Estratto crea te stessa

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Indice

Introduzione XI

Parte primaTu sei il sole del tuo sistema solare

1. La felicità è vicina 3Che cos’è la felicità? 3

2. Encantada, Nancy 11

3. Un womanual, solo per te 16Womanual 17Perché PROPRIO ADESSO? 19

4. Venere e Marte 21Cacciatori e raccoglitrici 22Testosterone e ossitocina 25Femminilità, non femminismo 27Evviva gli uomini! 31Coaching e counseling: le due parti del MIO Tao 32

5. Una delle nostre abilità? L’equilibrismo 39

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I cicli di noi donne 39L’equilibrio è femmina 42

6. La formula per essere felice 45Le tre chiavi femminili 46La coerenza è tutto 47Creare la propria vita 48

Parte secondaConscienza

1. Conoscenza con coscienza 53

2. La felicità è la via 60La vita è sempre in movimento 60Siamo tutti parte di un sistema 62

3. La tua razione quotidiana di informazioni 67Tutto è informazione, il punto è cosa farne 67Nessuna colpa e nessun alibi 69

4. Il bello del passato è che è passato 71Modelli e aspettative 72Il potere dell’accettazione 76Abbandonare il senso di colpa 80

5. La tua storia famigliare: il genogramma 87

6. Meno male che siamo complicate 94

Parte terza Creattività

1. Attività creativa 1032. Sviluppa il muscolo della volontà 108

Negative learning 108

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Dal no al sì 110L’erba voglio è sulla tua strada (cresce nel tuo giardino) 112Lavori in corso 114

3. Fai quello che ti appassiona 115Passioni e talenti 115Il tuo personal branding 120La curiosità non è da scimmie 121

4. Capisci cosa vuoi 123THE BIGGER PICTURE, metti tutto in prospettiva 123Esercizio creattivo 1: il collage 124

5. Cosa devi fare per ottenere quello che vuoi 130Esercizio creattivo 2: il tuo consiglio d’amministrazione 130In riunione con te stessa 134

6. Final countdown: agisci subito! 137Esercizio creattivo 3: obiettivi SPRing 137

Parte quartaCuoraggio

1. Coraggio con cuore 151

2. Puoi controllare solo quello che fai tu 154La respons-abilità è la base 154Lucia e Paolo 157Nancy 160Qualsiasi cosa tu voglia, offrila per prima 163Né vittima, né carnefice 166

3. Libera di essere te stessa 168Goditi le emozioni 168La forza della vulnerabilità 170

4. Non devi essere perfetta 1731. Non aver paura di ammettere i propri limiti 175

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2. Scherzare sui propri difetti 1763. La legge dell’attrazione 176

5. Ordine e disordine 179Multitasking ma con focus 180Segui il flusso 182

6. Decidi di decidere 184Esercizio cuoraggioso – il menù 185

Conclusioni

1. Le tre chiavi femminili 195Ricapitoliamo la formula 195La formula vale in ogni ambito 196

2. Il resto della tua vita 198Nessuna paura 198Vivi: crea te stessa 199

Ringraziamenti 203

Riferimenti bibliografici 207

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XI

Introduzione

ciao, piacere di conoscerti, sono onorata che tu abbia il mio libro in mano!

Tra il mondo del coaching e del business, sono più di venti-cinque anni che ascolto storie.

Storie di persone di diverse parti del mondo, di diverse età e competenze.

Storie soprattutto di donne, donne meravigliose che attraverso gli anni continuano a reinventarsi nuove identità e nuovi ruoli. Donne che giorno dopo giorno creano se stesse.

In tutti questi racconti, quasi intrecciati fra di loro, ho trova-to in realtà sempre le stesse tematiche, declinate in sfumature e intensità differenti, ma in fondo accomunate dalle stesse radici, gli stessi punti fondamentali.

L’autostima, il legame con la propria famiglia d’origine, la tendenza ad annullarsi quando si diventa mamme, l’adattamento agli altri. In sostanza, il dimenticare di mettersi al centro della propria esistenza, fino ad arrivare a un punto in cui la situazione non è più sostenibile.

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XII

* * *

Io adoro trovare schemi di base, in questo mi considero un po’ una ricercatrice. Percependo che ogni storia che ascoltavo in fondo si ripeteva, ho capito di essere davanti a una sorta di formula, dove alterando l’ordine dei fattori si altera anche il prodotto.

