«Ecco le nostre ricchezze» - Corriere Cesenate · spettiva che mai, come Chiesa e come società,...

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Giovedì 21 giugno 2012 8 Speciale D obbiamo al grande san Leone (390 ca. - 461) il racconto del martirio di san Lorenzo diacono (+258). In una sua omelia il papa narra che Lorenzo mise al sicuro i beni che amministrava distribuendoli ai poveri. Quando il giudice chiese dove tenesse nascosto il tesoro della Chiesa, il diacono lo invitò a seguirlo e gli mostrò «una folla numerosissima di poveri fedeli, per mantenere e vestire i quali aveva impiegato quei beni ormai imperituri, che tanto più erano salvi, quanto più santamente erano stati impiegati» (da un’omelia di san Leone Magno). Vorrei che cogliessimo l’occasione della festa di san Giovanni per porre all’attenzione le tante persone che hanno disabilità fisiche, relazionali o mentali e vorrei che tutti potessimo sinceramente dire come san Lo- renzo: ecco le nostre ricchezze! Ho notato da subito, nei primi giorni della mia pre- senza in diocesi, non solo il numero elevato di questi nostri fratelli ma anche la ricchezza di associazioni, cooperative e istituzioni che dedicano, anche attra- verso l’apporto generoso di tanti volontari, tempo ed energie per loro. Principalmente a loro intendevo ri- volgermi quando nel saluto al Sindaco e alla Città, il giorno del mio ingresso, ho dichiarato davanti a tutti la mia disponibilità ad essere procurator pauperum, di- fensore dei poveri. Sperando che non sia stata solo una bella promessa, ritorno volentieri su questo tema in questo messaggio che rivolgo alla Città. 1. Cos’è l’uomo? Parto dalla domanda esistenziale che anche il Salmo 8 pone. In questa preghiera infatti l’orante si chiede: «Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissato, che cosa è mai l’uomo per- ché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi? Davvero l’hai fatto poco meno di un dio, di gloria e di onore lo hai coronato. Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi: tutte le greggi e gli armenti e anche le bestie della campagna, gli uccelli del cielo e i pesci del mare, ogni essere che percorre le vie dei mari. O Signore, Signore nostro, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!» (vv. 4-10). E se alla domanda: per cosa vale un uomo? tutti – almeno in teoria – ri- spondono in coro: l’uomo vale per quello che è e non per quello che fa, allora dobbiamo dire che non sarà certo una disabilità fisica o mentale o relazionale a cancellare o a nascondere una verità così grande come questa. È doveroso a questo proposito richiamare un passo di Paolo VI pronunciato davanti al Corpo diplomatico il 7 gennaio del 1965 e ripreso in un testo del Concilio Va- ticano II: «L’uomo, infatti, quando lavora, non tra- sforma soltanto le cose e la società, ma perfeziona se stesso. Apprende molte cose, sviluppa le sue facoltà, esce da sé e si supera. Tale sviluppo, se è ben compreso, vale più delle ricchezze esteriori che si possono accu- mulare. L‘uomo vale più per quello che “è” che per quello che “ha”» (Gaudium et Spes, 35). Con altre pa- role ha detto la stessa cosa Benedetto XVI in questi giorni, rivolgendosi a cinque nuovi ambasciatori presso la Santa Sede: «Lo sviluppo a cui ogni nazione aspira deve riguardare la persona nella sua integralità e non solo la crescita economica». Sì, l’uomo vale per se stesso. È l’unica creatura che Dio ha voluto per se stessa (cfr. Gaudium et Spes, 24). È per- ciò sempre la persona a tenere il posto centrale del- l’attenzione e dell’impegno della società se si vuole crescere tutti in solidarietà e armonia. «Dobbiamo quindi sollecitare la cultura del soggetto e della libertà a liberarsi dalle chiusure del soggettivismo e dell’indi- vidualismo e a evolversi verso la cultura della persona, soggetto autocosciente e libero, ma anche aperto alla verità dell’essere, agli altri, a Dio» (Cei, Con il dono della carità dentro la storia, Nota pastorale dopo Pa- lermo, n. 27). Anche la persona sofferente o toccata in qualche modo dalla fragilità o ferita da qualche forma di debolezza conserva un grande e inalienabile valore. Perciò «oc- corre sempre di nuovo riscoprire il valore attivo e ‘crea- tivo’ di ogni tipo di sofferenza umana e il contributo