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Un racconto che si trasforma in sogno per diventare realtà…

Questa immagine e l’immagine della copertina posteriore, sono state realizzate da tnt.tritol  che ne riserva tutti i diritti.

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I RACCONTI DEL BOSCO DI HERN

Sulle tracce del lupo bianco Ritorno di un eroe

 Il piccolo cacciatore di draghi

di Carmelo Trianni

Una storia che narra di fate, guerrieri, creature magiche, incantesimi e straordinari

prodigi... Ma anche degli inganni di un mago malvagio, della lealtà di un re giusto,

delle fantastiche avventure di una principessa e del coraggio del suo principe, non

proprio azzurro...

Questo racconto può essere prelevato da internet sul sito:

http://grande4.altervista.org/fantasy-racconti/index.html 

e distribuito liberamente. Per qualsiasi uso diverso da quello primato e per informazioni scrivere a:

[email protected] 

Le illustrazioni sono state realizzate modificando screenshots ottenuti dal gioco di ruolo GUILD WARS di NCsoft ©

2008 ArenaNet, che ne riserva tutti i diritti. Se volete giocare assumendo il ruolo dei protagonisti di questa storia

visitate questi siti:

http://it.guildwars.com/  

http://www.guildwars.com/  

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I racconti del bosco di Hern(Prima parte)

SULLE TRACCE DEL LUPO BIANCO

NELL

Impugnava la spada con entrambe le mani.

La lama era disposta a perpendicolo rispetto alla sua fronte e tenuta a pochissima

distanza dal volto.

Il suo sguardo era orientato in una direzione ben precisa, così come le aveva

insegnato il vecchio Hiyang.

Quanti tramonti trascorsi insieme sulla collinetta della fattoria…L’anziano maestro, dopo aver addestrato il Capitano Cliff nell’arte del combattimento

con la spada ed alla profonda conoscenza dello spirito, era considerato come un

membro della famiglia; da alcune primavere, inoltre, si era dedicato ad indottrinare inqueste discipline i figli del suo grande amico.

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Purtroppo da un mese a quella parte aveva deciso di lasciarli, per portarsi a miglior

vita:

<< Seguirò le orme del niveo lupo, mi condurranno nel regno della vita eterna.>>

Ma per la giovane Nell era come se il suo vecchio maestro fosse ancora lì vicino,

come una volta:<< Immobile! Sguardo in avanti.

 Non fissare nulla, ma nello stesso tempo percepisci tutto ciò che hai intorno.

Userai l’udito per vedere alle tue spalle.

Fai uscire l’aria dal naso e con essa tutti i cattivi pensieri.

 Ricorda sempre che non sono i muscoli e le mani che governano la spada, ma è la

tua mente a farlo…mantienila libera.

Se fai tremare la lama, il riflesso vacillerà e tu non sarai più in grado di sentire la

tua spada. >>

Catturare i raggi del sole; era quello il suo fine.

Sfruttare il riflesso della lama della sua spada per raccogliere quel riverbero e

convogliarlo su una metà del suo viso.

Non i freddi raggi del mattino, neanche quelli troppo caldi del mezzogiorno; quelli

del tramonto, sfumati d’arancio, soltanto quelli erano in grado di far comunicare

l’arma con il suo compagno.

Una leggera carezza di calore generato dalla lama, garantiva la percezione della

sintonia spirituale fra i due, apparentemente così differenti, carne e metallo, ma che in

combattimento divenivano un tutt’uno.Hiyang era molto certo di questo e sperava di poter trasmettere gran parte del suo

sapere ai due fratelli: un oggetto creato ed usato anche per porre fine ad una vita,doveva in qualche modo essere vivo “spiritualmente”, ed anche chi lo usava doveva

essere cosciente di ciò.

Probabilmente il maestro, interiormente, era consapevole che la spada era solo un

freddo pezzo di metallo, ma egualmente percepiva che tutto questo sarebbe servito ai

suoi allievi per liberare la mente e trovare subito, all’occorrenza, la concentrazione

necessaria.Sapeva, che in un combattimento non servivano solamente la forza e la tecnica, ma

che queste senza un perfetto controllo della mente e delle proprie emozioni, sarebbero

servite a poco.Riuscire a dare un certo “essere” alla propria arma, riuscire a fidarsi di più delle sue

potenzialità e non da meno essere consapevoli delle proprie capacità.

Fu una calda carezza di luce quella che gradualmente sentì sulla sua guancia.

Trasgredendo alla regola dell’immobilità, si lasciò scappare un lieve sorriso.

Anche quella sera era riuscita a rimanere immobile e concentrata per ore.Peccato che il suo maestro non fosse lì a gioire assieme a lei e sostenere, come suo

solito, che avrebbe potuto fare di meglio.

Lei era in grado di entrare in armonia con la natura intorno ed a percepire ogni

messaggio ed ogni suono anche il più tenue.Riuscì, infatti, a cogliere il leggerissimo rumore prodotto dall’erbetta calpestata da

qualcuno che in sordina si stava avvicinando alle sue spalle con fare furtivo.

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Nonostante questo, lei rimase immobile mostrando una certa impassibilità.

<< Nell, attenta!

Un temibile guerriero alle tue spalle cerca di colpirti! >> si udì dire una voce

maschile.

Sembrava davvero strano vedere una così bella ed esile fanciulla voltarsi di scattoroteando quella grande spada, ma Nell grazie ai suoi assidui allenamenti aveva

acquisito il nerbo di un guerriero, e girando il polso ed il braccio riuscì a sostituire la

sua sagoma con quella ancor più temibile della sua lunga lama.

Le armi si scontrarono, ne scaturì un secco rumore metallico, un suono quasi irreale.

Lo stridio prodotto dai metalli amici, sicuramente forgiati dalla stessa mano,

permaneva sospeso nell’aria andando via via dissolvendosi.

Mantenendo ancora il contatto tra le due lame, la giovane si voltò bruscamente,

spingendo all’indietro il suo aggressore e riuscendo così a guadagnare terreno.

<< La piccola Nell… >> esclamò teneramente suo fratello. << Vedo con piacere che

sei diventata brava quasi quanto il tuo maestro. >>

<< Tu non sei il mio maestro! >> sbottò lei di rimando << Hiyang lo era… E poi non

sono più piccola; fra pochi giorni la mia vita compirà venticinque primavere. Ormai

sono adulta. >>

<< Potrai esserlo per gli altri, ma per me rimarrai sempre la mia sorellina. >> rispose

di rimando Gilbert, che aveva cercato di sorprendere alle spalle sua sorella per

disarmarla. Si illudeva di poter prendere il posto del vecchio maestro e di poterle

completare l’addestramento, ma ben presto capì che la ragazza era divenutaun’esperta combattente, anche più brava di lui nella tecnica e nella determinazione.

I due fratelli assunsero una posizione che consentiva loro di studiarsi reciprocamente,portando la mano armata dietro al corpo e distribuendo su quest’ultima gran parte

della forza, nell'attesa di attaccare, mentre il braccio libero era rivolto in avanti e su di

esso veniva trasmessa tutta la concentrazione.

Un filo immaginario di energia collegava la mente con le dita della mano posta in

posizione di guardia, innanzi al corpo. Per raccogliere il massimo della

concentrazione, quelle stesse dita erano puntate in direzioni ben precise: versol’avversario, il cielo, la distanza, la terra e l’infinito.

Adottando la stessa tecnica, era difficile capire chi dei due sarebbe stato il primo ad

attaccare.Continuavano a muoversi con passo flessuoso, senza mai distogliere lo sguardo l’uno

dall’altra, disegnando un cerchio immaginario sul terreno.

Quella collina era divenuta nota in quella zona; si poteva riconoscere anche da

lontano, perché vi erano stati collocati degli alti fantocci di paglia ed una recinzione

di legno tutt’intorno.Quegli stessi grandi pupazzi, che facevano di quell’altura un’anomala pennellata

nell’uniforme paesaggio verdeggiante, erano usati dai due fratelli per l’allenamento e

l’apprendimento della loro arte, ma per quella sera sarebbero stati soltanto dei muti

spettatori.

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Ebbe infine inizio il duello; apparentemente ostile, con quella lunga sequenza di balzi

felini, con le mosse eleganti di Nell e gli spostamenti vigorosi di Gilbert, ma, in

effetti, un bellissimo omaggio alla tecnica di combattimento orientale da loro

assimilata grazie agli insegnamenti del grande amico Hiyang.

Il susseguirsi di colpi emetteva un continuo tintinnio metallico che a lungo andarecominciava ad assomigliare ad una melodia, e se qualcuno da lontano avesse visto

nella penombra quel baluginio di lame come risposta agli ultimi raggi di sole,

sicuramente avrebbe creduto di assistere ad una danza delle spade.

Ma uno strano spettatore, nel frattempo, si era avvicinato per assistere a quel bizzarro

combattimento senza sangue e senza feriti, e seminascosto nella luce del crepuscolo a

ridosso del rigoglioso sottobosco, osservava curioso.

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LA PROVA

Non appena Nell si accorse di quella sconosciuta presenza, si voltò di scatto e con

un repentino roteare di spada disarmò il fratello che preso alla sprovvista finì per

rovinare a terra.

Anche lei si distese sull’erba cercando di nascondersi.

<< Resta fermo! >> disse. << Hai notato chi c’è vicino alla grande roccia, sul sentiero

che porta al bosco? Guarda… >>

<< E’ un lupo bianco >> rispose Gilbert << Ma perché ci nascondiamo da lui? >>

<< E’ strano non trovi? Un lupo tutto bianco… non nevica mai qui da noi! Questa

specie dovrebbe vivere nei paesi del nord! >> ribadì la giovane. << In questa regione

quell’animale è… ricordi cosa diceva Hiyang? “…seguirò le orme del niveo lupo…”Il niveo lupo, un lupo bianco come la neve. Che sia quello Gil? Voglio provare ad

avvicinarlo! >>

<< No! Non andare, potrebbe essere pericoloso! >> disse il fratello con apprensione.Ma Nell non ascoltò le sue parole, era convinta che la presenza di quella creatura così

misteriosa, in un certo modo poteva essere legata allo spirito del suo maestro. Con un

balzo scavalcò la staccionata sulla collina, per poi correre impaziente verso l’animale.

Fu un errore mostrare tutta quella determinazione.

Alla vista della ragazza che si dirigeva verso di lui così velocemente, la bestia fece

dapprima qualche passo indietro e poi vedendola avvicinarsi rapidamente si voltò ecomincio a correre verso il bosco.

<< No! Aspetta non voglio farti del male! >> gridò lei.Ma l’animale sparì dietro le ombre degli alberi che delimitavano il confine tra il

bosco e la campagna.

La luce del giorno andava man mano rarefacendosi, il sole era quasi completamente

disceso oltre le alte cime degli alberi.

Ma ciò nonostante lei continuò a rincorrere il lupo, a seguire le sue orme.

<< Torna indietro Nell! >> gridava Gilbert << torna indietro sorellina sta arrivando la

notte; papà e mamma non saranno contenti di questo… >>Ma la giovane era velocissima, il suo maestro le aveva insegnato i segreti per una

corretta respirazione e per la giusta distribuzione di forza e peso sulle gambe; riusciva

a sfruttare la sua energia sino alle punte dei piedi.

<< Ti servirà nei brevi come nei lunghi spostamenti. Non pensare che la cosa sia

 poco importante! >>

Quasi riusciva a sentirle queste parole.

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Ma, quel lupo già per sua natura agile e veloce, si spostava con dei lunghi balzi che a

Nell sembravano innaturali.

Era davvero difficile stargli dietro, quasi impossibile.

Il nobile animale, d’un tratto si fermò come attendendo di vedere se la ragazza lo

stesse ancora seguendo, accertandosi che lei non avesse desistito nel tentativo di

raggiungerlo.

Quando ebbe la conferma che Nell gli stava ancora alle calcagna, rimase immobile

ancora qualche istante per poi riprendere la sua corsa inoltrandosi sempre più nel

bosco.

Entrambi si addentrarono nel bosco, fra alberi e folti cespugli sparirono dalla vista diGilbert che non aveva trovato il coraggio di accompagnarla.

Oramai era calata la sera e con essa l’oscurità.

Nell continuò a seguirlo fino a quando il lupo lasciò il sentiero per risalire una piccola

altura, con lunghi balzi fra piante e cespugli si dileguò. Lei continuò a correre nella

stessa direzione, ma nonostante tutto il suo coraggio, camminare nel bosco a tarda

sera, le incuteva timore. Paura rafforzata da strani rumori e versi di animali notturni

che sicuramente non si udivano durante il giorno. E poi l’insolita presenza di quellupo bianco, la confondeva sempre di più. << Perché Hiyang prima di morire mi disse

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che avrebbe seguito un lupo? Perché proprio bianco? E poi, quello stesso lupo è

venuto da me e mi ha quasi chiesto di seguirlo…

Mi porterà in un luogo misterioso per scoprire qualcosa che il maestro già conosceva?

Oppure… Vorrebbe condurmi nel regno della vita eterna?

Forse avrei dovuto ascoltare Gil, meglio tornare a casa! >>Decise di abbandonare il suo intento, ma quando cercò di tornare indietro si accorse

di aver perso il piccolo sentiero che l’avrebbe riportata vicino alla sua fattoria.

Si era persa…

Cercò allora di prendere la direzione che riteneva di aver percorso all’andata, ma

dopo un pò, capì di essere nuovamente al punto di partenza.

Era tutto inutile.

Non le rimaneva altro da fare che sedersi a ridosso di un grande albero e cercare

riposo sino all’arrivo della nuova alba. Con i primi raggi del sole sarebbe stato più

semplice orientarsi, e sicuramente non era tanta la strada da ripercorrere. Posò la

schiena e la testa sul tronco di un grosso albero e provò a chiudere gli occhi.

Riuscì a mantenerli così solo per pochi attimi.

La paura era troppo forte, più forte anche della stanchezza; ed allora si ritrovò a

scrutare nel buio cercando di capire quali fossero le fonti dei rumori che sentiva

attorno a sé.

Trascorse ancora qualche tempo, poi da lontano cominciò ad intravedere una fievole

luce, un puntino luminoso che si avvicinava con un movimento irregolare.

Stranamente quel movimento discontinuo le sembrava familiare, ma non riusciva aricordare a quale piccola strana creatura poteva appartenere.

Continuava a venirle incontro.Era una farfalla!

Una splendida farfalla luminosa talmente sfavillante da non permettere, a coloro che

avevano la fortuna di guardarla, di afferrare quali colori pregiassero le sue ali.

Non appena giunse vicino alla ragazza, cominciò a volare compiendo dei cerchi

concentrici e nello stesso momento rilasciava una polverina luminosa che scendeva

molto lentamente.Continuando la sua lenta discesa, la polvere luminescente iniziò a posarsi lievemente

sul corpo di Nell, trasmettendole una grande sensazione di benessere e tranquillità.

Improvvisamente tutte le sue paure erano svanite ed ora sorrideva serena.<< Che meraviglia sembra polvere di stelle! >> esclamò beata.

Allora le ritornò in mente sua madre… e lei da piccina.

Accadeva ogni anno che in alcune sere d’estate, in determinati periodi, avvenivano

dei fenomeni strani.

Alcune stelle, nel cielo, iniziavano a muoversi e decidevano di scendere verso laterra, ma dopo pochi istanti svanivano e lasciavano come traccia del loro passaggio

una scia di granelli luminosi: la di polvere di stelle.

Nell tutte le volte ne rimaneva affascinata perché riteneva si trattasse di un evento

magico, grazie a ciò ogni volta immaginava tantissime avventure fantastiche dovefate, maghi, elfi e gnomi erano i protagonisti di tante dolci fiabe.

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Sicché ogni anno, in quei giorni, costringeva sua madre e Gilbert ad accompagnarla

sulla collina, per poter assistere ancora una volta alla magica discesa delle stelle, che

comunque la sera successiva avrebbero ripreso il loro posto.

Che tranquillità, che sensazione di benessere… era sul punto d’addormentarsi, quasi

impossibile resistere a quel torpore.Ma la sua coscienza era ben desta, e nonostante l’intorpidimento Nell cercava di

seguire i movimenti lenti della farfalla che continuava a volteggiare su di lei.

Lo scalpiccio di foglie secche calpestate, poco distante, la fece ridestare dalla

sonnolenza.

Nella semioscurità intravide tre ombre, probabilmente si trattava di animali che si

muovevano con agilità e passo leggero. Erano lupi. Più si avvicinavano e più

rallentavano il passo, fino a quando due di loro si fermarono, mentre l’altro azzardò

qualche passo in più, verso di lei. Due di loro erano grigi ed il più grande, che

sembrava essere il loro capo, aveva il manto completamente bianco.

Nell faceva fatica a tenere gli occhi aperti ma nonostante ciò riuscì a capire che il

lupo bianco era lo stesso che aveva rincorso poco prima.

Mentre lei cercava di dissipare il torpore che le obnubilava la mente, i tre animali

chiusero gli occhi, ripiegarono le zampe anteriori per avvicinarsi al terreno ed

alzarono il muso verso il cielo.

Con sommo stupore della ragazza, cominciarono a circondarsi di una luce

soprannaturale ed il loro folto pelo ne mise in risalto l’intensità. Un lungo fremito

trapassò i loro corpi e tale fu l’intensità che anche le foglie degli alberi più vicinifrusciarono brevemente.

Quella notte ci fu uno strano prodigio che segnò quel luogo: magicamente il loroessere si tramutò da lupo, in corpo di un uomo.

Ad un primo sguardo sembravano fatti di luce ed i loro movimenti erano

incredibilmente lenti.

Sempre a rilento si misero in posizione eretta e rimasero fermi così per qualche

momento.

La strana luce che li circondava continuava ad avvolgerli anche dopo la mutazione edopo poco iniziò a dissolversi nell’aria in tante piccole particelle luminose.

Nell era molto spaventata non aveva mai visto e neanche mai immaginato nulla di

simile.

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Strane magie, misteriosi incantesimi, oppure esseri naturalmente straordinari che

chissà da quanto tempo si celavano fra gli alberi di quel bosco. << Forse sono icustodi dei segreti più remoti del bosco… Oppure spiriti della natura… spero tanto

che non siano malvagi! >> Pensò.Cercò istintivamente di alzarsi per nascondersi in un posto più sicuro ma i suoi

muscoli erano intorpiditi e non le rispondevano.

A stento riusciva a tenere gli occhi aperti e così poté veder l’uomo, che sino a poco

prima era stato un lupo bianco, avvicinarsi a lei.

Non riusciva a distinguere le immagini innanzi a sé ma le sembrava di recepire,addosso a quell’uomo, uno strano abbigliamento fatto di foglie che aderiva

completamente al suo corpo muscoloso; anche il volto era coperto da due grandi

foglie che gli nascondevano quasi completamente il viso e lasciavano scoperti

soltanto gli occhi.

Erano color del ghiaccio quegli occhi, l’unica cosa rimasta immutata dopo la

trasformazione.

Da quel poco che poteva vedere Nell, rifletté che quell’uomo doveva essere giovane

ed anche possedere una straordinaria bellezza.Anche l’uomo-lupo la stava scrutando con piacevole interesse e man mano si stava

sempre più avvicinando, sino ad inginocchiarsi al suo fianco. Lei riusciva a sentire

l’aria passare fra le foglie che gli ricoprivano il volto. << E’ il suo respiro! Allora…

non è uno spirito! >> Esclamò fra sé.

Dal canto suo il giovane era molto affascinato da quella ragazza bellissima, e si

sentiva talmente attratto da lei da provare l’irresistibile tentazione di toccarla.Anelava a sfiorarla…

Purtroppo non poteva!

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Il contatto con gli esseri umani era loro proibito.

Ma non riuscì a resistere a quell’insostenibile desiderio ed allungò una mano per

sfiorarle una guancia.

In quel momento Nell non sapeva dire se si sentiva più spaventata o più incuriosita da

quello strano essere che timidamente stava cercando di avvicinarsi a lei.Il suo istinto di combattente ebbe il sopravvento e riversando tutta la forza che riuscì

a racimolare concentrandola sul braccio sinistro, con un brusco movimento afferrò il

polso dell’uomo che stava provando ad accarezzarla.

Riuscì, anche se con uno smisurato sforzo, ad aprire completamente gli occhi ed a

fissarlo in viso.

Dopo quel gesto, l’uomo appariva più spaventato di lei e sembrava volerle dire, con

lo sguardo, che non aveva cattive intenzioni.

Indugiarono per qualche istante chiedendosi se agire ascoltando l’istinto oppure la

voce dei loro cuori. Lei restò incantata da quegli occhi che da soli pareva

raccontassero tutti i misteri e le magie che si nascondevano dietro all’armatura di

foglie.

L’uomo del bosco si sollevò in piedi repentinamente, sempre continuando a fissarla.

Era turbato, ma non per la presenza di Nell: aveva toccato un umano trasgredendo

così al patto misterioso che aveva stretto con le entità del bosco. Nell rimase ancora

seduta a terra, la forza che la obbligava a non poter muovere nessun muscolo non era

ancora del tutto svanita. Voleva trattenerlo per parlargli, chiedere il suo nome, perché

era venuto da lei… Ma si sentiva molto debole per rialzarsi e anche per parlare. Pocodopo, provando a muovere la mano, si accorse di trattenere una sorta di rudimentale

braccialetto al quale era appeso un ciondolo a forma di testa di lupo. Si rese conto diaverlo involontariamente strappato dal polso di quel giovane. << Adesso ho un

motivo in più per raggiungerlo e restituirlo, potrebbe essere un oggetto molto

importante per lui. >>

Gli altri due uomini-lupo erano rimasti ad una certa distanza assistendo immobili al

risveglio della giovane donna, ma ora anch’essi parevano spaventati e si girarono

pronti a scappare.Iniziarono a correre e nel contempo, questa volta in modo più rapido, ripresero la loro

originale forma di lupi.

Sparirono all’interno della complice oscurità del bosco.Essere toccato da un essere umano…

Era un evento che non si ripeteva più da centinaia di primavere.

Il giovane ne era rimasto così sconvolto da non riuscire a trovare la concentrazione

necessaria per ritrovare le sue sembianze di animale e raggiungere così i suoi

compagni; e la luminosità che lo cingeva era oramai senza controllo.Illuminava tutto l’ambiente circostante e poteva essere notata anche a grande

distanza.

Rivolse lo sguardo verso il bosco, dove erano spariti i suoi amici, e subito dopo verso

Nell.Con la mano sinistra si afferrò il polso, proprio nel punto dove lei lo aveva toccato.

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Avvertì una strana sensazione, come un reciproco scambio di energia e certamente si

trattava di un qualcosa di positivo.

Avrebbe voluto avere il tempo per riflettere, ma questo non era possibile. Il suo cuore

gli chiedeva di andare incontro a quella ragazza così speciale, al contrario la sua

mente gli imponeva di allontanarsi da lei, per sempre. Così fu.Cercò di allontanarsi quanto prima, dirigendosi di corsa nella stessa direzione dalla

quale era giunto, ma voltandosi indietro si accorse di essere seguito. Nell, infatti,

aveva parzialmente riacquistato le forze e tiratasi su di scatto, prese a rincorrerlo. <<

Non sono malvagi… >> pensò. << Ma non capisco perché sono venuti da me, ed ora

fuggono via senza alcun motivo. >>

Dopo poco riuscì a notarlo eclissarsi dietro un grande cespuglio posto a ridosso di

una parete rocciosa. Desistette dall’intento di seguirlo correndo e prese invece a

procedere lentamente con molta cautela.

La ragazza aveva istintivamente compreso che dietro a quel viluppo di arbusti si

dovesse, quasi certamente, trovare l’ingresso di una qualche sorta di grotta.

Era speranzosa che una volta all’interno la luminescenza emessa dal corpo dell’uomo

lupo sarebbe stata sufficiente ad illuminare un eventuale antro buio.

Così ragionando Nell, fece un balzo cercando di proteggersi con gli stivali

dall’ostruzione dei rovi, ma giunta dall’altra parte non trovò appoggio per i piedi e

prese a scivolare lungo un pendio di terreno sgretolabile, ricoperto inoltre da

innumerevoli strati di foglie.

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LA CAVERNA MISTERIOSA

L’eccessiva foga con cui aveva spiccato il salto le fece perdere l’equilibrio ed iniziò

così a ruzzolare giù, portandosi dietro buona parte di terra, sassolini e foglie secche.

La sua discesa terminò dopo un tempo che le sembrò interminabile.

Giunta al termine della sua corsa si ritrovò a pensare:<< Ecco, anche stavolta mi sono fatta trascinare dall’impulso ed ora mi trovo in

questo posto buio… io ho il terrore del buio… e soprattutto non so come farò a

risalire! >>

Con sua gran sorpresa, invece di ritrovarsi in fondo ad un burrone si rese conto

d’esser giunta all’interno di una piccola sala scavata nella roccia, ed illuminata da

torce poste sulle pareti di un corridoio, che s’incanalava dalla parte opposta a dove si

trovava lei.

<< Almeno non sono completamente al buio... >> Tossì per liberarsi da disturbo

causato nel respirare quell’aria cattiva. << Ma devo trovare il modo di uscire da qui.Papà mamma e Gilbert saranno in pensiero per me. >>

Era ancora molto sgomenta ma l’esistenza di una pur fievole fonte di luce larincuorava.

Sguainò la spada e decise di dirigersi lungo il corridoio, magari con un po’ di fortuna

dall’altro lato avrebbe trovato qualcuno in grado d’aiutarla a lasciare quel luogo.

Dopo aver fatto i primi passi si rese conto che qualcosa sotto i suoi piedi

scricchiolava; ma la rigidezza dei suoi stivali in cuoio non le permetteva di intendere

quale fosse la natura di quella strana pavimentazione.

Accelerò il passo per far sì d’arrivare al più presto al corridoio di fronte a lei, dove letorce illuminavano meglio l’ambiente; quel rumore la stava rendendo ancora piùnervosa.

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Mano a mano che si avvicinava alla fonte di luce riusciva sempre più a scorgere dei

movimenti sul terreno, movimenti veloci in verità.

<< Aaahhh! Scarafaggi… scarabei! >> sibilò tra i denti.

Li odiava!

Sin da piccola, Nell ne aveva sempre avuto il terrore.Quei piccoli insetti li considerava ripugnanti ed anche a schiacciarli provava un forte

senso di ribrezzo. Era un momento molto difficile per lei: restare al buio in un posto

sconosciuto nelle profondità di una caverna sotto al di sotto del bosco, col pavimento

invaso da insetti che detestava. Istintivamente percorse a lunghi balzi quasi tutta la

lunghezza del corridoio, che in quel momento rappresentava l’unica via di fuga. Era

molto stretto e col soffitto alquanto basso. Mentre procedeva, in lontananza udì uno

strano rumore che a causa dell’eco provocato probabilmente da ampie sale e ambienti

comunicanti fra di loro, non riuscì a definire bene. Rumore che sentiva sempre più

vicino, fino a quando si sentì improvvisamente travolta da uno stuolo di pipistrelli

che arrivavano dalla direzione opposta.

<< Noooo! Anche i pipistrelli. Maledizione! >> esclamò esasperata.

Un’interminabile sequenza di colpi di piccole ali su tutto il suo corpo la costrinse a

rannicchiarsi e portare la testa fra le gambe per proteggersi, così attese a denti stretti

che quell’incubo terminasse al più presto possibile.

Fortunatamente questo tormento non durò molto, si rialzò e di lì a poco si rese conto

di trovarsi in un’altra sala, notevolmente meglio illuminata della precedente e

soprattutto non vi erano animaletti striscianti di sorta.Tutte le pareti erano ricoperte da sculture in bassorilievo, alcune raffiguranti scene di

guerra con soldati impegnati a combattere strane creature, altri invece raffiguravanoanimali alberi e piante che componevano splendidi scenari del bosco. Polvere e

ragnatele cosparse dappertutto indicavano quel luogo disabitato da molto tempo.

Notò davanti a sé un tavolo in pietra con tanti libri sparsi in modo disordinato, anche

le sedie fatte di roccia, erano molto grandi e avevano tutte un alto schienale

scalpellato con motivi di piante e fiori. << Sicuramente ognuna sarà stata scolpita da

un unico blocco, forse anche il tavolo… e probabilmente tutta la sala! Mi chiedoquale antico popolo potesse aver realizzato una cosa simile! >>

Avanzò di qualche passo per toccare la sedia più vicina a lei, ma fu colta da un

sussulto quando si accorse che vi era seduto un uomo, le volgeva le spalle.<< Finalmente… Piccola Nellarine, vieni avanti! >> Risuonò una voce.

Quella voce così cupa, forse a causa della forma della sala e delle sue spesse mura di

roccia, le suonava estranea, ma quel nome “Nellarine”…

Solamente due persone l’avevano sempre chiamata così: sua madre ed il maestro

Hiyang.Forse… No, non poteva essere vero!

Il suo maestro era morto, lei ne era consapevole. Ma quella voce a pensarci bene,

forse aveva qualcosa di familiare.

<< Maestro Hiyang? >> azzardò lei con voce garrula.<< Sì… >> le rispose la voce di rimando.

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<< Ma non può essere! Tu sei morto! Ti ho visto io bruciare sulla pira il giorno del

tuo trapasso! >> disse ancora Nell, e lo abbracciò stringendolo forte a sé.

<< La mia allieva prediletta >> continuò lui, come se non avesse sentito i suoi

discorsi << continui ancora a fare l’errore di soffermarti soltanto alla percezione dei

tuoi occhi, senza cogliere ciò che ti suggerisce lo spirito… >>Dopo queste parole gli occhi di Nell si riempirono di lacrime, restò vicino all’amico

che credeva perduto, e prendendogli la mano gliela strinse.

<< Che gioia maestro… >> disse in un soffio.

<< Mia cara, quando dico che non ascolti il tuo spirito, non mi riferisco a quello che

hai visto il giorno della mia morte, ma a quello che i tuoi occhi ingannevoli ti

riferiscono ora. >> insistette l’anziano.

Tenendo la mano fra quelle della sua allieva, il maestro si allontanò un po’ da lei per

farsi vedere meglio. Nonostante ciò, Nell non trovava nulla di diverso, lo ricordava

così da sempre.

<< Ma… io non capisco! >> disse lei.

<< Sei proprio sicura? ...Sei certa che sia la mia mano quella che stringi ora?

...Ed è altrettanto indubbio che sotto i tuoi piedi vi sia della dura roccia? >> continuò

il vecchio in modo sibillino.

<< Ma… continuo a non capire! >> ribatté Nell ritornando a stringere ancora più

forte la mano del suo maestro.

Il suo sguardo, il suo sorriso, ma anche i suoi movimenti e quel modo di esprimersi

che nasconde enigmi e mistero. Era lui, ne era certa.<< Tu sei una donna speciale Nellarine! Hai coraggio, hai forza e tecniche da vero

guerriero, ma anche saggezza, sagacità. Sei una ragazza di buon senso, ma ciò chepiù ti differenzia è quel senso d’umiltà che contraddistingue l’animo di una gran

donna.

Probabilmente in un prossimo futuro ci saranno molte donne simili a te, forse con la

loro forza e saggezza riusciranno a cambiare questo mondo, nel bene…

Ma i tuoi tempi sono diversi, in questo momento c’è una comunità che ha bisogno di

te! ...Ora non è il tempo esatto per conoscere tutto questo, un giorno capirai.E’ scritto che molto presto sarai chiamata a combattere un male misterioso, ed anche

adesso, mentre parliamo, lui allunga la sua ombra su queste terre. Saranno in molti a

piangere, ma saranno molti di più coloro che riusciranno a vedere una nuova albaquando quel male sarà sconfitto grazie a te.

Prima di affrontarlo, dovrai terminare il tuo addestramento spirituale ed è per questo

che ho chiesto a “Set” di condurti da me. >> sentenziò Hiyang.

<< Set? >> chiese perplessa Nell.

<< Sethium, l’uomo lupo. >> disse comprensivo l’attempato signore << Egli è unuomo molto speciale. Lui ed i suoi compagni molto tempo fa hanno fatto una scelta,

ed in seguito a questa è stata donata loro l’essenza del lupo per proteggere il bosco.

>>

<< Sethium… >> mormorò la giovane donna tra sé.<< Debbo farti una domanda molto importante, e vorrei che tu mi rispondessi con

sincerità… >> asserì Hiyang.

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<< C’è stata una qualche forma di contatto tra voi? Tra te e Seth intendo? >> chiese

l’uomo.

<< Sì. E’ stato lui a farlo. Ehm… veramente no! Seth voleva toccarmi, ed io per

proteggermi gli ho afferrato il polso con l’intento di fermarlo. >> rispose mestamente

Nell.<< Bene. Così era scritto!

E’ scritto anche che compierete imprese straordinarie assieme, ma ora non è il

momento giusto per parlare neanche di questo.

Devi prima finire da sola ciò che tempo addietro abbiamo iniziato assieme; devi

completare la tua preparazione spirituale che è la parte più importante

dell’addestramento. Il tempo scorre veloce e non concede favori a nessuno. >>

sentenziò profeticamente Hiyang.

<< Da sola? Non ce la farò! Ho ancora bisogno della tua presenza, del tuo sostegno,

dei tuoi insegnamenti. Dovrei affrontare un male misterioso capace di minacciare

l’esistenza di un intero popolo? Cosa potrei fare da sola? >> esclamò Nell con enfasi.

<< Completarti! >> disse semplicemente il vecchio. << La bardatura che indossi

durante i combattimenti serve solo a proteggere il tuo corpo…

Il tuo corpo di per sé è un’armatura e serve per preservare la tua anima. E’ questo che

devi imparare a comprendere. Non si vive solo per il corpo, ma si vive con il corpo

per lo spirito. La vita terrena è solo l’alba della nostra esistenza. Di seguito non vi

sarà più bisogno del nostro corpo quale protezione… Come accade a me in questo

momento.Devi avere più fiducia in te stessa e soprattutto devi stare attenta ai pericoli ed alle

tentazioni cui la tua anima verrà in seguito esposta.Le minacce fisiche sono solamente sfumature che servono a formare il nostro

carattere e la nostra personalità. >>

<< Sì, ma molte volte questi pericoli, anche se tu dici che servono solo a temprare la

nostra forza, possono mettere a repentaglio la vita. Potrebbero anche portare alla

morte, non credi? >> rispose la giovane.

<< Ed allora vorrà dire che ciò è scritto! Che il tempo giusto per affrontare ilpassaggio oltre la vita è giunto a compimento!

…Ora io devo andare, mia signora. Nel rivederti, hai donato felicità ai miei occhi, e

riempito di gioia il mio cuore >> continuò sorridendo.<< Ma ricorda: non sempre il nemico è colui che vedi armato innanzi a te… >>

terminò il maestro.

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<< Cosa intendi dire? No! Aspetta! Spiegami come fare per uscire da qui! >> gridò

Nell. Abbassando lo sguardo e cercando di trattenere la mano del suo amico, siaccorse, con sommo stupore, che sul suo braccio vi era un grosso scorpione.

La ragazza si affrettò a mollare la presa per liberarsi da quell’ospite molto sgradito.

<< Ma da dove è saltato fuori? >> considerò. << E che posto è mai questo? >> rifletté

controllando su braccia e gambe per assicurarsi che non vi fosse alcun altro insetto.

<< Non capisco come abbia fatto a salire sul mio braccio…Insetti, pipistrelli, questo scorpione e soprattutto ho incontrato te che pensavo fossi

morto. Ci troviamo all’interno di misteriosi sotterranei al di sotto del bosco, è tutto

così strano! >>

Spostando lo sguardo tutt’intorno cercò Hiyang, ma non vi era traccia di lui. Ritenne

a quel punto di doversi allontanare al più presto da quel posto.

Notò allora una porta che inizialmente non aveva visto e si avviò verso questa. Fece

qualche passo per raggiungerla, ma ancora una volta udì quel fastidioso crocchiaresotto i suoi stivali: in pochi istanti tutto il pavimento fu invaso da scarafaggi e

scarabei che continuavano a spostarsi velocemente senza una precisa destinazione.

Nell saltò istintivamente su una delle sedie di pietra per evitare il contatto con quegli

insetti, ma le tornarono in mente le parole del maestro. Ripetendo fra sé i consigli di

Hiyang, acquisì un po’ di coraggio nonostante ciò preferì esitare ancora per qualche

momento.

<< Pensandoci bene, che male sarebbero in grado di provocare queste piccolecreature? Riesco a tenere a bada un orso, sono in grado di affrontare serpenti velenosisenza pensarci più di tanto… >> sorrise. <<Grazie maestro! >>

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A denti stretti, posò lentamente il primo piede sul pavimento. Inevitabilmente decine

di insetti salirono sullo stivale, tuttavia il cuoio con cui era stato cucito era così

spesso che non consentiva di percepirli al tatto. Trovò il coraggio di attraversare tutta

la sala, varcare quella porta e richiuderla immediatamente sperando di aver lasciato

dall’altra parte, gli insetti e tutte le sue inutili paure, rinchiusi lì per sempre.Guardando in fondo al passaggio notò una luce.

<< Finalmente, così forse potrò uscire. >> pensò esausta. << Ma, possibile che sia già

spuntato il sole? Non mi era sembrato fosse passato così tanto tempo! Non fa nulla,

l’importante è tornare a casa! >>

Si avviò così lungo l’androne e via via che si avvicinava lo spazio per muoversi si

restringeva sempre più. Molto spesso il suo cammino era ostruito da piccoli

cedimenti delle pareti e del soffitto che rendevano difficoltoso il passaggio.

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RITORNO A CASA

Nell riuscì ad oltrepassare quello stretto varco senza non pochi problemi, e una volta

all’esterno sentì l’esigenza di respirare profondamente e cogliere ogni minimo

sentore positivo che la natura potesse offrire. Riconobbe subito un luogo a lei moltofamiliare.

Era uscita da una fenditura della grande roccia, quella che costeggiava il sentiero che

conduceva al bosco.

Oh certo, la ragazza la ricordava molto bene, aveva passato gran parte della sua

infanzia a giocare lì intorno alla fattoria, ma la cosa strana era che non aveva la ben

che minima memoria di quel passaggio.

Il sole splendeva alto nel cielo.

<< La collina dei fantocci! >> esclamò sollevata Nell << finalmente a casa,

quest’incubo è finito! Ma quelli sono mamma e papà, e c’è pure Gilbert. Ehi! Sono

qui! Sono tornata! >>

Successe una cosa davvero strana: sembrava che i suoi familiari non la sentissero o

meglio non l’avessero proprio notata perché rivolgevano la loro attenzione da un’altra

parte. Sembrava stessero parlando a qualcuno.

Nell si avvicinò lentamente, poiché l’istinto le suggeriva che c’era qualcosa che non

andava nei suoi cari. Possibile che non l’avessero né vista né sentita arrivare? Chi

poteva esserci lì da distrarli in quella maniera?

La ragazza, notò che i suoi genitori stavano parlando con una bambina, a prima vistapoteva avere all’incirca, tre o quattro primavere, ed era seduta a terra, poco distante

dai suoi cari.Nell poteva vederla soltanto di spalle, così decise di raggiungerla per cercare di

osservarla in volto.

<< Mamma, papà aiutatemi non ci riesco da sola! >> disse la piccola con voce

disperata.

<< Forza, Nell alzati! Vieni qua dal tuo papà, ce la puoi fare! >> Le si rivolse suo

padre.La giovane donna si bloccò all’istante e trattenne il respiro.

La vocina di quella bimba non aveva niente di naturale, ma le pareva ugualmente

così, maledettamente, familiare… Riuscì a riconoscere la sua voce, da piccola.Era lei...

In pochi istanti le ritornarono in mente tanti ricordi, momenti vissuti quando lei aveva

la stessa età di quella bambina. Alcuni erano molto confusi, altri invece li ricordava

perfettamente come se li stesse rivivendo proprio in quel momento.

Possibile che si trattasse di lei stessa da bambina? I suoi genitori invece erano quellidi adesso.

Era davvero confusa, non riusciva a capire: prima il suo vecchio maestro morto che le

parlava, ora tutto questo… che cosa le stava accadendo?

Con molta difficoltà, cercò di allontanare tutti i dubbi, le sue insicurezze e anche unpo’ di paura.

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Paura… di andare incontro a quella bambina così indifesa che da sola non riusciva

neanche a mettersi in piedi. Si avvicinò lentamente.

La piccola aveva i capelli lasciati in parte sciolti ed in parte raccolti in due piccole e

simpatiche ciocche, erano gli stessi che le sistemava sua madre tutte le mattine.

Indossava il vestitino rosso con i fiorellini colorati come quello che suo padre leregalò al ritorno da un lungo viaggio dall’oriente. Rammentava molto bene di quel

giorno: lei prese quel piccolo vestito e ringraziò Cliff con un bacio sulla guancia,

poco dopo corse nella stalla della fattoria per farlo vedere ai cavalli che considerava

suoi grandi amici.

<< Ero molto felice quel giorno. Correvo spensierata, lo ricordo bene. Eppure questa

bambina non riesce neanche a camminare, chiede aiuto per farlo… Ha qualcosa che

non va, mi dispiace tanto… >>

Giunta a pochi passi da lei Nell si accorse che fra i minuscoli fili d’erba, un grosso

scorpione le si stava avvicinando in modo minaccioso.

<< Attenta piccola! Uno scorpione! >> urlò.

Subito dopo comprese che da sola non sarebbe riuscita ad allontanarsi, e poi era

troppo piccola per intuire quel pericolo, sicuramente non sarebbe sopravissuta ad

un’eventuale puntura dell’insetto.

Si mosse allora per proteggerla e saltando diede un poderoso calcio all’animale con la

punta dello stivale riuscendo a scagliarlo molto lontano.

