Economia Dello Sviluppo

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Economia dello Sviluppo 1. Crescita, Sviluppo Economico, Sviluppo Umano 1.1 Definizione dello sviluppo Gli economisti intendono per sviluppo : l'accrescimento, nel tempo e in modo graduale, di quale entità visibile/percepibile. Di questa entità è possibile osservare e confrontare gli stati in momenti diversi e, in base a unità di misura o criteri di valutazione appropriati, così da conoscere quanto essa si è sviluppata. Per quanto riguarda lo sviluppo, esistono indici come gli ISU (indice di sviluppo umano) o gli IPU (indice povertà umana). Perchè si possa parlare di sviluppo è necessario identificare un oggetto e verificarne il mutamento. 1. Occorre definire l'oggetto del quale si studia lo sviluppo e i caratteri che lo contraddistinguono e che devono permanere nel tempo perchè i successivi mutamenti possano essere riferiti alla stessa entità; 2. Fissare dei criteri per misurare tali mutamenti; 3. Ci si può chiedere se esiste una forma compiuta del fenomeno studiato, ossia un punto di arrivo del processo di sviluppo. 4. Tutto ciò dipende dal paradigma teorico adottato . Nell'economia politica la tradizione prevalente riferisce il fenomeno dello sviluppo e lo studio delle sue cause e delle sue modalità a un entità empirica corrispondente per esempio a un “paese”. Il concetto di sviluppo, riferito a tali entità, tende a mutare, proprio perchè ogni luogo, ogni cultura, adotta criteri diversi. Principali significati dello sviluppo in economia: crescita, trasformazione strutturale, miglioramento del benessere collettivo e della qualità della vita. 1.2 Lo sviluppo come crescita del prodotto nazionale E' molto diffusa l'idea, che lo sviluppo economico di un paese consista nell'aumento della sua produzione e del suo reddito. Così i paesi possono essere considerati più o meno sviluppati a seconda del livello del loro prodotto annuo. Per prodotto si intende la somma dei valori aggiunti nei vari settori al lordo dell'ammortamento corrispondente al valore del capitale fisso usato nella produzione. Prodotto Nazionale Lordo (PNL/GNP): prodotto dei fattori attribuibili ai cittadini di un paese. Prodotto Interno Lordo (PIL/GDP): prodotto dei fattori localizzati nel paese. Prodotto Pro Capite: confronta il grado di sviluppo di paesi diversi attraverso la popolazione

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Economia dello Sviluppo1. Crescita, Sviluppo Economico, Sviluppo Umano

1.1 Definizione dello sviluppo

Gli economisti intendono per sviluppo: l'accrescimento, nel tempo e in modo graduale, di quale entità visibile/percepibile. Di questa entità è possibile osservare e confrontare gli stati in momenti diversi e, in base a unità di misura o criteri di valutazione appropriati, così da conoscere quanto essa si è sviluppata. Per quanto riguarda lo sviluppo, esistono indici come gli ISU (indice di sviluppo umano) o gli IPU (indice povertà umana).Perchè si possa parlare di sviluppo è necessario identificare un oggetto e verificarne il mutamento.

1. Occorre definire l'oggetto del quale si studia lo sviluppo e i caratteri che lo contraddistinguono e che devono permanere nel tempo perchè i successivi mutamenti possano essere riferiti alla stessa entità;

2. Fissare dei criteri per misurare tali mutamenti;3. Ci si può chiedere se esiste una forma compiuta del fenomeno studiato, ossia un punto di arrivo

del processo di sviluppo. 4. Tutto ciò dipende dal paradigma teorico adottato.

Nell'economia politica la tradizione prevalente riferisce il fenomeno dello sviluppo e lo studio delle sue cause e delle sue modalità a un entità empirica corrispondente per esempio a un “paese”. Il concetto di sviluppo, riferito a tali entità, tende a mutare, proprio perchè ogni luogo, ogni cultura, adotta criteri diversi.Principali significati dello sviluppo in economia: crescita, trasformazione strutturale, miglioramento del benessere collettivo e della qualità della vita.

1.2 Lo sviluppo come crescita del prodotto nazionale

E' molto diffusa l'idea, che lo sviluppo economico di un paese consista nell'aumento della sua produzione e del suo reddito. Così i paesi possono essere considerati più o meno sviluppati a seconda del livello del loro prodotto annuo. Per prodotto si intende la somma dei valori aggiunti nei vari settori al lordo dell'ammortamento corrispondente al valore del capitale fisso usato nella produzione.Prodotto Nazionale Lordo (PNL/GNP): prodotto dei fattori attribuibili ai cittadini di un paese.Prodotto Interno Lordo (PIL/GDP): prodotto dei fattori localizzati nel paese.Prodotto Pro Capite: confronta il grado di sviluppo di paesi diversi attraverso la popolazione

Alle rilevazioni statistiche di questi indici sfuggono i beni e servizi prodotti dell'economia sommersa/informale, e ciò è un problema soprattutto per quei paesi definiti sottosviluppati, nei quali gran parte delle attività economiche sono svolte da piccole unità produttive “informali”.

L'unità di misura di questi prodotti, è in ogni paese la valuta nazionale; per confrontare i valori di diversi paesi è necessario convertirli in un'unica valuta, generalmente viene utilizzato il $ statunitense (per le statistiche internazionali). Se la conversione viene effettuata utilizzando il tasso di cambio ufficiale tra le due valute, il confronto può essere “viziato” da due aspetti:

1. il tasso di cambio ufficiale può divergere da quello di mercato quando è fissato dalle autorità economiche di un paese, e quindi può portare ad una sopravvalutazione o sottovalutazione rispetto al valore effettivo. Di conseguenza il prodotto del paese considerato può apparire minore o maggiore di quello che risulterebbe se il tasso di cambio riflettesse i valori del mercato

2. se il tasso di cambio è quello di mercato, esso dipende dall'offerta e dalla domanda di moneta determinate dai movimenti di capitale e dagli scambi di merce (tradable) sul mercato mondiale. Parte dei beni sopratutto dei servizi prodotti e consumati in un paese, tuttavia, non sono scambiati internazionalmente (non tradable) e le quantità vendute e i prezzi di questi prodotti non influenzano il tasso di cambio.

In sostanza, se il prodotto di questi paesi è misurato in dollari, esso risulterà più povero di quanto è in realtà. Per evitare ciò è stato introdotto il tasso di conversione convenzionale, costruito tenendo conto della media ponderata dei prezzi mondiali di 151 categorie di beni, creando un dollaro “artificiale” con pari potere d'acquisto (Purchasing Power Parity), ossia ci indica la quantità di beni che la moneta locale può acquistare nel paese, anziché il numero di dollari che può acquistare sul mercato internazionale.

1.3 Lo sviluppo come cambiamento strutturale

L'esperienza storica ci mostra che insieme ad una crescita della produzione elevata e prolungata per un periodo di tempo ci sono anche dei mutamenti nella sua composizione, nei rapporti tra i fattori che la determinano, nei comportamenti dei soggetti, ossia in quella che possiamo chiamare struttura economica di un paese. Quando si parla di cambiamento strutturale si intende, generalmente, il passaggio da una economia tradizionale, le cui attività prevalenti sono l'agricoltura e l'artigianato, caratterizzata da un reddito pro capite basso consumato per i bisogni essenziali e solo in piccola parte risparmiato e da un sistema creditizio rudimentale, a un economia moderna, con redditi più alti. Il concetto di sviluppo è molto spesso associato alla modernizzazione.Secondo Rostow, il processo di sviluppo passa attraverso 5 stadi. Teoria degli stadi dello sviluppo economico:

La società tradizionale, arcaica e primitiva: Lo stadio detto della società ‘tradizionale’è quello della conoscenza pre-scientifica e rudimentalmente empirica, del credo in divinità e spiriti che facilitano il procurarsi cibo e riparo, piuttosto che la convinzione che tutto dipenda dall’uomo e del suo ingegno. In questo stadio non si ha commercio né tanto meno produzione per il commercio;

L’incubazione delle condizioni per il decollo: Le pre-condizioni del decollo sono, per Rostow, che la società cominci ad investire in un sistema di istruzione, a darsi delle regole e delle leggi, delle istituzioni, un sistema di commercio e di transazioni per lo scambio dei beni prodotti e dei servizi, la mobilitazione di capitali, un sistema bancario o del credito, una moneta, cui faranno poi seguito lo sviluppo di attività economiche imprenditoriali che comportano rischi, lo sviluppo della manifattura e poi dell’industria, in pochi e limitati settori. Il passaggio dalla società tradizionale—dove lo scambio è assente—allo stadio in cui maturano le condizioni del decollo può essere dunque molto lungo, ma anche relativamente ‘breve’. (Input esterno-motivazioni economiche, sociali, politiche- che innesta un'idea di cambiamento e/o progresso, facendo emergere soggetti disposti a rischiare e desiderosi di un guadagno mediante attività commerciali)

Il decollo: Il decollo avviene quando la crescita dell’economia guidata da alcuni settori si estende a tutti i settori. La società comincia ad essere guidata dai processi di sviluppo economici, piuttosto che dalle tradizioni. Nel discutere il decollo, Rostow sottolinea con forza l’uso del termine tradizione per enfatizzare che il decollo marca il passaggio definitivo da una società tradizionale, nel senso più ampio, ad una economia moderna. (Saggio di investimento aumenta in modo tale da terminare la crescita del reddito pro capite e l'innovazione delle tecniche, mediante l'introduzione di nuovi strumenti)

L’evoluzione verso la maturità: L’avvicinamento e l’evoluzione verso la maturità esprimono il bisogno dell’economia di diversificarsi. La maturità è lo stadio della diversificazione. I settori economici che hanno inizialmente guidato la crescita maturano e cominciano a perdere di peso relative, mentre altri settori e nuovi beni e servizi crescono e si diversificano. Tale diversificazione porta generalmente anche alla riduzione dei livelli complessivi di povertà e ad un aumento degli standard di vita, che in tutta la fase del decollo sono generalmente bassi per buona parte della popolazione. Questo viene reso possibile dal fatto che ‘la società non deve più sacrificarsi per rafforzare settori o attività specifiche’ ma può investire le proprie risorse sui settori e le attività desiderate. (L'economia può definirsi matura poiché la struttura produttiva, la società, le istituzioni consentono uno sviluppo che si autoalimenta e porta

all'affermarsi di nuovi settori e all'estensione di tecniche più avanzate)

