E pose la sua dimora in mezzo a noi

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E sperienze di V ita E sperienze di V ita Periodico della Comunità Piccolo Gruppo di Cristo n. 150 - anno XXXI Dicembre 2010 “... e pose la sua dimora in mezzo a noi”

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Ireos ci invita a vivere l’Avvento come un tempo di conversione e di cammino verso l’eternità. I racconti di alcuni fratelli e sorelle, che durante i mesi estivi hanno vissuto esperienze di pellegrinaggio o soggiorni in luoghi di missione, ci aiutano a coglierne il valore, quando viviamo questi momenti alla presenza del Signore che ci educa. Significativi alcuni interventi relativi alla settimana estiva della Comunità che ne mettono in rilievo il grande significato. Vi proponiamo infine una esperienza di solidarietà vissuta in un condominio di Rozzano, alle porte di Milano.

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Page 1: E pose la sua dimora in mezzo a noi

EsperienzediVitaEsperienzediVita Periodico della Comunità

Piccolo Gruppo di Criston. 150 - anno XXXI

Dicembre 2010

“... e pose la sua dimora

in mezzo a noi”

Page 2: E pose la sua dimora in mezzo a noi

44 Avvento: Cammino verso l’eternità

88 In Turchia da pellegrini

1100 Un viaggio davvero speciale

1133 La strada verso Santiago

1155 Assunto a tempo indeterminato

1188 Immagini e ricordi di un Pellegrinaggio

2211 Il mondo a Lourdes

2222 Il Signore ci ha chiamato a Fiumalbo

2244 Servire con gioia

2266 A metà strada

2288 Risotto condominiale

2299 Proposizioni del sinodo

3322 È accaduto

Sommario

Ireos ci invita a vivere l'Avventocome un tempo di conversione edi cammino verso l'eternità. Iracconti di alcuni fratelli esorelle, che durante i mesi estivihanno vissuto esperienze dipellegrinaggio o soggiorni inluoghi di missione, ci aiutano acoglierne il valore, quandoviviamo questi momenti allapresenza del Signore che cieduca. Significativi alcuniinterventi relativi alla settimanaestiva della Comunità che nemettono in rilievo il grandesignificato. Ma di questo viparleremo anche nel prossimonumero. Vi proponiamo infineuna esperienza di solidarietàvissuta in un condominio diRozzano, alle porte di Milano.

In questo numero...

Giosuè

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IL PERICOLO DELLA CHIUSURA INTERIOREIn questi ultimi mesi mi sono impegna-to a osservare spiritualmente le realtàdella Chiesa in generale e del Gruppoin particolare. Per questo sono stato attento a nonallontanarmi da Gesù, ma a restarepiuttosto dentro il suo Spirito. Ho cer-cato di essere "persona preghiera" e diusare insieme le facoltà che Dio con-cede all'anima e al corpo: l'udito perascoltare i valori e i disvalori di ciò cheviene detto o taciuto e il tono dellavoce con cui viene detto; la vista pervedere i comportamenti e i gesti che,con il loro linguaggio, esprimono gliatteggiamenti; il contatto non superfi-ciale, ma di profonda comunione, percogliere ciò che ogni persona vive edesprime nella sua realtà umana.Osservando così il Gruppo, sono arri-vato alla constatazione di un pericolomolto serio: che chiunque pensi diessere il custode della vocazione delGruppo nel suo valore spirituale e nelsuo aspetto organizzativo. Se questo atteggiamento prevalesse,sarebbe in grado di distruggere ilGruppo, ma per grazia di Dio nel Grup-po sono presenti anche veri valori chelo preservano dal fallimento. In partico-lare occorrono umiltà e obbedienza aDio e ai propri superiori, che hanno ilcompito di favorire il cammino, sia per-sonale, sia di tutto il Gruppo, verso lasantità.Spero che non sia la mia immodestia adirvelo: osservo che in Gruppo siamo

come rinchiusi in una stanza buia, inta-barrati e avvolti di ombre che diffondia-mo. Ovvero, non siamo in vera comu-nione se diamo la precedenza ai nostripersonali punti di vista e se chiunquepensa di essere il vero e unico cono-scitore della vocazione. Io ho sempre il dubbio di non aver bencompreso ciò che vuole da me i lSignore: spero e tento di ascoltarlo eseguirlo, ma non sono sicuro di averfatto tutta la sua volontà. Rimango tri-ste, perciò, quando osservo che cisono persone che si sentono sicure diconoscere la volontà di Dio nel Grup-po, mentre tutti dobbiamo chiedere alloSpirito Santo di sorreggerci e guidarcia compierla, come Gesù stesso chenell'orto del Getsemani pregò perchési compisse non la propria volontà, mala volontà del Padre.

L'OCCASIONE DELL'AVVENTO E DELNATALECertamente l 'occasione di questoperiodo di Avvento deve sollecitarci arealizzare tutto il progetto che Dio hasu di noi. La Chiesa ci offre i vari tempiliturgici per meglio seguire il Signore e,in particolare, il Natale ci richiama l'a-more del Figlio di Dio che da purissimoVerbo si incarna e diventa uomo perinsegnarci a vivere la carità trinitaria eper donarci, morendo e risorgendo pernoi, la salvezza e la gloria eterna.Per me desidero che i l tempo diAvvento non si limiti a quello liturgico,ma si estenda a tutto il periodo chevivrò fino alla mia "nascita" in Cielo.

4 Esperienze di vita

Il Fondatore

L'AVVENTO È UN TEMPO DI CAMMINO

VERSO L'ETERNITÀ

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5Esperienze di vita

L'attesa della nascita di Gesù è simileal tempo che mi separa dalla mia vitain Paradiso: e non solo per me, ma pertutti. È necessario pregare e vigilare perrestare fedeli. Siamo chiamati ad"andare incontro a Gesù con le lampa-de accese", portando luce, pace eserenità a tutto il popolo di Dio. Perfare questo, dobbiamo accettare diconsumarci come l'olio della lampada.Questo è carità. L'olio che si consumaè il segno non solo dell'impegno a ser-vire il prossimo, ma anche del tempoche passa: perciò abituiamoci a consi-derare che, quando Dio vorrà, lanostra vita terrena si concluderà esaremo giudicati su come avremo vis-suto nella santità. Con la nascita di Gesù, Betlemme nonè più la Betlemme di prima, ma è unacittà nuova che richiama i pastori, atti-ra i Magi ed emana una luce nuova.Perciò, è bello osservare i presepi alle-stiti nelle varie chiese, ma il vero pre-sepe per noi è rendere presente oggi,in questo tempo secolarista, ateo,egoista, la grazia portata da Gesù nelmondo. Anche il Piccolo Gruppo deve esserela grotta in cui accogliere Gesù eriscaldarlo con le fasce usate daMaria, con il fuoco acceso da Giusep-pe e con il calore stesso dell'asino edel bue: ognuno di noi singolarmente,e tutti noi insieme, dobbiamo essere laculla ove giace Gesù: lasciarci fare dalui come lui vuole e accoglierlo nelcalore delle virtù evangeliche. Il Signore ci richiama a essere evange-lici ed evangelizzatori, e a percorrere ea far percorrere la via della santità finoa questa Grotta. Avremmo perciò biso-gno di brillare come la stella che guidò

i Magi, mentre spesso ci lasciamo spe-gnere come in una pallida e fioca lucedella sera.

UNA FRATERNA CORREZIONE PERVIVERE MEGLIO LA CONSACRAZIONESe siamo sinceri, tutti dobbiamo rico-noscere che siamo peccatori. Ugual-mente vogliamo chiedere a Dio la gra-zia di poter migliorare per non essereoscurità, ma luce splendente cherende visibile la presenza di Dio nelmondo. Non è sempre facile, ma èimportante cercare di trasformarci inGesù, nostro fratello Dio.Capita infatti che uno si senta libero dicomportarsi come vuole: si dice diessere del Signore, ma in realtà lo siintende come ci fa più comodo. La povertà come sobrietà austeraInnanzitutto, il nostro voto di povertàspesso non corrisponde a una vitaeffettivamente sobria e austera. Ad esempio, non viviamo una sobrietàaustera quando i nostri pasti non sonoabitualmente modesti. Il cibo non devemancare, deve essere sufficiente anutrirci per restare in buona salute, manon si corrisponde al voto quando intavola ci sono tante portate e si puòsempre scegliere ciò che si preferisce.Il cibo serve per nutrirsi e non per sod-disfare il piacere del palato, anche senon ci si deve costringere a mangiareciò che ci disgusta e ci può recardanno. Quindi, si abbia cibo sufficientee semplice, che non ci renda schiavidel voler soprattutto quello che ci paree piace. Se possibile, è meglio consumare ilpasto insieme, piuttosto che da soli peri propri capricci, o per il piacere di unospettacolo o di una partita, trascurandola bella comunione familiare che si

