E UNA SFIDA TRA CAMPIONI - bergamoesport.it · IN RAMPA DI LANCIO Alla scoperta del nuovo talento...

32
Anno 15 n° 41 - EDIZIONE GRATUITA Domenica 1 ottobre 2017 E UNA SFIDA TRA CAMPIONI SERIE A La Dea ospita la Juve campione dItalia. Gasp fiducioso: «Buone sensazioni» SFIDA TRA CAMPIONI - Il Papu contro Dybala è la sfida nella sfida tra Atalanta e Juventus. Ai due campioni il compito di illuminare la serata al Comunale

Transcript of E UNA SFIDA TRA CAMPIONI - bergamoesport.it · IN RAMPA DI LANCIO Alla scoperta del nuovo talento...

Anno 15 n° 41 - EDIZIONE GRATUITA Domenica 1 ottobre 2017

E’ UNA SFIDA TRA CAMPIONISERIE A La Dea ospita la Juve campione d’Italia. Gasp fiducioso: «Buone sensazioni»

SFIDA TRA CAMPIONI - Il Papu contro Dybala è la sfida nella sfida tra Atalanta e Juventus. Ai due campioni il compito di illuminare la serata al Comunale

Bergamo&Sport2 Domenica 1 Ottobre 2017

La Dea del Gasp non ha pauraLA PRESENTAZIONE Il mister nerazzurro: «Sento le motivazioni giuste». Juve avvisataBERGAMO - Juventus. La sfida di sta-sera mette a confronto due formazio-ni reduci dall’impegno internaziona-le infrasettimanale che ha regalato al-l’Atalanta un pari che vale una vit-toria e alla Juve il primo successo sta-gionale in Champions. Ovviamenteanche i bianconeri hanno disputatosette partite in ventun giorni ma, sta-sera, rispetto ai nostri godono di ungiorno di riposo in più. Che non è unadifferenza da poco. Per la formazioneatalantina è il terzo confronto con lestar del campionato, dopo Roma eNapoli. Due prove brillanti, giocandoalla pari, ma sono scaturite altrettantesconfitte seppur con prestazioni di-verse. Con i giallorossi il risultato diparità sarebbe stato addirittura stret-to, con i partenopei un primo tempodi qualità poi i nerrazzurri si sono in-chinati alla loro superiorità. Dopo so-no arrivate tre vittorie (due in cam-pionato e una in Europa League) e trepari (due in campionato e una in Eu-ropa League) con partite in crescendoe senza mai andare in crisi anzi ad-dirittura rimontando come col Sas-suolo, col Chievo, con la Fiorentina econ il Lione. Il che dimostra che l’A-talanta è una squadra di carattere, chenon si abbatte nelle difficoltà ma rie-sce sempre a trovare la soluzione deiproblemi. E stasera ecco la prova del-le prove contro l’avversaria più fortedel campionato. Non sarà facile, nonsarà semplice perché i valori tecnicisono diversi ma con l’arrivo di Ga-sperini a Bergamo l’Atalanta, in qual-che modo, si è avvicinata alla Juven-tus. Prima le sfide al Comunale o aTorino non avevano storia. Vinceva-no e dominavano sempre i campionid’Italia senza se e senza ma. Prima difronte a Conte poi di fronte ad Allegrii nostri allenatori (Colantuono e Re-ja) davano l’impressione di essererassegnati ancor prima del calcio

d’avvio. Diciamo che adesso il ventoha fatto il suo giro perché non scendein campo una squadra dimessa e ras-segnata ma una che lotta, si sacrifica erischia. In pratica sarà come la ripe-tizione di Lione-Atalanta con la dif-ferenza che si gioca a Bergamo e chela Juve è sì più forte dei francesi mameno veloce. Ma Gasperini non si daper vinto nonostante le fatiche accu-mulate al Parc Olympique di Lione.

Infatti parte all’attacco: “Ci sono lemotivazioni giuste per chiudere benequesto ciclo. Ci serve un risultato po-sitivo per continuare bene il campio-nato, dopo Roma e Napoli. Lo so chea Bergamo non si vince da tanto tem-po ma per la legge dei grandi numeriprima o poi succederà”. E dopo pa-role di elogio per i due futuri juven-tini Caldara (“E’ strepitoso”) e Spi-nazzola (“E’ tornato col piglio giu-

sto”) continua: “Abbiamo tanta sim-patia intorno a noi e non solo a Ber-gamo. Con i risultati ottenuti il nostromorale è alto”. L’Atalanta ha recu-perato il risultato ben quattro volte,sintomo di grande forza fisica e mo-rale: “Sarebbe meglio andare in van-taggio e poi gestire il risultato, ilgruppo è molto unito e con una gran-de voglia di far bene da parte di tut-ti”. Per quanto riguarda lo schiera-

mento nerazzurro, rispetto a giovedì,potrebbe giocare dal primo minutoIlicic con Cristante per De Roon. Nel-la Juve Allegri lancia Higuain dal pri-mo minuto, in difesa a accanto aChiellini ballottaggio tra Rugani eBenatia mentre Douglas Costa do-vrebbe rilevare Cuadrado. ArbitraDamato con Orsato impegnato alVar.

Giacomo Mayer

SEONDA STAGIONE ALL’ATALANTA - Gasperini ha portato l’Atalanta allo storico traguardo dell’Europa League FOTO MORO

Bergamo&SportDomenica 1 Ottobre 2017 3

Bergamo&Sport4 Domenica 1 Ottobre 2017

Gianluca Mancini, il predestinatoIN RAMPA DI LANCIO Alla scoperta del nuovo talento della retroguardia nerazzurra

Il modo di Gian Piero Ga-sperini di fare gli annunci, trai soffiati e i vibrati di quellavocina da cartoon: «Mi spiaceche Mancini non abbia anco-ra avuto opportunità, è prontoe rodato». La sera dopo, nean-che a farlo apposta, il retto fe-morale di Toloi va in tilt edecco il battesimo del fuoco,per di più da ex, del prodeGianluca al “Franchi”. Lostadio dove lui, toscano coinatali a Pontedera e i primicalci dell’infanzia nel Valdar-no, aveva sempre sognato diesordire: «Quando ti alleni dapiccolo speri sempre di gioca-re in prima squadra. Ho cer-cato di prendere qualcosa daGonzalo, Astori, Savic eCompper». Settantuno minuticome serpe in seno alla suanutrice vissuti in un notturnodomenicale emulando le gestadei compagni di viaggio, coiricordi ancora freschi di quan-do, baby della Primavera ag-gregato alla tournée estiva alsole della Spagna del sud, lasera del 10 agosto di tre annifa esordì al posto dello stop-perone argentino al fianco delmontenegrino.

La Rosaleda, Malaga, tren-tesimo “Costa del Sol-UnescoTrophy”, 2-0 firmato da Rossil’infortunato perenne e dallostesso Rodriguez: la rampa dilancio verso un futuro lumino-so. Che si è fatto presente allenove e undici del 24 settembrevestendo un abito diverso dal-le origini. Perché la Fiorentinal’aveva parcheggiato in Um-bria per non reclamarne più ilcartellino. E perché è arrivatal’Atalanta a farlo suo già il 12gennaio scorso, una settimanaprima dell’altro perugino exviola Nicolò Fazzi che orascalpita da prestito al Cesena.Ne ha fatta, di strada, il ragaz-zone alto uno e novanta dal-l’elevazione sconquassante,vedi gol risolutore dell’osticofriendly match a Zingoniacontro il Novara del 2 agosto.L’attuale numero 28 è il lustroe l’orgoglio della frazione Ca-panne di Montopoli in Vald’Arno, della famiglia, degliamici che l’hanno visto spic-care il volo e della fidanzataElisa. Il grande calcio ora nonè un tabù, per chi ne aveva co-munque assaporato l’aromaquando era un canterano gi-

gliato. Quattro panchine inEuropa League (due con laDinamo Minsk, Paok e Guin-gamp) tra 2 ottobre e 11 di-cembre 2014 concesse daVincenzo Montella che glie-l’ha fatta annusare, la magliada titolare, senza mai metter-gliela sulle spalle nello spo-gliatoio. Così anche sottoPaolo Sousa. E allora al ma-stino destro di piede e di po-sizione, anche se nelle proveprecampionato ha mostrato dinon disdegnare il ruolo di per-no avendo un calcio abbastan-za lunghetto, non è rimastoche stazionare un paio di giridi corsa al Grifone. Due mae-stri del pari del vulcanicoPierpaolo Bisoli e di CristianBucchi sono la garanzia di unapprendistato ideale.

Venticinque gettoni cadettiin due anni non saranno gran-ché come curriculum, speciequando hai vivissime nella te-sta le memorie del campiona-to italiano Giovanissimi(adesso Under 15) vinto nel2011 con un maestro comeFederico Guidi in panchina eun compagno come L u z a y a-dio “Andy” Bangu, strappato

undicenne a Zingonia da P a n-taleo Corvino e adesso deci-samente sottodimensionato inC al Vicenza. Però formativilo sono stati, eccome. E anchecolmi di presagi, se si pensache l’unica rete in carriera daprofessionista Mancini l’hamessa a segno davanti a un ar-bitro bergamasco, MarcoMainardi, il 29 aprile 2017:un matchball facendo ballarel’anca sull’angolo del figliod’arte Di Chiara rifinito dallasponda di Mustacchio perbattere la Pro Vercelli a domi-cilio. Dettagli non da poconemmeno la presenza in quelperiodo di Leo Spinazzola edi colleghi d’estrazione ata-lantina in numero mica ridot-to, da Brighi a Rolly Bianchipassando per Molina, il ‘98Dossena e lo stesso Fazzi.L’esterno che verrà, il ragazzolasciato in giro più a lungo inattesa che la prossima plusva-lenza lasci un buco così sullafascia. Ma anche uno che adifferenza dell’amico G i a-nluca non ha alle spalle lamutazione genetica dal cen-trocampista che era, con fortitendenze offensive e un’o t t a n-tina di gol all’attivo nel de-cennio del vivaio, dai Pulcinidi Stefano Cappelletti finoalle avvisaglie di un impiegotra i big, i suoi idoli, mai con-cretizzato se non nel calciod’estate. Coincidenze percoincidenze, l’u f f i c i a l i z z a z i o-ne del suo acquisto, ancora daperugino, reca lo stesso gior-no della cessione di MattiaCaldara. Un passaggio diconsegne anticipato? Intantoc’è la particina da riservistanella Dea e l’esordio in Under21. E pazienza se è coincisocon il tracollo in Spagna degliazzurrini di Gigi Di Biagio. IlGasp è un’altra cosa, vuoimettere.

