il suo non utilizzo dipende dalla volontà e dagli ordinamenti giuridici dei vari paesi. Giannuli indica che l'Italia l'ha avuta, ma che un nostro giudice ha deciso che non poteva essere utilizzata. Il problema è quindi in Italia. Altri paesi l'hanno utilizzata; la Germania ha mandato gente in galera - anche il presidente della squadra di calcio del Bayern di Monaco, l'ex attaccante della nazionale tedesca Uli Höness - sulla base della lista Falciani e di altre liste "comprate" da insider che hanno rubato i dati. b) Non c'è dubbio che esistano gli stati canaglia, ma abbiamo poche possibilità di imporre a questi stati come si devono organizzare al loro interno. Ma noi conosciamo tutti i trasferimenti bancari che partono dai paesi industrializzati verso gli stati canaglia. Gli stati che l'hanno voluto hanno potuto prendere misure durissime per punire l'evasione fiscale o il trasferimento di soldi verso paesi dove non dovrebbero andare. Gli strumenti ci sono quasi tutti. Utilizzarli dipende dalla volontà delle autorità in ogni paese. Ma tutto questo c'entra ben poco con il terrorismo. I finanziamenti all'isis non vengono dai paesi industrializzati; vengono da altri paesi del terzo mondo e dai traffici illegali (petrolio, reperti archeologici e riscatti per persone rapite) organizzati dall'isis e che non passano certo attraverso il nostro sistema bancario. marcello sassoli ha detto: Fabio, nel 2015 Aldo Giannuli ha scritto il seguente. Bisogna leggerlo, perchè ci sono ancora molti dubbi sulla "funzione" dei cosiddetti "rogue states"... Ecco il link: http://www.aldogiannuli.it/paradisi-fiscali-stato-canaglia/

Risposto da marcello sassoli su 31 Marzo 2016 a 8:29 Fabio, penso che si debba fare un'indagine approfondita sulle banche a capitale arabo, presenti anche a Bruxelles, che fanno una chiara discriminazione nella loro clientela in base alla appartenenza religiosa. Non accuso nessuno ma non c'è molta trasparenza da quel lato... Fabio Colasanti ha detto: Marcello, il pezzo di Giannuli - persona che non conosco - dice esattamente quello che dico io. a) Sulla lista Falciani, il suo non utilizzo dipende dalla volontà e dagli ordinamenti giuridici dei vari paesi. Giannuli indica che l'Italia l'ha avuta, ma che un nostro giudice ha deciso che non poteva essere utilizzata. Il problema è quindi in Italia. b) Non c'è dubbio che esistano gli stati canaglia, ma abbiamo poche possibilità di imporre a questi stati come si devono organizzare. Ma noi conosciamo tutti i trasferimenti bancari che partono dai paesi industrializzati verso gli stati canaglia. Gli stati che l'hanno voluto hanno potuto prendere misure durissime per punire l'evasione fiscale o il trasferimento di soldi verso paesi dove non dovrebbero andare. Gli strumenti ci sono tutti. Utilizzarli dipende dalla volontà delle autorità in ogni paese. Ma tutto questo c'entra ben poco con il terrorismo. I finanziamenti all'isis non vengono dai paesi industrializzati; vengono da altri paesi del terzo mondo e dai traffici illegali (petrolio, reperti archeologici e riscatti per persone rapite) organizzati dall'isis e che non passano certo attraverso il nostro sistema bancario. marcello sassoli ha detto:

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Fabio, nel 2015 Aldo Giannuli ha scritto il seguente. Bisogna leggerlo, perchè ci sono ancora molti dubbi sulla "funzione" dei cosiddetti "rogue states"... Ecco il link: http://www.aldogiannuli.it/paradisi-fiscali-stato-canaglia/

Risposto da Fabio Colasanti su 31 Marzo 2016 a 8:49 Marcello, le regole sul sistema bancario valgono per tutte le banche che operano in un paese senza che l'azionariato abbia una qualsiasi influenza. Il rispetto delle norme dipende dalla vigilanza esercitata dalle autorità di ogni paese. Ma, di nuovo, anche se alcune banche facessero delle discriminazioni nella loro clientela, non vedo cosa questo c'entri con la discussione che stiamo facendo sui finanziamenti all'Isis e sull'idea, che trovo senza alcuna validità, che l'azione dell'Isis sarebbe motivata da considerazioni economiche. marcello sassoli ha detto: Fabio, penso che si debba fare un'indagine approfondita sulle banche a capitale arabo, presenti anche a Bruxelles, che fanno una chiara discriminazione nella loro clientela in base alla appartenenza religiosa. Non accuso nessuno ma non c'è molta trasparenza da quel lato... Fabio Colasanti ha detto: Marcello, il pezzo di Giannuli - persona che non conosco - dice esattamente quello che dico io. a) Sulla lista Falciani, il suo non utilizzo dipende dalla volontà e dagli ordinamenti giuridici dei vari paesi. Giannuli indica che l'Italia l'ha avuta, ma che un nostro giudice ha deciso che non poteva essere utilizzata. Il problema è quindi in Italia. b) Non c'è dubbio che esistano gli stati canaglia, ma abbiamo poche possibilità di imporre a questi stati come si devono organizzare. Ma noi conosciamo tutti i trasferimenti bancari che partono dai paesi industrializzati verso gli stati canaglia. Gli stati che l'hanno voluto hanno potuto prendere misure durissime per punire l'evasione fiscale o il trasferimento di soldi verso paesi dove non dovrebbero andare. Gli strumenti ci sono tutti. Utilizzarli dipende dalla volontà delle autorità in ogni paese. Ma tutto questo c'entra ben poco con il terrorismo. I finanziamenti all'isis non vengono dai paesi industrializzati; vengono da altri paesi del terzo mondo e dai traffici illegali (petrolio, reperti archeologici e riscatti per persone rapite) organizzati dall'isis e che non passano certo attraverso il nostro sistema bancario.

Risposto da Alessandro Bellotti su 31 Marzo 2016 a 10:14 Giannuli è sostanzialmente l'ideologo dei 5S. Un pò com'era il prof. Miglio per la Lega. Questo è il suo blog: http://www.aldogiannuli.it/ Fabio Colasanti ha detto: Marcello, il pezzo di Giannuli - persona che non conosco - dice esattamente quello che dico io. a) Sulla lista Falciani, il suo non utilizzo dipende dalla volontà e dagli ordinamenti giuridici dei vari paesi. Giannuli indica che l'Italia l'ha avuta, ma che un nostro giudice ha deciso che non poteva essere utilizzata. Il problema è quindi in Italia. Altri paesi l'hanno utilizzata; la Germania ha mandato gente in galera - anche il presidente della squadra di calcio del Bayern di Monaco, l'ex attaccante della nazionale tedesca Uli Höness - sulla base della lista Falciani e di altre liste "comprate" da insider che hanno rubato i dati. b) Non c'è dubbio che esistano gli stati canaglia, ma abbiamo poche possibilità di imporre a questi stati come si devono organizzare al loro interno. Ma noi conosciamo tutti i trasferimenti bancari che partono dai paesi industrializzati verso gli stati canaglia. Gli stati che l'hanno voluto hanno potuto prendere misure durissime per punire l'evasione fiscale o il trasferimento di soldi verso paesi dove non dovrebbero andare. Gli strumenti ci sono quasi tutti. Utilizzarli dipende dalla volontà delle autorità in ogni paese.

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Ma tutto questo c'entra ben poco con il terrorismo. I finanziamenti all'isis non vengono dai paesi industrializzati; vengono da altri paesi del terzo mondo e dai traffici illegali (petrolio, reperti archeologici e riscatti per persone rapite) organizzati dall'isis e che non passano certo attraverso il nostro sistema bancario.

Risposto da Fabio Colasanti su 31 Marzo 2016 a 10:37 Grazie. Alessandro Bellotti ha detto: Giannuli è sostanzialmente l'ideologo dei 5S. Un pò com'era il prof. Miglio per la Lega. Questo è il suo blog: http://www.aldogiannuli.it/ Fabio Colasanti ha detto: Marcello, il pezzo di Giannuli - persona che non conosco - dice esattamente quello che dico io. ( ... )

Risposto da marcello sassoli su 31 Marzo 2016 a 12:24 Fabio Colasanti ha detto: Grazie. Alessandro Bellotti ha detto: Giannuli è sostanzialmente l'ideologo dei 5S. Un pò com'era il prof. Miglio per la Lega. Questo è il suo blog: http://www.aldogiannuli.it/ Fabio Colasanti ha detto: Marcello, il pezzo di Giannuli - persona che non conosco - dice esattamente quello che dico io. ( ... )

Risposto da giovanni de sio cesari su 31 Marzo 2016 a 12:26 Mariella Gli shaid non sono disadattati, fuori di testa, almeno non piu della media generale: sono persone che fanno una scelta che non è in contrasto con il loro Immaginario del mondo ( nel senso che dicevo di immagine, interpretazione del mondo ) Ma noi ignoriamo quasi tutto di quell’immaginario come in genere della cultura non occidentale che consideriamo l’unica vera e giusta e allora pensiamo alla follia oppure a oscure manovre di oscuri palazzi in oscure terre. Li designiamo con il termine di kamikaze che non c’entra assolutamente nulla Ma nulla di piu chiaro e semplice di quell’immaginario: il cui errore basilare magari è quello di essere cosi semplice da essere semplicistico , direi ingenuo L’islam non ha nulla ln comune con sette del tipo scientology, con il miracolismo , non esiste nemmeno una mistica islamica: I sufi ( fra cui i famosi dervisci rotanti ) sono considerati eretici ( a Timbuctu qualche anno fa anche lo loro tombe furono distrutte) Esso consiste essenzialmente in una serie di regole di vita che in quei contesti apparivano assolutamente ragionevoli e realistiche Nulla in confronto alle complicatissime problematiche cristiane mariella alois ha detto: Grazie Giovanni

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Ho salvaguardato questo articolo per rileggerlo con calma. Non è certo facile comprendere, benché istruiti o informati, gli eventi di questi giorni. Prendiamo ad esempio gli attacchi di Bruxelles. La TV belga ha diffuso una intervista con un professore di uno dei kamikaze all'aeroporto, Lachraoui. Ha detto che era un ottimo studente con un carattere piacevole, ma alla costante ricerca di identità, di appartenere a qualcosa, interrogandosi spesso sulla sua stessa religione l'Islam. Ciò fino all'età di 20 anni, poi i breve tempo si radicalizzo' e divenne kamikaze. Mi chiedo se, più che religione, l'islam non sia piuttosto una forma di Scientologia.

