E enti - System Adv IT · FARE IMPRESA AL SUD ... sinergia, nelle “reti’” di cui oggi si...

20
TERRITORIO | ISTITUZIONI | IMPRESE E enti Attività editoriale a cura de Il Sole 24 ORE Business Media Settimanale - Anno 5 N ° 64 Lunedì 17 dicembre 2012 FARE IMPRESA AL SUD Attività editoriale a cura de Il Sole 24 ORE Business Media L’ITALIA CHE CRESCE / Si punta anche a fare rete e ottimizzare le risorse La punta di diamante di un Paese che non vuole rinunciare al futuro Sono gli imprenditori che continuano a investire, nonostante tutto I nnovazione, attenzione alla tecnologia, oc- chio puntato su ricerca e sviluppo alimentano l’ambizione delle nuove imprese al Sud. In parti- colare, a cogliere l’opportunità del “fare impresa” nel 2011, da report del Centro studi di Union- camere, sono stati soprattutto i giovani: supera il 26% l’incidenza degli under 30 e un ulteriore 19,1% si colloca nella fascia di età tra i 31 e i 35 anni. Non per caso, proprio lo spirito di ini- ziativa e le capacità innovative hanno generato poco meno della metà di queste aziende. Inve- ce, esperienza insieme a background tecnico e professionale hanno dato spinta a quel restante 54,5%, formato da ultra 35enni, che, sempre nel 2011, ha deciso di mettersi alla prova e di inizia- re la sua avventura imprenditoriale. A conferma della propensione a crescere di una fetta del bel Paese che è pronta a lanciare la sfida. Sono soprattutto i giovani a cogliere l’opportunità di “fare impresa” al Sud C’ è un Sud che vuole cre- scere a tutti i costi. C’è un Sud che si impegna, che non si lascia intimidire da nuove leggi, nuove tasse, nuove spese. Que- sta fetta di Sud, anche conside- revole, è la punta di diamante di un’Italia rappresentata non solo da giovani ambiziosi e neoimprenditori, ma pure da aziende veterane e consolidate, decise a non arrendersi, a non cedere, a continuare a investire. Si tratta di imprese che innova- no, lanciano sfide inedite, inter- nazionalizzano e credono nella sinergia, nelle “reti’” di cui oggi si parla tanto. Stessa filosofia e stessa ambizione per i neoim- prenditori, soprattutto giova- ni. Sarà infatti pure vero che a sostenere la nascita di nuove aziende nel Mezzogiorno è la mancanza di lavoro, quindi alla fine ci si “ingegna”. Ma è altrettanto vero che i numeri dei giovani capitani d’azienda sono considerevoli, come sot- tolinea il dato sorprendente di un’indagine del Centro studi di Unioncamere. In estrema sin- tesi, un terzo delle imprese ita- liane nate nel 2011 ha sede nel Sud dello Stivale. A fondarle, in 3 casi su 4, sono stati uomini, e per 7 su 10 sono bastati 10mila euro per partire. Il campione preso in esame dallo studio considera circa 9mila imprese attive nate nel corso del 2011 e per le quali è possibile identifi- care il settore di appartenenza, rappresentativo di circa 176mi- la “vere” nuove realtà iscritte nel corso dell’anno. Insomma, i buoni propositi stanno alla ba- se di tutto. Come pure il “fare impresa” rimane un sogno nel cassetto, per molti realizzato nel 2011. L’obiettivo dei neoim- prenditori è la soddisfazione personale e professionale, se- condo quanto ha affermato più del 57% di coloro che hanno deciso di fondare un’azienda, da titolari o da soci di mag- gioranza. Perché, fondamen- talmente, dare vita a un’attività propria è una chance imper- dibile per i giovani. Il Sud e le isole giocano il ruolo di prota- gonisti, con una quota preva- lente di neo-iniziative impren- ditoriali pari al 30,9%. Seguono a breve il Nord-ovest con la sua fetta del 28,6% e, con minore peso, il Centro e il Nord-est, rispettivamente con il 21,0% e il 19,5%. Non solo però avvio di un’impresa. Pure nel Mez- zogiorno l’ottica cambia e si punta a rafforzare, ottimizzare le risorse, fare sistema e fare crescere quelle realtà già esi- stenti per imporsi con successo sui mercati. Così, si mettono in campo le strategie migliori che fanno bene allo sviluppo, quali sono le reti d’impresa. È uno strumento in grado di ri- spondere alle esigenze gestio- nali e di mercato delle aziende e a favorirne il posizionamento competitivo, nello spirito della solida collaborazione tra picco- le e medie imprese. E, in linea con il resto d’Italia, non manca chi vi fa ricorso. Un terzo delle aziende italiane nate nel 2011 ha sede nella parte meridionale della Penisola, isole comprese Spedizione con tariffa Posta Target Magazine conv. naz./304/2008 del 01-06-2008 © PRESSMASTER - FOTOLIA.COM

Transcript of E enti - System Adv IT · FARE IMPRESA AL SUD ... sinergia, nelle “reti’” di cui oggi si...

TERRITORIO | ISTITUZIONI | IMPRESE

E entiAttività editoriale a cura de Il Sole 24 ORE Business Media

Settimanale - Anno 5 N° 64 Lunedì 17 dicembre 2012

FARE IMPRESA AL SUD

Attività editoriale a cura de Il Sole 24 ORE Business Media

■ L’ITALIA CHE CRESCE / Si punta anche a fare rete e ottimizzare le risorse

La punta di diamante di un Paese che non vuole rinunciare al futuro Sono gli imprenditori che continuano a investire, nonostante tutto

Innovazione, attenzione alla tecnologia, oc-chio puntato su ricerca e sviluppo alimentano

l’ambizione delle nuove imprese al Sud. In parti-colare, a cogliere l’opportunità del “fare impresa” nel 2011, da report del Centro studi di Union-camere, sono stati soprattutto i giovani: supera il 26% l’incidenza degli under 30 e un ulteriore 19,1% si colloca nella fascia di età tra i 31 e i 35 anni. Non per caso, proprio lo spirito di ini-

ziativa e le capacità innovative hanno generato poco meno della metà di queste aziende. Inve-ce, esperienza insieme a background tecnico e professionale hanno dato spinta a quel restante 54,5%, formato da ultra 35enni, che, sempre nel 2011, ha deciso di mettersi alla prova e di inizia-re la sua avventura imprenditoriale. A conferma della propensione a crescere di una fetta del bel Paese che è pronta a lanciare la s�da.

Sono soprattutto i giovani a cogliere l’opportunità di “fare impresa” al Sud

C’è un Sud che vuole cre-scere a tutti i costi. C’è un

Sud che si impegna, che non si lascia intimidire da nuove leggi, nuove tasse, nuove spese. Que-sta fetta di Sud, anche conside-revole, è la punta di diamante di un’Italia rappresentata non solo da giovani ambiziosi e neoimprenditori, ma pure da aziende veterane e consolidate, decise a non arrendersi, a non cedere, a continuare a investire. Si tratta di imprese che innova-no, lanciano s�de inedite, inter-nazionalizzano e credono nella sinergia, nelle “reti’” di cui oggi si parla tanto. Stessa �loso�a e stessa ambizione per i neoim-prenditori, soprattutto giova-ni. Sarà infatti pure vero che a sostenere la nascita di nuove aziende nel Mezzogiorno è la mancanza di lavoro, quindi alla �ne ci si “ingegna”. Ma è altrettanto vero che i numeri dei giovani capitani d’azienda sono considerevoli, come sot-tolinea il dato sorprendente di un’indagine del Centro studi di Unioncamere. In estrema sin-tesi, un terzo delle imprese ita-liane nate nel 2011 ha sede nel Sud dello Stivale. A fondarle, in

3 casi su 4, sono stati uomini, e per 7 su 10 sono bastati 10mila euro per partire. Il campione preso in esame dallo studio considera circa 9mila imprese attive nate nel corso del 2011 e per le quali è possibile identi�-care il settore di appartenenza, rappresentativo di circa 176mi-la “vere” nuove realtà iscritte nel corso dell’anno. Insomma, i buoni propositi stanno alla ba-se di tutto. Come pure il “fare impresa” rimane un sogno nel cassetto, per molti realizzato nel 2011. L’obiettivo dei neoim-prenditori è la soddisfazione personale e professionale, se-condo quanto ha a�ermato più del 57% di coloro che hanno

deciso di fondare un’azienda, da titolari o da soci di mag-gioranza. Perché, fondamen-talmente, dare vita a un’attività propria è una chance imper-dibile per i giovani. Il Sud e le isole giocano il ruolo di prota-gonisti, con una quota preva-lente di neo-iniziative impren-ditoriali pari al 30,9%. Seguono a breve il Nord-ovest con la sua fetta del 28,6% e, con minore peso, il Centro e il Nord-est, rispettivamente con il 21,0% e il 19,5%. Non solo però avvio di un’impresa. Pure nel Mez-zogiorno l’ottica cambia e si punta a ra�orzare, ottimizzare le risorse, fare sistema e fare crescere quelle realtà già esi-stenti per imporsi con successo sui mercati. Così, si mettono in campo le strategie migliori che fanno bene allo sviluppo, quali sono le reti d’impresa. È uno strumento in grado di ri-spondere alle esigenze gestio-nali e di mercato delle aziende e a favorirne il posizionamento competitivo, nello spirito della solida collaborazione tra picco-le e medie imprese. E, in linea con il resto d’Italia, non manca chi vi fa ricorso.

Un terzo delle aziende italiane nate nel 2011

ha sede nella parte meridionale

della Penisola, isole comprese

Spedizione con tariffa Posta Target Magazine

conv. naz./304/2008 del 01-06-2008

© P

RE

SS

MA

ST

ER

- FO

TOLI

A.C

OM

EventiLunedì 17 dicembre 20122 Fare impresa al sud

Sede operativa: Via Carlo Pisacane, 1 20016 Pero - Milano

Attività editoriale a cura de: Stampatori:ll Sole 24 Ore S.p.A. Via Busto Arsizio, 36 20151 Milano;Il Sole 24 Ore S.p.A. Via Tiburtina Valeria; Km 68,7 - 67061 Carsoli (Aq);Società Editrice Arena S.p.A. - Via Torricelli,14 - 37060 Caselle di Sommacampagna - (Vr);

Stampa Quotidiana S.r.l - Via Galileo Galilei, 280/A 40059 Località Fossatone - Medicina - (Bo);Centro Stampa Editoriale S.r.l. - Via Del Lavoro, 18 - 36040 Grisignano di Zocco - (Vi);Centro Stampa Quotidiani S.p.A. - Via dell’Industria, 52 - 25030 Erbusco - (Bs);

Registrazione Tribunale di Milano numero 208 del 21 marzo 2005

DIN NEWSLETTERSettimanale - Anno 5 - Numero 64 Lunedì 17 dicembre 2012

Direttore responsabile: Donatella Treu

TERRITORIO | ISTITUZIONI | IMPRESE

E enti

gli interventi per risolvere il problema. A questo riguardo a Ugento, si sono svolti nume-rosi studi per valutare la dina-mica della linea di costa dal 1954 a oggi e per coinvolgere i diversi portatori di interessi che svolgono le loro attività lungo le coste del Parco Re-gionale “Litorale di Ugento” in provincia di Lecce. In que-sto modo si sono evidenziati i tratti più a rischio di erosione, permettendo all’ente gestore del parco di piani�care op-portune scelte di mitigazione di tale rischio. Un altro aspetto di interesse riguarda la valutazione del-la sostenibilità dei piani dei ri�uti. In questo caso Lan-dPlanning ha condotto la veri�ca di assoggettabilità a Vas del Piano di gestione dei ri�uti predisposto dall’auto-rità portuale di Brindisi per gestire i ri�uti prodotti dalle navi che attraccano al por-to. La predisposizione di un piano di monitoraggio dei ri�uti permetterà all’autorità portuale anche di monitorare i ri�uti in termini quantitativi e qualitativi.Altro fronte è la piani�cazione energetica da fonti rinnovabi-

■ LANDPLANNING / Al �anco di enti e privati per una piani�cazione territoriale innovativa e rispettosa dell’ambiente

Ecco come crescere senza farsi male li. In proposito (rispondendo al Reg. reg. 24/2010) Lan-dPlanning ha svolto una valu-tazione delle aree non idonee all’istallazione di impianti fo-tovoltaici a terra nel comune di Lecce integrando i criteri proposti dalla Regione Puglia con ulteriori criteri ambienta-li, e ha identi�cato gli impian-ti autorizzati ma non ancora realizzati che ricadono in aree non idonee. Tali informazioni sono state integrate nella Vas del Piano urbanistico generale del Comune di Lecce in fase di redazione.Un aspetto non trascurabile riguarda l’identi�cazione di indicatori di e�cacia di pia-ni e programmi: una grande novità nel processo di piani-�cazione territoriale perché consente a un ente pubblico di monitorare nel tempo il piano e di adottare misure per il raggiungimento degli obiet-tivi previsti dallo stesso. Tutto ciò porta a un superamento dei limiti propri dei vecchi piani che, una volta redatti, si trascinavano eventuali errori per anni sino alla stesura del nuovo piano con conseguenze ambientali spesso irrisolvibili. L’approccio del “learning-by-

Spin-o� dell’Università del Salento, specialisti nel proporre soluzioni per lo sviluppo ecosostenibile

Aiutare enti pubblici e privati nelle attività di

piani�cazione territoriale e ambientale. Tenere conto sia delle necessità di sviluppo economico che delle temati-che ecosostenibili e della sa-lute di cittadini e lavoratori. Per rispondere a queste esi-genze l’Università del Salen-to ha dato vita allo spin-o� universitario chiamato Land Planning. Ragionare e proporre solu-zioni strategiche sul territo-rio è la sua specialità. Al suo interno sviluppa tecnologie e approcci innovativi basan-dosi sul “learning-by-doing”: imparare dagli errori piani�-catori del passato piani�care scelte future e�caci ed eco-compatibili. In questo contesto operativo, la Vas (la Valutazione Am-bientale Strategica di cui si parla nel riquadro a �anco)

è parte integrante dell’elabo-razione e dell’applicazione di un piano o programma, con-�gurandosi come un processo partecipativo e interattivo.Le esperienze di applicazione della Vas alla piani�cazione

territoriale maturate dai soci di LandPlanning sono innu-merevoli.Per esempio, sul problema dell’erosione costiera di molti Comuni, ha piani�cato sia le attività lungo le coste sia de-

Con la direttiva 2001/42/Ce, rece-

pita a livello nazionale nelle “Norme in mate-ria ambientale” (d.lgs. 152/2006), l’Unione eu-ropea ha introdotto la Valutazione ambientale strategica (Vas) quale strumento per integrare le valutazioni ambientali nell’elaborazione e ado-zione di piani e program-mi territoriali. La Vas si pre�gura come un utile strumento di in-tegrazione tra piani terri-toriali applicati alla stessa scala e a scale diverse (re-gione, provincia, comune) per risolvere eventuali con�ittualità e garantire una piani�cazione coe-rente del territorio.

L’Unione europea ha varato la Vas

Pianificazione energetica comunale applicata a impianti fotovoltaici attraverso tecnologie Gis

doing” permette al piano di divenire adattativo e al deciso-re di risolvere eventuali pro-blematiche connesse al piano, evidenziate dagli indicatori di e�cacia, in itinere anche du-rante la sua applicazione. La piani�cazione territoriale, in passato spesso caratterizzata da piani di diversi settori che non interloquivano tra loro, diviene con la Vas e�cace e sostenibile.

a Palermo e uno a Catania, per assistere le imprese nel-le richieste di sospensione dei lavori. Allo stesso modo si è deliberato di chiedere al presidente della Regione Si-ciliana, Rosario Crocetta, la convocazione di un tavolo di trattativa con associazioni d’impresa, sindacati e banche. “Sì, è un passaggio impor-tante - continua Ferlito -. Occorre un tavolo congiunto che de�nisca nuove strategie e regole per arrivare a una dichiarazione di stato di crisi

■ ANCE SICILIA / L’azione di protesta portata avanti dall’Associazione regionale dei costruttori edili

ln prima linea per il rilancio dell’ediliziadel settore edile che consenta, oltre all’attivazione del fon-do europeo Feg per aiuti ai comparti industriali in con-giuntura negativa, anche la sospensione delle scadenze �scali e tributarie delle im-prese, la sospensione degli interessi sugli anticipi fatture, la dilazione dei pagamenti dei debiti con le banche in misura proporzionale ai tempi di ero-gazione delle somme da parte delle stazioni appaltanti”. Non solo. Il tavolo congiunto servirà pure a ottenere la pub-blicazione on line dei criteri e dei tempi di pagamento delle fatture.Peraltro, al governo regiona-le saranno sollecitate misure straordinarie per l’immediato utilizzo dei 10 miliardi di eu-ro di fondi europei destinati a nuove opere pubbliche in Sicilia.Tutto nell’ottica di un rilancio del comparto edilizio sicilia-no che poggi su basi solide e che permetta quanto prima di venire fuori dallo stallo. In-somma, di fatti concreti e non solo parole.“Un ulteriore impegno di An-ce Sicilia è stato profuso sul tema, direi etico, dei General Contractor - dice il presiden-te -. Un sistema di a�damen-to che, privilegiando i grandi gruppi, non comporta svilup-po per le piccole e medie im-prese locali che anzi, spesso, sopra�atte dallo strapotere dei General Contractor e in di�coltà economiche, si pie-gano a lavorare senza alcun ritorno pur di farlo come ad

esempio sulla SS 640 Agri-gento - Caltanissetta”. Come fa notare ancora Ferlito, “il si-stema dei General Contractor ha ormai mostrato tutti i suoi limiti e per la verità sembra-no in calo gli a�damenti con tale criterio, segno che anche le stazioni appaltanti si sono rese conto dell’inadeguatezza del sistema”.Anche qui non è mancato l’intervento dell’Associazione regionale dei costruttori edili, che ha portato a un’interpel-lanza parlamentare �rmata da 39 esponenti politici sici-liani e calabresi dove diverse volte è citata l’azione di Ance Sicilia. Questo il contenuto, riportato testualmente dal presidente: “...come segnalato dall’Ance Sicilia, le conseguenze di sif-fatta ‘strategia’ contrattuale sono ad oggi devastanti, so-prattutto per quanto concer-ne lo stato di gravissima crisi �nanziaria ed economica, ar-ti�ciosamente indotta, in cui versano la totalità delle socie-tà locali che hanno stipulato negozi giuridici di a�damen-to e/o di cooperazione con i General Contractor, società locali le quali, sia bene pun-tualizzarlo, precedentemente all’avvio di si�atti rapporti giuridici rivestivano nel pro-prio ambito territoriale ruoli di assoluta a�dabilità profes-sionale e di garantita solidità economico-�nanziaria, e il cui stato di crisi provoche-rebbe ulteriori, e gravissimi, danni in termini di perdita di occupazione”.

