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Nome progetto
Superstore di Rovigo, Via 8 Marzo: verifica di assoggettabilità
ai sensi del D.Lgs. 152/2006 e ss. mm. ii.
Data Agosto 2014 Rev. 00
Committente:
Studio ing. Gianni Dal Moro via Borin, 48/A – 31100 TREVISO
N° commessa: 3970
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Nella città di Rovigo le precipitazioni medie annue, distribuite in modo irregolare, con minimi relativi
in inverno ed estate, si aggirano sui 650 mm e sono distribuite mediamente in 80 giorni.
La distribuzione delle piogge è piuttosto omogenea nell’arco dell’anno e questo fa sì che il clima si
configuri come generalmente umido.
La stagione invernale è caratterizzata generalmente da scarsità di precipitazioni; quella primaverile
ha un numero maggiore di giorni piovosi ed un incremento della quantità delle precipitazioni.
I mesi di giugno e luglio generalmente risultano essere fra i meno piovosi dell’anno; Il mese di
agosto è mediamente il più piovoso dell’anno, a causa dell’intensa attività temporalesca.
Le precipitazioni nevose sono rare e legate a particolari circostanze climatiche, che generano
temporanei abbassamenti della temperatura sotto l’aria umida presente sulla regione; il numero
medio annuo di giorni con neve varia fra 2 in prossimità della costa e 5 nelle zone più interne.
Nel caso del Polesine la tendenza delle precipitazioni a diminuire e della temperatura ad
aumentare può portare ad una serie di problemi: l’approvvigionamento idrico, legato in alcune aree
al pescaggio di acqua dai fiumi Po e Adige, è reso difficile nel caso di magra eccessiva; sono
altresì limitate tutte le attività che necessitano di approvvigionamento idrico e che sono legate alla
portata dei fiumi (agricoltura, attività produttive, navigazione).
Si illustra l'elaborazione delle precipitazioni per l'anno 2012; i massimi apporti sono stati registrati
sulle Prealpi, con 2473 mm presso il Monte Grappa, 2114 mm rilevati in Cansiglio e 2107 mm
presso Recoaro. I minimi apporti annuali sono stati registrati sul Polesine meridionale e nella
laguna veneta, con 483 mm rilevati dalla stazione di Porto Tolle, 534 mm della stazione di Adria e
555 mm registrati dalla stazione di Venezia Istituto Cavanis.
Figura 3.5 Precipitazioni medie annue del 2012 (Fonte: Arpav - rapporto precipitazioni 2012)
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La seguente tabella riporta le precipitazioni medie annue misurate dalle stazioni della Provincia di
Rovigo.
Tabella 3-1 Precipitazioni medie annue 2012 in Provincia di Rovigo
(Fonte: Arpav - rapporto precipitazioni 2012)
3.1.1.A.3. RILEVAZIONI ANEMOMETRICHE
Il Polesine è interessato principalmente da venti provenienti da Ovest e Nord Est, come
evidenziano le rose dei venti delle stazioni agrometeorologiche di Rosolina, Villadose e Pradon
(Porto Tolle). Le immagini relative alle rose dei venti si riferiscono al periodo 1999 - 2001.
La velocità del vento è molto modesta, e solo in poche occasioni si superano velocità di 4 m/s.
Solo nel periodo invernale risulta avere una pressione notevole il vento proveniente dal settore
nord orientale, vento noto con il nome di Bora. Nel periodo estivo i venti dominanti spingono in
direzione del mare, cioè da Ovest.
Figura 3.6 Classi di velocità del vento per le stazioni Arpav di Rosolina, Villadose e Pradon (fonte: Provincia
di Rovigo)
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Figura 3.7 Rosa dei venti per la stazione di Rosolina (fonte: Provincia di Rovigo)
Figura 3.8 Rosa dei venti per la stazione di Villadose (fonte: Provincia di Rovigo)
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Figura 3.9 Rosa dei venti per la stazione di Pradon di Porto Tolle (fonte: Provincia di Rovigo)
Figura 3.10 Legenda delle rose dei venti (fonte: Provincia di Rovigo)
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Figura 3.11 Rose dei venti con strumenti collocati a 10 metri dal suolo nell’anno 2005 (media per le tre
precedenti stazioni, fonte: Arpav – Iuav Venezia – Provincia di Rovigo).
3.1.1.B. QUALITÀ DELL’ARIA
Gli inquinanti atmosferici sono quelle sostanze che, per le quantità in cui sono introdotte nell’aria,
ne alterano la qualità, ledendo spesso la salute umana.
L'inquinamento atmosferico è il risultato dell’interazione di due componenti fondamentali:
• la quantità di inquinanti effettivamente emessi nell'aria;
• la concentrazione che si determina nell'aria a seguito di fenomeni di dispersione o
accumulo.
I fenomeni di inquinamento sono il risultato di una complessa interazione tra vari fattori, alcuni dei
quali portano ad un accumulo degli inquinanti, altri determinano la loro rimozione e la loro
diluizione in atmosfera.
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Il grado di stabilità atmosferica regola il fenomeno di diffusione e quindi la capacità del mezzo
atmosferico a diffondere più o meno rapidamente gli inquinanti che vi vengono immessi.
Inoltre, vi sono altri fattori meteo-climatici che influenzano l’accumulo, ovvero la dispersione degli
inquinanti in atmosfera, la piovosità e la velocità del vento.
I principali inquinanti sono gli ossidi di azoto, gli ossidi di zolfo, le polveri, l’ossido di carbonio, i
composti organici volatili e i metalli pesanti.
L'inquinamento atmosferico che interessa oggi le aree urbane è causato principalmente dal traffico
veicolare, ma contributi importanti vengono forniti da tutti i processi di combustione.
Il traffico rimane la sorgente principale per le emissioni di ossidi di azoto, benzene, ossido e
biossido di carbonio, polveri sottili; altri inquinanti, come l'anidride solforosa e il benzo(a)pirene,
derivano dalle emissioni legate ad altri processi di combustione (centrali termoelettriche,
incenerimento dei rifiuti, impianti di riscaldamento).
La normativa di riferimento in materia di qualità dell’aria è costituita dal D.Lgs. 155/2010, che
regolamenta i livelli in aria ambiente di biossido di zolfo (SO2), biossido di azoto (NO2), ossidi di
azoto (NOx), monossido di carbonio (CO), particolato (PM10 e PM2.5), piombo (Pb) benzene (C6H6),
oltre alle concentrazioni di ozono (O3) e ai livelli nel particolato PM10 di cadmio (Cd), nichel (Ni),
arsenico (As) e benzo(a)pirene (BaP). I livelli hanno i valori limite espressi nella Tabella 3-3.
Il D.Lgs. 155/2010 è stato recentemente integrato e aggiornato dal Decreto Legislativo n.
250/2012, che ha fissato il margine di tolleranza (MDT) da applicare, ogni anno, al valore limite
annuale per il PM2.5 (25 µg/m3, in vigore dal 1° gennaio 2015).
Con il Decreto n. 155/2010 si è inteso approfondire la valutazione della qualità dell’aria rispetto ai
parametri che manifestano le maggiori criticità (PM2.5 e PM10, idrocarburi policiclici aromatici,
metalli, ozono e suoi precursori).
Il collegato D.Lgs n. 250/2012 ha introdotto il margine di tolleranza da applicare al valore limite per
il PM2.5 per ciascun anno, dal 2008 al 2015 (in Tabella 3-2).
Tabella 3-2 Valori limite per il PM2.5 (Fonte: Arpav - sito istituzionale)
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Tabella 3-3 Valori limite del D.Lgs. 155/2010 e s.m.i. (Fonte: Arpav - sito istituzionale)
La nuova normativa ha sostituito il D.Lgs. n. 351/1999 e i rispettivi Decreti di attuazione.
