ECOMUSEO DELLA PIETRA DA CANTONI MONFERRATO: TERRA …

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ECOMUSEO DELLA PIETRA DA CANTONI MONFERRATO: TERRA DI VIGNETI E INFERNOT

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ECOMUSEO DELLA PIETRA DA CANTONIMONFERRATO: TERRA DI VIGNETI E INFERNOT

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In copertina:Rosignano, infernot della Chiesettadella Madonna delle Grazie

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INFERNOTForme ed espressioni scavate nella Pietra da Cantoni

a cura di

Ilenio Celoria e Paolo Ceresa

PROVINCIADIALESSANDRIA

COMUNEDICELLA MONTE

ISTITUTO PIANTEDA LEGNOE PER L’AMBIENTE

Ecomuseo della Pietra da Cantoni

PARCO REGIONALE

S

ACRO MONTE DI CREAISTITUTO SUPERIORE STATALE LEARDI

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PROGETTO E DIREZIONE EDITORIALEAmilcare Barbero e Dino Cusanno

COORDINAMENTOLalla Groppo

GRAFICA DEL VOLUMEIlenio Celoria

RINGRAZIAMENTIper i preziosi suggerimenti nella fase inizialedella ricerca:Teresa Rossi

per gli aiuti e i consigli ricevuti:Francesco Angelino, Emilio Bovolenta,Mario Cravino, Laura Gallea, Roberto Oberti,Pierenzo Pia, Paolo Sassonee tutti i Sindaci dei Comuni interessati

per le rievocazioni di memoria storica:Pietro e Silvestro Accatino, Pietro Berrone,Silvia Biletta, Massimo Ceresa

Le fotografie di paesaggio sono di:Franco Andreone, Amilcare Barbero,Ilenio Celoria

IMPAGINAZIONEEnzo CavagneroTipografia la Nuova Operaia s.n.c.

DIREZIONE AMMINISTRATIVASante Palmieri

SEGRETERIALoretta Ardito

Il progetto è stato presentato aCasale Monferrato in occasione della“Festa del Vino e del Monferrato” nel 2003e 2004, a Biella nell’Incontro Nazionaledegli Ecomusei del 2003 e a Vignale all’EnotecaRegionale di Palazzo Callori nel 2004

PROGETTO DELLA MOSTRASergio Battezzati, Ilenio Celoria, Paolo Ceresa,Lalla Groppo

ALLESTIMENTOFranco Andreone, Gianfranco Bisoglio,Stefano Curletti, Mauro Guazzone,Roberto Guazzone

STAMPATipografia la Nuova Operaia s.n.c.Casale Monferrato marzo 2005

Altre pubblicazioni edite dall’Ecomuseodella Pietra da Cantoni:Graffiti. Iscrizione e figurazioni incisesulla Pietra da Cantoni,a cura di Carlo Aletto, Villanova Monf.to 2004

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Promossa dall’Ecomuseo della Pietra da Cantoni, questa nuova ricerca dell’Istituto SuperioreStatale Leardi di Casale Monferrato testimonia e conferma l’interesse e l’impegno di approfondire laconoscenza della realtà territoriale monferrina da parte dei giovani studenti, del corpo insegnante edell’intera istituzione scolastica. Dopo il rilevamento delle Cappelle del Sacro Monte di Crea (pubbli-cato nel 2001 dal Parco naturale del Sacro Monte di Crea) è ora la volta degli infernot. Il rilievo archi-tettonico e la schedatura fotografica, la restituzione grafica e la classificazione delle immagini di que-sti originalissimi edifici scavati nella roccia, è parte del “Progetto infernot”, una proposta coordinatadall’Ecomuseo della Pietra da Cantoni. Lo studio è doppiamente importante, perché alla qualità tec-nica, didattica e formativa, aggiunge la capacità di stabilire un dialogo con enti che operano nei campidella conservazione e della valorizzazione del territorio. L’apertura del mondo della scuola a esperien-ze sociali dirette, il confronto con le istituzioni che si prefiggono la salvaguardia non solo dell’ambien-te e del paesaggio, ma anche della storia e delle tradizioni, è un esempio da emulare e segna la tappadi un percorso nuovo, di un modo di far cultura più sensibile alla realtà e alle esigenze del contesto incui si opera. Questo volume qualifica inoltre il servizio educativo pubblico, il cui miglioramento èindispensabile per l’avanzamento della società. Perciò è auspicabile che simili sperimentazioni conti-nuino nel tempo e si diffondano sempre più.

Ugo CavalleraAssessore Ambiente, Qualità e Agricoltura, Pianificazione e Vigilanza parchi

Regione Piemonte

La Provincia di Alessandria aveva alcuni mesi fa con piacere salutato la pubblicazione sui graffitidell’Ecomuseo della Pietra da Cantoni; è trascorso il tempo preannunciato e la promessa del volumesugli infernot è stata mantenuta, andando ad aggiungere un’altro tassello nel mosaico di un progettoarchitettonico e culturale sempre in continua crescita.

Anche in questo caso ci troviamo a procedere in un percorso di infinita suggestione se pensiamoad un tesoro naturale tanto affascinante come quello degli infernot, nicchie che vanno ad occupare,laddove si trova la pietra arenaria, la terra sotto la terra.

Il complesso e compiuto lavoro di studio, ricerca, catalogazione ed analisi a cui si sono sottopostigli studenti dell’Istituto Leardi di Casale Monferrato con gli operatori del Parco naturale del SacroMonte di Crea e dell’Ecomuseo, nonché con tutti i Promotori, è sicuramente ancora una volta un otti-mo esempio di quella forza e quella capacità messe al servizio della conservazione e della valorizzazio-ne di un territorio ricco e prezioso quale quello casalese, dove la storia ha lasciato tracce importanti...anche sotto terra.

Daniele BorioliVicepresidente e Assessore alla Cultura

Provincia di Alessandria

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La conoscenza e la valorizzazione del territorio, obiettivo che l’Ecomuseo della Pietra da Cantoni,si prefigge, passa attraverso azioni che hanno l’ambizione di durare nel tempo, di essere propositive, diguardare al futuro coinvolgendo le forze più preparate e attente del nostro Monferrato.

Volontà di riconoscere emergenze che sommessamente si sono stratificate nel tempo a connotareun territorio intrecciando uomini e terra, lavoro e cultura; storie di vita, scritte nelle cose, che hannoplasmato un paesaggio e formato la coscienza di una identità. Una importante realizzazione si è con-cretizzata nel “Progetto Infernot” con questo volume promosso dall’Ecomuseo, edito grazie al lavorodei professori dell’Istituto Leardi che hanno saputo appassionare, oltre che istruire, gli allievi che allapreparazione professionale hanno aggiunto entusiasmo e partecipazione.

Tre anni di lavoro corale, un risultato eccellente.A coloro che hanno collaborato e reso possibile questo progetto (proprietari degli infernot, studen-

ti, insegnanti, amministratori pubblici), siamo riconoscenti, e a tutti va il nostro “grazie” più sincero.

Giuseppe Arditi Ettore Broveglio Luigi MerloSindaco Presidente Presidentedi Cella Monte IPLA spa, Torino Parco naturale Sacro Monte di Crea

Si può fare scuola in molti modi, semplicemente spiegando gli argomenti del programma, control-lando poi la preparazione con prove scritte e orali oppure si può educare ed istruire coinvolgendo gliallievi con progetti.

A quattro anni dalla pubblicazione del testo sui rilievi delle cappelle del Sacro Monte di Crea, l’im-pegno, l’entusiasmo la passione e la costanza dei professori e degli allievi del Leardi, istituto che sonoorgogliosa di dirigere, hanno reso possibile la realizzazione di questo libro che contribuirà alla cono-scenza di aspetti del territorio non sempre conosciuti da tutti, ma che giustamente devono essere pub-blicizzati perché testimonianze rilevanti sia del lavoro sia della cultura di un passato il cui ricordo deveessere conservato e valorizzato perché senza di esso perde di significato anche il presente.

Condivido con tutti coloro che con diverse mansioni lavorano al Leardi la positiva ambizione di esse-re un istituto di qualità che fornisce quindi un’educazione di alto livello e credo che la realizzazione diprogetti come quello del rilievo degli Infernot sia una delle vie per concretizzare questo obiettivo.

La pubblicazione di questo volume è solo il primo risultato del “Progetto infernot” che proseguiràfino a che gran parte di queste originali costruzioni vengano rilevate, fotografate e catalogate in unsecondo e, perché no, in un terzo volume di testi che arricchiranno il patrimonio documentale del ter-ritorio. Posso affermare che al Leardi questo lavoro sarà fatto con entusiasmo.

Paola RobottiDirigente Scolastico - Istituto Superiore Statale Leardi

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Infernot e cultura del territorio

Amilcare Barbero e Dino Cusanno

Il titolo recita: “Ecomuseo della Pietra daCantoni”, il sottotitolo introduce una specificageografica-paesistica: “Monferrato: terra di vi-gneti e infernot”. O meglio due caratteriz-zazioni tipologiche ben precise: una abitativa,l’infernot e l’altra ambientale-agraria, i vigneti.Nel complesso, se il nostro Ecomuseo è im-mediatamente comprensibile nelle sue enun-ciazioni per i nativi del luogo, o per chi hadimestichezza con il nostro territorio, suscita,probabilmente, perplessità nei “forestieri” cheavranno difficoltà a comprenderne gli elementidistintivi: “Pietra da Cantoni? Infernot?”.Alla prima domanda risponde la geologia, checon questi termini indica una particolare for-mazione che si è costituita… nei modi e nei

tempi illustrati da Carlo Piccini, qualche pagi-na più avanti. Alla seconda abbiamo rispostocon questo libro che documenta un’indagineavviata nel 2001, ben prima che la Regione Pie-monte istituisse, formalmente, l’Ecomuseo il 1°aprile 2003.

Infernot e vigneti dunque, frammenti diuna realtà complessa, il territorio monferrino,apparentemente antitetici fra loro: uno disuperficie (lineare, ordinato, visibile, dominan-te nella percezione del paesaggio) l’altro sotter-raneo (cunicolare, imprevedibile, insospettabi-le, nascosto). In realtà entrambi complementa-ri (sopra/sotto, fuori/dentro, aperto/chiuso,ecc.) che richiamano la compensatività del

Volevamo fare una ricerca metodologicamente corretta e chi altro se non i “geometri” (del prof.Ceresa) ci garantivano la professionalità necessaria. Desideravamo renderla pubblica con un libroaccattivante e chi se non ai “grafici” (del prof. Celoria) potevamo rivolgerci per mettere “in bella” illavoro svolto. Abbiamo avuto l’opportunità di trovare nell’Istituto Leardi entrambe le competenze.

Lungo il percorso (e sempre presso la stessa Scuola) siamo incappati in un collaudatissimo tan-dem di ricercatori (proff. Angelino – Angelini) che sono fra gli animatori (vicepresidente e consiglie-re) dell’Associazione casalese “Arte e Storia”. Un insieme di professionalità mixato da un dirigentescolastico (prof.ssa Robotti) che ha distribuito, sapientemente, le responsabilità.

Potevamo, con queste premesse, non fare una “buona” ricerca ed un “bel” libro?