Si.Fo. Mancini durante l’amichevole estiva col Brusaporto Foto Moro

Bergamo&SportDomenica 1 Ottobre 2017 5

Bergamo&Sport6 Domenica 1 Ottobre 2017

Berisha e la porta quasi blindataIL PERSONAGGIO Il portierone si è confermato alla grande anche giovedì contro il Lione

Bastassero le sette parate del Parc OL a definirne la grandezza.Due volte Diaz, il tacco di Traoré propedeutico al gol, Ndom-bèlé, perfino il quasi autogol di Caldara sul cross basso di Tete.Troppo comodo, un guardiano dei pali lo si giudica quando estraedai guantoni prodezze a freddo. Magari due soltanto, giusto perscampare a un pomeriggio da disoccupato. Pronti. Il no a Ragusalanciato in porta da Matri, e lo specchio era spalancatissimo. Vo-lo dell’aquila, adattissimo a un ex biancoceleste come lui, perstoppare il cabezazo di Acerbi servito da Sensi. Due flash forsetemporalmente lontanucci, quelli contro il Sassuolo del 10 set-tembre, ma significativi della capacità del portiere titolare del-l’Atalanta di blindare la vittoria scacciacrisi dopo le cadute conRoma e Napoli. La traccia del campione che gioca d’istinto equando gli altri pensano non possa arrivarci le prende sempre. Lospartiacque di questo nuovo giro di corsa agli ordini di Gian Pie-ro Gasperini, nella santa alleanza a tre con i goleador di giornataCornelius e Petagna: primo bottino pieno di stagione, da alloratra Stivale e Vecchio Continente è stata caccia grossa. Che EtritBerisha sotto la Maresana sia diventato sinonimo di sicurezzaormai non lo mette in dubbio anima viva.

Lui, anima lunga dalle braccia smisurate a mo’ di tentacoli pa-ratutto, lo sa. Il numero uno della nazionale albanese non è maiandato famoso per la tecnica o il senso della posizione, nessuno loconfonderebbe con Buffon o Zoff. Ma se l’anno scorso avevarubato quasi subito il posto all’astro nascente Sportiello, vittimadelle sue titubanze, un motivo doveva pur esserci. Ecco dunque lacavalcata dei sogni, dei record e del quarto posto, roba a che aBergamo non s’era mai vista. Grazie anche al polipo iper-ten-tacolare piovuto nell’acquario di Zingonia all’ultimo tuffo delloscorso calciomercato, quando invece sembrava certo l’approdo diBelec del Carpi al posto di Sporty, il ragazzo di casa fatto usciredalla finestra invernale e adesso con la maglia cucita addosso aFirenze per mancanza di concorrenza. A proposito, quella diPierluigi Gollini al perticone di Pristina non ha fatto un baffo.Nonostante il turnover per un portiere non abbia molto senso e siaun malloppone sullo stomaco, specie in una partita contro il Chie-vo, tutt’altro che una big. E a dispetto della buona prova veronesedel bolognese ex Under 21 con profonde radici calcistiche in In-ghilterra tra le giovanili del Manchester United e l’Aston Villa.Un passaggio di testimone e via, a riprendersi quel rettangolo ma-gico che al ventottenne kosovaro sbocciato in Svezia piace anchequando ce l’ha di fronte e non alle spalle. Perché è arcinota la suaabilità nel tirare i rigori, avendone messi a segno un poker di cuiun paio decisivo nel corso di una carriera iniziata nel 2 Korriku ecorroborata nel Kalmar, titolo 2008 e supercoppa 2009, ma do-veva ancora fare le scarpe al moloch locale Petter Wasta: tutti conla squadra del profondo nord, serie aperta il 12 luglio 2012 nel 4-0al Cliftonville in Europa League (17 presenze contando le 9 con laLazio) e chiusa all'addio il primo settembre 2013 col penalty dellavittoria sull'Halmstad, con Helsingborg (ma fu un cappotto, 7 a 2per gli altri) e Brommapojkarna di mezzo (per il 2-2 definitivo adieci dal novantesimo).

Etrit, punto fermo anche della rappresentativa dell’Aquilaschipetara, quella nera su sfondo rosso, fin dall’esordio nell’a-michevole di Istanbul contro l’Iran del 27 maggio di cinque annifa, dal trono atalantino è destinato a non scendere tanto in fretta.Sarà che una manita secca di milioncini l’Antonio Percassi perriscattarlo l’ha calata sul tavolo senza batter ciglio. Sarà che lacalma olimpica nell’aspettare il suo turno e la fermezza nel pro-lungarlo il più possibile si cibano di una pazienza proverbiale,così abbondante nel triennio laziale da permettergli di gufare insilenzio per la papera o l'influenzina di Marchetti: un dualismocomunque non vissuto da perdente, considerate le sessanta allac-ciate di scarpe da “secondo” fondamentalmente di coppa, di cuiben due in Champions nei preliminari sfigati (1-0 e 0-3) contro ilLeverkusen il 18 e 26 agosto di due rivoluzioni terrestri or sono.Forse in questo scorcio di campionato sta prendendo troppi gol,ma è anche e soprattutto questione di automatismi ed equilibri diuna difesa un po’ scombussolata dal turnover. L’importante, diceil saggio, è farne almeno uno più del nemico. Perché si è in gradodi parare l’impossibile, quando si hanno centonovantaquattrocentimetri da spendere per la causa e l’affetto di un pubblico fra ipiù calorosi.

Simone Fornoni

Etrit Berisha, albanese, è nato a Prishtina il 10 marzo del 1989 (foto Francesco Moro)

Bergamo&SportDomenica 1 Ottobre 2017 7

Bergamo&Sport8 Domenica 1 Ottobre 2017

Dybala, lo spauracchioAV V E R S A R I Sipario sulla stella argentina della Juve

Gian Piero Gasperini è un bravo al-lenatore. Ha vinto poco, è stato esone-rato più di una volta, ma questo non in-tacca assolutamente la sua reputazioneda bravo allenatore. Fa giocare bene lesquadre che allena, alle quali dona un'i-dentità tecnica, tattica e d'intenti; fa gio-care bene i propri calciatori, alcuni rivi-talizzati dai suoi consigli e dalle sue pre-cise ed incontrovertibili indicazioni, al-tri sbocciati proprio grazie a lui, perchèGian Piero Gasperini oltre ad essere unbravo allenatore, ha un dono: trova il ta-lento.

Lo sa leggere nel calciatore che ha difronte, e poco importa se questi ha 18,19, 20, 25 o 30 anni, secondo Gian PieroGasperini se hai il talento puoi giocare acalcio, al di là dell'età, dell'esperienzadella posizione, della struttura fisica,eccetera eccetera eccetera.

L'elenco dei calciatori lanciati da Ga-sperini ed oggi affermatisi è lungo: Bor-riello, Criscito, El Sharawaay, Milito eThiago Motta, Palacio, Perin, Ilicic,Sturaro, fino ad arrivare alla scorsa sta-gione con i tanti giovani atalantini fattiesordire e diventati top player del nostrocampionato: Gagliardini, Caldara,Conti e Kessie su tutti.

Il calciatore che interessa alla nostrastoria però, è Paulo Bruno Dybala, daLaguna Larga in provincia di Cordoba,Argentina.

Nascere in Argentina e voler fare ilcalciatore non deve essere troppo facile,più cresci e diventi bravo, più inizi a do-verti portar dietro il peso dei paragoni.Così è successo a Dybala, che all'età di 9anni inizia a giocare per l' Instituto deCordoba, a 55 kilometri da casa, devetrasferirsi, diventa così “el pibe de lapension”, poiché vive nel collegio delclub ed è uno dei talenti più cristallinidel vivaio biancorosso. Qui il primo pa-ragone, non strettamente calcistico for-se, più per la nitidezza del talento che liaccomuna, con Mario Kempes. ComeMario, Paulo resta una sola stagionecon l'Instituto, Kempes nella sua primaannata tra i grandi, negli anni '70, rea-lizza 13 reti in 11 partite, Dybala, in se-rie B argentina, disputa 38 gare e timbra17 volte.

Durante la primavera del 2012, dopouna sola stagione, in Secunda Divisionper giunta, Paulo Dybala passa per 12milioni di euro al Palermo di Zampari-ni. Qua si incrocia con Gian Piero Ga-sperini. Dybala a 19 anni, è appena ar-rivato da Cordoba, dove all'età di 15 an-ni ha perso il padre gravemente malato,lascia la madre, due fratelli e gli amicicon i quali resterà sempre in contatto: “C'è una parte di giovinezza che ho persoe mi sarebbe piaciuta viverla con i mieiamici. Quando loro possono, perchè la-vorano, e hanno un po' di vacanze, glichiedo di venire qua perchè sento la loromancanza. Mi piace stare con loro, con-dividere le cose che sto vivendo qua,parlarne, perchè ci sono stati quando hosofferto le perdite che ho avuto, quindiqueste cose belle che sto vivendo le vo-glio condividere con loro “ dirà dopo ilprimo anno in bianconero, parole matu-re, di un ragazzino che è dovuto cresce-re presto, volente o nolente.

Esordisce in Serie A il 2 settembre,contro la Lazio, sostituendo Miccolidopo un'ora di gioco, mentre esordisceda titolare il 21 ottobre contro il Torino,venendo poi sostituito da Miccoli dopoun'ora di gioca. In entrambe le partite ilPalermo non segna, perde 3-0 contro laLazio e pareggia a reti inviolate contro igranata. L'11 novembre, al Barbera,contro la Sampdoria, Dybala gioca nuo-vamente da titolare, unica punta nel3421 di Gasperini con Ilicic e Brienzaalle sue spalle. La partita finisce 2 a 0con una doppietta di Dybala, ed a ri-guardarli oggi quei due gol sono propriodue marcature alla Dybala: il primo golè frutto di un assist di Ilicic dalla linea difondo, Paulo è appostato qualche passoprima dello spigolo dell'area piccola,Ilicic appoggia palla all'argentino, chedi prima intenzione fa perno sul destro edi sinistro insacca sul primo palo, sottoil sette; un gol come ne vedremo moltialtri. In occasione del secondo golDybala riceve palla spalle alla porta sul-la linea dell'area di rigore, controlla pal-la voltandosi, e pochi passi dentro l'a-rea, di sinistro incrocia sul secondo pa-lo. Non si capisce però che è nata unastella, Gasperini viene esonerato qual-

che giornata dopo, Dybala segna soltan-to un altro gol ed il Palermo retrocede inSerie B.