<< Tutto bene piccola? >> chiese Nell, rincuorata dal fatto che lo scorpione ora non

avrebbe più nuociuto.Ebbe come risposta un’argentina risata infantile e la bimba sconosciuta alzò le

braccine nell’inequivocabile gesto di voler esser persa in braccio.Poi smesso il riso le si rivolse con vocina supplichevole:

<< Aiutami per piacere! Non lasciare sola Nell. Tutta sola… Nell ha paura! >>

La Nell adulta sbarrò gli occhi inorridita e nello stesso tempo un brivido raggelò tutto

il suo corpo.

<< OH NO. Non può essere... NOOOOO! >>

Quella bambina era senza volto. Si potevano scorgere solamente i lineamenti del visomarcati dalle piccole ombre generate dai raggi del sole. Priva di occhi, bocca,

narici… quello che doveva essere il suo dolce faccino era fatto soltanto da pelle rosea

liscia e vellutata.

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Continuava a rivolgere le sue piccole braccia verso l’alto, implorando la sua nuova

amica di aiutarla. Ma da dove usciva quella vocina Nell non era in grado di capirlo.

Le tremavano le ginocchia e sudava freddo. Inconsciamente portò le mani sul suo

viso e scosse la testa più volte per negare a se stessa quello che stava vedendo.Scioccata rivolse lo sguardo dove prima aveva visto i suoi genitori, ma con suo

sommo smarrimento, non c’erano più. Una veloce occhiata anche in lontananza

confermò che lì, sulla collina dei fantocci, c’era solo lei e quella bambina misteriosa.

Ritornò a guardarla ancora una volta. Avvertiva come una forza ipnotica oscura che

la costringeva a non distogliere lo sguardo da lei. Nell doveva vedere!

Vedere che la cattiva sorte aveva consentito a qualcuno di deturpare il volto della

bambina con… niente.

<< Ma chi è stato a farti questo? Mi dispiace tanto ma io non centro nulla! NON E’COLPA MIA! >>

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DARLEM

un fazzoletto di terra, che per sua grande sfortuna, si trovava sulla frontiera di due

regni rivali.

Per anni fu conteso tra i ribelli di Hugh provenienti dalla vicina Tenan, ed i soldati di

re Bartolomeo, di cui il Capitano Cliff, padre di Nell, era il comandante.

Continui attacchi da parte dei soldati contro i ribelli, che subdolamente sinascondevano nelle case dei contadini. Battaglie che mieterono molte vittime.

Molti furono i morti tra la popolazione adulta con il risultato che tanti bambini

rimasero orfani e privi di qualsiasi aiuto.

<<   Non possiamo occuparci di loro Nell. Sarebbe molto pericoloso inviare dei

soldati in quelle terre per prendere tutti gli orfani, i miei uomini rischierebbero la

vita e ci sarebbero altri nuovi orfani a piangere la perdita dei propri genitori. Io

ricopro un ruolo molto importante... figliola, un giorno capirai. >> Le ripeteva suo

padre.

Ovviamente, Nell accettò suo malgrado quelle parole e fece in modo di scordarsiquasi completamente dell’esistenza di quel Paese e delle sue immense sofferenze;

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cercò anzi di convincersi che le cose fossero migliorate e che Darlem fosse un posto

come molti altri tranquillo e senza problemi.

Nell capì così il significato dell’incontro con quella piccola bimba senza volto:

non era solo una bambina… ma dieci, cento, mille bambini offesi e sofferenti, che

avevano subito violenze sul corpo e nello spirito. Tutti i bambini privati dei loro cari,tutti quelli che avevano sofferto e continuavano a soffrire, tanto! Quella bambina

chiedeva di essere aiutata a nome di tutti i bambini che venivano lasciati da soli dalle

persone egoiste e vigliacche come si era dimostrata lei sinora.

Voltar loro ancora una volta le spalle sarebbe stato davvero ignobile.

Qualche volta è più facile combattere con gli attaccabrighe ed i briganti che prendere

coscienza di problemi considerati più grandi di noi soltanto perché gli altri li vedono

così; si spera sempre che qualcun altro, forse più possente o forse più scaltro, li

risolva al nostro posto. Ma non sempre è così…

Ogni piccola goccia forma alla fine il mare.

<< Grazie, Nellarine! Ti voglio bene tanto tanto! >> cinguettò la bimbetta, e le

schioccò un sonoro bacio sulla guancia.

Commossa Nell allontanò un poco la piccola da sé per guardarla e con suo sommo

stupore vide che adesso aveva due bellissimi occhioni che la guardavano adoranti,

due gote rosee e una splendida boccuccia rossa.

<< Ecco, arriva la mia mamma… lasciami, voglio tornare da lei! >> le disse la

piccola indicando una donna in lontananza.

A quel punto la ragazza notò quella donna a lei sconosciuta che attendeva sul sentierovicino ad un carro trainato da buoi. Senza indugio adagiò la bimba a terra affinché la

potesse raggiungere, non prima di averla salutata restituendo quel bacio ricevuto dallapiccola, che doveva essere un impegno per cercare di mantenere vivi i colori di

almeno un altro di quei fiori.

Aspettò fino a quando il carro sparì nascosto dagli alberi che disordinatamente

delimitavano il sentiero. Nell aveva ancora il sorriso sul suo volto, e tanto sole:

pensava che molto presto anche lei avrebbe riabbracciato sua madre, ormai era tutto

finito, forse…

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IL DUELLO

Appena nelle vicinanze di quella che doveva essere la sua casa, cominciò a chiamaread alta voce.

<< Finalmente a casa! Ah ecco! Sono loro! Gilbert, ho un sacco di cose da

raccontarti…

MAMMA, PAPA’!... >>

Con grande stupore, lei si accorse che entrambi i suoi genitori erano in piedi

sull’uscio, ma sembravano del tutto indifferenti ai suoi richiami.

Poco dopo aprirono la porta di casa ed entrarono incuranti di lei.

La natura ottimista le fece pensare che probabilmente era per la distanza che i suoi

genitori non la sentivano, ma pensò anche che la cosa poco importasse e che

comunque di lì a poco avrebbe potuto riabbracciarli.

Un’altra piccola corsa ed entrò in casa, ma non c’era nessuno, solo un immoto

silenzio rotto solo dal suo respiro reso affannoso dall’andatura rapida.

<< Mamma, papà, Gilbert! >> Ripeté.

Nessuna risposta.

A quel punto provò ad andare in cucina, forse sua madre era andata lì per preparare il

pranzo.

Delusione!Tutto era perfettamente in ordine, ogni cosa maledettamente al posto giusto, ma dei

suoi cari neanche l’ombra.Pensò allora alla camera da letto; forse uno dei due non si sentiva tanto bene ed era

andato riposare.

Si avviò su per le scale; i suoi stivali, battendo velocemente sui gradini di legno,

emettevano un sordo rumore che rimbombava per tutta la casa.

Finalmente arrivò di sopra, sperando di finire la sua ricerca.

Involontariamente aprì la porta con veemenza tanto che la stessa andò a sbatterecontro il muro.

Il letto era occupato da due corpi completamente coperti dalle lenzuola, forse

dormivano.Stranamente, però, anche al rumore della porta sbattuta nulla si era mosso.

<< Mamma? >> disse Nell dubbiosa << ma… come mai vi siete stesi a dormire a

quest’ora del giorno? E, dov’è Gilbert? >>

Ancora nessuna risposta e nessun movimento; a questo punto risultava chiaro che

qualcosa non quadrava e soprattutto non prometteva niente di buono.Si avvicinò lentamente dal lato che abitualmente era occupato da sua madre, ma dopo

pochi passi si rese conto che qualcosa di piccolo si muoveva sopra il lenzuolo.

Con raccapriccio vide che si trattava di uno scorpione che forse stava cercando di

fuggire.<< Padre, madre… attenti! >> urlò.

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D’istinto afferrò un lembo del lenzuolo e tirò bruscamente verso l’alto il tessuto in

modo da lanciare l’insetto lontano dal letto. Lo stesso dopo un piccolo volo finì a

terra e si guadagnò la fuga andando ad infilarsi velocemente in una fessura della

parete.

Sollevata per lo scampato pericolo, Nell volse lo sguardo verso quelli che speravafossero i suoi genitori.

Il respiro le si smorzò nel petto…

Con i battiti del cuore che le rimbombavano nella testa, si rese conto di fissare i due

fantocci di paglia della collina.

Quei pupazzi, che lei aveva trafitto così tante volte durante i suoi allenamenti. Sul

loro volto erano stati pitturati malamente due cerchi come occhi ed una striscia per

bocca; per suo sommo sconforto, il tutto era stato dipinto con abbondante vernice

color sangue che sbavando ai lati della presunta bocca dava un effetto orripilante.

<< Noooo! >> gridò disperata.

Così dicendo afferrò lo spauracchio più vicino a lei e lo scaraventò a terra; ormai la

rabbia aveva quasi preso il sopravvento sulla ragione.

Era piena d’odio, ma non sapeva verso chi dirigere tutto il suo astio, aveva la testa

che le scoppiava e si portò le mani al capo.

Doveva calmarsi, doveva pensare ma a cosa ? Chi avrebbe potuto aiutarla?

Se ci fosse stato Hiyang, lui solo avrebbe saputo consigliarla.

Allora, così riflettendo provò ad immaginare quali sarebbero potuti essere i consigli

del suo maestro, ma forse glieli aveva già dati.“ La mia allieva prediletta continua a fare l’errore di farsi ingannare dai propri

occhi senza ascoltare quello che le suggerisce lo spirito…” << Ma certo! >> esclamò, ora più sicura << questi fantocci non esistono! E questa

non è la mia casa! Uscendo da quella grotta, forse sono arrivata in una dimensione

diversa fatta su misura delle mie paure e delle mie incertezze, non è il mio mondo

questo!

Mamma, papà, Gilbert ovunque siate, sappiate che io vi amerò sempre anche se non

sono certa di riuscire a tornare da voi !>><< Ora basta, >> si disse convinta, << tornerò in quella grotta. >> Fece qualche passo

per tornare indietro, quando…

<< Nell aiutami! >> era la voce di Gilbert e sembrava provenire dal piano inferiore.<< E’ Gilbert! >> disse. << E’ in pericolo! >>

Appena sentì la voce del fratello che chiedeva aiuto, istintivamente cominciò una

piccola corsa che arrestò quando giunse sulle scale. << No! Sarà di sicuro l’ennesima

illusione.

Ma chiunque tu sia non riuscirai più a spaventarmi! Anzi ora sarò io a cercarti.Preparati a combattere, i tuoi inganni non serviranno più a nulla! >> disse decisa.

Impugnò la spada con entrambe le mani ed avanzò in posizione di guardia, aveva

compreso che combatteva un nemico innaturale, sicuramente capace di sbucare da

qualsiasi posto e in qualsiasi momento senza farsi annunciare.

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Scendendo le scale cercava di far meno rumore possibile con i piedi, in modo da

captare ogni piccolo rumore, ogni piccola vibrazione nell’aria che le consentisse di

stabilire dove poteva nascondersi quel nemico misterioso.

<< Nell sono qui! Ti prego aiutami! >> ripeté ancora quella voce.

Come aveva sospettato proveniva dalla cantina, la porta era stata lasciataappositamente aperta.

Era del tutto inutile, dunque, camminare in sordina per non far rumore anzi a questo

punto la ragazza marcava ogni suo passo pestando il tallone, quasi a farsi annunciare.

Giunta nello scantinato notò che era molto diverso da come lo ricordava; non si

trattava delle dimensioni, che rimanevano circa le stesse, ma ciò che vi era contenuto,

poche cose sparse qua e là, ma nel complesso quasi vuoto.

Anche l’illuminazione era scarsa, vi erano alcune candele ad olio sistemate sui due

lati longitudinali, ma servivano più che altro a creare un’atmosfera irreale con grandi

giochi di ombre.

Dalla parte opposta alla scala, dove si trovava Nell, s’intravedeva nella penombra

un’altra persona, sembrava una donna ed osservando meglio si poteva notare che era

armata di una spada.

Nellarine si bloccò ed iniziò a prendere le misure mentali dell’ambiente e stabilire il

percorso più breve per l’eventuale via di fuga.

Guardando in basso per studiare la pavimentazione si accorse che uno scorpione era

salito sul suo stivale cercando di arrivare al ginocchio privo di protezione.

Se ne liberò velocemente, scagliandolo contro la parete; ma intanto la signoramisteriosa marcò la sua presenza.

<< Ce ne hai messo di tempo per giungere qui… >> esclamò sarcastica.Anche questa volta le parole che udiva erano espresse con una voce innaturale,

probabilmente neanche questa donna era reale.

Egualmente Nell doveva prestare la massima attenzione perché era armata e

minacciosa.

La giovane stava pensando al fatto che sarebbe stato davvero assurdo perdere la vita

in quella maniera, in quel mondo illusorio che non era il suo, davvero una beffaignobile…

<< Bene, fatti avanti! Ora sono giunta… o hai paura di far vedere la tua sporca

faccia? >> asserì Nell impugnando la sua spada solo con la mano destra per dare uncerto senso di padronanza della situazione.

<< Mmmm… sei davvero certa che sia così sporca? Forse dovresti essere un po’ più

gentile con te stessa! >> le rispose l’altra.

<< Con me stessa? Ma che cosa intendi dire? >> chiese Nell dubbiosa.

La donna si fece avanti impugnando anch’ella la spada con una mano. Avanzò sino aquando la tremula luce delle candele non ne mise in evidenza la persona.

Guardandola, tutta la determinazione e la convinzione di Nell vacillò in pochi attimi:

le sembrava di essere di fronte ad uno specchio.

L’unica cosa che le fece comprendere di avere invece davanti un antagonista in carneed ossa fu l’arma della sua avversaria, era impugnata nella mano opposta alla sua.

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Ciò annullava “l’effetto specchio” che normalmente avrebbe dovuto mettere una di

fronte all’altra le mani che impugnavano l’arma.

Era molto confusa e non sapeva davvero se fosse più logico fare la domanda o darsi

direttamente la risposta:

<< Ma che senso ha battersi contro se stessi?E se una delle due prende il sopravvento che ne sarà dell’altra?

L’unica cosa certa, sembra essere la sua ostilità e sicuramente se non mi difendo le

cose andranno a finire male per me… >> pensò fra sé.

Impugnò meglio la spada con entrambe le mani e cercò, andandole incontro, di

attaccare per prima per poterne studiare la reazione e le successive mosse.

L’avversaria, prevedendo le sue azioni, contemporaneamente si fece avanti e ne

risultò una forte collisione tra le due lame, causando un forte rumore che risuonò per

tutta la casa.

Le spade rimanevano in contatto e le due schermitrici cercavano reciprocamente di

spingere indietro l’avversaria riversando tutta la forza sulle armi.

Per aumentare l’efficacia della spinta, portarono il peso del loro corpo in avanti,

avvicinando le teste. Erano a pochissima distanza tra loro.

L’identicità tra queste era impressionante ed era uguale anche l’espressione del volto.

Nell contemplava l’altra, certa di stare a fissare la sua stessa espressione nei momenti

di combattimento, ma ciò contribuì a distrarla trasgredendo alla regola più importante

che le era stata insegnata:

lasciar libera la mente.La sua nemica invece approfittò di quel vantaggio per spingerla contro il muro; così

facendo involontariamente rovesciò una delle lampade ad olio e quest’ultimo fini perspargersi sul pavimento investendo così lo scorpione che arrancava in quel viscido

liquido cercando di tirarsene fuori.

<< Ah, anche tu in difficoltà?… >> Ironizzò Nell, ma un colpo di spada sulla parete

accanto alla sua spalla le ricordò immediatamente che la cosa era seria.

<< Che cosa cerchi da me? >> Chiese alla donna misteriosa.

Come risposta ottenne l’identica domanda.<< Che cosa cerchi da me? >> sentì replicare.

Allontanò l’altra donna con un calcio, avrebbe voluto poterla studiare meglio, capire

qual era il suo mistero.<< Io, non voglio farti del male! Se mi lasci uscire da qui non sarà necessario

combattere! >> disse ancora Nell, e come con un eco si sentì ridire le sue medesime

parole.

<< Voglio solo uscire di qui… >> insistette.

<< Voglio solo uscire di qui… >> ancora quell’eco.Forse era intenzione di quell’altra innervosirla con questa tattica ed allora Nell le

chiese << Perché continui a ripetere tutto quello che dico? >>

Nulla da fare la risposta fu identica.

Se mai ce ne fosse stato bisogno, fu l’ennesima conferma che quella nemica innanzi alei era davvero il suo alter ego: stava combattendo contro la parte cattiva di se stessa.

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Era anche la prima volta che doveva battersi sul serio, ed iniziò da quel momento un

duello senza esclusione di colpi.

La sua avversaria, dal canto suo, non si fermava d’innanzi agli attacchi di Nell.

Rispondeva con colpi scorretti e tentava di scagliarle contro tutti gli oggetti che

trovava lì intorno.

Era questa l’unica differenza tra le due.Nell fu certa di quell’inganno dei sensi, la sua preparazione non le avrebbe mai

consentito di usare mosse scorrette, il maestro era stato irremovibile in merito.

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Ciò nonostante quello scontro stava durando davvero a lungo.

Ogni mossa che Nell faceva era prevista dall’altra che la evitava senza molti problemi

e lo stesso avveniva per lei.

Si chiese sconfortata se quello scontro avrebbe mai avuto un fine.

Ma la giovane già sentiva la stanchezza nelle membra, al contrario la sua avversarianon mostrava segni di cedimento e sembrava sempre più decisa a sconfiggerla.

<< Non è indebolita per niente… Per quanto ancora potrò resistere? Se per superare

questa prova dovrò sconfiggere quella donna, non ce la farò! Non sono così forte per

batterla!>> pensò Nell sfiduciata.

<< Ma forse… questa non è una prova di forza, e se si trattasse di una prova di

coscienza? Conoscendo i miei limiti debbo stabilire, quando devo usare il coraggio e

quando invece usare l’umiltà che c’è in me; quando usare la forza e quando invece

l’astuzia.

Giù nella grotta Hiyang mi disse: “…non sempre il nemico è colui che vedi armato

davanti a te…” a cosa si riferiva? >>

Provò a riflettere velocemente su che cosa poteva accomunare tutti quegli strani

episodi che si erano succeduti.

Sempre continuando a combattere la sua avversaria, e schivando i suoi colpi, pensava

a tutte quelle strane vicende che le erano accadute, a tutte le persone che aveva

incontrato e… improvvisamente la sua mente ebbe un barlume.

La risposta era proprio dentro quella stanza e non molto lontano da lei.

Balzando agilmente per guadagnare una certa distanza dall’altra ragazza, con la puntadella sua lama trapassò l’addome dello scorpione che ancora si dimenava nella sua

trappola d’olio.Un ultimo fremito delle zampe ne annunciò la morte e subito si dissolse.

Nell, si voltò allora verso quell’anomala avversaria e la vide immobile che brandiva

la spada nella consueta posizione di guardia; anch’essa stava scomparendo ed a breve

non ne sarebbe rimasta traccia.

Nulla, dunque era reale!

Quell’animale era la chiave di volta, non lo aveva capito subito, ma ora comprendevache era lui il filo conduttore; lo aveva visto sul suo braccio quando si trovava su quel

pavimento pieno di scarafaggi, lo aveva veduto accanto a quella bambina che cercava

aiuto, sul letto dei suoi genitori ed infine in quella cantina.Forse il significato dello scorpione era più profondo di quanto aveva considerato sul

momento; quell’insetto era molto velenoso, quella specie in particolare lo era, ed il

suo veleno aveva la particolarità di attaccare il sistema nervoso rendendo le sue

vittime inermi.

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MAGIA DEL BOSCO

Per fortuna ora sembrava tutto finito e non rimaneva altro da fare che tornare alla

grande roccia e compiere il cammino a ritroso lungo i sotterranei nella speranza di

uscire, questa volta dalla parte giusta nel suo mondo reale.

Risalì al piano superiore ed aprì l’uscio. Con sua gran sorpresa si accorse che la casa

era ora immersa completamente nel bosco.Usci dalla costruzione e si guardò intorno; era notte fonda. Possibile che avesse

combattuto per tutto quel tempo? E come mai ora quella casa si trovava in mezzo al

bosco?Poi ricordando le stranezze di quella sorta di dimensione fittizia ebbe coscienza che lì

tutto era possibile, che non doveva più stupirsi di nulla.

Vide un sentiero poco distante da lei e decise d’intraprenderlo, anche se in un primo

momento sembrava allontanarla da casa, pensò che comunque non era quella la sua

vera dimora.Camminò a lungo aiutata dal fievole chiarore della luna che riusciva a filtrare tra i

rami degli alberi.

Si sentiva molto stanca ma non per questo meno intenzionata a proseguire senza

sosta.Poi d’improvviso si fermò.

Sorrise, e la paura era scomparsa completamente.

La sorgente della sua serenità era una moltitudine di farfalline luminose, uguali a

quella che aveva incontrato la notte prima. Provenivano da ogni direzione e si

stavano avvicinando a lei con il loro caratteristico movimento irregolare.

In un attimo furono attorno e sopra di lei a danzare, riversandole addosso la loro

polvere luminosa, ma erano talmente tante che illuminarono completamente quella

parte di bosco.

Nell allargò le braccia con i palmi all’insù, felice come non lo era stata da tempo.Rideva, rideva forte roteando su se stessa.

<< La polvere di stelle… è tutto così stupendo! >>Ancora una volta si rivide da piccola sulla collina, si sentiva ridere a voce alta e quel

suono cristallino di bimba poteva essere sentito in tutto il bosco di Hern.

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Era soddisfatta di sé.

Ricordando le parole del suo maestro, e di com’era riuscita a venir fuori da quella

serie di inganni, ritenne di aver completato la sua preparazione ma non volle avere la

presunzione di pensare di aver compreso tutto.

Probabilmente era stata proprio la volontà del maestro a renderla protagonista di tuttequelle traversie, mettendola a confronto con le sue paure e le sue reticenze.

Il salto nel buio, il pavimento pieno di insetti, i pipistrelli; timori che si portava dietro

da quando era bambina.

Era ben consapevole che quelle cose non potevano farle del male eppure

irrazionalmente ne aveva il terrore.

Aveva vinto sui suoi timori, con una bella dose di coraggio e consapevolezza, era

stata in grado di sconfiggere quelle apprensioni, probabilmente aiutata dal pensiero

che se non ci fosse riuscita non avrebbe più rivisto i suoi cari.

Già, i suoi cari…

In quell’altro mondo le era stato concesso di rincontrare il suo maestro.

Aveva sofferto molto per la sua morte ed ancora non riusciva a rassegnarsi, ma

temeva anche di perdere la sua famiglia.

Erano bastate poche parole da parte del maestro Hiyang per farle comprendere che ad

un certo punto della vita, avendo la giusta percezione di se stessi, bisogna essere in

grado di accettare ciò che il destino ci riserba, che ciò sia bene o male.

Le ingiustizie, no, a quelle non bisognava rassegnarsi ma anzi battersi sempre per

contrastarle.Anche la sua coscienza era stata messa alla prova; quella bambina che implorava

aiuto, aveva davvero toccato il cuore di Nell oltre ogni dire.Per molte primavere aveva ignorato la richiesta di giustizia che le covava dentro,

convincendosi che nulla avrebbe potuto fare per alleviare le pene di quei poveri

sfortunati.

Questa scelta le aveva provocato un accumulo di malessere interiore che bloccava la

sua naturale propensione a reagire.

Il sorriso ed il bacio di quella piccola avevano schiarito la sua mente ed ora sapevacome si sarebbe comportata in futuro…

La Nellarine che si era risvegliata quella mattina, era una donna diversa; ora era

davvero cresciuta, e pienamente consapevole delle sue potenzialità, ma anche dei suoilimiti ed era certa di saper giustamente dosare queste cose.

Rimase ancora seduta ai piedi di quell’albero. Voleva riempirsi le narici dell’odore

del muschio e di quello dei pini, di cui il bosco era pieno.

Si accorse che l’albero su cui poggiava era lo stesso della sera precedente; quello

dove aveva incontrato i lupi, ma non si meravigliò più di tanto.Aveva sospettato che si trattasse di un sogno, e ciò ne era solamente la conferma.

Questo non toglieva, però, che il suo maestro era venuto da lei ad elargirle i suoi

preziosi consigli.

Un sogno davvero efficace.<< Non posso fare altro che ringraziarti, maestro… >> disse sommessamente Nell.

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I racconti del bosco di Hern(Seconda parte)

 RITORNO DI UN EROE

POLVERE DI STELLE 

<<T anto tempo fa ci fu una piccola farfalla che la sera, dopo il calar del sole,

diventava molto triste perché tutti i suoi splendidi colori svanivano appena il buio

accarezzava le sue ali.

Per le sue amiche era lo stesso, anch’esse diventavano infelici: nessuna di loro,

durante l’oscurità poteva rallegrare l’animo di chi le guardava.

Una notte la farfallina, non potendo più veder soffrire le sue compagne, decise di

volare verso il cielo per cercare di raggiungere le stelle.Voleva implorarle di svelarle il loro segreto, il mistero di così tanta lucentezza, nel

buio…

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Volò tanto in alto che sfinita dalla stanchezza perse i sensi e cominciò a precipitare

verso terra.

 La più luminosa delle stelle, vedendo tanta determinazione in un essere così piccolo e

 fragile, s’impietosì e decise di salvarla donandole il segreto della lucentezza, a lei ed 

alle sue compagne; solamente a quelle piccole farfalle che avevano tanto desideratoquel dono.

 Da quel giorno la farfallina lucente restò lassù a volare nel cielo e le sue notti non

erano più accompagnate dalla tristezza.

Sfrecciando da una stella all’altra sprigionava nella volta celeste un po’ di polvere

brillante che a volte poteva essere vista, anche se per poco, da terra.

Fu così che da allora, chiunque ha la fortuna di vederla volare, ogni volta esclama:

“ Una stella cadente!”

ed ogni volta esprime un desiderio nella speranza che la stella più lucente lo stia ad 

ascoltare. >> 

Nell, ascoltava le parole della madre rimanendo immobile, quasi incantata.

Ricordando quella favola si sentiva di nuovo bambina e le ritornava il buon umore.

<< E’ una storia bellissima, grazie mamma! Credi che sia accaduto davvero questo

alle farfalle lucenti del bosco di Hern? >> chiese fiduciosa.

<< Non lo so Nell, ma è solo una favola. Te l’ho raccontata tantissime volte ed in

ogni occasione tu ascolti rapita con lo stesso entusiasmo, come se fosse la prima

volta. >> le rispose amorevolmente sua madre << Ed ora? Dove vai? >><< Scendo in cantina. Se avete bisogno di me cercatemi lì! >> rispose. Nell prese un

sottile ramoscello ed andò nello scantinato, dove restò per un po’ di tempo.<< Dai piccoletto, sali sulla mia mano. Non voglio farti del male. Ancora non ti fidi?

Oramai siamo diventati amici! >>

Distesa per terra alla luce di una candela, Nell si stava intrattenendo a giocare con

uno scorpione che aveva scovato quella mattina sotto una botte.

Continuava a spingere l’insetto, ormai impaurito e stanco, con l’aiuto di uno stecco

per farlo salire e scendere dalla sua mano. Probabilmente voleva mettersi alla provadopo le lezioni di vita che le aveva impartito il suo defunto maestro.

Era così presa dal suo gioco che non si rese conto del trascorrere del tempo, ma

all’improvviso la voce di suo fratello la riportò alla realtà.<< Nell! Nell corri subito a vedere! Presto! >> stava gridando Gilbert turbato.

Il ragazzo era immobile e guardava in su verso il cielo.

<< Cosa sarà mai successo? Cos’ha da gridare Gilbert? >> penso tra sé la ragazza

<< Tu resta qui e non ti muovere. Torno subito. >> disse poi all’insetto.

Detto questo prese una ciotola di legno e la capovolse sullo scorpione in modo daimpedirne la fuga. Aveva avvertito una nota di preoccupazione nella voce del fratello;

pensò che con buone probabilità si stava avvicinando qualcuno poco gradito.

Salendo le scale che la portavano al piano superiore, Nell percepì un cambiamento

nell’aria, ma non riusciva a capirne il motivo.Erano le prime ore del pomeriggio, ma la luce…

<< Si sta facendo buio, ma cosa succede? >> chiese.

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<< Guarda in alto Nell. Il sole… sta per essere oscurato dalla luna. >> rispose il

fratello.

<< Ma… E’ un’eclisse! >> ribadì lei.

<< Sì, è un evento naturale. Non bisogna aver paura. Nonostante ciò io mi sento

preoccupato! >> disse Gilbert.Le nuvole che coprivano il cielo, quel pomeriggio, non erano abbastanza dense da

nascondere la luna che sovrapponendosi al sole creava quel misterioso gioco di luce

ed ombra. L’astro argenteo si muoveva molto lentamente, in breve tempo avrebbe

oscurato completamente la luce solare ed i due fratelli rimasero con lo sguardo rivolto

verso l’alto, quasi incantati.

<< Hai percepito bene la preoccupazione, figlio mio. >> proferì il Capitano Cliff,

sopraggiunto in quel momento. << Abbiamo un grosso problema. Ti prego di andare

a preparare le tue cose; appena pronti partiremo per Pangoria! >>

<< Ma padre, che cosa sta accadendo? >> chiese Nell preoccupata. << Questo

problema che voi dite ha a che fare con l’eclissi? >> continuò avvicinandosi a lui.

<< Sì, bambina. Dovrebbe essere un segnale per gli uomini di Hugh! >> assentì

l’uomo << E’ stata stretta un’alleanza con Nouck, quella sorta di mago oscuro, che

molti dicono sia capace di invocare demoni e creature infernali. Speriamo siano tutte

menzogne o favole con lo scopo di seminare panico e dubbio tra i contadini. Ma da

Brita giungono notizie molto preoccupanti: c’è chi giura di aver visto strane creature

sbucare dal terreno per poi dissolversi nel nulla! >>

<< …Ma voi come fate a saperlo? >> chiese preoccupata la giovane.<< La testuggine di Pangoria, il veggente…

Aveva presagito tutto o quasi. L’eclisse era stata prevista solo fra due albe. Ma questoanticipo così inaspettato fa temere che questa sia davvero opera di quello stregone.

La nostra speranza è che non sia in grado di confondere anche la mente dell’indovino.

Molto tempo fa, >> iniziò a raccontare il Capitano << Nouck era al servizio di Re

Bartolomeo, faceva parte del Gran Consiglio di Corte, ma fu scoperto a praticare

magia nera, sembra contro la stessa famiglia reale.

Il sovrano non ebbe il coraggio di condannarlo a morte o di fargli terminare i suoigiorni in prigione, sapeva bene che chi uccide o condanna un mago nero quasi sempre

va incontro a delle terribili maledizioni, così, preferì esiliarlo, il più lontano possibile e

nelle terre più aspre e desolate che uno possa immaginare.Purtroppo però sembra sia tornato… e ben organizzato! Le spie del re hanno notato

alcuni dei suoi alchimisti fra i vicoli di Tenan, e ciò non promette nulla di buono.

Quest’eclisse è stata usata come segnale perché è visibile in tutta la nostra penisola.

Un segnale così, vale più di cento messaggeri! Mentre parliamo, probabilmente tutti i

ribelli di Hugh e le mostruose creature delle tenebre, saranno in marcia verso la raduradi Darlem. Sicuramente si prepareranno per attaccare la vicina Pangoria.

Se la città cadrà, otterranno il controllo di tutto ciò che entra ed esce dalla penisola e

noi dobbiamo assolutamente fermare tutto questo.

Nell tu rimarrai qui con tua madre! Gilbert verrà con me.Ormai sei diventato un soldato, figliolo. E’ arrivato il momento di metterti alla prova.

>> 

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LA RIVELAZIONE

Nell però non voleva essere messa da parte, anche lei si era impegnata a lungo per

imparare ad essere un buon combattente.<< Anch’io verrò con voi! Padre, non fatemi restare qui! >> implorò la ragazza.

<< No Nell, è troppo pericoloso. Quelli non sono soldati, ma rozzi combattenti.

Mercenari senza scrupoli che non si fermeranno neppure dinnanzi a donne e bambini.

>> affermò suo padre.

<< Sì! Dite bene: donne e bambini. Non vi sembra un valido motivo per andare a

proteggerli? Troppo tempo sono rimasta a fare da spettatrice mentre tanti di loro

venivano uccisi. Parlo del villaggio di Darlem, e voi lo sapete benissimo.Anche Hiyang, l’altra notte, mi ha detto di non rimanere più a guardare! >> affermò

con enfasi la ragazza.

Cliff posata la sella, con la quale si apprestava a preparare il suo cavallo per ilviaggio, si avvicinò posandole le mani sulle spalle in segno di grande affetto.

<< Nell. Ancora con quel sogno del lupo bianco… >> le disse.

<< No, non era un sogno, questo braccialetto ne è la prova! >> affermò convinta. <<

E poi l’avete detto anche voi, che fu una misteriosa farfalla lucente a condurvi al

laghetto dove mi trovaste, tante primavere fa. Padre, se sono sopravvissuta alleinsidie del bosco, credo sia stato un segno del destino. Non rimarrò qui sapendo che

tanti miei fratelli combatteranno e moriranno per difendere la nostra gente! >>

L’importanza dell’eclisse era passata in secondo piano.

La luna si stava, ormai, allontanando definitivamente dal sole, che finalmente avevaripreso ad illuminare il paesaggio.

Il Capitano abbassò lo sguardo indugiando un po’ prima di rispondere.

Poi infilò la mano dentro un taschino della casacca ed estrasse qualcosa.

<< Perdonami, figlia mia! Forse è proprio per questo motivo che ti chiedo di

rimanere qui. Credo tu sia stata predestinata ad essere l’artefice di un grande

cambiamento. E temo per questo… >> incominciò Cliff << Quel giorno quando la

farfalla lucente mi portò da te, eri sola e piangevi adagiata su un letto di foglie... >>

<< Sì lo so! >> rispose lei.

<< Quello che non sai, è che intorno al collo avevi questa medaglietta. Cheraffigura… una testa di lupo! >> proferì mesto il padre.

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Lei afferrò quella collana, quasi strappandola dalle mani dell’uomo, era molto tesa.

Accostò la medaglia infilata nel laccio nero che aveva al polso, a quella che avevapreso dalle mani di suo padre, e vide la straordinaria somiglianza che le accomunava.

Rimase in silenzio fissando quei due oggetti e chiedendosi quale mistero potessero

mai celare.

Poi, sempre ammutolita, la indossò lasciando il pendaglio bene in vista.

<< Quando, giorni fa, mi hai fatto vedere quel bracciale dicendomi di averlo preso

nel bosco da un misterioso uomo lupo, sono rimasto sconcertato ma ho cercato di non

darlo ad intendere. >> affermò Cliff. << Il tuo fato ti sta reclamando per andare a

combattere il mago oscuro Nouck, ma non lo volevo accettare. Egli è un uomomalvagio, molto pericoloso! E più rischioso ancora sarà per te contrastarlo. >>

Nell, ascoltò il padre e poi riprendendo il filo dei suoi pensieri esclamò indicando i

ciondoli:

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L’amava tanto anche se non era la sua vera figlia, forse per questo le aveva dato più

amore di quanto ne avesse dispensato per Gilbert.

<< Bambina mia… >> sospirò tra le lacrime.

<< Lasciami! Tu non sei mia madre!… >> Gridò Nell.

Ma subito dopo si pentì amaramente di aver pronunciato quelle crudeli parole:<< Oh, mamma! Perdonami, non so più quello che faccio o dico! Non voglio che tu

pianga per colpa mia. Vi prego comprenderete che non è facile per me accettare tutto

questo! >>

Gilbert si avvicinò lentamente a Nell e con un gesto della mano scostò i suoi capelli

rivelandone il collo sottile laddove si congiungeva con il capo.

Rimase così, poi improvvisamente si inginocchiò dinnanzi a lei chinando il capo.

<< E’ stato un grande onore passare tutti questi anni al vostro fianco, mia Signora…

>> pronunciò mestamente.

<< Gilbert, ma che dici? Dai rimettiti in piedi. >> disse la giovane quasi divertita. <<

Non è il momento per scherzare! >>

<< Ma io non scherzo! >> rispose lui << Sei una principessa. Un giorno diverrai la

regina di questo regno! >>

<< …Ma sino ad allora Nell continuerà ad essere nostra figlia e tua sorella! >> asserì

il Capitano severamente. << Tutto questo deve rimanere segreto. Neppure il re dovrà

sapere, per ora, che Nell conosce tutto della sua identità. Se a Nouck giunge notizia

che la principessa è ancora viva, cercherà di ucciderla a tutti i costi.

Il mago ha ancora molti seguaci all’interno della Corte; se riuscirà a sconfiggere reBartolomeo diverrà sovrano per elezione diretta e nessuno potrà opporsi.

Nell mi spiace, mi rendo conto che per te è stata una notizia sconvolgente; perdonamise questo segreto ti è stato svelato solo ora, ma lo stesso re ha voluto così e non da

meno io e tua madre. L’abbiamo fatto per proteggerti perché ti vogliamo bene.

Se ritieni di voler rimanere qui per poter riflettere, prenditi pure tutto il tempo che

vuoi.

Noi partiremo comunque perché la situazione è molto grave. >>

<< Verrò con voi. Ditemi cosa devo fare! >> disse Nell.<< Bene! Preparate i vostri cavalli. >> replicò Cliff. << Tu e Gilbert partirete dal

castello di Gerian assieme al secondo contingente di soldati, scorterete sei carri di

armi e rifornimenti.Seguirete un tragitto più lungo, ma più sicuro: la via per il bosco.

Io, ed il resto degli uomini, percorreremo la vecchia strada per Pangoria.

Se tutto andrà bene, riusciremo a portare tutti i carri dentro alla città entro l’alba;

temo, però, che troveremo molti ribelli ad ostacolarci.

Voi invece avrete buone possibilità di riuscita, quegli stolti non penseranno cheun’altra squadra possa aver preso la strada attraverso il bosco, percorrendo così quasi

il doppio del tragitto.

Vi affiancherò il mio grande amico Torgon, sarà lui a guidare la spedizione.

Eseguite tutti gli ordini che vi darà, non prendete mai iniziative e non allontanatevidal gruppo; mai, per nessun motivo!

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Ah, un’altra cosa Nell: la medaglia con la testa di lupo… mettila sotto la casacca, a

contatto con la pelle. Il giorno che ti portai via dal bosco, fui attaccato in più

circostanze da strane creature.

Ogni volta che si avvicinavano, il ciondolo misteriosamente sprigionava un leggero

calore. Potrebbe funzionare ancora, se per caso ti trovassi in pericolo, la medagliettariuscirebbe ad annunciarti l’arrivo di nemici che ancora non potresti vedere, così

come ha fatto in passato. >>

<< Grazie del consiglio padre, lo terrò presente. >> disse Nell.

Prima di partire, la giovane, andò in casa e si diresse in cantina; non si era

dimenticata del suo piccolo amico imprigionato sotto la ciotola.

<< Vai, corri via! >> esclamò liberando l’insetto.

<< La prossima volta non scegliere una botte come nascondiglio. Soprattutto non

quella con il vino migliore! >>

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<< I loro cavalli sono splendidi esemplari della razza Thuros e provengono dalle

montagne del nord. >> Continuò Gilbert. << Stupendi esemplari tutti neri. Non sono

molto veloci al galoppo ma in battaglia sono potentissimi possono travolgere anche i

cavalli dei nemici, sono quasi dei tori! >>

<< Gil, hai notato le armature degli Auroniti? Saranno pesantissime! >><< Già… Sono fatte di spesso metallo anch’esso nero e lucido intervallato da pesante

cuoio, nero anche questo. La ricordo benissimo >> dichiarò il ragazzo << è uguale

all’armatura che si trova nella cantina di casa, dentro quel grosso baule di legno.

La indossava nostro padre quando era uno di loro. Tante e tante volte, da piccolo,

sono andato a spiare dentro a quella cassa, a guardare quelle placche di metallo in

parte scalfite da chissà quali battaglie da cui nostro padre è sempre uscito vincitore.

Toccavo l’elmo, ogni volta una grande emozione e mi mettevo a sognare ad occhi

aperti; ma non ho mai avuto il coraggio di prenderlo ed indossarlo. >>

<< Lo so, anch’io facevo così. Come resistere? >> assentì Nell << poi lui decise di

prendere in moglie nostra madre, rinunciando definitivamente al prestigio di essere

un Auronita!

Quello davanti al gruppo è il comandante? >>

<< Sì, gli auroniti sono un corpo militare autonomo, e non rispondono ai comandi di

Torgon, ricevono ordini ed ubbidiscono solamente al re. >> spiegò il fratello.

<< Sia in marcia che in battaglia comunicano in una strana lingua, probabilmente si

tratta di un codice utile per far comunicare centinaia di uomini provenienti da terre

diverse. Quel linguaggio rimarrà sempre segreto, serve anche a confondere i nemicinelle vicinanze.

Guarda si sono allineati al resto della colonna. Credo si stia per partire! >><< Gilbert aspettami un attimo. Tieni il mio cavallo non permettergli di seguirmi. >>

disse la ragazza.

<< Va bene, ma cosa vuoi fare? >> chiese lui.

Nell, scesa dalla sua cavalcatura corse sino a raggiungere un prato fiorito poco

distante da lì. Vi era una moltitudine di fiori di mille colori che ammantavano quella

parte di campagna; ma lei raccolse solo quelli rossi. Riempì il palmo della sua manocon i loro petali e tornò dal fratello.

Montò in sella che già parte dei soldati si era mossa verso il bosco di Hern.

