Eco18

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Giovedì 9 Giugno 2011 - Anno 2 - No. 18 ecoamaldi.altervista.org Rivista scolastica del Liceo Scientifico Statale “Edoardo Amaldi” di Roma PAGINA 1 Un odorino squisito e invitante si respirava in cortile venerdì 3 giugno: non proveniva da nessuna grigliata di fine anno o aromi stupefacenti, ma da un grandioso rinfresco per “celebrare” i pensionati del nostro Liceo che quest’anno abbandoneranno la scuola per dedicarsi alle loro meritate vacanze…non solo estive! Un primo pomeriggio all’in- segna di risate, di svago e di grandi abbuffate, non esclusivamente per i docenti, però: sono stati, infatti, individuati tra la moltitudine alcuni studenti che, incalzati dalla fame delle 13.15 e dal paradiso “mange- reccio” che si stagliava davanti ai loro occhi, hanno abbandonato ogni decenza e, affilando le proprie arti olfattive, si sono gettati sul rinfre- sco, che doveva essere, oltretutto, sgomberato per le ore 15, ora del famigerato Consiglio. Anche alcuni “inviati di Eco” sono rimasti ad as- saggiare le varie portate, per descrivere al meglio e con enfasi la buona riuscita dell’evento. I momenti degustativi sono poi stati accompagnati dalla consegna delle pagelle “d’onore” ai professori (Guidi, Mele, Tra- bucco, Malizia, De Filippo, Fersini, Tiberi, Aputini), alla segretaria, Adriana, e all’operatrice del personale ATA, Mirella, tutti accolti con grandi sorrisi dalla Vicepreside, Professoressa Ferrari, in qualità di SCUOLA AU REVOIR, À TOUT LE MONDE! Di Melissa Randò (3°E) A causa dei furti che purtrop- po avvengono nelle palestre, i Rappresentati degli Stu- denti hanno richiesto degli armadi con lucchetto dove riporre cellulari, portafogli, lettori mp3 e tutti gli altri oggetti di valore. Se i vostri Professori di Ed. Fisica non vi hanno detto nulla... ricor- dateglielo voi! ARMADI ANTI FURTO Stanchi di non sapere quali scoperte scientifiche stanno facendo nel mondo? Tra centinaia di libri squisita- mente letterari troverete in biblioteca anche la rivista scientifica “Le Scienze”. I Rappresentanti hanno rich- iesto (ed ottenuto) un abbo- namento triennale a partire da settembre. LE SCIENZE Segue a pagina 2

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L'ultimo numero dell'anno di Eco

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Giovedì 9 Giugno 2011 - Anno 2 - No. 18 ecoamaldi.altervista.org

Rivista scolastica del Liceo Scientifico Statale “Edoardo Amaldi” di Roma

PAGINA 1

Un odorino squisito e invitante si respirava in cortile venerdì 3 giugno: non proveniva da nessuna grigliata di fine anno o aromi stupefacenti, ma da un grandioso rinfresco per “celebrare” i pensionati del nostro Liceo che quest’anno abbandoneranno la scuola per dedicarsi alle loro meritate vacanze…non solo estive! Un primo pomeriggio all’in-segna di risate, di svago e di grandi abbuffate, non esclusivamente per i docenti, però: sono stati, infatti, individuati tra la moltitudine alcuni studenti che, incalzati dalla fame delle 13.15 e dal paradiso “mange-reccio” che si stagliava davanti ai loro occhi, hanno abbandonato ogni decenza e, affilando le proprie arti olfattive, si sono gettati sul rinfre-sco, che doveva essere, oltretutto, sgomberato per le ore 15, ora del famigerato Consiglio. Anche alcuni “inviati di Eco” sono rimasti ad as-saggiare le varie portate, per descrivere al meglio e con enfasi la buona riuscita dell’evento. I momenti degustativi sono poi stati accompagnati dalla consegna delle pagelle “d’onore” ai professori (Guidi, Mele, Tra-bucco, Malizia, De Filippo, Fersini, Tiberi, Aputini), alla segretaria, Adriana, e all’operatrice del personale ATA, Mirella, tutti accolti con grandi sorrisi dalla Vicepreside, Professoressa Ferrari, in qualità di

SCUOLA au revoir, à tout le monde! Di Melissa Randò (3°E)

A causa dei furti che purtrop-po avvengono nelle palestre, i Rappresentati degli Stu-denti hanno richiesto degli armadi con lucchetto dove riporre cellulari, portafogli, lettori mp3 e tutti gli altri oggetti di valore. Se i vostri Professori di Ed. Fisica non vi hanno detto nulla... ricor-dateglielo voi!

ARMADI ANTI FURTO

Stanchi di non sapere quali scoperte scientifiche stanno facendo nel mondo? Tra centinaia di libri squisita-mente letterari troverete in biblioteca anche la rivista scientifica “Le Scienze”. I Rappresentanti hanno rich-iesto (ed ottenuto) un abbo-namento triennale a partire da settembre.

LE SCIENZE

Segue a pagina 2

PAGINA 2

SOMMARIO

3 Buona la prima! (ed anche la seconda)

2 La giostra dei teatranti

7 Allarme rosso a Milano

Mi scusi avrei un impegno : legittimo impedimento

4 Insieme per ricordare, lo sport ci unisceL’Amaldi per l’Africa

5 Democrazia al collasso :la Spagna e il salame

12 Nucleare : risorsa o rischio?

Pochi giorni fa, in ogni classe c’era un manifesto della “Giostra di Molière”, spettacolo teatrale inscenato il 4 e il 5 giugno al teatro di Tor Bella Mo-naca, frutto di mesi e mesi di lavoro da parte del laboratorio teatrale, che

riscuote sempre grandi successi e dal quale escono spesso persone decise a frequentare una scuola per attori o registi.Quest’anno noi del laboratorio ci sia-mo incontrati ogni settimana il marte-

‘show-woman’! In un angolo del cortile era visibile il grande Titanic, dove era-no sedute le caricature dei professori, ognuno con una sua particolarità messa in risalto con simpatia e profondo rea-lismo dal creatore, il professore d’arte Angeloni. Un evento davvero riuscito anche grazie al prezioso aiuto offerto da Vespina, * e Pierpaolo, i baristi del-la nostra scuola, che hanno coordinato tutto il buffet con grande partecipazio-ne. Momenti di commozione e sorrisi che tradivano tristezza si avvertivano forti, ma la spensieratezza della giorna-ta non è stata sconvolta: sui visi rilassati e felici dei pensionandi, reduci da tanti anni di servizio impeccabile, si legge-vano soddisfazione e maturità degne di tutti gli onori. Ricordiamoli per le loro particolarità, dall’estrema severità alla spassosità di una lezione racconta-ta con passione e vitalità, e, come li ha immortalati questa foto, ora un po’ an-nerita, sorridenti. Non solo i pensio-nandi della scuola, però, godranno del meritato relax e di piacevoli momenti di puro ozio. Le tanto attese vacanze estive sono giunte anche per noi, umili e stremati pionieri dell’Amaldi. Dure-ranno per poco, ma sono benvolute lo

stesso! Possiamo vantare un anno di disordini, lavoro e tante soddisfazioni, che hanno sempre distinto il nostro Li-ceo. Ricorderemo sicuramente le acce-se elezioni per la rappresentanza d’Isti-tuto, l’inconsistenza dell’autogestione e la successiva occupazione, che ha sca-tenato la neve del famoso 17 dicembre, ma anche alcune assemblee ricche di partecipanti e partecipazione, la lotta contro l’appalto per la gestione del bar della scuola, le tantissime foto che Eli-sa Kenyon ci ha scattato per i corridoi e la recentissima “Giostra di Molière”, messa in scena dagli attori talentuosi dell’Amaldi. Ci saranno amaldini che ora potranno essere sorpresi a leggere con un sorriso splendente nel rievoca-re un bacio rubato proprio in uno dei momenti descritti ed altri che scorrono le istantanee dei ricordi con tristezza o rabbia per un amore tradito o un sei non raggiunto. Perché, nonostante si voglia dipingere sempre la scuola come un luogo di “detenzione e tortura”, essa è un infinito baule pieno, anzi zeppo, di esperienze, emozioni da estrapola-re. Vi domando: che voto vi dareste in fatto di “aver vissuto” profondamente il vostro anno da liceali?

la giostra dei teatrantiDi Lorenzo Sanchez (2°M)

13 Impensabile, inconcepi bile: realtà Se il banco potesse parlare

15 Una notte da leoni

X Men : Prima Classe

14 Madonna scheletro

Tor Bella Monca obiettiva-mente

16 Katy Perry e Gaga

8-11 Inserto Eco + Libera

PAGINA 3

“Mazza se so’ stati bravi oh!”, ecco la frase che si sen-tiva a fine rappresentazione teatrale. E la dicevano tutti, dall’insegnante all’amico dell’attore. Ma questa frase non rende abbastanza bene l’idea della qualità dello spettaco-lo. I ragazzi del laboratorio teatrale, un progetto del POF e che contraddistingue la nostra scuola da anni, hanno fatto come nelle edizioni precedenti un lavoro fantastico. Il merito va certamente al professor Lanfiuti e ai direttori Filippo D’Alessio e Maddalena Rizzi, ma soprattutto ai trentadue ragazzi che dopo mesi di labo-ratorio hanno messo in scena “La giostra di Molière”, una raccolta di sei frammen-ti di commedie firmate dall’omonimo drammaturgo francese del milleseicen-to. I temi affrontati da Molière, più che mai attuali, rappresentano i drammi del suo tempo che, usando una forte ironia, sono duramente criticati, come ad esem-pio nella battaglia pseudo femminista de “Le Intellettuali”, o nel “Tartufo”. Ci sono anche pezzi di commedie brillanti con una vena satirica come l’Avaro e il Malato Immaginario, con la quale ha vo-luto criticare il suo comportamento ipo-condriaco. Il destino però, ha voluto che morisse proprio a causa di una malattia, la tubercolosi, qualche minuto dopo la rappresentazione di quest’ultima sua grande com-media. I ragazzi del laboratorio hanno saputo dare il mas-simo nelle loro due rappresentazioni (il 4 e il 5 di giugno n.d.r.) per celebrare al meglio il commediografo e i risul-