Risposto da giovanni de sio cesari su 31 Marzo 2016 a 12:30 Giorgio Veramente l’Islam, come tutte le culture tradizionali, è profondamente intriso di spirito solidaristico Uno dei 5 pilastri dell’Islam è la zagat un contributo obbligatorio per i piu poveri ( una specie di welfare, diremmo noi) e inoltre il devoto fa anche la sadaqa che corrisponde propriamente alla nostra elemosina volontaria I Fratelli Mussulmani devono la loro grande popolarita al fatto che in Egitto gestivano la assistenza pubblica essendo praticamente assente quella statale Una accusa che rivolgono all’Occidente è che ha perso il il senso della solidarietà ( fratellanza dicono) che si è soli nella folla, accusa che molti occidentali condividono pienamente Considera poi che provengono da culture nelle quali ciascuno si sente parte di una ampia comunità solidaristica in cui tutti conoscono tutti e ciascuno è pronto a dare e ricevere aiuto e passa nelle nostre periferie anonime in cui nessuno conosce nessuno e ciascuno fa parte per se stesso La moschea puo essere l’unico luogo in cui ci si riconosce e ci si chiama con il nome di fratello Niente poi di diverso di quello che accadeva e accade nel mondo cristiano occidentale giorgio varaldo ha detto: non mi pare che in nessuna sura del corano vi sia un purché minimo richiamo al sociale ne tantomeno qualsiasi concetto che demonizzi ne la ricchezza ne la sua distribuzione più o meno omogenea come c'è nella cultura cristiana cattolica. Ne nel corano ne negli hadit del profeta si possono trovar frasi come quella evangelica "se ami il tuo signore vendi i tuoi beni e distribuiscili ai poveri" (matteo 19, 16-22) Anzi se mai il contrario la ricchezza è intesa come un dono dell'altissimo al buon credente. Quindi inutile provare ad interpretare il mondo islamico secondo l'ottica nostra. Prenderemmo solo solenni cantonate

Risposto da Angelo Amoroso d'Aragona su 31 Marzo 2016 a 13:09 è che vogliamo sempre prenderci la croce di ogni male del mondo e dire che è colpa dell'occidente e in particolare del mercato eccetera una malattia da cui non si guarisce facilmente: Occidentalismo, così la chiamano Iain Buruna e Avishai Margalit http://www.ibs.it/code/9788806171988/buruma-ian/occidentalismo-occi... Fabio Colasanti ha detto: Antonino, i "trafficanti d'armi" fanno sicuramente affari grazie a chi vuole fare rapine, guerre e rivoluzioni. Ma da qui a immaginare che le rapine, le guerre e le rivoluzioni siano organizzate dai trafficanti d'armi ce ne corre. Purtroppo ci sono tante persone che vogliono fare rapine, guerre e rivoluzioni anche senza stimoli esterni. Oltre a tutto, gli attentati di Bruxelles sono stati fatti con esplosivi confezionati in casa con prodotti chimici in vendita libera. Quelli di Parigi hanno anche utilizzato kalashnikov che, purtroppo, sono facilmente ottenibili sul mercato nero e sono prodotti in tantissimi paesi. Quindi non vedo come si possa immaginare un guadagno dei trafficanti d'armi dagli attentati islamistici degli ultimi anni. Antonino Andaloro ha detto: Penso che il nostro scervellarci sulle responsabilità religiose, non avrebbe senso, una volta messi a conoscenza che dietro il terrore c'è chi vende armi e mezzi e lo fà conscio di farlo con sistematica cattiveria alla pari di chi si prepara a compiere un attentato.

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Risposto da Arturo Hermann su 31 Marzo 2016 a 13:10 Sulle motivazioni economiche dell'isis: mi sembrano veramente self-evident, anche se, come ogni teocrazia o presunta tale, sono finalizzate al volere degli dei. A noi però interessano le attività economiche che fanno in terra, non in cielo. Sui trasferimenti, il problema non è la western union ma, più in generale, quanto siamo in grado di contrastare il riciclaggio di denaro sporco e l'evasione fiscale. Nelle attività economiche con il medio-oriente, entrano anche interessi occidentali, dal petrolio alle armi. Denunciare questo è giusto ma non basta: finché non si risolve il problema della domanda effettiva, il cd Keynesismo di guerra rischia di diventare l'alternativa più efficace per la piena occupazione. Vedrei solo una strada per risolvere questi problemi: un'iniziativa sovranazionale nella quale L'Europa dei 28, anche nelle sue differenze, porti avanti con coerenza una linea comune di progressiva transizione ad un'economia di pace.

Risposto da Angelo Amoroso d'Aragona su 31 Marzo 2016 a 13:24 ridurre Aldo Giannulli a ideologo del M5S è sbagliato. Quella è una sua scelta per avere un ruolo politico attivo. Aldo Giannulli è un attore politico importante della Nuova Sinistra (termine che lui predilige e per questo scelgo). Conosciuto da tutti a Bari, ha lavorato a suo tempo con il Manifesto ed ha attraversato diverse formazioni della estrema sinistra, dal PDUP ad Avanguardia Operaia. Ha sempre avuto una visione critica e pragmatica e per me è stata una fortuna incontrarlo nel mio percorso politico. Negli ultimi decenni si è specializzato su servizi segreti, stragismo e strategia della tensione, facendo da consulente anche per molti programmi televisivi. Non ha mai ceduto a tentazioni complottiste, prendendo quando necessario la distanza anche dal Movimento cinque stelle.

Risposto da Antonino Andaloro su 31 Marzo 2016 a 14:35 Esplosivi fatti artigianalmente ? Quindi stiamo identificando l'ISIS come un normale gruppo di facinorosi del ""FAI DA TE""", ma stiamo scherzando ?

Risposto da Alessandro Bellotti su 31 Marzo 2016 a 15:54 Nessuna riduzione. Il M5S si ispira parecchio a Giannuli come si ispira a economisti di un certo tipo... Esiste molta condivisione di intenti e soluzioni tra quanto proposto da Giannuli a quanto proposto dalla comunicazione 5S. Ultimo ma non ultimo il referendum sulle trivelle. Referendum che io non approvo... Il problema che ha oggi il PD è la perdita di una certa coscienza. Questa perdita è vista da molti che scrivono in queste discussioni come il superamento di barriere fatte di ecologia, di welfare etc... Di questi temi il PD di oggi non si occupa più. O se ne occupa come se ne occupava la vecchia DC.... E allora via alle politiche dei buchi, delle grandi manifestazioni, degli armamenti come gli F35. Il tutto, come faceva la vecchia DC o il PSI di Craxi, senza occuparsi di come si spendano e spandano decine e decine di miliardi all'anno carichi di corruzione, lavori inutili etc... Giampaolo parla di nuovo dux....Un pò forte l'idea di un nuovo duce ma i proclami, le maxi opere, l'apparire e la politica del dire davvero non basteranno al paese per la rinascita. Ormai i numeri del primo trimestre sono conclamati: +0,1% di crescita. Se si va avanti così 2016 da incubo. Ma l'importante è farsi un giro negli States, magari parlando e sopratutto sparlando di Energia rinnovabile... Se si digita su google 'Renzi rinnovabili' salta fuori di tutto.... Davvero senza limiti. A quando un paese serio e tecnologico ?

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Angelo Amoroso d'Aragona ha detto: ridurre Aldo Giannulli a ideologo del M5S è sbagliato. Quella è una sua scelta per avere un ruolo politico attivo. Aldo Giannulli è un attore politico importante della Nuova Sinistra (termine che lui predilige e per questo scelgo). Conosciuto da tutti a Bari, ha lavorato a suo tempo con il Manifesto ed ha attraversato diverse formazioni della estrema sinistra, dal PDUP ad Avanguardia Operaia. Ha sempre avuto una visione critica e pragmatica e per me è stata una fortuna incontrarlo nel mio percorso politico. Negli ultimi decenni si è specializzato su servizi segreti, stragismo e strategia della tensione, facendo da consulente anche per molti programmi televisivi. Non ha mai ceduto a tentazioni complottiste, prendendo quando necessario la distanza anche dal Movimento cinque stelle. marcello sassoli ha detto: Fabio Colasanti ha detto: Grazie. Alessandro Bellotti ha detto: Giannuli è sostanzialmente l'ideologo dei 5S. Un pò com'era il prof. Miglio per la Lega. Questo è il suo blog: http://www.aldogiannuli.it/

Risposto da giorgio varaldo su 31 Marzo 2016 a 15:56 Giovanni faccio ammenda in quanto non ho specificato il significato di sociale. Che l'islam abbia un profondo spirito solidaristico -anche se limitato ai credenti - e' noto. Il mio concetto di sociale si riferiva sia alla ricchezza vissuta dal cristiano con disagio - cammello e cruna di ago - sia al concetto di non equa distribuzione - fatta propria anche da parte della chiesa - che spinge le classi meno abbienti a lottare per una ripartizione piu' equa . Almeno da cosa e' -capitato di osservare in quei paesi la ricchezza e' ostentata e non quasi pudicamente nascosta come consuetudine almeno in europa. Ne mai e' capitato di percepire fra i lavoratori astio verso a chi l'altissimo la ricchezza la aveva distribuita copiosamente. giovanni de sio cesari ha detto: Giorgio Veramente l’Islam, come tutte le culture tradizionali, è profondamente intriso di spirito solidaristico Uno dei 5 pilastri dell’Islam è la zagat un contributo obbligatorio per i piu poveri ( una specie di welfare, diremmo noi) e inoltre il devoto fa anche la sadaqa che corrisponde propriamente alla nostra elemosina volontaria I Fratelli Mussulmani devono la loro grande popolarita al fatto che in Egitto gestivano la assistenza pubblica essendo praticamente assente quella statale Una accusa che rivolgono all’Occidente è che ha perso il il senso della solidarietà ( fratellanza dicono) che si è soli nella folla, accusa che molti occidentali condividono pienamente Considera poi che provengono da culture nelle quali ciascuno si sente parte di una ampia comunità solidaristica in cui tutti conoscono tutti e ciascuno è pronto a dare e ricevere aiuto e passa nelle nostre periferie anonime in cui nessuno conosce nessuno e ciascuno fa parte per se stesso La moschea puo essere l’unico luogo in cui ci si riconosce e ci si chiama con il nome di fratello Niente poi di diverso di quello che accadeva e accade nel mondo cristiano occidentale

Risposto da giorgio varaldo su 31 Marzo 2016 a 16:07 Uno dei compiti affidati alla folgore nell'addestramento delle milizie curde e' proprio quello di addestrarli a rilevare in tempo le trappole esplosive artigianali costtuite dai miliziani ISIS prima di abbandonare posizioni cadure in mano curde.

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E facendo appello alla memoria anche noi sia a scuola AUC che successivamente alla brigata si studiava di come preparare trappole esplosive ed ovviamente a rilevarne in tempo la presenza! Preparare trappole con bombe a mano a frammentazione senza sicura e messe in equlibrio precario in modo che potessero cadere ed esplodere non e' che sia proprio un facile lavoro fai da te... senza addestramento specifico corri il rischio di riuscire a prepararne solo una! Antonino Andaloro ha detto: Esplosivi fatti artigianalmente ? Quindi stiamo identificando l'ISIS come un normale gruppo di facinorosi del ""FAI DA TE""", ma stiamo scherzando ?

Risposto da giorgio varaldo su 31 Marzo 2016 a 16:19 Riguardo al califfato alcuni paesi limitrofi potranno avere interessi riguardo al petrolio. Riguardo alle armi visto il tipo di armamento in dotazione al califfato e' piuttosto difficile pensare che siano coinvolte note fabbriche di armi sofisticate se mai ritorniamo al ruolo degli stati coinvolti con la turchia in primo piano. Anche gli USA involontariamente o per dabbenaggine hanno giocato un ruolo importante. Durante la presa di mosul da parte del califfato intere divisioni irakene arnate di tutto punto dagli USA si sono sciolte come neve al sole lasciando nelle mani del califfato immrensi quantitativi di mezzi armi e munizioni. Ha fatto scalpore la dichiarazione di un slto ufficiale USA mi pare davanti ad una commissione di inchiesta del congresso. Alla domanda di quanti delle migliaia di guerriglieri anti assad fossero operativi la risposta fu di mezza dozzina. Tutti gli altri con armi mezzi e bagagli erano confluiti nel califfato Arturo Hermann ha detto: Sulle motivazioni economiche dell'isis: mi sembrano veramente self-evident, anche se, come ogni teocrazia o presunta tale, sono finalizzate al volere degli dei. A noi però interessano le attività economiche che fanno in terra, non in cielo. Sui trasferimenti, il problema non è la western union ma, più in generale, quanto siamo in grado di contrastare il riciclaggio di denaro sporco e l'evasione fiscale. Nelle attività economiche con il medio-oriente, entrano anche interessi occidentali, dal petrolio alle armi. Denunciare questo è giusto ma non basta: finché non si risolve il problema della domanda effettiva, il cd Keynesismo di guerra rischia di diventare l'alternativa più efficace per la piena occupazione. Vedrei solo una strada per risolvere questi problemi: un'iniziativa sovranazionale nella quale L'Europa dei 28, anche nelle sue differenze, porti avanti con coerenza una linea comune di progressiva transizione ad un'economia di pace.