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L'articolo 81 della LR n. 11/2001 assegna all’Arpav la predisposizione della Relazione annuale
regionale sulla qualità dell'aria, che deve essere trasmessa alla Regione e alle Province e
pubblicata sul sito dell’Agenzia. Le elaborazioni dei dati sugli specifici inquinanti presenti in questo
paragrafo si riferiscono alla “Relazione regionale della qualità dell’aria 2012”, elaborata ai sensi
della sopraccitata Legge Regionale. Sempre nell'ambito regionale, il Piano di Tutela e
Risanamento dell’Atmosfera (P.R.T.R.A.) ha previsto un monitoraggio dedicato agli ambiti
produttivi e industriali e alle aree ad alta densità abitativa: una prima valutazione dei livelli degli
inquinanti in Veneto è stata effettuata, infatti, sulla base dei dati resi disponibili dalla rete di
rilevamento relativamente al periodo 1996 – 2001. La rete è stata poi estesa ad altre stazioni, in
modo da monitorare tutte le zone più significative della regione. Relativamente alla provincia di
Rovigo, la rete di rilevamento della qualità dell’aria è costituita da sei stazioni fisse ubicate a:
Rovigo (una nel centro storico e una nella frazione Borsea), Adria, Porto Tolle (comune di Porto
Viro), Castelnuovo Bariano e Occhiobello. Le due stazioni di Rovigo Centro e di Rovigo Borsea
distano rispettivamente 1950 m e 1920 m dall'area in indagine. La stazione di Rovigo Centro si
trova in una zona residenziale e commerciale con intensità di traffico maggiore di 10000 veicoli al
giorno (zona urbana), ed ha le caratteristiche illustrate in Tabella 3-4.
Stazione RO - Centro
Codice stazione 502901 Indirizzo Largo Martiri Comune Rovigo
Codice Istat 5029041 Rete nazionale si Tipo Stazione traffico
X (Gauss Boaga Ovest) 1719049,807 Y (Gauss Boaga Ovest) 4994940,3
Alt (m) 7 Anno 2001
Caratteristiche PRG residenziale-commerciale Tipo zona urbana
Densità popolazione tra 4.000 e 7.000ab/kmq Tipo di strada incrocio
Intensità del traffico >10.000 veicoli/g Livello amministrativo strade comunali
Parametri chimici Principio analitico SO2 fluorescenza PTS gravimetrico O3 assorbimento UV
NO2 chemiluminescenza NO chemiluminescenza NOx chemiluminescenza CO assorbimento IR
PM10 gravimetrico Misurazione PM 10 dal 2001
Tabella 3-4 Parametri chimici e metodologia delle misurazioni della stazione di di Rovigo Centro
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La stazione di Rovigo Borsea si trova in una zona urbana, presso un parco pubblico, ed ha le
caratteristiche illustrate in Tabella 3-5.
Stazione RO - Borsea
Codice stazione 502902 Indirizzo Via Grotto Comune Rovigo
Codice Istat 5029041 Rete nazionale no Tipo Stazione fondo urbano
X (Gauss Boaga Ovest) 1719789,444 Y (Gauss Boaga Ovest) 4991070,397
Alt (m) 3 Anno 1990
Caratteristiche PRG residenziale Tipo zona urbana
Densità popolazione < 2.000ab/kmq Tipo di strada ampia
Intensità del traffico <2000 veicoli/g Livello amministrativo comunale
Parametri chimici Principio analitico SO2 fluorescenza PTS gravimetrico O3 assorbimento UV
NO2 chemiluminescenza NO chemiluminescenza NOx chemiluminescenza CO assorbimento IR
PM10 gravimetrico Misurazione PM 10 dal 2001
Tabella 3-5 Parametri chimici e metodologia delle misurazioni della stazione di Rovigo Borsea.
La rete di monitoraggio della qualità dell’aria è stata sottoposta ad un processo di revisione per
renderla conforme alle disposizioni del Decreto Legislativo 155/2010. La
Tabella 3-6 illustra la tipologia delle stazioni di Rovigo e gli inquinanti monitorati nell'ambito della
campagna di indagine del 2012.
Tabella 3-6 Parametri chimici e metodologia per le stazioni di Rovigo centro e Borsea.
Nell'ambito del P.R.T.R.A. è stata messa a punto, una volta acquisiti i dati dell’inventario delle
densità emissive a livello comunale (misurate in t/a km2), una metodologia che ha portato alla
formulazione di una zonizzazione dell’intero territorio veneto.
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Non essendo disponibile un inventario delle emissioni che consenta di ricostruire, per ogni
Comune, le emissioni degli inquinanti atmosferici di maggiore interesse, né tanto meno una
valutazione modellistica dei livelli di concentrazione al suolo, sono stati presi in considerazione
criteri territoriali come il numero di abitanti, densità di popolazione e localizzazione delle aree
produttive di maggiore rilievo.
Con la DGR n. 3195/2006, la nuova classificazione del territorio regionale è basata sulla densità
emissiva di ciascun Comune, e indica come “A1 Agglomerato”, i Comuni con densità emissiva
superiore a 20 t/a km2, come “A1 Provincia” quelli con densità emissiva compresa tra 7 t/a km2 e
20 t/a km2 e infine come “A2 Provincia” i Comuni con densità emissiva inferiore a 7 t/a km2.
Vengono invece classificati come C i Comuni situati ad un’altitudine superiore ai 200 m s.l.m.,
quota al di sopra della quale il fenomeno dell’inversione termica permette un inferiore accumulo di
sostanze inquinanti. Secondo la stessa delibera i Comuni di fascia A sono obbligati a redigere ed
attuare i piani di emergenza in presenza di situazioni di superamento dei limiti previsti, ai sensi del
D.M. 60/2002 e del D.Lgs. 351/99. Nella classificazione Rovigo si trova in zona “A1 Provincia”.
In base alle disposizioni del P.R.T.R.A., sul sito dell’Arpav vengono comunicati i dati relativi agli
inquinanti più significativi, per ogni centralina di rilevamento: a titolo di esempio si riportano nella
Tabella 3-7 i dati rilevati dalle centraline attive in provincia di Rovigo, il giorno 10 Marzo 2014.
Tabella 3-7 Dati rilevati il 10 marzo 2014: in evidenza la stazioni di Rovigo (Fonte: sito Arpav)
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3.1.1.B.1. OZONO
L’analisi dei dati di ozono parte dalle informazioni sui superamenti della soglia di allarme (240
µg/m3), definita come il livello oltre il quale vi è un rischio per la salute umana, in caso di
esposizione di breve durata (D.Lgs. 155/2010, art. 2, comma 1).
Non sono stati registrati nel corso del 2012 superamenti della soglia di allarme.
La soglia di informazione (180 µg/m3) viene definita come il livello, oltre il quale vi è un rischio per
la salute umana, in caso di esposizione di breve durata e per alcuni gruppi particolarmente
sensibili della popolazione; raggiunta tale soglia è necessario pubblicizzare una serie dettagliata di
informazioni. Si osserva che i superamenti di tale soglia sono molto contenuti nel rodigino (Figura
3.12).
Figura 3.12 Superamenti della soglia di informazione nel 2012 (Fonte: A.R.P.A.V., Relazione regionale della
qualità dell’aria 2012)
Il D.Lgs. 155/2010, in continuità con il D.Lgs. 183/2004, oltre alle soglie di informazione e allarme,
fissa anche gli obiettivi a lungo termine per la protezione della salute umana e della vegetazione.
L’obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana si considera superato quando la
massima media mobile giornaliera su otto ore supera 120 µg/m3; il conteggio viene effettuato su
base annuale.
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Dall’analisi del grafico in Figura 3.13 si evidenzia che tutte le stazioni considerate hanno fatto
registrare superamenti di questo indicatore ambientale, anche nel rodigino (con 58 superamenti
presso la stazione di Borsea).
Figura 3.13 Giorni di superamento dell'obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana nel
2012 (Fonte: A.R.P.A.V., Relazione regionale della qualità dell’aria 2012)
L’obiettivo a lungo termine per la protezione della vegetazione è stabilito in 6000 µg/m3*h: deve
essere calcolato esclusivamente per le stazioni finalizzate alla valutazione dell’esposizione della
vegetazione, assimilabili in Veneto alle stazioni di tipologia “fondo rurale” (non sono considerate
quindi le stazioni urbane).
L’obiettivo a lungo termine di 6000 µg/m3*h non è stato rispettato in nessuna delle stazioni della
rete (Figura 3.14), anche nel caso del Polesine.
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Figura 3.14 Obiettivo a lungo termine per la protezione della vegetazione nel 2012 (Fonte: A.R.P.A.V.,
Relazione regionale della qualità dell’aria 2012)
3.1.1.B.2. BIOSSIDO DI AZOTO
Per la valutazione dei livelli di biossido d'azoto (NO2), sono state considerate 23 stazioni di fondo
(ulteriormente suddivise in fondo urbano, suburbano e rurale) e 9 stazioni di traffico, oppure di tipo
industriale. Si può osservare che il valore limite annuale (40 µg/m3) non viene superato.