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pensiero orientale, Yin e Yang. Opposti chenon si escludono, che costituiscono un tutt’u-no, a partire dalla complementarietà di funzio-ni: produzione (vigneto) e conservazione delprodotto (infernot). Un dualismo inseparabileche è manifestazione del pensiero ondulato diqueste colline di cui scandisce, con la loro alter-nanza, il ritmo del tempo, il trascorrere dellestagioni. Il paesaggio monferrino ci piace leg-gerlo così: espressione sempre e comunquedell’uomo monferrino. L’improvvisa casualitàdi una frana, ad esempio, produce effetti chenon sono mai irrimediabili ed ingovernabili;proprio perché “gestibili” (diversamente daquanto accade in montagna) diventano, inbreve tempo, un’altra “cosa”. Un paesaggio,quindi, continuamente adattato ed organizza-to, mai stravolto da soluzioni “urbanistiche”risolutive, traumatiche. Uno spazio abitato cheva mantenuto tale: un ambiente cresciuto e co-struito poco per volta. Appunto… sopra e sotto.

A maggior ragione occorre pertanto porredelle premesse metodologicamente correttequando l’oggetto della nostra attenzione è rap-presentato da qualcosa di unico quali sono gliinfernot, che, prima ancora di essere conside-rati delle espressioni originali di architetturaipogea, vanno, a parer nostro, interpretati co-me delle opere geniali della cultura rurale,nella quale l’artigiano-contadino, alla pari delprocesso creativo adottato dallo scultore, haasportato materia dalla pietra per ottenere dei“vuoti” che, come i “pieni” rappresentati dallestatue, appagano la vista e lo “spirito”, oltre cheessere funzionali allo scopo per cui sono stati

realizzati. Ecco allora apparire al nostro sguar-do stanze create dal nulla, movimentate dasporgenze e rientranze, da luci e ombre dove il“tesoro”, rappresentato dalle bottiglie “di quel-lo buono”, trova il suo naturale caveau, protet-to da quelle condizioni ottimali di luce, tempe-ratura ed umidità che solo la “madre terra” è ingrado di assicurare.

Con questo lavoro gli infernot escono dalladimensione del folclore, delle saghe di paese,della promozione localistica ed entrano inquella della storia dell’edilizia abitativa, dellaantropologia rurale, delle espressioni tipologi-che del patrimonio urbano e culturale di unavasta comunità regionale: nell’identità costitu-tiva di un territorio. Ne rappresentano un cro-mosoma, un DNA, un elemento cellulare final-mente studiato, comparato, svelato. E rivelato,conosciuto, diffuso. A noi la capacità di conser-varne la memoria, interpretarne le suggestionie valorizzarne le grandi potenzialità di richia-mo turistico. Quello serio, attento ai risvoltieconomici ed occupazionali, lontano dagli effi-meri stordimenti di “eventi” ricchi solo deisoldi utilizzati per promuoverli ma, in realtà,talmente poveri di contenuti da essere dimen-ticati nel breve tempo di una stagione. Esat-tamente il tempo concesso all’anonimo arteficedei nostri infernot di progredire nel suo lavoro,scavarne con cocciuta determinazione un altropezzo e, nel contempo fantasticare ed immagi-narne la forma, il ripiano su cui, di lì a breve,collocherà le sue bottiglie di vino.Quello da conservare per le occasioni impor-tanti!

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Infernot: rilievo e mappatura.Il progettoPaolo Ceresa

Il progetto “Infernot: rilievo e mappatu-ra” nasce dalla collaborazione tra l’IstitutoSuperiore Statale “Leardi” di Casale Mon-ferrato e l’Ecomuseo della Pietra da Can-toni (Comune di Cella Monte, Parco Natu-rale e Area attrezzata del Sacro Monte diCrea, Istituto per le Piante da legno e l’Am-biente).

L’obiettivo principale e concretizzatodell’Istituto Leardi, oltre a quello di carat-tere didattico-educativo, è l’effettivo coin-volgimento ed integrazione della Scuolacon la società e la realtà territoriale che lacirconda.

Un altro obiettivo, comune all’Eco-museo e certamente più ambizioso, è quel-lo della riscoperta e valorizzazione delnostro territorio e delle sue bellezze perpromuoverne la difesa ed il recupero con lapropria cultura e tradizioni.

Il lavoro del progetto è essenzialmenteun’analisi dei manufatti che rientranonella categoria definita con il nome di“infernot”.

L’infernot è una piccola camera scavata

sotto terra, senza luce e aerazione diretta,collocato a fianco o sotto la cantina ma adiretto contatto con essa. L’infernot, doveesiste, è un’appendice della cantina nonindispensabile ma molto utile per custodi-re e conservare il vino dopo l’imbottiglia-mento. Gli infernot si trovano sotto le abi-tazioni private in gran parte dei Comunidella collina casalese ma soprattutto dovec’è la Pietra da Cantoni. La pietra, geologi-camente detta arenaria, da tutti impro-priamente chiamata “tufo”, è molto indica-ta per l’escavazione e creazione di un infer-not perché è abbastanza lavorabile ed assi-cura clima e umidità costanti e idonei perla conservazione del vino imbottigliato.

Gli infernot sono dei veri e propri scri-gni, dei piccoli capolavori dell’architetturarurale, pensati e nati dall’inconsapevolegenialità e maestria contadina e popolare.

Il progetto è incominciato nell’annoscolastico 2001/02 e ha coinvolto studentied insegnanti della nostra Scuola chehanno lavorato con il personale del Parcodi Crea ed i promotori dell’Ecomuseo.

Il coordinamento dei lavori è stato con-

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dotto dal sottoscritto e dal collega prof.Ilenio Celoria insostituibile e prezioso col-laboratore.

I lavori sono stati attuati attraverso duefasi:

a) la prima, ripetuta a cadenza annuale,riguarda il rilievo architettonico e fotogra-fico e le rispettive restituzioni con la crea-zione di un manifesto per ogni singoloinfernot ed una presentazione multime-diale;

b) la seconda, allo scadere del terzoanno scolastico, finalizzata alla pubblica-zione di questo volume, è stata essenzial-mente di catalogazione e d’analisi deimanufatti con la stesura delle prime osser-vazioni e conclusioni di carattere tecnicoaccompagnate da ricerche di genere stori-co-etimologico.

Ai rilievi e ai disegni hanno lavorato glistudenti delle classi quinte B geometraguidati dal sottoscritto. Il prof. Celoria hacreato e curato tutta la parte di composi-zione grafica e fotografica dei manifesti,della presentazione multimediale e delletavole riprodotte in questo volume.

Altri insegnanti dell’Istituto (i colleghidi lettere proff. Angelini e Angelino),esperti, professionisti, dipendenti o colla-boratori del Parco di Crea e dell’Ecomuseohanno contribuito con i loro scritti e studia completare l’opera.

È stata un’interessante e bella esperien-za di lavoro. Agli studenti è piaciuta moltoperché hanno avuto l’opportunità dicimentarsi direttamente sul territorio in

ambiti esterni allo spazio didattico tradi-zionale affrontando tematiche diverse econoscendo nuove realtà locali.

Per tutti c’è sempre stata la consapevo-lezza di affrontare un argomento interes-sante non ancora molto conosciuto e docu-mentato.

In questo volume sono illustrati e cata-logati ventidue infernot dislocati in variComuni della collina casalese (Camagna,Cella Monte, Frassinello, Olivola, Ottiglio,Ozzano, Rosignano e Treville). È ovvio chequesti infernot non sono la totalità di quel-li esistenti perché tanti altri sono ancorachiusi o inagibili oppure gelosamentecustoditi nell’attesa di essere scoperti. Ilnostro progetto, dunque, non è conclusoma arrivato solo al termine di un primocapitolo. Con la disponibilità dei privati el’aiuto delle Amministrazioni locali il lavo-ro del progetto proseguirà sicuramenteancora per qualche anno.

Il volume non è esaustivo del tema trat-tato ma il suo contenuto è sicuramente unprimo e modesto contributo all’attivitàdell’Ecomuseo della Pietra da Cantoni.L’azione dell’Ecomuseo è finalizzata alrecupero e alla valorizzazione di questapietra che è un particolare e caratteristicoaspetto della collina casalese di cui gliinfernot fanno materialmente e concreta-mente parte insieme alla vita e al paesag-gio.

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La collina casalese d’estate

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Infernot: di cosa si parla?

Gabriele Angelini e Antonino Angelino

Nel passaggio tra Medioevo ed Etàmoderna si assiste, in area piemontese, alfenomeno di una specializzazione degliambienti legati alla pratica vinicola.

Là dove la limitatezza dello spazio nonvi si oppone, ossia nelle residenze signorilie delle grandi famiglie borghesi, all’antico“cellarium”, che si presentava come localecaratterizzato dalla molteplicità dei ruoli,si sostituiscono il “tinagium”, specifica-mente destinato alla “bollitura” del mostonei tini (quando non anche alla pigiatura)e la “canepa” vera e propria, adibita allaconservazione delle botti e dei vari vasivinari.

Talvolta, accanto a quest’ultima, si in-contrano vani di proporzioni più modesteche le fonti indicano come “cela vinaria”,“parva crota sive cripta” e, col prevaleredelle voci volgari, “crottino”, “canevotto”,“infernotto”. In diversi casi vi si accededirettamente dalla cantina grande, rispettoalla quale essi sembrano distinguersi per la

funzione di contenere, per lo più, le bottipiene.

L’ubicazione di tali ambienti, e dellastessa cantina, è varia: possono essere apiano terra, seminterrati o interrati ma,nello specifico, l’uso stesso del termine“infernotto” indirizza verso una posizionesottostante rispetto alle altre strutture.

Etimologicamente riallacciabile al pro-venzale antico enfernet, che designa unaprigione angusta, e agli inizi applicato,come pare ovvio, ad un vano ristretto, sot-terraneo, dipendenza di una cantina prin-cipale, il vocabolo “infernotto”, con oscilla-zione semantica, giungerà anche a desi-gnare il locale maggiore: descrivendo nel1679 la maestosa e architettonicamentepregevole cantina della Venaria Reale,“grande e spatiosa, di forma ovata, com-partita nel suo giro in dodeci arcate”, il cuiatrio è utilizzato in qualche occasionecome “stanza per mangiare a Sua AltezzaReale, et al suo seguito”, Amedeo di Ca-

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stellamonte aggiunge che “queste sorti dicantine vengono communemente chiamati«infernetti»”.

Così pure, nel Vero metodo di fare i vinisani e sicuri di conservarsi di GiuseppeAntonio Donadio, di Busca, edito nel 1776,“infernotto” non è applicato ad un localevolumetricamente minore: l’agronomo pe-demontano dice infatti che sarebbe “otti-mo ripiego” avere “due cantine, cioè, comedicesi dal volgo, una crotta ed un infernot-to, che vale a dire una cantina sotto ilpiano terreno e l’altra al di sotto di quella”,nella quale i vini andrebbero trasferiti nelmese di febbraio oppure marzo essendoessa “maggiormente riparata dagli ardoridel sole e fredda eziandio in tempo d’e-state”.

Tra i dizionari piemontesi, alcuni igno-rano il vocabolo infernot; quelli che loriportano, e siamo ormai nell’Ottocento,non posano ugualmente l’attenzione sulledimensioni del locale, che può essere tanto“ripostiglio” quanto “cantina”, ma piutto-sto sull’ubicazione, “molto profonda” o,comunque, sempre sulla sua caratteristicadi “luogo sotterraneo”.

Tanto il di Sant’Albino che il Ponza poi,attribuiscono all’infernotto la funzione diaccogliere “bottiglie” e, allo stesso tempo,secondo il primo, “camangiari o simili”,ossia scorte alimentari.

