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Sussidio per la preghiera Roma - La Storta Anno pastorale 2011-2012 Congresso Eucaristico Diocesano 3-9 giugno 2012 è iL SignoRE Diocesi Suburbicaria di Porto-Santa Rufina

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Sussidio per la preghieraRoma - La StortaAnno pastorale 2011-2012

Congresso EucaristicoDiocesano3-9 giugno 2012

è iLSignoRE

Diocesi Suburbicaria di Porto-Santa Rufina

Sussidio per la preghieraRoma - La Storta

Anno pastorale 2011-2012

Congresso Eucaristico Diocesano3-9 giugno 2012

è iLSignorE

Diocesi Suburbicaria di Porto-Santa rufina

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in preghiera

Il Congresso Eucaristico Diocesano è anzitutto un’esperienza di preghiera e di adora-zione del Signore Gesù che, nel grande mistero dell’Eucaristia, offre per noi e per tutti il suo sacrificio redentore, dà il pane della vita vera e il dono della sua presenza. È la pre-ghiera che ci permette di custodire e far crescere la nostra fede nella santa Eucaristia.

Nutriti di questo pane del cielo cresciamo nella comunione ecclesiale e nella fraternità con tutti gli uomini e le donne del mondo, ma, come scrive sant’Agostino, “nessuno mangia questa carne senza prima adorarla; peccheremmo se non la adorassimo”.

Il primo e il più grande atto di adorazione è la stessa celebrazione eucaristica, nella quale accogliamo Gesù che desidera rimanere con noi. Ma la nostra adorazione deve continuare anche al di fuori della celebrazione prolungandone i frutti perché, come in-segna Benedetto XVI “soltanto nell’adorazione può maturare un’accoglienza profonda e vera. E proprio in questo atto personale di incontro col Signore matura poi anche la missione sociale che nell’Eucaristia è racchiusa e che vuole rompere le barriere non solo tra il Signore e noi, ma anche e soprattutto le barriere che ci separano gli uni dagli altri” (Alla Curia Romana 22.12.05).

Un pensiero che il Papa ha ripreso ad Ancona, quando ha detto: Come ricordavo nella mia prima Enciclica, “nella comunione eucaristica è contenuto l’essere amati e l’amare a propria volta gli altri”, per cui “un’Eucaristia che non si traduca in amore concretamente praticato è in se stessa frammentata” (Deus caritas est, 14)… “Nutrirsi di Cristo è la via per non restare estranei o indifferenti alle sorti dei fratelli, ma entrare nella stessa logica di amore e di dono del sacrificio della Croce; chi sa inginocchiarsi davanti all’Eucaristia, chi riceve il corpo del Signore non può non essere attento, nella trama ordinaria dei

Primo Congresso Eucaristico Diocesano

Diocesi Suburbicaria di Porto-Santa Rufina

nihil Christo prÆponere

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giorni, alle situazioni indegne dell’uomo, e sa piegarsi in prima persona sul bisognoso, sa spezzare il proprio pane con l’affamato, condividere l’acqua con l’assetato, rivestire chi è nudo, visitare l’ammalato e il carcerato (cfr Mt 25, 34-36)” (Omelia, Ancona 11.09.11).

La celebrazione eucaristica, bella e partecipata nella fedeltà alle norme liturgiche, e l’adorazione ci aiuteranno ad accogliere degnamente il dono di Gesù e a rimanere nella sua compagnia, coltivando lo stupore per la sua presenza nell’Eucaristia, e a plasmarci della presenza reale del Signore fino a dare alla nostra spiritualità e alla nostra esistenza una chiara forma eucaristica.

Per sostenere l’adorazione personale e comunitaria viene offerto un sussidio che pre-senta alcuni schemi di preghiera per l’adorazione eucaristica, una ricchissima traccia biblica per la catechesi sull’Eucaristia e, ancora, un’abbondante proposta di preghiere e di canti eucaristici.

Sono grato al Comitato Diocesano per il Congresso Eucaristico che ha preparato que-sto sussidio che volentieri affido ai fedeli e alle comunità della nostra Chiesa.

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Il logo del Congresso Eucaristico Diocesano

Cristo è la luce che illumina ogni uomo e trasforma la storia dell’umanità. La sua luce si riflette sul volto della Chiesa che con l’annuncio del Vangelo e la grazia dei sacramenti ne

fa partecipi tutti i discepoli, chiamati a formare in Cristo un solo corpo. Il pane eucaristico e il dono dello Spirito Santo realizzano e garantiscono l’unità e la comunione della Chiesa, ne sostengono il cammino nella speranza, nella fedeltà e nel servizio fino al ritorno del Signore nella gloria (Lumen Gentium, cap. 1).

Cristo, nell’ostia eucaristica e nel suo monogramma IHS (Iesus Hominum Salvator = Gesù Salvatore degli uomini), illumina la Cattedrale portuense, la nostra Chiesa diocesana, e dalla Cattedrale la luce si diffonde sul territorio circostante che, liberandosi dalle tenebre, comin-cia a prendere forma.

Un pellegrino avanza verso la luce dirigendosi alla Cattedrale: ad indicare il cammino di comunione di ogni cristiano all’interno della Chiesa diocesana ma anche la sua responsabi-lità nel mondo e l’impegno della testimonianza. È, infatti, nella Chiesa locale che si realizza, per ogni battezzato, l’essere discepolo di Cristo e si approfondiscono concretamente le vie del servizio. È illusorio il pensiero di appartenere ad una chiesa ideale, non radicata in un determinato territorio.

“È il Signore!”: condividere l’esperienza degli Apostoli che sul mare di Galilea riconobbero Gesù risorto e lo adorarono e mangiarono con lui è ciò che muove i passi del pellegrino, che rappresenta tutti noi, desiderosi di incontrare Gesù e di nutrirci del suo pane di vita eterna per vivere nella sua comunione e nella fraternità.

Tutto è racchiuso in un cerchio, che con la sua forma tonda sta ancora ad indicare inclu-sione, comunione e pienezza.

iL LOGO

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Suggerimenti pastorali

1. In questo tempo di preparazione al Congresso Eucaristico Diocesano si avrà particolare cura nel compiere bene ciò che si fa già, con particolare riferimento a ciò che concerne l’Eucaristia.

2. Ci si preoccupi di introdurre nella vita della comunità parrocchiale, dove non ci siano già, delle giornate o delle ore di adorazione al SS. mo Sacramento, da mantenere negli anni.

3. Curare la formazione eucaristica dei fedeli attraverso degli incontri appositi, non ultimi quelli offerti dall’Ufficio liturgico diocesano nei mercoledì di Quaresima e tempo di Pasqua.

4. Si impieghi maggiore attenzione al come si celebra, facendo in modo che le liturgie eucaristiche siano sacramento del mistero di Dio e non tanto un insieme cerimoniale di elementi decorativi e accessori dell’Eucaristia stessa. Tutta la santa Messa sarà da vivere con atteggiamento grato e adorante verso quel Dio che è misericordia e ci per-dona (riti penitenziali), parola che illumina e verifica il cammino (liturgia della Parola), pane di vita che nutre e accende lo sguardo verso le cose eterne (liturgia eucaristica). Ma anche invito a svolgere la propria missione di testimoni e annunciatori della buona notizia che salva (riti conclusivi). Si avrà, quindi, cura che - come diceva Jean Guitton -, le nostre liturgie intreccino costantemente numen, cioè mistero, e lumen, ossia chia-rezza e intelligibilità.

5. Il Congresso Eucaristico è un tempo di grazia per la crescita nell’identità ecclesiale dio-cesana e per la comprensione del significato teologico e spirituale della Santissima Eucaristia.

Prima parte

L’EUCAriSTiA:presenza

da celebraree adorare

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L’EUCAriSTiA

Adorazione e Benedizione Eucaristica

rito d’inizio:esposizione del SS.mo Sacramento

CANTO: ADORO TE DEVOTE … o altro canto eucaristico (vedi Quarta parte)

Il presidente con i ministri arriva all’altare; fatta la genu-flessione, espone il SS.mo Sacramento che incensa e sosta un momento in preghiera silenziosa. Poi, alzandosi, apre la celebrazione, rimanendo davanti all’altare e rivolto al Sacramento:

invito alla lode

S L’Agnello che è stato immolato è degno di ricevere potenza, onore, gloria e benedizione.

T Benediciamo il Signore, a lui onore e gloria nei secoli.

S Dirò le meraviglie del Signore, canterò senza fine il suo amore.

T Benediciamo il Signore, a lui onore e gloria nei secoli.

S Poiché c’è un solo pane, noi pur essendo molti, siamo un corpo solo.

T Benediciamo il Signore, a lui onore e gloria nei secoli.

Inizia il tempo di Adorazione Eucaristica seguendo uno schema di preghiera tra quelli proposti da pagina 13.

Litanie della SS.ma Eucaristia

Signore, pietà Signore, pietàCristo, pietà Cristo, pietàSignore, pietà Signore, pietàCristo, ascoltaci Cristo, ascoltaciCristo, esaudiscici Cristo, esaudisciciPadre celeste, che sei Dio Abbi pietà di noiFiglio redentore del mondo, che sei Dio

Abbi pietà di noiSpirito Santo, che sei Dio Abbi pietà di noiSanta Trinità, unico Dio Abbi pietà di noiSantissima Eucaristia Noi ti adoriamoDono ineffabile del Padre Noi ti adoriamoSegno dell’amore supremo del Figlio Noi ti adoriamoProdigio di carità dello Spirito Santo Noi ti adoriamoFrutto benedetto della Vergine Maria Noi ti adoriamoSacramento del Corpo e del Sangue di Cristo

Noi ti adoriamoSacramento che perpetua il sacrificio della Croce

Noi ti adoriamoSacramento della nuova ed eterna alleanza

Noi ti adoriamoMemoriale della morte e risurrezione del Signore

Noi ti adoriamoMemoriale della nostra salvezza Noi ti adoriamoSacrificio di lode e di ringraziamento Noi ti adoriamoSacrificio d’espiazione e di propiziazione

Noi ti adoriamoDimora di Dio con gli uomini Noi ti adoriamoBanchetto delle Nozze dell’Agnello Noi ti adoriamoPane vivo disceso dal Cielo. Noi ti adoriamoManna nascosta piena di dolcezza, Noi ti adoriamo

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L’EUCAriSTiA

Rito di conclusionedell’adorazione Eucaristica

PROFESSIONE DI FEDESecondo l’opportunità, si può recitare il Simbolo apostolico o il Simbolo niceno-costantinopolitano.

S Fratelli e sorelle, radunati per adorare il sacra-mento della presenza di Cristo in mezzo a noi, professiamo la nostra fede nel Padre e nel Figlio e nello Spirito Santo, in Dio che ha contrassegnato la storia degli uomini con le sue opere di salvezza.

T Credo, Signore. Amen!

S Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra.

T Credo, Signore. Amen!

S Credo in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Si-gnore il quale fu concepito di Spirito Santo,nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu cro-cifisso, morì e fu sepolto, discese agli inferi, il ter-zo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti.

T Credo, Signore. Amen!

S Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati la risurrezione della carne, la vita eterna.

T Credo, Signore. Amen!

S Questa è la nostra fede, questa è la fede della Chiesa e noi ci gloriamo di professarla in Cristo Gesù nostro Signore. T Amen.

Vero Agnello pasquale Noi ti adoriamoDiadema dei sacerdoti Noi ti adoriamoTesoro dei fedeli Noi ti adoriamoViatico della Chiesa pellegrinante Noi ti adoriamoRimedio delle nostre quotidiane infermità

Noi ti adoriamoFarmaco di immortalità Noi ti adoriamoMistero della Fede Noi ti adoriamoSostegno della speranza Noi ti adoriamoVincolo della carità Noi ti adoriamoSegno di unità e di pace Noi ti adoriamoSorgente di gioia purissima Noi ti adoriamoSacramento che germina i vergini Noi ti adoriamoSacramento che dà forza e vigore Noi ti adoriamoPregustazione del convito celeste Noi ti adoriamoPegno della nostra risurrezione Noi ti adoriamoPegno della gloria futura Noi ti adoriamo

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, cancella tutte le nostre colpe

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, donaci la pace

S Hai dato loro il pane disceso dal cielo, R che porta in sé ogni dolcezza

Orazione Concedi, o Dio Padre, ai tuoi fedelidi innalzare un canto di lodeall’Agnello immolato per noie nascosto in questo santo mistero,e fa’ che un giorno possiamo contemplarlo nello splendore della tua gloria.Per Cristo nostro Signore.Amen.

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L’EUCAriSTiA

BenedizioneDetta l’orazione, il sacerdote indossa il velo omerale bian-co, prende l’ostensorio e fa con il SS.mo Sacramento il se-gno di croce sul popolo, senza dire nulla.

Benedizione Eucaristica

inno

1. Tantum ergo sacraméntum venerémur cérnui, et antiquum documéntum novo cedat ritui; præstet fides suppleméntum sénsuum deféctui.

2. Genitóri Genitóque laus et iubilátio, salus, honor, virtus quoque sit et benedictio; procedénti ab utróque compar sit laudatio. Amen.

Preghiamo

Signore Gesù Cristo, che nel mirabile Sacramento dell’Eucaristia ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua, fa’ che adoriamo con viva fede il santo mistero del tuo corpo e del tuo sangue, per sentire sempre in noi i benefici della redenzione, tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.

Oppure:O Dio, che in questo sacramento della nostra redenzione ci comunichi la dolcezza del tuo amore,ravviva in noi l’ardente desideriodi partecipare al convito eterno del tuo regno.Per Cristo nostro Signore. Amen.

2. Gloria al Padre onnipotente, gloria al Figlio redentor, lode grande, sommo onore allo Spirito d’amor. Gloria immensa eterno amore alla santa Trinità. Amen.

Deus, qui nobis sub Sacramento mirabili Passionis tuae memoriam, reliquisti: tribue, quaesumus, ita nos Corporiset Sanguinis tui sacra mysteria venerari,ut redemptionis tuae fructumin nobis iugiter sentiamus.Qui vivis et regnas in saecula saeculorum.Amen.

1. Adoriamo il Sacramento che Dio Padre ci donò. Nuovo patto, nuovo rito nella fede si compì. Al mistero è fondamento la parola di Gesù.

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L’EUCAriSTiA

Canto alla reposizioneLauda, Sion Salvatoremo Laudate Dominum omnes gentes o altro canto (vedi Quarta parte)

Terminato il canto, il sacerdote o il diacono ripone il SS.mo Sacramento nel tabernacolo.

AcclamazioniSecondo le consuetudini locali, subito dopo la benedizione eucaristica o dopo il canto che la segue, durante la reposi-zione si possono dire le acclamazioni seguenti:

Dio sia benedetto.Benedetto il suo Santo nome.Benedetto gesù Cristo, vero Dio e vero uomo.Benedetto il nome di gesù.Benedetto il suo sacratissimo cuore.Benedetto il suo preziosissimo sangue.Benedetto gesù nel santissimo Sacramento dell’altare. Benedetto lo Spirito Santo Paraclito.Benedetta la gran Madre di Dio, Maria santissima. Benedetta la sua santa e immacolata concezione.Benedetta la sua gloriosa assunzione.Benedetto il nome di Maria, vergine e madre.Benedetto san giuseppe, suo castissimo sposo.Benedetto Dio nei suoi angeli e nei suoi santi.

Se le acclamazioni vengono proclamate durante la reposi-zione, è opportuno chiudere il rito con un canto eucaristico o, secondo le consuetudini locali, con un’antifona mariana.

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L’EUCAriSTiA

1. «CriSTo, noSTrA PASqUA, è STATo iMMoLATo» L’Eucaristia nella storia della salvezza

Per l’inizio e la conclusione dell’Ora di Adorazione (Esposi-zione - Benedizione e Reposizione del SS.mo Sacramento) vedi pagine 11-14.Per altre preghiere personali e di Adorazione comunitaria vedi Terza parte.Per canti e inni eucaristici vedi Quarta parte.

introduzioneChe posto occupa, nella storia della salvezza, l’Eucari-stia? In che punto della linea la dobbiamo collocare? La risposta è: non occupa un posto, ma la occupa tut-ta! L’Eucaristia è coestensiva alla storia della salvezza: tutta la storia della salvezza è presente nell’Eucaristia e l’Eucaristia è presente in tutta la storia della salvezza. Come in una goccia di rugiada appesa ad una siepe, in un mattino sereno, si vede riflessa l’intera volta del cielo, così nell’Eucaristia si rispecchia l’intero arco del-la storia della salvezza.

Salmo - dal Sal 115r il tuo calice, Signore, è dono di salvezza.

Che cosa renderò al Signoreper tutti i benefici che mi ha fatto? Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore. R

Agli occhi del Signoreè preziosa la morte dei suoi fedeli.

Adoriamo il SignoreSette schemi di adorazione eucaristica

Ti prego, Signore, perché sono tuo servo;io sono tuo servo, figlio della tua schiava: tu hai spezzato le mie catene. R

A te offrirò un sacrificio di ringraziamento e invocherò il nome del Signore. Adempirò i miei voti al Signore davanti a tutto il suo popolo. R

Lettura biblica - Gv 19,30-34Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!».E, chinato il capo, consegnò lo spirito. Era il giorno del-la Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato - era infatti un giorno so-lenne quel sabato -, chiesero a Pilato che fossero spez-zate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’u-no e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpìilfianco, e subito ne uscì sangue e acqua.

Per la meditazioneNell’istituire l’Eucaristia, Gesù annuncia profetica-mente e anticipa sacramentalmente ciò che avverrà di lì a poco - la sua morte e risurrezione -, innestando già l’avvenire nella storia.

L’Eucaristia nasce dall’amore; tutto si spiega con que-sto motivo: perché ci amava; Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore (Ef 5,2). Ecco la migliore descrizione dell’origine e dell’essenza dell’Eucaristia.

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L’EUCAriSTiA

Il sacramento dell’Eucaristia non rende presente l’e-vento della croce soltanto a noi; sarebbe poco: lo rende presente soprattutto al Padre. Ad ogni «frazio-ne del pane», quando il sacerdote spezza l’ostia, è come se venisse di nuovo infranto il vaso di alabastro dell’umanità di Cristo, come avvenne, appunto, sulla croce, e il profumo della sua obbedienza salisse ad intenerire ancora il cuore del Padre.

invocazioniConsapevoli di essere corpo di Cristo e sue membra, chiediamo al Signore il soccorso della sua grazia, per-ché possiamo sempre più entrare nel suo mistero di unità e di pace.r Ascoltaci, Signore.

Perché comprendiamo che l’Eucaristia è fonte di unione a Cristo e comunione tra noi, ti preghiamo.r Ascoltaci, Signore.

Perché mettiamo a servizio degli altri i doni che ab-biamo ricevuto, ti preghiamo. R

Perché riscopriamo il senso della lode e della gratitu-dine a Dio per tutto ciò che vuole donarci,ti preghiamo. R

Perché ritroviamo il senso della contemplazioneeucaristica come sorgente di comunione fondatasull’amore di Dio, ti preghiamo. R

Padre nostroGrati per il dono dello Spirito che ci rende uno in Cri-sto, preghiamo il Padre con le stesse parole che Cri-sto ci ha insegnato: Padre nostro.

2. «qUESTo è iL Mio CorPo offErTo in SACrifiCio PEr voi» L’Eucaristia fa la Chiesa

Per l’inizio e la conclusione dell’Ora di Adorazione (Esposi-zione - Benedizione e Reposizione del SS.mo Sacramento) vedi pagine 11-14.Per altre preghiere personali e di Adorazione comunitaria vedi Terza parte.Per canti e inni eucaristici vedi Quarta parte.

introduzioneNon basta dire che l’Eucaristia sta al centro della Chiesa, bisogna dire: l’Eucaristia fa la Chiesa! Men-tre il Battesimo fa crescere la Chiesa, per così dire in estensione e in numero, cioè quantitativamente, l’Eucaristia la fa crescere in intensità, qualitativamen-te, perché la trasforma sempre più in profondità ad immagine del suo Capo, Cristo. Il regno dei cieli è si-mile al lievito che una donna nasconde in tre staia di farina (cfr Mt 13,33); anche l’Eucaristia è simile a un lievito; Gesù l’ha posta nella massa di farina, che è la sua Chiesa, perché la «sollevi» e la faccia fermentare tutta; ne faccia un pane, come è lui! Se la Chiesa è il lievito del mondo, l’Eucaristia è il lievito della Chiesa.

Salmo - dal Sal 33r gustate e vedete com’è buono il Signore.

Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode. Io mi glorio nel Signore: i poveri ascoltino e si rallegrino. R

Magnificate con me il Signore, esaltiamo insieme il suo nome.Ho cercato il Signore: mi ha risposto e da ogni mia paura mi ha liberato. R

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L’EUCAriSTiA

Guardate a lui e sarete raggianti,i vostri volti non dovranno arrossire. Questo povero grida e il Signore lo ascolta,lo salva da tutte le sue angosce. R

L’angelo del Signore si accampaattorno a quelli che lo temono, e li libera. Gustate e vedete com’è buono il Signore; beato l’uomo che in lui si rifugia. R

Temete il Signore, suoi santi:nulla manca a coloro che lo temono. I leoni sono miseri e affamati,ma a chi cerca il Signorenon manca alcun bene. R

Lettura biblica - Mt 26,26-28Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai disce-poli, disse: «Prendete, mangiate: questo è il mio cor-po». Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio san-gue dell’alleanza, che è versato per molti per il per-dono dei peccati».

Per la meditazioneCosa intendeva donarci Gesù, dicendo: «Questo è il mio corpo»? La parola «corpo» indica tutta la vita. Gesù ci ha lasciato in dono tutta la sua vita, dal primo istante dell’incarnazione all’ultimo momento, con tutto ciò che concretamente aveva riempito tale vita: silenzio, sudori, fatiche, preghiera, lotte, umiliazioni.

Gesù dice anche: «Questo è il sangue». Il termine «sangue» indica un evento: la morte. Dopo averci donato la vita, Gesù ci dona anche la parte più pre-ziosa di essa, la sua morte. Avendo amato i suoi che erano nel mondo, - scrive Giovanni - li amò fino alla fine (Gv 13,1).

L’Eucaristia fa la Chiesa, facendo della Chiesa un’Eu-caristia! L’Eucaristia non è solo, genericamente, la sorgente o la causa della santità della Chiesa; ne è anche la «forma», cioè il modello. La santità del cri-stiano deve realizzarsi secondo la «forma» dell’Euca-ristia; deve essere una santità eucaristica. Il cristiano non può limitarsi a celebrare l’Eucaristia, deve essere Eucaristia con Gesù.

invocazioniApriamo i nostri cuori alla confidenza, perché sappia-mo che ogni cosa che domandiamo al Signore con fede, egli ce la concede.

r Donaci il Pane della vita, Signore.

Perché restiamo uniti a Gesù, vero pane di vita e speranza di vita eterna, preghiamo. R

Perché in Cristo, pane vivo, sappiamo trovare la sorgente di ogni vera gioia, preghiamo. R

Perché viviamo per Cristo, che nel mistero dell’Eucaristia si è donato tutto a noi, perché abbiamo la vita in lui, preghiamo. R

Perché la contemplazione di Gesù nel sacramento dell’Eucaristia ci apra alla confessione aperta e coraggiosa della fede, preghiamo. R

Padre nostroRingraziamo e lodiamo il Padre con le stesse parole che ci ha insegnato Gesù, perché sappiamo ricono-scere il suo amore che non ci abbandona alle tristez-ze e alle angosce della morte, e diciamo insieme:Padre nostro.

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L’EUCAriSTiA

3. «Chi MAngiA Di ME vivrà PEr ME» L’Eucaristia fonte di comunione

Per l’inizio e la conclusione dell’Ora di Adorazione (Esposi-zione - Benedizione e Reposizione del SS.mo Sacramento) vedi pagine 11-14.Per altre preghiere personali e di Adorazione comunitaria vedi Terza parte.Per canti e inni eucaristici vedi Quarta parte.

introduzioneCome il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, cosi anche colui che mangia me vivrà per me (Gv 6,57). La preposizione «per», in questa frase, indica due cose o due movimenti: un movimento di provenienza e un movimento di destinazione. Signifi-ca che chi mangia il corpo di Cristo vive «da» lui, cioè in forza della vita che proviene da lui, e vive «in vista di» lui, cioè per la sua gloria, il suo amore, il suo Re-gno. Come Gesù vive del Padre e per il Padre, così, comunicandoci al santo mistero del suo corpo e del suo sangue, noi viviamo di Gesù e per Gesù.

Salmo - dal Sal 77r Tu ci doni, Signore, il pane della vita.

Ciò che abbiamo udito e conosciuto e i nostri padri ci hanno raccontato non lo terremo nascosto ai no-stri figli, raccontando alla generazione futura le azio-ni gloriose e potenti del Signore le meraviglie che egli ha compiuto. Perché ripongano in Dio la loro fiducia non dimentichino le opere di Dio. R

Diede ordine alle nubi dall’alto e aprì le porte del cie-lo; fece piovere su di loro la manna per cibo e diede loro pane del cielo. R

L’uomo mangiò il pane dei forti; diede loro cibo in ab-bondanza. Li fece entrare nei confini del suo santua-rio, questo monte che la sua destra si è acquistato. R

Lettura biblica - Gv 6,54-58Gesù disse: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio san-gue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Que-sto è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Per la meditazioneL’unione con il Cristo che è vivente, non può avvenire altrimenti che nell’amore; l’amore, infatti, è la sola re-altà grazie alla quale due distinti esseri viventi, rima-nendo ognuno nel proprio essere, possono unirsi per formare una cosa sola. Io mi comunico pienamente e definitivamente con Cristo che si è comunicato a me, solo quando riesco a dirgli, in semplicità e sincerità di cuore, come Pietro: Signore, tu lo sai che ti voglio bene (Gv 21,16).

Noi entriamo in una comunione misteriosa, ma vera e profonda, con tutta la Trinità: con il Padre, attraver-so Cristo, nello Spirito Santo. Tutta la Trinità è presen-te, invisibilmente, attorno all’altare.

Il Cristo che viene a me, nella Comunione, è lo stes-so Cristo indiviso che va anche al fratello che è accan-to a me; egli, per così dire, ci lega gli uni agli altri, nel momento in cui ci lega tutti a sé.

invocazioniSolo il Signore ha per noi parole di vita e di amore. Solo in lui possiamo trovare la forza per il nostro im-pegno nel mondo, con questa fiducia rivolgiamo a lui le nostre invocazioni.

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L’EUCAriSTiA

r Donaci la forza di seguirti, Signore.

Perché sappiamo sempre volgere lo sguardo alle re-altà dello Spirito, preghiamo. R

Perché riconosciamo che il nostro impegno nel mon-do scaturisce dalla nostra fede in Cristo morto e ri-sorto, preghiamo. R

Perché l’adorazione eucaristica sia per noi una pic-cola Gerusalemme, ristoro e punto di partenza per l’edificazione di un mondo nuovo, preghiamo. R

Perché sappiamo riconoscere il Regno dei Cieli già qui sulla Terra, là dove accogliamo il disegno di Dio per noi, preghiamo. R

Padre nostroIl Padre, donandoci il Figlio, ci dona la via per giunge-re a lui, fonte e termine di ogni vita piena e beata, con la gratitudine di figli, diciamo insieme: Padre nostro.

4. «fATE qUESTo in MEMoriA Di ME» L’Eucaristia e la contemplazione

Per l’inizio e la conclusione dell’Ora di Adorazione (Esposi-zione - Benedizione e Reposizione del SS.mo Sacramento) vedi pagine 11-14.Per altre preghiere personali e di Adorazione comunitaria vedi Terza parte.Per canti e inni eucaristici vedi Quarta parte.

introduzioneSolo dopo che la vita divina, venuta in noi tramite i sacramenti, è stata assimilata nella contemplazione, potrà esprimersi concretamente anche nelle azioni, cioè nell’esercizio delle virtù e, in primo luogo, della carità. La contemplazione è, dunque, la via obbligata

per passare dalla comunione con Cristo nella Messa, all’imitazione di Cristo nella vita. La via della perfe-zione cristiana va dai misteri alla contemplazione e dalla contemplazione all’azione. Insieme, questi tre elementi formano un unico cammino di santità aper-to a tutti i battezzati, secondo la misura imperscruta-bile del dono di Dio e della risposta libera dell’uomo.

Salmo - dal Sal 22r il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

Su pascoli erbosi mi fa riposare,ad acque tranquille mi conduce.Rinfranca l’anima mia,mi guida per il giusto camminoa motivo del suo nome. R

Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male,perché tu sei con me.Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza. R

Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici. Ungi di olio il mio capo;il mio calice trabocca. R

Sì, bontà e fedeltàmi saranno compagnetutti i giorni della mia vita,abiterò ancora nella casa del Signoreper lunghi giorni. R

Lettura biblica - Lc 22,14-20Quando venne l’ora, Gesù prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, perché io vi dico: non la mangerò più, fin-

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L’EUCAriSTiA

ché essa non si compia nel regno di Dio». E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e fatelo passare tra voi, perché io vi dico: da questo momen-to non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio». Poi prese il pane, rese grazie, lo spez-zò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi».

Per la meditazioneCome Maria, anche il cristiano deve accogliere Cristo nella sua mente, dopo averlo accolto nel suo corpo. (Concepire significa accogliere in sé). E accogliere Cri-sto nella mente significa, concretamente, pensare a lui, avere lo sguardo rivolto su di lui, ricordarsi di lui.Per i Padri della Chiesa, il frutto spirituale dell’Euca-ristia non è altro che la memoria continua di Gesù. È attraverso tale ricordo costante, infatti, che Dio pren-de dimora nell’anima e la rende suo tempio. Secondo san Basilio, Gesù, istituendo l’Eucaristia, non mirava che a questo: che, «mangiando il suo corpo e beven-do il suo sangue, sempre ci ricordassimo di lui che è morto e risorto per noi».