Le stazioni della Provincia di Rovigo si mantengono tra i 21 µg/m3 e i 23 µg/m3 per la tipologia
fondo; si hanno 34 µg/m3 per la stazione di Rovigo Centro (stazione di traffico).
In Figura 3.15 sono rappresentati i valori delle concentrazioni di NO2 rilevate, in relazione ai valori
limite.
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Figura 3.15 Concentrazione di NO2 in Regione Veneto nel 2012 (Fonte: A.R.P.A.V., Relazione regionale
della qualità dell’aria 2012)
3.1.1.B.3. PARTICOLATO ATMOSFERICO
Il particolato atmosferico, con componente inferiore a 10 micrometri (PM10), ha varie origini; esso
ha una prima componente derivante da processi meccanici di usura (di freni e gomme degli
autoveicoli, del manto stradale, etc.), costituita prevalentemente dalla frazione superiore a 2,5
micrometri (particolato grossolano); una seconda componente è di origine biologica (spore, pollini,
muffe, frammenti di origine animale e vegetale); una terza componente proviene dalla
risospensione dal suolo delle prime due, a causa del transito dei veicoli e della presenza del vento.
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Il particolato atmosferico, con componente inferiore a 2,5 micrometri (PM2,5) proviene
principalmente da processi di combustione ed è caratterizzato da granulometrie inferiori a 1-2
micrometri; può derivare anche dalle componenti prima descritte, dato che da numerosi studi svolti
si è verificato che la maggior parte del PM10 è costituito dal particolato PM2,5.
Il problema del particolato atmosferico si sta rivelando diffuso non solo a scala di bacino aerologico
padano, ma anche in tutto il territorio Veneto, comprese le aree montane e collinari; per la qualità
dell’aria si tratta della vera criticità presente nella pianura veneta.
L’Arpav rileva costantemente i valori di PM10 e PM2,5 presenti nell'aria, attraverso centraline, con
frequenza giornaliera.
Viene ora descritto lo stato della qualità dell’aria del 2012, rispetto al particolato PM10 e PM2,5.
Nel grafico in Figura 3.16 si riporta il numero di superamenti del limite giornaliero di 50 µg/m3:
sono evidenziate in rosso le stazioni che eccedono i 35 superamenti consentiti dalla normativa
(D.Lgs. 155/2010).
Figura 3.16 Superamenti del limite giornaliero del PM10 per le stazioni di fondo (Fonte: A.R.P.A.V., Relazione
regionale della qualità dell’aria 2012)
Per quanto riguarda le stazioni di fondo, solo 5 stazioni su 19 rispettano i 35 giorni di superamento
del valore limite giornaliero; tra di esse nessuna è ubicata in Provincia di Rovigo; si hanno,
rispettivamente, 86 superamenti a Borsea e 84 a Badia Polesine. Per quanto riguarda le stazioni di
traffico e industriali (Figura 3.17), tutte le centraline hanno oltrepassato il valore limite, compresa
quella di Rovigo Centro, con 91 superamenti. Come per gli anni precedenti, nel 2012 questo
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indicatore della qualità dell’aria resta probabilmente il più critico tra quelli normati, sul quale è
importante mantenere una sorveglianza puntuale sul territorio.
Figura 3.17 Superamenti del limite giornaliero del PM10 per le stazioni di traffico e industriali (Fonte:
A.R.P.A.V., Relazione regionale della qualità dell’aria 2012)
In Figura 3.18 sono riportate le medie annuali registrate nelle stazioni di tipologia “fondo”, tra le
quali quelle della Provincia di Rovigo non raggiungono il valore limite.
Figura 3.18 Medie annuali del PM10 per le stazioni di "fondo" (Fonte: A.R.P.A.V., Relazione regionale della
qualità dell’aria 2012)
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Invece, tra le stazioni della tipologia "traffico" (Figura 3.19), si osserva che quella di Rovigo Centro
ha superato, di poco, il valore limite di 40 µg/m3.
Figura 3.19 Medie annuali del PM10 per le stazioni "traffico" (Fonte: A.R.P.A.V., Relazione regionale della
qualità dell’aria 2012)
Con l’emanazione del D.Lgs. 155/2010, il PM2.5 si inserisce tra gli inquinanti, per i quali è previsto
un valore limite (25 µg/m3), calcolato come media annua da raggiungere entro il 1° gennaio 2015.
Inoltre il D.Lgs. 250/2012 fissa il margine di tolleranza, da applicare al valore limite del 2015,
fissato per il 2012 a 2 µg/m3.
La concentrazione di 25 µg/m3 è stata fissata pure come valore obiettivo, da raggiungere in data
01/01/2010.
Nella Figura 3.20 sono riportate le medie annuali registrate in Veneto nel 2012; viene evidenziato il
valore obiettivo al 2010, coincidente col valore limite al 2015 (linea rossa) e il valore limite con
margine di tolleranza al 2012 (25+2= 27µg/m3).
Il valore limite per il 2012 è stato superato a Rovigo Centro (con 29 µg/m3) e i molte altre stazioni,
pertanto si può affermare che il PM2.5 presenta una situazione di criticità piuttosto diffusa, in
particolare negli agglomerati urbani.
Il monitoraggio di quest’inquinante è stato implementato negli ultimi due anni per ottenere
informazioni adeguate anche al fine ad attuare le misure necessarie al rispetto del valore limite
fissato al 2015.
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Superstore di Rovigo, Via 8 Marzo: verifica di assoggettabilità
ai sensi del D.Lgs. 152/2006 e ss. mm. ii.
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Studio ing. Gianni Dal Moro via Borin, 48/A – 31100 TREVISO
N° commessa: 3970
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Figura 3.20 Confronto della media annua del PM2,5 con il valore limite del 2015 e il valore limite per il 2012
(Fonte: A.R.P.A.V., Relazione regionale della qualità dell’aria 2012)
3.1.1.B.4. BENZENE
Dai dati riportati in Figura 3.21 si osserva che le concentrazioni medie annuali di benzene sono
sempre inferiori al valore limite di 5,0 µg/m3, in tutti i punti di campionamento considerati.
Figura 3.21 Concentrazione media annua di benzene in Veneto (Fonte: A.R.P.A.V., Relazione regionale
della qualità dell’aria 2007)
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3.1.1.B.5. BENZO(A)PIRENE
Nella Figura 3.22 si riportano le medie annuali di benzo(a)pirene determinate sul PM10, registrate
nelle diverse tipologie di stazioni. Si osserva che il valore obiettivo di 1,0 ng/m3 stabilito dal D.Lgs.
155/2010 è raggiunto dalla stazione di Rovigo Borsea.
Figura 3.22 Concentrazione media annua di benzo(a)pirene in Veneto (Fonte: A.R.P.A.V., Relazione
regionale della qualità dell’aria 2007)
Complessivamente si può osservare che il valore obiettivo è stato superato in 10 stazioni su 14,
confermando la significativa criticità di questo inquinante per la qualità dell’aria in Veneto.
Le emissioni domestiche di Benzo(a)pirene derivano soprattutto dall’uso di combustibili solidi,
principalmente legna e carbone, il cui consumo è recentemente aumentato a causa
dell'incremento del costo del gas metano e del gasolio per riscaldamento.
Tali emissioni rivestono un’evidente importanza soprattutto nelle aree rurali e nei centri urbani
minori, dove vi è un’esposizione diretta della popolazione ad elevati livelli (intorno o superiori a 1
ng/m3); il contributo di tali emissioni da riscaldamento domestico ai livelli di fondo può essere tale
da vanificare l’efficacia delle misure adottate per la riduzione delle emissioni veicolari.
Per quanto riguarda il benzo(a)pirene si osserva, in linea generale, una tendenza alla riduzione dei
livelli di concentrazione rispetto agli anni precedenti.
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3.1.1.B.6. ELEMENTI IN TRACCE: PIOMBO, ARSENICO, CADMIO , NICHEL
In questo punto è analizzato lo stato della qualità dell’aria rispetto agli elementi in tracce, quali
piombo, arsenico, cadmio, nichel, determinati sul particolato PM10.