L’età del consumo e della produzione di massa – modernizzazione: L’età del consumo e della produzione di massa è quella contemporanea in cui le comodità e il benessere sperimentato da molti paesi occidentali sono dovuti al consumo di beni durevoli e di lusso generalizzato, alla produzione su larga scala, e dove le preoccupazioni della sopravvivenza delle età precedenti è un ricordo del passato. Per descrivere tale cambiamento in atteggiamento, Rostow utilizza la metafora della parabola dei Buddenbrook di Thomas Mann. Nel romanzo di Thomas Mann, si racconta di una famiglia—in Buddenbrook—lungo tre generazioni. La prima generazione è interessata allo sviluppo economico, la seconda è interessata alla sua posizione in società, mentre la terza, avendo già denaro e prestigio, è interessata alle arti e alla musica, e poco si preoccupa sia dello sviluppo economico che dello status sociale. Lo stesso succede ad una società, nell’età del consumo di massa, allorché può scegliere se concentrarsi su questioni militari e di sicurezza, ovvero su questioni di eguaglianza e welfare, ovvero sullo sviluppo di beni di lusso e superflui per le sue classi alte. Ciascun paese, raggiunta questa era, sceglierà quanto dedicarsi all’una o all’altra di queste opzioni senza più preoccuparsi troppo dello sviluppo.(L'economia della produzione e del consumo di massa, nella quale la continua crescita del reddito consente a un paese di scegliere tra redistribuzione o il suo impegno per fini di potenza nazionale)

1.4 Sviluppo, benessere e qualità della vita

Crescita del prodotto nazionale, sviluppo economico e modernizzazione sono concetti ai quali viene generalmente associato un valore positivo. Si ritiene che il verificarsi di questi processi determini il passaggio ad uno stato di cose preferibile a quello precedente. In genere, per un individuo, un maggior reddito è un fatto positivo in quanto ti da la possibilità di accedere ad una maggiore quantità di beni, di soddisfare i propri bisogni. Tutto ciò è sinonimo di benessere/migliore qualità di vita. L'accrescimento di reddito è quindi un mezzo per raggiungere altri fini.Per quanto riguarda la collettività, il discorso è un po' diverso, e sorgono più problemi. Inizialmente è facile rendersi conto che un maggior prodotto non si distribuisce nella stessa misura tra tutti i componenti di una collettività, infatti ci sono sempre i vincenti e i perdenti. Uno dei difetti del PNL pro capite come indice, è che non fornisce informazioni sulla distribuzione del reddito.Infatti se ad esempio, il PNL di un paese e il suo valore pro capite aumentano anche sensibilmente, ma del maggior reddito si appropria una piccola parte della popolazione, mentre la maggioranza resta in condizione di basso o addirittura di povertà, possiamo legittimamente affermare che questo paese si è sviluppato o, in altri termini è progredito? C'è chi pensa di si, c'è chi pensa di no. Secondo alcuni la crescita economica non è il fine ultimo ma il mezzo per ridurre la povertà e soddisfare i bisogni sociali. Quindi se la crescita economica deve essere considerato un mezzo rispetto a dei fini, si pone il problema di definire i fini, in questo caso potrebbero essere l'aumento del benessere sociale o della qualità di vita di un paese. Non è comunque semplice definire e misurare il benessere; ciò implica un confronto tra individui diversi e chiama in causa diverse concezioni della giustizia, dell'equità, dell'eguaglianza e diverse visione dello sviluppo. Una prima soluzione è quella suggerita negli anni '70 dalla teoria dei bisogni essenziali (basic needs): i sostenitori di questa teoria, ritenevano che la crescita dovesse garantire a tutti cibo, vestiti, alloggio, acqua, sanità e istruzione. Secondo Amartya Sen, la misura dello sviluppo è data dalla attuale qualità della vita delle persone e dell'ampiezza delle alternative tra le quali essere sono libere di scegliere. Per lui, l'ammontare del reddito o quantità e qualità dei beni posseduti, non sono indici appropriati del benessere perchè i bisogni delle persone, i loro fini e le loro capacità di utilizzare il proprio reddito per raggiungerli sono diversi, a seconda di molteplici circostanze relative al soggetto e alla società cui appartiene. Tuttavia queste due tesi, hanno creato un input per la ricerca di indici più soddisfacenti per misurare il livello di sviluppo economico di un paese e i suoi mutamenti. Dal 1990 , l'ONU ha creato UNDP, che pubblica annualmente un rapporto basato sull'ISU di ogni paese membro delle Nazioni Unite, indice di sviluppo umano, che comprende i valori ponderati del PIL pro capite reale (dollari PPP), della speranza di vita alla nascita, dell'alfabetizzazione e della diffusione e livello di istruzione.

Economia dello Sviluppo2. Lo sviluppo capitalistico e le sue fasi

2.1 Lo sviluppo come trasformazione strutturale del sistema capitalistico

Modernizzazione: processo di mutamento economico, politico, sociale e culturale che si manifesta nei paesi non sviluppati quando si muovono verso schemi di organizzazione più avanzati e complessi.Paradigma della modernizzazione, che è rappresentabile con la teoria degli stadi di Rostow, cioè 5 stadi, attraverso la quale ogni paese è passato o gradualmente passerà da una situazione originaria di sottosviluppo ad una di pieno sviluppo. I meccanismi economici che permettono il passaggio da uno stadio a quello successivo non sono definiti da Rostow in modo rigoroso ma presuppongono le categorie dell'economia moderna e la teoria della crescita prevalente quando egli scriveva, secondo la quale il fattore determinante il tasso di crescita è il tasso di risparmio e di investimento e, quindi, ciò che consente lo sviluppo è l'aumento della quota di risparmio nel reddito nazionale. Uno però dei limiti della teoria di Rostow, è che non permette di vedere la profonda differenza tra i modi di organizzazione e di funzionamento e i processi di trasformazione economica e sociale nelle epoche che precedono quella moderna e quelli propri dell'epoca successiva.Le culture, le religioni, come dimostrato dall'antropologia, influenzano le economie, perchè i concetti di valore di scambio, salario, profitto, risparmio e accumulazione a società basate sulla reciprocità o sul dono porta a fraintendere il comportamento dei soggetti e il funzionamento dell'economia stessa. Nel tempo si sono succedute diverse forme di organizzazioni della società e dell'economia delle quali quella capitalistica, a differenza delle altre, si è affermata, nell'età moderna, in tutto il mondo. Lo sviluppo del quale si occupa l'economia politica è lo sviluppo economico del capitalismo. Con il termine sviluppo designiamo, quindi, i cambiamenti strutturali che avvengono all'interno del sistema capitalistico mondiale.

1. La transizione al capitalismo

Se, quindi, on il termine sviluppo intendiamo i cambiamenti strutturali che avvengono all'interno del sistema capitalistico mondiale, chiameremo transizione il passaggio da una forma storica di organizzazione dell'economia ad un altra (secondo Marx cambiamento di un modo di produzione).In Europa si ha avuto una transizione dal sistema feudale a quello capitalistico.L'Europa de XV secolo presenta un'economia e una società in trasformazione:dal 1000 al 1400 → processo di perfezionamento e successivamente crisi degli istituti feudali in due fasi: espansione ( dal mille a metà 1300); depressione (da metà 1300).Prima Fase è caratterizzata:

5. aumento della popolazione;6. aumento della produzione (che alimenta l'attività artigianale, il commercio e porta alla fioritura di

molte città, sopratutto quelle sul mediterraneo, che intensificano i commerci con l'Oriente);7. il commercio diventa l'attività centrale;8. nasce la figura del mercante professionale che, per poter svolgere il proprio lavoro, deve essere

libero dagli obblighi e dalle regolamentazioni feudali. Inoltre aumentano le loro ricchezze facendo si di acquisire potere sugli artigiani.

Seconda Fase è caratterizzata:3. epidemie e guerre, quindi da una recessione demografica;4. eccedenza della produzione agricola rispetto alla crescita demografica;5. cadute dei prezzi di prodotti agricoli e crescita di quelli manifatturieri;6. più tasse e svalutazione della moneta dovute sopratutto alla guerra;7. nuovi soggetti sociali che si affiancano a quelli del mondo feudale e contendono il ruolo di

protagonisti;8. nuove istituzioni come contratti di lavoro, imprese artigianali, banche;9. nuove categorie economiche come la rendita in denaro, profitto, salario;

Si definiscono le condizioni politiche e culturali che favoriscono la crisi, definitiva, del vecchio modo di produzione e facendo sorgere quello capitalista. Così avviene:

10. formazione dello stato moderno e nascita dell'idea di progresso;11. coinvolgimento delle aree esterne all'Europa12. formazione di un sistema economico mondiale

2.3 Il modo di produzione capitalisticoRivoluzione delle forza produttive, cambiamento di tecniche e divisione del lavoro.Fin dalle sue prime origini il capitalismo tende a creare un mercato mondiale attraverso le sue fasi di sviluppo, che unirà tutto il mondo in unico sistema economico.

Rapporti di produzione: dominio della borghesia sul proletariato (mediati dai vari mezzi di produzione). Il proletariato possiede solo la capacità di svolgere un lavoro per ottenere quanto gli serve per la sopravvivenza, e mette a disposizione dell'imprenditore il proprio tempo e la propria capacità in cambio di un salario.Con la rivoluzione industriale (Inghilterra seconda metà del 700) più lavoratori vengono uniti sotto uno stesso comando, produzione viene divisa in segmenti particolari e aumenta il tentativo di risparmiare lavoro per ridurre i costi di produzione, così vengono introdotte nuove macchine a cui i lavoratori rimasti sono subordinati.

Economia Monetaria: la moneta non è più soltanto il mezzo per facilitare gli scambi delle merci, ma il presupposto e il risultato del processo produttivo che inizia con l'immissione di moneta appropriata da parte dei capitalisti e si conclude con la realizzazione in forma monetaria della produzione (D-M-D')1. Ciò che mette in moto il processo economico è dunque la produzione di plusvalore, ossia ciò che resta al capitalista dopo che il lavoro è stato retribuito ed i costi di produzione coperti.

Nel mondo capitalista il ruolo sociale dei soggetti non dipende più dal posto occupato in gerarchie politiche, religiose o sociali, ma dal rapporto con i mezzi di produzione, e il capitale.

Il potere dei borghesi dipende dal loro possesso di capitale, maggiore capitale – maggior il potere; impulso all'accumulazione, trasformazione di un profitto in un nuovo capitale; riproduzione allargata: il capitale viene impiegato con l'obbiettivo primario della sua auto-

espansione.

1.5 Le fasi dello sviluppo capitalisticoSviluppo con andamento ciclico: alternanza dei periodi di espansione e contrazione della produzione. Il passaggio dalla fase ascendente a quella discendente del ciclo è il momento della crisi, nella quale emergono ostacoli al funzionamento del sistema che bloccano gli investimenti e riducono l'occupazione.E' tutta via presente un meccanismo di regolazione, ossia un insieme di istituzioni che regolano i comportamenti dei soggetti economici in modo da mantenere i conflitti tra i diversi interessi entro i limiti che consentono la riproduzione e la crescita.Quando la crisi è particolarmente lunga e grande, il meccanismo non riesce a svolgere la sua funzione e si impone il cambiamento. Così il passaggio da un sistema di regolazione all'altro permette di distinguere il processo di trasformazione strutturale del sistema capitalistico in diverse fasi.1. Capitalismo Concorrenziale (post rivoluzione industriale) scomparsa delle barriere protezionistiche al movimento del lavoro e del capitale; presenza di molte imprese in ogni tipo di industria; facilità di ingresso nel mercato; debolezza delle organizzazioni operaie, fanno della concorrenza tra capitalisti e lavoratori il principale

meccanismo di regolazione; si afferma il libero scambio.