Insomma, se ad un certo punto la voce

si è potuta prestare ad indicare per sinoni-mia la cantina stessa, è però evidente chenel tempo il significato precipuo è rimastoquello delle origini, del locale – si è co-stretti a ripetere – posto ad una profondi-tà maggiore, con funzione sussidiaria eadibito alla fase di conservazione del pro-dotto enologico, fase che dal Seicentocomincia ad annoverare la pratica dell’im-bottigliamento; con la generalizzazione delprocedimento ecco che l’infernotto ospitanon più botti piene ma bottiglie.

La sua situazione di ambiente “fresco”,sottolineata dagli stessi dizionari primaricordati, lo predispone a fungere contem-poraneamente da dispensa per alimentideperibili, come si è visto.

Nel concreto, comunque, anche quandonon vi sia la compresenza di tutte quante lecaratteristiche enunciate, si può ugual-mente sentir parlare di infernot.

Era infernot, nelle case dei piccoli pro-prietari, l’unico minuscolo vano cantinato,con finestrella , nel quale, assieme a botti-celle, damigiane, bottiglie, trovava posto lagabbietta, appesa al muro, utilizzata comecontenitore per formaggi, salumi e carne;la testimonianza proviene da un paesemonferrino al confine fra pianura e collinacome Occimiano.

L’area nella quale, nel Monferrato casa-lese, più compiutamente trova riscontrol’immagine codificata dai dizionari dialet-

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tali è però quella dell’affioramento dellacosiddetta “pietra da cantoni”, l’arenaria,di abbastanza agevole escavazione.

Nelle località di Camagna, Cella Monte,Frassinello, Olivola, Ottiglio, Ozzano, Ro-signano, Treville, fatte oggetto della map-patura, tutti quanti gli infernot censiti,eccetto uno, appaiono collegati ad unacantina; per la maggior parte sono sotto-stanti ad essa; la funzione del locale è quel-la della conservazione delle bottiglie, anzi,per meglio dire, delle bottiglie più pregiatee, a memoria d’uomo, non mancava, al suointerno, la gabbietta poco sopra rammen-tata, segno inequivocabile dell’utilizzo del-l’ambiente, privo qui di finestre e dotato ditemperatura costante, come dispensa.

Sono ancora i ricordi di un gruppo dipersone, qualcuna di età chiaramenteveneranda, che volentieri a Cella Monte sisono incontrate con noi dell’Istituto “Lear-di” per parlare del tema, ad indicare nell’infernot la sede prediletta per le “ribote”,scorpacciate fra giovani maschi soprattut-to, con detrimento delle scorte vinarie aportata di mano e apertura, nel periodo trale due guerre mondiali, dell’immancabilelatta con le acciughe salate.

I racconti uditi dai nostri ospiti in gio-ventù proiettano luce più indietro, sull’alle-stimento stesso dell’infernot, ricavato dal-l’arenaria con due operazioni ben distinte.

Allo scavo provvedeva il padrone mede-

simo della casa, recuperando il vano, chenon di rado si espandeva oltre i limiti dellaproprietà, invadendo lo spazio sottostantealla strada pubblica, alla piazza, alle perti-nenze altrui. Successivamente, un cavatoredi pietra da cantone, maggiormente specia-lizzato, rifiniva l’opera modellando dalpieno, fin dove la compattezza della pietralo consentiva, gradoni d’appoggio, nicchie,mensole per le bottiglie e, a Cella Monte inparticolare, il caratteristico tavolo o, in suoluogo, un blocco prismatico in posizionequasi sempre centrale.

Importa notare come l’intera operazio-ne venisse condotta senza preoccuparsi diapprofittare dell’escavazione per ottenereconci di pietra da reimpiegare, e ciò si dis-costava dal procedimento tipico dellacosiddetta architettura “del togliere e delmettere”, peculiare della collina, che con-templava un utilizzo di pietra da cantone,cavata nel dar forma alla cantina, permurature esterne.

Il lavoro si restringeva al periodo in-vernale, quando sia l’agricoltore proprieta-rio sia il cavatore artista potevano disporredel tempo necessario; di infernot realizza-ti in due o tre inverni, portando in superfi-cie il materiale frammentario con le cava-gne, raccontavano ai nostri testimoni i lorovecchi.

Qualche rara data incisa sull’arco diingresso, sul tavolo o sulla parete di questi

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pregevoli ricettacoli, consente di affermareche il ricordo si fissava sugli anni ‘80 e ‘90del diciannovesimo secolo.

E questo è senza dubbio il termine cro-nologicamente più ravvicinato per unaeventuale datazione degli infernot dellazona finora censita. Ma siamo di fronte alperiodo della costruzione degli ultimiinfernot, o non piuttosto all’arco tempora-le a cui va riportata, se non proprio la tota-lità, quanto meno la maggior parte di talicelle presenti nelle località in questione?In sostanza, non compaiono mai graffitiche rimandino ad epoche anteriori; sino aquando sondaggi che dal manufatto e dalle

testimonianze orali si estendano a possibi-li fonti scritte non porgeranno risposterisolutive, converrà dunque reputare comeassai ragionevole un’ipotesi, già affacciatain qualche scritto di argomento locale:sarebbe il tardo Ottocento la stagione chevide prendere piede ed diffondersi, verosi-milmente per un fenomeno imitativo, larealizzazione, nella zona dei paesi collinariconsiderati, degli infernot, modello di spe-cializzazione dell’ambiente consacrato allacultura del vino, altrove già affermato dasecoli e approdato qui piuttosto tardi, adimostrare, ad ogni modo, la sua costantevitalità.

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BARBERO, MARCO GIORCELLI, s.l. 2002.

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La ribota

Paola Robotti

Non sono passati molti anni e il ricordodi certe abitudini, di certi modi di vita èancora vivo in chi ha appena raggiunto unapiena maturità, tuttavia proprio questiricordi sembrano riguardare un’epocaremota, una vita che pare lontana solo per-ché diversa e che invece si riferisce solo apochi decenni fa.

In breve tempo sono scomparse con-suetudini, modi di stare insieme, di viverela gioventù e la vita.

Senza che lo si avvertisse, in modo irre-versibile, anche l’esistenza nei piccoli cen-tri, fino a ieri villaggi vissuti ed aggregati, èmutata e spesso proprio questi piccoli cen-tri sono diventati solo luoghi da cui troppospesso si fugge .

In molti è forte il rimpianto e il deside-rio di recuperare il passato per cercare dinon perdere la propria identità e il sensodell’esistenza.

Lo studio degli infernot si colloca inquest’ottica e anche il ricordo delle cosid-

dette ribote negli infernot fa parte di que-sto rimpianto.

La ribota era aggregazione, allegria,bevute e mangiate smisurate, calore nellostare, nell’osare, nel sognare insieme.

Questi locali, infatti, spesso molto pic-coli e scavati con pazienza e tenacia quasisempre durante la pausa dal lavoro dellaterra nei lunghi inverni, erano spesso gliunici luoghi di ritrovo per riunioni convi-viali o per più veloci spuntini di giovaniche dal paese non potevano muoversi per-ché sprovvisti dei mezzi per farlo.

Allora non c’erano discoteche, pub elocali vari, ma soprattutto i giovani dispo-nevano di un unico mezzo di trasporto: labicicletta.

Gli infernot in collina o i balli a palchet-to della “Festa del paese” erano i luoghi diritrovo anche se per incontri diversi: quel-li per le ribote con gli amici, questi per gliincontri con le ragazze.

Come abbiamo già affermato, altri

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tempi, altri modi di vivere la gioventù,altro gusto per la vita.

Questi luoghi sotterranei dal nome dal-l’etimologia incerta, ma dall’assonanzainquietante, oggi vengono utilizzati unica-mente come cantine (acciughe, salami,cavoli ed altro ancora stipano anonimicongelatori) e a volte sono aperti per unpubblico interessato.

Le ribote (ma non si chiamano più così)vengono fatte altrove, spesso, con bevandee cibi diversi, con uno spirito diverso, masoprattutto con diversa disponibilità ecapacità di vivere.

La ribota negli infernot fa parte del pas-sato.

Di un passato che sotto certi aspetti nonsi finirà mai di rimpiangere.

Colline di Rosignano a primavera

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Dall’analisi e dal confronto dei ventidueinfernot catalogati si possono già metterein evidenza alcune diversità tipologichepresenti nel territorio.

Osservando i disegni degli schemi di-stributivi planimetrici ed altimetrici, emettendo a confronto le varie immagini,emergono diversità morfologiche e geome-triche considerevoli, tra i vari Comuni. Si èda subito visto che alcune caratteristichepossono essere comuni, ma altre connota-zioni appartengono e contraddistinguonoaree geografiche diverse.

È implicito il fatto che i dati, i giudizi ele argomentazioni che faranno seguitosono relativi e riferiti ai soli manufatti perora mappati ed illustrati in questo volume.

TIPOLOGIE E APPARTENENZETERRITORIALI

Sono state rilevate diverse tipologie inrelazione a sei aspetti o caratteri fonda-mentali dei manufatti: la distribuzione, la

struttura, il collegamento, la collocazione,il contenimento e la finitura.

a) LA DISTRIBUZIONE

È attinente alla disposizione, ripartizio-ne e forma degli spazi, soprattutto plani-metrica, di cui è costituito un ambiente oun manufatto. Per gli infernot esaminati sipossono riscontrare le seguenti tipologie:

a1) monocamera

L’infernot è costituito da un unico ambien-te. La forma più ricorrente della pianta èquella rettangolare, seguita dalla rotonda edalla quadrata. L’infernot a monocamera,al proprio centro, può essere:

a1.1) senza tavoloa1.2) con tavolo o piano di appoggio

Infernot a confronto

Paolo Ceresa ...“Nel buio e nel silenzio di un infernot non ci trovisolo il vino ma anche tanta fatica, passionee amore per la propria terra”

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Nel secondo caso il tavolo non è mai unelemento aggiunto o mobile ma una strut-tura scolpita direttamente ricavata dall’a-renaria. a2) multicamera

L’infernot è costituito da due o più vanidiretti oppure collegati tra di loro da brevicorridoi o scale. Le camere hanno piantedalle forme diverse e quasi sempre sonodisposte su differenti livelli.

a3) a corridoio e camera

L’infernot è articolato da una o piùcamere preceduto da un corridoio che nonè un ambiente di passaggio o di collega-mento ma un vero e proprio vano di conte-nimento.

Gli infernot a monocamera si trovanoun po’ dappertutto, mentre quelli a più ca-mere sono concentrati specialmente a Ca-magna con alcuni esempi anche in Otti-glio, Rosignano e Frassinello. Gli infernota monocamera con tavolo o monolite sca-vato al centro sono quasi una esclusività diCella Monte con un caso in Ottiglio (molto

particolare e pregevole è il tavolo dell’in-fernot n°11).

Gli infernot con corridoio avente anchefunzione di contenimento sono rari e noncostituiscono una esclusività territoriale.

b) LA STRUTTURA

Riguarda essenzialmente il modo e il si-stema costruttivo usato per giungere alrisultato finale della struttura.