“È un giocatore che è due pagineavanti nel manuale del calcio, […] lui èclasse pura, non può non fare bene per icolpi che ha e per il calcio che può gio-care. […] Paulo è un giocatore vero, unocoi colpi.” dirà Gattuso, allenatore diDybala nella stagione in Serie B con ilPalermo: 28 presenze, 5 reti e promo-zione in Serie A. Durante questa stagio-ne gioca da un'unica punta nel 3-5-1-1di Iachini, davanti ad “El Mudo” Vaz -quez in alternanza con Andrea Belotti,come era accaduto nella stagione prece-dente in cadetteria.

Paulo ha il compito di allungare le di-fese cercando la profondità, o di dilatar-le muovendosi in ampiezza, 13 reti in 31gare dimostrano che la “Joya” è esplo-sa, si aggiungono anche 10 assist comeHamsik e Pjanic, i migliori del campio-nato in quella stagione.

Al termine della stagione PauloDybala viene acquistato per 32 milionipiù 8 di bonus dalla Juventus alla finedel suo primo ciclo di vittorie. Dybalaassiste da spettatore alla debacle bian-conera a Berlino contro il Barcellona,pronto per una stagione da protagonista.Insieme a lui Agnelli e Marotta compra-no Mario Mandzukic e Simone Zaza,rinnovando il roster di attaccanti orfanodelle partenze di Llorente e Tevez.

La prima stagione in bianconero ini-zia con la rete in Supercoppa Italianavinta per 2 a 0 contro la Lazio, mentre laprima marcatura in Serie A avverrà nel-la sconfitta contro la Roma all'Olimpicoper 2 a 1. I primi mesi alla JuventusDybala gioca poco, non è sempre tito-

lare e quando entra in campo fa fatica.L'evoluzione da prima punta a secondarichiesta da Allegri richiede tempo e sa-cricifio. Alla decima giornata la Juven-tus è dodicesima, poi 25 vittorie su 26partite valgono il quinto scudetto con-secutivo, Dybala realizzerà 19 reti e 9assist in 36 partite, si sbloccherà anchein Champions realizzando la rete del 2a1 a Torino negli ottavi di finale controil Bayern.

L'avvio della scorsa stagione non èdelle migliori per Dybala, il 22 ottobresi infortunia contro il Milan, resta fuoridue mesi e rientra il 23 dicembre in oc-casione della Supercoppa Italiana, quisbaglia il rigore decisivo.

Quando la Juventus passa al 4-2-3-1a gennaio contro la Lazio, cambia la sta-gione dei bianconeri perchè cambia lastagione di Paulo Dybala, o viceversa,comunque si cambino l'ordine degli ad-dendi la somma non cambia.

Il 12 aprile, a Torino, allo JuventusStadium, in occasione del quarto di fi-nale di andata contro il Barcellona, Pau-lo Dybala si rende conto di essere in gra-do di piegare gli eventi di una partita. Si

rende conto di poter essere un calciatoreimportante, decisivo, si rende conto diessere finalmente Paulo Dybala. Siglauna doppietta ed incanta lo Stadium fa-cendo da legante tra centrocampo ed at-tacco come accade durante tutta la se-conda parte di stagione. L'intesa conCuadrado e Dani Alves è perfetta, Pja-nic gli toglie un po' di compiti in fase diimpostazione e la fase da rifinitore – fi -nalizzatore di Dybala può considerarsiiniziata.

La Juventus vince il suo sesto scudet-to consecutivo e Paulo realizza 11 gol incampionato, 4 in Champions League.La finale di Cardiff e la prestazione del-l'argentino pesano e non poco sul suogiudizio. Il paragone con Messi dà fasti-dio, ma è inevitabile, anche se i due ar-gentini sono calcisticamente distanti.

L'inizio di questa stagione è folgo-rante, 10 reti in 6 presenze in campiona-to, più la doppietta contro la Lazio nellaSupercoppa Italiana. Le statistiche di-cono che Dybala calcia di più, calciacon più precisione, tocca più palloni ne-gli ultimi 16 metri, ma non dicono che iltalento di Dybala è ancora in divenire.Non dicono che Dybala ha solo 24 anni,e che da quando è arrivato in Italia il suomodo di giocare è evoluto di un paio dilivelli. I mass media continuano a para-gonarlo a Messi, continuano a sostenereche dopo Ronaldo e Messi ci sarannoNeymar e Dybala.

Paulo Dybala queste cose le sente, leconosce ma è superiore perchè è matu-ro. È un po' polacco, un po' italiano edun po' (tanto) argentino. Queste forsesono le uniche cose certe di Paulo Dyba-la, tutto il resto è ancora da scoprire.

Daniele Mayer

Paulo Dybala, argentino

Bergamo&SportDomenica 1 Ottobre 2017 9

Bergamo&Sport10 Domenica 1 Ottobre 2017

Bergamo&SportDomenica 1 Ottobre 2017 11

Bergamo&Sport12 Domenica 1 Ottobre 2017

Locatelli: «Atalanta grande famiglia»TIFOSI VIP Il titolare di MCS e il suo amore per la Dea: «E’ una realtà unica nel suo genere»

In principio fu il semplice rapportod’affari, nel segno di una sponsoriz-zazione di alto profilo perpetrata dadue realtà radicate nel territorio qualil’Atalanta e MCS. Poi, come neigrandi amori che sbocciano con uncolpo di fulmine, ecco la travolgentepassione, avvallata evidentementedagli ottimi risultati ottenuti, sul cam-po ma non solo, dalla Dea. Le paroledi Massimiliano Locatelli, titolare diMCS S.r.l., non lasciano spazio afraintendimenti e rimandano all’at-mosfera di coinvolgimento che si re-spira, al traino di un’Atalanta chemiete successi e consensi in Italia e,soprattutto, in Europa. “Si badi chel’amore per il calcio non è affatto unastoria di vecchia data – apre Locatelli– perché con una famiglia di sole don-ne è naturale che almeno all’inizio cisi indirizzi verso altri fronti, come lapallavolo. Ho scoperto l’Atalanta permotivi di lavoro e soltanto quando hoiniziato ad addentrarmi nell’ambien-te nerazzurro ho scoperto il cuore el’anima di una realtà unica nel suogenere. La cordialità, l’attaccamen-to, l’ospitalità profusi da staff e gio-catori, oltre alla grande armoniacomplessiva: di mezzo c’è un ambien-te bellissimo, perché tutte le compo-nenti, dai tifosi fino agli sponsor, so-no oggetto di un’attenzione non indif-ferente. Sono davvero rimasto sbalor-dito dal cuore di quest’Atalanta e nonmi riferisco solo ai giocatori che

scendono in campo. La famiglia Per-cassi ci mette davvero tutta sé stessaper questa creatura e che ci sia dimezzo una partita, oppure un eventolegato agli sponsor, l’attenzione e lapremura di cui ti ricoprono ti portanodavvero a chiedere: solo all’Atalantapuoi trovare un ambiente così parte-cipe? Il coinvolgimento è qualcosa distraordinario e non ho dubbi nel direche a Milano o Torino non si respiraquesta atmosfera. C’è insomma unavera idea di squadra, dove ogni com-ponente agisce, portando avanti lapropria missione, nel segno del tifo edell’incrollabile fede. Nessuno è aZingonia solo per lavorare, ma perfarsi promotore di un vero attacca-

mento e di un vero coinvolgimento.Noi di MCS eravamo partiti in que-st’avventura con curiosità e ora chesiamo dentro avvertiamo tutti i giorniun aspetto di rispetto e riconoscenzache fa senz’altro piacere”. L’euforiadunque è ben tangibile e il merito, perrisultati così prestigiosi, va equamen-te diviso tra le parti: “Il pari di Lione èstato eclatante e ritrovarsi primi nelgirone di Europa League, dopo duepartite, è il massimo. Ci sono caricaed entusiasmo, rapportarsi di tanto intanto con Luca Percassi testimoniaquanto sia concreto questo coinvolgi-mento, come fosse un vortice irrefre-nabile. A inizio-stagione avremo purezoppicato, ma mi sembra quanto me-

no ovvio, se consideriamo i tanti voltinuovi e le incognite legate all’am-bientamento. Dei problemi legati allalingua andavano messi in conto. Mamister Gasperini è un grande allena-tore e ha preso di petto la situazione,rivelando via via tutto il suo feelingcon i giocatori. Credo che le ultimedue partite rappresentino lo specchiopiù fedele: a Firenze, sembravamospacciati ed è arrivato il pari all’ul-timo secondo mentre a Lione non cisiamo fatti scoraggiare dal gol subitonel finale di primo tempo e abbiamorisalito la china con la compattezza el’orgoglio dei giorni migliori. Testa,voglia, grinta, corsa fino al 94’: que-sta squadra ha tutto e può contare su

un allenatore che legge benissimo lepartite. Aspetto non secondario è l’e-tà media di questo organico. Dati allamano, l’Atalanta è la seconda squa-dra più giovane di tutta l’Europa Lea-gue. E se vai a giocare su un campo,come quello di Lione, con la perso-nalità che tutti abbiamo visto, vuol di-re che di mezzo c’è una perfetta ar-monia e una grande consapevolezzadei propri mezzi. Sono convinto che, aLione, per la gara di ritorno, ci pen-seranno su bene prima di fare spal-lucce sul Papu Gomez, dando mostradi non conoscerlo”. Chiusura perl’imminente impegno, al cospettodella capolista, nonché pluriscudetta-ta, Juventus: “Giochiamocela! Pun-tare ai tre punti mi sembra un obiet-tivo fin troppo ambizioso, ma siamocarichi e, se consideriamo i loro in-fortuni, possiamo puntare a giocarce-la fino in fondo. Sarà una bella par-tita, ne sono sicuro, e me la vedrò intribuna con la mia famiglia: anche ledonne di casa mia erano assoluta-mente profane della materia, eppureil coinvolgimento è tale che ora nem-meno loro si vogliono perdere unapartita allo stadio. E questo, aldilàdei risultati del campo, è un bel se-gnale, perché grazie all’Atalantastiamo testimoniando che ospitalità ecorrettezza possono essere ancora dicasa, allo stadio e nel mondo del cal-cio”.