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vive quando ci si trova tutti uniti attornoa un tavolo. Quando certi cibi non sono ben tollera-ti, vanno evitati, ma sovente, special-mente da piccoli, si fanno i capricci peravere ciò che più piace. Perciò fin dapiccoli i figli devono essere educati amangiare ciò che viene loro offerto. Quando un bambino capisce che incasa c'è la possibilità di scegliere fracibi diversi, è più facile che facciacapricci e pretenda ciò che preferisce:ma i genitori non devono essere trop-po accondiscendenti, ma proporre,tranne che in caso di allergie o intolle-ranze, una sola scelta nei cibi. Simil-mente, se avanza il pane o altro cibo,noi adulti dobbiamo dare il buon esem-pio e il giorno dopo consumare quello,prima di offrire il pane fresco o unanuova pietanza. Se questa è un'abitu-dine alimentare dei grandi, lo diventeràanche per i figli. A meno che i bambini non abbianoparticolari problemi, non è bene chesiano sempre accontentati nei lorodesideri, soprattutto quando sonocapricci: così imparano il valore del-l'essenzialità. Pensiamo a quante per-sone nel mondo non hanno il necessa-rio e noi non riusciamo a educare inostri figli ad accontentarsi.Ricordo che quando ero piccolo, a Spi-limbergo, la mia nonna Maria mi davaogni giorno per merenda una fetta dipolenta avanzata con un po' di formag-gio o di salame. Una volta, per educar-mi, me la diede senza companatico e,siccome io aspettavo il resto, mi disse:"Nini, se hai fame, questa ti basta".Quel gesto, come tanti altri di mianonna, mi ha profondamente educato. La sobrietà austera è uno stile di vitache va messo in pratica non solo per il

cibo, ma anche per il vestiario, i diverti-menti, le ferie, eccetera.Ad esempio, ci si deve preparare astare accanto alle persone ammalate,anziane, non autosufficienti, anchequando questi impegni ci costano moltisacrifici.La casa, poi, non deve essere unposto ove uno entra o esce quandovuole, ma il centro di una condivisioneche è la famiglia. L'obbedienza come umile e serenaaccoglienzaEsaminiamo poi il nostro voto di obbe-dienza, che non è tale se poi non siaccolgono con umiltà e serenità gliimpegni che ci vengono dati. A volte, però, non avere incarichi, oessere rimasti senza quelli che aveva-mo precedentemente, ci rende critici:troppo facilmente crediamo di esserestati messi, in tal modo, all'ultimo postoe, oltre tutto, questo ci pare umiliante(o fastidioso); e così non ci rendiamoconto di svilire e annullare il valoredella vocazione. È il Signore che, a suo piacere, siserve dei responsabili per assegnarcia questo o a quel posto; quando ciòaccade non si deve criticare, ma gioiredi poter crescere nelle virtù.Il rapporto primario è con il Signore esi obbedisce a lui tramite chi è statochiamato a guidarci. Non dimentichia-mo che in Comunità, nei termini stabili-ti dalle Costituzioni approvate dallaChiesa, è il Responsabile Generaleche rappresenta Dio, anche quando anoi sembra che i responsabili ci faccia-no pesare le loro incapacità.

LA GIOIA DI CRESCERE CON GESÙ,STANDO ALL'ULTIMO POSTOVivere il dono della santità a volte non

6 Esperienze di vita

Il Fondatore

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è facile, ma alla fine la fatica porta allagloria del cielo. La "persona preghiera"è tale se con serenità e abbandonoogni momento si mette nel cuore diDio per essere vero tempio dello Spiri-to Santo. Io per me desidero essere totalmentedi Dio e perciò gli chiedo che il sanguedi Gesù scorra in me, ossia che la miavita viva nella sua, all'interno dellaChiesa cattolica. Penso di avervi parlato stando accantoa Gesù bambino, così che questi pochiesempi vengano dalla greppia del pic-colo Figlio di Dio. Molte altre virtù levedremo se sapremo seguire Gesùnella sua crescita fisica e caritativa.Tutti insieme preghiamo per aiutarci acrescere nelle virtù, a vivere nel Signo-re e a essere per tutti esempi di fedeltàalla vocazione.Vi prego di aiutarmi a mettermi gioio-samente all'ultimo posto e, da lì, voler-vi bene sempre di più.Signore, fammi essere quel cristianosanto che tu vuoi che io sia!

25 novembre 2010 Ireos D.

7Esperienze di vita

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Il 3 agosto scorso don Pierpaolo Felicoloè partito da Roma per raggiungere laTurchia con 12 ragazzi, dai 21 ai 26 anni,del gruppo giovanile della parrocchia deiSanti Fabiano e Venanzio. La metadichiarata del viaggio, durato 12 giorni,era quella di visitare Trebisonda-Trab-zon, la città in cui ha svolto la sua atti-vità missionaria don Andrea Santoro,ucciso proprio a Trabzon il 5 febbraio del2006, e Istanbul, capitale di un Paese cheha ricevuto il messaggio cristiano dagliapostoli, in primis da San Paolo. In Tur-chia i cristiani sono una minoranza:70/80 mila, appena il dieci per cento deltotale della popolazione. Il 3 giugno scorso nel sud del Paese èstato ucciso anche un vescovo, monsi-gnor Luigi Padovese, che svolgeva lafunzione di Vicario apostolico per l'Ana-tolia. Don Pierpaolo, che cosa significa adistanza di tre mesi, siamo a Natale,fare memoria di quel viaggio?Fare memoria per me vuol dire ricorda-re, perché c'è il rischio nel tran trandella vita quotidiana di dimenticare.Che cosa non dimentico? Di sicuro lapermanenza di una settimana nellagrande città di Trabzon, ospitati nelmonastero di Sancta Maria Kilisesi. Quisi era stabilito don Santoro, dopo unaprima permanenza a Urfa (Anatolia), eaveva sistemato la chiesa. Ciò che miha impressionato di più è la diversitàculturale tra noi e la gente del posto.La realtà di Trabzon t'insegna a dialo-gare, perché costringe a uscire dalnostro modo di comprendere le cose per capire come l'altro le coglie, per

mettersi nei suoi panni e quindi riuscirea dialogare nella maniera più opportu-na. Vi siete confrontati con un ambientetotalmente islamico?Sì e quindi c'è la necessità di dialogaresenza perdere la nostra identità, per-ché noi siamo cristiani. Si tratta di sta-bilire un rapporto di amicizia nel rispet-to reciproco, ma questo vuol dire cer-care di capire come gli altri pensano,non soltanto vedere con le propriecategorie. Noi, per essere chiari, nonsiamo andati lì da turisti, ma da pelle-grini, un piccolo gruppo di cristiani,pochi per non dare nell'occhio. Trab-zon, con i suoi 900 mila abitanti e unafamosa squadra di calcio, è una cittàmolto diversa da Istanbul e più difficile:nella capitale si sentono le campane, cisono almeno quattro chiese, c'è unaconvivenza maggiore tra cristiani emusulmani. A Trabzon invece nonsiamo passati inosservati, ci identifica-vano come i cristiani, altri cristiani dopodon Andrea Santoro, in una realtà isla-mica caratterizzata dalla fierezza diessere cittadini turchi e nazione turca.Hai conosciuto don Santoro?Certo. E' stato parroco per almeno seianni fino al duemila ai Santi Fabiano eVenanzio, la parrocchia con cui colla-boro e conosco molto bene anche lasua mamma. In questo viaggio c'eraanche Giulia Pezone, impegnatacome me coi giovani della Parrocchia,ma lei, con altre due persone rappre-sentava l'Associazione Finestra per ilMedio Oriente, fondata proprio da donSantoro.

8 Esperienze di vita

In viaggio

In Turchia da pellegrini, sulle orme deiprimi apostoli e di don Andrea Santoro

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A Trabzon avete incontrato altri gio-vani?No, non in modo ufficiale. Direi che noili osservavamo e loro ci osservavano.E questo, credete, è già molto. Noivestivamo tutti con un certo stile,rispettoso delle tradizioni locali: panta-loni lunghi nonostante il caldo e il livellod'umidità allarmante, nessun ombelicoin vista, niente alcolici né fumo. Tuttele sere alle 19 c'era la Messa e questolo abbiamo fatto sapere subito allacomunità cattolica del luogo. Veniva chivoleva. E' stato commovente celebrarel'eucarestia la domenica con i cattolicidel posto. Ho concelebrato con ungesuita turco, di origine musulmana,poi convertito e da poco ordinatoprete. Alla Messa era presente unadecina di cristiani. Come ci ha spiegatoRuggero Franceschini, che ha sostitui-to come Vicario apostolico monsignorLuigi Padovesi, "Da noi non aspettatevile chiese piene, questa non è la Tur-chia, ma piuttosto una presenza discre-ta, orante, rispettosa delle proprie tradi-zioni e della propria cultura, questisono i cristiani e questo siamo chiamatia essere. Era lo stile di don Andrea,che con caparbietà e tenacia è volutoandare lì ed è diventato seme chemuore. Essere presenza e niente più."Noi pellegrini abbiamo cercato di ripro-porre questo stile.