Per tutti gli inquinanti in tracce normati dal D.Lgs. 155/2010 viene fissato un valore obiettivo,
definito come concentrazione nell'aria ambiente, stabilita al fine di evitare, prevenire o ridurre effetti
nocivi per la salute umana e per l'ambiente.
Dai dati inseriti nella Relazione regionale della qualità dell’aria 2012, in tutti i punti di
campionamento le concentrazioni medie annuali registrate sono inferiori ai valori limite.
In particolare:
• le concentrazioni medie annuali di piombo, registrate nei punti di campionamento del 2012,
sono inferiori al valore limite di 0,5 µg/m3; da rilevare che, anche in corrispondenza delle
stazioni di traffico, i livelli ambientali del piombo sono inferiori (circa 20 volte più bassi) al limite
previsto dal D.Lgs. 155/2010, per cui tale inquinante non presenta ad oggi alcun rischio di
criticità nel Veneto.
• i monitoraggi effettuati per l’Arsenico dimostrano che il valore obiettivo di 6 ng/m3 medi annui è
rispettato in tutti i punti di campionamento considerati.
• i valori registrati della concentrazione di Nichel sono di molto inferiori al valore limite di 20
ng/m3 in tutti i punti di campionamento;
• il valore limite di 5 ng/m3 per il Cadmio è rispettato ovunque.
3.1.1.B.7. CONCLUSIONI
Il benzene e gli elementi in tracce presentano livelli inferiori ai rispettivi valori limite o valori
obiettivo, non manifestando criticità per il territorio veneto.
Un ulteriore sforzo per il risanamento della qualità dell’aria deve essere rivolto alla progressiva
riduzione delle concentrazioni degli ossidi di azoto, del particolato atmosferico, del benzo(a)pirene
e dell’ozono. Per quanto riguarda il biossido di azoto, le concentrazioni medie annuali nel 2012
sono confrontabili con il periodo 2009 - 2010 a livello regionale.
Così come il biossido di azoto, anche per il particolato PM10 si osserva nel 2012 un lieve
decremento dei livelli medi annuali rispetto ai valori più elevati del 2011, con medie a livello
regionale che si attestano al di sotto del valore limite annuale sia nelle stazioni di traffico/industriali
che in quelle di fondo. Considerando le singole stazioni, il valore limite calcolato sulla media annua
risulta rispettato in quasi tutti i siti di fondo e di traffico/industriali.
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Il parametro più critico per il PM10 resta comunque il valore limite giornaliero, superato in maniera
diffusa in tutta la regione, sia nelle stazioni di traffico che di fondo; fanno eccezione solamente le
stazioni situate in quota, in zona alpina e prealpina.
I dati di PM2,5 mostrano criticità diffuse, soprattutto nei capoluoghi di provincia (tra i quali Rovigo).
I livelli di benzo(a)pirene, identificato dalla normativa come indicatore per gli idrocarburi policiclici
aromatici, devono essere tenuti sotto stretto controllo in tutta la regione, poiché sono stati registrati
superamenti diffusi del valore obiettivo, con concentrazioni medie annue generalmente in aumento
rispetto al 2011 (anche in virtù dell'incremento dell'impiego di combustibili solidi per il
riscaldamento, a causa del rincaro del gas metano e del gasolio).
Per l’ozono, in riferimento agli standard per la protezione della salute umana, l’analisi dei dati
annuali del 2012 indica l’assenza di superamenti della soglia di allarme, con un diffuso incremento
del numero dei superamenti, per la soglia di informazione, rispetto all’anno precedente.
Tale situazione è probabilmente legata al verificarsi di episodi prolungati di caldo intenso nei mesi
estivi, quando la radiazione solare incidente raggiunge i massimi annuali, favorendo le reazioni
fotochimiche di formazione dell’ozono. E’ importante sottolineare che anche per il 2012 l’analisi dei
dati evidenzia per l’ozono il superamento del valore obiettivo, per la protezione della salute umana,
nella quasi totalità delle stazioni. Gli standard per la protezione della vegetazione allo stato attuale
non vengono ancora rispettati. E’ opportuno ricordare che, soprattutto in relazione agli inquinanti
con concentrazioni elevate nella stagione invernale, quali il particolato, gli ossidi di azoto e il
benzo(a)pirene, il 2012 si è rivelato un anno meno critico rispetto al 2011, con fenomeni di ristagno
nei mesi più freddi di minore durata e intensità rispetto all’anno precedente.
Il fattore meteorologico e il lieve decremento del traffico e della produzione industriale devono aver
quindi condizionato, almeno in parte, la diminuzione delle concentrazioni degli inquinanti al suolo.
3.1.1.C. EFFETTI SULL'ATMOSFERA
Nell'ambito della grande struttura di vendita sono state individuate diverse sorgenti di emissioni in
atmosfera, di tipo puntuale e dovute agli impianti di riscaldamento e alle lavorazioni.
Un primo gruppo di sorgenti è costituito dai tre gruppi termici a condensazione, di installazione
recente (2010), aventi potenza complessiva di circa 450 kW termici; tale potenza è inferiore alla
soglia (3MW) per la quale è necessario l'assoggettamento alla disciplina stabilita dagli articoli 272
e 282 - 288 del D.Lgs. 152/2006, pertanto non richiedono di apposita autorizzazione provinciale
alle emissioni in atmosfera.
Un secondo gruppo di sorgenti è costituito dagli estrattori del forno per pane e pizza, del forno grill
e dei piani di cottura del reparto gastronomia; anche in questo caso le quantità di prodotti lavorati
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non sono tali da far assoggettare i punti di scarico alla disciplina dell'art. 272 del D.Lgs. 152/2006,
pertanto non richiedono un'autorizzazione ambientale alle emissioni.
Tali attività saranno soltanto soggette ai regolamenti comunali e sanitari vigenti in materia d'igiene
e di sicurezza.
La tabella seguente, derivata dal raffronto del parco sorgenti di Rovigo, con quello di una grande
struttura di vendita Unicomm molto più importante situata a Bassano del Grappa (con superficie di
vendita quattro volte maggiore), ma all'epoca analizzata in modo molto dettagliato, permette di
stimare il tipo e la quantità di emissioni prodotte.
Tabella 3-8 Stima del tipo e della quantità di emissioni prodotte dalle sorgenti puntuali nel Superstore
La collocazione in zona urbana della struttura di vendita obbliga a considerare, nella valutazione
sommaria delle emissioni, anche le sorgenti puntuali del contesto circostante, entro un raggio
convenzionale di almeno un chilometro.
Verso nord e ovest si sviluppa una zona residenziale a densità abitativa medio - alta (quartiere
Tassina nord), nella quale si ha un elevato numero di sorgenti associate agli impianti termici
domestici.
Verso est si ha un ambito urbano a destinazione mista residenziale e produttiva, lungo viale Porta
Po, nel quale, oltre agli impianti domestici, vi possono essere gruppi termici di maggiore potenza a
servizio delle attività commerciali e produttive; sono presenti anche altri esercizi commerciali, con
emissioni proprie delle attività alimentari, che non sono in numero consistente.
Più a sud, fuori dell'ambito convenzionale, si hanno gli insediamenti produttivi e terziari che
caratterizzano la località di Borsea, i cui effetti sull'atmosfera, in virtù del regime dei venti, possono
avere conseguenze anche sull'area in indagine.
Quindi, rispetto al vasto numero di sorgenti caratterizzanti l'area urbana che circonda la grande
struttura di vendita, con riferimento al tipo e alla quantità delle emissioni prodotte dagli impianti in
esame, è facile dedurre che il contributo apportato da questi ultimi rappresenta una percentuale
bassissima rispetto a quella determinabile nell'ambito convenzionale di indagine.
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Va da sé, allora, che l'impatto sull'atmosfera delle sorgenti impiantistiche del Superstore è di fatto
trascurabile, sia nella condizione attuale che in quella di progetto, dato che non si intende
apportare variazioni alla dotazione impiantistica esistente.
Poiché non si rilevano impatti significativi implicabili alle emissioni degli impianti tecnologici e di
lavorazione alimentare, resta da quantificare l'entità delle emissioni associabili al traffico veicolare,
in riferimento alle condizioni attuali e di progetto.