La richiesta di un tavolo congiunto tra aziende, sindacati, banche e Regione, oltre la crisi

Riferimento per il settore dell’edilizia, fortemente

radicata sul territorio, fucina di idee, ma soprattutto pun-to di consulenza, supporto, azione concreta e tutela. An-ce Sicilia, anche nella morsa di una crisi che continua a mettere a dura prova le im-prese del comparto con tutti i suoi addetti e l’intera �liera, in particolare nel Sud, rimane in prima linea a �anco ai co-struttori e combatte per recu-perare terreno o, comunque, per fronteggiare le emergenze improrogabili. In Sicilia, come nel resto d’Ita-lia, aumenta sempre di più lo stallo dell’edilizia. La reces-sione è profonda, la peggiore dal dopoguerra. Si costruisce meno, le banche non erogano mutui come prima e la rimon-ta sembra molto lontana. È in questo contesto che si pensa ai “modi” per rilanciare l’edi-lizia. E tra questi non manca l’azione vigorosa, la reazione di protesta concreta, che con cognizione e, a giudicare dai risultati, con successo porta avanti proprio l’Associazione regionale dei costruttori edi-li. Imprese in assemblea per-manente, blocco dei cantieri

�no a gennaio, richiesta di un tavolo congiunto tra aziende, sindacati, Regione e banche sullo stato di crisi, nuove re-gole per superare l’emergen-za. Questi, in estrema sintesi, gli ultimi sviluppi che sono venuti fuori, a inizio novem-bre, dalla pressante azione di protesta di Ance Sicilia col sostegno dell’Ance nazionale. Ed ecco i primi risultati rag-giunti: il ministero della Dife-sa ha pagato le imprese per le opere realizzate e lo stesso sta facendo l’Anas. Ma andiamo passo per passo. Parla il presidente Salvo Ferli-to: “La Regione siciliana, che in un primo momento aveva annunciato uno stanziamen-to di appena 26 milioni di euro su un debito per infra-strutture di 409 milioni, ha aumentato il budget a 65 mi-lioni, più 130 milioni di euro per nuovi impegni di spesa nel 2013”. Le imprese edili, riunite lo scorso 5 novembre nell’assemblea straordinaria convocata dall’Ance Sicilia con Con�ndustria Sicilia, le altre associazioni d’impresa e i sindacati, hanno deciso di costituirsi in assemblea permanente. “Soprattutto -

spiega ancora il presidente - sono arrivate alla decisione di chiudere �no a gennaio per causa di forza maggiore tutti i cantieri di quelle aziende che abbiano maturato crediti superiori al 25% dell’impor-to netto dell’opera, ponendo il personale in cassa integra-zione”.Così, in virtù di quanto sta-bilito nell’assemblea perma-nente, ci si organizza per far fronte a quanto potrebbe de-rivarne. L’Ance Sicilia mette a disposizione due legali, uno

Salvo Ferlito, presidente

di Ance Sicilia

EventiLunedì 17 dicembre 2012 Fare impresa al sud 3

tuale e per il completamento dell’impianto di illuminazione dello scalo, oltre a quelli per la manutenzione straordinaria dei piazzali. Restano fuori da que-sti calcoli i 6,5 milioni di euro di lavori già a�dati per nuove briccole (ormeggi ottenuti sen-za la costruzione di una nuova banchina, ma attraverso un si-stema di pali�cazione innestato nei fondali). Opera questa che darà respiro alle autostrade del mare. Complessivamente, un piano di sviluppo in linea con quanto accade in Europa. “I porti commerciali - sottoli-nea Annunziata - hanno biso-gno di polmoni per lo stoccag-gio e lo smaltimento delle merci in entrata ed in uscita. Ma non basta. Riteniamo fondamentale creare un network di aree desti-nate a essere non solo il termi-nale di una rete di logistica inte-grata, ma anche la destinazione di accoglienza di siti produttivi in grado di trasformare le ma-terie prime sbarcate nel porto, per poi reimbarcarle una volta divenute merce �nita. È per questo che abbiamo siglato un importante protocollo d’intesa con la Camera di Commercio, la Provincia e alcuni Comuni della valle dell’Irno, dell’agro

■ PORTO DI SALERNO / È uno degli scali con il tasso di e�cienza più alto d’Europa

La ripresa può venire dal mare

nocerino sarnese e della piana del Sele, in modo da attivare circuiti virtuosi in tutte le parti del territorio provinciale”.Ma per lo sviluppo del porto e dell’economia del territorio è importantissimo anche il fron-te crocieristico, in forte cre-scita negli ultimi anni. Il 2012 dovrebbe concludersi con un incremento del 15-20% del numero dei crocieristi (a quo-ta 200mila), con circa 100 navi delle primarie compagnie di navigazione, come Msc Cro-ciere, Royal Caribbean, Costa Crociere, Carnival Cruise e altre ancora. Con l’ultimazio-ne della stazione marittima, un gioiello dell’architetto Zaha Hadid, prevista per �ne 2013, sarà possibile soddisfare una domanda che, secondo le pre-visioni, può raggiungere un

milione di crocieristi entro tre anni.“La dinamica di tutte le attività portuali - conclude il presiden-te Annunziata - dimostra che la reputazione di e�cienza dello scalo è consolidata e considera-ta anche al di fuori dell’Europa. Presumibilmente nel giro di un paio di anni, avremo creato tut-te le condizioni per assumere una posizione di leadership nel Mediterraneo: un risultato im-pensabile �no a qualche anno fa”. Nella gestione delle risorse �nanziarie disponibili vi è stata, dunque, una forte attenzione alla realizzazione delle infra-strutture ma, al tempo stesso, vi è stata altrettanta attenzione ad una corretta gestione della spesa corrente. Infatti, qui, la spending review è iniziata nel 2008 con e�etti immediati.

Tra i punti di forza, il fronte crocieristico in forte crescita negli ultimi anni

Imboccatura più ampia, opere di dragaggio, conso-

lidamento di moli e banchine, collegamenti viari, sviluppo del retro-porto. La dotazione di in-frastrutture, da sempre punto debole del Sud, è al centro del piano di investimenti in corso nel porto di Salerno. Un porto che già negli ultimi 3 anni ha rovesciato i numeri della crisi, diventando la locomotiva della ripresa per la Campania e per le regioni vicine. Nel 2010-2011 si è veri�cato un incremento medio annuo del volume delle merci del 10,4%, passato da 8,6 a 10,5 milioni di tonnellate.Oggi il porto, già fortemente competitivo, si prepara a vivere una stagione di ulteriore svilup-po, confermandosi uno degli scali con il tasso di e�cienza più alto d’Europa.“È operativo un parco-progetti di oltre 300 milioni di euro - spiega Andrea Annunziata, presidente dell’Autorità Portua-le di Salerno -. Nel giro di un paio di anni avremo una fortis-sima capacità attrattiva sia sul fronte mercantile che su quello crocieristico. Puntiamo su un network di retro-porti in grado di dare respiro ai tra�ci dello scalo e, allo stesso tempo, in-

centivare la lavorazione cosid-detta di ultimo miglio: le merci scaricate diventano prodotto �nito e poi vengono reimbar-cate. Si tratta di realizzare �liere logistiche integrate con i poli produttivi della provincia”.In dettaglio, i primi 73 milio-ni di lavori, già in corso, so-no dedicati all’allargamento dell’imboccatura del porto e al dragaggio dei fondali, oltre che al consolidamento delle banchine. Altri 146 milioni ri-guardano il progetto Salerno Porta Ovest, intervento già in

cantiere che ridisegna la viabi-lità in entrata e in uscita, con e�etti importanti sui tempi di trasporto delle merci e dunque sull’e�cienza e competitività delle imprese, in particolare le �liere agroalimentare e auto-mobilistica.In�ne, 12 milioni già appal-tati permetteranno il prolun-gamento del molo Manfredi, mentre ulteriori 27 sono im-piegati nel ra�orzamento di tutti i moli. A tutto ciò vanno aggiunti i �nanziamenti per la nuova sede dell’Autorità Por-

Andrea Annunziata, presidente dell’Autorità Portuale di Salerno

Porto di Salerno, al centro di un piano di investimenti da 300 milioni di euro

dente del sodalizio battipa-gliese, Silvio Petrone - vuol dire tessere rapporti, costru-ire nodi solidi, fare in modo di interagire per rendere più solida l’economia di ognuno attraverso la crescita di tutti coloro che operano nei va-ri settori. Ma fare rete - ha proseguito Petrone - vuol dire anche essere attenti alle fasce deboli. Fare impresa nell’economia vuol dire guar-dare non tanto alle somme, ma ai moltiplicatori, e se un moltiplicatore è zero, tutta

■ CASSA RURALE E ARTIGIANA / Una storia secolare tra Montecorvino e Battipaglia

La cooperazione di credito resta vitalel’economia si azzera”. Proprio in tali logiche, in questi anni, la Cassa Rurale ed Artigiana di Battipaglia e Montecorvi-no Rovella, è stata attenta nel far crescere la propria solidi-tà e la propria professionali-tà, rispondendo, con grande senso di responsabilità, alle richieste di chi, con altret-tanto senso di responsabili-tà, si impegnava nel proprio lavoro. Dunque, si è data sempre più da fare per esse-re vicina alle micro e piccole imprese che volevano cre-scere e a quelle in di�coltà, con iniziative proprie o ade-rendo ai maggiori protocolli nazionali e locali. Ma è stata anche vicina ai settori più deboli del proprio tessuto sociale: gli immigrati, i po-veri, le famiglie in di�coltà, i giovani che studiano e quelli che vogliono avviare un’atti-vità. “Sono settori - spiega

il presidente Petrone - estre-mamente determinanti per l’economia e la ripresa di un territorio. Se li abbandonia-mo, non riusciremo mai ad uscire realmente dalla crisi”.Ai giovani, al loro entusia-smo, alle loro idee, la Ban-ca battipagliese, si a�da in modo particolare. “Possono essere la chiave di volta del-la ripresa. Noi ci crediamo - ha dichiarato Petrone -. Per questo abbiamo aderito al progetto nazionale di Feder-casse, Buona Impresa, con l’obiettivo, appunto, di favo-rire la nascita e la crescita di imprese in cui i giovani siano protagonisti. Oltre che di un club di giovani soci, compo-sto da oltre 700 aderenti, dal nome fortemente signi�cati-vo, Kairòs, che in greco an-tico signi�cava “il momento giusto per fare qualcosa di importante”.

Da piccola banca è diventata una realtà composta da 19 �liali e 5.300 soci

I numeri parlano chiaro. La crisi ha investito ormai

tutto e tutti. E a farne le spe-se sono ora direttamente le micro e piccole imprese, e di conseguenza, le famiglie. Ma questi mesi che hanno con-fermato la dura realtà, han-no anche messo in evidenza quanto, in una situazione come questa, sia importante tentare di uscirne insieme. I numeri in Campania, presen-tati da Banca d’Italia, dicono, infatti, che in un quadro fo-sco, in cui tutti ormai siamo sotto la linea dello zero, c’è un’esperienza che continua a dare segnali di vita, ed è quella della cooperazione di credito. E non sono tanto i numeri a essere importanti, ma cosa essi rappresentano. Rappresentano un modo di�erente di a�rontare i pro-blemi. Un modo che risulta più accessibile, più vicino, alle realtà locali, soprattutto alle più piccole, a quelle che cosituiscono l’ossatura por-tante dell’economia del Mez-zogiorno. L’esperienza della Cassa Rurale ed Artigiana di Battipaglia e Montecorvino Rovella, da questo punto di vista è estremamente signi-

�cativa. Nata quasi 100 an-ni fa, nel 1914, ha saputo in tutti questi anni, a�rontare le crisi del territorio di cui è espressione, sentendole co-me proprie e quindi trovan-do di volta in volta soluzioni che venissero proprio dall’in-terno della sua realtà. Tutto questo l’ha portata a dive-nire, negli anni, da piccola banca di una frazione, a real-tà bancaria fatta di 5300 soci, 19 �liali di un territorio va-riegato che va da Salerno agli Alburni, 130 dipendenti e un patrimonio di circa 80 milio-ni di euro. Risultati raggiunti

semplicemente facendo “re-te” con il territorio, vivendo il proprio essere cooperativa e il proprio localismo, come valori da mettere a frutto solo attraverso l’interazione con le comunità locali di ri-ferimento e il sistema della cooperazione di credito re-gionale e nazionale. E così la Cassa Rurale ed Artigiana di Battipaglia e Montecorvi-no Rovella è divenuta la più grande tra le 19 Bcc campane e una delle prime 5 tra le 100 Banche di Credito Coopera-tivo meridionali.“Fare rete - spiega il presi-

Silvio Petrone, presidente della Cassa Rurale e Artigiana di Battipaglia e Montecorvino

L’esterno della sede centrale

della Cassa Rurale ed

Artigiana di Battipaglia e

Montecorvino Rovella

EventiLunedì 17 dicembre 20124 Fare impresa al sud

Quella di Confezioni Le-rario è un’esperienza

imprenditoriale di succes-so, che nasce in Puglia 40 anni fa e che dall’Italia si sta espandendo e consoli-dando anche all’estero. “Dei circa 800 clienti sparsi nel mondo, il 45% risiedono all’estero, i restanti in Italia”, ci spiega orgogliosamente Teresa Lerario, responsa-bile della parte finanziaria e amministrativa di questa azienda a conduzione fa-migliare. E aggiunge che in questo momento il mercato in crescita è proprio quello estero, dove i prodotti di-stribuiti da Confezioni Le-rario sotto varie linee mo-da, con il brand Tagliatore, trovano maggior successo. In particolar modo in Ger-mania, Austria, Svizzera e Francia.Era il 1984 quando la dit-ta individuale di Lerario Francesco, capostipite e fondatore dell’azienda, nata nel ‘72, veniva trasformata nella società Confezioni Le-rario. E già da diversi anni il testimone è passato nelle mani dei quattro figli: Pino, il creativo dell’azienda che progetta, disegna e crea le collezioni (oltre a scegliere

L’azienda gestisce internamente il ciclo produttivo completo

Il bello dell’abbigliamento made in Italy

i tessuti); Vito e Luciano che seguono la program-mazione e la produzione e Teresa a capo dell’ammini-strazione.Oggi, con 165 dipendenti, l’azienda gestisce all’inter-no del proprio opificio il ciclo completo, a partire dalla creazione dei modelli fino alla spedizione dei capi presso i numerosi showro-om regionali per il mercato italiano, e gli showroom di

Milano, Parigi e Monaco per il mercato internaziona-le. La produzione (media-mente di circa 320 capi al giorno) è parzialmente af-fidata all’automazione indu-striale. Un’implementazione che consente all’azienda di gestire due collezioni uomo e una da donna: complessi-vamente 300 modelli diversi con una possibilità di scel-ta tra circa 800 tessuti per stagione. Le materie prime utilizzate sono le migliori stoffe biellesi, insieme agli accessori, tutti rigorosa-mente made in Italy. I risul-tati di Confezioni Lerario testimoniano nei fatti che fare impresa nel sud Italia è possibile. “Pur avendo fat-to scelte difficili - conclude Teresa Lerario - come quella di non rivolgerci al merca-to cinese per la produzione e gli acquisti delle materie prime, riscontriamo che i risultati e il successo al-la fine arrivano. A patto di impegnarsi a investire ogni anno capitali importanti, come facciamo noi. Per fare un esempio tra i tanti, l’ac-quisto di nuovi macchinari costosi ma essenziali per ve-locizzare la produzione sen-za perdere in qualità”.

Un capo della collezione autunno inverno 2012/13, a marchio Tagliatore

■ CONFEZIONI LERARIO / Una realtà pugliese che si espande all’estero

Fare impresa in Basilicata si può. Lo testimonia la Re-

gione lucana, in prima linea per la crescita e lo sviluppo delle imprese. A partire da Ba-silicata Innovazione, struttura nata nel 2009 in sinergia con Area Science Park di Trieste per creare un collegamento sta-bile tra il sistema della ricerca e le imprese lucane, capace di favorire la crescita economi-ca e competitiva del territorio grazie all’innovazione. Nume-rose le imprese che vi hanno ricorso.Da un’indagine su 81 aziende bene�ciarie, l’aumento di fat-turato è stato del 7,9% con 8,6 assunti in più ogni 100 prece-denti. Oggi si sono aggiunti i premi per l’innovazione (soste-gno �nanziario delle imprese che innovano), i voucher gio-

Supporto all’occupazione nel Piano regionale del lavoro

Vicino a chi vuole fare impresa

vani (per la formazione on job e l’inserimento di livelli elevati in impresa), i trend tecnologici (strumenti di monitoraggio di evoluzione tecnologica e mer-cati da o�rire alle imprese). Altra società è Sviluppo Basili-cata, diretta a valorizzare le po-tenzialità di giovani e ricerca-tori favorendo l’occupazione e rinforzando l’economia locale. Di recente pubblicazione poi il bando per le Pmi: o�re la pos-sibilità di presentare domanda per l’utilizzo di laboratori di produzione e di servizi atti a dare voce alle idee innovative con il sistema di incubazione.Invece, un partenariato tra Basilicata e Veneto nell’ambito della Programmazione euro-pea 2007/2013 ha messo in piedi un sistema di scambio di buone pratiche e competenze

per creare sviluppo sostenibile rivolto a consorzi territoriali, enti di innovazione, Pmi di Basilicata e Veneto. Ancora, i programmi operativi regiona-li Val D’Agri Melandro Sauro Camastra e Speciale Senisese hanno previsto bandi per in-centivare la creazione di impre-se nei centri storici dei territori interessati e la delocalizzazione di attività già esistenti in aree artigianali. In elaborazione pu-re il Piano regionale del lavoro, per portare a sistema misure e�caci per l’occupazione e che prevedono nuovi strumenti per l’inserimento nel tessuto pro-duttivo dei giovani, delle don-ne, dei cassintegrati e la ricol-locazione dei lavoratori espulsi dal mercato del lavoro. Si tratta dell’attivazione del credito di imposta per l’occupazione e della azioni a favore dell’ap-prendistato. Ma non solo: la Regione Basilicata vuole sup-portare le imprese nei processi di conquista dei mercati emer-genti (Brics, Next e Paesi Eda). Al primo posto vi è il disegno di legge sull’internazionalizza-zione. Approvato in�ne un av-viso pubblico per l’integrazione dei fondi rischi delle cooperati-ve e dei consorzi �di con sede operativa in Basilicata (risorse per 3,8 milioni di euro).

Il palazzo della Regione Basilicata

■ REGIONE BASILICATA / Molte le iniziative per lo sviluppo e la ricerca

EventiLunedì 17 dicembre 2012 Fare impresa al sud 5

Una riorganizzazione com-plessiva del porto di Na-

poli, per una con�gurazione più moderna, capace di ren-dere armonico il rapporto con la città e rispondere ef-�cacemente agli importanti tra�ci passeggeri, alla quali-�cata attività cantieristica e, non da ultimo, agli ingenti approdi di merci che anche negli anni della crisi hanno continuato a crescere con percentuali a due cifre. È questa la straordinaria s�da in cui è impegnata l’Autorità portuale di Napoli, presiedu-ta dall’ammiraglio Luciano Dassatti. Secondo un rigoro-so cronoprogramma che ha cadenzato tutto il 2012, entro �ne anno o al massimo entro i primi mesi del 2013 sarà ap-provato il nuovo piano regola-tore portuale che recepisce le linee di indirizzo per il pro-getto “Logistica e porti” del Por Fesr varate dal Comitato portuale nel luglio del 2011 in attuazione della delibera del marzo 2011 della Regione Campania contenente l’elen-co dei Grandi progetti e delle Grandi opere. L’adozione del piano regola-tore, il cui aggiornamento era incagliato dal 2002, rappre-senta un passo fondamentale e necessario per attingere agli importanti �nanziamenti in

ballo: i 240 milioni stanziati nell’ambito del Por Fesr, cui s’aggiungono i 90 milioni di fondi regionali che stanno sostenendo la realizzazione del collegamento ferroviario Porto di Napoli-Napoli Trac-cia, essenziale per l’ulteriore sviluppo del tra�co merci. In contemporanea, l’Autorità sta lavorando alla predispo-sizione del Piano regolatore del porto di Catellammare di Stabia, la cui approvazione de-�nitiva è prevista per giugno 2013. A gestire la complessa partita da quattro anni è il presidente Dassatti, insediatosi nel feb-braio del 2009 dopo aver gui-dato l’Autorità per alcuni mesi da commissario. “Il piano re-golatore del porto di Napoli è stato approvato dal Consi-glio comunale all’unanimità - spiega - e ora è al vaglio del Consiglio superiore dei lavori pubblici. In contemporanea è in corso il procedimento per la valutazione di impatto am-bientale e per la valutazione ambientale strategica integra-ta. La volontà politica genera-le - sottolinea - è di proseguire con determinazione e tempe-stività e dunque vi sono tutte le premesse per procedere se-condo i tempi stabiliti”.Come per altro si è fatto in questi ultimi mesi, quan-

do Autorità e porto si sono trasformati in veri e propri cantieri. Tutta la struttura dell’Autorità “è stata ed è im-

pegnata nella predisposizione dei progetti preliminari delle opere previste dal documento Grandi progetti - spiega infat-

ti il presidente -, ha avviato le procedure di gara per l’a�da-mento dei progetti che non ri-chiedono la preventiva appro-

vazione del Piano regolatore portuale e ha predisposto le convenzioni con tutti gli attori le cui competenze sono neces-sarie per la riuscita di questo grande sforzo collettivo”. Al porto, intanto, è già in fase di realizzazione la nuova dar-sena di Levante, sono aperti i lavori per la realizzazione del collegamento ferroviario, si sta procedendo per la ricol-locazione delle attività legate alla cantieristica e per far di-ventare il Molo Beverello una moderna stazione di arrivo e partenza per tutti di tutti i pas-seggeri delle isole del Golfo.Un’agenda di lavoro impo-nente che è sorretta anche da un’azione altrettanto signi�ca-tiva e rigorosa svolta sotto la presidenza di Dassatti e che ha portato alla stesura di puntuali regolamenti, in sintonia con le direttive europee di riferimen-to, per la gestione delle attività portuali. “Il primo regolamento se l’è dato la stessa Autorità - illu-stra il presidente - imponen-dosi modalità e tempistica per dare risposta alle richieste dei diversi interlocutori e renden-do fruibile a tutti, attraverso il sito web dell’Autorità, l’iter delle diverse istruttorie neces-sarie”.Tutto ciò, puntualizza, per-ché “la correttezza ammini-strativa, la certezza dei temi di risposta, la chiarezza e la trasparenza dei processi da seguire sono fondamentali nel rapporto con le imprese che interagiscono con il porto e per loro rappresentano una garanzia imprescindibile”. I regolamenti, tra gli altri quel-lo in materia di concorrenza per la gestione delle banchi-ne e di veri�ca e controllo dei piani d’impresa, sono opera-tivi da febbraio di quest’anno. Un processo che, conclude il presidente Dassatti, “ha re-so possibile la produzione di documenti immediatamente bancabili, aspetto tutt’altro che trascurabile per le imprese”.