Com'è andata a Istanbul?Bene, perché abbiamo avuto un bellis-simo incontro con il Patriarca Bartolo-meo I, un vero uomo di Dio, di grandefede e aperto al dialogo. Si preparava araggiungere, per la Festa dell'Assun-zione di Maria, il monastero di Sumelaa lei dedicato, che si trova a un'ora daTrabzon. Per l'occasione il governoturco, che l 'ha trasformato in unmuseo, avrebbe concesso la possibilità

di celebrarvi una Messa dopo ottantottoanni, davvero un grande evento. Ilpatriarca di Costantinopoli ha invitato igiovani a guardare in alto e a sognarein grande e anche come Chiesa ci haparlato del suo sogno di unità.Come vedi il futuro?Dopo questo viaggio, si è acuita la miaattenzione e sensibilità nei confronti deicristiani e delle minoranze che paganoun alto prezzo per aderire al Vangelo. Il14 novembre scorso l' ufficio che io diri-go, che si occupa della pastorale dellemigrazioni, in collaborazione con l'uffi-cio missionario, ha promosso con ilconsenso di tutta la diocesi una giorna-ta di preghiera in una parrocchia roma-na. Lo abbiamo fatto in solidarietà con icristiani iracheni, dopo l’attentato nellacattedrale siro-cattolica di Baghdad cheè costato la vita a 58 persone e ne haferite una settantina. I cristiani sono nelmirino purtroppo e occorre pregare perloro e per il Medio Oriente.

La Redazione

9Esperienze di vita

S.Sofia, Instanbul -foto di Antonio Plescia

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Ho trascorso lo scorso mese di set-tembre in Israele-Palestina o come sidice in Terra santa e per otto giorni hocondiviso quest'esperienza con miomarito Sandro e mio figlio Giovanni.Molti sanno che Sandro vi si recacome guida biblica della Diocesi diMilano almeno due volte l'anno peraccompagnare i gruppi che desideranofare un breve pellegrinaggio alle sor-genti della nostra fede. Ma se per ognicristiano il luogo dove è vissuto Gesùrappresenta un forte richiamo, per noic' è anche il fatto che nostro figlio Gio-vanni è nato e vissuto per tre anni aBetlemme, prima che noi lo adottassi-mo. Premetto questo per far capire illegame particolare con questa Terra e

la gente che l'abita. Che cosa ha signi-ficato per Giovanni tornarci quest'an-no, dopo undici anni di lontananza, persuo padre, e per me starci per la primavolta un mese intero?Innanzitutto abbiamo vissuto un pelle-

grinaggio famigliare, accompagnati eguidati spiritualmente da due missio-nari salesiani, i fratelli Gianazza, chetanto ci avevano aiutato nell'adozionedi Giovanni e che si considerano i suoizii. Nostro figlio ha visitato i luoghisanti, ha rivisto persone che lo aveva-no conosciuto da piccolo, le suore del-l'Orfanotrofio ad esempio, e ha chiestoche fossimo noi due a decidere, suopadre in particolare, l'itinerario. San-dro ed io pensiamo che sia stato perlui un momento importante per rinsal-dare le sue radici medio-orientali equindi per costruire un'identità più con-sapevole, anche se a chi lo incontravaha detto chiaramente di sentirsi italia-no e soprattutto milanese. E ci augu-riamo e pregheremo affinché trovandoradici in se stesso riscopra una fedeautentica.Il secondo significato esplicito del viag-gio era per me quello di trascorrere unperiodo di ritiro. Dopo otto giorni infatti,Sandro e Giovanni sono tornati acasa, mentre io sono rimasta aBetlemme, ospite della Comunità sale-siana del posto. Sapendomi in pensio-ne, mi avevano chiesto se avevo pia-cere di stare un po' con loro. Così neiventi giorni successivi di permanenzaho partecipato ai loro momenti quoti-diani di preghiera, meditazione emessa. Questo piccolo gruppo di mis-sionari consacrati, per lo più italiani,ma anche libanesi, cileni e indiani, a

10 Esperienze di vita

Un viaggio davvero specialeIn viaggio

Monte delle beatitudini

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11Esperienze di vita

Betlemme gestisconouna scuola superiore,un oratorio maschile euno femminile e unforno per il pane. Ilsabato e la domenicaraccolgono intornoalla chiesa la gentedella zona, come unaqualsiasi nostra par-rocchia. Non cono-scendo io l'arabo, nonavendo capacitàmanuali e tecnichespecifiche, mi hannoaffidato nei venti gior-ni della mia perma-nenza i l r iordino diuna libreria che da anni continuava aincamerare, insieme alla polvere, tantilibri di vite dei santi, di spiritualità eteologia, riviste, tesi e vario materialecartaceo. Ci ho lavorato dalle tre allecinque ore al giorno, seguendo delleindicazioni e dei criteri dati, ne hoapprofittato per leggere e ho cercato difare del mio meglio, sempre mettendoal primo posto la preghiera, e senzatuttavia rinunciare agli incontri che divolta in volta mi venivano proposti. Ho incontrato diverse piccole comunitàdi suore, caratterizzate al loro internodalla multietnicità, che operano a ser-vizio della comunità locale, e mi sonofatta un'idea della minoranza di fami-glie cristiane rimaste nella zona, che sisono riunite in occasione di un matri-monio, della visita del Patriarca e perpregare nel Convento del Carmelo diBetlemme per il sinodo sul MedioOriente, che si sarebbe svolto di lì apoco. Mi ha emozionato soprattuttopartecipare alla processione per lafesta dell'Esaltazione della Croce,che ogni anno il 14 settembre si tiene

a Mi'lia, nel nordd'Israele. Sonopartita in pullmanalle cinque delmattino con unaventina di ragazzee ragazzi scout,per lo più adole-scenti, più i lorocapi, adulti di unatrentina d'anni, qual-cuno con moglie efiglia piccola alseguito. Il permesso indivi-duale concesso omeno a ogni singo-lo cittadino arabo

palestinese dal governo israeliano, eindispensabile per uscire da Betlem-me, è arrivato solo all'una di quellastessa mattina. Nel baule c'erano glistrumenti musicali perché i capi scoutsono anche una delle bande musicalilocali. La processione si è snodatanella serata per la cittadina di Mi'lia eogni casa cristiana era illuminata dauna croce. Conoscendo la difficoltà auscire da Betlemme, di fatto una pri-gione a cielo aperto, ma anche conbelle ville e case in costruzione, labanda dei nostri Scout, presente con igonfaloni della città, è stata applaudi-tissima dai fedeli che seguivano la pro-cessione dai lati della strada. La Festareligiosa ha anche rappresentato l'oc-casione per i ragazzini di trascorrere lamattina al mare e di tuffarsi nelleacque calde del Mediterraneo a HaifaCarmel. Non posso non aggiungere qualcosasul muro, ormai lungo centinaia di chi-lometri e ancora in costruzione. Sepa-ra villaggi e cittadine palestinesi dainsediamenti ebraici che si moltiplicano

Lago di Tiberiade

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come funghi e occupano terre palesti-nesi incolte e adibite a pascolo. Qual-cuna è stata venduta agli ebrei daqualche palestinese che è stato benricompensato. Per l'esodo dei cristiani,Betlemme si è ancora di più islamizza-ta in questi anni e molti missionari aiu-tano la popolazione più povera ancheculturalmente che in maggioranza èproprio di religione musulmana. Lestrade per i cittadini israeliani sono vie-tate alla popolazione araba, costretta ainterminabili controlli e a circonvalla-zioni per raggiungere le proprie città e ivillaggi. Giovanissimi i soldati e le sol-datesse di guardia armata ai ceckpoint. Una brutta conseguenza delmuro è che molti, troppi matrimonianche tra cristiani avvengono tra con-sanguinei e per questo s'è verificatoun aumento esponenziale di malattiegenetiche tra i nati dopo il duemila.L'ho saputo visitando il Charitas BabyHospital di Betlemme che ospita bam-bini seriamente malati, ma anche

ragazzini sani che vengono ricoveratisolo perché molto denutriti. Che cosa dirvi ancora? Che i Salesia-ni, così come tante altre Comunità diTerra santa hanno tanto bisogno divolontari, ad esempio accolgonodurante l 'estate molti giovani chevogliono dare una mano e avere unoscambio di idee con la gente del posto.È possibile inoltre essere ospitati inconventi e romitaggi, anche solo perpregare. Quindi spero che la mia espe-rienza sia d'incoraggiamento ad altrifratelli e sorelle che sentono quest'esi-genza.

Vilma C.

P.S. In fondo al giornale trovate una sin-tesi delle proposizioni del Sinodo sulMedio Oriente, suggerimenti di libri esiti Internet sulla Terra santa.