L'attuale struttura di vendita è autorizzata per poco meno di 2500 m2; nello studio di impatto
viabilistico la determinazione del traffico indotto dall'ampliamento è stata effettuata secondo le
indicazioni fornite dal “Dipartimento per il commercio della regione Veneto”, in relazione alla
superficie di vendita ed alla tipologia, le quali impongono un coefficiente di traffico generato pari a
0,12 veicoli per metro quadro di superficie di vendita, relativamente alle grandi strutture di vendita.
Se si applica allo scenario attuale tale criterio, considerando a favore di sicurezza il Superstore
come grande struttura di vendita con 2500 m2, si ha un flusso indotto nell'ora di punta pari a
0,12*2500= 300 veicoli, dei quali se ne considerano il 60% in ingresso (180 veicoli) e il 40% in
uscita (120 veicoli).
Tale traffico indotto si suddivide secondo le diverse direzioni di provenienza:
• 40% da Viale Porta Po nord (120 veicoli in ingresso e uscita);
• 40% da Viale Porta Po sud (120 veicoli in ingresso e uscita);
• 20% da Via Curiel (60 veicoli in ingresso e uscita).
In base alle statistiche sull'affluenza settimanale alla presente struttura commerciale tali flussi
indotti sono da riferire alla giornata del sabato, mentre quelli del venerdì sono inferiori per il 20%.
Lo scenario di progetto si compone dei flussi attuali e dei flussi indotti conseguentemente
all’ampliamento dell’attività. I flussi indotti saranno sommati ai flussi attuali, ridistribuiti secondo le
percentuali di provenienza.
La determinazione del traffico indotto è sempre effettuata secondo le indicazioni fornite dal
“Dipartimento per il commercio della regione Veneto”, con un coefficiente di traffico di 0,12 veicoli
per metro quadro di superficie di vendita, relativamente alle grandi strutture di vendita.
I flussi totali indotti sono stimati quindi in 0,12 x 600 = 72 veicoli nell’ora di punta; di questi gli
ingressi costituiscono il 60% (43 veicoli) del numero complessivo e le uscite il 40% (29 veicoli).
Il traffico indotto si suddivide secondo le diverse direzioni di provenienza, per l'ora di punta:
• 40% da Viale Porta Po nord (29 veicoli in ingresso e uscita);
• 40% da Viale Porta Po sud (29 veicoli in ingresso e uscita);
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• 20% da Via Curiel (14 veicoli in ingresso e uscita).
I suddetti apporti rappresentano, rispetto al traffico associabile alla superficie di vendita attuale,
una percentuale aggiuntiva del 24%.
Con riferimento al rapporto Arpav 2012 illustrato precedentemente, si è osservato che la qualità
dell'aria, associabile allo scenario attuale, presenta delle criticità contenute, in corrispondenza
delle stazioni di rilevamento più vicine al sito, a Rovigo Centro e nella località confinante di Borsea.
Le criticità hanno riguardato i parametri PM10 e PM2,5 in maggior misura, mentre criticità meno
rilevanti riguardano l'ozono e il benzo(a)pirene; non vi sono criticità, invece, per il biossido d'azoto
e il benzene. I parametri citati sono quelli tipicamente prodotti dall'inquinamento da traffico
veicolare.
In relazione allo stato di progetto, il numero prima illustrato di veicoli indotti, sia sulla viabilità
principale (Viale Porta Po), sia su quella di riferimento per il vicino quartiere residenziale Tassina
nord (Via Curiel), nell'ora di punta e secondo la distribuzione giornaliera osservata (si veda la
valutazione previsionale dell'impatto acustico in allegato 4 e l'indagine giornaliera nell'allegato 3),
non è tale da alterare la situazione descrivente lo scenario attuale, che può essere associato alle
conclusioni del rapporto Arpav 2012.
Quindi l'esercizio del Superstore, sia nella condizione attuale, che in quella ampliata, induce effetti
trascurabili sulla qualità dell'aria, in termini di emissioni da sorgenti puntuali, e non significativi, in
termini di emissioni da traffico veicolare.
3.1.2. AMBIENTE IDRICO
In questo sottocapitolo si descrive la caratterizzazione delle condizioni idrografiche, idrologiche e
idrauliche attraverso la definizione dello stato di qualità e degli utilizzi dei corpi idrici, e gli effetti
dell’opera sulla relativa componente.
3.1.2.A. BACINI IDROGRAFICI E CORSI D’ACQUA PRINCIPALI
Il Comune di Rovigo si trova nel bacino del fiume Tartaro – Canalbianco – Po di Levante, che
interessa quasi tutta la provincia di Rovigo e alcune parti delle province di Verona e di Mantova.
Il fiume Tartaro ha origine da risorgive presso Villafranca di Verona e percorre la pianura veronese
compresa tra l’Adige e il Mincio; dal paese di Canda, in provincia di Rovigo, prende il nome
Canalbianco.
Il tracciato del Canalbianco da Canda ad Adria corrisponde all’adattamento artificiale, operato dal
XVI al XIX secolo, di un sistema di paleoalvei del Tartaro, dell’Adige e di rami abbandonati del Po;
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da Adria alla foce nell’Adriatico il Canalbianco occupa un antico ramo del Po, pertanto assume il
nome di Po di Levante.
L’assetto del bacino del Tartaro – Canalbianco – Po di Levante ha subito nella sua storia numerosi
cambiamenti, dovuti alle grandi alluvioni che hanno interessato il Polesine; nel XV secolo la
Repubblica di Venezia iniziò l’opera di bonifica della regione e di definizione degli alvei dei grandi
fiumi, all’epoca privi di vere arginature; il Polesine all’epoca era in gran parte occupato da aree
paludose, che si estendevano fino all’estremo meridionale della Provincia di Verona. Le paludi,
situate in aree depresse con difficile deflusso delle acque, erano alimentate dalle esondazioni dei
fiumi non arginati.
Con l’opera di bonifica, svolta tra il XIX e il XX secolo, furono prosciugate le aree paludose, a
servizio delle quali furono costruite reti di canali di drenaggio; il deflusso delle acque in queste
zone è quasi esclusivamente di tipo meccanico, sia perché i fiumi principali, nel tratto terminale
chiuso tra gli argini, sono pensili, sia perché i corsi d'acqua secondari e i canali sono stati realizzati
o adattati a tracciati funzionali alle necessità di drenaggio non necessariamente corrispondenti alla
direzione di deflusso naturale, sia perché è richiesta una regolazione della portata necessaria
all'efficienza della bonifica.
Pertanto i corsi d'acqua compresi nella porzione polesana di pianura tra il Po e l'Adige terminano
presso degli impianti idrovori, che riversano le loro acque nei corsi d’acqua principali.
La rete idrografica del territorio circostante la città di Rovigo è soggetta a scolo meccanico; in tale
rete possono essere individuati due sotto - sistemi idrografici, uno superiore drenante le campagne
tra Rovigo, Villadose ed Adria, facente capo ai canali Adigetto e Ceresolo, e uno inferiore,
presieduto dagli scoli Ramostorto - Campagna Vecchia e Valdentro, a servizio irriguo e di bonifica
delle campagne lungo la sponda nord del Canalbianco, tra Fratta Polesine, Rovigo, Ceregnano ed
Adria.
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Figura 3.23 Rete idrografica pubblica (in blu) e privata (in arancio) del Consorzio di Bonifica Adige Po,
sulla quale sono stati evidenziati i percorsi dello scolo Ceresolo (quello più a nord in colore giallo chiaro), dell'Adigetto (in giallo), dello scolo Campagna Vecchia (in
Magenta), dello scolo Valdentro (in verde) e dei tratti unificati di questi ultimi due (in rosso) presso Rovigo e a valle di Adria.
Superstore
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3.1.2.A.1. IL SISTEMA ADIGETTO - CERESOLO
L' Adigetto è l'adattamento artificiale di un paleoalveo del fiume Tartaro, nel quale, durante l'Alto
Medioevo, confluì parte del fiume Adige a seguito di una disastrosa inondazione (rotta di Pinzone
del 950). Questo secondo ramo dell'Adige aveva origine presso l'attuale Badia Polesine e
attraversava i centri di Lendinara, Villanova del Ghebbo, Rovigo, Villadose e si ricongiungeva
all'altro ramo presso Cavarzere, pertanto fino al XV secolo il fiume Adige, tra Badia Polesine e
Cavarzere, presentava il corso suddiviso in due rami, uno dei quali era l'attuale Adigetto - con
alveo più ampio - e lungo il quale era situato il porto fluviale di Rovigo.