Stando calmi e silenziosi davanti a Gesù sacramenta-to si percepiscono i suoi desideri a nostro riguardo, si depongono i propri progetti per fare posto a quelli di Cristo, la luce di Dio penetra, a poco a poco, nel cuore e lo risana.

invocazioneIl Signore ci vuole con sé: egli è il Pastore buono che vuole la vita di tutte le sue pecorelle. Consapevoli del suo amore infinito per noi, rivolgiamo al Padre, fonte di ogni bene perfetto, le nostre invocazioni.

r rendici uniti in te, Signore.

Perché comprendiamo di essere tutti oggetto dell’a-more misericordioso e provvidente di Dio, preghiamo. R

Perché l’adorazione eucaristica, momento di crescita nello spirito, sia per noi occasione di approfondire la nostra fede, preghiamo. R

Perché l’Eucaristia ci insegni a fare unità pur rispettan-do le diversità, preghiamo. R

Perché l’amore con cui Gesù ci ha amati sia per noi sorgente di amore per tutti gli uomini, preghiamo. R

Padre nostroCercando nei nostri cuori ciò che ci unisce invece di ciò che ci divide, ci rivolgiamo al Padre con le parole che Gesù stesso ci ha insegnato: Padre nostro.

5. «io vi ho DATo L’ESEMPio» L’Eucaristia e l’imitazione di Cristo

Per l’inizio e la conclusione dell’Ora di Adorazione (Esposi-zione - Benedizione e Reposizione del SS.mo Sacramento) vedi pagine 11-14.Per altre preghiere personali e di Adorazione comunitaria vedi Terza parte.Per canti e inni eucaristici vedi Quarta parte.

introduzioneQuello che interessa sapere è perché Giovanni, nel racconto dell’ultima cena, non parla dell’istituzione dell’Eucaristia, ma parla invece, al suo posto, della la-vanda dei piedi. Il motivo vero è che in tutto ciò che riguarda la Pasqua e l’Eucaristia, Giovanni mostra di voler accentuare più l’evento che il sacramento, cioè più il significato che il segno. Per lui, la nuova Pasqua non comincia tanto nel Cenacolo, quando si istituisce il rito che la deve commemorare, ma comincia piutto-

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sto sulla croce quando si compie il fatto che deve es-sere commemorato.

Salmo - dal Sal 39r Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte

Ho sperato, ho sperato nel Signore, ed egli su di me si è chinato,ha dato ascolto al mio grido.Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo, una lode al nostro Dio.Molti vedranno e avranno timoree confideranno nel Signore. R

Sacrificio e offerta non gradisci, gli orecchi mi hai aperto,non hai chiesto olocaustoné sacrificio per il peccato.Allora ho detto: «Ecco, io vengo. R

Nel rotolo del libro su di me è scritto di fare la tua volontà:mio Dio, questo io desidero;la tua legge è nel mio intimo». R

Ho annunciato la tua giustizia nella grande assemblea;vedi: non tengo chiuse le labbra, Signore, tu lo sai. R

Lettura biblica - Gv 13,1.4-5.12-15Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era ve-nuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine.Gesù si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciu-gamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’ac-qua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepo-li e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto.

Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dove-te lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esem-pio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fat-to a voi».

Per la meditazioneGesù ci ha dato l’esempio di una vita spesa per gli al-tri, una vita fatta «pane spezzato per il mondo». Con le parole: «Fate anche voi come ho fatto io», Gesù isti-tuisce dunque la diakonìa, cioè il servizio elevandolo a legge fondamentale, o, meglio, a stile di vita e a mo-dello di tutti i rapporti nella Chiesa.

Le parole di Gesù: Dovete lavarvi i piedi gli uni gli al-tri, significano: dovete rendervi a vicenda i servizi di un’umile carità. Carità e umiltà, insieme, formano il servizio evangelico. Gesù ha detto una volta: Impara-te da me che sono mite e umile di cuore (Mt 11,29). Dal momento dell’incarnazione, non ha fatto altro che discendere, discendere, fino a quel punto estre-mo, quando lo vediamo in ginocchio, in atto di lavare i piedi agli apostoli.

Occorre che all’adorazione eucaristica si unisca la condivisione. Colui che disse: Questo è il mio corpo!, ha detto queste stesse parole anche dei poveri. Le ha dette quando, parlando di quello che si è fatto per l’af-famato, ha dichiarato: L’avete fatto a me!

invocazioniL’amore di Gesù per noi va fino all’estremo poiché era già presente sin dal principio. Presentiamogli con fi-ducia le nostre acclamazioni.

r Ascoltaci, Signore.

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Perché sappiamo accogliere nella nostra vita Gesù, Maestro e Signore, che si è fatto servo per noi, pre-ghiamo. R

Perché abbiamo la forza di seguire l’esempio di Gesù nel servizio dei fratelli, preghiamo. R

Perché l’Eucaristia sia vissuta da ciascuno come il dono per eccellenza, preghiamo. R

Perché riconosciamo che Gesù nell’Eucaristia ci ha lasciato tutto se stesso, preghiamo. R

Padre nostroIl Signore Gesù ci ha donato il suo Spirito, il suo corpo e il suo sangue e la buona novella della redenzione. Lodiamo il Padre per tutti questi inestimabili doni e diciamo insieme: Padre nostro.

6. «ECCo, orA qUi C’è Più Di SALoMonE» L’Eucaristia come presenza reale del Signore

Per l’inizio e la conclusione dell’Ora di Adorazione (Esposi-zione - Benedizione e Reposizione del SS.mo Sacramento) vedi pagine 11-14.Per altre preghiere personali e di Adorazione comunitaria vedi Terza parte.Per canti e inni eucaristici vedi Quarta parte.

introduzioneIl mistero cristiano – dice san Tommaso – ha sem-pre una triplice dimensione: è memoria del passato, è presenza della grazia ed è attesa del compimento eterno. Per questo egli chiama l’Eucaristia «il sacro convito, nel quale si riceve Cristo: si celebra la me-moria della sua passione (passato), l’anima è ricolma di grazia (presente) e a noi viene dato il pegno della

gloria futura». Ora consideriamo l’Eucaristia come presenza reale del Signore nella Chiesa.

Salmo - dal Sal 144r Dalla tua mano, Signore, si nutrono i tuoi figli

Ti lodino, Signore,tutte le tue opereti benedicano i tuoi fedeli. Dicano la gloria del tuo regnoparlino della tua potenza. R

Gli occhi di tutti a te sono rivolti in attesae tu dai loro il cibo a tempo opportuno. Tu apri la tua manosazi il desiderio di ogni vivente. R

Giusto è il Signore in tutte le sue viebuono in tutte le sue opere.Il Signore è vicino a chiunque lo invoca, a quanti lo invocano con sincerità. R

Lettura biblica - Lc 24,30-35Quando fu a tavola con loro, Gesù prese il pane, re-citò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli con-versava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Per la meditazioneL’Eucaristia è l’ultimo gradino nel lungo cammino del-la «condiscendenza» di Dio: creazione, rivelazione,

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incarnazione, Eucaristia. A ragione la liturgia della fe-sta del «Corpus Domini» applicava, una volta, all’Eu-caristia la parola di Mosè: Quale grande nazione ha gli dèi così vicini a sé, come il Signore, nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? (Dt 4,7).

Davanti al tabernacolo noi possiamo ripetere con tutta verità le parole dell’Apocalisse: Ecco la tenda di Dio con gli uomini! (Ap 21,3).L’Eucaristia è, sì, in rapporto con il Mistero pasqua-le, ma è ugualmente in rapporto vitale con il Mistero dell’Incarnazione. È memoriale di un evento - la Pa-squa - ma è anche presenza di una persona: il Verbo incarnato.

Colui che ha riconosciuto davvero il Signore nell’Eu-caristia, diventa spontaneamente apostolo della pre-senza reale. La fede sfocia nell’esperienza e l’espe-rienza nella testimonianza.

invocazioniIl Signore Gesù si accosta e cammina sempre con noi, anche se molte volte non ce ne accorgiamo. Tutto ciò che fa per noi è grazia e amore. Con i sentimenti di gratitudine filiale, rivolgiamo a lui le nostre invoca-zioni.

r Apri i nostri occhi, Signore.

Perché non ci lasciamo mai abbattere dallo sconforto nelle situazioni difficili, preghiamo. R

Perché ogni Eucaristia sia per noi momento di con-templazione di Cristo, per imparare a riconoscerlo nella nostra vita e nella nostra storia, preghiamo. R

Perché il mistero di luce che avvertiamo dinanzi all’Eucaristia apra sempre più il nostro cuore all’amo-re di Dio e del prossimo, preghiamo. R

Perché i nostri occhi del cuore sappiano davvero ri-conoscere la presenza accanto a noi di Gesù risorto e vivo, preghiamo. R

Padre nostroIl Padre che Gesù ci ha rivelato non ci abbandona mai, neanche nei momenti in cui ci sentiamo abbat-tuti e disorientati, lo ringraziamo per questo e con amore filiale diciamo insieme: Padre nostro.

7. «finChé EgLi vEngA» L’Eucaristia come attesa del ritorno del Signore

Per l’inizio e la conclusione dell’Ora di Adorazione (Esposi-zione - Benedizione e Reposizione del SS.mo Sacramento) vedi pagine 11-14.Per altre preghiere personali e di Adorazione comunitaria vedi Terza parte.Per canti e inni eucaristici vedi Quarta parte.

introduzioneOgni volta infatti che mangiate questo pane e beve-te al calice, voi annunciate la morte del Signore, fin-ché egli venga (1Cor 11,26). In ogni Messa risuona questa parola dell’Apostolo; dopo la consacrazione, infatti, noi esclamiamo: «Annunziamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’atte-sa della tua venuta!». È un’eco del Maranathà, del «Vieni, Signore!» (o «Il Signore viene») che si ascol-tava, durante la celebrazione eucaristica, nei primi tempi della Chiesa.

Salmo - dal Sal 147r Ci nutre il Signore con fior di frumento.

Celebra il Signore, Gerusalemme,loda il tuo Dio, Sion,

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perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte, in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli. R

Egli mette pace nei tuoi confini e ti sazia con fiore di frumento. Manda sulla terra il suo messaggio: la sua parola corre veloce. R

Annuncia a Giacobbe la sua parola,i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.Così non ha fatto con nessun’altra nazione,non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi. R

Lettura biblica - 1Cor 11,23-26Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia vol-ta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me».Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il ca-lice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». Ogni volta infatti che mangiate que-sto pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.

Per la meditazioneL’Eucaristia esprime la natura stessa dell’esistenza cri-stiana sulla terra. È il momento privilegiato in cui la Chiesa sperimenta il suo essere «viatrice», in cammi-no. Essa è il «cibo dei viatori», il sacramento dell’e-sodo che continua, il sacramento pasquale, cioè del «passaggio».Come nell’Incarnazione, così anche nell’Eucaristia, Dio si rivela velandosi, né potrebbe fare diversamente, senza che la creatura sia annientata dal fulgore della sua maestà. Ma proprio questo suo essere velato, ge-nera il desiderio dello svelamento, della visione «sen-za veli». Lo capisce chi ama. «Sursum corda!», in alto i

cuori! E Agostino commenta: «Tutta la vita dei veri cri-stiani è un sursum cor». Cosa significa avere “in alto” il cuore? Significa avere in Dio la speranza. L’Eucaristia ci spinge, dunque, a vivere da pellegrini, con lo sguardo e il cuore rivolti in alto.

invocazioniUniti nella fede e nell’adorazione presentiamo al Si-gnore le nostre invocazioni, pregandolo di donarci la sua grazia per essere nel mondo veri testimoni del suo amore per l’umanità.

r Donaci la tua grazia, Signore.

Perché l’adorazione eucaristica sia per noi un anticipo della gioia promessa ai poveri in Cristo, preghiamo. R

Perché riconosciamo che senza Gesù non possiamo portare alcun frutto, ma uniti a lui possiamo vivere nell’eterno amore del Padre, preghiamo. R

Perché la nostra evangelizzazione scaturisca dalla gio-ia profonda e serena di essere amati da Cristo Gesù, ti preghiamo. R

Perché la contemplazione dell’amore di Dio per noi ci trovi realmente nell’amore del prossimo, ti preghia-mo. R

Padre nostroConsapevoli di avere in Cristo la fonte di ogni nostro bene e la forza di essere suoi testimoni, preghiamo il Padre con le stesse parole che lui ci ha insegnato: Padre nostro.

(Testo scritto con il sussidio: “Adoremus” Schemi di Adorazione Eucaristica Ed. Áncora.)

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veglia di preghiera:

Uno “schema” che può aiutare gruppi di ragazzi-giovani nella preghiera di Adorazione Eucaristica.

Questo sussidio si propone di aiutare coloro che vogliono vivere comunitariamente o singolarmente un’ora di adorazione, lasciandosi guidare dalla Paro-la di Dio e dal silenzio. La traccia si articola in quattro momenti; di un quarto d’ora ciascuno.

• Primo momento: entrare in clima di preghiera. È importante disporre la mente e il cuore alla pre-ghiera, onde entrare in dialogo con «il Dio che si spezza per noi».

• Può essere utile introdursi alla preghiera ascol-tando un brano dell’Antico Testamento, un episo-dio che anticipa il mistero del Pane di vita, per poi lasciare spazio all’invocazione silenziosa e perso-nale dello Spirito Santo.

• Secondo momento: ascoltare Cristo, Parola di vita. Dopo aver orientato l’attenzione a Gesù -

Eucaristia, è bene porsi in suo ascolto, ripercor-rendo una “pagina eucaristica” del Nuovo Testa-mento. In questo sussidio ne suggeriamo alcune, lasciando ciascuno libero di scegliere la pagina su cui soffermarsi. Al termine della lettura ognuno è invitato a far risuonare una espressione, alcune parole, un versetto che sente significativi.

• Terzo momento: adorare Cristo, Pane di vita. Quando la Parola scende nel cuore, suscita lode, adorazione, richiesta di perdono. Nel terzo mo-mento invitiamo ad esprimere tali sentimenti nella semplicità di un gesto, compiuto in silenzio davanti a Gesù vivente nel segno povero di un pezzo di pane.

• Quarto momento: pregare in Cristo, nostra vita. Il Sacramento che esprime la pienezza del dono di sé non può non tradursi in un dono per gli altri. Chi lo desidera è invitato a manifestare sponta-neamente alcune intenzioni di preghiera che ab-braccino la Chiesa universale e il mondo intero. L’ora di adorazione si può quindi concludere con la preghiera del Padre Nostro e con il canto di un inno caro alla tradizione eucaristica della Chiesa.

È il Signore … andiamo a Lui

AVVERTENZAAccanto all’Eucaristia, sia esposto anche il libro della Parola di Dio, aperto. Se, inoltre, chi guida la preghiera vuole valorizzare uno dei gesti suggeriti dal sussidio, è bene che disponga il materiale necessario prima che inizi la preghiera comune.

LEGENDA: P (Presbitero), G (Guida), L (Lettore), A (Assemblea)

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PriMo MoMEnToEntrare in clima di preghiera

L’ora di adorazione si apre con una voce fuori campo che, rompendo il clima di silenzio, proclama adagio una pagina dell’Antico Testamento. La guida può scegliere una delle letture dell’Antico Testamento qui riportate o un’altra adat-ta alla circostanza (Vedi Seconda parte: da pagina 35).

G Dai primi quindici minuti dipende la qualità della preghiera. Si tratta di deporre nelle mani di Dio tutto il cuore, tutta la mente, tutta la volontà, fa-cendo nostra la semplice invocazione dei discepo-li: «Signore, insegnaci a pregare!». È il momento in cui ci si prepara alla preghiera; vera e propria.

iL Dono DELLA MAnnA

g Dal libro dell’Esodo (16,4-5.13-16.31-35) La manna è il segno concreto della presenza e

provvidenza di Dio, un Dio che ha i sandali sporchi della sabbia del deserto, come i sandali del suo popolo. Giorno dopo giorno egli offre ai suoi figli il pane del cielo, per quarant’anni.

L Allora il Signore disse a Mosè: «Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cam-mina o no secondo la mia legge. Ma il sesto gior-no, quando prepareranno quello che dovranno portare a casa, sarà il doppio di ciò che avranno raccolto ogni altro giorno».

Al mattino c’era uno strato di rugiada intorno all’accampamento. Quando lo strato di rugia-da svanì, ecco, sulla superficie del deserto c’e-ra una cosa fine e granulosa, minuta come è la

brina sulla terra. Gli Israeliti la videro e si dis-sero l’un l’altro: «Che cos’è?», perché non sapevano che cosa fosse. Mosè disse loro: «È il pane che il Signore vi ha dato in cibo. Ecco che cosa comanda il Signore: “Raccoglietene quanto ciascuno può mangiarne, un omer a te-sta, secondo il numero delle persone che sono con voi. Ne prenderete ciascuno per quelli del-la propria tenda”». Così fecero gli Israeliti. Ne raccolsero chi molto, chi poco. Essi dunque ne raccoglievano ogni mattina secondo quanto ciascuno mangiava; quando il sole cominciava a scaldare, si scioglieva.

La casa d’Israele lo chiamò manna. Era simile al seme del coriandolo e bianco; aveva il sa-pore di una focaccia con miele. Mosè disse: «Questo ha ordinato il Signore: “Riempitene un omer e conservatelo per i vostri discendenti, perché vedano il pane che vi ho dato da man-giare nel deserto, quando vi ho fatto uscire dal-la terra d’Egitto”». Secondo quanto il Signore aveva ordinato a Mosè, Aronne la depose per conservarla davanti alla Testimonianza.

Gli Israeliti mangiarono la manna per qua-rant’anni, fino al loro arrivo in una terra abitata: mangiarono la manna finché non furono arriva-ti ai confini della terra di Canaan.

iL PAnE Di ELiA

g Dal primo libro dei re (19,2-8) Quarant’anni per Mosè e il popolo da lui guida-

to, quaranta giorni per Elia in fuga da Gezabele. Due cammini diversi, ma segnati dalla presenza del medesimo pane celeste; due percorsi distinti, ma ugualmente caratterizzati dal passaggio dal-la schiavitù all’eredità promessa, dalla delusione alla rivelazione di Dio.

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L In quel tempo, Gezabele inviò un messaggero a Elia per dirgli: «Gli dèi mi facciano questo e anche di peggio, se domani a quest’ora non avrò reso la tua vita come la vita di uno di loro». Elia, impauri-to, si alzò e se ne andò per salvarsi. Giunse a Ber-sabea di Giuda. Lasciò là il suo servo. Egli s’inoltrò nel deserto una giornata di cammino e andò a sedersi sotto una ginestra. Desideroso di morire, disse: «Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, per-ché io non sono migliore dei miei padri». Si coricò e si addormentò sotto la ginestra. Ma ecco che un angelo lo toccò e gli disse: «Àlzati, mangia!». Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia, cotta su pietre roventi, e un orcio d’acqua. Man-giò e bevve, quindi di nuovo si coricò. Tornò per la seconda volta l’angelo del Signore, lo toccò e gli disse: «Àlzati, mangia, perché è troppo lungo per te il cammino». Si alzò, mangiò e bevve. Con la forza di quel cibo camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb.

LA viSionE Di EZEChiELE

g Dal libro del profeta Ezechiele (47,1-10) L’adorazione è una potenza riposta nelle mani

dell’uomo. L’acqua menzionata in Ez 47, può es-serne una immagine molto espressiva.

L Mi condusse poi all’ingresso del tempio e vidi che sotto la soglia del tempio usciva acqua verso oriente, poiché la facciata del tempio era verso oriente. Quell’acqua scendeva sotto il lato destro del tempio, dalla parte meridionale dell’altare. Mi condusse fuori dalla porta settentrionale e mi fece girare all’esterno, fino alla porta esterna rivolta a oriente, e vidi che l’acqua scaturiva dal lato de-stro. Quell’uomo avanzò verso oriente e con una

cordicella in mano misurò mille cubiti, poi mi fece attraversare quell’acqua: mi giungeva alla caviglia. Misurò altri mille cubiti, poi mi fece attraversare quell’acqua: mi giungeva al ginocchio. Misurò altri mille cubiti, poi mi fece attraversare l’acqua: mi giungeva ai fianchi. Ne misurò altri mille: era un torrente che non potevo attraversare, perché le acque erano cresciute; erano acque navigabili, un torrente che non si poteva passare a guado. Allo-ra egli mi disse: «Hai visto, figlio dell’uomo?».

Poi mi fece ritornare sulla sponda del torren-te; voltandomi, vidi che sulla sponda del torrente vi era una grandissima quantità di alberi da una parte e dall’altra. Mi disse: «Queste acque scorro-no verso la regione orientale, scendono nell’Araba ed entrano nel mare: sfociate nel mare, ne risa-nano le acque. Ogni essere vivente che si muove dovunque arriva il torrente, vivrà: il pesce vi sarà abbondantissimo, perché dove giungono quelle acque, risanano, e là dove giungerà il torrente tutto rivivrà. Sulle sue rive vi saranno pescatori: da Engàddi a En-Eglàim vi sarà una distesa di reti. I pesci, secondo le loro specie, saranno abbondanti come i pesci del Mare Grande».

L’inviTo DELLA SAPiEnZA

g Dal libro dei Proverbi (9,1-6) La mensa, immagine molto cara all’evangelista

Luca, è il luogo per eccellenza della manifestazio-ne del Vangelo. Nel libro della Sapienza essa è il contesto privilegiato in cui viene comunicata la passione di Dio per l’uomo.

L La sapienza si è costruita la sua casa, ha intagliato le sue sette colonne. Ha ucciso il suo bestiame, ha preparato il suo vino e ha imbandito la sua tavola. Ha mandato le sue ancelle a proclamare sui pun-

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ti più alti della città: «Chi è inesperto venga qui!». A chi è privo di senno ella dice: «Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato. Ab-bandonate l’inesperienza e vivrete, andate diritti per la via dell’intelligenza».

Alla lettura segue un breve spazio di silenzio. La guida, quindi, invita i fedeli ad alzarsi in piedi, aprendo la preghiera comune.

P Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.A Amen.

P Carissimi tutti, siamo qui raccolti davanti al se-gno sacramentale che ci rivela il volto del Padre, la totale obbedienza del Cristo, la via dell’amore a cui lo Spirito ci forma. Sostiamo in ginocchio in prolungato silenzio, chiedendo allo Spirito che è in noi, di aiutarci a pregare con semplicità di cuore.

riTo Di ESPoSiZionE DEL SS.Mo SACrAMEnTo(Vedi rito pagine 11-14)

P Davanti all’Eucaristia, alla presenza di Cristo datore dello Spirito, uniamo ora le nostre voci in un’unica preghiera.

A Vieni Spirito Santo: tu dimori nel mio cuore e non cessi di rivelarmi il

volto del Padre.

Vieni Spirito Santo: Apri la mia mente, al mistero del Pane di vita, schiu-di il mio cuore perché esso possa trovarvi dimora, plasma la mia volontà perché sia ad esso conforme.

Vieni Spirito Santo: Santo e divino Spirito, aiutami a sfiorare il dono tota-

le del Cristo di fronte alla volontà del Padre, il disagio di Pietro di fronte a Gesù che si fa servo, la fede dei primi credenti nel memoriale di questa notte.

Vieni Spirito Santo: Spirito d’amore, vinci le mie resistenze allontana le

mie distrazioni perché il mio stare qui sia povero e se-reno, sia semplice e orante sia disarmato e raccolto.

SEConDo MoMEnTo Ascoltare Cristo, Parola di vita

G Dopo aver disposto il cuore alla preghiera, siamo invitati a metterci in ascolto della Parola di Dio. Vie-ne proclamata una pagina del Nuovo Testamento; l’assemblea è invitata a condividere la parola, l’e-spressione, la frase che è risuonata nel cuore di cia-scuno. Segue un prolungato momento di silenzio in cui ci possiamo rivolgere al Padre celeste, chieden-doci: «La parola, l’espressione, la frase risuonata in me, che cosa mi rivela del tuo amore, o Dio?».

A Gloria a te, o Cristo, re di eterna gloria.

L Io sono il pane vivo disceso dal cielo, dice il Signore.A Gloria a te o Cristo, re di eterna gloria.

Si possono proclamare uno o più dei brani riportati sotto o scelti dal sussidio: itinerario scritturistico: è il Signore.

P Il Signore sia con voi.A E con il tuo Spirito.

LA MoLTiPLiCAZionE DEi PAni

g Dal vangelo secondo Matteo (14,13-21) Nella morte del Battista, Gesù intravede il destino

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che lo attende: la vita passa dalla morte. Vorrebbe ritirarsi in un luogo deserto, ma la folla lo segue: ha sete della sua parola, ha fame della sua pre-senza. Gesù risponde a tali bisogni, con i gesti che il Padre stesso compirà su di lui quando verrà l’ora del compimento... Tutto è già anticipato, tutto è già fecondo.

P Quando Gesù venne a sapere che Giovanni Batti-sta era stato messo a morte, partì di là su una bar-ca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.

Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a com-prarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da man-giare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portate-meli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di seder-si sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

Parola del Signore.A Lode a te, o Cristo.

iL DiSCorSo SUL PAnE Di viTA

g Dal vangelo secondo giovanni (6,51-69) Il successo di Gesù con le folle dura poco. Lenta-

mente, di fronte alla portata del mistero che noi stessi stiamo adorando, le file si diradano. «Il

linguaggio è duro, chi può intenderlo?». «Volete andarvene anche voi?». Dio voglia che anche noi, nella preghiera, sentiamo sgorgare dal cuore l’at-to disarmato di Pietro che, con schiettezza, si fa portavoce dei Dodici ed esclama: «Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna».

P In quel tempo Gesù disse: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in veri-tà io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ulti-mo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Gesù disse queste cose, insegnando nella sinago-ga a Cafàrnao. Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spi-rito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tra-

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L’EUCAriSTiA

dito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nes-suno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».

Da quel momento molti dei suoi discepoli torna-rono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi ab-biamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

Parola del Signore.A Lode a te, o Cristo.

LA LAvAnDA DEi PiEDi

g Dal vangelo secondo giovanni (13,1-15) Il Padre ha posto tutto nelle mani del Figlio, ma

questi sceglie la via più povera, perché nessuno possa un giorno dire che per lui tale via è impossi-bile.

Pietro si sente terribilmente a disagio davanti al Maestro chinato ai suoi piedi: è lo stato d’animo che dovremmo provare tutti davanti al mistero eucaristico.

Nell’ora del dono supremo c’è anche un ospite scomodo che, a suo modo, partecipa al mistero del Cenacolo: Satana. Sì, proprio lui. Quasi a dire che il dono è possibile sempre, è fecondo sempre, anche quando sembra sprecato.

P Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola,

depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cin-se attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciu-garli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signo-re, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quel-lo che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».

Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue ve-sti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi fac-ciate come io ho fatto a voi».

Parola del Signore.A Lode a te, o Cristo.

L’ULTiMA CEnA

g Dal vangelo secondo Luca (22,7-23) Spezzò il pane: un gesto di cui è percepibile il ru-

more, il dolore, il prezzo. Il mistero che adoriamo è mistero di un pane spezzato, anche se l’ostia presentata per l’adorazione è “intera”.

Il sangue sparso: un’immagine di violenza, sem-pre attuale, oggi come ieri. L’incarnazione ne fa una via di salvezza, la porta su cui si affaccia la

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L’EUCAriSTiA

Nuova Alleanza, tanto attesa, tanto sperata, og-getto dell’annuncio dei profeti nelle pagine più grigie della storia di Israele.

P Venne il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva immolare la Pasqua. Gesù mandò Pietro e Gio-vanni dicendo: «Andate a preparare per noi, per-ché possiamo mangiare la Pasqua». Gli chiesero: «Dove vuoi che prepariamo?». Ed egli rispose loro: «Appena entrati in città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d’acqua; seguite-lo nella casa in cui entrerà. Direte al padrone di casa: “Il Maestro ti dice: Dov’è la stanza in cui pos-so mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una sala, grande e arredata; lì preparate». Essi andarono e trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.

Quando venne l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse loro: «Ho tanto deside-rato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: «Pren-detelo e fatelo passare tra voi, perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio». Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicen-do: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». E, dopo aver ce-nato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi».

«Ma ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me, sulla tavola. Il Figlio dell’uomo se ne va, secondo quanto è stabilito, ma guai a quell’uomo dal quale egli viene tradito!».

Parola del Signore.A Lode a te, o Cristo.

LA PrEghiErA AL gETSèMAni

g Dal vangelo secondo Marco (14,26-42) Pietro non accetta l’idea del tradimento. Eppure

è necessario. «Così sta scritto». Per mettere ogni cosa a disposizione di Dio, bisogna avere coscien-za del proprio nulla.

Nell’ora del dono e del tormento, i tre discepoli prediletti dormono. Hanno capito poco di quanto hanno vissuto, e colgono ancor meno quanto sta succedendo. Incoscienza assoluta. La spoliazione di Gesù è già iniziata...

Lentamente sarà privato di tutto: dei discepoli, della dignità, delle vesti, della benedizione e... del Padre!

P Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Gesù disse loro: «Tutti rimarrete scan-dalizzati, perché sta scritto: Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse. Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!». Gesù gli disse: «In verità io ti dico: proprio tu, oggi, que-sta notte, prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». Ma egli, con grande insi-stenza, diceva: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dicevano pure tutti gli altri.

Giunsero a un podere chiamato Getsèmani ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». Poi, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora. E diceva: «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu». Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pie-

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L’EUCAriSTiA

tro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Si allontanò di nuovo e pregò dicendo le stesse parole. Poi venne di nuovo e li trovò addor-mentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti, e non sapevano che cosa rispondergli. Venne per la terza volta e disse loro: «Dormite pure e riposa-tevi! Basta! È venuta l’ora: ecco, il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. Alzate-vi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».