Crisi dal 1873 al 1896 che segna il passaggio di una nuova fase.

1 Denaro per acquistare Merci forza lavoro, materie prime, macchine Denaro' ricavato dalla vendita delle merci

2. Capitalismo Oligopolistico ondata di innovazione tecniche che favoriscono la ripresa della produzione e dell'accumulazione l'industria siderurgica, chimica, elettrica si impongono come trainanti al posto di quella tessile.Questo tipo di industrie richiedono tecniche più complesse e quindi una maggiore disponibilità di

capitale, ciò rende più difficile l'ingresso nel mercato delle nuove imprese; accresce il ruolo delle banche, porta alla diffusione delle società per azioni.

Crollo di Wall Street 1929 → Grande Crisi

3. Capitalismo Fordista-KeynsenianoCon il termine fordista si intende una organizzazione dell'economia basata su grandi imprese integrate verticalmente e sulla produzione di massa di prodotti standardizzati per il consumo di massa. Con il termine keynseniano si intende il ruolo dell'intervento pubblico nell'economia, particolarmente alle politiche fiscali e monetarie di sostegno della domanda. Diffuso intervento pubblico; creazione di sistemi di sicurezza sociale; procedure collettive di contrattazione dei salari; accordi fra le parti sociali; compromesso fra capitale e lavoro che porta ad alti livelli di crescita ed occupazione (Golden Age del

Capitalismo).

Shock Petrolifero anni '70

4. Capitalismo Globalizzato Superamento dell'impresa fordista; Ridimensionamento dell'intervento diretto dello Stato; Internazionalizzazione e integrazione dell'economia (Globalizzazione); Diversificazione della domanda finale; Costi elevati connessi al gigantismo industriale; Ricerca competitiva dei bassi costi del lavoro → decentramento delle attività produttive; Ricerca di soluzioni più flessibili; Formazione di reti che mantengono i quartier generali ma che si collegano ad un'unità decentrata

(facilitate dal venir meno di ostacoli e regole al trasferimento di capitale tra paesi diversi e dall'innovazioni tecnologiche nel campo della comunicazione);

Liberalizzazione dei flussi di capitale.In primo piano ci sono le grandi multinazionali che operano in paesi diversi, gli operatori finanziari gli spostano rapidamente offerta e domanda di danaro da un paese all'altro.Si verificano però crisi fiscali all'interno di singoli paesi che riducono la spesa pubblica e stipulano contratti di lavoro a termine → Tendenza alla crisi. La produzione è minore rispetto a quella della Golden Age, la disoccupazione è più alta e la disuguaglianza nella distribuzione del reddito è maggiore.

Economia dello Sviluppo3. Origini e storia del sottosviluppo

3.1 L'arretratezza e il sottosviluppo come stato originario

L'arretratezza o sottosviluppo, può essere considerata come lo stadio originario di ogni società ed economia. Riferendoci ai “selvaggi” del Nuovo Mondo si può dire che “al principio tutto era come l'America” e che i paesi ancor oggi sottosviluppati sono semplicemente all'inizio o nelle prime fasi del cammino dello sviluppo.L'idea del sottosviluppo come “stadio originario” è implicita nella teoria di Rostow: le economie e le società sottosviluppate sono ancora dominate dalla tradizione o sono ai primi stadi del passaggio alla modernità. Adesso dovremmo chiederci, come è possibile che nello stesso periodo possano coesistere paesi sviluppati e sottosviluppati? Sono state formulate alcune ipotesi. La prima è del tutto infondata, ovvero che tutto dipendesse dalla razza: la causa del sottosviluppo di un paese sarebbe nell'appartenenza dei suoi abitanti a una razza priva delle attitudini necessarie a intraprendere quelle attività che determinano la crescita e lo sviluppo di un paese. La seconda ipotesi, privilegia il fattore climatico, rilevando che i paesi più sviluppati si trovare prevalentemente nell'area temperata o fredda, mentre nella fascia tropicale, dove sono collocati in prevalenza i paesi sottosviluppati, secondo alcuni, il caldo eccessivo limita le attività lavorative, secondo altri la generosità della natura e la mancanza dei rigori invernali riduce gli stimoli a guadagnarsi il cibo e a provvedere a indumenti e ripari adeguati.La terza ipotesi consiste nell'individuazione di fattori socio-culturali o economici2 che sono stati alla base della nascita e crescita dell'economia capitalistica e che risultano carenti o mancanti in una parte del mondo, determinando quindi barriere allo sviluppo.Se il sottosviluppo di una parte del mondo dipende dalla mancanza di determinate condizioni economiche, sociali e culturali, ci si deve chiedere quali sono le ragioni di questa mancanza. Scartate le spiegazioni naturali, la risposta può essere trovata soltanto nella storia.

3.2 Il sottosviluppo come prodotto della storia

Se l'esistenza del sottosviluppo trova la sua spiegazione nella storia, questo significa che esso non può essere considerato lo stato originario di ogni economia e di società, ma un fenomeno che ha la sua origine in un momento del tempo. Ricerche storiche hanno potuto affermare che prima dell'avvento della rivoluzione industriale inglese, e del capitalismo, le differenze economiche tra le diverse parti del mondo erano molto modeste. Dalle statistiche si può notare che tra il 1800-1860 negli Stati Uniti e nei paesi europei, i livelli di produzione manifatturiera si raddoppiano, mentre per i paesi coloniali, semicoloniali o di recente indipendenza, diminuiscono fino ai primi del '900. Il divario degli andamenti della produzione manifatturiera e la nascita di nuovi settori produttivi localizzati in alcuni paesi è una delle principali cause di dislivello. Si può dunque affermare che la prima origine del sottosviluppo coincide con gli albori del sistema economico capitalistico.Il sistema economico mondiale che si è formato e sviluppato in questo processo secolare è stato fin dai suoi primi inizi caratterizzato da una struttura gerarchica, cioè articolato da un nucleo centrale un sua area periferica. Generalmente il nucleo centrale erano i paesi europei, e la periferia tutto il resto. La storia del sottosviluppo è la storia dei rapporti tra il centro e la periferia del sistema economico mondiale.

3.3 Centro e periferia nella storia del capitalismo: la fase della transizione

Portogallo, Spagna, Olanda, Inghilterra e Francia sono i protagonisti della rete di traffici, che è particolarmente intensa sulle rotte transatlantiche e si estende gradualmente alle coste dell'Africa e all'estremo Oriente, e della colonizzazione del Nuovo Mondo. Qui i primi due creano i loro imperi, con tutto ciò che esso comporta (leggi, istituzioni ecc). Solo nella prima metà del XVI secolo anche questi paesi, via via che vi si rafforza il potere centrale e l'autorità del sovrano, cominciano ad affermare diritti di 2 Fattori religiosi e culturali che consisterebbero nell'assenza dei valori e delle motivazioni proprie dell'uomo moderno, e

nella prevalenza di comportamenti sfavorevoli all'acquisizione, alla competizione, all'innovazione. Fattori economici consistono nella scarsità del risparmio e nella ristrettezza del mercato, entrambi dipendenti dal basso reddito che da luogo ad un circolo vizioso.

sovranità sui territori dove operano le compagnie. Spagna e Portogallo che in un primo momento erano alla testa del processo di sviluppo dei traffici e della colonizzazione, non riescono a mantenere a lungo la loro posizione di primato. Il principale bacino dei traffici diventa nel 1500 il Mare del Nord e i suoi porti, in particolare Amsterdam. L'Olanda, con la sua fiorente agricoltura, l'industria tessile, i grandi cantieri, diventa la capofila della transizione al capitalismo fino al 1600 quando Inghilterra e Francia, dopo il periodo di guerre civili, si affermano come stati unificati, con una popolazione numerosa e un vasto mercato interno. La struttura gerarchica del nascente sistema mondiale poteva dirsi definita: un centro, nel Nord-Ovest europeo, dove la transizione al capitalismo è più avanzata e lo stato nazionale più solido, una periferia, che si estende dall'Europa Orientale alle colonie dell'America. Le funzioni della periferia sono: fornire metalli preziosi, che ampliano la circolazione monetaria finanziando lo sviluppo delle economie più progredite, fornire prodotti agricoli, zucchero tabacco spezie cotone. Dalla seconda metà del 1500 fino al 1700, sarà molto importante, anche, un altro tipo di commercio: la tratta degli schiavi africani, importati nelle Indie Occidentali e in Brasile per sopperire alla scarsità o alla non adattabilità delle popolazioni locali al lavoro di piantagioni. L'Africa diventa così una periferia della periferia.

3.4 Centro e periferia nelle fasi di sviluppo del capitalismo: dalla rivoluzione industriale alla prima guerra mondiale

La fase di transizione al capitalismo, si può dire conclusa con la rivoluzione industriale. I progressi dell'agricoltura, la disponibilità di lavoratori, le innovazioni tecniche nell'industria tessile e mineraria, la vasta rete di commercio internazionale e gli elevati profitti che essa produceva, l'unificazione amministrativa e monetaria del paese, fanno si che l'Inghilterra sia il primo paese a creare la moderna economia industriale capitalistica. La rivoluzione industriale si estende poi gradualmente al continente europeo e i limiti che ancora nei primi dell'Ottocento si opponevano all'esplicazione di tutte le sue potenzialità, vennero rimossi dalla rivoluzione dei trasporti e dall'adozione del libero scambio.La rivoluzione dei trasporti portò ad una rete sempre più fitta delle linee navali e ferroviarie e delle comunicazioni unendo così tutte le parti del mondo, consentendo anche una generale divisione del lavoro, basata sulla complementarità tra paesi ancora prevalentemente agricoli o minerari e paesi industriali, al centro dei quali si pone la Gran Bretagna. La struttura, quindi, di questo sistema mondiale capitalistico, è monocentrica. Ciò è reso possibile: dal maggiore sviluppo dell'industria manifatturiera inglese; dalla solidità della sterlina a base aurea, e sulla sua universale accettazione come mezzo per le transizioni; sul grande sistema bancario che consentiva di fornire tutta la valuta necessaria alle mediazioni internazionali. Intanto anche l'impero cinese è costretto ad aprire i suoi porti alla penetrazione europea; i paesi di nuova indipendenza dall'America, passano dalla condizione di colonie e a quella di paesi dipendenti commercialmente e finanziariamente dalla Gran Bretagna. L'industrializzazione dei paesi del centro determina in questa fase un mutamento nella funzioni della periferia, infatti essa acquista sempre di più un ruolo importante come fornitrice di materie prime per l'industria e, soprattutto nei paesi dell'America e dell'Asia, come mercato di sbocco per la parte eccedente della produzione manifatturiera dei paesi industriali. Così piano piano si determina la divisione internazionale del lavoro: un centro specializzato nella produzione ed esportazione di manufatti, e una periferia che era produttrice ed esportatrice di materie prime.Lunga crisi tra 1873-1896.Il boom degli anni '50 aveva cominciato ad accorciare le distanze tra la Gran Bretagna e gli altri paesi, come la Francia che la seguivano nella corsa all'industrializzazione, la seconda rivoluzione industriale, con l'affermarsi della chimica, della siderurgia, dell'industria dei mezzi di trasporto porta in primo piano la Germania e gli Stati Uniti. Così il sistema mondiale prende una forma multipolare; si intensifica la concorrenza tra le maggiori potenze sul mercato mondiale e la competizione per le colonie, creando la corsa agli armamenti, e tensioni socio-politiche tra i vari paesi. Il preludio della prima guerra mondiale ha inizio. La periferia comincia a mutare nella sua composizione e inizia a differenziarsi all'interno.I rapporti tra il centro e la periferia presentano in questa fase nuovi aspetti. Il primo è l'importanza crescente che vengono acquistando le esportazioni di capitali dei paesi del centro, stimolata dalla caduta dei profitti durante la lunga crisi e dalla necessità di uno sfruttamento razionale delle risorse minerarie e agricole dei paesi periferici e delle vie di comunicazione che ne permettano un facile accesso. I flussi