Nikolas Semperboni

Massimiliano Locatelli con il Papu Gomez Massimiliano Locatelli, titolare di MCS, con la famiglia

Bergamo&SportDomenica 1 Ottobre 2017 13

Bergamo&Sport14 Domenica 1 Ottobre 2017

Roberto Monaci cuore juventinoTIFOSI VIP Il ds del Villa Valle: «Atalanta tosta, ma se ci esprimiamo come sappiamo, vinciamo»

Juventino da una vita. RobertoMonaci, direttore sportivo del VillaValle, "fa le carte" in vista del posti-cipo in programma domenica sera alle20.45 al Comunale contro l'Atalantadi mister Gasperini. Sul possibile pro-nostico, la scaramanzia prende il so-pravvento: "Non me la sento di sbilan-ciarmi perchè potrei portare sfortu-na: dico solamente che spero nellavittoria bianconera. Non sarà certa-mente una sfida semplice: a mio av-viso l'Atalanta ha raccolto finora me-

no dal livello dei punti in graduatoriain relazione a quanto dimostrato sulcampo. Con Roma e Napoli ad esem-pio meritava qualcosa di più. Se la Ju-ve gioca come visto nel derby con ilTorino, non credo tuttavia che avràtroppe difficoltà a conquistare i trepunti: dipende tutto da lei".

Tornando all'Atalanta, il diesse ber-gamasco prova a fissare i traguardidella compagine orobica: "Se nonavesse gli impegni in Europa, credoche potrebbe giocarsela nuovamente

per entrare nei primi sei posti dellaclassifica del campionato di Serie A.La Coppa però si farà sentire a livellofisico e mentale: spero di sbagliarmi.In Europa League ritengo che sia at-trezzata per passare il girone e qua-lificarsi alla fase ad eliminazione:fondamentale sarà il recupero degliinfortunati. La possibile rivelazionedi questa annata? Dico Orsolini, enon solo per il fatto che sia di proprie-tà della Juventus: ha grandi marginidi crescita e una piazza come Berga-

mo potrebbe aiutarlo molto ad espri-mersi su ottimi livelli".

Inevitabile poi spostare le riflessio-ni personali sulla formazione allenatada mister Massimiliano Allegri:"Grazie agli acquisti effettuati nelmercato estivo, ha aumentato il tassotecnico. L'unica grossa lacuna è nelruolo di terzino destro, dove non con-divido la scelta dell'allenatore di nonarruolare Lichtsteiner per la Cham-pions; l'infortunio di De Sciglio hacomplicato non poco le cose. La par-

tenza di Dani Alves non è stata col-mata a dovere: il suo peso specificoera superiore a quello di Bonucci amio avviso. Al centro del campo inve-ce Matuidi e Bentancur stanno facen-do davvero molto bene e hanno datoqualità al reparto. Sono fiducioso dipoter vincere ancora".

La sfida all'Atalanta è lanciata. Mo-naci sarà presente sulle tribune dellostadio. Come sempre. Al seguito della"sua" Vecchia Signora.

Norman Setti

Roberto Monaci, qui insieme al fratello Luca, presidente del San Giovanni Bianco

Bergamo&SportDomenica 1 Ottobre 2017 15

Bergamo&Sport16 Domenica 1 Ottobre 2017

Caldara-Orsolini, film in bianco e neroATA L A N TA - J U V E Non solo Spina al centro degli affari di mercato tra nerazzurri e torinesi

Nelle nebbie del turnover potrebberimanerne impigliato uno, perché di ti-tolari ne ha davanti un paio. Comun-que vada, nel catino ai piedi della Ma-resana, andranno in scena tre perso-naggi che l’autore non hanno bisognodi cercarlo, avendocelo già a dettareplot in panchina. E loro muti a impa-rare la particina a menadito, perché al-trimenti niente kolossal. Di affannosericerche di sapore pirandelliano, zeroal quoto: i cachet milionari sono a por-tata di studios, per il prestito parcheg-giato una stagione e mezza, quello chevoleva uscire dallo stallo di sosta inanticipo e quello che a giugno 2019 sene riparla a meno di sirene (o clausole)da ritorno alla base atto secondo. Cal-dara-Spinazzola-Orsolini. Il lungo,lo stantuffo e il mancino d’ala, in pri-ma fila al casting per proiettare un filmin bianco e nero da gustarsi coi pop-corn stravaccati sul divano. O strettistretti allo stadio nel grande abbraccionerazzurro, le tinte che fasciano il triofinché contratto non li separi.

La Juve può attendere, tanto primao dopo li avrà tutti e tre perché cosìrecitano cartellino e accordi. Scrittiper benino e rispettati anche meglio,ahinoi innamorati della palla che ro-tola sul campo e non quella da ricattiniassortiti dietro il megafono dei massmedia, solo nel caso del perno juven-tino del prossimo futuro, il nuovo Bo-nucci che dovrà scavalcare a piè paricome un ostacolista provetto tutti icentraloni attuali in forza a Madama.Un ciac si gira che a Mattia da Scan-zorosciate, salito in cattedra nel pre-partita di Lione e quindi anche sullapelouse tra anticipi regali e la punizio-ne decisiva conquistata ribaltando ilfronte in proprio, riscoperto l’annoscorso dal Gasp al rientro da una ga-vetta formativa a Trapani e Cesena, ri-taglia su misura il ruolo del bravo ra-gazzo di provincia. L’idealista prontoa calarsi l’elmetto, il perseguitato dal-la sfiga – leggi gli sbolognamenti variin giro senza mai mezza chance, leggil’infortunio al tendine achilleo chenon voleva saperne di passare in pienaestate – tipo i personaggi di JamesStewart che poi nel finale delle pel-licole di Frank Capra alla lunga vin-cevano sempre. Settebello di gol nellateoria di allacciate di scarpe2016/2017, una zuccata e il rigoreprocurato nell’infrasettimanale con ilCrotone, doppia cifra nel sacco daprofessionista e autorevolezza difen-siva da leader col saio, umile, recitan-

do le giaculatorie ai compagni per det-tar loro le posizioni in sagrestia. Il rag-giungimento dell’intesa in black &white risale a dicembre ed è stato uf-ficializzato un mese più tardi coi solimugugni dell’ambiente per il Christ-mas Match contro l’Empoli saltatoper le visite mediche. Niente a che ve-dere con la storiaccia della cessione diConti tirando la fune fino a spezzare ilcordone ombelicale con Zingonia-bo-ys e i tifosi, o anche con i ghiribizzisulla tavolozza agostana del Leonardobramoso di cambiare cenacolo. Il pro-curatore di costui Davide Lippi eBeppe Marotta erano il Gatto e laVolpe della fiction poco fiabesca delsolito tiramolla, ma non è certo venu-to il naso da Pinocchio all’esterno che

sicuramente è meglio di De Sciglio odel suo riciclatissimo sostituto Stura-ro: lui a Torino voleva approdare sulserio, mai nascosto, cosa che per gen-tile concessione del club più ricco eforte dello Stivale non è avvenuta, edeccoci qui a raccontare della sua pa-lingenesi post polemiche e post di-storsione alla caviglia al sapore d’Az-zurro. Bravo giovedì in coppa, altro-ché: che razza di pallonessa per lafronte ingrata e bozzuta di Hateboer.Curioso che in tempo di codice etico edintorni, a proposito, la titolarità nelClub Italia sia toccata proprio a luiquando a Bergamo era dietro la lava-gna.

Ma se Spina ha inserito la sua nellacorrente da mo’, l’ultimo che avrà le

occasioni per accendersi illuminandod’immenso la propria carriera alle pri-me micce è l’ascolano ventenne, tris epoker di rotazioni terrestri meno deifuturi colleghi anche con la divisa piùblasonata, che ricorda quella del Pic-chio dov’è cresciuto a pane, pallone,Mario Petrone, Devis Mangia e Al-fredo Aglietti. Insieme a vicini dispogliatoio d’estrazione atalantinacome Canini, Giorgi, Gatto, Almicie Bangal più Petagnone. L’ottovo-lante nelle Marche della stagione pas-sata e la Scarpa d’Oro per la cinquinasecca in sette allacciate di scarpe alMondiale Under 20 coreano (con Vi-do e Pessina) sarebbero di per sé ungran bel biglietto da visita, ma vuoimettere la triade di spezzoni concessi

ultimamente dal comandante in capo,superna levatrice di baby promesse?Al “Bentegodi”, contro il Chievo, ilsuo guizzo ha attirato il fallo di To-movic nemmeno fosse una calamita.Un punto guadagnato. E il rigore dellavita lasciato al Papu. Perché quandosi è giovani e in rampa di lancio, e laJuve ti getta gli occhi addosso e il pez-zo di carta in tasca, a volte ti capita cheti vengano regalati due annetti per im-parare nella sana provincia facendo ilbòcia ai maestri della professione.Sempre che la clausola della chiamataa gennaio con scatto alla risposta, fil-trata da qualche organo di stampa,non anticipi la deadline del pratican-tato.