Parola del Signore.A Lode a te, o Cristo.

ALLE origini DELL’EUCAriSTiA

g Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (11,20-29)

Una ventina d’anni è passata dal dono supremo di Cristo nel Cenacolo e i credenti di Corinto hanno già sfìgurato il tesoro loro consegnato. Paolo deve intervenire. E lo fa con fermezza, scuotendo la co-munità.

Il suo è l’invito a un esame di coscienza che resta attuale, perché il dono di un Dio che si lascia affer-rare, spezzare, distribuire, mangiare - persino di-sprezzare - senza dire una parola, è esposto, oggi come ieri, al pericolo di essere sfigurato.

P Fratelli, quando dunque vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore. Ciascuno infatti, quando siete a tavola, comincia a prendere il proprio pasto e così uno ha fame, l’al-tro è ubriaco. Non avete forse le vostre case per mangiare e per bere? O volete gettare il disprezzo sulla Chiesa di Dio e umiliare chi non ha niente? Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo!

Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». Ogni volta in-fatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga. Perciò chiunque mangia il pane o beve al calice del Signore in modo indegno, sarà colpevo-le verso il corpo e il sangue del Signore. Ciascuno, dunque, esamini se stesso e poi mangi del pane e beva dal calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna.

Parola del Signore.A Lode a te, o Cristo.

Altri testi possono essere valorizzati: il rinnegamento di Pietro (Lc 22,54-62); la domanda di Pilato (Gv 18,33-40); l’incontro di Emmaus (Lc 24,13-35); l’inno alla carità (1Cor 13,1-13); la via cristiana (Fil 2,5-11) (Vedi Seconda parte: da pagina 35).

Dopo alcuni istanti di silenzio, la Guida invita i presenti a lasciar risuonare la parola, l’espressione o la frase del bra-no che più li ha colpiti.

G Segue un momento prolungato di silenzio in cui ciascuno, personalmente, può rivolgersi a Dio con questa domanda: «Questa parola che mi ha colpi-to, cosa mi dice del tuo amore di Padre? Cosa mi rivela di te?». Nel silenzio lo Spirito risponderà a ciascuno, suscitando adorazione, lode, gratitudi-ne, abbandono.

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L’EUCAriSTiA

TErZo MoMEnTo Adorare Cristo, Pane di vita

Durante questi quindici minuti, ognuno assuma la posizio-ne che meglio lo aiuta a esprimere l’adorazione: seduto, in-ginocchiato, in piedi. La guida può suggerire un gesto che, nel silenzio e nella discrezione, può essere valorizzato dai presenti.

G Quando la Parola non sosta solo nella mente ma trova anche uno spiraglio per penetrare nel cuore, essa si traduce spontaneamente in adorazione, gratitudine, richiesta di perdono, preghiera.

Chi lo desidera, può esprimere ciò nel silenzio di un gesto, compiuto lentamente e in modo raccolto.

iL gESTo DEL grAno

Ai piedi dell’altare viene preparato un sacco colmo di grano e un cesto vuoto. Chi lo desidera può esprimere la propria adesione alla “logica eucaristica”, prendendo una mancia-ta di grano dal sacco e deponendola nella cesta. Sia un atto di affidamento pieno e silenzioso a Dio.

G Ogni seme, per essere fecondo, deve essere de-posto nella terra, permettere alla vita di spezzar-ne il guscio, quindi germogliare, maturare, essere reciso, macinato.

In un piccolo seme è racchiuso un grande mistero: il mistero dell’Eucaristia, espressione che evoca il dono, la gratitudine, la festa, ma anche il sacrifi-cio, la morte, l’offerta.

iL gESTo DELL’inCEnSo

Ai piedi dell’altare viene portato un braciere con braci in-candescenti e, accanto ad esso, un piccolo vassoio pieno

d’incenso. Chi lo desidera può esprimere il suo atto di ado-razione ponendo un po’ di incenso nel braciere e sostando per qualche istante, in adorazione, davanti all’altare.

G L’offerta dell’incenso, da sempre, è segno di ado-razione. Non si dimentichi che è con questo gesto che, in Matteo, i Magi d’Oriente si chinano davan-ti al mistero dell’incarnazione.

iL gESTo DEL SASSo

In un grande cesto vicino all’altare sono raccolti diversi sas-si. Accanto al cesto sono disponibili alcuni pennarelli. Chi lo desidera può prendere un sasso, scrivervi un sostantivo, un aggettivo o un verbo che esprime un tratto del mistero che sta adorando (ad esempio: «dono»; «gratuità», «servi-re»...), per poi deporlo sull’altare.

G Quando il pio ebreo visita le tombe dei propri cari depone su di esse, in segno di solidarietà, un sas-so. Esso evoca l’eternità della promessa di Dio, il permanere della vita al di là della morte, il rifugio sicuro offerto dal Padre celeste.

iL gESTo DEL LUMino

All’inizio dell’adorazione a ognuno è stato consegnato un piccolo lume. Sull’altare accanto al Santissimo, arde una lampada o un cero. Chi lo desidera può ora accendere il proprio lume al cero e deporlo in un luogo indicato dalla guida. Potrebbe essere significativo comporre, attraverso i lumini, il disegno di una croce o di una coppa, o il disegno stesso dell’Ostia.

G La luce è un simbolo carico di significato. Nella liturgia cristiana esso esprime la Risurrezione, la Vita, la Presenza. Tali doni non ci appartengo-

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L’EUCAriSTiA

no: possono essere solo attinti da Cristo, luce del mondo.

iL gESTo DEL «Dono Di PAroLA»

In un cesto sotto la mensa sono stati messi tanti rotolini di carta: si tratta di singole pagine di vangelo, arrotolate e confezionate come piccoli messaggi. Dopo un atto di ado-razione, chi lo desidera può avvicinarsi e prenderne uno, con semplicità di cuore, lasciando poi che il «dono di Paro-la» tocchi la sua vita e la pagina ricevuta diventi lievito per sé e per gli altri.

G Gesù sfama l’umanità con la sua Parola e con la sua stessa vita. Parola ed Eucaristia sono un tutt’uno per il cristiano: la prima si compie nel-la seconda. L’accoglienza della Parola trova la sua prova di autenticità in un comportamento sempre più conforme a quello di Cristo.

qUArTo MoMEnTo Pregare in Cristo, nostra vita

G Gesù nell’Eucaristia è dono pieno, totale … Nes-

suno può contemplare tale mistero e rimanere chiuso in se stesso. Per forza di cose, la “spinta” che scaturisce da una autentica adorazione è un invito a conformare a tale mistero la vita.

L’azione dello Spirito forma il Cristo in noi facen-dolo agire nella nostra carità, facendolo crescere nella nostra vita.

Nel quarto momento dell’adorazione siamo invi-tati a dar voce allo Spirito che nei nostri cuori fa sua la preghiera di Gesù: «Abbà, Padre». Affidia-mo a tale grido persone e situazioni a noi note.

L’adorazione comunitaria può quindi terminare con uno degli inni cari alla tradizione eucaristica della Chiesa.

Il Presbitero, con queste o altre parole, invita i presenti alla preghiera.I fedeli si alzano in piedi.

P Fratelli e sorelle, Cristo, presente a noi nel segno del suo Corpo e del suo Sangue, si offre al Padre per la salvezza del mondo intero. Deponiamo in questa sua offerta le persone e le situazioni che ci stanno maggiormente a cuore, pensando non solo alle nostre famiglie, ma al mondo intero; non solo alla nostra comunità cristiana ma a tutta la Chiesa; non solo alle situazioni di bisogno, ma anche ai tanti semi di speranza che per crescere hanno bisogno di grazia e preghiera. Ad ogni in-tenzione spontanea rispondiamo dicendo: Padre, ci affidiamo al tuo amore.

A Padre ci affidiamo al tuo amore.

Seguono gli interventi spontanei dei presenti. Al termine, il Presbitero li invita ad unire le voci nell’invocazione che compendia tutta la preghiera cristiana.

P In piena sintonia con lo Spirito che grida «Abbà, Padre», cantiamo insieme la preghiera che Cristo ci ha lasciato: Padre nostro...

BEnEDiZionE EUCAriSTiCA

L’Adorazione comunitaria termina con la benedizione eu-caristica e reposizione del SS.mo Sacramento, come indi-cato nel rito riportato nelle pagine 11-14.

(Testo scritto con il sussidio: “State qui vegliate con me” Ed. S. Paolo.)

Seconda parte

LA PAroLA: presenza

che illuminail cammino

è iL SignorE: EUCAriSTiA, MiSTEro DA CELEBrArE

• La dimora di Dio è presso gli uomini • Questo è il mio corpo

• Fate questo in memoria di me• Io sono con voi

• La presenza di Cristo Risortonel mistero eucaristico secondo le Scritture

“… disse a Pietro «è il Signore» …” (Gv 21,7)“… E noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23)

“… Lo Spirito e la sposa dicono «Vieni!»” (Ap 22,17)“… Colui che attesta queste cose dice «Sì, vengo presto!» Amen” (Ap 22,20)

Annunciamo la tua morte, Signore,proclamiamo la tua risurrezione,

in attesa della tua venuta (dalla Liturgia)

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LA PAroLA

1. “Fissa la tenda in Giacobbe. Ho posto le mie radici in mezzo al popolo …” (Sir 24,1-21)

2. “Ho posto le mie delizie tra i figli dell’uomo …” (Pr 8,22-31)

3. “Ha preparato il vino e ha imbandito la tavola” (Pr 9,1-6)

Traccia di catechesi biblica sull’Eucaristia

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Nel misterioso disegno del suo amore, fin dall’inizio Dio decide di rendersi presente tra gli uomini sceglien-do di entrare nella storia di un popolo che sarà “forte con Dio”: Israele.

“fiSSA LA TEnDA in giACoBBE. ho PoSTo LE MiE rADiCi in MEZZo AL PoPoLo…”Siracide 24,1-21

La sapienza fa il proprio elogio, in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria. Nell’assemblea dell’Altissi-mo apre la bocca, dinanzi alle sue schiere proclama la sua gloria: “Io sono uscita dalla bocca dell’Altissimo e come nube ho ricoperto la terra. Io ho posto la mia dimora lassù, il mio trono era su una colonna di nubi. Ho percorso da sola il giro del cielo, ho passeggiato nelle profondità degli abissi. Sulle onde del mare e su tutta la terra, su ogni popolo e nazione ho preso dominio. Fra tutti questi ho cercato un luogo di riposo, qualcuno nel cui territorio potessi risiedere. Allora il creatore dell’universo mi diede un ordine, colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda e mi disse: “Fissa la tenda in Giacobbe e prendi eredità in Israele”. Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi ha creato, per tutta l’eternità non verrò meno. Nella tenda santa davanti a lui ho officiato e così mi sono stabilita in Sion. Nella città che egli ama mi ha fatto abitaree in Gerusalemme è il mio potere. Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso, nella porzione del Signore è la mia eredità. Sono cresciuta come un cedro sul Libano, come un cipresso sui monti dell’Ermon. Sono cresciuta come una palma in Engàddi e come le piante di rose in Gerico, come un ulivo maestoso nella pianura e come un platano mi sono elevata. Come cinnamòmo e balsamo di aromi, come mirra scelta ho sparso profumo, come gàlbano, ònice e storace, come nuvola d’incenso nella tenda. Come un terebinto io ho esteso i miei rami e i miei rami sono piacevoli e belli. Io come vite ho prodotto splendidi germogli e i miei fiori danno frutti di gloria e ricchezza. Io sono la madre del bell’amore e del timore, della conoscenza e della santa speranza; [eterna, sono donata a tutti i miei figli, a coloro che sono scelti da lui.] Avvicinatevi a me, voi che mi desiderate, e saziatevi dei miei frutti, perché il ricordo di me è più dolce del miele, il possedermi vale più del favo di miele. Quanti si nutrono di me avranno ancora fame e quanti bevono di me avranno ancora sete.

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LA PAroLA

“ho PoSTo LE MiE DELiZiE frA i figLi DELL’UoMo…”Proverbi 8,22-31

Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, all’origine. Dall’eternità sono stata formata, fin dal principio, dagli inizi della terra. Quando non esistevano gli abissi, io fui generata, quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d’acqua; prima che fossero fissate le basi dei monti, prima delle colline, io fui generata, quando ancora non aveva fatto la terra e i campi né le prime zolle del mondo. Quando egli fissava i cieli, io ero là; quando tracciava un cerchio sull’abisso, quando condensava le nubi in alto, quando fissava le sorgenti dell’abisso, quando stabiliva al mare i suoi limiti, così che le acque non ne oltrepassassero i confini, quando disponeva le fondamenta della terra, io ero con lui come artefice ed ero la sua delizia ogni giorno: giocavo davanti a lui in ogni istante, giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo.

“hA PrEPArATo iL vino E hA iMBAnDiTo LA TAvoLA…”Proverbi 9,1-6

La sapienza si è costruita la sua casa, ha intagliato le sue sette colonne. Ha ucciso il suo bestiame, ha pre-parato il suo vino e ha imbandito la sua tavola. Ha mandato le sue ancelle a proclamare sui punti più alti della città: “Chi è inesperto venga qui!”. A chi è privo di senno ella dice: “Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato. Abbandonate l’inesperienza e vivrete, andate diritti per la via dell’intelligenza”.

2

Da sempre, l’illusione dell’uomo di raggiungere Dio e di impossessarsi di Lui attraverso i suoi sforzi titanici: far scendere Dio sulla terra e fissare la sua dimora dentro una casa costruita da mani d’uomo, per usarlo

a proprio piacimento.

1. “Fabbrichiamoci una torre che tocchi il cielo…” (Gen 11,1-9) 2. “Erigerai la dimora…” (Es 40,1-38)3. Davide vuole edificare una casa al Signore. La notte di Natan. “Vedi, io abito in una casa di cedro

mentre, l’arca di Dio sta sotto i teli di una tenda…” (2 Sam 7,1-17)4. Il Signore rifiuta e dice: “Io ti edificherò una casa” (2 Sam 7,18-29)5. “Tuo figlio…lui edificherà il tempio al mio nome…” (1 Re 5,15-20)6. “Ma è proprio vero che Dio abita sula terra?” (1 Re 8,22-30)

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LA PAroLA

“fABBriChiAMoCi UnA TorrE ChE ToCChi iL CiELo…”Genesi 11,1-9

Tutta la terra aveva un’unica lingua e uniche parole. Emigrando dall’oriente, gli uomini capitarono in una pianura nella regione di Sinar e vi si stabilirono. Si dissero l’un l’altro: “Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco”. Il mattone servì loro da pietra e il bitume da malta. Poi dissero: “Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo, e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra”. Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che i figli degli uomini stavano costruendo. Il Signore disse: “Ecco, essi sono un unico popolo e hanno tutti un’unica lingua; questo è l’inizio della loro opera, e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l’uno la lingua dell’altro”. Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città.

Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra.

“ErigErAi LA DiMorA…” Esodo 40,1-38

Il Signore parlò a Mosè e gli disse: “Il primo giorno del primo mese erigerai la Dimora, la tenda del conve-gno. Dentro vi collocherai l’arca della Testimonianza, davanti all’arca tenderai il velo. Vi introdurrai la tavola e disporrai su di essa ciò che vi deve essere disposto; introdurrai anche il candelabro e vi preparerai sopra le sue lampade. Metterai l’altare d’oro per l’incenso davanti all’arca della Testimonianza e porrai infine la cortina all’ingresso della tenda. Poi metterai l’altare degli olocausti di fronte all’ingresso della Dimora, della tenda del convegno. Metterai il bacino fra la tenda del convegno e l’altare e vi porrai l’acqua. Disporrai il recinto tutt’attorno e metterai la cortina alla porta del recinto. Poi prenderai l’olio dell’unzione e ungerai con esso la Dimora e quanto vi sarà dentro, e la consacrerai con tutti i suoi accessori; così diventerà cosa santa. Ungerai anche l’altare degli olocausti e tutti i suoi accessori; consacrerai l’altare e l’altare diventerà cosa santissima.

Ungerai anche il bacino con il suo piedistallo e lo consacrerai. Poi farai avvicinare Aronne e i suoi figli all’in-gresso della tenda del convegno e li farai lavare con acqua. Farai indossare ad Aronne le vesti sacre, lo ungerai, lo consacrerai e così egli eserciterà il mio sacerdozio. Farai avvicinare anche i suoi figli e farai loro indossare le tuniche. Li ungerai, come avrai unto il loro padre, e così eserciteranno il mio sacerdozio; in tal modo la loro unzione conferirà loro un sacerdozio perenne, per le loro generazioni”. Mosè eseguì ogni cosa come il Signore gli aveva ordinato: così fece. Nel secondo anno, nel primo giorno del primo mese fu eretta la Dimora. Mosè eresse la Dimora: pose le sue basi, dispose le assi, vi fissò le traverse e rizzò le colonne; poi stese la tenda sopra la Dimora e dispose al di sopra la copertura della tenda, come il Signore gli aveva ordinato. Prese la Te-stimonianza, la pose dentro l’arca, mise le stanghe all’arca e pose il propiziatorio sull’arca; poi introdusse l’arca nella Dimora, collocò il velo che doveva far da cortina e lo tese davanti all’arca della Testimonianza, come il Signore aveva ordinato a Mosè. Nella tenda del convegno collocò la tavola, sul lato settentrionale della Di-mora, al di fuori del velo. Dispose su di essa il pane, in focacce sovrapposte, alla presenza del Signore, come il Signore aveva ordinato a Mosè. Collocò inoltre il candelabro nella tenda del convegno, di fronte alla tavola,

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LA PAroLA

sul lato meridionale della Dimora, e vi preparò sopra le lampade davanti al Signore, come il Signore aveva ordinato a Mosè. Collocò poi l’altare d’oro nella tenda del convegno, davanti al velo, e bruciò su di esso l’in-censo aromatico, come il Signore aveva ordinato a Mosè. Mise infine la cortina all’ingresso della Dimora. Poi collocò l’altare degli olocausti all’ingresso della Dimora, della tenda del convegno, e offrì su di esso l’olocausto e l’offerta, come il Signore aveva ordinato a Mosè. Collocò il bacino fra la tenda del convegno e l’altare e vi mise dentro l’acqua per le abluzioni. Mosè, Aronne e i suoi figli si lavavano con essa le mani e i piedi: quando entravano nella tenda del convegno e quando si accostavano all’altare, essi si lavavano, come il Signore aveva ordinato a Mosè. Infine eresse il recinto intorno alla Dimora e all’altare e mise la cortina alla porta del recinto. Così Mosè terminò l’opera. Allora la nube coprì la tenda del convegno e la gloria del Signore riempì la Dimora. Mosè non poté entrare nella tenda del convegno, perché la nube sostava su di essa e la gloria del Signore riempiva la Dimora. Per tutto il tempo del loro viaggio, quando la nube s’innalzava e lasciava la Dimora, gli Israeliti levavano le tende. Se la nube non si innalzava, essi non partivano, finché non si fosse innalzata. Per-ché la nube del Signore, durante il giorno, rimaneva sulla Dimora e, durante la notte, vi era in essa un fuoco, visibile a tutta la casa d’Israele, per tutto il tempo del loro viaggio.

DAviDE vUoLE EDifiCArE UnA CASA AL SignorE. LA noTTE Di nATAn“vEDi, io ABiTo in UnA CASA Di CEDro MEnTrE, L’ArCA Di Dio STA SoTTo i TELi Di UnA TEnDA...”2 Samuele 7,1-17

Il re, quando si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato riposo da tutti i suoi nemici all’intorno, disse al profeta Natan: “Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l’arca di Dio sta sotto i teli di una tenda”. Natan rispose al re: “Va’, fa’ quanto hai in cuor tuo, perché il Signore è con te”.

Ma quella stessa notte fu rivolta a Natan questa parola del Signore: “Va’ e di’ al mio servo Davide: Così dice il Signore: “Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Io infatti non ho abitato in una casa da quando ho fatto salire Israele dall’Egitto fino ad oggi; sono andato vagando sotto una tenda, in un padiglione. Duran-te tutto il tempo in cui ho camminato insieme con tutti gli Israeliti, ho forse mai detto ad alcuno dei giudici d’Israele, a cui avevo comandato di pascere il mio popolo Israele: Perché non mi avete edificato una casa di cedro?” “Ora dunque dirai al mio servo Davide: Così dice il Signore degli eserciti: “Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi capo del mio popolo Israele. Sono stato con te dovunque sei andato, ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te e renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra. Fisserò un luogo per Israele, mio popolo, e ve lo pianterò perché vi abiti e non tremi più e i malfattori non lo opprimano come in passato e come dal giorno in cui avevo stabilito dei giudici sul mio popolo Israele. Ti darò riposo da tutti i tuoi nemici. Il Signore ti annuncia che farà a te una casa. Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno.

Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile il trono del suo regno per sempre. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio: con questa metafora si indica la strettissima relazione che si costituisce tra Dio e il re al momento dell’ascesa al trono (cfr. Sal 2,7; cfr. Sal 89,27).

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LA PAroLA

Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio. Se farà il male, lo colpirò con verga d’uomo e con percosse di figli d’uomo, ma non ritirerò da lui il mio amore, come l’ho ritirato da Saul, che ho rimosso di fronte a te. La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a te, il tuo trono sarà reso stabile per sempre””. Natan parlò a Davide secondo tutte queste parole e secondo tutta questa visione.

iL SignorE rifiUTA E DiCE: “io Ti EDifiChErÒ UnA CASA”2 Samuele 7,18-29

Allora il re Davide andò a presentarsi davanti al Signore e disse: “Chi sono io, Signore Dio, e che cos’è la mia casa, perché tu mi abbia condotto fin qui? E questo è parso ancora poca cosa ai tuoi occhi, Signore Dio: tu hai parlato anche della casa del tuo servo per un lontano avvenire: e questa è la legge per l’uomo, Signore Dio! Che cosa potrebbe dirti di più Davide? Tu conosci il tuo servo, Signore Dio! Per amore della tua parola e secondo il tuo cuore, hai compiuto tutte queste grandi cose, manifestandole al tuo servo. Tu sei davvero gran-de, Signore Dio! Nessuno è come te e non vi è altro Dio fuori di te, proprio come abbiamo udito con i nostri orecchi. E chi è come il tuo popolo, come Israele, unica nazione sulla terra che Dio è venuto a riscattare come popolo per sé e a dargli un nome operando cose grandi e stupende, per la tua terra, davanti al tuo popolo che ti sei riscattato dalla nazione d’Egitto e dai suoi dèi? Hai stabilito il tuo popolo Israele come popolo tuo per sempre, e tu, Signore, sei diventato Dio per loro. Ora, Signore Dio, la parola che hai pronunciato sul tuo servo e sulla sua casa confermala per sempre e fa’ come hai detto. Il tuo nome sia magnificato per sempre così: “Il Signore degli eserciti è il Dio d’Israele!”. La casa del tuo servo Davide sia dunque stabile davanti a te! Poiché tu, Signore degli eserciti, Dio d’Israele, hai rivelato questo al tuo servo e gli hai detto: “Io ti edificherò una casa!”. Perciò il tuo servo ha trovato l’ardire di rivolgerti questa preghiera. Ora, Signore Dio, tu sei Dio, le tue parole sono verità. Hai fatto al tuo servo queste belle promesse. Dégnati dunque di benedire ora la casa del tuo servo, perché sia sempre dinanzi a te! Poiché tu, Signore Dio, hai parlato e per la tua benedizione la casa del tuo servo è benedetta per sempre!”.

“TUo figLio…LUi EDifiChErà iL TEMPio AL Mio noME…”1 Re 5,15-20

Chiram, re di Tiro, mandò i suoi servi da Salomone, perché aveva sentito che l’avevano unto re al posto di suo padre; infatti Chiram era sempre stato amico di Davide. Salomone mandò a dire a Chiram: ”Tu sai che Davide, mio padre, non ha potuto edificare un tempio al nome del Signore, suo Dio, a causa delle guerre che i nemici gli mossero da tutte le parti, finché il Signore non li prostrò sotto la pianta dei suoi piedi. Ora il Signore, mio Dio, mi ha dato pace da ogni parte e non ho né avversari né particolari difficoltà. Ecco, ho deciso di edifi-care un tempio al nome del Signore, mio Dio, come ha detto il Signore a Davide, mio padre: “Tuo figlio, che io porrò al tuo posto sul tuo trono, lui edificherà il tempio al mio nome”. Ordina, dunque, che si taglino per me cedri del Libano; i miei servi saranno con i tuoi servi e io ti darò come salario per i tuoi servi quanto fisserai. Tu sai bene, infatti, che fra noi nessuno è capace di tagliare il legname come sanno fare quelli di Sidone”.

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“MA è ProPrio vEro ChE Dio ABiTA SULLA TErrA?”1 Re 8,22- 30

Poi Salomone si pose davanti all’altare del Signore, di fronte a tutta l’assemblea d’Israele e, stese le mani verso il cielo, disse: “Signore, Dio d’Israele, non c’è un Dio come te, né lassù nei cieli né quaggiù sulla terra! Tu mantieni l’alleanza e la fedeltà verso i tuoi servi che camminano davanti a te con tutto il loro cuore. Tu hai mantenuto nei riguardi del tuo servo Davide, mio padre, quanto gli avevi promesso; quanto avevi detto con la bocca l’hai adempiuto con la tua mano, come appare oggi. Ora, Signore, Dio d’Israele, mantieni nei riguardi del tuo servo Davide, mio padre, quanto gli hai promesso dicendo: “Non ti mancherà mai un discendente che stia davanti a me e sieda sul trono d’Israele, purché i tuoi figli veglino sulla loro condotta, camminando davanti a me come hai camminato tu davanti a me”. Ora, Signore, Dio d’Israele, si adempia la tua parola, che hai rivolto al tuo servo Davide, mio padre!

Ma è proprio vero che Dio abita sulla terra? Ecco, i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa che io ho costruito! Volgiti alla preghiera del tuo servo e alla sua supplica, Signore, mio Dio, per ascoltare il grido e la preghiera che il tuo servo oggi innalza davanti a te! Siano aperti i tuoi occhi notte e giorno verso questa casa, verso il luogo di cui hai detto: “Lì porrò il mio nome!”. Ascolta la preghiera che il tuo servo innalza in questo luogo.

Ascolta la supplica del tuo servo e del tuo popolo Israele, quando pregheranno in questo luogo. Ascoltali nel luogo della tua dimora, in cielo; ascolta e perdona!

3

Dio si sottrae al tentativo dell’uomo di vederlo, comprenderlo e di impossessarsi di Lui magicamente. Nono-stante il suo desiderio, l’uomo intravede Dio solo di spalle. L’incontro di Dio con l’uomo accade attraverso

una lotta perenne; l’uomo cerca e domanda e lotta, mentre Dio lo precede e lo raggiunge di sua libera inizia-tiva. E l’esperienza dell’incontro diventa luogo e memoriale della sua presenza.

1. “Certo il Signore è in questo luogo… questa è proprio la casa di Dio” (Gen 28,10-22)2. “Dimmi il tuo nome… ho visto Dio faccia a faccia” (Gen 32,23-32)3. “Mostrami il tuo volto, la tua faccia… si pose un velo sul viso” (Es 33,18-22; 34,1-9; 34,29-35;

2 Cor 3,7-4,6)

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“CErTo iL SignorE è in qUESTo LUogo…qUESTA è ProPrio LA CASA Di Dio”Genesi 28,10-22

Giacobbe partì da Bersabea e si diresse verso Carran. Capitò così in un luogo, dove passò la notte, perché il sole era tramontato; prese là una pietra, se la pose come guanciale e si coricò in quel luogo. Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco, gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa. Ecco, il Signore gli stava davanti e disse: “Io sono il Signore, il Dio di Abramo, tuo pa-dre, e il Dio di Isacco. A te e alla tua discendenza darò la terra sulla quale sei coricato. La tua discendenza sarà innumerevole come la polvere della terra; perciò ti espanderai a occidente e a oriente, a settentrione e a mez-zogiorno. E si diranno benedette, in te e nella tua discendenza, tutte le famiglie della terra. Ecco, io sono con te e ti proteggerò dovunque tu andrai; poi ti farò ritornare in questa terra, perché non ti abbandonerò senza aver fatto tutto quello che ti ho detto”. Giacobbe si svegliò dal sonno e disse: “Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo”. Ebbe timore e disse: “Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo”. La mattina Giacobbe si alzò, prese la pietra che si era posta come guanciale, la eresse come una stele e versò olio sulla sua sommità. E chiamò quel luogo Betel, mentre prima di allora la città si chiamava Luz. Giacobbe fece questo voto: “Se Dio sarà con me e mi proteggerà in questo viaggio che sto facendo e mi darà pane da mangiare e vesti per coprirmi, se ritornerò sano e salvo alla casa di mio padre, il Signore sarà il mio Dio. Questa pietra, che io ho eretto come stele, sarà una casa di Dio; di quanto mi darai, io ti offrirò la decima”.

“DiMMi iL TUo noME ho viSTo Dio fACCiA A fACCiA”Genesi 32,23-32

Durante quella notte egli si alzò, prese le due mogli, le due schiave, i suoi undici bambini e passò il guado dello Iabbok. Li prese, fece loro passare il torrente e portò di là anche tutti i suoi averi. Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell’aurora. Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all’artico-lazione del femore e l’articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui.

Quello disse: “Lasciami andare, perché è spuntata l’aurora”. Giacobbe rispose: “Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto!”. Gli domandò: “Come ti chiami?”. Rispose: “Giacobbe”. Riprese: “Non ti chiamerai più Gia-cobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!”. Giacobbe allora gli chiese: “Svelami il tuo nome”. Gli rispose: “Perché mi chiedi il nome?”. E qui lo benedisse. Allora Giacobbe chiamò quel luogo Penuèl: “Davvero - disse - ho visto Dio faccia a faccia, eppure la mia vita è rimasta salva”. Spuntava il sole, quando Giacobbe passò Penuèl e zoppicava all’anca.