finanziari internazionali raggiungono valori percentuali rispetto al prodotto mondiale che saranno raggiunti soltanto oggi, e gli interessi annui sugli investimenti all'estero diventano superiori ai flussi in uscita. Il secondo aspetto è il mutamento delle ragioni di scambio tra i manufatti esportati dai paesi industriali e le materie prime esportate da quelli periferici. Gli esportatori di materie prime sono sempre più dipendenti da quelli del centro, e sono così costretti ad aumentare le loro esportazioni per procurarsi la valuta necessaria all'importazione di manufatti.L'intensificazione e l'estensione dei movimenti di merci e di capitali, ai quali si raggiungevano grandi flussi migratori sopratutto dalle regioni più povere dell'Europa verso l'America, hanno avuto effetti diversi sulle diverse aree del sistema economico mondiale, contribuendo sia alla elevata crescita e sia alla relativa stabilità sociale dei paesi europei che allo sviluppo dei paesi nuovi, come allora venivano chiamati i paesi del Nord America, Argentina e le colonie britanniche dell'Oceania. Ciò determinò una tendenza alla convergenza dei redditi pro capite di questi paesi, mentre aumentava il divario tra queste parti del mondo e le altre colonie o semicolonie dell'Africa e dell'Asia.

2. Dalla prima guerra mondiale all'età dell'oro del secondo dopoguerra

La guerra del 1914-1918 alterò profondamente e con effetti duraturi la situazione economica dei paesi sconfitti e vittoriosi, sconvolse il sistema commerciale e monetario internazionale, che aveva assicurato la grande crescita e la relativa stabilità dei decenni precedenti, e segnò l'inizio di un periodo di tensioni e perturbazioni che si sarebbe concluso soltanto con la fine della seconda guerra mondiale. Il mondo del secondo dopoguerra presenta tre principali caratteristiche che differenziano il sistema mondiale rispetto al passato:

9. Il mondo appare diviso in due sistemi: sistema capitalistico e il sistema socialista, quest'ultimo fu costituito dall'Unione Sovietica, che già dopo la rivoluzione del 1917 aveva allentato i suoi rapporti economici con l'estero. In seguito anche paesi Europa centro-orientale e l'Asia avevano adottato questo sistema. L'economia socialista aveva la proprietà statale dei mezzi della produzione e direzione pianificata di tutte le attività economiche.

10. Il sistema capitalistico torna ad assumere una forma monocentrica, con gli USA come potenza centrale.

11. Inizia il processo di decolonizzazione che, in circa un ventennio, cancella i vecchi e nuovi imperi europei e porta alla nascita di stati indipendenti in Asia e in Africa.

Il mercato mondiale cambia. Il dollaro diventa il mezzo di pagamento universalmente accettato e dalla sua stabilità dipendono la stabilità dei cambi e la continuità dei flussi di merci e di capitali. Nella regolazione del sistema monetario internazionale entrano organizzazione internazionali con il compito di assicurare la stabilità monetaria (il fondo monetario internazionale), la ricostruzione dell'Europa e lo sviluppo dei paesi sottosviluppati (la banca mondiale), la liberalizzazione del commercio (GATT). Entrano in scena ed assumono un ruolo rilevante, anche, le società multinazionali, a capitale prevalentemente americano, con operazioni estese a più paesi e organizzate su scala mondiale.Il passaggio dalla condizione di colonie a quella di stati indipendenti non comporta, il raggiungimento dell'indipendenza economica. I paesi di nuova indipendenza come quelli dell'America Latina, danno vita a programmi di industrializzazione, il processo di crescita e di sviluppo incontra forti ostacoli per gli effetti di lunga durata del loro passato coloniale: la povertà diffusa, il basso livello di istruzione, l'insufficienza delle infrastrutture; per la debolezza delle istituzioni e i forti limiti delle classi dirigenti; per la permanenza, in molti di essi, di posizioni di poter del capitale straniero.Inizia il conflitto USA e URSS.Tutti i paesi che cominceranno in questi anni a essere classificati come sottosviluppati o basso/medio reddito continuano ad essere produttori ed esportatori di materie prime agricole o minerarie vs i paesi del centro, ma muta la composizione delle esportazioni, tra le quali la quota maggiore è ora costituita dai prodotti energetici, come il petrolio. Così, coloro che disponevano maggiori riserve petrolifere, come i paesi del medioriente, assumono una funzione strategica per l'industria e i consumi dei paesi sviluppati.La straordinaria crescita economica dei paesi del centro è stata chiamata Golden Age del dopoguerra, espande gli scambi internazionali e la domanda di materie prime, determinando un effeto positivo sulla crescita della maggior parte dei paesi periferici. Nello stesso tempo, il contenimento dei prezzi delle materie prime, è una delle condizioni che favoriscono la crescita dei paesi industriali. Così l'aumento di

questi prezzi nella prima metà degli anni '70 sarà uno dei fattori che contribuiranno a provocare nel 1975 la più grave crisi del dopoguerra.

1. Centro, periferia e globalizzazioneA livello internazionale, i sintomi della crisi si manifestano con la soppressione della convertibilità del dollaro in oro: crolla così il sistema di Bretton Woods e da un regime di cambi fissi con il dollaro si passa a quello di tassi variabili. Nel 1974 il primo shock petrolifero, oltre a provocare una caduta dei tassi di crescita dei paesi del centro, crea le premesse per la crisi finanziaria che investirà i paesi sottosviluppati e in via di sviluppo. Molti imprenditori si indebitano con le banche americane ed europee. Esse dispongono di abbondante liquidità, alimentata dalle rendite petrolifere, i petroldollari per i quali scarseggiano in questo momento occasioni di investimento nei paesi industrializzati e sono disposte a fare credito a tassi nominali bassi e a tassi reali vicini allo zero. Nel 1979 ci fu il secondo shock petrolifero, e le autorità monetarie di Usa e Uk reagirono adottando politiche restrittive, che determinarono il forte rialzo dei tassi di interesse internazionali e la rivalutazione del dollaro, i paesi indebitati non furono più in grado di far fronte al servizio del debito. Le amministrazioni Reagan e Tatcher posero alla base delle nuove politiche risolutive, un'economia basata sulle teorie neoclassiche e monetariste, che ritengono le politiche keynesiane di sostegno della domanda fonte di inflazione e inefficienza e privilegiano la cosiddetta economia dell'offerta, che vede nell'aumento dei profitti delle imprese il mezzo per accrescere investimenti e occupazione. Sulla base di questi principi, le economie statunitensi e inglesi sono più orientate alla liberalizzazione e deregolamentazione delle attività economiche, alla privatizzazione delle imprese pubbliche, alla contrazione della pressione fiscale e, quindi delle spese statali per i servizi pubblici e per la Pubblica Amministrazione. Gli anni '90, tuttavia, hanno visto un rallentamento della crescita in Europa e la stagnazione del Giappone, mentre fino alla fine del decennio l'economia degli Stati Uniti ha continuato a crescere a tassi elevati, assumendo così una posizione di assoluta preminenza politica, militare e ideologica sul resto del mondo.La liberalizzazione dei movimenti delle merci e dei capitali e l'accresciuto ruolo delle multinazionali, hanno determinato due principali conseguenze sulla periferia e sui suoi rapporti con il centro. In primo luogo si è prodotta una profonda differenziazione all'interno di quei paesi che alcuni decenni prima venivano considerati periferici o sottosviluppati. Già tra gli anni '60 e '70, alcuni di essi, anche chiamati le quattro tigri asiatiche (Corea del Sud, Taiwan, Honkong, Singapore), avevano imboccato la via della industrializzazione, della crescita sostenuta e di un pieno o parziale inserimento nel mercato mondiale. Questi paesi sono riusciti, anche grazie alle loro istituzione efficienti, a trarre vantaggio dalla globalizzazione, attraendo investimenti esteri, aumentando fortemente produzione ed esportazioni e raggiungendo cosi tassi di crescita alti. Tra questi il caso più clamoroso è quello della Cina, che ha attuato profonde riforme nell'agricoltura e nella gestione dell'economia, abbandonando la politica di autosufficienza e di isolamento dal mercato mondiale.A questo punto, possiamo fermarci a riflettere sul concetto di centro e periferia ai giorni nostri, e ci possiamo rendere conto che il centro è nelle aree e nei luoghi dove hanno sede i quartieri generali delle grandi multinazionali, le principali istituzioni finanziarie, i maggiori istituti di ricerca scientifica e tecnologica, le organizzazione economiche internazionali. E il ruolo dei paesi periferici dipende da alcune caratteristiche, comunque questi paesi continuano a fornire al centro lavoratori disposti a occupare l'industria, l'agricoltura e nei servizi posti di lavoro che i cittadini dei paesi ricchi ormai rifiutano.

Economia dello sviluppo4. Paesi in via di sviluppo e paesi meno sviluppati

4.1 Le caratteristiche strutturali dei paesi sottosviluppati

Il Nord America, con meno del 10% della popolazione, aveva il 43,6% del reddito mondiale.