Con 7,5 milioni l’anno di passeggeri il porto di Napoli è il secondo al mon-

do per questo tra�co; gestisce annual-mente oltre 560mila container e il Sud Est asiatico l’ha individuato come approdo talmente strategico che il governo cinese sta collaborando per la realizzazione del-la nuova darsena di Levante, che porte-rà la capacità di ricezione a 1 milione di container, con la prospettiva di arrivare a 1,6 milioni. È a queste cifre che intende dare una risposta all’altezza dei tempi il nuovo piano regolatore portuale, con la riorga-nizzazione delle attività e la costruzione delle opere in esso previste. “Non agiamo per creare strutture nella prospettiva che arrivi lavoro - sottolinea il presidente dell’Autorità portuale, l’ammiraglio Lu-ciano Dassatti -, ma per corrispondere ai tra�ci che premono sul porto, che sono un’imponente realtà e che ci chiedono di più”. La nuova darsena di Levante, de-dicata al tra�co di merci containerizzate con un fondale per ora da 14,5 metri per

consentire l’attracco delle grandi navi da 9mila Teu, sta già diventando realtà. Per realizzarla, “tomberemo una vecchia dar-sena inutilizzata con 1,2 milioni di metri cubi di fanghi inquinati derivati dai dra-gaggi - spiega il presidente -, conseguendo due obiettivi: risolvere in parte il proble-ma della boni�ca e creare un piazzale da 600mila metri quadri, con una banchina lunga 650 metri parallela alle rotte d’ac-cesso”. I tempi di realizzazione e conclu-sione lavori sono stati previsti in 36 mesi, cui s’aggiungeranno altri 12 mesi per at-trezzare l’area.La riorganizzazione del porto, inoltre, prevede la “delocalizzazione dell’area petroli, oggi situata a ridosso della città. Quella darsena sarà tombata e riconver-tita per metà al tra�co container e per l’altra metà ospiterà tre ormeggi per le navi Ro-Ro che solcano le autostrade del mare. Ora attraccano praticamente in centro città, invece con questa soluzione si troveranno proprio all’imbocco delle autostrade”. Interventi di ottimizzazione

anche per quanto riguarda il tra�co pas-seggeri, che è composito. Vi sono infatti i crocieristi che arrivano con le grandi na-vi, i turisti che hanno come meta le isole del golfo che debbono trasportare anche i propri mezzi, tutti i pendolari che ogni giorno partono e arrivano per le isole del Golfo e le isole Pontine. Se la Stazione marittima presso il molo Angioino resta l’approdo per le grandi navi da crocie-ra (nell’ultimo anno i passeggeri hanno superato il milione e 300mila), il Molo Beverello continuerà a essere il punto di riferimento per i mezzi veloci e la Calata Porta di Massa per i traghetti.Sottoposta a revisione anche tutta l’area oggi dedicata alle attività della cantieri-stica navale, con l’obiettivo di superare l’attuale frammentazione e il forte divario di aree fruibili in concessione, banche e bacini di ormeggio. “Una ricollocazione - evidenzia il presidente - anche nell’ottica di salvaguardare e dare ulteriori possibi-lità di sviluppo a una realtà economica molto importante: sono circa 450 le ma-estranze impiegate e altamente specia-lizzate”. Un insieme di attività alquanto impegnative ma, conclude l’ammiraglio Dassatti, “stiamo procedendo con deter-minazione e la gente ci sta seguendo nel nostro sforzo a bene�cio del porto e di tutta la città”.

■ AUTORITÀ PORTUALE DI NAPOLI / Una �tta agenda di lavoro per una con�gurazione più moderna ed e�ciente di spazi e azioni

Una nuova fisionomia per il porto partenopeoIn arrivo il piano regolatore atteso dal 2002, già attivi i regolamenti per la gestione delle attività in loco

Luciano Dassatti, presidente dell’Autorità portuale di Napoli

Foto del porto di Napoli

Una veduta aerea del porto di Napoli

L’ottimizzazione a beneficio di tutta la cittàTra le attività previste la nuova darsena di Levante, la delocalizzazione dell’area petroli, la revisione dell’area della cantieristica

EventiLunedì 17 dicembre 20126 Fare impresa al sud

Sostegno ai giovani e al la-voro. Favorendo anche lo

sviluppo di piccole realtà ar-tigianali, diffuse in passato, poi quasi scomparse e di cui oggi si sente di nuovo il bi-sogno. Sono queste le azioni su cui è concentrata la Banca del Cilento e Lucania Sud. In questo progetto di aiuto alle imprese l’istituto di credito è al centro di un sistema in-tegrato che annovera anche altri istituti di credito locali, i Confidi, la Cassa deposi-ti e prestiti, la Provincia di Salerno e alcune frizzanti realtà locali della società ci-vile. L’obiettivo, è chiaro: ri-spondere alla crisi. Anche a

costo di rivedere alcuni mo-delli. Lo precisa subito Ciro Solimeno, direttore genera-le della Banca del Cilento e Lucania Sud. “Questa crisi ha portato alla coniazione termine “global loc”: cioè di una globalizzazione a va-lenza locale, sia attraverso lo sviluppo di nuove profes-sioni ma anche riscoprendo vecchie attività artigianali a livello locale che erano state messe da parte da una sorta di ipergigantismo diffuso”.

Solimeno lo dice riflettendo sui dati della popolazione in Campania.Circa cinque milioni e quat-trocentomila persone, di cui un milione e seicentomila giovani. Di questa popo-lazione giovanile 400mila unità lavorano, 400mila stu-diano, 400mila sono in cerca di prima occupazione. Il re-stante non lavora, non stu-dia e, purtroppo, non cerca nemmeno un lavoro. Secon-do Solimeno la riscoperta di “antiche arti e mestieri” potrebbe favorire iniziative di auto-lavoro. “Parlo di pic-cole attività artigianali ora scomparse ma che tuttora sono richieste. I giovani in-vece si sono indirizzati ver-so le grandi professioni che tuttavia, causa anche la crisi in atto, attualmente languo-no. Mancano per esempio i sarti, mancano gli idraulici o mancano attività commer-ciali indispensabili al terri-torio.” Per riscostruire questo tes-suto, però, serve uno sforzo istituzionale: una sinergia istituzionale per correggere il sistema economico locale. “L’obiettivo”, continua Soli-meno, “è creare una filiera territoriale che faccia da paracadute al fianco dell’im-prenditore per consentirgli l’inizio di un’attività lavora-tiva autonoma”.I soggetti cui si riferisce So-limeno sono le banche ma anche i Confidi e le banche di garanzia. “Ma”, precisa Solimeno, “sono necessari anche commercialisti e av-vocati che stilino i progetti insieme alle associazioni di categoria. Che ognuno fac-cia la propria parte insom-ma”. “La nostra banca”, continua Solimeno, “in questi anni ha erogato finanziamenti per

sei milioni e mezzo di euro diretti a 130 nuove imprese sul territorio di nostra com-petenza. Ciò è avvenuto gra-zie a quattro strumenti nati proprio dalla costituzione di quella filiera istituziona-le di cui parlavo prima. In primo luogo vorrei citare il Don.Gio. Pmi, (acronimo di Donne e Giovani Picco-le e Medie Imprese) che ha creato sinergia tra la nostra e altre due banche di credito cooperativo sul territorio, il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, il Cilento Confidi, e una società co-operativa di sviluppo loca-le. Lo strumento sostiene e

promuove attività imprendi-toriali concedendo credito a breve, medio e lungo termi-ne, nella formula del micro-credito”.Sono ammesse al finanzia-mento le piccole e medie im-prese o quei progetti di start up legate alla valorizzazione delle risorse nell’ottica della compatibilità e sostenibi-lità ambientale. “Finora”, dice Solimeno, “con questo strumento abbiamo erogato finanziamenti per 1.700.000 euro a 60 imprese del terri-torio”. Turismo, commercio e artigianato sono i settori che hanno beneficiato degli interventi”. V’è poi un progetto di finan-ziamento per le imprese del-

la comunità territoriale di Vallo della Lucania. Anche in questo caso la filiera isti-tuzionale è composta dalla Banca del Cilento e Lucania Sud, dal comune di Vallo della Lucania e da Confidi Province Lombarde, che fa da garante sui finanziamen-ti. Il totale finanziato in un anno è stato di 240mila euro a 11 nuove imprese. La Bcc, dcievamo, ha creato sinergie anche con la Pro-vincia di Salerno. “In questo caso”, spiega Solimeno, “i finanziamenti sono erogati dalla nostra banca a un tas-so agevolato e la provincia di Salerno riconosce una percentuale dell’1% diretta-mente all’istituto erogante. I finanziamenti erogati fino-ra, in meno di un anno, sono pari a un milione di euro per 29 imprese”. Integrati nel sistema dei finanziamenti alle Pmi spiccano anche i fondi resi disponibili dalla Cassa De-postiti e Prestiti. “La Cassa Depositi e Prestiti”, precisa Solimeno, “ha messo a di-sposizione un plafond sud-diviso in tranches da desti-nare al sistema bancario in forma di finanziamenti alle Pmi per investimenti sul territorio di appartenenza. Finora la nostra banca ha erogato finanziamenti per 3 milioni e mezzo a tasso age-volato a 23 imprese del no-stro territorio”.

La Banca del Cilento e Lucania Sud diventa BancassicurazioneDal prossimo primo gennaio la Bcc, già presente in tre regioni e quattro province, diventa “Bancassicurazione”

Grazie all’accordo siglato con due im-portanti partners nazionali ed esteri

gestirà anche servizi assicurativi combi-nando protezione dai rischi, necessità pre-videnziali ed esigenze di risparmio.La scelta della Bcc Cilento e Lucania Sud di ampliare la propria o�erta di prodotti e

servizi aprendo al mondo assicurativo non si distoglie certo dalla mission e dal ruolo mutualistico svolto sul territorio. Bancas-sicurazione, infatti, ha generato nuova oc-cupazione selezionando sei giovani sul ter-ritorio, assunti dalla Banca, che saranno dedicati al progetto. Inoltre le condizioni

economiche dei prodotti o�erti sono par-ticolarmente favorevoli generando così un vantaggio sociale e mutualistico a favore dei soci e, più in generale, di tutti i clienti. Le assicurazioni sfruttano un canale ca-pillare e variegato, i consumatori guada-gnano un approccio �essibile ed altamente personalizzato.Si tratta di polizze che, con diverse formu-le, garantiscono spesso un capitale sicuro, una rendita minima e accesso al capitale in qualsiasi momento. Negli ultimi tempi però il settore è cresciuto in buona misura grazie all’allargamento dei prodotti vicini al mondo bancario.

■ BCC CILENTO E LUCANIA / Il Dg Ciro Solimeno illustra le strategie di sostegno al credito per giovani e Pmi

Il lavoro, artigiano o tecnologico che sia, si scopre “glocal”Banca e istituzioni locali aiutano le imprese e start up. Tornando a pensare anche ad “antichi mestieri” oggi di nuovo richiesti

ASan Giovanni a Piro la Banca del Cilento e Lucania Sud è ora presente con la sua 17esima agenzia. Si tratta di

una presenza che riporta sul territorio comunale una banca di credito cooperativo dopo la chiusura della banca Carime. La presenza di una struttura di credito cooperativo vuol dire “localismo”, vuol dire mutualità sia nella cerchia dei soci sia di�usa e orientata verso la generalità dei componenti della comunità locale, vuol dire ri�uto di �nalità speculative. Tut-to ciò si riassume in quella “funzione sociale”, assunta dalla Costituzione, all’art. 45, come presupposto per la tutela e la protezione accordata dal legislatore alle imprese cooperative.La naturale vocazione localistica della Banca del Cilento e Lucania Sud si estrinseca nell’erogazione del credito senza �ni speculativi, non massimizzando il pro�tto, ma conte-nendolo, per quanto possibile, nel rispetto dei limiti imposti dall’osservanza del dovere della sana e prudente gestione. In tale prospettiva gli operatori economici locali: agricoltori, artigiani, commercianti, piccole imprese, famiglie saranno assecondati e sostenuti nel di�cile sforzo di contrasto alla recessione, di ripresa dei cicli produttivi e di progressivo re-cupero dei livelli occupazionali.

La nuova agenzia a San Giovanni a Piro: un aiuto in più sul territorio

Turismo, commercio, artigianato, servizi e attività ecosostenibili

sono i settori che hanno beneficiato del sostegno

economico della Bcc Cilento e Lucania

Francesco Castiello, presidente Bcc Cilento e Lucania Sud

Banca del Cilento e

Lucania Sud, filiale Vallo 1 di Vallo della

Lucania

Il direttore generale Ciro

Solimeno

EventiLunedì 17 dicembre 2012 Fare impresa al sud 7

Un convegno per parlare di edilizia, di qualità del

costruire, di costruttori e re-gole contrattuali, di �nanzia-menti a favore del settore. Ma soprattutto un’occasione per dare voce a importanti pro-getti e interventi che vedono quale interlocutore principale Inarcassa, la Cassa nazionale di previdenza e assistenza per gli ingegneri e architetti liberi professionisti, in prima linea per restituire linfa a un com-parto vitale per l’economia ita-liana. Il convegno è “Il mestie-re del costruire” e si è tenuto a Roma lo scorso 28 novembre, promosso e organizzato pro-prio da Inarcassa, con forte riscontro dei partecipanti e del pubblico. Qualità, detraibilità �scale e strumenti �nanziari accessibili: questo fondamen-talmente l’appello rivolto dalla platea dei costruttori e dei li-beri professionisti nell’ambito della convention. Tre impera-tivi dai quali non si può pre-scindere, se si vuole parlare di rilancio, sviluppo, crescita. Perché, per rimettersi piena-mente in gioco e uscire dalla stasi, nell’ottica di favorire la ripresa dell’apertura dei cantie-ri di edilizia privata e pubblica, occorre adottare la massima detraibilità delle spese dei pri-vati per ristrutturazioni e re-cupero del patrimonio edilizio esistente.È una premessa che vede stret-ta sinergia e condivisione tra i referenti sostanziali del ‘siste-ma’, come il presidente dell’Au-torità di vigilanza sui contratti pubblici, Sergio Santoro, e come il presidente dell’Ance, Paolo Buzzetti, nonché, natu-ralmente, il presidente di Inar-cassa, Paola Muratorio. “Siamo pronti a investire per la cresci-ta del Paese e per il rilancio del settore dell’edilizia - ha a�er-mato per l’occasione proprio Muratorio, a nome dei liberi professionisti -. Puntiamo a costituire fondi immobiliari chiusi per la valorizzazione, il recupero e la sostenibilità del costruito, perché una proget-tazione di qualità nasce non solo dalla committenza, bensì

anche dall’integrazione di in-gegneri e architetti nella �liera del costruire”. Ma, per farlo, serve il contri-buto di tutti. Non solo. “La crescita della domanda di la-vori - continua - sosterrebbe l’attività dei liberi professioni-sti, evitando fenomeni di dum-ping tari�ario e ribadendo così l’inderogabilità delle tari�e per i professionisti”. Opinione so-stenuta appunto dal presidente Santoro: “Ha auspicato - spiega Muratorio - che l’introduzione di una maggiore centralizza-zione dell’attività di progetta-zione, attualmente dispersa tra le singole stazioni appaltanti, ne alzerà il livello qualitativo. Peraltro, tale scelta farebbe conseguire risparmi sui costi e permetterebbe di ovviare alle carenze di professionalità all’interno delle amministra-zioni pubbliche italiane”.Insomma, è evidente, la qualità del costruire passa attraverso detraibilità �scale e strumenti �nanziari accessibili. Queste le armi per rimettersi in gio-co. Su questa linea Inarcassa scende in campo con proposte operative per o�rire opportu-nità professionali ai 160.000 associati e dare un contributo determinante alla ripresa del sistema economico e alla ri-quali�cazione del patrimonio edilizio pubblico. La cassa di previdenza si rende disponi-bile ad assumere il ruolo di investitore istituzionale con la

costituzione di fondi immobi-liari chiusi, �nalizzati all’am-modernamento e al recupero del patrimonio immobiliare pubblico. Il progetto pilota parte da Bo-logna e consentirà la riquali�-cazione degli edi�ci scolastici

esistenti e la costruzione di nuove strutture architettoni-che polifunzionali capaci di coniugare qualità estetica, in-novazione, risparmio energe-tico e didattica evoluta. “Oltre-tutto - aggiunge il presidente di Inarcassa - il ministro dell’Am-

biente, Corrado Clini, interve-nuto al convegno, si è dichiara-to disponibile a mettere in atto un programma capace di valo-rizzare le disponibilità di inve-stimento in modo che queste abbiano un valore aggiunto importante anche per il recu-

pero del territorio e il conteni-mento dei consumi energetici”. Altra proposta di Inarcassa è quella �nalizzata al sostegno degli anziani in tempo di crisi: la “nuda proprietà reversibile”. È uno strumento unico e inno-vativo che consente all’anziano venditore di monetizzare parte del valore immobiliare, utiliz-zabile subito per far fronte alle esigenze proprie o della fami-glia, mantenendo sia il diritto d’uso sia la possibilità di riac-quistare l’immobile. In�ne, il Protocollo d’intesa con l’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici. È stato sigla-to il 9 novembre, in vista della costruzione di una banca dati nazionale per la trasparenza tra liberi professionisti e com-mittenza pubblica. Fondamentale il risultato al quale si è puntato: a�damenti, pagamenti e procedure d’ap-palto avranno tempi più con-tenuti e strumenti utili pure contro i fenomeni distorsivi della concorrenza. Vale a di-re un inizio che può portare verso forme di contrattazione dinamiche e �uide.