tati si sono visti: alla fine di ogni spettacolo li ha investiti, giustamente, un forte scroscio di applausi. Unica pecca dello spettacolo è stato l’audio delle voci,probabilmente dovuto al microfono ambientale che non faceva il suo do-vere, e forse con il volume regolato meglio sarebbe stato perfetto. Purtroppo, nonostante la bravura dei teatranti e la bellezza della rappresentazione, nello spettacolo di domenica è stato possibile notare un pubblico meno rispettoso verso gli attori, con continui movimenti e un

fastidioso sottofondo di con-fezioni di patatine e popcorn prese d’assalto dai bambini e dai genitori. E’ mancata quindi l’educazione, tan-to nei giovani quanto negli adulti che, avendo ormai assorbito i ritmi tipici del cinema, si dimenticano di stare di fronte a persone che recitano,persone emoziona-te e ansiose per la riuscita del lavoro in cui hanno messo tanta voglia di fare. Queste persone sono dei ragazzi di

liceo che fra i tanti impegni scolastici e non solo, hanno scoperto la grande passione per il teatro e l’hanno alimen-tata durante tutto l’anno e per questo meritano rispetto e ammirazione. Aspettando lo spettacolo dell’anno prossi-mo, non si possono che rinnovare i complimenti a tutta la compagnia! Bravi ragazzi!

dì, per il primo periodo, e poi, a partire da aprile, anche il giovedì, dalle 14:30 alle 18:00, esclusa la prima settima-na di giugno nella quale le prove si sono protratte anche fino alle 21:30!Tutto questo per preparare lo spettacolo che, come dice il titolo, è stato pensato appunto come una giostra; Mo-lière infatti, nello scrivere le sue opere, usava strutture e trame molto simili tra di loro, cambiando solo i perso-naggi, proprio come un meccanismo di un carillon nel quale, benché cambino i personaggi, i movimenti sono sempre gli stessi.È stata una bella sfida rappresentare i manichini di que-sta giostra poiché, per farlo, si è dovuto rinunciare alle quinte. Abbiamo quindi dovuto imparare una disciplina che ci consentisse di rimanere immobili (o quasi) per più di metà spettacolo, ma grazie al cielo ce l’abbiamo fatta!In quest’esperienza abbiamo imparato cose fondamenta-li per un attore, come articolare o «portare» la voce, ma

anche altro, come perseguire un obiettivo e credere in noi stessi.Ma il laboratorio teatrale non è solo tecnica e recitazione: è anche divertimento.Noi, gli attori, eravamo in 32 il giorno dello spettacolo. Ma non semplici persone : eravamo 32 ragazzi e ragazze che avevano imparato come recitare, chi più e chi meno, ma soprattutto eravamo, e siamo tutt’ora, amici. Amici che hanno riso, scherzato e faticato ogni settimana, insie-me. Amici vecchi e nuovi..A teatro il vero spettacolo non era quello che vedeva il pubblico seduto in sala : era ciò che si era creato tra di noi, le risate trattenute, l’ansia e il nervosismo mentre si recitava e mentre recitavano gli altri; era questa la vera giostra, una giostra colorata, allegra, una giostra che con-tinua a girare illuminata anche dopo che le luci del teatro si sono spente.

Continua da pagina 2

Buona la prima! (ed anche la seconda)Di Claudio De Blasio e Simona Nucci (3°A)

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TERRITORIO l’amaldi per l’africaDi Manuel Secci (3°C)

Pressante fine settimana per molti studenti del nostro liceo, il 21 ed il 22 maggio, ma c'è chi, tra le tante sca-denze di questa difficile e stancante fine d'anno scola-stico, ha trovato il tempo per partecipare attivamen-te all’evento organizzato dall’associazione ONLUS Hewo, nel parco di Torre Gaia. Questo, nato per fi-nanziare le attività dei volontari in Eritrea ed Etiopia, è passato alla storia col nome di “Torre Gaia con Gar-bò”. Hewo, ONLUS fondata da Carlo e Franca Tra-vaglino ormai più di 40 anni fa in Etiopia, è impegnata nell’aiuto dei paesi del corno d’Africa che vivono si-tuazioni molto difficili, con la creazione di comunità di supporto alle popolazioni dei villaggi più sperduti del continente, dove la gente vive emarginata dal resto del mondo e disastrata, senza nemmeno un pozzo per l’ac-qua potabile. L’associazione, infatti,che ha come suo obiettivo primario l’amore per i propri fratelli, porta così i suoi “missionari” a vivere tra la gente, a cono-scerla, ad apprendere da essa ed a costruire un futuro

migliore, servendosi di tutto ciò che si ha. Coraggiosa l’iniziativa dei due coniugi, senza la quale, ora, molti ragazzi in Etiopia ed in Eritrea non avrebbero alcuna prospettiva di vita, solo un orizzonte opaco. La nostra scuola, con l’evento che è ormai consuetudine a Torre Gaia, ha contribuito a questo grande e vitale progetto: molti studenti erano alla festa nel parco, alcuni hanno addirittura deliziato la folla con belle performance ca-nore ed altri, invece, si sono curati dell’animazione dei bambini, tanti, accorsi con le loro famiglie per questa felice giornata, facendo loro lavorare la pasta di sale, con la quale si sono divertiti tantissimo. Ottimo esem-pio, questa esperienza, di come noi giovani possiamo contribuire alla società e fare qualcosa di concreto an-che per persone lontane, dato che tutti i proventi della festa sono andati all’associazione, che ora li potrà usare per nuove iniziative nella lontana, ma solo geografica-mente, Africa.

Insieme per ricordare, lo sport ci unisce! In quest’ul-timi giorni scolastici si tiene per la sesta volta nel nostro Liceo il Trofeo Campanelli. L’ evento sporti-vo, quest’anno diversamente dai precedenti, ha visto martedì scorso lo scontro tra due squadre di pallavolo femminili, im-provvisate sul momento e formate totalmente da ragazze dell’Istituto, le quali hanno intrattenuto per due ore molti studenti sugli spalti, cre-ando suspence: una sfida all’ultima schiacciata. Tuttavia lo scontro è stato preceduto da un minuto di si-lenzio, dall’applauso della moltitu-dine contenuta nella palestra grande e dal discorso tenuto dalle professo-resse Peruggia e Santese, che hanno commemorato il Vicepreside storico dell’Amaldi, Eugenio Campanel-li, individuo del tutto sconosciuto a noi recenti studenti, ma grande e carismatica personalità qualche anno fa. Ligio alla propria materia, le scienze, mezzo di comunicazio-ne sempre efficace nei rapporti tra docenti e alunni, questo professore è riuscito a distinguersi come figura predominante e punto di riferimento per tutti, anche durante l’estate, periodo in cui rimaneva a scuola a

svolgere il suo lavoro! Un vero e proprio esempio da seguire! Sembra doveroso, perciò, celebrare un uomo così attento ai problemi dei suoi studenti e impegnato in piccoli progetti innovativi. L’8 marzo, per esempio

per far venire gli studenti a scuola decretò la Giornata dell’ambiente dove chiunque poteva portare un alberello che veniva “adottato” e piantato nel giardino adiacente il campetto di atletica, e, ancora oggi, ne possiamo osservare alcuni. Il penultimo giorno di scuola, inve-ce, si giocherà la partita di calcet-to, questa rimandata a causa delle cattive condizioni atmosferiche di martedì, nella quale si affronte-ranno i ragazzi. Tutte le classi che hanno un giocatore sono invitate ad assistere, ma non ci sono limiti di posti! Per l’anno prossimo ci sono dei progetti importanti in cantiere:

un torneo di pallavolo e uno di calcetto regolari per tutto l’anno, sempre in onore di Campanelli, e di com-memorarlo con una cerimonia più “ufficiale” proprio il giorno della sua morte, con le finali dei due tornei. Insomma, lo sport a scuola ci unisce!

insieme per ricordare, lo sport ci unisce!Di Massimiliano Vari (5°A)

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«No hay pan para tanto chorizo!». Non c’è pane per tan-to salame. Il popolo spagnolo grida questo motto nelle «acampadas» del Movimiento 15-M. In realtà, «chorizo» significa anche «ladro». E i ladri sono i politici.I manifestanti sono noti come «indignados»; il movimen-to ha avuto origine dalla piattaforma ¡Democracia Real Ya! (Democrazia reale ora) e da diversi collettivi come Giovani senza Futuro e reti di social network, come acca-duto in parte per la «primavera araba». Era gennaio. Salita la temperatura, e all’avvicinarsi delle elezioni amministrative spagnole, è partita la fase «Toma la calle» (Prendi la strada), in cui giovani, inoccupati e disoccupati, anziani, pensionati, stranieri, in sostanza il popolo spagnolo ha occupato le piazze principali di oltre cinquanta città. L’azione è partita il 15 maggio - per que-sto è detto Movimento 15-M - da Puerta del Sol, piazza centrale di Madrid. Rivendicano una democrazia vera, in-tesa come strumento dei cittadini, libera dalla corruzione della politica e dallo strapotere delle banche. Per i mani-festanti il dibattito politico è asfittico a causa del bipartiti-smo, la dittatura del PPSOE, sigla coniata dagli indignati dalla fusione di PP (partido popular, all’opposizione e di centro-destra) e di PSOE (partito socialista operaio spa-gnolo). Nel manifesto si rivendicano il diritto alla casa, al lavoro, alla cultura, all’educazione, alla partecipazione politica, al libero sviluppo personale. Il movimento è apartitico, ma non apolitico: nelle «acam-padas» sono state organizzate giornalmente assemblee e commissioni per elaborare proposte, in un esperimento di «microcivilizzazione». «La lotta è nella strada, non alle urne» hanno affermato i portavoce del movimento; non hanno nemmeno dissuaso la popolazione dall’andare a votare - purché il voto sia dato con coscienza - giacché un voto non espresso è un voto al partito maggioritario. In ogni modo, si è registrato un crollo del partito socialista alle elezioni amministrative del 21 maggio.