Tale ramo originariamente aveva un percorso più breve, dalla città di Rovigo a San Martino delle
Venezze, che è testimoniato dal paleoalveo lungo il quale si sviluppa l'attuale strada provinciale.
Successivamente, a seguito di alluvioni che modificarono il corso dell'Adige e dei conseguenti vasti
lavori di bonifica promossi dalla Repubblica Veneta, la portata dell'Adigetto fu ridotta e regolata
all'origine mediante l'attuale incile in pietra, presso Badia Polesine.
Il corso d'acqua fu così trasformato in un canale navigabile, impiegato per gli scambi commerciali
tra i principali centri polesani.
Durante i lavori di sistemazione idraulica del XIX secolo l'Adigetto fu deviato, in corrispondenza
della località Botti Barbarighe, in un nuovo alveo, assieme allo Scolo Ceresolo, in modo da
confluire nel Canalbianco presso l'idrovora di Voltascirocco, in comune di Adria; pertanto l'Adigetto
perse completamente il ruolo di ramo secondario dell'Adige, per assumere il ruolo di canale irriguo
e di bonifica. Nel XX a Rovigo fu interrato parte del tratto urbano dell'Adigetto, tra la stazione
ferroviaria e Viale Vittorio Veneto, al fine di realizzare un vasto parco pubblico.
La programmazione urbanistica provinciale e comunale ha riconosciuto recentemente all'Adigetto
la sua importanza naturalistica, in qualità di corridoio ecologico, ed ha promosso il recupero delle
sponde e degli habitat ripariali, mediante la realizzazione di percorsi pedonali e ciclabili, tra i quali
quelli dei quartieri Tassina nord e città giardino, poco a nord del Superstore.
Figura 3.24 Impianto idrovoro di Voltascirocco sull'Adigetto
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Invece lo Scolo Ceresolo è parzialmente impostato su paleoalvei dell'Adige e del Tartaro, ha una
lunghezza di 50 km e svolge funzione sia irrigua che di bonifica; ha origine presso Badia Polesine,
dove le acque sono derivate sia dall'Adige che dall'Adigetto.
Dopo Badia Polesine il corso prosegue in direzione parallela all'Adige, scorrendo a nord di
Lendinara; raggiunge poi il Comune di Rovigo, ove segna il limite nord del centro storico.
Tra la città di Rovigo e il nodo idraulico di Botti Barbarighe l'alveo è stato rettificato in occasione
delle bonifiche del XIX e XX secolo.
Figura 3.25 Nodo idraulico di Botti Barbarighe
Il nodo idraulico di Botti Barbarighe consente l'immissione dello Scolo Ceresolo nell'Adigetto; da
qui sono unificati nell'alveo del Naviglio Adigetto, che prosegue verso sud - est fino all'impianto
idrovoro di Voltascirocco, ove avviene l'immissione nel Canalbianco.
Il corso d'acqua, a causa dell'attraversamento di aree agricole e produttive è stato esposto, anche
recentemente, a fenomeni di inquinamento delle acque; nello scorso gennaio 2014 un ordinanza
del sindaco di Lendinara (n. 1 del 13/01/2014) ne ha vietato l'uso irriguo, a causa dell'elevata
carica batterica individuata nei campioni di acqua prelevati dall'Arpav.
Nell'ambito di interesse di questa indagine ambientale, si osserva che il corpo recettore del
depuratore di Porta Po - e di una parte della rete di fognatura bianca del quartiere Tassina - è lo
scolo Pelizzara, che rappresenta una antica derivazione dell'Adigetto, ad uso irriguo, ora svolgente
la funzione di collettore idraulico.
Poco più a sud del depuratore esso si immette nello Scolo Ramostorto - Campagna Vecchia -
Valdentro.
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3.1.2.A.2. IL SISTEMA RAMOSTORTO - CAMPAGNA VECCHIA - VALDENTRO
Il ramo cittadino del Ramostorto - Campagna Vecchia - Valdentro deriva dall'unione di due corsi
d'acqua paralleli, lo scolo Ramostorto - Campagna Vecchia e lo scolo Valdentro, eseguita in
concomitanza di lavori di sistemazione idraulica effettuati negli ultimi decenni del XX secolo e
attorno all'anno duemila, al fine di proteggere il territorio meridionale del comune di Rovigo da
fenomeni di esondazione ed allagamento. A tali richieste si è aggiunta quella della realizzazione
dell'idrovia commerciale Fissero - Tartaro - Canalbianco tra Mantova e il mare, che ha comportato
l'innalzamento del livello del Canalbianco, e la conseguente necessità di potenziare gli impianti
idrovori che immettono in quel corso d'acqua le acque raccolte dalla rete di bonifica.
L'innalzamento del Canalbianco ha comportato, da un lato, la necessità di aumentare le immissioni
dalla rete secondaria, al fine di stabilizzare il livello, e dall'altro ha richiesto di adattare alcuni
tracciati della rete secondaria, in virtù del cambiamento delle quote di deflusso.
Si sta analizzando, pertanto, un sistema idrografico assai complesso, la cui recente evoluzione,
almeno nell'ambito della città di Rovigo, è illustrata, oltre che dal testo seguente, dalla sequenza
dalla Figura 3.26 alla Figura 3.31.
Lo scolo Campagna Vecchia è il risultato del collegamento di corsi d'acqua già esistenti (paleolavei
dell'Adige e del Tartaro), ottenuto da lavori di bonifica, iniziati nel XV secolo sotto il dominio
veneziano e terminati soltanto nel secondo dopoguerra, al fine di recuperare la zona paludosa -
posta oltre la sponda settentrionale del Canalbianco - tra le località di Fratta Polesine, Rovigo e
Adria.
Il canale ha origine a Fratta Polesine, a partire dall'idrovora che consente il superamento del
Canale Scortico. A tale idrovora si attesta lo scolo Ramodipalo, che drena le campagne comprese
tra Badia Polesine, la sponda sud dell'Adigetto, Lendinara e Fratta Polesine.
Il Campagna Vecchia attraversa la zona agricola compresa tra Fratta Polesine, Villamarzana e
Costa di Rovigo fino a giungere, nei pressi di Grignano Polesine, alla Botte Buse, mediante la
quale, fino agli anni 90 del XX secolo, passava sotto al Valdentro (Figura 3.26).
Le prime strutture di questo nodo idraulico risalgono al 1604, quando un primo sifone fu costruito
per far sottopassare il Valdentro al Campagna Vecchia; nel 1852, ad opera del consorzio di
Bonifica Valdentro, il manufatto fu modificato, in modo che fosse il Campagna Vecchia a
sottopassare il Valdentro; questa configurazione rimase attiva fin quasi alla fine del XX secolo,
quando il Campagna Vecchia e il Valdentro furono uniti nell'unico attuale alveo (Figura 3.27).
Attualmente, a monte delle Botte Buse, in seguito ai medesimi lavori idraulici, buona parte della
portata del Campagna Vecchia già confluisce nello Scolo Valdentro attraverso un nuovo canale,
realizzato tra Costa di Rovigo e Grignano Polesine, che è stato collegato al vecchio alveo del
Valdentro parallelo alla SP 23.
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Figura 3.26 Il nodo idraulico di Botte Buse prima dei lavori di sistemazione idraulica (ultimo decennio del XX
secolo)
Figura 3.27 Attuale assetto del nodo idraulico di Botte Buse
Lo scolo Valdentro è un antico canale di irriguo e di bonifica, che ha origine a Badia Polesine e che
presenta un corso quasi parallelo al Campagna Vecchia; come il Campagna Vecchia è il risultato
di programmi di bonifica realizzati in lunghissimo periodo temporale, dalla Dominazione Veneziana
alla fine dello scorso XX secolo; dalle campagne a sud di Badia Polesine il Valdentro, che riceve
acqua anche dall'Adigetto, si dirige verso Fratta Polesine con un tracciato rettilineo; presso Fratta
avviene il superamento del Canale Scortico mediante una botte a sifone.