“MoSTrAMi iL TUo voLTo, LA TUA fACCiA… Si PoSE Un vELo SUL viSo”Esodo 33,18-22

Gli disse: “Mostrami la tua gloria!”. Rispose: “Farò passare davanti a te tutta la mia bontà e proclamerò il mio nome, Signore, davanti a te. A chi vorrò far grazia farò grazia e di chi vorrò aver misericordia avrò miseri-

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cordia”. Soggiunse: “Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo”.Aggiunse il Signore: “Ecco un luogo vicino a me. Tu starai sopra la rupe: quando passerà la mia gloria, io ti

porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano, finché non sarò passato.”

Esodo 34,1-9 Il Signore disse a Mosè: “Taglia due tavole di pietra come le prime. Io scriverò su queste tavole le parole

che erano sulle tavole di prima, che hai spezzato. Tieniti pronto per domani mattina: domani mattina salirai sul monte Sinai e rimarrai lassù per me in cima al monte. Nessuno salga con te e non si veda nessuno su tutto il monte; neppure greggi o armenti vengano a pascolare davanti a questo monte”. Mosè tagliò due tavole di pietra come le prime; si alzò di buon mattino e salì sul monte Sinai, come il Signore gli aveva comandato, con le due tavole di pietra in mano. Allora il Signore scese nella nube, si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore. Il Signore passò davanti a lui, proclamando: “Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà, che conserva il suo amore per mille generazioni, che perdona la col-pa, la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza punizione, che castiga la colpa dei padri nei figli e nei figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione”. Mosè si curvò in fretta fino a terra e si prostrò. Disse: “Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sì, è un popolo di dura cervice, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa’ di noi la tua eredità”.

Esodo 34,29-35Quando Mosè scese dal monte Sinai - le due tavole della Testimonianza si trovavano nelle mani di Mosè

mentre egli scendeva dal monte - non sapeva che la pelle del suo viso era diventata raggiante, poiché aveva conversato con lui. Ma Aronne e tutti gli Israeliti, vedendo che la pelle del suo viso era raggiante, ebbero timo-re di avvicinarsi a lui. Mosè allora li chiamò, e Aronne, con tutti i capi della comunità, tornò da lui. Mosè parlò a loro. Si avvicinarono dopo di loro tutti gli Israeliti ed egli ingiunse loro ciò che il Signore gli aveva ordinato sul monte Sinai. Quando Mosè ebbe finito di parlare a loro, si pose un velo sul viso. Quando entrava davanti al Signore per parlare con lui, Mosè si toglieva il velo, fin quando non fosse uscito. Una volta uscito, riferiva agli Israeliti ciò che gli era stato ordinato. Gli Israeliti, guardando in faccia Mosè, vedevano che la pelle del suo viso era raggiante. Poi egli si rimetteva il velo sul viso, fin quando non fosse di nuovo entrato a parlare con il Signore.

2 Corinzi 3,7-18Se il ministero della morte, inciso in lettere su pietre, fu avvolto di gloria al punto che i figli d’Israele non

potevano fissare il volto di Mosè a causa dello splendore effimero del suo volto, quanto più sarà glorioso il ministero dello Spirito? Se già il ministero che porta alla condanna fu glorioso, molto di più abbonda di gloria il ministero che porta alla giustizia. Anzi, ciò che fu glorioso sotto quell’aspetto, non lo è più, a causa di questa gloria incomparabile. Se dunque ciò che era effimero fu glorioso, molto più lo sarà ciò che è duraturo. Forti di tale speranza, ci comportiamo con molta franchezza e non facciamo come Mosè che poneva un velo sul suo volto, perché i figli d’Israele non vedessero la fine di ciò che era solo effimero. Ma le loro menti furono

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indurite; infatti fino ad oggi quel medesimo velo rimane, non rimosso, quando si legge l’Antico Testamento, perché è in Cristo che esso viene eliminato. Fino ad oggi, quando si legge Mosè, un velo è steso sul loro cuore; ma quando vi sarà la conversione al Signore, il velo sarà tolto. Il Signore è lo Spirito e, dove c’è lo Spirito del Signore, c’è libertà. E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore.

2 Corinzi 4,1-6Perciò, avendo questo ministero, secondo la misericordia che ci è stata accordata, non ci perdiamo d’ani-

mo. Al contrario, abbiamo rifiutato le dissimulazioni vergognose, senza comportarci con astuzia né falsifican-do la parola di Dio, ma annunciando apertamente la verità e presentandoci davanti a ogni coscienza umana, al cospetto di Dio. E se il nostro Vangelo rimane velato, lo è in coloro che si perdono: in loro, increduli, il dio di questo mondo ha accecato la mente, perché non vedano lo splendore del glorioso vangelo di Cristo, che è immagine di Dio. Noi infatti non annunciamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore: quanto a noi, siamo i vostri servitori a causa di Gesù. E Dio, che disse: “Rifulga la luce dalle tenebre”, rifulse nei nostri cuori, per far ri-splendere la conoscenza della gloria di Dio sul volto di Cristo.

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La lunga storia della manifestazione di Dio (“dopo aver parlato in diversi modi e tempi”) diventata storia di salvezza per l’uomo è portata al suo compimento e pienezza (“negli ultimi tempi”) nel Logos fatto carne-

uomo: “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). È la Parola eterna e increata di Dio che si inabissa nel silenzio impotente dell’uomo per rifare in lui la propria originaria somiglianza con Dio. Scandalo e stoltezza di Dio: mistero d’amore. L’uomo non deve più arrampicarsi e salire, per incontrare Dio, ma solo acconsentire d’essere raggiunto da Lui nella discesa verso la morte.

vEnnE AD ABiTArE in MEZZo A noi” Giovanni 1,1-14

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato

1. “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,1-14)2. “Verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,1-31)

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da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.

“vErrEMo A LUi E PrEnDErEMo DiMorA PrESSo Di LUi” Giovanni 14,1-31

Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via”. Gli disse Tommaso: “Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo cono-scere la via?”. Gli disse Gesù: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto”. Gli disse Filippo: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”. Gli rispose Gesù: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò. Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui”. Gli disse Giuda, non l’Iscariota: “Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?”. Gli rispose Gesù: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al

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Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate. Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco. Alzatevi, andiamo via di qui”.

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Ripartiamo da alcuni “segni” antichi con i quali l’uomo è chiamato a riconoscere la presenza di Dio nella storia della salvezza, dentro la storia di un popolo, Israele (segni naturali-agenti atmosferici...):

- il pane e il vino dell’oblazione pura e santa del sacerdozio spirituale;- la fiaccola ardente tra le vittime squartate a sancire il patto unilaterale di Dio con l’uomo; - la voce di silenzio sottile che sorprende ogni attesa;- carne e focacce azzime consumate dal fuoco sacrificale;- una pagnotta d’orzo che rotola nel campo nemico, a significare la potenza di Dio che si manifesta nella

debolezza.

“ offrÌ PAnE E vino… SiA BEnEDETTo ABrAM”Genesi 14,17-24

Quando Abram fu di ritorno, dopo la sconfitta di Chedorlaòmer e dei re che erano con lui, il re di Sòdoma gli uscì incontro nella valle di Save, cioè la valle del Re. Intanto Melchìsedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abram con queste parole: “Sia benedetto Abram dal Dio altissimo, creatore del cielo e della terra, e benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha messo in mano i tuoi nemici”.

Ed egli diede a lui la decima di tutto. Il re di Sòdoma disse ad Abram: “Dammi le persone; i beni prendili per te”. Ma Abram disse al re di Sòdoma: “Alzo la mano davanti al Signore, il Dio altissimo, creatore del cielo e della terra: né un filo né un legaccio di sandalo, niente io prenderò di ciò che è tuo; non potrai dire: io ho arricchito Abram. Per me niente, se non quello che i servi hanno mangiato; quanto a ciò che spetta agli uomini che sono venuti con me, Aner, Escol e Mamre, essi stessi si prendano la loro parte”.

1. “Offrì pane e vino… Sia benedetto Abram” (Gen 14,17-24)2. “Un torpore cadde su Abram… un forno fumante e una fiaccola ardente passarono” (Gen 15,1-17) 3. “Elia esci e fermati sul monte alla presenza del Signore… una voce di silenzio sottile” (1 Re 19,1-14)4. “E fece focacce azzime…” (Gd 6,16-22)5. “Mi pareva di vedere una pagnotta d’orzo rotolare...” (Gd 7,9-15)

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“Un TorPorE CADDE SU ABrAM… Un forno fUMAnTE E UnA fiACCoLA ArDEnTE PASSArono”Genesi 15,1-17

Dopo tali fatti, fu rivolta ad Abram, in visione, questa parola del Signore: “Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande”. Rispose Abram: “Signore Dio, che cosa mi darai? Io me ne vado senza figli e l’erede della mia casa è Elièzer di Damasco”. Soggiunse Abram: “Ecco, a me non hai dato discendenza e un mio domestico sarà mio erede”. Ed ecco, gli fu rivolta questa parola dal Signore: “Non sarà costui il tuo erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede”. Poi lo condusse fuori e gli disse: “Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle”; e soggiunse: “Tale sarà la tua discendenza”. Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia. E gli disse: “Io sono il Signore, che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in possesso questa terra”. Rispose: “Signore Dio, come potrò sapere che ne avrò il possesso?”. Gli disse: “Prendi-mi una giovenca di tre anni, una capra di tre anni, un ariete di tre anni, una tortora e un colombo”.

Andò a prendere tutti questi animali, li divise in due e collocò ogni metà di fronte all’altra; non divise però gli uccelli. Gli uccelli rapaci calarono su quei cadaveri, ma Abram li scacciò. Mentre il sole stava per tramon-tare, un torpore cadde su Abram, ed ecco terrore e grande oscurità lo assalirono. Allora il Signore disse ad Abram: “Sappi che i tuoi discendenti saranno forestieri in una terra non loro; saranno fatti schiavi e saranno oppressi per quattrocento anni. Ma la nazione che essi avranno servito, la giudicherò io: dopo, essi usciranno con grandi ricchezze. Quanto a te, andrai in pace presso i tuoi padri; sarai sepolto dopo una vecchiaia felice.

Alla quarta generazione torneranno qui, perché l’iniquità degli Amorrei non ha ancora raggiunto il colmo”.Quando, tramontato il sole, si era fatto buio fitto, ecco un braciere fumante e una fiaccola ardente passare

in mezzo agli animali divisi.

“ELiA ESCi E fErMATi SUL MonTE ALLA PrESEnZA DEL SignorE… UnA voCE Di SiLEnZio SoTTiLE”1 Re 19,1-14

Acab riferì a Gezabele tutto quello che Elia aveva fatto e che aveva ucciso di spada tutti i profeti. Gezabele inviò un messaggero a Elia per dirgli: “Gli dèi mi facciano questo e anche di peggio, se domani a quest’ora non avrò reso la tua vita come la vita di uno di loro”. Elia, impaurito, si alzò e se ne andò per salvarsi. Giunse a Bersabea di Giuda. Lasciò là il suo servo. Egli s’inoltrò nel deserto una giornata di cammino e andò a sedersi sotto una ginestra. Desideroso di morire, disse: “Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri”. Si coricò e si addormentò sotto la ginestra. Ma ecco che un angelo lo toccò e gli dis-se: “Àlzati, mangia!”. Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia, cotta su pietre roventi, e un orcio d’acqua. Mangiò e bevve, quindi di nuovo si coricò. Tornò per la seconda volta l’angelo del Signore, lo toccò e gli disse: “Àlzati, mangia, perché è troppo lungo per te il cammino”. Si alzò, mangiò e bevve. Con la forza di quel cibo camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb. Là entrò in una caverna per passarvi la notte, quand’ecco gli fu rivolta la parola del Signore in questi termini: “Che cosa fai qui, Elia?”.

Egli rispose: “Sono pieno di zelo per il Signore, Dio degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi cer-cano di togliermi la vita”. Gli disse: “Esci e férmati sul monte alla presenza del Signore”. Ed ecco che il Signore

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passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremo-to, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna. Ed ecco, venne a lui una voce che gli diceva: “Che cosa fai qui, Elia?”. Egli rispose: “Sono pieno di zelo per il Signore, Dio degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti.Sono rimasto solo ed essi cercano di togliermi la vita”.

“E fECE foCACCE AZZiME…”Giudici 6,16-22

Il Signore gli disse: “Io sarò con te e tu sconfiggerai i Madianiti come se fossero un uomo solo”. Gli disse allora: “Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, dammi un segno che proprio tu mi parli. Intanto, non te ne andare di qui prima che io torni da te e porti la mia offerta da presentarti”. Rispose: “Resterò fino al tuo ritorno”. Allora Gedeone entrò in casa, preparò un capretto e con un’efa di farina fece focacce azzime; mise la carne in un ca-nestro, il brodo in una pentola, gli portò tutto sotto il terebinto e glielo offrì. L’angelo di Dio gli disse: “Prendi la carne e le focacce azzime, posale su questa pietra e vèrsavi il brodo”. Egli fece così. Allora l’angelo del Signore stese l’estremità del bastone che aveva in mano e toccò la carne e le focacce azzime; dalla roccia salì un fuoco che consumò la carne e le focacce azzime, e l’angelo del Signore scomparve dai suoi occhi. Gedeone vide che era l’angelo del Signore e disse: “Signore Dio, ho dunque visto l’angelo del Signore faccia a faccia!”.

“Mi PArEvA Di vEDErE UnA PAgnoTTA D’orZo roToLArE...”Giudici 7,9-15

In quella stessa notte il Signore disse a Gedeone: “Àlzati e piomba sul campo, perché io l’ho consegnato nelle tue mani. Ma se hai paura di farlo, scendi con il tuo servo Pura e ascolterai quello che dicono; dopo, prenderai vigore per piombare sul campo”. Egli scese con Pura, suo servo, fino agli avamposti dell’accampamento.

I Madianiti, gli Amaleciti e tutti i figli dell’oriente erano sparsi nella pianura, numerosi come le cavallette, e i loro cammelli erano senza numero, come la sabbia che è sul lido del mare. Quando Gedeone vi giunse, un uomo stava raccontando un sogno al suo compagno e gli diceva: “Ho fatto un sogno. Mi pareva di vedere una pagnotta d’orzo rotolare nell’accampamento di Madian: giunse alla tenda, la urtò e la rovesciò e la tenda cadde a terra”. Il suo compagno gli rispose: “Questo non è altro che la spada di Gedeone, figlio di Ioas, uomo d’Israele; Dio ha consegnato nelle sue mani Madian e tutto l’accampamento”. Quando Gedeone ebbe udito il racconto del sogno e la sua interpretazione, si prostrò; poi tornò al campo d’Israele e disse: “Alzatevi, perché il Signore ha consegnato nelle vostre mani l’accampamento di Madian”.

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Dopo il linguaggio dei segni ora è la parola degli eventi della storia a manifestare la presenza di Dio che scende, mosso da compassione per l’uomo.

Tra tutti, il grande passaggio (Pesach), la Pasqua di liberazione attraverso l’esodo da una terra di schiavitù verso una terra promessa. Questo “passaggio” di Dio crea un popolo e ne fonda la fede. L’agnello e il pane az-zimo nel rito della cena pasquale (Seder) attraverso la narrazione (haggada) veicolano nel tempo (memoriale: ziqqaron) le meraviglie compiute dal Signore. È la radice della nostra Eucaristia (Sacramentum).

“ho viSTo LA MiSEriA DEL Mio PoPoLo in EgiTTo… Sono SCESo PEr LiBErArLo… io Sono CoLUi ChE Sono”Esodo 3,1-15

Mentre Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l’Oreb. L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava. Mosè pensò: “Voglio avvicinarmi a osservare questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?”. Il Signore vide che si era avvicinato per guardare; Dio gridò a lui dal roveto: “Mosè, Mosè!”. Rispose: “Eccomi!”. Riprese: “Non avvi-cinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!”. E disse: “Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe”. Mosè allora si coprì il volto, perché aveva paura di guardare verso Dio. Il Signore disse: “Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele, verso il luogo dove si trovano il Cananeo, l’Ittita, l’Amorreo, il Perizzita, l’Eveo, il Gebuseo.

Ecco, il grido degli Israeliti è arrivato fino a me e io stesso ho visto come gli Egiziani li opprimono. Perciò va’! Io ti mando dal faraone. Fa’ uscire dall’Egitto il mio popolo, gli Israeliti!”. Mosè disse a Dio: “Chi sono io per andare dal faraone e far uscire gli Israeliti dall’Egitto?”. Rispose: “Io sarò con te. Questo sarà per te il segno che io ti ho mandato: quando tu avrai fatto uscire il popolo dall’Egitto, servirete Dio su questo monte”. Mosè disse a Dio: “Ecco, io vado dagli Israeliti e dico loro: “Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi”. Mi diranno: “Qual è il suo nome?”. E io che cosa risponderò loro?”. Dio disse a Mosè: “Io sono colui che sono!”. E aggiunse: “Così dirai agli

1. “Ho visto la miseria del mio popolo in Egitto… sono sceso per liberarlo… Io sono colui che sono” (Es 3,1-15)

2. “Si procuri un agnello… Si passi un po’ del suo sangue sugli stipiti… questo è per voi un memoriale…mangerete azzimi…” (Es 12,1-28)

3. “Ecco il sangue dell’Alleanza…” (Es 24,1-8)

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Israeliti: “Io-Sono mi ha mandato a voi”. Dio disse ancora a Mosè: “Dirai agli Israeliti: “Il Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, mi ha mandato a voi””. Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione.

“Si ProCUri Un AgnELLo… Si PASSi Un Po’ DEL SUo SAngUE SUgLi STiPiTi…qUESTo è PEr voi Un MEMoriALE… MAngErETE AZZiMi”Esodo 12,1-28

Il Signore disse a Mosè e ad Aronne in terra d’Egitto: “Questo mese sarà per voi l’inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell’anno. Parlate a tutta la comunità d’Israele e dite: “Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Se la famiglia fosse troppo piccola per un agnello, si unirà al vicino, il più prossimo alla sua casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l’agnello secondo quan-to ciascuno può mangiarne. Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell’anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo conserverete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l’assemblea della comunità d’Israele lo immolerà al tramonto. Preso un po’ del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull’architrave delle case nelle quali lo mangeranno. In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare. Non lo mangerete crudo, né bollito nell’acqua, ma solo arrostito al fuoco, con la testa, le zampe e le viscere. Non ne dovete far avanzare fino al mattino: quello che al mattino sarà avanzato, lo bruce-rete nel fuoco. Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo man-gerete in fretta. È la Pasqua del Signore! In quella notte io passerò per la terra d’Egitto e colpirò ogni primogenito nella terra d’Egitto, uomo o animale; così farò giustizia di tutti gli dèi dell’Egitto. Io sono il Signore! Il sangue sulle case dove vi troverete servirà da segno in vostro favore: io vedrò il sangue e passerò oltre; non vi sarà tra voi flagello di sterminio quando io colpirò la terra d’Egitto. Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione lo celebrerete come un rito perenne. Per sette giorni voi mangerete azzimi. Fin dal primo giorno farete sparire il lievito dalle vostre case, perché chiunque mangerà del lievitato dal giorno primo al giorno settimo, quella persona sarà eliminata da Israele. Nel primo giorno avrete una riunione sacra e nel settimo giorno una riunione sacra: durante questi giorni non si farà alcun lavoro; si potrà preparare da mangiare per ogni persona: questo solo si farà presso di voi. Osservate la festa degli Azzimi, perché proprio in questo giorno io ho fatto uscire le vostre schiere dalla terra d’Egitto; osserverete tale giorno di generazione in generazione come rito perenne. Nel primo mese, dal giorno quattordici del mese, alla sera, voi mangerete azzimi fino al giorno ventuno del mese, alla sera. Per sette giorni non si trovi lievito nelle vostre case, perché chiunque mangerà del lievitato, quella persona, sia forestiera sia nativa della terra, sarà eliminata dalla comunità d’Israele. Non mangerete nulla di lievitato; in tutte le vostre abitazioni mangerete azzimi”. Mosè convocò tutti gli anziani d’Israele e disse loro: “Andate a procurarvi un capo di bestiame minuto per ogni vostra famiglia e immolate la Pasqua. Prenderete un fascio di issòpo, lo intingerete nel sangue che sarà nel catino e spalmerete l’architrave ed entrambi gli stipiti con il sangue del catino. Nessuno di voi esca dalla porta della sua casa fino al mattino. Il Signore passerà per colpire l’Egitto, vedrà il sangue sull’architrave e sugli stipiti; allora il Signore passerà oltre la porta e non permetterà allo sterminatore di entrare nella vostra casa per colpire. Voi osserverete questo comando come un rito fissato per te e per i tuoi figli per sempre. Quando poi sarete entra-

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ti nella terra che il Signore vi darà, come ha promesso, osserverete questo rito. Quando i vostri figli vi chiederanno: “Che significato ha per voi questo rito?”, voi direte loro: “È il sacrificio della Pasqua per il Signore, il quale è passato oltre le case degli Israeliti in Egitto, quando colpì l’Egitto e salvò le nostre case”. Il popolo si inginocchiò e si prostrò. Poi gli Israeliti se ne andarono ed eseguirono ciò che il Signore aveva ordinato a Mosè e ad Aronne; così fecero.

“ECCo iL SAngUE DELL’ALLEAnZA…”Esodo 24,1-8

Il Signore disse a Mosè: “Sali verso il Signore tu e Aronne, Nadab e Abiu e settanta anziani d’Israele; voi vi prostrerete da lontano, solo Mosè si avvicinerà al Signore: gli altri non si avvicinino e il popolo non salga con lui”. Mosè andò a riferire al popolo tutte le parole del Signore e tutte le norme. Tutto il popolo rispose a una sola voce dicendo: “Tutti i comandamenti che il Signore ha dato, noi li eseguiremo!”. Mosè scrisse tutte le parole del Signore. Si alzò di buon mattino ed eresse un altare ai piedi del monte, con dodici stele per le dodici tribù d’Israele. Incaricò alcuni giovani tra gli Israeliti di offrire olocausti e di sacrificare giovenchi come sacrifici di comunione, per il Signore. Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l’altra metà sull’altare. Quindi prese il libro dell’alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: “Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto”. Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: “Ecco il sangue dell’alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!”.

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Verso l’Eucaristia: il segno del pane.All’uomo che patisce sempre fame Dio dona un pane che sorprende (che cos’è?: manu hu = manna) ma che va

interpretato, capito e relativizzato. Il pane materiale è una necessità ma anche tentazione. C’è un altro pane e c’è un’altra sete: la verità sull’uomo. Solamente la Parola di Dio può sfamare e dissetare. E Dio è generoso: dona tutto gratuitamente e abbondantemente, preparando addirittura un banchetto ricco e saporoso sul monte escatologico.Anche l’Eucaristia, pur presenza reale del Signore morto e risorto è sacramento per il pellegrino (viator), viatico per l’incontro futuro con Lui “faccia a faccia”.

1. “Non di solo pane vivrà l’uomo… ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Dt 8,1-6; Mt 4,1-11)2. “Manuhu: che cos’è? È il pane che il Signore vi ha dato in cibo…” (Es 16,1-35)3. “l Signore vi darà carne e voi ne mangerete…” (Nm 11,10-23)4. “Venite, mangiate il mio pane…” (Pr 9,3-6)5. “Comprate e mangiate senza denaro…” (Is 55,1-3)6. “Preparerà un banchetto su questo monte…” (Is 25,6-9)

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“non Di SoLo PAnE vivrà L’UoMo… MA Di ogni PAroLA ChE ESCE DALLA BoCCA Di Dio”Deuteronomio 8,1-6

Abbiate cura di mettere in pratica tutti i comandi che oggi vi do, perché viviate, diveniate numerosi ed entriate in possesso della terra che il Signore ha giurato di dare ai vostri padri. Ricòrdati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore, se tu avresti osservato o no i suoi comandi. Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore. Il tuo mantello non ti si è logorato addosso e il tuo piede non si è gonfiato du-rante questi quarant’anni. Riconosci dunque in cuor tuo che, come un uomo corregge il figlio, così il Signore, tuo Dio, corregge te. Osserva i comandi del Signore, tuo Dio, camminando nelle sue vie e temendolo.

Matteo 4,1-11Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato

quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane”. Ma egli rispose: “Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”.

Gesù gli rispose: “Sta scritto anche: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”. Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: “Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai”. Allora Gesù gli rispose: “Vattene, Satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”. Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

“MAnU hU: ChE CoS’è? è iL PAnE ChE iL SignorE vi hA DATo in CiBo”Esodo 16,1-35

Levarono le tende da Elìm e tutta la comunità degli Israeliti arrivò al deserto di Sin, che si trova tra Elìm e il Sinai, il quindici del secondo mese dopo la loro uscita dalla terra d’Egitto. Nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne. Gli Israeliti dissero loro: “Fossimo morti per mano del Signore nella terra d’Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazie-tà! Invece ci avete fatto uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine”. Allora il Signore disse a Mosè: “Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina o no secondo la mia legge. Ma il sesto giorno, quando prepareranno quello che dovranno portare a casa, sarà il doppio di ciò che avranno raccolto ogni altro giorno”. Mosè e Aronne dissero a tutti gli Israeliti: “Questa sera saprete che il Signore vi ha fatto uscire dalla terra d’Egitto e domani mattina vedrete la gloria del Signore, poiché egli ha

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inteso le vostre mormorazioni contro di lui. Noi infatti che cosa siamo, perché mormoriate contro di noi?”. Mosè disse: “Quando il Signore vi darà alla sera la carne da mangiare e alla mattina il pane a sazietà, sarà perché il Signore ha inteso le mormorazioni con le quali mormorate contro di lui. Noi infatti che cosa siamo? Non contro di noi vanno le vostre mormorazioni, ma contro il Signore”. Mosè disse ad Aronne: “Da’ questo comando a tutta la comunità degli Israeliti: “Avvicinatevi alla presenza del Signore, perché egli ha inteso le vostre mormorazioni!”. Ora, mentre Aronne parlava a tutta la comunità degli Israeliti, essi si voltarono verso il deserto: ed ecco, la gloria del Signore si manifestò attraverso la nube. Il Signore disse a Mosè: “Ho inteso la mormorazione degli Israeliti. Parla loro così: “Al tramonto mangerete carne e alla mattina vi sazierete di pane; saprete che io sono il Signore, vostro Dio”. La sera le quaglie salirono e coprirono l’accampamento; al mattino c’era uno strato di rugiada intorno all’accampamento. Quando lo strato di rugiada svanì, ecco, sulla superficie del deserto c’era una cosa fine e granulosa, minuta come è la brina sulla terra. Gli Israeliti la videro e si dissero l’un l’altro: “Che cos’è?”, perché non sapevano che cosa fosse. Mosè disse loro: “È il pane che il Signore vi ha dato in cibo. Ecco che cosa comanda il Signore: “Raccoglietene quanto ciascuno può mangiar-ne, un omer a testa, secondo il numero delle persone che sono con voi. Ne prenderete ciascuno per quelli della propria tenda”. Così fecero gli Israeliti. Ne raccolsero chi molto, chi poco. Si misurò con l’omer: colui che ne aveva preso di più, non ne aveva di troppo; colui che ne aveva preso di meno, non ne mancava. Avevano raccolto secondo quanto ciascuno poteva mangiarne. Mosè disse loro: “Nessuno ne faccia avanzare fino al mattino”. Essi non obbedirono a Mosè e alcuni ne conservarono fino al mattino; ma vi si generarono vermi e imputridì. Mosè si irritò contro di loro. Essi dunque ne raccoglievano ogni mattina secondo quanto ciascuno mangiava; quando il sole cominciava a scaldare, si scioglieva. Quando venne il sesto giorno essi raccolsero il doppio di quel pane, due omer a testa. Allora tutti i capi della comunità vennero a informare Mosè. Egli disse loro: “È appunto ciò che ha detto il Signore: “Domani è sabato, riposo assoluto consacrato al Signore. Ciò che avete da cuocere, cuocetelo; ciò che avete da bollire, bollitelo; quanto avanza, tenetelo in serbo fino a domani mattina”. Essi lo misero in serbo fino al mattino, come aveva ordinato Mosè, e non imputridì, né vi si trovarono vermi. Disse Mosè: “Mangiatelo oggi, perché è sabato in onore del Signore: oggi non ne trove-rete nella campagna. Sei giorni lo raccoglierete, ma il settimo giorno è sabato: non ve ne sarà”. Nel settimo giorno alcuni del popolo uscirono per raccoglierne, ma non ne trovarono. Disse allora il Signore a Mosè: “Fino a quando rifiuterete di osservare i miei ordini e le mie leggi? Vedete che il Signore vi ha dato il sabato! Per questo egli vi dà al sesto giorno il pane per due giorni. Restate ciascuno al proprio posto! Nel settimo giorno nessuno esca dal luogo dove si trova”. Il popolo dunque riposò nel settimo giorno. La casa d’Israele lo chiamò manna. Era simile al seme del coriandolo e bianco; aveva il sapore di una focaccia con miele. Mosè disse: “Questo ha ordinato il Signore: “Riempitene un omer e conservatelo per i vostri discendenti, perché vedano il pane che vi ho dato da mangiare nel deserto, quando vi ho fatto uscire dalla terra d’Egitto””. Mosè disse quindi ad Aronne: “Prendi un’urna e mettici un omer completo di manna; deponila davanti al Signore e conservala per i vostri discendenti”. Secondo quanto il Signore aveva ordinato a Mosè, Aronne la depose per conservarla davanti alla Testimonianza. Gli Israeliti mangiarono la manna per quarant’anni, fino al loro arrivo in una terra abitata: mangiarono la manna finché non furono arrivati ai confini della terra di Canaan.