Spagna e Italia a confrontoMolte le dichiarazioni della politica spagnola e interna-

zionale. Carlos Fabra (PP), presidente della provincia di Castellón, in Valencia, nonché indagato per corruzione, si è espresso solidale al movimento, confermando che an-che il figlio di 32 anni, qualificato e disoccupato, la pensa come gli indignati. Ma più curioso è il bilancio che ne trae: la colpa è di Zapatero, della sua politica e del suo governo, infatti in sette anni la provincia di Castellón ha visto aumentare di undici volte la quota di disoccupati; la Spagna si sarebbe salvata se avesse applicato le misure prese dai governi di centro-destra in Francia, Germania e in Italia. Il tasso di disoccupazione in Spagna supera il 20%, un record nell’UE. Riguardo all’Italia, Mara, 29 anni e residente a Madrid dichiara al Mundo.es di non vedere alcuna differenza tra la condizione dei giovani italiani e quella degli spagnoli; la difformità è dovuta semmai alla minore coscienza critica e all’assenza di uno spazio per pensare e parlare. È lecito considerare quest’opinione alla luce del fatto che i media italiani si siano scarsamente interessati della questione spagnola?

«Indignados» e vittoria del BarçaBen più risonanza ha avuto la vittoria del FC Barcelo-na alla Champions League. Ma allarghiamo l’orizzonte storico. La notte tra il 27 e il 28 maggio i tifosi barcel-lonesi hanno festeggiato «en la calle», contestualmente in Plaza Catalunya vi erano molti «indignados»: inciden-ti? No. Il direttore generale, Manuel Prat, dei «Mossos d’Esquadra», corpo di polizia catalano, ha sottolineato la collaborazione dei manifestanti, consci della pericolosi-tà di questa coincidenza. Quel 27 maggio è stato però

democrazia al collasso: la spagna e il salameDi Alessandro Iannamorelli (4°C)

ATTUALITÀ

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più movimentato. La mattina i «Mossos» hanno eseguito l’ordine di sgomberare la piazza: i video della carica dei poliziotti hanno fatto il giro del web e hanno suscitato l’indignazione internazionale. I 121 feriti non hanno potuto sporgere denuncia: non si possono denunciare enti, ma persone. In Catalogna sarebbe anche possibile risalire all’identità del «teppista»: un decreto del 2008 del governo catalano obbliga agli agenti, eccetto nelle parate, di tenere bene in vista il numero di identificazione per-sonale (TIP). Nei video questi numeri non si vedono: sono coperti da una fascia «antitrauma». A Valladolid, città della Castiglia-Leon, i manifestanti hanno celebrato 121 secondi di silenzio, un secondo per ferito, e in segui-to hanno raccolto firme per le dimissioni di Felip Puig, il consigliere dell’Interno della Catalogna, «responsabile di una carica indiscriminata».

Pace e democrazia: la minaccia di banche e politicaLa rivoluzione spagnola rimane pacifica, anche perché ispirata al breve saggio «Indignatevi!» di Stéphane Hes-sel, protagonista della Resistenza Francese (1940-1944), la quale ha trovato proprio nell’indignazione la sua for-za. In un mondo complesso forse è più difficile, tuttavia necessario, indignarsi, eppure l’arzillo di 93 anni esorta i giovani a guardarsi intorno e a trovare i temi che giusti-ficano la loro indignazione, sicché da trovarne le solu-zioni. Questi «perroflautas» (cane e flauto), ossia hippie spagnoli, hanno accolto l’appello a rinnovare, nel XXI secolo, i progressi fatti. La pace e la democrazia sono soffocate dagli interessi particolari della classe politica e

delle banche. Gli spagnoli sono indignati altresì contro queste: il movimento nasce anche da ATTAC, un’orga-nizzazione internazionale che si batte per la tassazione delle transazioni finanziarie. A Soria, in Castiglia-Leon, una lotta di massa, non-violenta, è stata quella di ritirare quantità di 155€, 15,5€ o 1,55€ dalle banche, a mo’ di protesta. La cifra, ovviamente, evoca il 15-M.

La lucha al sistemaUn movimento che sa essere anche originale: a Santiago de Compostela si sono svolti corsi di scrittura creativa, editoria indipendente e fabbricazione di alimenti come lo yogurt - che può sembrare una quisquilia, ma è una rivoluzione economica. Le assemblee hanno prodotto

molte proposte: eliminazione dei privilegi della classe politica, partendo da un controllo rigido dell’assenteismo e tagliando le spese; pensionamento a 65 anni e divieto di innalzare la soglia; diritto alla casa, come sancito dalla Costituzione e realizzabile anche con l’espropriazione da parte dello Stato delle case prodotte in stock non vendu-te per porle ad affitto controllato; servizi pubblici di qua-lità ed ecosostenibili (15-M nasce anche da Ecologistas en Accion); controllo delle entità bancarie; nella fiscalità compare l’introduzione della «patrimoniale»; democra-zia partecipativa; riduzione delle spese militari.

Il meccanismo della politicaLe dinamiche assembleari hanno fatto discutere: degli analisti hanno identificato nel movimento proprio quei vizi contestati alla politica, come il bipartitismo, il classi-smo, la manipolazione dei media. Dinamiche della polis, della microcivilizzazione, si direbbe. Altri hanno sottoli-neato l’irregolarità del movimento che non ha rispettato la legge del silenzio elettorale (LOREG): la questione ha dato filo da torcere alla Giunta Elettorale Centrale (JEC).

L’insurrezioneÈ arrivato il tempo di un’insurrezione pacifica, come scrive Hessel: «una vera insurrezione pacifica contro i mezzi di comunicazione di massa che non propongono come orizzonte per la nostra gioventù altro che il consu-mo di massa, il disprezzo dei più deboli e della cultura, l’amnesia generalizzata e la competizione a oltranza di tutti contro tutti».

Giovedì 9 Giugno 2011 - Anno 2 - No. 18 ecoamaldi.altervista.org

Rivista scolastica del Liceo Scientifico Statale “Edoardo Amaldi” di Roma

TOR BELLA MONACA: EMERGENZA RAPINE!Ormai rapine, furti ed ogni forma di violenza prendono sempre più piede nel quartiere di Tor Bella Monaca. È cronaca soprattutto di questi ultimi giorni: una pizzeria, il cui proprietario ha dichiarato di non aver subito pre-cedentemente alcuna forma di violenza, è stata vittima di ben due rapine in una settimana. E così come lui tanti al-tri. Il proprietario di un supermercato di una nota catena alimentare ha deciso addirittura di vendere la sua attività perché impaurito e preoccupato. Ma è questo il giusto modo di affrontare il problema?Per riuscire a rispondere a questa domanda si dovreb-bero analizzare le motivazio-ni che hanno provocato il fenomeno a livelli così estre-mi. Tor Bella Monaca è una piccolo quartiere dell’ VIII Municipio, alla periferia di Roma. È stata a lungo una borgata totalmente ignorata e abbandonata da tutti, nessuna istituzione comunale se ne è mai curata, né tantomeno le alte cariche politiche hanno mai mostrato alcun interes-se. Si è venuto così a creare un isolamento della periferia, in aggiunta anche alla scarsa presenza di vigilanza. Infatti, sempre meno pattuglie e appostamenti delle forze dell’ordine sorvegliano il quar-tiere, rendendolo ancora di più un luogo emarginato e sempre meno sicuro. L’indifferenza delle istituzioni e della pubblica sicurezza hanno offerto terreno fertile alla

criminalità, che di anno in anno si insinua nel territorio. Si inizia con qualche furto in strada (borse e automobili), o nelle abitazioni, per poi arrivare a vere e proprie rapine a mano armata nei negozi circostanti: gruppi organizzati di ragazzi si riuniscono, pianificano il loro colpo e agi-scono indisturbati. Tutto questo agevolato dall’omertà che non lascia spazio alle parole degli abitanti, ormai ter-rorizzati dall’ampiezza del fenomeno e dalla mancanza di protezione. Un altro fattore che spinge queste azioni ad aumentare in maniera impressionante è la crisi eco-

nomica che coinvolge tutto il paese e che rappresenta senza dubbio l’espressione di una popolazione sempre più afflitta. Le conseguenze che portano il diffondersi di questo fenomeno sono numerose e tutte molto gravi. Le persone, come abbiamo detto, sono impaurite e ter

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Di Alessandro Allevi, Sara Minasola, Martina Pazzaglia e Manuela Ricciardi

rorizzate da questo male. Non escono di casa, sono sospettose e diffidenti. Non si sentono più sicure, né protette. Se la prendono con le istituzioni, con la società. C’è chi finisce con l’incattivirsi, col riem-pirsi di rabbia. E tutto questo porta alla nascita di un nuovo e orrendo sentimento nella gente, che in molti casi spinge anche all’uso della violenza, tanto che molti dei commercianti di Tor Bella Monaca si sono offerti perfino di organizzare delle ronde. Ma poi, naturalmente va tutto a discapito del quartiere, che, pian piano, raggiunge un livello di degrado in cui nessuno vorrebbe vivere e che riempie le pagine dei quotidiani continuando a far crescere la nomea di “Bronx d’Italia” che da più parti gli è stata attri-buita. Occorrerebbe più attenzione da parte delle autorità e di certo una maggiore vigilanza aiuterebbe a fermare la crescita di tale fenomeno, a mitigarne gli effetti e anche a prevenirlo. E ciò garantirebbe ai cittadini maggiore tutela, maggiore sicurezza e con-

tribuirebbe a far rinascere la serenità nelle case della borgata. È stata più volte suggerita una riqualificazio-ne del territorio, che potrebbe servire ad offrire mag-giori possibilità agli abitanti della periferia. Installare centri culturali, luoghi di svago o abbellire il quartiere potrebbero sicuramente dare beneficio agli abitanti così che potrebbero nascere in loro nuovi interessi, nuove abitudini, nuove aspettative. Senza dimentica-re che questo comporterebbe l’aumento delle visite da parte di persone esterne alla borgata, che oggi si guardano bene dal venirci. Alla fin fine gli abitanti tengono al loro quartiere, sono legati alla zona dove sono nati e cresciuti e una collaborazione che coin-volga tutti gli abitanti di Tor Bella Monaca sarebbe ideale. Sarebbe molto più bella e molto più vivibile una periferia al centro dei pensieri di tutti.