Risposto da marcello sassoli su 31 Marzo 2016 a 16:30 Si', hai ragione, Antonino...per "comodità" si vuole far credere che l'Isis sia una "banda" di "scalmanati", che si riunisce in circoli ristretti, congegna "armi fai da te", con istruzioni scovate su internet...insomma un gruppo di teste calde che ben presto sconfiggeremo. Io credo che nel '39 moltissimi pensavano lo stesso di un certo Adolf...speriamo che mi sbagli! giorgio varaldo ha detto: Riguardo al califfato alcuni paesi limitrofi potranno avere interessi riguardo al petrolio. Riguardo alle armi visto il tipo di armamento in dotazione al califfato e' piuttosto difficile pensare che siano coinvolte note fsbbriche di armi sofisticate se mai ritorniamo al ruolo degli stati coinvolti con la turchia in primo piano. Anche gli USA involontariamente o per dabbenaggine hanno giocato un ruolo importante. Durante la presa di mosul da parte del califfato intere divisioni irakene arnate di tutto punto dagli USA si sono sciolte come neve al sole lasciando nelle mani del califfato immrensi quantitativi di mezzi armi e munizioni. Ha fatto scalpore la dichisrazione di un slto ufficiale USA mi pare davanti ad una commissione di inchiesta del congresso. Alla domsnda di quanti delle migliaia di guerridglieri snti asad fossero operstivi la risposta fu di mezza dozzina. Tutti gli altri con armi mezzi e bagagli erano confluiti nel califfato

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Risposto da Fabio Colasanti su 31 Marzo 2016 a 17:56 Antonino, la polizia ha identificato l'appartamento di Schaerbeek dove Najim Laachraoui, uno dei due attentatori suicidi dell'aeroporto, ha preparato le bombe. La polizia ha trovato il DNA di Laachraoui anche su alcune bombe inesplose di Parigi ed è arrivata alla conclusione che avesse preparato anche quelle. Comunque l'esplosivo che è stato utilizzato all'aereporto e nella metropolitana può essere preparato da persone con un minimo di capacità utilizzando prodotti chimici in vendita libera. Nell'appartamento di Schaerbeek la polizia ha trovato 15 chili di esplosivo già pronto che i terroristi non avevavo potuto portare all'aeroporto perché il tassi che è andato a prenderli era troppo piccolo e quantità consistenti dei prodotti chimici utilizzati per confezionare l'esplosivo. Nell'appartamente la polizia ha trovato anche chili e chili di chiodi e bulloni che questi disgraziati hanno mescolato all'esplosivo per aumentarne la capacità omicida. Purtroppo questo è un elemento che rende quasi impossibile difendersi da questi attentati. Confezionare le bombe è una cosa abbastanza facile e alla portata di una persona con un minimo di infarinatura tecnica. Anche le bombe di Londra e Madrid erano state fatte in questa maniera. Antonino Andaloro ha detto: Esplosivi fatti artigianalmente ? Quindi stiamo identificando l'ISIS come un normale gruppo di facinorosi del ""FAI DA TE""", ma stiamo scherzando ?

Risposto da Fabio Colasanti su 31 Marzo 2016 a 18:16 Marcello, tutte le analisi serie su Al Qaeda ne hanno sempre mostrato il carattere di "franchising". Non c'era una grande organizzazione ben strutturata, ma tanti gruppi di simpatizzanti che si organizzano qui e la e lanciano attacchi nel nome di Al Qaeda. L'Isis è un'organizzazione di questo tipo con il più il vantaggio di avere un territorio sotto il suo controllo dove può far venire anime semplici da indottrinare, da addestrare all'uso delle armi e alla confezione di bombe. L'esplosivo utilizzato negli attentati è preparato la dove si commetteranno i crimini nella maniera che è stata descritta in mille articoli di stampa e le armi sono comprate sul mercato nero che purtroppo esiste in quasi tutti i paesi europei. Il Califfato ha sicuramente addestrato molti - se non quasi tutti - i terroristi di cui si parla questi giorni, ma gli esplosivi e le armi utilizzati a Parigi, a Bruxelles e in tanti altri posti non vengono dalla Siria. L'unico aiuto che probabilmente l'organizzazione centrale dell'Isis ha dato ai terroristi responsabili di questi due attentati deve essere stato finanziario. Ma questo carattere decentrato delle azioni di Al Qaeda e dell'Isis e la facilità con la quale possono preparare bombe e procurarsi armi è proprio quello che rende la lotta contro questi criminali molto difficile. marcello sassoli ha detto: Si', hai ragione, Antonino...per "comodità" si vuole far credere che l'Isis sia una "banda" di "scalmanati", che si riunisce in circoli ristretti, congegna "armi fai da te", con istruzioni scovate su internet...insomma un gruppo di teste calde che ben presto sconfiggeremo. Io credo che nel '39 moltissimi pensavano lo stesso di un certo Adolf...speriamo che mi sbagli! giorgio varaldo ha detto: Riguardo al califfato alcuni paesi limitrofi potranno avere interessi riguardo al petrolio. Riguardo alle armi visto il tipo di armamento in dotazione al califfato e' piuttosto difficile pensare che siano coinvolte note fsbbriche di armi sofisticate se mai ritorniamo al ruolo degli stati coinvolti con la turchia in primo piano. Anche gli USA involontariamente o per dabbenaggine hanno giocato un ruolo importante. Durante la presa di mosul da parte del califfato intere divisioni irakene arnate di tutto punto dagli USA si sono sciolte come neve al sole lasciando nelle mani del califfato immrensi quantitativi di mezzi armi e munizioni. Ha fatto scalpore la dichisrazione di un slto ufficiale USA mi pare davanti ad una commissione di inchiesta del congresso. Alla domsnda di quanti delle migliaia di guerridglieri snti asad fossero operstivi la risposta fu di mezza dozzina. Tutti gli altri con armi mezzi e bagagli erano confluiti nel califfato Arturo Hermann ha detto:

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Sulle motivazioni economiche dell'isis: mi sembrano veramente self-evident, anche se, come ogni teocrazia o presunta tale, sono finalizzate al volere degli dei. A noi però interessano le attività economiche che fanno in terra, non in cielo. Sui trasferimenti, il problema non è la western union ma, più in generale, quanto siamo in grado di contrastare il riciclaggio di denaro sporco e l'evasione fiscale. Nelle attività economiche con il medio-oriente, entrano anche interessi occidentali, dal petrolio alle armi. Denunciare questo è giusto ma non basta: finché non si risolve il problema della domanda effettiva, il cd Keynesismo di guerra rischia di diventare l'alternativa più efficace per la piena occupazione. Vedrei solo una strada per risolvere questi problemi: un'iniziativa sovranazionale nella quale L'Europa dei 28, anche nelle sue differenze, porti avanti con coerenza una linea comune di progressiva transizione ad un'economia di pace.

Risposto da giorgio varaldo su 31 Marzo 2016 a 21:08 Fabio sarebbe meglio considerare il terrorista secondo il terreno nel quale opera Per il terrorista operante in occidente è sufficiente una minima conoscenza della chimica e reperire prodotti chimici di libera vendita per confezionare bombe artigianali . Diverso è il combattente sul terreno. In tal caso è richiesto un addestramento specifico. Chi durante il servizio militare ha avuto occasione di usare bombe (fortunatamente solo durante le esercitazioni) ed esplosivi lo sa e nonostante le precauzioni gli incidenti mortali o invalidanti sono in agguato. A proposito di esplosivi fai da te durante il periodo dell'ITIS con alcuni amici ci aveva preso lo sghiribizzo di costruire razzi utilizzando tubi di alluminio (costruiti con le macchine utensili della scuola) e grazie allo studio della chimica preparando il combustibile solido con prodotti acquistati in farmacia e nei consorzi agrari. Poi abbiamo aumentato le dimensioni del razzo ma abbiamo calcolato male l'ugello di scarico che una volta acceso il combustibile ha fatto da tappo. Dopo qualche minuto siamo andati a vedere da vicino cosa succedeva ed il razzo è esploso. Pezzi di lamiera sono stati lanciati a centinaia di metri di distanza ma si vede che c'è veramente l'angelo custode protettore degli imbecilli... i pezzi di metallo sono partiti nella direzione opposta alla nostra. e ce la siamo cavata con tanto spavento. Inutile aggiungere che il periodo degli apprendisti werner von braun finì li. Fabio Colasanti ha detto: Antonino, la polizia ha identificato l'appartamento di Schaerbeek dove Najim Laachraoui, uno dei due attentatori suicidi dell'aeroporto, ha preparato le bombe. La polizia ha trovato il DNA di Laachraoui anche su alcune bombe inesplose di Parigi ed è arrivata alla conclusione che avesse preparato anche quelle. Comunque l'esplosivo che è stato utilizzato all'aereporto e nella metropolitana può essere preparato da persone con un minimo di capacità utilizzando prodotti chimici in vendita libera. Nell'appartamento di Schaerbeek la polizia ha trovato 15 chili di esplosivo già pronto che i terroristi non avevavo potuto portare all'aeroporto perché il tassi che è andato a prenderli era troppo piccolo e quantità consistenti dei prodotti chimici utilizzati per confezionare l'esplosivo. Nell'appartamente la polizia ha trovato anche chili e chili di chiodi e bulloni che questi disgraziati hanno mescolato all'esplosivo per aumentarne la capacità omicida. Purtroppo questo è un elemento che rende quasi impossibile difendersi da questi attentati. Confezionare le bombe è una cosa abbastanza facile e alla portata di una persona con un minimo di infarinatura tecnica. Anche le bombe di Londra e Madrid erano state fatte in questa maniera. Antonino Andaloro ha detto: Esplosivi fatti artigianalmente ? Quindi stiamo identificando l'ISIS come un normale gruppo di facinorosi del ""FAI DA TE""", ma stiamo scherzando ?

Risposto da Giampaolo Carboniero su 1 Aprile 2016 a 16:03 Perchè siamo fra i primi nell'applicazione delle politiche di austerità e fra gli ultimi nel trend di questi investimenti? Parlo anche degli investimenti privati naturalmente, quelli da parte dei nostri "grandi" capitalisti, avezzi sopratutto ai favori della politica http://www.qualenergia.it/articoli/20160325-investimenti-rinnovabil...

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Economia e politica nel mondo IV – 2015-2016

Poi, per quanto riguarda gli investimenti pubblici http://www.qualenergia.it/articoli/20160330-governo-usa-si-a-nuove-...

Risposto da Alessandro Bellotti su 1 Aprile 2016 a 16:33 Giampaolo, gli investimenti in fonti rinnovabili, in Italia, NON sono possibili in quanto penalizzati dalle assurde politiche energetiche che i governi da Monti in poi hanno adottato in funzione di consumare ancora gas e carbone. Siamo presenti a livello di azienda proprio nei paesi emergenti che cita l'articolo. Sopratutto India. Proprio 5 minuti fa mi è arrivata una grande richiesta dal Sud Africa....Dove ci sono sopratutto giraffe....che magari pascolano di fianco a mega impianti da 70/100 Mwp... Per poter essere presenti a livello mondiale nel settore delle energie rinnovabili (parlo ovviamente di idro escluso) occorre poter sperimentare le soluzioni dove queste soluzioni vengono pensate e realizzate. La Danimarca, come ho già scritto, è leader indiscusso per quanto riguarda l'eolico. In Vestas, 15 anni fa, lavoravano 4 gatti nell'eolico, oggi sono diverse decine di migliaia. Noi, in Italia, abbiamo perso decine di migliaia di posti di lavoro nel fotovoltaico in una manciata di anni.... Non abbiamo perso solo occupazione ma quello che è grave è che abbiamo perso la sfida tecnologica.... Non parlo ovviamente di fare dei pannelli solari ma evidentemente parlo di progettare soluzioni di impiantistica e di componentistica varia... Eolico nemmeno a parlarne...Tutta roba tedesca e sopratutto danese... E' una questione di scelte politiche e di amici da soddisfare. L'ultimo esempio 'energetico' è la Guidi... Sempre e solo fossili. Giampaolo le multiutilities italiane fanno guadagnare ai loro amministratori fior di quattrini perchè forniscono energia da gas e da inceneritori. Le rinnovabili sono troppo 'anarchiche' per cui, in Italia, è impossibile pensare che si possa sviluppare 'la tecnologia delle fonti rinnovabili' che poi vogliono dire essenzialmente, per l'Italia, fotovoltaico. Gli USA sono il secondo mercato mondiale, dopo la Cina, per quanto riguarda il fotovoltaico. Poi c'è il Giappone, l'India e il Brasile. Questi 5 paesi installeranno quest'anno oltre 60 Gwp di fotovoltaico. Il fotovoltaico vale nel mondo nel 2016 circa 80 GW, un affare da circa 80 miliardi di dollari. E l'Italia invece di essere leader nelle soluzioni e nell'impiantistica è sostanzialmente assente... Giampaolo Carboniero ha detto: Perchè siamo fra i primi nell'applicazione delle politiche di austerità e fra gli ultimi nel trend di questi investimenti? Parlo anche degli investimenti privati naturalmente, quelli da parte dei nostri "grandi" capitalisti, avezzi sopratutto ai favori della politica http://www.qualenergia.it/articoli/20160325-investimenti-rinnovabil... Poi, per quanto riguarda gli investimenti pubblici http://www.qualenergia.it/articoli/20160330-governo-usa-si-a-nuove-...