<< Presto! >> la spronò il ragazzo. << Ma che cosa hai preso? >>Lei in risposta cominciò a schiacciare i petali, a comprimerli per formare così, una

pallina profumata che gocciolava un liquido rosso sangue; prese la medaglietta del

suo bracciale e rivolgendo a sé il lato con la testa di lupo, vi strofinò i petali

schiacciati. Continuò a farlo con determinazione, poi posò il ciondolo al centro della

sua fronte, schiacciando con forza.<< Allora si vede bene? >> chiese.

<< Insomma… Solo se fissi bene quella macchia riesci a capire che rappresenta una

testa di lupo. Ma a cosa ti serve? >> replicò Gilbert.

<< Perfetto! Era l’effetto che volevo. >> disse lei. << Non deve esserenecessariamente nitida, e può andar bene una qualsiasi forma. Il colore rosso attira

l’attenzione, me l’ha insegnato il maestro Hiyang: in un combattimento corpo a

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corpo, se chi hai di fronte non è così scaltro da capire questo sotterfugio, impiegherà

quattro o cinque secondi per cercare di capire che cosa ho sulla fronte e perché.

Involontariamente occupa la mente, si distrae; in questo modo si ottiene un po’ di

vantaggio… spero solo che funzioni! >>

<< Ma certo che funzionerà principessa! Ehm… sorellina. Mi auguro soltanto chequesto combattimento che tu dici non si debba fare né stanotte né domani. >>

La testa della fila era già inoltrata nel bosco, Nell e suo fratello si trovavano verso la

coda, davanti agli Auroniti, e seguivano i carri dei rifornimenti.

Lei volse lo sguardo verso la collina, dove in lontananza si potevano intravedere i due

fantocci con i quali per tanto tempo si era addestrata.

Forse era quello un silenzioso, ma non per questo meno sentito, saluto alla casa in cui

era cresciuta ed a sua madre che sino a quel giorno si era presa amorevolmente cura

di lei.

Doveva essere un viaggio sicuro.

Il loro arrivo a Pangoria era previsto per il pomeriggio del giorno successivo e se

tutto fosse andato secondo i piani, il Capitano Cliff sarebbe stato lì ad attenderli.

Intanto il sole era già calato dietro l’orizzonte ed il lungo corteo di soldati, si tramutò

in una colonna di torce che a vederla pareva una lama infuocata che stava trapassando

il cuore del bosco. Più tardi, a notte inoltrata, Torgon lasciò la testa delle fila per

controllare che tutto stesse procedendo per il meglio e per assicurarsi che i due

ragazzi stessero bene, come gli aveva raccomandato il suo amico Cliff.

<< My Lady Nellarine, Sir Gilbert… procede tutto bene? >> chiese ossequioso.<< Sì, tutto bene grazie! Quando è prevista la prima sosta? >> chiese Nell.

<< Prima ed unica. A tre lunghezze di tempo dovremmo giungere nella Valle Lumen,dal lato delle cave di marmo; faremo lì un breve sosta.

A ridosso degli scavi vi sono alte mura naturali, serviranno a proteggerci.

Se degli eventuali nemici dovessero attaccare potrebbero farlo solo da un lato.

Non sarà una sosta molto lunga, il cielo è sgombro dalle nubi, rimanere in quel posto

con il sole alto nel cielo, causerebbe grossi danni ai nostri occhi.>> spiegò loro il

Capitano.<< E’ vero Nell, il marmo che si ricava in quella valle è un marmo speciale >> le

spiegò il fratello. << Racchiude al suo interno una miriade di frammenti di metallo

che con il riflesso della luce solare creano un riverbero di intensità incredibile.All’interno della sala del trono, nel palazzo reale, si trovano molte decorazioni

realizzate con quel marmo. Ed anche nel Grande Tempio vi sono intere colonne

rivestite con quella pietra. Generano un effetto straordinario, a guardarle sembra che

sprigionino magia.

A causa di ciò, però, decine di detenuti hanno perso la vista perché costretti a lavorarein quella cava anche di giorno. >>

Nell era molto interessata a queste parole. Ma nello stesso istante si portò la mano al

petto ed assunse un espressione preoccupata.

<< Qualcosa non va Nell? >> chiese Gilbert.<< Torgon metta in guardia i suoi uomini, tra poco avremo problemi! >> Rivelò

concitata la giovane.

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Torgon aveva deciso di mantenere le postazioni di difesa, perché anche lui presagiva

un imminente attacco da parte di quelle orribili bestie e di chissà quale altra creatura.

Ma il silenzio fu interrotto dal grido di Nell, la medaglia le aveva di nuovo parlato.

<< FATE ATTENZIONE ARRIVANO! >>

Nervosismo, tanta trepidazione ed incertezza. Ora i soldati erano molto confusiperché non vedevano alcun nemico all’intorno; non si udiva niente, nessun rumore di

bestie che si avvicinavano.

Torgon ripiegò verso la coda della colonna, era sua intenzione chiedere ulteriori

spiegazioni alla ragazza, ma durante quel breve tragitto fu avvolto da un denso fumo

nero.

Decine di altre nuvole scure si sprigionarono dalla terra circostante e molti soldati si

ritrovarono scagliati in aria.

Grida di dolore e di paura si mescolarono ai sibili delle frecce con la punta infuocata

che contribuirono ancor più ad illuminare quella parte di bosco.

Le immonde creature colpite dalle frecce continuavano ad attaccare ed a trafiggere,

con le loro zanne abnormi, i corpi dei malcapitati che incappavano nella loro

traiettoria.

Gli Auroniti agirono in gruppi di quattro o cinque uomini e riuscirono ad abbattere

diverse bestie, ma ciò non fu sufficiente.

Nell scese da cavallo e impugnando la spada cercò di attirare l’attenzione di un

Musull, quello che le era più vicino.

Dopo i primi colpi di lama, comprese che era un animale molto primitivo e quindiprevedibile nei suoi attacchi. A quel punto per lei era molto semplice evitare di essere

colpita dalle sue zanne, riuscì anche a trafiggerlo in più parti; ma non sembravaindebolire minimamente l’animale, dopotutto questo non era per niente strano: erano

dei non viventi.

L’unica soluzione era di attirarlo verso il gruppo di arcieri poco distante.

Era molto sicura di sé, ma non aveva preso in considerazione il dettaglio più

importante; quelle bestie erano lì per lei.

Improvvisamente si sentì travolgere e sbalzare in avanti a causa di un colpo subitoalle spalle.

Cadde a terra rovinosamente e perse i sensi.

Lo stesso animale che l’aveva colpita le si avvicinò emettendo dei versi innaturali eterrificanti.

Li emise in maniera così assordante che tutti lì intorno si girarono per cercare di

capire quello strano comportamento, soldati e bestie.

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Avrebbe potuto colpirla, ma non lo fece.Poi, il più grande e possente dei musull, si avvicinò alla ragazza e dopo averla

annusata, l’afferrò per la cintura e con dei lunghi balzi si allontanò dirigendosi verso

il bosco.

Una alla volta anche le altre creature lo seguirono inoltrandosi nel bosco e nella sua

oscurità.

<< NOOO! NELL! >> urlò Gilbert disperato, si era accorto troppo tardi che sua

sorella era stata portata via da quella bestia.

Non poteva darsi pace, alla prima difficoltà non era stato in grado di proteggerla.

Raccolse la sua arma rimasta a terra e mentre si apprestava a rincorrere il musull, fufermato da Torgon.

<< Aspetta figliolo. Non puoi farcela da solo è troppo pericoloso! >>

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<< Ha preso Nell! L’ha portata via! >> disse quasi fuori di sè.

<< Hai detto bene. L’ha portata via afferrandola per la cintura… E’ un buon segno!

Sicuramente per ora lei resterà in vita e non le sarà fatto alcun male.

Ma i motivi di tutto ciò li ignoro.

Riprendiamo la marcia, domani parleremo con tuo padre e decideremo come agire!>> terminò il Capitano.

Gilbert, capì che Nouck era a conoscenza della vera identità di Nell, certamente era

su sua commissione che i musull erano arrivati sino a lì per catturarla; ma Torgon non

sapeva niente di tutto ciò e non spettava a lui rivelarglielo.

Meglio lasciare al Capitano Cliff quella decisone.

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Poco dopo il suo corpicino, trascinato dalla corrente, giunse in un laghetto, dove

rimase sino a che non si compì un evento che avrebbe per sempre segnato la sua

esistenza e quella di tutto il bosco di Hern.

Una strana farfalla sorvolò il piccolo lago illuminando tutta la zona lì intorno. Era

una farfalla lucente, un piccolo essere molto speciale. Da sempre quelle creature erano considerate fantastiche e leggendarie, portatrici di

buona sorte, a chi aveva la fortuna di incontrarle.

Si spostava con un movimento irregolare e andava dirigendosi verso quella bambina

rinchiusa in un sacco, che galleggiava al centro del laghetto. Improvvisamente

sprigionò su di lei una polverina che a contatto con l’aria si illuminava, di un

luccichio dorato, e lentamente scendeva giù verso l’acqua.

 Altre farfalle di luce risposero al richiamo della prima volteggiando assieme in un

volo simile ad una danza sopra la piccola.

Una miriade di granelli di polvere luccicante si diffusero nell’aria, tante minuscole

lacrime di luce ad esprimere il dolore di quelle creature.

Quella polvere così speciale continuò a splendere anche a contatto con l’acqua ed 

iniziò a scendere giù sino a formare una colonna di luce che ogni essere che viveva

in quelle acque poteva vedere.

 All’improvviso la superficie del lago ebbe un lungo fremito, mentre la luce, sul fondo,

si moltiplicò per intensità. Furono attimi prodigiosi che la natura volle donare, e in

quel momento due splendide fanciulle emersero dalle profondità delle acque.

 Movimenti lenti e sinuosi, inspiegabili, le trasportarono fuori dall’acqua.

 Magia!

  Ma neanche tutto quell’incanto riusciva a nascondere la profonda tristezza chetraspariva da quei bellissimi volti.

Senza esitazione sollevarono in un dolce abbraccio quella bambina priva di vita.

  Le naiadi, quello erano le creature misteriose, straordinariamente belle e nobili

d’animo, entità fatate custodi delle acque dolci della natura.

Portameide, ninfa del fiume, Limniade, ninfa dello stagno, erano entrambe accorse

alla richiesta d’aiuto da parte delle loro amiche luminose.

 Il minuscolo cuore della bimba non batteva più, ma l’anima era forte e determinata a

non abbandonare la terra, anche se erano stati così crudeli con lei, aveva comunque

deciso di lottare e non voleva arrendersi.Fu una gran fortuna quella…

 Bastò un alito d’aria nella sua bocca donatole dalle sue salvatrici, già note in mille

leggende come divinità guaritrici e tutelatici della salute, e la bambina emise un

gemito.

Quel soffio di vita le permise di tornare a vivere e forse in un futuro di portare a

termine ciò che il destino aveva già scritto per lei.

Così la piccola infreddolita ed affamata non voleva smettere di piangere.

Gemeva così forte che le due ninfe accostatesi alla riva, affidarono la creatura a

colei che sicuramente se ne sarebbe presa cura. Ancora una volta quel piccolo specchio d’acqua ebbe la fortuna di far riflettere sulla

sua superficie le sembianze di un’altra creatura fiabesca.

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  Ninfa immortale tra le alseidi abitatrici dei boschi, la Driade della Quercia

attendeva con impazienza.

 Accolse la piccola tra le sue braccia e la poggiò sul suo petto coprendola coi suoi

lunghi capelli bruni.

 La piccina sentendosi riscaldata e protetta smise di piangere, sembrava che la quietee l’armonia fossero tornate a regnare nel bosco di Hern così come era stato da

centinaia di primavere, ma all’improvviso un boato prolungato si udì al di la del

bosco.

  Le ninfe volsero lo sguardo verso Pangoria e mutando improvvisamente umore

assunsero un’espressione turbata alla vista delle alte fiamme, che significavano

distruzione e morte.

  Le mura della città avevano ceduto sotto gli attacchi dei ribelli e molti soldati

cadevano sotto i colpi delle spade o afferrati dai mostri delle tenebre.

Videro il grande monumento di pietra, che si trovava al centro della piazza, come

 fosse stato lì davanti ai loro occhi, lo videro sgretolarsi e travolgere tutti quelli che si

trovavano attorno.

<< Via Tutti, via! Allontanatevi sta crollando! No! Nooo! >>

Nell si svegliò di soprassalto. Era molto confusa e spaventata, respirava

affannosamente ed aveva gli occhi sbarrati.

Si guardò attorno per cercare di capire dove si trovava. Rimase distesa su quel

giaciglio che le sembrava composto di foglie e paglia, nonostante la paura, lo trovavamolto confortevole. Le pareti intorno a lei erano di roccia, sembrava una grotta

naturale e la luce che filtrava era quella del sole.Nell pensò, vedendo quella luce, che doveva essere giorno e che l’uscita di quel posto

non si trovava molto distante.

<< Era un brutto sogno vero? >> le disse una voce d’uomo non distante <<Anche io

sogno tante cose orribili. Così tanti brutti sogni che ormai non mi spaventano più.

Non abbiate timore, io non voglio farvi del male. >>

D’istinto Nell si tirò su e si mise a sedere poggiando la schiena alla parete di pietra,tirando a sé le ginocchia come a proteggersi.

Insieme a lei c’era un uomo in quella grotta, stava seduto su un masso poco distante

da lei e mangiava qualcosa che teneva nella mano, sembravano fragole.Si nutriva in maniera un po’ rozza, quasi selvaggia, macchiandosi di rosso attorno

alle labbra.

Lei tentò di osservarlo bene, aveva qualcosa di familiare.

I capelli lunghi fino alle spalle di un biondo che le ricordava il grano maturo; quella

strana corazza che indossava la incuriosiva, fatta di spesse foglie verdi intrecciate fraloro. L’uomo lupo… era lui?

<< Ti chiami Sethium? Ti ricordi di me quella notte? >> provò a chiedergli.

<< Sì, Sethium ricorda... Avete fame? Sono fragole e mirtilli, ne volete? Non sono

cattivi. >> le rispose lui.Lei scosse la testa in cenno di rifiuto, non aveva fame e non sapeva ancora se fidarsi

di lui.

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Due lacerazioni molto strane, perché nonostante la loro profondità non sanguinavano.

<< Sono le ferite che ti hanno fatto i musull con le loro zanne? >> chiese la ragazza

preoccupata.

<< Non lo so... >> rispose lui confuso.

Quelle ferite, quei dolori terribili che doveva provare e che sopportava con coraggio,il fatto che potesse trasformarsi in lupo, tutto questo faceva presupporre che Sethiumfosse qualcosa di decisamente diverso da un essere umano. Probabilmente era un

essere speciale, magico.

Nell era molto incuriosita da tutto questo, ma temeva di irritare quello sconosciuto

con troppe domande e si ripromise di trovare il modo adeguato per farlo.

<< Hai i capelli d’oro come gli elfi, ma non hai le orecchie a punta. A quale razza

appartieni? >> chiese amabilmente la ragazza.

Sethium esitò un pò, aveva intuito le buone intenzioni di Nell, ma non era in grado di

risponderle.<< Non lo so! >> disse triste.

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<< Se vuoi ti posso accompagnare al castello, ci sono uomini capaci di sanare quelle

ferite che hai sulla schiena. Ma… come mai non sanguinano? >> insistette lei.

L’uomo che nel frattempo aveva continuato a versare l’acqua sulla sua pianta-

corazza, si voltò e la fissò negli occhi; poi avvicinatosi coprì con la sua mano la

bocca della ragazza in modo da impedirle di porre ulteriori domande.<< Non, lo, so!… >> disse amareggiato.

<< Perdonami >> si scusò la giovane. << Non volevo essere così invadente. >>

<< Oh, no non dovete scusarvi! Sono io che devo farlo, mia Signora! Purtroppo non

conosco le risposte alle vostre domande. >> disse lui.

Erano poco distanti l’uno dall’altra e Set iniziò a guardare il braccialetto che Nell

portava al braccio, quello con il ciondolo a forma di testa di lupo che gli aveva

strappato involontariamente dal polso la notte del loro primo incontro.

<< Ah, il bracciale! Tienilo, è tuo! >> gli disse.

<< No! >> rispose lui scuotendo la testa. << Tenetelo voi, potrebbe esservi di grande

aiuto e poi era vostro. Quando quell’uomo vi portò via dal bosco che eravate una

piccola bambina, lo lasciò cadere inavvertitamente. Sono doni preziosi delle custodi

del bosco. >>

Nell portò la mano al petto aveva capito che lui si riferiva anche alla collanina.

<< Sento che la portate con voi e so anche che si riscalda, quando si avvicina una

creatura del male. Questo dono che portate al braccio invece, se riscaldato, avverte le

creature del bosco che avete bisogno di aiuto, ma usatelo con saggezza. >>

<< Ti ringrazio, ma come faccio a riscaldare la medaglietta? >> chiese Nell.<< Sono spiacente, ma anche a questa domanda Sethium non è in grado di dare una

risposta!>> disse l’uomo.A quel punto Nell si decise ad alzarsi, e si diresse verso l’entrata della grotta. Vide

che il sole oramai era alto nel cielo.

<< Ho perso troppo tempo. Devo raggiungere al più presto Pangoria. Vieni anche tu

con me, lì sarai curato! >> disse ansiosa la giovane.

<< Sethium è legato con lo spirito a questo bosco, non mi è concesso di lasciarlo. Per

dirigerti a Pangoria segui il sentiero verso ovest. >> Le disse lui.<< Fuori questa dimora troverete il vostro cavallo ad aspettarvi. E giunto fin qui da

solo. >>

Non c’era tempo da perdere, Nell salutò il suo nuovo amico e lasciò la caverna senzavoltarsi indietro. Keni, il suo destriero era fermo a poca distanza.

Vedendolo, le ritornò il sorriso e pensò che ancora una volta la fortuna era stata dalla

sua parte.

Salita in groppa alla sua cavalcatura si diresse al galoppo verso la città.

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LA TESTUGGINE VEGGENTE

<< Nell! Sei ancora viva! >> gridò felice, suo fratello, nel rivederla.<< Pangoria! Finalmente. >> sospirò la ragazza. << GILBERT! PADRE! Sì, sono

ancora viva e illesa. E’ stato Sethium, l’uomo lupo, a salvarmi. Non credo sia umano,

ma ha l’animo buono e… è avvolto da molto mistero. >> disse contenta anche lei di

riabbracciare i suoi cari. << Vedo che la città non è stata ancora attaccata, e non ho

visto nessun gruppo di nemici mentre arrivavo qui. Ci sono delle novità importanti da

sapere? >>

<< Non saprei Nell, l’unica cosa certa è che ormai Nouck sa chi sei. >> disse

sospettoso suo padre. << Sarà meglio entrare e parlare lontano da occhi e orecchie

poco affidabili. Ricorda, ancora nessuno deve sapere! Vieni. >>In una piccola sala del Palazzo di Comando, in Pangoria, vi erano tre uomini molto

importanti ad attendere la ragazza: il capitano Torgon, il capitano degli Auroniti

Rantes ed il governatore di Pangoria Ovisio.

Tutti volevano sapere delle sue ultime vicende. Come mai fosse stata scelta proprio

lei e come avesse fatto a liberarsi dalle grinfie di una bestia così grande e pericolosa,fra i soldati non si parlava d’altro.

<< Vi ripeto, che non ne ho idea del perché quell’animale abbia preso me. Mi hanno

liberato quegli uomini vestiti con strane armature fatte di foglie. >> rispose Nell, alle

incessanti domande. << Quegli individui sembrano dei selvaggi del bosco, non credovolessero me, erano più interessati alla bestia. Mentre lottavano contro quel musull io

sono riuscita a liberarmi e fuggire. Non saprei cos’altro riferirvi. >>

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Più tardi Cliff e suo figlio, dopo aver ultimato la consegna degli armamenti,

raggiunsero Nell che li attendeva impaziente.Non era molta la strada da fare per raggiungere la dimora del veggente.

Al di là della strada che porta a Brita, ad est di Pangoria, dove le rocce non avevano

permesso ai contadini di coltivare la terra e dove iniziavano i primi alberi del bosco di

Hern.

Nessuna recinzione o difesa a protezione di quella casetta, il veggente era rispettato

anche dai nemici della città, nessuno avrebbe osato fargli del male, neanche i ribelli.<< Prima di incontrare il saggio, ci sono alcune cose che dovete sapere. >> disse

Cliff. << Ha una personalità molto particolare e mi raccomando non contradditelo

mai. E’ molto importante! >><< Che cosa intendete per personalità particolare? >> chiese Nell.

<< Ha una malformazione al volto da quando è nato. Non che sia un grave problema

fisico, ma lui intimamente risente molto del comportamento di alcune persone che lo

guardano. Il suo volto è asimmetrico. Se ti capita di vederlo dai due lati del profilo, ti

sembra di vedere due uomini diversi, ed anche il suo essere sembra appartenere a duedifferenti personalità.

E’ sempre stato molto sensibile probabilmente perché da bambino veniva deriso e

beffeggiato per questo suo problema.

Cresciuto e diventato adulto non sopportando più il detestabile atteggiamento che gliriservava la gente, scappò e si rifugiò nel bosco e lì rimase per lungo tempo.

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Si racconta che tentò di impiccarsi ma fortunatamente le entità della foresta lo

salvarono dalla morte, e per convincerlo a ritornare fra gli uomini gli donarono la

capacità di prevedere il futuro e tanta saggezza, per far in modo che da quel momento

fossero gli uomini ad aver bisogno di lui. E così fu! >>

<< Capisco, probabilmente anche io mi sarei comportata così nei suoi panni. Ma latestuggine? >> chiese la ragazza.

<< Egli, di ritorno dal bosco, portò con sé una testuggine, nessuno ha mai capito se

sia lei ad essere la veggente e lui l’interprete o, sapendo che lui è un uomo molto

umile, che attribuisca all’animale le proprietà divinatorie per distogliere da sé

l’interesse.

Ha un carattere molto fragile, perciò vi chiedo di non contraddirlo, anzi di non

contraddirli: gli spiriti del bosco riuscirono a scindere le due personalità donando ad

entrambe la facoltà di esprimersi pur convivendo in un solo corpo.

Vi capiterà di sentire le voci di due uomini provenire dalla sua persona, nessuno è in

grado di stabilire se esistano anche due menti, ma questo non ha poi molta

importanza. Quello che interessa a noi e cercare di capire le prossime mosse di Nouck 

e spero che in questo la testuggine ci possa aiutare. Ecco siamo arrivati. Lasciate

parlare me ora! >>

Una minuscola casa di legno e mattoni, raggiungibile solamente da un piccolo

sentiero sconnesso, era caratterizzata dalla precisione quasi maniacale della

disposizione degli ornamenti e delle piante, sparsi un po’ dappertutto lì attorno.

<< Un po’ più a destra… Ma no, non così tanto! Riportala più a sinistra. >> dicevauna voce.

<< Non alzare il tono della voce con me! Va benissimo così! E’ perfettamenteallineata con le altre! >> rispondeva un’altra un po’infastidita.

<< Ehm… Mastri Tebe e Tulliano, perdonate il nostro disturbo! >> si fece avanti il

capitano.

<< Oh, sir Cliff delle guardie di Bartolomeo… E’ un onore ricevere voi e i vostri

amici nella nostra umile dimora! >> disse una voce. Che questa appartenesse a Tebe

o Tulliano, però, rimaneva un mistero. << Sì un vero onore! Ma prego venite dentro,prego! >> continuò l’altra di voce.

<< Gradite un po’ di zuppa di legumi? Sono buoni, coltivati nel nostro orto. >> disse

uno dei due.<< Vi ringraziamo, ma abbiamo appena mangiato. >> rispose in maniera riverente il

padre di Nell.

<< Ma… chi sono i tuoi giovani compagni già armati come guerrieri? >> chiese

l’altro.

<< Questa giovane è Nellarine e lui è Gilbert. Sono i miei figli. >> rispose Cliff.<< Sir Gilbert, Lady Nellarine… bei nomi. Io sono Tebe! >> svelò finalmente la voce

più baritonale.

<< Ed io sono Tulliano. >> disse di rimando la voce più acuta. << E’ un onore

conoscervi. Ma dite… ormai lo sappiamo che nessuno viene a trovarci per il piaceredi farlo. Dunque diteci pure, qual è la questione che vi angustia? >> dissero le voci.

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<< Chiediamo umilmente venia per questo! Ma oramai sono passate molte albe da

quando le forze malefiche del mago Nouck si preparano per assaltare Pangoria.

Sarebbe per noi di grande aiuto conoscere il pensiero della vostra amica testuggine. Ilpopolo è confuso e pieno di paura! >> Disse il capitano.<< La testuggine non parla più! E se lo fa, dice cose incomprensibili. >> rispose

Tebe.

<< Davvero! La sua mente è rimasta offuscata da quando sono giunte voci che quel

mago è ritornato in questo regno. Siamo spiacenti per non poter esservi d’aiuto. >>

confermò Tulliano.

<< Come vostro amico, vi chiedo di provare ancora una volta a sentire la testuggine.

Vi prego! >> chiese l’uomo in modo supplichevole.

<< E va bene seguiteci! >> dissero.Tebe/Tulliano andarono velocemente verso il giardino, che si trovava nella parte

posteriore della casa, senza preoccuparsi se gli ospiti fossero dietro di loro.

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Fu Cliff il primo a seguirlo e Gilbert dietro di lui. Nell tentennò un po’ prima di

seguirli, ma appena oltrepassata la staccionata del giardino, si fermò portandosi la

mano al petto.

<< Fermi! Non muovetevi. >>

Sguainò la spada impugnandola con entrambe le mani, e si avvicinò lentamente allatestuggine che stava lì vicino, sotto le foglie di un alberello, al riparo dai raggi del

sole.

<< Noo! Non farle del male! >> gridarono le voci.

Nell socchiudendo gli occhi, balzò verso la tartaruga e con la sicurezza e la precisione

di un falco, sferrò un colpo in mezzo all’erba proprio accanto all’animale. Quando

alzò la lama tutti ebbero modo di vedere che c’era infilzato un grosso scorpione che si

contorceva.

Poco dopo l’insetto si dissolse senza lasciare traccia neppure sulla lama della spada.

<< Questa è opera di Nouck! >> disse furente la ragazza << Era quello scorpione che

ottenebrava la mente della tua amica! >>

<< Siii!, vi rendiamo grazie di cuore Lady Nellarine! >> ringraziarono Tebe/Tulliano.

<< Vi siamo immensamente grati per aver liberato la nostra amica testuggine, e se ci

darete l’opportunità di farlo, sapremo essere riconoscenti! >>

<< E’ stato un piacere, non c’è nulla da ringraziare. Tuttavia avrei una richiesta da

farvi… Che cosa sapete di Sethium, l’uomo lupo? >>

<< Sethium? Oh sì, certo che sappiamo di lui. Ma voi, perché ci chiedete sue notizie?

>> Chiese Tulliano.<< Perché mi ha salvato la vita! Mi ha liberata quando ero stata fatta prigioniera da

una bestia malvagia, un feroce musull! >> disse Nell.<< Molto strano! Sethium che ha contatti con gli esseri umani… lui non è un uomo…

>> disse Tebe.

<< Già, credo di averlo compreso questo! >> continuò la giovane << L’ho capito

vedendo quelle terribili ferite sulla schiena che non sanguinavano. Credo sia stato il

musull a ferirlo. >>

<< Oh no, vi sbagliate. Lady Nellarine non è stato il musull. Sono molto vecchiequelle ferite, sicuramente di centinaia di primavere. >> disse sempre Tebe. <<

Quando furono inflitte, provocarono a Sethium sofferenze tali che nessun uomo

potrebbe immaginare.E quello stesso dolore lui lo riprova ad ogni sorgere del sole.

Quelle ferite furono provocate dal maligno, che divenne uomo e con l’inganno…

Ehm, non saprei come spiegare… >>

<< Strappò le ali dal suo corpo! >> disse Tulliano << Sethium non è un uomo, egli è

un’entità angelica, un Serafino! >>Ad udire quelle parole, Nell fu colta da un trasalimento che le fece sentire un tuffo al

cuore. Lasciò cadere a terra la spada e si sentì mancare il respiro.

Aveva parlato, aveva toccato ed era stata salvata da un essere celeste, un angelo,

l’entità che più di ogni altra l’aveva sempre affascinata.<< Sì, un angelo ma non un Serafino! >> rimbrotto la voce di Tebe << Tulliano sei

sempre il solito confusionario! La Corte Celeste, la Celesti Hyerarchia, non lo

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ricordi più? Ne abbiamo parlato non più di sei primavere fa e tu già lo hai scordato?

>>

<< Uffa, Serafini, Cherubini… sono sempre angeli, che importanza vuoi che abbia?

>> rispose l’altro.

<< Ti ho già detto che con me non devi alzare il tono di voce! Se gli angeli sonosuddivisi in nove ordini, che a loro volta sono divisi in tre gradi maggiori, significa

che il Divino avrà avuto i suoi buoni motivi per farlo!

Non è possibile che lui sia un Serafino, quelli non hanno due ali, come invece aveva

lui, ne hanno sei: con due coprono il volto, con due i piedi e quelle rimanenti le usano

per volare e rimanere in movimento attorno all’Altissimo. Assieme ai Cherubini ed ai

Troni compongono il primo grado maggiore della Corte Celeste. Il secondo grado è

composto dagli angeli detti Dominazioni, Virtù e Potestà. Il terzo grado… >>

<< Perdonatemi maestro Tebe, ma voi state dicendo che Sethium è un angelo disceso

dal cielo? >> chiese Nell.

<< Non proprio un angelo. Lui fa parte dell’ordine degli Arcangeli, detti anche spiriti

del fuoco. Insieme ai Principati ed agli Angeli semplici, costituiscono il terzo grado

maggiore. Gli Arcangeli e gli Angeli sono gli unici dei nove ordini, che possono

avere contatti con gli esseri umani, con questa terra e chissà con quante altre… Sono i

soli che possono fare da tramite tra l’uomo e il Divino e viceversa. A differenza degli

Angeli, gli Arcangeli hanno il compito di occuparsi dell’anima degli uomini, del

soffio vitale dei popoli. Fanno da armonizzatori fra i singoli e le genti.

Di certo avrete sentito parlare di Rufus Penna di Corvo? E del suo predominio sututte le terre… >>

<< Sicuro! Tra storia e leggenda, credo che tutti abbiano sentito parlare del maleficoRufus e dei tre misteriosi eroi che lo sconfissero assieme alla sua armata, per poi

sparire misteriosamente così come erano apparsi! >> citò il Capitano.

<< Sì, voi dite il giusto Capitano Cliff! Rufus un tempo era un uomo leale dall’animo

nobile. Fu un lungo periodo, quello, di prosperità dove ognuno viveva sereno della

dignità del suo lavoro e della sua famiglia. Ma, il Maligno, invidioso di tanto

benessere, salì dalle tenebre per annientare l’anima di Rufus e rendere schiavo il suocorpo; dopo di questo gli fu molto semplice corrompere il popolo con debolezze,

tentazioni e malvagità.

Nessuno riusciva ad opporsi! Chi osava farlo veniva fatto oggetto delle più terribiliatrocità.

Quando il male raggiunse un apice spaventoso, tale che nessun essere umano avrebbe

in alcun modo potuto debellarlo, il Divino decise di inviare sulla terra tre suoi

Arcangeli.

Tre Angeli guerrieri che indossavano un’armatura di lamine dorate ed armati conspade di fuoco. Armi molto speciali portatrici di distruzione ma anche di luce.

Fiamme e fuoco per sconfiggere qualsiasi demone o creatura degli inferi.

Lo splendore di quelle lame era capace di sbaragliare qualsiasi tenebra, trafiggere il

buio accecando così le forze oscure, ma in grado di riportare la luce della pace tra gliuomini.

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Spade invincibili, dunque, capaci di rendere imbattibili coloro che le impugnano: tre

esseri fatti di luce discesi dal cielo che assunsero le fattezze degli uomini per

sconfiggere colui che seminava terrore e morte. >>

<< State parlando di Sethium e dei suoi due compagni? >> chiese incantata Nell.

<< Adebiele e Fistael, Arcangeli anch’essi come Sethium.E così fu... Ben presto il male fu sconfitto, tutti i demoni furono cacciati dalla terra e

costretti a ritornare giù, nell’oscurità.

Ma ci fu un ultimo tremendo inganno da parte del Maligno, dopo che fu costretto a

lasciare il corpo di Rufus!

Ai tre eroi celesti, ormai intenti a dispiegare le ali per tornare nel regno dei cieli,

giunse notizia di una donna che aveva deciso di rinunciare alla sua vita per

raggiungere i suoi figli periti in battaglia.

Ella si trovava nel cimitero di Gothus, la parte vecchia di Pangoria, e dando l’ultimo

saluto ai suoi cari voleva anch’essa intraprendere il viaggio dello spirito verso il

cielo.

Sethium ed i suoi compagni non esitarono a raggiungere la donna per farla desistere

da quella follia, e per fare ciò lasciarono le loro armi all’esterno del cimitero per

rispetto di quel luogo sacro.

E l’inganno si compì...

Sotto le vesti di quella madre addolorata ed indifesa, si celava tutta la perfidia del

maligno che in un attimo si rivelò in tutta la sua meschinità.

Ridestò i morti di quel luogo e con essi catturò i tre spiriti celesti disarmati.Le cose terribili che accaddero poi, già le sapete... Furono loro strappate le ali, e con

esse il potere della conoscenza e del giudizio.Non soddisfatto li privò anche della memoria, così ogni ricordo delle loro origini e

della loro missione fu cancellato, forse per sempre!

Nessuno sapeva e nessuno doveva sapere cosa era accaduto tra le tombe di quel

cimitero... e così i loro spiriti furono costretti a rimanere prigionieri di quei corpi

umani! >>

<< Ecco perché ad ogni domanda rispondeva “non lo so”... >> disse fievolmenteNell, più che altro pensando ad alta voce.

<< Oh sì, lui non può più sapere! >> disse tristemente Tebe.

<< ...Così ormai privi di forze e di ricordi, si rifugiarono nel bosco, chiedendo l’aiutodegli spiriti che lo abitano. Furono curati ed aiutati dalle buone ninfe della foresta, ed

un magico patto fu sancito: le dee minori donarono loro l’essenza del lupo e quella

corazza vegetale, in cambio della loro protezione a tutti gli esseri che trovavano

rifugio in quel bosco.

Da allora e sino a oggi, corpi di uomo e corpi di lupo si alternano per dare rifugio aquegli spiriti sfortunati, ma che danno un magnifico contributo per assicurare

l’armonia di quel magico luogo che si trova alle spalle di questa piccola dimora! >>

terminò di raccontare Tulliano.

<< Già, tutto vero ciò che lui dice >> esclamò Tebe << Anche il male lasciò questeterre, tutto il popolo fu oltremodo riconoscente. Molti canti, feste e preghiere furono

rivolti agli eroi, ed anche un grande monumento fu innalzato a memoria degli eventi.

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Questa opera memorabile, fu eretta proprio nella Radura delle Grazie, dove gli

Arcangeli giunsero dal cielo. Tre grandi statue scolpite nella pietra li raffigurano nelle

loro sembianze umane. Posizionate su una nuvola, anch’essa di pietra, ornata da

figure di occhi, rivolti verso ogni direzione! >>

<< Gli occhi degli Angeli! >> Sospirò Tulliano << Rappresentano l’onnipresenza dicolui che li governa, presente in tutte le direzioni in cui guardano tutti quegli occhi…

e ciò vuol dire presente in tutti gli angoli della terra.

La loro unione è scienza universale e celeste provvidenza del Divino! >>

Nell annuì pensierosa. Ora conosceva la storia del suo salvatore. Avrebbe voluto

poter fare qualcosa per aiutarlo, ma non sapeva davvero in che modo. Nel frattempo

raccolse la sua spada rimasta a terra, e mentre la stava infilando nel fodero attaccato

alla sua cintura, qualcosa turbò il veggente che si allontanò dalla testuggine e andò a

rifugiarsi in un angolo del giardino.

<< Tulliano, hai visto che cosa porta quella ragazza al braccio? >> disse impaurito

Tebe.

<< Certo che ho visto! Non sono mica stupido come te! Sì, è lei la portatrice della

testa di lupo! >> rispose spocchioso l’altro.

<< Ssshhh! Non farti sentire... E’ la signora delle farfalle lucenti! Ti prego mandala

via! >> Piagnucolò Tebe.

<< Smettila di frignare come un lattante! Lei non ci farà alcun male! >> rispose

Tulliano.

<< Non lei, non lei!Lui sa! Conosce e vede ovunque. Verranno qui e ci uccideranno! >>

<< Perdonateci per il disturbo, ma se siete ancora disposti a consultare la testugginesulle sorti di Pangoria, vi saremmo grati dell’aiuto! E poi toglieremo il disturbo! >>

sentenziò Cliff.

<< La sorte di Pangoria interessa tutti, anche noi! Quando la mente della testuggine

era ancora chiara, lei ha parlato di questo... Tante volte le abbiamo chiesto, e lei ha

sempre risposto che il segreto per salvare la città è scritto sull’occhio di pietra che

guarda verso il cielo. Non dice nulla di più. Ora perdonateci ma vi chiediamo dilasciarci alla nostra meditazione. >> dissero assieme.

<< Non ricordo di sculture che rappresentino occhi di pietra, deve essere per forza

uno di quelli che ornano la nuvola del monumento agli Eroi Celesti. Vi ringraziamoper le preziose informazioni. Quando sorgerà la prossima alba, ci recheremo a vedere

quel monumento per leggere cosa c’è scritto su quell’occhio.

Vi porgiamo i nostri omaggi Mastri Tebe e Tulliano. >> disse il Capitano

cerimoniosamente.

<< Io non attenderò così lungo! Ditemi dove si trova la scultura, e se nessuno vuoleseguirmi, andrò da sola! >> ribadì con fermezza la ragazza.

<< Nell, al nostro rientro in Pangoria devo garantire la mia presenza alla

pianificazione delle difese della città, in caso di attacco. Potrebbe succedere anche

stanotte. Il tramonto non tarderà ad arrivare. >> Rispose paziente Cliff.<< Dite bene padre! Potrebbe accadere anche stanotte. Ma il segreto per evitare tante

morti, forse, è scritto su una pietra che dista poco da qui! >> insistette la ragazza.

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<< Hai ragione, questo lo so! Ma non posso lasciarti andare da sola nel bosco.

Rientriamo, ti affiancherò alcuni soldati e potrà venire con te anche tuo fratello.

Ma non transigo, vi voglio di ritorno prima del tramonto! Nell ricorda i musull! >> le

disse inflessibile suo padre.

La giovane annuì persuasa.

GLADIUS IUDEX

Senza indugiare oltre, rientrarono in città e subito dopo, Nell e Gilbert accompagnati

da cinque guardie, partirono al galoppo verso la Radura delle Grazie.

<< Gilbert, sei certo di conoscere la strada? >> chiese la giovane.

<< Sicuro che la conosco! Anche se è passato tanto tempo, ricordo bene quelmonumento. Non aspettarti omaggi ed ornamenti lì accanto.

Accade spesso così: noi uomini dimostriamo tanta gratitudine e riconoscenza

nell’immediato, quando ne abbiamo bisogno, ma poi lasciamo cadere tutto nell’oblio

una volta cessata la necessità. Come vedi, qui nella nuova Pangoria, tutto è stato

dimenticato. Solo ora che nuovamente c’è pericolo e abbiamo bisogno di protezioneci ricordiamo di loro, e li cerchiamo per chiedere aiuto... >> rispose tristemente

Gilbert.

Aveva davvero ragione suo fratello.

Quella piccola radura circolare trasmetteva tanta tristezza.Le colonne perimetrali erano tutte smembrate, alcune addirittura mancavano del tutto.

Nel mezzo, ancora ben visibile, si ergeva la grande nuvola e su di essa i tre guerrieri

di pietra che oramai da tanto tempo vegliavano su quel bosco.

L’umidità del sottobosco aveva consentito al muschio e ad altre piante di inerpicarsi

sino alle parti più alte della scultura, celando così parte del prestigio di quell’opera

oramai da tempo dimenticata.

<< E’ incredibile la somiglianza con Sethium! Mi chiedo perché rappresentarlo con la

spada rivolta verso il basso mentre i suoi due compagni la tengono inguainata? >>

disse meditabonda Nell.<< Non lo so, ma che importanza può avere? Sarà meglio trovare l’occhio che

cerchiamo prima che scenda la sera! Sempre che questo sia il posto giusto! >> risposeGilbert dubbioso.

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Liberarono la nuvola di pietra dalle erbacce senza non poche difficoltà. Tutti gli occhi

furono scrupolosamente osservati alla ricerca di una scritta o un indizio, ma nulla fu

trovato.

L’unica certezza era che quei bulbi guardavano tutti in diverse direzioni.<< Questo è l’unico che guarda perfettamente verso l’alto, ma da nessuna parte c’è

scritto nulla! >> disse Nell << E se l’occhio stesse ad indicare qualcosa che sta al di

sopra della nuvola? >>

<< Hai ragione sorellina! Osservando giusto sopra, c’è il tuo amico lupacchiotto che

impugna la spada, probabilmente vorrà dire che sarà lui ad aiutarci. >>

<< Non credo, troppo semplice! Questo ha tutto l’aspetto di un enigma e dubito che

riusciremo a risolverlo così in fretta! >> rispose la ragazza. << Probabilmente il

maestro Hiyang, con tutta la sua esperienza e saggezza, avrebbe potuto decifrarlo. Oforse… già sapeva? >>

Nell salì sulla nuvola di pietra, e liberò la spada dalla pianta rampicante che vi si era

avviluppata.

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C’era qualcosa di strano, quella parte della pianta che ricopriva l’arma di roccia era

cresciuta più rigogliosa, le sue foglie erano più larghe ed i piccoli rami più

consistenti.