“Basta rapine a tor Bella monaca”la protesta dei negozianti

ROMA – I negozianti di Tor Bella Monaca protesta-no contro l’escalation di rapine nel quartiere. Venerdì 8 Aprile, in Via Acquaroni e Via del Fuoco Sacro, le serrande di molti negozi rimangono chiuse per circa due ore (dalle 15 alle 17) e sopra vengono affissi dei cartelli con su scritto: “basta violenza, basta rapine”. Adesso basta. Sono stufi. E venerdì pomeriggio lo gri-dano forte. Ma lo mostrano anche a tutti coloro che passano per quelle vie. Insieme col promotore della protesta, Valter Mastrangeli, consigliere di Alleanza Per l’Italia dell’ VIII munici-pio, oltre ottanta negozianti partecipano ad un sit-in in strada, cercando di far capi-re che sono stanchi di vive-re con la continua paura di vedersi una pistola puntata in faccia, rischiando la vita e l’incasso della giornata. Fra di loro c’è chi in poco tempo ha subito ben cinque rapine. Chi è stato minaccia-to con un coltello alla gola. Chi ha visto la paura negli occhi dei suoi clienti. Chi ha avuto il coraggio di reagire. E chi è riuscito a far arrestare i criminali che gli hanno svaligiato e distrut-to il locale. Scene che si ripetono quasi quotidiana-mente qui, tra le strade della zona Grotte Celoni; e che rispecchiano i problemi di un quartiere abbando-

nato per vent’anni e trasformato quasi in un ghetto, dove confluirebbe un alto livello di microcriminalità. La protesta dei commercianti ha voluto denunciare la situazione ormai insostenibile di degrado sociale che interessa questa zona della periferia romana. In-sieme al timore dei negozianti, cresce la speranza di essere ascoltati. Chiedono la possibilità di possedere delle armi per difendersi dalle aggressioni dei malvi-venti e di organizzare delle ronde, soprattutto nella

fascia oraria compresa tra le 19 e le 21 (orario in cui si concen-trano maggiormente le rapine). “Per ottenere un intervento im-mediato a tutela dei cittadini e dei commercianti, chiediamo una maggior presenza delle forze dell’ordine in periferia, in particolare a Grotte Celoni: cercheremo di ottenerla fino in fondo”. Sono queste le pa-role di Mastrangeli, il quale si fa portavoce delle proteste dei commercianti. Ma non è il primo proclama che viene

fatto sulla sicurezza del quartiere. Tuttavia la voce degli abitanti non è stata precedente-mente presa in considerazione come si doveva. Nu-merose sono state le richieste di aiuto. Questa volta la protesta sarà più efficace?

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intervista al proprietario di una pizzeria di tor Bella monaca

GROTTE CELONI- L’ondata di furti nei negozi del-la zona ha colpito anche il proprietario di una pizze-ria. È un giorno lavorativo come tutti gli altri quando l’uomo di 50 anni subisce l’aggressione di due giovani rapinatori, e vede portarsi via la fatica e il guadagno di tutta la giornata. Le rapine però sono diventate troppo frequenti. E questa volta, coraggioso, decide di reagire.Decide di raccontare la sua sventurata esperienza anche per farsi portavoce delle altre vittime. e’ vero che è stato vittima di una rapina recente-mente?Si, ho subito due rapine nel giro di una settimana: la prima venerdì 1° Aprile e l’ultima il giovedì successivo. E pensare che in vent’anni che faccio questo lavoro non mi è mai capitato!può raccontarci come è andata?La prima volta sono venuti due ragazzi con il vol-to coperto dal casco e con una pistola in mano. Si sono portati via il registratore di cassa ed hanno pre-so il portafogli di una cliente che stava per pagare. Anche la seconda volta sono venuti due ragazzi, ma, mentre uno indossava un passamontagna, l’altro era a volto scoperto. Uno di loro è venuto verso di me e, puntandomi la pistola contro, mi ha obbligato a dargli i soldi. Questa volta però ho preso coraggio ed ho reagi-to colpendone uno con uno sgabello! Subito sono corsi via ed uscendo dalla porta si sono scontrati a vicenda.

La loro pistola si è rotta e da lì ho capito che si trattava di una pistola giocattolo.Quindi i rapinatori erano giovani?Giovanissimi! Meno di vent’anni senza alcun dubbio. Nel ragazzo a volto scoperto mi sembra di aver ricono-sciuto un giovane del posto. Dalla loro voce comunque posso affermare che erano tutti e due italiani.prima lei ci ha detto che in vent’anni non le era mai capitato. secondo lei a cosa è principalmente dovuto Questo aumento di criminalità?Sicuramente la crisi economica ha colpito tutti, me come altra gente. Penso che sia dovuto a questo l’au-mento di criminalità, soprattutto quella giovanile.ora come ora, ha paura?Come faccio a non averla! E non sono l’unico qui in zona. Adesso, se devo dire la verità, appena vedo un motorino che si avvicina alla pizzeria ho il terrore, mi prende il panico. Senza dubbio ci vorrebbero più con-trolli da parte delle forze dell’ordine. Ma questa zona ormai è abbandonata da tutti.Queste parole testimoniano la volontà di contribuire, con ogni mezzo possibile, a porre fine ad un fenomeno che ormai sta dilagando in tutto il quartiere, e che si verifica sempre più spesso. Sono le parole di chi vuole lottare. Il grido di chi vuole far sentire la sua voce a tutti. La dichiarazione di chi vuole INFORMARE PER DENUNCIARE.

statuto degli studentiArt.1 (vita della comunità scolastica)· La scuola è un luogo di formazione e di educa-zione.· La scuola è una comunità di dialogo· La comunità scolastica fonda la sua azione edu-cativa sulla qualità delle relazioni tra insegnante e stu-dente, contribuisce allo sviluppo della personalità dei giovani anche attraverso l’educazione del loro senso di responsabilità e insegna loro a perseguire il raggiungi-mento di obiettivi culturali e professionali.· La vita della comunità scolastica si basa su li-bertà di espressione, di pensiero, di religione,sul rispet-to reciproco di tutte le persone che ne fanno parte.Art.2 (diritti)· Lo studente ha il diritto ad una formazione culturale che rispetti e valorizzi l’identità di ciascuno. La scuola persegue la continuità dell’apprendimento e valorizza le inclinazioni personali degli studenti, anche attraverso l’informazione, la possibilità di fare richieste e di sviluppare temi liberamente.· La scuola tutela il diritto dello studente alla ri-servatezza.· Lo studente ha il diritto di essere informato

sulle decisioni e sulle norme che regolano la vita della scuola.· Lo studente ha diritto alla partecipazione attiva e responsabile alla vita della scuola e ad una valutazio-ne trasparente e tempestiva, volta ad attivare un pro-cesso di autovalutazione che lo conduca a individuare i propri punti di forza e di debolezza e a migliorare il proprio rendimento.· Lo studente ha il diritto di partecipare attiva-mente alle decisioni scolastiche.· Lo studente esercita autonomamente il dirit-to di scelta tra le attività curricolari integrative e tra le attività aggiuntive facoltative che sono organizzate se-condo tempi e modalità che tengono conto dei ritmi di apprendimento e delle esigenze di vita degli studenti.· Gli studenti stranieri hanno diritto al rispetto della vita culturale e religiosa della comunità alla quale appartengono. La scuola promuove iniziative all’acco-glienza e alla tutela della loro lingua e cultura e alla realizzazione di attività interculturali.· La scuola si impegna a porre progressivamente in essere le condizioni per assicurare: a) un ambiente qualitativo; b) offerte formative aggiuntive e integrati

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ve, anche mediante il sostegno di iniziative liberamente assunte dagli studenti e dalle loro associazioni; c)iniziati-ve concrete per il recupero alla dispersione scolastica; d) la sicurezza degli ambienti; e) la disponibilità di un’ade-guata strumentazione tecnologica; f) servizi di sostegno e promozione della salute e di assistenza psicologica.· La scuola garantisce il diritto di riunione e di as-semblea degli studenti, al livello di classe, di corso e di istituto.· Gli studenti hanno il diritto di utilizzare aule per associazioni culturali. Art.3 (doveri)· Gli studenti sono tenuti a frequentare regolar-mente i corsi e ad assolvere assiduamente gli impegni di studio.· Gli studenti sono tenuti ad avere rispetto nei con-fronti di tutte le persone che costituiscono la comunità scolastica.· Gli studenti sono tenuti a mantenere un compor-tamento corretto e coerente con i principi dell’art.1.· Gli studenti sono tenuti ad osservare le disposi-zioni di sicurezza dettate dai regolamenti dei singoli isti-tuti.· Gli studenti sono tenuti a utilizzare correttamen-te le strutture e i macchinari e a comportarsi in mono da non arrecare danni al patrimonio della scuola.· Gli studenti condividono la responsabilità di rendere accogliente l’ambiente scolastico e averne cura come importante fattore di qualità della vita scolastica.Art.4 (Disciplina) · Ogni scuola ha un proprio regolamento in base alle varie situazioni.· I provvedimenti disciplinari hanno finalità edu-cativa e tendono al rafforzamento del senso di responsa-bilità ed al ripristino di rapporti corretti all’interno della comunità scolastica, nonché al recupero dello studente attraverso attività di natura sociale e culturale.· La responsabilità disciplinare è personale. Nes-suno può essere sottoposto a sanzioni disciplinari senza essere stato prima invitato ad esporre le proprie ragioni. Nessuna infrazione disciplinare connessa al comporta-mento può influire sulla valutazione del profitto.· In nessun caso può essere sanzionata la libera espressione di opinioni correttamente manifestata e non lesiva dell’altrui personalità.· Le sanzioni sono sempre temporanee e tengono conto della situazione personale dello studente, della gra-vità del comportamento e delle conseguenze che da esso derivano.· Al consiglio di classe spetta l’allontanamento dalla comunità scolastica. Al consiglio d’istituto spettano le decisioni sulle sanzioni superiori a quindici giorni.· L’allontanamento temporaneo non può superare i quindici giorni e deve essere disposto solo in casi gravi.· Nei periodi di allontanamento non superiori a quindici giorni deve essere previsto un rapporto con lo