Caratteristiche EconomicheStruttura produttiva: prevalenza del settore primario, agricoltura (perlopiù di sussistenza) e attività estrattive (prodotti energetici e minerari), come effetto della specializzazione produttiva; forte dipendenza dalle esportazioni verso i paesi industrializzati. L’ industria produce prevalentemente beni di consumo e le industrie esistenti hanno scarsi rapporti tra di loro; carenza della capacità imprenditoriale dovuta alla mancanza di istruzione, scarsità di risorse per la ricerca scientifica e tecnologica, limitata estensione dell’istruzione superiore. Tendenza al disavanzo della bilancia dei pagamenti per lo sforzo dell’industrializzazione. Ragioni di scambio tra prodotti agricoli e manufatti in peggioramento, ricorso al debito estero.Distribuzione del reddito: più diseguale che nei paesi del centro con la povertà dilagante; diffusione di modelli di consumo occidentale.Presenza del dualismo nella struttura economica, cioè la compresenza nello stesso paese di un'area dove erano localizzate attività produttive relativamente moderne, con produttività elevate e redditi molto superiori alla media, e un'area comprendente la maggior parte delle campagne, dove l'economia continuava ad essere tradizionale e perlopiù di sussistenza e dove la popolazione viveva in estrema povertà. Il dualismo comprende anche la diversità di istituzioni da una zona all'altra.

Caratteristiche DemograficheTasso di crescita della popolazione elevato (2% contro lo 0,6% del centro).La teoria della transizione demografica stabilisce un rapporto tra andamenti demografici e sviluppo economico, basato sulla storia dei paesi industrializzati: in una prima fase di sviluppo industriale, si ha una riduzione della mortalità; in una seconda fase si ha anche una diminuzione di natalità che rallenta la crescita demografica; i paesi in via di sviluppo si troverebbero nella prima fase, in cui non esistono ancora le condizioni per una riduzione della natalità. Se nei paesi europei l’ aumento della popolazione è stato visto come un fattore di crescita economica (XVIII secolo), nei paesi sviluppati esso rappresenta un ostacolo allo sviluppo (ALTA NATALITA’-BASSAMORTALITA’ -> aumento della popolazione inattiva a carico): il reddito pro-capite non cresce e l’ emigrazione è soluzione ai problemi della sopravvivenza: così si riduce ulteriormente la popolazione attiva.

Caratteristiche Socio-politicheStruttura polarizzata della società (ricchi/poveri), mancanza della classe intermedia. Stato debole e sistema politico instabile; fedeltà allo stato meno forte che legami tribali, etnici, religiosi; istituzioni spesso corrotte.

4.2 Il sistema mondiale e la periferia nel 2000

E' difficile solo attraverso il PNL definire la situazione di sviluppo dei vari paesi, soprattutto quelli in via di sviluppo. Due indicatori importanti sono quelli della composizione delle esportazioni e del flusso di investimenti esteri diretti (FDI/IDE). Un altro indicatore molto significativo è quello della dipendenza agli aiuti esteri, che avviene attraverso i doni, i prestiti a condizioni non commerciali ecc. La speranza di vita al momento della nascita è un buon indicatore sintetico delle condizioni economiche e sociali di un paese, in quanto dipende, oltre da eventi catastrofici, bellici e da ipidemie, dalle generali condizioni alimentari, igieniche e sanitarie.

La misurazione dello sviluppo in base al prodotto nazionale. Il criterio più comunemente usato per distinguere i paesi sottosviluppati è il PRODOTTO NAZIONALE PRO-CAPITE. L’ indice generalmente utilizzato per la misurazione del grado di sviluppo è il PNL pro capite valutato in dollari, ed è l’ indice

adottato dalla Banca Mondiale, che in base ad esso classifica i paesi che ricorrono ai prestiti.Problemi relativi al calcolo del PNL pro-capiteValore dei prezzi di mercato della produzione di tutti i beni e servizi finali meno il valore dei beni intermedi: si ottiene così il valore aggiunto totale3. 1. Problemi connessi alla rilevazione e all’affidabilità statistica nei paesi che non dispongono di un servizio statistico nazionale, con difficoltà relative alle stime;- sfuggono alle rilevazioni statistiche tutte le forme di economia sommersa ed informale.- ulteriori problemi derivano dalla difficoltà nella misurazione dei prezzi di produzione come prezzi di mercato : poiché questo escluderebbe dal calcolo i servizi della pubblica amministrazione e tutto ciò che non passa per il mercato e che viene direttamente consumato, si procede alla loro valutazione al costo dei fattori, eguagliandoli alla remunerazione dei dipendenti pubblici. Per quanto riguarda l’autoconsumo che nei paesi della periferia ha una gran rilevanza , non trova posto nel prodotto nazionale il valore di beni e servizi prodotti all’interno dell’unità familiare e la sua misurazione è soltanto stimata.2. Problemi dovuti al passaggio del valore del prodotto nazionale all’indice da utilizzare come criterio di confronto tra paesi diversi:-Per calcolare il prodotto medio occorre prima di tutto partire dal valoredella popolazione da usare come base4, che normalmente è la popolazione censita o stimata per l’anno di riferimento. Due critiche a questo criterio: 1) L’indicatore più appropriato per il livello di vita di un paese non dovrebbe essere l’aumento di popolazione, ma quello della produttività, che dovrebbe misurarsi dividendo il prodotto totale per la sola parte attiva della popolazione; 2)Una diminuzione del prodotto pro-capite dovuta all’aumento della popolazione, (a prodotto totale costante), potrebbe essere l’effetto di una maggiore durata della vita e una diminuzione della mortalità infantile, conseguente, per esempio, ad una migliore distribuzione dello stesso reddito; non potrebbe dunque considerarsi come un peggioramento delle condizioni di vita del paese.Il problema principale nasce dalla conversione dei diversi prodotti in un’unica moneta, che può determinare sopravalutazioni o sottovalutazioni del prodotto nazionale per tre motivi:1) Il tasso di cambio ufficiale fissato dal governo o dalla banca centrale non sempre riflette gli effettivi rapporti economici che esistono tra un paese e il resto del mondo, particolarmente nei paesiperiferici, in cui il valore della moneta è sensibilmente sopravvalutato per favorire l’ importazione dei mezzi della produzione dei paesi industrializzati.2) Quando si verificano oscillazioni del tasso di cambio il prodotto può subire cambiamenti notevoli tra un anno e l’ altro senza riflettere l’ andamento della produzione reale.3) Il tasso di cambio di un paese dipende dall’ offerta e la domanda della sua moneta, connesse ai flussi di mercato con il resto del mondo: il tasso di cambio di una moneta con il dollaro, riflette la su a capacità di acquisto negli Stati Uniti e la capacità di acquisto del dollaro nel paese per le merci all’ ingrosso; un dollaro in questi paesi acquista una frazione di pnl molto più alta di quella che acquisterebbe negli USA e il tasso di cambio non riflette l’ effettiva capacità di acquisto della moneta locale.Per risolvere questi problemi è stato elaborato il metodo della parità del potere d’ acquisto che calcola i prezzi in base al dollaro internazionale, corrispondente alla stessa quota di prodotto nazionale per ogni paese.3. Prodotto nazionale, distribuzione e benessereIl PNL pro capite è ritenuto un indice soddisfacente, quando ad esso si correla ogni elemento significativo per lo sviluppo.CRITICHE AL PNL COME INDICE DI SVILUPPO:- Non dà informazioni sulla distribuzione del reddito, più diseguale nei paesi in via di sviluppo; è piuttosto condivisa dunque l’idea di accompagnare all’ indice di sviluppo un indice della distribuzione del reddito.

3 IL PNL è IL REDDITO TOTALE guadagnato dai residenti e differisce dal PIL perché include il reddito che i cittadini guadagnano all’ estero ed esclude quello realizzato da stranieri nel paese. Il PIL viene definito come “il valore di mercato di tutti i beni e i servizi finali prodotti in un paese in un intervallo di tempo determinato”; il PIL (Y) e la somma di:: il consumo (C), l’investimento (I), la spesa pubblica (G).4 Passando dal prodotto totale al prodotto medio o pro-capite, si tiene conto della popolazione e si riducono i valori dei prodotti espressi nella valuta di ciascun paese ad un’ unica unità di misura, ossi esprimerli tutti nella stessa unità monetaria. Se il confronto avviene tra valori calcolati in diversi momenti nel tempo, occorrerà passare da valori correnti a valori costanti, usando opportuni coefficienti di deflazione.

- L’ indice di sviluppo non può definirsi una misura del benessere della società: vi sono voci incluse nel prodotto nazionale il cui aumento non coincide con un maggiore benessere (spese sanitarie) e viceversa (servizi pubblici). Non si tiene conto inoltre degli effetti negativi su ambiente naturale e sociale (qualità della vita, deterioramento del capitale umano etc…)4. Indici complementari o alternativi al prodotto nazionale- Dollaro internazionale.- Accompagnare al pnl altri indici di qualità della vita(durata di vita,istruzione, sanità…).-Nel 1990 il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite ha definito lo sviluppo come un processo di ampliamento delle possibilità degli individui (sfera della salute, politica, dei diritti civili). Per gli aspetti economico-sociali è stato definito l’ indice HDI – Indice di sviluppo umano (speranza di vita, livello di istruzione, pnl a parità di acquisto) in base al quale si ha una diversa classificazione dei paesi rispetto al pnl.5. I diversi gradi di sviluppo nelle statistiche internazionaliPaesi a basso reddito: PNL sotto 600 dollari ; Medio basso:PNL sotto 2.450; Medio alto:PNL fino a 7.050I confronti fra livelli del prodotto nazionale pro capite e l’ indice di sviluppo umano ISU suggeriscono che le condizioni di vita e il benessere dei paesi non dipendono unicamente dalla quantità di ricchezza prodotta, ma dal modo in cui questa è distribuita ed impiegata; in particolare, è importante considerare la disponibilità dei beni essenziali e della possibilità di accedervi, legati alle politiche economiche e sociali seguite dai diversi governi. La durata della vita è, infatti, connessa alla disponibilità di avere acqua potabile, di accedere ai servizi sanitari, di alimentarsi, dell’istruzione.

Economia dello Sviluppo

1. Sviluppo Economico e Istituzioni5.1 Perchè l'economia dello sviluppo richiede lo studio delle istituzioni

Perchè le azioni individuali siano indirizzate agli obbiettivi del sistema sono necessarie le istituzioni, ossia regole e organizzazioni, che riducono la complessità, facilitano le scelte dei soggetti, mediano i diversi interessi e mantengono le distorsioni del processo di produzione e accumulazione entro i limiti compatibili con la riproduzione semplice e allargata del sistema. Il sistema economico comprende istituzioni, norme, comportamenti, modi di pensare, la cui interazione regola la produzione, la distribuzione e l'accumulazione. L'importanza delle istituzioni per l'economia dello sviluppo risulta chiara quando si consideri che lo studio di un'economia reale può avere come oggetto il suo funzionamento: a) in un tempo storico breve; b) in un tempo storico lungo; c) in confronto al funzionamento di altre economie. L'economia dello sviluppo si occupa del secondo caso, ossia della trasformazione strutturale di un'economia e, quando, assume per oggetto i paesi meno sviluppati nel quadro del sistema capitalistico mondiale, confronta le loro strutture con quelle dei paesi sviluppati.