Nell provò a toccare la spada, avvicinò anche il capo e accostò la guancia alla pietra...

<< E’ tiepida! >> proferì leggermente.<< Che cosa hai detto Nell? >> chiese il fratello.

<< Ho detto che emette un leggero calore! Hiyang... già sapeva? >> chiese la giovane

più a se stessa che a Gilbert. << Tutti i suoi insegnamenti per cercare di sentire il

calore delle nostre lame, che avessero un intento diverso? Che sia questa la prova? >>

Sfoderò la sua spada e cominciò a scalfire quella parte di pietra che rappresentava

l’arma di Sethium, scagliando tutt’attorno i suoi frammenti.

Lei continuo ancora ed ancora sino a che le sue ipotesi non trovarono riscontro

davanti ai suoi occhi.

<< Guardate! Sotto c’è una lama di metallo, sarà certamente l’arma di Set! >> gridò

estatica. << Ma cosa fate lì impalati! Datemi una mano a liberarla! >>

<< Ma Nell, ci impiegheremo troppo tempo! Oramai è calato il buio! >> disse il

fratello.

<< Abbiamo le torce, e se mi aiutate tutti ce la faremo in poco tempo. >> disse

decisa.

Dopo non molto l’arma fu staccata dalla mano pietrificata dell’Arcangelo e poggiata

sul terreno.

Altri colpi furono sferrati per liberarla definitivamente anche sull’impugnatura.<< E’ fantastica ha un colore... adamantino, ed è pesantissima. Non credo sia facile

maneggiarla, ma è la spada più bella che io abbia mai visto! >> disse estatico uno deisoldati.

Gilbert non resistette alla tentazione di toccarla, lo fece cautamente prima sul lato

piatto e poi sul filo della lama.

<< Avevi ragione Nell, è calda! Però non ha affilatura, non taglia per niente. Guarda!

>> disse dubbioso continuando a strisciare con la punta delle dita sulla parte della

lama che dovrebbe essere tagliente.<< Sir Gilbert, sarebbe meglio maneggiare con molto rispetto quell’arma! Credo di

aver capito di cosa si tratta, ho letto e sentito molte leggende su di essa e mai avrei

creduto di poterla vedere con i miei occhi: La Spada Del Giudice! Allora esistedavvero... >> disse con devozione il capo della scorta.

<< La spada del Giudice? >> chiese Nell ignara.

<< Sì, è una spada sacra. Nelle rappresentazioni religiose viene raffigurata avvolta

dalle fiamme. Essa ha uno spirito proprio e non segue la volontà di chi la impugna.

>> spiegò il soldato << La vostra mano non ha avuto nessun taglio perché voi sieteun uomo giusto Sir Gilbert, e quest’arma non lede le persone rette, ma combatte

soltanto i malvagi. >>

<< Datemela, per cortesia! Questa per ora la tengo io! La porteremo al suo

proprietario, andremo subito a cercarlo nella grotta. >> disse la giovane.<< Nell, ti prego, ritorniamo a Pangoria. L’ora è ormai tarda, lo abbiamo promesso a

nostro padre e lo sai che si preoccuperà e si arrabbierà con me se non rientriamo

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subito... Ma mi ascolti? >> disse spazientito Gilbert. << Nell?...Oh, no! La medaglia

del lupo? Ragazzi fra poco avremo dei guai! >> disse cambiando tono della voce <<

Presto alle armi! Accendete tutte le torce e tenete gli occhi bene aperti, non sappiamo

da dove potrebbero arrivare! >>

Si disposero a cerchio, dandosi reciprocamente le spalle pronti a percepire il pericoloda qualunque parte provenisse.

Per un po’ nulla si udì, tranne il respiro grosso degli astanti in attesa.

<< Niente... Sono tutte sciocchezze! Credo che i precedenti avvertimenti siano stati

soltanto delle fatalità! Vado a prendere i cavalli per lasciare al più presto questo

posto! >> disse uno dei soldati.

<< No! Aspetta Patisso! Non ti allontanare è pericoloso! >> Gli gridò di rimando

Gilbert.

Ma il soldato era molto scettico sulla storia dell’uomo lupo, delle medaglie e dei

mostri che sbucavano dal terreno. Si allontanò senza ascoltare il consiglio del

ragazzo, e si diresse verso un cumulo di massi, dove erano state legate le loro

cavalcature. Anche gli altri soldati avevano abbassato la guardia, dopotutto non si era

visto né sentito nulla. Ma mentre si accingevano a seguire il loro compagno udirono il

suo grido...

Qualcosa l’aveva afferrato per un gamba ed ora cercava di trascinarlo dentro al

bosco.

<< Patisso! Resisti!... Presto ai cavalli! >> urlò il comandante.

La bestia che aveva catturato il soldato era mostruosa, una sorta di enorme lupo condue coppie di corna di differenti dimensioni rivolte verso il muso. La pelliccia nera

ancora sprigionava fumo scuro e la bestia continuava a ringhiare minacciosamente.Quando giunsero abbastanza vicino all’animale, questi notò Nell che custodiva la

spada avvolta in un mantello, e mollata la sua preda iniziò ad avvicinarsi

minacciosamente verso di lei.

<< Attenta Nell! Ora sembra che voglia te! >> Gridò il fratello.

L’orrendo animale ebbe il tempo di fare solo pochi passi che venne travolto da una

serie interminabile di colpi. Questo lo rallentò, ma non lo fermò.<< Maledizione! Lo abbiamo colpito e trafitto tante di quelle volte... Ma non muore,

non muore! >> Urlò il capitano.

Le lame strapparono anche dei lembi di quell’immonda pelliccia, che lasciavanotrapelare degli squarci nella carne, ma nessuna goccia di sangue sgorgò da quelle

ferite.

<< Sudicia bestia, ora prova ad evitare anche questa! >> le gridò furiosa Nell.

La ragazza era riuscita a sollevare la Spada del Giudice e impiegando tutte le sue

forze riuscì ad avvicinarsi all’animale. La lama scese solo con la forza del suo peso etrapassò il robusto collo senza trovare nessuna resistenza, arrivò sino al terreno

sabbioso che nessun rumore fu udito dai presenti.

La testa della bestia cadde mentre ancora le tremava la mascella e subito dopo svanì

nel nulla assieme al resto del corpo.Gilbert raccolse una manciata di terra proprio dove era caduto l’animale e se la fece

scivolare lentamente tra le dita.

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<< Niente! Neanche una manciata di peli... chissà quale maleficio riesce a creare

esseri simili! >> sussurrò il ragazzo.

<< E’ una creatura d’un altro mondo! Mi chiedo quale stregoneria è in grado di

portare qui queste bestie malefiche! Patisso stai bene? >> dichiarò la ragazza.

<< Tutto bene Nell, grazie! Sono ferito alla gamba, ma se la fascio riuscirò acamminare. Chiedo a voi tutti di perdonarmi. Ultimamente siamo molto irrequieti, ed

io più degli altri. Ma dimmi come fai a prevedere quando sta arrivando una creatura

delle tenebre? >> Chiese il soldato.

<< Non credo che ora sia il momento giusto per parlarne! Meglio lasciare al più

presto il bosco! >> Disse Gilbert.

<< Sì, hai ragione! Ma temo che quella fosse una sentinella e ne arriveranno degli

altri! >> disse Nell.

<< Non dovevamo venire qui così in pochi! Moriremo, moriremo tutti! >> esclamò

un altro soldato.

L’angoscia dell’attesa si faceva sentire sempre più, Nell era sicura del pericolo perché

la sua medaglietta non aveva smesso di emanare calore.

E i vapori oscuri non si fecero attendere. Tanti, troppi!

Da quella distanza si riusciva quasi a percepire il sibilo di quei fumi che emergevano

rapidamente dal terreno. In poco tempo furono così numerosi che tutta la radura fu

immersa in una nebbia caliginosa che via via andò dissolvendosi rivelando un

impressionante numero di bestie lupo. La fuga era impossibile.

<< Perdonami Nell! >> affermò triste il fratello << Anche questa volta non sono statoin grado di proteggerti! Ma non attenderò che vengano a prendermi! Li affronterò e

morirò con dignità ed onore! >><< Aspetta Gilbert! >> lo chiamò la sorella << Abbiamo ancora un’ultima speranza!

>>

La ragazza afferrò la medaglia che pendeva dal suo braccialetto e la strappò dal

polso. La osservò un attimo e poi vagò con lo sguardo in tutte le direzioni.

Velocemente accostò il piccolo ciondolo alla spada di Seth, ed assicurò il contatto

premendo con entrambe le mani.Quella lama era calda, forse avrebbe funzionato.

<< Seth vieni ad aiutarci! Non abbandonarci qui, ti prego Seth! >> pregò ad alta voce

la giovane.Purtroppo Sethium non poteva udire il richiamo della medaglietta dalla testa di lupo,

quel segnale invisibile e silenzioso era destinato alle creature del bosco e lui non lo

era. Tuttavia il gesto di Nell non fu del tutto inutile.

<< Guardate! Oltre gli alberi! Sembrano migliaia di lucciole! >> disse uno dei

soldati.<< Non sono lucciole, sono farfalle lucenti e vengono verso di noi! Sono dappertutto!

>> Esclamò Gilbert.

Stavano arrivando da tutte le parti del bosco e si dirigevano verso Nell ed i suoi

compagni.Si spostavano volando a poca distanza dal terreno e prima di giungere nella radura, si

riunirono più in alto e sorvolando le bestie iniziarono una danza circolare.

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Formarono un grande anello di luce che iniziò a girare su se stesso, e ruotando

sprigionava una pioggia di polvere lucente.

<< Fermi, rimanete al centro non vi muovete! >> disse sottovoce Nell agli uomini.

<< Va bene! Faremo come tu dici! Cosa sono? Farfalle magiche? E cosa accadrà ora?

>> chiese Patisso.<< Non lo so! >> replicò la ragazza << Ma credo che chiunque verrà toccato da quel

pulviscolo luminoso avrà dei seri problemi a muoversi! Noi cerchiamo di mantenerci

lontano da quella polvere e stiamo a vedere cosa accade... >>

Le previsioni di Nell sembravano esatte. Tutti gli animali, appena il loro pelo veniva

a contatto con la polvere, sembravano perdere le forze e uno dopo l’altro si

adagiarono per terra.

<< Questo è il momento! Presto ai cavalli! La grotta di Sethium si trova salendo su

una collina poco distante da qui! >> strillò la ragazza.

Il gruppetto riuscì ad allontanarsi avendo cura di evitare i granelli di polvere

luminosa.

Anche le piccole farfalle lasciarono man mano la radura per tornare nei loro rifugi.

<< Una volta ho avuto a che fare con quella polverina, mi trattenne nel bosco per

tutta la notte. Spero abbia lo stesso effetto su quelle bestiacce!>> disse Nell. << Ora

non ci resta che consegnare la spada a Sethium. Sono certa che ci aiuterà! Lo ha già

fatto tanto tempo fa... >>

La fioca luce della luna aiutò il gruppetto a percorrere il tragitto che portava alla

grotta.Nell era consapevole che i suoi compagni erano impauriti e stanchi e non anelavano

ad altro che a raggiungere la città, rifugiarsi tra le sue mura. Doveva fare in fretta, ilposto non era più molto lontano.

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RITORNO DI UN EROE

<< Ci siamo, l’ingresso alla grotta è lassù, fra quelle rocce! Voi rimanete qui vicino

al sentiero. Lui non ama il contatto con gli umani. A me ha salvato la vita, forse

vorrà ascoltarmi! >> disse la giovane.Afferrò la spada, ancora avvolta nel mantello, e poggiò la lunga lama sulla spalla, per

affrontarne meglio il peso, mentre con l’altra mano reggeva la torcia.

Impavida si diresse verso la fenditura nella roccia che celava l’ingresso della grotta di

Seth.

Avvicinatasi all’entrata notò una fievole luce provenire dall’interno, sembrava il

bagliore di una candela.

Nell sorrise sollevata, pensò tra sé che Seth era lì e avrebbe potuto aiutarla.

Entrò lentamente cercando di non far rumore e si diresse verso quel fioco chiarore.

Sethium non era solo.

Era seduto su un grosso masso intento a guardarsi il palmo della mano dove era

poggiata una farfallina lucente.

Nell continuò ad avanzare e nel contempo disse rivolgendosi all’uomo:

<< Una farfalla lucente... Poco fa ci hanno salvato la vita. Sono creaturine

meravigliose! >>

<< Lo so, lei mi ha raccontato... >> disse tranquillamente l’Arcangelo

<< Sethium è felice di rivederti qui!

Voi umani, cadete in errore quando le chiamate farfalle, perché non lo sono. Tendilela mano, non avere timore, invitala a venire da te, si chiama Ferli! >>

Nell poggiò la grande spada a terra e poi pazientemente tese la sua mano verso ilpiccolo essere luminoso.

Ferli accolse l’invito della sua nuova amica che volteggiando lievemente andò a

poggiarsi sul palmo della sua mano, illuminandola piacevolmente con una luce

suggestiva.

Si muoveva lentamente, spostandosi con grazia anche tra le sue dita, sbattendo

dolcemente le ali.La ragazza fu tentata di guardarla più da vicino.

Quando le sarebbe capitato di nuovo di tenere nella sua mano una creatura così

magica?Accostò pian piano il volto per osservarla meglio, socchiudendo gli occhi per

proteggersi dall’intensità della sua luce.

Con grande stupore si accorse che davvero non si trattava di una farfalla, era una

piccola creatura con le sembianze di una bellissima fanciulla.

Ferli sorrideva, era davvero stupenda, ma Nell, per l’eccessiva esaltazione chel’aveva colta, sussultò e così facendo mosse il braccio e la fece volare via.

<< Ferli, no! Non scappare, ti prego! Non volevo farti del male... >> esordì

dispiaciuta la giovane << E’ volata via! >>

<< Ritornerà! >> rispose tranquillo Seth. << Sono piccole fate, abitano tra questialberi da sempre. Facciamo il possibile per proteggere il bosco dalle creature

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Nell guardava Seth in volto, aveva gli occhi socchiusi e le palpebre erano tremanti,

sembrava ascoltare qualcosa, forse la voce di quell’arma che aveva finalmente

ritrovato il suo vecchio compagno...

Sembrava tutto irreale attorno a lei. Non sentiva più la consapevolezza dello spazio e

del tempo, ma era una sensazione piacevole… stava di nuovo respirando un’anticamagia e questo le dava un grande senso di serenità.

Dietro a Seth si muoveva qualcosa di impalpabile, di etereo che non riceveva luce

dalla spada, ma aveva una luminosità propria.

Era davvero immateriale perché attraverso di essa si intravedevano le pareti di roccia.

Sembravano piume dorate…

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Si rivelarono innanzi agli occhi di Nell, formando due grandi ali di luce che aprendosi

riuscirono ad occupare gran parte della grotta.

Il cuore della ragazza batteva forte, la sua gioia era immensa e tale fu l’incanto che

provò dinnanzi a tanta magnificenza, che crollò in ginocchio.All’improvviso tutt’intorno non vi furono più le fredde mura della grotta ma un terso

cielo stellato.

Tre stelle, vicine fra loro, si distinguevano fra le altre, per l’immenso lucore che

andava via via aumentando.

Poi si mossero e si avvicinarono; divennero sempre più grandi sino a che si percepì la

loro apparizione sulla terra. Dove scesero neanche una pietra si mosse, e quel

momento prodigioso decretò l’arrivo di tre Arcangeli inviati dal Divino.

Erano protetti da un’armatura lucente e armati di spade infuocate.

Nell, suo malgrado, si ritrovò a seguire uno dopo l’altro, tutti gli eventi che accaddero

a Sethium centinaia di primavere prima.

Vide gli eroi celesti avanzare in battaglia contro le forze del male, annientare le

creature oscure arrivate dalle tenebre e con loro gli uomini oramai asserviti al

Maligno.

Incredula li vide scagliarsi contro i nemici e salvare tanti indifesi. Quanto sangue

venne versato…

Poi lo sfondo cambiò ancora.

Un cielo grigio, nubi scure che sovrastavano un cimitero ed una donna in lacrime.Vide l’inganno e i tre Angeli sopraffatti dai non morti, li vide privare della loro

armatura e ….Chiuse gli occhi Nell, non trovava il coraggio di continuare a guardare, si coprì il

volto e le orecchie con le mani nella vana speranza di non udire le loro grida di

strazio.

Poi ancora il silenzio, poteva sentire solo il suo respiro affannoso ed i battiti

tumultuosi del suo cuore.

<< Principessa… Lasciate vedere il vostro splendido volto. Non abbiate timore,oramai i brutti ricordi sono lontani! Grazie a voi, Sethium è stato toccato dalla luce

della consapevolezza. Finalmente ricorda. >> disse egli radioso in volto.

Nellarine tolse le mani che coprivano il viso ed alzò lo sguardo, vagando tutt’attornocon gli occhi notò che le pareti ed il terreno erano tornati ad essere quelli della grotta.

Le fiamme sulla lama erano sparite e con esse anche le ali di Seth. Lui volse lo

sguardo all’indietro alla ricerca di quella parte di sè che sapeva di non poter ritrovare.

Respirò profondamente e sorrise offrendo la mano a Nell per aiutarla ad alzarsi.

<< Non voi mia signora… Sarà Sethium, ad inchinarsi d’innanzi alla nobiltà delvostro animo.

Non dimenticherò tutto quello che avete fatto per me e anche per i miei compagni! >>

disse lui calmo.

<< Parli di Adebiele e Fistael? >> chiese, ancora scossa, la giovane.<< Sì, ora io devo aiutare loro a ritrovare la luce perduta.

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Non c’è più tempo, non si può più attendere! Perdonatemi ma ora devo

raggiungerli… >> disse ancora Seth.

<< La mia gente ha di nuovo bisogno del vostro aiuto, le forze demoniache di Nouck,

si stanno preparando all’attacco. Vogliono impadronirsi di questo Regno per far

scendere l’oscurità del male su queste terre. Prenderanno anche il bosco…Tornerai ad aiutarci? >> chiese supplichevole Nell.

<< Sethium sarà al vostro fianco, anche quando non lo vedrete! Mantenete accesa in

voi la luce della fede in modo che io possa trovare la strada per raggiungervi! Vi

auguro la più magica delle notti mia Signora! >> detto questo si inchinò e le baciò la

mano, fece alcuni passi indietro continuando a guardarla negli occhi per poi voltarsi e

sparire nella notte.

Lei rimase ammutolita a guardarlo dileguarsi nell’oscurità, forse intimamente

sperava di vederlo tornare da lei.

Dopo poco ritornò in sé e presa la torcia, piena di entusiasmo e ritrovato l’ottimismo,

si avviò verso l’uscita intenzionata a raggiungere i suoi compagni.

<< Un Angelo mi ha baciato la mano! Mi ha salvato la vita! Ma merito tutto questo?

>> si chiedeva ad alta voce Nell.

Scendendo dalla collina continuava a rivivere i momenti appena trascorsi, a pensare a

Sethium, rivolse lo sguardo verso il cielo cercando di immaginare quale fosse il

posto, in quello spazio infinito, da dove proveniva.

All’improvviso notò una stella cadente, protagonista per un attimo di quello scorcio

di cielo.La ragazza si fermò e chiuse gli occhi pensando alla cosa che in vita sua desiderava

di più.Espresse quel desiderio e sospirando profondamente lo desiderò così tanto, con la

speranza che la stella più splendente la stesse ad ascoltare.

FINE SECONDA PARTE

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I racconti del bosco di Hern(Terza parte)

 IL PICCOLO CACCIATORE DI DRAGHI 

DANIEL

Era un tardo pomeriggio come tanti, in una regione che un tempo veniva

chiamata “Terra fra due Mari”. Il sole ripiegò ad ovest per consentire all’ombra degli

alberi di allungarsi a dismisura, ed un folto gruppo di corvi si posò sulle rovine diquello che un tempo era stato un grande tempio, lasciando presagire nulla di buono.

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Poco distante un, piccolo cacciatore aveva deciso di allontanarsi dal resto della

famiglia per raggiungere un luogo particolare con la speranza di catturare una

pericolosissima creatura…

<< Daniel! Dove vai? >> chiese suo fratello.

<< A caccia di draghi! Tornerò prima del tramonto! >> rispose il bambino in modorassicurante senza neanche voltarsi.

<< Stai attento piccoletto! E non ti allontanare troppo! >> ribadì il primo di rimando.

Daniel era un vivace bambino di undici primavere, ma in cuor suo si considerava già

un piccolo e coraggioso cavaliere, sempre pronto a proteggere i più deboli con l’aiuto

della sua invincibile spada.

In realtà, i draghi che combatteva erano piccole ed innocue lucertole e la sua arma era

una spada costruita da suo nonno semplicemente unendo due fascette di legno di

misure diverse. Paladini e cavalieri in brillanti armature, leggende di draghi, maghi

malvagi e principesse da salvare... queste storie lo avevano da sempre affascinato.

Quel giorno il piccolo Daniel era molto contento: si stava allontanando dalla casetta

dei nonni per andare a visitare un’antica tomba che si trovava in un campo poco

distante. Alcuni contadini ne avevano parlato con suo nonno la sera prima; si trattava

di tombe scavate nel terreno, una delle quali conteneva oggetti probabilmente

appartenuti ad un antico guerriero. Per loro erano solo stupidaggini ma per Daniel era

l’occasione giusta per andare a visitare il luogo dove giacevano, da moltissime

primavere, i resti di un valoroso cavaliere, forse un autentico cacciatore di draghi.

Quando arrivò in quel campo abbandonato non trovò gli altari di marmo, statue, vasie decorazioni come aveva immaginato, ma soltanto delle buche umide dalla forma

rettangolare, parzialmente coperte da roccia, piante e mattoni. La sua delusione perònon prese il sopravvento sulla curiosità, per lui era comunque una piccola e

misteriosa avventura. E poi era il luogo ideale dove poter scovare Hidryral, il più

feroce e potente fra i draghi sputa fuoco. Si diceva che era ricoperto di scaglie

durissime, rese così resistenti perché cosparse da polvere di stelle cadenti, perforabili

solo da armi con la punta di diamante.

Cominciò così a guardare all’interno di una tomba semi aperta. Nonostante il pericoloevidente decise di sporgersi di più, e per mantenere l'equilibrio allentò la presa sulla

sua spada che scivolò subito giù nella fossa. Fu colto dal panico, ma per niente

intenzionato a rinunciare alla compagna di tante fantastiche avventure, cercò direcuperare la sua arma con l'aiuto di un ramo secco.

Daniel perse l'equilibrio e dopo un piccolo volo batté la testa contro un sasso

sporgente, perdendo così conoscenza. Fu ritrovato al tramonto dal fratello e da suo

padre. Respirava ancora. Lo portarono subito via, lontano da quel luogo.

Solo il corpo però…La sua mente era rimasta in quella tomba, ma qualcosa era cambiato.

Daniel impugnò la spada e con un semplice gesto uscì dalla buca senza fare il minimo

sforzo. Ora intorno a lui era tutto più morbido anche l’aria sembrava soffice. Un

mondo strano, apparentemente racchiuso in una cornice fatta di aria densa, tantospessa da rendere tutte le cose all’intorno come rarefatte.

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Il luogo sembrava lo stesso, ma i colori, le luci e le ombre, gli stessi alberi, tutto

aveva una consistenza innaturale, tutte le cose parevano essere in continuo,

impercettibile, movimento.

Ma Daniel non si meravigliò più di tanto, la sua attenzione era rivolta allo strano

cambiamento che sentiva esser avvenuto in lui. Non sentiva più la stanchezza, fame esete erano solo un ricordo. Faceva delle lunghe corse senza stancarsi, era velocissimo

e si sentiva quasi invincibile. Nella sua mente di bambino non aleggiava la domanda

del perché di quella alterazione nel percepire le cose. E poi tutto era così reale.

Ormai era quello il suo mondo, non restava altro che esplorarlo ed iniziare una nuova

avventura cercando di scovare delle strane creature da combattere e da catturare.

Fu quella pioggia così improvvisa a consentirgli di ritrovare in parte la razionalità che

sembrava aver dimenticato. All’inizio accolse quell’evento naturale con un sorriso.

L’acqua non era né calda né fredda; non sembrava neanche “bagnata”. Una nuova

sensazione.

Dopo tutto non è uno dei tanti desideri di ogni bambino giocare e sguazzare sotto la

pioggia senza bagnarsi? All'improvviso si fermò a guardare quelle gocce che

cadevano dal cielo. A causa di un leggero venticello seguivano un’imprevedibile

traiettoria che il bambino cercò di interrompere. Con un gesto naturale voltò il palmo

della mano verso l’alto, con l’intento di raccogliere un po’ di pioggia, forse per

sentire quello strano effetto di riuscire ad afferrare qualcosa di bagnato consapevole

che la mano sarebbe subito ritornata asciutta. Dopo un attimo di smarrimento, terrore

e sconforto presero il sopravvento nella mente del bambino. Non era stato in grado difermare la libera caduta delle gocce di pioggia, queste passavano dritte attraverso la

sua mano, per poi finire il loro viaggio sul terreno. Fu in quel momento che capì dinon appartenere a quella “realtà”, così diversa da quella in cui aveva vissuto sino ad

ora. Lasciò cadere la sua spada, a terra. A quel punto non contava più niente: il gioco

era finito.

Si sentiva terribilmente solo, gli mancavano sua madre, suo padre, i suoi fratelli.

Trattenere le lacrime era impossibile, del resto anche gli eroi piangono e lui non era

da meno. Si rannicchiò sotto un albero e, oramai rassegnato non sapendo più che cosafare, continuò a piangere per lungo tempo, ma in quel luogo il tempo era un concetto

difficile da definire.

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RICHIESTA DI AIUTO

I n Pangoria, la notte volgeva quasi al termine.

Le spie del Gran consiglio di Corte e gli esploratori del re avevano segnalato deimovimenti di ribelli e mercenari ad ovest della città. Nonostante ciò, le campane delle

vedette erano rimaste in silenzio. Era l'ennesima calma che non permetteva ai soldati,

e neanche ai cittadini, di abbassare la guardia.

In una stanza del Palazzo di Comando, la principessa Nell era riuscita a dormire soloun po' di tempo dopo il tramonto. Inutile mettersi in piedi così presto, meglio restare

a letto e continuare a riposare. Aveva il viso rivolto alla finestra ed un leggero soffio

di vento le accarezzava i capelli ed il volto, donandole la piacevole sensazione di

freschezza che la natura diffonde in quei momenti prima dell'alba. Tanti pensieri

continuavano ad accavallarsi nella sua mente, alternando momenti piacevoli a

situazioni sgradevoli e pericolose. Li percepiva così intensamente che probabilmente

alla fine riuscì a prender sonno nonostante gli occhi rimanessero socchiusi.

All’improvviso notò una piccola luce che si muoveva lentamente.<< Che strano… la fiammella si è allontanata dalla candela ed ora si sposta danzando

nella stanza. >> pensò nel dormiveglia.

Poco dopo quella fiammella cessò i suoi leggiadri movimenti discontinui per dirigersi

lentamente verso di lei, sempre di più. Si avvicinò a tal punto che l’istinto indusse

Nell ad abbandonare quella sorta di sogno misterioso, per ritornare alla realtà.

Aprendo gli occhi, si ritrovò davanti una piccola fata lucente che le sorrideva, era la

sua amica Ferli. L'aveva vista per pochi attimi nella grotta di Sethium, ma sarebbestato impossibile dimenticare quella piccola creatura dalla bellezza così straordinaria.<< Ferli! Perché sei venuta qua? >> sussurrò la ragazza, cercando di non svegliare i

suoi compagni. Non essendo capace di parlare, la fatina alata rispose avvicinando al

suo naso il dito indice rivolto verso l'alto, chiedendole di tacere. Lei annuì.

Ferli osservò i compagni della sua amica che dormivano in quella stanza. Poi ritornò

a volare aumentando a dismisura la lucentezza delle sue ali. Iniziò a volteggiare sul

letto di Cliff, su quello di Gilbert e sui letti di tutti gli altri, sprigionando una piccola

quantità della sua polvere luminosa. Il suo intento era di costringerli a dormire ancora

per un po'; non voleva essere scoperta. Poco dopo ritornò davanti al viso di Nellassumendo un’espressione triste e con un gesto la invitò a seguirla.

La ragazza voleva capire per quale motivo doveva allontanarsi dal Palazzo di

Comando, ma l’espressione della fata sembrava suggerire che il tempo era poco per

continuare ad indugiare.

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Ferli volò fuori dalla finestra dirigendosi verso la radura, dal lato della grande porta.

<< Devo fare in fretta! >> esclamò fra sé la giovane.

Indossò velocemente la sua leggera armatura ed afferrando la spada si allontanò dalla

stanza senza far rumore.<< Spiacente lady Nellarine abbiamo ordini ben precisi: la grande porta sarà aperta

solo dopo l’alba. E poi è pericoloso uscire di notte nella radura. >> Disse un soldato

di guardia opponendosi al suo passaggio.

<< Mia sorella ed io siamo stati autorizzati dal capitano Cliff a lasciare Pangoria. Per

qualsiasi problema ne risponderò personalmente! >> ribatté Gilbert avvicinandosi ai

presenti.

<< Gilbert! Ma che ci f… >> esclamò sorpresa la ragazza, ma fu subito interrotta.<< Andiamo sorellina, dobbiamo consegnare quel messaggio quanto prima possibile

altrimenti nostro padre andrà su tutte le furie! >> Continuò il ragazzo facendole

l’occhiolino senza farsi vedere dalla guardia.

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I due fratelli si lasciarono alle spalle la grande porta della città dirigendosi verso il

bosco, seguendo in lontananza un puntino luminoso che si spostava leggiadro fra gli

alberi.

<< Mi dici come sei riuscito a seguirmi? >> chiese lei un po’ confusa.<< Ormai conosco bene il trucchetto delle tue amiche luminose. Basta coprirsi bene

ed evitare il contatto con quella polverina. Ma dimmi, dove siamo diretti? >> le

chiese il ragazzo.<< Non saprei! Mi ha soltanto chiesto di seguirla. Intanto cerchiamo di tenere gli

occhi ben aperti e non perdiamola di vista. >> affermò Nell facendo spallucce.

Si affrettarono a seguire la fata inoltrandosi sempre di più nel bosco fino a lasciare il

sentiero per risalire una collina. Stava per nascere una nuova alba, era più facile

districarsi fra gli alberi con quella nuova luce ma più difficoltoso seguire Ferli.

<< L’abbiamo persa! E ci siamo persi… Adesso cosa facciamo? >> disse Gilbertcosternato.

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La luce non era quella dei primi raggi del sole, le folte chiome degli alberi che

delimitavano quel piccolo paradiso, avrebbero garantito l’oscurità per ancora un po’

di tempo se non fosse stato per …

<< Farfalle lucenti. Sono tantissime! >> esclamò Gilbert.<< Non sono farfalle, ma piccole fate dalle ali luminose… Che meraviglia. >>

rispose Nell.

<< Ehm… Sì, fate. Hai notato che non volano? Restano tutte posate in ogni partespiegando e richiudendo lentamente le ali, sembra di essere in un sogno meraviglioso.

Guarda quei fiori Nell… Hanno ampi petali dai mille colori, sembrano dipinti uno per

uno dalle mani di una fata! Che luogo è mai questo? Non saprei cosa fare. >> disse

esitante il ragazzo.

<< Intanto mettiamo le spade nel fodero, sicuramente non serviranno a nulla qui.

Ferli dovrebbe essere vicino alla cavità di quella roccia. E’ l’unica che continua a

volare. Vieni, avviciniamoci lentamente. >> suggerì la giovane.

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Quando Ferli fu certa che i due umani erano vicini, cessò di volare posandosi in

prossimità di una fessura sulla roccia. All’interno era ben visibile un nido. Pareva

realizzato con pagliuzze e batuffoli di strani fiori bianchi, molto accogliente agli

occhi di Nell e Gilbert. Entrambi si chinarono per osservare meglio l’interno.

<< Nel nido c’è una di loro. E' distesa ma non si muove, le sue ali sono spente edanche il colore della sua pelle è più scuro, forse sta morendo! >> disse Gilbert

parlando sottovoce.

<< Tutto il bosco sta morendo… La natura è malata! >>

Una strana ed incantevole voce di donna fu udita provenire da tutte e nessuna

direzione, inducendo i due ad avvertirla come in un sogno.

<< Lei purtroppo non vivrà a lungo. Anche l'esistenza delle loro compagne e quella

di tutte le creature è in pericolo! Principessa Nellarine… La tua vita è legata al bosco,

anche il tuo spirito fa parte di noi. Quando tu hai chiamato che avevi poche albe di

vita, la natura tutta ha risposto strappandoti da un crudele destino. Ora, un destino

ancora più malvagio e spietato minaccia tutte le innocenti vite che abitano il bosco…

Adesso è la natura che ti chiama. Aiutaci! >> affermò con tono supplichevole la voce.

Nell balzò in piedi volgendo lo sguardo intorno a sé, senza riuscire a scorgere

nessuno.

<< Chi ha parlato? Fatti vedere! >> Guardò da ogni parte scrutando ogni angolo nei

dintorni, cercando quella donna.

La sua attenzione fu attratta da uno strano albero modellato come il corpo di una

fanciulla, ma le sembrava impossibile attribuire tanta perfezione alla pura casualitàdella natura. Si avvicinò per osservare meglio mentre Gilbert restò in silenzio vicino

alla roccia.Inspiegabilmente i rami di quell'albero furono colti da un lungo fremito che causò la

caduta di alcune foglie. Nello stesso momento, probabilmente grazie ad un magico e

silenzioso richiamo, molte delle piccole fate si alzarono in volo aleggiando

armoniosamente lì intorno e nel medesimo istante la giovane quercia prese vita...

Una donna bellissima trasparì dal tronco, il quale ritornò alle sue originarie ed

irregolari forme. Lei aveva i capelli lunghissimi dal colore bruno come i suoi grandiocchi. Indossava un vestito verde arabescato come il tronco dell'albero, ma dopo

alcuni passi lei si rivelò in tutta la sua persona, e Nell la riconobbe perché l'aveva

vista in sogno. Era la driade della Quercia, la ninfa che l’aveva accolta fra le suebraccia, quando venticinque primavere prima venne salvata dalle due ninfe custodi

delle acque dolci. Nell si tranquillizzò e sorrise, poi osservandola meglio ravvisò

qualcosa di strano in lei.

<< Sei cresciuta piccola Nellarine, e diventata una vera donna. >> le disse

quell’aggraziata fanciulla.La driade tese la mano per accarezzare i capelli della principessa, e Nell si accorse

che su tutto il braccio aveva delle macchie violacee che si estendevano fino alla

spalla, parzialmente coperta dal vestito.

La ragazza volse gli occhi per incrociarne lo sguardo al sol fine di chiederle comemai la bellezza del suo corpo era stata compromessa da quelle strane alterazioni della

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pelle, ma prima ancora di parlare si rese conto che anche tutta la parte sinistra del

viso aveva avuto la stessa sorte.

<< Che ti è successo al viso? Cosa sta accadendo qui? >> chiese costernata.

La driade avvicinò la mano alla guancia come per accarezzarla, ma quel gesto serviva

per coprire la parte del viso sfigurata, ed anche per nascondere un certo imbarazzo nelnon poter più farsi vedere in tutta la sua incantevole bellezza, così come era stato per

centinaia di primavere.

<< La buona sorte non ci sorride più. Sete di potere ed egoismo accecano alcuni di

voi umani. Stanno causando violenti cambiamenti anche contro la natura stessa.

L’ora è ormai tarda e se continueranno con questo orribile intento non si potrà tornare

indietro.

Sarà la fine di tutti e di tutto! >> disse tristemente.

<< Ma… Io non capisco. >> iniziò a dire Nell.

<< Il maligno si è impossessato della mente di colui che chiamavano Nouck il mago

oscuro. E’ intenzionato a dominare queste terre sottomettendo a sé la volontà di tutti

gli uomini, degli animali e delle piante. Mentre parliamo, lui combina gli elementi

proibiti della natura, ci sta riuscendo!

I suoi servi scavano nelle profondità, bruciano i minerali portati alla luce dal centro

della terra. Ha avvelenato le acque dei fiumi, dei torrenti e dei laghi… E il risultato lo

vedono i vostri occhi.

Le creature più deboli, come gli animali innocenti, non sono in grado di opporsi al

suo volere, mutano carne, ossa e … volontà! In poco tempo diventano suoi servi. Noiesseri di spirito invece, sappiamo resistere ma la nostra essenza muta, viene

consumata lentamente, con tanta sofferenza. >> continuò a descrivere la ninfa.<< Io dovrei contrastare Nouck? E in che modo? >> chiese sgomenta la giovane.

<< Era scritto ancor prima che tu nascessi: “Sarà la portatrice della testa di lupo ad 

oltrepassare le grandi colonne, per consentire la rinascita che restituirà alla natura

 più forza, rigoglio e vigore”. >> E mentre la ninfa parlava, la giovane quercia alle sue

spalle si animò e da uno dei rami magicamente germogliarono tante piccole e brillanti

foglie, poi allungandosi arrivò vicino a lei.Improvvisamente ed in modo innaturale, dalla sommità della fronda, nacque una

ghianda molto strana che continuò a crescere fino a che raggiunse la dimensione di

una piccola mela. La driade la raccolse e la strinse nella mano sospirandoprofondamente.

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<< Prendila. Portala nel Regno di Gaia e sotterrala sulla collina della speranza. Inquel luogo sarà irrorata dall’acqua dell’innocenza, cosicché il tuo compito avràtermine. >> spiegò a Nell.

Nellarine accettò quel frutto senza esitare, sistemandolo in un taschino al di sotto

della sua armatura. << Ma è solo una ghianda. >> commentò poi.

<< Non è solo il frutto di un albero. E’ il sigillo della rinascita, un elemento

spirituale: custodisce il segreto della nuova fonte di vita. >> Poi la fata della quercia

si voltò per ritornare da dove era venuta.

Nell cercò di fermarla, ma osservando gli arabescati rilievi di corteccia che

rapidamente andavano ricoprendo il suo vestito, rinunciò all’intento poiché capì cheil suo compito era finito.

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<< Come posso raggiungere la collina della speranza? >> chiese ancora a voce alta

per farsi udire dalla Driade.

<< Il veggente conosce molti segreti di Gaia. Parla con lui, i suoi consigli ti saranno

preziosi! >> le venne risposto.

<< Lo farò. Ti assicuro che ritornerà tutto come prima! >> asserì convinta la giovane.Poi la Ninfa sparì come se fosse stata carpita dal respiro dell’albero e nel medesimo

istante il tronco riprese le forme di una fanciulla.

Alcune delle piccole fate luminose entrarono nella crepa della roccia, forse per

confortare la loro sorella sofferente; le altre invece sparirono fra la folta vegetazione

per ritornare ai loro rifugi.

<< Ormai il sole risplende alto nel cielo. Dobbiamo raggiungere in fretta la dimora

del veggente! Ma… Gilbert! Cosa fai? >> chiese Nellarine un po’ divertita nel vedere

i movimenti strani che compiva il fratello.

<< Dai smettila Ferli! Così mi fai il solletico! >> Ferli aveva trovato un nuovo amico,

e malgrado tutta la tristezza dovuta alle ultime vicende, lei preferì mantenere il suo

solito atteggiamento allegro e socievole volteggiando intorno al viso di Gilbert.

<< Piccola amica, ora noi dobbiamo andare. Tornerò presto a trovarti. Te lo

prometto! >> Il ragazzo cercò di convincere la fatina alata a ritornare insieme alle sue

compagne ma Ferli, con piccoli gesti e sguardi espressivi, non fece tanta fatica a far

comprendere tutto il suo disappunto e la sua delusione. Nonostante ciò, salutò i suoi

nuovi amici e sparì svolazzando fra gli alberi.

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I SOTTERRANEI DEGLI ALCHIMISTI

Intanto più a sud, dove la folta vegetazione del bosco lasciava il posto ad un

terreno roccioso e poco accessibile, strani fumi dai cupi colori continuavano atraspirare dalle fenditure delle rocce ormai da molte albe. Provenivano da una fitta

rete di caverne e sotterranei che si espandevano a più livelli, e che da molto tempo

erano utilizzati come fortilizio ed anche come luogo dove i servi dell’oscuro

praticavano l’alchimia. Nelle grotte più profonde, schiavi e strane bestie estraevano

metalli da utilizzare per la forgiatura di armi, armature e scudi; molti di loro invece,

erano impegnati nell’estrazione di minerali e sali proibiti.

Le sostanze così ottenute venivano condotte, grazie ad una rete di binari e carrucole,in alcune grotte collocate nei pressi delle prigioni, dove gli alchimisti, alla ricerca di

una formula speciale, sperimentavano i loro studi direttamente sui prigionieri ignari

della loro cattiva sorte. Insolitamente nella galleria principale si udirono i pesantipassi di un gruppo di uomini che si stava dirigendo verso la sala dove dimorava

temporaneamente il mago Nouck. Non erano dei soldati, indossavano armature

grossolane e difformi. I loro stivali che battevano sul terreno facevano fatica a creare

un suono degno del ritmo di una marcia.

Era Hugh il capo dei ribelli, che con alcuni dei suoi uomini si era portato nel dominiodel suo alleato senza farsi annunciare.

<< Che nessuno osi parlare quando saremo da lui! >> Minacciò con voce affannosa,

dovuta alla scarsa qualità dell’aria e probabilmente anche ai residui di fumi non

completamente espulsi all’esterno.Benché lui fosse così possente, quel luogo lo rendeva spossato e stanco, ma non per

questo intenzionato ad abbassare la guardia, anche perché in poco tempo furono

circondati e “scortati” verso la grande sala da piccole e strane creature, che

ricordavano vagamente degli insetti ma anche dei pipistrelli, in una stranissima

mutazione.