decisivo che ne scaturisce per la missione della Chiesa e il progresso stesso dell’umanità» (Cei, Evangelizza- zione e testimonianza della carità, Nota pastorale per il decennio 1980-1990, n. 47). Mi ha colpito in questi giorni la notizia secondo la quale la Corte di appello di Milano ha sentenziato – ri- baltando una sentenza espressa da un altro tribunale che dichiarava l’impossibilità di educare un figlio di- sabile in presenza di altri figli naturali – che il figlio di- sabile non deve essere considerato né un peso, né un ostacolo (cfr. V. Daloiso in «Avvenire», 10 maggio 2012, p. 14). Purtroppo questa presa di posizione dimostra che è necessario superare il muro – ancora troppo alto – del pregiudizio! Pregiudizio o non adeguata atten- zione a queste situazioni sono stati rilevati anche dal nostro settimanale diocesano «Corriere Cesenate» del 31 maggio 2012, n. 21 (p. 14), riportando un’amara esperienza di alcune famiglie di Mercato Saraceno che si sono viste rifiutare con sentenza del Tar dell’Emilia- Romagna, i necessari insegnanti di sostegno per i tre figli con disabilità. 2. Il vasto e variegato mondo del disagio Dicevo all’inizio della ricchezza sul nostro territorio di associazioni, movimenti, cooperative sociali e singoli che si dedicano alle persone con disabilità. Farne una fotografia risulta difficile perché siamo davanti a un vero e proprio mondo complesso, variegato e ricchis- simo. Jean Vanier, il fondatore de “L’Arca” e “Fede e Luce”, insieme a Julia Kristeva ha pubblicato un vo- lume dal titolo: Il loro sguardo buca le nostre ombre. Dialogo tra una non credente e un credente sull’handi- cap e la paura del diverso (Roma, Donzelli, 2011). Gli autori, pur nella diversità di impostazione di vita, con- cordano nell’osservare come la presenza del disabile smuova energie sempre nuove di solidarietà e di pros- simità. Recentemente il Consiglio pontificio Cor Unum, la Ca- ritas del Papa, ha pubblicato un volume in cui si rac- colgono dati che registrano 140 milioni di volontari in tutto il mondo, impegnati nel servizio e nell’aiuto a persone disabili e in difficoltà. Davanti a una realtà così vasta, la nostra comunità cri- stiana ha dato risposte significative. Sono nate nel seno della Chiesa tante associazioni cattoliche con finalità formativo-educative, che includono persone disabili dentro alle proprie attività. Provo a fare un elenco col rischio forse di dimenticarne qualcuna: il Centro Vo- lontari della Sofferenza, l’Unitalsi, il Movimento per la Vita e il Centro di Aiuto alla vita, il Pellicano, la Caritas diocesana e le Caritas parrocchiali, la Mater caritatis, le Conferenze della San Vincenzo de’ Paoli, i Centri di ac- coglienza e le Case-famiglia legate all’Associazione “Papa Giovanni XXIII”, la CILS, l’Opera “don Dino”, l’As- sociazione “Grazia e Pace”, la Comunità Incontro, Il Di- segno, l’AVSI, le Confraternite della Misericordia e altri ancora. L’attenzione alle persone disabili sollecita a programmare percorsi adeguati di catechesi. Lo sforzo lodevole di abbattimento delle barriere architettoni- che nelle nostre chiese e negli ambienti parrocchiali va certamente perseguito con maggior impegno. Interes- sante è l’inserimento di disabili negli organismi par- rocchiali, nella liturgia, e nell’affidare loro ruoli ministeriali e servizi liturgici. «Oggi si parla di inclusione dei disabili nella vita della comunità; ma c’è subito da dire che la comunità ec- clesiale include realmente il disabile se lo interpella nelle scelte pastorali e non solo riconoscendo a lui un ruolo testimoniale» (L. Palazzi, Per i disabili catechesi ‘inclusiva’, «Settimana», 15 aprile 2012, n. 15, p. 11). Non mancano anche le risposte dell’Ente pubblico. Ab- biamo salutato con piacere l’istituzione del Ministero per la cooperazione internazionale e l’integrazione e apprezziamo l’intensa opera dei servizi sociali nelle di- verse amministrazioni comunali, provinciali e regio- nali. Non si contano associazioni e cooperative sociali diffuse in tutto il territorio diocesano di cui mi è im- possibile fare l’elenco tanto è vario e ricco. Tuttavia non si può non essere preoccupati di fronte a una tendenza che sembra non valorizzare appieno il Terzo settore. È stata infatti soppressa l’Agenzia delle Onlus e parte