Nel caso degli infernot si hanno le se-guenti tipologie:b1) totalmente scavato

È il sistema costruttivo più complesso edelicato perché l’infernot è completamen-te scavato nell’arenaria. Esso è ottenutosolo ed esclusivamente dall’asportazionedel materiale, esattamente come avvienein una qualunque scultura in pietra, senzal’aggiunta successiva di parti o elementi.

b2) scavato e costruito

La costruzione dell’infernot avviene indue fasi distinte: la prima di scavo o sban-camento totale, la seconda di aggiunta o dicostruito con l’apporto di nuovo materiale

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e volume. La parte aggiunta normalmenteè costituita dalle nicchie e dai sistemi dicontenimento costruiti con la stessa arena-ria (mensole e cantoni) oppure in laterizio(mattone pieno o forato). b3) misto scavato

È relativo all’uso combinato e compre-sente dei due precedenti sistemi.

Gli infernot completamente scavati sitrovano dovunque, con l’esclusione diFrassinello e Olivola che adottano la tecni-ca del costruito. Fra tutti gli infernot sca-vati, che sono tanti e tutti originali, suscitauna certa emozione e meraviglia il n°19.

Gli infernot costruiti di Frassinello eOlivola sono sicuramente dipesi dallanatura mineralogica e fisico-meccanicadell’arenaria del luogo.

Le soluzioni miste sono abbastanza dif-fuse e si trovano in vari Comuni (Ca-magna, Cella Monte, Rosignano, Treville).

c) IL COLLEGAMENTO

È riferito alle possibili soluzioni del per-

corso del collegamento esistente tra la can-tina e l’ingresso dell’infernot. Può essere:c1) diretto

È tale quando l’infernot comunicadirettamente con la propria cantina equindi si trova a fianco di essa allo stessolivello o con valori poco diversi. c2) con corridoio - cunicolo

Quando l’infernot non è vicino alla can-tina ma al suo stesso livello, o a valori dipoco diversi, lo si raggiunge tramite loscavo di un corridoio più o meno lungo adandamento pianeggiante. Il cunicolo ha lastessa funzione ma è paragonabile ad unastretta galleria dal percorso in pendenza.

c3) con scala

L’infernot è collegato alla cantina dauna scala, sempre scavata, più o menolunga o ripida. La scala può essere:

c3.1) monorampac3.2) a due o più rampe (sempre orto-

gonali fra di loro)c3.3) elicoidaleFra le tre forme geometriche la più

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complicata e difficile da costruire, conside-rando che è uno scavo, è sicuramente l’eli-coidale.

Per tutti gli infernot rilevati i collega-menti più diffusi sono la scala ed il corri-doio. Fra le scale la più ricorrente è quellaa più rampe, mentre quelle elicoidali sitrovano solo a Camagna (rigorosa e bella èquella dell’infernot n°3).

Ad Ottiglio tutti i collegamenti sonodiretti perché sia l’infernot che la cantina,quando esiste, sono sempre vicini e ubica-ti al piano terreno (vedi anche più avanti).

Il collegamento diretto non è però unaesclusività di Ottiglio perché è riscontrabi-le un po’ dappertutto.

L’unico caso di cunicolo è a Frassinello.

d) LA COLLOCAZIONE

È attinente alla posizione spaziale alti-metrica del manufatto rispetto ad un pianoo livello geometrico di riferimento. Es-senzialmente distingue le ubicazioni deivari infernot rispetto la strada, il cortile ola cantina di casa. Si distinguono le se-guenti tipologie:d1) sotto la cantina e la casa

L’infernot si trova sotto il livello dellacantina che a sua volta si trova sotto allapropria casa di appartenenza.d2) sotto la cantina fuori casa

L’ubicazione dell’infernot è ad un livel-

lo inferiore a quello della cantina ma èanche verticalmente al di fuori dell’areacoperta dalla propria casa di appartenenza(cioè non si trova sotto casa ma sotto alcortile, alla strada pubblica o ad un’areanon di proprietà).d3) al livello della cantina

L’infernot è a lato e allo stesso livellodella cantina ma verticalmente al di fuoridell’area coperta della propria casa diappartenenza. Questo è anche il caso in cuil’infernot comunica direttamente con lacantina o tramite un corridoio.d4) al livello della strada o del cortile

L’infernot è ubicato al piano terreno verti-calmente al di fuori dell’area coperta dellapropria casa di appartenenza. Questoavviene quando almeno un fronte dellacasa è addossato ad un terrapieno.

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Su tutto il territorio analizzato si riscon-trano le varie tipologie descritte con unasola e importante eccezione: solo adOttiglio tutti gli infernot si trovano alpiano terreno normalmente scavati nelterrapieno dietro casa. Una giustificazionepuò essere data dall’impianto urbano che ècollocato sul dorsale di una collina dall’ac-centuata pendenza.

e) IL CONTENIMENTO

Trattandosi di infernot è riferito al tipoe alle forme delle nicchie o dei piani diappoggio per il contenimento o alloggia-mento delle bottiglie. Si distinguono leseguenti tipologie:e1) a piani continui

Sono piani di appoggio che si sviluppa-no parzialmente o totalmente lungo l’inte-ro perimetro dell’infernot. Sono conteni-menti ad un unico ordine (nel senso chenon si sovrappongono fra di loro) realizza-ti con lo scavo. Possono essere di corona-mento o sovrapposti alle nicchie.

e2) a gradinate continue

Sono l’evoluzione migliorativa della tipo-logia precedente. Il piano d’appoggio a gra-dini consente alle bottiglie di fondo di nonessere nascoste dalle bottiglie di facciata.e3) a nicchie

Le nicchie sono come dei piccoli loculipensati e dimensionati in funzione delmultiplo di una bottiglia. Possono esserelunghe o strette e, fra di loro affiancate esovrapposte, ricoprono quasi sempre tuttele pareti dell’infernot. L’altezza media diun infernot consente lo sviluppo in verti-cale di due o tre ordini di nicchie. Sonorealizzate in scavo oppure costruite e pos-sono essere:

e3.1) senza gradinata internae3.2) con gradinata interna

e4) misto nicchia

Il contenimento delle bottiglie è risoltocon l’uso sia dei ripiani che delle nicchie.

Il contenimento delle bottiglie in nic-chia o su piano è il più diffuso ed adottato

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sul territorio analizzato. Gli infernot diCamagna, Ottiglio e Frassinello adottanocon maggior frequenza i piani continuimentre quelli di Cella Monte, Olivola,Treville, Ozzano e Rosignano preferisconola nicchia.

Le gradinate portabottiglie continue oinserite nelle nicchie si trovano solo inalcuni infernot di Cella Monte (esemplareè la soluzione dell’infernot n°5).

f) LA FINITURA

Riguarda il tipo di lavorazione superfi-ciale delle pareti dell’infernot ovvero delgrado di rifinitura del medesimo.

Le pareti in arenaria dell’infernot pos-sono essere:

f1) a spacco naturale

È una finitura dovuta al tipo di arenariache risente parecchio della non omogenei-tà mineralogica e sedimentativa. L’infer-not spaccato ha le pareti mosse e irregola-ri e a causa della scarsa lavorabilità dellasua arenaria difficilmente consente la rea-lizzazione di nicchie in scavo.

f2) con picconatura a vista

È la finitura lasciata dal piccone che hascavato (o sgrossato) e successivamente ri-finito e modellato le superfici dell’infernotlasciando ben evidenti i segni inconfondi-bili della lama o della punta del picconeconficcato nella roccia.

f3) a superficie rasata

È la finitura più fine e regolare che nonammette distrazioni nella fase costruttivama, al contrario, esalta la precisione geo-metrica e perfezione esecutiva di un infer-not.

La finitura indiscussa, più comune erappresentativa, è quella con la picconatu-ra a vista.

Lo spacco naturale dell’arenaria lo sitrova in tutti gli infernot di Frassinello e ingran parte in quelli di Camagna.

Gli infernot picconati e rasati sonopochi: uno a Camagna, a Cella Monte e aOzzano.

L’unico infernot interamente lisciato orasato è il n° 9 che si trova a Cella Monte.In questo esempio si esprime la massimaperfezione riscontrata fra tutti gli infernotcatalogati.

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PARTICOLARITÀ E CURIOSITÀFra i ventidue infernot catalogati vi

sono alcune curiosità o particolarità chemeritano di essere ricordate:

Il più piccolo e il più grande

L’infernot più piccolo è il n°12 diFrassinello di soli 0,90 mq. di area quasiquadrata (ottenuta da uno scavo di mq.2,40 successivamente ridotta per l’aggiun-ta delle nicchie costruite).

L’infernot più grande a monocamera èil n°7 di Cella Monte di 17,30 mq. ed il n°16a doppia camera di 20,50 mq che si trova aOttiglio.

La superficie più comune per un mono-camera va da 5 a 8÷9 mq.

Il più basso e il più alto

L’infernot inspiegabilmente più basso(la misura è inferiore all’altezza media diuna persona adulta) è il n°16 di Ottiglioche è di m. 1,60 (valore medio).

L’infernot più alto è il n° 9 di CellaMonte che misura m. 2,60 all’impostadella volta fino ad arrivare a m. 2,95 al pro-prio centro.

Un caso particolare è dato dal n°22 diTreville che assume in alzato una stranaforma a calotta con al proprio verticeun’altezza di m. 4,35.

L’altezza interna più usuale per unmonocamera è di 1,90÷2,20 m.

Il più centrale (o compatto), il più allungato

e il più articolato

L’infernot più centrale perché simme-trico rispetto ai due assi principali è il n°8di Cella Monte dalla pianta quadrata e conle nicchie tutte uguali. Anche il n°3 diCamagna a pianta circolare è degno dinomina.

Vi sono due infernot citabili fra i piùallungati o a forma di corridoio: sono il n°4di Camagna e il n°17 di Ottiglio.

L’infernot dalla pianta più movimenta-ta con forme geometriche variabili e inu-suali è il tricamera n°2 di Camagna.

Il più semplice e il più scenografico

L’infernot più spartano e dalla strutturasemplificata è il n°21 di Rosignano.

L’infernot più spettacolare o scenogra-fico per la presenza di un piacevole intrec-cio e gioco simmetrico di nicchie monobot-tiglia è il n°19 di Ozzano.

Sono stati eseguiti, a campione, dei rile-vamenti delle temperature interne agliinfernot. La temperatura può cambiare infunzione della profondità, della collocazio-ne e dell’esposizione dell’infernot. In in-verno i valori variano da un minimo di8÷9° ad un massimo di 12÷13° senza rile-vare escursione nell’arco delle ventiquattroore. In estate i valori rimangono gli stessimediamente aumentati di 2 o 3 punti.

Non sono stati eseguiti rilevamenti del

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tasso di umidità che comunque si mantie-ne con valori molto alti.

SUPPOSIZIONI DI GENITURAOsservando con attenzione le immagini

e i dettagli costruttivi di alcuni infernot,tipologicamente simili, fra i ventidue fino-ra mappati si può azzardare o supporre chetre di loro siano stati generati da una stes-sa mano e/o mente, più precisamente gliinfernot identificati con i numeri: 8, 9 e 19.

L’ipotesi della stessa genitura è avallatadalle seguenti motivazioni:

a) gli infernot appartengono ad una stessaarea geografica. Due sono di Cella Monteed il terzo si trova nel Comune di Ozzanoma in una regione sul confine cellese;

b) i tre manufatti sono rispettosi della sim-metria sia planimetrica che altimetrica edelle forme geometriche più classiche(quadrato e rettangolo);

c) per tutti il tipo di finitura è quello rasa-to e denunciano la stessa rigorosità e pre-cisione costruttiva;

d) gli infernot sono interamente costruitiin scavo e le nicchie presentano la chiusu-ra superiore a forma di archivolto;

e) un particolare costruttivo attinente alsistema di contenimento delle bottiglieaccomuna i tre infernot: la presenza di uncapiente piano continuo di appoggio che si

trova, come ultimo ordine, in cima alle nic-chie appena sotto la volta.

