E' giorno - specimen antologico

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SEROTINA LUX Il canto luminoso e trascendente la vita al mondo senza dove nel fondo misterioso, mai toccato e la ruvida, tenera commedia del giorno che sparisce come un fiume tra le rocce arse all’improvviso come una luna al pozzo dell’inedia nel buio trasparente del mai più… Sono Loro, forse e appuntano il luogo che accresce puntualmente, separatamente la linea sempre nuova del rimpianto per il quanto di quel tanto - se pur poco che anche nell’acquisto si è perduto. Ma, tra la pienezza intentata e la rovina provata non ha dubbi la scelta dell’angelo caduto. Per questo è bello, è giusto andare avanti.

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PORPORA D’ORO È l’ora che s’infiamma il sacro dentro l’ultima accensione fuoco dell’aquila divina nel volo inesauribile del cielo. E scema lentamente il suo fulgore si placa la tempesta e resta nella quiete l’armonia qui del comune assieme. Terrestrità cosciente della vita. Ci lascia il testimone il giorno andato si accende limpidissima la sera mentre l’etere più alto, il buio blu ingemma di ghirlande le sirene e aprendo le finestre siderali rabbrividisce il vuoto, una ad una. Soli con noi, sperduti quaggiù… Eppur di noi sappiamo.

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CREPUSCOLO Poi quando le pagliuche della luce i vertici in corona e l’oro in cresta nel silenzioso incanto di quell’ora che trascorrendo resta la pace sulla terra più divina ci lasciano vanendo nella sera e replica un bel trillo che s’invola dal ramo inargentato di luna nascitura e nebbiolina ad annunciar ch’è spenta ormai - o prossima a morir la dura fiamma, nel giorno appena scorso, e il guardo perso al gran salire il guizzo di chimere e di falene adempiere il richiamo che le invoca; si coglie nel fulgore del tramonto aperta, libera e serena possente di sedili incoronati carnosa di stilemi immacolati la nazione mistica del cielo: e vedi i lenti voli di remiganti angeli dorati e di profilo un santo bevitore che si attarda, o annaspa per l’aria trasparente del chiarore. E allora sento, dentro e intorno a me fluire nel silenzio, necessaria la magica armonia dell’universo. E mi perdo nella storia di un diverso attimo infinito.

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SERA Il silenzio fatto della sera cola dentro e illanguidisce il sentimento chiaro delle cose: appanna d’acqua gli occhi e li addolcisce avviva fiamme in cuore spine e rose: trasforma tutto il mondo in questo mare largo, calmo, che lambisce quando arriva l’onda sullo specchio magico e immortale i grandi laghi trasparenti. Il sole è un bel veliero impavesato di fuochi e di colori che passa sopra i monti e sopra i tetti (saluti di bandiere e fazzoletti) che scorre sopra campi e campanili oltre gli scogli, lungo i suoi pontili laggiù, laggiù quando infine s’inabissa dentro il nero. Stracci di nubi raminghe stelle stese a fili e lampadine. Fughe d’ali per l’aria stanca fumi prossimi e lontani guizzi da finestre nel rossore. Luci che si spengono luci che si accendono. Le potenze del giorno ripongono gli arnesi e gli apparecchi, i destini tornano dal giro. Il sacco sta chiudendo l’apertura… Ecco: oggi ormai è concluso, e pure se il domani lo raccoglie è vero, che tornerà mai più.

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LA NOTTE Abita la Notte nelle cose: ma il cuore più profondo, il seme è d’oro. Bruciano le stelle il firmamento come lo sguardo i vetri alle finestre che di lontano abbagliano al tramonto e luce e fonde ignote nel rossore di un vago fumigare perse e spente come la mano eterna che le accese. Fiamme azzurre vibrano lampare oceaniche, misteriche aporie multiverse scie di una lettura che non conclude mai, come la vita.