Simone Fornoni

Mattia Caldara alle prese con Berardi durante Atalanta-Sassuolo (foto Francesco Moro)

Bergamo&SportDomenica 1 Ottobre 2017 17

Bergamo&Sport18 Domenica 1 Ottobre 2017

Juve-Dea da Hansen a SpinazzolaCORSI E RICORSI Innumerevoli gli affari sull’asse Bergamo-Torino. Tutto comincia nel 1950

Gli storici, per raccontare fatti edeventi di un periodo della vita umanasul pianeta, basano le loro ricerche e leloro analisi sulle fonti e sui dati che so-no arrivati a loro attraverso, appunto,strumenti di studio. Questa beve pre-messa è opportuna per raccontare lastoria dei rapporti tra Atalanta e Ju-ventus dal dopoguerra ad oggi. Si nar-ra che nell’estate del 1950 l’Atalantacedette Karl Hansen, il suo giocatorepiù prestigioso, alla Juventus dopouna trattativa lunga e complicata. Ec-co la prima fonte: “A fine stagioneKarl Hansen parte. Per dove? Per laJuve naturalmente, che sembra avereun diritto di prelazione sui miglioriprodotti del mercato atalantino. Incambio l’Atalanta ottiene Mariani,Scaramuzzi e il rinnovo del prestito diCaprile. Per trattare Hansen si sco-moda Gianni Agnelli in persona cheatterra ad Orio con il suo aereo per-sonale e s’incontra con Turani e Ma-yer nella sede atalantina di via XX Set-tembre. La trattativa è laboriosa.Agnelli, che è accompagnato dal suogeneral manager Monateri, si spa-zientisce e minaccia di andarsene:prendere o lasciare. E l’Atalantaprende”. Così scrive Aurelio Locatiin “Cent’anni di sport a Bergamo”.

L’altra fonte: "Nell’estate del 1950tutti vogliono i due danesi (Hansen eSoerensen ndr). Il presidente Turaninon ha fretta, e discute a lungo con isuoi più stretti collaboratori Mayer eTentorio, che spesso finiscono peravere idee abbastanza diverse. Mayerè un gran sostenitore di Soerensen,mentre per Tentorio il prezzo pregiatoè Karl Hansen. Su quest’ultimo puntadecisamente la Juventus, ma le sue of-ferte iniziali (50 milioni) vengono ri-tenute inadeguate. L’avvocato GianniAgnelli però vuole il giocatore a tutti icosti: atterra a Orio con il suo aereopersonale e raggiunge la sede dell’A-talanta in via XX Settembre convintodi poter trovare l’accordo in poco

tempo. In realtà la trattativa si rivelapiù complessa del previsto: sale la va-lutazione (che sfiora i70 milioni) e sidiscute a lungo su quanta parte di que-sta valutazione debba rientrare nellacontropartita tecnica e quanto invecedebba essere versato in denaro. L’Av-vocato fa la sua ultima offerta, l’alaMariani e il mediano Scaramuzzi più50 milioni, ma infastidito dalle esita-zioni dei suoi interlocutori d’un trattosaluta e se ne va. I dirigenti atalantinirestano spiazzati, temono di perderel’affare, si precipitano sui passi diAgnelli per riprendere la trattativa.L’intesa alla fine viene raggiunta in-serendo nel contratto anche il rinnovodel prestito di Caprile”. Questa la te-

stimonianza di Elio Corbani in “Cen-t’anni di Atalanta – la storia di Cor-bani”.

Non era il primo “affare” sull’asseTorino-Bergamo, andata e ritorno.Astori, Kincess, Korostelev, Cergo-li, Dalmonte, Manente, Mari, Ca-prile e, soprattutto Angeleri, grandeicona atalantina, avevano preceduto ilpassaggio di Hansen. Nel luglio del1961 arriva da Torino Umberto Co-lombo, uno dei protagonisti della Juveanni 50 con Boniperti, Charles e Si-vori. Ha trent’anni e i dirigenti bian-coneri lo considerano, ormai, fuorietà. Commettono un grave errore per-che il “Lord”, così viene soprannomi-nato il mediano bianconero per il suo

stile di vita, disputerà con la maglianerazzurra fior di campionati, conqui-stando la Coppa Italia. Negli anni 70’avviene il “sacco di Bergamo” perchéper un decennio tutti i gioielli del vi-vaio nerazzurro vestono bianconeromentre da noi arrivano giocatori a finecarriera o non ritenuti adatti ai sogni digloria di casa Agnelli. In un decenniose ne vanno Marchetti, Zaniboni,Novellini, Titti Savoldi, poi Scirea,Cabrini, Fanna quindi Prandelli,Tavola, Bodini e Marocchino (que-st’ultimo andata e ritorno). A Berga-mo arrivano Sacco, Leonardi, Leon-cini, Anzolin, Musiello, Mastropa-squa, Storgato e Alessandrelli. Neglianni Ottanta tocca a Pacione, Soldà,Magrin e Daniele Fortunato mentreapprodano a Zingonia Bruno, Drago,Ivan Bonetti e torna Prandelli. E nel1986 il primo strappo perché l’Atalan-ta cede Donadoni al Milan, nonostan-te la corte, peraltro non troppo serrata,della Juve. Ma è l’inizio dell’era Ber-lusconi che non bada a spese per ri-portare i rossoneri tra i “grandi”. Ilrapporto scema d’intensità negli anni’90 anche se Porrini, Montero, Vieri,Pippo Inzaghi e Mirkovic vestirannola maglia bianconera, da Torino arrivasolo Massimo Carrera. All’iniziodegli anni Duemila un solo passaggio,quello di Cristian Zenoni. E’ un pe-riodo nel quale il presidente Ruggeriha pessimi rapporti di mercato con latriade Giraudo-Moggi-Bettega epreferisce guardare altrove. Poi sia Ju-ve che Atalanta cambiano i dirigenti:Percassi da una parte e l’altra triadeAgnelli-Marotta-Paratici dall’altraintensificano i rapporti con i passaggidi Padoin, Gabbiadini, Boakye eRosseti. Fino ad oggi con Caldara eSpinazzola. E proprio “l’affaire Spi-nazzola” rischia di mandare gambeall’aria il solido dialogo tra le due so-cietà. Stavolta è l’Atalanta a vincere ilbraccio di ferro. E adesso è una treguaarmata oppure è stata siglata la pace?A gennaio 2018 ne sapremo di più.

Giacomo MayerLeonardo Spinazzola, in prestito biennale a Bergamo, al centro di un lungo braccio di ferro estivo tra Atalanta e JuveKarl Hansen e Karl Praest con lamaglia della Juventus nel 1951

Bergamo&SportDomenica 1 Ottobre 2017 19

Bergamo&Sport20 Domenica 1 Ottobre 2017

Remo Freuler, l’oro di GasperiniPRIMO PIANO Alla scoperta dello svizzero, punto fermo dello scacchiere nerazzurro

Remo Freuler, quattro presenze nella nazionale maggiore elvetica (foto Francesco Moro)

È il “Freuler show”: quan-do tutto sembra ormai perso, cipensa lo svizzero a regalare unbel gol ai nerazzurri, al 94’, perriportare i conti in pari. Questoè quanto successo nel match traFiorentina e Atalanta disputatodomenica 24 settembre.

Gli inesauribili ragazzi diGasperini giocano la gara a te-sta alta e creano occasioni co-stringendo l’ex Sportiello a di-versi interventi decisivi.

I viola sfruttano al volo la lo-ro chance e danno l’impressio-ne di spingere gli orobici versoun’immeritata sconfitta; maquando tutto sembra ormaiscritto, quando i nerazzurri so-no destinati ad un ritorno a Ber-gamo sennza punti in tasca, ec-co che arriva il fulmineo destrodi Remo Freuler che non lasciascampo a Sportiello. De Roonlancia lungo, il danese Corne-lius fa sponda servendo un as-sist di platino allo svizzero ed ilgioco è fatto.

Un pareggio che sta quasistretto all’Atalanta, conquista-to grazie alla prima rete stagio-nale di Freuler, un volto ormainoto a Bergamo e uno degli ar-

tefici della storica cavalcatadella Dea verso l’Europa.

Lo svizzero, classe 1992, èapprodato a Bergamo nellasessione invernale di calcio-mercato della stagione2015-2016 e, il 7 febbraio2016, ha debuttato nella mas-sima serie italiana al Comunaledi Bergamo nel corso di Ata-lanta-Empoli, match terminatoa reti bianche. Il primo gol inSerie A firmato da Freuler ar-riva solo qualche mese più tar-di, il 2 maggio, quando realizzauna marcatura ai danni del Na-poli; la gara si conclude con ilpunteggio di 2-1 in favore deipartenopei.

Dopo i primi mesi di am-bientamento, Remo diventauno dei pilastri portanti delcampionato 2016-2017 con 33presenze condite da 5 reti: cosìil centrocampista diviene unodei principali trascinatori eprotagonisti della stagione cheresterà nella storia del club.

Il 2017 per Freuler è un annoricco di soddisfazioni: il 25marzo fa il suo esordio con lamaglia della nazionale svizze-ra subentrando a partita in cor-

so contro la Lettonia, gara va-lida per le qualificazioni aimondiali del 2018.

Prima del suo arrivo a Ber-gamo, il centrocampista si èfatto le ossa durante la stagione2010-2011 con la casacca delGrasshoppers, società del suopaese d’origine e militante nel-la massima serie svizzera, di-sputando 5 partite e firmandouna rete.

Nel corso della sua carriera,Remo ha indossato anche lamaglia del Winterthur per poipassare definitivamente allasquadra bergamasca.

Adesso è tempo di Atalan-ta-Juventus: al Franchi di Fi-renze Freuler ha regalato unsorriso ed un sospiro di sollie-vo a tutto il mondo atalantinofacendo sognare i tantissimi ti-fosi. Chissà mai che possa ri-petersi anche allo Stadio AtletiAzzurri d’Italia ai danni deibianconeri facendo così esplo-dere il Comunale in un boato digioia; dopo tutto, Remo ha abi-tuato i suoi tifosi a gol impor-tanti segnati a squadre altret-tanto importanti.

Gioia Masseroli

Bergamo&SportDomenica 1 Ottobre 2017 21

Bergamo&Sport22 Domenica 1 Ottobre 2017

Le nuove stelle di mister AllegriGLI AVVERSARI Scopriamo Bernardeschi e Douglas Costa, acquisti estivi della Juventus

Il 12 luglio Douglas Costa passa in prestito oneroso di 6 mi-lioni di euro (con riscatto fissato a 40) dal Bayern Monaco allaJuventus. Il 24 luglio invece è Federico Bernardeschi che vieneacquistato a titolo definitivo per una cifra di 40 milioni euro, pas-sando dalla Fiorentina alla Juventus.