dei fondi derivanti dall’8 per mille non trova sbocco negli aiuti ad iniziative di valore sociale. Forse è bene che tutti ricordiamo ancora una volta l’art. 3 della nostra Costituzione: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impedi- scono il pieno sviluppo della persona umana e l’effet- tiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese». La cooperazione sociale, che nel nostro Paese aveva raggiunto livelli di eccellenza, rischia di subire forti riduzioni, anche in ragione dell’at- tuale crisi economico-finanziaria. Ha scritto Luigino Bruni: «È proprio questa specificità italiana che rischia oggi di es- sere ridimensionata e minata dai tagli del welfare generati dalla crisi» («Avve- nire», 21 aprile 2012, p. 1). Sembra subire un forte arresto anche il sostegno alle cooperative sociali e alle associazioni, mettendo così a rischio il principio di sussidiarietà. È il caso qui di ac- cennare alla Legge 68/99 sul collocamento mirato, che impone alle aziende l’assunzione di una certa percen- tuale di disabili. È molto ricco e attivo il vasto mondo della coopera- zione sociale locale. Non posso non accennare ad al- cune iniziative di coordinamento i cui scopi sono proprio quelli di fare rete per offrire ampie possibilità anche lavorative a persone con disabilità: il progetto SIL dell’ENAIP di Cesena (Sostegno all’inserimento la- vorativo), con il contributo economico della Fonda- zione Cassa di Risparmio di Cesena e dell’Ausl; Romagna solidale”, che raggruppa 60 aziende roma- gnole allo scopo di elargire fondi a progetti di interesse sociale; il Centro servizi ASSIPROV. 4. Al passo degli ultimi È un bello slogan che anch’io ho ripetuto nel saluto al Sindaco di Cesena il giorno del mio ingresso in diocesi. Credo ancora alla sua validità perché indica una pro- spettiva che mai, come Chiesa e come società, dob- biamo dimenticare: è la prospettiva della crescita globale e armoniosa della società nell’accoglienza di valori fondanti come il rispetto, la dignità di ogni uomo e la solidarietà. Per stare al passo dei più disagiati e per aiutarli a cam- minare, dobbiamo tutti assumere atteggiamenti che possiamo identificare in questi quattro verbi. Sono i verbi che ogni volontario fa propri: 1) accogliere: esige l’apertura del cuore e la cacciata di ogni forma di diffi- denza e di discriminazione; 2) stare accanto: implica una presenza costante, premurosa e spesso silenziosa; 3) farsi prossimo: la persona disagiata deve poter con- tare sul volontario, precisamente come dice la para- bola evangelica del “buon samaritano” (cfr. Lc 10, 25-37), dove il mal capitato alla fine ha visto nel sama- ritano un amico e sa con certezza di poter contare su di lui; 4) rallentare il passo per camminare insieme a chi fa più fatica. Questo verbo esige l’assunzione di un nuovo stile di vita più sobrio. Come dicono ormai tutti i commentatori della crisi, abbiamo camminato troppo in fretta e al di sopra delle nostre forze. Non è male perciò rallentare il passo e camminare insieme. In questo impegno di solidarietà, cristiani e non cri- stiani possono darsi una mano perché da angolature e motivazioni diverse (i cristiani diversamente dagli altri lo fanno a motivo di Cristo) tutti vogliono servire il me- desimo uomo, loro fratello. Riporto questo testo dei vescovi italiani pubblicato dopo il convegno ecclesiale di Palermo. Mi sembra molto stimolante: «Evangelizzare i poveri, testimo- niare che sono amati da Dio e contano molto davanti a lui, significa riconoscere che le persone valgono per se stesse, quali che siano le loro povertà materiali o spirituali; significa dar loro fiducia, aiutandole a va- lorizzare le loro possibilità e a trarre il bene dalle stesse situazioni negative. Se sapremo evangelizzare i poveri e lasciarci evange- lizzare da loro, daremo un contributo decisivo per una diffusa cultura della solidarietà, come la prospetta- vamo in un nostro testo degli anni ’80: “Con gli ‘ultimi’ e con gli emarginati, potremo tutti recuperare un ge- nere diverso di vita. Demoliremo, innanzitutto, gli idoli che ci siamo co- struiti: denaro, potere, consumo, spreco, tendenza a vivere al di sopra delle nostre possibilità. Riscopri- remo poi i valori del bene comune: della tolleranza, della solidarietà, della giustizia sociale, della corre- sponsabilità. Ritroveremo fiducia nel progettare in- sieme il domani, sulla linea di una pacifica convivenza interna e di una aperta cooperazione in Europa e nel mondo. E avremo la forza di affrontare i sacrifici necessari, con un nuovo gusto di vivere”» (Cei, Con il dono della carità dentro la storia. La Chiesa in Italia dopo il Convegno di Palermo. Nota pa- storale dell’Episcopato italiano, n. 34). 