Piccoli mostri poco più grandi di un coniglio, difficile stabilire se fossero esseri

evocati dalle tenebre oppure il risultato degli esperimenti innaturali che da qualche

tempo si susseguivano in quelle caverne.

Seguirono gli umani fino a quando anche l’ultimo di loro passò il varco checonsentiva l’accesso alla sala principale.

<< Un gruppo di rozzi taglia gole ha osato insudiciare l’aria di questo luogo di culto,dedicato al profondo sapere. Conosco il motivo che ti ha portato qui… I trabucchi

sono stati messi in assetto, di fronte alle mura occidentali, e tutti i tuoi uomini sono

pronti in attesa del segnale d’attacco. Torna da dove sei venuto, e fai rivedere la tua

lurida faccia soltanto quando Pangoria sarà caduta! >> tuonò Nouck.

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Hugh cercò di mantenere la calma, con un cenno della mano ordinò ai suoi uomini dinon muoversi.

Poi, in modo risoluto, si avvicinò al mago che, seduto su una poltrona fatta di pietra,

non aveva ancora distolto lo sguardo da un grosso libro che reggeva fra le mani.

<< Voglio ogni potere su Pangoria e su tutta la zona settentrionale della penisola!

Altrimenti non ci sarà nessun segnale d’attacco! >> Ribatté l’uomo con tono deciso

per cercare di intimorire il mago. Nouck alzò lo sguardo incrociando quello del suo

alleato.

I suoi occhi si illuminarono di rosso sfavillante, come le fiamme di un fuoco vivo.

Balzò in piedi e con una mano afferrò Hugh per la gola, sollevandolo da terra senzafare alcuno sforzo.

<< NESSUNO! Ha mai osato minacciarmi e rimanere ancora in vita! >> Esclamò con

voce innaturale, molto diversa da quella usata poco prima. Risuonava nella sala con

tono così cupo, da incutere timore e trepidazione nei presenti. Probabilmente non era

la voce di Nouck, ma quella dell’essere che si era impadronito del suo corpo.

<< E tu non sei da meno… >> Continuò, stringendo forte la presa fino a sentire Hughaccasciarsi privo di vita.

Lo lasciò cadere, e quel corpo esanime nel crollare a terra parve un frutto maturo

quando si stacca dall’albero, mentre gli occhi del mago ritornarono scuri, così come

erano stati fino a qualche tempo prima.

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Per un po’ ci fu solo silenzio nella sala. Silenziosità interrotta da uno strano rumore di

passi: si stava avvicinando qualcuno. Un passo e poi lo strisciare di un piede sbilenco,

si alternavano in modo veloce fino a che un piccolo uomo giunse nella sala.

<< Padrone! Padrone! >> Il nuovo arrivato parlava con affanno, in lui era ben

evidente l’impazienza di svelare qualcosa di straordinario.<< Ti avevo ordinato di non muoverti dalle prigioni fino a quando… Sei forse venuto

a dirmi che avete trovato la giusta combinazione degli elementi? Parla mezz’orco! >>

esclamò impaziente l’oscuro mago.

Drusio si avvicinò al suo padrone mantenendo lo sguardo a terra in segno di

deferenza. Non apparteneva alla razza degli orchi, veniva chiamato così soltanto per

il suo aspetto deforme. Nessuno sapeva con certezza le sue origini, ma si raccontava

di lui che già nel grembo di sua madre, ancor prima che vedesse la luce, fu oggetto di

esperimenti da parte di un giovane alchimista intenzionato ad ottenere un bambino

perfetto nel fisico e nell’intelletto.

Purtroppo le conoscenze del giovane Nouck a quell’epoca erano inadeguate: quel

bambino nacque storpio e menomato, ma fortunatamente quegli esperimenti non

avevano intaccato la sua mente. Il mago lo tenne con sé per studiarlo al fine di

perfezionare le sue formule e per non ripetere più gli stessi sbagli. Drusio divenne un

servo fedelissimo ed anche Nouck finì per fidarsi di lui.

<< Padrone… Gli esploratori, i frammenti di stella, lo schiavo è divenuto grande e

grosso quanto un orso! Ci siete riuscito padrone! Siiiiii ci siete riuscito! >> riferì

entusiasta il servo. Nouck, notando la sua esagerata agitazione, gli sferrò uno schiaffofacendolo cadere a terra.

<< Calmati! E dimmi cosa è accaduto nelle prigioni. >> gli disse.<< Sì. Perdonatemi padrone. Ehm… I vostri esploratori, dopo il tramonto, sono

riusciti a trovare il luogo dove l’ultima stella cadente è caduta su un terreno al di là

del bosco. Hanno raccolto molti dei suoi frammenti e gli alchimisti li hanno miscelati

con i minerali proibiti. Hanno ottenuto una nuova formula che è stata provata facendo

respirare per tutta la notte i fumi della combustione ad uno degli schiavi giunti da

Brita. Lui si torceva, gridava, il suo fiato pareva un rantolo, ma poi è divenutopossente e forte più di un orso! E cosa molto importante mio padrone, è che è stata

annullata completamente la sua volontà, presterà obbedienza solo al vostro volere,

fino alla morte! >><< Molto bene. Ora tutto sarà più semplice. Abbiamo bisogno di un luogo molto alto

per spargere i nuovi fumi ai quattro venti e in poco tempo tutta la penisola cadrà ai

miei piedi. La torre di Pangoria potrebbe essere il posto giusto… >> proferì quasi

estasiato il mago.

<< Prego padrone, venite a vedere, prego! >> il piccolo uomo fece alcuni passiinvitando il suo signore a seguirlo verso la galleria, ma si fermò improvvisamente

quando notò Hugh che giaceva sul pavimento.

<< Ohhh! Mi duole il cuore… >> Si inginocchiò accanto a quel corpo, assicurandosi

che fosse senza vita. << Che il tuo spirito possa avere la pace che non hai potutotrovare sulla terra… >> continuò Drusio piagnucolando quasi Hugh fosse stato un

suo caro amico.

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A vederlo così pietoso, Nouck fece una smorfia di ripugnanza, provava solo odio nei

suoi confronti quando si comportava così. << Ho un servo dall’animo buono che si

commuove quando vede il cadavere di uno sconosciuto… Sei disgustoso! ALZATI

VERME! >> Esclamò dopo averlo afferrato per il mantello. << E VOI? Luridi

miserabili! Cosa avete deciso? Siete con me o contro di me? >> Tuonò rivolgendosiagli uomini di Hugh in modo estremamente minaccioso.

Apertamente spaventati e non avendo altra scelta, tutti annuirono senza obiezioni.

<< Allora mandate subito il segnale luminoso. Che l’assedio abbia inizio! E la

torre… Ordino che resti in piedi! Per ora è questo il volere di Nouck… >> terminò

dicendo.

Pochi istanti di meditazione servirono al mago per placare la sua collera: anche

perché tutto procedeva secondo i suoi piani.

<< Fedele Drusio, scendiamo subito nelle prigioni. Conducimi dalla mia creatura. Era

da tanto che aspettavo questo momento. >> disse poi più moderatamente rivolgendosi

al suo schiavo.

Percorsero la galleria principale scendendo per due livelli con passo rapido. Vi erano

poche torce ad assicurare l’illuminazione dell’immensa caverna che formava la

prigione. L’aria, cattiva e carente, creava un certo disturbo alla gola, rimarcando

l’invivibilità di quel luogo. Tutte le celle erano scavate nella roccia e disposte in

modo da susseguirsi una di seguito all’altra. Alcune erano vuote, altre erano occupate

da schiavi o cittadini fatti prigionieri.

<< Morti, padrone. Tutti morti questi schiavi. Senza la materia della stella caduta, laloro mente non accettava la nuova condizione, negavano l’ubbidienza. Più avanti! Più

avanti, prego! >> continuò Drusio, sempre procedendo spedito.Il cancello dell’ultima cella era aperto. All’interno, due alchimisti in tunica nera,

s’inchinarono immediatamente al cospetto del loro padrone, poi in silenzio si

allontanarono da quelle mura di ferro e roccia.

In penombra si intravide un uomo in ginocchio, assicurato alle sbarre da due pesanti

catene che gli avvolgevano i polsi. Molto più alto e robusto di un normale umano,

aveva la pelle color viola quasi tutta ricoperta da gocce di sudore. Respiravapesantemente e con fatica. Nouck si avvicinò per accarezzarlo sulla testa e nello

stesso tempo i suoi occhi nuovamente si accesero di fuoco vivo.

<< La mia creatura… Liberatelo! >> Ordinò il mago.Parlò ancora una volta con quella voce che non era la sua. Lo schiavo rilassò i suoi

muscoli, ed anche il suo respiro allentò il ritmo, sembrava come rassicurato, quasi

l’atteggiamento di un bambino vicino al proprio padre.

<< Una nuova razza di umani sta nascendo. Una nuova storia sarà scritta sui libri di

tutte le contee… E un nuovo sovrano presto regnerà su tutte le terre di questocontinente! HAHAHAHA! >> Quella risata fu smorzata da un gruppo di volatili neri

che dopo aver percorso le gallerie entrarono nella caverna della prigione.

<< Cosa succede? I corvi delatori… Parlate presto! >> Ordinò con impazienza il

mago presagendo una nuova poco gradita.

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Gli uccelli si posarono sul terreno ai piedi del loro padrone, restando in silenzio. Solo

Nouck era in grado di comprendere il loro linguaggio silente, e ben presto la sua

soddisfazione si tramutò in rabbia.

<< Nooo! Ancora lei! Che sia dannata! >> Esclamò il mago lasciando

immediatamente la cella per dirigersi ai livelli superiori delle caverne.<< Dobbiamo fare in fretta! Radunate tutte le bestie degli inferi, richiamate le

creature del bosco che sono con noi! Li voglio tutti al di fuori di quelle mura, voglio

Pangoria ai miei piedi! >> ordinò a Drusio che faceva fatica a seguirlo.

<< Mio signore padrone… Cosa vi hanno confidato i corvi per scatenare in questo

modo la vostra ira? >> pigolò lo schiavo.

<< Maledetta! E’ lei, la portatrice della testa di lupo! Ora è diretta alla porta delle

ombre, vuole entrare nel Regno di Gaia per portare a termine ciò che la testuggine ha

presagito! Dobbiamo impedire che incontri il veggente, è l’unico umano in grado di

indicarle la strada. UCCIDETELO! >> ordinò perentorio.

I due si allontanarono fra i meandri delle caverne e ben presto tre fidati assassini si

mossero fra le ombre degli alberi del bosco, diretti alla modesta casa del veggente.

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NADILA

Il ritorno della luce del sole, restituì ai due ospiti del bosco uno scenario poco

piacevole e tanto triste. Molti alberi avevano parte della chioma disseccata e

stranamente annerita; altri invece avevano il tronco ed i rami cosparsi di ampie

macchie color della pece. Di certo era una malattia non prevista dalla natura, perciò

alberi ed animali reagivano in modo imprevedibile e diverso fra le varie specie.

Così come un grande cervo, che al passaggio di Nell e Gilbert, rimase immobile,

forse per chiedersi cosa mai avesse fatto di male per essere ridotto così…<< Hai visto quel cervo? Ha le corna che sembrerebbero sfilacciate. E la sua

pelliccia… la perde ad ampie chiazze. Mai vista una cosa simile! >> Osservò con

stupore Gilbert.<< Sono gli effetti dei veleni di Nouck! A quanto pare il male si sta espandendo

molto più velocemente di quanto pensassi. Che pena indescrivibile! Aspetta qui,

cercherò di aiutarlo. >> Così Nell tentò di avvicinarsi all’animale.

Inevitabilmente il grosso cervo chinò il capo e zoppicando si allontanò verso la folta

vegetazione del bosco.<< Lascialo andare per la sua strada. E’ il principe del bosco, troppo orgoglioso per

farsi aiutare da un umano. >> Continuò Gilbert invitando la sorella a proseguire il

cammino lungo il sentiero.

Nell non ascoltò il suo consiglio, ma appena fece il gesto di scendere da cavallo, siudì da lontano uno strano sibilo seguito da uno scoppio nel cielo.

Poco dopo ancora altri scoppi. I due alzarono istintivamente lo sguardo senza tuttavia

rimanere tanto stupiti, perché quelle piccole esplosioni le avevano già viste altre

volte. Ad ogni scoppio erompevano immediatamente una serie di particelle rosse

luminose che si espandevano in tutte le direzioni.

<< Guarda Gilbert! Sono fuochi colorati come quelli che usava il maestro Hiyang in

occasione di feste speciali. Ma chi sarà a farli scoppiare? >> chiese la ragazza.

<< Sicuramente è un segnale! Ormai hanno acquisito una certa dimestichezza

sull’uso di minerali e sali estratti dal sottosuolo. Dobbiamo fare in fretta! >> Esclamòil ragazzo che nel frattempo si era spostato per vedere meglio da dove partissero

quegli scoppi.Corsero a briglia sciolta fino a quando il sentiero che percorrevano lasciò il bosco per

incrociare la strada principale che portava a Pangoria.

Poco dopo la loro attenzione fu attratta da un gruppo di Auroniti che scesi da cavallo

si erano disposti in cerchio serrando qualcuno. Anche Nell e Gilbert smontarono da

cavallo e si avvicinarono senza dare nell’occhio.

<< Lasciateci in pace, non è nostra intenzione farvi del male. >> Una voce

determinata e tranquilla risuonò dal centro del manipolo risultando molto familiareall’orecchio di Nell.

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<< Avete sentito cosa ha detto questo verme del bosco? Forse dovremmo ringraziarlo

perché lui e questi altri due selvaggi ci garantiscono che non faranno alcun male ad

un gruppo di venti Auroniti… >> replicò con tono scherzoso quello che pareva essere

il capo del gruppo di soldati. Subito dopo sfoderò la spada in segno di sfida.

<< E’ Sethium, dobbiamo fare qualcosa… FERMI LASCIATELI ANDARE, NONSONO NOSTRI NEMICI! >> esclamò Nell avanzando con passo rapido verso il

gruppo.

Un Auronita sfilò il suo elmo per poi avvicinarsi con aria un po’ infastidita alla

ragazza. << Ma guarda chi c’è: la figlia di Cliff... Girano voci che dove ci sei tu, i

guai non tardano ad arrivare. Io sono Bosvoo di Gima figlio di Moras, sono al

comando di questi uomini. Eravamo di ritorno dopo una perlustrazione notturna ai

confini del bosco, quando abbiamo scovato una bestia del demonio. Gli ordini sono

ben precisi: eliminare tutte le creature delle tenebre che compariranno su queste terre.

Ma quei tre selvaggi cercano di ostacolarci. Anche loro sono alleati di Nouck e per

questo moriranno! >> Voltò le spalle ai due fratelli per ritornare verso Sethium.

<< NOOO! Non potete farlo! Vi garantisco che non sono al servizio di Nouck! >>

<< Dai garanzia? Bada bene a quello che dici! Essere figlia di Cliff, non ti eviterà di

essere condannata per alto tradimento! Vi consiglio di andare per la vostra strada

altrimenti farete la loro stessa fine. Siamo stanchi di assistere alla morte dei nostri

fratelli ad opera di questi demoni che sbucano dal terreno. Ho visto corpi di cittadini

innocenti squarciati dalle bestie oscure, soldati trafitti dalle loro zanne, bambini e

neonati uccisi senza nessuna pietà. Tutto questo dovrà finire… UCCIDETELI! >>Esclamò Bosvoo indossando l’elmo e sfoderando ancora una volta la sua spada.

Intanto Gilbert, che aveva preferito rimanere in silenzio, raggiunse la sorellafermandosi proprio dietro a lei. Portò le mani sulle sue spalle e dopo pochi attimi di

esitazione, sospirò profondamente intimando ancora una volta a quegli uomini di

desistere nel loro intento.

<< VI ORDINO DI FERMARVI! >> gridò con enfasi il ragazzo. << E spero di aver

fatto la cosa giusta. >> aggiunse sottovoce rivolgendosi alla sorella.

Bosvoo si bloccò all’istante per capire quale tipo di pazzia avesse invaso la mente delgiovane cavaliere.

<< Ora mi avete seccato! >> sbottò con sguardo minaccioso. Era sua intenzione dare

una lezione a quei due ragazzi capricciosi.<< FERMATEVI! VE LO ORDINO IN NOME…

…IN NOME DELLA PRINCIPESSA NELLARINE! FIGLIA DI SUA MAESTA’

RE BARTOLOMEO, EREDE AL TRONO DI QUESTO REGNO! E di tutte le terre

che suo padre avrà conquistato. >> Gridò Gilbert con tutte le sue forze.

Nell che ancora non aveva capito le intenzioni del fratello, si ritrovò obbligata agirarsi suo malgrado costretta dalle mani di lui.

Gilbert con un gesto veloce le spostò i capelli raccogliendoglieli su una spalla e

lasciando così il collo scoperto.

<< Il sigillo reale! La prova che questa donna è la figlia del re! >> continuò conorgoglio il ragazzo. Fra i soldati si udì un mormorio di stupore e diffidenza. Anche

Bosvoo restò sorpreso da quella rivelazione e dubbioso sull’autenticità di quel

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simbolo reale tatuato sulla pelle di Nell. Si avvicinò alla donna, sfilò il guanto dalla

mano e senza chiedere nulla, strisciò il pollice sul quel disegno al fine di stabilire se il

tatuaggio era stato realizzato venticinque primavere prima.

<< La principessa Nadila… Finalmente siete ritornata. >> disse confuso l’uomo

senza nascondere una certa contentezza nel rivedere la figlia del re che tutti ormaicredevano morta.

<< Quando ero un giovane soldato, facevo parte della guardia del palazzo reale… Vi

ho vista tante volte in braccio a sua maestà la regina, eravate così piccola. Dobbiamo

immediatamente darne notizia al re! >> Esclamò Bosvoo ancora titubante ma nello

stesso tempo emozionato.

<< Ma chi è che vi ha salvata dalle acque di quel fiume? >> continuò ancora

incredulo.

<< Lascia perdere amico mio, è una lunga storia. E poi sua maestà il re è già a

conoscenza di tutta la vicenda. >> Replicò Gilbert sorridendo.

Improvvisamente il soldato s’inginocchiò abbassando il capo in segno di riverenza e

rispetto.

<< Vi chiedo di perdonarmi mia signora, ma non potevo sapere. >> Tutti i soldati

imitando il loro comandante si inginocchiarono abbassando lo sguardo, ed anche

Sethium e i suoi compagni sentirono il dovere di farlo.

Nell era la più confusa di tutti: da quel momento la sua vita non sarebbe stata quella

di una semplice cittadina. Non essendo per nulla abituata ad impartire ordini, fu colta

da un attimo di smarrimento.<< Gilbert! E ora? Che faccio? >> chiese sottovoce al fratello.

<< Semplicemente chiedi loro di rialzarsi. >> Rispose sorridendo il giovane senzafarsi sentire dai soldati.

<< Ehm… Potete rialzarvi! >> Esclamò lei con decisione.

Subito dopo i suoi pensieri furono rivolti al suo amico del bosco, ora il pericolo era

scongiurato.

<< Mia signora! Chiedo ancora venia. Come ufficiale Auronita al comando di questi

soldati, ho l’obbligo di scortarvi immediatamente in città. State correndo un grossopericolo rimanendo qui! >> disse Bosvoo mostrando una certa preoccupazione.

Ma Nell non lo ascoltò. Al contrario si avviò con premura verso quel selvaggio con i

capelli dorati. A quel punto Bosvoo fece il gesto di sguainare la spada ed avvicinarsiper proteggerla, ma Gilbert lo fermò posandogli la mano sulla sua spalla per

trattenerlo.

<< Lui le ha già salvato la vita rischiando la sua. Probabilmente farà la stessa cosa

per noi e per tutti i cittadini rinchiusi fra quelle mura! Loro sono con noi, fidati. >>

Consigliò il giovane.Bosvoo annuì e con un cenno ordinò ai suoi uomini di non intervenire.

<< Sethium! Stai bene? >> Chiese Nell al suo amico, felicissima di averlo ritrovato.

Si avvicinò all’uomo posando la mano sulla sua corazza, all’altezza del petto, per

toccarlo e sentirlo più vicino.<< Sì, sto bene... Anche Sethium è felice di rivedervi, principessa. >> rispose lui

serenamente.

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La ragazza tirò un sospiro di sollievo, poi con entusiasmo rivolse lo sguardo agli altri

due compagni di Sethium, anche loro uomini molto speciali.

<< Tu sei Adebiele… e tu Fistael? >> I due diedero risposta soltanto con un sorriso, e

fu inevitabile scorgere in loro un certo imbarazzo.

<< Seth, ma perché non parlano? Ho detto qualcosa di sbagliato? >> domandò laragazza un po’ stupita.

<< No mia signora. Non parlano con voi né con gli altri umani, semplicemente

perché non è concesso loro di farlo. E neanche io avrei dovuto. Non chiedetemi cosa,

ma dopo il nostro incontro c’è stato un cambiamento in me… Meglio non parlarne

ora, abbiamo un problema importante da risolvere. >> Dicendo quelle ultime parole

Sethium abbassò lo sguardo verso qualcosa o qualcuno disteso per terra a pochissima

distanza da loro.

<< Oh nooo! Cosa gli è accaduto? >> chiese Nell indietreggiando un po’ per istinto e

un po’ per paura.

Era un animale dalla testa deforme a prima vista sconosciuto, che disteso sul fianco

respirava penosamente. Bosvoo ed i suoi uomini l’avevano scambiato per un piccolo

essere demoniaco, ma Nell capì subito che non si trattava di una creatura proveniente

dalle tenebre, perché notò che la sua pelliccia ramata si era diradata ad ampie chiazze

proprio come il cervo visto poco prima. E poi, la sua collana con la medaglia a testa

di lupo, non si era fatta sentire.

Sethium si avvicinò al povero animale << Colpa dell’acqua inquinata dalle polveri di

colui che parla a nome del mago Nouck… Quello che ai vostri occhi può apparirecome un piccolo mostro, è solo una giovane volpe. Probabilmente in poco tempo si

tramuterà in una bestia del demonio, senza controllo. Forse questi soldati avrebberofatto cosa giusta nel porre fine a questa sua sofferenza. >> Disse con un po’ di

tristezza.

Anche Nell si avvicinò alla bestiola, l’accarezzò meditando per poco più di un istante.

Poi infilò la mano nella tasca della sua giacca, al di sotto della sua armatura.

<< Mi auguro che questo abbia un effetto benefico anche su di te! >> disse

speranzosa la ragazza. Prese la grossa ghianda che le aveva donato la driade dellaquercia, e la posò, premendola delicatamente sulla testa dell’animale. La volpe

osservava l’umana senza reagire, aveva capito che stava cercando di aiutarla e forse,

quella sensazione di benessere che cominciava a provare a poco a poco, ne era laprova. Il grosso frutto emanò una leggera luminosità che persistette per pochissimo

tempo per poi ritornare lentamente come prima.

Poco dopo tutti si accorsero che il piccolo animale non respirava più affannosamente,

e notarono che progressivamente il suo corpo e la sua testa riprendevano le

sembianze di una giovane volpe.<< Ringrazio il Divino! Il frutto della rinascita funziona! >> Esclamò Nell

trasparendo dal volto la sua felicità.

Probabilmente quel piccolo abitante del bosco avrebbe voluto fermarsi per

ringraziarla, ma la sua natura selvaggia lo spinse a rimettersi in piedi e scappare viacercando di rifugiarsi fra i primi alberi del bosco.

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<< Corri piccola amica! Ti prometto che farò di tutto perché il tuo bosco ritorni come

prima! >> Gridò Nell seguendo con lo sguardo la volpe ormai lontana.

<< Mia signora… Qualunque cosa rappresenti quel frutto, dovrà essere portato in un

posto sicuro. Ed anche Voi non potete più rimanere qui. >> Ribadì Bosvoo

mostrandosi molto preoccupato.Lei annuì e con un gesto della mano chiese ancora un po’ di pazienza.

<< Sethium, chiedo a te e ai tuoi compagni di aiutarci. Ormai il male incombe al di

fuori di Pangoria, siamo tutti in pericolo! Abbiamo bisogno del vostro aiuto per

difendere le mura! >> Chiese al suo amico quasi implorando.

<< Le entità degli alberi e delle acque già hanno chiesto ciò, ed ancor prima fu una

giovane principessa a farlo. >> rispose sorridendo Seth. << Ora potrò mantenere

quella promessa mia signora! >>

Improvvisamente un boato prolungato si udì proveniente dal di là della collina e tutti

i presenti volsero lo sguardo in direzione di Pangoria… Ed il loro umore cambiò

all’istante.

<< ATTACCANO LE MURA! PRESTO AI CAVALLI! >> urlò Bosvoo.

Sethium montò a cavallo con Nell, mentre i suoi compagni trovarono posto in groppa

ai possenti cavalli Auroniti e tutti assieme avanzarono spediti verso la città.

Poco più avanti Bosvoo, che era in testa alla colonna, alzò il braccio per ordinare a

tutti di fermarsi; pronunciò un comando in codice comprensibile soltanto ai soldati.

Immediatamente uno di loro si diresse verso il fianco della collina, in un posto

abbastanza alto da poter capire la posizione del nemico e valutare se era più sicuroraggiungere la grande porta, oppure entrare nella città dall’ingresso secondario che

volgeva ad est. Quando quasi tutta la radura fu sotto ai suoi occhi, questi capì chepresto Pangoria sarebbe caduta: tre trabucchi orientati ad ovest della città, si

alternavano nel lanciare massi pesantissimi contro le mura di quel versante, e queste

una volta cadute, avrebbero consentito agli invasori l’accesso più celere in città.

Quelle possenti armi d’assedio, sicuramente assemblate in fretta durante la notte,

erano protette da un’orda di soldati ribelli, posti per far muro contro i soldati

intervenuti da Pangoria col fine di distruggerle.Troppi ribelli e troppo pochi a combatterli. Ma guardando più in fondo, verso sud-

ovest, un polverone pareva preannunciare l’arrivo di qualcuno. La vedetta Auronita,

decise di salire ancor di più sulla collina, sperava di non dover veder arrivare altrinemici.

E sicuramente quella volta le sue preghiere furono accolte…

<< Non è possibile! La freccia nera! SIIIII! >> In pochi attimi fu colto da un

entusiasmo così incontenibile da non poter fare a meno di condividerlo con i

compagni.<< ARRIVA LA FRECCIA NERAAAAA! ARRIVANOOOOO! SIAMO

SALVIIIII!!! >> gridò con tutte le sue forze senza distogliere lo sguardo dal luogo

della battaglia. Udendo quelle parole, anche Bosvoo lasciò il gruppo per risalire sulla

collina, e poco dopo tutti lo seguirono.<< Gilbert! Ma cosa succede? Cos’è la freccia nera? >> chiese Nell incuriosita ed

impaziente.

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<< La freccia nera… Posso dirti soltanto che ha fatto tremare anche il più potente

degli eserciti nemici. Capirai meglio quando la vedrai con i tuoi occhi, vieni! >> le

rispose il fratello.

Nell e Sethium furono gli ultimi ad arrivare sulla collina. Il loro cavallo fece fatica a

farsi strada fra gli altri destrieri del gruppo per raggiungere Gilbert.<< Guarda oltre il sentiero che porta ad ovest... >> continuò il giovane. << Una

colonna quasi interminabile di dieci fila di Auroniti a cavallo, tutti neri. Saranno

migliaia! Davanti a tutti, un Auronita col vessillo Reale, precede un gruppo di Alti

Ufficiali Auroniti disposti a triangolo in modo da formare la punta di una gigantesca

freccia fatta di soldati Auroniti… La freccia nera! >> spiegò orgogliosamente Gilbert.

<< Hai ragione Gil! Il colore nero delle loro armature, dei loro cavalli e quella

disposizione dei soldati, è stato tutto studiato per colpire il nemico ancor prima di

sfoderare le spade. Funzionerà, ne sono certa! >> confermò Nell con molto

entusiasmo.

<< E non è tutto! >> Continuò Gilbert con orgoglio. << Al centro, nella punta della

freccia, c’è sua maestà il Re… Il tuo vero padre! Anche lui scende sul campo di

battaglia quando si prevede uno scontro difficile e pericoloso. >>

<< Sono sicura che vinceremo. Dobbiamo farcela! Per la libertà, per la nostra gente…

Così potrò incontrare mio padre. >> replicò la ragazza con gli occhi lucidi

rivolgendosi a Bosvoo.

<< E ora? Cosa facciamo? >> chiese Gil.

<< I nostri piani non cambieranno! Passeremo per la Porta Est, una volta in cittàdaremo notizia della Vostra vera identità al Capitano Rantes, poi sarà lui a decidere...

PRESTO NON PERDIAMO ALTRO TEMPO! ALLA PORTA EST! >> gridò conentusiasmo ai suoi uomini mentre tirava le briglie per tornare indietro. <<

CAVALIERI DEL RE! AVANTIIII! PER LA CORONA! >>

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Tutto il gruppo rispose con un grido di incitamento e cavalcò lesto costeggiando il

confine del bosco per giungere in breve tempo nei pressi della porta protetta da un

piccolo ponte levatoio. Le vedette di guardia riconobbero subito il suono del corno

Auronita che annunciava il loro arrivo, ma la lenta discesa del ponte di legno fu

interrotta all’improvviso. I cavalli in testa al drappello si adombrarono, forse a causa

di un pericolo sconosciuto, ma molto vicino a loro. Alcuni Auroniti caddero dacavallo, compreso Bosvoo.

<< LASCIATE I CAVALLI, SONO INGOVERNABILI! DIFENDETE LA

PRINCIPESSA! >> Ordinò sguainando la spada e guardandosi intorno alla ricercadel nemico.

<< VOI SULLE MURA! ABBASSATE IMMEDIATAMENTE IL PONTE! E’ UN

ORDINE! >> gridò Bosvoo sentendosi quasi tradito.

Ma ben presto capì che quelle sentinelle non lo avrebbero ascoltato perché

eseguivano degli ordini ben precisi e probabilmente anche lui avrebbe agito allostesso modo. A quel punto l’ufficiale, mantenendo il controllo della situazione,

impartì un ordine nel loro codice e con pochi passi si allontanò dal gruppo cercando

di scoprire l’esatta posizione del nemico. All’improvviso, Nell e Gilbert, si sentirono

afferrare per le braccia e trascinare al centro del sentiero.<< Mettiti giù e tieni la testa verso il basso! E’ la Guardia della Terra. >> esclamò

Gilbert.

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<< La guardia della terra? >> domandò stupita al fratello.

<< Sssssccc! Resta in silenzio! E’ una tattica di difesa. Guarda!… I soldati si sono

disposti in cerchio per formare con i propri scudi una barriera in grado di proteggere

loro stessi, e in questo caso anche noi, dagli attacchi provenienti da qualsiasi

direzione. >> proseguì Gil sottovoce mentre tutti erano in attesa di un minimo segnoche confermasse la presenza di creature ostili.

<< A seconda dei casi eseguono anche la Guardia del Cielo, dove i soldati si

raggruppano portando in alto gli scudi per formarne una protezione in grado di

fermare le frecce provenienti dall’alto. E poi c’è la Guardia della Testuggine: gli

scudi vengono disposti in modo da proteggere i soldati da attacchi provenienti da

qualsiasi direzione, proprio come il guscio di una tartaruga, però si sta un po’

stretti… E’ stato nostro padre ad insegnarmi, ma ora meglio restare in silenzio! >>

continuò il giovane mostrando quel sorriso che solitamente usava per incoraggiare la

sorella nei momenti più difficili. Lei annuì.

Intanto anche i tre guerrieri celesti avevano impugnato la spada guardandosi intorno;

Sethium si chinò posando un ginocchio ed una mano per terra con l’intento di

scorgere una qualche traccia.

<< ARRIVANO DAL TERRENO! >> gridò. << Via da qui, presto! Cercate una

roccia! >> gridò ancora Sethium salendo su un grosso masso posto sul ciglio del

sentiero.

Aveva visto, o meglio sentito, giusto; anche la collana di Nell iniziò a sprigionare un

leggero calore. Il terreno tremò in modo prolungato, sollevando polvere e sabbianell’aria. A sorpresa, proprio vicino ai piedi di Bosvoo, sbucò una sorta di serpente

gigante lungo più di venti uomini, e dopo qualche lesto movimento, prese padronanzadello spazio di terra vicino a lui.

Quando la nube di polvere cominciò a diradarsi, tutti i soldati videro che quel rettile

spaventoso a forma di serpente, aveva catturato il loro capo attorcigliandosi intorno al

suo corpo in una stretta quasi mortale. Era una creatura degli inferi: aveva un becco al

posto della bocca e la testa ricoperta da un piumaggio che ricordava quello di un

uccello. Più in basso, sulla parte posteriore del torso, due piccole e deformi alistavano a testimoniare che un tempo quella razza di demoni dominava il cielo

sovrastante quelle terre.

<< FERMI! >> esclamò Sethium che conosceva bene quelle creature. << Lasciatelo ame! >>

Si avvicinò con passo lento, impugnando la spada che teneva rivolta verso il basso.

Giunse a pochi passi dal demone, e si fermò continuando a fissarlo negli occhi in

segno di sfida. La creatura sentendosi minacciata avvicinò la testa a lui, rizzò il suo

strano piumaggio ed emise un suono stridulo per incutere più timore.Proprio in quell’istante, la lama della spada di Sethium fu avvolta da fiamme vive,

sprigionate da un misterioso prodigio per volontà dell’arma stessa. Bosvoo ormai

aveva rinunciato a cercare di liberarsi. Il suo viso e la sua testa rasata erano

completamente ricoperti da gocce di sudore freddo.Fissava quell’uomo misterioso armato di una spada dalla lama infuocata, chiedendosi

se avere più paura di lui o di quella bestia che continuava a serrare la stretta attorno al

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suo corpo. Il repentino salto di Seth anticipò un colpo sfolgorante, messo in sesto

dall’alto verso il basso, che trapassò in più parti il torso contorto della creatura; la

testa non fece in tempo a toccare il terreno che tutti i suoi resti si tramutarono in

polvere impalpabile. Poco dopo più nulla restò di lui, neanche cenere.

La concitazione delle sentinelle oltre le mura aveva interrotto la tensione che si eracreata fra i soldati, e fu così che il piccolo ponte non tardò ad abbassarsi.

<< Ti ringrazio amico! E ti chiedo di perdonarmi… Prima, vicino al bosco, la mia

bocca parlava per rabbia, era ben distante dalla ragione. >> si scusò Bosvoo.

<< Ho fatto ciò che era giusto. Noi tutti dobbiamo farlo! Anche se un giorno tutto ciò

si rivelasse cosa sbagliata, ha poca importanza quando si agisce in buona fede. >>

replicò Sethium volgendo lo sguardo verso Nell. << Principessa… ora il mio posto e

quello dei miei fratelli è sotto le mura, nel campo di battaglia! Portate a termine ciò

che avete iniziato, Sethium sarà sempre al vostro fianco con la mente e con il cuore!

>>

Nell si avvicinò al suo amico lasciando trasparire la tristezza sul suo volto. Di certo

avrebbe voluto conoscere quell’essere così straordinario in un’altra circostanza, ma

ormai non vi era più tempo.

<< Verrò con te! Non sono nata per fare la principessa, io voglio combattere! >>

rispose lei con decisione.

<< Mia signora… Avete una missione da compiere, la più importante di tutte. Vi

assicuro che ci incontreremo un giorno, è anche desiderio di Sethium che ciò

avvenga. Battiamoci affinché possa accadere in un posto come quello del nostroprimo incontro e non fra fuoco, desolazione e morte. >> le rispose lui.

Nell annuì, baciò sulla guancia il suo amico e senza voltarsi saltò in groppa al suocavallo dirigendosi verso il piccolo ponte.

<< Kidius, Daneta! Scortate la principessa fino al palazzo di comando! Io andrò a

cercare Torgon, probabilmente con l’arrivo della figlia del re, cambieranno i nostri

piani. Batt! Assumi il comando. Scortate Sethium e i suoi amici al campo di battaglia

e fai in modo che a sua maestà giunga notizia dell’arrivo di sua figlia! >> ordinò ad

alta voce il capitano.

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Si avvicinarono all’interminabile fila di cittadini sfollati, cercando fra di loro chi

potesse aver bisogno di un loro aiuto.

<< E’ inevitabile leggere tristezza e paura nei loro volti. >> commentò amaramente la

principessa, che decise di aiutare un’anziana donna a portare una grossa cesta di

frutta e verdura. Suo fratello invece, con molta difficoltà, catturò un gattinospaventato, sfuggito dalle mani di un bambino.

<< E’ terrorizzato dal rumore dei massi lanciati dai trabucchi. Tienilo in braccio e

non permettergli più di scappare! >> disse Gilbert consegnando l’animale al suo

padroncino. La madre che era poco distante, afferrò il figlio per i vestiti tirandolo a sé

poco garbatamente, ignorando in modo evidente la presenza ed il gesto di Gilbert.

Mentre Nell continuava ad osservare il gatto ed il bambino, si sentì afferrare per un

braccio da qualcuno. Voltandosi, vide che era una giovane donna vestita con una

tunica bianca che la copriva del tutto, persino il capo; lasciando scoperto soltanto il

suo viso particolarmente pallido; pallore sicuramente dettato anche dalla paura.

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I massi lanciati dai trabucchi cadevano sempre più vicini, e il rumore del loro impatto

contro le mura e sugli edifici, intimoriva sempre di più la povera bestiola che con

pochi saltelli era riuscita a trovare rifugio sopra l’impalcatura di legno posta su un

lato del monumento di pietra, vicino alla grande porta. Nell si voltò verso la donna

vestita di bianco, ma si accorse che era misteriosamente svanita. Non si preoccupòpiù di tanto: probabilmente si era allontanata velocemente ed in modo furtivo

intimorita anch’ella dal pericolo incombente. Così decise di lasciare il cesto della

frutta per affrettarsi a prendere il bambino prima che questi si arrampicasse sui paletti

di legno alla ricerca del suo gattino. Appena giunse ai piedi del monumento, un lungo

e spaventoso sibilo, proveniente dall’alto, anticipò l’arrivo di un masso proprio in

quelle vicinanze. Per istinto, tutti si fermarono guardando verso il cielo in modo da

capire dove potesse avvenire l’impatto per poi scappare nella direzione opposta.

E così fu. Un grosso frammento di capitello, sicuramente sottratto dai ribelli nelle

vicine rovine della vecchia Pangoria, oltrepassò di larga misura le mura, andando a

colpire la parte superiore del grande monumento che inevitabilmente si lesionò in più

parti. L’impalcatura cominciò a cedere e Nell provò quella strana sensazione di

trovarsi in un momento della sua vita, già vissuto. I volti terrorizzati dei presenti, il

monumento che stava per crollare… li aveva veduti in sogno, quando si trovava nella

grotta di Sethium.

<< VIA TUTTI, VIA! ALLONTANATEVI STA CROLLANDO! NO! NOOOOO!

>> gridò concitata.

Nonostante avesse afferrato il bambino, non riuscì ad allontanarsi sufficientementeper evitare di essere travolta; capì che non vi era più possibilità di fuga, con istinto

materno s’inginocchiò portando il piccolo al petto, per proteggerlo. Senza perdertempo si distese sul terreno coprendo il bambino con il proprio corpo.

Con l’intento di salvare quella piccola vita, attese… che il mondo le cadesse addosso.

Era consapevole dentro di sé di quello che stava per accaderle: come una donna in

attesa che il boia metta in atto la sua condanna a morte nonostante l’innocenza… e

quel boia di nome destino, sferrò il suo colpo, con la caduta di una quantità quasi

interminabile di paletti dell’impalcatura. Ne seguì il silenzio, così come accadeva inquelle orribili esecuzioni. Il cielo si adombrò gradualmente, aiutato dall’arrivo di

dense nubi che ben presto oscurarono tutte quelle terre.

<< NELL! NOOOOO! >> gridò disperatamente Gilbert: la stava per perdere unaseconda volta, e forse per sempre.

<< NELL! NELL! RIESCI A SENTIRMI? >> continuava disperato. << E VOI?

NON RESTATE A GUARDARE. PRESTO! AIUTATEMI A TOGLIERE QUESTI

PALI! C’E’ UN BAMBINO E UNA DONNA QUI SOTTO! >> gridò con veemenza

rivolgendosi ad un gruppo di soldati che sostava poco distante, mentre da solocercava di rimuovere le pertiche e paletti più vicini a lui. << NELL! RISPONDIMI

PER FAVORE! >>

<< …Sì, ti sento Gilbert . >> disse Nell con misteriosa tranquillità. << Perché ti ostini

a cercarmi sotto i resti dell’impalcatura? Io sono qui! >> sostenne la ragazzaavvicinandosi lentamente alle macerie. Improvvisamente si udì un singhiozzare, in

parte coperto dalla concitazioni di tutti i presenti.

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<< Il bambino! E’ vivo, lo sento piangere! PRESTO! PRESTO! >> urlò un soldato

accingendosi a scavare in un punto ben preciso fra i detriti, ed anche gli altri lo

imitarono senza indugio.

Nell si avvicinò per guardare meglio sotto il cumulo di legna. Riusciva a vedere i

paletti e le tavole che venivano rimossi dai soldati; vide la parte inferiore di un corpo,forse di donna; vide che indossava degli stivali e che erano come i suoi. << Oh

noooo! NOOOOO! >> esclamò fra sé incredula.