studente e con i suoi genitori tale da preparare il rientro nella comunità scolastica. Nei periodi di allontanamento la scuola promuove un percorso di recupero educativo.· L’allontanamento dello studente dalla scuola può essere disposto anche quando siano stati commessi reati che violano la dignità e il rispetto della persona umana o vi sia pericolo per l’incolumità delle persone. In tale caso la durata dell’allontanamento è commisurata alla gravità del reato ovvero al permanere della situazione di perico-lo. · Allo studente è consentito di iscriversi in un’altra scuola anche in corso d’anno.· Le sanzioni per le mancanze disciplinari com-messe durante le sessioni d’esame sono inflitte dalla commissione si esame e sono applicabili anche ai candi-dati esterni.Art.5 (impugnazioni) · Si può fare ricorso alle sanzioni entro 15 gg. In seguito la sanzione deve essere esaminata da un docente designato dal consiglio d’istituto e da uno studente eletto dal consiglio di classe. · L’organo di garanzia può essere richiesto dagli studenti anche sui conflitti che sorgano all’interno della scuola in merito all’applicazione del presente regolamen-to.· Il direttore dell’ufficio scolastico, o un suo dele-gato, decide in via definitiva sui reclami proposti contro le violazioni di questo regolamento. La decisione viene stabilita da un organo di garanzia regionale. · L’organo di garanzia regionale, nel verificare la corretta applicazione delle normative e dei regolamenti, svolge la sua attività sulla base dell’esame della docu-mentazione acquisita.· L’organo di garanzia regionale ha trenta giorni di tempo per comunicare il suo parere. Se allo scadere dei trenta giorni non viene stabilito un parere, il direttore dell’ufficio scolastico regionale può decidere indipen-dentemente dall’acquisizione del parere.· Ogni ufficio scolastico regionale individua, con un atto, le modalità di designazione delle componenti dei docenti e dei genitori dell’organo di garanzia regionale per garantire un funzionamento costante ed efficiente.· L’organo di garanzia regionale resta in carica per due anni scolastici.Art.6 (Disposizioni finali)· I regolamenti delle scuole e la carta dei servizi previsti dalle disposizioni vigenti in materia sono adot-tati o modificati previa consultazione degli studenti nella scuola secondaria superiore e dei genitori nella scuola media · Del presente regolamento e dei documenti fon-damentali di ogni singola istituzione scolastica è fornita copia agli studenti all’atto dell’iscrizione.

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la forza del coraggio, la forza delle idee

19.07.1992 muore nella strage di via D’Amelio Ema-nuela Loi,agente della scorta di Paolo BorsellinoChi era Emanuela?Emanuela nasce il 9 ottobre del 1967 a Sestu, un pic-colo paesino in provincia di Palermo. Aspirante inse-gnante, entra nella polizia di Stato nel 1988, per seguire l’aspirazione della sorella Claudia,che però non venne ammessa. Venne trasferita a Palermo due anni dopo e,nonostante la consapevolezza di trovarsi in una città ben più pericolosa e ostile, Emanuela assolse il proprio compito con grande coraggio e assoluta dedizione al dovere.19 Luglio 1992 : Emanuela non doveva essere lìEmanuela, così, a soli 24 anni lasciò due genitori, una sorella (nella foto a destra) un fratello e un fidan-zato che aveva intenzione di sposare.Così la ricorda la sorella Claudia:”Sono passati 19 anni da quel tragico 19 luglio 1992 ed è an-cora terribilmente vivo il ricordo di quel giorno e di quelli che lo seguirono. Emanuela è morta mentre scortava il giudice Paolo Borsellino, insieme ai suoi 4 colleghi. MIA SORELLA E’ LA PRIMA DONNA POLIZIOTTO UC-

CISA DALLA MAFIA e in servizio. Era una ragazza semplice,generosa, gentile, allegra e con una gran voglia di vivere. Amava i bambini; per questo motivo si diplo-mò alle magistrali, superando il concorso per l’insegna-mento. In attesa di chiamata, fece il concorso in polizia per far compagnia a me, perchè era la mia aspirazione fare la poliziotta. Ma il destino ha voluto che prendes-sero lei. LA MAFIA NON HA UCCISO SOLO MIA SORELLA, ma anche mia madre e mio padre, che dal dolore si sono ammalati e sono morti, per me molto giovani, avevano 77 anni. La mia consolazione è la spe-ranza che adesso, mia sorella , mio padre e mia mam-ma, sono felici tutti insieme. Penso che Emanuela abbia lasciato alla nostra famiglia una missione da compiere,

quella di testimoniare LA SUA ME-MORIA COME ANTITODO ALLA CRIMINALITA’ e come indicazione della strada per la legalità e la giustizia. Spero che il suo ricordo rimanga sem-pre vivo nella coscienza e nella mente di tutti gli uomini e che serva a farci sperare in un mondo migliore”.

Emanuela Loi, prima donna scorta uccisa dalla mafia.

donne: ancora sottovalutate dalla società?Poliziotta per amore, Emanuela Loi è stata la prima donna entrata a far parte di una scorta. Questo dato offre sicuramente uno spunto per seguire il cammino percorso dalle donne all’interno delle forze di Polizia; un cammino lungo e tortuoso, avviato in Italia solo nel 1959.Inizialmente, al “Corpo femminile” venivano affidati compiti circoscritti che, seppur di concreto spessore sociale (tutela dei minori, per esempio), erano conside-rati di minore importanza. Infatti, persistevano ancora dei pregiudizi legati alla presunta superiorità del sesso forte, ritenuto più adatto a svolgere incarichi delicati ed onerosi.In realtà, in pochi anni, le donne hanno dimostrato di essere all’altezza dei loro colleghi. Mostrando professio-nalità e competenza, sono riuscite ad avere accesso a re-parti che fino a quel momento erano stati loro preclusi. Nel 1981 si giunse ad una svolta fondamentale: la legge 121, oltre a sancire al completa parificazione tra donne e uomini, stabilì l’ integrazione femminile in tutti i ruoli della Polizia di Stato, compresi quelli tecnico-scientifici e professionali. Attualmente, si contano 34 dirigenti,

822 direttivi, 2011 ispettori, 514 sovrintendenti, 9576 agenti donna. Nonostante i grandi passi compiuti, rimane comunque evidente che la donna, per poter ottenere un sincero riconoscimento dei propri meriti, deve fondare il suo lavoro su un impegno costante e su una profonda dedi-zione alla divisa. E queste erano proprio i valori in cui credeva Emanuela Loi: non un eroina, ma una poliziot-ta convinta e dotata di senso del dovere.Se nel libro “Politica della famiglia” il teorica fascista Loffredo sosteneva che la donna dovesse tornare sotto la sudditanza del marito e quindi in una condizione di inferirità spirituale culturale ed economica, il caso di Emanuela dovrebbe far riflettere circa l’importan-za dell’emancipazione femminile in ambito sociale (in questo caso nell’ambito delle forze armate). A tal proposito, forse sarebbe utile ricordare le parole di Mazzini :- L’emancipazione femminile sancirebbe una grande verità base a tutte le altre, l’unità del gene-re umano e assocerebbe nella ricerca del vero e del progresso comune una somma di facoltà e di forze, isterilite da quella inferiorità che dimezza l’anima.

dichiarazione dei diritti dell’uomo

“Dobbiamo rafforzare la nostra capacità di lavorare insieme, di riconoscere e rispettare il lavoro di ciascuno di noi con le pro-prie diversità. I nostri nemici principali sono dentro di noi, sono la sfiducia, lo scetticismo, la frammentazione, la rassegnazio-ne, la rinuncia a coniugare valori, testimonianza e politica. “

Un documento veramente ambizioso e lungimirante, scritto con grande coraggio da gente che aveva vissuto due guerre mondiali e aveva visto le conseguenze dello scoppio della bomba atomica. Quel documento non parla di cose astratte. Il soggetto siamo noi, cosa possiamo fare di più e meglio per promuovere e difen-dere i diritti umani.Quando parliamo di diritti umani, penso ai corpi scheletriti di migliaia di persone affamate dall’egoismo e dalla globalizza-zione selvaggia, ai corpi straziati dalle bombe cadute a Gaza o nelle tante, troppe guerre ancora in corso. Penso ai volti disperati di gente in fuga da Goma, a quelli che sono ancora imprigionati nel-le guerre in tante parti del mon-do. Penso al volto di tutti quelli che riescono ad arrivare sulle nostre coste dopo avere attraver-sato l’Africa e il Mediterraneo: e cerco di immaginare i volti di chi non ce la fa ad arrivare. Penso ai cittadini extracomunitari, a quelle persone che pagano le tasse nel nostro paese ma che fra un po’ avranno il permesso di soggiorno a punti. Penso agli anziani che si sentono soli e abbandonati dopo aver lavorato duramente tutta una vita, ai poveri e ai senza casa che saranno registrati nelle liste del ministero degli Interni. A chi vive nella paura imposta dalla mafia e dalla criminalità organizzata e