5. Conclusione Ho avuto la gioia di partecipare qualche settimana fa alla Santa Messa di prima Comunione in una nostra parrocchia. Al momento della preghiera dei fedeli, ogni bambino ha letto una intenzione. «Grazie, Signore, perché mi hai creato!» è stata la preghiera di uno di loro, disabile. Mi ha commosso. Ho ripensato al Salmo 8: «Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tua potenza contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli» (Salmo 8, 3). Per me quella preghiera è stata un inno alla vita, una clamorosa smentita per chi pensa che essa valga solo se è bella, sana e ricca. Noi vogliamo affermare invece che la vita è bella sempre perché viene da Dio e, nono- stante sia deturpata dal nostro peccato, tuttavia essa conserva la preziosità del dono. A noi il dovere di cu- stodirla. Proprio in questi giorni è uscito un film che in sole nove settimane è diventato il secondo film di mag- gior successo francese di tutti tempi: Quasi amici di Olivier Nakache ed Eric Toledano. È la storia di due per- sone provate dalla sofferenza: Philipe tetraplegico grave, e Yasmin Abdel Sellou disadattato sociale, con alle spalle una sofferta storia di emarginazione. L’in- contro tra i due diventa generatore di valori e fonte di solidarietà, di amore per la vita e per la bellezza. Il nostro «Corriere Cesenate» ha raccontato in questi ultimi tempi storie di persone disabili. Conoscere que- ste testimonianze è estremamente utile per condivi- dere e fare un tratto di strada insieme a chi è uscito allo scoperto e chiede di essere accolto, amato, considerato nella sua dignità di uomo e di figlio di Dio. Ho richiamato questi tre fatti, presi dall’attualità, per in- vitare tutti a guardare alla vita, anche quella sofferente e debole, con occhio positivo e riaffermarne ancora una volta il valore. Amerei che veramente tutti potessimo in- neggiare a questo grande dono. Con tale auspicio au- guro a tutta la città una bella festa di san Giovanni. Sia l’occasione per favorire la coesione sociale e faccia cre- scere relazioni sempre più solidali tra tutti. San Giovanni Battista protegga la nostra Città! + Douglas Regattieri Vescovo di Cesena-Sarsina «Ecco le nostre ricchezze» Il messaggio del vescovo Douglas Regattieri alla Città di Cesena in occasione della Festa di San Giovanni Battista, titolare della Cattedrale e patrono della Città “Per stare al passo dei più disagiati e per aiutarli a camminare, dobbiamo tutti assumere atteggiamenti che possiamo identificare in questi quattro azioni: accogliere, stare accando, farsi prossimo e rallentare il passo” Domenica 24 giugno Natività di San Giovanni Battista Cesena, 24 giugno 2012 Natività di San Giovanni Battista Domenica 24 giugno Celebriamo la festa di San Giovanni Battista Titolare della Cattedrale e Patrono della città di Cesena ore 7 - 8,30 - 11,30 Messe con omelia ore 10 Messa Pontificale presieduta dal no vescovo diocesano Douglas Regattieri. Animerà il canto liturgico la Corale diocesana “Santa Cecilia” ore 17 Rosario, Vespro della Solennità di San Gio- vanni Battista ore 18 Messa solenne celebrata da monsignor Lino Garavaglia, vescovo emerito ore 21 il maestro Gianni Della Vittoria eseguirà brani d’autore e improvvisazioni all’organo In questa giornata siamo tutti invitati a sostare in preghiera nella nostra Cattedrale, Cuore e Madre di tutta la Comunità diocesana. Osservando le tre condizioni richieste e recitando un “Padre No- stro” e un “Credo” si può acquistare l’indulgenza plenaria. BEATO ANGELICO, SAN LORENZO DISTRIBUISCE LE RICCHEZZE DELLA CHIESA AI POVERI, 1447-’50, CITTÀ DEL VATICANO, CAPPELLA NICOLINA Giovedì 21 giugno 2012 9 Speciale LA CATTEDRALE DI CESENA E LA STATUA RAPPRESENTATIVA DI SAN GIOVANNI BATTISTA, OPERA DELL’ARTISTA CESENATE LEONARDO LUCCHI, POSTA NEL GIARDINETTO ACCANTO ALLA CATTEDRALE (FOTO ARMUZZI)