12 Esperienze di vita

Nazareth

In viaggio

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Zaino in spalla, scarpe ben stret-te, la frescura del mattino, il soleancora pallido. Pronti via in cam-mino!Inizia così la giornata del pellegri-n o e s o no com i nc i a t e cos ì l enostre giornate destinazione San-tiago. Una proposta del Decanatodi Lecco fatta ai giovani per vivereassieme, durante il periodo estivo,un 'esper ienza d i gruppo un po 'particolare. Gruppo composto da21 giovani capitanati da don Carloe d o n S i mone che un po ' pe rcuriosità, un po' per poter vivered iversamente i l tempo es t ivo oavere spazi di silenzio, si è incam-m in a to l ungo i 700 ch i l ome t r i(alternando tratti a piedi con spo-stamenti in pulmino) del percorsoIacobeo. L' i t inerar io scelto è stato quel lofrancese che partendo dal borgodi Roncesval les, ne l mezzo deiPirenei si snoda lungo l'altopiano

spagnolo fino ai monti della Gali-zia. Tra le tappe intermedie, SantoDomingo della Calzada, Burgos eLeon, città dense di storia, di bel-lezza e di spiritualità.La mattina cominciava presto perpoter sfruttare al meglio le ore fre-sche del la g iornata e dopo unarapida colazione via verso la metadel giorno. Quattro-cinque ore dicamminata immersi nella bellezzadella natura con paesaggi semprenuovi e diversi, dai verdi boschide i P i r ene i a l l e amp ie va l l a t edesertiche della Castilla, ai piccolipaesini che incrociavamo lungo lavia.Poi ci si fermava per condividereassieme i l pranzo e r iposare legambe stanche. Camminare nellanatura è un'opportunità per poterlap ienamente gus ta re , pe r po te rcogliere la bellezza di un ambien-te non troppo intaccato dall'uomo.Momenti di silenzio si alternavanoa intense chiacchierate: cammina-re insieme aiuta ad accogliere l'al-t ro , r i spe t ta re i l suo passo p iùlento, vivere assieme la fatica delcaldo e il desiderio di arrivare.Peregr inare: le t tera lmente "peragros ire" = andare per campi … icampi della nostra vita, cercandodi r ipercor rere i passaggi de l las to r ia d i c iascuno e ogn i tan toguardando indietro per sorpren-dersi del percorso compiuto.Il pellegrino si deve mettere in unacondizione di r icerca, di at tesa,deve portare con sè l'essenziale: ildi più pesa.Durante il percorso ci si deve adattare,ci si deve mettere in gioco, essere

13Esperienze di vita

LA STRADA VERSO SANTIAGO

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disposti ad accogliere gli imprevi-sti ma soprattutto lasciare spazioall'azione del Signore. Il pellegrinoè colui che cerca, aspetta, custo-disce nel cuore il desiderio dellameta, s i met te in moto ma ha ipropri spazi di riposo, i suoi tempi,capisce i propri limiti e deve sapercalibrare le proprie forze.

Durante i l percorso si ha ben inmente la meta e una vo l ta rag-giunta si capisce che non è quellol'importante, ma lo è molto di piùla strada percorsa e quella che siintraprenderà una volta tornati.

Letizia P.

14 Esperienze di vita

In viaggio

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Lei, Katia, è arrivata in taxi! A unincontro di ragazzi della OperazioneMato Grosso*… Figuratevi noi volonta-ri!! Eravamo lì anche per 'festeggiare' ilfatto che il giorno dopo io sarei partitoper il Brasile, per la prima esperienzadi qualche mese. Quella sera io avevoaltro per la testa, ma lei dice che mi hanotato con un interesse particolare…É diventata poi amica della mia ragaz-za, che le raccontava tutti i miei difet-ti…Quando sono tornato, la mia ragazzaaveva trovato un altro e Katia stavaper partire a sua volta per la Bolivia.Ci siamo scritti per anni, trovando unaprofonda sintonia.Un giorno le ho scritto, solo: 'ti penso eti aspetto'. Pochi mesi dopo abbiamochiesto al Signore di sedersi a mensacon noi, di benedire e assicurare ilnostro amore. Nato per posta.Avevo sentito crescere nelle sue lette-re boliviane l'affetto per quella gente,le fatiche del loro vivere, il suo esseretutta spesa e sparsa come seme fraquelle persone. Una volta ci ha man-dato una foto del gruppo di donne delvillaggio. Solo io ho trovato che c'eraanche lei, tanto si era immedesimata e

resa una di loro, pure con le stessetrecce tradizionali di lì. E uno sguar-do di felicità (e stanchezza sana),un brillare degli occhi, che mi èrimasto dentro, nel profondo.Tutto ciò avveniva circa trenta annifa. In mezzo c'è poi stata una vita, ilmatrimonio e tante strade percorse.Qualche anno vissuto in missioneinsieme in Brasile. Il rientro 'forzo-so' in Italia, l'incontro con il PiccoloGruppo: tanta ‘grazia ricevuta’!Questa estate siamo tornati per la

prima volta in quella Bolivia.Dopo così tanto tempo c'era un entu-siasmo e un affetto nelle persone di lànel rivedere Katia !! Ma non vi immagi-nate quanto, quanto vivo, sentito, con-diviso. Neanche Katia si aspettavatanto. E io godevo di lei e per lei.Quanto è stato bello, intenso e veroquello che ha vissuto allora, per darequesto ritorno oggi!E quanto è stato grande il dono che horicevuto io nell'essere scelto comemarito da lei, anche dovendo lei rinun-ciare per questo proprio a quella Boli-via tanto amata.C'era un gran vento in quei giorni, il'sur', che viene dal polo e spazzacapanne e città, facendo calare la tem-peratura in poche ore di dieci o ventigradi… Ma era niente rispetto al ventodelle emozioni dentro!Ero muto, impossibilitato anche solo aformulare pensieri. Solo emozione,contemplazione, ringraziamento. Eanche lei alla fine non stava più tantonella pelle. Mi ha detto 'sono contentadi non essere morta dalle emozioni'.Sorrisi, capanne, affetto, la strada cheancora non c'è, la miseria invece sì,

15Esperienze di vita

ASSUNTO A TEMPO INDETERMINATO

Katia e Valter a Santa Cruz

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In viaggio

ancora…Ma perché vi racconto tutto ciò ? Unpo' per dire a chi è giovane, che dareun periodo della propria vita ad unservizio 'a tempo pieno' ti può portarealla lontana ad avere una gioia comequella descritta. Ma soprattutto, subito,il fatto di stare appunto a tempo pieno'a servizio' ti fa sperimentare in concre-to quanto sia bello e liberante il nonmettere se stessi e le proprie preoccu-pazioni al centro. 'I tuoi occhi nonavranno tempo di guardare te stesso,ma solo di brillare nella gioia e nel pian-to degli altri'. Occupati del povero e ilSignore si occupa dei fatti tuoi... emeglio di te!Poi ti restano per la vita certe imposta-zioni. Non cerchi più il superfluo quan-do hai condiviso certe miserie. Saibene che i soldi che hai non sono tuoi,come tutti i talenti, sono per il servizioche sei chiamato a fare. Non cerchi distartene tranquillo nel tuo buon recinto,se sai cosa c'è nella bidonville appenafuori: nomi e volti, mica filmati. Odori elacrime, sorrisi che conosci, ti prendo-no per mano e ti restano addosso.Viene spontanea la voglia di viveretutta la vita 'al servizio'. E cosa c'è dimeglio? Di più energetico e liberante ?Ti alzi al mattino con l'energia che ilSignore ti dà proprio per quelli che nonne hanno. Hai voglia di partecipare, dicostruire questa città dell'uomo, di por-tare in giro quel saperti amato che haiscoperto. Anche se poi lavori e ti stan-chi come tutti e come tutti fai la tuafatica di vivere, ma è dentro che seidiverso. 'Assunto a tempo indetermi-nato' da una ditta che non fallisce.Operaio di un padrone che ama.Secondo me, partiamo tutti proprio dalfatto concretissimo di 'essere amati',pensati, voluti e accuditi fin dal grembo

materno, da un Padre che ama davve-ro e che sa anche dirci di amare il fra-tello. Sa farci trovare i modi, a voltemolto imprevedibili per farlo. 'Tu sarail'eucarestia fatta comunione per aiu-tare il mio popolo'.Trovare tempo e modo per ricordarci 'ildono ricevuto' e goderne è la premes-sa necessaria perché vengano frutti.'La tua preghiera contemplativa saledalla valle operosa'.Gesù stesso osa la gioia per noi equasi ce la dà come consegna : "Vi hodetto queste cose, affinché la mia gioiadimori in voi e la vostra gioia sia com-pleta"(Gv. 15;11). La 'sua' gioia, in noi.Io e Katia siamo da tempo a Milano,come in missione. Che differenza c'è ? La gioia che viene dall'affidarsi a Lui,da imparare giorno dopo giorno aprendere la vita dalle sue mani, con ilsuo aiuto. 'Non temere, piccolo uomo….iosarò con te'.Forse la differenza è che 'quella' mis-sione ci ha dato dentro una benzinache non finisce, ci ha aiutati a trovarequella fonte che non delude. Come cidice il Piccolo Gruppo, 'lavora e prega,fai opere di bene senza pretenderericompensa'.Ecco, il servizio civile è una bella occa-sione per verificare. Presto e a fondo.Poi per tutti noi, anche grandicelli, èbello condividere il fatto che sappiamonelle nostre esperienze concrete quan-to il Signore si fa presente, ama e favivere. Questo ultimo viaggio ha avutoper me e per noi due un forte impattoha cementato più ancora la coppia. Miha fatto guardare ancora di più miamoglie come 'dono di Dio' 'carezza diDio nella mia vita'. E questi sono donidoppi: uno per il dono in sé, uno per la

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coscienza che ne prendi man mano.Eppure siamo stati una coppia difficile,abbiamo faticato molto.Ma guarda quanto bene ci riversa oggi(e non solo da oggi!) la firma cheabbiamo chiesto al Signore sotto ilnostro patto.'Il Signore è fedele'! 'Ti vedrò… ti por-terò nella mia casa, mangerai a mensacon me…'Stare fermo nell'adorazione. In unsilenzio pieno di tutto il bene ricevuto,delle fatiche e delle gioie, del camminoche Lui ha condotto. A volte mi èimpossibile fare altro: sto fermo nell'a-dorazione, ammutolito nel 'grazie'.'In ogni cosa rendete grazie'.Ecco, in questo anno che mi porterà, aDio piacendo, ai voti perpetui, credo didover proprio ringraziare per questoinsegnamento, venuto dalla vita e nellapreghiera: ci si può affidare, perchésiamo in mani veramente buone esapienti. 'Se così vuole il Signore, secosì tanto ci ama…'!Poi resta il nostro peccato e il nostrolimite. Ma credo sia da guardare anche

quello come combustibile di cui laSapienza sa servirsi. 'Ti solleverò, tilaverò dai tuoi peccati, dalle tue omis-sioni'.Grazie dunque al Signore, a miamoglie, ai poveri che incontro. E moltoanche a tutti i compagni di strada, fra-telli in questa vocazione, che sonoaltra presenza e forma preziosa dellostesso grande Amore !'Dio ci ama. Si, Dio ci ama per davve-ro.'