Si passa al contributivo e sostenibilità a 50 anniLa riforma previdenziale di Inarcassa risponde bene all’esigenza di solvibilità sul lungo periodo richiesta dal ministero del Lavoro

Via libera alla riforma previdenziale di Inarcassa. Si è alla svolta, di fronte a

una vera e propria rivoluzione che segna il passaggio al metodo contributivo e la so-stenibilità a 50 anni. Il ministero del Lavo-ro e delle politiche sociali ha dato l’appro-vazione de�nitiva con nota del 19/11/12, dopo che la proposta aveva superato con successo lo stress test voluto dal ministro Fornero nel mese di settembre.Così ha commentato il presidente di Inar-cassa, Paola Muratorio: “Il nostro con-tributivo è una rivoluzione che ci pone all’avanguardia di molti paesi europei. Grazie a un sistema innovativo raggiun-giamo una sostenibilità strutturale, ossia un equilibrio permanente dei conti, tra entrate e uscite previdenziali a garanzia di tutti gli iscritti, giovani e anziani”. Nel dettaglio, la riforma riconosce previdenza

e assistenza, nel nome dell’equità inter e intragenerazionale e la coniuga con l’equi-librio economico e �nanziario della Cassa. “La valutazione attuariale del bilancio tec-nico 2011 fatta con i nuovi criteri - spiega il presidente - indica un equilibrio struttu-rale del sistema previdenziale di Inarcassa, che va molto al di là della sostenibilità a 50 anni”.In breve, sono salvaguardate le aspettative solidaristiche dell’attuale sistema previ-denziale. Vale a dire il mantenimento della pensione minima sia per gli iscritti meno abbienti che per le situazioni meritorie, ma pure il riconoscimento di un accredito �-gurativo relativo alle contribuzioni ridotte degli iscritti giovani, nonché la �essibilità di uscita pensionistica e la pensione volon-taria aggiuntiva per chi intende migliorare il proprio pro�lo previdenziale. Misure che

assicurano tutela dove è necessario, prote-zione ai più anziani e un migliore pro�lo previdenziale ai più giovani. C’è di più. “A garanzia dell’equità intraca-tegoriale - continua Muratorio - sono stati studiati coe�cienti speci�ci di trasforma-zione ‘per coorte’ e non per età. L’aspetta-tiva di vita è infatti uguale per tutti i nati nello stesso anno”. Spieghiamo meglio: sarà possibile anticipare il pensionamento a 63 anni a patto di aver maturato un’an-zianità contributiva di 35, con una ridu-zione però nell’importo della pensione, in considerazione del maggior periodo di godimento della pensione. Al tempo stesso si potrà andare in pensione a 70 anni con un trattamento migliore. “La nostra rifor-ma - conclude il presidente di Inarcassa - chiama gli iscritti a un ruolo più attivo e consapevole rispetto alle leve da utilizzare per la costruzione della propria pensione, valorizzando la speci�cità di ingegneri e architetti liberi professionisti e le carat-teristiche del sistema di riferimento delle Casse”. Nel segno, insomma, di un’Italia moderna e innovativa, ora all’avanguar-dia europea.

■ INARCASSA / La Cassa nazionale di previdenza e assistenza per ingegneri e architetti liberi professionisti

“Qualità, detraibilità, fondi accessibili”I tre imperativi per tornare a crescere emersi nel convegno “Il mestiere del costruire”

Inarcassa è la cassa nazionale di previdenza e assistenza per gli ingegneri e architetti liberi professionisti. È un or-

ganismo in grado di operare in autonomia in favore delle categorie professionali a cui si riferisce. Conta oggi oltre 160.000 iscritti, di cui circa il 40% sotto i 40 anni di età, ed eroga circa 14.000 pensioni. Il patrimonio supera i 6 miliardi di euro. Quanto all’asset allocation 2013, la classe immobiliare rappresenta il 22,5% dell’intero patrimonio, la classe obbligazionaria il 48,5%, la classe azionaria il 15,5%, la classe degli investimenti alternativi il 11,5%, quella mo-netaria il 2%. La cassa previdenziale eroga pensioni (vecchiaia, anzianità, inabilità, invalidità, ai superstiti, di reversibilità e indirette) e assicura agli iscritti prestazioni assistenziali (mutui, sussi-di, coperture sanitarie, indennità di maternità e di invalidità temporanea) e altri servizi e convenzioni, mirati a sostenere l’esercizio della professione. La contribuzione, che è lo strumento per rendere concreta la tutela previdenziale garantita costituzionalmente, si basa su versamenti obbligatori, calcolati in percentuale sia sui reddi-ti sia sui fatturati prodotti dai professionisti. Sono dovuti dei contributi minimi in misura �ssa, indipendentemente dal reddito e dal volume di a�ari.

Cassa sana, con 160mila iscritti

A fianco:il presidente di Inarcassa Paola Muratorio. Sotto: un momento del convegno svoltosi a Roma lo scorso 28 novembre

Asset allocation al 2013

Alternartivi11,5%

Azionario15,5%

Monetario2%

Obbligazionario46,5%

Immobiliare22,5%

EventiLunedì 17 dicembre 20128 Fare impresa al sud

Una forma-invassoiatrice per confezioni brik

■ BONDANI-PACKING SYSTEMS / Vanta decenni di esperienza nel settore della costruzione di macchine per l’industria agroalimentare

Quando vince la qualità del made in ItalyAlla base del successo di questa realtà, la �essibilità nella progettazione e la messa a punto di soluzioni e�cienti ed economiche

Dalla terra alla confezio-ne, al gusto: un viag-

gio affascinante, quello alla scoperta dell’agroindustria italiana.

In particolar modo, le eccel-lenze e le tipicità del terri-torio parmense sono note in tutto il mondo, così come il comparto industriale e l’in-

dotto a esso collegato. Qua-lità, innovazione e ricerca sono perni essenziali su cui poggiano aziende come la Bondani - Packing Systems, nata nel 1993 dall’ammini-stratore unico, Bruno Bon-dani. La sua esperienza e com-petenza tecnica, acquisita in decenni di attività nel comparto della costruzione di macchine per l’industria agroalimentare, unita a quella del figlio, Alessio, di-rettore generale dell’azien-da, hanno permesso di rag-giungere nuovi traguardi nel settore della movimen-tazione e imballaggio degli alimenti.L’alta qualità, la formazione continua degli operatori e il controllo dei processi lungo tutta la filiera, sono conno-tati distintivi della Bonda-

ni - Packing Systems. “La nostra presenza sul mer-cato nazionale, testimonia come un’impresa familiare,

di piccole dimensioni, può egregiamente competere con realtà più strutturate, senza mai mettere in secon-

do piano l’assistenza post-vendita e la qualità dei no-stri prodotti”, ha precisato il direttore generale Alessio Bondani.Flessibilità nella progetta-zione, elaborazione di nuo-ve soluzioni tese a ottimiz-zare il rapporto efficienza ed economicità, all’interno di rigidi standard qualita-tivi, sono i criteri che so-stengono ogni nuova idea o richiesta del cliente.Il made in Italy è un con-notato distintivo del saper fare, ma lo è ancor di più quando il packaging, il tra-sporto o lo stoccaggio merci non sono un servizio mera-mente “esterno” al prodot-to di qualità, una semplice e asettica forma, ma parte stessa di quella eccellenza.Con questo spirito impren-ditoriale la Bondani - Pa-cking Systems, con sede a Noceto e una dozzina di operatori tecnici, registra un fatturato superiore ai 2,5 milioni di euro.Il mercato di riferimento non è solo italiano: Francia, Russia ed Est Europa cono-scono i prodotti dell’azien-da Bondani, soprattutto per quanto riguarda gli imbal-laggi o la movimentazione nel comparto della lavora-zione dei sughi e salse, latte e derivati e succhi di frutta.“Ci siamo affermati in un mercato molto competitivo con soluzioni innovative - ha precisato il direttore Alessio Bondani -. Per rag-giungere questi risultati ab-biamo attivato partenariati con importanti aziende e gruppi italiani, che ci hanno permesso di unire i nostri know-how in una funzio-ne integrata, realizzando processi e macchinari per-formanti e al tempo stesso facili da gestire”.In particolare, hanno ot-tenuto grande successo le

macchine incartonatrici per brik o vasetti, le formatrici di vassoi che hanno il pre-gio di essere semplici nel

funzionamento e nella ma-nutenzione, ma al tempo stesso affidabili ed econo-miche, senza dimenticare i termoretraibili e i fine linea, palettizzazione compresa. Non si tratta solamente della vendita di un proget-to, di una macchina o di un impianto: alla base c’è il desiderio, forte, di soddi-sfare il cliente, attraverso la costruzione di una collabo-razione che, partendo dal disegno sulla carta e dallo start-up di un’idea, conduce alla concreta realizzazione e

installazione dell’impianto e che, per tutto il suo ciclo di vita, rimanga efficiente e funzionale.Un percorso che si fonda su un elemento centrale: la qualità, con un sistema di gestione che garantisce ogni fase della filiera produttiva, sia nei processi lavorativi che nella componentistica utilizzata per la realizzazio-ne dei diversi macchinari.Il tutto mantenendo preci-si standard qualitativi, così come testimonia il rispetto di questa azienda dei detta-mi della norma Uni En Iso 9001:2008 per la realizza-zione di macchine e sistemi dedicati al packaging, palet-tizzazione e movimentazio-ne prodotti, oltre ai brick e vasetti.

La sede della Bondani - Packing Systems

Il primo must: soddisfare il cliente con un progetto completo,

dallo start-up di un’idea alla realizzazione

di un impianto funzionale

EventiLunedì 17 dicembre 2012 Fare impresa al sud 9

sta per chiudersi, ha mostrato timidi, ma incoraggianti, se-gnali di ripresa occupaziona-le (circa l’1,1%), ma non nel settore costruzioni, rimasto in controtendenza. “Secondo i dati di Bankitalia” dice il se-gretario generale della Fillea Puglia, “la �essione nel pri-mo semestre del 2012 è stata dell’8,1%”. La riduzione degli addetti e delle imprese sta poi determinando il pericoloso fenomeno della destruttu-razione del settore edilizio: “Le aziende più strutturate”, spiega Nicastri, “sono sem-

■ FILLEA CGIL PUGLIA / È l’organizzazione sindacale che si occupa di questo comparto e a�ni

■ OMNIA ENERGIA / Specializzata �nora nella fornitura di energia ai grandi clienti industriali e alla pubblica amministrazione

Al fianco di chi vuole salvare l’edilizia pugliese

Nuova offerta di luce e gas per famiglie e Pmi

pre più in via di estinzione, mentre crescono a dismisura piccole ditte anche con un solo dipendente, lavoratori autonomi o con partita Iva e part time. Quando, �nalmen-te, terminerà la crisi e ci sarà la ripresa, il settore non potrà che far fatica a rispondere alle nuove esigenze di costruzioni nel rispetto delle regole. E co-sì gli appalti saranno appan-naggio d’imprese che arrive-ranno sul nostro territorio da altre zone d’Italia o d’Europa, andando ancor di più a mar-ginalizzare quelle pugliesi o del mezzogiorno”.Un’altra piaga di�cile da de-bellare è quella del lavoro ne-ro: “Il processo di destruttu-razione”, sottolinea Nicastri, “potrebbe essere una causa di crescita del fenomeno: c’è un dato signi�cativo che emerge dai riscontri delle Casse edili riguardo le ore lavorate e la massa salariale denunciata. I due valori dovrebbero dimi-nuire o aumentare in maniera proporzionale tra loro; invece la massa salariale denuncia-ta è ridotta del 30% in più rispetto alla riduzione degli orari di lavoro. Questo non può che signi�care la crescita

del lavoro nero e della eva-sione contributiva. In altre parole, ci stiamo rimangian-do i passi avanti fatti grazie al Durc (Documento unico di regolarità contributiva da parte delle aziende), che aveva consentito, nel recente passato, di arginare almeno in parte il lavoro nero. Una delle proposte che noi avan-ziamo è proprio quella di farlo emergere, chiedendo a tutti gli enti di spesa di evita-re appalti al massimo ribasso, che penalizzano la sicurezza e le prestazioni dei lavorato-ri, e di privilegiare quelli più economicamente vantaggiosi. E, nel caso di avanzamento di lavori, che ci sia un con-trollo, attraverso il Durc per congruità, della legalità delle operazioni. Inoltre insistiamo sul superamento del patto di stabilità, invocando un’intesa tra parte politica e imprese per la riduzione dei conten-ziosi in atto.Il Cipe dovrebbe far snellire le procedure per gli appalti, con conseguente accelerazione dei tempi di avvio dei lavori. Il patrimonio abitativo regio-nale, che ha una età media di circa 40 anni, va messo in sicurezza e ristrutturato se-condo i dettami del risparmio energetico. Vanno favorite le costruzioni ecocompatibili, promuovendo la riconversio-ne delle tante imprese puglie-si che fanno manufatti tradi-zionali. Questi solo alcuni dei nostri suggerimenti per favo-rire una pro�cua crescita del lavoro nel settore dell’edilizia”.

Per uscire dalla crisi si dovrebbero privilegiare gli appalti più vantaggiosi, controllandone la legalità con il Durc

La società nel 2013 amplierà il suo raggio d’azione con punti di contatto �sici sul territorio

U no stato inquietante quello dell’edilizia nel-

la regione Puglia, dall’inizio della crisi: 13.000 occupati in meno, 3.500 imprese che hanno cessato l’attività negli ultimi 5 anni (dati certi�ca-ti dalle Casse edili a ottobre 2011). Quattordici mesi dopo la situazione non è certo mi-gliorata - anzi! - visto che nel corso del 2012 si è registrata un’ulteriore riduzione del nu-mero delle imprese (circa il 15%) e degli addetti (il 25%). “Questi dati drammatici”, spiega Giovanni Nicastri, segretario generale di Fillea

Dieci anni d’attività in cui Omnia ha dimostrato di

saper fare la di�erenza nella fornitura di energia per i grandi clienti industriali e la pubblica amministrazione, divenendo uno degli operatori di riferi-mento nel contesto meridiona-le dell’energia e della green eco-nomy, rappresentano un know how che ora la spingono ad ampliare il suo raggio d’azione. “Il 2013 sarà l’anno in cui, pur continuando l’attività storica, amplieremo il nostro servizio a

Cgil Puglia (l’organizzazione sindacale che si occupa dei comparti produttivi di edili-zia e a�ni oltre che legno e arredamento; materiali da co-struzione, come cemento, cal-ce e gesso, laterizi, manufatti in cemento; lapidei ed estrat-tivi) sono determinati dalla contrazione degli investimen-ti, soprattutto di quelli pubbli-ci, giacché la contrazione del 25% è addirittura precedente la crisi”. La riduzione degli investimenti, a propria volta, è �glia del cambiamento della domanda delle abitazioni, de-gli impianti e delle infrastrut-

ture. “La richiesta di case”, ar-gomenta Nicastri, “proviene sempre di più dalle fasce de-boli della popolazione, come giovani coppie e immigrati, anche per e�etto della cresci-ta degli sfratti per morosità, che in Puglia sono aumentati del 15% circa. Si tratterebbe, dunque, di incentivare l’edili-zia economica, popolare, con l’accesso al credito agevolato, anche perché in Italia c’è una forte domanda di abitazioni di cui circa il 40% non trova positivo riscontro, proprio in quanto formulata da chi si trova in evidente stato di dif-�coltà. E la Puglia, se possibi-le, sta ancora peggio rispetto ad altre regioni del Nord e dell’Europa: il peggioramen-to delle condizioni reddituali delle persone è sommato alle problematiche di carattere occupazionale, evidenziato dall’incremento delle ore di cassa integrazione ordinaria e straordinaria in deroga: i 5,5 milioni di ore del 2011 sono stati superati già ad agosto 2012. Il che certi�ca non solo il perdurare della situazione di di�coltà, ma una sua ulte-riore accentuazione”. La Pu-glia, nel corso dell’anno che

Anche con le manifestazioni si tiene desta l’attenzione sui temi del lavoro e del rispetto delle regole

Giovanni Nicastri, segretario generale di Fillea Cgil Puglia

favore delle famiglie e delle Pmi calabresi e lucane”, spiega l’am-ministratore delegato Vincenzo D’Agostino, in virtù della recen-tissima nascita di Omnia Luce Gas, “la società costituita per le famiglie e le Pmi che intendono ridurre i propri costi energetici ottimizzando i consumi ed ac-quistando energia e gas da un unico fornitore, alle tari�e più convenienti e vantaggiose del libero mercato”. Inoltre, Omnia Luce Gas si propone ai clienti con punti di contatto �sici, di-

slocati sul territorio, attraverso i quali gli utenti possono stabilire e mantenere un contatto diretto con l’azienda. Prova ulteriore di determinazione allo sviluppo e di un lavoro che “vuole fornire risultati positivi al nostro ter-ritorio”, evidenzia D’Agostino, è la costante attività di ricerca, condotta grazie alle forze inter-ne e ai pro�cui rapporti di col-laborazione con le università e altre aziende del territorio.Ne sono esempi signi�cativi i tre recenti successi di cui Om-nia è stata protagonista. “Un progetto che abbiamo realizza-to insieme ad Enea, Università di Catanzaro e altre due aziende

è stato tra i vincitori del bando Smart Cities Pon promosso dal ministero dell’Università e della ricerca - evidenzia l’ammini-stratore delegato -. Riguarda lo sviluppo di impianti a biogas di piccola potenza per la pro-duzione di energia e calore a supporto delle realtà agricole e agroalimentari, che in que-sto modo hanno la possibilità di utilizzare gli scarti di pro-duzione e di abbattere i costi dell’energia”.Nel segno della produzione sostenibile di energia altri due progetti vincitori e che Omnia ha presentato, in collaborazione con l’Università della Calabria,

rispondendo ad altrettanti ban-di del Polo Tecnologico Ener-getico Regionale di Crotone, di cui la società fa parte. “Uno riguarda l’e�cientamento degli impianti fotovoltaici - evidenzia D’Agostino - e l’altro l’e�cienta-mento energetico degli edi�ci adibiti ad abitazione e a servizi”.Lavori che hanno consentito a Omnia di consolidare e am-pliare le proprie conoscenze nelle tecnologie dedicate alla produzione di energia green, con l’obiettivo di giungere al-la prototipazione di soluzioni da proporre anche al mercato internazionale. “A maggio”, racconta D’Agostino, “abbiamo

partecipato a una missione in Turchia organizzata dall’Ice, l’Istituto nazionale per il com-mercio estero, nei giorni scorsi siamo stati in Albania e a breve saremo in Marocco, per indi-viduare partner con cui poter operare in queste aree”. Sono Paesi, nota D’Agostino, “in espansione, che non sono pro-duttori di petrolio e gas ma che hanno bisogno di coprire un fabbisogno energetico crescen-te e dovranno puntare sull’e�-cientamento e sulla produzione da rinnovabili, sfruttando cioè le fonti che hanno in loco”.Piani di sviluppo che s’aggiun-gono all’attività sin qui svolta da Omnia e dalle due divisioni che la contraddistinguono: la Divi-sione Rinnovabili, con il foto-voltaico in primo piano (un set-tore in cui la società opera dal 2006) e la Divisione Energia, in grado di gestire ogni fase del processo di fornitura di energia elettrica e gas agli enti pubblici, ai clienti industriali, alle Pmi, alle partite Iva e ai condomini, proponendo, oltre a condizioni economiche studiate su misura per i pro�li di consumo, solu-zioni di e�cienza energetica per l’ottimizzazione dei consu-mi e programmi di risparmio pluriennali sui costi energeti-ci. Dallo scorso anno, inoltre, Omnia ha potenziato la sua organizzazione commerciale, realizzando una rete di consu-lenti specializzati che vede oggi l’azienda presente in Campania, Puglia e Sicilia, oltre che nei suoi tradizionali mercati della Calabria e della Basilicata.