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Giovedì 21 giugno 20128 Speciale

Dobbiamo al grande san Leone (390 ca.- 461) il racconto del martirio di sanLorenzo diacono (+258). In una suaomelia il papa narra che Lorenzomise al sicuro i beni cheamministrava distribuendoli aipoveri. Quando il giudice chiese dove

tenesse nascosto il tesoro della Chiesa, il diacono loinvitò a seguirlo e gli mostrò «una folla numerosissimadi poveri fedeli, per mantenere e vestire i quali avevaimpiegato quei beni ormai imperituri, che tanto piùerano salvi, quanto più santamente erano statiimpiegati» (da un’omelia di san Leone Magno).Vorrei che cogliessimo l’occasione della festa di sanGiovanni per porre all’attenzione le tante persone chehanno disabilità fisiche, relazionali o mentali e vorreiche tutti potessimo sinceramente dire come san Lo-renzo: ecco le nostre ricchezze!Ho notato da subito, nei primi giorni della mia pre-senza in diocesi, non solo il numero elevato di questinostri fratelli ma anche la ricchezza di associazioni,cooperative e istituzioni che dedicano, anche attra-verso l’apporto generoso di tanti volontari, tempo edenergie per loro. Principalmente a loro intendevo ri-volgermi quando nel saluto al Sindaco e alla Città, ilgiorno del mio ingresso, ho dichiarato davanti a tuttila mia disponibilità ad essere procurator pauperum, di-fensore dei poveri. Sperando che non sia stata solo unabella promessa, ritorno volentieri su questo tema inquesto messaggio che rivolgo alla Città.

1. Cos’è l’uomo?

Parto dalla domanda esistenziale che anche il Salmo 8pone. In questa preghiera infatti l’orante si chiede:«Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la lunae le stelle che tu hai fissato, che cosa è mai l’uomo per-ché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi?Davvero l’hai fatto poco meno di un dio, di gloria e dionore lo hai coronato.Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto haiposto sotto i suoi piedi: tutte le greggi e gli armenti eanche le bestie della campagna, gli uccelli del cielo e ipesci del mare, ogni essere che percorre le vie dei mari.O Signore, Signore nostro, quanto è mirabile il tuonome su tutta la terra!» (vv. 4-10). E se alla domanda:per cosa vale un uomo? tutti – almeno in teoria – ri-spondono in coro: l’uomo vale per quello che è e nonper quello che fa, allora dobbiamo dire che non saràcerto una disabilità fisica o mentale o relazionale acancellare o a nascondere una verità così grande comequesta.È doveroso a questo proposito richiamare un passo diPaolo VI pronunciato davanti al Corpo diplomatico il7 gennaio del 1965 e ripreso in un testo del Concilio Va-ticano II: «L’uomo, infatti, quando lavora, non tra-sforma soltanto le cose e la società, ma perfeziona sestesso. Apprende molte cose, sviluppa le sue facoltà,esce da sé e si supera. Tale sviluppo, se è ben compreso,vale più delle ricchezze esteriori che si possono accu-mulare. L‘uomo vale più per quello che “è” che perquello che “ha”» (Gaudium et Spes, 35). Con altre pa-role ha detto la stessa cosa Benedetto XVI in questigiorni, rivolgendosi a cinque nuovi ambasciatoripresso la Santa Sede: «Lo sviluppo a cui ogni nazioneaspira deve riguardare la persona nella sua integralitàe non solo la crescita economica».Sì, l’uomo vale per se stesso. È l’unica creatura che Dioha voluto per se stessa (cfr. Gaudium et Spes, 24). È per-ciò sempre la persona a tenere il posto centrale del-l’attenzione e dell’impegno della società se si vuolecrescere tutti in solidarietà e armonia. «Dobbiamoquindi sollecitare la cultura del soggetto e della libertàa liberarsi dalle chiusure del soggettivismo e dell’indi-vidualismo e a evolversi verso la cultura della persona,soggetto autocosciente e libero, ma anche aperto allaverità dell’essere, agli altri, a Dio» (Cei, Con il donodella carità dentro la storia, Nota pastorale dopo Pa-lermo, n. 27).Anche la persona sofferente o toccata in qualche mododalla fragilità o ferita da qualche forma di debolezzaconserva un grande e inalienabile valore. Perciò «oc-corre sempre di nuovo riscoprire il valore attivo e ‘crea-tivo’ di ogni tipo di sofferenza umana e il contributodecisivo che ne scaturisce per la missione della Chiesae il progresso stesso dell’umanità» (Cei, Evangelizza-zione e testimonianza della carità, Nota pastorale per ildecennio 1980-1990, n. 47).Mi ha colpito in questi giorni la notizia secondo laquale la Corte di appello di Milano ha sentenziato – ri-