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“iL SignorE vi DArà CArnE E voi nE MAngErETE”Numeri 11,10-23

Mosè udì il popolo che piangeva in tutte le famiglie, ognuno all’ingresso della propria tenda; l’ira del Signore si accese e la cosa dispiacque agli occhi di Mosè. Mosè disse al Signore: “Perché hai fatto del male al tuo servo? Perché non ho trovato grazia ai tuoi occhi, al punto di impormi il peso di tutto questo popolo? L’ho forse concepito io tutto questo popolo? O l’ho forse messo al mondo io perché tu mi dica: “Portalo in grembo”, come la nutrice porta il lattante, fino al suolo che tu hai promesso con giuramento ai suoi padri? Da dove prenderò la carne da dare a tutto questo popolo? Essi infatti si lamentano dietro a me, dicendo: “Dacci da mangiare carne!”. Non posso io da solo portare il peso di tutto questo popolo; è troppo pesante per me. Se mi devi trattare così, fammi morire piuttosto, fammi morire, se ho trovato grazia ai tuoi occhi; che io non veda più la mia sventura!”. Il Signore disse a Mosè: “Radunami settanta uomini tra gli anziani d’Israele, conosciuti da te come anziani del popolo e come loro scribi, conducili alla tenda del convegno; vi si presentino con te. Io scenderò e lì parlerò con te; toglierò dello spirito che è su di te e lo porrò su di loro, e porteranno insieme a te il carico del popolo e tu non lo porterai più da solo. Dirai al popolo: “Santificatevi per domani e mangerete carne, perché avete pianto agli orecchi del Signore, dicendo: Chi ci darà da man-giare carne? Stavamo così bene in Egitto! Ebbene, il Signore vi darà carne e voi ne mangerete. Ne mangere-te non per un giorno, non per due giorni, non per cinque giorni, non per dieci giorni, non per venti giorni, ma per un mese intero, finché vi esca dalle narici e vi venga a nausea, perché avete respinto il Signore che è in mezzo a voi e avete pianto davanti a lui, dicendo: Perché siamo usciti dall’Egitto?”. Mosè disse: “Questo popolo, in mezzo al quale mi trovo, conta seicentomila adulti e tu dici: “Io darò loro la carne e ne mange-ranno per un mese intero!”. Si sgozzeranno per loro greggi e armenti in modo che ne abbiano abbastanza? O si raduneranno per loro tutti i pesci del mare, in modo che ne abbiano abbastanza?”. Il Signore rispose a Mosè: “Il braccio del Signore è forse raccorciato? Ora vedrai se ti accadrà o no quello che ti ho detto”.

“vEniTE, MAngiATE iL Mio PAnE…”Proverbi 9,3-6

Ha mandato le sue ancelle a proclamare sui punti più alti della città: “Chi è inesperto venga qui!”.A chi è privo di senno ella dice: “Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato.Abbandonate l’inesperienza e vivrete, andate diritti per la via dell’intelligenza”.

“CoMPrATE E MAngiATE SEnZA DEnAro…”Isaia 55,1-3

O voi tutti assetati, venite all’acqua, voi che non avete denaro, venite, comprate e mangiate; venite, compratesenza denaro, senza pagare, vino e latte. Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vo-stro guadagno per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti. Porgete l’orecchio e venite a me, ascoltate e vivrete. Io stabilirò per voi un’alleanza eterna, i favori assicurati a Davide.

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“…PrEPArErà Un BAnChETTo SU qUESTo MonTE…”Isaia 25,6-9

Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati. Egli strapperà su questo monte il velo che co-priva la faccia di tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni. Eliminerà la morte per sempre. Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto, l’ignominia del suo popolo farà scomparire da tutta la terra, poiché il Signore ha parlato. E si dirà in quel giorno: “Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse. Questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza.

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Verso l’Eucaristia: il segno dell’acqua.Anche l’acqua, come il pane, può diventare tentazione e pretesto di mormorazione contro Dio. Dio provoca

la durezza di cuore di un popolo e fa scaturire l’acqua anche dalla roccia. E la roccia è compresa come figura di Cristo da cui zampilla acqua per la vita eterna.Un’acqua che non estingue la sete e che deve essere sempre attinta, scarsa e con fatica, trattiene l’uomo nella dipendenza e nella condizione servile. Nasce nell’uomo una ricerca e un bisogno di un’altra acqua che tolga la sete per sempre ... e così pure un bisogno di altro vino che possa finalmente inebriare.Acqua e vino, il primo dei grandi segni: sangue e acqua dal costato di Cristo, fonte e scaturigine dell’Eucaristia. Maria, donna eucaristica, sa dove accompagnarci.

1. “L’acqua scaturiva dal lato destro del tempio” (Ez 47,1-10)2. “Tu farai sgorgare per loro l’acqua” (Nm 20,1-13)3. “Ne uscirà acqua e il popolo berrà” (Es 17,1-7)4. “Tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale” (1 Cor 10,1-13)5. “Chi ha sete venga me e beva” (Gv 7,37-39)6. “Dammi quest’acqua, perché non abbia più sete” (Gv 4,1-42)7. “Non hanno più vino… riempite d’acqua le giare” (Gv 2,1-11)8. “E uscì sangue e acqua” (Gv 19,31-35)

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“L’ACqUA SCATUrivA DAL LATo DESTro DEL TEMPio”Ezechiele 47,1-10

Mi condusse poi all’ingresso del tempio e vidi che sotto la soglia del tempio usciva acqua verso oriente, poiché la facciata del tempio era verso oriente. Quell’acqua scendeva sotto il lato destro del tempio, dalla parte meridionale dell’altare. Mi condusse fuori dalla porta settentrionale e mi fece girare all’esterno, fino alla porta esterna rivolta a oriente, e vidi che l’acqua scaturiva dal lato destro. Quell’uomo avanzò verso oriente e con una cordicella in mano misurò mille cubiti, poi mi fece attraversare quell’acqua: mi giungeva alla caviglia. Misurò altri mille cubiti, poi mi fece attraversare quell’acqua: mi giungeva al ginocchio. Misurò altri mille cubiti, poi mi fece attraversare l’acqua: mi giungeva ai fianchi. Ne misurò altri mille: era un torrente che non potevo attraversare, perché le acque erano cresciute; erano acque navigabili, un torrente che non si poteva passare a guado. Allora egli mi disse: “Hai visto, figlio dell’uomo?”. Poi mi fece ritornare sulla sponda del torrente; voltandomi, vidi che sulla sponda del torrente vi era una grandissima quantità di alberi da una parte e dall’altra. Mi disse: “Queste acque scorrono verso la regione orientale, scendono nell’Araba ed entrano nel mare: sfociate nel mare, ne risanano le acque. Ogni essere vivente che si muove dovunque arriva il torrente, vivrà: il pesce vi sarà abbondantissimo, perché dove giungono quelle acque, risanano, e là dove giungerà il torrente tutto rivivrà. Sulle sue rive vi saranno pescatori: da Engàddi a En-Eglàim vi sarà una distesa di reti. I pesci, secondo le loro specie, saranno abbondanti come i pesci del Mare Grande.

“TU fArAi SgorgArE PEr Loro L’ACqUA”Numeri 20,1-13

Ora tutta la comunità degli Israeliti arrivò al deserto di Sin il primo mese, e il popolo si fermò a Kades. Qui morì e fu sepolta Maria. Mancava l’acqua per la comunità: ci fu un assembramento contro Mosè e contro Aronne. Il popolo ebbe una lite con Mosè, dicendo: “Magari fossimo morti quando morirono i nostri fratelli davanti al Signore! Perché avete condotto l’assemblea del Signore in questo deserto per far morire noi e il nostro bestiame? E perché ci avete fatto uscire dall’Egitto per condurci in questo luogo inospitale?

Non è un luogo dove si possa seminare, non ci sono fichi, non vigne, non melograni, e non c’è acqua da bere”. Allora Mosè e Aronne si allontanarono dall’assemblea per recarsi all’ingresso della tenda del convegno; si prostrarono con la faccia a terra e la gloria del Signore apparve loro. Il Signore parlò a Mosè dicendo: “Prendi il bastone; tu e tuo fratello Aronne convocate la comunità e parlate alla roccia sotto i loro occhi, ed essa darà la sua acqua; tu farai uscire per loro l’acqua dalla roccia e darai da bere alla comunità e al loro bestiame”. Mosè dunque prese il bastone che era davanti al Signore, come il Signore gli aveva ordinato. Mosè e Aronne radunarono l’assemblea davanti alla roccia e Mosè disse loro: “Ascoltate, o ribelli: vi faremo noi forse uscire acqua da questa roccia?”. Mosè alzò la mano, percosse la roccia con il bastone due volte e ne uscì acqua in abbondanza; ne bevvero la comunità e il bestiame. Ma il Signore disse a Mosè e ad Aronne: “Poiché non avete creduto in me, in modo che manifestassi la mia santità agli occhi degli Israeliti, voi non introdurrete quest’assemblea nella terra che io le do”. Queste sono le acque di Merìba, dove gli Israeliti litigarono con il Signore e dove egli si dimostrò santo in mezzo a loro.

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“nE USCirà ACqUA E iL PoPoLo BErrà”Esodo 17,1-7

Tutta la comunità degli Israeliti levò l’accampamento dal deserto di Sin, secondo l’ordine che il Signore dava di tappa in tappa, e si accampò a Refidim. Ma non c’era acqua da bere per il popolo. Il popolo protestò contro Mosè: “Dateci acqua da bere!”. Mosè disse loro: “Perché protestate con me? Perché mettete alla prova il Signore?”. In quel luogo dunque il popolo soffriva la sete per mancanza di acqua; il popolo mormorò contro Mosè e disse: “Perché ci hai fatti uscire dall’Egitto per far morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame?”. Allora Mosè invocò l’aiuto del Signore, dicendo: “Che farò io per questo popolo? Ancora un poco e mi lapideranno!”. Il Signore disse a Mosè: “Passa davanti al popolo e prendi con te alcuni anziani di Israele. Prendi in mano il bastone con cui hai percosso il Nilo, e va’! Ecco, io starò davanti a te sulla roccia, sull’Oreb; tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà”. Mosè così fece sotto gli occhi degli anziani d’Israele. Si chiamò quel luogo Massa e Meriba, a causa della protesta degli Israeliti e perché misero alla prova il Signore, dicendo: “Il Signore è in mezzo a noi sì o no?”.

“TUTTi MAngiArono Lo STESSo CiBo SPiriTUALE”1 Corinzi 10,1-13

Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nube, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nube e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. Ma la maggior parte di loro non fu gradita a Dio e perciò furono sterminati nel deserto. Ciò avvenne come esempio per noi, perché non desiderassimo cose cattive, come essi le desiderarono. Non diventate idolatri come alcuni di loro, secondo quanto sta scritto: Il popolo sedette a mangiare e a bere e poi si alzò per divertirsi. Non abbandoniamoci all’impurità, come si abbandonarono alcuni di loro e in un solo giorno ne caddero ventitremila. Non mettiamo alla prova il Signore, come lo misero alla prova alcuni di loro, e caddero vittime dei serpenti. Non mormorate, come mormorarono alcuni di loro, e caddero vittime dello sterminatore. Tutte queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per nostro ammonimento, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi. Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere. Nessuna tentazione, superiore alle forze umane, vi ha sorpresi; Dio infatti è degno di fede e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze ma, insieme con la tentazione, vi darà anche il modo di uscirne per poterla sostenere.

“Chi hA SETE vEngA A ME E BEvA”Giovanni 7,37-39

Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: “Se qualcuno ha sete, venga a me, e bevachi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva”. Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato.

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“DAMMi qUEST’ACqUA, PErChé non ABBiA Più SETE”Giovanni 4,1-42

Gesù venne a sapere che i farisei avevano sentito dire: “Gesù fa più discepoli e battezza più di Giovanni” - sebbene non fosse Gesù in persona a battezzare, ma i suoi discepoli -, lasciò allora la Giudea e si diresse di nuovo verso la Galilea. Doveva perciò attraversare la Samaria. Giunse così a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: “Dammi da bere”. I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: “Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?”. I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva”. Gli dice la donna: “Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?”. Gesù le risponde: “Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna”. “Signore - gli dice la donna -, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua”. Le dice: “Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui”. Gli risponde la donna: “Io non ho marito”. Le dice Gesù: “Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero”. Gli replica la donna: “Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare”. Gesù le dice: “Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità”. Gli rispose la donna: “So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa”. Le dice Gesù: “Sono io, che parlo con te”. In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: “Che cosa cerchi?”, o: “Di che cosa parli con lei?”. La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: “Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?”. Uscirono dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: “Rabbì, mangia”. Ma egli rispose loro: “Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete”. E i discepoli si domandavano l’un l’altro: “Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?”. Gesù disse loro: “Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto perla vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica”.Molti Samaritani di quella città cedettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: “Mi ha detto tutto quello che ho fatto”. E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là

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due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: “Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo”.

“non hAnno Più vino… riEMPiTE D’ACqUA LE giArE”Giovanni 2,1-11

Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: “Non hanno vino”. E Gesù le rispose: “Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora”. Sua madre disse ai servitori: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”. Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: “Riempite d’acqua le anfore”; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: “Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto”. Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto - il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua - chiamò lo sposo e gli disse: “Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora”. Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

“E USCÌ SAngUE E ACqUA”Giovanni 19,31-35

Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato - era infatti un giorno solenne quel sabato -, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate.

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Ritorniamo al pane e al gesto di offrire il pane o di “spezzare il pane”: “fractio panis” nome primo dell’Eucaristia.

Dio sempre provoca e ci mette alla prova sulla possibilità di dare noi il pane che sazi la fame degli uomini.Il miracolo della moltiplicazione dei pani è presente in tutti e quattro i Vangeli (Matteo e Marco ne raccontano addirittura due). Un gesto storico e importante per la catechesi della prima comunità cristiana: una vera e propria catechesi eucaristica (i simboli lo dimostrano) oltre che ad essere la piena rivelazione del mistero di

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Cristo (Pane-Parola disceso dal cielo). È Lui il vero Pane della vita.Andiamo anche noi, umilmente come Pietro alla scuola di Cafarnao.Quel “pane spezzato” e “mangiato” è il Cristo innalzato sulla croce, salvezza per tutti.

“DALLo DA MAngiArE ALLA gEnTE”2 Re 4,42-44

Da Baal-Salisà venne un uomo, che portò pane di primizie all’uomo di Dio: venti pani d’orzo e grano novello che aveva nella bisaccia. Eliseo disse: “Dallo da mangiare alla gente”. Ma il suo servitore disse: “Come posso mettere questo davanti a cento persone?”. Egli replicò: “Dallo da mangiare alla gente. Poiché così dice il Signore: “Ne mangeranno e ne faranno avanzare”. Lo pose davanti a quelli, che mangiarono e ne fecero avanzare, secondo la parola del Signore.

“SE hAi A DiSPoSiZionE CinqUE PAni, DAMMELi”1 Samuele 21,1-10

Davide si alzò e partì, e Giònata tornò in città. Davide si recò a Nob dal sacerdote Achimèlec. Achimèlec, trepidante, andò incontro a Davide e gli disse: “Perché sei solo e non c’è nessuno con te?”. Rispose Davide al sacerdote Achimèlec: “Il re mi ha ordinato e mi ha detto: “Nessuno sappia niente di questa cosa per la quale ti mando e di cui ti ho dato incarico”. Ai miei giovani ho dato appuntamento al tal posto. Ora però se hai sottomano cinque pani, dammeli, o altra cosa che si possa trovare”. Il sacerdote rispose a Davide: “Non ho sottomano pani comuni, ho solo pani sacri per i tuoi giovani, se si sono almeno astenuti dalle donne”.

1. “Dallo da mangiare alla gente” (2 Re 4,42-44)2. “Se hai a disposizione cinque pani, dammeli” (1 Sam 21,1-10)3. “Date loro voi stessi da mangiare... dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da

mangiare?” (Mt 14,13-21; 15,32-39; Mc 6,30-44; 8,1-10; Lc 9,31-37; Gv 6,1-21)4. “Perché andate dicendo che non avete pane? Non capite ancora?” (Mt 16,5-12)5. “I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti… Io sono il pane disceso dal cielo…

Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” (Gv 6,22-69)6. “Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta...” (Num 21,4-9)7. “Chi si volgeva a guardarlo era salvato” (Sap 16,5-7)8. “Bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo…” (Gv 3,1-16)9. “Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto” (Gv 19,36-37)

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Rispose Davide al sacerdote: “Ma certo! Dalle donne ci siamo astenuti dall’altro ieri. Quando mi misi in viaggio, il sesso dei giovani era in condizione di santità, sebbene si trattasse d’un viaggio profano; tanto più oggi”. Il sacerdote gli diede il pane sacro, perché non c’era là altro pane che quello dell’offerta, ritirato dalla presenza del Signore, per mettervi pane fresco nel giorno in cui quello veniva tolto. Ma era là in quel giorno uno dei ministri di Saul, trattenuto presso il Signore, di nome Doeg, Edomita, capo dei pastori di Saul. Davide disse a Achimèlec: “Non hai per caso sottomano una lancia o una spada? Io non ho preso con me né la mia spada né altre mie armi, perché l’incarico del re era urgente”. Il sacerdote rispose: “Guarda, c’è la spada di Golia il Filisteo, che tu hai ucciso nella valle del Terebinto; è là dietro l’efod, avvolta in un manto. Se te la vuoi prendere, prendila, perché qui non c’è altra spada che questa”. Rispose Davide: “Non ce n’è una migliore. Dammela”.

“DATE Loro voi STESSi DA MAngiArE… DovE PoSSiAMo CoMPrArE iL PAnE PErChé CoSToro ABBiAno DA MAngiArE?”Matteo 14,13-21

Avendo udito questo, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati. Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: “Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare”. Ma Gesù disse loro: “Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare”. Gli risposero: “Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!”. Ed egli disse: “Portatemeli qui”. E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

Matteo 15,32-39Allora Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse: “Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni

stanno con me e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo il cammino”. E i discepoli gli dissero: “Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?”. Gesù domandò loro: “Quanti pani avete?”. Dissero: “Sette, e pochi pesciolini”. Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò e li dava ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà. Portarono via i pezzi avanzati: sette sporte piene. Quelli che avevano mangiato erano quattromila uomini, senza contare le donne e i bambini. Congedata la folla, Gesù salì sulla barca e andò nella regione di Magadàn.

Marco 6,30-44Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: “Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’”. Erano infatti

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molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i suoi discepoli dicendo: “Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congedali, in modo che, andando per le campagne e i villaggi dei dintorni, possano comprarsi da mangiare”. Ma egli rispose loro: “Voi stessi date loro da mangiare”. Gli dissero: “Dobbiamo andare a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?”. Ma egli disse loro: “Quanti pani avete? Andate a vedere”. Si informarono e dissero: “Cinque, e due pesci”. E ordinò loro di farli sedere tutti, a gruppi, sull’erba verde. E sedettero, a gruppi di cento e di cinquanta. Prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero a loro; e divise i due pesci fra tutti. Tutti mangiarono a sazietà, e dei pezzi di pane portarono via dodici ceste piene e quanto restava dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.

Marco 8,1-10In quei giorni, poiché vi era di nuovo molta folla e non avevano da mangiare, chiamò a sé i discepoli e disse

loro: “Sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino; e alcuni di loro sono venuti da lontano”. Gli risposero i suoi discepoli: “Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?”. Domandò loro: “Quanti pani avete?”. Dissero: “Sette”. Ordinò alla folla di sedersi per terra. Prese i sette pani, rese grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. Avevano anche pochi pesciolini; recitò la benedizione su di essi e fece distribuire anche quelli. Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette sporte. Erano circa quattromila. E li congedò. Poi salì sulla barca con i suoi discepoli e subito andò dalle parti di Dalmanutà.

Luca 9,10-17Al loro ritorno, gli apostoli raccontarono a Gesù tutto quello che avevano fatto. Allora li prese con sé e

si ritirò in disparte, verso una città chiamata Betsàida. Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: “Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta”. Gesù disse loro: “Voi stessi date loro da mangiare”. Ma essi risposero: “Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente”. C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: “Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa”. Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

Giovanni 6,1-21Dopo questi fatti, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande

folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva

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da lui e disse a Filippo: “Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?”. Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: “Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo”. Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: “C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?”. Rispose Gesù: “Fateli sedere”. C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: “Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto”. Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: “Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!”. Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo. Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare, salirono in barca e si avviarono verso l’altra riva del mare in direzione di Cafàrnao. Era ormai buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti; il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. Dopo aver remato per circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: “Sono io, non abbiate paura!”. Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti.

“PErChé AnDATE DiCEnDo ChE non AvETE PAnE?... non CAPiTE AnCorA?”Matteo 16,5-12

Nel passare all’altra riva, i discepoli avevano dimenticato di prendere del pane. Gesù disse loro: “Fate attenzione e guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei”. Ma essi parlavano tra loro e dicevano: “Non abbiamo preso del pane!”. Gesù se ne accorse e disse: “Gente di poca fede, perché andate dicendo tra voi che non avete pane? Non capite ancora e non ricordate i cinque pani per i cinquemila, e quante ceste avete portato via? E neppure i sette pani per i quattromila, e quante sporte avete raccolto? Come mai non capite che non vi parlavo di pane? Guardatevi invece dal lievito dei farisei e dei sadducei”. Allora essi compresero che egli non aveva detto di guardarsi dal lievito del pane, ma dall’insegnamento dei farisei e dei sadducei.

“i voSTri PADri hAnno MAngiATo LA MAnnA nEL DESErTo E Sono MorTi… io Sono iL PAnE DiSCESo DAL CiELo”“SignorE DA Chi AnDrEMo? TU hAi PAroLE Di viTA ETErnA”Giovanni 6,22-66

Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: “Rabbì, quando

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sei venuto qua?”. Gesù rispose loro: “In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo”. Gli dissero allora: “Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?”. Gesù rispose loro: “Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato”. Allora gli dissero: “Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo”. Rispose loro Gesù: “In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo”. Allora gli dissero: “Signore, dacci sempre questo pane”. Gesù rispose loro: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete. Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”. Allora i Giudei si misero a mormorare contro di lui perché aveva detto: “Io sono il pane disceso dal cielo”. E dicevano: “Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?”. Gesù rispose loro: “Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: E tutti saranno istruiti da Dio. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?”. Gesù disse loro: “In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno”. Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao. Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: “Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?”. Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: “Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono”. Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: “Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre”. Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora

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Gesù ai Dodici: “Volete andarvene anche voi?”. Gli rispose Simon Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”.

“fATTi Un SErPEnTE E METTiLo SoPrA Un’ASTA...”Numeri 21,4-9

Gli Israeliti si mossero dal monte Or per la via del Mar Rosso, per aggirare il territorio di Edom. Ma il popolo non sopportò il viaggio. Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: “Perché ci avete fatto salire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero”. Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente, e un gran numero d’Israeliti morì. Il popolo venne da Mosè e disse: “Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti”. Mosè pregò per il popolo. Il Signore disse a Mosè: “Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita”. Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita.

“Chi Si voLgEvA A gUArDArLo ErA SALvATo”Sapienza 16,5-7

Quando infatti li assalì il terribile furore delle bestie e venivano distrutti per i morsi di serpenti sinuosi, la tua collera non durò sino alla fine. Per correzione furono turbati per breve tempo, ed ebbero un segno di salvezza a ricordo del precetto della tua legge. Infatti chi si volgeva a guardarlo era salvato non per mezzo dell’oggetto che vedeva, ma da te, salvatore di tutti.

“BiSognA ChE SiA innALZATo iL figLio DELL’UoMo…”Giovanni 3,1-16

Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: “Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui”. Gli rispose Gesù: “In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio”. Gli disse Nicodèmo: “Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?”. Rispose Gesù: “In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito”. Gli replicò Nicodèmo: “Come può accadere questo?”. Gli rispose Gesù: “Tu sei maestro d’Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo

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veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.

“voLgErAnno Lo SgUArDo A CoLUi ChE hAnno TrAfiTTo”Giovanni 19,36-37

Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto.

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Il Vino: ritorniamo al segno del vino, e vino dal color rosso. Il vino non è necessario per vivere o sopravvivere come l’acqua, il vino è un “di più” ma importante per vivere in pienezza. Il vino allieta il cuore dell’uomo; il

vino fa la festa ed è indispensabile per il banchetto. È segno sacramentale nella cena pasquale e nel banchetto eucaristico con Cristo. Il vino o meglio la coppa di vino indica anche il calice amaro che bisogna trangugiare... Contiene l’ira di Dio. È il calice che Cristo beve fino alla feccia, riempiendola con il suo sangue che lava e redime. È il vino nuovo della nuova Alleanza.

1. Il Vino segno di allegria: “Vino che allieta il cuore dell’uomo” (Sal 104,13-15; Sir 31,26-42; Qo 9,7-8; 1 Sam 25,18).

2. “Il vino serve come medicamento” (Lc 10,33-34; 1 Tm 5,23).3. “Non bisogna abusare del vino: l’ubriachezza esclude dal regno di Dio” (Gen 9,20-23; 1 Sam 25,36;

Pr 23,31-32; Gal 5,19-21).4. “La coppa del vino dell’ira del Signore. Il Calice della sofferenza.” (Sal 60,4-5; 75,9; Ger 13,12-14;

25,15-29; 51,39-40; Is 51,17; 51,21-23; Mt 20,20-23; 26,38-42; Ap 14,8-10; 14,18-20).5. “Il vino nuovo: il sangue della nuova Alleanza” (Lc 22,14-18; 22,20; Mc 14,23-25; Mt 26,27-28;

1 Cor 11, 25-26).

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iL vino SEgno Di ALLEgriA: “vino ChE ALLiETA iL CUorE DELL’UoMo”Salmo 104,13-15

Dalle tue dimore tu irrighi i monti, e con il frutto delle tue opere si sazia la terra. Tu fai crescere l’erba per il bestiame e le piante che l’uomo coltiva per trarre cibo dalla terra, vino che allieta il cuore dell’uomo, olio che fa brillare il suo volto e pane che sostiene il suo cuore.

Siracide 31,22-31Ascoltami, figlio, e non disprezzarmi, alla fine troverai vere le mie parole. In tutte le tue opere sii

diligente e nessuna malattia ti coglierà. Molti lodano chi è sontuoso nei banchetti, e la testimonianza della sua munificenza è degna di fede. La città mormora di chi è tirchio nel banchetto, e la testimonianza della sua avarizia è esatta. Non fare lo spavaldo con il vino, perché il vino ha mandato molti in rovina. La fornace prova il metallo nella tempera, così il vino i cuori, in una sfida di arroganti. Il vino è come la vita per gli uomini, purché tu lo beva con misura. Che vita è quella dove manca il vino? Fin dall’inizio è stato creato per la gioia degli uomini. Allegria del cuore e gioia dell’anima è il vino bevuto a tempo e a misura. Amarezza dell’anima è il vino bevuto in quantità, con eccitazione e per sfida. L’ubriachezza accresce l’ira dello stolto a sua rovina, ne diminuisce le forze e gli procura ferite. Durante un banchetto non rimproverare il vicino, non deriderlo nella sua allegria.Non dirgli parole di biasimo e non affliggerlo chiedendogli quanto ti deve.

Qoelet 9,7-8Su, mangia con gioia il tuo pane e bevi il tuo vino con cuore lieto, perché Dio ha già gradito le tue

opere. In ogni tempo siano candide le tue vesti e il profumo non manchi sul tuo capo.

1 Samuele 25,18Abigàil allora prese in fretta duecento pani, due otri di vino, cinque pecore già pronte, cinque sea di

grano tostato, cento grappoli di uva passa e duecento schiacciate di fichi secchi, e li caricò sugli asini. Poi disse ai domestici: “Precedetemi, io vi seguirò”. Ma non informò il marito Nabal.

iL vino SErvE CoME MEDiCAMEnToLuca 10,33-34

Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui.

1 Timoteo 5,23Non bere soltanto acqua, ma bevi un po’ di vino, a causa dello stomaco e dei tuoi frequenti disturbi.

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“non BiSognA ABUSArE DEL vino: L’UBriAChEZZA ESCLUDE DAL rEgno Di Dio”Genesi 9,20-23

Ora Noè, coltivatore della terra, cominciò a piantare una vigna. Avendo bevuto il vino, si ubriacò e si denudò all’interno della sua tenda. Cam, padre di Canaan, vide la nudità di suo padre e raccontò la cosa ai due fratelli che stavano fuori. Allora Sem e Iafet presero il mantello, se lo misero tutti e due sulle spalle e, camminando a ritroso, coprirono la nudità del loro padre; avendo tenuto la faccia rivolta indietro, non videro la nudità del loro padre.

1 Samuele 25,36Abigàil tornò da Nabal: questi teneva in casa un banchetto come un banchetto da re. Il suo cuore era

soddisfatto ed egli era fin troppo ubriaco. Ella non gli disse né tanto né poco fino allo spuntar del giorno.

Proverbi 23,31-32Non guardare il vino come rosseggia, come scintilla nella coppa e come scorre morbidamente; finirà

per morderti come un serpente e pungerti come una vipera.

Galati 5,19-21Del resto sono ben note le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie,

inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio.

“LA CoPPA DEL vino DELL’irA DEL SignorE. iL CALiCE DELLA SoffErEnZA.”Salmo 60,4-5

Hai fatto tremare la terra, l’hai squarciata: risana le sue crepe, perché essa vacilla.Hai messo a dura prova il tuo popolo, ci hai fatto bere vino che stordisce.

Salmo 75,9Il Signore infatti tiene in mano una coppa, colma di vino drogato. Egli ne versa: fino alla feccia lo

dovranno sorbire, ne berranno tutti i malvagi della terra.