Oltre Fratta il tracciato attraversa Villamarzana, per poi svoltare a nord est presso l'attuale svincolo
tra la Traspolesana e l'autostrada A 13, in direzione di Grignano Polesine, lungo un tracciato
rettilineo adiacente alla SP 23. Prima della già accennata sistemazione idraulica, il Valdentro
proseguiva lungo questo tracciato, fino a convergere direttamente al ponte canale della Botte
Buse; in seguito ai recenti lavori idraulici gran parte della portata è stata deviata a sud verso lo
scolo Vespara, mentre il resto delle acque prosegue sul tracciato originario adiacente alla SP 23;
tale corso è stato però interrotto, in modo da collegarne la parte inferiore allo Scolo Campestrin,
che converge alla Botte Buse, mentre la parte superiore, come prima descritto, è stata collegata al
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Campagna Vecchia, in modo da diventarne una diramazione (Figura 3.28). Le acque dello scolo
Vespara, inoltre, sono rilanciate più a valle nel Canalbianco mediante l'idrovora di Bussari.
Figura 3.28 Sistemazione idraulica del vecchio alveo rettilineo dello scolo Valdentro
Nel comune di Rovigo l'alveo unito del Valdentro e del Campagna Vecchia termina oltre l'attuale
interporto in località Sant'Apollinare, dove giunge all'idrovora Ponti Alti, che lo collega al
Canalbianco (Figura 3.29).
Prima dei citati lavori di sistemazione idraulica il Ramostorto - Campagna Vecchia ed il Valdentro
proseguivano paralleli fino al comune di Ceregnano; ora, tra l'idrovora di Sant'Apollinare e la
ferrovia per Adria, rimane soltanto l'alveo originario del Valdentro, con la funzione di derivazione
irrigua; dopo il passaggio sotto la ferrovia ed il canale irriguo Adigetto - Canalbianco si ritrovano i
due alvei originari (Figura 3.30).
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Figura 3.29 Impianto idrovoro di Sant'Apollinare sullo Scolo Valdentro - Ramostorto - Campagna Vecchia
Figura 3.30 Nodo idraulico di Sant'Apollinare di Rovigo
Di qui i canali proseguono appaiati fino a Ceregnano, dove il Ramostorto svolta in direzione di
Lama Polesine; da questa località il Ramostorto (Irriguo) si dirige verso Adria, con tracciato quasi
parallelo alla ferrovia e alla SR 443. Presso la località Cicese svolta a nord - est, in modo da
confluire nel canale Fossetta, in località Chiavica del Bosco.
Sempre dalla divergenza di Ceregnano ha origine il canale Fossetta, avente sia funzione irrigua,
che di scolmatore del Ramostorto; esso prosegue verso est attraversando la campagna tra
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Ceregnano, Villadose e Adria, dove in località Chiavica del Bosco si ricongiunge appunto al
Ramostorto. L'attuale alveo principale del Fossetta - Ramostorto è stato deviato, in seguito ai già
menzionati lavori idraulici, presso la località Valliera di Adria, in modo da confluire nello scolo
Buniolo, che prosegue poi fino all'idrovora di Cengiaretto, ove avviene il sollevamento nel
Canalbianco.
Il Valdentro, da Ceregnano prosegue a nord - est verso Villadose, fino alla località Cà Tron nel
comune di Adria; da qui fino alla località Liparo prosegue affiancato all'Adigetto; in seguito svolta a
sud est, poi prosegue diritto verso est attraversando la campagna a nord di Adria, quindi svolta a
sud, in località Campelli, e con tracciato parallelo alla SR 495 confluisce nel canale Fossetta, in
località Pontinovi. Da questo punto il canale, noto come Fossetta - Bosco - Amolara - Valdentro,
prosegue secondo un tracciato ad arco, fino alla località Amolara, dove avviene la confluenza nel
Canalbianco (Figura 3.31).
Fino al 1992 qui era attivo il vecchio impianto idrovoro, costruito negli anni 70 del XIX secolo
nell'ambito della bonifica della Campagna Vecchia Inferiore e ora sostituito da quello attuale.
Il vecchio impianto, in stile neoclassico, è stato recuperato nel 2001 come ostello e come Museo
della Bonifica.
Figura 3.31 Idrovora Amolara (Adria)
La stampa locale illustra tre episodi di inquinamento delle acque dello Scolo Valdentro, nel tratto a
monte di Rovigo: i primi due accaddero nel novembre 2006 e nell'agosto del 2013, presso il
Comune di Arquà Polesine; del primo le analisi compiute dall'Arpav non hanno accertato la causa,
mentre il secondo si imputa al lavaggio di contenitori contenenti anticrittogamici ad uso agricolo.
Il terzo episodio è accaduto nel territorio di Badia Polesine, nel gennaio 2008, e le cause
sembrarono non attribuibili a trattamenti fitosanitari, data la stagione invernale.
Tali episodi comportarono notevoli danni alla fauna ittica.
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3.1.2.B. PIANO DI ASSETTO IDROGEOLOGICO DEL BACINO DEL TARTARO - CANALBIANCO
Si è visto nel capitolo 1 che il Piano di assetto idrogeologico individua le aree di pericolosità
idraulica e le aree a rischio idraulico, valutate secondo il DPCM 29/9/1998 e ottenute mediante
modellazione matematica. Secondo la Carta di Pericolosità Idraulica il territorio di Rovigo risulta
classificato come zona a pericolosità moderata, per le aree soggette a scolo meccanico (Figura
3.32); inoltre vi sono alcune aree di modesta estensione, classificate a pericolosità idraulica
moderata P1 per inondazione.
Risultano invece assenti aree di pericolosità idraulica media P2 ed elevata P3.
Figura 3.32 Estratto dalla Carta della Pericolosità idraulica del PAI (tavola PERUNI)
Nel riquadro n. 11 della carta precedente si individua il territorio comunale appartenente al
sottobacino del Ramostorto – Campagna Vecchia, che comprende anche l'area allo studio
(seguente Figura 3.33); si osservano delle aree a pericolosità P1 poste tra Grignano Polesine e
Borsea, in corrispondenza del nodo idraulico di Botte Buse.
Altre aree P1 sono situate tra la zona industriale di Borsea e l’interporto, ai margini del canale
Ramostorto – Campagna Vecchia. Le medesime aree sono riportate anche nella Carta della
Fragilità del PAT (tavola B 03, si veda pertanto anche il capitolo 1).
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Figura 3.33 Tavola del PAI sulle pericolosità idraulica nel sottobacino Ramostorto - Campagna Vecchia
Per le aree classificate pericolose (e cioè per l’intero territorio) valgono le disposizioni di cui al
Titolo II (articoli dal 10 al 15) delle Norme Tecniche di Attuazione del PAI; in particolare per tali
aree, salvo che per l’esecuzione di opere di pubblica utilità, è vietato:
• eseguire scavi o abbassamenti del piano di campagna capaci di compromettere la stabilità
delle fondazioni degli argini;
• realizzare intubazioni o tombinature dei corsi d’acqua superficiali, ad eccezione degli
interventi di mitigazione del rischio, di tutela della pubblica incolumità e quelli previsti dal
piano di bacino;
• posizionare manufatti in modo da ostacolare il libero deflusso delle acque.
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Non si ravvisano interventi siffatti nell’ambito della realizzazione del Piano di Riordino Dall'Aglio e
degli edifici commerciali in esso contenuti.
Secondo il PAI “nelle aree classificate a pericolosità moderata P1 spetta agli strumenti urbanistici
ed ai piani di settore prevedere e disciplinare l’uso del territorio, le nuove costruzioni, i mutamenti
di destinazione d’uso, la realizzazione di nuovi impianti, opere ed infrastrutture pubbliche o di
interesse pubblico, gli interventi sul patrimonio edilizio esistente, in relazione al grado di
pericolosità individuato e nel rispetto dei criteri e indicazioni generali del presente Piano”.
Per quanto riguarda le disposizioni del PAI nel territorio comunale, esse sono state recepite come
vincolo nel PAT di Rovigo, disciplinato all’art. B10 delle NTA e rappresentato nella Carta dei Vincoli
e della Pianificazione Territoriale.
Si presenta anche il seguente estratto della Carta del Rischio Idraulico del PAI.
Figura 3.34 Estratto dalla Carta del Rischio idraulico del PAI (tavola RISIDR)
Si osserva che le zone del territorio comunale, già considerate a pericolosità idraulica moderata
P1, sono aree a rischio idraulico moderato R1.
Allegata al PAI è la Carta del Rischio idraulico redatta dall'Unione Regionale Veneta Bonifiche, con
valutazioni e criteri di individuazione diversi rispetto a quelli del DPCM 29/9/1998.