baltando una sentenza espressa da un altro tribunaleche dichiarava l’impossibilità di educare un figlio di-sabile in presenza di altri figli naturali – che il figlio di-sabile non deve essere considerato né un peso, né unostacolo (cfr. V. Daloiso in «Avvenire», 10 maggio 2012,p. 14). Purtroppo questa presa di posizione dimostrache è necessario superare il muro – ancora troppo alto– del pregiudizio! Pregiudizio o non adeguata atten-zione a queste situazioni sono stati rilevati anche dalnostro settimanale diocesano «Corriere Cesenate» del31 maggio 2012, n. 21 (p. 14), riportando un’amaraesperienza di alcune famiglie di Mercato Saraceno chesi sono viste rifiutare con sentenza del Tar dell’Emilia-Romagna, i necessari insegnanti di sostegno per i trefigli con disabilità.

2. Il vasto e variegato mondodel disagio

Dicevo all’inizio della ricchezza sul nostro territorio diassociazioni, movimenti, cooperative sociali e singoliche si dedicano alle persone con disabilità. Farne unafotografia risulta difficile perché siamo davanti a unvero e proprio mondo complesso, variegato e ricchis-simo. Jean Vanier, il fondatore de “L’Arca” e “Fede eLuce”, insieme a Julia Kristeva ha pubblicato un vo-lume dal titolo: Il loro sguardo buca le nostre ombre.Dialogo tra una non credente e un credente sull’handi-cap e la paura del diverso (Roma, Donzelli, 2011). Gliautori, pur nella diversità di impostazione di vita, con-cordano nell’osservare come la presenza del disabilesmuova energie sempre nuove di solidarietà e di pros-simità.Recentemente il Consiglio pontificio Cor Unum, la Ca-ritas del Papa, ha pubblicato un volume in cui si rac-colgono dati che registrano 140 milioni di volontari intutto il mondo, impegnati nel servizio e nell’aiuto apersone disabili e in difficoltà.Davanti a una realtà così vasta, la nostra comunità cri-stiana ha dato risposte significative. Sono nate nel senodella Chiesa tante associazioni cattoliche con finalitàformativo-educative, che includono persone disabilidentro alle proprie attività. Provo a fare un elenco colrischio forse di dimenticarne qualcuna: il Centro Vo-lontari della Sofferenza, l’Unitalsi, il Movimento per la

Vita e il Centro di Aiuto alla vita, il Pellicano, la Caritasdiocesana e le Caritas parrocchiali, la Mater caritatis, leConferenze della San Vincenzo de’ Paoli, i Centri di ac-coglienza e le Case-famiglia legate all’Associazione“Papa Giovanni XXIII”, la CILS, l’Opera “don Dino”, l’As-sociazione “Grazia e Pace”, la Comunità Incontro, Il Di-segno, l’AVSI, le Confraternite della Misericordia e altriancora. L’attenzione alle persone disabili sollecita aprogrammare percorsi adeguati di catechesi. Lo sforzolodevole di abbattimento delle barriere architettoni-che nelle nostre chiese e negli ambienti parrocchiali vacertamente perseguito con maggior impegno. Interes-sante è l’inserimento di disabili negli organismi par-rocchiali, nella liturgia, e nell’affidare loro ruoliministeriali e servizi liturgici.«Oggi si parla di inclusione dei disabili nella vita dellacomunità; ma c’è subito da dire che la comunità ec-clesiale include realmente il disabile se lo interpellanelle scelte pastorali e non solo riconoscendo a lui unruolo testimoniale» (L. Palazzi, Per i disabili catechesi‘inclusiva’, «Settimana», 15 aprile 2012, n. 15, p. 11).Non mancano anche le risposte dell’Ente pubblico. Ab-biamo salutato con piacere l’istituzione del Ministeroper la cooperazione internazionale e l’integrazione eapprezziamo l’intensa opera dei servizi sociali nelle di-verse amministrazioni comunali, provinciali e regio-nali. Non si contano associazioni e cooperative socialidiffuse in tutto il territorio diocesano di cui mi è im-possibile fare l’elenco tanto è vario e ricco. Tuttavia nonsi può non essere preoccupati di fronte a una tendenzache sembra non valorizzare appieno il Terzo settore. Èstata infatti soppressa l’Agenzia delle Onlus e parte deifondi derivanti dall’8 per mille non trova sbocco negliaiuti ad iniziative di valore sociale.Forse è bene che tutti ricordiamo ancora una voltal’art. 3 della nostra Costituzione: «Tutti i cittadinihanno pari dignità sociale e sono eguali davanti allalegge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, direligione, di opinioni politiche, di condizioni personalie sociali. È compito della Repubblica rimuovere gliostacoli di ordine economico e sociale, che, limitandodi fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impedi-scono il pieno sviluppo della persona umana e l’effet-tiva partecipazione di tutti i lavoratoriall’organizzazione politica, economica e sociale delPaese». La cooperazione sociale, che nel nostro Paeseaveva raggiunto livelli di eccellenza, rischia di subire