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TREGENDA 1. E sferza senza tregua la tempesta fredda notte che fosca svelle troni, rade al suolo templi di scirocchi, nuvole e veleni. 2. E cola giù dagli occhi dei vulcani il miele - caldo, nero, fluorescente che frusta nei pennacchi il turbinoso bombo dei tifoni sovrumani la coppa dei poemi siderali stelle di liquido cielo e fuoco azzurro fuso - grumi di pietre laviche spruzzi ed abbandoni - il gemito silente, vertigine dei mondi paralleli: viva, implacabile, scelesta la veglia furibonda delle tigri i cavalli a cerchi di fuoco la febbre verdissima e dorata l’inebriante aroma dei fiori bolliti che pista la foresta che avvampa ciò che resta impetuosa, rutilante, senza posa grossa la voragine dischiusa… 3. Cani a frotte randagi batiscafi nei lampi che abboccano spume e spumano bocche: rosse, dentro le fauci nere annusando lampi lontani verso il mare… Dove? Laggiù…

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Laggiù dove? Trova il mare… 4. Scura, buccina il tuono gola interminabile del cielo: esplode e poi s’attenua, allunga e poi si tace. 5. Via dopo via, corte dopo corte al limitar degli ultimi palazzi l’agonia, flebile, che stinge lo smeraldo vivo giù pei prati. Non piangere. Pensa. È solo un’erba pallida che muore e non rinfresca l’acqua se ovunque urla il suo perché in muri di silenzio senza echi, senza risposta alcuna. Lo sanno i pazzi, forse: lo sa la tonda luna. 6. La verità. Blesa, corriva pluriscintillante iridata, chitinosa maiestatica, supereffante Luce. Màter-materia: fattrice nutrice, forma, energia. Vita, morte, miseria - musica e poesia. Di gelide visioni di aria frantumata di nebbia saponata di brividi e lapilli di tinnuli cristalli

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di voce che non sale di anima sabbiosa di tuono e di preghiera di rosa mattinale di abbraccio nella sera. Verità, ahi verità… Per te, tutto si sfa. Una parola scritta sopra l’acqua… Corpuscolo di soffio e bianca scia. Chi è che può sapere? Verità. 7. Tremore per quest’alba che non viene: nella sua mente viva il nostro cuore. Ali d’oro fervono nel buio come farfalle, luci antelucane che tastano i miei occhi chiusi e non vogliono vedere. 8. Un fiore che avvampa non visto; stupori di nenie e maestrali. 9. Ultimo lampo in questa notte fosca e fredda del novembre millenovecentosettantacinque. 10. Oggi il tuono continua nei meandri del cielo nel segreto di me. 11. Cessa la pioggia e geme il respiro calmo della terra. Poi, l’assoluto silenzio del niente.

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Il suono della storia. Il senso del presente. 12. Tra poco sarà giorno.

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BLUE HEARTBEAT S’infolta d’azzurro esplosivo campana che soffia leggera vibrando negli occhi di un uomo in cerca di fede… Capisco nel silenzio d’esser vivo. E così, può forse accadere nell’argento che scioglie il cammino al principio dell’alba che ancora la notte combatte col cristallo del mattino quando su, nel cielo e dappertutto intorno è come un velo che irrora liquido di luce e batte martellando la natura quel soffio di cobalto che conduce istante dopo istante l’avvenire e ci fissa all’argine del tempo, proprio allora improvviso nel silenzioso incanto delle cose invola da brume vibranti frullo d’ali in sepalo di rosa da carne di zolle fumanti a letto di maggese. E ti senti creatura e l’amore ti travolge traboccando dai confini di questo stupido, stupido cuore. Talvolta, sai, basterebbe già solo accogliere le spalle traboccando di gioia le mani per trovare un senso a questa vita. Allargare le mani e abbracciarci di nuovo inesausti per saperci qui, sebbene nulla al di là di tutto tutti compagni di strada.

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AURORA Dissero i fiori della notte che la freschezza del vento e il profumo largo del silenzio cullarono, nell’insonne cura di mani invisibili chiome di soffi e di veli arruffate piume e bianchi malli e le stelle sorgendo dal mare sbriciolandosi addolcivano dinamiche di gelide armonie liberando nel palpito del cuore il canto delle anime sommerse inaudite parole di luce il fuoco, lo spendore dei cristalli che il mattino effonde a piene voci come le gocce d’acqua il temporale come i sorrisi generosi della vita una ragazza bella dagli occhi di carbone, vivi e accesi gli sguardi fuggitivi e ridarelli come libri da sfogliare e bei poemi le pagine di onde e di fragore le spume chiare, fredde, oceaniche gli amori sconfinati e l’ardua scia di un aquilone a filo, tremulo che sulla spiaggia muove un dio bambino mentre il suono lentamente si consuma nell’eco delle nuove vibrazioni muta le soglie, e bacia caldo il sole che scioglie il cielo azzurro in sinfonia e bagna la facciata multiversa il cuore del silenzio nelle cose: è allora che sale e viene e sorge e sboccia e splende e infine pende l’alba, sul punto più importante del cammino.