Geremia 13,12-14Dirai a questo popolo: Così dice il Signore, Dio d’Israele: Ogni boccale va riempito di vino. Essi ti

diranno: “Non lo sappiamo forse che ogni boccale va riempito di vino?”. Tu allora risponderai loro: Così dice il Signore: Ecco, io renderò tutti ubriachi gli abitanti di questo paese, i re che siedono sul trono di Davide, i sacerdoti, i profeti e tutti gli abitanti di Gerusalemme. Poi li sfracellerò, gli uni contro gli altri, i padri e i figli insieme. Oracolo del Signore. Non avrò pietà né li risparmierò né per compassione mi tratterrò dal distruggerli”.

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Geremia 25,15-29Così mi disse il Signore, Dio d’Israele: “Prendi dalla mia mano questa coppa di vino della mia ira e falla bere

a tutte le nazioni alle quali ti invio, perché ne bevano, ne restino inebriate ed escano di senno dinanzi alla spada che manderò in mezzo a loro”. Presi dunque la coppa dalla mano del Signore e la diedi a bere a tutte le nazioni alle quali il Signore mi aveva inviato: a Gerusalemme e alle città di Giuda, ai re e ai capi, per abbandonarli alla distruzione, all’orrore, allo scherno e alla maledizione, come avviene ancora oggi; anche al faraone, re d’Egitto, ai suoi ministri, ai suoi nobili e a tutto il suo popolo, alla gente d’ogni razza e a tutti i re del paese di Us, a tutti i re del paese dei Filistei, ad Àscalon, a Gaza, a Ekron e ai superstiti di Asdod, a Edom, a Moab e ad Ammon, a tutti i re di Tiro e a tutti i re di Sidone e ai re dell’isola che è al di là del mare, a Dedan, a Tema, a Buz e a quanti si radono le tempie, a tutti i re degli Arabi che abitano nel deserto, a tutti i re di Zimrì, a tutti i re dell’Elam e a tutti i re della Media, a tutti i re del settentrione, vicini e lontani, agli uni e agli altri e a tutti i regni che sono sulla terra; il re di Sesac berrà dopo di loro. “Tu riferirai loro: Dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: Bevete e inebriatevi, vomitate e cadete senza rialzarvi davanti alla spada che io mando in mezzo a voi. Se poi rifiuteranno di prendere dalla tua mano la coppa da bere, tu dirai loro: Dice il Signore degli eserciti: Berrete per forza! Ecco, io comincio a castigare la città che porta il mio nome, e voi pretendete di rimanere impuniti? No, non resterete impuniti, perché io farò venire la spada su tutti gli abitanti della terra. Oracolo del Signore degli eserciti.

Geremia 51,39-40Con veleno preparerò loro una bevanda, li inebrierò perché si stordiscano.

Si addormenteranno in un sonno perenne e non si sveglieranno mai più. Oracolo del Signore.Li farò scendere al macello come agnelli, come montoni insieme con i capri”.

Isaia 51,17 Svégliati, svégliati, àlzati, Gerusalemme, che hai bevuto dalla mano del Signore il calice della sua ira; la coppa,

il calice della vertigine, hai bevuto, l’hai vuotata.

Isaia 51,21-23Perciò ascolta anche questo, o misera, o ebbra, ma non di vino. Così dice il Signore, tuo Dio, il tuo Dio che

difende la causa del suo popolo: “Ecco, io ti tolgo di mano il calice della vertigine, la coppa, il calice della mia ira; tu non lo berrai più. Lo metterò in mano ai tuoi torturatori che ti dicevano: “Cùrvati, che noi ti passiamo sopra”. Tu facevi del tuo dorso un suolo e una strada per i passanti”.

Matteo 20,20-23Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli

le disse: “Che cosa vuoi?”. Gli rispose: “Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno”. Rispose Gesù: “Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?”. Gli dicono: “Lo possiamo”. Ed egli disse loro: “Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato”.

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Matteo 26,38-42E disse loro: “La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me”. Andò un poco più avanti,

cadde faccia a terra e pregava, dicendo: “Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!”. Poi venne dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: “Così, non siete stati capaci di vegliare con me una sola ora? Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole”. Si allontanò una seconda volta e pregò dicendo: “Padre mio, se questo calice non può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà”.

Apocalisse 14,8-10E un altro angelo, il secondo, lo seguì dicendo: “È caduta, è caduta Babilonia la grande, quella che ha fatto

bere a tutte le nazioni il vino della sua sfrenata prostituzione”. E un altro angelo, il terzo, li seguì dicendo a gran voce: “Chiunque adora la bestia e la sua statua, e ne riceve il marchio sulla fronte o sulla mano, anch’egli berrà il vino dell’ira di Dio, che è versato puro nella coppa della sua ira, e sarà torturato con fuoco e zolfo al cospetto degli angeli santi e dell’Agnello”.

Apocalisse 14,18-20Un altro angelo, che ha potere sul fuoco, venne dall’altare e gridò a gran voce a quello che aveva la falce

affilata: “Getta la tua falce affilata e vendemmia i grappoli della vigna della terra, perché le sue uve sono mature”. L’angelo lanciò la sua falce sulla terra, vendemmiò la vigna della terra e rovesciò l’uva nel grande tino dell’ira di Dio. Il tino fu pigiato fuori della città e dal tino uscì sangue fino al morso dei cavalli, per una distanza di milleseicento stadi.

“iL vino nUovo: iL SAngUE DELLA nUovA ALLEAnZA” Luca 22,14-1

Quando venne l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse loro: “Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio”. E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: “Prendetelo e fatelo passare tra voi, perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio”.

Luca 22,20E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio

sangue, che è versato per voi”.

Marco 14,23-25Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: “Questo è il mio sangue

dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio”.

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Matteo 26,27-28Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: “Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue

dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati”.

1 Corinzi 11,25-26Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel

mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me”. Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga”.

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“Ecco l’agnello di Dio ...” diciamo innalzando il pane consacrato, prima della comunione.Ecco il Servo obbediente, il Servo di Javhè, l’agnello sgozzato ma ritto in piedi sul trono dell’Apocalisse.

Sacrificio e banchetto.“Questo è il mio corpo che è dato per voi ... Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi” (Lc 22,19-20).Morte espiatrice per i nostri peccati, nell’obbedienza del Figlio al Padre, non per placare l’ira o sete di vendetta nei confronti dell’uomo mortale e peccatore, ma come volontà libera e obbediente d’amore di abbassarsi fin dentro la morte delle morti (quella di croce) per compiere il percorso umano (in morte) e redimere e salvare l’uomo dalla morte delle morti, quella eterna. Così si può intendere la soddisfazione e l’espiazione.Gesù consegna la madre a Giovanni e Giovanni alla madre. Maria, donna eucaristica, che accoglie il sacrificio del Figlio, diventa icona e madre della Chiesa.“Così Dio ha amato il mondo ... da dare il suo Figlio”. Mistero grande d’amore.“Fate questo in memoria di me” (Lc 22,20). È l’Eucaristia, memoriale di quel sacrificio fatto una volta per sempre.

1. “Come Agnello condotto al macello...” (Is 53,1-12)2. “Ecco l’Agnello di Dio…” (Gv 1,35-39)3. “Padre, se vuoi allontana questo calice… ma non la mia, ma la tua volontà sia fatta” (Lc 22,39-53)4. “Ecco l’uomo…” (Gv 19,1-5); (Gv 19,14-16)5. “Donna ecco tuo figlio... E chinato il capo, consegnò lo spirito...”(Gv 19,25-30)6. “Entrò una volta per sempre nel santuario con il proprio sangue…” (Eb 9,11-28)

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“CoME AgnELLo ConDoTTo AL MACELLo…”Isaia 53,1-12

Chi avrebbe creduto al nostro annuncio? A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore? È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per poterci piacere. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia; era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua posterità? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per la colpa del mio popolo fu percosso a morte. Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca. Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità. Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino, perché ha spogliato se stesso fino alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i colpevoli.

“ECCo L’AgnELLo Di Dio…”Giovanni 1,35-39

Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: “Ecco l’agnello di Dio!”. E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: “Che cosa cercate?”. Gli risposero: “Rabbì - che, tradotto, significa Maestro -, dove dimori?”. Disse loro: “Venite e vedrete”. Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.

“PADrE, SE vUoi ALLonTAnA qUESTo CALiCE… MA non LA MiA, MA LA TUA voLonTà SiA fATTA”Luca 22,39-53Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: “Pregate, per non entrare in tentazione”. Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà”. Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: “Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in

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tentazione”. Mentre ancora egli parlava, ecco giungere una folla; colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, li precedeva e si avvicinò a Gesù per baciarlo. Gesù gli disse: “Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?”. Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: “Signore, dobbiamo colpire con la spada?”. E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio destro. Ma Gesù intervenne dicendo: “Lasciate! Basta così!”. E, toccandogli l’orecchio, lo guarì. Poi Gesù disse a coloro che erano venuti contro di lui, capi dei sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: “Come se fossi un ladro siete venuti con spade e bastoni. Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete mai messo le mani su di me; ma questa è l’ora vostra e il potere delle tenebre”.

“ECCo L’UoMo…”Giovanni 19,1-5

Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano: “Salve, re dei Giudei!”. E gli davano schiaffi. Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: “Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna”. Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: “Ecco l’uomo!”.

Giovanni 19,14-16Era la Parasceve della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: “Ecco il vostro re!”. Ma quelli gridarono: “Via! Via! Crocifiggilo!”. Disse loro Pilato: “Metterò in croce il vostro re?”. Risposero i capi dei sacerdoti: “Non abbiamo altro re che Cesare”. Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.

“«DonnA ECCo TUo figLio...» E ChinATo iL CAPo, ConSEgnÒ Lo SPiriTo...”Giovanni 19,25-30

Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco tua madre!”. E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: “Ho sete”. Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: “È compiuto!”. E, chinato il capo, consegnò lo spirito.

“EnTrÒ UnA voLTA PEr SEMPrE nEL SAnTUArioCon iL ProPrio SAngUE…”Ebrei 9,11-28

Cristo, invece, è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso una tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano d’uomo, cioè non appartenente a questa creazione. Egli entrò una volta per

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sempre nel santuario, non mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna. Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsa su quelli che sono contaminati, li santificano purificandoli nella carne, quanto più il sangue di Cristo - il quale, mosso dallo Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio - purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte, perché serviamo al Dio vivente? Per questo egli è mediatore di un’alleanza nuova, perché, essendo intervenuta la sua morte in riscatto delle trasgressioni commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l’eredità eterna che era stata promessa. Ora, dove c’è un testamento, è necessario che la morte del testatore sia dichiarata, perché un testamento ha valore solo dopo la morte e rimane senza effetto finché il testatore vive. Per questo neanche la prima alleanza fu inaugurata senza sangue. Infatti, dopo che tutti i comandamenti furono promulgati a tutto il popolo da Mosè, secondo la Legge, questi, preso il sangue dei vitelli e dei capri con acqua, lana scarlatta e issòpo, asperse il libro stesso e tutto il popolo, dicendo: Questo è il sangue dell’alleanza che Dio ha stabilito per voi. Alla stessa maniera con il sangue asperse anche la tenda e tutti gli arredi del culto. Secondo la Legge, infatti, quasi tutte le cose vengono purificate con il sangue, e senza spargimento di sangue non esiste perdono. Era dunque necessario che le cose raffiguranti le realtà celesti fossero purificate con tali mezzi; ma le stesse realtà celesti, poi, dovevano esserlo con sacrifici superiori a questi. Cristo infatti non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore. E non deve offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui: in questo caso egli, fin dalla fondazione del mondo, avrebbe dovuto soffrire molte volte. Invece ora, una volta sola, nella pienezza dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come per gli uomini è stabilito che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una sola volta per togliere il peccato di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione con il peccato, a coloro che l’aspettano per la loro salvezza.

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L’ultima Pasqua di Gesù.Dal rito del Seder ebraico alla narrazione (haggada) cristiana (morte e risurrezione di Cristo) con la

consegna-memoriale (“Fate questo in memoria di me”) attraverso il sacerdozio della nuova alleanza: questa è l’Eucaristia! Appuntamento fissato prima ancora della creazione e desiderato ardentemente dall’amore misericordioso di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.Eucaristia celebrata nel segno del pane e del vino e inverata attraverso la testimonianza del servizio (lavanda dei piedi) e data a noi nel comandamento dell’amore.Il Risorto si manifesta ai suoi discepoli nel segno del banchetto eucaristico (pane e pesce arrostito) aprendo la mente dei suoi alla comprensione del mistero celebrato.“È il Signore”.La fede di Pietro trascina alla riva della professione di fede, come una rete piena di pesci, la Chiesa.

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“iL PriMo giorno DEgLi AZZiMi… PrESE iL PAnE”Matteo 26,17-29

Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: “Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?”. Ed egli rispose: “Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”. I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: “In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà”. Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: “Sono forse io, Signore?”. Ed egli rispose: “Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!”. Giuda, il traditore, disse: “Rabbì, sono forse io?”. Gli rispose: “Tu l’hai detto”. Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: “Prendete, mangiate: questo è il mio corpo”. Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: “Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati. Io vi dico che d’ora in poi non berrò di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi, nel regno del Padre mio”.

“vEnUTA LA SErA, MEnTrE ErAno A TAvoLA”Marco 14,12-25

Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: “Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?”. Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: “Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi”.I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, egli arrivò con i Dodici. Ora, mentre erano a tavola e mangiavano, Gesù disse: “In verità io vi dico: uno di

1. “Il primo giorno degli azzimi… prese il pane” (Mt 26,17-29)2. “Venuta la sera, mentre erano a tavola” (Mc 14,12-25)3. “Quando fu l’ora… ho desiderato ardentemente” (Lc 22,7-20)4. “Prima della festa di Pasqua… mentre cenavano si cinse il grembiule e prese un catino d’acqua”

(Gv 13,1-20)5. “Resta con noi Signore, perché si fa sera” (Lc 24,13-35)6. “Avete qui qualcosa da mangiare?” (Lc 24,36-49)7. “Videro un fuoco di brace con sopra del pesce e del pane” (Gv 21,1-14)

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voi, colui che mangia con me, mi tradirà”. Cominciarono a rattristarsi e a dirgli, uno dopo l’altro: “Sono forse io?”. Egli disse loro: “Uno dei Dodici, colui che mette con me la mano nel piatto. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo, dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!”. E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: “Prendete, questo è il mio corpo”. Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: “Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio”.

“qUAnDo fU L’orA… ho DESiDErATo ArDEnTEMEnTE”Luca 22,7-20

Venne il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva immolare la Pasqua. Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: “Andate a preparare per noi, perché possiamo mangiare la Pasqua”. Gli chiesero: “Dove vuoi che prepariamo?”. Ed egli rispose loro: “Appena entrati in città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d’acqua; seguitelo nella casa in cui entrerà. Direte al padrone di casa: “Il Maestro ti dice: Dov’è la stanza in cui posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una sala, grande e arredata; lì preparate”. Essi andarono e trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. Quando venne l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse loro: “Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio”. E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: “Prendetelo e fatelo passare tra voi, perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio”. Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: “Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me”. E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi”.

“PriMA DELLA fESTA Di PASqUA… MEnTrE CEnAvAno Si CinSE iL grEMBiULE E PrESE Un CATino D’ACqUA”Giovanni 13,1-20

Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: “Signore, tu lavi i piedi a me?”. Rispose Gesù: “Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo”. Gli disse Pietro: “Tu non mi laverai i piedi in eterno!”. Gli rispose Gesù: “Se non ti laverò, non avrai parte con me”. Gli disse Simon Pietro: “Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!”. Soggiunse Gesù: “Chi ha fatto il

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bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti”. Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: “Non tutti siete puri”. Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: “Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi. In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica. Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto, ma deve compiersi la Scrittura: Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno. Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono. In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato”.

“rESTA Con noi SignorE, PErChé Si fA SErA”Luca 24,13-35

Ed ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: “Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?”. Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: “Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?”. Domandò loro: “Che cosa?”. Gli risposero: “Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto”. Disse loro: “Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?”. E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: “Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto”. Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: “Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?”. Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!”. Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

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“AvETE qUi qUALCoSA DA MAngiArE?”Luca 24,36-49

Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”.Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: “Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho”. Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: “Avete qui qualche cosa da mangiare?”. Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: “Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi”. Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: “Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto”.

“viDEro Un fUoCo Di BrACE Con SoPrA DEL PESCE E DEL PAnE”Giovanni 21,1-14

Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: “Io vado a pescare”. Gli dissero: “Veniamo anche noi con te”. Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: “Figlioli, non avete nulla da mangiare?”. Gli risposero: “No”. Allora egli disse loro: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”. La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “È il Signore!”. Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: “Portate un po’ del pesce che avete preso ora”. Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: “Venite a mangiare”. E nessuno dei discepoli osava domandargli: “Chi sei?”, perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.

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La fede nel Risorto si fa strada nella comunità dei discepoli attraverso l’esperienza delle apparizioni e la memoria e comprensione della Parola annunciata. Si passa dal desiderio di vedere e toccare alla fede

pura, gioiosa e adorante: vedi il percorso di Maria di Màgdala e di Tommaso. L’effusione dello Spirito Santo promesso costituisce la comunità cristiana in “Chiesa”. Al centro della vita della Chiesa, oltre l’ascolto della Parola, la preghiera, la comunione dei beni, c’è il mistero dell’Eucaristia: la “fractio panis”.Non sempre la celebrazione della Cena del Signore è vissuta nella coerenza di vita per cui Paolo deve intervenire presso la comunità di Corinto. Abbiamo così il racconto più antico della celebrazione dell’Eucaristia. Il giorno dopo il sabato diventa ben presto “il giorno del Signore” (Dies Domini – giorno della Presenza reale) in ragione della celebrazione dell’Eucaristia, memoriale della Risurrezione del Signore, diventerà ancora il giorno del riposo in Dio e della contemplazione: la festa. Nell’Apocalisse “il giorno del Signore” è il primo giorno della “rivelazione” che si conclude nell’ottavo giorno, l’ultimo, in cui si compie la Parusia. L’Eucaristia scandisce così il tempo della Chiesa (frattempo); è il memoriale” dell’attesa del Signore che è venuto, viene e verrà. Il tempo non è più “cronos” ma “kairos”: è il tempo liturgico.

1. “Correvano insieme tutti e due… allora entrò… e vide e credette” (Gv 20,1-10)2. “Gesù le disse: Maria… non mi trattenere” (Gv 20,11-18)3. “Mio Signore e mio Dio…” (Gv 20,19-29)4. “Erano assidui e concordi nella preghiera insieme

ad alcune donne con Maria la madre di Gesù” (Atti 1,12-14)5. “Erano assidui… nella frazione del pane” (Atti 2,42-48; 4,32-35; 5,12-16)6. “Il calice che noi benediciamo… e il Pane che noi spezziamo” (1 Cor 10,14-17)7. “Non è un mangiare la cena del Signore” (1 Cor 11,17-34)8. “Voi foste liberati con il sangue prezioso di Cristo” (1 Pt 1,17-21)9. “Rapito in estasi, nel giorno del Signore” (Ap 1,9-20)10. “Vieni… sì, verrò presto…” (Ap 22,12-20)

“CorrEvAno inSiEME TUTTi E DUE… ALLorA EnTrÒ…E viDE E CrEDETTE”Giovanni 20,1-10

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno

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posto!”. Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario - che era stato sul suo capo - non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. I discepoli perciò se ne tornarono di nuovo a casa.

“gESù LE DiSSE: MAriA… non Mi TrATTEnErE”Giovanni 20,11-18

Maria invece stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: “Donna, perché piangi?”. Rispose loro: “Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto”. Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: “Donna, perché piangi? Chi cerchi?”. Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: “Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo”. Gesù le disse: “Maria!”. Ella si voltò e gli disse in ebraico: “Rabbunì!” - che significa: “Maestro!”. Gesù le disse: “Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”. Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: “Ho visto il Signore!” e ciò che le aveva detto.

“Mio SignorE E Mio Dio…”Giovanni 20,19-29

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: “Pace a voi!”. Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi”. Detto questo, soffiò e disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati”. Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: “Abbiamo visto il Signore!”. Ma egli disse loro: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo”. Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: “Pace a voi!”. Poi disse a Tommaso: “Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!”. Gli rispose Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!”. Gesù gli disse: “Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!”.

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“ErAno ASSiDUi E ConCorDi nELLA PrEghiErA inSiEMEAD ALCUnE DonnE Con MAriA LA MADrE Di gESù”Atti 1,12-14

Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in giorno di sabato. Entrati in città, salirono nella stanza al piano superiore, dove erano soliti riunirsi: vi erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo figlio di Alfeo, Simone lo Zelota e Giuda figlio di Giacomo. Tutti questi erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui.

“ErAno ASSiDUi… nELLA frAZionE DEL PAnE”Atti 2,42-48

Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti, e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.

Atti 4,32-35La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno

considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune. Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore. Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno.

Atti 5,12-16Molti segni e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme

nel portico di Salomone; nessuno degli altri osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava. Sempre più, però, venivano aggiunti credenti al Signore, una moltitudine di uomini e di donne, tanto che portavano gli ammalati persino nelle piazze, ponendoli su lettucci e barelle, perché, quando Pietro passava, almeno la sua ombra coprisse qualcuno di loro. Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti impuri, e tutti venivano guariti.

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“iL CALiCE ChE noi BEnEDiCiAMo… E iL PAnE ChE noi SPEZZiAMo”1 Corinzi 10,14-17Perciò, miei cari, state lontani dall’idolatria. Parlo come a persone intelligenti. Giudicate voi stessi quello che dico: il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane.

“non è Un MAngiArE LA CEnA DEL SignorE”1 Corinzi 11,17-34

Mentre vi do queste istruzioni, non posso lodarvi, perché vi riunite insieme non per il meglio, ma per il peggio. Innanzi tutto sento dire che, quando vi radunate in assemblea, vi sono divisioni tra voi, e in parte lo credo. È necessario infatti che sorgano fazioni tra voi, perché in mezzo a voi si manifestino quelli che hanno superato la prova. Quando dunque vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore. Ciascuno infatti, quando siete a tavola, comincia a prendere il proprio pasto e così uno ha fame, l’altro è ubriaco. Non avete forse le vostre case per mangiare e per bere? O volete gettare il disprezzo sulla Chiesa di Dio e umiliare chi non ha niente? Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo! Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: “Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me”. Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga. Perciò chiunque mangia il pane o beve al calice del Signore in modo indegno, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. Ciascuno, dunque, esamini se stesso e poi mangi del pane e beva dal calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti. Se però ci esaminassimo attentamente da noi stessi, non saremmo giudicati; quando poi siamo giudicati dal Signore, siamo da lui ammoniti per non essere condannati insieme con il mondo. Perciò, fratelli miei, quando vi radunate per la cena, aspettatevi gli uni gli altri. E se qualcuno ha fame, mangi a casa, perché non vi raduniate a vostra condanna. Quanto alle altre cose, le sistemerò alla mia venuta.

“voi foSTE LiBErATi Con iL SAngUE PrEZioSo Di CriSTo”1 Pietro 1,17-21

E se chiamate Padre colui che, senza fare preferenze, giudica ciascuno secondo le proprie opere, comportatevi con timore di Dio nel tempo in cui vivete quaggiù come stranieri. Voi sapete che non a prezzo di cose effimere, come argento e oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta, ereditata dai

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padri,ma con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia. Egli fu predestinato già prima della fondazione del mondo, ma negli ultimi tempi si è manifestato per voi; e voi per opera sua credete in Dio, che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria, in modo che la vostra fede e la vostra speranza siano rivolte a Dio.

“rAPiTo in ESTASi, nEL giorno DEL SignorE”Apocalisse 1,9-20

Io, Giovanni, vostro fratello e compagno nella tribolazione, nel regno e nella perseveranza in Gesù, mi trovavo nell’isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù. Fui preso dallo Spirito nel giorno del Signore e udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva: ”Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese: a Èfeso, a Smirne, a Pèrgamo, a Tiàtira, a Sardi, a Filadèlfia e a Laodicèa”. Mi voltai per vedere la voce che parlava con me, e appena voltato vidi sette candelabri d’oro e, in mezzo ai candelabri, uno simile a un Figlio d’uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d’oro. I capelli del suo capo erano candidi, simili a lana candida come neve. I suoi occhi erano come fiamma di fuoco. I piedi avevano l’aspetto del bronzo splendente, purificato nel crogiuolo. La sua voce era simile al fragore di grandi acque. Teneva nella sua destra sette stelle e dalla bocca usciva una spada affilata, a doppio taglio, e il suo volto era come il sole quando splende in tutta la sua forza. Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la sua destra, disse: “Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi. Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle presenti e quelle che devono accadere in seguito. Il senso nascosto delle sette stelle, che hai visto nella mia destra, e dei sette candelabri d’oro è questo: le sette stelle sono gli angeli delle sette Chiese, e i sette candelabri sono le sette Chiese.

“viEni… SÌ, vErrÒ PrESTo…”Apocalisse 22,12-20

Ecco, io vengo presto e ho con me il mio salario per rendere a ciascuno secondo le sue opere. Io sono l’Alfa e l’Omèga, il Primo e l’Ultimo, il Principio e la Fine. Beati coloro che lavano le loro vesti per avere diritto all’albero della vita e, attraverso le porte, entrare nella città. Fuori i cani, i maghi, gli immorali, gli omicidi, gli idolatri e chiunque ama e pratica la menzogna! Io, Gesù, ho mandato il mio angelo per testimoniare a voi queste cose riguardo alle Chiese. Io sono la radice e la stirpe di Davide, la stella radiosa del mattino”. Lo Spirito e la sposa dicono: “Vieni!”. E chi ascolta, ripeta: “Vieni!”. Chi ha sete, venga; chi vuole, prenda gratuitamente l’acqua della vita. A chiunque ascolta le parole della profezia di questo libro io dichiaro: se qualcuno vi aggiunge qualcosa, Dio gli farà cadere addosso i flagelli descritti in questo libro; e se qualcuno toglierà qualcosa dalle parole di questo libro profetico, Dio lo priverà dell’albero della vita e della città santa, descritti in questo libro. Colui che attesta queste cose dice: “Sì, vengo presto!”. Amen. Vieni, Signore Gesù.

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Siamo arrivati alla conclusione del percorso scritturistico dell’Eucaristia, il desiderio dell’uomo di vedere il Signore e di stare con Lui è realizzato attraverso la consegna del Signore stesso a noi, nel segno del pane

eucaristico. Lui ci invita settimanalmente ad andare a lui per trasformare la nostra ferialità carica di fatica in festa, attraverso l’esperienza della gioiosa comunione con lui e con i fratelli.Ci promette che sarà sempre con noi, fino alla fine dei tempi.Affida all’immagine della vite e dei tralci la condizione per essere anche noi in Lui, Via, Verità e Vita.Non c’è altra possibilità per la Chiesa di poter portare frutto se non portando al centro della sua vita, l’Eucaristia.La carità, “agápe” amore trinitario, è la nostra comunione di fratelli accolta nell’Eucaristia.A noi è comunicata la possibilità di avere gli stessi sentimenti di Cristo attraverso la “kenosi” quotidiana e di sentire tutta la nostra pochezza e miseria nell’accogliere la sua presenza misericordiosa nella povertà della nostra casa.Finalmente Dio ha fissato la sua dimora presso gli uomini.

1. “Venite a me, voi che siete affaticati” (Mt 11,25-30)2. “È bello stare con te…” (Mt 17,1-5)3. “Sono con voi tutti i giorni...” (Mt 28,16-20)4. “Io sono la vite… voi i tralci” (Gv 15,1-8)5. “Voi siete miei amici se…” (Gv 15,9-17)6. “Io prego per loro… che tutti siano una cosa sola” (Gv 17,1-26)7. “Ma la più grande di tutte è la carità” (1 Cor 13,1-13)8. “Abbiate gli stessi sentimenti di Cristo…” (Fil 2,5-11)9. “Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto” (Mt 8,5-10)

“vEniTE A ME, voi ChE SiETE AffATiCATi”Matteo 11,25-30

In quel tempo Gesù disse: “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero”.

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“è BELLo STArE Con TE…”Matteo 17,1-5

Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: “Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia”. Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo”.

“Sono Con voi TUTTi i giorni...”Matteo 28,16-20

Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: “A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.

“io Sono LA viTE… voi i TrALCi”Giovanni 15,1-8

“Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.

“voi SiETE MiEi AMiCi SE…”Giovanni 15,9-17

Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo

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più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.

“io PrEgo PEr Loro… ChE TUTTi SiAno UnA CoSA SoLA”Giovanni 17,1-26

Così parlò Gesù. Poi, alzàti gli occhi al cielo, disse: “Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse. Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito date e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi. Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità. Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me. Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo. Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro”.

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LA PAroLA

“MA LA Più grAnDE Di TUTTE è LA CAriTà”1 Corinzi 13,1-13

Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita. E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe. La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino. Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!

“ABBiATE gLi STESSi SEnTiMEnTi Di CriSTo…”Filippesi 2,5-11

Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: “Gesù Cristo è Signore!”, a gloria di Dio Padre.

“SignorE, io non Son DEgno ChE TU EnTri SoTTo iL Mio TETTo”Matteo 8,5-10

Entrato in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: “Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente”. Gli disse: “Verrò e lo guarirò”. Ma il centurione rispose: “Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa”. Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: “In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande!

Terza parte

PrEghiErE DAvAnTi

ALL’EUCAriSTiA

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PrEghiErA DEL CongrESSo EUCAriSTiCo nAZionALE (Ancona 2011)

Signore Gesù, di fronte a te. Parola di verità e Amore che si dona.come Pietro ti diciamo:“Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”.

Signore Gesù, noi ti ringraziamoperché la Parola del tuo Amoresi è fatta corpo donato sulla Croce, ed è viva per noi nel sacramento della Santa Eucaristia.

Fa’ che l’incontro con tenel Mistero silenzioso della tua presenza, entri nella profondità dei nostri cuorie brilli nei nostri occhiperché siano trasparenza della tua carità.

Fa’, o Signore, che la forza dell’Eucaristia continui ad ardere nella nostra vitae diventi per noi santità, onestà, generosità, attenzione premurosa ai più deboli.