Douglas Costa e Bernardeschi hanno rispettivamente 27 e 23anni, sono due esterni mancini e trovano indifferente giocare sullato destro o sinistro del campo.

Douglas Costa esordisce nel Gremio, la squadra che ha lanciatoRonaldinho, all'età di 18 anni, dopo due stagioni (37 presenze e 3reti) si trasferisce in Ucraina, allo Shaktar Donetsk, qui resta dagennaio 2010 a giugno 2015, quando passerà al Bayern Monaco.Realizza 40 reti in 200 partite, e copre tutte le posizioni dell'at-tacco, da prima punta a trequartista, fino ad esterno destro e si-nistro. La sua duttilità ed il suo talento nell' 1 vs 1 lo rendono uncalciatore dal fisico compatto, dotato in eguale misura di esplo-sività ed elasticità. L’atletismo, coniugato alle doti tecniche, gliconsentono di esprimere potenza sul breve, partendo da fermo, edi cambiare con decisione ritmo e direzione di corsa quando svi-luppa la sua velocità in spazi più ampi. L’anno scorso è stato ilgiocatore del Bayern Monaco con più dribbling tentati (6.3 ogni90 minuti), più di due specialisti come Robben e Ribery, con per-centuale di successo del 60%, pari a quella dell’olandese e su-periore a quella del francese. Guardiola si innamora di lui e a lu-glio del 2015 lo porta in Baviera, 77 gare e 14 reti.

La presenza di Douglas Costa regalerà nuove dimensioni al4-2-3-1. A differenza di Mandzukic, il brasiliano è in grado di

giocare sull’esterno e di rendersi pericoloso palla al piede pun-tando i terzini avversari. L’ipotetica catena di sinistra con AlexSandro è un concentrato di tecnica e potenza difficilmente riscon-trabile anche tra le migliori squadre di Europa. La velocità palla alpiede di Douglas Costa sarà funzionale sì negli spazi stretti, maaumenterà anche l’efficacia della Juventus nel risalire in velocitànelle ripartenze. La sua qualità di gioco è sicuramente superioresia a quella di Mandzukic che a quella di Cuadrado.

Se a questo primo acquisto aggiungiamo quello di Bernarde-schi appare chiaro che la Juventus voglia aggiungere alla rosa gio-catori offensivi che, pur con caratteristiche diverse, possano gio-care nella linea offensiva alle spalle del centravanti, esprimendosia un gioco esterno che uno tra le linee. Insomma, la Juventusvuole aumentare la qualità tecnica alle spalle di Higuain, ampliarelo spettro delle soluzioni di gioco offensive e incrementare la pre-senza tra le linee.

A beneficiarne potrebbe essere non solo la qualità e l’impre-

vedibilità del gioco offensivo, ma anche direttamente PauloDybala, che sgravato parzialmente del lavoro di raccordo e neglihalf-spaces potrebbe essere avvicinato ad Higuain e all’area av-versaria, traendone vantaggi in prima persona (12 gol in 7 partitedicono qualcosa?) e per il compagno di reparto.

Questi due acquisti costituiscono un’ulteriore evoluzione delpassaggio tattico effettuato da Allegri 6 mesi fa: quando l’ado-zione del 4-2-3-1 sancì, più che un cambio di modulo, la tran-sizione a un calcio che senza rinunciare all’attenzione nel con-trollo degli spazi pone maggiormente l’attenzione al possesso pal-la e alle qualità tecniche dei calciatori.

Federico Bernardeschi lo si conosce meglio del brasiliano, ma èancora un giocatore da costruire, ma è uno dei migliori prospettidella sua generazione dal punto di vista tecnico e atletico. Ber-nardeschi è bravo soprattutto quando può entrare nel campo dadestra per cercare il tiro o l’assist vincente col suo sinistro. ConPaulo Sousa ha trovato spazio sia come esterno largo a destra, inun ruolo in cui ha mostrato anche un notevole spirito di sacrificio,sia come trequartista centrale. 11 reti nella sua ultima stagione inSerie A, 18 presenze e 8 timbri in Europa League in 3 stagioni. Hagià esordito in Nazionale maggiore, disputando 11 gare e sbloc-candosi nella gara vinta 5-0 contro il Liechstein durante le Qua-lificazioni a Russia 2018, dove lui spera di esserci. Dipenderàmolto da questa stagione in bianconero. Dallo spazio, dalle pre-stazioni e dalla differenza che offre di poter dare. Il talento è in-discutibile, la sua duttilità farò molto comodo al tecnico bianco-nero, che potrebbe utilizzare il talento di Carrara in posizioni esistemi diversi: Allegri è abituato a inserire gradualmente i gio-vani, ma con questi presupposti è ragionevole pensare che i tempidi inserimento di Bernardeschi sarebbero più simili a quelli diDybala che non a quelli di Pjaca, anche se fino adesso ha giocatodavvero poco, mai partendo titolare. L'incontro tra i due potrebbeportare benefici a entrambi: il primo potrebbe completare il pro-prio percorso di crescita tecnico, tattico e mentale nel contesto dipiù alto livello in Italia; il secondo avrebbe a disposizione un gio-catore la cui duttilità è perfetta per il suo modo di intendere ilcalcio, fatto più di tentativi e aggiustamenti che di idee forti eimmutabili. Staremo a vedere.

Daniele Mayer

Le presentazioni di Bernardeschi e Douglas Costa(foto juventus.com)

Bergamo&SportDomenica 1 Ottobre 2017 23

Bergamo&Sport24 Domenica 1 Ottobre 2017

Baretti: «Sarà una grande sfida»IL DS DEL BRUSAPORTO «Due realtà diverse che stanno vivendo un radioso presente»

Atalanta contro Juventus,ovvero la regina tra le provin-ciali al cospetto della corazzatacostruita, senza mezzi termini,per primeggiare. Una parti-ta-evento, almeno per la pas-sionale piazza orobica; il traitd’union perfetto per chi, comeAndrea Baretti, si è assuntol’onere di ottenere il massimo,facendo di ambizione e atten-zione ai dettagli le proprie vir-tù, dalla complicata scena di-lettantistica. Direttore sportivodi una realtà in chiara rampa dilancio come il Brusaporto,Andrea Baretti è nato e cresciu-to in una famiglia tutta pane epallone e dal DNA spiccata-mente juventino. Figlio dell’at-tuale presidente del ComitatoRegionale Lombardia, Giusep-pe Baretti, Andrea non fa mi-stero di apprezzare le filosofieche converranno nell’attesobig-match dell’ “Atleti azzurrid’Italia”. Da un lato l’intra-prendenza e l’entusiasmo dichi vuole continuare a stupire;dall’altro la solidità delle idee,la forza della programmazione,la superba consapevolezza dichi ha imparato a vincere e nonsi sogna certo di smettere. E nelmezzo, pronto a carpire astuziee alchimie, un Brusaporto chein tempi recenti ha acquisitosuccessi e consensi, risaltandoquale autorevole punto di rife-rimento per tutta la scena dilet-tantistica, in tema di strutture,organizzazione e attenzione al-le dinamiche del calcio giova-nile. C’è un po’ di tutto questonelle parole di Andrea Baretti,juventino doc attento a metterein risalto i meriti e i fattori ri-sultati decisivi nell’ascesa ata-lantina: “E’ una bella sfida,anche per la filosofia che con-trappone due squadre diame-tralmente opposte, ma dal ra-dioso presente, quali Atalantae Juventus. La Juventus ha sa-

puto imporsi anzitutto per lamentalità. Passano i dirigenti,ma la mentalità che è insitanell’ambiente va aldilà dellepersone, rimandando diretta-mente alle parole di Bonipertio dell’Avvocato Agnelli. Chi vaalla Juve, va per vincere e stop,non ci sono attenuanti e non cisono margini per l’errore o perl’attesa. In questo senso, unarealtà come il Brusaporto, as-sestatasi nel segno della cre-scita e di un programma ambi-zioso, non può che imparare daquesto tipo di approccio, ma èpur vero che tutte, ma propriotutte le componenti, dal presi-dente al magazziniere fino alresponsabile del vivaio, devo-no far propria questa mentali-tà. Non è facile, ci vogliono

tempo e pazienza, lo stesso am-bito del calcio giovanile ci im-pone di sbandierare con parsi-monia certi proclami. Ciò nontoglie che fin dalle squadre delsettore giovanile si possa crea-re una cultura dell’impegno,della crescita e dell’allena-mento in grado di proiettare ipropri frutti nell’ambito dellaprima squadra, laddove l’a-spetto del risultato non puòcerto risultare marginale. Poic’è l’Atalanta, che per orga-nizzazione e programmazioneha saputo fare un bel salto diqualità, resosi ancor più evi-dente dalla mole di investimen-ti compiuti negli ultimi anni. Sibadi bene che nello sport i ri-sultati ottenuti non possono es-sere semplici conseguenze de-

gli investimenti, ma quando dimezzo ci sono strutture, settoregiovanile, logistica, come nelcaso dell’Atalanta, si fa lam-pante la portata complessivadegli sforzi di una società cheha saputo garantirsi un’impo-stazione aziendale. Lo stessoBrusaporto ha preso atto diche cosa sia un cambio di men-talità, in tema di investimenti:con la stesura del campo in sin-tetico, è arrivata la scalata del-le categorie, con il passaggiodalla Prima categoria all’Ec-cellenza, e arrivo a pensareche se potessimo contare su unaltro campo potremmo fare an-cora meglio”. E per chi, negliultimi anni, ha saputo farsi ca-rico delle notevoli migliorieche hanno riguardato gli im-pianti di Brusaporto, il raffron-to tra gli stadi di Atalanta e Ju-ventus non manca di offrire ul-

teriori spunti di interesse: “ATorino ci vado solo sporadica-mente ma ho potuto godere didiverse postazioni, prima tratutte il Legends Club. Cenarein un’atmosfera raffinata, in-crociando alcuni giocatori chehanno fatto la storia della Ju-ventus, come Bettega, Pessottoo Grosso, è davvero un’espe-rienza unica nel suo genere. Dicontro, l’idea di stadio bello,funzionale e invitante, qualequella intrapresa dall’Atalan-ta, ha sortito gli effetti sperati,sulla traccia di quanto già suc-cesso a Zingonia e, più in ge-nerale, su tutti i fronti contem-plati dall’attività. C’è in tuttol’ambiente nerazzurro un’eu-foria davvero tangibile e a chi,come me, ha trascorso quattroanni nel settore giovanile di-venta motivo di grande soddi-sfazione vedere una squadra

così convincente. E non dob-biamo dimenticare il difficilemomento da cui tutto questo ènato. Soltanto un anno fa sem-brava tutto messo a repenta-glio, con Gasperini sulla gra-ticola e risultati che non arri-vavano. Chi fa il dirigente inuna società sportiva sa che,con un quadro del genere, vin-cere e convincere, lasciandoalle spalle periodi di marcatadifficoltà, lascia in bocca unsapore ancora più piacevole.Godiamoci allora questa sfida.La settimana di Coppe si faràsentire, ma dato il buon stato disalute di entrambe e la stagio-ne ancora agli inizi mi aspettouna partita spettacolare, gio-cata a viso aperto. Il mio pro-nostico è un pareggio e, da ti-foso juventino, potrebbe an-darmi pure bene”.