La sede dell’aziendaa Cosenza

Vincenzo D’Agostino, amministratore delegatodi Omnia Energia

EventiLunedì 17 dicembre 201210 Fare impresa al sud

EventiLunedì 17 dicembre 2012 Fare impresa al sud 11

do dati misurati da speciali sensori, per ottimizzare l’ir-rigazione delle coltivazioni in funzione della disponibilità idrica stimata e delle condi-zioni climatiche. Un impianto - precisa Busillo - che garan-tirà un notevole risparmio d’acqua e un più capillare uti-lizzo della risorsa attraverso un monitoraggio costante che terrà sotto controllo i proces-si di irrigazione. La rete di sensori wireless, che è stata oggetto di un �nanziamento regionale di oltre 400mila eu-ro, permetterà un controllo a distanza dell’irrigazione per controllare la distribuzione idrica e monitorare l’e�cien-

■ CONSORZIO BONIFICA DESTRA SELE / Innovazione, sostenibilità ambientale e servizi per la piana del salernitano

■ PROVINCIA DI CATANIA / Partner del consorzio BRIDG€conomies di Enterprise Europe Network, sostiene le giovani imprese

Un efficiente esempio di governance territoriale

Contributi, non a fondo perduto, per buone idee

za di utilizzo dell’acqua da parte delle diverse colture”. Nella zona di Eboli, inoltre, il Consorzio Boni�ca Destra Sele installerà antenne hot-spot che consentiranno di avere Internet veloce e gratu-ito in una vasta area raggiun-gendo anche zone prive di connessione. Ma non è �nita, perché il Consorzio ha in cor-so nuove attività progettuali per favorire lo sviluppo eco-nomico del comprensorio

migliorando, nel contempo, la qualità dell’ambiente: “A giorni entrerà in esercizio un nuovo impianto idroelettrico da 2,5 milioni di kilowattora costruito in località Ferro Fa-one, a Eboli - annuncia il pre-sidente Busillo - che permet-terà di abbattere la bolletta energetica dei consorziati e di mantenere il costo dell’acqua ai livelli più bassi in ambito nazionale. Più altri due in fa-se di progettazione, in località Castrullo - un fotovoltaico a terra da 297mila kilowattora - e un secondo in località Cor-no d’Oro, innovativo impian-to fotovoltaico galleggiante da quasi 700mila kilowattora. Tutti i progetti si aggiungono, naturalmente, all’ordinario lavoro di manutenzione del Consorzio, per la messa in sicurezza dei territori e l’ade-guamento della rete scolante, con i suoi collettori, colatori di boni�ca e con gli impianti idrovori, anche per prevenire i frequenti allagamenti. “La crescente antropizzazione del territorio - spiega Busillo, che è anche presidente dell’Unio-ne regionale boni�che e irri-gazioni della Campania - ha portato negli ultimi trent’anni a un aumento degli insedia-menti abitativi e industriali che hanno stravolto l’assetto idraulico e idrogeologico del territorio. Di qui la necessità di dar vita a un piano pro-vinciale di manutenzione ordinaria e straordinaria che avvieremo in tempi brevi gra-zie anche alla collaborazione della Regione Campania”.

Al via un nuovo sistema di irrigazione per controllare, in wireless, i 18mila ettari coltivati

Grazie al Fondo Ingenium attivato nel 2011 e alla collaborazione con l’investitore Zernike Meta Venture

Il Consorzio di Boni�ca Destra Sele, in provincia

di Salerno, è un modello di sviluppo economico e im-prenditoriale per il territorio. Realtà tra le più vaste a sud di Salerno, in un’area a forte vo-cazione agricola, ha il merito di contribuire in maniera de-terminante al miglioramento dell’economia locale, facendo dell’innovazione tecnologica un modus operandi di suc-cesso. “Il Consorzio - spie-ga il presidente Vito Busillo - costituisce un esempio di governance territoriale ca-ratterizzata da un’e�cienza operativa che consente di sostenere il territorio, miglio-

Che le imprese abbiano bisogno di supporto

agli inizi della loro vita è un dato di fatto. Che ci sia “chi” è pronto a farlo non è altret-tanto scontato. Nel caso però della Sicilia questo avviene, e anche con successo. Soste-nere la nascita e la crescita di nuove realtà imprenditoriali è l’impegno che ha voluto as-sumersi, nei fatti, la Provincia Regionale di Catania, indivi-duando proposte innovative su cui investire risorse eco-nomiche e servizi accessori, nonché coinvolgendo altri soggetti sul territorio. Il tutto in piena linea con le attivi-tà previste quale nodo della Enterprise Europe Network e partner del consorzio Bridge-conomies.Bastano due parole: Fondo Ingenium. È l’importante strumento �nanziario, at-tivato nel 2011, progettato per e�ettuare investimenti in capitale di rischio in aziende start up. Sostanzialmente, si tratta di un’iniziativa presso-ché unica in Italia, intrapresa con un partner selezionato con bando pubblico, la Zer-nike Meta Venture (partner tecnico oltre che investitore

randone i processi, la qualità dell’ambiente e favorendo il comparto agricolo che, nella piana del Sele, rappresenta oltre il 50% del Pil agricolo regionale”. Negli ultimi anni, il Consor-zio ha proceduto alla ricon-versione dei propri impianti irrigui a “pelo libero”, metten-do i 18mila ettari della piana sotto irrigazione tubata con sistemi di telecontrollo a di-stanza. I misuratori dei con-sumi idrici, uniti alla tari�a binomia, sono ritenuti dal Consorzio l’unico reale modo per indurre un corretto uti-lizzo della risorsa idrica, con un deciso contenimento dei

consumi di acqua e dei costi correlati. Ma la tecnologia migliora e il Consorzio Boni-�ca Destra Sele non resta mai indietro e così, nei prossimi mesi, è già pronto un nuovo sistema di irrigazione wire-less per le colture che porrà la piana del Sele all’avanguardia in ambito nazionale. “Si trat-ta di un sistema di controllo a distanza degli impianti di irrigazione, senza �li e con una gestione centralizzata che permetterà di controllare, in modalità wireless, i 18mi-la ettari coltivati della piana - spiega Busillo -. Il sistema sarà in grado di pilotare i di-versi settori irrigui acquisen-

Il presidente del Consorzio,Vito Busillo

Da sinistra: la prima centralina idroelettrica realizzata dal Consorzio e un sistema di irrigazione con impianto Pivot

privato con almeno il 30% di partecipazione in ogni impre-sa �nanziata). In questi due anni la Zernike ha esaminato decine di business plan di so-cietà titolari di idee impren-ditoriali innovative, con una valutazione incentrata anzi-tutto sulla qualità del team imprenditoriale. Semplice l’iter. Se l’attività proposta è ritenuta valida, il Fondo acquista una parteci-pazione nella società che si intende �nanziare (con stipu-la degli accordi contrattuali che predeterminano le condi-zioni dell’exit). Se, dunque, le premesse saranno rispettate il Fondo, al momento previsto, rientrerà della propria espo-sizione realizzando l’utile legato all’aumento di valore delle quote sottoscritte. Due le iniziative �nanziate �nora, una terza è in fase avanzata di istruzione.Ma perché proprio Catania per dare il via a Fondo Inge-nium? Certo non per caso: è uno dei frutti di una di�u-sa rivoluzione culturale che sembra cogliersi in larghi strati della popolazione stu-dentesca. “In un periodo in cui tutti gli indicatori eco-

nomici sono in netto peg-gioramento non si può non registrare il proliferare di una serie di iniziative di giovani o per i giovani nel settore delle start up”, fa notare Carmelo Messina, responsabile per la Provincia del Fondo Inge-nium. Del resto, sempre non a caso, in questa provincia - grazie ai principali enti ter-ritoriali, come le associazioni di categoria (Con�ndustria e Confcommercio in testa), l’Università, il Parco scienti-�co e tecnologico, le associa-zioni professionali e giovanili, ed ai singoli imprenditori - fervono i confronti sul tema della creazione d’impresa che vedono protagonisti i giovani catanesi con l’attivazione di

reti di contatti e di rappor-ti locali, ma allargati pure a territori ed esperienze molto lontane da Catania.“L’aiuto alle imprese attraver-so capitale di rischio - dice Messina - contribuisce a ri-disegnare il ruolo dell’inter-vento pubblico in favore delle imprese suggerendo un mo-dello di sviluppo centrato su modalità di azione sussidiarie e persino alternative a quelle più tradizionali e ambite, ad esempio il contributo a fondo perduto. Infatti, la cultura del contributo a fondo perduto può facilmente generare fe-nomeni di opportunismo e d’illegalità, soprattutto quan-do a candidarsi sono nuove imprese “create” apposta per accedere ai fondi. Spesso è la pubblicazione di un bando a generare idee di business che per questo motivo presentano evidenti fragilità, per diventa-re ben presto autentiche pato-logie imprenditoriali”.Cosa che non accade invece ricorrendo a Fondo Inge-nium. La di�erenza sta nel fatto, non di poco conto, che il �nanziamento tramite la partecipazione al capitale di rischio in aziende start up

presenta caratteristiche di eti-cità: in poche parole la valu-tazione avviene prima di tutto in virtù delle qualità umane dell’imprenditore. “Vengono premiati l’onestà, il coraggio, la capacità di aiutare gli altri com-ponenti del gruppo - sottolinea Messina -. Allo stesso tempo, l’investitore che decide di cre-dere nella start up esprime una valutazione principal-mente etica, perché si �da e spera di ricavarne un utile”. Da qui la cooperazione mira-ta al successo imprenditoriale, dunque non solo fornendo risorse �nanziarie. Così, se il progetto riesce, altrettanto etico è che l’investitore sia ri-pagato, per il rischio corso e per la �ducia dimostrata, con l’alta redditività di questo tipo di investimenti. Per accelera-re la nascita e l’assistenza alle start up la Provincia sta met-tendo a punto l’apertura del Palazzo dell’Innovazione: un plesso del Centro Fieristico le Ciminiere appositamente attrezzato, per la gestione del quale a breve verrà lanciato un bando pubblico per la ri-cerca del soggetto privato che fornirà la migliore proposta di utilizzo.

Un “ponte” vero tra imprese e mercati

Dal 2008 la Provincia Regionale di Catania, quale membro del consorzio BRIDG€conomies - partenariato multiregionale del centro-sud d’Italia - fa parte della rete Enterprise Europe Network (Een), co�nanziata e coordinata dalla D.G. Imprese della Commissione Europea al �ne di informare e sostenere le piccole e medie Imprese per accrescerne il potenziale innovativo e competitivo nei mercati europei e internazionali, presente in 49 paesi e formata da 600 organizzazioni in cui operano circa 4.000 professionisti. I nodi della rete Een o�rono alle Pmi un immediato e semplice accesso alle fonti di informazione comunitaria (attraverso newsletter, seminari, workshop e altro ancora) e soprattutto l’opportunità di accedere ai mercati esteri, mediante servizi specialistici di assistenza e di supporto tra i quali spiccano l’accompagnamento delle imprese a eventi �eristici o a business meetings mirati e la gestione esclusiva di un sistema di incrocio domanda/o�erta di partnership con l’estero denominato Business Cooperation Database.

Aprirà presto a Catania il Palazzo dell’Innovazione.A breve un bando pubblico

per trovare il privato che lo gestirà

EventiLunedì 17 dicembre 201212 Fare impresa al sud

Pasquale Amico, presidente Unci Sicilia

ciere - per noi già un �ore all’occhiello perché siamo il primo porto in Sicilia e tra i primi porti in Italia per nu-mero di passeggeri croceristi - ci aspettiamo un aumento �siologico ma non esponen-ziale, per tutti gli altri tra�ci commerciali abbiamo iniziato un lavoro complesso di indivi-duazione delle logiche alla ba-se dell’interesse che può avere

■ AUTORITÀ PORTUALE DI MESSINA / Approvato il Piano operativo triennale, che prevede nuove opere di ristrutturazione

Impegnata nel rilancio della cittàun armatore o una azienda a utilizzare il porto di Messina o di Milazzo per veicolare le proprie merci nel territorio siciliano” a�erma De Simone. “Si tratta di un lavoro abba-stanza complesso che richie-de consultazioni, ricerche e approfondimenti, per il quale abbiamo creato una task force all’interno dell’u�cio”. Per quel riguarda le strate-gie di carattere generale, non mancano le azioni volte alla risoluzione di speci�ci pro-blemi legati al contesto ter-ritoriale, tra cui, in primis, il pieno recupero di alcune aree pregiate come, per esempio, il quartiere �eristico di Messina, di competenza dell’Autorità portuale e da tempo in totale degrado. “Da anni abbiamo sposato l’idea di contribuire fattivamente alla riquali�-cazione di quelle aree, come quella dell’ex Fiera di Messi-na, che sono particolarmente vocate al water-front e, per questo, abbiamo varato una serie di iniziative importanti” a�erma Antonino De Simone. Nella pratica, dopo aver messo in campo una oculata gestione del territorio e la necessaria lotta agli abusivismi, l’Autori-

tà portuale pensa a un bando europeo per attirare soggetti privati che abbiano voglia di rilanciare l’area nell’ottica della realizzazione di un moderno lungomare. Allo stesso modo, nella zona Falcata del porto di Messina si sta avviando un programma di recupero di tut-te le aree disponibili da con-vertire in uso commerciale, per favorire nuovi tra�ci tra cui i container, che a Messina non sono mai arrivati.Non da ultimo, l’ente si propo-ne di a�rontare il problema dei collegamenti con i porti, che nasce dalla di�coltà di far ar-rivare facilmente i mezzi per-ché spesso devono attraversare i tessuti urbani. In questo sen-so, ha messo a disposizione, in partnership con i comuni reci-proci, alcune risorse economi-che per realizzare o potenziare delle forme di viabilità che ab-biano come scopo principale quello di condurre i mezzi nel porto, �uidi�cando la viabilità pubblica, ma che in alcuni casi possono diventare ulteriore al-ternativa alla viabilità pubbli-ca stessa.“Stiamo anche agendo su R� a�nché sia migliorato il colle-gamento ferroviario nel porto di Messina a favore dei tra�ci commerciali” conclude De Si-mone. In�ne, a dimostrazione degli intenti di trasparenza sugli atti della autorità, le in-formazioni legate a queste e a molte altre iniziative saranno presto disponibili in un forum su Internet dove ogni cittadi-no potrà anche dialogare con la Ap.

Tra le iniziative in programma anche il recupero del quartiere �eristico da tempo in degrado

In un territorio che può con-tare su svariati chilometri

di costa, l’Autorità portuale di Messina rappresenta una delle amministrazioni più im-portanti, il cui lavoro appare determinante ai �ni dello svi-luppo e del rilancio della città. Un ente che, con la nomina lo scorso giugno del nuovo pre-sidente Antonino De Simone, sembra, oggi più che mai, nel pieno della propria vitalità. A distanza di pochi mesi dall’in-sediamento di De Simone, molte dichiarazioni program-matiche si sono già trasfor-mate in progetti avviati. Non da meno, la nomina di Fran-cesco Di Sarcina a segretario generale, condivisa da tutti gli operatori del porto, ha dato ul-teriore impulso alle azioni del presidente. È stato innanzitutto dato avvio all’attività di programmazione delle nuove opere, reso possi-bile da un importante accu-mulo di cassa ereditato dalle precedenti gestioni.“Abbiamo di recente porta-to a termine l’approvazione del Piano operativo triennale nel quale sono state previste una serie di nuove opere di infrastrutturazione e di col-

legamento viario per i porti di Messina e di Milazzo” af-ferma il presidente. “Queste opere, sempre concertate con le istituzioni locali e con gli operatori del porto in virtù di una politica basata sulla con-divisione delle scelte, saranno �nanziate grazie a quelle risor-se che erano disponibili nelle casse dell’autorità portuale”.Se il primo passo è stato quello di mettere a regime le risorse economiche immediatamente disponibili, sul fronte invece delle future realizzazioni, che sono necessariamente connes-se con l’approvazione dei piani regolatori portuali, De Simone ha dato mandato di proseguire l’attività di redazione e appro-vazione dei piani di Messina e di Milazzo. “Dopo aver avuto diversi in-contri con le amministrazioni locali competenti, ci accingia-mo, con il nuovo anno, a met-tere su disegni tutte le conside-razioni formulate dai vari enti e dai vari soggetti per venire al più presto alla redazione del documento de�nitivo relativo al piano regolatore portuale da portare ad approvazione secondo le previsioni di legge” spiega il presidente. Nel me-

dio e lungo termine, l’Autori-tà portuale di Messina pensa dunque alla realizzazione di nuove opere. Sono indiscuti-bili le potenzialità del sistema portuale Messina-Milazzo - a partire dall’invidiabile posi-zione geogra�ca - legate sia alle attività di logistica che alle autostrade del mare e al cro-cierismo.“Se, con riferimento alle cro-

imprese e, per numero di coo-perative, è la seconda regione d’Italia dopo la Lombardia. “La cooperazione siciliana - sotto-linea il presidente Unci - oltre a rappresentare una parte rile-vante nel mondo della coope-razione nazionale, è stata ed è senz’altro uno dei più impor-tanti motori di sviluppo non solo economico, ma anche so-ciale”. Da qui l’impegno in pri-ma linea dell’Unci per far fun-

■ UNCI SICILIA / Orientamento, formazione ed erogazione dei servizi sono tra le principali funzioni dell’ente

A tutela delle società cooperative sicilianezionare al meglio i Cat e i Casp, i cui servizi sono gratuiti per le imprese, grazie ai �nanziamen-ti regionali che li supportano. I Cat agiscono a più livelli: fa-vorire la conoscenza, e il con-seguente adeguamento delle cooperative, alle iniziative le-gislative regionali su competi-tività, turismo, disciplina Con-sorzi Fidi, vigilanza e accordi di programma; accompagnare le imprese nella presentazione di progetti a livello europeo e riu-scire a ottenere fondi dai diversi canali di �nanziamento Ue; fa-vorire l’ammodernamento con attività imprenditoriali innova-

tive. Presso i Cat gestiti da Unci Sicilia, personale preparato e aggiornato fornisce assistenza �scale e giuslavorista; per l’ag-gregazione e l’internazionaliz-zazione; per la progettazione e sviluppo delle idee impren-ditoriali (servizio a domanda crescente); per la formazione e l’aggiornamento in materia di innovazione tecnologica e organizzativa; per la certi�ca-zione di qualità nonché sulla normativa in tema di sicurezza. Inoltre sono attive consulenze per lo sviluppo aziendale, in ambito �nanziario e per i rap-porti con la pubblica ammini-strazione ad ogni livello.Molto articolato anche il pro-getto Unci per lo sviluppo dei Casp a favore del comparto pesca. Quattro le azioni messe in campo, a partire dall’articola-zione territoriale degli spor-telli con presenza, oltre che a Palermo, in nove centri vocati. Insieme ai servizi d’interesse generale, i Casp sono a dispo-sizione per assistenza ammini-strativa, commerciale, tecnica e legislativa. Unci Sicilia prevede, inoltre, lo studio per lo svilup-po di modelli di allevamento innovativi nel settore dei frutti di mare e corsi sulla normativa sanitaria. Non da ultimo, Unci Sicilia è impegnata nella valorizzazio-ne delle produzioni ittiche, favorendo il trasferimento di conoscenze al �ne di favorire comportamenti adeguati agli standard di qualità dei pro-dotti e per la tutela del consu-matore.

Il suo principale obiettivo è quello di conciliare esigenze economiche, lavorative e sociali del territorio

Una realtà che in Sicilia ri-unisce 1.800 cooperative,

di�use in tutti i settori, che la rendono la terza centrale coo-perativistica della regione, pre-sente con i suoi sportelli in tutte le province. Si presenta così Unci Sicilia, parte dell’Unione nazionale cooperative italiane che sul territorio nazionale rap-presenta 8.500 imprese. “Una bella presenza, la nostra, in particolare nel settore della pesca, dell’agricoltura, dell’edi-lizia e dei servizi sociali - sot-tolinea il presidente Pasquale Amico -, ma che pervade anche gli ambiti della produzione e la-voro, dei beni culturali, dell’am-biente e dello sport”. Pur in un contesto congiun-turale di�cile, “il mondo del-la cooperativa è l’unico che ancora produce occupazione - sottolinea il presidente -, con-fermandosi nella sua funzione anticiclica”. Anzi, aggiunge, questo è un momento in cui continuano a nascere coopera-tive. “Si indirizzano soprattutto nell’ambito dei servizi alla per-sona e dunque del sociale - illu-stra - e a costituirle sono soprat-tutto giovani e donne, con una maggiore frequenza di quanti hanno tra i 35 e i 40 anni”.

Impegnata a sostenere le coo-perative nella loro fase d’avvio e lungo l’intera attività, Unci Sicilia ha dato inoltre piena operatività ai Cat, i Centri di as-sistenza tecnica alle cooperative previsti da una legge regionale con l’obiettivo fondamentale di favorire lo sviluppo locale e assumere un ruolo di collega-mento tra l’amministrazione pubblica e le imprese coopera-tive.