Risposto da giorgio varaldo su 1 Aprile 2016 a 16:35 Giampaolo ti dimentichi sempre che 1- sino a quando non si completa la riforma del titolo V la politica energetica è competenza regionale quindi qualsiasi provvedimento governativo sarebbe bloccato da infiniti ricorsi a TAR e corte costituzionale 2- molti investimenti nelle rinnovabili sono fortemente osteggiati dagli pseudo ecologisti http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2009/12/11/news/ce... sull'eolico poi ci si mettono pure i vescovi http://www.ilmattino.it/avellino/eolico_vescovo-1394061.html quindi quale azienda avrebbe voglia e sopratutto danaro per iniziare una serie di interminabili cause giudiziarie? Ed infatti per l'impianto di accumulazione di somplago la A2A ha rinunciato all'investimento.

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Il tragico è che tale fatto è stato festeggiato dagli pseudo ecologisti (aiutati ovviamente dai leghisti locali . i grillini non c'erano ancora) come una vittoria dell'ecologia Giampaolo Carboniero ha detto: Perchè siamo fra i primi nell'applicazione delle politiche di austerità e fra gli ultimi nel trend di questi investimenti? Parlo anche degli investimenti privati naturalmente, quelli da parte dei nostri "grandi" capitalisti, avezzi sopratutto ai favori della politica http://www.qualenergia.it/articoli/20160325-investimenti-rinnovabil... Poi, per quanto riguarda gli investimenti pubblici http://www.qualenergia.it/articoli/20160330-governo-usa-si-a-nuove-...

Risposto da Alessandro Bellotti su 1 Aprile 2016 a 16:54 Giorgio con te rinuncio a discutere di rinnovabili. Scarichi su gente che non sa quello che dice e fa, le malefatte del governo. Sarebbe opportuno smetterla di scusare sempre e comunque il governo che da un punto di vista di energia rinnovabili è assolutamente indifendibile. Se poi aggiungiamo le sparate di Renzi dagli USA in tema di rinnovabili addirittura stiamo parlando di un vero attacco alla ragione... Lascia perdere almeno i grillini... Non ti fa onore tirare in ballo sempre le stesse cose attribuibili ai soliti idioti di turno.

Risposto da Fabio Colasanti su 1 Aprile 2016 a 17:40 Giampaolo, non ti sorge il dubbio che quello che tu chiami "essere primi nelle politichr di austerità" possa essere collegato all'avere il più alto debito pubblico rispetto al PIL (Grecia esclusa)? Giampaolo Carboniero ha detto: Perchè siamo fra i primi nell'applicazione delle politiche di austerità e fra gli ultimi nel trend di questi investimenti? Parlo anche degli investimenti privati naturalmente, quelli da parte dei nostri "grandi" capitalisti, avezzi sopratutto ai favori della politica http://www.qualenergia.it/articoli/20160325-investimenti-rinnovabil... Poi, per quanto riguarda gli investimenti pubblici http://www.qualenergia.it/articoli/20160330-governo-usa-si-a-nuove-...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 1 Aprile 2016 a 18:18 Certo, ciò non toglie che si potrebbero fare scelte di politica energetica diverse; parlando ad esempio di biogas, lasciando perdere le inutili querelles di Giorgio, basta un decreto governativo che permetta l'introduzione del biogas nella rete esistente( un po' come per le ferrovie, le telecomunicazioni,la rete elettrica, ecct.) Fabio Colasanti ha detto: Giampaolo, non ti sorge il dubbio che quello che tu chiami "essere primi nelle politiche di austerità" possa essere collegato all'avere il più alto debito pubblico rispetto al PIL (Grecia esclusa)?

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Risposto da Giampaolo Carboniero su 1 Aprile 2016 a 18:30 Pensate un po' alla sorte del termosolare del premio Nobel Rubbia, ha dovuto andare in Spagna, ns/concorrente, per realizzare gli impianti. http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=3431

Risposto da Fabio Colasanti su 1 Aprile 2016 a 18:44 Giampaolo, nella discussione "Diario di aprile" Alberto e Alessandro ti spiegano che il le possibilità del biogas non sono certo quelle vantate Giampaolo Carboniero ha detto: Certo, ciò non toglie che si potrebbero fare scelte di politica energetica diverse; parlando ad esempio di biogas, lasciando perdere le inutili querelles di Giorgio, basta un decreto governativo che permetta l'introduzione del biogas nella rete esistente( un po' come per le ferrovie, le telecomunicazioni,la rete elettrica, ecct.)

Risposto da giorgio varaldo su 1 Aprile 2016 a 21:12 Alessandro sarei io il primo ad essere contento se i fatti da me citati fossero solo panzane. purtroppo sono reali. In particolare il caso della centrale di Somplago riguarda un fatto avvenuto al paesello laddove si ha la casa e ci si passa almeno metà del nostro tempo Alessandro Bellotti ha detto: Giorgio con te rinuncio a discutere di rinnovabili. Scarichi su gente che non sa quello che dice e fa, le malefatte del governo. Sarebbe opportuno smetterla di scusare sempre e comunque il governo che da un punto di vista di energia rinnovabili è assolutamente indifendibile. Se poi aggiungiamo le sparate di Renzi dagli USA in tema di rinnovabili addirittura stiamo parlando di un vero attacco alla ragione... Lascia perdere almeno i grillini... Non ti fa onore tirare in ballo sempre le stesse cose attribuibili ai soliti idioti di turno.

Risposto da giorgio varaldo su 1 Aprile 2016 a 21:17 Giampaolo ripeto per l'ennesima volta che secondo la costituzione dopo le modifiche del titolo V anno 2001 le politiche energetiche sono di competenza regionale . Quindi qualsiasi provvedimento governativo può esser bloccato. ecco come sono accettati http://www.cronachemaceratesi.it/2012/08/29/il-disastro-annunciato-... E se le regioni non accettano la costruzione di impianti per la produzione di biogas da dove lo si prende ? magari importiamo anche quello? Giampaolo Carboniero ha detto:

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Certo, ciò non toglie che si potrebbero fare scelte di politica energetica diverse; parlando ad esempio di biogas, lasciando perdere le inutili querelles di Giorgio, basta un decreto governativo che permetta l'introduzione del biogas nella rete esistente( un po' come per le ferrovie, le telecomunicazioni,la rete elettrica, ecct.)

Risposto da Romano Meloni su 2 Aprile 2016 a 0:00 Qualche giorno fa ho sentito alla radio che in Europa l'Italia è al primo posto per impianti fotovoltaici. Questo grazie a circa 13 miliardi di sussidi che noi contribuenti paghiamo ogni anno nella bolletta elettrica e pagheremo per 20 anni. Mi sembra che si possa dire che lo Stato ha fatto quanto occorreva per creare un mercato interno alle imprese che si occupano di energie rinnovabili (almeno per quanto riguarda il fotovoltaico) dove "poter sperimentare le soluzioni". Se poi, non appena i sussidi finiscono, gli imprenditori spariscono, che conclusione bisogna trarre? Erano operatori capaci e interessati a sviluppare tecnologie e imprese ? Alessandro Bellotti ha detto: Giampaolo, gli investimenti in fonti rinnovabili, in Italia, NON sono possibili in quanto penalizzati dalle assurde politiche energetiche che i governi da Monti in poi hanno adottato in funzione di consumare ancora gas e carbone. Siamo presenti a livello di azienda proprio nei paesi emergenti che cita l'articolo. Sopratutto India. Proprio 5 minuti fa mi è arrivata una grande richiesta dal Sud Africa....Dove ci sono sopratutto giraffe....che magari pascolano di fianco a mega impianti da 70/100 Mwp... Per poter essere presenti a livello mondiale nel settore delle energie rinnovabili (parlo ovviamente di idro escluso) occorre poter sperimentare le soluzioni dove queste soluzioni vengono pensate e realizzate. La Danimarca, come ho già scritto, è leader indiscusso per quanto riguarda l'eolico. In Vestas, 15 anni fa, lavoravano 4 gatti nell'eolico, oggi sono diverse decine di migliaia. Noi, in Italia, abbiamo perso decine di migliaia di posti di lavoro nel fotovoltaico in una manciata di anni.... Non abbiamo perso solo occupazione ma quello che è grave è che abbiamo perso la sfida tecnologica.... Non parlo ovviamente di fare dei pannelli solari ma evidentemente parlo di progettare soluzioni di impiantistica e di componentistica varia... Eolico nemmeno a parlarne...Tutta roba tedesca e sopratutto danese... E' una questione di scelte politiche e di amici da soddisfare. L'ultimo esempio 'energetico' è la Guidi... Sempre e solo fossili. Giampaolo le multiutilities italiane fanno guadagnare ai loro amministratori fior di quattrini perchè forniscono energia da gas e da inceneritori. Le rinnovabili sono troppo 'anarchiche' per cui, in Italia, è impossibile pensare che si possa sviluppare 'la tecnologia delle fonti rinnovabili' che poi vogliono dire essenzialmente, per l'Italia, fotovoltaico. Gli USA sono il secondo mercato mondiale, dopo la Cina, per quanto riguarda il fotovoltaico. Poi c'è il Giappone, l'India e il Brasile. Questi 5 paesi installeranno quest'anno oltre 60 Gwp di fotovoltaico. Il fotovoltaico vale nel mondo nel 2016 circa 80 GW, un affare da circa 80 miliardi di dollari. E l'Italia invece di essere leader nelle soluzioni e nell'impiantistica è sostanzialmente assente...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 2 Aprile 2016 a 16:46 Più o meno come gli imprenditori che hanno approfittato dei contributi del jobs act, con la piccola differenza che quelli avevano creato molti più posti di lavoro, che le politiche governative degli ultimi governi hanno poi distrutto. Romano Meloni ha detto: Qualche giorno fa ho sentito alla radio che in Europa l'Italia è al primo posto per impianti fotovoltaici. Questo grazie a circa 13 miliardi di sussidi che noi contribuenti paghiamo ogni anno nella bolletta elettrica e pagheremo per 20 anni. Mi sembra che si possa dire che lo Stato ha fatto quanto occorreva per creare un mercato interno alle imprese che si occupano di energie rinnovabili (almeno per quanto riguarda il fotovoltaico) dove "poter sperimentare le soluzioni". Se poi, non appena i sussidi finiscono, gli imprenditori spariscono, che conclusione bisogna trarre? Erano operatori capaci e interessati a sviluppare tecnologie e imprese ?

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Risposto da Giampaolo Carboniero su 2 Aprile 2016 a 19:50 Meglio prevaricare l'opinione pubblica per le centrali a biogas che per le altre, magari nucleari, da come sta ultimamente parlando qualche nostalgico: Il problema del biogas è che manca il permesso statale di immetterlo in rete, c'entrano poco le regioni. giorgio varaldo ha detto: Giampaolo ripeto per l'ennesima volta che secondo la costituzione dopo le modifiche del titolo V anno 2001 le politiche energetiche sono di competenza regionale . Quindi qualsiasi provvedimento governativo può esser bloccato. ecco come sono accettati http://www.cronachemaceratesi.it/2012/08/29/il-disastro-annunciato-... E se le regioni non accettano la costruzione di impianti per la produzione di biogas da dove lo si prende ? magari importiamo anche quello? Giampaolo Carboniero ha detto: Certo, ciò non toglie che si potrebbero fare scelte di politica energetica diverse; parlando ad esempio di biogas, lasciando perdere le inutili querelles di Giorgio, basta un decreto governativo che permetta l'introduzione del biogas nella rete esistente( un po' come per le ferrovie, le telecomunicazioni,la rete elettrica, ecct.)