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JOSAFAT Schiuse le porte, ormai cateratte aperte. È risorta la luce oggi come ieri e ancor domani forse siamo della vita apparteniamo al giorno che rinasce dalla notte al mondo che finisce dall’inizio e senza fine ricomincia dalla morte istante dopo istante sempre nuovo - come un vecchio vizio - perché il suo esistere consiste nella Forma informe che lo tiene e ininterrottamente lo trasforma come e quando viene. È un apostolo di gioia e santa pace che in un vangelo apocrifo d’amore scrive questo angolo di mondo destando dalla notte le creature. La polvere dell’oro nell’azzurro accende le sue gocciole di bruma innumeri milioni divampano, nuvole di luce e sbocciano reami fulgenti rovi mattutini astri liquidi e tremanti zaffiri e rubini. Da remoti canti all’improvviso il clamoroso gallo è la tromba che discioglie la malia il silenzio della valle il fermo immagine è l’angelo dell’opera novella

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la vita che sta per ritornare dall’infinita origine immortale istante dopo istante più bella e magica di ieri. E brilla lo smeraldo in mezzo ai prati. Macchie, bagliori nell’ombra. Fumo di pulviscolo a raggiera. Ferve nuovamente la natura. Come occhi si riaprono i colori nei rugiadosi petali dei fiori. Trilli dolci tremuli e sentori schiocchi che trasalgono fruscii frulli e pigolii: sono le ombre misteriose dei rumori. Scoppia dentro l’aria un grande amore e non conosce storia, se non quella della vita e del suo tempo: urge in ogni punto la vittoria. Languida, suadente nostalgia punge piano piano dentro al cuore: è il silenzioso essere del cielo. Allora come il sole che si accende splende chiaro che Fratello è il mio segreto nome e quello tuo.

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EDEN Annuso il fiore e piovo nel silenzio che si fa e con la luce sorge dall’oriente anima mia. Dilegua la mugghiante oscurità. Io piango in un sorriso di speranza vibrando nostalgia e sento stelle che s’internano nel cielo oblioso, stanco del mattino e avverto le profonde verità il delizioso incanto della vita che mi chiama, ovunque, e che sta qua aprendo all’universo la mia voce come un calice che sboccia da una roccia prodigioso stelo farneticante rosso in mezzo al nero e capisco il privilegio d’essere nel mondo, unico, diverso, irripetibile un respiro che palpita e che ama. L’aria è una vestaglia sopraffina di seta rosa che si muove e gira e fruscia più leggera una bambina che strilla di voli felici inseguendo punti, strane luci che solo lei e il suo cane forse sono capaci il giorno di vedere. Il cielo è un occhio aperto e un po’ assonnato. Le ciglia gocciano cristalli infinite strisce di pensiero. Limpide cascate luminose veli in buio fuso spume che spulciano fumi nebulose astrali vetri di riflessi smerigliati soffi dentro aurore boreali

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come fiori di pannocchie e di capelli dentro fulgide matasse spettinate chiome degli zuccheri filati passano gli arcani superiori fiumi in ghiaccio azzurro che crocchia mentre scioglie i bei sospiri. Chi sono? Un croco che goccia nel sole di fuoco azzurro lacrima di sangue, distillato oro accende su per l’anima il pensiero la nuvola del giorno dentro il nero la bolla del silenzio alba dell’eden sconfinati oceani, luce aperta stesa immensa chiarità si scioglie dal viluppo onda possente misteriosa sillaba del mondo parola mai di troppo - tutto e niente.

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È GIORNO Un cespuglio misterioso di silenzi è caduto proprio ora dai miei occhi, e non ricordo le parole che voleva. Sono solo di me sul ponte senza arcate dei respiri adorato fratellino di me stesso laico frate che ha perduto in ogni tempo la sua via abbandonato uomo in mezzo al mare di notte e non più rotte da seguire il sangue che rallenta nelle vene il gorgo in immersione bianca scia bolle, buio immenso e l’acqua che zavorra non sostiene e si va a fondo salso inesorabilmente giù nel mondo scafandro corazzato batiscafo ingombrante sottopasso, verità falsa ombra di una bugia che non voleva mentire notte di un’aurora che non sorse morte di una vita che non nasce per non morire, un giorno di troppo vivere ed amare nonostante tutto ancora te. Eccomi, sì. E mi rimetto a te. Io sono pronto… Che stiamo diventando di contorno. Perché la vita è qua meravigliosa bella cosa buona sei grande di bellezza e santità. Basta parole, adesso. È giorno.