Era lei… Inevitabile un’incontrollabile confusione, valicata da incertezza e tanta

paura, che le invase la mente. Fece qualche passo indietro guardandosi intorno,

tremava. Poi, scuotendo la testa, portò le mani al volto continuando a negare a sé

stessa che il suo spirito potesse aver lasciato bruscamente il suo corpo. Non riusciva

ad accettarlo. A poco a poco la vista le si offuscò, si sentì mancare il terreno da sotto i

suoi piedi. Era la fine.

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Mentre stava per lasciarsi andare senza tentare di opporsi a quel misterioso destino, si

accorse che qualcuno aveva afferrato la sua mano, e stringendola con forza aveva

iniziato a tirarla su, verso il cielo. Nel disordine irrazionale che la tormentava, lei

sentiva quella mano che stringeva la sua, come qualcosa che poteva essere soltanto

positiva, capì che colui che la reggeva era una persona conosciuta da tantissimotempo. Più stringeva quella mano e più percepiva una incontenibile sensazione di

benessere: si sentiva semplicemente bene come mai lo era stata. Fu avvolta da

un’energia così naturalmente positiva che forse nessuno avrebbe potuto resistervi e

neanche lei riuscì ad opporsi, lasciando così sulla terra tutto quello che era stato, e

quello che rimaneva della sua missione.

Forse quello, fu l’ultimo colpo tirato dai trabucchi. Entrambi caddero, uno dopo

l’altro, dopo che gli Auroniti avevano catturato gli ultimi ribelli rimasti in loro difesa.

Nonostante questo, quelle macchine d’assedio portarono a termine il compito al quale

erano state destinate: creare una breccia fra le grandi mura di Pangoria e consentire

alle creature delle tenebre di entrare in città. Fu un assedio inutile, almeno per il

momento. Tutte le bestie che si trovavano ai piedi della fortificazione, caddero sotto i

colpi delle spade infuocate di Sethium e dei suoi compagni, e come per i loro simili

abbattuti in precedenza, di loro non restò neanche polvere. Intanto nella zona rocciosa

del bosco di Hern, altre orde di bestie venute dalle tenebre si stavano muovendo verso

Pangoria. Innumerevoli piccoli demoni ed esseri mostruosi sconosciuti, ma anche

numerosissimi animali colpiti dalla mutazione causata dai veleni di Nouck, si

spostavano velocemente in gruppi disordinati, senza nessun capo a comandarli.Seguivano la volontà di una forza misteriosa alla quale nessuno di loro era in grado di

opporsi: una forza cagionata dalla mente di colui che si proclamava signore del male.

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IL REGNO DEGLI SPIRITI

Ai piedi del grande monumento, Gilbert ed il gruppo di soldati erano riusciti a

liberare il bambino che era stato estratto dalle macerie quasi illeso.Il corpo di Nell respirava ancora, lo adagiarono su delle assi estratte dal resto

dell’impalcatura crollata, e lo condussero immediatamente verso il palazzo di

comando.

<< Aspettate! >> gridò Gilbert interrompendo la corsa dei soldati che trasportavano

la principessa. Casualmente il suo sguardo si era posato su qualcosa di molto

importante che stava rischiando di essere dimenticata. Era quella ghianda molto

speciale. Il frutto che la ninfa del bosco aveva consegnato a Nell.<< Tieni sorellina! Con questa hai salvato quella giovane volpe. Sicuramente aiuterà

anche te… lo spero tanto. >> Quindi adagiò quel frutto nella mano sinistra della

ragazza, aiutandola a richiudere le dita per mantenere la presa. << PRESTO APALAZZO! Date notizia al re che la principessa è rimasta gravemente ferita. Daneta,

Kidius ho bisogno di voi: il veggente è l’unico che può tentare di salvare la nostra

principessa, vi chiedo di andare nella sua dimora e condurlo qui. >> esclamò Gil.

I due annuirono e senza esitare corsero verso i loro cavalli.

Il gesto di Gilbert determinò un improvviso cambiamento nello spirito di Nell. Lamano che aveva libera si ritrovò a stringere quel frutto magico e all’istante i ricordi

più recenti affiorarono nella sua mente. Pensò alla sua missione, alla guerra, ai suoi

veri genitori che ancora non aveva conosciuto e soprattutto alla sua famiglia.

Inevitabilmente l’impulso di tornare indietro si contrappose a quella forza beneficache la conduceva verso il cielo. Provò ad aprire gli occhi nel suo inconscio. Si ritrovò

avvolta da innumerevoli raggi di luce dal colore indescrivibile, che si intrecciavano

fra di loro generando effetti luminosi piacevolmente straordinari. Quei raggi lucenti

erano così intensi che a stento riuscì a vedere la grossa ghianda che continuava a

stringere con determinazione; al contrario le fu impossibile riuscire a vedere chi

cercava di allontanarla dalla terra: forse non era una entità amica, oppure

semplicemente quell’essere ignorava che Nell aveva una missione importantissima da

portare a termine. Lei cercò di divincolarsi lasciando la presa. Per istinto restò

aggrappata solo con la punta delle dita, lasciando capire che era sua intenzionescendere giù, ritornare in Pangoria. E così fu accontentata.

La sensazione di grandissimo benessere pian piano lasciò spazio alla “normalità”; mauna volta giunta sulla terra si accorse che in quel posto, di normale vi era ben poco.

I variopinti raggi di luce che fino a poco prima avevano accarezzato la sua  pelle,

erano svaniti e lei si ritrovò fuori dalle mura della città, apparentemente in un campo

coltivato, al confine del bosco. Era tutto così strano… La sensazione di familiarità nel

vedere quel luogo, si sovrapponeva ad un senso di netta estraneità: gli alberi, le

piante, il terreno stesso dove poggiava i piedi, li sentiva così innaturali. Anche l’aria

era cambiata, la percepiva densa e non più indispensabile, sentiva di dover respiraresoltanto perché lo aveva fatto per tutto il tempo della sua vita, fino a quel momento.Poco distante intravide qualcosa che si muoveva nell’aria, parevano ombre: erano

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grigie, senza una forma ben definita, ed in continuo movimento. Quando Nell capì

che si stavano avvicinando lentamente quasi a circondarla, estrasse la sua spada e con

aria minacciosa cominciò a girarsi intorno per evitare di essere attaccata alle spalle, e

nello stesso tempo per cercare un’eventuale via di fuga. Quelle ombre si circondarono

di una tenue luminosità bianca sfumata d’azzurro, come la luce della luna.Lentamente assunsero forma umana, parevano tutte donne.

<< Cosa volete da me? Chi siete? E che posto è questo? >> Esclamò con

determinazione nascondendo l’inevitabile paura che la rendeva nervosa.

Tutte le ombre si fermarono, solo una avanzò portandosi davanti a lei.

<< Ma tu sei… >> guardandola in viso, Nell riconobbe dagli occhi la donna che già

una volta le aveva parlato. Capì anche che non le era ostile.

Abbassò la guardia riponendo la spada nel fodero.

<< … sei quella donna di Pangoria. La donna che parlava del mio destino, di fare una

scelta! >> Aveva così tante domande da porre a quell’essere misterioso, che non

sapeva da dove cominciare.

<< Principessa… La nostra fiducia è stata premiata, avete fatto la scelta con la

coscienza di una vera regina, e per questo noi te ne saremo grate per sempre. Ma l’ora

è tarda per continuare ad indugiare! Dovete portare a termine il vostro compito prima

che il maligno prenda la città.

Lui sa della vostra missione, sta radunando un’orda di bestie provenienti da tutti gli

angoli più oscuri delle tenebre per invadere queste terre. Se la città si arrenderà,

qualsiasi uomo non avrà più la forza di opporsi al suo volere. >> disse quella donnacon molta preoccupazione.

<< Dove si trova adesso il maligno? E il Re? Sono riusciti a contrastare i ribelli? >>chiese ansiosamente la ragazza.

<< Comprendiamo la vostra apprensione mia signora, ma non vi è tempo per delle

risposte. Seguite quel sentiero, troverete il passaggio per raggiungere la collina della

speranza. >> aggiunse l’altra indicando un punto verso il bosco non proprio ben

definito. << Fate in fretta! Lui non sa che siete arrivata qui, nel regno di Gaia,

prendendo la via più breve. Sotterrate il sigillo della rinascita, cosicché si possarespirare nuovamente aria di pace. >> Poi si allontanò da lei senza voltare le spalle,

sparì con le sue compagne ritornando ombra e dissolvendosi nell’aria.

Dopo aver ascoltato quelle parole, Nell guardò nella direzione che le era stataindicata, magicamente piante ed alberi furono inghiottiti da una forza invisibile

lasciando il posto ad un sentiero di terra battuta che si estendeva passando lungo un

campo di ulivi per poi perdersi nel bosco. Lei raccolse tutta la volontà di cui aveva

bisogno, con lo sguardo cercò qualcosa o qualcuno che potesse opporsi alla sua

missione, ma ritrovandosi sola non poté far altro che cominciare il suo lungo viaggio.<< Qui nel regno di Gaia… Eppure in quel campo ricordo di esserci già stata, anche

questo uliveto sembra avere un posto nei miei ricordi. Non capisco! Ma allora in

Gaia… ci sono vissuta da sempre! >> esclamò fra sé confusa.

Poco dopo i suoi pensieri furono distolti da qualcosa che muoveva l’erba secca dietroal tronco di uno degli ultimi ulivi prima del confine con il bosco. Pareva qualcosa di

piccolo, così decise di non reagire subito ma continuò a camminare portando

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lentamente la mano all’elsa della sua spada. Subito dopo, senza sorprendersi più di

tanto, notò qualcuno che con un balzo si portò al centro del sentiero, impedendole il

passaggio. Pareva uno gnomo, oppure un nano delle montagne del nord o forse…

<< E’ semplicemente un bambino! >> esclamò Nell sorridendo.

Un bambino che non superava le dodici primavere, ma molto determinatonell’impugnare la sua spada di legno e nell’assumere un atteggiamento ostile.

<< Io non sono un bambino! Sono un coraggioso cavaliere cacciatore di draghi!

Ehm... da qui non si passa fino a quando non lo decido io. Sono molto coraggioso!

Io non ho paura. Io non ho paura… >> continuava a ripetere il bambino con

insistenza.

La ragazza avvertì che la sua voce tremante copriva un senso di insicurezza e forse

anche la paura che diceva di non avere. Per ovviare a ciò, decise di assecondarlo e di

mostrarsi sua amica.

<< Chiedo venia mio nobile cavaliere, ma questa strana oscurità mi aveva impedito di

vedere ciò che siete realmente. >> Disse Nell facendo un formale inchino. << Ditemi,

cosa posso fare per avere libero il passaggio e riprendere il cammino? Io mi chiamo

Nellarine, figlia di Cliff, ma mi potete chiamare Nell. Vengo da Gerian…

Qual è il vostro nome? >> aggiunse quasi divertita.

<< Mi chiamo Daniel. >> rispose il piccolo infilando goffamente la spada nella

cintura. Poi, dopo aver acquisito una certa sicurezza, si avvicinò per osservarla

meglio. << Nell hai detto?… Ma io ti conosco, tu sei una principessa ne sono certo!

Però non ricordo dove ci siamo incontrati… >><< Non saprei. >> rispose stupita la sua nuova amica. << Io non ricordo nulla di te, e

poi qui è tutto così strano. Da dove vieni? >> continuò dubbiosa.<< Mio nonno abita qui vicino, ma da quando il cielo è diventato scuro, non sono più

riuscito a tornare a casa. E tu? Devi andare nel bosco? E’ così buio fra gli alberi, non

hai paura? >>

<< Anche tu… >> sospirò Nell con un po’ di malinconia. << Non so come, ma siamo

capitati in un mondo che non ci appartiene. La mia gente è minacciata da un male

terribile, che ha evocato tanti mostri dalle profondità della terra per impadronirsi ditutto il regno. Sono diretta alla Collina della Speranza per impedire che tutto ciò

accada. Devo fare in fretta! >> gli spiegò paziente la ragazza.

<< Posso venire con te? Ti prego portami con te, non mi lasciare qui da solo! >>chiese Daniel quasi con le lacrime agli occhi.

Nell, ad ascoltare quelle ultime parole, sentì come una fitta al cuore che fece

riaffiorare nella sua mente tanti tristi ricordi, ma anche una promessa fatta a se stessa:“Nessun bambino incontrato in qualsiasi circostanza, doveva essere lasciato solo”.

Anche al costo della sua vita.

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<< Certo che verrai con me piccolo Daniel, ho bisogno di un cavaliere molto

coraggioso pronto a proteggermi. >> rispose accarezzando la testa del bambino.

Lui sorrise e fece un profondo sospiro di sollievo: da quel momento qualcuno contavasu di lui, e soprattutto non era più solo. Si lasciarono il campo di ulivi alle spalle, e

dopo un breve tragitto in un terreno costellato di piccole rocce sporgenti,

proseguirono il cammino per il sentiero che si inoltrava nel bosco.

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L’OCCHIO DI AMELICE

Nel frattempo, lungo la galleria principale che consentiva l’accesso alle caverne al

di sotto del bosco di Hern, un esercito di piccoli orchi, dopo esser stato equipaggiatocon rudimentali armi e grezze armature, si apprestava a lasciare i sotterranei. Di lì a

poco sarebbe partito per scortare l’arma speciale del signore del male: un carro

corazzato, trascinato da due possenti troll, che trasportava una grande cassa di

metallo. Era un contenitore molto speciale che doveva essere trasportato all’interno

della città. La parte inferiore era una brace colma di tizzoni ardenti, alimentata

continuamente dagli stessi orchi per mantenerne vivo il fuoco. La parte superiore,

ornata con disegni in rilievo raffiguranti dei demoni in battaglia, era perfettamente

chiusa poiché conteneva la miscela di elementi proibiti da spargere ai quatto venti,

una volta aperta sulla torre di Pangoria.

<< Mio signore! Le bestie evocate e gli animali mutanti, sono già ad ovest della città,

come avete ordinato. Il loro numero sarà più cento volte superiore a quello delle

vostre creature cadute sotto le mura. Quando anche questo esercito di orchi

raggiungerà quel luogo, gli uomini di Pangoria non avranno più scampo! >> osservò

con orgoglio Drusio rivolgendosi al mago Nouck.

<< Molto bene servo! Ma voglio essere sicuro che tutte le mie creature giungano

fuori le mura. Desidero che tutta la radura venga occupata dalle mie forze del male.

Per questo… i miei occhi chiedono certezza. Seguimi! >> rispose inquieto il mago.Stranamente, invece di portarsi verso l’esterno e raggiungere la radura nella zona

occidentale di Pangoria, passarono per una serie di cunicoli che portavano nella zonapiù profonda delle caverne, dove giunsero in un corridoio apparentemente senza

uscita.

<< Posso chiedere dove siamo diretti mio signore? >> chiese affannosamente Drusio

mentre cercava di mantenere il passo veloce del suo padrone.

Il mago sorrise, sapendo di non essere visto. << Andiamo a vedere cosa accade al di

fuori della città di Pangoria. Lui riesce a vedere in qualsiasi punto della terra, edanche oltre… >>

Arrivarono in fondo all’ultimo cunicolo ed oltrepassarono quella che pareva essere

una parete di pietra; in realtà era l’effetto della luce delle torce riflessa sui mineraliferrosi che sporgevano dalle pareti delle gallerie. Si ritrovarono in una stanza

circolare scavata nella roccia, buia e senza altri accessi. Nouck sistemò la sua torcia

su un supporto messo sulla parete; Drusio invece, continuava a guardarsi intorno

cercando di capire in che modo il suo padrone sarebbe riuscito a vedere oltre il bosco.<< Ma qui non c’è nulla mio padrone. Soltanto buio ed umidità. >> osservò il piccolo

uomo voltando il palmo della mano verso l’alto con l’intento di raccogliere delle

gocce d’acqua che continuavano a cadere copiose giù dal soffitto.

<< Sei il solito tardo… Illumina più su, proprio da dove cadono quelle gocce! >>

ribatté il mago con tono infastidito. Quando la sua torcia illuminò quello che dovevaessere il soffitto di quella specie di grotta, Drusio balzò improvvisamente indietro,

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allontanandosi dal centro della stanza con un certo senso di ribrezzo. Ripulì la mano

ancora bagnata, sfregandola sulle sue vesti.

<< NO! Non è possibile! Allora esiste realmente! >> esclamò esterrefatto.

<< … l’Occhio di Amelice, la Dea Piangente! Non è soltanto una leggenda come tutti

credono. >> disse con fierezza il mago.<< Sì padrone, e quelle gocce che cadono giù, non sono acqua ma lacrime di

disperazione. Quello lassù dovrebbe essere l’occhio della dea Amelice… si racconta

che fu lei stessa a strapparlo dal suo viso per sistemarlo in un posto segreto qui sulla

terra. Bella questa fiaba, a Drusio piaceva tanto ascoltarla quando era un bambino:

una giovane dea che s’innamorò perdutamente di un umano, contro il volere del resto

degli dei. Suo padre, il dio Oredone, strappò lo spirito del giovane uomo dal suo

corpo lasciandolo a vagare nel Regno di Gaia, per sempre. E fu così che la disperata

Amelice si privò di un occhio per usarlo alla ricerca del suo amato nell’immensità del

regno di Gaia. Un intento quasi impossibile anche per una dea. Ma lei rese quell’iride

molto speciale, perché riusciva a guardare in qualsiasi punto di entrambi i regni: nel

regno della terra e nel regno di Gaia... Padrone, allora se non è una fiaba,

quell’occhio è coperto da una maledizione! La dea piangente sfrutta la curiosità degli

umani che vogliono scrutare nei posti più nascosti e lontani della terra, per cercare il

suo amato nel mondo parallelo degli spiriti. Allorché sarà trovato, lei strapperà lo

spirito di chi guarda, per sostituirlo con quello del suo uomo. E’ molto rischioso

padrone, sarebbe meglio lasciare questo posto! >> Drusio parlava con voce tremante

e gli occhi sbarrati, continuando a pulirsi la mano ormai asciutta.<< Taci verme! Dalla tua bocca sono uscite solo scempiaggini! Come puoi definire

maledetto qualcosa di così prodigioso? Osserva che meraviglia… >> Entrambiguardarono verso l’alto.

Ciò che si mostrava ai loro occhi era una piccola pozza dalla forma circolare

schiacciata, ricolma d’acqua ma… “rivolta verso il basso”. L’acqua, probabilmente a

causa di una magia misteriosa, non cadeva tutta giù, ma veniva trattenuta e rilasciata

gradualmente in un’interminabile successione di gocce. Il mago si posizionò proprio

al di sotto del grande occhio, congiungendo le mani in modo da formare una piccolacoppa e raccolse molte lacrime della dea. Poco dopo si apprestò a bere ciò che aveva

raccolto, solo lui. La superficie dell’acqua contenuta nella pozza fu colta da un

fremito che durò pochi attimi. Nel momento in cui ritornò piatta come prima, il suoriflesso non rilasciò l’immagine delle torce e dei due uomini che si trovavano al di

sotto, bensì qualcosa di totalmente diverso. Il mago Nouck ebbe modo di vedere

come le sue bestie si erano adunate nella radura, a poca distanza dalle mura che

presentavano l’ampia breccia provocata dai trabucchi.

<< Eccellente… Eccellente! Le mie creature attendono gli orchi, secondo i piani. >>disse con un sorriso pieno di soddisfazione.

Decise di puntare lo sguardo verso il bosco, per assistere all’arrivo del suo esercito di

orchi, ma senza dare ascolto alla volontà di Nouck, l’attenzione dell’occhio si fermò

in un punto ben preciso: fra gli alberi di un uliveto al confine col bosco. Vi erano duefigure umane riflesse nel piccolo specchio d’acqua, la luce trapassava i loro corpi,

non erano fatti di carne: si trovavano nel regno di Gaia.

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<< MALEDETTA! ANCORA LEI! Che il male possa impadronirsi della tua anima

una volta per sempre! >> esclamò infuriato il mago.

I suoi occhi divennero come fiamme e la sua voce ritornò disumana: non era più

Nouck a parlare. Quando Drusio assisteva a quel cambiamento, veniva colto dal

terrore, tremava impaurito senza riuscire a vincere il panico che lo invadeva.Indietreggiò di qualche passo, non avrebbe mai osato chiedere cosa stesse per

accadere.

<< Presto! Dobbiamo raggiungere il Regno di Gaia prima che quella dannata mandi a

monte i miei piani! >> continuò il mago mentre cercava qualcosa nella tasca della sua

tunica nera.

<< Ma padrone… Impiegheremo almeno due albe per raggiungere la Porta delle

Ombre, e poi ci sarebbe il rischio di non poter tornare più indietro. >> replicò

sommessamente Drusio.

<< Mi disturba ammettere che hai ragione, servo. Ma non ha più alcun senso restare

qui, per adesso. Andrò per la via più breve! >> Dicendo ciò, prese dalla tasca una

boccetta contenente del liquido color verde scuro, per poi berne tutto il contenuto.

Poco dopo le sue ginocchia cominciarono a tremare, non erano più in grado di

sorreggere il corpo che inevitabilmente si curvò e Nouck si ritrovò inginocchio.

<< E tu… VERRAI CON ME! >> continuò il mago quasi senza più forze. Prima che

l’effetto del veleno si fosse impadronito di tutto il suo corpo, Nouck fece un gesto

rapido indirizzando il suo braccio verso il servitore e all’istante fuoriuscirono dalla

sua mano una serie di grossi aculei che dopo un breve volo andarono a conficcarsi sulpetto di Drusio, dritti al cuore. Il dolore che il disgraziato provò fu lancinante.

Stentava a crederci… dopo tutto gli voleva bene, Nouck era l’unica persona che si eraoccupata di lui, da sempre. << Ma, padro…ne! >>

I loro corpi si accasciarono sul terreno, privi di vita.

Quando Drusio aprì gli occhi si accorse di essere in piedi in posizione eretta. Non

aveva più il piede sbilenco che lui odiava fin da bambino, e la sua schiena la sentiva

normalmente dritta come un sano giovane della sua età.

Si sentiva smarrito, incapace di muoversi e di parlare. Nonostante il sole fosse ancoraalto, vi era un’oscurità tipica dell’imbrunire e un silenzio innaturale che avvolgeva

tutto… era appena giunto nel Regno di Gaia. Si trovava in superficie all’esterno delle

grotte, l’aveva capito notando i fumi fuoriuscire dal terreno e dalle fenditure dellerocce. Forse erano effettivamente i fumi creati dagli alchimisti nelle profondità delle

gallerie, oppure erano stati creati dalla sua mente per adattarsi a quel nuovo mondo.

Fra i vapori che si alternavano riuscì a scorgere qualcuno non molto distante, che

lentamente si avvicinava camminando in modo strano. Non poteva essere Nouck 

perché la corporatura del mago era più esile. Cercando di osservarlo meglio siaccorse che aveva strani zoccoli al posto dei piedi; parevano quelli di una capra, e

vide che le gambe erano ricoperte da una folta peluria.

Poteva essere una delle tante creature delle tenebre, ma quando ebbe alzato lo

sguardo, Drusio fu colto da un sussulto nel vedere che il busto aveva la forma umana,mentre la testa, dalle orribili fattezze, era imperata da due possenti corna.

Probabilmente l’aveva pensato ogni qualvolta aveva veduto il fuoco negli occhi del

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suo padrone, lo stesso fuoco che vedeva negli occhi di quella creatura. Malgrado ciò

non riusciva ad accettare l’idea che nelle ultime primavere aveva prestato i suoi

servigi al re di tutti i demoni, che si era impossessato del corpo e della mente del suo

padrone. Drusio si sentiva molto confuso, ma non ebbe il tempo di porsi altre

domande, perché improvvisamente il suo essere fu avvolto da un’infinità di raggiluminosi che ruotando in tutte le direzioni gli trasmettevano un’irresistibile

sensazione di benessere, quella sensazione provata lo stesso giorno anche dallo

spirito della principessa Nellarine, sua nemica, ma lui questo non lo poteva sapere.

Egli aveva sofferto, patito, sopportato dolori e umiliazioni per un’intera vita.

Impossibile per lui opporsi a quella beatitudine mai provata prima, che annullava

ogni altra volontà. Continuando a provare quella felicità infinita, decise di lasciarsi

andare, trasportare su verso il cielo, e dimenticare per sempre tutto quello di negativo

che di lui era stato.

Alla vista di quei fasci luminosi che lentamente levavano verso l’alto lo spirito di

Drusio, il signore del male con un balzo repentino cercò di afferrarlo per impedirne

l’ascesa.

<< Non puoi farlo! MALEDETTO TRADITORE! IO TI MALEDICO!>> esclamò a

denti stretti, ma per lui fu troppo tardi. Ormai del suo servo restò soltanto il luccichio

di quei raggi visti da lontano, su nel cielo. A quel punto Satana socchiuse gli occhi e

si dissolse immediatamente nell’aria con l’intento di raggiungere quanto prima le sue

prede.

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IL LABIRINTO DI LUCE

Se la distanza in quel posto avesse avuto un senso, poco più avanti, Nell e Daniel

stavano intraprendendo una direzione molto particolare.

<< Presto Daniel! Prendiamo quel sentiero, ci condurrà all’ingresso di una grotta che

conosco. Vorrei tanto ritrovare un mio caro amico lì sotto… >> Era sicura Nell, che

quel passaggio fra la fitta vegetazione del bosco, conducesse alla grotta dove avevaincontrato il defunto maestro Hiyang. Desiderava così tanto poterlo riabbracciare.

<< Ecco l’accesso al sotterraneo! >> esclamò soddisfatta la ragazza.

<< …l’ennesima conferma che quello non è stato un semplice sogno! Daniel, ora

afferra la mia mano e stringila forte, dobbiamo fare un piccolo salto, qualsiasi cosa

accada non mollare mai la presa intesi? >> Il bambino annuì fiducioso, e i due si

ritrovarono davanti al cespuglio di rovi che nascondeva parzialmente l’ingresso della

grotta. Saltarono agilmente quell’ostacolo, senza la paura di subire alcun tipo didanno  fisico, e ancora una volta Nell si ritrovò a scendere ruzzolando fra piccole

pietre e foglie secche.

<< Tutto bene Daniel? >> chiese la ragazza mentre per istinto, cercava di

ripulirsi l’armatura.

<< Si grazie. >> rispose lui imitandola nei gesti. << La mia spada! >> continuò quasi

colto dal panico non trovando più la sua arma nella cintura. Per il piccolo Daniel era

la cosa più preziosa che gli era rimasta, forse l’unico collegamento con la vita terrena.

Nell capì la sua preoccupazione, sicuramente anche lei avrebbe reagito allo stessomodo. La cercarono insieme, la piccola arma, frugando nel mucchio di terra e foglie

che si trovava davanti ai loro piedi.

<< Eccola! Tieni, custodiscila con cura. La spada è una compagna molto importante:

potrebbe salvare la tua vita… e anche la mia. >> consigliò amichevolmente Nell.

Daniel ringraziò guardandosi intorno. << Ma tu ci sei già stata in questo posto? >>

Lei sospirò stringendo nella mano la medaglietta del suo braccialetto.

<< Sì. Ma solo con la mente. Qui, il terreno era invaso da scarafaggi, insetti… e poi

scorpioni, pipistrelli. Ma tu non aver paura. Ehm, non ti allarmare, insieme possiamo

superare qualsiasi ostacolo! Noi due assieme. >> disse ancora la ragazza.Passarono per una serie di corridoi, scarsamente illuminati da alcune torce fissate alle

pareti, fino a giungere in una sala che di luce ne offriva fin troppa; vi entrarono

cautamente cercando di non far rumore poiché avevano udito una voce che proveniva

dall’interno. Non vi erano lampade o torce ad illuminare quel luogo, erano le pareti

stesse e la pavimentazione ad emettere una misteriosa luminosità, ma era così intensa

da non dar modo di percepire l’insieme.<< Impossibile! Non c’è via di fuga! Sarò condannato a restare in questo posto per

sempre! >> Borbottò qualcuno che giungeva da qualche parte in uno dei lunghissimi

corridoi attigui alla sala.Nell vide la figura di un uomo basso e non tanto giovane, che si avvicinava

strisciando la mano sulla parete più esterna rispetto alla sala.

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<< Maestro Hiyang! Sono io, Nellarine! >> gridò lei senza ancora riuscire a vederlo

in volto, ma neanche quell’uomo riuscì a guardarla, a causa dell’eccessiva intensità

della luce diffusa dalle pareti.

<< La portatrice della testa di lupo? >> chiese meravigliato lo sconosciuto. << La

testuggine aveva presagito la vostra presenza nel Regno di Gaia, ma non avreipensato di ritrovarvi qui lady Nellarine, dico bene? >>

Tutto l’entusiasmo della ragazza, per aver ritrovato il suo maestro, si trasformò in

parziale delusione.

<< Tebe e Tulliano? Siete voi? C’è qualcosa di strano sul vostro volto, siete

cambiati. >>

<< Mio fratello Tebe… Spero tanto che sia rimasto nella nostra dimora, e soprattutto

sia ancora vivo! >> Sospirò, mostrandosi molto preoccupato l’uomo. << Io sono

Tulliano e la diversità che trovate in me, è il mio vero volto, su tutto il viso. Il

maligno ha inviato dei messaggeri di morte nella nostra casa: hanno colpito e sono

fuggiti via senza assicurarsi di aver trafitto entrambi i nostri corpi, seppur in uno solo.

E questo bambino? Come mai lo portate con voi? >> continuò senza distogliere la

mano dalla parete.

<< L’ho incontrato ai confini del bosco. Era solo… ma ora non lo è più! >> rispose

con orgoglio Nell posando la sua mano sulla spalla del ragazzo per avvicinarlo a sé.

<< Perché volevano uccidervi? >> continuò.

<< Probabilmente perché la testuggine parlava della portatrice della testa di lupo,

guidata dal veggente… Ma non amareggiate i vostri pensieri, non sono qui nel Regnodi Gaia, per causa vostra. Così era scritto! >> rispose sorridendo per cercare di

cancellare quel velo di tristezza che vedeva sul viso dell’amica.<< Qui nel regno di Gaia… Ma che posto è questo? Prima ho visto me stessa sotto le

macerie. Dove ci troviamo adesso? >> chiese confusa.

<< Sotto le macerie avete detto? Allora non avete lasciato il vostro corpo a seguito di

un colpo mortale, c’è ancora speranza che voi possiate ritornare indietro dai vostri

cari. Avrete compreso che tutto ciò di noi che vediamo e percepiamo adesso, è

l’essenza dei nostri spiriti: i vostri corpi giacciono da qualche parte sulla terra. >><< Sì Tulliano. Ne ho preso coscienza quando ho capito che la mia mente non poteva

trovarsi nello stesso tempo in due luoghi differenti. Faccio gran fatica ad accettare

tutto questo… >> rispose Nell osservando la sua mano senza alcun apparente motivo.<< Capisco il vostro disagio mia signora, è comprensibile. Ma provate a pensare che

il concetto del nostro essere sia basato sullo spirito, mentre il corpo consideratelo

come un contenitore o “l’armatura dell’anima”. >> le spiegò l’uomo.

Nell guardò Tulliano molto stupita: << Sono le stesse parole che disse il mio maestro

Hiyang proprio in questo luogo… “ Non si vive solo per il corpo, ma si vive con il

corpo per lo spirito. La vita terrena è solo l’alba della nostra esistenza, un giorno

non vi sarà più bisogno del nostro corpo quale protezione…” >> ripetè lei solcando i

meandri della memoria.

<< Il maestro era molto saggio. Il nostro corpo, e quanto altro di materialeconosciamo, può esistere soltanto sulla vita terrena come diceva Hiyang, ed è il posto

da dove noi siamo venuti; lo spirito invece può trovarsi sulla terra, ma anche in molti

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altri regni fatti di spirito stesso. >> continuò l’uomo sforzandosi nel cercare di farsi

comprendere.

<< Lo spirito di Gaia? >> suggerì Nell conoscendo già la risposta.

<< Sì. Nel nostro caso è così, trattandosi della Terra. Sicuramente ci saranno tanti

altri regni come quello di Gaia, così quante terre si possono trovare nel creato. >>disse ancora lui.

<< Tulliano, volete dire che la Terra è viva, e noi, in un certo senso, siamo dentro al

suo spirito? >> chiese la ragazza visibilmente confusa.

<< Non saprei come spiegarlo meglio, ma è così. Non dovete pensare alla Terra

Vivente, ordinaria, fatta di carne, con un cuore e che respira. Immaginate invece

qualcosa in continuo movimento ed in continua evoluzione. Qualcosa che riesce a

controllare la sua naturale esistenza reagendo e mutando il suo essere come risposta a

ciò che accade intorno. E’ come quando un uomo che sente freddo, istintivamente

prende un mantello per coprirsi, per mantenere il suo equilibrio nel corpo e

continuare a vivere. Se impariamo a controllare le nostre entità, possiamo passare

dalla Vita Terrena allo Spirito di Gaia, oppure essere compresenti in entrambi i regni.

Ehm… Mai sentito parlare di fantasmi? >> azzardò Tulliano.

<< Certo! Prima ero molto scettica sulle apparizioni spesso attribuite a persone

defunte, ma adesso comprendo molte cose... >> disse Nell.

<< Sì mia signora. Scusate se vi interrompo ma la vostra gente è in grave pericolo!

Sappiate che Satana ha allungato la sua ombra colpendo la terra nello spirito, e lei

non è più in grado di reagire… morirà lentamente se voi non riuscirete ad impedirlo.Dobbiamo uscire da qui al più presto! >> concluse con un lungo sospiro.

Senza dire nulla, Nell voltò le spalle ai due per raggiungere l’ingresso della salavarcato poco prima da lei e dal piccolo Daniel, ma con meraviglia scoprì che tutta la

superficie della parete si presentava perfettamente liscia e luminosa.

<< Ma non è possibile! Prima siamo entrati da qui. C’era una piccola porta, ne sono

certa! >>

<< E’ impossibile dite? >> ripeté Tulliano sorridendo. << Posto inadatto questo, per

parlare di cose possibili e impossibili. State a guardare... >> Il vecchio saggio siadagiò lentamente sul pavimento, sedendosi con la schiena ritta e le gambe incrociate

su sé stesse, per assumere una posizione di estrema concentrazione. Per un po’ non

accadde nulla e nessuno parlò.<< Ma cosa sta facendo? >> chiese quasi annoiato il piccolo Daniel.

<< Non lo so, aspettiamo ancora un po’. >> rispose Nell con un giusto consiglio.

Lentamente Tulliano si stava spostando verso l’alto, fino ad elevarsi tanto quanto due

zucche, messe una sull’altra. Restò così in quella posizione per pochi attimi. Subito

dopo cadde senza avvertire dolore o disagio.<< Avete visto? >> chiese orgoglioso di sé. << Potreste farlo anche voi due se

veramente lo vorreste. >>

<< Come potremmo riuscirci? E’ una magia? >> chiese lei.

<< Magia? Nooo. Provate a pensare… sulla Terra, quali sono gli eventi che tuttitemono? >> chiese loro Tulliano.

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Nell e Daniel incrociarono i loro sguardi pensando che la risposta più semplice

sarebbe stata quella sbagliata. Preferirono non rispondere.

<< Non lo sapete? Ve lo dico io: dolore e morte! Sulla terra però. Qui saranno presto

dimenticati perché nello Spirito di Gaia, quel tipo di male non potrà arrivare da

nessuno, neanche dal maligno. Però ci sono molti altri modi per colpirci, ostacolarci efarci provare sofferenza. In questo posto, tutto quello che avete veduto fino ad ora, e

tutto ciò che avete fatto di conseguenza, è solo il frutto del vostro attaccamento alla

vita sulla Terra. Voi, camminate, respirate, vedete alberi sentieri e costruzioni, perché

è quello che avete fatto per tutta la vostra esistenza. Anche questo è difficile da

spiegare, ma ora vi mostrate agli altri per ciò che siete stati. Se vi impegnate, se vi

sforzate, se il vostro cuore lo desidera veramente, voi potrete mostrarvi per quello che

realmente vi sentite di essere! E tu piccolo Daniel, essendo legato alla Terra da così

poche primavere, avresti minor difficoltà a realizzare questo. Basta che tu lo voglia!

>> ribadì l’uomo.

A sentir quelle parole, il bambino cercò di assumere la stessa posizione vista poco

prima, sedendosi sul pavimento con le gambe incrociate. Socchiuse gli occhi

stringendo i denti in modo molto evidente, per aumentare la concentrazione, ma il

risultato fu deludente.

<< Hehehe. Alzati piccolo cavaliere. Evidentemente non è proprio quello che vuoi

veramente. Adesso pensiamo ad uscire di qui. >> disse ridacchiando Tulliano.

<< Ecco perché ci troviamo in questo labirinto… Non potendo farci del male, lui ha

pensato di ostacolare il nostro viaggio rinchiudendoci in questo palazzo sotterraneodalle pareti luminose. >> pensò Nell a voce alta.

<< Esattamente così mia signora. Ma un labirinto per essere tale deve avere un’uscitada qualche parte, la stavo cercando prima di incontrarvi. >> spiegò tranquillo il

veggente.

<< Strisciando la mano sulle pareti alla ricerca di un passaggio segreto? >> esclamò il

bambino sicuro di aver capito il fine di quel comportamento misterioso.

<< Non è proprio così Daniel. Le uscite di tutti i labirinti si trovano in uno o più punti

delle pareti periferiche. Bisognerebbe cercare la parete che riteniamo più esterna,posarci la mano e farla scorrere percorrendo tutto il perimetro del labirinto: corridoi,

stanze e cunicoli, senza distogliere la mano dalla parete. Teoricamente, anche

dovendo fare il percorso più lungo, alla fine si raggiunge la facciata con l’uscita. Main questo caso, colui che ci ha rinchiusi qui non si è attenuto alle “regole”, perché

prima di incontrarvi ho terminato il giro completo delle pareti, ma non ho trovato

nessun passaggio, neanche una porta chiusa. Ho paura che siamo rinchiusi in un

luogo senza uscita. Mi dispiace… >> disse Tulliano alzando le spalle in tono quasi

rassegnato.

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La principessa posò la mano sulla spalla del suo amico per incoraggiarlo.

<< Dimmi saggio Tulliano, sei qui nello Spirito di Gaia da così poco tempo… come

fai ad avere tante risposte e a conoscere così tanti segreti di questo luogo misterioso?

>> chiese Nell per distoglierlo da sconfortanti pensieri.

Lui la guardò negli occhi, poi lentamente portò la mano sul lato del viso che sullaterra apparteneva a suo fratello Tebe. << La mia mente ha conoscenza di Gaia perché

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io e mio fratello siamo stati qui molto tempo fa. Furono gli spiriti del bosco ad

aiutarci a ritrovare la strada perduta. >> raccontò lui.

Nell annuì senza commentare, inutile sperare nell’arrivo degli spiriti del bosco. Così

cominciò ad esaminare le pareti luminose più vicine a lei, a toccarle, a cercare di

capire il loro segreto. Poi, osservando gli indumenti di Daniel ancora sporchi dipolvere non pensò più alla composizione e disposizione di quelle pareti, ma alla

collocazione di quel labirinto.

<< Io e Daniel… siamo giunti qui venendo dall’alto. Questo posto è situato nel luogo

che sulla Terra dovrebbe essere il sottosuolo. Se dobbiamo mantenere il confronto

con il mondo terreno, sono sicura che al di là delle pareti esterne si trova solo roccia.

Non è lì che dobbiamo cercare. Controlliamo i corridoi e le stanze verso il centro del

labirinto, forse troveremo qualcosa che ci porterà verso l’alto! >> Disse, rimuginando

tra sé, Nell.

I tre furono colti da un certo entusiasmo e ben presto si ritrovarono tutti mano nella

mano a girare fra corridoi e sale che parevano interminabili. Era Nell ad andare

avanti. Camminava sporgendo il braccio innanzi a lei come se fosse cieca. Con il

perdurare della loro permanenza in quel luogo, la luminosità emanata dalle pareti si

rivelò più tenue, ma essendo illuminate tutte le facciate, non esistevano ombre

singole e ben definite: diveniva molto difficile stabilire l’inizio, la fine, o anche

soltanto la disposizione di un corridoio e di un qualsiasi altro ambiente formato da

quelle strane pareti.

<< Un momento! Torniamo indietro. >> Tulliano e Daniel furono quasi trascinatidalla ragazza nel corridoio appena percorso, perché aveva notato qualcosa di strano.

<< Le ultime due stanze che abbiamo visto sono uguali. Uguali solo nelle dimensioni:la parete frontale di questa ha una luminosità differente, più scura. Guardate! >>

esclamò la giovane.

I tre si avvicinarono lentamente verso quel lato della stanza che pareva essere diverso

da tutte le altre. Nell sfoderò la spada sporgendola in avanti per evitare di toccare

direttamente quella parete più scura, ma arrivata a poca distanza si accorse che la

differenza di luminosità era dovuta a strane strisce luminose orizzontali, e la lamadella spada vi passò attraverso.

<< Sono scale! Guardate il soffitto è aperto da quella parte! >> disse ancora.

Daniel gioì ridendo a voce alta, ed anche Tulliano fece un sospiro di sollievo. Primache il luogo subisse altri cambiamenti, tutti salirono le scale in modo veloce e con

non poche difficoltà. Si ritrovarono in una profonda galleria illuminata da perenni

torce poste su alti paletti piantati sul terreno, che a percorrerla dava una sensazione

confusa: più si avanzava e più le pareti si distanziavano fra loro ingrandendosi

sempre di più. Di lì a poco, lo spazio libero intorno a loro divenne così ampio che nonfurono più in grado di vedere il soffitto e le pareti circostanti; solo grandi massi dalla

forma irregolare ed ampie voragini sul terreno che rendevano difficoltoso il

cammino.

<< E’ questa la via giusta? >> Domandò Nell nonostante già conoscesse la risposta.