CONCLUSIONIChi pensa che tutti gli infernot siano

uguali si sbaglia.Almeno sotto l’aspetto puramente geo-

metrico e spaziale questo è vero. Per altriaspetti, di carattere pratico e funzionale odi tipo sociale e culturale, il discorso sicu-ramente cambia.

Dalle informazioni acquisite si deduceche gli infernot di un certo Comune o diuna certa area geografica, hanno sicura-mente degli elementi o caratteri tipologicifra di loro uguali, ma contemporaneamen-te ne hanno degli altri che sono diversi oconcorrono a renderli unici. Poi ci si accor-ge che la combinazione tipologica e carat-terizzante di questa area comunale difficil-mente si ripete tale e quale anche da un’al-tra parte. Da un Comune all’altro le tipolo-gie si mescolano creandone e omologando-ne delle nuove ma, inconsapevolmente,risuscitandone anche delle vecchie.

Come all’interno di un cerchio chi puòdire di essere il primo? Chi ha incomincia-to a scavare e a costruire i primi prototipid’infernot da essere d’esempio per glialtri? A questa domanda non si può certorispondere. Ogni forma ed espressione ti-pologica, anche quella più minimale o

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banale, non può essere considerata a sestante ma come un anello di una catenache concorre insieme a tutti gli altri a defi-nire la codificazione di questa straordina-ria architettura sotterranea che deve esse-re considerata, a pieno titolo, patrimoniomateriale e culturale del nostro territorio.

Ogni infernot può certamente essereconsiderato un’opera unica perché è l’e-spressione di chi fortemente l’ha voluto,pensato e realizzato, ma è anche vero ilcontrario perché tutti gli infernot hanno in

comune la capacità di trasmettere in sinte-si la maestria, la passione e la fatica profu-se da coloro che li hanno costruiti. Tutti gliinfernot, poi, sanno raccontare tante storiedi costume e di tradizione. Facciamo inmodo che tutto ciò non vada per sempreperduto e dimenticato.

Cerchiamo di salvaguardare e rivalutarei nostri infernot perché così onoriamo unaparte importante del nostro recente passa-to cioè della nostra storia e della nostravita.

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Paesaggio invernale da Olivola

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Infernot. Geologia di una tradizione monferrina.

Carlo Piccini

Il Monferrato, secondo l’accezione geo-logico-regionale comune, è uno dei dominitettonico-sedimentari che costituiscono ilBacino Terziario Piemontese s.l. (BTP).Con questo termine vengono indicati inletteratura i depositi cenozoici (Eocenesuperiore-Messiniano) affioranti nel set-tore collinare del Piemonte meridionale,all’interno dell’Arco Alpino Occidentale.

Più recentemente (come riportatoanche nelle Note Illustrative della CartaGeologica d’Italia in scala 1:50000;Foglio 157-TRINO) il BTP s.l. è stato in-vece suddiviso in almeno due grandi set-tori separati da una struttura tettonica diestensione regionale, nota come Linea RioFreddo-Villalvernia-Varzi, che separa ilBTP s.s. a sud, dal Monferrato a nord;quest’ultimo viene dunque interpretatocome un prolungamento verso nord-ovestdella catena appenninica, mentre la ZonaBorbera-Grue, l’Alto Monferrato, la collinadi Torino e le Langhe restano parte del

BTP s.s. (vedi sezione schematica).Dal punto di vista della Geologia Urbana,disciplina in rapida espansione un po’ intutto il mondo, sono relativamente pochele opere di antropizzazione che, storica-mente, nascono sotterranee: pozzi, acque-dotti, fognature, cisterne, sepolture; in ge-nerale è invece la necessità prioritaria diapprovvigionarsi di materie prime che, aseconda delle esigenze industriali, artigia-nali o anche domestiche locali, determinala diffusione di ambienti ipogei urbani.

Questo è accaduto, e accade, tanto inambito metropolitano (pensiamo ad es. aRoma, a Napoli o a Parigi), quanto rurale.Ovunque vi sia stata la presenza di un ma-teriale lapideo utilizzabile dall’uomo inambito urbano, abbinato a condizioni geo-minerarie favorevoli, si è assistito già inepoca antica allo sviluppo di vuoti sotter-ranei ed alla conseguente disponibilità dispazi per un potenziale riuso.

All’interno dell’Arco Alpino Occiden-

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tale, fino ai confini con l’Appennino torto-nese, troviamo frequentemente cavità an-tropiche denominate “Infernot”: nelle Alpi(in Val Chisone e nelle vallate occitane ingenere), nella collina di Torino, nelleLanghe, nel Roero, nel Basso Monferrato,nella collina di Alessandria, nell’AltoMonferrato, fino all’Oltrepò Pavese.

In comune tra tutti questi ambiti geo-grafici vi è l’uso tradizionale di sfruttare ivuoti nella roccia sotto il nucleo edificatocome cantina, dispensa o locale di stagio-natura (un tempo probabilmente ancheestremo rifugio dagli attacchi dei brigantio, nel secolo scorso, dai bombardamenti).

Una differenza risiede senza dubbio

nella trasformazione successiva, che nelBasso Monferrato (di seguito denominatosemplicemente Monferrato in sintonia conla definizione geologico-regionale attribui-ta alla porzione orientale della collinaTorino-Valenza), vede l’evoluzione dell’in-fernot in una vera e propria opera d’artescultorea.

Questo graduale processo è in gran par-te determinato dalla possibilità di “scolpi-re” questi spazi all’interno di un materialedalle caratteristiche a tale fine eccezionali:la Pietra da Cantoni (Miocene inferio-re–medio). Una marna calcarenitica finis-sima, straordinariamente lavorabile ecompatta, fino al XIX secolo diffusamente

Sezione regionale N-S dellaconfigurazione crostale nellazona di raccordo tra Alpi eAppennino; A/A B:limite Alpi/Appennino;BTP: Bacino TerziarioPiemontese; PQTF: fronti disovrascorrimento plio-quaternari dellaPianura Padana; PQ: depositiplio-quaternari; Mi: Micocene;Pg-Mz: paleogene-mesozoicosuperiore. Tratta da:Note illustrative della CartaGeologica d’Italia in scala1:50000. Foglio 157-TRINO(modificata).

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estratta nel Monferrato, sia in sotterraneosia a cielo aperto, per la produzione diblocchi da costruzione di elevato pregio.Grazie alle peculiarità di questo materiale,l’esistenza dell’infernot non rimane dun-que legata al riuso di uno spazio, ma diven-ta essa stessa lo scopo principale per rica-vare quello spazio; cessa di essere un sem-plice vano interrato più o meno articolatoe diventa anche il frutto di un’espressioneartistica di primario livello, forse parago-nabile, non certo per dimensioni ma sicu-ramente per fascino, alle cavità monumen-tali scolpite nel salgemma che ritroviamonell’Europa centrale.

È un fatto che nel Monferrato la mag-giore diffusione degli infernot si sia svilup-pata in quei nuclei che poggiano sulla for-mazione della Pietra da Cantoni (ad esem-pio Cella Monte, Rosignano, Sala, Cerese-to, Ottiglio, Moleto, Vignale, ecc.). Tale li-totipo, particolarmente omogeneo e con-solidato per spessori anche notevoli, haconsentito nel tempo un’agevole escava-zione in condizioni di buona sicurezza,oltre a garantire condizioni climaticheideali per la particolare attitudine a tratte-nere una certa umidità. Ma nello stessoMonferrato non tutti gli infernot sono rea-lizzati all’interno di questo materiale. Adesempio alcuni sono realizzati nell’ambitodegli orizzonti sommitali della Formazionedi Cardona, un materiale arenaceo più

antico e solitamente più disomogeneo,associato alla formazione oligocenica delleArenarie di Ranzano e che spesso caratte-rizza il sottosuolo di numerosi altri centriabitati monferrini (Camagna, Conzano,Frassinello, Mombello, ecc.); questo com-portava una differente concezione nella fi-nitura dello scavo, più frequentemente aspacco naturale, oltre che qualche atten-zione in più dal punto di vista statico. Sitratta anche in questo caso di opere affa-scinanti e suggestive ma che, pur con tuttala perizia e la specializzazione maturatadagli scultori monferrini, non potevanoraggiungere la rifinitura estrema a “super-ficie rasata”, o la cura del dettaglio centi-metrico, come era invece possibile con laPietra da Cantoni. Si sottolinea l’espressio-ne “scultori monferrini” in quanto, a pre-scindere dalla diversa natura della pietrautilizzata, gli autori di opere come quellescolpite in questi infernot, così come lepossiamo ammirare ancora oggi, non pos-sono essere considerati solo dei cavatori,ma veri artisti della pietra a tutti gli effetti,anche se rimasti anonimi nella quasi tota-lità dei casi.

Si ritiene a questo punto doveroso ri-marcare come la Pietra da Cantoni e laFormazione di Cardona, piuttosto che ilCalcare di Gassino o le Calcareniti diCastel Verrua, non siano tufi. Questi ulti-mi sono infatti rocce vulcaniche piroclasti-

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che dalle ottime caratteristiche, ma total-mente estranee alla geologia del Mon-ferrato e dell’Italia Nord-occidentale.Anche se in Piemonte il termine “tufo” faormai parte del lessico comune, senza nul-la togliere ai tufi dell’Italia Centro-meri-dionale, sarebbe dunque opportuno utiliz-zarlo “tra virgolette” quando viene riferitoalle pietre monferrine o del BTP in genere,anche per distinguere i veri tufi laziali ocampani, che sono materiali lapidei certa-mente pregiati, ma decisamente differentiper le loro caratteristiche estetiche, petro-

logiche e litotecniche, nonché (purtroppoper il Monferrato) di ben maggiore reperi-bilità.

Per concludere gettando provocatoria-mente “una pietra” nello stagno: e se do-mani fosse proprio un ritorno nella realiz-zazione degli infernot e nella conseguentepossibilità di fondare gli edifici sulla solidaroccia, a determinare un criterio per l’indi-viduazione di aree di espansione urbanisti-ca (laddove necessarie) maggiormente“ecocompatibili” con l’architettura, la cul-tura ed il paesaggio del Monferrato?

BIBLIOGRAFIA

AA.VV. - Note illustrative della Carta Geologicad’Italia alla scala 1:50.000. Foglio n. 157 TRINO.Ente realizzatore ARPA Piemonte.1 tavola colori allegata, 2003.CHIESA G. - Litostratigrafia a microfacies della“Pietra da Cantoni” nel Monferrato casalese.Tesi di Laurea, Università di Torino, inedito.Fornaro M., Bosticco L., Piccini C., 1990.L’estrazione della pietra e le modificazioniambientali di una tradizionale attività umana:possibili mitigazioni tecniche nell’importantesituazione italiana. Atti 2° Sem. Int. “Il sistema

uomo-ambiente”, Ravello (NA), 1994.PICCINI C. - Cenni sulle antiche cave di Pietra daCantoni del Basso Monferrato (AL).Riv. GEAM, n. 2-3, Torino 1999.SASSONE P. - La “Pietra da Cantoni” del MonferratoCasalese (AL): Testimonianze e riscoperta diun’antica attività estrattiva.In corso di pubblicazione.SASSONE P. - L’Ecomuseo della “Pietra da Cantoni”del Monferrato Casalese (AL): ripresa produttiva econservazione della tradizione edilizia locale.In corso di pubblicazione.