Valter C.

* L' Operazione Mato Grosso è un movi-mento che da circa quaranta anni sostieneprogetti con i poveri e in particolare i giova-ni in America Latina. Fatto da ragazzi, oggiadulti, e ancora da ragazzi che man mano siaggregano. Non riceve sovvenzioni pubbli-che, ma vive del lavoro dei volontari chequi raccolgono soldi appunto con campi dilavoro vari e di offerte di amici. Chi parte inmissione si paga il viaggio, perchè 'tutti' isoldi sono solo per i poveri. È un camminoin cui si impara a dare la vita...

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SantaCruz - villaggio di Sagrado Corazòn

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Immagini e ricordi di un pellegrinaggio

Un'antica usanza russa prevede cheprima di una partenza ci si sieda suipropri bagagli e ci si fermi a pensare alluogo che si lascia e a quello in cui siarriverà, pensando ai bei momentipassati e immaginando l'imminentefuturo. Questo è quello che ho tentatodi fare nella moderna sala d'aspettodel gate dell'areoporto di Istanbul doveaspettavamo l'imbarco. Ma non è facileordinare i pensieri del cuore. Così neescono solo immagini ed emozioni cheforse toccano solo chi le ha vissute,ma che tenterò comunque dicondividere.Un giorno, molti anni fa, don AndreaSantoro mi chiese di andare a trovarloin Turchia. Con questo preciso scopoho affrontato questo pellegrinaggioinsieme ai giovani di SS Fabiano eVenanzio, parrocchia di cui donAndrea era parroco prima di partire.Con me, oltre alla Bibbia, ho portato ill ibro Lettere dalla Turchia, cheraccoglie le lettere che scriveva per farconoscere e condividere la sua

esperienza. Lo sfogliavo spesso nellepause o nel tempo di meditazione."Eccomi, don Andrea, mi vedi? Hoaccettato il tuo invito. Sono venutoanch'io".Il primo ricordo che mi ritorna nelcuore - proprio così, non nella mente,ma nel cuore - è il colore intenso delMar Nero sullo sfondo di Aya Sofya(Santa Sofia), omonima della piùfamosa chiesa di Istanbul, che, comequest'ultima e come la maggior partedelle chiese, in seguito all'invasioneturca dei territori un tempoappartenenti all'Impero Bizantino, hasubito interventi di adattamento amoschea per diventare in epoca piùrecente un museo. Medito la parola diDio fissando a tratti quei volti di santi edi angeli che l'opera di restauro ci harestituito dalla copertura di intonacoche doveva riaffermare il divieto diraffigurare immagini di Dio. Quei voltihanno resistito per secoli, in silenzio enell'oblio, dietro uno spesso strato dicalce. Portano segni visibili di questo

In viaggio

Trabzon - strada del centro foto Antonio Plescia

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tentativo di cancellazione di tutto ciòche è segno di infedeltà al divieto difarsi immagini idolatre. Lascio HayaSofia con due interrogativi: nella prova,saprò resistere come questi affreschi,che ha reso addirittura più santi? E,ancora: le nostre chiese in Europa nonrischiano di essere visitate solo comefossero musei? L'indifferenza dilagantee che nascostamente si insinua neimeandri della nostra sensibilità, tantoda farcene accorgere quando già èdiventata robusta e folta come un rovo,è una tentazione del cristianesimo inEuropa.A Trabzon celebriamo nella chiesa diSancta Maria Kil isesi, dove donAndrea fu ucciso. Nella messadomenicale conosciamo un braccianteturco, musulmano convertito alcristianesimo. Ci dice, con lacrime dicommozione agli occhi che siamofratell i oltre che per fede, ancheperché lui, come noi, ha avuto donAndrea come parroco. La domenica,per venire a messa, fa molti chilometria piedi, perché il suo villaggio distaqualche ora di cammino da SanctaMaria Kilisesi che è la chiesa piùvicina. Con vergogna, penso aquando, per pigrizia o noncuranza,arrivo che il sacerdote è già quasisull'altare. Sappiamo anche che daquando si è sparsa voce che ècristiano ha difficoltà di lavoro. Cichiede di ricordarlo nella preghiera.Invece, non dovremmo essere noi chead affidarci alle sue preghiere, datoche ci sta insegnando con l'eroicitàdella fede nella sua semplice, madifficile quotidianità di contadino?Improvvisamente, ricordo il volto diuna ragazza cristiana che hoconosciuto in Svizzera qualche annoprima. Veniva dall'Iraq ed era emigrata

in Germania con la sua famiglia persfuggire alla guerra e alle persecuzionicontro i cristiani. Mi torna nel cuore lasua testimonianza mentre diceva chequando pregava la maggior parte dellevolte la difficoltà o la sofferenza per cuipregava non veniva eliminata, ma siaccorgeva che cambiava il suo mododi affrontare quella diff icoltà osofferenza. Prima di lasciare Trabzon nonmanchiamo di visitare Sumela, unmonastero scavato nella roccia, ultimobaluardo dei monaci ortodossi grecifino al definitivo abbandono forzatodurante il regime di Ataturk. Un'altra cosa che facciamo è un giroper i l mercato di venerdì: è unbrulicare di gente e di merce che inqualche modo stordisce. Versomezzogiorno, il muezzin invita allapreghiera come fa ogni giorno a oreprecise del dì e della notte. Questavolta, però, quasi tutt i gl i uominilasciano il proprio banco così come è evanno nella piazza antistante la

Moschea Instanbul foto Antonio Plescia

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moschea più vicina dove stendono aterra un tappeto per la preghiera, sitolgono le scarpe, si inginocchiano e siprostrano. Poi, in silenzio ascoltano leparole del muezzin che guida lapreghiera comunitaria. Anche noi cifermiamo, in piedi, in silenzio, ad occhibassi. Nel mio cuore anch'io prego.Prego il Dio di Abramo, padre comunealle tre grandi religioni monoteiste echiedo di aiutarmi a contribuire allaPace, quella che viene dall'Alto, comedice una preghiera liturgica ortodossa.O è solo presunzione la mia, io chenon sono in grado di vivere in pacecon me stesso e con il prossimo che laquotidianità mi mette accanto?Ultimi frammenti di ricordi mi vengonodal tesoro dell'esperienza dei giornitrascorsi a Istanbul. Qui una partedell 'Asia e dell 'Europa sembranoconfondersi. Strade che sembranoquelle di una città europea si snodanotra quartieri che si contraddistinguonoper essere stati abitati da etnie diversenel corso della storia. Turchi, Greci,Armeni, Levantini, Georgiani hannolasciato segni indelebili della loropresenza. E, sullo sfondo, case,palazzi, moschee, bandiere turche,mercati, minareti che si estendono aperdita d'occhio. Incontriamo testimonisemplici e silenziosi della presenzacristiana: due Piccole sorelledell'Agnello, due ragazze armene, unfrate francescano che ha conosciuto ilpatriarca di Costantinopoli Atenagora eGiovanni XXIII e che ne parla come liavesse visti appena due ore prima.Incontriamo anche Bartolomeo I,l'attuale Patriarca di Costantinopoli,faro e voce dell'ortodossia che cercaun dialogo per considerare ciò cheunisce più di ciò che ci divide. Ho mododi pregare sulle reliquie di S. Giovanni

Crisostomo, antico predecessore diBartolomeo I. Crisostomo, osteggiatoper il suo rigore cristiano, morì in esilionel 407. Nonostante avesse avutouna vita piena di sofferenze e dii n comprens i on i , l a t r ad i z i onetramanda che le sue ultime paroles i ano s ta t e : "G lo r i a a D io pe rtutto".Qual è, dunque, il senso di questopellegrinaggio in Turchia, cosìcomplessa e diversa, che chiede diessere capita dall'Occidente, ma chenello stesso tempo lo spaventa? Inuna lettera del gennaio 2002, donAndrea Santoro parla della paura delladiversità, della necessità di spezzarela catena di odio, accettando chi rifiutae amando chi odia. "Una ragazza -scrive don Andrea - mi guarda e mi fa:"Qualcuno deve cominciare, tu dici.Perché non cominci tu?". A questopunto mi sono sentito gettare dentro,nel più profondo di me, il Vangelo e hosentito che mi toccava in primapersona: "perché non cominci tu?". IlMedio Oriente non c'era più e neppurela classe. C'ero soltanto io". Che cosasono andato a fare in Turchia? Sonoandato a imparare a tentare dispezzare catene di morte nella miaquotidianità.