alle famiglie che fanno fatica ad arrivare alla terza, quarta settima-na del mese. E penso anche a tutti coloro che hanno perso o rischia-no quotidianamente la loro vita per cercare di difendere i diritti umani. C’è da sottolineare la distanza che c’è ancora oggi tra quel testo, tra quella Dichiarazione Universale e la realtà di tutti i giorni. Un testo che resta per noi un faro unico e insostituibile e che ci consente di misurare la distanza tra quel mon-do che noi vorremmo e sappiamo essere possibile e la quotidianità. Il problema principale sta nella crisi della politica: se tutti i princi-pi elencati in quei 30 articoli e nei documenti successivi non sono ancora stati realizzati è perché c’è una seria responsabilità della politica. Dopo la caduta del muro di Berlino e l’arrivo della globa-lizzazione abbiamo visto che chi era ricco è diventato ancora più ricco e i poveri sono sempre più poveri. Ancora oggi sentiamo una lettura ideologica dei diritti umani e una sorta di loro gerarchizzazio-ne, per cui c’è ancora chi dice che prima abbiamo bisogno di avere le libertà politiche e civili, poi dopo si penserà anche ai diritti economici, sociali e culturali (come se chi ha fame e sete possa essere in grado di godere a pieno dei suoi diritti civili e politici). C’è sempre un buon motivo per mettere in secondo piano i diritti

umani, viviamo in una situazione vergognosa fatta d’ingiustizie, sof-ferenze, paure e pericoli. Siamo in un tempo in cui emergono tutti i fallimenti e le crisi del nostro tempo: falliscono la globalizzazio-ne, le banche, l’ideologia salvifica del mercato, la guerra come stru-mento di risoluzione dei conflitti e di vittoria sul terrorismo, la po-litica e il multilateralismo. Siamo immersi in una crisi economica e finanziaria spaventosa che è anche una crisi ambientale, alimentare. E troppo spesso non si rileva che c’è anche in atto una crisi mondia-le etica, morale e dei valori. La prima proposta e speranza sta nell’essere società civile respon-sabile. Dobbiamo rafforzare la nostra capacità di lavorare insie-me, di riconoscere e rispettare il lavoro di ciascuno di noi con le proprie diversità. I nostri nemici principali sono dentro di noi, sono la sfiducia, lo scetticismo, la frammentazione, la rassegnazio-ne, la rinuncia a coniugare valori, testimonianza e politica. Dobbiamo fare un forte investi-mento educativo, forse è arrivato il momento di cambiare il modo in cui pensiamo alla scuola, in cui pensiamo di intervenire con i giovani. I mondi della politica sono chiusi, vecchi, autoreferenziali, imprepa-rati ad affrontare i nostri proble-mi.

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Articoli a pagina 11 e 12 scritti e curati da: Daniele Pellegrini, Emanuela Sperandio, Martina De Vito, Giorgia Fulco, Marta Pace, Giulia Pesante.

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Gestione dei servizi pubblici locali, privatizzazione dell’acqua, energia nucleare e legittimo impedimento. Questi sono i 4 temi che sono stati discussi in sede po-litica e che sono diventati oggetto di referendum che si terranno nelle giornate 12 e 13 giugno 2011. Riguardo al referendum sul nucleare, in seguito agli eventi acca-duti in Giappone, il governo ha pensato di sospendere le decisioni prese riguardo all’avvio di una politica basata sul nucleare e ten-tando quindi di annullare il quesito relativo a quel tema. Rimangono in ogni caso gli altri tre punti. Tra questi quello che fa parti-colarmente discutere è il referendum sul legittimo impedimento.Non sono mancate infatti discussioni tra persone con opinioni politiche diverse, che concordano sul fatto che esso non può essere un vantaggio solo dei mini-stri. Cos’è innanzitutto il legittimo impedimento?E’ una norma transitoria che dovrebbe durare più o meno 18 mesi, ovvero il tempo che ci vuole per fare una legge costituzionale che impedisca al Presidente del Consiglio e ai suoi ministri di essere processati durante il mandato a loro affidato democraticamente (il famoso Lodo Alfa-no costituzionale).

Spieghiamo meglio: se coinvolti in una causa penale, sia i ministri che il Presidente del Consiglio possono ri-mandare l’udienza, e quindi invocare il legittimo impe-dimento, per cause derivanti dal loro impegno pubblico, fino ad un massimo di 6 mesi.Il rinvio non influisce sul corso della prescrizione del reato, che rimane sospeso per l’intera durata del rinvio

stesso. La prescrizione ri-prende il suo corso dal giorno in cui cessa la causa della so-spensione.Quindi sembra non sia altro che una norma che l’attua-le governo Berlusconi vuole adottare per far sì che “tut-te” le persone chiamate in un’aula giudiziaria possano gentilmente rifiutare l’invito perché impegnate nelle loro faccende...Se ciò risulta essere un teatri-no comico non ci dovrebbero essere problemi ad evitarlo...come? Votando Sì al referen-

dum affinché non passi questa ‘’legge’’. È con provve-dimenti come questi, così ‘’infinitamente utili’’ alla co-munità, che si permetterà al Paese di superare la crisi economica L’articolo però si interrompe qui: c’è un legittimo impe-dimento da sfruttare...

Di Andrea Di Romano (4°F)MI SCUSI, AVREI UN IMPEGNO: LEGITTIMO IMPEDIMENTO

Grave crisi internazionale a Milano. Giuliano Pisapia (SeL) nella storica data di lunedì 30 maggio, diventa Sindaco di Milano, dopo aver vinto il ballottaggio contro Letizia Mo-ratti, candidata del PdL. Servizi segreti già messi in allerta, si rischia grosso questa volta, l'uomo è molto conosciuto negli ambienti illegali delle migliori piazze del mondo, ha troppi amici tra le fila di AlQaeda. Specializzazione? Furto d'auto! La nostra capitale economica rischia di cadere nel degrado: case chiuse, liberalizzazione delle droghe, uomi-ni vestiti di rosso dappertutto, terroristi amici di Pisapia liberi di scorrazzare per la città. Caspita, questi Milanesi devono essere proprio tonti per scegliersi un Sindaco del genere: addirittura il 55% ha votato per quel matto, cono-sciuto ormai perfino sul web per essere la colpa di qualsia-si cosa accada! Inspiegabile il loro comportamento. E pen-sare che per aiutare Letizia Moratti nel riconfermarsi sulla sua poltrona a Milano era sceso in campo anche il Premier Berlusconi, con comizi, interviste, apparizioni pubbliche insieme: i due, vicini, sono la coppia della Provvidenza,

l'una per Milano, l'altro addirittura per l'Italia; però c'è da notare che la Moratti a qualche mese dalle elezioni era in grande vantaggio, incolmabile per l'avversario, ma poi è arrivato Silvio, ed il tracollo ha inizio: Berlusconi, vin-cendo negli ultimi tempi solo col suo Milan, pensa bene di appoggiare la cara Letizia per lo sprint finale, cosicché, dopo gli svarioni della maggioranza alla Camera, possa ri-portare anche qualche vittoria politica (lontani i tempi del 2008...) di cui vantarsi poi con gli amici di gioco Bossi e Tremonti, che negli ultimi tempi lo prendono in giro spes-so. Lavora e lavora e lavora... ha una missione segreta: di-mostrare a tutti i cittadini, soprattutto quelli Milanesi, che i giudici sono incompetenti. Ed ecco il risultato: non po-trà più rimettere piede a Milano ed è ovviamente colpa di Pisapia,che avrà sicuramente assoldato qualche amico per eliminarlo. E ora Silvio dovrebbe rischiare la vita per qual-che processuccio? Giammai! Poveri giudici, questa volta ci speravano proprio di finire almeno il primo grado... Mi viene un dubbio: che l'abbia fatto apposta?

ALLARME ROSSO A MILANODi Manuel Secci (3°C)

POLITICA

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NUCLEARE: RISORSA O RISCHIO? Di Claudio De Blasio (3°A) Il giorno 26 maggio nella Sala Congressi dell’hotel Villa Marsili si è tenuta una conferenza che illustrava i van-taggi e gli svantaggi dell’energia nucleare di cui tanto si parla negli ultimi mesi ma di cui poco si sa. L’obiettivo di questo convegno era, infatti, quello di far capire a tut-ti come funziona, quanto costa e quali benefici potrebbe portare l’installazione sul nostro territorio di quattro cen-trali nucleari. Alla conferenza hanno partecipato i relatori Laura Mudadu, dottoressa in Fisica, e Mariano Angeluc-ci, dottore in Economia. Entrambi hanno esposto con un linguaggio comprensibile a tutti i difficili procedimenti per ricavare energia dall’atomo.Dopo un breve excursus sulle fonti di energia rinnova-bili e non, la dottoressa Mudadu ha cominciato a spie-gare come funzionano le reazioni nucleari di fusione e fissione, le reazioni a catena che s’instaurano nel noccio-lo e di come queste vengono controllate. La dottoressa ha inoltre citato alcuni dati che riguardano la richiesta di energia in Italia, dati che hanno lasciato i partecipan-ti letteralmente senza paro-le: infatti la nostra richiesta energetica annua si aggira intorno ai trecentoquaranta-mila gWh dei quali il 5,9% (ventimila gWh) viene di-sperso nel trasporto, il 22% (settantacinquemila gWh) viene prodotto dalle energie rinnovabili e solo il 14% (dodicimila gWh) sarebbe pro-dotto dalle centrali nucleari a pieno regime, una quantità nettamente inferiore a quella prodotta dal rinnovabile. In Italia questo significherebbe che ogni kWh di elettricità “nucleare” costerebbe tra i duemilacinquecento e i tre-mila Euro. Il problema principale però, come è stato più volte detto al convegno, rimangono le scorie da smaltire. Non esiste al mondo, infatti, nessun luogo sicuro dove stoccare le scorie radioattive e tutti i siti sono a oggi provvisori. Non solo: anche se si riuscisse a localizzare un luogo idoneo, questo non sarebbe mai sicuro al 100% poiché le scorie perdono la loro radioattività dopo cen-tinaia di milioni di anni e nessuno è attualmente in gra-do di fare previsioni a così lungo termine. Gli altri due