5.2 Perchè l'economia dello sviluppo ha trascurato le istituzioni

Secondo le teorie neoclassiche, quelle proclamate da Adam Smith, l'unica istituzione rilevante è il mercato, perchè la “mano invisibile” del mercato coordina le molteplici azioni individuali indirizzate al soddisfacimento degli interessi privati. Un'economia di libero mercato è in grado di assicurare l'efficienza economica e il benessere sociale di un paese. Ma tuttavia, questa istituzione è un costrutto astratto, privo di ogni connotazione storica o sociale, del quale non viene spiegata l'origine e la partecipazione al quale non comporta costi.Posizione del paese nel mercato mondiale:- Si può sostenere che per lo sviluppo un paese deve aprirsi ai mercati internazionali, per assicurare l’ impiego più efficiente delle risorse nazionali, per stimolare e diffondere il progresso tecnico, per finanziare il processo di accumulazione.- Si può invece sostenere che il mercato deve rendersi indipendente, puntando sul mercato interno, mobilitando il

risparmio ed espandendo la domanda, e che l’ industrializzazione di un paese richiede la protezione dei settori più deboli nei confronti della concorrenza internazionale, soprattutto in una fase iniziale.

Un'altra istituzione presa in considerazione è lo Stato, la cui funzione è quella di intervenire in due casi: 1) la distribuzione iniziale delle risorse. Lo Stato può intervenire, con imposte e spese che retribuiscono le risorse, ma ciò non deve entrare in contrasto con l'efficienza allocativa, considerata indipendente dalla distribuzione delle risorse e dei redditi. Il punto di equilibrio deve soddisfare sia le condizioni di efficienza che quelle di “equità” interpersonale. 2) l'esistenza di beni pubblici ed esternalità, che impediscono al mercato di assicurare l'efficienza provocando i fallimenti del mercato. Questi possono essere corretti da interventi selettivi dello Stato, essenzialmente mediante lo strumento fiscale. Ruolo attribuito allo stato nel processo:-A favore dell’intervento dello stato nell’ economia : per le imperfezioni dei mercati dei paesi periferici e per la loro capacità di attuare un’ efficiente allocazione delle risorse per la necessità diinvestimenti pubblici contro la scarsità di capitale privato; per la mancanza di una borghesia imprenditoriale, per l’ importanza delle politiche re-distributive.-Contro l’ intervento dello stato : l’ efficienza e la crescita possono essere garantite solo da dal mercato e la libera concorrenza; occorre dunque ridurre gli interventi pubblici che distorcono gli incentivi e garantire con politiche macroeconomiche la stabilità favorevole alla crescita.

Economia dello Sviluppo1. Il problema dello sviluppo nella storia del pensiero economico

6.1 Tre diversi periodi del pensiero economico. Gli economisti classici

L'oggetto principale di studio degli economisti neoclassici è la ricerca delle cause che spiegano come si forma, si distribuisce e può aumentare nel tempo il prodotto di una nazione. Essi sono accomunati dalla tesi che l'aumento della ricchezza di una nazione, cioè la sua crescita economica, dipende dal fatto che il prodotto annuo eccede quanto è stato impiegato nel processo produttivo, come materiali e mezzi per la produzione e come consumo dei lavoratori, e costituisce, così un sovrappiù che, se viene risparmiato e investito, accresce la capacità riproduttiva del sistema.Secondo Adam Smith, il lavoro è “il fondo dal quale ogni nazione trae in un ultima analisi tutte le cose necessarie e comode della vita”. Il lavoro si distingue in lavoro produttivo e improduttivo. Quello produttivo è quello che aggiunge “valore a quello della materia alla quale è applicato”; quello improduttivo è il lavoro che non si fissa in oggetti o merci. La differenza tra il prodotto sociale, cioè l'aggregato delle merci prodotte, e il consumo dei lavoratori impiegati nella produzione dei prodotti finali e dei mezzi della produzione è il sovrappiù. Il prodotto sociale si divide tra le classi nella forma di salari, rendite e profitti. Smith suppone che i salari siano totalmente consumati dai lavoratori per la loro sussistenza e riproduzione e che le rendite dei proprietari terrieri vengano spese per servizi improduttivi e beni di consumo di lusso.La crescita dipende in primo luogo dal sovrappiù e da quanta parte di esso è risparmiata e accumulata, ossia reimpiegata nella produzione. Dato il sovrappiù e la sua parte impiegata produttivamente, la crescita sarà tanto maggiore quanto più ampio è il mercato e, di conseguenza, più estesa e avanzata è la divisione del lavoro. La divisione del lavoro è la “causa principale del progresso nelle capacità produttive del lavoro”, perchè quanto essa è maggiore tanto più aumenta la “quantità di lavoro che lo stesso numero di persone riesce a svolgere”.Ciò dipende da 3 cause: “la maggiore destrezza dell'operaio”, “il risparmio del tempo che di solito si perde per passare da un lavoro a un altro”, “la invenzione di un gran numero di macchine che facilitano e abbreviano il lavoro e permettono a un solo uomo di fare il lavoro di molti”.Possiamo fare le seguenti osservazioni: a) Smith identifica i principali fattori della crescita come l'impiego del risparmio dei capitalisti nell'occupazione di lavoratori produttivi (accumulazione), l'abilità dei lavoratori (capacità, capitale umano), l'invenzione e introduzione di macchine (progresso tecnico). b) mercato estero e commercio internazionale. c) Se si suppone che il tasso di accumulazione sia superiore al

tasso di crescita della popolazione, l'aumento degli investimenti degli imprenditori capitalisti sottrarrà lavoratori a impieghi improduttivi, modificando, quindi la divisione sociale del lavoro. Quella di Smith è quindi, una teoria dello sviluppo come crescita e come trasformazione strutturale dell'economia e della società; presenta una visione ottimistica del futuro, legata sopratutto ai grandi progressi nella divisione del lavoro conseguenti a una sempre maggiore espansione dei mercati e degli scambi; rappresenta un sostegno teorico alle tendenze, sempre più forti nella società del suo tempo, verso l'eliminazione dei vecchi statuti e istituzioni corporative e feudali e delle pratiche protezionistiche e a favore dell'iniziativa individuale e del libero mercato, senza dimenticare il ruolo dello Stato nella creazione di condizioni favorevoli allo sviluppo. L’ ottimismo degli economistiAdam Smith affermava che l’ apertura al commercio internazionale permette di superare la ristrettezza del mercato interno e di spingere la divisione del lavoro al massimo grado della sua efficienza.David Ricardo introdusse, con la sua teoria dei vantaggi comparati, l’idea che l’ apertura al mercato internazionale porta vantaggi a tutti i soggetti coinvolti.John Stuart Mill afferma che il commercio internazionale, oltre ad apportare dei vantaggi in termini di produttività e ricchezza, produce degli effetti positivi sul sistema socioculturale e sulla sua vitalità.La visione di Malthus, invece è più pessimista. Egli pone due problemi: il problema degli effetti della crescita demografica e il problema della domanda. Secondo la sua teoria della popolazione, la crescita della produzione e dell'occupazione avrebbe determinato un aumento dei salari e, in conseguenza del loro maggior benessere, gli operai sarebbero stati indotti a contrarre matrimoni in età precoce e ad avere un maggior numero di figli. Necessità di evitare matrimoni. Dato che, in base alla sua legge della popolazione, il numero dei salariati sarebbe cresciuto secondo una progressione geometrica e la produzione agricola solo in progressione aritmetica, l'accresciuta domanda di cibo non avrebbe potuto essere soddisfatta e si sarebbe determinata, così, una situazione di disequilibrio. Estendendosi di necessità la coltivazione a terre sempre meno fertili e meno produttive, i prezzi dei prodotti agricoli sarebbero aumentati, vi sarebbero state scarsità, carestie e un conseguente aumento delle malattie e del tasso di mortalità, che avrebbero portato nuovamente la popolazione al livello preesistente. Perchè l'equilibrio tra produzione e popolazione possa stabilirsi senza che si renda inevitabile un aumento del saggio di mortalità, sarebbe necessario esortare gli uomini, fino ad una certa età, ad “astenersi dal matrimonio conservando la castità”, e abolire forme private e pubbliche di assistenza ai poveri, dato che esse non sono un rimedio a quei comportamenti imprevidenti che sono la causa della loro miseria.Le idee di Ricardo sulla crescita e lo sviluppo economico sono strettamente legate alle leggi che regolano la distribuzione del prodotto sociale tra: i proprietari terrieri, i capitalisti e il lavoratori.La parte del reddito nazionale spettante ai lavoratori è il salario si sussistenza (quello necessario per acquistare beni di prima necessità). Qualsiasi tentativo dei lavoratori di elevare i salari al si sopra di tale limite comporta, infatti, un incremento demografico determinato da un miglioramento delle condizioni di vita, tale da far ricadere la massa lavoratrice al suo primitivo livello. La quota del reddito nazionale spettante alle altre due categorie è variabile. Anche per Ricardo la dottrina del laissez faire costituisce la principale prescrizione di politica economica. Il liberismo economico viene giustificato con la legge di Say,secondo la quale l'offerta crea la propria domanda e con la tesi che il sistema economico, lasciato a se stesso tende automaticamente al pieno impiego (si produce soltanto perchè c'è chi compra). Ricardo si serve, nella sua analisi, dell'esempio di uno Stato che intervenga nell'economia del paese con l'imposizione di dazi doganali all'entrata delle merci provenienti da paesi terzi. Nel caso di un paese in rapida crescita demografica, gli ostacoli posti all'importazione di derrate alimentari straniere (costi minori) possono avere come conseguenze la progressiva crescita delle rendite, la stazionarietà dei salari reali, il declino dei profitti. Così è presto dimostrato che l'intervento statale pregiudica l'accumulazione massima, dal momento che la fonte principale dei risparmi e, conseguentemente, dell'accumulazione viene da Ricardo appunto nei profitti. Ne risulta pertanto l'indicazione pratica di tendere alla libera importazione destinato a ridurre le rendite, o ad annullarle del tutto, ma idonea nel contempo ad elevare i profitti e quindi i risparmi e l'accumulazione. Ricardo sostiene che l'accumulazione e l'aumento della popolazione, provocando un aumento dei salari, avrebbero indotto i capitalisti ad indirizzare il capitale verso l'impiego di macchine in sostituzione dei lavorati, determinando una diminuzione della domanda di lavoro.

6.2 Lo sviluppo capitalistico in Marx

L'oggetto della ricerca di Marx sono le leggi di funzionamento e di sviluppo del modo di produzione capitalistico. I principali protagonisti esso sono: borghesia e proletariato (mediati dai vari mezzi di produzione). I capitalisti, cioè la borghesia, ha il controllo e la proprietà dei mezzi di produzione. Il proletariato, invece, possiede solo la capacità di svolgere un lavoro per ottenere quanto gli serve per la sopravvivenza, e mette a disposizione dell'imprenditore il proprio tempo e la propria capacità in cambio di un salario. La moneta non è più soltanto il mezzo per facilitare gli scambi delle merci, ma il presupposto e il risultato del processo produttivo che inizia con l'immissione di moneta appropriata da parte dei capitalisti e si conclude con la realizzazione in forma monetaria della produzione (D-M-D')5. Ciò che mette in moto il processo economico è dunque la produzione di plusvalore, ossia ciò che resta al capitalista dopo che il lavoro è stato retribuito ed i costi di produzione coperti. Lo scopo della produzione capitalistica è l'estrazione, in misura sempre maggiore, di plusvalore, la sua immissione nel mercato, e quindi il raggiungimento di un elevato saggio di profitto. Ciò determina la spinta all'accumulazione, il continuo rivoluzionamento dei metodi produttivi, la concorrenza per conquistare nuovi mercati. Per Marx ricopre un ruolo di grande importanza il commercio internazionale e considera il mercato mondiale una delle leve essenziali per la formazione e lo sviluppo dell'economia capitalistica e una delle sue caratteristiche essenziali.