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Rappresentazione fotografica dell’infernottra documento e strumento di salvaguardiaIlenio Celoria

La fotografia è, senza dubbio, uno tra imezzi che consentono di raccogliere enor-mi quantità di informazioni visive in tempirelativamente ridotti. La rapidità dellaripresa fa sì che la nostra “consapevolezzavisiva” sia ridotta a semplici schemi ste-reotipati di situazioni spaziali codificatenel nostro bagaglio mnemonico.

L’immagine fotografica, infatti, è un fil-tro eccellente tra realtà e visione del foto-grafo che imprime alla ripresa una fortecomponente interpretativa. Il processovisivo può essere sollecitato ad una letturamolto attenta dei particolari ed al loro reci-proco rapporto, ma l’immagine deve esse-re pensata come documento con intenzio-ni descrittive.

Il punto di vista, l’inquadratura e ladeformazione indotta dall’obbiettivo foto-grafico talvolta alterano la percezione realefalsificandone i rapporti dimensionali eproducendo nell’osservatore un’idea dispazio non oggettiva. È importante, quin-

di, corredare l’immagine di informazioniche permettano al fruitore di riconosceregli errori percettivi generati dall’apparatotecnico. La morfologia e l’estensione delmanufatto vincolano fortemente i movi-menti del fotografo che, molto spesso, devericorrere a riproduzioni otticamente aber-rate che non rappresentano obiettivamen-te la geometria dello spazio fotografato.

In particolare l’infernot si presentacome uno spazio di piccole dimensioni nelquale la ripresa fotografica risulta difficol-tosa con obbiettivi fotografici standard. Ènecessario ricorrere a ottiche di tipo gran-dangolare con angoli di campo molto ampi(da 100 a 180 gradi circa): questo provocanell’immagine una apparente dilatazionespaziale che il fruitore non sempre perce-pisce. In questo contesto, la rappresenta-zione grafica ottenuta dal rilievo longime-trico, diventa la chiave di lettura per com-prendere l’immagine fotografica.

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Se la fotografia che desideriamo ottene-re deve descrivere in modo attento l’infer-not o una sua porzione, essa dovrà assu-mere una “funzione documentaria”. Quan-do usiamo il termine documento nei con-fronti di una fotografia dobbiamo aver benpresenti i limiti e le potenzialità del mezzo.La fotografia dell’infernot non è l’infernot,ma una raffigurazione di carattere forte-mente evocativo che si impone come “illu-sione referenziale”.

Il fotografo che si appresta a progettarele riprese deve tener conto di due fattoriimportanti: da un lato, deve instaurare conil soggetto precisi rapporti spaziali in rela-zione alle dimensioni ed alla morfologiadel soggetto stesso, dall’altro deve acquisi-re la consapevolezza delle emozioni che ilsoggetto può suscitare in lui. Mentre lerelazioni spaziali, e le deformazioni pro-dotte dall’apparato tecnico, possono essereaccuratamente controllate, le implicazionidi tipo emozionale sono indissolubilmentelegate al proprio background socio-cultu-rale. La nostra superficie mnesica è con-formata secondo modelli dovuti all’espe-rienza precedentemente vissuta, pertantoil riconoscimento della realtà, in generale,è dovuto alle conoscenze che ognuno di noipossiede: tentiamo di ricondurre ciò chevediamo a situazioni già vissute. Le foto-grafie degli infernot sono pertanto il risul-tato di un’osservazione attenta unita ad

una attività esperienziale soggettiva.Gli obiettivi delle riprese effettuate negli

infernot non riguardano solamente il carat-tere estetico e, anche se l’osservazione dellarealtà fotografata può condurre alla stesuradi giudizi sulla qualità del manufatto, lafotografia non prescinde dalla conoscenzacritica dell’ambiente esaminato.

Nelle schede che troviamo nelle paginesuccessive, le fotografie sono corredate didati che permettono la stesura di schemivalutativi e la simulazione di eventuali cri-teri di intervento. La fotografia così utiliz-zata diventa un valido mezzo per l’osserva-zione dell’infernot: da un lato essa è unostrumento per registrare lo stato di fatto e,dall’altro, un sistema complesso di infor-mazioni che può essere interrogato perottenere risposte riguardanti l’aspettoarchitettonico, geologico e storico.

La fotografia corredata da un insiemestrutturato di dati può assumere, infatti,una funzione di tutela e salvaguardia delmanufatto architettonico attraverso il moni-toraggio dello stato di conservazione.

La fotografia nel progetto di mappaturadegli infernot è diventata uno strumentoindispensabile per l’organizzazione di unarchivio metrico-conoscitivo nel quale leinformazioni visive, correlate alle rappre-sentazioni grafiche, hanno consentito larealizzazione di un progetto senza prece-denti.

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INFERNOT

Forme ed espressioniscavate nella Pietra da Cantoni

Nelle pagine che seguono vengono ripor-tate le schede illustrative ed informative deiventidue infernot rilevati e mappati checostituiscono l’oggetto della nostra ricerca.

Per ogni infernot è stata redatta una sche-da contenente i dati identificativi, una seriedi immagini, una mappa di localizzazione, idisegni con i tracciati restitutivi del rilievoplano-altimetrico e una breve descrizionecorredata da alcuni dati dimensionali.

Fra le immagini scattate sono state sceltequelle più significative cercando di metterein evidenza le peculiarità e i caratteri fonda-mentali ed originali di ogni infernot. Il con-tenuto delle immagini non è mai stato prepa-

rato ma è testimonianza dell’effettivo statod’uso e condizione dell’ambiente.

Tutti gli infernot, indipendentemente dalsistema costruttivo usato, risultano esserescavati prevalentemente nella Pietra daCantoni o nel materiale arenaceo illustratoprecedentemente.

L’eventuale presenza di laterizio a vistanon deve pregiudicare l’originalità del ma-nufatto ma essere considerato come mate-riale aggiunto usato in alternativa, o insieme,ai conci d’arenaria (i famosi cantoni) per co-struire nicchie, tamponare falle, rinforzarearchi e volte o per prevenire eventuali cedi-menti strutturali.

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Alla stesura delle schede hanno concorso:gli studenti delle classi quinte geometri (corso B)che cronologicamente hanno partecipato ai rilievidegli infernot:

a.s. 2001/02 a.s. 2003/04Eugenio Corda Alessandra BaraleAlberto Corrado Francesco BardellaIgor Gallina Alessio ChinagliaMelissa Glionna Davide ConteAndrea Locatelli Marco CoricaAlberto Lupano Carlo Alberto FerraraDaniele Rossanigo Marco Graziani

Alessandro Ieranòa.s. 2002/03 Fabio MacarioGiuseppe Abbiati Alberto PisatiMicol Bruno Saimon ScarfòSimona Bruno Claudia SorrentinoSimone Cabiale Cristian SossoDario Cantone Matteo TasinatoLuca GalloEmanuela ParisottoRiccardo RossiMassimiliano Sgai

Gli insegnanti dell’Istituto Superiore Statale “Leardi”:

Gennaro Belfioreper le fotografie degli infernot rilevati negli anni2001/02.

Ilenio Celoriaper il progetto e la realizzazione grafica;per le fotografie esterne e degli infernot rilevati neglianni 2002/03 e 2003/04.

Paolo Ceresaper il coordinamento dei rilievi architettonici;per i testi e le didascalie.

Note e avvertenze:

- le schede e gli infernot sono stati numerati rigorosamen-te in ordine alfabetico (prima per Comune e poi secondoil nominativo del proprietario);

- fra i dati ubicativi compare anche la Provincia poiché iComuni interessati dall’Ecomuseo della Pietra da Cantonisi trovano (ad eccezione dei Comuni di questa mappatu-ra) in più Province;

- per espressa volontà di alcuni proprietari d’infernot iloro dati personali sono stati omessi;

- le mappe localizzative (in scala 1:10.000) sono stateestrapolate dalla versione più aggiornata della Carta Tec-nica Regionale CTR.(Autorizzazione n° 1/2005 del 10 febbraio 2005);

- rispetto agli originali tutti i disegni riprodotti sono ridi-mensionati ma contengono sempre un riferimento metrico;

- alcune differenze nella rappresentazione dei disegnisono da attribuire al cambiamento continuo, anno dopoanno, degli studenti;

- le informazioni ed i tracciati restitutivi dei disegni pos-sono difettare soprattutto in presenza di forme irregolarie non ortogonalizzate. Per questo motivo non garantiamol’assoluta precisione e correttezza dei rilievi;

- le informazioni tecniche e metriche sono approssimate edevono essere sempre considerate come indicative;

- quasi tutte le fotografie sono state scattate in presenza diuna fonte luminosa artificiale;

- l’uso del grandangolare, inevitabile per scattare foto-grafie in ambienti ridotti, in alcuni casi, ha prodotto aber-razioni prospettiche mantenendo comunque inalterato ilsignificato dell’immagine.

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Camagna Monferrato

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Provincia:Alessandria

Comune:Camagna Monferrato

Indirizzo:Vicolo Morra, 2

Proprietari:Sigg. Pietro e SilvestroAccatino

Anno rilievo:2002/2003

Descrizione:infernot a monocamera apianta rettangolare e piano diappoggio per le bottiglie sututto il perimetro. Duecolonnine scolpite ornanol'ingresso. È collegato allacantina da una scalinata dalpercorso elicoidale irregolare.L'accesso dalla cantina avvieneda una botola in legno postasul pavimento della medesima.Superficie: mq. 5,20 c.a.Altezza media: m. 1,80 c.a.Finitura: picconatura a vistae rasatura.Quota: m. -3,90 c.a. rispetto lacantina e m. -6,60 c.a. rispettoil cortile.Collocazione: parzialmentesotto la casa e sotto il cortile.

Curiosità e/o particolarità:c'è un foro tra la volta dellamonocamera e il pavimentodella scala che serviva per ilpassaggio delle bottiglie.

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1 2 L’infernot verso l’uscita

3 Il piano d’appoggio dellebottiglie

4 Un tratto del collegamento

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Provincia:Alessandria

Comune:Camagna Monferrato

Indirizzo:–

Proprietario:–

Anno rilievo:2002/2003

Descrizione:infernot tricamera con piantediverse (la prima ha formaquadrata, la seconda oblunga ela terminale rotonda) collegateda scale irregolari e variabili inlarghezza. Ci sono nicchie epiani d’appoggio dalle forme edimensioni diverse. La primacamera è adiacente alla cantinaseparata da un solo gradino.Superficie: mq. 4,20 c.a. per lacamera terminale più mq.12,20 c.a. per le prime due.Altezza media: m. 1,90 c.a.camera terminale.Finitura: a spacco naturale epicconatura a vista.Quota: m. -3,45 c.a. rispetto ilcortile.Collocazione: sotto la stradapubblica.

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Curiosità e/o particolarità:originale, nella camera terminale,la mensola con scolpito il profilosuperiore delle bottiglie.