documenti citati dalla dottoressa Mudadu riguardavano uno un’indagine statistica del 2008 fatta in Germania che dimostrava come, in prossimità delle centrali nucleari, fossero aumentati i casi di bambini malati di leucemia; il secondo era estrapolato dal decreto legge OMNIBUS del 2009, decreto che prevede di assegnare le aree gestite dalle forze armate per produrre energia (non è specificato di che genere) senza possibilità di controllo da parte delle associazioni autonome. Il dottor Angelucci, l’altro relatore laureato in economia, è intervenuto riguardo ai costi del nucleare, sfatando il mito della convenienza economica del suddetto. È con-vinzione di molti che il nucleare abbia come costo unico la sola costruzione della centrale, che, tra le altre cose, richiede un periodo di edificazione che spazia tra i dieci e i dodici anni. Purtroppo il basso costo che spesso è af-

fermato nei più famosi talk-show in prima serata è erroneo: esso, infatti, è di tre miliardi e mezzo di euro per un’unica centrale, e noi ne dovremmo costruire alme-no quattro. Altri costi passati sot-to silenzio per far credere che le centrali siano un investimento, in termini economici, sicuro sono: il costo dell’uranio, che negli ultimi anni è vertiginosamente aumenta-to, lo smaltimento delle scorie, la manutenzione annuale e l’assicu-

razione della centrale stessa. Le centrali atomiche presentano dei vantaggi economici come la riduzione dell’importazione di energia dall’estero e la stabilità politica che ne deriva (acquistando petrolio o altri tipi di energia non si è autonomi e quindi si è soggetti alle decisioni degli altri); presentano però numerosi svan-taggi come il costo non indifferente, i possibili incidenti (dovuti anche alla natura sismica del nostro territorio), il trasporto del materiale, l’aumento del costo delle bollette e la creazione di nuovi bersagli di attacchi terroristici. A questo punto è giusto chiedersi se valga davvero la pena di rischiare tanto per un’energia ormai al tramonto, come ormai hanno capito le grandi potenze europee, fra le quali la Germania.

Tutti a votare il 12 ed il 13 Giugno per sfrut-tare la forma di demo-crazia più grande che abbiamo: il referendum

abrogativo.

AMBIENTE

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impalpaBile, inconcepiBile: realtàDi Chiara Perfetti (4°C) Immaginate un mondo in cui gli elefanti sono generati da formiche, i gemelli rispondono agli stessi stimoli, come se uno fosse la bambola wodoo dell’altro, gli spostamen-ti avvengono per teletrasporto, nessuno può prevedere i tuoi movimenti o descrivere la tua posizione. Questo mondo esiste, è il microcosmo. Tutti i corpi di grandez-ze subatomiche e che hanno velocità prossime a quelle della luce (es: elettroni, protoni, neutroni, fotoni) non sottostanno alle leggi del macrocosmo, il quale obbedi-sce alla conosciuta fisica newto-niana (i tre principi della dinami-ca, i moti dei pianeti). Ciò che per noi è spiegabile e intuitivo, come la forza di gravità, per la fisica dell’infinitamente piccolo (chia-mata “meccanica quantistica”) è uno dei più grandi dilemmi. Una delle prime cose che abbiamo imparato a calcolare fisicamente è la traiettoria di un corpo, quindi prevedere la sua esatta posizio-ne in un determinato istante di tempo. Questo, nella meccanica quantistica, non è possibile. Hei-senberg spiega con il principio di indeterminazione che l’osservatore altera le misure sperimentali e che ancora non esistono strumenti tecnologici che ci permettono di determinare, ad un certo istante, la posizione della particella senza modificarne la velocità o, viceversa, sti-mare precisamente la velocità riuscendo a determinare contemporaneamente la sua posizione. Nel nostro mon-do, la relazione tra una bambola Wodoo e un uomo è

chiamata superstizione, ma in ambito quantistico, due particelle (ad esempio elettroni) creati insieme e posti in parti opposte dell’universo rimangono in empatia tra loro, pertanto, se interagiamo con un solo elettrone, en-trambi reagiranno istantaneamente facendoci supporre che le informazioni viaggiano ad una velocità mai conce-pita oppure che questi elettroni sono ancora in contatto tra loro; questo fenomeno è chiamato “entanglement”. Concetti così suggestivi hanno dato adito a dibattiti “psi-

co-biologici”, teorizzando la vali-dità dell’entanglement anche per la realtà macroscopica (la telepa-tia). Queste ultime supposizioni lasciano molti dubbi sulla loro validità; certa è invece la possibi-lità di teletrasportare un fotone, come hanno provato i scienziati dell’Università di Ginevra nel 2003 ma che alcuni scienziati ave-vano intuito nel 1997. La sugge-stione che suscita il cielo stellato forse dovrebbe essere accesa in noi da un banalissimo atomo di idrogeno, dovremmo lasciare il

cannocchiale per addentrarci nel meraviglioso mondo dell’infinitamente piccolo? persino i cosmologi sento-no la necessità di ricercare all’interno del microcosmo “macro-risposte”. Nessuno può ancora immaginare qua-li innovazioni tecnologiche saranno ideate a seguito delle scoperte che avvengono nell’acceleratore di particelle di Ginevra, solo il tempo ne darà prova.

Dopo il compagno della sedia accanto, chi vi ha visto in tutte le situazioni possibili e inimmaginabili? Sì, proprio lui, quell’insieme di legno truciolato e acciaio sul quale vi appoggiate tutti i giorni, il simbolo di ogni scuola che si rispetti e l’arma di difesa di ogni studente. Sì, è pro-prio il banco, il quale se per molti è considerato solo un oggetto di arredo scolastico, per altri è un simbolo, un pezzo di cuore, un qualcosa da difendere contro tutti e tutto, a costo di lottare contro i mulini a vento. Il banco, si diceva, è il miglior amico dello studente. Studi appro-fonditi dimostrano come nel 90% dei casi lo studente si affida al proprio amico prefabbricato per sopravvivere ai compiti in classe. Non è un caso, infatti, che sul banco si possono scorgere appunti, date, formule e quant’altro di utile per sopravvivere a un’interrogazione che farebbero invidia alla miglior enciclopedia Treccani. Si può pensa-

re però che il banco sia infedele. Mai fu pensiero tanto errato! Se il padrone del banco gli sarà fedele, esso lo ricambierà con la stessa fiducia, non facendo trapelare nessuna informazione ad alcuno. Si parlava di appun-ti, date e formule, ma il fedele compagno d’avventura non è solo questo. Il banco ha visto la nostra faccia che esultava, quasi allo stesso modo, per un otto o un sei menomeno, ha visto lo sguardo cupo di chi ha preso tre, o, quello ancora peggio, di chi viene interrogato e dovrà far uso della propria ars imbastendi. Il nostro banco ha visto, sentito e sopportato tutto e sarà sempre lì, anno dopo anno ad attenderci pronto a aiutarci nei momenti tragici e non come solo pochi sanno fare. Grazie banco, ci rivediamo a settembre per una nuova avventura.

se il Banco potesse parlare...Di Claudio De Blasio (3°A)

SCIENZE

SCUOLA

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E se al posto del perfetto e sempre giovane volto della Madonna nella Pietà Michelangiolesca ci fosse un te-schio? Questo dev’essere stato l’effetto che Jan Fabre ha voluto sperimentare nella sua mostra a Venezia (dal 1° giugno al 16 ottobre 2011 nella Nuova Scuola Grande di Santa Maria del-la Misericordia). Il marmo bianco di Carrara intagliato con precisione e cura deii particolari, che rivela la sua matrice fiamminga, ci scon-volge profondamen-te nonostante l’artista abbia affermato di non voler mandare un messaggio provocatorio. Certo è che quest’opera ha rotto l’indifferenza di molti per l’arte contemporanea: l’allusione alla blasfemia, negata dall’autore, ha shockato molti fan dell’arte rinascimentale e meri difensori della Cristianità, suscitando un dibattito che sicuramente si è rivelato un’ottima campagna pubblicitaria per tutta la mo-stra. Questa rivisitazione è intitolata “Sogno compassio-nevole” e al centro dell’opera non c’è solo la sostituzione

del volto della Madonna con un teschio, ma anche del corpo di Cristo con una rappresentazione autobiografica dell’autore che tiene in mano il cervello, intaccato da un particolare insetto: lo scarabeo gioiello, sacro agli egizi e

simbolo di metamorfosi. Sono proprio questi in-setti che accompagnano i temi di vita, morte e resur-rezione sui quali è incen-trata la mostra.Nonostante l’opera risulti essere eccentrica, Fabre non trascura lo spettato-re, il quale immerso nella composizione di opere, è elevato al ruolo di atto-re, che dà la possibilità di salire e camminare sulla pedana dorata (con appo-

site pantofole), stipite delle altre sculture. Tuttavia questa non è l’unica opera bizzarra d’ispirazione michelangiole-sca, la biennale di Venezia dà spazio alla versione carto-on della Pietà, creata da Giovanni Veneziano, nella quale ritrae al posto del Cristo, il corpo senza vita di Superman. Non si può certo negare l’originale reinterpretazione dei classici!

ARTE madonna scheletroDi Chiara Perfetti (4°C)

«Dove vai a scuola?»«A Tor Bella Monaca»Silenzio. L'altra persona indietreggia, sia mai la nostra indole di teppisti drogati emerga proprio in quel momento! Tor Bel-la Monaca (TBM per gli amici) è considerata uno dei quar-tieri più degradati di Roma, ma sono sempre coloro che non ci vivono ad additare essa e i suoi abitanti, senza conoscerne la realtà. Proprio mostrarne questa realtà attraverso gli occhi di chi ci vive è stato lo scopo del concorso fotografico "Obiettivo Tor Bella Monaca: un altro punto di vista", a cui hanno parte-cipato vari studenti dell'Amaldi. Il fotoreporter Alex Mezzen-ga (che in precedenza aveva presentato il concorso a scuola, sucitando la curiosità e la voglia degli studenti) e il professore di fotografia dell' Istituto "Rossellini" Riccardo Pieroni hanno selezionato le foto dei molti partecipanti -fotografi amatoriali e non, proiettate durante la premiazione. In palio mac-chinette fotografiche (una reflex e una compatta) e un corso di fotografia, vinto proprio da un'Amaldina: Monica Sanniti, del 3°E, che con la sua foto scattata con una macchinetta tra le più semplici è riuscita a comunicare molto. La siringa piena di coriandoli colorati, infatti, ha conquistato la giuria al punto di istituire uno speciale quarto posto per poterla premiare. Un altro segno di lustro per il nostro Liceo, a Tor Bella Monaca.