Enrico De A.

In viaggio

Monastero di Sumela - foto Antonio Plescia

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Il mondo a LourdesSono da pochigiorni tornata daLourdes e resta-no nel mio cuoretante bellissimesensazioni cheMaria mi ha per-messo di speri-mentare: mi piacedavvero pregarla,parlare con lei,

affidarle tutte le mie speranze, le miepreoccupazioni, i miei sogni… sì per-ché davvero ne ho ancora! Non sonol'età, la salute, i problemi, le delusioni,le sconfitte quotidiane che mi impedi-scono, guardando Maria, di vivere conserenità ogni attimo presente, perchéme la sento madre compagna di viag-gio, madre amica, madre sorella,madre consigliera, in una parola dav-vero MADRE!Ripenso ad una esperienza che abbia-mo fatto in quei giorni e che mi ha fattomolto riflettere. Durante la S. Messaalla Grotta per il gruppo OFTAL cihanno invitato a sistemarci oltre ilGave, poiché tantissimi erano i pelle-grini presenti (circa 2500) e, giusta-mente, in primo piano erano sistematigli ammalati nelle loro carrozzine. Noieravamo lontani dalla Grotta, ma lastatua di Maria era ben visibile. Pur-troppo il microfono non era in funzione,così che abbiamo a mala pena intuitola parola di Dio e l'omelia del celebran-te.Nonostante il tentativo di essereconcentrata, la mia mente e i mieiocchi erano colpiti da quanto mi acca-deva a fianco. Quindi, in questa occa-sione, ma non solo, ho potuto cogliere,osservando le tantissime persone pre-senti, che camminavano chiacchieran-do, indifferenti alla celebrazione euca-

ristica, come anche a Lourdes sia pre-sente il nostro mondo, quello che nonè perfetto, quello che esprime la realtàquotidiana con tutte le sue difficoltà edi suoi limiti.Tanta gente a Lourdes sembra motiva-ta a mettersi davanti a Maria per pre-gare, per capire la meraviglia dell'ab-bandono al Signore, ma poi allonta-nandosi dalla Grotta torna ad essereaffannata, parla, fuma, telefona,dimentica che cosa, forse, ha vissutoalla presenza della Madre, si preoccu-pa di fare acquisti (assolutamentelegittimi) ecc. ecc.Osservando questa realtà, la nostradistanza dalla Grotta, ho pensato cheanche tante nostre concrete difficoltàspirituali sono forse legate al distac-carci dalla nostra "grotta interiore", dalSignore per fare a fare altro, correndoil rischio di perdere di vista quello chevuole da noi il nostro Dio. Capisco chequesto è un rischio che tutti possiamocorrere e allora ho chiesto alla Madon-na il dono di una fede vera, per ascol-tare e cercare di vivere davvero quelloche il Signore mi ha chiesto entrandonel Piccolo Gruppo: di essere total-mente sua, di amarlo senza ripensa-menti, di metterlo sempre al primoposto nella mia vita, di coltivare tutte levirtù. E ho pregato anche per tutti i fra-telli e le sorelle del Gruppo, perchéinsieme diamo un colpo d'ala allanostra vita e diventiamo davvero testi-moni credibili di una fede che nasce esi appoggia all'amore del Signore perognuno di noi. Forse così riusciremodavvero a salvarci e a salvare coloroche incrociamo nella nostra vita.

Donatella B.

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Dentro una logica mondana, che ci faun gruppo di persone di vario genere -per età, condizione di vita, situazionelavorativa - la settimana a cavallo fraluglio e agosto, in una località tranquil-la e verdeggiante, ai piedi del monteAbetone, vicino ad una stupenda cittàd'arte come Fiumalbo? Vacanza! cosasennò? Già…vacanza. La settimana aspiranti - d'ora in poisettimana di comunità - si presentaagli occhi del mondo così, come untempo di condivisione, di riposo, disvago. In realtà quello che sottende adessa è molto di più.Essa è un tempo speciale dove laparola “Incontro” è il fulcro, il movente,la ragione del ritrovarsi.Anche quest'anno ho vissuto questogrande dono: una settimana specialis-sima in cui l'Incontro si è verificatocome il tema portante su vari livelli,primo fra tutti quello con il SignoreGesù. Sì, perché l'invito a radunarciinsieme, a pregare e a condividere,parte fondamentalmente da Lui. ÈLui che chiama a lasciare le nostrecose ordinarie, i problemi e gli affan-ni, le chiusure e i nostri "devo fare" eci chiede di volgere lo sguardo delcuore verso di Lui. È il Signore -fedele da sempre - che si prendel'impegno di stare con noi ancorauna volta, con questa bella modalità,e ci chiede liberamente di correre ilrischio di spendere il nostro tempo, lenostre energie per Lui. Ne è valsa lapena? Direi proprio di sì. Perché,come tutte le volte che ci lasciamoandare e ci mettiamo dentro ad un

cammino di conoscenza del suoamore, non possiamo essere delusi. È la straordinaria esperienza di Luiche nell'abbandono e nell'affido simanifesta come gioia grande, pienez-za, pace, vita nuova. In una parolaSALVEZZA! Quando sono arrivata devo dire che ivolti dei fratelli e delle sorelle - aspi-ranti e non - erano a volte stanchi,portavano la fatica di un anno di impe-gni su vari fronti. Ma in tutti si leggevauna aspettativa, un desiderio di novitàdi vita. "Chissà cosa ha preparato perme…", in fondo è questa la domandache ci anima quando partiamo per lasettimana, è questa fede in un Dio chesi prodiga in infiniti modi per dirci tuttoil suo bene che ci fa muovere .La Fede. È stata la tematica affrontatadurante le istruzioni annuali ed oggettodi meditazione estiva assieme agliaspiranti delle cinque comunità.In chi credo quando affermo di averefede in Dio? Pian piano abbiamo inte-riorizzato la questione centrale, ossia

SETTIMANA ASPIRANTI

Il Signore ci ha chiamati a Fiumalbo

Settimana comunitaria

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che Dio è Amore, è un Dio che si rivelacome comunione trinitaria e desiderache noi, sue creature, viviamo lo stes-so rapporto di comunione con la fonteche è il nostro Signore e con i fratelli.Se abbiamo fede in questo possiamoarrivare ad accogliere tutta l'umanitànostra e dell'altro e vivere secondo ilfine per cui siamo stati creati: renderea Lui lode, onore e gloria facendo dellanostra esistenza un'offerta a Lui gradi-ta in un'esperienza che ci "trinitarizza".Quello che mi ha colpito delle varieesperienze è stato un denominatorecomune: la fede vissuta come un donogratuito dentro una vicenda personalee un rapporto intimo e unico con Dio.Un rapporto che porta in sè i tratti dellavicenda di Giacobbe, il quale si ritrovaa combattere con il Signore e dopoquesta lotta si riscopre in verità, conun nome nuovo - Israele - che il Signo-re stesso gli ha dato come segno delcambiamento avvenuto grazie all'ave-

re acconsentito alla messa in gioco dise stesso.Un altro aspetto che mi colpiva duran-te gli interventi è stata l'esperienza dichi ha maturato e rinforzato la propriafede in Dio Amore in seguito o durantemomenti difficili e di prova. "Nella soli-tudine ho avvertito il Signore che miparlava"; "Nella sofferenza ho credutopoiché da essa Dio ha tratto il bene";"Nel dolore ho avvertito la chiamatadel Signore" ha detto qualcuno. Rie-cheggiavano le parole a me tanto care"Venite a me voi tutti che siete affatica-ti ed oppressi e io vi ristorerò". Il riposoè soltanto Lui! La pace, il frutto dell'a-more per eccellenza che vuol dire, amio avviso, gioia piena, la troviamo secon fede ci mettiamo dentro il suocuore e lì ci lasciamo trasformare increature nuove, a Lui gradite.

Donatella Z.