Risposto da giorgio varaldo su 2 Aprile 2016 a 23:40 Ammesso e non concesso l'attuale ststus giuridico permetta al governo di intervenire nelle questioni energetiche e visto che certa parte dell'opinione pubblica contesta le centrali a biogas si dovrebbe tener conto di tali opinioni quindi nessun permesso di costruirne. Sarebbe interessante Giampaolo spiegasse da dove si dovrebbe prendere il gas da distribuire in rete Giampaolo Carboniero ha detto: Meglio prevaricare l'opinione pubblica per le centrali a biogas che per le altre, magari nucleari, da come sta ultimamente parlando qualche nostalgico: Il problema del biogas è che manca il permesso statale di immetterlo in rete, c'entrano poco le regioni. giorgio varaldo ha detto: Giampaolo ripeto per l'ennesima volta che secondo la costituzione dopo le modifiche del titolo V anno 2001 le politiche energetiche sono di competenza regionale . Quindi qualsiasi provvedimento governativo può esser bloccato. ecco come sono accettati http://www.cronachemaceratesi.it/2012/08/29/il-disastro-annunciato-... E se le regioni non accettano la costruzione di impianti per la produzione di biogas da dove lo si prende ? magari importiamo anche quello? Giampaolo Carboniero ha detto: Certo, ciò non toglie che si potrebbero fare scelte di politica energetica diverse; parlando ad esempio di biogas, lasciando perdere le inutili querelles di Giorgio, basta un decreto governativo che permetta l'introduzione del biogas nella rete esistente( un po' come per le ferrovie, le telecomunicazioni,la rete elettrica, ecct.) Fabio Colasanti ha detto: Giampaolo, non ti sorge il dubbio che quello che tu chiami "essere primi nelle politichr di austerità" possa essere collegato all'avere il più alto debito pubblico rispetto al PIL (Grecia esclusa)? Giampaolo Carboniero ha detto: Perchè siamo fra i primi nell'applicazione delle politiche di austerità e fra gli ultimi nel trend di questi investimenti? Parlo anche degli investimenti privati naturalmente, quelli da parte dei nostri "grandi" capitalisti, avezzi sopratutto ai favori della politica

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http://www.qualenergia.it/articoli/20160325-investimenti-rinnovabil... Poi, per quanto riguarda gli investimenti pubblici http://www.qualenergia.it/articoli/20160330-governo-usa-si-a-nuove-...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 3 Aprile 2016 a 0:18 Sono tante le contestazioni dell'opinione pubblica di cui il governo si fa un baffo, si tratta di fare scelte per il più allargato e generale bene comune e non per gli interessi di pochi; il gas poi si può ricavare da molteplici fonti, deiezioni animali, frazione umida dei rifiuti ( ho già fatto vedere l'esperienza della centrale di Lana in A.A.), residui vegetali, biomasse forestali, ecct.; ci sarebbe inoltre lo sfruttamento geotermico, da noi quasi completamente abbandonato a fini energetici, e di cui l'Italia è riccamente dotata. giorgio varaldo ha detto: Ammesso e non concesso l'attuale ststus giuridico permetta al governo di intervenire nelle questioni energetiche e visto che certa parte dell'opinione pubblica contesta le centrali a biogas si dovrebbe tener conto di tali opinioni quindi nessun permesso di costruirne. Sarebbe interessante Giampaolo spiegasse da dove si dovrebbe prendere il gas da distribuire in rete

Risposto da giorgio varaldo su 3 Aprile 2016 a 8:40 Mi fa piacere notare l'atteggiamento positivo di Giampaolo : di fronte a resistenze tipo NIMBY il potere centrale deve procedere anche se in contrasto con parte dell'opinione pubblica. http://www.amiatanews.it/amiata-a-montecitorio-giornata-di-protesta... Quindi quando i soliti pseudo ecologisti protestano contro la GEOTERMIA dovranno essere ignorati In pratica avalla il principio di interesse nazionale base della riforma costituzionale in corso Mi aspetto che per coerenza l'amico Giampaolo voterà per il SI Giampaolo Carboniero ha detto: Sono tante le contestazioni dell'opinione pubblica di cui il governo si fa un baffo, si tratta di fare scelte per il più allargato e generale bene comune e non per gli interessi di pochi; il gas poi si può ricavare da molteplici fonti, deiezioni animali, frazione umida dei rifiuti ( ho già fatto vedere l'esperienza della centrale di Lana in A.A.), residui vegetali, biomasse forestali, ecct.; ci sarebbe inoltre lo sfruttamento geotermico, da noi quasi completamente abbandonato a fini energetici, e di cui l'Italia è riccamente dotata.

Risposto da Giampaolo Carboniero su 3 Aprile 2016 a 19:20 Calma Giorgio, la geotermia non inquina, è rinnovabile, può avere applicazioni multiple, cosa che non succede con altre fonti energetiche; sarei d'accordo nel sottrarre agli enti intermedi la competenza sull'energia solo in presenza di un decente piano energetico che andasse, almeno in prospettiva. fortemente verso le rinnovabili e le reti smart; siccome però nel referendum non si potrà scegliere, o si accetta tutto o si rifiuta tutto, voterò no, non essendo d'accordo sulle riforme riguardanti il senato nominato e altro che riguarda il nostro assetto istituzionale. . giorgio varaldo ha detto: Mi fa piacere notare l'atteggiamento positivo di Giampaolo : di fronte a resistenze tipo NIMBY il potere centrale deve procedere anche se in contrasto con parte dell'opinione pubblica. http://www.amiatanews.it/amiata-a-montecitorio-giornata-di-protesta... Quindi quando i soliti pseudo ecologisti protestano contro la GEOTERMIA dovranno essere ignorati In pratica avalla il principio di interesse nazionale base della riforma costituzionale in corso Mi aspetto che per coerenza l'amico Giampaolo voterà per il SI

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Giampaolo Carboniero ha detto: Sono tante le contestazioni dell'opinione pubblica di cui il governo si fa un baffo, si tratta di fare scelte per il più allargato e generale bene comune e non per gli interessi di pochi; il gas poi si può ricavare da molteplici fonti, deiezioni animali, frazione umida dei rifiuti ( ho già fatto vedere l'esperienza della centrale di Lana in A.A.), residui vegetali, biomasse forestali, ecct.; ci sarebbe inoltre lo sfruttamento geotermico, da noi quasi completamente abbandonato a fini energetici, e di cui l'Italia è riccamente dotata.

Risposto da Alessandro Bellotti su 3 Aprile 2016 a 19:34 Romano, al primo posto, in Europa c'è la Germania. I governi da Berlusconi in poi hanno elargito a chi faceva impianti fotovoltaici insulsi incentivi. Romano tu parli però come se per fare rinnovabili, in Italia, servissero altri incentivi... Renzi sta privilegiando le fonti fossili a scapito delle fonti rinnovabili che sono invece pesantemente penalizzate. Si tratta di definire un piano energetico nazionale. Si tratta di indirizzare il paese verso il futuro. Il mondo sceglie le rinnovabili. Il nostro paese sembra voglia puntare su gas e carbone. Tu da che parte stai ? Romano Meloni ha detto: Qualche giorno fa ho sentito alla radio che in Europa l'Italia è al primo posto per impianti fotovoltaici. Questo grazie a circa 13 miliardi di sussidi che noi contribuenti paghiamo ogni anno nella bolletta elettrica e pagheremo per 20 anni. Mi sembra che si possa dire che lo Stato ha fatto quanto occorreva per creare un mercato interno alle imprese che si occupano di energie rinnovabili (almeno per quanto riguarda il fotovoltaico) dove "poter sperimentare le soluzioni". Se poi, non appena i sussidi finiscono, gli imprenditori spariscono, che conclusione bisogna trarre? Erano operatori capaci e interessati a sviluppare tecnologie e imprese ? Alessandro Bellotti ha detto: Giampaolo, gli investimenti in fonti rinnovabili, in Italia, NON sono possibili in quanto penalizzati dalle assurde politiche energetiche che i governi da Monti in poi hanno adottato in funzione di consumare ancora gas e carbone. Siamo presenti a livello di azienda proprio nei paesi emergenti che cita l'articolo. Sopratutto India. Proprio 5 minuti fa mi è arrivata una grande richiesta dal Sud Africa....Dove ci sono sopratutto giraffe....che magari pascolano di fianco a mega impianti da 70/100 Mwp... Per poter essere presenti a livello mondiale nel settore delle energie rinnovabili (parlo ovviamente di idro escluso) occorre poter sperimentare le soluzioni dove queste soluzioni vengono pensate e realizzate. La Danimarca, come ho già scritto, è leader indiscusso per quanto riguarda l'eolico. In Vestas, 15 anni fa, lavoravano 4 gatti nell'eolico, oggi sono diverse decine di migliaia. Noi, in Italia, abbiamo perso decine di migliaia di posti di lavoro nel fotovoltaico in una manciata di anni.... Non abbiamo perso solo occupazione ma quello che è grave è che abbiamo perso la sfida tecnologica.... Non parlo ovviamente di fare dei pannelli solari ma evidentemente parlo di progettare soluzioni di impiantistica e di componentistica varia... Eolico nemmeno a parlarne...Tutta roba tedesca e sopratutto danese... E' una questione di scelte politiche e di amici da soddisfare. L'ultimo esempio 'energetico' è la Guidi... Sempre e solo fossili. Giampaolo le multiutilities italiane fanno guadagnare ai loro amministratori fior di quattrini perchè forniscono energia da gas e da inceneritori. Le rinnovabili sono troppo 'anarchiche' per cui, in Italia, è impossibile pensare che si possa sviluppare 'la tecnologia delle fonti rinnovabili' che poi vogliono dire essenzialmente, per l'Italia, fotovoltaico. Gli USA sono il secondo mercato mondiale, dopo la Cina, per quanto riguarda il fotovoltaico. Poi c'è il Giappone, l'India e il Brasile. Questi 5 paesi installeranno quest'anno oltre 60 Gwp di fotovoltaico. Il fotovoltaico vale nel mondo nel 2016 circa 80 GW, un affare da circa 80 miliardi di dollari. E l'Italia invece di essere leader nelle soluzioni e nell'impiantistica è sostanzialmente assente... Giampaolo Carboniero ha detto:

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Perchè siamo fra i primi nell'applicazione delle politiche di austerità e fra gli ultimi nel trend di questi investimenti? Parlo anche degli investimenti privati naturalmente, quelli da parte dei nostri "grandi" capitalisti, avezzi sopratutto ai favori della politica http://www.qualenergia.it/articoli/20160325-investimenti-rinnovabil... Poi, per quanto riguarda gli investimenti pubblici http://www.qualenergia.it/articoli/20160330-governo-usa-si-a-nuove-...

Risposto da Fabio Colasanti su 3 Aprile 2016 a 20:53 Stasera il telegiornale delle 20 della ARD, il primo programma della televisione pubblica tedesca, ha aperto con questa notizia. Hanno anche annunciato che la puntata di stasera (21.45) di un talk show di approfondimento sarà dedicata a questa notizia e al problema dei paradisi fiscali e del loro ruolo nell'evasione fiscale. Ci sarà anche il sottosegretario che si occupa dei problemi fiscali. E' stato detto che la notizia sarebbe stata annunciata stasera contemporaneamente da 100 testate giornalistiche in 58 paesi. La storia è grossa. Ci sarebbero 11 milioni di documenti riservati ottenuti in maniera ovviaamente illegabile dagli archivi di una ditta basata a Panama (e quindi secondo il nostro ordinamento giudiziario documenti inutilizzabili!). Ci sarebbero nomi di personalità da praticamente tutti i paesi del mondo. Si va dal primo ministro dell'Islanda al nuovo presidente argentino Macri, passando per il migliore amico di Putin ed il presidente ucraino Poroschenko. Nessuno dei telegiornali della Rai ne ha ancora parlato: non ne ha parlato il TG di Rai 3 alle 19.30 e la notizia non era nei titoli del TG2 delle 20.30. Alle 21.30 il sito web di Rainews ancora non ha nulla su questo fatto. Che buco ! Incompetenza o necessità di verificare prima le implicazioni politiche? https://panamapapers.icij.org/ ; http://www.corriere.it/esteri/16_aprile_03/panama-papers-svelato-ne... http://www.repubblica.it/economia/2016/04/03/news/panama_papers_il_... http://www.theguardian.com/news/2016/apr/03/what-you-need-to-know-a... http://panamapapers.sueddeutsche.de/articles/56ff9a28a1bb8d3c3495ae13/ http://www.lemonde.fr/panama-papers/video/2016/04/03/panama-papers-... http://www.bbc.com/news/world-35934836 http://internacional.elpais.com/internacional/2016/04/03/actualidad...