Nella carta (Figura 3.35) sono evidenziate con simbologie diverse le aree a rischio idraulico (aree
allagate almeno una volta negli ultimi 20 anni) e le aree ad alto rischio allagamento (aree soggette
ad alta probabilità di allagamento con tempo di ritorno 2 - 5 anni).
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Figura 3.35 Estratto dalla Carta del Rischio idraulico dell'Unione Regionale Veneta Bonifiche
Rispetto alla cartografia del PAI, il rischio di allagamento è esteso anche all'attuale nuovo quartiere
residenziale "città giardino", compreso tra l'ansa dell'Adigetto e viale Porta Po, oltre alla parte del
territorio comunale a oriente dell'Adigetto. Le zone ad alto rischio di allagamento non interessano
l'area di indagine, in quanto poste a nord dell'Adigetto in località Roverdicré.
Nel paragrafo successivo si mostrerà come tali zone aggiunte siano state individuate dal consorzio
di bonifica Polesine Adige Canalbianco, dal 2009 assorbito dal Consorzio di Bonifica Adige Po.
3.1.2.C. CONSORZIO DI BONIFICA ADIGE PO
Nel capitolo 1 si è illustrato che il territorio del comune di Rovigo appartiene al Consorzio di
Bonifica Adige Po, derivante dall'accorpamento del Consorzio della Bonifica Padana Polesana e
del Consorzio Polesine Adige Canalbianco.
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A seguito del grave ed esteso abbassamento del suolo, avvenuto prevalentemente negli anni ’50
del secolo XX, si è resa necessaria la radicale modifica del sistema di scolo, da prevalente scolo
naturale a totale sollevamento meccanico; ciò ha comportato, oltre a maggiori oneri di gestione
(per nuove idrovore e per il potenziamento delle esistenti), una maggiore esposizione al rischio di
allagamenti nelle zone poste sotto il livello del mare e l'aumento delle infiltrazioni dagli argini dei
corsi d’acqua principali, che danno un apporto costante di acqua.
Dei fenomeni di infiltrazione lungo il Canalbianco derivano dai nuovi maggiori livelli idrometrici
necessari alla navigabilità. Il Consorzio ha fatto presente tale situazione all’Autorità di Bacino del
Canalbianco, chiedendo che il problema fosse inserito nel Piano di Assetto Idrogeologico (P.A.I.),
per individuare le soluzioni necessarie ad eliminare o a controllare convenientemente il fenomeno.
Fa parte del "Piano generale di bonifica e di tutela del territorio" la Carta del rischio idraulico, dalla
quale è tratto il seguente estratto per il quartiere Tassina e la località Borsea (Figura 3.36), nella
quale si osserva che l'area del Piano Dall'Aglio non è soggetta a fenomeni di rischio idraulico, ma
nelle vicinanze il nuovo quartiere residenziale "città giardino", compreso tra viale Porta Po e l'ansa
dell'Adigetto, nei pressi del depuratore, è segnalato come area a deflusso difficoltoso, così come la
zona industriale di Borsea, compresa tra viale Porta Po, viale del Lavoro e l'Interporto, peraltro già
considerata dal PAI a pericolosità idraulica moderata.
Le aree soggette ad inondazioni periodiche si trovano invece ad est del centro cittadino, oltre
l'Adigetto.
I contenuti appena illustrati compaiono anche Carta della Fragilità del PAT, sulla quale la zona tra
viale Porta Po e l'Adigetto è denominata PAC - 42; il Rapporto Ambientale e la Relazione Idraulica
del PAT illustrano che la medesima ha registrato criticità legate alle basse quote del piano
campagna, con allagamenti anche recenti (anno 2005).
Secondo il Consorzio di Bonifica, l'area è piuttosto depressa ed è servita soltanto dallo scolo
Pelizzara; nell’area insiste altresì il vecchio impianto di depurazione tutt’ora in funzione.
Il recente insediamento residenziale (denominato Città Giardino) è servito da un fosso privato di
sezione inadeguata; pertanto il consorzio di bonifica ha richiesto il suo risezionamento e la
creazione di un nuovo bacino di laminazione con recapito in Adigetto, interessante una superficie
di 4568 m2 e corrispondente a un volume di invaso di entità pari a 4568 m3.
Contemporaneamente il consorzio ha previsto l'allargamento del manufatto sottopassante la
ferrovia, per lo scolo Pelizzara.
Attualmente la situazione risulta migliorata anche per effetto dell'ammodernamento della rete
fognaria e per la sistemazione dei fossati adiacenti alla SS 16, uno dei quali avvenuto nell'ambito
del Piano Dall'Aglio.
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Figura 3.36 Estratto della carta del rischio idraulico secondo il consorzio di Bonifica Adige - Po
3.1.2.D. PRESCRIZIONI URBANISTICHE A TUTELA DEL RISCHIO IDRAULICO
In conformità alle indicazioni fornite dalla DGRV n. 1841/2007, fra le opere relative alla messa in
sicurezza da un punto di vista idraulico, si dovranno prevedere:
• pavimentazioni drenanti su sottofondo permeabile per i parcheggi; le aree adibite a
parcheggio potranno inoltre essere previste altimetricamente più depresse rispetto al piano
di imposta dei fabbricati e delle strade allo scopo di garantire un ulteriore invaso, fruibile in
caso di allagamento;
• aree verdi conformate in modo tale da massimizzare la capacità di invaso e laminazione;
• volumi compensativi di laminazione finalizzati a garantire l'invarianza idraulica, di norma
realizzati all’interno di ciascuna area di intervento.
In base alla medesima DGRV gli interventi vengono classificati nel seguente modo:
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• di “trascurabile impermeabilizzazione potenziale” per superfici di estensione inferiore a 0,1
ha;
• di “modesta impermeabilizzazione potenziale” per superfici comprese fra 0,10 e 1,00 ha;
• di “significativa impermeabilizzazione potenziale” per superfici comprese fra 1,00 e 10,00
ha;
• di “marcata impermeabilizzazione potenziale” per superfici superiori a 10 ha.
In merito alla tipologia degli interventi viene previsto quanto segue:
• nel caso di “trascurabile impermeabilizzazione potenziale”, sarà sufficiente adottare buoni
criteri costruttivi per ridurre le superfici impermeabili;
• nel caso di “modesta impermeabilizzazione potenziale”, oltre al dimensionamento dei
volumi compensativi cui affidare funzioni di laminazione delle piene, si dovrà prevedere che
le luci di scarico non eccedano le dimensioni di un tubo di diametro D = 200 mm e che i
tiranti idrici ammessi nell’invaso non eccedano il metro;
• nel caso di “significativa impermeabilizzazione potenziale” andranno dimensionati i tiranti
idrici ammessi nell’invaso e le luci di scarico in modo da garantire la conservazione della
portata massima defluente dall’area in trasformazione ai valori precedenti
l’impermeabilizzazione;
• nel caso infine di “marcata impermeabilizzazione potenziale” è richiesto uno studio di
dettaglio molto approfondito.
L'intervento di realizzazione della media struttura e delle pertinenze esterne ha comportato la
modifica delle superfici per poco meno di 1 ha, pertanto è di modesta impermeabilizzazione
potenziale, ma è stato realizzato in virtù della normativa antecedente la DGRV 1841/2007 e
pertanto non vi è piena corrispondenza alle sue prescrizioni; si vedrà più avanti però che il
massimo tirante idrico nella sezione di condotta all'uscita è comunque inferiore al metro.
Per quanto concerne gli aspetti relativi alla qualità delle acque meteoriche, si dovrà fare riferimento
ai contenuti del Testo Unico Ambientale di cui al Decreto Legislativo n. 152/2006 (art. 113) nonché,
in carenza di specifica normativa approvata, all’art. 38 del Piano di Tutela delle Acque della
Regione Veneto.
3.1.2.E. ACQUEDOTTO E FOGNATURE
Il comune di Rovigo è compreso nel bacino del Polesine, che fino alle recenti semplificazioni in
materia di enti locali corrispondeva all'Ambito Territoriale Ottimale, la cui Autorità è stata sostituita,
dal 2013, dal Consiglio di Bacino. Il gestore unico del servizio idrico integrato è il consorzio
Polesine Acque, che opera direttamente sulle reti di acquedotto e di fognatura.