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Da tempo avevo nel cuore il desideriodi scrivere per trasmettere l'esperienzache vivo ormai da alcuni anni durantela settimana estiva della Comunità.Quest'anno alloggiavamo nella villaMaria Immacolata di Fiumalbo, neipressi del passo dell'Abetone, sull'Ap-pennino tosco emiliano, un luogo dav-vero splendido dove ritorneremoanche il prossimo anno.Anzitutto partecipare alla Settimana mipermette di mantenere un contatto coni fratelli aspiranti, di conoscere i nuoviarrivati, di confrontarmi con i fratelli ele sorelle celibi, nonché di viveremomenti di condivisione fraterna conle famiglie presenti.Tutto questo rappresenta per me undono prezioso: ritorno dalla Settimanasempre ricaricata e riconoscente alSignore per la vocazione nel PiccoloGruppo di Cristo.Mi viene spontaneo un pensiero: "Que-sta è proprio la mia comunità, la comu-nità che amo".Il mio servizio è essenzialmente rivoltoai figli presenti, coordinando il gruppocon la collaborazione che quest'annomi è stata offerta da Giulia, Adelaide,Chiara ed Elisabetta.Con molta semplicità, per tempo, pro-grammo piccole attività da proporre aseconda dell'età, ma soprattutto ricer-co la figura di un Santo che possaaccompagnare i nostri brevi incontri dipreghiera in cappella, la mattina, affin-chè attraverso la sua vita possa "cattu-rare" l'attenzione dei ragazzi e toccareil loro cuore.È sorprendente come anche i più pic-coli, stimolati ad intervenire, si aprano

e siano capaci di trasmettere con sem-plicità verità davvero grandi!Quest'anno la scelta è caduta suBakhita, la prima extracomunitariaSanta, che Papa Giovanni Paolo IIchiamò "sorella universale".La storia di Bakhita, nata nel Sudannel 1869 e morta a Schio (Vicenza) l'8febbraio 1947, ha affascinato i bambiniche hanno potuto scoprire attraversola vita di " Suor Moretta" (come tutti lachiamavano a Schio) una bambina epoi una donna coraggiosa che ha subì-to umiliazioni, sofferenze fisiche emorali nel corso della schiavitù e che èstata testimone dell'amore di Dio con-quistando tutti con la sua dolcezza edinfinita bontà.Da qualche anno tentiamo di metterein scena per la serata finale la vita delsanto incontrato durante la settimana;questo è reso possibile dalla presenzadi Franco Mantega, vero regista dellarappresentazione e dall'entusiasmo deipiccoli e grandi "attori". La nostra settimana è caratterizzataanche da piacevoli passeggiate all'ariaaperta, durante le quali cerchiamo dilodare il Signore per le bellezze delcreato, imparando a stare in gruppo,accogliendoci l'un l'altro.Un momento particolarmente atteso èla visita " a sorpresa". Quest'annoabbiamo scelto un museo della faunaappenninica e dei vecchi mestieri delluogo. Elena, che ci ha guidato nelpercorso, è stata molto apprezzata ecoinvolgente.Mentre scorrevano i giorni, ritmati dallapreghiera, dagli incontri, dai pasti con-divisi e dalle passeggiate, osservavo i

SERVIRE CON GIOIA

Settimana comunitaria

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25Esperienze di vita

miei fratelli dediti con generosità epassione ai vari servizi ed imparavocosa significa SERVIRE CON GIOIA.

Letizia D.

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Sono già passati alcuni mesi dallascorsa Settimana di Comunità e moltidi più ne mancano alla prossima.Nonostante questo il ricordo di ciò cheè passato è ancora vivo e le aspettati-ve per quello che sarà provocano unasorta di acquolina del cuore.Abbiamo scelto di partecipare a questavacanza e ci siamo trovati a condivide-re con i fratelli un tempo di grazia. Si,perché la settimana comunitaria è pro-prio questo: un tempo di grazia, privile-giato, per stare con il Signore in mezzoai fratelli ed insieme ai fratelli davantial Signore. Per noi, partecipare allasettimana famiglie, è stato il naturaleproseguimento del cammino dell'aspi-rantato durante il quale attendavamoentrambi con gioia questo appunta-mento per ritrovarsi anche con i fratellie le sorelle di Roma e Treviso con iquali condividevamo sì il cammino del-l'aspirantato ma, soprattutto, condivi-devamo Gesù.È l'aver gustato la gioia di questi incon-tri che ci ha fatto decidere con grannaturalezza che una delle due settima-ne di ferie l'avremmo trascorsa all'Abe-tone.Ovviamente le aspettative anche que-st'anno non sono state disattese.È bello accorgersi di come l'avere incomune "il Signore" faccia si che trapersone di età, esperienze e condizio-ni diverse si crei comunque un affetto,una condivisione e un'unità che altrovedifficilmente si riescono a replicare.La comunione, uno dei tre grandi temiproposti quest'anno dal ResponsabileGenerale, è il cemento dei rapportiinterpersonali e la settimana comunita-

ria è appunto l'occasione per eccellen-za per poterla costruire e rafforzare.La settimana famiglie è stata, diceva-mo, un tempo di grazia, perché ha per-messo di intrecciare il tempo del riposocon quello della condivisione e conquello della preghiera comunitaria epersonale. Partecipare "non da aspi-rante" ci ha permesso di sentirci piùliberi dal fitto programma giornalieroma, a conti fatti, il tempo poi sponta-neamente dedicato agli incontri mattu-tini ed alle meditazioni superava spes-so quello appunto degli aspiranti stes-si!Non sono mancati alcuni piccoli episo-di che avrebbero potuto favorire illamento insito nell'essere umano, masono convinto che anche queste vicen-de possano essere lette sotto una lucediversa. Dove ho lasciato il mio voto dipovertà se poi mi lamento del ciboricevuto? Dove ho scordato il voto diobbedienza se poi non sto alle regoledettate dai responsabili? Tutto ciò ci èservito per riflettere ancora una voltasulla totalità dei voti e del nostro esse-re consacrati; consacrazione che facil-mente riconosciamo riguardare tutta lanostra giornata e tutta la nostra vita mapoi… sembra quasi che si vada "inferie" anche dal Signore, oltre che dallavoro o dalla routine di casa. Non ècosì, lo sappiamo tutti, e il vivere astretto contatto per sette giorni si rivelapedagogico in questo senso.Il Piccolo Gruppo di Cristo è unacomunità fatta da uomini e donne incammino e l'esperienza della settima-na comunitaria fa parte di questocammino proprio come le domeniche

A METÀ STRADA

Settimana comunitaria

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di comunità o gli esercizi spirituali.Questa nostra piccola e semplice testi-monianza non può che essere in fondoun invito all'aderire a questa proposta;ma non per la soddisfazione di esserein tanti o per riempire la casa, ma perun semplice motivo: perché è BELLO!È bello conoscersi un po' di più edaccorgersi di volersi bene.È bello condividere la propria espe-rienza con chi la sta vivendo.È bello condividere la propria espe-rienza con chi l'ha già vissuta e con chila vivrà.È bello stare "insieme-al Signore-insieme".È stato bello meditare il cantico deicantici, ma anche semplicementemeditare insieme le letture del giorno.È stato bello camminare insieme per isentieri, così come passarsi parolasulla piccola gelateria nei vicoli di Fiu-malbo.È sempre bello quando si ha un pizzi-co di dispiacere a fine settimana, per-ché vuol dire aver aperto il propriocuore ai fratelli e poi sentirne il vuotoquando ci si lascia. È però un senti-mento piacevole perché si sa già che,l'anno successivo, si potrà riempirenuovamente quel piccolo spaziolasciato per loro.

Giacomo e Cristina G.

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Condivisione

IL RISOTTO CONDOMINIALE

Una bella esperienza di vita…Una mia amica della parrocchia diS.Ambrogio di Rozzano mi ha racconta-to quello che avviene in un condominioin via della Cooperazione. Sarà stato ilnome della via a promuovere questaesperienza o una comunione umanadavvero particolare?….

Donatella B.

Una volta a settimana a casa mia simangia il risotto condominiale.No, non pensate ad una nuova ricetta,è solo che due famiglie del condomi-nio, che hanno deciso di condividere laloro vita familiare, cucinano per altrefamiglie uno stupendo risotto: alla sal-siccia, allo zafferano, ai carciofi, alradicchio È bello e da non credere, mettersi incoda davanti alla loro porta di casa perandare a prendersi la propria razionedi risotto.Questo è solo uno dei diversi gestisolidali che vivo quotidianamente nelluogo in cui abito. Sarà un'isola felice?Sarò fortunato? Non lo so, so solo chequando ricevi sei molto più propenso adare e tutto diventa normale.Diventa normale avere per casa 5 o 6bambini, diventa normale avere nonnaM. (che non è mia madre e neanche lamadre di mia moglie) che, al bisogno,stira per te, diventa normale che S. tiporti il latte della cascina, diventa nor-male che A. ti prenda Yofran a terapia,che un altro A. ti porti Dario a scuola oche Rosanna ripassi la lezione di sto-ria con D. o che semplicemente ci siritrovi a bere tutti insieme il caffè.Tutta questa "normalità" ti affina l'uditoe riesci più facilmente a sentire, a sen-tire i bisogni degli altri, e allora magariti ritrovi un bimbo in affido che ha biso-

gno di te, provi ad iscriverlo al calcio eanche se non c'è più posto te lo pren-dono, e allora ci tenti anche con gliscout e addirittura ti comprano loro l'at-trezzatura.Ragazzi, io vivo a Rozzano, una citta-dina dell'hinterland milanese e devodire che forse non è poi così bruttoquesto mondo qui.Qui ho imparato a chiedere ma soprat-tutto ho imparato ad ascoltare, ascolta-re il mio cuore e a rispondere.Ho voluto parlarvi di questa mia espe-rienza per stimolarvi ad aprirvi aglialtri, perché comprendiate che non èun disonore chiedere e avere bisogno,perché tutto ritorna e poi.....Perché volevo sfatare la leggendametropolitana del grigiore della perife-ria delle grosse città dove non sidovrebbe conoscere il vicino di casa edove non dovrebbero esistere i rappor-ti umani; a casa mia quando Yofranvede la nebbia bassa nei prati dice:"MIZZE!!!" sembra la VALLE INCAN-TATA.