Rendici amabili con tutti,capaci di amicizia vera e sinceraperché molti siano attratti a camminare verso di te. Venga il tuo Regno, e il mondo si trasformiin una Eucaristia vivente.Amen.

PrEghiErA DEL CongrESSo EUCAriSTiCoDioCESAno (Porto - Santa rufina 2012)

Anche oggi, il grido degli apostoli sulla riva del mare, dopo l’inutile pesca della notte e il miracolo all’alba,risuona nella tua Chiesa,che ci dice che Tu sei presente per noi nella Santa Eucaristia.

Noi Ti adoriamo, Signore!Tu, Signore, che sei entrato nella nostra storia per orientarla e per parlarci di libertà e di amore, ci dai nel pane della vita vera la forzache ci serve per il cammino di fraternitàche ci conduce a Te. Noi Ti ringraziamo, Signore!Tu pane vivo, donato per la nostra fame,e sangue versato per la nostra salvezza: fa’ che, nutriti di Te e condividendo il tuo amore, sentiamo nostre la fame e la sete degli uominiper aiutare tutti ad aprirsi al tuo dono.

Noi Ti amiamo, Signore!Tu, che hai compassione di tuttie vuoi che nessuno si perda nella solitudine, rendi forte per noi l’esperienza della comunione e fa che la nostra Chiesa diocesana risplenda per l’accoglienza e la fraternità.

Noi Ti lodiamo, Signore!Apri i nostri occhi per vedertie il nostro cuore per accoglierti;vinci il nostro timore per parlarti e trasforma la nostra esistenza perché parli di Te e dica a tutti: “È il Signore!”.

Noi Ti vedremo, Signore! (Gino Reali)

Preghiere davanti all’Eucaristia

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PrEghiErE DAvAnTi ALL’EUCAriSTiA

Ai TUoi PiEDi Gesù, mio Dio, se credessi veramente alle tue parole quale rispetto e amore, quale adorazione appassio-nata, quale contemplazione profonda e infinita da-vanti al Santo Sacramento! Come sarebbero lontane da me questa mediocrità, questa indifferenza, questa sonnolenza, questa dissipa zione, questo stato d’ani-mo che non sa cosa dire e fare, questa pigrizia e que-sta aridità spirituale che mostro così spesso ai piedi del tuo altare!

Soccorrimi, mio Dio, fammi vedere ciò che è, aprimi gli occhi della fede!

Mio Salvatore, se guardassi con fede il tabernacolo, la santa Ostia, come mi immergerei nel tuo amore, come mi ci perderei, come mi lascerei attrarre da te tanto da restare tutti i momenti dei miei giorni e delle mie notti in questa ebbrezza che è quella della verità...

Mio Dio, dammi questa fede, una fede molto viva, per farmi morire d’amore ai piedi del tuo Corpo divi-no. In te, con te e per te. Amen. (Charles de Foucauld)

SEMPrE LÌ Ti TrovoÈ inconcepibile, è straordinario, è qualcosa che inci-de sempre più profondamente nel mio animo quel tuo stare lì in silenzio nel tabernacolo. Vengo in chie-sa la mattina e lì ti trovo. Corro in chiesa quando t’a-mo e lì ti trovo.

Ci passo per caso o per abitudine o per rispetto e lì ti trovo. E ogni volta mi dici una parola, mi rettifichi un sentimento, vai componendo con note diverse un unico canto che il mio cuore sa a memoria e mi ripete con una parola sola: eterno amore.

Oh! Dio, non potevi inventare di meglio. Quel tuo silenzio in cui il chiasso della nostra vita si smorza, quel palpito silenzioso che ogni lacrima assorbe, quel silenzio più sonoro di un angelico concerto, quel si-lenzio al cuore dona un balsamo divino, quel silenzio, in cui ogni voce si trova inca nalata e ogni preghiera si sente trasformata; quella tua presenza arcana...Lì è la vita, lì è l’attesa; lì il nostro piccolo cuore ripo-sa, per riprendere senza sosta il suo cammino. (Chiara Lubich)

PrEghiErA PEr LA CoMUnionE SPiriTUALEGesù mio, credo che sei presentenel Santissimo Sacramento.Ti amo sopra ogni cosae ti desidero nell’anima mia.Poiché ora non posso ricevertinella Santa Comunione,vieni almeno spiritualmente nel mio cuore. Come già venuto,ti abbraccio e mi unisco a te.Non permettere che mi allontani più.

o AMorE ETErno O Amore eterno, o Gesù,che ti sei chiuso in quest’ostia,celando la tua divina maestà e la tua bellezza, lo fai, per darti tutto alla mia anima,e non spaventarla con la tua immensità.O Amore eterno, o Gesù,che ti sei nascosto nel pane,eterno splendore,inimmaginabile sorgente di felicità e di gioia, che vuoi essere il mio paradiso in terra,e lo sei quando mi comunichiil tuo amore divino. (S. Faustina Kowalska)

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PrEghiErE DAvAnTi ALL’EUCAriSTiA

ADoriAMo gESù CriSToAdoriamo Gesù Cristo,Dio nei cieli, Dio con noi. Se tu credi nel suo dono,la tua fame sazierai:è la tavola del regno, pegno d’immortalità.

Qui ti nutre la Parola che il Signore rivelò. Se l’accogli con la fede, la tua sete spegnerai: è certezza, nel mistero, che la Pasqua è verità.

Nuova Cena, nuovo invito, dono per l’umanità.Se tu entri, sei l’atteso,ai fratelli ti unirai:è il convito della pace, Cristo il pane spezzerà.

Vera carne, vero sangue, vincoli di carità.Se ti siedi, sei l’amico,il perdono gusterai:è la festa d’alleanza, Cristo il vino verserà.

Corpo dato, Sangue sparso: egli al limite ci amò.Se tu mangi, se tu bevi,la sua sorte sceglierai:è l’offerta della Croce,qui la Chiesa nascerà.

Sangue ed acqua, dono estremo: si apre il cuore di Gesù.Se ricevi questa linfa,nello Spirito vivrai:è il mistero delle nozze,Sposo e Sposa in unità.

Ora, canta! Spunta l’albache tramonto non vedrà.

Se ti svegli, splende il giorno ed in Cristo brillerai:è l’incontro col Signorefino a quando apparirà.

Vieni, Spirito di Dio,cuore della Trinità!Se tu bruci, fuoco ardente, gioia immensa accenderai. Viene il Padre, viene il Figlio, canta in noi l’eternità. Amen.

CoME Un CiECo Signore, davanti a te nell’Eucaristia, insegnami a non volerti capire o immaginare: aiutami a crede-re che tu sei lì veramente, d’una presenza quanto mai reale e immediata, eppure al di là di ogni per-cezione.

Guidami a tenere desto il mio cuore alla tua inef-fabile presenza! Che io non soffermi lo sguardo su quanto è solo un segno, ma cerchi di vederti fac-cia a faccia nella tua invisibilità: come un cieco che, senza vedere né toccare, percepisce una presenza! Ricordami che questa conoscenza di te, che è rac-coglimento e intuizione, non dipende dal vigore dell’intelligenza ma solo dall’amore del mio cuore, perché ora è il cuore che conosce!

Signore, rendimi felice di essere qui, ai tuoi piedi, offrendoti il mio sguardo e lasciandomi afferrare da te, come un fiore che si apre al sole. So che l’al-leanza con te non è opera mia, ma del tuo Spirito, che s’impossessa di me per farmi tuo tabernacolo. Tieni sempre vivo in me il desiderio di questa unio-ne con te perché, dimentico di me stesso, ti lasci vivere pienamente in me. (Christian Curty)

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PrEghiErE DAvAnTi ALL’EUCAriSTiA

EMMAUSLa nostra vita, come quella dei discepoli di Emmaus, è un cammino pieno di nostalgia di te, Signore Gesù. Anche per noi c’è il compagno di viaggio, il pellegrino sconosciuto che ci cammina accanto ogni giorno. Sei tu, Gesù: tu che resti sempre fedele dinanzi ai nostri occhi spenti... Tu che rimani presente nelle tenebre della tri-stezza e dello sconforto che avvolgono il mondo.

Sei risorto per non abbandonarci mai! E quando la not-te cade nel nostro andare, tu ti fai familiare, ci sei vicino nella paura e ci vivifichi con la tua risurrezione; tu appari anche a noi, ogni giorno, allo spezzare del pane.Noi pure, ogni giorno, nel mistero dell’Eucaristia ti riconosciamo, ti incontriamo all’altare. Il Pane che tu sei apre i nostri occhi, accende il nostro cuore, mette nella nostra vita il suo tesoro: la vita di Dio. (Anastasio Ballestrero)

SignorE gESù, Sono DAvAnTi A TE Signore Gesù, sono davanti a te con tutte le mie miserie. So che non mi respingerai perché tu mi ami così come sono. Mi pento dei miei peccati e perdono tutti per quanto hanno fatto contro di me. Rinuncio a Satana e ai suoi spiriti, ti dono tutto il mio essere, ora e sempre. Ti invito nella mia vita e ti accetto come Signore e Salva-tore: guariscimi, trasformami e rafforzami. Vieni, Signore Gesù, immergimi nel tuo prezio sissimo Sangue e riempi-mi del tuo Santo Spirito. Aiutami a non voltarmi indietro, a non desiderare nient’altro che te. Fammi sentire il tepo-re del tuo amore e la potenza del tuo santo Corpo. Rendimi cosciente della grandezza del tuo essere «da-vanti» a me, misera creatura, e rendimi la gioia di essere salvato per vivere un giorno con te per sempre in Paradi-so. Amen.

Ti rEnDo grAZiE, o SignorE SAnTo Ti rendo grazie, o Signore santo, Padre onnipotente, eterno Dio,che non certo per i miei meriti,ma per solo effetto della tua misericordia ti sei degnato di saziare,col prezioso Corpoe col Sangue del Figlio tuo,Signore nostro Gesù Cristo,me peccatore, indegno tuo servo.Sii liberazione dai miei vizi,sterminio della concupiscenza e delle passioni,aumento di carità, di pazienza, di umiltà, di obbedienza, di tutte le virtù,sicura difesa contro le insidie dei miei nemicitanto visibili quanto invisibili,assoluta tranquillità delle passioni carnali e spirituali,perfetto abbandono in te, unico e vero Dio,felice compimento del mio fine. (S. Bonaventura da Bagnoregio)

AniMA Di CriSToAnima di Cristo, santificamiCorpo di Cristo, salvamiSangue di Cristo, inebriami Acqua del costato di Cristo, lavami Passione di Cristo, confortamio buon Gesù, esaudiscimidentro le tue ferite nascondiminon permettere che io mi separi da te dal nemico maligno difendiminell’ora della mia morte chiamami e comandami di venire a teperché con i tuoi Santi io ti lodinei secoli dei secoli. Amen. (S. Ignazio di Loyola)

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PrEghiErE DAvAnTi ALL’EUCAriSTiA

o SignorE DoLCE SPErAnZAO Signore,l’unica mia dolce speranzaè di poter ricorrere a tein tutti i dolori della vitae di abbandonarmi interamente alla tua bontà e alla tua provvidenza.Come ti sei offerto al Padre sulla croceper la salvezza mia e di tutto il mondo,così anch’io mi offro completamente a te:ti consacro tutte le mie energie, i miei sentimenti,perché ogni mia azione, svolgendosi sotto l’influsso del tuo Spiritoe della tua grazia,sia sempre e unicamente ordinata a eseguirela tua santissima volontà. (Innocent Le Masson)

Mio Dio, Mio TUTTo Come potrò io,povera creatura,contraccambiare il tuo Amore, mio Dio, mio Creatore, mio Tutto?

Voglio dimostrartialmeno la mia gratitudine che provo per il dono grande della tua presenzanel sacramento dell’Eucaristia.

Voglio venire a farti compagnia più spesso che potròper poter parlare un po’ con te.Potessi starti sempre vicino per adorarti e dimostrarti tutto il mio amore!

Accresci in me l’intensitàdi questo desiderio,

così potrò anch’io vederti, benedirti, ringraziarti e amarti in Paradiso per tutta l’eternità.

(Francesco Spinelli)

o SorgEnTE D’AMorEGesù mio, il dolce invito che faia coloro che sono oppressidai dolori e dalle fatiche di questa vita,di ricorrere a te per essere consolati,mi dà coraggio di venire a te.È vero che non sono stato fedelealle tue parole,dimostrando che il mio amorenon è affatto degno del tuo;ma appunto per questoho più bisogno che mai di accostarmial mistero del tuo amore,con il quale e per mezzo del qualeposso osservare la tua parola.O sorgente d’amore,supplisci con la tua fiammae con la tua pienezza a quello che mi manca; mutami, consumami, annientami, affinché non sia più io che viva,ma sia tu a vivere in me. (Innocent Le Masson)

niEnTE Ti TUrBiNiente ti turbi, niente ti rattristi. Tutto si dilegua, Dio solo non si muta.Con la pazienza tutto ottieni. Non manchi di nulla se hai Dio nel cuore. Il suo amore basta. (S. Teresa d’Avila)

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PrEghiErE DAvAnTi ALL’EUCAriSTiA

Dio nASCoSToTi saluto, o Pane degli Angeli,con profonda fede speranza e caritàe dal profondo dell’anima ti adoro benché io sia un nulla.Ti saluto, o Dio nascostoe ti amo con tutto il cuore,non mi son d’ostacolo i veli del mistero; ti amo come gli eletti del Paradiso.Ti saluto, o Agnello di Dio,che cancelli le colpe della mia anima, che ogni mattina vieni nel mio cuore,e mi sei guida per la salvezza. (S. Faustina Kowalska)

AgnELLo Di DioInvochiamo il Cristo,il Corpo sacro del Cristo!L’agnello di Dio,il Corpo sacro di Coluiche ha patito per la nostra salvezza!Il Corpo sacro di Coluiche ai suoi discepoli harivelato i misteri della graziadella nuova alleanza.Il Corpo sacro, per cui noiabbiamo ricevuto la vittima incruenta.Il Corpo sacro che ha lavato i piedi degli apostoli con l’acquae le loro anime con lo Spirito.Il Corpo sacro che ha giustificatola peccatrice in lacrime;che ci purifica con il suo sangue.Il Corpo sacro che ha ricevutoil bacio del tradimento;che ha amato il mondo

fino a soggiacere alla morte,Benediciamo e glorifichiamo il tuo nome. (Dalla Liturgia eucaristica antica)

Con Dio nESSUn TiMorEIl Signore è mia luce e mia salvezza,di chi avrò paura?Il Signore è difesa della mia vita, di chi avrò timore? Se contro di me si accampa un esercito, il mio cuore non teme;se contro di me divampa la battaglia, anche allora ho fiducia. Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco:abitare nella casa del Signoretutti i giorni della mia vita,per gustare la dolcezza del Signoreed ammirare il suo santuario. Ascolta Signore, la mia voce.lo grido: abbi pietà di me! Rispondimi.Di te ha detto il mio cuore: «Cercate il suo volto»; il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo voltonon respingere con ira il tuo servo.Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi,non abbandonarmi, Dio della mia salvezza. Mostrami, Signore, la tua via,guidami sul retto cammino,a causa dei miei nemici. Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi.Spera nel Signore, sii forte,si rinfranchi il tuo cuore e spera nel Signore. (Dal Salmo 27)

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PrEghiErE DAvAnTi ALL’EUCAriSTiA

Dio! AMorE inCoMPrEnSiBiLEMio caro Gesù,come sono fortunato!Con gli occhi della fedeio ti vedo qui davanti a me,non una sola volta,ma tutte le volte che tumi ammetti alla tua divina Presenza.E non ho solo la fortuna di vederti, ma posso accogliertitra le mie bracciae nel mio cuore. Di più: tu sei tanto ricco d’amoreche vieni in mecon il tuo Spirito,il tuo corpo e il tuo sangueogni volta che lo desidero,proprio in mee questo è ancora più meraviglioso, sorprendente, quasi incredibile.Dio! Amore incomprensibile!Poiché sei tanto generoso con me,anch’io voglio esserlo altrettanto con te. (Francesco Spinelli)

TrASforMAMi CoME iL PAnE E iL vinoIl pane e il vino di cui vuoi nutrirci, Signore, sei tu.Il pane e il vino di cui vuoi nutrirti,siamo noi.Son io, io, il mio corpo e la mia anima,il mio essere così com’èe che tu conosci così benecon tutte le sue imperfezioni e insufficienze: ecco ciò che depongo ai tuoi piedi,ecco la mia offerta.Fanne ciò che vuoi.

Vuoi trasformarmi in te?Trasforma!Vuoi immolare in meciò che si oppone a questa trasformazione, ciò che non può accordarsi con te? Immola!Come il pane e il vinoche il sacerdote ti offre sull’altarecosì il mio corpo e la mia anima sono tuoi; vengono da te; io non ne ho che l’uso.Ed è questo uso che ti sacrifico. (Augustin Guillerand)

DAvAnTi A gESù nELLA EUCAriSTiA Con gioia, o Gesù,vengo ogni sera davanti a teper ringraziarti dei doni che mi hai fattoe per chiederti perdono delle mancanzeche ho commesso.Vengo a te con fiducia.Ricordo la tua parola:«Non sono quelli che stanno beneche hanno bisogno del medico, ma i malati». Gesù, guariscimi e perdonami.E io, Signore, ricorderò che l’animaalla quale tu hai perdonato di piùdeve amarti di più.Ti offro tutti i battiti del cuorecome altrettanti atti di amore e di riparazione e li unisco ai tuoi meriti infiniti.Ti supplico di agire in mesenza tener conto delle mie resistenze.Non voglio avere altra volontàche la tua, Signore.Con la tua grazia, Gesù,voglio cominciare una vita nuovanella quale ogni istante sia un atto di amore. (S. Teresa di Lisieux)

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PrEghiErE DAvAnTi ALL’EUCAriSTiA

fUoCo Di CAriTàCome vuoi, dolcissimo amore,che io guardi me stessa in te?Vuoi che io guardi la creazioneche tu mi hai datoa tua immagine e somiglianza,poiché tu, somma ed eterna purezzati sei unito al fango della nostra umanità, costretto dal fuoco della tua carità,col quale anche hai lasciato te stessoa noi in cibo.E che cibo è questo?Cibo degli angeli,somma ed eterna purezza;perciò richiedi e vuoi tanta purezzadall’anima che riceve tein questo dolcissimo sacramento che, se fosse possibile che la natura angelica - che non ha bisogno di purificazione -si purificasse, essa avrebbe bisognodi purificarsi di fronte a un tale mistero. (S. Caterina da Siena)

offErTA Di SéPrendi, Signore e accetta ogni mia libertà,la mia memoria,la mia intelligenza,tutta la mia volontà, tutto ciò che ho e possiedo.Tu me lo hai dato, a te, Signore, lo riconsegno. Tutto è tuo; di tutto disponi secondo la tua santa volontà.Dammi il tuo amore e la tua grazia;questo mi basta. (S. Ignazio di Loyola)

o DoLCiSSiMo SignorE gESùO dolcissimo Signore Gesù,quanta è la dolcezza dell’anima devotache siede con te alla tua mensa,dove non le è presentato altro cibose non te, suo unico diletto,desiderabile più di ogni altro desiderio del cuore.

Come sarebbe dolce anche per me,alla tua presenza,versare lacrime di intimo affetto,e con la pia Maddalenabagnare i tuoi piedi con le mie lacrime.Ma dov’è questa devozione?Dov’è l’abbondante effusione di lacrime sante?Certo, al cospetto tuo e dei tuoi angeli, il mio cuore dovrebbe ardere e piangere di gioia.Poiché ho te veramente presente nel sacramento, benché nascosto sotto altra apparenza. (Imitazione di Cristo)

Ti AMo, o Mio DioTi amo, o mio Dio, e il mio solo desiderioè di amarti fino all’ultimo respiro della mia vita. Ti amo, o Dio infinitamente amabile,e preferisco morire amandoti piuttosto che vivere un solo istante senza amarti.Ti amo, Signore, e l’unica grazia che ti chiedoè di amarti eternamente. Mio Dio, se la mia lingua non può dirtiad ogni istante che ti amo, voglio che il mio cuore te lo ripeta tante voltequante volte respiro. Ti amo, o mio Divino Salvatore,perché sei stato crocifisso per me,e mi tieni quaggiù crocifisso con Te. Mio Dio, fammi la grazia di morire amandotie sapendo che ti amo. Amen. (S. Curato d’Ars)

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PrEghiErE DAvAnTi ALL’EUCAriSTiA

PrEghiErA DEL fAngoNelle tue mani, Signore, mi metto e mi abbandono. Lavora, oggi e sempre, l’argilla che io sono, perché nelle tue mani mi metto come il fango si lascia mo-dellare dalle mani del ceramista. Dalle forma tu stesso; poi, mandala in pezzi, se vuoi; è tua, e niente deve dire. Mi basta che la mia vita serva per i tuoi fini e che in nulla io resista al tuo divino progetto, per il quale sono stato creato. Chiedi, comandami, che cosa vuoi che io faccia? Che cosa vuoi che smetta di fare? Animato scoraggiato, approvato dagli altri o tra le incomprensioni e le criti-che, volente o nolente, quando mi vada bene ogni cosa o nulla del tutto, mi resta solo da dire, sull’esempio di nostra Madre: si faccia di me secondo la tua volontà! (G. Lagrange)

SUggEriMEnToRecita la Comunione spirituale spesso: è un modo per stare sempre unito al Signore, anche quando sei per strada, al lavoro, a scuola o in qualsiasi altro luo-go o situazione ti trovi. Vedrai quanti benefici riceverai e come sentirai Gesù più vicino a te!Economizza il tuo tempo, i tuoi mezzi, ma trova sem-pre un momento solo per Dio. Sul contatto con il mondo, bisogna che predomini la forza interiore dell’anima unita a Dio. (S. Pier Giuliano Eymard)

SignorE iLLUMinAMi O Signore, illuminamicon il fulgore della tua luce,perché ti conoscae impari a rispettare la tua maestà,ad adorare la tua dignità,ad imitare la tua umiltà.

Caccia dall’anima mia tutte le distrazioni, perché io sia tutto per te;liberami dalle tentazioniche cercano di farmi cadere;eleva i miei pensieri che tendono a terra, appesantiti dalla massa dei miei peccati; fa’ che tutti i miei desiderisiano per i beni del cielo,in modo che gustando la tua dolcezzae la tua soavità,il mondo mi venga a disgustoe l’amore alle tue creature si annientie perisca nel mio cuore.Uniscimi a tecon il sigillo del tuo amore,perché tu basti a un cuore che ti ama. (Innocent Le Masson)

DiLLo, ChE io SEnTA!Dio mio,chi mi darà la possibilità di riposare in te,di riceverti nel mio cuore perché lo inebriie io dimentichi la mia malvagitàe abbracci te, unico mio bene?Che cosa sei per me?Aiutami e potrò parlare.Che cosa sono io per te,perché tu voglia essere amato da me,al punto che t’inquieti se non lo faccioe mi minacci severamente?Come se non fosse una grossa sventura il non amarti! Oh! Dimmi, ti prego, Signore,Dio misericordioso,che cosa sei per me!“Di’ all’anima mia:io sono la tua salvezza”.Dillo, che io senta! (S. Agostino)

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PrEghiErE DAvAnTi ALL’EUCAriSTiA

PrEfAZio DELL’EUCAriSTiAÈ veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza,rendere grazie sempre,qui e in ogni luogo,a te, Signore, Padre santo,Dio onnipotente ed eterno.Cristo tuo Figlio,nell’ultima cena tra i suoi apostoli,volle perpetuare nei secoliil memoriale della sua passionee si offrì a te come agnello senza macchia, come lode perfetta e sacrificio gradito.In questo grande misterotu nutri e santifichi i tuoi fedeli,perché una sola fede illuminie una sola carità riuniscal’umanità diffusa su tutta la terra.Noi ci accostiamo con gioia,o Padre, alla tua mensa,e l’effusione del tuo Spiritoci trasformi a immagine della tua gloria. (Dalla Liturgia)

o Dio, UniCo SignorE DEL Mio CUorEDio mio, sii tul’unico Signore del mio cuore;possiedilo tutto.

L’anima mia ami solo te,a te solo obbediscae cerchi di piacere in tutto a te.

Gesù, mio Signore e mio Dio, ti dono interamente il mio cuore e tutta la mia volontà.

Un tempo essa ti è stata ribelle,ma ora a te tutta la consacro.Disponi di me come a te piace,sono pronto a tutto, accetto tutto.

O Amore, degno di infinito amore,tu mi hai amato fino a morire per me.lo ti amo con tutto il cuore,ti amo più di me stessoe nelle tue mani abbandono l’anima mia.

(S. Alfonso Maria de’ Liguori)

o AMATiSSiMo PADrEO mitissimo Iddio,concedimi di ricevereil corpo dell’unigenito Figlio tuo, Signore nostro Gesù Cristo,che nacque dalla Vergine Maria,in modo che meriti di essere incorporatoal suo mistico corpo,e di essere annoveratofra le membra di lui.

O amatissimo Padre,concedimi di contemplarefinalmente a viso aperto per l’eternità, il diletto Figlio tuo,che intendo ricevere oranel mio terrestre cammino,sotto i veli del mistero.Colui che vive e regna con te,in unione con lo Spirito Santo,per tutti i secoli dei secoli. Amen.

(S. Tommaso d’Aquino)

LoDo E gLorifiCoLodo, glorifico, benedico in te, Dio mio, la demenza che mi aspetta a lungo, la misericordia che rimette i peccati, la bontà che ricompensa al di là dei meriti, la pazienza che non ricorda l’offesa, l’eternità che mi vuole immor-tale, la verità che nutre l’anima. (S. Tommaso D’Aquino)

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PrEghiErE DAvAnTi ALL’EUCAriSTiA

STAMMi viCino, Dio Mio!Stammi vicino, Dio mio! Tu sei colui che cerco, che amo, che adorocon tutta la forza di cui sono capace. Ti ho cercato, o Signore della vita, e tu mi hai fatto il dono di trovarti: te, io voglio amare, mio Dio.Perde la vita, chi non ama te: chi non vive per te, Signore, è niente e vive per il nulla. Accresci in me, ti prego, il desideriodi conoscerti e di amarti, Dio mio: dammi, Signore, ciò che ti domando. Anche se tu mi dessi il mondo intero, ma non mi donassi te stesso,non saprei cosa farmene, Signore. Dammi te stesso, Dio mio!Ecco, ti amo, Signore:aiutami ad amarti di più. (S. Anselmo d’Aosta)

CoMUnionE SPiriTUALEDinanzi a Te, Gesù, mi prostroe ti offro il pentimento del mio cuore contrito. Ti adoro nel sacramento del tuo amore;desidero riceverti nell’umiltà della mia anima. Attendo la felicità della comunione sacramentale. Vieni in me, o Gesù, e non tardare.Credo in te, spero in te, ti amo. (Rafael Merry del Val)

A gESùEccomi, o mio amato e buon Gesù, che alla santissi-ma tua presenza prostrato, ti prego col fervore più vivo di stampare nel mio cuore sentimenti di fede, di speranza, di carità e di dolore dei miei peccati e di proponimento di non offenderti mai più; mentre io, con tutto l’amore e con tutta la mia compassione, vado considerando le tue cinque piaghe, comincian-do da ciò che disse di te, o mio Dio, il santo profe-ta Davide: “Trapassarono le mie mani e i miei piedi, contarono tutte le mie ossa” (Sal 21, 17).

Questa preghiera, di solito, viene recitata dopo la Santa Co-munione, ma è bello recitarla anche durante l’adorazione. Con essa chiedi a Gesù d’infiam marti del Suo Amore, di farti crescere nelle tre virtù teologali: fede, speranza e carità e di rendere più delicata la tua anima nel riconoscere il peccato e più pronta al pentimento.

quarta parte

ADorArEDio

CAnTAnDo

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ADorArE Dio CAnTAnDo

CAnTi DALLA TrADiZionE LATinA

ADoro TE DEvoTE (S. Tommaso d’Aquino) Adóro te devóte, latens Déitas, quae sub his figúris vere látitas: tibi se cor meum totum súbicit, quia te contémplans, totum déficit. Visus, tactus, gustus in te fállitur, sed audítu solo tuto créditur. Credo quidquid dixit Dei Filius,nil hoc verbo veritátis vérius. In croce latébat sola Déitas;at hic latet simul et humánitas. Ambo tamen credens, atque cónfitens, peto quod petívit latro paenitens. Plagas, sicut Thomas, non intúeor, Deum tamen meum te confitéor. Fac me tibi semper magis crédere, in te spem habére, te dilígere. O memoriále mortis Dómini, Panis vivus vitam praestans hómini, praesta meae menti de te vívere, et te illi semper dulce sápere. Pie pelicáne Iesu Dómine,me immúndum munda tuo sánguine, cuius una stilla salvum fácere totum mundum quit ab omni scélere. Iesu, quem velátum nunc aspício,oro, fiat illud, quod tam sítio:ut, te reveláta cemens fácie,visu sim beátus tuae glóriae. Amen.

Canti eucaristici

O Gesù, ti adoro, ostia candidasotto un vel di pane nutri l’anima.Solo in Te il mio cuore si abbandonerà,perché tutto è vano se contemplo Te. L’occhio, il tatto, il gusto non arriva a Te,ma la tua parola resta salda in me: Figlio sei di Dio, nostra verità;nulla di più vero, se ci parli Tu. Hai nascosto in croce la divinità,sull’altare veli pur l’umanità:Uomo-Dio la fede ti rivela a me,come al buon ladrone dammi un giorno il ciel. Anche se le piaghe non mi fai toccar,grido con Tommaso: «Sei il mio Signor»;cresca in me la fede, voglio in Te sperar, pace trovi il cuore solo nel tuo amor. Sei ricordo eterno che morì il Signor, pane vivo, vita, Tu diventi in me.Fa’ che la mia mente, luce attinga in Tee della tua manna porti il gusto in sé. Come il pellicano nutri noi di Te;dal peccato grido: «Lavami Signor».Il tuo sangue è fuoco, brucia il nostro error;una sola stilla, tutti può salvar. Ora guardo l’Ostia, che ti cela a me,ardo dalla sete di vedere Te: quando questa carne si dissolverà, il tuo viso, Luce, si disvelerà. Amen.