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<< Non saprei con certezza. La Collina della Speranza non si trova in superficie,

almeno possiamo dire di essere nel luogo giusto. >> Rispose il saggio cercando di

mantenere un certo entusiasmo.

I BAMBINI DI DARLEM

In Pangoria le campane delle vedette non smettevano più di suonare. Le creature

mostruose provenienti dal bosco e dal sottosuolo, con il loro aggregarsi lento e

interminabile, avevano già da qualche tempo occupato tutta la radura di fronte alla

breccia sulle mura. Guardandole dalla città, parevano essere di un numero infinito.

Soldati e cittadini, con l’aiuto di rudimentali argani e grandi carrucole, cercavano di

ostruire il passaggio con grossi massi e parti delle stesse mura. Dovevano fare infretta.

Nel palazzo di comando, il corpo di Nell era stato adagiato su uno dei letti nella

stanza adibita a dormitorio degli ufficiali. Aveva qualche ferita sulla schiena, ma laposizione da lei assunta prima che crollasse l’impalcatura, le aveva risparmiato il suo

splendido viso. Al suo fianco vi erano Cliff, Gilbert, ed alcune donne che cercavano

di occuparsi di lei. Sethium si sistemò vicino alla finestra per osservare Nell ma

anche per controllare la situazione intorno alle mura.

Improvvisamente si udirono dei passi, qualcuno varcò la porta senza parlare. Quando

Cliff ed il figlio alzarono lo sguardo, videro Kidius e Daneta che sostenevano per lebraccia il veggente visibilmente provato. Aveva il torace fasciato con delle bende

sporche di sangue, una metà del viso era deforme e violacea.<< Fate sedere i saggi, presto! >> esclamò il capitano Cliff balzando in piedi. Poi si

avvicinò lentamente osservando l’uomo in volto.

<< Maestri Tebe e Tulliano, vi sentite bene? Cosa vi è successo al petto? E al vostro

viso? >> L’uomo respirava affannosamente, era ben evidente il dolore insopportabile

che provava anche facendo i minimi movimenti.

<< I messaggeri della morte! Li chiamano “esploratori delle tenebre”: si spostano

nell’ombra e riescono a percorrere lunghe distanze in tempi molto brevi.Probabilmente volevano ucciderci entrambi, ma hanno colpito solo lo spirito di

Tulliano. L’ultima profezia della testuggine si sta compiendo... >> rispose l’uomo.

Seguì una serie di colpi di tosse che gli impedivano di respirare.

<< Cosa diceva l’ultima profezia? >> domandò Gilbert anticipando la curiosità di

tutti i presenti.

<< La portatrice della testa del lupo… >> profferì osservando il corpo di Nell disteso

sul letto.

<< Sarà condotta dal veggente nel regno di Gaia, e in quel luogo il male sarà

rimandato nelle tenebre, così come accadde centinaia di primavere passate. Vedo

che lei è ancora viva… Ci sono buone speranze che il suo spirito ritorni nel corpo a

cui appartiene. >> constatò il veggente.

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<< Lo spirito di mia sorella ha lasciato il suo corpo? Impossibile! E poi, se così fosse,

dove si trova adesso? >> contestò il ragazzo visibilmente agitato.

<< Impossibile dici? Avete mai sentito parlare dei vagabondi delle stelle? Leggende

di popoli molto lontani fra di loro che parlano allo stesso modo di uomini e donne che

lasciano temporaneamente il corpo per viaggiare con lo spirito in una nuovadimensione per combattere il male. E non sono solo leggende. Ci sono molti modi per

allontanarsi con lo spirito dal proprio corpo, purtroppo per la vostra cara il destino ha

scelto quello fra i più pericolosi. Ora lei e Tulliano si trovano in un luogo senza

materia: il regno degli spiriti, per capirci meglio. Da qui, non c’è nulla che voi

possiate fare per aiutarla… Solo aspettare e pregare, se lo volete. >> disse ancora

Tebe. A sentire quelle parole, Gilbert fece un gesto di rabbia, ma poi ritornò a sedere

dov’era prima, accanto alla sorella.

Nei meandri delle profondità dello spirito di Gaia, Nellarine, Tulliano e il piccolo

Daniel proseguivano il cammino seguendo un sentiero che pareva li conducesse

sempre più in basso. Daniel che camminava stringendo la mano della sua amica,

sbadatamente notò un bambino più piccolo di lui che li stava spiando. Era nascosto

dietro la fenditura di una parete rocciosa. Entrambi si scambiarono un timido sorriso,

poi il piccolo sparì nel buio.

<< Nell, mi è sembrato di aver visto un bambino lì dietro. >> disse sottovoce Daniel,

indicando col dito la roccia. Non ebbero neanche il tempo di arrivare nel punto

indicato, che altri bambini furono visti dai tre amici. Alcuni sbucarono da dietro i

massi e rocce sparse ovunque in quel luogo; molti altri apparvero dall’oscurità e siavvicinarono lentamente. Parevano avere età diverse, e non vi era modo di

distinguere il colore della loro pelle perché il loro corpo emetteva una fioca luceazzurra, come quella emessa dalle donne incontrate da Nell appena giunta nel Regno

di Gaia. Ai loro occhi sembrarono timidi e spaventati, ma ben presto acquisirono un

certo coraggio e tutti assieme si avvicinarono in cerchio, quasi a circondarli.

<< Fame! FAMEEE! Abbiamo fame! >> si sentiva gridare e implorare da più parti.

Erano in tanti, tutti col volto segnato dalla sofferenza. Nell si accorse di aver paura.

Erano solo bambini, ma lei aveva paura e non sapeva cosa fare. Improvvisamentequalcosa scosse il terreno sotto i loro piedi, e da una piccola crepa fuoriuscì del fumo

intenso e scuro. Tutti i bambini indietreggiarono di alcuni passi, come se già

sapessero che quel vapore nero rappresentava qualcosa di negativo. Anche NellTulliano e Daniel si allontanarono senza distoglierne lo sguardo, pareva che dal fumo

prendesse forma una figura umana, o quasi…

Due possenti corna e l’aspetto mostruoso annunciarono il suo arrivo.

<< E’ il maligno! >> esclamò Tulliano spingendo indietro gli altri due per

allontanarli ulteriormente da lui. Nell si liberò dalla debole presa, sguainandoinutilmente la sua spada per affrontarlo.

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<< La principessa di un regno che domani non esisterà più… >> disse il demonio

mantenendo lo sguardo verso il basso in attesa che i fumi si disperdessero. Ne seguì

quello che poteva essere un lungo respiro, e poi silenzio.

<< Cosa cerchi da me? Lasciaci in pace e vattene! Non potrai farci del male qui nelRegno di Gaia. >> replicò la ragazza.

<< Vedo che il vecchio saggio ti ha istruita molto bene. Però, potrei fare in modo che

sia uno dei tuoi compagni ad ostacolarti. Ad esempio evocando il mostro più potentee spaventoso che lui conosca: Hidryral, il più possente dei draghi! Vero? Piccolo

Daniel? >> affermò crudele l’orrida apparizione.

Il bambino fu colto dal panico, e visibilmente impaurito cercò protezione dietro la sua

amica Nell. Aveva il terrore di quella creatura fantastica, così come del buio. Digiorno, nella sua vita terrena, andava a caccia di lucertole, considerandole dei piccoli

draghi, proprio per vincere quella paura.

<< Oppure… >> proseguì il maligno << Riversare su di te la vergogna e l’imbarazzo

che provava il tuo amico saggio, quando mostrava il suo volto deforme… >> A quel

punto Tulliano cominciò a scuotere la testa per negare quanto quell’essere malefico

minacciava di fare. La sua bocca socchiusa sussurrava parole incomprensibili e

pareva che la ragione lo stesse per lasciare.

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<< E potrei continuare anche con te mia signora. >> Lui si avvicinò lentamente quasi

sorridendo. << Sai benissimo che qui non serve, riponi quell’arma sono venuto per

parlare. >>

<< E sia. Ma sappi che non scenderemo mai a patti con te! >> replicò Nell

abbassando la spada senza riporla nel fodero.<< Principessa Nellarine… >> disse il malvagio. << Tu, il tuo spirito… ha qualcosa

di molto speciale. Quel giorno, con la tua rinascita, hai acquisito l’essenza del bosco,

della natura. Così come accadde con i tuoi amici venuti dal cielo. Avete poteri

straordinari in questo regno.

Potremmo fare grandi cose io e te, ma con quei tre mezzi uomini no… non

riuscirebbero a capire. Agiscono ciecamente per il volere di colui che li sovrasta.

Obbedire… non sanno fare altro!

Con te è diverso, sei signora e padrona delle tue decisioni, e del tuo destino. Noi due

abbiamo molto in comune… Ogni cosa che vorrai sarà tua se accetterai di stare al

mio fianco. >> azzardò sorridendo.

<< Non osare mai più paragonarmi al tuo essere malvagio e criminale! Come puoi

pensare una cosa così assurda? >> rispose Nell senza la minima esitazione.

<< Malvagio dici? Criminale? >> dopo quella risposta, improvvisamente il demonio

divenne irrequieto. Sospirando profondamente voleva prender tempo per pensare a

come agire senza perdere il controllo.

<< CRIMINALE HAI DETTO? >> guardò intorno scrutando fra i bambini che erano

rimasti in quel luogo; si avvicinò verso un gruppetto di loro e delicatamente afferrò lamano di una piccola bambina invitandola ad avvicinarsi a Nell ed ai suoi compagni.

<< Aveva non più di quattro primavere… >> continuò Satana. << Sai com’è giuntafin qui? Un gruppo di soldati comandati da un certo capitano Cliff, per stanare dei

ribelli barricati in una fattoria, ha preferito distruggere tutte le case colpendole da

lontano, con dei trabucchi.

Sì certo, l’hanno fatto per una giusta causa… E tu? Dove ti trovavi mentre questa

bambina innocente compiva l’ultimo suo respiro sotto le macerie? Non lo ricordi?

Te lo rammento io: eri nella tua fattoria. Giocavi con tuo fratello a fare i soldatini! >>Lasciò poco garbatamente la mano della piccola e si diresse verso un altro gruppo di

bambini. Il rimorso corrodeva velocemente l’animo di Nell, ora non aveva più il

coraggio di guardare in faccia colui che parlava.<< Dotrin? Dove sei piccolino? >> Tutti i bambini erano terrorizzati dalla sua

presenza, ma Satana cercava di mantenere un atteggiamento gentile con loro,

nonostante fosse adirato.

<< Ah! Eccoti qui. Vieni, fatti vedere dai nostri amici… >> Era un bambino di sette

primavere. Più basso dei bambini della sua età, appariva esile e debilitato.<< Il nostro Dotrin invece, ha lasciato sulla terra la sua sorellina che gli voleva tanto

bene, ora lei è rimasta tutta sola; i genitori li avevano già perduti ad opera di un

attacco alla loro casa da parte di quelle guardie corazzate di nero. Com’è che si

chiamano? Ah si, gli “auroniti”. Era la sera dell’ultimo solstizio d’estate… Dotrin hasmesso di respirare perché erano molti giorni che non toccava cibo. Troppi per un

bambino così piccolo. E’ spirato per la fame e per il freddo… strano a dirsi in una

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sera di fine primavera. E sapete dove si trovava la nostra principessa Nellarine, figlia

di re Bartolomeo, che ama tanto i suoi piccoli sudditi? Era a banchettare con i suoi

genitori e tanti amici! Festeggiava l’arrivo del nuovo anno mangiando il bue più

grasso e bevendo il vino migliore… Come vedi, abbiamo qualcosa in comune: siamo

tutti un po’ criminali, mia cara. >>Nell lasciò scivolare la spada dalla mano. In pochi attimi aveva perso tutta la stima

che aveva di se stessa, lui diceva il vero. Non aveva mai provato così tanta vergogna

e ora odiava e disprezzava tutto ciò che era stata lei sulla terra.

<< E’ più saggio parlare con coscienza, mia signora. Aprir bocca con rabbia molte

volte offusca la ragione.

Per quanto mi riguarda, questo è il mio ruolo: sono il portatore del male… Ma

qualcuno deve pur esserlo!

Ed ora, se ancora ritieni di essere una giusta, restituisci loro quello che chiedono! >>

Detto ciò il maligno si avvicinò ad una crepa nel terreno. Divenne fumo scuro e così

com’era venuto sparì, per ritornare nel profondo delle tenebre.

Nel frattempo quei bambini si avvicinarono ai tre ritornando a chiedere di essere

sfamati.

<< Che cosa volete da noi? Non abbiamo cibo da darvi! >> Esclamò Tulliano

chiaramente preoccupato.

Una bambina apparentemente più grande degli altri, si fece avanti indicando con

l’indice la principessa. << Lei! Sarà lei a sfamarci, vogliamo bere il suo sangue! >>

Daniel sempre più impaurito si avvicinò al saggio, c’era qualcosa che non capiva: <<Perché vogliono solo il sangue di Nell? Potrebbero prendere anche il nostro. >>

chiese intimorito.<< Anche questo è opera di Satana! Cerca di confondere la principessa, e sembra che

ci stia riuscendo. >> rispose Tulliano che nel frattempo aveva raccolto la spada di

Nell.

<< Prendete mia signora. Avete una missione da portare a termine. Probabilmente

questi bambini sono il frutto di un inganno, ma questo non lo possiamo sapere. >>

Nell accettò la spada ma in cambio consegnò al saggio la grossa ghianda.<< Proseguite voi, io non vengo! Basta con l’indifferenza. Se questi bambini hanno

sofferto e se sono qui è anche per colpa mia. E’ giusto che io paghi: avranno il mio

sangue! >> Fece il gesto di posare la lama sulla parte interna del suo polso, ma fuimmediatamente fermata da Tulliano.

<< NOOO! NON FATELO! Riflettete mia signora: che senso avrebbe cibarsi in

questo posto? Se accettate di vostra volontà, nel privarvi di quella che era la vostra

linfa vitale sulla Terra, sarete risucchiata nel regno degli inferi. Ed è questo che lui

vuole! >><< Comunque sia, non troverei mai il coraggio di lasciarli un’altra volta da soli. Ma

non capisci? Tulliano, quello che ha detto lui è tutto vero. Io sapevo! Sapevo degli

orfani nel villaggio di Darlem! Mio padre mi ha impedito di agire, ma io non mi sono

ribellata! Ho abbassato la testa e mi sono illusa che qualcun altro avrebbe fattoqualcosa al posto mio. Forse chi sapeva avrà pensato la stessa cosa, ma è stata la

condanna a morte di quel piccolo, e chissà di quanti altri. Nascere ricchi o ben agiati

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e voltare le spalle ignorando chi ha bisogno… che giustizia è mai questa? Chi sono io

per decidere della loro vita? Adesso lo sento! Sento gridare il loro silenzio e come

un’eco che chiede vendetta, mi perseguiterà ovunque! >> disse Nell costernata.

Tulliano afferrò la spada dalla mano della ragazza e l’allontanò da lei cercando un

po’ di tempo per riflettere.<< Pensi che il tuo sangue sazierebbe tutti questi bambini? E domani? Avrebbero

ancora più fame! Dobbiamo trovare il modo per dar loro da mangiare ogni giorno,

come avviene normalmente sulla terra. >> continuò il vecchio.

<< Come avviene normalmente sulla terra… >> Ripeté inconsciamente Nell.

Improvvisamente la ghianda che Tulliano stringeva nella mano s’illuminò di azzurro

e così gli occhi di chi la osservava. Quella fioca luminosità diede luce anche alla

mente della principessa, donandole una speranza e forse, anche una soluzione.

<< Non saprei perché, ma sono sicura di fare la cosa giusta >> disse lei.

Passando fra i bambini, cercò un punto dove il terreno era più morbido e con l’aiuto

di una pietra scavò una piccola buca.

<< Tulliano mi daresti la ghianda? Ed anche la mia spada, ti assicuro che non voglio

più farmi del male. >>

Il saggio acconsentì e Nell restando in ginocchio, con la lama della spada tagliò

lentamente la punta di quel frutto speciale. Un piccolo frammento fu fatto cadere

nella buca, e immediatamente coperto di terra, fino a farlo scomparire.

<< Solo qualche goccia! >> esclamò lei tagliando leggermente il palmo della sua

mano.<< Come avviene normalmente sulla terra… >> ripeté ancora una volta a Tulliano.

Bastarono solo alcune gocce del suo sangue, proprio nel punto dov’era stato copertoil frammento di seme, e misteriosamente quel tratto di terreno tremò per qualche

istante annunciando un avvenimento prodigioso. Tutti i presenti si allontanarono per

osservare a distanza, una piccola pianta che continuava a crescere a vista d’occhio.

Poco dopo divenne un albero dal grande tronco e dai suoi lunghi rami spuntarono dei

grossi frutti rossi. Tutti i rami ne erano così pieni ed appesantiti, che il peso eccessivo

piegò le loro estremità verso il basso cosicché tutti i bambini ebbero modo diraccoglierli e mangiarli.

<< Hai l’essenza della natura… Ciò che diceva il demonio era verità! >> esclamò

sorridendo il vecchio saggio.<< Mangiate quei frutti e dei semi che ne resteranno fate crescere altri alberi… E così

sia! Tulliano, è anche verità la continua volontà di Satana di ostacolarci! Meglio

muoversi immediatamente, lui non tarderà a farsi rivedere! >> affermò la ragazza.

Nell prese Daniel per la mano e si allontanarono da quel triste luogo, intenzionati a

raggiungete la collina della speranza nel più breve tempo possibile.

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L’ESSENZA DELLA NATURA

Proseguirono a passo svelto, seguendo un lungo sentiero che si districava fra grosse

crepe e spaccature, fino a giungere ad un avvallamento dove la strada pareva ostruita

da terreno fangoso.

<< Non mi piace! >> disse Nell storcendo il muso. << E poi quelle piante così verdi e

rigogliose in questo posto dove tutto sembra senza vita… >>

Decisero di proseguire lentamente, verificando di volta in volta con la spada i punti in

cui il terreno sotto il fango si presentava più solido.

<< Guardate! Quelle piante si stanno muovendo! Raggiungiamo l’altra sponda infretta, è una trappola! >> Esclamò Tulliano che procedeva per ultimo nella fila.

Molto rapidamente le piante si avvicinarono al gruppo, attorcigliando le loro punte

intorno alle gambe di Nell. Tutti i tentativi per liberarsi tranciando quei piccoli ramiflessibili furono inutili. In poco tempo la ragazza non poté più muoversi.

<< Prendila tu! E’ evidente che Satana vuole me… cercherò di trattenerlo. Voi

proseguite per la Collina della Speranza, non abbiamo altro tempo! >> Consegnò al

saggio la magica ghianda, e prendendo Daniel per un braccio, lo invitò a seguire il

suo amico.<< Tulliano ti prego, prenditi cura del bambino e promettimi che farai di tutto per

proteggerlo! >> disse ancora lei.

Il piccolo cercò di opporsi a quella decisione per lui così ingiusta, ma fu trascinato

via velocemente dal saggio, perché avevano notato delle strane creature emergere dalfango.

<< PRESTATE ATTENZIONE PRINCIPESSA! >> esclamò Tulliano mentre

continuava a camminare all’indietro per mantenere lo sguardo su di lei. << Sono

sanguisughe giganti! Lui sta cercando ancora una volta di prendere il tuo sangue per

trascinarti nel regno degli inferi. Mantieni la calma e impegnati a pensare che tutto

ciò è solo opera del demonio! Guarda: ora siamo sul sentiero ma le nostre vesti non

sono sporche di fango. Quelle piante, quelle creature, non appartengono al Regno di

Gaia. E’ un maleficio del maligno per trascinarti nell’oscurità delle tenebre! Opponiti,

reagisci! Ricorda che qui non potrà farti del male contro la tua volontà! >>Benché quelle parole fossero così incoraggianti, Nell agì come avrebbe fatto nella

vita terrena: cercò di liberarsi da quelle creature colpendole con la lama della spada.Ma erano troppe per lei che era già impedita nei movimenti delle gambe. In poco

tempo quei viscidi parassiti si attaccarono su gran parte del suo corpo; oltre al sangue

stavano risucchiando anche ogni sua volontà.

<< Fuggite finché siete in tempo! Io… io mi sento debole, non riesc… >> farfugliò

sempre più debolmente la ragazza.

<< NELL! NOOO! >>

Lì sul sentiero, il vecchio saggio faceva fatica a trattenere il piccolo Daniel cheimpugnando la sua spada di legno cercava di liberarsi per salvare la sua amica.

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<< Piangi pure piccolo mio, e preghiamo insieme affinché l’Altissimo riesca a

riprendersi l’anima della nostra principessa. >>

Nell sprofondò nel fango, e con lei anche quelle creature che avevano succhiato il suo

sangue ed ogni sua speranza.

<< Vieni principessa Nellarine… Lasciati andare, vieni da me... >> La voce delmaligno risuonò nella sua mente in modo ipnotico e continuo. Nonostante la

consapevolezza di conoscere le intenzioni ostili di Satana, per lei era molto difficile

opporsi.

Nello stesso momento Sethium, che si era intrattenuto nella stanza dove era vegliato

il corpo di Nell, ebbe un sussulto ed una percezione negativa.

<< Ci sta lasciando! >> esclamò molto preoccupato. Nessuno osò chiedere

spiegazioni. Lui si avvicinò inginocchiandosi davanti a lei e con le sue grandi mani

avvolse quelle di Nell che già stringevano la grossa ghianda, coprendo parzialmente

quel magico contatto con i suoi lunghi capelli color del grano maturo.

<< Principessa mia dolcissima… Non ti arrendere, lo spirito della natura è con te e in

te. Recupera tutte le tue forze, rialzati e combatti! Pretendi con fermezza ciò che

desideri perché è cosa giusta. Tu sei l’ultima speranza per un mondo migliore, le vite

di tanti uomini dipendono tutte da te, non li deludere! >> Improvvisamente i capelli

che accarezzavano le loro mani, si illuminarono di azzurro: la ghianda e Nell avevano

ascoltato le sue parole.

<< Allontaniamoci piccolo Daniel! E’ tutto inutile. Restare qui è molto pericoloso.

Andiamo! >> Nonostante Tulliano cercasse di trascinare via il bambino, Danielriusciva a divincolarsi e ritornare dove finiva il fango e cominciava il sentiero.

<< Guarda il fango… sta diventando più duro qui. >> osservò il piccolo battendoci

sopra la sua spada. << E’ stata Nell a farlo, ne sono sicuro! >> continuò il piccolo con

un certo entusiasmo mentre si asciugava le lacrime. Lui continuò a battere la sua

bacchetta di legno sul fango indurito, e gradualmente strani raggi luminosi

fuoriuscirono fra le crepature appena formatesi. Dal centro della zona fangosa emerselentamente una grossa sfera di luce circondata da vari strati di fumo bianco che

giravano intorno ad essa. Si elevò verso il cielo per poi restare sospesa nell’aria.

Tulliano e Daniel raggiunsero velocemente una roccia poco distante, dietro la quale sinascosero per assistere a quel misterioso prodigio. Nonostante il cielo fosse sgombro

da nubi, un improvviso fulmine piombò sulla sfera luminosa dalla quale subito dopo

cascò giù una sanguisuga contorta e aggrovigliata su se stessa. Altri fulmini dalle

lunghe ramificazioni si scagliarono sulla sfera, tanti quante erano le sanguisughe

ancora attaccate al corpo di Nell. Una ad una caddero sul terreno dove in poco temposvanirono senza lasciare alcuna traccia. Poco dopo, luce e fumi andarono

dissolvendosi e gradualmente dalla sfera luminosa apparve la principessa Nell che

scese lentamente giù fino a posarsi sulla zona fangosa ormai indurita.

<< Ha imparato a volare… >> bisbigliò Daniel quasi incredulo. << NELL! SIAMOQUI! CHE BELLO RIAVERTI CON NOI! >> Pieno di entusiasmo lasciò il saggio

dietro la roccia e le corse incontro. Si abbracciarono e restarono così per un po’.

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<< La vostra felicità nel ritrovarci, è anche la mia. Grazie per esserci! >> Disse lei.

Senza ulteriori commenti, Nell allontanò con un gesto i suoi amici e dopo alcuni

istanti di concentrazione cominciò a saltare goffamente per due, tre volte.

<< Non ci riesco! Non capisco come io sia riuscita a volare… >> disse Nell.

Daniel prese la sua mano invitandola a proseguire nel cammino.<< Evidentemente non è proprio quello che vuoi veramente in questo momento. >>

disse il piccolo cercando di imitare la voce del saggio.

<< Oppure … >> continuò Tulliano << Il tuo spirito non è ancora pronto a governare

così tanta potenza. E’ evidente che hai il potere straordinario di evocare eventi della

natura, ma lo fai inconsciamente. Questo è un grande dono, usalo con saggezza

mettendo da parte rabbia e rancore, ricorda che hai nelle mani un bene che è di tutti.

Se riuscirai a integrarti armoniosamente con lo spirito di Gaia, potrai usare questo

potere anche per colpire il male sulla vita terrena. >>

Nell annuì, ma in cuor suo continuava a chiedersi: perché proprio lei?

Proseguirono per quello che da un piccolo sentiero, gradualmente, si trasformò in una

grande strada che pareva esser stata segnata dal passaggio di innumerevoli cavalieri,

soldati ma anche contadini e semplici cittadini, tutti diretti verso un’unica

destinazione.

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<< Le due grandi colonne! Finalmente! >> Esclamò Nell con molta soddisfazione.

Per un attimo si fermò a guardare quell’ampia area che si presentò ai loro occhi dopo

che la via da loro percorsa ebbe girato intorno ad un’altura. Innumerevoli stradine e

sentieri provenienti da ogni direzione, convogliavano tutti in quella radura deserta edue gigantesche colonne in pietra, segnavano l’inizio di una strada lastricata che

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Ma il giullare continuava ad avvicinarsi mostrando le lunghe lame affilate. Lei spiccò

un lunghissimo salto che coprì la distanza di più di dieci uomini, per piombare con la

spada proprio sulla sua testa. La lama trapassò vesti e paglia senza difficoltà,

riducendo il giullare in due parti separate. Nell provò a toccarne i resti con la punta

della lama, ma improvvisamente quelle due metà si trasformarono in altri duefantocci di giullari che lentamente si misero in piedi.

<< Un altro maleficio! Presto scappate verso la parte più alta della collina! Io

cercherò di trattenerli! >> gridò ai suoi due compagni.

Fu Daniel a strattonare Tulliano questa volta, per costringerlo a seguirlo, il saggio

pareva essere stregato da quella misteriosa risata. Continuava a tremare e non riusciva

a muoversi. Gradualmente il cielo diventò ancora più scuro, tutta la zona fu coperta

dalla maledizione del giullare: guardandosi intorno, Nell e Daniel, videro che da ogni

albero pendeva un fantoccio, e in poco tempo ognuno di essi si liberò dalla corda per

scendere giù e raggiungere Tulliano.

<< NELL! >> gridò Daniel. << TULLIANO NON VUOLE MUOVERSI! STA

PIANGENDO! >> E piangeva anche lui.

La principessa faceva fatica a farsi strada fra gli innumerevoli fantocci che le

andavano incontro. I giullari colpiti e tagliati dalla sua spada, continuarono a

moltiplicarsi e così in pochi attimi, ne fu circondata.

<< SCAPPA DANIEL! Fuggi via, nasconditi! >> Il bambino obbedì lasciando il

saggio rannicchiato sul terreno per raggiungere velocemente la strada che portava

verso la sommità della collina. Nell voleva andargli incontro, sentiva che in quelmomento il piccolo aveva immensamente bisogno di lei, ma capì che era quasi

impossibile. Decise di affrontarli con determinazione, così come le suggeriva il suoistinto ancora troppo legato alla vita terrena. Colpi di spada assestati con precisione,

salti con calci e spintoni, movimenti veloci e schivate magistrali, ma fu tutto inutile. I

fantocci erano troppi ed ogni momento che passava ne arrivavano sempre di più.

<< Non può finire così! >> Esclamò fra sé.

In quel momento aveva un solo desiderio più importante di tutti: spazzare via l’orda

di fantocci per proteggere il suo piccolo amico. Lo desiderò con tutte le sue forze.<< AAAHHH! NOOO! >> Come ultimo gesto disperato, roteò a vuoto il braccio che

impugnava la spada, e con esso tutto il suo corpo. Magicamente dal braccio stesso si

alzò una piccola folata di vento che travolse tutti i giullari intorno a lei. Furonoscagliati poco distante, ma ben presto si rialzarono e ritornarono lentamente ad

attaccarla. In un primo momento Nell rimase incredula, aveva sentito dentro di sé una

forza straordinaria che era riuscita a dominare orientandola con la mano. Ripose la

spada nella cintura e attese con un po’ di timore che i fantocci si avvicinassero. Poi

ripeté parzialmente il gesto di roteare il braccio intorno al suo corpo come se stesseper lanciare qualcosa: un’altra folata di vento si levò a spirale, che travolse e

scaraventò i giullari lontano da lei. << Daniel… DANIEL STO ARRIVANDO! >>

Muovendosi con agilità e destrezza riuscì a sfuggire agli innumerevoli nemici che

continuavano ad arrivare da ogni direzione. Il bambino era quasi circondato, mafortunatamente non era stato ancora colpito.

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RE BARTOLOMEO

<< Principessa! >> esclamò Sethium che stringeva la mano del corpo di Nell,

nella vita terrena.

<< Il suo cuore batte più forte, sento che è di nuovo in pericolo! >> Fece il gesto di

mettere la mano sulla sua fronte, ma fu interrotto dal rumore della porta della stanza

che fu aperta e sbattuta con vigore contro il muro da un auronita armato di spada.

Subito dopo accederono altri tre auroniti, e senza dire alcuna parola controllarono chefra i tendaggi, sotto i letti e dietro i pochi mobili, che oltre ai presenti non vi fosse

nessuno. Dopo che la sala fu ispezionata, i tre accennarono al soldato sulla porta che

quel luogo era sicuro.<< ARRIVA IL RE! >> gridò quest’ultimo. I presenti si alzarono in piedi, e quando

sua maestà, accompagnato dai suoi ufficiali entrò nella sala, tutti s’inginocchiarono.

Il re indossava ancora la nera armatura da auronita. Erano evidenti i simboli e le

incisioni regali color oro, sulle lamine nere all’altezza del petto, che evidenziavano la

differenza con le armature da semplice soldato auronita; ma erano anche ben evidentigli ammaccamenti e le scalfitture sulle stesse lamine, che raccontavano delle

numerose battaglie a cui egli stesso aveva partecipato e vinto.

<< Nadila… Bambina mia. >> disse con voce tremante. << Mi chiedo se un giorno

saprai perdonare tuo padre… Il re a capo dell’esercito più potente di queste terre, chenon è riuscito a proteggere la sua unica figlia. >> Lui si avvicinò al corpo di Nell

accarezzandone la guancia. << Sei cresciuta, e sei divenuta una donna bellissima. La

mia principessa! >> continuò con un sorriso malinconico.

<< Mio signore… >> disse il capitano Cliff avvicinandosi al letto.

<< No Cliff. Tu non hai colpa. Noi… Io ti ringrazio perché hai fatto di lei una donna

forte, coraggiosa e giusta. Spero che la sorte tornerà a sorriderci, ne abbiamo bisogno

tutti… Ma ora mettimi a conoscenza di ciò che ignoro su mia figlia, e su tutta questa

vicenda. >>

Cliff respirò profondamente guadagnando qualche istante prima di parlare.<< Vostra figlia, la principessa Nellarine o meglio, il suo spirito, sta combattendo

contro colui che ha evocato le creature delle tenebre e mira alla distruzione di tutti gliuomini. Le entità del bosco le hanno affidato una missione molto importante ed ora

lei è in viaggio nel regno degli spiriti per portarla a termine. Vi chiedo di prestare

fiducia a quanto vi ho detto, mio signore. >> disse Cliff con ossequio.

Il re aveva tante altre cose da chiedere: in primo luogo per conoscere la sorte della

principessa, ma anche il destino della sua gente e del suo regno.

<< Come potrei non crederci? I miei occhi hanno assistito a molte delle atrocità

compiute da quelle bestie, e sicuramente non appartengono a questo mondo… >>Mentre parlava, si accorse che le palpebre di Nell stavano tremando in modo moltoevidente.

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<< I suoi occhi! Tremano! Si sta risvegliando! >>

Sethium ritornò a stringere le mani della ragazza, così come aveva fatto prima.

In quello che percepì toccando la principessa, non trovò nulla di buono.

<< No, no no! Coraggio Nell resisti! >> Improvvisamente si alzò in piedi ed osservò i

presenti, senza parlare. Tutti lo guardavano in attesa forse di un suo prodigio, ma cosìnon fu. Sethium si avvicinò a Gilbert, gli sfilò il pugnale dalla cintura e con uno

spintone lo allontanò per un momento.

<< NOOO! FERMATELOOO! >> Le guardie pensarono ad un attentato al re, ma

Sethium in pochi attimi sollevò una delle foglie della corazza che copriva il suo petto,

e con un gesto fulmineo si trafisse all’altezza del cuore. Le sue ginocchia non furono

più in grado di sorreggerlo, batterono sul pavimento, e subito dopo anche il suo corpo

si accasciò.

<< NOOO! Cosa hai fatto?! >> gridò Gilbert mentre sollevava Sethium per posarlo

sulle sue ginocchia.

<< E’ passato nel regno degli spiriti per correre in aiuto alla principessa. >> lo

tranquillizzò Tebe. << Non disperare per lui ma sii fiducioso, figliolo. Questo… non

è mai stato il suo mondo, nel regno degli spiriti lui diverrà ancora più forte, saprà

condurre Nellarine su quella sacra collina. >> continuò il saggio.

Il corpo di Sethium fu deposto su uno dei letti presenti nella sala e la sua spada

sistemata con la lama rivolta verso i piedi, in modo che potesse essere impugnata

dalle sue mani.

<< A vederli così, sembra che dormano… >> Disse Gilbert per rompere il silenzio.Cliff si avvicinò a lui posandogli la mano sulla spalla << Torneranno >> gli disse.

Poco dopo, dal lungo corridoio, si udirono i passi di qualcuno che si stavaavvicinando velocemente.

<< SUA MAESTA’! SUA MAESTA’! >> Entrò nella sala un giovane auronita che a

causa della lunga corsa, respirava affannosamente e faceva fatica a parlare.

<< Mio signore! Quelle bestie hanno attaccato le mura dalla parte della breccia! Sono

tantissime e continuano a giungere da ogni direzione. E poi… >> si fermò a prender

fiato. << Le vedette hanno avvistato nella radura un esercito di orchi, sembra stianoscortando un carro di metallo, che trasporta un’arma potentissima che metterà in

ginocchio tutti gli abitanti di Pangoria! >>

A sentir quelle parole, ci fu un mormorio fra i soldati e gli ufficiali, ma tutti rimaseroin attesa degli ordini del re.

<< Come può un’arma trasportata da un solo carro essere così potente? Sicuramente è

un’altra stregoneria del maligno! Non possiamo affidare le nostre vite solo alla

speranza. Radunate gli uomini! Li voglio tutti a proteggere le mura! >> Diede un

bacio sulla fronte di Nell e prendendo la sua mano pregò per pochi attimi.<< Torgon! Voglio cento uomini fra i più valorosi e riposati. Passeremo fra le bestie

per raggiungere ed abbattere quel carro prima che arrivi sotto le mura. >>

Anche Cliff si stava preparando per intervenire, ma il re con un gesto veloce, lo privò

del suo cinturone.

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<< No Cliff… Tu hai più diritto di me… Veglia su di lei, ne avrà bisogno. Voglio che

ci sia suo padre ad attenderla quando tornerà fra di noi. Ti chiedo di restare qui. >> Il

capitano guardò il corpo della figlia: i suoi occhi tremavano ancora.

<< Sta combattendo per la nostra gente. Lo farò anche io perché è questo ciò che lei

avrebbe voluto. Combatterò affinché domani ogni bambino possa abbracciare i suoigenitori… Me l’ha insegnato lei, ma purtroppo sono riuscito ad apprenderlo solo

adesso. >> Il re acconsentì, e subito dopo tutti i combattenti lasciarono la sala.

LA COLLINA DELLA SPERANZA

Quando ormai avevano perso ogni speranza, Nell e Daniel, intravidero nel cielo una

freccia di luce che si avvicinava velocemente alla collina. Quella luce divennefiamma, e sembrava diretta a scagliarsi sull’orda di giullari che ormai stavano per

travolgerli. La principessa, nel vedere quella palla di fuoco abbattersi velocemente

anche su di loro, non avendo il tempo di fare altro, strattonò Daniel dietro al suo

corpo e istintivamente, alzò le sue braccia incrociandole all’altezza del volto, per

proteggersi. Inconsciamente la sua volontà generò un altro prodigio della natura:all'improvviso affiorò dal terreno una colonna d’acqua alta più di due uomini che

all’istante divenne un muro di ghiaccio. Quando la sfera di fuoco impattò col terreno,

ne scaturì un vortice di fuoco che ridusse tutto lì intorno in un mare di fiamme.

Stranamente, il fuoco risparmiò soltanto il pezzo di terra calpestato da Nell e dal suopiccolo amico, ed anche quel tratto dove era sorto il muro di ghiaccio non fu toccato

dalle fiamme. Tutto lì intorno invece fu bruciato in pochissimo tempo. I giullari, fatti

di paglia, caddero uno dopo l’altro e dalla loro combustione non scaturì alcun fumo

che ne testimoniasse la naturale bruciatura.

<< Non ti muovere Daniel! Fra poco sarà tutto finito. >> Ma osservando meglio, si

accorsero che uno di quei fantocci era riuscito a rimanere in piedi e vincere il fuoco.

Si stava avvicinando a loro ma...

<< E’ Sethium! SEI RIUSCITO A SALVARCI! >>

Lui uscì dalle fiamme illeso e integro. Il piccolo Daniel si ritrovò davanti ad unostrano cavaliere che, nonostante tutta la sua fantasia di bambino, mai avrebbe potuto

immaginare. Un autentico paladino dai lunghi capelli biondi, che impugnava unagrande spada dalla lama ricoperta di fiamme. Indossava una leggera armatura tutta

rivestita da luccicanti lamine dorate, forgiata per proteggere il suo corpo fino alle

ginocchia; ma ciò che suscitò in lui così tanta meraviglia e anche un po’ di

commozione, fu il vedere due grandi ali rimaste ancora spiegate, che lentamente

andavano raccogliendosi dietro la sua schiena. Ali molto speciali perché fatte con

piume di luce, dove la vista poteva penetrare, mostrando agli occhi di chi le guardava

uno straordinario effetto di luminosità e colori. Nell gli corse incontro e lo abbracciòstringendolo forte.

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Il cavaliere celeste andò dal bambino e gli accarezzò la testa. << Salute a te piccolo

Daniel! Vedo che sei armato, sento che diventerai un coraggioso cavaliere!

Ma dimmi… ti piacerebbe volare? >> chiese Sethium al piccolo.

Daniel annuì sorridendo.

<< Allora vieni! >> Gli disse.Prese il bambino in braccio, e dopo un salto deciso, spiegò le ali e presero il volo. A

gran velocità salirono nel cielo, per poi planare lentamente verso la collina. Ne seguì

un volo funambolico fra le cime degli alberi; volteggi ed acrobazie intorno ai tronchi

e di nuovo in alto verso il sole.

<< E’ BELLISSIMOOO! >> gridò il piccolo.

<< La tua vita lo è… >> Pensò Sethium. << Farò di tutto per riportarti a casa tua, te

lo prometto! >> continuò fra sé.

La principessa, osservando il muro di ghiaccio, cercava di capire l’origine dei suoi

poteri, di quella strana forza che nei momenti di pericolo, sentiva quasi esplodere

dentro di sé. Per un po’ ignorò tutto ciò che aveva intorno, concentrandosi nel suo

essere. Appena socchiuse gli occhi ebbe una strana visione: si ritrovò al di fuori delle

mura di Pangoria, fra bestie terribili e soldati impauriti. Sembrava tutto reale, ma non

riusciva a percepire suoni e rumori di ciò che accadeva in lontananza.

Poco più avanti, vide un soldato auronita che gravemente ferito ad una gamba,

cercava di allontanarsi strisciando sul terreno. Era inseguito da un’orribile creatura

intenzionata a finirlo stritolandolo fra le sue possenti mascelle. Con molta

naturalezza, e senza la piena padronanza delle sue azioni, Nell raggiunse il soldatocostringendo quel demone a fermarsi. Esso emise un verso stridulo e raccapricciante,

ma non osò attaccare. In quel preciso istante dense nubi si raccolsero sulle loro teste,tutto il cielo si scurì e un forte vento sollevò foglie secche e rametti che si trovavano

sparsi sul terreno. Lei allargò le braccia e rivolgendo i palmi verso l’alto, sprigionò

una forza misteriosa dalle mani. Concentrò così tanta energia da riuscire ad evocare

un fulmine che istantaneamente colpì la bestia riducendola in polvere.

<< NELL! Ho volato con Sethium, è stato bellissimo! >> esclamò Daniel

distogliendola da quella strana condizione.Lei sorrise e gli accarezzò la testa. << Seth! Poco fa ho fatto un sogno molto strano.

Pangoria era stata attaccata da tantissimi demoni e animali mutanti. Io ero lì al di

fuori delle mura… ho salvato la vita ad un soldato che si trovava in difficoltàevocando un fulmine contro una bestia infernale. Mi chiedo se questo sogno sia

premonitore. >>

<< Mia signora… il tuo legame con lo spirito della natura è sempre più forte. Quello

non era un sogno: sei giunta sulla vita terrena e hai chiesto alla natura di aiutarti a

salvare quell’uomo. Puoi fare molto di più, se lo vuoi. >> le rispose Seth.Lei per un po’ restò in silenzio guardando le sue mani.