Nikolas Semperboni

GRUPPO DIRIGENTE AL GRAN COMPLETO - Da sinistra Biava, Mignani, Colzani, Comotti, Baretti, e il sindaco di Brusaporto, Rossi

Bergamo&SportDomenica 1 Ottobre 2017 25

Bergamo&Sport26 Domenica 1 Ottobre 2017

A Nicosia, tra antichità e leccornieIN VIAGGIO CON LA DEA Focus sulla capitale cipriota, teatro di Apollon Limassol-Atalanta

Dopo Everton e Lione, saràl'Apollon Limassol la prossimaavversaria dell'Atalanta nelcammino europeo. Il 19 ottobrei nerazzurri ospiteranno gli sfi-danti al Mapei Stadium di Reg-gio Emilia, mentre il 2 novem-bre saranno di scena lontano dacasa. Lo stadio dove si gioche-rà la sfida sarà il PancyprianGymnastic Association Sta-dium, noto anche come StadioNeo GSP. Si trova a Nicosia, lacapitale di Cipro. Ha una ca-pienza di 22 859 posti e ospitale partite in casa di APOEL,Omonia e Olympiakos Nico-sia. Cosa vedere in città per tut-ti i tifosi nerazzurri che vorran-no concedersi qualche ora di li-bertà da semplici turisti? Nico-sia è un importante centro com-merciale e turistico. Nonostan-te l’impronta “moderna”, è unacittà antica, la cui fondazionerisale all’Età del Bronzo. Sonomolte le cose da visitare nellalocalità greca. In primis le mu-ra veneziane, vero cuore dellacittà. Non si può non fare visitainoltre al Museo archeologicodi Cipro, uno dei più impor-tanti dell’isola, tappa impre-scindibile per gli amanti del-l’archeologia. Consigliabilepoi una visita alla seicentescaCattedrale di S. Giovanni e alLaiki Yitonia, con le sue ta-verne e le sue botteghe artigia-ne. Tra i posti celebri ancheBuyuk Han, uno degli edificipiù belli dell’isola. C’è la pos-sibilità di fare delle passeggiateguidate, gratuite e a tema, op-pure una visita al monastero diMachaira. D’obbligo ancheuna camminata all’Open Mar-ket, per respirare fino in fondol’atmosfera magica della città.

Cosa mangiare a Nicosia?La sua cucina è prevalente-

mente caratterizzata da carne everdure: insalata, carni, frutta,dai meloni alle angurie passan-do per fichi d’india e pesche.Fra le altre pietanze spiccano itradizionali mezedes, dei pic-coli antipasti da gustare anchecome aperitivo. Si tratta di va-rie portate, anche una ventina, abase di verdure, carne, pesce oformaggio, tutte accompagnateda diverse salse. Potete gustareanche dei mezedes a base di pe-sce soprattutto nelle tradizio-nali taverne greche. Un altrodei cibi tipici è poi l’halumi,un formaggio locale di pecora ecapra marinato in salamoia e

menta. Riconosciuto dall’U-nione Europea come piatto ti-pico cipriota, è praticamenteonnipresente sulle tavole loca-li: il modo migliore per gustar-lo è caldo alla griglia. Altri sug-gerimenti su cosa mangiare aNicosia? Provate il kebab (car-ne di agnello o maiale servitecon la tradizionale pita, salse everdure), lo stifado (uno stufa-to di carne di coniglio o man-zo), la loukanika (salsicce af-fumicate), l’ofto kleftiko (co-sce di agnello cotte in forno diargilla), l’afelia (maiale mari-nato nel vino), il melintzanesyiahni (un impasto di zucchi-

ne, pomodori e aglio), la tava(una sorta di stufato di agnelloe manzo), la moussaka (tortinodi melanzane tipico della cuci-na greca), la taramosalata(uova di pesce con patate e ci-polle) e ancora lo tzatziki (lafamosa salsa di yogurt, menta,cetrioli e aglio). Tra i dolci nonperdete la daktyla (savoiardicon cannella, mandorle e noc-ciole) o lo shiamali (quadratinidi semolino dolce). Per conclu-dere in bellezza, assaggiate ilcaffè greco/turco e gustate unsorso di ouzo, il famoso liquored'anice.

Norman Setti

Una veduta della bella Nicosia, capitale cipriota e teatro di Apollon Limassol-Atalanta

Il GPS Stadium di Nicosia

Una carrellata di mezedes, antipasti ciprioti

L’halumi alla griglia, tipico formaggio cipriota

Bergamo&SportDomenica 1 Ottobre 2017 27

Bergamo&Sport28 Domenica 1 Ottobre 2017

Lione, una piacevole scopertaIN VIAGGIO CON LA DEA Il diario di Giacomo Mayer nella bellissima città francese

Bergamo-Lione, andata e ritorno.Un viaggio contemplativo, un viaggiodi emozioni e scoperte nell’era dei so-cial dove tutto si sa ma poco si cono-sce. Ma quando si viaggia non biso-gna avere pregiudizi: si vede e si ri-flette e, alla fine, ognuno di noi fa leproprie considerazioni. Del resto iviaggi sono di vario tipo ma, tutti, sìproprio tutti, hanno un solo scopo: laconoscenza. E’ una considerazionebanale, può darsi e non è il caso di sco-modare Bruce Chatwin. E quindi valeanche per una puntatina a Lione peruna partita di calcio, per l’occasione ilsecondo turno di Europa League chevede l’Olympique Lyonnais confron-tarsi con l’Atalanta. All’aeroporto diOrio al Serio anche di mattina prestoc’è viavai ma il gruppo dei fans ata-lantini è facilmente riconoscibile per-ché dominano i colori nerazzurri tra itanti viaggiatori in partenza. Cinquan-ta minuti scarsi di volo e si atterra al-l’aeroporto Saint Exupery di Lione,località Satolas, venticinque chilo-metri dal centro di Lione. All’uscita lastazione ferroviaria, opera di SantiagoCalatrava, un moderno gioiello archi-tettonico. Sul piazzale ci aspettanoquattro pullman con altrettante guidea disposizione del popolo nerazzurro.Come in tutte le città metropolitaneanche qui sembra che gli urbanisti sisiano messi d’accordo nel disegnarecurve, controcurve, ingressi insidiosi,svolte improvvise poi finalmente, neltraffico complicato di una grande cittacome Lione, ci si immette in un lungoboulevard alberato che ci porta in cen-tro, nella Presqu’ile, la penisola dellacittà tra il Rodano e la Saona primadella confluenza dei due fiumi. A trat-ti sembra Parigi, del resto George Eu-gène Hausman ha imposto il suo di-ktat urbanistico anche nella storicaLugdunum. Si ammira la parte moder-nissima del circondario di Lione e sul-la destra si staglia come una cattedra-le, in mezzo al verde, il Parc Olym-pique, Groupama Stadium, o Stade deLumières. Un’approfondita visione,più tardi, a sera prima della partita. In-tanto ci si avvicina al centro e, ovvia-mente, il pullman viaggia a passod’uomo sul viale alla destra del Roda-no. Dall’altra parte dei ponti si intra-vedono le due colline che ornano lacittà che diede i natali agli imperatoriClaudio e Caracalla, tanto per ribadirele origini romane. Sono la Fourviére,detta la città che prega per le sue nu-

merose chiese, e la Croix Rouge, lacittà che lavora, perché un tempo sededi laboratori e negozi di setaioli. Ogginon è più così ma la nomea è rimastaintrisa tra i lionesi. Dall’immensa Pla-ce Bellecour, che al centro ha la statuaequestre di Luigi XIV, si dipana lavieux Lione. Verso Saint Jean, suverso la Fourvière attraversando ilponte Bonaparte. Sotto scorre placi-da la Saona solcata dai bateuax mou-ches, anche qui il turismo fluviale pro-spera. E secondo la nostra guida gra-zie agli americani, agli australiani e aigiapponesi. Del resto, osserviamo, ènormale: noi europei veniamo a Lioneperché qualche nostra squadra affron-ta l’OL. Ma è un errore perché Lione èuna città stupenda da visitare. Intantoperò “Le Progres” il quotidiano di

Lione, nelle pagine sportive procla-ma:”L’OL ne peut vraiment plus at-tendre”, L’Ol non può più aspettare.Vedremo. E’ l’ora del pranzo. Siamonella Vieux Lyon, tra una viuzza e untraboules c’è solo l’imbarazzo dellascelte delle trattorie (bouchons) dellastoria gastronomica francese. Il mar-chio bouchon (dal francese tappo, tu-racciolo) è abusato, quindi attenzione.Ma “Les Lyonnais”, alle spalle dellacattedrale di Saint Jean, si confermeràuna scelta azzeccata “dans un liue ourègne la sympathie et le sans chi chi”che significa in allegria e senza la puz-za sotto il naso. Lo dimostrano, allepareti, le foto dei buongustai più fe-deli. Insomma si mangia bene e si be-ve ancora meglio e il conto finale è“popolare”. Per smaltire si sale a vi-

sitare Notre Dame de Fourvière.Dalla collina il panorama è spettaco-lare, stavolta il termine mozzafiatonon è banale. Lione, la valle del Ro-dano, le Alpi, una visione ad alta di-mensione. Scorre il tempo, il colorenerazzurro domina e comincia il tour-billon dei pronostici, l’attesa si fa spa-smodica mentre i quattro pullmanportano i tifosi al Parc Olympique.Mancano due ore ma è come se fos-simo ad un minuto dal fischio d’ini-zio. I parcheggi sono tante piazzed’armi in mezzo al verde, del resto lacapienza è di quasi 60 mila posti. Co-minciano ad arrivare i pullman partitida Bergamo in mattinata, la lunga se-quela di auto e pulmini. Gli oltre tre-mila fans nerazzurri confluiscono las-sù nel terzo settore. Già di per sé il

Parc Olympique è una gioia per gli oc-chi. Saremo modesti cittadini di pro-vincia ma un impianto così desta soloammirazione e stupore. Sì, anche qui,quando si è scelta l’area e quando ècominciata la realizzazione ci sonostate proteste e contestazioni, del restouna cattedrale nel deserto è sempreun’impresa discutibile. All’internol’organizzazione è rigorosa e inap-puntabile. Poi il Parc si anima e si tra-sforma in Stade des Lumières. Il po-polo rossoblu è caldo e appassionato,il popolo nerazzurro non è da meno.L’atmosfera è da concerto rock ad altotasso adrenalinico. Poi il tedesco Sie-bert fischia il calcio d’inizio di Lio-ne-Atalanta. Ma questa è un’altra sto-ria.