Progetto in pieno sviluppo an-che per i Casp, i Centri servizi per il settore della pesca, conce-piti per ra�orzare i legami tra le amministrazioni ai loro diversi livelli e le imprese di pesca che operano in zone periferiche, nonché per fornire la necessa-ria assistenza agli utenti anche con servizi personalizzati. La Sicilia è al primo posto in Italia nel rapporto fra impre-se cooperative e totale delle

Il presidente Antonino De Simone

© C

hri

stia

n Q

uaq

uer

o -

Foto

lia.c

om

EventiLunedì 17 dicembre 2012 Fare impresa al sud 13

Ècostituita prevalentemente da cooperative sociali la com-pagine di Sisifo, il consorzio siciliano che da oltre dieci

anni svolge attività di assistenza socio-sanitaria in tutto il territorio della Sicilia. Direttamente e tramite le imprese associate, Sisifo ha ra-dicato la sua presenza in quasi tutte le province dell’Isola, crescendo nel numero dei soci, degli interventi e dei progetti cui partecipa. E, nonostante le di�coltà, anche il fatturato è cresciuto, tanto che dal 2001 è passato da poco più di 200mi-la euro a quasi 20 milioni. Un’evoluzione che indica capacità gestionale ma anche politica, nell’accezione di una visione prospettica e di insieme del variegato complesso mondo delle attività sociali e sanitarie. Attualmente, Sisifo è riuscita a bilanciare i propri campi d’intervento costituiti per più di un terzo dall’assistenza do-miciliare integrata, per il 27% dai servizi agli immigrati, per il 18% dai servizi per i minori e un altro 18% dai servizi residenziali.

Sisifo: il non profit che fattura quasi 20 milioni

Sviluppare e di�ondere in tutta la regione le cure

domiciliari, con meno oneri per le casse pubbliche e un’as-sistenza più umana e perso-nalizzata, soprattutto per i cittadini più fragili e a lungo bisognosi di assistenza. È il modello siciliano per la sani-tà cosiddetta complementare, quella che a�anca, e a volte sostituisce al meglio, il ricove-ro ospedaliero. Questa rete regionale di cura a domicilio è uno dei perni dell’attività della cooperazio-ne socio-sanitaria della Sici-lia, che dal 1999 si è riunita e coordinata nel consorzio Sisifo, mettendo insieme alte competenze e alimentandole attraverso la formazione e nu-merose attività capillari. Le 22 imprese non pro�t - sorte da anni in quasi tutte le province dell’Isola - erogano infatti servizi sociali e sanitari alla persona in molteplici set-tori, occupandosi di anziani, disabili, minori, soggetti e fa-miglie con disagi sociali e così via. E per farlo hanno scelto soprattutto l’ambito domici-liare perché, a parità di biso-gno e di risultato, può essere spesso più e�cace e meno

costoso che in ospedale o in residenza protetta. “Come sta emergendo in que-ste settimane dal dibattito po-litico nazionale - spiega Salvo Calì, presidente del consorzio Sisifo - il contenimento della spesa sanitaria è un imperati-vo urgente e ineludibile. Fare in modo che questa esigenza non prenda pericolose scor-ciatoie, in termini di tagli lineari e riduzione della qua-lità dei servizi, è secondo noi fondamentale. La nostra espe-rienza in Sicilia conferma, og-gi più che mai, la convinzione che vada ra�orzata e ampliata la rete delle attività domiciliari che le nostre associate svolgo-no con ottimi risultati sul pia-no della qualità dell’assistenza e della cura, riuscendo anche ad evitare ricoveri impropri in ospedale. Un aspetto quest’ul-timo non da poco, visto che contribuisce a migliorare il funzionamento delle stesse strutture ospedaliere”.Rivolta ad anziani, disabili e pazienti a�etti da malattie cronico-degenerative, nonché a pazienti oncologici e termi-nali, l’assistenza domiciliare di Sisifo vede da oltre 10 anni le imprese sociali siciliane assi-

stere a casa pazienti geriatrici ed oncologici in fase termina-le per le Asp di Messina, Tra-pani, Catania, Palermo, Ragu-sa, nonché più di recente per le ASP di Caltanissetta, Agri-gento e Siracusa. Un servizio che, avvalendosi di un lavoro di equipe in grado di erogare prestazioni mediche, infer-mieristiche, �sioterapiche, ri-esce a garantire un’assistenza socio-sanitaria continuativa e complessa, sia a livello orga-nizzativo che tecnologico, e che chiama in causa compe-tenze specialistiche e umane

di alto livello. D’altra parte, l’esperienza dei professionisti è costantemente alimentata dall’attività di formazione e aggiornamento svolta dalla Fondazione ‘Integra - Servizi alla persona onlus’ costituita a Catania dal Consorzio e inte-ramente dedicata allo studio,

alla ricerca e alla gestione di attività, servizi e progetti nel mondo del welfare state, con particolare riferimento al-le attività sanitarie, sociali e dell’integrazione.Ma la strada delle attività do-miciliari presenta ancora am-pi margini di miglioramento,

se adeguatamente sostenuta dalle politiche socio-sanitarie nazionali e locali. Attualmen-te, in Italia la di�usione dei servizi a domicilio è ancora molto ridotta rispetto ai Paesi del Nord Europa, dove copro-no una quota del 13% contro il nostro 4,9%.Il modello siciliano non esclude tuttavia l’erogazione di servizi in ambito semi-re-sidenziale e residenziale (case di riposo, case protette, comu-nità alloggio per disabili, pa-zienti dimessi dagli ospedali psichiatrici ecc.). Dal 2003 il Consorzio gestisce la Rsa di San Piero Patti (Me) di pro-prietà dell’Asp di Messina. Ed ancora la Casa protetta ‘Do-mus’ di Paternò (Ct), il ser-vizio di educativa domiciliare per minori nel comune di Ra-gusa, servizi sociali in favore del comune di Alcamo (Tp).Inoltre, Sisifo ha accumula-to esperienze e competenze nei servizi di accoglienza per richiedenti asilo, gestendo i Centri di Lampedusa e di Mi-neo (si veda il riquadro sotto), mentre, più di recente, attra-verso la consorziata Sanicop, costituita all’80% di coopera-tive sociali, sta sperimentan-do l’ingresso nella sanità pri-vata. Sono infatti alle battute �nali alcune acquisizioni im-mobiliari che permetteranno di avviare, nel corso del pros-simo anno, le prime attività in ambito riabilitativo e del benessere.“Ci muoviamo come stru-mento di raccordo e di pro-mozione della cooperazione sociale in Sicilia - riassume Si-sifo - nonché soggetto econo-mico e interlocutore politico. Infatti, dall’osservatorio privi-legiato interno della gestione dei servizi socio-assistenziali e sanitari, meglio ne cono-sciamo i problemi, i punti di debolezza, le di�coltà e le risorse. Questa valenza poli-tica è la naturale conseguen-za dell’acquisita competenza tecnica e va di pari passo con la capacità di fornire servizi, assistenza, supporti informa-tivi e formativi al variegato mondo della cooperazione sociale”.

Cultura dell’accoglienza? Anche un film può aiutareDal 2007 il consorzio gestisce il Centro di soccorso e accoglienza di LampedusaE dal 2011 quello di Cagliari. Le esperienze diventeranno un �lm a �ni sociali

Dallo scorso anno, a seguito di aggiudicazione di gara

di appalto, il consorzio Sisifo (capo�la di una Ati) gestisce il ‘Villaggio della Solidarietà’ di Mineo (Ct), il più grande Cen-tro di accoglienza richiedenti asilo (Cara) d’Europa, che è arrivato a contare �no a 2mila ospiti. Questo nuovo fronte di attività sociale ha preso avvio nel 2007 quando il Consorzio si è visto a�dare dalla Prefettura di Agrigento la gestione del Cen-tro soccorso e prima accoglien-za per immigrati clandestini ed extracomunitari, sito a Lam-pedusa, che tuttora conduce insieme al Cns di Bologna.“L’esperienza consolidata in an-

ni di assistenza socio-sanitaria - sottolinea Salvo Calì, presi-dente del sonsorzio Sisifo - ci ha consentito nel 2011, anno di emergenza a seguito della pri-mavera araba, di a�rontare ef-�cacemente il �usso degli arrivi riversatosi nel Cspa di Lampe-dusa. Circa 50mila arrivi con una presenza annua comples-siva nel centro di circa 300mila ospiti e con una punta massima di quasi 8 mila presenze al gior-no. Oggi, a fronte della ripresa degli sbarchi, l’attività è ulte-riormente aumentata”. Nel 2008, in convenzione con la prefettura di Messina, Sisifo ha portato avanti la gestione del Cara di Brolo (Me). Intan-to, anche la Prefettura di Ca-

gliari ha a�dato a Sisifo (pre-via gara d’appalto) la gestione del Cspa di Elmas, mentre nel 2011 il Consorzio, in collabo-razione con il Comune di Ca-stroreale (Me), ha avviato un progetto triennale Sprar (Si-stema di protezione per richie-denti asilo e rifugiati).Oggi, l’esperienza maturata dal Consorzio sul fronte dell’acco-glienza sta per dare luogo ad un’iniziativa culturale e co-municativa di grande impatto. Sisifo sta infatti producendo una �ction di 50’, pensata per il target televisivo e che vede il coinvolgimento di professioni-sti dello spettacolo, da Daniele Ciprì a Luigi Maria Burruano, Marcello Mazzarella ed altri.

■ CONSORZIO SISIFO / Servizi sanitari e sociali. Il valore aggiunto delle 22 imprese non pro�t sorte in Sicilia

I risparmi nella sanità con le attività a domicilioTogliere i malati cronici dalle strutture ospedaliere per assisterli, con cura e passione, tra le mura domestiche

Il Villaggio della Solidarietà di Mineo (Ct): il più grande centro accoglienza richiedenti asilo

Il consorzio Sisifo è

impegnato in attività sociali e

culturali delle comunità cittadine.

E con la gestione del

Villaggio della Solidarietà

lavora anche per

l’integrazione tra culture

diverse

EventiLunedì 17 dicembre 201214 Fare impresa al sud

Partito nell’85 alla volta della Svizzera e subito

dopo verso la Cina, dove ha intessuto una �tta rete di re-lazioni, da 10 anni investe nel sud Italia, con imprese che hanno come comune de-nominatore la qualità e l’alta tecnologia. Si presenta così Salvatore Cincotti, imprendi-tore ginevrino di origini irpi-ne che ha scelto la Campania quale sede delle sue aziende italiane, puntando a creare due poli di eccellenza a par-tire da questo territorio: uno nel settore farmaceutico, con Altergon Italia, azienda lea-der nella medicina transder-male, l’altro nel campo della rilevazione e gestione territo-riale con GeosLab e Marsec. Due settori diversi, quindi, ma accomunati dallo stesso approccio: puntare sulla qua-lità del prodotto o del servizio per presentarsi sul mercato estero in maniera più compe-titiva. La storia di Salvatore Cincotti è strettamente legata a quel-la delle sue aziende e al suo modo di fare impresa al sud. Partito da questo territorio, si è formato prima nell’italiana Luiss e poi all’Imd (Institute for Management Develop-ment) in Svizzera. Subito dopo la laurea ha vissuto per diversi anni tra la Svizzera, gli Usa e la Cina, dove ha avuto modo di conoscere le dina-miche dell’allora emergente mercato asiatico, assistendo nel contempo ai cambiamenti che lo stesso avrebbe prodotto al livello globale. Il suo ritor-no in Italia, anzi nelle aree in-terne di una regione del sud, è stato accompagnato dalla capacità di portare un grup-po di imprenditori svizzeri a investire in un territorio ge-neralmente considerato po-

co attrattivo e che spesso assurge agli onori della crona-ca per argomenti poco edi�canti. La s�da è stata du-plice, perché non solo le aree in cui sorgono queste aziende (l’Irpinia e il Sannio) sono gravate da de�cit infrastrutturali e di collegamenti viari. Ma si trova-no anche in Italia meridionale, dove manca un mercato interno, lacuna - secondo l’impren-ditore - destinata a restare tale per i prossimi 10 anni.L’unica soluzione, quindi, è guardare all’estero, magari con il supporto di quello che dovrebbe essere un “Sistema Paese”, e di una nazione fon-data su un’economia di “tra-sformazione”.“La politica dovrebbe fare la sua parte, utilizzando le risor-se europee con aiuti mirati al miglioramento tecnologico,

risorse che andrebbero indi-rizzate verso il reinvestimen-to votato all’esportazione” a�erma Cincotti. Il binomio prodotto di qualità-mercato

estero sembra funzionare per Altergon Italia, che si sta di recente aprendo al più im-portante mercato del settore, quello statunitense. Ma la caratteristica peculiare della strategia di investimen-to al Sud è stata da subito l’intrecciare �tte relazioni con le principali università, pun-tando molto sulla ricerca e la formazione. In questo senso, il Mezzogiorno rappresenta una formidabile risorsa, gra-zie alla presenza di diversi sistemi avanzati di ricerca che possono creare spin-o� o travasare il know-how in aziende altamente specializ-zate e in grado di confrontarsi con i più importanti mercati mondiali. Le diverse realtà imprenditoriali campane, infatti, anche se in di�erenti settori, sono accomunate dal-lo stesso background: cultura, know-how, creatività, forma-zione altamente specializzata. Anche GeosLab e Marsec si stanno a�acciando ora oltre i con�ni italiani, potendo con-tare su un altro elemento fon-damentale per fare impresa: il networking. “Bisogna essere in grado di creare rete, di in-tegrare o, anche, di dialogare non solo tra imprese che ope-rano nello stesso settore, ma anche con i mercati – come quelli asiatici – dove non sono i costi a essere abbattuti, ma le procedure per industrializza-re le idee” spiega Cincotti. “Soprattutto in quei settori dove la sperimentazione e la ricerca applicata sono la base

per restare sempre all’avan-guardia”. Se la mancanza di un mercato interno costitu-isce una s�da, non bisogna tuttavia dimenticare che i mercati in via di sviluppo possono rappresentare anche una grande minaccia.“Anni fa” prosegue Cincotti “il mer-cato asiatico si è imposto gra-zie a una produzione basata

essenzialmente sulla quantità e sul prezzo. Ultimamente, però, soprattutto la Cina si sta sviluppando molto anche per la qualità, con un merca-to interno che premia questa tendenza. Bisogna far presto, dunque, ma soprattutto me-glio, perché la vera battaglia a questo punto sarà sul terreno dell’eccellenza”.

GeosLab e Marsec: realtà promettenti che collegano... il cielo e la terraLa prima nasce dall’esigenza di proporre al mercato soluzioni cartogra�che e banche dati in ambito Gis, mentre la seconda si occupa di monitoraggio ambientale con dati satellitari

L’esperienza di GeosLab e Marsec rap-presenta la messa in atto di una vi-

sione strategica basata sull’integrazione, il networking, la qualità e la propensione al mercato estero. Ancora una volta la scelta è andata a vantaggio di un terri-torio delle aree interne della Campania, generalmente considerato “meno adatto” per gli investimenti produttivi imprendi-toriali. GeosLab, infatti, ha sede a Mor-ra De Sanctis in provincia di Avellino, mentre Marsec è a Benevento. GeosLab al momento è proprietaria al 49% della Marsec, azienda “pubblica” di telerileva-mento satellitare e monitoraggio ambien-tale che vanta partnership di tutto rispet-to (la Nasa, per citarne una). L’incontro tra le due realtà è la logica in-tegrazione che ci può essere tra un dato satellitare e uno da terra. Le due azien-de, infatti, condividono l’o�erta di diversi servizi, sebbene siano realizzati con ap-procci diversi, tutti orientati alla gestio-ne e al monitoraggio del territorio, senza mai dimenticare la qualità, il grado di innovazione e l’alta specializzazione. Due realtà accomunate non solo dall’ubi-cazione nelle province interne della Cam-pania, ma anche dallo spirito di iniziati-

va di Cincotti che, nel centro sannita, ha assunto da gennaio la carica di ammini-stratore delegato. Cincotti sta portando avanti una politica volta ad ampliare il mercato in cui le due aziende operano, soprattutto grazie alle potenzialità del-la rete d’impresa GeoNetCom che mette insieme società italiane e internazionali accomunate da metodologie di gestione

del territorio (soprattutto in ambito Gis). E i risultati non si sono fatti attendere con una capacità di penetrare nel mer-cato d’oltralpe e nuove e stimolanti s�de da a�rontare nell’Est Europa e nel Nord Africa.L’idea è quella di creare un polo d’eccel-lenza nel settore del controllo del territo-rio, a partire proprio dalla Campania.

■ IMPRENDITORI ILLUMINATI / Da 10 anni Salvatore Cincotti investe sul territorio campano

Due poli di eccellenza verso il futuroCambiano i settori, resta l’approccio di base: puntare sulla qualità di servizi e prodotti

Investire nel sud Italia per creare sviluppo e occupazione, puntando sulla qualità e sull’alta specializzazione. Po-

trebbe sembrare una scelta in controtendenza, sicuramente rischiosa, ma la storia di Altergon Italia dimostra il contra-rio. Oltre 40 milioni di euro investiti in 5 anni, un centro di eccellenza in Alta Irpinia che crea occupazione e da lavoro a 170 persone (di cui il 40% è composto da laureati e da PhD), una realtà aziendale che sta portando avanti un’importan-te progetto per lo sviluppo del settore farmaceutico nel Sud Italia e l’apertura verso i principali mercati del settore. Sono questi gli elementi principali con cui si presenta Altergon Ita-lia, azienda guidata dall’amministratore delegato Salvatore Cincotti, specializzata nel campo delle applicazioni tran-sdermali e delle biotecnologie industriali, utilizzate dall’in-dustria farmaceutica. Una realtà che si sviluppa a Morra De Sanctis, in provincia di Avellino, con una scommessa fatta anche da un gruppo di investitori svizzeri. Del sud, Altergon sfrutta soprattutto la grande fucina di cervelli e personale altamente specializzato che consentono all’azienda di avere un proprio centro per l’R&D.La società utilizza impianti innovativi ed e�cienti, altamen-te automatizzati, concepiti per la formulazione e produzione di cerotti medicati Hydrogel e di prodotti biotecnologici per via fermentativa (Api). Da alcuni mesi, ha dato inizio al-la produzione di acido ialuronico altamente puri�cato, un componente dei tessuti connettivi, impiegato in medicina nelle patologie degenerative o traumatiche delle articolazioni o nel settore della dermatologia estetica.La società è riuscita a oggi ad a�ermarsi sul mercato estero pur contando pochissimo sul contributo pubblico. Lo stan-ziamento di milioni di euro (fondi Paser) annunciato dalla Regione Campania subito dopo l’insediamento del primo sito produttivo è infatti rimasto a lungo sulla carta, lascian-do gli imprenditori in balia di se stessi per circa 4 anni. Lo stallo politico-istituzionale sul Contratto di programma, og-gi �nalmente in via di risoluzione, non ha fermato però gli azionisti che con fondi propri e auto�nanziamento hanno portato avanti gli investimenti in larga parte già realizzati.

Altergon, specialista in medicina transdermale

Salvatore Cincotti, imprenditore ginevrino di origini irpine

Antenna ricezione dati satellitari del Marsec

GeosLab: Caars - Veicolo ad alto rendimento per la costituzione e l’aggiornamento del Catasto Strade e per le analisi profilometriche delle pavimentazioni stradali

Altergon, la sede

EventiLunedì 17 dicembre 2012 Fare impresa al sud 15

terzo trimestre 2012 le visite ammontano a 1135, rispetto alle 866 dello stesso periodo dell’anno precedente.Il Cpt di Napoli è incaricato anche di tenere le conferenze di cantiere, obbligatorie per legge e �nalizzate all’informa-zione dei lavoratori, mentre un’attività che pochi Cpt in Italia sono in grado di svolgere

■ CPT NAPOLI / Non ha scopo di lucro il Comitato paritetico territoriale per la prevenzione degli infortuni

Sempre al lavoro per la sicurezza nei cantieriè quella relativa alle misura-zioni fonometriche necessarie alla redazione del rapporto relativo all’esposizione dei la-voratori al rumore, nonché la valutazione del rischio vibra-zioni. Non meno importante è poi l’attività svolta, in sinergia con i Cfme, Centri formazione maestranze edili, nel campo della formazione delle mae-

stranze in materia di sicurezza e salute, di�ondendo a tutti i livelli e fra tutti gli operatori del settore la “cultura della si-curezza”, attraverso l’organiz-zazione di corsi.Diverse sono anche le collabo-razioni portate avanti dal Cpt grazie a protocolli d’intesa con enti pubblici e privati del set-tore costruzioni.“In particolare, grazie all’inte-sa con Inail e in collaborazione con l’Università degli Studi di Napoli Federico II e la società Enginfo Consulting, è stato possibile dare avvio al proget-to Si.S.Ca, �nalizzato a moni-torare, mediante le più moder-ne tecnologie Ict, le condizioni di lavoro nei cantieri edili e migliorare i livelli qualitativi in termini di prevenzione e sicurezza dei lavoratori” sot-tolinea il vice presidente Ciro Nappo.La metodologia realizzata consente l’identi�cazione dei vari operatori edili che acce-dono all’area di cantiere, di controllarne la loro posizione in relazione ai possibili rischi, nonché il corretto utilizzo dei dispositivi di protezione indi-viduale.“Abbiamo di recente appre-so che l’Inail, considerando i buoni risultati ottenuti dalla prima fase di sperimentazio-ne del progetto, si è dichiarata interessata ad ampliare il pro-getto” conclude Paola Marone. “Un ampliamento che potreb-be prevedere l’applicazione dello stesso sistema di control-lo dell’area di cantiere anche alla movimentazione”.

