Economia della Concorrenza e dei Mercati Lezione 9 9... · UNIBS, a.a. 2014-2015 Prof.ssa Chiara...

21
Chiara Dalle Nogare micro - lez.9 1 Economia della Concorrenza e dei Mercati Lezione 9 Corso di laurea Consulente del Lavoro e Giurista d'impresa UNIBS, a.a. 2014-2015 Prof.ssa Chiara Dalle Nogare

Transcript of Economia della Concorrenza e dei Mercati Lezione 9 9... · UNIBS, a.a. 2014-2015 Prof.ssa Chiara...

Chiara Dalle Nogare micro - lez.9 1

Economia della Concorrenza e dei Mercati

Lezione 9Corso di laurea

Consulente del Lavoro e Giurista d'impresa UNIBS, a.a. 2014-2015

Prof.ssa Chiara Dalle Nogare

Chiara Dalle Nogare micro - lez.9 2

Il potere di mercato• Con l’analisi della forma di mercato del

monopolio cominciamo la panoramica sui modelli che esaminano contesti di mkt in cui le imprese non sono price-takers, ovvero, si dice, hanno “potere di mercato”: in altri termini, possono influire sul prezzo a cui vendono i loro prodotti

• La concorrenza perfetta rimane come punto di riferimento (benchmark) con cui confrontare i risultati delle altre forme di mkt in termini di p e q prodotte

Chiara Dalle Nogare micro - lez.9 3

Il monopolio• Un mkt è un monopolio quando:

1. C’è una sola impresa produttrice2. Esistono barriere all’entrata, cosicché tale unicità è

garantita anche in futuro

• Talvolta non è evidente se ci si trovi di fronte ad un monopolio oppure no, perché c’è un solo produttore ma esistono beni sostituti

• Se le scelte del produttore sono compiute senza tenere conto della reazione dei produttori dei beni sostituti, allora quello è un mkt distinto e si tratta di un monopolio

Chiara Dalle Nogare micro - lez.9 4

Il problema del monopolista• Come nel caso dell’impresa in concorrenza perfetta, l’ipotesi di base è che il

monopolista voglia massimizzare il profitto. Deve quindi decidere prima come produrre (=scegliere le combinazioni di fattori che minimizzano i costi) e poi quanto produrre (=scegliere la quantità in corrispondenza della quale è max la differenza tra ricavi e minimi costi)

• La prima parte di tale problema è del tutto uguale a quella del produttore del mkt concorrenziale.

• (E’ da dire che nel caso di monopolio se i costi non sono minimizzati questo non comporta l’espulsione dal mercato. Ciò rende più probabile la presenza di x-iniefficienza, magari come conseguenza del fatto che il monopolista persegue anche altri obiettivi oltre al profitto (vedi fine lez. 7). Prescindiamo comunque qui da queste considerazioni)

• Quanto alla scelta di quanto produrre, il monopolista si trova invece in una condizione diversa rispetto all’impresa su un mercato concorrenziale, perché la sua domanda è la domanda dell’intero mkt, ed è quindi inclinata negativamente

Chiara Dalle Nogare micro - lez.9 5

Il vincolo della domanda• Nel massimizzare il profitto il monopolista ha un vincolo in più: il

prezzo del bene che produce non è dato, ma dipende dalla quantità che decide di produrre

• In altri termini egli, confrontandosi con l’intero mercato, ha di fronte una curva di domanda negativamente inclinata: può convincere i consumatori a comprare maggiori quantità del bene che produce solo abbassando il prezzo

• Matematicamente:

max p*q – TC[q]Sotto il vincolo: p = f[q]

• Nota: il vincolo è la domanda, espressa come domanda inversa. Es: se la domanda è: q=12-3p, la domanda inversa è: p=4-(1/3)q

Chiara Dalle Nogare micro - lez.9 6

Il ricavo totale f non lineare• Quando ho una massimizzazione vincolata posso

riscrivere il problema incorporando il vincolo nella funzione da massimizzare

• Sostituisco a p nella funzione obiettivo la domanda inversa, in questo caso specifico:

max (4-1/3*q)*q – TC(q)