<< L’essenza della natura… E’ ciò che mi ha detto Satana. Forse quando mi ha

proposto di divenire sua alleata, era interessato a questi poteri. Io non capisco: ma

potrò mai accettare tutto questo? >> disse Nell affranta.Lui si avvicinò e passando la mano fra i capelli della ragazza, ne sistemò una ciocca

che nascondeva parte del suo viso.

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<< Sei riuscita a viaggiare dallo Spirito di Gaia alla vita terrena; hai generato nubi ed

evocato un fulmine… tu non dovrai accettare tutto questo, semplicemente è già in te!

Devi soltanto riuscire a tirarlo fuori perché fa ancora parte del tuo inconscio. Ora

dobbiamo portare a termine la missione. Manca poco per raggiungere la sommità

della collina, è al di là di quella roccia lassù. >> le disse.I tre amici ripresero il cammino seguendo la strada lastricata. Oltrepassando la grande

roccia si ritrovarono su un grande tratto di terreno pianeggiante.

<< Non c’è nulla. Erba, alberi, ramoscelli… Niente, solo terra! E questo dovrebbe

essere il luogo che consentirà alla natura di rinascere? Per tutto il tempo, l’ho

immaginato in tantissimi modi, ma non avrei mai pensato che fosse così desolato. >>

Disse Nell guardandosi intorno.

<< Perché siamo saliti fin quassù? Cosa dobbiamo fare? >> chiese Daniel con molta

impazienza.

La principessa sfoderò la sua spada e lo invitò a seguirla.

<< Vieni! Cerchiamo il posto più adatto per sotterrare un seme.

Direi… di sistemarlo proprio qui, al centro di questo spiano. >> Gli disse Nell.

Aiutandosi con la lama della spada, scavò una piccola buca; vi adagiò dolcemente la

grossa ghianda e subito dopo ricoprì il tutto aiutandosi con le mani.

<< E adesso? >> chiese di nuovo il piccolo. Nell gli accarezzò teneramente la testa

scompigliandogli un po’ i capelli.

<< Adesso… non saprei. Quel seme mi è stato donato da una fata del bosco: mi ha

chiesto di seppellirlo qui, dove sarà annaffiato dall’acqua dell’innocenza. Ancora unaltro mistero. Non vedo alcuna fonte, né uno stagno e giù in pianura non ho memoria

di luoghi dove poter attingere dell’acqua. Dobbiamo aspettare… probabilmente chepiova. >> continuò Nell mentre cercava Sethium con lo sguardo.

Vide che era nei pressi della parete di roccia, scrutava l’orizzonte. Lo raggiunse in

silenzio, e per un po’ anche lei osservò in lontananza un punto non ben definito.

<< Seth… vorrei sapere cosa è accaduto in Pangoria mentre io ero qui. >> gli chiese

abbracciandolo.

<< Siamo riusciti a respingere l’attacco dei ribelli, i soldati dalla nera armatura hannofatto molti prigionieri. Ma ora un potere più malvagio ha raccolto tutti gli animali

mutanti sotto le mura della città; ed anche molte creature delle tenebre hanno risposto

al suo richiamo. L’hai veduto anche tu con gli occhi dello spirito. >> le rispose.<< E Gilbert? Mio padre? Stanno bene? >> chiese lei.

<< In questo momento si stanno preparando per attaccare un carro metallico diretto in

città. Trasporta un’arma distruttiva dagli effetti ancora sconosciuti. >> le disse

Sethium.

<< Capisco: ognuno di noi sta compiendo la sua parte in questa brutta storia… >>affermò la ragazza pensierosa.

<< Raccontavano che era uno dei veggenti ad indicarti la strada per raggiungere

questa collina, perché non è più con te? >> Chiese Sethium.

Nell per un po’ guardò verso il cielo. << Era in grave pericolo. Fortunatamente iraggi luminosi lo hanno portato via, lontano dalle tenebre del maligno. Quando giunsi

qui nel Regno di Gaia, anche il mio essere fu avvolto da quei raggi dai colori

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straordinari. Trasmettevano un benessere quasi irresistibile! Sentivo che qualcuno

afferrava la mia mano, non riuscivo a vedere chi fosse. Senza alcuna costrizione mi

stava accompagnando verso il cielo, ma la volontà di restare per compiere questa

missione, mi ha consentito di ritornare giù. Seth, sapresti dirmi chi era quel portatore

di felicità? >>Sethium sorrise. << Lui… Lui ha illuminato il cammino della tua vita, ancor prima

che il tuo piccolo spirito giungesse sulla terra per prender corpo nel grembo di tua

madre. Lui... ha custodito il tuo essere cercando sempre di preservarlo da tutte le

tentazioni del male. Lui ti ha retto e governato consigliandoti nelle situazioni più

difficili e disperate. Perché tu sei stata affidata a lui… >>

<<   Dalla Pietà Celeste… >> Lo anticipò Nell dopo aver capito di chi stavano

parlando.

<< Non ci posso credere, era il mio angelo personale! I saggi lo chiamano “l’angelo

custode”. >>

Inevitabilmente i suoi occhi si riempirono di lacrime: ora era sicura che un essere così

straordinariamente buono, giusto, generoso e misericordioso, le era stato vicino per

tutta la sua vita.

<< Ma no! Non è possibile! >> Improvvisamente Seth voltò le spalle alla ragazza e

fece qualche passo per allontanarsi e nascondere un certo imbarazzo.

<< Impossibile cosa? >> Gli chiese.

<< Ora capisco perché non ci fu concesso il contatto con voi umani. Tante e tante

primavere sulla terra, mi hanno consentito di imparare a provare le vostre emozioni, ivostri sentimenti. >> rispose. << Esiste… una parola più tenue, affettuosa e

gradevole di “gelosia”? Perché credo di provare una strana sensazione al pensiero chelui abbia passato tutto quel tempo al tuo fianco! >> continuò Seth sorridendo.

<< Ma no, non scherzare! E’ una creatura celeste e pura come lo sei tu, e io sono

onorata che entrambi siate entrati a far parte della mia vita! >> assicurò Nell

incredula. << Adesso parlami di te… Vorrei sapere in che modo sei riuscito ad

arrivare fin qui. >>

A quel punto Sethium divenne triste, abbassò lo sguardo e sospirò profondamente.<< Vegliavo su di te, sul tuo corpo... Poi ho avvertito il male, ho sentito che il tuo

spirito era in grave pericolo. Così ho rinunciato al mio corpo di uomo per viaggiare

fino al Regno degli Spiriti e cercare di aiutarti. Così è stato. >> le raccontò.<< Hai fatto morire il tuo corpo? Vuoi dire che non potrai più tornare sulla vita

terrena? >> chiese lei facendosi ora ancor più attenta.

<< Quello non era il mio mondo. >> Rispose quasi per giustificarsi lui. << No Nell,

non mi guardare così … Leggo nei tuoi occhi la paura di perdermi. Io non tornerò nel

Regno dei Cieli. Per troppo tempo sono rimasto a contatto con gli uomini, ed ora nonmi è concesso di ritornare lassù. Il mio posto è in questa terra di mezzo, dove lo

spirito degli esseri si fonde con lo spirito della natura. Sento che è questo il volere

dell’Altissimo. La natura ha donato a Sethium e a Nellarine le stesse virtù: abbiamo

speciali poteri sui suoi elementi. Se resto nel Regno di Gaia, sarò ancora più forte:combatterò il male e proteggerò tutti gli uomini di buona volontà. >>

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L’eccesso di paura lo allontanò dalla ragione, costringendolo a restare immobile e

tremante. Accadeva che molte notti si svegliasse all’improvviso ritrovandosi al buio

nella piccola stanza che divideva con suo fratello. Ogni volta veniva colto dal timore

che proprio quel drago gigante e invincibile, riuscisse a rapirlo per portarlo lontano

dai suoi cari. Daniel in quei momenti passava tutto il tempo in silenzio, per cercare di

scorgere anche il minimo segnale che ne annunciasse l’arrivo. Avendo cura di nonfare rumore neanche col respiro per paura di essere scoperto, restava immobile per

lunghissimo tempo fino a quando riusciva finalmente a riprender sonno.

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<< DANIEL ALLONTANATI! Nasconditi dietro alla roccia, presto! >> Nell aveva

capito la difficoltà che aveva il bambino nel riprendersi e fuggire. Corse velocemente

verso di lui, lo prese in braccio ed assieme raggiunsero la roccia per nascondersi.

<< Resta qui e non ti muovere qualunque cosa accada! >> sussurrò Nell

accarezzandogli velocemente la testa. Attese che il piccolo assentisse col capo, poisguainò la spada e si avviò lentamente verso la creatura. Era un drago molto

particolare perché generato dal maligno seguendo la fantasia di un bambino. Le

squame che lo ricoprivano, avevano un effetto adamantino, come fosse

completamente ricoperto da un’armatura di madre perla. Daniel l’aveva sempre

immaginato così: il signore di tutti i draghi con le squame perlate, ricoperte di polvere

di stelle. Le ali, erano straordinariamente grandi e il loro continuo movimento alzò

una nube di polvere e terra che impediva di osservarlo meglio. Il suo atterraggio poco

morbido fece tremare il terreno, e quando le ali cessarono di muoversi, lentamente la

polvere si diradò.

<< Principessa Nellarine! >> disse il drago fra i tanti respiri pesanti, quasi affannosi.

<< Ti chiedo per l’ultima volta di unire le tue forze alle mie, ti garantisco che tutto il

mondo sarà ai nostri piedi! >> chiese alla ragazza abbassando lentamente il capo per

avvicinarsi a lei.

<< Se sono ancora qui, è per combattere tutti quelli come te! Io ti assicuro che il

nuovo mondo sarà abitato soltanto da uomini giusti. E prima che ciò accada, tu avrai

fatto ritorno nel regno delle tenebre! >> Quando udì quelle parole, Hidryral emise un

aspro verso di rabbia, alzò la testa verso il cielo respirando profondamente fino allimite.

Collera ed odio, unendosi al frutto di quel respiro, fecero scaturire l’arma che avevafatto divenire quelle creature così mitiche e leggendarie: un getto di lingue di fuoco

che si estese nell’aria diretto a travolgere la principessa. Nell reagì rapidamente come

aveva fatto quando Sethium giunse nel Regno di Gaia: incrociando gli avambracci

all’altezza del volto generò improvvisamente un muro di ghiaccio sul quale le

fiamme trovarono un duro ostacolo da soverchiare.

<< SETH! DOVE SEI? >> gridò. Ma lui non rispose.Nell decise allora di spostarsi verso il fianco della collina allontanandosi dalla roccia,

voleva distogliere l’attenzione del drago dal rifugio di Daniel. Ci riuscì, ed anche

molto bene: Hidryral la raggiunse con pochi passi cercando di afferrarla. In quelmentre, la terra fu interessata da un improvviso fremito, ed una successiva scossa,

sempre più intensa, provocò la caduta del drago che si piegò su di un fianco.

<< DA QUESTA PARTE! SVELTA! >> Si udì la voce di Sethium che si trovava

poco distante.

Era riuscito a fermare temporaneamente quella creatura facendo tremare la terra. Mail drago era già ritornato in piedi, dopo un momento di esitazione si apprestò a

raggiungere la ragazza.

<< Cerca di trovare il modo per fermarlo! >> Disse Sethium mentre compiva dei

gesti con la mano orientata verso la grande roccia. Stava nuovamente evocando ilPotere della Terra: innumerevoli pietre e frammenti di roccia si sollevarono

galleggiando nell’aria. Subito dopo cominciarono a girare intorno al demonio,

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formando una prigione circolare fatta di un flusso di pietre e piccoli massi, alimentato

in modo continuo. Nell cercò di concentrare tutto il suo potere, in gran parte ancora

sconosciuto, sulle mani. Ignorando cosa potesse accadere, appoggiò la punta delle

dita sulla terra premendo con forza. All’istante, quella parte alta della collina fu

attraversata da un vento gelido carico di vapore secco. Le sue mani generarono unacoltre di ghiaccio sul terreno intorno a lei, fino ad arrivare alle possenti zampe della

creatura che congelarono gradualmente impedendogli ogni spostamento. Lei ritornò

in piedi e si spostò velocemente cercando sul nemico il punto più vulnerabile. Con un

gesto veloce della mano, trasformò tutto il vapore del ghiaccio in nebbia, così densa

che una volta convogliata fino all’altezza della testa del drago, ne offuscò la vista.

Sethium sorrise: entrambi avevano raggiunto l’intesa con lo spirito della natura, e con

i suoi elementi. Spiegò le ali di luce e spiccò il volo allontanandosi velocemente

verso il sole; poi si lasciò cadere giù rivolgendo verso la collina la sua spada

infuocata impugnata con entrambe le mani. Il violento impatto formò un piccolo e

profondo cratere proprio nei pressi di Hidryral. Sethium uscì da quella cavità

indenne; subito dopo quel cratere divenne un pozzo di lava proveniente dal centro

della terra. Per volontà del guerriero celeste, innumerevoli sfere infuocate generate

dalla lava, si sollevarono nell’aria e ruotando su se stesse rilasciavano una scia di

fumo scuro.

<< ORA NELL! COLPISCILO! >> gridò Sethium. In quello stesso momento, lui

impose alle pietre, ai frammenti di roccia ed alle sfere di fuoco, l’impatto contro il

corpo del drago. E così fu. Nell non restò a guardare: ignorando come e dove colpire,allargò le braccia voltando il palmo delle mani verso il cielo, così come aveva fatto

per salvare quel soldato sulla vita terrena. Involontariamente si elevò in alto, finoall’altezza della testa del drago. Socchiuse gli occhi e trattenne il respiro: lo spazio

intorno vibrò sollecitato da un’energia misteriosa capace di dare origine a dense nubi

provenienti da più direzioni. La loro immediata collisione generò una prima saetta

che si abbatté sulla creatura colpendola al collo; seguirono altri fulmini dalle lunghe

ramificazioni che andarono a cadere sul corpo del drago. In pochi attimi, Hidryral si

sentì travolto da un’infinità di pietre e schegge di roccia; sentì l’impatto infuocatodelle sfere di lava e patì le scariche snervanti della tempesta di fulmini evocata da

Nell. Il drago sembrava essere in seria difficoltà. Con lenti movimenti si adagiò sul

terreno, ripiegandosi su se stesso per proteggere la testa che aveva nascosto fra lezampe posteriori.

Quell’attacco continuò fino a quando tutto il corpo del demone fu ricoperto dalle

pietre. Nell, priva di forze, si lasciò cadere, precipitando pesantemente a terra,

Sethium corse subito da lei per aiutarla a rialzarsi.

<< Stai bene? >> le chiese.<< Mi sento molto stanca, non riesco a camminare… >> rispose lei. Lo abbracciò per

sorreggersi ma anche per sentirlo più vicino.

<< Ci siamo riusciti! L’abbiamo sconfitto! >> Lui annuì e sorrise. Restarono per un

po’ a guardare i fumi sprigionati dal contatto dei residui delle sfere infuocate con ilghiaccio che aveva incatenato la creatura. Poi voltarono le spalle e si spostarono

dirigendosi verso la piccola fenditura nella roccia.

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<< Poveri illusi… >> Quelle parole così inaspettate riecheggiarono su tutta la collina:

era ancora Hidryral che cercando di liberarsi faceva vibrare i detriti che lo

ricoprirono.

<< Siete degli stupidi se pensate di eliminarmi con delle semplici pietre e qualche

goccia di fuoco! HAHAHAHAHA! >> Improvvisamente si levò in piedi scagliandolontano anche i massi più grandi che fino a poco prima l’avevano ricoperto.

<< NON MI SFUGGIRETE! >> Gridò facendo qualche passo per raggiungerli.

Subito dopo si fermò per inspirare profondamente e sputare con rabbia un getto di

lingue di fuoco che pareva non avesse fine. Nell, con le ultime sue forze, sciolse

l’abbraccio con Sethium per rievocare velocemente il Potere dell’Acqua. Per buona

sorte ci riuscì appena in tempo, formando una grande cupola d’acqua che

istantaneamente divenne ghiaccio. Aveva creato una protezione con la parete così

spessa che le fiamme generate dall’alito del drago non riuscirono a disgelarla.

<< Riprenditi ti prego! >> disse Sethium a Nell mentre la stringeva esanime fra le sue

braccia. Alzando lo sguardo intravide attraverso la parete di ghiaccio che Hidryral si

era avvicinato sicuramente non con buone intenzioni. La creatura infernale si voltò

velocemente e con un balzo sferrò un colpo di coda che frantumò la cupola di

ghiaccio, riversando tutti i frantumi sopra i corpi dei due compagni ormai privi di

conoscenza. << Hahahahaha… Or ora non potrete più contrastarmi! >> Esclamò il

drago mentre raccoglieva e stringeva fra le zampe i loro corpi.

<< Acqua ed Aria… >> disse guardando la principessa.

<< Fuoco e Terra… >> continuò rivolgendo lo sguardo a Sethium.<< Con i vostri poteri elementali, sarò in grado di dominare la natura intera! E questa

volta il mondo sarà mio! Hahahahaha! >> Voltò le spalle per dirigersi al centro dellapiana, verso la ghianda sotterrata che ancora attendeva di essere annaffiata, quando…

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CACCIATORE DI DRAGHI

<< FERMO! Ti ordino di liberare i miei amici! >>

Hidryral si voltò lentamente verso colui che aveva osato profferire quelle parole.Aguzzò la vista per fissarlo meglio. << E ora? Anche le pulci parlano? Togliti dai

piedi, non saprei cosa farmene di te! >>

Il piccolo Daniel era uscito allo scoperto. Aveva fatto pochi passi ed ora era lì in

piedi, immobile, che con la mano vistosamente tremante, impugnava la sua spada di

legno.

<< Ti ho detto di lasciarli andare! >> ribadì con voce decisa. Hidryral senza alcuna

pietà, neanche davanti ad un bambino, alzò la testa verso il cielo per inspirare unanotevole quantità di aria. Ma all’improvviso qualcosa cambiò nella mente del

bambino. Sentì le parole che gli aveva detto il suo amico Tulliano all’inizio della loro

avventura in quello strano mondo: ”… Se vi impegnate, se vi sforzate, se il vostro

cuore lo desidera veramente, voi potrete mostrarvi per quello che realmente vi sentite

di essere. E tu piccolo Daniel, essendo legato alla terra da così poche primavere,

avresti minor difficoltà a realizzare questo. Basta che tu lo voglia!” Capì che stava

perdendo le uniche due  persone su cui poteva contare, ma soprattutto rischiava di

rinunciare per sempre a due veri amici.Lui non si impegnò, non si sforzò e non lo desiderò… lui si sentì un vero cavaliere

sprezzante del pericolo e della paura! In un istante fu avvolto da una luminosità così

densa che proiettò tanti fasci di luce verso tutte le direzioni, come una stella. Il suo

corpo da bambino divenne come quello di un uomo, magicamente protetto da unaluccicante armatura dal colore adamantino anch’essa invincibile perché ricoperta da

polvere di stelle. La sua arma, formata da due semplici bacchette di legno, si

trasformò in una grande spada dalla lama forgiata col metallo più resistente, e con un

diamante incastonato sulla sua punta. I raggi di luce investirono Nell e Sethium che

ancora si trovavano fra gli artigli della creatura; fu luce vitale che donò loro

coscienza e ragione.

Il getto di fuoco avvolse completamente il cavaliere bambino, ma la sua armatura era

così forte e resistente alle fiamme che non indietreggiò di un passo.

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<< NELL! SETHIUM! RESISTETE! >> Si scagliò coraggiosamente contro il drago

evitando agilmente i colpi di zampa con i quali la creatura cercava di abbatterlo. Unaserie di balzi, slanci e movimenti caratterizzati da un’eccezionale destrezza, gli

consentirono di arrivare al di sotto delle sue zampe posteriori. Da lì attese che

Hidryral cercasse di afferrarlo stringendolo fra le sue mascelle. E così fu.

<< Ed ora prova a fermare questa! >>Quando le sue zanne arrivarono a sfiorarlo, Daniel si schermì abilmente balzando

verso la zampa sinistra: era il momento giusto per colpire. Con un’agile mossa

slanciò il suo corpo verso l’alto e riversando tutte le sue forze sulle braccia, trafisse il

petto del drago proprio all’altezza del cuore.<< MALEDETTO! NOOOOO! >> La lama con la punta di diamante trapassò le

squame adamantine, creando un’ampia lacerazione dovuta al peso di Daniel che restò

sospeso mantenendosi aggrappato all’impugnatura della sua spada. Hidryral lasciò

cadere le sue prede per cercare di liberarsi da quell’arma letale. Mentre barcollava

vistosamente, sferrò un improvviso colpo di zampa al suo aggressore e lo scaraventòfino alla roccia e con lui anche la sua arma. L’urto col terreno scosse la mente di

Daniel, che per un po’ faticò a ritrovare la sua identità, ma subito dopo ritornò con le

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sembianze di un bambino. A quel punto Sethium si allontanò con l’intento di

raccogliere la sua spada rimasta fra i blocchi di ghiaccio frantumati. Appena ne ebbe

disponibilità, spiegò le ali di luce per spiccare il volo e allontanarsi verso il cielo.

Ritornò giù a grande velocità puntando la lama infuocata contro la ferita sul petto del

grande drago. L’impatto consentì all’eroe celeste di conficcare la spada fino all’elsa equando fu sicuro di questo, lasciò la presa per allontanarsi in fretta. Satana si trovò in

evidente difficoltà, ma nonostante si sentisse quasi paralizzato a causa delle fiamme

della spada a contatto con la sua carne, cercò disperatamente di estrarre quell’arma

utilizzando le punte degli artigli. Continuò inutilmente servendosi di entrambe le

zampe, fino a quando la sua attenzione fu attratta dal cielo che si stava oscurando

rapidamente. Quando alzò lo sguardo vide Nell librare nell’aria. I suoi occhi erano

cristallini, quasi trasparenti. Vide nubi scure avvicinarsi alla collina, e sentì raffiche

di vento che annunciavano una tempesta.

La principessa Nellarine evocò un fulmine generato da una moltitudine di

ramificazioni di energia provenienti da tutte le nubi che oscuravano il cielo. Lo

scagliò istantaneamente sull’elsa della Spada del Giudice, che fu utilizzata come

conduttore per far arrivare dritta al cuore tutta la potenza della natura. Quella volta

però fu la natura stessa a giudicare e condannare colui che del male aveva fatto la sua

ragione di essere, da sempre. Il suo corpo fu colto da un lungo brivido che soppresse

ogni volontà. I pori si lacerarono sprigionando nell’aria l’energia negativa usata dal

demonio per alimentare tutto il male che sarebbe stato riversato sugli uomini. Una

misteriosa forza invisibile provenuta dal cielo, impose a Satana di ritornare nel regnodelle tenebre, e così fu. Di Hidryral restò solo polvere e in seguito più nulla.

<< DANIEL! DOVE SEI? >> gridò Nell ancor prima di poter esultare per la sconfittadel suo peggior nemico.

<< NELL! SONO QUI! >> Il piccolo sbucò da dietro alla roccia e felicissimo le

corse incontro per abbracciarla.

<< Sei stato molto bravo! Ti sei comportato da vero eroe! >> lo lodò la ragazza.

Lui sorrise, ma stranamente volgeva lo sguardo verso il basso.

<< State bene? >> domandò Sethium. Entrambi annuirono anche se il loroentusiasmo non era completo perché guardandosi intorno si accorsero che l’ambiente

non era per nulla cambiato. I tre si avvicinarono alla grande ghianda sotterrata

osservando il terreno inumidito dal ghiaccio che si era quasi del tutto sciolto.<< Niente, neanche una piccola foglia. Dobbiamo ancora attendere. Ma per quanto

tempo ancora? >> disse Nell con espressione di sconforto. << Forse non è questa

l’acqua di cui abbiamo bisogno… >>

Mentre Sethium parlava, si accorsero che il bambino piangeva a singhiozzi tenendo il

capo abbassato.<< Daniel, perché piangi? >> chiese Nell. Il piccolo afferrò il braccio della sua amica

stringendolo forte, poi alzò lo sguardo per cercare un po’ di comprensione: << Voglio

ritornare dalla mia mamma! >> esclamò sconsolato. << Mi manca tanto! Anche il

mio papà, mio fratello e i miei nonni. Mi manca la mia casa… >>Quelle parole furono accompagnate da due lacrime che dopo aver riempito i suoi

piccoli e dolci occhi, traboccarono scivolando lungo le guance, per poi levarsi dalla

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sua pelle e cadere giù verso il punto in cui era stata sotterrata la magica ghianda. Nell

e Sethium con lo sguardo seguirono la libera caduta di quelle gocce di pianto,

pensando alla stessa cosa: << …l’acqua dell’innocenza! >> Sorrisero.

Bastarono solo due goccioline, assorbite velocemente dal terreno, a risvegliare la

nuova vita celata all’interno del Sigillo della Rinascita. Improvvisamente la terratremò sotto ai loro piedi. Sethium prese Daniel in braccio e insieme a Nell

raggiunsero velocemente un luogo più stabile vicino alla roccia, restando a guardare

divennero testimoni di un evento straordinario: la magica evoluzione della natura in

tutto il suo essere.

La sua risposta contro l’egoismo, l’indifferenza e la sete di potere dell’uomo nei

confronti della natura, che in breve tempo aveva portato tanta sofferenza ai suoi

simili, agli animali, alle piante e a tutto ciò che ha lo stesso suo diritto di esistere, da

sempre.

In quel luogo sacro nacque una piantina. A vista d’occhio divenne un albero che

continuava a crescere e ad irrobustirsi espandendo i suoi lunghissimi rami in ogni

direzione verso l’orizzonte e verso il cielo. Le sue fittissime radici si allungarono fin

giù alla collina portando nuova vita oltre le grandi colonne.

Piante, fiori, alberi… in pochissimo tempo quel luogo fu riempito da ogni tipo di

vegetazione, un prodigio che si manifestò con un tripudio di luci e colori.

Comparvero animali, uccelli e insetti… con quelle sfumature di suoni e colori, la

natura compose un’incantevole melodia di vita.

<< E VITA FU! >> Esclamò Nell visibilmente commossa. << Ora basta piangere! Cel’abbiamo fatta! E’ bellissimo! >> continuò lei mentre si avvicinava alla grande

quercia asciugandosi le lacrime.

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L’ULTIMO SCONTRO

Qualche istante prima, sulla vita terrena, un gruppo di cavalieri auroniti con a caposua maestà re Bartolomeo, si lasciò alle spalle le grandi mura di Pangoria per

raggiungere ed abbattere il carro corazzato. Erano diretti verso la strada che dalla

radura portava al bosco, dal lato dei mulini. Il morale di quei soldati e degli ufficiali

non era dei migliori: erano tutti consapevoli che quella si stava rivelando una

missione quasi impossibile da portare a termine e sicuramente molti di loro non

avrebbero fatto più ritorno.

Durante il galoppo furono avvicinati ed attaccati da alcune bestie mutanti e da mostri

infernali che avevano invaso quasi tutta la zona. Con la sconfitta del loro signore e

padrone, erano divenute creature senza alcun controllo, si muovevano in massa perattaccare ogni umano che riuscivano a scorgere. L’esercito di orchi che scortava il

carro corazzato, aveva percepito lo strano comportamento delle bestie, anche perché

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erano stati attaccati da branchi di lupi mutanti che fino a poco prima li avevano

affiancati. Quando i cavalieri auroniti avvistarono il carro corazzato, tutti gli orchi si

raggrupparono per contrastarli con ogni mezzo, lasciando quasi incustodita la loro

arma misteriosa. La strategia di re Bartolomeo ebbe successo: sei auroniti a cavallo

arrivarono dal fronte opposto, si divisero in due gruppi e puntarono verso il carro. Siavvicinarono fulminei, affiancando il loro obiettivo da entrambi i lati; con delle

grosse balestre scoccarono delle frecce uncinate che erano state legate a delle robuste

corde, a loro volta assicurate alla sella dei destrieri. I ferri arpionati andarono ad

incastrarsi fra le ruote anteriori del carro, il quale continuava il suo viaggio

nonostante l’attacco da parte degli auroniti. Tre cavalli per ogni ruota, tesero le funi

tirando nel senso opposto: a causa della scarsa resistenza della struttura per il

movimento del carro, completamente realizzata in legno, le due ruote si staccarono

dall’asse, facendo in modo che lo stesso battesse sul terreno. I troll che trainavano il

carro scapparono impauriti, e nella fuga scossero ulteriormente la cassa di metallo

che inevitabilmente si capovolse liberandosi del suo coperchio. In pochissimo tempo

tutta la zona fu invasa da un densissimo fumo nero che aiutato dal vento, si espanse

verso ovest investendo orchi e cavalieri auroniti. I combattenti di entrambe le fazioni,

lentamente furono costretti a respirare quell’aria inquinata dal maleficio di Nouck.

Uno per uno si accasciarono sul terreno con sintomi di soffocamento e forte

sudorazione. Quella triste sorte fu assegnata anche al re, a Cliff e Gilbert, che ora

giacevano inerti su un letto di erba, foglie secche e terra, come se fossero stati dei

pesciolini fuor d’acqua. Il loro pensiero era solo uno: pregare per la loro caraNellarine affinché potesse portare a termine la missione nel più breve tempo

possibile.<< Fai presto sorellina! >> Implorò Gilbert ormai incapace di muovere anche un solo

dito. Improvvisamente davanti ai suoi occhi sbucarono due fili d’erba colorati di un

verde quasi luminoso che continuavano a crescere in modo innaturale.

Spuntò uno stelo fra di essi e successivamente un fiore speciale:”  Aveva ampi petali

dai mille colori, sembrava dipinto dalle mani di una fata”.

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<< LASCIALI ANDARE FIGLIOLO! >> Continuò il sovrano rivolgendosi a Gilbert

che nel frattempo aveva immobilizzato alcuni orchi ancora frastornati dall’accaduto.

<< Non presentano più una minaccia per noi. Anche la loro vita è preziosa se vissuta

in pace. Lasciateli andare, ritorneranno nelle profondità delle caverne. E’ questo il

volere del re! >>Anche gli alberi del bosco guarirono da quella malattia sconosciuta, ritornando più

robusti e rigogliosi che mai. Nelle sinuosità di una piccola parte del bosco di Hern, la

ninfa della quercia si specchiò in un stagno per assicurarsi che Nellarine avesse

portato a termine la missione: tutte le macchie che ricoprivano parte del suo viso

erano sparite, così come il male che aveva dentro di lei e cercava di logorarla. Ne

ebbe ulteriore conferma quando, alzando lo sguardo, vide Ferli e l’altra piccola fatina

lucente che stava quasi per morire, giocare nell’acqua schizzandosi a vicenda

minuscole gocce illuminate con la luce emessa dalle loro piccole ali.

<< Grazie principessa! >> disse fra sé. << Non ti dimenticheremo mai! >>

<< Piccolo Daniel! >> Sethium s’inginocchiò mettendo le mani sulle spalle del

bambino. << La tua casa si trova nella zona delle vecchie mura. Vero? >> Daniel

annuì, e Sethium sorrise.

<< Vieni. Fra poco giungerà un nostro amico che conosce bene quei luoghi, sarà lui a

condurti dalla tua mamma e da tutti quelli che ti vogliono bene! >> Si avvicinarono

alla strada lastricata che conduceva giù alle grandi colonne. Notarono che adattenderli vi era un uomo che pareva essere avvolto da una lieve luce azzurra. Vestiva

una strana armatura di cuoio, apparentemente molto più larga rispetto al suo torace,che lasciava intravedere una grossa cicatrice sulla parte destra del petto. Sembrava

molto giovane per essere un combattente. Aveva dei sandali con i lacci attorcigliati

che arrivavano fino al ginocchio, e una lunga spada infilata nella cintura. Una spada

strana, con lama larga e doppia punta come la coda di rondine. Con un lento

movimento si avvicinò al bambino e gli accarezzò la testa, senza parlare. Solo un

sorriso. Daniel si voltò verso la principessa abbracciandola per l’ultima volta (forse).<< Ti voglio bene! >> esclamò con inevitabile commozione.

<< Te ne voglio tantissimo anche io piccolo mio. Tieni… >> Nell sfilò dal polso il

suo braccialetto con la piccola medaglia dalla forma a testa di lupo.<< Così ti ricorderai di me! >> continuò a bassa voce mentre lo riponeva nella sua

piccola mano. << Se vorrai continuare ad essere un vero cavaliere, difendi la giustizia

e i più deboli. Non dimenticarlo! >> Finì di salutarlo così: con un bacio sulla fronte.

Anche Sethium, visibilmente commosso, lo salutò affettuosamente.

Poco dopo, quell’uomo afferrò la mano di Daniel per dargli sicurezza, mentre siavviarono dirigendosi giù per la collina. Quella stretta di mani provocò un certo

scambio di energia positiva della quale ne trasse beneficio anche il corpo del

bambino, sulla vita terrena. Sparì lungo la strada, e nei loro cuori, di Daniel restò solo

un bellissimo ricordo.

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<< E tu? >> disse Sethium. << E’ arrivato il momento di tornare a casa, ti stanno

aspettando… >>

<< Non torno indietro con la mia decisione! >> Rispose Nell.

<< Quale decisione? >> replicò lui.

Nell lo abbracciò. << Ho deciso che sarò al tuo fianco per combattere il male. Hodeciso che il mio posto è qui con te! >>

<< Dolcissima… Le tue parole riempiono di gioia il mio cuore. Ma tu sei una

principessa, e il tuo posto è sulla terra per garantire giustizia e pace fra la tua gente.

Pensa a tutti quelli che ti vogliono bene. >>

Sciolsero quell’abbraccio contro la volontà dei loro cuori.

<< E tu? Mi vuoi bene? >> disse lei, ma non ebbe alcuna risposta.

<< Già… che domanda stupida. Ti chiedo di perdonarmi. >>

Sethium prese la sua mano e l’accostò alla propria guancia per sentirla, accarezzarla.

L’avvicinò al naso per coglierne il profumo ed infine posò le sue labbra sul palmo,

per baciarla.

<< Sento che siamo così uguali io e te, ma anche così diversi… Ha un senso qui,

sentire la morbidezza della tua pelle? Percepire lo scambio di calore col mio viso?

Forse ci stiamo illudendo, non possiamo parlare di cose reali in questo posto...

L’alba, i primi raggi di sole che illuminano e riscaldano la tua pelle, la dolce brezza

del vento mattutino… Fiori, campi verdi, montagne, il vero volto della natura così

come hai imparato a conoscerla! E poi… i tuoi cari, le persone che ti vogliono bene,

il sorriso di un bambino, sentirlo chiamare “mamma!”… Riusciresti a rinunciare atutto questo per me? >>

Nell elencò fra sé quei beni naturali. Era molto confusa ma di una cosa era certa:<< Rinunciare a tutto ciò? Non saprei. Però sono sicura che non potrei passare tutto il

resto della mia “vita” a rimpiangere il momento in cui ti ho lasciato andare! >>

Sethium continuava a stringere la mano di Nell fra le sue. L’accostò nuovamente sul

suo viso per percepire ancora di più il suo essere.

<< Rifletti prima di prendere una decisione così importante, il tuo corpo non può

attendere per sempre. >>Nell lo abbracciò ancora una volta e lo strinse a sé ancora più forte << Amore mio…

>> sospirò profondamente << se è questo che vuoi, mi chiedi di morire una seconda

volta! >> gli disse guardandolo negli occhi.I loro volti si avvicinarono, le loro labbra ancora di più.

<< Voglio soltanto che tu sia felice. >> rispose lui sorridendo.

Un intensissimo bacio unì i loro spiriti. Un velo di luce scese sulla collina della

Speranza ed il loro amore non ebbe mai fine.

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EPILOGO

Nessuno conosce con certezza cosa abbia riservato il destino alla principessaNellarine.

Negli archivi del palazzo reale non furono mai trovati documenti della sua

incoronazione quale regina, ma neppure scritti o atti che testimoniassero il suo

funerale.

Passarono centinaia di primavere fino a quando un cacciatore, vagando per il bosco di

Hern, intraprese per caso “una sorta di sentiero apparentemente diviso in tanti piccoli

 passaggi che formavano un labirinto naturale. Quando anche l’ultimo groviglio fu

oltrepassato, si ritrovò nell’angolo più incantevole del bosco di Hern, dove gli occhi

  potevano pregiarsi di ammirare armonia e incanto, e rimanerne semplicemente

affascinati”. 

Nella parte centrale di quel posto magico, trovò una grande scultura in pietra, sulla

quale non era possibile trovare alcun segno del tempo, come fosse stata scolpita il

giorno prima.

Un ampio piedistallo inciso che riproduceva in parte l’acqua e nell’altra il fuoco,

sosteneva due grandi statue che raffiguravano un uomo alato ed una giovane donna

molto bella con una piccola corona che le ornava il capo.Erano abbracciati.

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Il cacciatore girò intorno a quello splendido monumento per osservarlo attentamente

e per riuscire a capire che …

<< E’ dedicato ad un angelo guerriero e ad una splendida principessa! >> Esclamò fra

sé chiedendosi come mai un’opera così bella e perfetta potesse trovarsi abbandonata

in quel luogo.Al di sotto delle statue notò un’antica iscrizione sicuramente dedicata alle eroiche

gesta che aveva reso quei due innamorati così speciali. Forse fu scolpita da qualcuno

per ringraziarli, probabilmente furono i magici abitanti del bosco a farlo.

Dopo approfonditi studi, qualcuno riuscì a dare una traduzione a quella scrittura:

L’Arcangelo Sethium

-“Io sono …

Sono fuoco! Sono la forza, l’impeto delle fiamme e l'energia del calore.

Sono ardimento, fermezza, audacia e decisione.

 Nessuno mi spaventa, sono io ad incutere timore!

 Io sono terra. Sono roccia, montagne e lunghe distese pianeggianti.

Sono coraggio, materia. Mistero e conoscenza, sono natura, fertilità, sono

 passione.”-

La Principessa Nellarine

-“ Io sono…

Sono acqua! Sono il principio, chiara fonte di vita.

Sono il mare. Freschezza, limpidezza, sono trasparente splendore.

 Io sono aria. Sono bellezza, luce e leggerezza.

Sono il vento. Magico respiro, sono purezza.

Sono un sogno, fantasia, rispetto e comprensione.”-

-“ … insieme saremo!”-

-“ Saremo giustizia, onestà e ragione.Saremo virtù, equilibrio, saremo correttezza e protezione.

Saremo amicizia, emozione e desiderio.

 Noi due saremo complicità, gioia di vita e unione.”-

-“Saremo pensieri liberi …

 Io e te saremo amore.”-

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… << Daniel? DANIEL! Grazie al cielo hai riaperto gli occhi! >>

Sua madre l’aveva vegliato per tutto il tempo, era molto stanca ma ora anche tanto

felice.

<< Daniel mi riconosci? Sono la mamma! Hai dormito per tre giorni… Sei in una

stanza dell’ospedale piccolo mio! Stai bene? Se non riesci a parlare fammi un cennosolo con gli occhi. >>

Il piccolo trovò soltanto la forza di muovere le labbra per accennare un timido

sorriso.

<< Mio Dio ti ringrazio! Hai ascoltato le mie preghiere. PRESTO CHIAMATE IL

MEDICO! >>

Un’accurata visita confermò che Daniel stava bene, era molto stanco ma abbastanza

cosciente.

<< Allora giovanotto… Non ti sei stancato di dormire così tanto? >> Il primario del

reparto iniziò a fargli qualche domanda scherzosa per riuscire a capire se il bambino

avesse riacquistato tutta la sua razionalità.

<< E cosa abbiamo qui sul letto? Questo libro è tuo vero? Vediamo… “ I racconti del

bosco di Hern” >> continuò il dottore con finto stupore.

<< Ehm.. mi scusi professore. E’ il suo libro preferito. L’ho portato per leggergli

delle fiabe con la speranza che si risvegliasse al più presto… >> disse la madre

visibilmente imbarazzata. Il medico strizzò l’occhio per chiederle di restare al gioco,

lei annuì.

<< Mhh… Interessante. E questa donna sulla copertina chi è? Impugna una spada, èuna principessa-guerriera? >>

<< Sì! >> rispose Daniel << La principessa Nell! E’ mia amica! >> continuòsorridendo.

Sfogliando le pagine, dalla parte inferiore del libro, venne fuori un piccolo laccio di

cuoio.

<< E questo cos’è? >> Domandò fra sé a voce alta il medico. Lo tirò fuori, e

portandolo all’altezza dei suoi occhi lo osservò bene.

<< Daniel lo stringeva nella mano quando l’abbiamo trovato privo di conoscenza inquella buca all’interno della zona degli scavi archeologici. L’ho portato qui pensando

che fosse molto importante per lui, come quel libro. >> raccontò la madre.

<< E’ un antico braccialetto… >> aggiunse il medico. << Direi che è proprio bellaquesta… medaglia dalla forma a testa di lupo! >>

FINE 

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Indice

Nell 5

La prova 9

La caverna misteriosa 16

Ritorno a casa 22

Darlem 26

Il duello 28

Magia del bosco 34

Polvere di stelle 39

La rivelazione 41

La partenza 46

Un amico ritrovato 53

La testuggine veggente 60

Gladius Iudex 69

Ritorno di un eroe 75

Daniel 81

Richiesta di aiuto 84

I sotterranei degli alchimisti 93

Nadila 98

In viaggio verso il regno di Gaia 107

Il regno degli spiriti 113

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L’occhio di Amelice 117

Il labirinto di luce 121

I bambini di Darlem 127

L’essenza della natura 133

Re Bartolomeo 140

La collina della speranza 142

Cacciatore di draghi 152

L’ultimo scontro 156

Epilogo 161

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