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1 La camera terminale

2 La seconda camera

3 Particolare mensola d’appoggiodella camera terminale

4 Nicchie della seconda camera

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Provincia:Alessandria

Comune:Camagna Monferrato

Indirizzo:Via Monteacuto, 31

Proprietario:Sig. Pierio Istria

Anno rilievo:2002/2003

Descrizione:infernot monocamera a piantacircolare con grosso pilastrocentrale e piano d’appoggioportabottiglie su tutto ilperimetro della camera e delpilastro. È collegato allacantina da una scala dalpercorso elicoidale.Superficie: mq. 7,80 c.a. Altezza media: m. 1,85 c.a.Finitura: picconatura a vista.Quota: m. -4,80 c.a. rispetto lacantina e m. -7,95 c.a. rispettoil cortile.Collocazione: sotto la casa.

Curiosità e/o particolarità:apprezzabile la precisione e laregolarità della scala come laforma geometrica dell’infernot.

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1 6 Piano d’appoggio delle bottiglie

2 5 L’appoggio del pilastro

3 Il pilastro

4 Il termine della scala

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Provincia:Alessandria

Comune:Camagna Monferrato

Indirizzo:Via Oliva, 3

Proprietari:Sig. LeonelloScagliotti

Anno rilievo:2002/2003

Descrizione:infernot a due camere conpiante diverse (forma mistaper una ed ellittica per laterminale) collegate da uncorridoio nicchiato. C’è unpiano portabottiglie continuo eperimetrale per quasi tutta lacamera terminale. Le nicchiesono realizzate in gran partecon laterizio. L’ingressoavviene dalla cantina dopo averpercorso pochi gradini.Superficie: mq. 8,40 c.a. per lacamera terminale più mq.14,30 c.a. per il resto.Altezza media: m. 2,50 c.a.camera terminale.Finitura: picconatura a vista.Quota: m. -3,75 c.a. rispetto ilcortile.Collocazione: sotto il cortile delretro casa.

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Curiosità e/o particolarità:nella volta della camera terminalec’è una grossa apertura troncoconicatamponata alla sua estremità.

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1 Camera terminale

2 Dettaglio della seconda camera

3 L’uscita della camera terminale

4 5 La scala nel corridoio

6 Il piano d’appoggio della cameraterminale

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Cella Monte

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Provincia:Alessandria

Comune:Cella Monte

Indirizzo:Regione Monti, 11

Proprietario:Sig. Dante Ceresa

Anno rilievo:2001/2002

Descrizione:infernot monocamera a piantaquasi quadrata curvata ed unaserie continua di gradiniportabottiglie lungo ilperimetro interrottadall’ingresso. Al centro c’è untavolo scolpito a cinque gambe.E’ quasi allo stesso livello dellacantina ed è collegato ad essada un breve corridoio.Superficie: mq. 7,80 c.a. Altezza media: m. 2,00 c.a.Finitura: picconatura a vista.Quota: m. -3,30 c.a. rispetto ilcortile.Collocazione: sotto la stradapubblica del retro casa.

Curiosità e/o particolarità:il terrapieno contro la casa èattraversato da un grandecorridoio scavato al suointerno.

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1 Il corridoio d’ingresso

2 4 Dettaglio del tavolo

3 7 Camminamenti

5 Inizio del corridoio d’ingresso

6 Particolare delle gradinate

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Provincia:Alessandria

Comune:Cella Monte

Indirizzo:Via D. Barbano, 65

Proprietario:Sig. Massimo Ceresa

Anno rilievo:2001/2002

Descrizione:infernot monocamera a piantarettangolare con al centro unblocco prismatico aventefunzione di piano d’appoggio.Sulle pareti tutte nicchieportabottiglie scavate didiverse dimensioni. È collegatoad un piano rialzato dellacantina da una scala linearemonorampa.Superficie: mq. 8,30 c.a. Altezza media: m. 2,00 c.a.Finitura: picconatura a vista.Quota: m. -3,75 c.a. rispetto ilcortile.Collocazione: scala sotto lastrada pubblica e monocamerasotto la casa.

Curiosità e/o particolarità:al piano rialzato della cantina,vicino alla scala dell’infernot,c’è un pozzo d’acqua sorgiva dinotevole profondità.L

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1 3 La monocamera

2 Ingresso alla monocamera

4 La scala di collegamento

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Provincia:Alessandria

Comune:Cella Monte

Indirizzo:Piazza M. Vallino

Proprietario:Ecomuseo sede

Anno rilievo:2003/2004

Descrizione:infernot monocamera a piantaquasi rettangolare condecentrato un grande tavolo subasamento. Sulle pareti,lunghe nicchie portabottiglie,scavate di diverse dimensioni.È collegato al piano cantina dauna scala a due rampeortogonali a larghezzavariabile.Superficie: mq. 17,30 c.a. Altezza media: m. 2,50 c.a.Finitura: picconatura a vista.Quota: m. -5,85 c.a. rispetto ilcortile.Collocazione: sotto la casa.

Curiosità e/o particolarità:in precedenza, l’attuale sededell’Ecomuseo era la CasaParrocchiale.

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1 Panoramica della monocamera

2 Il tavolo centrale

3 Il termine della scala

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Provincia:Alessandria

Comune:Cella Monte

Indirizzo:Viale C. Cei, 6

Proprietario:Sig. Giuliano Marletta

Anno rilievo:2001/2002

Descrizione:infernot monocamera a piantaquadrata con al centro unblocco prismatico aventefunzione di piano d’appoggio.Simmetrico con nicchie ugualiper numero e dimensioni. Ilterzo e ultimo ordine diportabottiglie è continuo. Èquasi allo stesso livello dellacantina ed è separato da essada pochi gradini.Superficie: mq. 6,60 c.a. Altezza media: m. 2,25 c.a.Finitura: picconatura a vista erasatura.Quota: m. -4,35 c.a. rispetto ilcortile.Collocazione: sotto la stradapubblica.

Curiosità e/o particolarità:la simmetria e la tipologiacostruttiva richiamano peraffinità l’infernot n. 9, del Sig.P. Mazza a Cella Monte.L

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1 4 La cantina che precedel’infernot

2 Panoramica della monocamera

3 Particolare delle nicchie e del

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Provincia:Alessandria

Comune:Cella Monte

Indirizzo:Via D. Barbano, 37

Proprietario:Sig. Piero Mazza

Anno rilievo:2001/2002

Descrizione:infernot monocamera a piantarettangolare con tavolo scolpitoellittico decorato con unacornice dal disegnogeometrico.Planimetricamente simmetricoè costituito da due ordini dinicchie portabottiglie coronatisuperiormente da unagradinata continua a piantaellittica come la volta che hasezione ad arco ribassato.Sull’arco dell’ingresso è visibilel’incisione di una data: 1886.È collegato alla cantina da unascala a tre rampeortogonalizzate. La scalaprosegue fino ad una cella piùprofonda che serviva daghiacciaia per la conservazionedei cibi.Superficie: mq. 8,75 c.a.

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Altezza: m. 2,95 c.a. al centro voltae m. 2,60 all’imposta.Finitura: rasatura.Quota: m. -9,00 c.a. rispetto il cortile.Collocazione: sotto il cortile.

Curiosità e particolarità:l’ellisse del tavolo e della volta sonosimili ed un lume posto al centro dellacamera proietta negli angoli quattroombre uguali.

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A La monocamera verso l’uscita

2 Particolare del tavolo

3 4 Panoramica

5 Dettaglio delle nicche e della

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10 Provincia:Alessandria

Comune:Cella Monte

Indirizzo:Via D. Barbano, 22

Proprietario:Sig. Roberto Rizzo

Anno rilievo:2003/2004

Descrizione:infernot monocamera a piantarettangolare con tavolocentrale rotondo scolpito. Sutre pareti ci sono due o tre filedi grandi nicchie portabottigliedi diverse misure. Si trova ametà strada tra la quota dellacantina ed il cortile interno edè collegato a quest’ultimo daun’ampia scala e da uncorridoio interamentenicchiato e sfruttato. Tutte lenicchie sono parzialmentericostruite o rinforzate conmattoni. Superficie: mq. 14,80 c.a. piùmq. 10,70 c.a. del corridoio.Altezza media: m. 2,25 c.a. Finitura: picconatura a vista.Quota: m. -6,30 c.a. rispetto lastrada.Collocazione: corridoio ecamera sotto la pubblica piazzae la strada.L

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Curiosità e/o particolarità:negli ultimi tempi ha subitodanneggiamenti causati dainfiltrazioni d’acqua.

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1 Panoramica

2 La monocamera

3 Le nicchie del corridoio

4 Particolare del tavolo

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11 Provincia:Alessandria

Comune:Cella Monte

Indirizzo:Regione Monti, 4

Proprietario:Sig. Isidoro Satti

Anno rilievo:2001/2002

Descrizione:infernot monocamera a piantarettangolare con tavolocentrale scolpito e scavato aduso di portabottiglie.Simmetrico con tre ampienicchie portabottiglie a gradonicon andamento curvo. Iltavolo, curato e decorato, portadelle scritte su tre lati con inomi dei costruttori (e/ocommittenti) ed una data nondel tutto leggibile. È collegatoalla cantina da un corridoio dalpercorso curvo misto rettilineo.Superficie: mq. 8,00 c.a. Altezza media: m. 2,40 c.a. Finitura: picconatura a vista.Quota: m. - 3,45 c.a. rispetto ilcortile.Collocazione: sul retroparzialmente sotto la casa.

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Curiosità e/o particolarità:dalla stessa cantina si può accederead un secondo infernot diverso performa e struttura.

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1 Ingresso alla cantina

2 Interno dell’infernot

3 Scritte e incisioni sul tavolo

4 Il secondo infernot

5 Dalla cantina all’infernot

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Frassinello Monferrato

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12 Provincia:Alessandria

Comune:Frassinello Monferrato

Indirizzo:Via Umberto I, 13

Proprietario:Sig. Andrea Berto

Anno rilievo:2003/2004

Descrizione:piccolo infernot o cella a piantaquasi quadrata. Le bottiglieappoggiano su dei grossimensoloni in arenariapreconfezionati esuccessivamente collocatisostenuti da laterizio. Èpreceduto e collegato allacantina da un cunicolo, condue nicchie, dal percorsoirregolare ed in discesa.Superficie: mq. 0,90 c.a.(mq. 2,40 c.a. di area scavatadi cella).Altezza media: m. 1,95 c.a. Finitura: a spacco naturale epicconatura a vista.Quota: m. -1,95 c.a. rispetto lacantina e m. -5,60 c.a. rispettola strada.Collocazione: sotto la stradapubblica e parzialmente sottoad altra proprietà.

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Curiosità e/o particolarità:il più piccolo infernot fra quellirilevati, con un cunicolo dicollegamento molto angusto.

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1 I mensoloni d’appoggio

2 3 La cella

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Provincia:Alessandria

Comune:Frassinello Monferrato

Indirizzo:Via Torrione, 1

Proprietario:Sig. Luigi Bollo

Anno rilievo:2003/2004

Descrizione:infernot monocamera a piantacircolare raccordato allacantina da una scala linearemonorampa dai gradiniirregolari. La volta, semisfericaribassata, è rinforzata da duearchi in laterizio incrociati. Lenicchie e il piano perimetraledi appoggio per le bottigliesono costruiti con arenariamisto laterizio.Superficie: mq. 5,15 c.a.(mq. 10,80 c.a. di area scavatadi monocamera).Altezza: m. 2,30 c.a. al centrovolta.Finitura: a spacco naturale.Quota: m. -2,70 c.a. rispetto lacantina e m. -6,45 c.a. rispettoil cortile.Collocazione: sotto il cortile.