Risposto da Angelo Amoroso d'Aragona su 3 Aprile 2016 a 21:00 vedo che la discussione qui passa da un argomento all'altro senza soluzione di continuità... approfitto per dire che se i "renziani doc" non si mettono d'impegno anche su questo io al referendum costituzionale voterò SI perché voglio una democrazia capace di decidere e decidere nei tempi che oggi sono richiesti, ma soprattutto perché senza un governo che possa realmente governare non c'è responsabilità, tutto è colpa di tutti ovviamente non si tratta della migliore delle riforme possibili ma è l'unica che siamo riusciti a portarci a casa e si deve fare, ora o mai più giorgio varaldo ha detto: Mi fa piacere notare l'atteggiamento positivo di Giampaolo : di fronte a resistenze tipo NIMBY il potere centrale deve procedere anche se in contrasto con parte dell'opinione pubblica. http://www.amiatanews.it/amiata-a-montecitorio-giornata-di-protesta... Quindi quando i soliti pseudo ecologisti protestano contro la GEOTERMIA dovranno essere ignorati In pratica avalla il principio di interesse nazionale base della riforma costituzionale in corso Mi aspetto che per coerenza l'amico Giampaolo voterà per il SI

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Risposto da Fabio Colasanti su 3 Aprile 2016 a 21:14 Angelo, ho copiato nel "Diario di aprile" il tuo intervento che ha un carattere politico generale. Questa discussione dovrebbe coprire, come il suo titolo indica, temi di politica ed economia che esulano dai nostri confini e da quelli dell'Unione europea. Invito anche Alessandro e Giampaolo a mettere i loro interventi nella discussioni più appropriata. Dopo tutto, quella sui cambiamenti climatici l'ha aperta proprio Giampaolo. Angelo Amoroso d'Aragona ha detto: vedo che la discussione qui passa da un argomento all'altro senza soluzione di continuità... approfitto per dire che se i "renziani doc" non si mettono d'impegno anche su questo io al referendum costituzionale voterò SI perché voglio una democrazia capace di decidere e decidere nei tempi che oggi sono richiesti, ma soprattutto perché senza un governo che possa realmente governare non c'è responsabilità, tutto è colpa di tutti ovviamente non si tratta della migliore delle riforme possibili ma è l'unica che siamo riusciti a portarci a casa e si deve fare, ora o mai più

Risposto da Fabio Colasanti su 3 Aprile 2016 a 23:16 È appena finita la discussione di un'ora sul primo programma della televisione pubblica tedesca, ARD, sui "Panama Papers". La discussione era condotta da una famosa giornalista, Ann Will, e in studio c'erano Gregor Gysi, ex leader di Die Linke, un'avvocato, un ex-banchiere pentito, il sottosegretario responsabile per le question fiscali del governo federale e un giornalista, Georg Mascolo. Quest'ultimo si è dimostrato di gran lunga la persona più competente e più informata. La cosa è spiegata dal fatto che Georg Mascolo è il coordinatore del gruppo di ricerca delle televisioni pubbliche tedesche – ARD, ZDF e NRW - sull'evasione fiscale. Quindi la televisione pubblica tedesca ha tra il suo personale un giornalista – con un lungo passato allo Spiegel – che ha come unico compito coordinare le attività investigative nel campo dell'evasione fiscale delle televisioni pubbliche tedesche! Si potrà mai sperare che la Rai trovi il coraggio di offrire un po' meno varietà, "prove del cuoco", "Eredità" e altre cose simili e un po' più di programmi di informazione seria? No, finché la Rai avrà accesso alla pubblicità e il numero di persone che guarda un programma sarà il metro di giudizio principale del suo successo. Gli undici milioni di documenti sono stati messi a disposizione di 107 testate giornalistiche in 78 paesi che da qualche mese stanno lavorando in segreto per valutare il contenuto di questa enorme massa di documenti. Hanno deciso di rendere pubblica la notizia stasera alle 20.00. La BBC, oltre alle televisioni pubbliche tedesche, fa parte del gruppo di cento testate che collaborano in questo lavoro e avrà domani sera un programma speciale alle 19.30 (ora britannica). La ARD ha anche annunciato un programma speciale per domani sera. La Rai non fa evidentemente parte di questo gruppo di testate. Alle 23.00 il sito di Rai News ha dato la notizia (ma alle 21.40 quando ho lasciato il computer per andare a guardare la televisione ancora non c'era ancora nulla). http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Svelati-i-paradisi-fiscal... Quello che emerso è che i documenti riguardano l'esistenza e le attività di 214mila società di comodo create attraverso lo studio legale Mossack Fonseca di Panama. Di per se l'aprire una società di questo tipo non è contro la legge, ma c'è da chiedersi perché qualcuno lo voglia fare. Nella discussione è apparso che volendo ogni paese potrebbe proibire ai suoi cittadini di usare società di comodo di questo tipo. Ma non viene fatto. Tempo fa in una trasmissione della Gabanelli un esperto aveva fatto rilevare che un grosso problema è rappresentato dal fatto che in Italia molti beni immobiliari e anche grosse barche sono intestati a società registrate in paesi dove non è possibile avere informazioni sui persone fisiche proprietarie di queste società. L'esperto aveva affermato che il legislatore italiano potrebbe facilmente proibire di intestare immobili e altri beni a società delle quali non sia possibile conoscere le persone fisiche proprietarie. Ma questo non viene fatto. Stiamo a vedere che effetto avranno queste nuove rivelazioni.

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http://www.corriere.it/esteri/16_aprile_03/panama-papers-svelato-ne...

Risposto da giorgio varaldo su 3 Aprile 2016 a 23:42 Ho inserito questa notizia qui anche se potrebbe esser inserita nella discussione immigrazione http://www.analisidifesa.it/2016/04/i-mangusta-sul-garibaldi-in-vis... gli elicotteri mangusta sono impiegati per appoggio ravvicinato alle truppe su terra. Notizia molto positiva per due aspetti 1 -Se sono stati imbarcati sul garibaldi vuol dire che qualcosa si muove 2- si agisce senza grancassa mediatica

Risposto da Fabio Colasanti su 3 Aprile 2016 a 23:51 Effettivamente si tratta di notizie interessanti e positive. Non è possibile dire che si vuole la guida delle operazioni in Libia e al tempo stesso affermare che le nostre forze militari non debbano avere alcun ruolo militare operativo. giorgio varaldo ha detto: Ho inserito questa notizia qui anche se potrebbe esser inserita nella discussione immigrazione http://www.analisidifesa.it/2016/04/i-mangusta-sul-garibaldi-in-vis... gli elicotteri mangusta sono impiegati per appoggio ravvicinato alle truppe su terra. Notizia molto positiva per due aspetti 1 -Se sono stati imbarcati sul garibaldi vuol dire che qualcosa si muove 2- si agisce senza grancassa mediatica

Risposto da marcello sassoli su 4 Aprile 2016 a 7:35 Ne ha parlato stamane la RBTF e tutte le altre reti. Ormai il gioco di questi "potenti" è svelato e sarà un ulteriore passo verso la disaffezione totale dell'opinione pubblica mondiale verso i politici ed i centri di potere in generale. E' molto triste, perchè non aiuta per niente le nostre democrazie già in grande difficoltà... giorgio varaldo ha detto: Ho inserito questa notizia qui anche se potrebbe esser inserita nella discussione immigrazione http://www.analisidifesa.it/2016/04/i-mangusta-sul-garibaldi-in-vis... gli elicotteri mangusta sono impiegati per appoggio ravvicinato alle truppe su terra. Notizia molto positiva per due aspetti 1 -Se sono stati imbarcati sul garibaldi vuol dire che qualcosa si muove 2- si agisce senza grancassa mediatica

Risposto da giorgio varaldo su 4 Aprile 2016 a 7:51 scusa manrcello quali sarebbero questi fantomatici potenti ed altrettanto fantomatici centri di potere? Se non si fa qualcosa saremo sommersi da centinaia di migliaia di migranti provenienti dalla libia e che con la chiusura delle frontiere rimarranno più o meno graditi ospiti del nostro paese Non so se i pericoli li correrà la democrazia. Lo vedremo da come si comporterà il prossimo governo a guida lega nord

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marcello sassoli ha detto: Ne ha parlato stamane la RBTF e tutte le altre reti. Ormai il gioco di questi "potenti" è svelato e sarà un ulteriore passo verso la disaffezione totale dell'opinione pubblica mondiale verso i politici ed i centri di potere in generale. E' molto triste, perchè non aiuta per niente le nostre democrazie già in grande difficoltà... giorgio varaldo ha detto: Ho inserito questa notizia qui anche se potrebbe esser inserita nella discussione immigrazione http://www.analisidifesa.it/2016/04/i-mangusta-sul-garibaldi-in-vis... gli elicotteri mangusta sono impiegati per appoggio ravvicinato alle truppe su terra. Notizia molto positiva per due aspetti 1 -Se sono stati imbarcati sul garibaldi vuol dire che qualcosa si muove 2- si agisce senza grancassa mediatica

Risposto da Fabio Colasanti su 4 Aprile 2016 a 11:25 Un'altra guerra ai confini dell'Europa? Altri profughi in vista? Chi dovrebbe fare qualcosa? E' facile dire: "L'Europa dovrebbe fare qualcosa" come sta dicendo un giornalista su Radio3. Ma cosa? http://www.euractiv.com/section/europe-s-east/news/armenia-and-azer...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 4 Aprile 2016 a 12:30 Cosa si dovrebbe dedurne? https://www.socialeurope.eu/2016/04/imf-plots-new-credit-event-greece/

Risposto da Giampaolo Carboniero su 4 Aprile 2016 a 15:10 Patetiche le giustificazioni, quelle date naturalmente, chè tanti fanno gli gnorri; e i problemi del mondo sarebbero gli operai e i sindacati? Pensate veramente che queste persone, ditte, società, non concorrano assieme alla politica economica mondiale? E sono le carte di uno solo di questi produttori di "servizi" http://time.com/4280302/what-to-know-panama-papers-leak/?xid=newsle...