6.3 L'economia neoclassica, Schumpeter e Keynes

La scuola neoclassica o marginalista, utilizzava come oggetto centrale della sua ricerca economia il comportamento dei singoli soggetti. Tali soggetti erano considerati perfettamente razionali per cui trovandosi di fronte a risorse scarse ne ricercavano un miglior uso per ottenere il massimo beneficio possibile.L'unico economista che in questa fase elabora una sua teoria dello sviluppo è Schumpeter. Lui ha definito il ruolo di innovazione e del credito nel processo di sviluppo. Per lui lo sviluppo è la perturbazione dell'equilibrio che altera e sposta lo stato di equilibrio precedentemente esistente. Questo fenomeno si verifica quando vengono prodotte altre cose o le stesse in modo differente. La differenza in questo caso è il soggetto che introduce queste nuove combinazioni, come ad esempio un imprenditore, cioè colui che introduce innovazioni nella società. I capitali necessari all'imprenditore vengono forniti prevalentemente dal sistema bancario e dalla sua capacità di creare credito. Il risparmio necessario allo sviluppo può derivare soltanto dallo sviluppo stesso. Esso in ogni dato momento è costituito dai risultati di uno sviluppo precedente, nella forma di profitti ottenuti dagli imprenditori innovatori o dalla creazione di credito da parte delle banche.

MANCA CAP 7

Economia Dello Sviluppo8. L'accumulazione dei capitali

8.1 L'investimento come fattore di crescita

Per gli economisti classici la crescita del prodotto, e quindi, della ricchezza di una nazione dipendeva principalmente dalla quota di sovrappiù non consumata improduttivamente e destinata all'investimento.Secondo il modello Harrod-Domar, l'investimento è il fattore determinante: sono, infatti, le decisioni di investimento dei capitalisti a permettere al sistema economico di crescere in equilibrio, quando le loro attese si realizzano e se l'offerta di lavoro aumenta nelle proporzioni appropriate. Risulta molto importante anche la destinazione degli investimenti: ad esempio, il capitalismo ci ha insegnato, che l'investimento di un paese prevalentemente agricolo nell'industrializzazione, ha posto un'altra condizione favorevole allo sviluppo. In seguito analizzando più attentamente la questione, potremmo renderci conto che ci sono due aspetti che “impediscono” ad un paese sottosviluppato di svilupparsi: bassa propensione al risparmio e la ristrettezza del mercato. Nel tipico paese sottosviluppato la maggior parte della

5 Denaro per acquistare Merci forza lavoro, materie prime, macchine Denaro' ricavato dalla vendita delle merci

popolazione è impiegata nell'agricoltura di autoconsumo e in altre attività tradizionali a bassa produttività, ciò significa che la parte di reddito eccedente il consumo, quindi quella destinata al risparmio e al re-investimento è assai limitata. Inoltre il capitalista deciderà di investire solo se avrà buone probabilità di un rendimento soddisfacente e ciò non avverrà se le dimensioni del mercato sono troppo ristrette, a causa del basso reddito della maggior parte della popolazione e della difficoltà di penetrare nei mercati esteri, non ci si può attendere una domanda effettiva che assorba la produzione.Il modello Lewis e la teoria della crescita equilibrata, hanno come obbiettivo di sbloccare questo processo.

8.2 Risparmio, investimento e industrializzazioneIl modello Lewis, ha alla base dell'economia un sistema dualistico: nella quale troviamo un settore tradizione e un settore moderno. Nell'economia tradizionale è occupata gran parte della popolazione, in misura eccedente le necessità produttive; Marx la chiamava la sovrappopolazione relativa, costituita da lavoratori che hanno una produttività marginale bassa o addirittura nulla, in quanto basso o nullo è il loro contributo alla produzione. Il loro reddito medio è al livello minimo della sopravvivenza. In questo tipo di economia l'unica cosa che può determinare la crescita è la propensione al risparmio e la destinazione di questo all'accumulazione del capitale. Il problema della crescita si collega a quello della distribuzione del reddito tra le classi sociali. Lewis accetta la tesi secondo la quale la fonte del risparmio e dell'investimento è il profitto e ritiene che il loro aumento richieda un aumento della quota del profitto nel reddito nazionale. Il processo di crescita può avere inizio se il settore moderno dell'economia offre occupazione a un salario OW, superiore al reddito medio agricolo OS di quanto basta a coprire i maggiori costi di sussistenza, che presumibilmente dovrà sopportare che deve trasferirsi dal proprio ambiente originario, e offrire un incentivo monetario ad abbandonare le attività tradizionali. A queste condizioni, data l'ampiezza della sovrappopolazione, l'offerta di lavoro può essere considerata illimitata e, quindi il salario sarà costante al crescere dell'occupazione nel settore moderno. Il lavoro impiegato nel settore moderno ha una produttività elevata e l'occupazione si estenderà fino al punto in cui la produttività marginale eguaglierà il tasso di salario e il profitto, potrà essere investita dagli imprenditori. Ciò determinerà un nuovo aumento della produttività, nuova occupazione e nuovi profitti. Il settore moderno viene identificato con l'industria e quello tradizionale con l'agricoltura. All'agricoltura viene così assegnato un compito subordinato e funzionale rispetto all'industria, come un serbatoio dal quale essa può trarre a buon prezzo forza lavoro.L'agricoltura può, tuttavia, espletare un'altra funzione che viene messa in luce da Nurske. Egli considera il problema della formazione di risparmio anche quando nelle campagne non esiste sovrappopolazione. In questo caso l'offerta di lavoro per l'industria, il sovrappiù e il risparmio si ottengono introducendo nell'agricoltura innovazioni tecnologiche che rendono eccedente una parte dei lavoratori. Nurske mostra come l'esistenza di forza lavoro a produttività bassa o nulla, nell'agricoltura, rappresenti la condizione di esistenza di un risparmio potenziale, che, una volta diventato effettivo, può finanziare il processo di accumulazione. Si può rilevare che il fenomeno di lavoratori a produttività marginale nulla nell'agricoltura o in altre attività corrisponde a quella che è stata definita “disoccupazione nascosta” e quindi, la situazione che precede l'inizio del processo di crescita analizzato da Lewis è una situazione di equilibrio con disoccupazione, incompatibile con la tesi neoclassica secondo la quale la mano invisibile del mercato garantisce la piena occupazione.Esiste però chi, come Schultz, smentisce l'esistenza di forza lavoro eccedente in agricoltura, richiamandosi all'alternanza delle diverse fasi stagionali della produzione agricola, che richiedono un impegno di lavoro variabile.

8.3 Investimento ed economie esterne

Il modello Lewis aveva studiato il processo di sviluppo a partire dall'offerta di lavoro e di risparmio. Restava in ombra il problema della domanda finale per i prodotti del settore moderno. Questo problema venne affrontato dalla teoria della crescita equilibrata. Anche gli autori che elaborano questa teoria ritengono che la mancata crescita dei paesi meno sviluppati dipenda dalla carenza di risparmio e dal basso ammontare degli investimenti e Nurske spiega questa situazione con la sua definizione di circolo vizioso della povertà. Secondo lui c'è uno stretto legame tra reddito e risparmio: la produzione viene totalmente

consumata per cui non esiste sufficiente capacità di risparmio e l’aumento del reddito genera solo inflazione. “Circolo Vizioso della Povertà” è un'espressione coniata per indicare il meccanismo che impedisce ai paesi sottosviluppati di uscire dalla situazione di povertà in cui si trovano. Il punto di partenza è costituito dalla mancanza di capitale e quindi dalla scarsa produttività del lavoro. Questo determina un basso reddito; non si forma quindi un’eccedenza di produzione (risparmio) al di là dei consumi necessari alla sopravvivenza della popolazione. Se il capitale è basso è impossibile l’accumulazione di capitali. Naturalmente questi sono alcuni dei fattori che portano al “circolo vizioso della povertà” e sono aggravati da altri fattori come l’eccesso di popolazione, il basso grado di scolarizzazione e di formazione professionale, l’instabilità politica.Il nodo da sciogliere è la mancanza di incentivi a investire. Rosenstein Rodan era arrivato alla conclusione che le decisioni decentrate degli investitori portano ad un investimento complessivo inferiore a quello che si sarebbe raggiunto se esse fossero coordinate o centralizzate da un soggetto pubblico, che considera l'intera industria e calcola come benefici interni ad essa quelli che sono esterni per la singola impresa. Perchè l'investimento aggregato raggiunga le dimensioni socialmente ottime, lo Stato dovrà programmare un insieme di progetti di investimento, distribuiti in modo equilibrato tra i vari settori industriali.Alla base della crescita equilibrata e del big push sta il noto concetto di economie esterne.Secondo Hirschman non si dovrebbe programmare un insieme di investimenti in diversi settori, ma stimolare l'investimento in quelli che presentano maggiori e più numerose connessioni a monte e a valle con altri. Secondo questo autore, il problema più grave dei paesi sottosviluppati, non è tanto la carenza di capitale, quanto la mancanza di iniziativa imprenditoriale e che una politica di sviluppo dovrebbe mirare sopratutto a creare condizioni favorevoli per stimolare tale iniziativa.