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o Curiosità e/o particolarità:evidente il grado di friabilitàdell’arenaria dovuto dalla suaparticolare composizione.

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1 2 La volta semisferica ribassata

3 I rinforzi della volta

4 Particolare delle nicchie

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Provincia:Alessandria

Comune:Frassinello Monferrato

Indirizzo:Via Umberto I, 12

Proprietario:Sig. Marco Raiteri

Anno rilievo:2003/2004

Descrizione:infernot a doppia camera conpiante di diversa forma(trapezoidale e ovoidale)collegate da un’anticamerapunto di arrivo di due scale checonducono a scantinati diversi.L’anticamera rimaneggiata èparzialmente rivestita dacantoni misto laterizio conpavimento a secco. Nelle duecamere le bottiglie trovanoposto su un piano continuoscavato.Superficie: mq. 10,70 c.a. delledue camere.Altezza media: m. 2,00 c.a.della camera ovoidale.Finitura: a spacco naturale.Quota: m. -4,95 c.a. dellacamera ovoidale rispetto lastrada pubblica.Collocazione: sotto la casa e lastrada pubblica.

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Curiosità e/o particolarità:molto evidente la stratificazionegeologica sottolineata dalle diversecolorazioni della pietra.

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1 Panoramica dell’anticamerae vista di una camera

2 Anticamera

3 La seconda camera

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Olivola

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ot15 Provincia:

Alessandria

Comune:Olivola

Indirizzo:Via L. Pugno, 7

Proprietario:Sig. Enzo Sigliano

Anno rilievo:2003/2004

Descrizione:infernot monocamera a piantarettangolare adiacente allacantina separato da essa dapochi gradini. È simmetrico ecostituito da tre ordini dinicchie portabottiglie dispostesu tre lati. Le nicchie, costruite,sono in laterizio.Superficie: mq. 1,90 c.a.(mq. 5,70 c.a. di area scavata dimonocamera).Altezza media: m. 2,00 c.a.Finitura: picconatura a vista.Quota: m. -4,90 c.a. rispetto ilcortile.Collocazione: sotto il cortile.

Curiosità e/o particolarità:semplice ma geometricamentepreciso.

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1 3 Panoramica della monocameracon nicchia costruita

2 4 Dalla monocamera verso la scala

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Ottiglio

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ot16 Provincia:

Alessandria

Comune:Ottiglio

Indirizzo:Via Marconi, 14

Proprietari:Sigg. Francesco e PaoloAngelino

Anno rilievo:2003/2004

Descrizione:infernot a doppa cameracomunicanti a piante ovalizzateed unico ingresso diretto colpiano cantina. Una camera haun grosso pilastro a forma digoccia e l’altra termina con unascala che porta ai vanisuperiori. Ogni camera ha ilproprio piano nicchiaportabottiglie di tipo continuoe perimetrale anche al pilastro.Superficie: mq. 20,50 c.a. delledue camere.Altezza media: m. 1,60 c.a.della camera con pilastro.Finitura: picconatura a vista.Quota: m; –4,95 c.a. rispettola strada pubblica.Collocazione: sotto la casa eparzialmente sotto la stradapubblica.

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Curiosità e/o particolarità:altezza media interna delle cameremolto bassa.

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1 Panoramica della cantinacon ingresso alla doppia cameradell’infernot

2 3 Particolare del piano d’appoggio

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ot17 Provincia:

Alessandria

Comune:Ottiglio

Indirizzo:Via Mazza, 23

Proprietario:Sig. Piero Roggero

Anno rilievo:2002/2003

Descrizione:infernot monocamera a piantacurva mista preceduto eintegrato da lungo e capientecorridoio dal percorso nonortogonalizzato. Il corridoio èricco di nicchie casualmentecollocate e dimensionate. Siaccede direttamente dal pianoterra della casa penetrando nelterrapieno sul retro dellamedesima.Superficie: mq. 6,30 c.a. piùmq. 18,40 c.a. del corridoio.Altezza media: m. 2,50 c.a.della monocamera.Finitura: picconatura a vista.Quota: quasi la stessa dellastrada pubblica.Collocazione: sotto il cortile delretro casa e anche sotto l’altrastrada pubblica.

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Curiosità e/o particolarità:l’infernot potrebbe trovarsi anchesotto ad una cavea artificialeaccessibile dal cortile.

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1 Panoramica della monocamera

2 Dalla monocamera versoil corridoio

3 5 Le nicchie del corridoio

5 Il piano d’appoggio della

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ot18 Provincia:

Alessandria

Comune:Ottiglio

Indirizzo:Cascina Allegra(loc. Serra dei Monti)

Proprietario:Sig. Luigi Ronchetti

Anno rilievo:2003/2004

Descrizione:infernot monocamera a piantarotonda con ingresso direttodallo scantinato al pianoterreno. Al centro c’è un tavoloscolpito con nicchie e sullepareti un doppio ordine dipiano portabottiglie. Nei localiadiacenti, parzialmente scavati,si trovano un pozzo ed altrilunghi e continui pianiportabottiglie.Superficie: mq. 5,20 c.a. Altezza media: m. 1,90 c.a.Finitura: picconatura a vista.Quota: quasi la stessa delcortile.Collocazione: sotto ilterrapieno del retro casa.

Curiosità e/o particolarità:nel locale adiacente si trova ilbassorilievo di una mascheratriangolare dal contenutosimbolico sconosciuto.L

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1 Panoramica della cantina versol’infernot

2 Il bassorilievo di una mascheratriangolare (contenuto simbolicosconosciuto)

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Ozzano Monferrato

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19 Provincia:Alessandria

Comune:Ozzano Monferrato

Indirizzo:Regione Savoia, 19/a

Proprietario:Sig. Celestino Massaza

Anno rilievo:2002/2003

Descrizione:infernot monocamera a piantarettangolare adiacente allacantina separato da essa dapochi gradini. È simmetrico siaa livello planimetrico chealtimetrico. Sulle pareti sonocollocate varie nicchiemonobottiglia a differentelitraggio coronatesuperiormente da un pianod’appoggio continuo. Sulla parete longitudinale,al centro, è inciso:1894 BECCARIS CARLO MOSDSuperficie: mq. 3,10 c.a. Altezza media: m. 2,00 c.a.Finitura: picconatura a vista erasatura.Quota: m. -4,35 c.a. rispetto ilcortile.Collocazione: sotto la stradapubblica.

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Curiosità e/o particolarità:originale disposizione e forma dellenicchie con gradevole effettochiaroscurale.

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1 Panoramica delle nicchiemonobottiglia

2 5 Angolo e dettaglio delle nicchie

3 4 Dettaglio delle nicchiee del piano superiore

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Rosignano Monferrato

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ot20 Provincia:

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Comune:Rosignano Monferrato

Indirizzo:Chiesetta Madonnadelle Grazie

Proprietaria:Sig.ra Laura Ravizza

Anno rilievo:2002/2003

Descrizione:infernot a due camere conpiante diverse (forma mistaper una e trapezoidale per laterminale) collegate da unalunga scala monorampa dallepedate differenziate che portadirettamente all’esterno alpiano terra. La cameraterminale è più profonda edentrambe hanno pianiportabottiglie continui scolpitie/o in muratura. Nella primacamera è ben visibile una data:1897. Superficie: mq. 5,35 c.a. per lacamera terminale più mq. 3,60c.a. per l’altra.Altezza media: m. 2,20 c.a.camera terminale.Finitura: picconatura a vista.Quota: m. -3,90 c.a. rispetto ilcortile.

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Curiosità e/o particolarità:l’infernot si trova nel nucleo deifabbricati della chiesetta dellaMadonna delle Grazie da tempoproprietà privata.

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1 Panoramica della cameraintermedia

2 Porzione della cameraintermedia

3 5 Visuali della camera terminale.

4 Dalla scala, visuale delle due

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ot21 Provincia:

Alessandria

Comune:Rosignano Monferrato

Indirizzo:–

Proprietario:–

Anno rilievo:2002/2003

Descrizione:infernot monocamera a piantarettangolare adiacente edirettamente comunicante alpiano della cantina. È comeuna grossa e profonda nicchiache dispone su tre lati di uncontinuo e ampio pianod’appoggio per le bottiglie.Superficie: mq. 1,80 c.a. Altezza media: m. 1,85 c.a.Finitura: picconatura a vista.Quota: m. -3,50 c.a. rispetto ilcortile.Collocazione: sotto la stradapubblica.

Curiosità e/o particolarità:vi è una infiltrazione di radicicausata dalla vicinanza divegetazione d’alto fusto.

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1 4 Primo piano delle bottiglie

2 3 Il piano d’appoggio dellebottiglie

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Treville

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Provincia:Alessandria

Comune:Treville

Indirizzo:Via Cascinotto, 6

Proprietaria:Sig.ra Mirella Ariotti

Anno rilievo:2003/2004

Descrizione:infernot monocamera con unacella di appendice entrambe apianta rotonda. È collegato allacantina da una scala e uncorridoio rettilinei fra di loroortogonali. La camera ha duepiani nicchia portabottiglie(che in origine era unico) eduna volta molto alta a forma dicupola, con in sommità un forotamponato. La cella è tuttascavata lungo il perimetro condue ordini di nicchie.Superficie: mq. 11,70 c.a. per lacamera più mq. 1,25 c.a. per lacella.Altezza: m. 4,35 c.a. al centrodella camera.Finitura: picconatura a vista.Quota: m. -4,60 c.a. rispetto ilcortile.Collocazione: sotto la casa.

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Curiosità e/o particolarità:un pilastro in muratura adiacenteall’ingresso della cella attraversal’infernot per tutta la sua altezza.

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1 2 Dalla monocamera versol’uscita

3 Mensola della monocamera

4 La scala verso la cantina

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INDICE

Infernot e cultura del territorio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 7AMILCARE BARBERO, Direttore Parco naturale del Sacro Monte di CreaDINO CUSANNO, Coordinatore Ecomuseo della Pietra da Cantoni

Infernot: rilievo e mappatura. Il progetto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 9PAOLO CERESA, Insegnante di Disegno e Progettazione, Istituto Superiore Leardi

Infernot: di cosa si parla? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 12GABRIELE ANGELINI e ANTONINO ANGELINO, Insegnanti di Lettere, Istituto Superiore Leardi

La Ribota . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 16PAOLA ROBOTTI, Dirigente scolastico, Istituto Superiore Leardi

Infernot a confronto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 18PAOLO CERESA, Insegnante di Disegno e Progettazione, Istituto Superiore Leardi

Infernot. Geologia di una tradizione monferrina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 27CARLO PICCINI, ARPA Piemonte - Prevenzione del Rischio Geologico della Provincia di Alessandria

Rappresentazione fotografica dell’infernot tra documento e strumento di salvaguardia » 31ILENIO CELORIA, Insegnante di Tecnica Fotografica, Istituto Superiore Leardi

INFERNOT. Forme ed espressioni scavate nella Pietra da Cantoni . . . . . . . . . . . . . . » 33

Camagna MonferratoInfernot 1, 2, 3, 4 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 36

Cella MonteInfernot 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 49

Frassinello MonferratoInfernot 12, 13, 14 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 71

OlivolaInfernot 15 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 81

OttiglioInfernot 16, 17, 18 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 85

Ozzano MonferratoInfernot 19 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 95

Rosignano MonferratoInfernot 20, 21 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 99

TrevilleInfernot 22 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 106