Risposto da Fabio Colasanti su 4 Aprile 2016 a 15:12 Assolutamente nulla. Qualcuno, i sospetti vanno verso il governo greco, ha registrato di nascosto una conversazione privata tra tre funzionari del FMI. Ho postato il testo della registrazione nella discussione sulla Grecia. Nel testo non c'è nulla, ma assolutamente nulla che permetta di affermare, come viene fatto in perfetta malafede nel titolo dell'articolo di Social Europe, che il FMi stia organizzando qualcosa contro la Grecia. I tre, che parlano liberamente tra loro come succede in ogni discussione interna,dicono che per il momento i negoziatori greci non sembrano prendere sul serio la necessità di un accordo, ma che questo probabilmente succederà, come era successo nel 2015, verso luglio 2016 quando la Grecia avrà bisogno di soldi. La parte interessante della conversazione è invece quella dove il FMI discute della posizione degli europei che non vogliono ancora parlare di taglio ufficiale del debito greco (aggiungo io: perché fino al 2020 la cosa non avrebbe alcun effetto sulla politica economica greca: i rimborso cominceranno in quell'anno e il pagamento di due terzi degli

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interessi è stato rinviato al dicembre 2022). I tre discutono delle difficoltà chee incontrerà la Merkel a rinviare ancora una decisione, tenuto conto delle altre crisi che deve gestire. Trovo veramente stomachevole la falsificazione sistematica dei fatti che viene da alcune persone motivate da posizioni ideologiche e da pregiudizi. Lo fanno sapendo che molte delle persone che leggono le loro falsità non hanno il tempo o la possibilità di andare a verificare i fatti. Nella discussione sulla Grecia ho postato un riassunto della conversazione fatto da Eurointelligence; il testo originale reso noto da wikileak e la lettera della Lagarde a Tsipras dove mette i puntini sulle "i" e indirettamente accusa il governo greco di essere responsabile dell'intercettazione illegale. Giampaolo Carboniero ha detto: Cosa si dovrebbe dedurne? https://www.socialeurope.eu/2016/04/imf-plots-new-credit-event-greece/

Risposto da Fabio Colasanti su 4 Aprile 2016 a 17:25 Il Parlamento belga ha aperto una commissione d'inchiesta sul caso "Panama Papers" e il governo ha anche deciso di lanciare un'inchiesta sui 700 nomi belgi citati.. http://www.lesoir.be/1170646/article/economie/2016-04-04/panama-pap... Ricordo che stasera ci saranno due programmi speciali su questo caso: uno della BBC alle 19.30 e uno del primo programma della televisione pubblica tedesca, ARD, allo 20.15.

Risposto da giovanni de sio cesari su 4 Aprile 2016 a 19:15 Giorgio pienamnete d'accordo giorgio varaldo ha detto: Giovanni faccio ammenda in quanto non ho specificato il significato di sociale. Che l'islam abbia un profondo spirito solidaristico -anche se limitato ai credenti - e' noto. Il mio concetto di sociale si riferiva sia alla ricchezza vissuta dal cristiano con disagio - cammello e cruna di ago - sia al concetto di non equa distribuzione - fatta propria anche da parte della chiesa - che spinge le classi meno abbienti a lottare per una ripartizione piu' equa . Almeno da cosa e' -capitato di osservare in quei paesi la ricchezza e' ostentata e non quasi pudicamente nascosta come consuetudine almeno in europa. Ne mai e' capitato di percepire fra i lavoratori astio verso a chi l'altissimo la ricchezza la aveva distribuita copiosamente. g

Risposto da Giampaolo Carboniero su 4 Aprile 2016 a 19:29 E' quantomeno strano che per sentire parlare di equità e giustizia, di futuro per i giovani, si debba guardare al di là dell'Atlantico http://www.internazionale.it/opinione/giovanni-de-mauro/2016/03/17/...

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Risposto da Alessandro Bellotti su 4 Aprile 2016 a 21:55 Sembra che ci sia anche Montezemolo. Il governo italiano chiederà i dati ai 'partecipanti'. Se presente, chiedera 'i dati' anche a Montezemolo che nel frattempo conserverà la guida del comitato di valutazione per le Olimpiadi? Non ne sbagliamo una...Non solo tutti i giorni...ne salta fuori una ogni ora... Fabio Colasanti ha detto: Il Parlamento belga ha aperto una commissione d'inchiesta sul caso "Panama Papers" e il governo ha anche deciso di lanciare un'inchiesta sui 700 nomi belgi citati.. http://www.lesoir.be/1170646/article/economie/2016-04-04/panama-pap... Ricordo che stasera ci saranno due programmi speciali su questo caso: uno della BBC alle 19.30 e uno del primo programma della televisione pubblica tedesca, ARD, allo 20.15.

Risposto da Fabio Colasanti su 4 Aprile 2016 a 22:02 Alessandro, devo dire che sono un po' sorpreso dalla mancanza di interesse in Italia per questa storia. In Belgio e in Germania è da ieri la norizia di apertura dei telegiornali (o una delle prime; sicuramente è nei titoli iniziali dei telegiornali). Stasera il TG di Rai3 ne ha parlato dopo 24 minuti di notiziario. Forse gli altri paesi non hanno i problemi nostri. Alessandro Bellotti ha detto: Sembra che ci sia anche Montezemolo. Il governo italiano chiederà i dati ai 'partecipanti'. Se presente, chiedera 'i dati' anche a Montezemolo che nel frattempo conserverà la guida del comitato di valutazione per le Olimpiadi? Non ne sbagliamo una...Non solo tutti i giorni...ne salta fuori una ogni ora... Fabio Colasanti ha detto: Il Parlamento belga ha aperto una commissione d'inchiesta sul caso "Panama Papers" e il governo ha anche deciso di lanciare un'inchiesta sui 700 nomi belgi citati.. http://www.lesoir.be/1170646/article/economie/2016-04-04/panama-pap... Ricordo che stasera ci saranno due programmi speciali su questo caso: uno della BBC alle 19.30 e uno del primo programma della televisione pubblica tedesca, ARD, allo 20.15.

Risposto da Alessandro Bellotti su 4 Aprile 2016 a 22:22 Fabio, solo SKY TG24, evidentemente un TG più libero, batte continuamente la notizia relativa alle 'carte di Panama'. In Italia i soliti noti dettano legge. Quindi, per dirla alla Lupo Alberto, zitt zitt zitt.... Ufficiale, così dice l'Espresso, la presenza di Montezemolo.http://espresso.repubblica.it/inchieste/2016/04/03/news/panamapaper... Il Luca nazionale continuerà a fare il presidente del comitato per le Olimpiadi ?

Risposto da Fabio Colasanti su 5 Aprile 2016 a 12:23 I "Panama Papers" non solo toccano Putin (che avrebbe già dichiarato che si tratta di una macchinazione della CIA), ma anche l'entourage di Marine Le Pen.

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http://www.lesoir.be/1171656/article/economie/2016-04-05/l-entourag...

Risposto da Alessandro Bellotti su 5 Aprile 2016 a 13:34 Putin ha il senso dell'umorismo..Una macchinazione CIA.. Anche perchè si trova a braccetto con Poroshenko...Magari sotto sotto ogni tanto se ne vanno assieme a Panama o dall'amico Silvio... Non se ne salva uno, Fabio.. In ogni caso occorre chiedere al governo italiano di fare piena luce sugli 800 italiani inseriti nelle liste...E poi di adottare i provvedimenti opportuni in caso di mancate spiegazioni. Nel caso in cui ci siano dei furbi basterebbe sequestare i beni sul suolo italico di questa gente e ritirare loro il passaporto. Magari trovano da lavorare in Italia pagando le tasse e i contributi..Qualcuno di questi lo assumo io... A 1.200 Euro netti al mese. Magari con il jobs act...Anche se quest'anno gli sgravi si sono più che dimezzati..

Risposto da Giampaolo Carboniero su 6 Aprile 2016 a 0:22 Panama papers, lista Falciani? Che roba è? Cosa vuoi che ne capisca la casalinga di Voghera, meglio non parlarne; e poi, rovinare delle consolidate amicizie?

Risposto da giorgio varaldo su 6 Aprile 2016 a 8:13 I media ne hanno parlato diffusamente ed alcune procure hanno aperto inchiesta. Giampaolo Carboniero ha detto: Panama papers, lista Falciani? Che roba è? Cosa vuoi che ne capisca la casalinga di Voghera, meglio non parlarne; e poi, rovinare delle consolidate amicizie?

Risposto da Alessandro Bellotti su 6 Aprile 2016 a 9:22 Intanto qualcuno in Islanda è stato preso a 'colpi di vasetti di yougurt' e si è dimesso... E Cameron ? Non se ne salva uno... Oggi a chi toccherà ?

Risposto da Giampaolo Carboniero su 6 Aprile 2016 a 22:37 Evidentemente sono in buona compagnia quando parlo di un sistema che così com'è non può reggere http://time.com/4280864/panama-papers-capitalism/?xid=newsletter-brief

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Risposto da Fabio Colasanti su 7 Aprile 2016 a 23:49 Uno sviluppo interessante. http://www.corriere.it/opinioni/16_aprile_08/usa-quella-fusione-ann...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 8 Aprile 2016 a 0:51 Dovremmo fare altrettanto, come minimo! Fabio Colasanti ha detto: Uno sviluppo interessante. http://www.corriere.it/opinioni/16_aprile_08/usa-quella-fusione-ann...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 8 Aprile 2016 a 1:10 Avere qualche rapporto nei paradisi fiscali è uno status symbol. Alessandro Bellotti ha detto: Fabio, solo SKY TG24, evidentemente un TG più libero, batte continuamente la notizia relativa alle 'carte di Panama'. In Italia i soliti noti dettano legge. Quindi, per dirla alla Lupo Alberto, zitt zitt zitt.... Ufficiale, così dice l'Espresso, la presenza di Montezemolo.http://espresso.repubblica.it/inchieste/2016/04/03/news/panamapaper... Il Luca nazionale continuerà a fare il presidente del comitato per le Olimpiadi ?

Risposto da Giampaolo Carboniero su 12 Aprile 2016 a 17:22 Da confrontare il comportamento delle banche USA e quelle europee, finanziate dalla BCE http://www.renewableenergyworld.com/articles/2016/04/banks-pledge-7...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 12 Aprile 2016 a 17:28 A seguire: perchè la E.I.B. partecipa all'operazione negli USA e non fa altrettanto in Europa? Oppure, perchè non vengono divulgate simili operazioni, se esistenti?

Risposto da Fabio Colasanti su 13 Aprile 2016 a 10:22 Giampaolo, le banche americane citate - tutte assolutamente private - si preoccupano della loro immagine presso l'opinione pubblica e hanno dato vita a questa iniziativa. Lo fanno anche perché sono state duramente attaccate dal governo e dalla giustizia americana (l'ultima è Goldman Sachs che si è beccata una multa da quattro miliardi di dollari).

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Do noi le banche hanno legami forti e malsani con la politica (sicuramente in Spagna, Francia Germania e Italia), non vengono attaccate dai governi e dalla magistratura e non vedono alcun bisogno di presentarsi in maniera più favorevole all'opinione pubblica. Giampaolo Carboniero ha detto: Da confrontare il comportamento delle banche USA e quelle europee, finanziate dalla BCE http://www.renewableenergyworld.com/articles/2016/04/banks-pledge-7...

Risposto da Fabio Colasanti su 13 Aprile 2016 a 11:09 Giampaolo, mi è difficile capire la tua logica. a) Scopri che la BEI fa qualcosa di buono in Ameica e ne deduci immediatamente che non faccia nulla di buono in Europa. Quale è il processo logico che ti porta a questa conclusione? b) Tu non sai cosa la BEI fa per le rinnovabili e ne deduci immediatamente che queste devono essere informazioni che sono tenute nascoste. Andiamo ancora peggio. Posto il link al rapporto che la BEI produce ogni anno sulla "sostenibilità" della sua azione. C'è non solo quello che fanno per le energie rinnovabili, ma anche, più in generale, tutto quello che fanno per uno sviluppo sostenibile in senso lato. Avresti potuto trovarlo anche tu sul sito della BEI invece di rifugiarti subito nelle tue teorie dei complotti. http://www.eib.org/infocentre/publications/all/sustainability-report-2014.htm

Risposto da Giampaolo Carboniero su 13 Aprile 2016 a 18:29 Guarda che conosco benissimola BEI e i finanziamenti che eroga; quello che volevo rappresentare è che negli USA persegue una strategia, qui da noi sta assomigliando sempre più alla Cassa del Mezzogiorno italiana, almeno nel campo energetico, seguendo i desiderata dei singoli governi, anzichè una strategia continentale, discussa pubblicamente e con il coinvolgimento dei popoli. Fabio Colasanti ha detto: Giampaolo, mi è difficile capire la tua logica. a) Scopri che la BEI fa qualcosa di buono in Ameica e ne deduci immediatamente che non faccia nulla di buono in Europa. Quale è il processo logico che ti porta a questa conclusione? b) Tu non sai cosa la BEI fa per le rinnovabili e ne deduci immediatamente che queste devono essere informazioni che sono tenute nascoste. Andiamo ancora peggio. Posto il link al rapporto che la BEI produce ogni anno sulla "sostenibilità" della sua azione. C'è non solo quello che fanno per le energie rinnovabili, ma anche, più in generale, tutto quello che fanno per uno sviluppo sostenibile in senso lato. Avresti potuto trovarlo anche tu sul sito della BEI invece di rifugiarti subito nelle tue teorie dei complotti. http://www.eib.org/infocentre/publications/all/sustainability-report-2014.htm