forti riduzioni, anche in ragione dell’at-tuale crisi economico-finanziaria. Hascritto Luigino Bruni: «È proprio questaspecificità italiana che rischia oggi di es-sere ridimensionata e minata dai taglidel welfare generati dalla crisi» («Avve-nire», 21 aprile 2012, p. 1).Sembra subire un forte arresto anche il sostegno allecooperative sociali e alle associazioni, mettendo così arischio il principio di sussidiarietà. È il caso qui di ac-cennare alla Legge 68/99 sul collocamento mirato, cheimpone alle aziende l’assunzione di una certa percen-tuale di disabili.È molto ricco e attivo il vasto mondo della coopera-zione sociale locale. Non posso non accennare ad al-cune iniziative di coordinamento i cui scopi sonoproprio quelli di fare rete per offrire ampie possibilitàanche lavorative a persone con disabilità: il progettoSIL dell’ENAIP di Cesena (Sostegno all’inserimento la-vorativo), con il contributo economico della Fonda-zione Cassa di Risparmio di Cesena e dell’Ausl;“Romagna solidale”, che raggruppa 60 aziende roma-gnole allo scopo di elargire fondi a progetti di interessesociale; il Centro servizi ASSIPROV.

4. Al passo degli ultimi

È un bello slogan che anch’io ho ripetuto nel saluto alSindaco di Cesena il giorno del mio ingresso in diocesi.Credo ancora alla sua validità perché indica una pro-spettiva che mai, come Chiesa e come società, dob-biamo dimenticare: è la prospettiva della crescitaglobale e armoniosa della società nell’accoglienza divalori fondanti come il rispetto, la dignità di ogni uomoe la solidarietà.Per stare al passo dei più disagiati e per aiutarli a cam-minare, dobbiamo tutti assumere atteggiamenti chepossiamo identificare in questi quattro verbi. Sono iverbi che ogni volontario fa propri: 1) accogliere: esigel’apertura del cuore e la cacciata di ogni forma di diffi-denza e di discriminazione; 2) stare accanto: implicauna presenza costante, premurosa e spesso silenziosa;3) farsi prossimo: la persona disagiata deve poter con-tare sul volontario, precisamente come dice la para-bola evangelica del “buon samaritano” (cfr. Lc 10,

25-37), dove il mal capitato alla fine ha visto nel sama-ritano un amico e sa con certezza di poter contare su dilui; 4) rallentare il passo per camminare insieme a chifa più fatica. Questo verbo esige l’assunzione di unnuovo stile di vita più sobrio. Come dicono ormai tuttii commentatori della crisi, abbiamo camminatotroppo in fretta e al di sopra delle nostre forze. Non èmale perciò rallentare il passo e camminare insieme.In questo impegno di solidarietà, cristiani e non cri-stiani possono darsi una mano perché da angolature emotivazioni diverse (i cristiani diversamente dagli altrilo fanno a motivo di Cristo) tutti vogliono servire il me-desimo uomo, loro fratello.Riporto questo testo dei vescovi italiani pubblicatodopo il convegno ecclesiale di Palermo. Mi sembramolto stimolante: «Evangelizzare i poveri, testimo-niare che sono amati da Dio e contano molto davantia lui, significa riconoscere che le persone valgono perse stesse, quali che siano le loro povertà materiali ospirituali; significa dar loro fiducia, aiutandole a va-lorizzare le loro possibilità e a trarre il bene dallestesse situazioni negative.Se sapremo evangelizzare i poveri e lasciarci evange-lizzare da loro, daremo un contributo decisivo per unadiffusa cultura della solidarietà, come la prospetta-vamo in un nostro testo degli anni ’80: “Con gli ‘ultimi’e con gli emarginati, potremo tutti recuperare un ge-nere diverso di vita.Demoliremo, innanzitutto, gli idoli che ci siamo co-struiti: denaro, potere, consumo, spreco, tendenza avivere al di sopra delle nostre possibilità. Riscopri-remo poi i valori del bene comune: della tolleranza,della solidarietà, della giustizia sociale, della corre-sponsabilità. Ritroveremo fiducia nel progettare in-sieme il domani, sulla linea di una pacificaconvivenza interna e di una aperta cooperazione inEuropa e nel mondo. E avremo la forza di affrontare isacrifici necessari, con un nuovo gusto di vivere”»(Cei, Con il dono della carità dentro la storia. LaChiesa in Italia dopo il Convegno di Palermo. Nota pa-storale dell’Episcopato italiano, n. 34).