8.4 Condizioni e ostacoli istituzionali all'investimento: imprese, diritti di proprietà, contrattiTutte le analisi e le proposte elaborate da alcuni dei maggiori autori della prima fase dell'economia dello sviluppo mettono in evidenza come superare alcuni ostacoli all'accumulazione del capitale nei paesi sottosviluppati che derivano dalle loro caratteristiche economiche, senza tuttavia osservare la struttura istituzionale di questi paesi. Perchè si verifichi un processo di accumulazione capitalistica e questo abbia gli effetti attesi sulla crescita del PNL è necessario che siano presenti alcune condizioni:

1.6 l'esistenza di imprese1.7 l'esistenza di proprietà e contratti1.8 l'esistenza di meccanismi di efficiente allocazione delle risorse1.9 l'esistenza di un sistema di intermediazione finanziaria

Gli economisti che studiano le istituzioni nei paesi sottosviluppati hanno riservato particolare attenzione a quelle che regolano le attività economiche in agricoltura, dato che in essi l'agricoltura continua ad avere un peso rilevante in termini di produzione e spesso prevalente in termini di occupazione e che essa non può essere trattata come un semplice serbatoio di forza lavoro, ma come settore dove investimenti che aumentino. la produttività possono dare un contributo importante allo sviluppo complessivo del sistema.Sappiamo che nei paesi sottosviluppati gran parte dell'agricoltura è ancora caratterizzata da tecniche tradizionali e dalla produzione per l'autoconsumo accanto a quella estensiva e di piantagione per l'esportazione. Ad un certo punto siamo arrivati a pensare il contadino dei paesi sottosviluppati avesse un comportamento economicamente irrazionale, in quanto si riteneva che dedicasse al lavoro meno tempo di quanto avrebbe potuto procurargli un prodotto più elevato e che mostrasse una preferenza eccessiva al consumo o all'accumulazione di scorte rispetto a quella per il risparmio e al suo uso per gli investimenti che avrebbero aumentato la produttività della terra. Ma quando i mercati sono frammentati i rischi derivanti da fattori meteorologici non sono assicurati e l'accesso al credito è difficile, così il contadino che vive ai limiti della sussistenza è sempre sull'orlo della miseria e della fame. Il suo bisogno fondamentale diventa la sicurezza e il suo obbiettivo è la possibilità di sopravvivere, quindi è comprensibile che il contadino povero quando il raccolto è più abbondante decida di aumentare il suo consumo o che costituisca delle scorte di prodotti per far fronte ai suoi bisogni in anni di carestia, anziche venderlo sul mercato e investire il ricavo ottenuto.Ad ogni modo anche questa è la dimostrazione che spesso ci sono situazioni che remano, non per scelta propria, ma per sopravvivenza, contro lo sviluppo.

L'economia sommersa è una parte di economia ufficiale che sfugge ai controlli amministrativi e alle imposte, che paga in “nero”, senza rispettare le leggi e i diritti dei lavoratori, senza tenere regolare contabilità, emettere fatture e pagare le tasse. Rientrano nell'economia sommersa l'artigiano o il professionista che hanno un'attività regolare e legale, ma a volte per alcune prestazioni non emettono fattura; o l'impresa edile che dichiara soltanto alcuni dei lavoratori di un cantiere, per non versare i contributi per le pensioni di tutti. La cosiddetta economia informale è quell'economia che svolge un'attività legale dal punto di vista del prodotto realizzato o del servizio offerto, ma lo fa, per l'appunto, senza alcuna dichiarazione ufficiale o formale. L'economia informale opera talvolta come economia parallela a quella formale e con questa collabora in alcuni casi direttamente, svolgendo la sua attività a costo inferiore, garantendo maggiori guadagni per l'impresa ufficiale che realizza e vende un prodotto finale.

In mancanza di una classe capitalistica e di imprenditori moderni, la creazione di un'industria è stata quasi sempre affidata a imprese straniere o allo Stato. Il processo di accumulazione è dunque avvenuto in gran parte ad opera di questi due tipi di soggetti. Nel primo caso, i profitti ottenuti vengono in buona parte riesportati nei paesi dove le società straniere hanno la loro sede; nel secondo caso, l'assenza di vincoli di bilancio, le pratiche protezionistiche, la commistione tra la gestione delle imprese, la burocrazia e gli stessi politici hanno determinato in molti casi inefficienza produttiva, perdite di esercizio e mancanza di incentivi ad ampliare e ammodernare gli impianti.

8.5 Mercato, piano, cooperazioneIl mercato per essere un'istituzione sociale deve essere completo, competitivo e trasparente. Ciò significa che deve esistere per ogni fattore, bene o servizio prodotto, che non vi sono posizioni monopolistiche che influenzano il prezzo e pongono barriere all'entrata, che tutti gli agenti economici dispongono nella stessa misura di informazioni sulla quantità, la qualità il prezzo di ciò che è oggetto degli scambi. In mancanza di questi requisiti il processo di produzione, distribuzione, risparmio e investimento, è bloccato o limitato. Le istituzioni tradizionali sopravvivono alla modernizzazione proprio perchè mancano tali requisiti ai loro mercati.Molto spesso la mobilità dei lavoratori tra i diversi settori è impedita da norme di leggi, divisioni etniche o religiose, istituzioni tradizionali... queste barriere determinano la frammentazione del mercato e squilibri tra la domanda e l'offerta di lavoro.Economia Chiusa = Mercato NazionaleEconomia Aperta = Mercato InternazionaleUno dei fattori che impediscono ai mercati di funzionare è la mancanza o l'incompletezza di informazioni. La quantità e la qualità di informazioni sul presente e sul futuro delle quali deve disporre il pianificatore sono una delle fonti di fallimento dello Stato. Le conseguenze di un errore di calcolo o di previsione sono in questo caso più pervasive e più difficilmente compensabili o correggibili di quelle derivanti da un errore di un imprenditore privato, la centralizzazione riduce gli incentivi all'iniziativa individuale. La discriminazione dell'agricoltura, l'adozione di misure protezionistiche per difendere l'industria nascente, gli errori commessi nella progettazione e gestione degli impianti improduttivi sono tra le cause che hanno portato in molti paesi al mancato raggiungimento degli obbiettivi previsti: l'industria non si è sviluppata, l'esportazione dei prodotti agricoli è stata scoraggiata, la crescita è stata bassa, la povertà è rimasta un fenomeno di massa.

Quando più attività produttive che hanno come oggetto lo stesso bene si localizzano in un dato territorio si possono determinare effetti di agglomerazione e di interdipendenza.Se le varie imprese si specializzano nella produzione di componenti o di beni complementari allo stesso prodotto, la divisione del lavoro ne aumenterà la produttività; sarà possibile soddisfare ordinativi elevati ripartendoli in lotti tra le varie imprese e sarà possibile spuntare prezzi più convenienti per le materie prime rispetto a quelli che dovrebbe pagare un impresa isolata; innovazioni, informazioni sui mercati a monte e a valle, conoscenza delle qualità dei lavoratori si diffonderanno facilmente attraverso i rapporti di vicinanza tra le varie imprese.Quando più rapporti tra le imprese sono intensi e permanenti, dando vita a comportamenti ripetuti e a regole condivise prendendo accordi collettivi, consorzi di vendita e di acquisto, rappresentazione di

interessi comuni nei confronti delle autorità pubbliche, riconoscimento legale: da semplice insieme di unità produttive localizzate in una certa area, diventa un sistema di rapporti, regole, pratiche comuni, cioè un'istituzione con caratteri simili a quelli dei distretti industriali.Un processo di industrializzazione che abbia tra i suoi motori lo sviluppo dei clusters, consentirebbe una migliore utilizzazione delle risorse locali e avrebbe costi sociali minori rispetto a quelli che ha comportato l'emigrazione dalle campagne ai pochi poli industriali urbani.

8.6 La formazione del capitale fisso sociale

L'infrastruttura fisica, o il capitale fisso sociale, è una parte del capitale complessivo di un paese e il suo accrescimento è un aspetto del processo di accumulazione, in virtù del quale aumenta la produttività della terra e del capitale direttamente produttivo. Le infrastrutture principali sono quelle che producono beni e servizi nel campo delle comunicazioni, telecomunicazione, dei trasporti, della fornitura dell'acqua potabile e dell'energia, nella difesa e miglioramento dell'ambiente naturale.tutto ciò ha effetti positivi. La costruzione e il miglioramento della rete stradale, dei trasporti, delle comunicazioni consente un più facile accesso ai mercati e al credito e minori costi di stoccaggio; canalizzazioni e impianti di irrigazione aumentano la produttività della terra; la disponibilità di acqua potabile è un fattore essenziale per assicurare le più elementari condizioni igieniche e sanitarie; lo sfruttamento di fonti di energia e la diffusione delle reti che la distribuiscono sono essenziali sia per produzione industriale che per il consumo domestico.Caratteristiche Economiche delle Infrastrutture:

4. esse producono esternalità che conferiscono all'infrastruttura la natura di bene pubblico, utilizzabile da tutti, senza limiti di tempo e di quantità.

5. l'investimento necessario per molte di esse è di grandi dimensioni e comporta che la produzione del servizio al quale sono destinate avvenga a costi decrescenti.

Bisogna comunque valutare bene dove fare investimenti, attraverso l'analisi dei costi e dei benefici sociali.

◦ Il sistema finanziario e gli investimenti esteri

L'accumulazione richiede risparmio, preesistente all'investimento o reso possibile dal maggior reddito che questo permette di produrre. La limitata disponibilità di risparmio si accompagna poi alla debolezza del sistema di intermediazione finanziaria, ossia delle istituzioni che hanno la funzione di raccogliere il risparmio, di indirizzarlo agli investimenti e di creare credito. Nei paesi meno sviluppati le uniche istituzioni di questo tipo sono le banche, poco accessibili a quella parte della popolazione che non è in grado di affrontare le pratiche necessarie a aprire conti o a richiedere prestiti, non disponibili a dare credito a chi non può offrire garanzie reali.In mancanza di un sistema creditizio moderno, efficiente e accessibile, la raccolta del risparmio e la prestazione del credito viene effettuata istituzioni informali di tipo cooperativo e solidaristico. Il fatto che la finanza informale, rendesse meno gravi le condizioni dei poveri, sostenendoli e aiutandoli, ha fatto si che si nascessero delle vere e proprie banche cooperative, che stimolano la formazione al risparmio, concedendo prestiti ai soggetti generalmente esclusi, tipo le donne, incoraggiando la partecipazione e lo spirito associativo. L'esempio più noto è quello della Grameen Bank, che deve il suo successo alla microfinanza e al microcredito.All'insufficienza di risparmio interno si accompagna la scarsità di valuta, dando luogo a quello che è stato chiamato doppio gap.Nei paesi in via di sviluppo le principali fonti d finanziamento degli investimenti sono stati il risparmio forzato, cioè quello raccolto dallo Stato attraverso l'imposizione fiscale, e il capitale straniero. Gli investimenti stranieri possono essere di portafoglio quando consistono nell'acquisto di una quota limitata di capitale di imprese nazionali, diretti se portano al controllo dell'impresa o alla creazione di una nuova impresa.Gli investimenti esteri hanno effetti positivi quando essi creano nuova capacità produttiva, mentre se hanno uno scopo speculativo possono essere fonte di instabilità e di crisi finanziarie quando le aspettative degli investitori cambiano e si generano ondate di pessimismo. La possibilità di impedire o limitare questi

effetti dipende dall'esistenza di istituzioni bancarie e finanziarie solide e di misure di stabilizzazione tempestive che frenino il propagarsi della crisi finanziaria e la sua incidenza sull'economia reale (produzione e occupazione).Una componente particolare dei flussi di capitale dall'estero è costituita dagli aiuti allo sviluppo, da parte di governi, organizzazioni internazionali, e associazioni private. Spesso però questi aiuti si sono dimostrati inadeguati a raggiungere gli obbiettivi proposti e hanno accentuato sia la dipendenza economica sia quella politica dei paesi beneficiari.