Giacomo Mayer

Una bella veduta della splendida Lione, invasa pacificamente da oltre tremila bergamaschi solo tre giorni fa

Bergamo&SportDomenica 1 Ottobre 2017 29

Bergamo&Sport30 Domenica 1 Ottobre 2017

A Lione arriva un punto d’oroEUROPA LEAGUE Il Papu replica a Traorè, nerazzurri sempre in vetta nel girone E

LIONE-ATALANTA 1-1

LIONE (4-2-3-1): Lopes; Tete,Marcelo, Morel, Mendy; Ndom-bele, Tousart; Traorè (40’ s.t.Cornet), Fekir, Aouar (23’s.t.Depay); Mariano Diaz (23’s.t. Maolida). A disp. Gorgelin,Rafael, Dikhaby, Ferri, Cornet.All.: Genesio.

ATALANTA (3-5-2): Berisha;Masiello, Caldara, Palomino;Hateboer, Cristante (1’ s.t. Ca-stagne), De Roon, Freuler, Spi-nazzola, Petagna (17’ s.t. Ili-cic), Gomez. A disp. Gollini,Mancini, Kurtic, Orsolini, Cor-nelius. All. Gasperini.

ARBITRO: Siebert (Ger.). Assi-stenti: Henschel-Foltyn (Ger).IV Haecker (Ger). Arb. Add:Stegemann-Brand.

RETI: 44’ p.t. Traorè, 13’ Gomez

LIONE - Lottando, soffrendo,rischiando l’Atalanta esce in-denne anche dal Parc Olympi-que con un pareggio che pro-babilmente sta stretto al Lionema dimostra, ancora una volta,che i nerazzurri in Europa nonhanno nulla da invidiare ad al-tre squadre. Berisha super,eroe e protagonista di una se-rata che non dimenticherà tan-to in fretta. Ha parato tuttoquello che c’era da parare edanche sul gol di Traorè ci ave-va messo i suoi guantoni. Nelprimo tempo tanta sofferenza,molta imprecisione anche perla forza del Lione, comunquesempre attacco ma scarsamen-te pericoloso se non con tiri dafuori. Poi nel secondo tempo laribalta si è accesa per l’Atalan-ta che ha pareggiato con unasplendida punizione di Gomeze poi ha resistito anche conazioni offensive. Gasperini siera cautelato con un assetto piùconsono alla difesa ma prontoal contropiede. Così si va lon-tano.Tremila e più bergamaschihanno invaso pacificamente labella Lione con tutti i mezzi adisposizione, perfino con le bi-ciclette da corsa, e poi si sonoassiepati nella curva riservata

agli ospiti, terzo anello vuoto,mentre i fans dell’OL non su-peravano i trentamila in un im-pianto che ha una capienza dioltre 59 mila posti. Eppuremolti bergamaschi hanno do-vuto rinunciare al viaggio per-ché non c’erano più bigliettiper gli ospiti. Che regole. In-somma il Parc Olympique se-mi vuoto. Ma il calore e gli in-citamenti del popolo nerazzur-ro si sono fatti sentire ancorprima del fischio d’inizio deltedesco Siebert. Nessuna novi-tà di rilievo nello schieramentoatalantino, Gasperini ha con-fermato, quasi in toto, la for-mazione che ha battuto l’Ever-ton: Caldara al centro per To-loi, con Palomino a sinistramentre l’allenatore del LioneBruno Genesio, fischiatoquando lo speaker ha scanditoil suo nome, ha lasciato in pan-china l’olandese Depay, cheattualmente non gode di gran-de fiducia, e ha schieratoHoussem Aouar. Primo tempocon il Lione che fa la partita ealza i suoi centrocampisti el’Atalanta un po’ si fa schiac-ciare, un po’ preferisce starecoperta lasciando l’iniziativaai padroni di casa. Gli attacchi,o meglio le iniziative offensi-ve, dei francesi si sviluppanoin continuazione. Al 10’ èTraorè a creare il primo peri-colo con un tiro che Berishaspedisce in angolo e due minu-ti dopo è ancora lui ad impe-gnare il portiere nerazzurro. E’sempre la formazione di casa arendersi pericolosa e al 15’Mariano Diaz con un tiro dafuori sorprende Berisha cheriesce a mettere in angolo. Al20’ l’Atalanta si affaccia dalleparti di Lopes con uno scam-bio tra Gomez e Spinazzola,salva in angolo Tousart. Al 23’la grande occasione dell’Ata-lanta: ancora scambio tra Go-mez e Spinazzola che salta conuna finta Tousart e crossa inmezzo, Hateboer tutto solo ditesta spedisce fuori. Nell’ulti-mo quarto è un monologo delLione che crea problemi so-

prattutto con gli inserimenti diMendy (che beffa Hateboer inpiù di un’occasione) e Traorè.L’Atalanta fa quel che può, nelfrattempo prima Cristante epoi De Roon vengono ammo-niti per gioco falloso. Berishasalva prima su Mariano e poisu Tousart ma al 44’ capitola:Fekir si sveglia dal letargo e dasinistra entra in area e mette inmezzo per Traorè, miracolo diBerisha ma sulla ribattuta ilgiocatore del Burkina Faso an-ticipa Palomino ed insacca.All’inizio di ripresa Castagneprende il posto di Cristante el’Atalanta passa al 3-5-2. Al 3’Petagna cerca di sfruttare unamischia, è solo angolo. Al 7’

Spinazzola lancia Gomez cheperò viene fermato da Morel, ilPapu protesta ma l’arbitro fasegno di proseguire, decisionecorretta. Al 12’ Tete ferma fal-losamente Caldara, punizionedi Gomez che infila Lopes. Al17’ Ilicic sostituisce Petagna esi rende subito pericoloso. Lapartita s’infiamma con il Lioneche cerca il secondo gol. Mal’Atalanta non si chiude e suun rilancio di Berisha, Gomezsi libera di Morel e mette inmezzo ma Ilicic è in ritardo. Ciprova Mariano ma è solo an-golo. Poi Berisha sventa in an-golo un gran tiro di Ndombele.Ancora un siluro di Traorè al30’, Berisha in angolo. 33’ s.t.:Palomino liscia su Maolida,Fekir tutto solo spedisce fuori,l’Atalanta si salva. Va bene,anzi, va benissimo così.

PAGELLE ATALANTA

BERISHA 9: strepitoso, para ditutto e di più. Quando i suoicompagni balbettano lui ri-sponde con sicurezza e non si famai sorprende. Un gatto chescatta.

MASIELLO 8: rischia qualcosacon Fekir nell’occasione delgol del Lione ma poi tiene sem-pre la posizione e nel secondotempo è un baluardo insupera-bile.

CALDARA 8: un avvio un po’timido ma col tempo si rinfran-ca, nel secondo tempo presidiail fortino, regge l’urto e addirit-tura crea l’azione del pari spin-gendosi in attacco dove viene

abbattutto ma ci penserà il Pa-pu.

PALOMINO 5,5: ahi, ahi cheserata. Disattento sul gol perchési fa anticipare da Traorè dopola parata di Berisha e nel secon-do tempo soggiace ai veloci at-

taccanti rossoblu e liscia un pal-lone che libera Fekir.

HATEBOER 6: mezzo voto inpiù perché partecipa alla lottama meriterebbe ben di peggioper il gol fallito e per alcunegrosse sbavature.

CRISTANTE 5,5: una seratadifficile e complicata e, stavol-ta, si perde in mezzo al camposenza idee

1’ st Castagne 6: entra e si mettea difendere la sua zona di com-petenza con attenzione.

FREULER 6,5: primo temponella risacca ma poi trova la po-sizione e cresce con movimentidi qualità.

DE ROON 6: dovrebbe marcareFekir ma cerca di tamponare leiniziative del Lione con le brut-te, infatti è ammonito. Nonsemprelucido ma è di sostanza.

SPINAZZOLA 6,5: cresce a vi-sta d’occhio e nel primo tempoè l’unico a proporsi in attacco.Regala a Hateboer un cross d’o-ro ma l’olandese lo getta via.

PETAGNA 5,5: serata di lottama con tanta imprecisione si fasempre anticipare dai difensorirossoblu

17’ s.t. Ilicic 6,5: entra e mettesubito in crisi la difesa del Lio-ne, cerca anche l’affondo

GOMEZ 6,5: un primo tempo disofferenza e anche in difficoltàma il gol su punizione è unaperla oltre che regalare un pun-to prezioso.

GASPERINI 7: vede i suoi sof-frire e cerca la mossa giusta, latrova nel secondo tempo conl’inserimento prima di Ilicic epoi di Castagne. Che sanguefreddo.

A cura di Giacomo Mayer

Mattia Caldara contrasta Fekir durante Lione-Atalanta

Bergamo&SportDomenica 1 Ottobre 2017 31

Bergamo&Sport32 Domenica 1 Ottobre 2017