Risposto da Fabio Colasanti su 13 Aprile 2016 a 22:11 Giampaolo, la tua affermazione non ha alcun senso. Oltre a tutto non è basata su fatti precisi ed è un'altra manifestazione dei tuoi mal di pancia, del tuo livore contro tutto e tutti. Non si puo' discutere su queste basi. In ogni caso, tutti gli investimenti della BEI fuori dell'Unione europea devono avere la garanzia del bilancio comunitario e devono quindi

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avere l'avallo delle altre istituzioni europee. I programmi di lavoro della BEI sono discussi con tutti i governi, il consiglio di amministrazione della BEI è formato dai ministri delle finanze dei 28 paesi dell'UE e i documenti della BEI sono disponibili sul suo sito, compresi i piani futuri. Il fatto che tu non sappia nulla di come funziona la BEI non ti autorizza a scrivere cose senza senso. Qui vogliamo discussioni serie, dove i partecipanti portano argomenti e fatti che possano aiutare gli altri a capire meglio i problemi o fanno domande specifiche e costruttive. Queste discussioni non sono un posto per i mugugni e mal di pancia. Giampaolo Carboniero ha detto: Guarda che conosco benissimola BEI e i finanziamenti che eroga; quello che volevo rappresentare è che negli USA persegue una strategia, qui da noi sta assomigliando sempre più alla Cassa del Mezzogiorno italiana, almeno nel campo energetico, seguendo i desiderata dei singoli governi, anzichè una strategia continentale, discussa pubblicamente e con il coinvolgimento dei popoli. Fabio Colasanti ha detto: Giampaolo, mi è difficile capire la tua logica. a) Scopri che la BEI fa qualcosa di buono in Ameica e ne deduci immediatamente che non faccia nulla di buono in Europa. Quale è il processo logico che ti porta a questa conclusione? b) Tu non sai cosa la BEI fa per le rinnovabili e ne deduci immediatamente che queste devono essere informazioni che sono tenute nascoste. Andiamo ancora peggio. Posto il link al rapporto che la BEI produce ogni anno sulla "sostenibilità" della sua azione. C'è non solo quello che fanno per le energie rinnovabili, ma anche, più in generale, tutto quello che fanno per uno sviluppo sostenibile in senso lato. Avresti potuto trovarlo anche tu sul sito della BEI invece di rifugiarti subito nelle tue teorie dei complotti. http://www.eib.org/infocentre/publications/all/sustainability-report-2014.htm

Risposto da Giampaolo Carboniero su 14 Aprile 2016 a 1:29 Sicuro? Questi progetti sono finalizzati alla conversione enrgetica come quelli da me citati negli USA? Perdonami se contraddico la S.V. https://www.notiziariofinanziario.com/2016/01/12/sette-progetti-su-... Fabio Colasanti ha detto: Giampaolo, la tua affermazione non ha alcun senso. Oltre a tutto non è basata su fatti precisi ed è un'altra manifestazione dei tuoi mal di pancia, del tuo livore contro tutto e tutti. Non si puo' discutere su queste basi. In ogni caso, tutti gli investimenti della BEI fuori dell'Unione europea devono avere la garanzia del bilancio comunitario e devono quindi avere l'avallo delle altre istituzioni europee. I programmi di lavoro della BEI sono discussi con tutti i governi, il consiglio di amministrazione della BEI è formato dai ministri delle finanze dei 28 paesi dell'UE e i documenti della BEI sono disponibili sul suo sito, compresi i piani futuri. Il fatto che tu non sappia nulla di come funziona la BEI non ti autorizza a scrivere cose senza senso. Qui vogliamo discussioni serie, dove i partecipanti portano argomenti e fatti che possano aiutare gli altri a capire meglio i problemi o fanno domande specifiche e costruttive. Queste discussioni non sono un posto per i mugugni e mal di pancia.

Risposto da Fabio Colasanti su 14 Aprile 2016 a 11:10 Giampaolo, ancora una volta prendi fischi per fiaschi. Questo articoletto riguarda solo i finanziamenti sotto il cosiddetto Piano Junker che è un'attività minore della BEi dove questa ha un ruolo essenzialmente tecnico. Per sapere cosa la BEi finanza nel campo delle energie rinnovabili vatti a leggere i documenti sul suo sito o almeno il rapporto di cui ho postato il link. Giampaolo Carboniero ha detto:

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Sicuro? Questi progetti sono finalizzati alla conversione enrgetica come quelli da me citati negli USA? Perdonami se contraddico la S.V. https://www.notiziariofinanziario.com/2016/01/12/sette-progetti-su-... Fabio Colasanti ha detto: Giampaolo, la tua affermazione non ha alcun senso. Oltre a tutto non è basata su fatti precisi ed è un'altra manifestazione dei tuoi mal di pancia, del tuo livore contro tutto e tutti. Non si puo' discutere su queste basi. In ogni caso, tutti gli investimenti della BEI fuori dell'Unione europea devono avere la garanzia del bilancio comunitario e devono quindi avere l'avallo delle altre istituzioni europee. I programmi di lavoro della BEI sono discussi con tutti i governi, il consiglio di amministrazione della BEI è formato dai ministri delle finanze dei 28 paesi dell'UE e i documenti della BEI sono disponibili sul suo sito, compresi i piani futuri. Il fatto che tu non sappia nulla di come funziona la BEI non ti autorizza a scrivere cose senza senso. Qui vogliamo discussioni serie, dove i partecipanti portano argomenti e fatti che possano aiutare gli altri a capire meglio i problemi o fanno domande specifiche e costruttive. Queste discussioni non sono un posto per i mugugni e mal di pancia.

Risposto da Giampaolo Carboniero su 14 Aprile 2016 a 16:22 La BEI partecipa in Europa ad un consorzio di banche che erogano finanziamenti finalizzati alla riconversione o al risparmio energetici secondo una strategia europea, come fa negli USA? Fabio Colasanti ha detto: Giampaolo, ancora una volta prendi fischi per fiaschi. Questo articoletto riguarda solo i finanziamenti sotto il cosiddetto Piano Junker che è un'attività minore della BEi dove questa ha un ruolo essenzialmente tecnico. Per sapere cosa la BEi finanza nel campo delle energie rinnovabili vatti a leggere i documenti sul suo sito o almeno il rapporto di cui ho postato il link. Giampaolo Carboniero ha detto: Sicuro? Questi progetti sono finalizzati alla conversione enrgetica come quelli da me citati negli USA? Perdonami se contraddico la S.V. https://www.notiziariofinanziario.com/2016/01/12/sette-progetti-su-...

Risposto da Fabio Colasanti su 14 Aprile 2016 a 18:59 Ma come fai ad immaginare per un secondo che la BEI non lavori in maniera compatibile con le politiche europee? Hai idea dei legami che esistono tra la BEI, le altre istituzioni europee e i governi dei paesi membri? Giampaolo Carboniero ha detto: La BEI partecipa in Europa ad un consorzio di banche che erogano finanziamenti finalizzati alla riconversione o al risparmio energetici secondo una strategia europea, come fa negli USA? Fabio Colasanti ha detto: Giampaolo, ancora una volta prendi fischi per fiaschi. Questo articoletto riguarda solo i finanziamenti sotto il cosiddetto Piano Junker che è un'attività minore della BEi dove questa ha un ruolo essenzialmente tecnico. Per sapere cosa la BEi finanza nel campo delle energie rinnovabili vatti a leggere i documenti sul suo sito o almeno il rapporto di cui ho postato il link.

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Risposto da Giampaolo Carboniero su 15 Aprile 2016 a 15:24 Non hai risposto, accusi sempre altri di non restare in argomento; ho chiesto, ci sono esempi di consorzi bancari cui partecipi la BEI, orientati alla riconversione energetica, come il caso degli USA citato? Fabio Colasanti ha detto: Ma come fai ad immaginare per un secondo che la BEI non lavori in maniera compatibile con le politiche europee? Hai idea dei legami che esistono tra la BEI, le altre istituzioni europee e i governi dei paesi membri? Giampaolo Carboniero ha detto: La BEI partecipa in Europa ad un consorzio di banche che erogano finanziamenti finalizzati alla riconversione o al risparmio energetici secondo una strategia europea, come fa negli USA? Fabio Colasanti ha detto: Giampaolo, ancora una volta prendi fischi per fiaschi. Questo articoletto riguarda solo i finanziamenti sotto il cosiddetto Piano Junker che è un'attività minore della BEi dove questa ha un ruolo essenzialmente tecnico. Per sapere cosa la BEi finanza nel campo delle energie rinnovabili vatti a leggere i documenti sul suo sito o almeno il rapporto di cui ho postato il link.

Risposto da Fabio Colasanti su 20 Aprile 2016 a 9:37 Due sviluppi interessanti sui mercati finanziari internazionali. Dopo moltissimi anni, due paesi hanno di nuovo raccolto miliardi di dollari sui mercati dei capitali: l'Argentina e l'Arabia Saudita. Per l'Argentina si tratta del ritorno sul mercato dei capitali dopo il default di fine 2001; quindici anni per poter ritornare a chiedere soldi in prestito al mercato dei capitali. Per l'Arabia Saudita si tratta delle conseguenze del calo del prezzo del petrolio; il paese passa dalla posizione di creditore sul mercato dei capitali a quella di debitore.

Risposto da Fabio Colasanti su 2 Maggio 2016 a 11:21 Per chi ancora si illudesse che lo stampare moneta e l'inflazione permettano avere disavanzi di bilancio molto a lungo suggerisco di seguire quello che sta succedendo in Venezuela. Il paese è allo stremo. Gli stipendi del settore pubblico aumentano del 35 per cento ogni tre mesi. Ma l'inflazione di cui si parla nei giornali è del 560 per cento, mentre quella prevista dal Fmi di qui alla fine dell'anno è del 700 per cento. Il tasso di cambio ufficiale è di dieci bolivar per un dollaro; quello al mercato nero è di 850/900 bolivar per un dollaro. Chi va in Venezuela non può usare il suo telefonino perché da tanto tempo il Venezuela non permette i pagamenti alle società telefoniche straniere e queste hanno bloccato il roaming. Nel paese si fa la fila per prodotti di uso corrente e normale. Il governo ha decretato la settimana lavorativa di due giorni per risparmiare elettricità. Il Venezuela è un paese produttore di petrolio e oggi è a corto di energia !

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Economia e politica nel mondo IV – 2015-2016

Risposto da Giampaolo Carboniero su 2 Maggio 2016 a 20:23 Non so veramente chi abbia ancora il coraggio, in buona fede, di difendere questo accordo e il metodo seguito: http://www.greenpeace.org/italy/it/News1/BREAKING-TTIP-leaks-Greenp...

Risposto da Fabio Colasanti su 3 Maggio 2016 a 11:43 Un commento che riassume bene la situazione sul TTIP. Viene da Eurointelligence di oggi e lo condiviso pienamente. The leak of the TTIP papers reveals little new in terms of substance, but the public reaction has been hysterical nevertheless, especially in Germany; the main surprise is how little progress the negotiators have made on the outstanding dispute - consumer protection, investor tribunals and public procurement; we no longer expect an agreement on TTIP this year because the leak has turned TTIP into a big election issue - almost as big as immigration; the alternatives would be a light version of TTIP, or a postponement;

Risposto da Giampaolo Carboniero su 4 Maggio 2016 a 20:21 I PanamaPaper's sono scomparsi dall'orizzonte sia dei media che delle discussioni; bisognerebbe invece pensare alla realtà che essi prefigurano, a chi giova e a chi no l'evasione che essi implementano continuamente, la volontà politica che pare manchi nel risolvere il problema dei paradisi fiscali, le conseguenze per il mondo che il sistema provoca, ecct.; ci comportiamo come se tale sistema illegale fosse irrinunciabile e naturale: https://www.socialeurope.eu/2016/05/curb-offshore-finance-now/

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