Compito dell’ente è di veri�care se apprestamenti e strutture edili sono a norma di legge

Sicurezza e prevenzione sul lavoro sono temi di estre-

ma attualità ed è in questo campo che opera il Cpt della provincia di Napoli, il Comi-tato paritetico territoriale per la prevenzione degli infortuni, l’igiene e l’ambiente di lavo-ro. Tale ente bilaterale senza scopo di lucro è costituito da tutti i soggetti complementari del settore delle costruzioni, quali l’Acen-Associazione Co-struttori Edili della Provincia di Napoli e i sindacati di cate-goria Fillea, Filca, Feneal, con l’obiettivo di fornire servizi di consulenza, formazione e informazione per i lavoratori e per le stesse imprese di co-struzioni. L’attività istituzionale preva-lente del Cpt riguarda le visi-te di consulenza in cantiere, attività che risulta avere una grande incisività sulla ridu-zione delle infrazioni relative agli obblighi e agli adempi-menti concernenti la sicurezza sui luoghi di lavoro e, quindi, sulla diminuzione degli infor-tuni sul lavoro. I dati parlano chiaro: dalla relazione di atti-vità mensile riferita allo scorso mese di ottobre emerge che so-no state e�ettuate 124 visite in

118 cantieri e che le infrazioni complessive sono passate dalle 755 della prima visita alle 54 dell’ultima, a testimonianza dell’impatto positivo legato al susseguirsi delle visite.Ma come avviene, in concreto, questa attività? “La normati-va vigente riconosce all’ente la possibilità di accedere alle noti�che preliminari di avvio dei cantieri. Poi, sulla base di queste notizie, organizziamo il nostro lavoro” spiega il pre-sidente Paola Marone. “Non abbiamo funzione di polizia ispettiva o di organo preven-zionale, il nostro compito è quello di osservare se gli ap-prestamenti in materia di sicu-rezza sono corretti, attraverso l’operato di 5 tecnici che ogni giorno visitano mediamente 2 o 3 cantieri a testa. Valutiamo anche gli aspetti che riguar-dano la parte documentale, la corretta informazione, obbli-gatoria per legge, data ai lavo-ratori, e se le aziende hanno esercitato l’obbligo formativo previsto per i lavoratori”. Il �ne ultimo del Cpt è infatti quello di dare delle indicazioni e di attivare una collaborazio-ne nel tempo, così da veri�ca-re, durante le visite successive

al cantiere, quanti passi avanti sono stati fatti.Da un confronto del dato storico delle visite sui cantie-ri 2012/2011, si nota come l’aumento dei sopralluoghi e l’attività di consulenza abbia permesso di ridurre il numero di infrazioni registrate. Se nel corso del 2011 sono state e�et-tuate oltre 1.300 visite, già nel

Da sinistra, Ciro Nappo e Paola Marone, rispettivamentevicepresidente e presidente del Cpt di Napoli

EventiLunedì 17 dicembre 201216 Fare impresa al sud

Territorio e cittadini. Per la Asl Fg parla-re di territorialità signi�ca fare cenno a

un’azienda sanitaria per la quale la priorità è garantire servizio, prestazioni e cure appro-priate ai cittadini. Come ogni impresa che si rispetti, secondo un approccio consolidato, orientato alle buone prassi, qui si lavora per raggiungere livelli di qualità eccellenti, otti-mizzando le risorse, nonostante il clima di austerity degli ultimi tempi. L’esempio arriva da sé. Sono un nuovo com-parto operatorio e un consultorio al San Ca-millo De Lellis di Manfredonia, oltre che un poliambulatorio a Mattinata, comuni del pro-montorio del Gargano pugliese, inaugurati il 22 ottobre. Poco prima, all’inizio di settembre, vi era stata l’inaugurazione del poliambula-

torio di Cerignola. Innovazione, strumenti e tecnologie all’avanguardia la parola d’ordine.“Il nuovo comparto operatorio del presidio ospedaliero di Manfredonia - a�erma con non poca soddisfazione il direttore generale della Asl della provincia di Foggia, Attilio Manfri-ni - consta di tre sale operatorie di ultima ge-nerazione e di una centrale di sterilizzazione per complessivi 700 metri quadri di estensio-ne. Sempre all’interno del San Camillo, ma di pertinenza distrettuale, c’è il nuovo consulto-rio che occupa uno spazio di circa 500 metri quadri”. Diverse le attività in programma, tra cui corsi di accompagnamento alla nascita, controllo allattamento al seno, mediazione familiare per situazioni di con�ittualità genitoriale,

e�ettuazioni Pap test, ecogra�e ostetriche-ginecologiche e attività di prevenzione del di-sagio giovanile. “Un’integrazione, questa, tra ospedale e consultorio - aggiunge Manfrini - che rappresenta una best practice, un passo in avanti nell’ambito di un percorso �nalizza-to all’integrazione tra strutture ospedaliere e territoriali”.Stessa �loso�a votata alla qualità per il po-liambulatorio di Mattinata, in via San Mi-chele Arcangelo. Su circa 1.000 metri quadri, conta 7 ambulatori medici, una postazione 118, una postazione continuità assistenziale (guardia medica), 3 sportelli Cup e 4 u�-ci amministrativi. “Il risultato - continua il direttore generale - è un approccio multidi-sciplinare, dove medici, ingegneri, geometri,

architetti, amministratori e altri esperti nei propri settori di competenza della Asl Fg han-no dialogato al �ne di ottenere un progetto condiviso”. Insomma, un vero �ore all’occhiello per la provincia di Foggia. E anche molto di più. “È un esempio concreto di sanità territoria-le - conclude Manfrini - e va letto nell’ambito di un programma più vasto di potenziamento delle attività sanitarie sul territorio. Una vera rivoluzione che risponde alla nuova mission della sanità, oggi sempre più aperta verso il territorio”. Inaugurata, come si diceva, anche la nuo-va sede del poliambulatorio a Cerignola. La struttura è stata ricavata da una completa rivisitazione del vecchio ospedale Tommaso Russo e �nanziato con i fondi Fesr della Re-gione Puglia. Sono presenti i servizi ammi-nistrativi del distretto come la Medicina dei servizi e gli U�ci per l’esenzione ticket e la scelta/revoca del medico curante. In più, al Tommaso Russo di Cerignola è ubicato l’Isti-tuto nazionale per la Promozione della salute delle popolazioni migranti.

Anche le Asl fanno im-presa. Forse non tutte,

ma di sicuro lo fa quella del-la provincia di Foggia. Punta sul territorio, si ‘ristruttura’ e si ripensa per o�rire servizi ai cittadini, fa dell’appropria-tezza la sua carta vincente. E, soprattutto, pure con la spen-ding review dietro l’angolo, riesce non solo a tenere a ba-da le spese, bensì a migliora-re le performance nel segno dell’eccellenza. Eccola alle prese con progetti e attività che fanno dell’e�-cienza la sua linfa vitale, con tanto di spazio per quello che è uno spirito imprenditoriale produttivo per tutta la comu-nità servita. L’impegno è su larga scala per questa Asl che, modernissima nelle idee e nei concetti, lo è allo stesso modo nei fatti. Uno su tutti “Unioni d’acquisto”, per così dire una ‘formula’ innovativa ed e�ca-

ce che fa risparmiare tempo e denaro: alla base l’accordo con Asl Bat e Ospedali Riu-niti di Foggia, su indicazione della Regione Puglia, per l’in-dizione di gare di appalto “di gruppo”. Signi�ca mettere in atto una sola procedura, espletata di volta in volta da una delle tre aziende, per la fornitura di prodotti da utilizzare an-che nelle altre due aziende. Il vantaggio è evidente e viaggia sotto il segno ‘più’: se è vero che l’unione fa la forza, grazie alla sinergia, allora una gara unica per più soggetti per-mette non solo di acquistare pure più prodotti, ma di farlo oltretutto con prezzi più com-petitivi. La macchina è già partita, proprio con la prima del-le gare, sostenuta dalla Asl della provincia di Foggia. Di rilievo comunitario, appena

conclusa, si è svolta in via esclusivamente telematica ed è stata relativa alla fornitura di mezzi di contrasto radiolo-

gici, per risonanza magnetica e per ultrasonologia. In tutto 44 i prodotti per un importo in aggiudicazione pari a 5 mi-lioni e mezzo di euro, con un risparmio del 15% e, in alcu-ni casi, del 50 per cento, oltre che con tempi di procedura rapidissimi. Insomma, ancora una volta un esempio di come una cultura d’impresa oculata porti a buoni risultati, conte-nendo i costi, e secondo una valida politica di spending review.Non stupisce, perché la Asl Fg è nota appunto per una pre-senza attiva a �anco dei suoi cittadini. Si è conquistati non pochi meriti per aver avvia-to diverse iniziative con un approccio orientato al risul-tato. È il caso dello Sportello Ascolto Cug (Comitato unico di garanzia per le pari oppor-tunità, valorizzazione del be-nessere di chi lavora e contro

le discriminazioni) e, nel suo ambito, del progetto “Lotta al mobbing e di�usione delle politiche di parità di genere nelle Pa”, approvato e sostenu-to dalla direzione strategica dell’azienda sanitaria. Con tre moduli di 12 ore, si è conclu-so nei giorni scorsi, riscuo-tendo successo di pubblico e di partecipanti. Si tratta di un percorso formativo mirato e studiato nella consapevolezza che sia necessaria una con-divisione di saperi e di com-petenze per a�rontare quella che è una realtà oggi quanto mai di�usa: il mobbing. In proposito il direttore generale della Asl Fg, Attilio Manfrini, spiega “Intendiamo fornire la necessaria consapevolezza per operare un mutamento e per agire concretamente una cultura dell’empowerment, cioè potenziare e accrescere la �ducia delle proprie capacità,

in maniera tale da garantire la partecipazione egualitaria delle donne e degli uomini ai processi decisionali”. Il cor-so è nato nella prospettiva di essere un’occasione per ac-quisire conoscenze teoriche e competenze tecniche �na-lizzate a rendere operativo il principio dell’uguaglianza, senza dimenticare di a�ron-tare il tema delle discrimina-zioni in campo sanitario e la possibilità di trattarle e pre-venirle.Va chiarito a questo punto il ruolo del Cug della Asl della provincia di Foggia. “Esso è determinante - dice Manfri-ni -. Si pre�gge di migliorare il benessere organizzativo, di promuovere studi e ricerche sulla condizione di genere e sulle costrittività organizza-tive/mobbing, con l’obiettivo di dotare le risorse umane di strumenti atti a fronteggiare e prevenire le conseguenze mobbing-derivate”. Sono evi-denti dunque l’importanza e le attese di “Lotta al mobbing e di�usione delle politiche di parità di genere nelle Pa”, uno degli step del Piano delle Azioni positive del Comitato unico di garanzia. La consapevolezza è che, per incidere sul cambiamento culturale dell’amministrazio-ne pubblica, quale sistema complesso e dinamico di re-lazioni, occorre puntare sulla valorizzazione dei soggetti dipendenti e sulla di�erente competenza legata all’appar-tenenza del genere femminile e maschile. Poiché, lo stress può essere provocato da pro-blemi sul lavoro o in altri am-biti, o da entrambi. E la sua causa possono essere pure la modalità in cui il lavoro è organizzato e le mansioni da svolgere.

Nuovi reparti per essere sempre più vicino ai pazientiIl Dg Manfrini “Siamo riusciti a ottimizzare le risorse”. Inaugurati a �ne ottobre nuovi servizi al San Camillo De Lellis di Manfredonia. Nuovi poliambulatori anche a Mattinata e a Cerignola. Pensando anche ai migranti

■ ASL FOGGIA / L’impegno per l’e�cienza della struttura foggiana dà i suoi frutti anche in tempi di crisi

Migliorate le prestazioni, anche se i tagli di spesa della spendig review sono dietro l’angoloIndire le gare di appalto “di gruppo” con la formula delle “Unioni di acquisto” fa risparmiare tempo e denaro Signi�ca mettere in atto una sola procedura per più ospedali. Risparmi dimostrati dal 15 al 50%

Il Cug (Comitato Unico di Garanzia) ha sostenuto

anche il progetto “Lotta al mobbing”: corso in tre moduli

di 12 ore

Anche la Pa è impegnata

a migliorare i propri processi interni. E anche un programma

strutturato di corsi formativi

per il personale va in questa

direzione

Il progetto “Lotta al mobbing” punta al miglioramento del benessere dei dipendenti. Incrementando la cultura su questo tema ne guadagnano di riflesso anche i processi organizzativi

EventiLunedì 17 dicembre 2012 Fare impresa al sud 17

Il dipartimento vede all’ope-ra un team di docenti, 69 in tutto, appartenenti a settori scienti�ci e disciplinari di sa-nità pubblica, medici, chirur-gici, ortopedici, riabilitativi e morfologici, che collabo-reranno in una concezione interdisciplinare e sociale del management sanitario. “Si cercherà di realizzare una

segnamento-apprendimento del professionista sanitario. Il simulatore riproduce un paziente o una parte di esso ed è in grado di interagire e rispondere in modo ap-propriato agli stimoli e alle prestazioni sanitarie. La mi-crosimulazione al computer permette di confrontarsi con linee guida e algoritmi all’in-terno di casi clinici virtuali. Gli skill trainers sono ma-nichini o parti anatomiche che consentono di testare sul campo le tecniche manuali. L’o�erta didattica 2013 del “Policlinico Vittorio Ema-nuele” comprende il corso di 16 ore “Advanced life sup-port” destinato sia al medico chirurgo che all’infermiere e aperto a 16 partecipanti: si propone di formare team leader in grado di coordina-re la gestione avanzata della rianimazione con l’uso di farmaci e dispositivi ed è spe-ci�co per personale chiamato spesso sulla scena dell’arresto cardiorespiratorio. “Euro-pean pediatric life support” è un corso di 12 ore rivolto sempre a personale medico e infermieristico e aperto a 12 partecipanti che si focalizza

■ UNIV. FEDERICO II DI NAPOLI / Nel Dipartimento di Sanità Pubblica all’opera un team di 69 docenti di settori scienti�ci diversi

■ POLICLINICO VITTORIO EMANUELE DI CATANIA / Tutti i corsi del Centro di simulazione

Fare impresa offrendo scienza e servizi al territorio

Più sicurezza con i casi clinici virtuali

gestione dipartimentale re-almente partecipata, agile e �essibile - spiega la profes-soressa Triassi -. Avverrà at-traverso la creazione di com-missioni che cercheranno di rendere più snella la gestione del dipartimento, aumentan-do l’attrattiva del territorio verso l’università. Vale a dire un modello quali�cato scien-ti�camente e didatticamente, ma anche imprenditorial-mente”. Quanto all’attività didattica, questi i corsi incardinati nel dipartimento. Si può sce-gliere tra tre corsi di laurea triennale (Tecniche della pre-venzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro, Fisioterapia, Tecniche ortopediche) e un corso di laurea specialistica in scienze delle professioni sanitarie della prevenzione. Queste, invece, le Scuole di specializzazione: Igiene e me-dicina preventiva, Medicina del lavoro, Medicina dello sport, Nefrologia, Otorinola-ringoiatria, Ortopedia e trau-matologia, Medicina �sica e riabilitazione. Riguardo ai dottorati, sono in Medicina preventiva, pubblica e socia-le; Ambiente, prevenzione e

su manovre di primo soccor-so per soggetti pediatrici in arresto o peri-arresto respira-torio e cardiaco. “Le Diagnosi e le procedure nell’ecogra�a d’urgenza” è un corso di 15 ore per 30 partecipanti, men-tre “Emogasanalisi in Area Critica” è un corso di 19 ore per 35 partecipanti che forni-sce ai medici le conoscenze di base dell’esame emogasana-litico, capace di evidenziare patologie gravi che possono mettere in pericolo la vita dei pazienti, come le insuf-�cienze respiratorie, le in-su�cienze renali, lo shock o i gravi squilibri acido-base. Ruota attorno a questo tema anche “Interpretazione dei dati Emogasanalitici in Area di Emergenza”, un corso di 19 ore aperto a 50 medici. L’o�erta didattica 2013 com-prende anche un corso base di formazione e addestra-

medicina pubblica (indirizzi in Scienze biologiche foren-si e in Igiene ambientale); in Economia e management delle aziende e delle organiz-zazioni sanitarie (indirizzi in Management delle tecnologie sanitarie e Management sa-nitario); Morfologia clinica e patologica; Scienze Biologi-che Forensi e Igiene ambien-tale; Fisiopatologia dell’insuf-�cienza renale.In�ne, i master.Tre sono di II livello: Mana-gement Sanitario, Abilitante per le funzioni del medico competente, Ergonomia.Sei sono di I livello: Infermie-ristica assistenziale territo-riale e Sanità pubblica, Ma-nagement per le funzioni di coordinamento dell’area della prevenzione sanitaria, Epide-miologia e prevenzione del rischio infettivo correlato alle pratiche assistenziali, Igiene degli alimenti, della nutrizio-ne e legislazione alimentare, Osteopatia, Posturologia cli-nica. Per il resto, il dipartimento assicura la didattica attraver-so i suoi docenti per i corsi di laurea magistrale in Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e protesi dentaria, Farmacia, Chimica e tecnologie farma-ceutiche, Nutrizione umana, Ingegneria biomedica e per i corsi di Attività didattica elet-tiva (Ade). In più, 19 lauree triennali, 1 laurea specialisti-ca (Scienze infermieristiche), 18 Scuole di specializzazione in area medica, 2 Scuole di dottorato.

mento per auditor interni del sistema di gestione della qua-lità che dura 40 ore ed è aper-to a 25 partecipanti di tutte le professioni. “La simulazione come mo-mento di formazione - sot-tolinea il dottor Antonio Lazzara, direttore sanitario dell’azienda e coordinatore del Centro di simulazione aziendale - può riprodurre sia situazioni comuni, pro-cedure routinarie che eventi rari e seri”. Chi partecipa può imparare a eseguire manovre o a usare strumenti complessi sviluppando le proprie capa-cità nella gestione pratica e nell’azione di gruppo.Questo tipo di formazione o�re, infatti, la possibilità di mettere in atto procedure ad alto rischio in un ambiente senza pericoli per il perso-nale e senza coinvolgere il paziente.