5. ConclusioneHo avuto la gioia di partecipare qualche settimana faalla Santa Messa di prima Comunione in una nostraparrocchia. Al momento della preghiera dei fedeli, ognibambino ha letto una intenzione. «Grazie, Signore,perché mi hai creato!» è stata la preghiera di uno diloro, disabile. Mi ha commosso. Ho ripensato al Salmo8: «Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tuapotenza contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzionemici e ribelli» (Salmo 8, 3).Per me quella preghiera è stata un inno alla vita, unaclamorosa smentita per chi pensa che essa valga solose è bella, sana e ricca. Noi vogliamo affermare inveceche la vita è bella sempre perché viene da Dio e, nono-stante sia deturpata dal nostro peccato, tuttavia essaconserva la preziosità del dono. A noi il dovere di cu-stodirla. Proprio in questi giorni è uscito un film che insole nove settimane è diventato il secondo film di mag-gior successo francese di tutti tempi: Quasi amici diOlivier Nakache ed Eric Toledano. È la storia di due per-sone provate dalla sofferenza: Philipe tetraplegicograve, e Yasmin Abdel Sellou disadattato sociale, conalle spalle una sofferta storia di emarginazione. L’in-contro tra i due diventa generatore di valori e fonte disolidarietà, di amore per la vita e per la bellezza.Il nostro «Corriere Cesenate» ha raccontato in questiultimi tempi storie di persone disabili. Conoscere que-ste testimonianze è estremamente utile per condivi-dere e fare un tratto di strada insieme a chi è uscito alloscoperto e chiede di essere accolto, amato, consideratonella sua dignità di uomo e di figlio di Dio.Ho richiamato questi tre fatti, presi dall’attualità, per in-vitare tutti a guardare alla vita, anche quella sofferentee debole, con occhio positivo e riaffermarne ancora unavolta il valore. Amerei che veramente tutti potessimo in-neggiare a questo grande dono. Con tale auspicio au-guro a tutta la città una bella festa di san Giovanni. Sial’occasione per favorire la coesione sociale e faccia cre-scere relazioni sempre più solidali tra tutti.

San Giovanni Battista protegga la nostra Città!

+ Douglas RegattieriVescovo di Cesena-Sarsina

«Eccole nostre ricchezze»

Il messaggio del vescovoDouglas Regattieri alla Città di Cesena in occasione della Festa di San Giovanni Battista, titolare della Cattedrale e patrono della Città

“Per stare al passo dei più disagiatie per aiutarli a camminare,dobbiamo tutti assumereatteggiamenti che possiamo identificarein questi quattro azioni:accogliere, stare accando,farsi prossimoe rallentare il passo”

Domenica 24 giugnoNatività di San Giovanni Battista

Cesena, 24 giugno 2012Natività di San Giovanni Battista

Domenica 24 giugnoCelebriamo la festa di

San Giovanni BattistaTitolare della Cattedrale

e Patrono della città di Cesena

ore 7 - 8,30 - 11,30 Messe con omeliaore 10 Messa Pontificale presieduta dal no vescovo

diocesano Douglas Regattieri. Animerà ilcanto liturgico la Corale diocesana “SantaCecilia”

ore 17 Rosario, Vespro della Solennità di San Gio-vanni Battista

ore 18 Messa solenne celebrata da monsignor LinoGaravaglia, vescovo emerito

ore 21 il maestro Gianni Della Vittoria eseguiràbrani d’autore e improvvisazioni all’organo

In questa giornata siamo tutti invitati a sostare in preghiera nellanostra Cattedrale, Cuore e Madre di tutta la Comunità diocesana.Osservando le tre condizioni richieste e recitando un “Padre No-stro” e un “Credo” si può acquistare l’indulgenza plenaria.

BEATO ANGELICO, SAN LORENZO DISTRIBUISCE LE RICCHEZZE DELLA

CHIESA AI POVERI, 1447-’50, CITTÀ DEL VATICANO, CAPPELLA NICOLINA

Giovedì 21 giugno 2012 9Speciale

LA CATTEDRALE DI CESENAE LA STATUA RAPPRESENTATIVADI SAN GIOVANNI BATTISTA,OPERA DELL’ARTISTA CESENATELEONARDO LUCCHI,POSTA NEL GIARDINETTOACCANTO ALLA CATTEDRALE(FOTO ARMUZZI)