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ADorArE Dio CAnTAnDo

AvE vErUMAve verum Corpus natum de Maria Virgine: vere passum, immolatum in cruce pro homine.Cuius latus perforatumfluxit aqua et sanguine: esto nobis praegustatum mortis in examine.O Iesu dulcis!o Iesu pie!o Iesu, fili Mariae

iESU DULCiS MEMoriAIesu, dúlcis memória,Dans véra cordis gáudia: Sed super mel et ómnia, Ejus dúlcis praeséntia.Nil cánitur suávius,Nil aùditur jucúndius,Nil cogitátur dúlcius,Quam Iésus Déi Filius.Iésu, spes paeniténtibus, Quam píus es peténtibus! Quam bónus te quaeréntibus! Sed quid inveniéntibus?Nec lingua válet dícere, Nec littera exprímere: Expértus pótest crédere, Quid sit Jésum dilígere.Sis, Iésu, nóstrum gáudium, Qui es futúrus praémium: Sit nóstra in te gloria,Per cúncta semper saécula.Amen.

Ave vero Corpo,nato dalla Vergine Maria, che tanto hai patito, immolato sulla croce per l’uomo.Dal cui fianco trafitto sono sgorgati acqua e sangue: sii per noi chi ci precedenella prova della morte.O Gesù dolce,o Gesù pio,o Gesù, figlio di Maria.

Gesù, dolce memoria,donator di vere gioie al cuore;ma più del miele e d’ogni cosa la sua presenza è dolce.Nulla cantasi di più soave,nulla si ascolta di più giocondo, nulla si pensa di più dolce,che Gesù di Dio Figlio.Gesù speranza dei penitenti, quanto pio sei con chi Ti prega! Quanto buono con chi Ti cerca! Che sarai dunque per chi Ti trova?Né lingua il sa narrare,né parola lo può esprimere:sol chi provò,lo sa che sia l’amar Gesù.Sii, o Gesù, il nostro gaudio,Tu che sarai il nostro premio;in Te sia la nostra gloriasempre per tutti i secoli.Così sia.

107

ADorArE Dio CAnTAnDo

LAUDA, Sion SALvATorEM(S. Tommaso d’Aquino)

Lauda, Sion, Salvatórem, lauda ducem et pastórem in hymnis et cánticis.Quantum potes, tantum aude quia maior omni laudenec laudáre súfficis.Laudis thema speciális,panis vivus et vitálishódie propónitur.Quem in sacrae mensa coenae, turbae fratrum duodenae datum non ambígitur.Sit laus plena, sit sonóra,sit iucunda, sit decóra mentis iubilátio. [... ]Ecce panis Angelórum, factus cibus viatórum:vere panis filiórum,non mittendus cánibus.In figuris praesignátur, cum Isaac immolátur:agnus Paschae deputátur: datur manna pátribus.Bone pastor, panis vere,Iesu, nostri miserére:tu nos pasce, nos tuére: tu nos bona fac vidérein terra vivéntium.Tu qui cuncta scis et vales: qui nos pascis hic mortales: tuos ibi commensáles, cohœrédes et sodalesfac sanctórum cívium.

Sion, loda il Salvatore,la tua guida, il tuo pastore con inni e cantici.Impegna tutto il tuo fervore: egli supera ogni lode,non vi è canto che sia degno.Pane vivo, che dà vita: questo è il tema del tuo canto, oggetto della lode.Veramente fu donatoagli apostoli riunitiin fraterna e sacra cena.Lode piena e risonante, gioia nobile e serena sgorghi oggi dallo spirito. Ecco il pane degli angeli, pane dei pellegrini:vero pane dei figli,non dev’essere gettato.Con i simboli è annunziato, in Isacco dato a morte,nell’agnello della Pasqua, nella manna data ai padri.Buon pastore, vero pane,o Gesù, pietà di noi: nutrici e difendici, portaci ai beni eterni nella terra dei viventi.Tu che tutto sai e puoi, che ci nutri sulla terra, conduci i tuoi fratelli alla tavola del cielonella gioia dei tuoi santi.

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ADorArE Dio CAnTAnDo

o SACrUM ConviviUMO sacrum convivium,in quo Christus súmitur;recólitur memória passiónis eius;mens implétur grátiaet futúrae glóriae nobis pignus datur.

o SALUTAriS hoSTiAO salutaris Hostia quae caeli pandis ostium,bella premunt hostilia; da robur, fer auxilium. Uni trinoque Domino sit sempiterna gloria:qui vitam sine termino nobis donet in patria. Amen.

O sacro convito,in cui Cristo è nostro cibo,si perpetua il memoriale della sua passione;l’anima nostra è colmata di grazia,e ci è dato il pegno della gloria futura.

Ostia salutare,che apri la porta del cielo; ci incalzano aspre battaglie:dacci forza, portaci aiuto. Al Signore uno e trino sia gloria eterna:ci doni la vita senza fine nella patria celeste. Amen.

Dove c’è carità e amore, lì c’è DioL’amore di Cristo ci ha radunati insieme.Esultiamo e rallegriamoci in lui.Temiamo e amiamo il Dio vivo.E amiamoci con cuore sincero.Radunati dunque tutti insieme,cerchiamo di restare uniti nello spirito.Cessino le contese maligne, cessino le liti.E in mezzo a noi ci sia Cristo Dio.Fa’ che vediamo insieme con i beati,il tuo volto nella gloria, Cristo di Dio:faccio gustare questo gaudio immenso e puro,per gli infiniti secoli dei secoli.Amen.

UBi CAriTASUbi cáritas et amor, Deus ibi est.Congregávit nos in unum Christi amor.Exsultémus, et in ipso jucundémur.Timeámus, et amémus Deum vivum.Et ex corde diligámus nos sincéro.Simul ergo cum in unum congregámur:ne nos mente dividámur, caveámus.Cessent júrgia malígna, cessent lites.Et in médio nostri sit Christus Deus.Simul quoque cum beátis videámus.Glorianter vultum tuum, Christe deus.Gáudium, quod est imménsum, atque probum,saécula per infiníta saeculórum.Amen.

109

ADorArE Dio CAnTAnDo

PAngE LingUAPange, lingua, gloriósi Córporis mystérium, Sanguinisque pretiosi, Quem in mundi pretium Fructus ventris generosi Rex effudit gentium.

Nobis datus, nobis natus Ex intacta Virgine, Et in mundo conversatus, Sparso verbi semine, Sui moras incolatus Miro clausit ordine.

In supremæ nocte cenæ recumbens cum fratribus, observata lege plene cibis in legalibus Cibum turbæ duodenæ se dat suis manibus.

Verbum caro, panem verum verbo carnem efficit: fitque sanguis Christi merum, et si sensus deficit, ad firmandum cor sincerum sola fides sufficit.

TANTUM ERGO sacramentum veneremur cernui, et antiquum documentum novo cedat ritui; præstet fides supplementum sensuum defectui.

Genitori Genitoque laus et iubilatio, salus, honor, virtus quoque sit et benedictio; Procedenti ab utroque compar sit laudatio. Amen.

Canta, o mia lingua, il mistero del corpo glorioso e del sangue prezioso che il Re delle nazioni, frutto benedetto di un grembo generoso, sparse per il riscatto del mondo.

Si è dato a noi, nascendo per noi da una Vergine purissima, visse nel mondo spargendo il seme della sua parola e chiuse in modo mirabile il tempo della sua dimora quaggiù.

Nella notte dell’ultima Cena, sedendo a mensa con i suoi fratelli, dopo aver osservato pienamente le prescrizioni della legge, si diede in cibo agli apostoli con le proprie mani.

Il Verbo fatto carne cambia con la sua parola il pane vero nella sua carne e il vino nel suo sangue, e se i sensi vengono meno, la fede basta per rassicurare un cuore sincero.

Adoriamo, dunque, prostrati un sì gran sacramento; l’antica legge ceda alla nuova, e la fede supplisca al difetto dei nostri sensi.

Gloria e lode, salute, onore, potenza e benedizione al Padre e al Figlio: pari lode sia allo Spirito Santo, che procede da entrambi. Amen.

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ADorArE Dio CAnTAnDo

CAnTi iTALiAni

SignorE DA Chi AnDrEMo(Inno del Congresso Eucaristico di Ancona 2011)

Sulle strade del nostro cammino suona ancora l’antica domanda: quale senso ha la vita, la mortee l’esistere senza orizzonte?Venne un Uomo e si fece vicino, ai fratelli egli tese la mano:era il Verbo che illumina il mondo ed incarna l’amore di Dio. Rit. Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna.

Egli disse con grande coraggio: «Ascoltate! Il pane non basta!È profonda la fame del cuore,solo Dio può il vuoto colmare».Si chiamava Gesù: “Dio salva”!È venuto per dare la vita,per spezzare la forza del maleche la gioia ci spegne nel cuore. Rit.

Nella sera dell’ultima Cena,nel convito di nuova Alleanza,fece dono di sé agli amicicon l’amore che vince la morte.La sua Croce non fu la sconfitta,ma sconfisse il peccato del mondo: aprì il varco ad un fiume di grazia che dell’uomo redime la storia. Rit.

Resta sempre con noi, Signore! Mentre il buio ci colma di angoscia solo tu sei la luce che brilla

e ci apre un cammino di vita.In memoria di te celebriamoquesto evento che accresce la fede;il tuo amore è la «buona Notizia» che nel mondo diffonde speranza. Rit.

ALLA DoLCE PrESEnZA TUA SignorAlla dolce presenza tua Signoril Nome tuo santo adoriam. (2v)

AL SignorE CAnTErÒAl Signore canterò,loderò il suo nome.Sempre lo ringrazieròfinché avrò vita.

Darà fiducia a chi è stato offeso,speranza a chi non l’ha,giustizia per il povero,cibo a chi ha fame, libertà a tutti.

Darà la luce a chi non vede,la forza a chi si sente solo.Dio, amore e sicurezza,con gioia aprirà a tutti la sua casa.

Darà respiro di vita a chiha il cuore spezzato dall’angoscia.Dio regnerà per sempree noi canteremo il suo amore.

AMATEvi, frATELLiAmatevi, fratelli,come io ho amato voi:avrete la mia gioiache nessuno vi toglierà.Avremo la sua gioiache nessuno ci toglierà.

Vivete insieme uniticome il Padre è unito a me:

111

ADorArE Dio CAnTAnDo

avrete la mia vita,se l’amore sarà con voi.Avremo la sua vita,se l’amore sarà con noi.

Vi dico queste paroleperché abbiate in voi la gioia:sarete miei amicise l’amore sarà con voi.Saremo suoi amicise l’amore sarà con noi.

CAnTiAMo TECantiamo te, Signore della vita:il Nome tuo è grande sulla terra,tutto parla di tee canta la tua gloria.Grande tu sei e compi meraviglie:tu sei Dio.

Cantiamo te, Signore Gesù Cristo:Figlio di Dio venuto sulla terra,fatto uomo per noinel grembo di Maria.Ora Gesù risorto dalla mortesei con noi.

Cantiamo te, amore senza fine:tu che sei Dio, lo Spirito del Padre,vivi dentro di noie guidi i nostri passi.Accendi in noiil fuoco dell’eterna carità.

ChiESA Di DioChiesa di Dio, popolo in festa,alleluia, alleluia!Chiesa di Dio, popolo in festa,canta di gioia, il Signore è con te!

Dio ti ha scelto, Dio ti chiama,nel suo amore ti vuole con sé:spargi nel mondo il suo Vangelo,seme di pace e di bontà.

Dio ti guida come un padre:tu ritrovi la vita con lui.Rendigli grazie, sii fedele,finché il suo regno ti aprirà.

Dio ti nutre col suo cibo,nel deserto rimane con te.Ora non chiudere il tuo cuore:spezza il tuo pane con chi non ha.

Dio mantiene la promessa:in Gesù Cristo ti trasformerà.Porta ogni giorno la preghieradi chi speranza non ha più.

Chiesa che vivi nella storia,sei testimone di Cristo quaggiù:apri le porte ad ogni uomo,salva la vera libertà.

Chiesa, chiamata al sacrificiodove nel pane si offre Gesù,offri gioiosa la tua vitaper una nuova umanità.

CoL TUo AMorCol tuo amor, col tuo potergesù riempi la mia vita. (2v)

Ed io ti adorerò con tutto il cuore.Ed io ti adorerò con tutta la mente.Ed io ti adorerò con tutte le forze.Tu sei il mio Dio!

E cercherò il tuo volto con tutto il cuore.E cercherò il tuo volto con tutta la mente.E cercherò il tuo volto con tutte le forze.Tu sei il mio Dio!

Tu sei il mio Signor, sei il mio Signor.

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ADorArE Dio CAnTAnDo

CrEDo in TECredo in te, Signore,credo nel tuo amore,nella tua forza, che sostiene il mondo.Credo nel tuo sorriso,che fa splendere il cieloe nel tuo canto, che mi dà gioia.

Credo in te, Signore,credo nella tua pace,nella tua vita, che fa bella la terra.Nella tua luceche rischiara la notte,sicura guida nel mio cammino.

Credo in te, Signore,credo che tu mi ami,che mi sostieni, che mi doni il perdono,che tu mi guidiper le strade del mondo,che mi darai la tua vita.

DAvAnTi AL rEDavanti al re, c’inchiniamo insiemper adorarlo con tutto il cuor.Verso di lui eleviamo insiemcanti di gloria al nostro re dei re!

è BELLo LoDArTiè bello cantare il tuo amore,è bello lodare il tuo nome,è bello cantare il tuo amore,è bello lodarti, Signore,è bello cantare a te! (2v)

Tu che sei l’amore infinitoche neppure il cielo può contenere,ti sei fatto uomo, tu sei venuto quiad abitare in mezzo a noi, allora...

Tu che conti tutte le stellee le chiami ad una ad una per nome,da mille sentieri ci hai radunati qui,ci hai chiamati figli tuoi, allora...

ECCoMi (Sal 39)Eccomi, eccomi!Signore io vengo.Eccomi, eccomi!Si compia in me la tua volontà.

Nel mio Signore ho speratoe su di me si è chinato,ha dato ascolto al mio grido,m’ha liberato dalla morte.

I miei piedi ha reso saldi,sicuri ha reso i miei passi.Ha messo sulla mia boccaun nuovo canto di lode.

Il sacrificio non gradisci,ma m’hai aperto l’orecchio,non hai voluto olocausti,allora ho detto: «Io vengo!».

Sul tuo libro di me è scritto:«Si compia il tuo volere».Questo, mio Dio, desidero,la tua legge è nel mio cuore.

La tua giustizia ho proclamato,non tengo chiuse le labbra.Non rifiutarmi, Signore,la tua misericordia.

fiSSA gLi oCChi in gESùfissa gli occhi in gesù,da lui non distoglierli piùe le cose del mondo tu vedi svanire una luce di gloria apparir.

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ADorArE Dio CAnTAnDo

Apri il tuo cuore a Gesù,è lui il tuo Signor.È venuto a salvarti morendo per tee con lui risorto vivrai.

Ecco il cuor di Gesù,che tanto gli uomini amò.Ha versato sangue ed acqua per te,ama e adora Gesù.

Via, vita è Gesù,parola di verità.è l’icona del padre che viene per noi,accogliamo con gioia Gesù.

Accogli nel cuore Gesù,è il Pane di vita per te.Se in lui per sempre tu resterai,gioia e forza lui ti darà.

Effonde il suo amore Gesù,il cuore vuole cambiar.Con il Padre prende dimora in noi,creature nuove noi siam.

Lode e gloria al Signor,che salva te peccator.Alleluia, alleluia tu devi gridar,è qui il tuo Signor.

gLoriA A TE, CriSTo gESùgloria a te, Cristo gesù,oggi e sempre tu regnerai!gloria a te! Presto verrai:sei speranza solo tu!

Sia lode a te! Cristo Signore,offri perdono, chiedi giustizia:l’anno di grazia apre le porte.Solo in te, pace e unità! Amen! Alleluia!

Sia lode a te! Cuore di Dio,con il tuo Sangue lavi ogni colpa:torna a sperare l’uomo che muore.Solo in te, pace e unità! Amen! Alleluia!

Sia lode a te! Vita del mondo,umile Servo fino alla morte,doni alla storia nuovo futuro.Solo in te, pace e unità! Amen! Alleluia!

Sia lode a te! Tutta la Chiesacelebra il Padre con la tua voce,e nello spirito canta di gioia.Solo in te, pace e unità! Amen! Alleluia!

iL PAnE DEL CAMMinoil tuo popolo in camminocerca in te la guida,sulla strada verso il regnosei sostegno col tuo corpo:resta sempre con noi, o Signore!

È il tuo pane Gesù che ci dà forzae rende più sicuro il nostro passo.Se il vigore nel cammino si sviliscela tua mano dona lieta la speranza.

È il tuo vino Gesù che ci dissetae sveglia in noi l’ardore di seguirti.Se la gioia cede il passo alla stanchezzala tua voce fa rinascere freschezza.

È il tuo corpo, Gesù, che ci fa Chiesa,fratelli sulle strade della vita.Se il rancore toglie luce all’amicizia,dal tuo cuore nasce giovane il perdono.

È il tuo sangue, Gesù, il segno eternodell’unico linguaggio dell’amore.Se il donarsi come te richiede fede,nel tuo Spirito sfidiamo l’incertezza.

È il tuo dono, Gesù, la vera fontedel gesto coraggioso di chi annuncia.Se la Chiesa non è aperta ad ogni uomoil tuo fuoco le rivela la missione.

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ADorArE Dio CAnTAnDo

inni E CAnTiInni e canti sciogliamo, o fedeli,al divino eucaristico re.Egli, ascoso nei mistici veli,cibo all’alma fedele si die’.

Dei tuoi figli lo stuolo qui prono,o Signor dei potenti, ti adora:per i miseri implora perdono,per i deboli implora pietà!

Sotto i veli che il grano compose,su quel trono raggiante di luce,il Signor dei signori si ascose,per avere l’impero dei cuor.

O Signor, che dall’ostia radiosa,sol di pace, speranze, e d’amor,in te l’alma smarrita riposa,in te spera chi lotta e chi muor.

io vEDo iL rEIo vedo il re, il mio Signor, adorato sulla terra, innalzato su nel ciel.

Io vedo il re, il mio Signor,i miei occhi han visto il re,l’Agnello, il Salvator,che sempre regnerà. (2v)

La gloria di Dio riempie il tempioe gli angeli intorno a lui lo acclamano re.

Con loro cantiamo: «Santo,Santo è il Signor, lui solo il re».

LA TUA gLoriA iLLUMinA iL CAMMinoLa tua gloria illumina il camminodi chi cerca te, Signore.Sei colonna di fuoco nella notte,ci sostieni con la tua bontà.

Padre, santo tu sei,nel tuo amore ci hai creato.Hai guidato Israele nel deserto,con il pane del cielo lo hai nutrito.

Come ombra hai vegliato sui suoi passi,dalla roccia lo hai dissetato.

Cristo misericordioso,per amore offerto al mondo,sei venuto buon samaritano,e con noi ti sei fatto pellegrino.

Il tuo corpo e il tuo sangue ci hai donatoper restare per sempre con noi.

Spirito Santo Signore,sei datore della vita,sei consolatore di ogni uomo,ci riveli Cristo Gesù.

Tu proteggi e rinnovi la tua Chiesae la guidi alla santità.

LA vErA gioiALa vera gioia nasce nella pace,la vera gioia non consuma il cuore,è come fuoco con il suo caloree dona vita quando il cuore muore;la vera gioia costruisce il mondoe porta luce nell’oscurità.

La vera gioia nasce dalla luceche splende viva in un cuore puro,la verità sostiene la sua fiamma,perciò non teme ombra né menzogna,la vera gioia libera il tuo cuore,ti rende canto nella libertà.

La vera gioia vola sopra il mondoed il peccato non potrà fermarla,le sue ali splendono di grazia,dono di Cristo e della sua salvezzae tutti unisce come in un abbraccioe tutti ama nella carità.

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ADorArE Dio CAnTAnDo

MiSTEro DELLA CEnAMistero della cena è il Corpo di Gesù.Mistero della croce è il Sangue di Gesù.E questo pane e vinoè Cristo in mezzo ai suoi.Gesù risorto e vivo sarà sempre con noi.

Mistero della Chiesa è il Corpo di Gesù.Mistero della pace è il Sangue di Gesù.Il pane che mangiamo fratelli ci farà.Intorno a questo altare l’amore crescerà.

nADA TE TUrBENada te turbe, nada te espante,quien a Dios tiene nada le falta.Solo Dios basta.

Todo se pasa,Dios no se muda,la paciencia todo lo alcanza.

nEL MiSTEroNel mistero di questo pane,ora Corpo di Gesù.

Nel mistero di questo panet’adoriamo Trinità.

Nel mistero di questo vino,ora Sangue di Gesù.

Nel mistero di questo vinoti lodiamo Trinità.

Nel mistero di questo amorecol tuo Santo Spirito.

Nel mistero di questo amoreti cantiamo Trinità.

noi CAnTErEMo gLoriA A TENoi canteremo gloria a te,Padre, che dai la vita,

Dio d’immensa carità,Trinità infinita.

Tutto il creato vive in te,segno della tua gloria,tutta la storia ti daràonore e vittoria.

La tua Parola venne a noi,annuncio del tuo dono,la tua promessa porteràsalvezza e perdono.

Dio si è fatto come noi,è nato da Maria;egli, nel mondo, ormai saràverità, vita e via.

Manda, Signore, in mezzo a noi,manda il Consolatore,lo Spirito di santità,Spirito dell’amore.

Vieni, Signore, in mezzo a noi,vieni nella tua casa,dona la pace e l’unità,raduna la tua Chiesa.

PAnE DEL CiELoPane del cielo sei tu, gesù,via d’amore, tu ci fai come te.

No, non è rimasta fredda la terra:tu sei rimasto con noiper nutrirci di te, Pane di vita,ed infiammare col tuo amoretutta l’umanità.

Sì, il cielo è qui, su questa terra:tu sei rimasto con noima ci porti con te nella tua casadove vivremo insieme a tetutta l’eternità.

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ADorArE Dio CAnTAnDo

PAnE Di viTAPane di vita sei, spezzato per tutti noi,chi ne mangia per sempre in te vivrà.Veniamo al tuo santo altaremensa del tuo amorecome pane vieni in mezzo a noi.

il tuo Corpo ci sazierà,il tuo Sangue ci salveràperché Signortu sei morto per amoree ti offri oggi per noi. (2v)

Fonte di vita sei, immensa carità,il tuo sangue ci dona l’eternità.Veniamo al tuo santo altaremensa del tuo amorecome vino vieni in mezzo a noi.

PAnE Di viTA nUovAPane di vita nuovavero cibo dato agli uomini,nutrimento che sostiene il mondo,dono splendido di grazia.

Tu sei sublime fruttodi quell’albero di vitache Adamo non poté toccare:ora è in Cristo a noi donato.

Pane della vita, sangue di salvezza,vero corpo, vera bevanda,cibo di grazia per il mondo.

Sei l’Agnello immolato,nel cui Sangue è la salvezza,memoriale della vera Pasqua,della nuova Alleanza.

Manna che nel desertonutri il popolo in cammino,sei sostegno e forza nella provaper la Chiesa in mezzo al mondo.

Vino che ci dà gioia,che riscalda il nostro cuore,sei per noi il prezioso fruttodella vigna del Signore.

Dalla vite ai tralci scorre la vitale linfache ci dona la vita divina,scorre il sangue dell’amore.

Al banchetto ci invitiche per noi hai preparato,doni all’uomo la tua Sapienza,doni il Verbo della vita.

Segno d’amore eternopegno di sublimi nozze,comunione nell’unico corpoche in Cristo noi formiamo.

Nel tuo Sangue è la vitaed il fuoco dello Spirito,la sua fiamma incendia il nostro cuoree purifica il mondo.

Nel prodigio dei panitu sfamasti ogni uomo,nel tuo amore il povero è nutritoe riceve la tua vita.

Sacerdote eternotu sei vittima ed altare,offri al Padre tutto l’universo,sacrificio dell’amore.

Il tuo Corpo è tempiodella lode della Chiesa,dal costato tu l’hai generata,nel tuo Sangue l’hai redenta.

Vero Corpo di Cristo,tratto da Maria Vergine,dal tuo fianco doni a noi la grazia,per mandarci tra le genti.

Dai confini del mondo,da ogni tempo e ogni luogo

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ADorArE Dio CAnTAnDo

il creato a te renda grazie,per l’eternità ti adori.

A te Padre la lode,che donasti il Redentore,e al Santo Spirito di vitasia per sempre onore e gloria. Amen.

qUAnTA SETE nEL Mio CUorEQuanta sete nel mio cuore:solo in Dio si spegnerà.Quanta attesa di salvezza:solo in Dio si sazierà.L’acqua viva che egli dàsempre fresca sgorgherà.Il Signore è la mia vita,il Signore è la mia gioia.

Se la strada si fa oscura,spero in lui: mi guiderà.Se l’angoscia mi tormenta,spero in lui: mi salverà.Non si scorda mai di me,presto a me riapparirà.Il Signore è la mia vita,il Signore è la mia gioia.

Nel mattino io ti invoco:tu, mio Dio, risponderai.Nella sera rendo grazie:tu, mio Dio, ascolterai.Al tuo monte salirò,e vicino ti vedrò.Il Signore è la mia vita,il Signore è la mia gioia.

SEi TU SignorE, iL PAnESei tu, Signore, il pane,tu cibo sei per noi.Risorto a vita nuova,sei vivo in mezzo a noi.

Nell’ultima sua cenaGesù si dona a noi:«Prendete pane e vino,la vita mia per voi».

«Mangiate questo pane:chi crede in me vivrà.Chi beve il vino nuovocon me risorgerà».

E Cristo il pane verodiviso qui tra noi:formiamo un solo corpo,la Chiesa di Gesù.

Se porti la sua croce,in lui tu regnerai.Se muori unito a Cristo,con lui rinascerai.

Verranno i cieli nuovi,la terra fiorirà.Vivremo da fratelli,e Dio sarà con noi.

SignorE DA Chi AnDrEMoSignore da chi andremo?Tu solo hai parole di vitae noi crediamo che tu seiil Figlio del Dio vivente.

Signore, chi ascolteremo?Tu solo hai parole di lucee noi crediamo che tu seiil Verbo eterno del Padre.

Signore, per chi gioiremo?Tu solo sai dare la pacee noi sappiamo che tu seiil Redentore del mondo.

Signore, chi potremo amare?Tu solo mi doni la vitae nella forza del tuo amorenoi vivremo per sempre.

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ADorArE Dio CAnTAnDo

SiLEnZioSo DioIo ti amo, silenzioso Dio,che ti nascondi dentro un po’ di panecome un bambino dentro la sua mamma,oggi tu entri nella vita mia.

Io ti adoro, silenzioso Dio,che mi hai creato con immenso amoree inviti l’uomo nella casa tuaalla tua mensa nell’intimità.

Pane di vita sei, Cristo gesù per noie per l’eternità la vita ci darai. (2v)

Tu sazi l’uomo con la vita tua,un infinito dentro le creaturee l’uomo sente e vede il volto verodi un Dio che vive nell’umanità.

T’ADoriAM oSTiA DivinAT’adoriam, Ostia divina,t’adoriam, Ostia d’amor:tu degli angeli il sospiro,tu dell’uomo sei l’onor.

T’adoriam, Ostia divina,t’adoriam, Ostia d’amor:tu dei forti la dolcezza,tu dei deboli il vigor.

T’adoriam, Ostia divina,t’adoriam, Ostia d’amor:tu salute dei viventi,tu speranza di chi muor.

T’adoriam, ostia divina,t’adoriam, ostia d’amor!

Ti ADoro, o Mio SignorTi adoro, o mio Signor, chi è uguale a te?Ti adoro, o mio Signor, Principe di pace.Ti lodo, sei la mia giustizia.Ti adoro, o mio Signor, chi è uguale a te?

Ti ESALTo, Dio Mio rE (Sal 144)Ti esalto, Dio mio re,canterò in eterno a te:io voglio lodarti Signor e benedirti,alleluia!

Il Signore è degno di ogni lode,non si può misurar la sua grandezza;ogni vivente proclami la sua gloria,la sua opera è giustizia e verità.

Il Signore è paziente e pietoso,lento all’ira e ricco di grazia;tenerezza ha per ogni creatura,il Signore è buono verso tutti.

Il Signore sostiene chi vacillae rialza chiunque è caduto;gli occhi di tutti ricercano il suo volto,la sua mano provvede loro il cibo.

Il Signore protegge chi lo teme,ma disperde i superbi di cuore;egli ascolta il grido del suo servo,ogni lingua benedica il suo nome.

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Indice

Primo Congresso Eucaristico Diocesano in preghiera di Mons. Gino Reali pag. 3

il logo del Congresso Eucaristico Diocesano pag. 5

Suggerimenti pastorali pag. 7

Prima parteL’Eucaristia: presenza da celebrare e adorare Adorazione e Benedizione Eucaristica pag. 11

Adoriamo il Signore Sette schemi di adorazione eucaristica pag. 15

È il Signore... andiamo da Lui Veglia di preghiera pag. 25

Seconda parteLa Parola: presenza che illumina il cammino Traccia di catechesi biblica sull’Eucaristia pag. 37

Terza partePreghiere davanti all’Eucaristia pag. 91

quarta parteAdorare Dio cantando Canti della tradizione latina pag. 105 Canti italiani pag. 110

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