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Il recente Sinodo dei Vescovi per ilMedio Oriente, che si è svolto a Romadal 10 al 24 ottobre sul tema "LaChiesa Cattolica nel Medio Oriente:comunione e testimonianza. La molti-tudine di coloro che sono diventati cre-denti aveva un cuore e un'anima sola(Atti 4,32)", si è concluso con la conse-gna al Sommo Pontefice di 44 propo-ste, la prima delle quali chiede a Bene-detto XVI un suo pronunciamentoscritto.Chi fosse interessato può leg-gere tutte le proposte sul sito del Vati-cano; noi ne riportiamo solo alcune.

(prop.2)

La Parola di Dio è l'anima e il fon-damento di tutta la pastorale; si

auspica che ogni famiglia abbia unaBibbia. I Padri sinodali incoraggianola lettura e la meditazione quotidia-na della Parola di Dio, specialmentela lectio divina, la creazione di unsito Internet biblico con spiegazionie commenti cattolici alla portata deifedeli, la preparazione di un librettodi introduzione alla Bibbia (Antico eNuovo Testamento) con un metodofacile per leggere la Bibbia.

(prop.4)

In un mondo segnato da divisioni eda posizioni estreme noi siamo

chiamati a vivere come Chiesa dicomunione, restando aperti a tutti,senza cadere nel confessionalismo.Ne saremo capaci se resteremo fede-li al nostro ricco patrimonio storico,liturgico, patristico e spirituale,come pure agli insegnamenti del

Concilio Vaticano II e alle norme estrutture del Codice dei Canonidelle Chiese Orientali (CCEO) e alCodice di Diritto Canonico (CIC) eai diritti particolari delle Chiese.

(prop.5)

Pur denunciando come ogniuomo la persecuzione e la vio-

lenza, il cristiano ricorda che esserecristiano comporta la condivisionedella croce di Cristo. Il discepolonon è più grande del Maestro (cf. Mt10, 24). Il cristiano si ricorda la bea-titudine dei perseguitati a causadella giustizia che avranno in ere-dità il Regno (cf. Mt 5,10). La perse-cuzione tuttavia deve destare lacoscienza dei cristiani nel mondo auna più grande solidarietà. Essadeve suscitare parimenti l'impegnoa reclamare e a sostenere il dirittointernazionale e il rispetto di tutte lepersone e di tutti i popoli. Occorreràattirare l'attenzione del mondo inte-ro sulla situazione drammatica dicerte comunità cristiane nel MedioOriente, le quali soffrono ogni tipodi difficoltà, giungendo talvolta finoal martirio. Occorre anche chiederealle istanze nazionali e internazio-nali uno sforzo speciale per metterefine a questa situazione di tensioneristabilendo la giustizia e la pace .

(prop.6)

Visto che l'attaccamento alla terranatale è un elemento essenziale

dell'identità delle persone e dei

Medio Oriente

Le proposizioni del Sinodo, i libri e siti internet

Page 29: E pose la sua dimora in mezzo a noi

30 Esperienze di vita

popoli e che la terra è uno spazio dilibertà, esortiamo i nostri fedeli e lenostre comunità ecclesiali a noncedere alla tentazione di vendere leloro proprietà immobiliari. Per aiu-tare i cristiani a conservare le loroterre o ad acquisirne di nuove, insituazioni economiche difficili, pro-poniamo ad esempio la creazione diprogetti che si facciano carico difarle fruttificare per permettere aiproprietari di restare dignitosamen-te nei loro Paesi. Questo sforzo deveaccompagnarsi a una profondariflessione sul senso della presenzae della vocazione cristiana nelMedio Oriente.

(prop.8)

L'Oriente fu la terra della Rivela-zione biblica. Ben presto questa

regione divenne meta di pellegri-naggio sulle orme di Abramo inIraq, sulle orme di Mosè in Egitto enel Sinai, sulle orme di Gesù in TerraSanta (Egitto, Israele, Palestina,Giordania, Libano), sulle orme diSan Paolo e delle Chiese degli Attidegli Apostoli e dell'Apocalisse(Siria, Cipro, Turchia). Il pellegri-naggio ai Luoghi Santi è stato inco-raggiato dai Sommi Pontefici.È l 'occasione di una catechesiapprofondita, attraverso un ritornoalle sorgenti. Permette di scoprirela ricchezza delle Chiese d'Oriente,di incontrare e incoraggiare lecomunità cristiane locali, pietre vivedella Chiesa.

(prop.9)

Le nostre Chiese si impegnino apregare e operare per la giustizia

e la pace in Medio Oriente e si dedi-chino alla purif icazione dellamemoria e a favorire il linguaggiodella pace e della speranza, invece diquello della paura e della violenza.Si appelleranno alle autorità civiliresponsabili perché applichino lerisoluzioni delle Nazioni Unite rela-tive alla religione, in particolare alritorno dei rifugiati, allo statuto diGerusalemme e dei luoghi santi.

(prop.10)

Le nostre Chiese devono creare unufficio o una commissione che si

occupi dello studio del fenomenomigratorio e delle sue motivazioniper trovare i mezzi di contrastarlo.Esse faranno tutto il possibile e perconsolidare la presenza dei cristianinelle loro patrie e questo attraversoprogetti di sviluppo per limitare ilfenomeno migratorio .

(prop.28)

L'unità tra tutti i discepoli di Cri-sto nel Medio Oriente è anzitut-

to opera dello Spirito Santo. Essa varicercata in uno spirito di preghiera,conversione del cuore, rispetto, per-severanza e amore, lungi da ognidiffidenza, timore o pregiudizio chesono di ostacolo all 'unità.Auspichiamo di vedere le nostreChiese rinnovare il loro impegnoecumenico attraverso iniziative pra-tiche: Sostenere il Consiglio delleChiese del Medio Oriente; Assicura-re una formazione allo Spirito ecu-menico nelle parrocchie, nelle scuo-le e nei seminari, perché valorizzinole acquisizioni del movimento ecu-menico; Applicare gli accordi pasto-

Sguardo ad Oriente

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31Esperienze di vita

rali conclusi, là dove esistono; Orga-nizzare incontri tra fedeli e pastoriper la preghiera, la meditazionedella Parola di Dio e la collaborazio-ne in tutti gli ambiti; Adottare unatraduzione araba comune del PadreNostro e del Simbolo niceno-costan-tinopolitano; Operare per l'unifica-zione della data di Natale e diPasqua. Le Chiese Orientali Cattoli-che, vivendo la comunione con laChiesa di Roma nella fedeltà alleloro tradizioni orientali, hanno unimportante ruolo ecumenico da gio-care. I Padri sinodali incoraggianoqueste Chiese a instaurare un dialo-

go ecumenico a livello locale. Racco-mandano anche che le ChieseOrientali Cattoliche siano maggior-mente implicate nelle commissioniinternazionali di dialogo, nellamisura del possibile.

(prop.29)

Istituire una festa comune annualedei martiri per le Chiese d'Oriente

e domandare ad ogni Chiesa orien-tale di stabilire una lista dei proprimartiri, testimoni della fede.

Vilma C.

Suggeriamo infine alcune riviste e libri sulla Terra Santa e anche dei siti Internet e indirizzidi posta elettronica per chi sia interessato a ciò che succede in quei luoghi e più in generalenel Medio Oriente.

- Terrasanta Periodico della Custodia di Terra Santa con cadenza mensile

- Eco di Terrasanta (idem) vedi anche www.terrasanta.net o [email protected]

- Christian Information Centre: è l'agenzia dei Francescani che si occupa delle notizie attinenti ai cristiani in Terra Santa vedi anche http://www.cicts.org e-mail:[email protected]

- Conversando con Gerusalemme (blog di fratel Paperoga in Terra Santa è curato da Andrea Bergamini).

- Terra Santa e Libro Santo Una lectio divina di Antonella Carfagna e Francesco Rossi De Gasperis Bibbia e Spiritualità EDB

- La battaglia per Gerusalemme I quaderni speciali di Limes rivista di geopolitica, quaderno uscito a luglio 2010

- Palestina- Lo stato impossibile? Di Gianluca Mazzini edizioni Paoline uscito a Maggio 2010

- Cristianofobia La nuova persecuzione di René Guitton (Premio della Lega Diritti dell'uo-mo) Edizioni Lindau febbraio 2010

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in redazione:Donatella Bergamini, Adriana Bertoni, Giorgio Casiraghi,

Paolo Cattaneo, Rosanna Ceccattoni,Vilma Cazzulani, Antonio Ficara, Angela Gironi, Renato Rossi

Progetto grafico: Francesca Ficara Impaginazione: Paolo Cattaneo, Antonio Ficara

Redazione: via San Pietro 20 - 20033 Desio