• Noto che ora il ricavo totale non è più una funzione lineare della quantità prodotta, ma una funzione quadratica: la sua rappresentazione è una parabola

Chiara Dalle Nogare micro - lez.9 7

Strutture di mkt a confronto

TR

Concorrenza perfetta Monopolio

Tonnellate di amarene all’anno

€€

Chiara Dalle Nogare micro - lez.9 8

Il ricavo medio e marginale• Il ricavo medio (AR) continua ad essere uguale al prezzo, dato che tutte

le unità sono vendute allo stesso prezzo. Date però quantità prodotte diverse, si dà per ciascuna di esse un prezzo unitario diverso, più basso man mano che la q aumenta. La funzione di AR altro non è che la D inversa

• In concorrenza perfetta avevo anche p=MR: il prezzo coincideva con il ricavo marginale. Ora invece non è più così!

• Il MR si compone di due elementi:

1. Il valore dell’unità aggiuntiva di bene venduta (ovvero p)

2. Il calo di valore nella vendita delle unità inframarginali. Questo elemento si dà per avere dovuto abbassare il prezzo di vendita di tutti i beni prodotti al fine di indurre l’acquisto di un’unità in più

• Siccome il secondo elemento è negativo, RM<p

Chiara Dalle Nogare micro - lez.9 9

I due elementi di MR graficamente

Secondo elemento che compone il MR

Primo elemento che compone il MR

Chiara Dalle Nogare micro - lez.9 10

Relazione tra f di MR e f di p (o D)Passando da q=0 a q=1 non ho unità inframarginali, quindi il secondo elemento è 0; conseguentemente, p=RM

La distanza tra D (ovvero p[q]) e RM è crescente al crescere di q, per due motivi:

1) aumentando le unità inframarginali aumenta l’entità del secondo elemento 2) siccome D è decrescente, il prezzo a cui vendo l’ultima unità è sempre più piccolo

Qui la D non è lineare,quindi anche RM nonlo è

Chiara Dalle Nogare micro - lez.9 11

TR, MR ed elasticità della domanda

• In corrispondenza della quantità per cui MR=0 la domanda ha elasticità pari a 1.

• Infatti considera che il TR, letto dal punto di vista dei consumatori, altro non è che la loro spesa totale su quel mercato: TR=E=p*q

• Quando MR=0 il primo e secondo elemento del RM si controbilanciano perfettamente e ho quindi che producendo una unità più ottengo lo stesso TR

• Ma allora è lo stesso che dire che partendo dal consumo di questa quantità, una variazione del prezzo dell’1% fa variare la q domandata esattamente dell’1% (elasticità unitaria), cosicché la spesa rimane invariata

• Dato che sappiamo che l’elasticità della domanda è decrescente al crescere di q (lez. 5), tutto questo implica che a sinistra di RM=0 la domanda è elastica

• Sicuramente il monopolista non massimizza per MR<0; se si trovasse per caso oltre la q per cui MR=0 gli converrebbe infatti produrre di meno

• La q prodotta da un monopolista che massimizza il profitto è dunque sempre in corrispondenza della parte elastica della domanda cui si trova di fronte

Chiara Dalle Nogare micro - lez.9 12

Max profitto• Valgono la regola per la cessazione dell’attività e la

regola del profitto marginale già viste nella lez. 8

• Possiamo vedere la cosa graficamente in due modi: guardando ai ricavi e costi totali o guardando ai ricavi e costi marginali

• Il primo di questi due modi presenta una stretta analogia con quanto visto nella lez. 8, solo il TR non è più lineare, ma cresce a tassi sempre minori al crescere delle q prodotte

• La rappresentazione grafica con MC e RM presenta invece alcune novità, e permette di conoscere il prezzo al quale il monopolista pone sul mkt la q che produce

Chiara Dalle Nogare micro - lez.9 13

Regola cessazione attivitàMC

ACQui novità non ce ne sono: se non esistono quantità producibili per le quali il costo medio sia minore del ricavo medio, ovvero il prezzo,produrre implica profitto negativo! Meglio non produrre edavere così profitto pari a 0.