La struttura assicura diversi percorsi didattici e nasce anche per realizzare sinergie con enti e imprese locali

È il modello di apprendimento più avanzato per preparare il personale sanitario

Innovazione, ricerca e cul-tura d’impresa. O meglio,

dall’idea all’impresa. Lad-dove, l’idea strategica è stata quella di dare vita a un dipar-timento in grado di coniugare attività scienti�ca, servizi al territorio e capacità impren-ditoriale. Il dipartimento in questione è quello di Sanità Pubblica dell’Università degli studi di Napoli Federico II di Napoli, diretto dalla profes-soressa Maria Triassi, ordina-rio di Igiene e medicina pre-ventiva. Di nuova istituzione, partito a novembre, nasce per assolvere a competenze speci-

Personale sanitario ag-giornato e addestrato su

casi clinici virtuali al Centro di simulazione dell’Azienda Ospedaliero Universitaria “Policlinico - Vittorio Ema-nuele” di Catania (www.policlinicovittorioemanuele.it) diretta dal dottor Arman-do Giacalone. L’obiettivo è

�che: Igiene e medicina pre-ventiva, Medicina del lavoro, Ortopedia, Anatomia, Ana-tomia patologica, Chirurgia generale, Nefrologia. Ma va molto oltre, perché l’ottica è quella di fare impresa o�ren-do servizi, consulenze e in-formazioni per migliorare la qualità della vita, incremen-tare la produttività, garantire assistenza e supporto. Ne parla la professoressa Triassi: “Il dipartimento si propone al territorio, agli enti locali di ricerca e formazione, alle imprese e all’industria in generale nell’intento di rea-lizzare sinergie scienti�che e attività di servizio nei settori della medicina preventiva, della prevenzione ambienta-le, dell’igiene e sicurezza dei luoghi lavori, della medicina sportiva, del settore delle at-tività trapiantologiche, della prevenzione secondaria di tumori”. Ad averlo ispirato è un vero e proprio spirito imprendi-toriale con l’obiettivo di pro-porre una politica universi-taria per la sanità pubblica e per la medicina preventiva che fondi le sue basi sulla re-alizzazione di collaborazioni

quello di educare e forma-re gli operatori sanitari per migliorare la qualità delle cure, ridurre gli errori me-dici ed elevare gli standard di sicurezza. “La formazione - spiega il dottor Giacalone - basata sulla simulazione a ca-rattere teorico-tecnico-prati-co rappresenta il modello di

importanti con i principali referenti locali. E a essere chiamate in causa sono tutte quelle realtà imprenditoria-li interessate a promuovere l’eccellenza nell’ambito della ricerca scienti�ca nazionale e internazionale, della sani-tà territoriale e ospedaliera, della produzione industriale e dei servizi.

apprendimento più avanzato ed e�cace per preparare il personale sanitario a fronteg-giare e gestire i momenti più complessi delle attività clini-co assistenziali”.Il Centro di simulazione è dotato di diversi simulatori come manichini a grandezza naturale tecnologicamente so�sticati, in grado di simu-lare segni e lamentare sinto-mi come un paziente reale. È composto da 9 stanze, ognu-na delle quali collegata a una cabina di regia con un siste-ma di audio e videoregistra-zione per l’addestramento dei sanitari nella gestione di urgenze ed emergenze me-diche, o di particolari casi clinici simulati. Il personale sanitario può esercitarsi an-che in un’altra area (skill lab) dove, con l’aiuto di speci�ci modelli anatomici, può ese-guire procedure e manovre manuali, come per esempio il posizionamento di un cate-tere venoso centrale o di un tubo di drenaggio. La simulazione per la for-mazione in sanità, come sottolinea sempre il dottor Giacalone, sta in e�etti rivo-luzionando la dinamica di in-

AZIENDA OSPEDALIERO UNIVERSITARIA“POLICLINICO-VITTORIO EMANUELE” CATANIA

DIRETTORE GENERALEDottor ARMANDO GIACALONE

DIRETTORE AMMINISTRATIVODottor GIUSEPPE DI PIETRO

DIRETTORE SANITARIODottor Antonio Lazzara

Centro di Simulazione Aziendale

Comitato Scienti�coCoordinatore: dottor Antonio LazzaraComponenti: professor Francesco Basile, professor Antoni-no Gullo, Signor Salvo Favitta, Dottor Salvo Nicosia, Dottor Vincenzo Parrinello

Direzione organizzativa e didattica Responsabile: dottor Angelo A. Gambera

Uno dei manichini a grandezza naturale in dotazione al Centro

Un laboratorio al dipartimento di Sanità Pubblica dell’Università Federico II di Napoli

Maria Triassi, direttoredel dipartimento

EventiLunedì 17 dicembre 201218 Fare impresa al sud

cosa di più e di meglio - con-tinua Boselli - così nel ‘95 ab-biamo cominciato a pensare a una rete fatta di eccellenze e nel’96 abbiamo individuato tre centri pilota (due a Milano e uno in provincia di Lecco) in modo da sviluppare e testa-re con loro i nuovi contenuti che ci avrebbero portato alla creazione dei nuovi Vaillant Service Plus, 141 punti di as-sistenza che oggi sono auten-tici professionisti del calore, ulteriormente selezionati per l’eccellente livello di servizio reso sia agli utenti sia agli in-stallatori”.I Vaillant Service Plus o�rono un servizio altamente quali-�cato, che va dagli interventi entro 24 ore dalla chiamata, all’esclusivo servizio “7 Gior-ni No Stop” per assicurare reperibilità costante e rapidi-tà di intervento ogni giorno della settimana durante il pe-riodo del riscaldamento. “E poi sono in grado di for-nire formule personalizzate di manutenzione e assisten-za - precisa Boselli - oltre a un supporto nella gestione delle pratiche per ottenere la detrazione del 55% relativa alla riquali�cazione energe-

■ VAILLANT / La �loso�a dell’azienda è sempre stata quella di “formare per informare”

Service Plus, i professionisti del calore

tica dell’edi�cio”. Presenti su tutto il territorio nazionale, i 141 punti “Service Plus” non sono aumentati nel tempo. Si è trattata di una precisa scelta di Vaillant che ha privilegiato la qualità alla quantità. “Potevamo raddoppiare i no-stri punti se non addirittura triplicarli, ma abbiamo pre-ferito fare un lavoro di eccel-lenza, anche perché i criteri di selezione sono molto rigorosi e rigidi” continua Boselli.D’altro canto, però, l’azienda ha continuato a percorrere la strada dell’assistenza specia-lizzata e, nel 2008, ha creato una selezionata rete di centri specializzati in prodotti ed impianti ad “energia rinno-

vabile”: gli Ecopoint. Questa nuova e quali�catissima rete è in grado di o�rire consu-lenza in fase di progettazione, informazioni su incentivi e convenzioni, supporto nella realizzazione degli impianti, programmi di manutenzione ed assistenza.Ad oggi gli Ecopoint sono 32 in tutto il territorio nazionale. “Insomma, cambia la tecno-logia, ma il nostro approccio verso il cliente resta sempre lo stesso: grande disponibilità e soprattutto elevato interesse a formare il nostro personale per migliorare l’informazio-ne. Conoscere per scegliere” conclude il direttore Fabio Boselli.

I 141 nuovi punti di assistenza vanno ad a�ancare la rete capillare di 515 Vaillant Service

Un occhio di riguardo per l’ambiente, per un

mondo che corre veloce ma non quanto vorremmo sotto l’aspetto della sensibilità eco-ambientale. Si sta facendo molto, si potrebbe fare molto di più. Tanta la tecnologia a disposizione, moltissimi i si-stemi per inquinare il meno possibile e risparmiare anche in termini di dispersione di energia e di soldi. Per facilita-re questa presa di coscienza, ci sono aziende come Vaillant che investono in ricerca, ma anche in formazione. Formare per informare: que-sto potrebbe essere lo slogan. Sapere per conoscere. Mettere a disposizione personale qua-li�cato in grado di rispondere a tutte le domande del merca-to, che altro non è che l’utiliz-zatore �nale o gli installatori. Per fare questo Vaillant ha creato i “Service Plus”, veri e propri centri del “sapere”. “Fin dall’introduzione nel mercato della caldaia mura-le, noi di Vaillant abbiamo cominciato a pensare che fosse fondamentale non so-lo seguire i nostri clienti da vicino, ma creare una vera e propria squadra di tecnici

sempre più quali�cata” spiega Fabio Boselli, direttore Servi-ce & Master Division Vaillant. “Da circa 20 anni annoveria-mo una capillare rete di 515 centri di assistenza tecnica u�ciale distribuiti sul tutto il territorio nazionale, gli or-mai noti Vaillant Service. Dal ‘94, per far crescere la rete sia dal punto di vista tecnico che gestionale e manageriale, abbiamo deciso di creare una rete di ‘Service’ in franchsing, formata da centri monomar-

ca che hanno cominciato a seguire le nostre linee guida e soprattutto ad essere coinvolti nelle iniziative volute da Vail-lant per accrescere sempre più la �delizzazione del clien-te proprio attraverso i nostri Service”.Fin qui però nulla di eccezio-nale, anche se all’epoca questo tipo di approccio sul mercato è stato assolutamente inno-vativo e per certi versi anche rivoluzionario. “Al nostro cliente volevamo o�rire qual-

I Vaillant Service Plus offrono un servizio d’eccellenza

Fabio Boselli, direttoreService& Master Division Vaillant

EventiLunedì 17 dicembre 2012 Fare impresa al sud 19

Ampliare le conoscenze, comprendere le dinami-

cità del sistema territoriale, af-�nché le azioni dell’uomo siano dialoganti e tese alla sostenibi-lità delle risorse, comporta un approccio interdisciplinare do-ve le varie sinergie, inquadrate in una strategia unitaria, “fan-no impresa sul territorio per il territorio”. L’attuazione di un percorso di tale portata, che in-veste il patrimonio �sico (acqua e suolo), “primario” per la vivi-bilità dell’uomo, deve avvenire “garantendo la sostenibilità” delle risorse “assicurando cor-retti e adeguati usi” delle stesse, “tutelando gli ecosistemi con-nessi”. A garantire e tutelare un processo così complesso e arti-colato, in cui l’oggetto è un bene di interesse collettivo, dev’essere necessariamente il governo nel-le varie forme e istituzioni. Ma a�nché tutto questo possa rea-lizzarsi e vedere una convergen-za di sani interessi è indispensa-bile una strategia unitaria a cui far riferimento che, nella sua esplicitazione indichi obiettivi, risultati attesi, ricadute sociali

ed economiche, individui aree d’intervento, de�nisca percorsi tecnico-operativi, metodologie chiare e innovative, speci�can-do programmi �nanziari e at-tori da coinvolgere. Vari sono i contesti nazionali che possono essere presi a riferimento dove “l’operato” costituisce eccellen-za e modello di crescita e svi-luppo e dove scienza, tecnica e istituzioni creano osmosi per dare risposte adeguate a quel-le che sono le problematiche a carattere �sico e ambientale. Nell’area del bacino Liri-Gari-gliano e Volturno, l’Autorità di bacino ha in fase di attuazione tale percorso, riscontrando ri-sultati positivi, tali da indurre alla sperimentazione di modelli analoghi opportunamente inte-grati, nel contesto del Distretto idrogra�co dell’Appennino me-ridionale. “Le tematiche a�ron-tate - illustra il segretario gene-rale dell’Autorità di bacino, Vera Corbelli - riguardano il gover-no delle risorse acqua e suolo in correlazione con le compo-nenti del sistema ambientale con il tessuto urbano, storico-

archeologico e infrastrutturale. In particolare, le azioni messe in campo spaziano dall’analisi del sistema �sico, a�rontato nelle sue svariate componenti (geologia, morfologia, idro-geologia, pedologia, biologia, idraulica, geotecnica, agrono-mia…), all’interrelazione con gli usi e gli abusi che su di esso avvengono; dalla tutela dei beni culturali e ambientali alla tute-la e manutenzione dei sistemi montani, �uviali e costieri, alla gestione delle reti infrastruttu-rali e di servizi, tra cui spiccano quelli a�erenti la risorsa idrica”. Il tutto in uno scenario di pia-ni�cazione dal quale scaturisce una programmazione di inter-venti materiali e immateriali, che richiedono elevata compe-tenza e alte specializzazioni, ca-pacità e intelligenza che l’Italia possiede. “Un patrimonio che purtroppo - ricorda il segreta-rio Corbelli - sovente è costret-to a ricercare altrove ascolti e spazi”. Con la piani�cazione di Bacino e di Distretto è stato de-lineato un percorso strategico di azioni, sulla tutela e gestione

della risorsa idrica nel Distret-to dell’Appennino meridionale, connesso e condiviso dai va-ri attori istituzionali e sociali, tanto da meritare l’attenzione della Svimez che lo ha assunto come modello di sviluppo nel rapporto del 2011. “In sostan-za, il lavoro svolto pre�gura nuove convenienze e nuove opportunità di sviluppo socia-le ed economico – sottolinea il segretario - da cui è possibile delineare un inedito rapporto pubblico-privato per costruire vantaggi anche per il sistema delle imprese e delle profes-sionalità”. È pronta la politica a dare “ascolto e spazio” a queste voci? Ad assumere quanto co-struito, a livello di piano stra-tegico sul governo del sistema �sico ambientale, nelle prio-rità dell’agenda di sviluppo? A�rontare la mitigazione del rischio idrogeologico e la ge-stione dello stesso, come la Co-munità europea richiede, è un altro esempio di investimento tecnico scienti�co-gestionale, che l’Autorità di bacino sta rea-lizzando in uno dei territori co-

Il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico-Rischio di frana

In ottemperanza a quanto disposto dalle normative vigenti (L. n.183/1989 e s.m.i. e L. n. 365/2000), l’Autorità di Bacino dei �umi Liri-Garigliano e Volturno ha redatto il

Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico-Rischio di frana che contiene l’individuazione e perimetrazione delle aree a rischio idrogeologico e delle aree da sottoporre a misure di salvaguardia. Il Piano è stato adottato dal Comitato Istituzionale nella seduta del 5/04/2006, approvato con D.P.C.M. del 12/12/2006 e pubblicato sulla G.U. n. 122 del 28/05/2007. Dagli studi condotti è emerso che circa il 4% del territorio dell’Autorità di Bacino dei �umi Liri-Gariglian e Volturno (si estende su cinque Regioni, 11 Province, 450 comuni per 11.484 kmq) è interessata da aree a Rischio Molto Elevato ed Elevato, mentre il 12% circa è interessato da aree di Alta Attenzione e di Medio Alta Attenzione.Il Piano di Assetto Idrogeologico, sebbene redatto sulla base di una stima qualitativa del rischio ha consentito in questi anni di orientare le politiche territoriali verso un corretto uso del suolo che si è tradotto in indirizzi per la redazione dei piani regolatori. Nell’ambito delle azioni in corso volte all’attuazione ed aggiornamento del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico-Rischio di frana ed alla realizzazione di programmi ed azioni speci�che, l’autorità di Bacino ha avviato alcuni progetti pilota volti a de�nire ed attuare strategie di gestione del rischio e�caci, includendo le misure di mitigazione e di preven-zione del rischio. Un esempio è l’attività in corso relativamente al comune di Cervinara (territorio tra i più soggetti ad alto rischio idrogeologico) nell’ambito del quale si stanno applicando le più avanzate ricerche disponibili, nella letteratura scienti�ca internaziona-le, attraverso un processo partecipato.

■ AUTORITÀ DI BACINO GARIGLIANO E VOLTURNO / Un’istituzione pubblica che coniuga scienza, tecnica e capacità organizzative

Per una gestione condivisa del territorio Un percorso che investe il patrimonio ambientale deve garantire innanzitutto la sostenibilità delle risorse acqua e suolo

POPOLAZIONE: 13.797.378 (istat 09)BACINI IDROGRAFICI: 14Liri-Garigliano; Volturno; Sele; Sinni e Noce;

Bradano; Saccione, Fortore e Biferno; Ofanto; Lao; Trigno; Bacini della Campania; Bacini della Puglia; Bacini della Basilicata; Bacini della Calabria; Bacini del MoliseAUTORITÀ DI BACINO: 12.REGIONI: n. 7Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Molise, PugliaPROVINCE: n. 25Avellino, Andria-Barletta, Trani, Bari, Brindisi, Campobasso, Caserta, Catanzaro, Chieti, Cosenza, Crotone, Foggia, Frosinone, Isernia, L’Aquila, Latina, Lecce, Matera, Napoli, Potenza, Reggio Calabria, Roma, Salerno, Taranto, Vibo ValentiaCOMUNI: n. 1664COMUNITÀ MONTANE: n. 100CONSORZI DI BONIFICA: n. 43SOVRINTENTENZE PER I BENI ARCHITETTONICI E PAESAGGISTICI: n.20A.T.O.: n. 18

Il Distretto Idrografico dell’Appennino MeridionaleL’Autorità di Bacino dei Fiumi Liri Garigliano e Volturno

STRATEGIA DI MITIGAZIONE DEL RISCHIO E DI GOVERNO DEL TERRITORIOTERRITORIO DEL COMUNE DI CERVINARA

1458 Corpi idrici signi�cativi super�ciali (ai sensi del D.M. 131/08):- 1264 corsi d’acqua;- 57 laghi o invasi; - 14 acque di transizione- 123 acque marino-costiere che si sviluppano per oltre 34.000 Km2100 Km di coste in tutte le regioni (ad esclusione del solo Abruzzo)187 Corpi idrici sotterranei nell’intero distretto: 69 di tipo A (sistemi carbonatici); 32 di tipo B (sistemi di tipo mi-sto); 24 di tipo C (sistemi silico-clastici); 49 di tipo D (sistemi di piana alluvionale); 8 di tipo E (sistemi vulcanici); 5 di tipo F (acquiferi cristallini e metamor�ci).Circa 3.500 sorgenti; 150.000 pozzi; 3.000 prelievi da corpi idrici super�ciali.4.200 scarichi e 2.500 depuratori.Uso del suolo: 57.36% uso agricolo; 2.68% zone urbanizza-te; 0.55% zone industriali e commerciali; il restante 39.41% dell’uso del suolo non genera pressioni signi�cativi (fonte Co-rine Land Cover 2000).81 Grandi dighe.980 aree protette.

Alcuni dati sulle caratteristiche fisiche del territorio del Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale

munali a più alto rischio idro-geologico in Italia (Cervinara). “Azioni queste, che nell’a�ron-tare una rilevante problematica in grado di compromettere il sistema sociale ed economico – conclude il segretario generale dell’Autorità, Corbelli - danno vita a un percorso di accetta-bilità e tollerabilità del rischio, che nel contempo crea occasio-

ne di valorizzazione e sviluppo”. E tutto questo viene realizzato da un’Istituzione pubblica sta-to-regione (quale l’Autorità di bacino) che è riuscita a coniu-gare tecnica, scienza e gestione attraverso un percorso virtuoso ottimizzando, nel contempo, capacità e risorse economiche nella consapevolezza di gestire un “bene comune”.

SUPERFICIE(totale bacino e suddivisione per regioni)

11.484 Km²BACINO LIRI-GARIGLIANO 5.142 Km² BACINO VOLTURNO 6.342 Km²

REGIONI INTERESSATE N.TOT. 5 ABRUZZO, CAMPANIA, LAZIO, MOLISE, PUGLIA

ENTI PARCONaz.li e Reg.li

N.TOT.9 1 Parco Nazionale 8 Parchi Regionali

PROVINCE N.Tot. 11

COMUNITA’ MONTANE N. Tot. 42

CONSORZI DI BONIFICA N. Tot.13

COMUNI(totale per Bacino)

N.Tot. 450(di cui 10 appartenenti ad entrambi i bacini) COMUNI LIRI - GARIGLIANO:168 COMUNI VOLTURNO:292)

STIMA DELLA POPOLAZIONE

~2.118.000 ab

SOTTOBACINI N. Tot. 31 BACINO LIRI-GARIGLIANO: 14 BACINO VOLTURNO: 17

ASTE FLUVIALI N. Tot. 35 BACINO LIRI-GARIGLIANO: 19 BACINO VOLTURNO: 26

OBIETTIVI

ATTIVITÀ DA REALIZZARE

GESTIONE DEL RISCHIO

LABORATORIO PER L’USO, IL CONTROLLO E LA GESTIONE DEL TERRITORIO

RIPERIMETRAZIONE DELLE AREE A

RISCHIO IDROGEOLOGICO

INDIVIDUAZIONE DI INTERVENTI

STRUTTURALI E NON STRUTTURALI DI

MITIGAZIONE DEL RISCHIO

PIANO DI PROTEZIONE CIVILE,

MONITORAGGIO E PRESIDIO

TERRITORIALE

PIANO DI URBANIZZAZIONE

COMUNALE

ATTIVITA’ DI INFORMAZIONE E

DIVULGAZIONE

MITIGAZIONE DEL RISCHIO ATTRAVERSO UNA STRATEGIA CONDIVISA E PARTECIPATAPER IL GOVERNO DEL TERRITORIO

EventiLunedì 17 dicembre 201220 Fare impresa al sud