SCUOLA tor Bella monaca oBiettivamente

Di Chen Laura Sarno (3°E)

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una notte da leoni CINEMADi Annibale Damiano (4°H) “Salve, nessuno di voi conosce Stu quanto me, non vi dico cosa abbiamo combinato perché abbiamo un patto. Ma una cosa posso dirvela, questo non è il primo matrimonio di Stu. Ci fu una battona di Las Vegas un paio d’anni fa…”E’ uscito il 25 maggio nelle nostre sale cinematografiche “Una notte da leoni 2”, pellicola irriverente e divertente di-retta da Todd Philips. Negli Stati Uniti il film ha già sbancato i botteghini, in Italia di certo non sarà da meno.Il regista, in questo sequel della pellicola uscita nell’estate di due anni fa e che fu un suc-cesso clamoroso, non si di-stacca dallo stesso stile utiliz-zato proprio in “Una notte da leoni”, l’unico cambiamento è dato dalla città protagonista che non è più Las Vegas, ma diventa Bangkok, nella calda e afosa Thailandia.Quello che succede a Las Vegas rimane a Las Vegas, ma quello che succede a Bangkok non può neanche lontanamente essere imma-ginato. Sono passati due anni dalla folle notte di Las Vegas in cui Phil (Bradley Cooper), Stu (Ed Helms) e Alan (Zach Galifianakis) rischiarono di far saltare il matrimonio del loro amico Doug (Justin Bartha). Anche se ancora in cerca dei pezzi mancanti della sua psiche, Stu è finalmente in procin-to di sposarsi e, per l’occasione, ha deciso di invitare Doug e Phil ad una sfarzosa (e astemia) cerimonia in Thailandia presso la villa dei futuri suoceri. L’unico problema è che il viziato e pazzoide Alan non si è mai scordato quella fatidica notte a Las Vegas e, venuto a sapere del matrimonio di Stu, fa di tutto per farsi invitare, ansioso di poter passare un’altra notte assieme ai suoi unici amici. A parte qualche screzio fra Alan e il geniale fratello adolescente della sposina, Teddy

(Mason Lee) e un futuro suocero non proprio entusiasta del-lo sposo, tutto sembra procedere tranquillo. Finché qualche giorno dopo arriva la solita telefonata da parte di Phil: “Ab-biamo combinato un casino. Un’altra volta”.Todd Phillips non ha voluto distaccarsi dal film precedente, tutto procede praticamente allo stesso modo, ritroviamo an-che lo stesso Mike Tyson e Mr. Chow (Ken Jeong) con la sua frase “Ciao frocetti”. La novità è data dalla piccola scimmiet-ta che in questo caso sostituisce la tigre del film precedente

e dalla presenza di Paul Giamatti, alle prese con un piccolo cameo.Tutto però è praticamente uguale al film precedente, c’è anche la scomparsa di un personaggio: nel primo film si trattava dello sposo, ora del fratello della sposa. Il regi-sta non ha voluto quindi rischiare, riproponendo lo stessa schema te-matico. Ovviamente si ride tantis-simo e si tratta della solita pellicola politicamente scorretta. Bangkok è presentata come una città dai mille volti, enorme, sadica, impo-

nente e soffocante. Un luogo dove si può facilmente scom-parire e morire. Fa molto effetto vedere il netto contrasto tra il tempio dei monaci dove i “Leoni”si recano nel loro vagare e il disordine imperante che regna nelle strade della gigantesca metropoli.Il linguaggio è più che volgare, tanto che negli Stati Uniti ha subito qualche censura. Da noi il doppiaggio è stato allegge-rito, eliminando alcuni termini considerati fin troppo volgari. La forza di questo film consiste proprio nella scorrettezza, nella forte volgarità, ci si diverte, ma Philips, che ha promes-so un terzo film, avrebbe potuto azzardare qualche cambia-mento sostanziale, così invece sembra essere solo una copia del film precedente.

“La pace non è mai stata un’opzione” Dopo l’irriverente Kick-Ass, Matthew Vaughn torna nelle sale cinematogra-fiche dall’ 8 giugno con un nuovo film sui supereroi: “X Men l’inizio”, prequel della trilogia degli X Men. La storia comincia nel 1944, quando in parti del mondo diverse due ragazzini sono alle prese con i loro poteri: da una parte il ricco Charles Xavier, telepate che incontra per la prima volta una piccola Raven/Mystica; dall’altra, in un campo di concentramento in Polonia, Erik Lehnsherr che ha poteri magnetici, sarà costretto ad assistere all’uccisione della ma-dre da parte di Sebastian Shaw. I due finiranno per incon-trarsi anni dopo, e saranno fianco a fianco per impedire lo scoppio per mezzo di Shaw della III Guerra Mondiale. La grande amicizia però sarà destinata a spezzarsi: Xavier infatti crede nella possibile convivenza tra mutanti e umani, Lehnsherr, segnato dai traumi dell’infanzia, non vede altra

soluzione che il dominio di coloro appartenenti alla sua medesima razza, dando così inizio allo scontro tra Charles che diventerà il Professor X e gli X Men contro Erik che diventerà Magneto e la Confraternita dei mutanti. Il regista, focalizzandosi sul rapporto e il diverso modo di pensare dei due protagonisti, mette in evidenza il tema della diver-sità e il fatto che l’uomo vede nel diverso una minaccia per se stesso e quindi è portato ad eliminare quella minaccia escludendo ogni possibile soluzione pacifica. X Men l’ini-zio è senza dubbio il miglior film di questa saga da cui si prenderà spunto per una nuova trilogia basata sulle origini. I fan più accaniti della saga rimarranno pienamente soddi-sfatti da questo film soprattutto nella ultime scene dove si vede il passaggio completo al lato oscuro dell’antagonista per eccellenza della saga.

X men : prima classeDi Annibale Damiano (4°H)

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redazione

Se vuoi esprimere un parere, dare consigli, proporre argo-menti, contatta la redazione all’indirizzo e-mail: [email protected]

Hanno partecipato a questo numero i seguenti “giornalisti in erba”:Annibale Damiano (4°H)Claudio De Blasio (3°A)Andrea Di Romano (4°F)Alessandro Iannamorelli (4°C)Simona Nucci (3°A)Chiara Perfetti (4°C)Melissa Randò (3°E)Lorenzo Sanchez (2°M)Chen Laura Sarno (3°E)Manuel Secci (3°C)Massimiliano Vari (5°A)Alessandro Allevi, Sara Minasola, Martina Pazzaglia e Manuela Ricciardi

Daniele Pellegrini, Emanuela Sperandio, Martina De Vito, Giorgia Fulco, Marta Pace, Giulia Pesante.

Un rigraziamento speciale alle prof. Mattarocci, Siclari, Maroncelli e DonatelliProfessore referente del progetto: Alvaro VelleiRedattrice: Melissa Randò; Grafico: Manuel SecciCerchiamo giornalisti! Se ti piace scrivere e vuoi parte-cipare a questo progetto, non esitare a contattarci.La redazione di Eco è aperta a tutti.Il giornalino d’Istituto è un progetto scolastico aperto a tutti, coordinato dal gruppo Eco-Amaldi.Gli articoli e le foto in questo numero non possono essere utilizzati o rielaborati senza il permesso degli autori.Visitate il sito del gruppo Eco-Amaldi, nel quale scaricare le copie digitali a colori anche dei numeri precedenti:ecoamaldi.altervista.org

Lady Gaga e Katy Perry. Le maggiori esponenti del-la musica pop mondiale scelgono di distinguersi. Come? Decidendo non di trasfor-mare il loro look, ma l’impatto vi-sivo delle loro musiche! In “Born this way” la regina del pop, Lady Gaga, decide di eccedere in fatto di trasgressione e creatività: un’at-mosfera inquietante ci accompa-gna fino alla fine dell’introduzione alla canzone, durante la quale la cantante partorisce alcuni esseri-ni uguali a lei in un mondo appa-rentemente senza pregiudizi, ma pieno di libertà, subito scalfito, però, dal Male che sopraggiunge. Ritmo dance, musica incalzante e tantissimi ballerini che affiancano Gaga, introducono alla canzone vera. Un eccentrico ma efficacis-simo video, epico potremmo de-finirlo, che spinge, proprio per la sua assurdità, a rivederlo continuamente. Come al solito, Lady Germanotta, non fa che stupirci! Katy Perry non è da meno: in “E.T.” sfoggia la sua creati-

vità già nell’ambientazione del video, con un aggetti-vo che potremmo definire...spaziale! Accompagnata

dal rapper Kanye West, Katy descrive un “Futuristic love”, dove lei, semplice umana, de-sidera essere baciata, rapita, in-fetta e addirittura riempita dal veleno che il suo amante por-ta con sé, essendo appunto un E.T, un alieno. Il video, diretto dalla regista Floria Sigismondi, è il quarto singolo estratto dal secondo successo “Teenage Dream”, nel quale la Perry si cimenta con ritmi assai diversi e sensazionali. Come preferire l’una all’altra? Due voci diver-se, un unico tema espresso da punti di vista diversi: il motivo della fine del mondo, dell’ar-rivo degli alieni sul nostro Pia-neta e l’avvento di una nuova

specie. Una rivoluzione, non c’è che dire: finalmente l’ E.T di Spielberg è stato eguagliato in termini di po-polarità anche dalla musica!

Katy perry e gaga

Di Melissa Randò (3°E)

MUSICA