Chiara Dalle Nogare micro - lez.9 14

La regola del profitto marginaleIl profitto è massimo per

MR = MC

Infatti se producendo un’unità in più il costo aggiuntivo è maggiore dell’extra ricavo che otterrei vendendola, quell’unità in più non conviene affatto produrla, visto chela sua produzione implica unariduzione del profitto totale.

Nota: la q ottima si determina con questa regola; in seguito si determina il p a cui porre in venditatale q. E’ il prezzo al quale la D assorbe quella quantità!

Chiara Dalle Nogare micro - lez.9 15

Il profitto del monopolistaL’area che identifica il profitto delmonopolista si ricava come differenza tra l’area dei ricavi totali e quella dei costi totali, analogamente a quanto visto nellalez. 8.

Nota che qui posso avere profittopositivo anche per quantità in corrispondenza delle quali AC>MC (non eracosì in concorrenza perfetta).

Nel monopolio, date le barriere all’entrata, ci può essere profitto positivo anche nel lungo periodo

Chiara Dalle Nogare micro - lez.9 16

Concorrenza vs monopolio

Eq. di concorrenza

perfettasenza entrata

Supponiamo che lo Stato decida di agire contro un monopolio imponendo alproduttore di vendere i suoinumerosissimi stabilimenticiascuno ad una proprietà diversa. Il mkt si trasforma: damonopolio a concorrenza perfetta.

La conseguenza sarà una qprodotta maggiore ad un prezzominore.

Nota che ora la curva di MC è la Sdell’intero mercato (=somma delle fdi MC delle singole imprese)

Chiara Dalle Nogare micro - lez.9 17

Offerta di LR in monopolio e in concorrenza

x

p S(monopolio)

x

p

S(concorrenzacon entrata)

AC AC

S (concorrenzasenza entrata)

Chiara Dalle Nogare micro - lez.9 18

Le politiche antitrust• Ruolo dello Stato: contrastare i monopoli. Due tipi di

intervento:

1. Sulla condotta:

diretti (multe) preventivi (minaccia di penalizzazioni)

2. Sulla struttura stessa di mkt (smembramenti o, preventivamente, divieto di fusioni)

• Alternativamente: regolamentare il monopolio

Chiara Dalle Nogare micro - lez.9 19

I monopoli “buoni”• Ci sono monopoli addirittura protetti dallo Stato perché

sono utili sotto aspetti diversi da quelli dell’efficienza nel senso stretto che fino a qui abbiamo dato al termine. Per es.: il monopolio che scaturisce dallo sfruttamento di una scoperta scientifica coperta da brevetto. Senza una legislazione sui brevetti le imprese non farebbero ricerca!

• Anche la legge che protegge i marchi di fabbrica ha la stessa ratio, anche se meno forte in questo caso

• La protezione dura comunque un tempo predeterminato: è un compromesso tra incentivo alla ricerca (efficienza dinamica) e lotta all’inefficienza allocativa

Chiara Dalle Nogare micro - lez.9 20

Il monopolio naturale.

AC

MC

I settori dove MC e AC sono decrescenti sempre, o comunque per un grande range di q producibili (altissimi costi di avviamento), danno tipicamente vita a monopoli: chi prima arriva si accaparra tutto il mercato.

Si tratta per es. di tutti i servizi che necessitano della predisposizione di una rete: elettricità, ferrovie…

Nota che in questo caso il punto dove vale la regola di max profitto in concorrenza perfetta: p=MC si caratterizza per costi unitari più alti dei ricavi

Chiara Dalle Nogare micro - lez.9 21

Imposizione di prezzo

Qui il monopolista è in perdita

Combinazione pqche lo Stato può imporre

RM

Lo Stato in questo caso non ha senso che vieti fusioni o imponga scorporazioni: anche perché sarebbe un’inutile duplicazione di costo avere una doppia rete!

La via qui percorribile è la regolamentazione. Con essa si intende l’imposizione del prezzo alla vendita.

Attenzione: imporre il prezzo 10 qui implicherebbe condannare il monopolista al profitto negativo: non ha senso l’imitazione del mkt concorrenziale applicando la regola p=MC, perché non è sostenibile. In alternativa spesso si impone p=AC