Se non ami te stessa per prima, è difficile che tu riesca a ricevere dagli altri l’amore che meriti. Se invece sei chiara su chi sei e cosa vuoi, allora la felicità arriva.

Il mio desiderio è che tu sia encantada de conocerte, innamorata di te stessa, felice di essere chi sei.

Ho iniziato questo libro tante volte, in tante parti del mondo, in diversi quaderni e computer. Ma evidentemente dovevo vi-vere delle esperienze in prima persona e applicare direttamente i principi dei quali ti parlerò, per poterteli poi trasmettere con coerenza e sicurezza. È un po’ come il concetto di «soddisfatto o rimborsato»: ora sono certa che i risultati ci sono, te lo garantisco!

È così che ho ideato questo mio metodo, il metodo CREA TE STESSA.

Attraverso le tre chiavi femminili che ti propongo, prenderai in mano la tua vita e deciderai come ricrearti.

È come nel problem solving: analizzi la tua situazione attuale, scegli qual è quella che desideri e pensi a quali decisioni devi prendere per arrivarci. Tutto qui! Sta tutto a te, sei tu che scegli, sei tu che crei.

Durante la prima parte del libro, prima di mostrarti le tre chiavi femminili, ho voluto costruire una sorta di cornice che accomuna tutte noi donne, e l’ho fatto servendomi da una parte di racconti personali, e dall’altra di tematiche trasversali, come

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quella che coinvolge gli studi sulla felicità o quella che si occupa delle differenze tra il mondo maschile e quello femminile.

La prima chiave è quella della Conscienza – Conoscenza con coscienza. Si tratta di una pura raccolta di informazioni su chi sei nel momento presente e sul perché dei tuoi comportamenti e delle tue credenze. Attraverso una tecnica usata nel counseling sistemico, ti inviterò a osservare con attenzione la tua famiglia d’origine e gli schemi che da quella hai ereditato. Acquisite queste consapevolezze, riuscirai a liberarti dalle identità che in fondo non ti appartengono, così da poter creare le tue.

La seconda chiave è quella della Creattività – Attività creativa. Qui ti troverai a rispondere alla domanda: «Ma io cosa voglio?» Questa è la parte del libro dove lavorerai di più, ma è anche quella dove ti troverai a creare, sognare e decidere cosa vuoi. Attraverso il mio metodo SPRing definirai i tuoi obiettivi, in modo da metterti subito in moto. Li definirai sia in modo logico e per iscritto, sia in modo non verbale e con creatività, attraverso disegni, colori e ritagli.

Ti inviterò a ragionare su chi sono i tuoi mentori e a pensare a chi ti influenza nei momenti importanti della tua vita: solo così sarai in grado di scegliere il tuo personale consiglio di am-ministrazione. Insomma, insieme metteremo a punto un vero e proprio piano d’azione.

La terza chiave è quella del Cuoraggio – Agire con il cuore. Una volta che sarai arrivata a sapere che cosa vuoi, potrai scegliere come comportarti nei diversi ambiti della tua vita, assumendoti la piena responsabilità delle tue scelte. Sarai in grado cioè di decidere che cosa vuoi per te stessa e per il tuo futuro con piena consapevolezza, allineando il cuore con la testa.

* * *

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Non è necessario vivere grandi crisi per cambiare o ricalibrare il tiro. La vita è ciclica, noi donne siamo cicliche e ci reinventiamo in continuazione. Ogni momento è buono per rivalutare certe situazioni. La cosa più importante è che tu ti ricordi di rispetta-re te stessa per prima. Che ricordi di amare la tua persona e di prendertene cura esattamente come già fai con le persone a te più care o con le relazioni a cui tieni di più. Se tu riservassi a te la stessa tolleranza, lo stesso amore, la stessa pazienza che hai con la tua migliore amica o con i tuoi figli, non ti sentiresti meglio?

Il metodo Crea te stessa è trasversale. Vale per ogni area e mo-mento della tua vita. Sia che si tratti dell’esigenza di una risposta specifica, come ridefinire la tua professionalità, per esempio, sia che si tratti dell’eterna ricerca di noi donne di questo tempo: come riuscire a equilibrare la nostra vita tra famiglia, lavoro e divertimento sentendoci pienamente soddisfatte e libere.

A questo punto, aprirei le danze con una meravigliosa cita-zione di Mae West:

«Si vive solo una volta, ma se lo si fa bene, è sufficiente».

E ora non mi resta altro da fare che augurarti buon viaggio e buon divertimento!

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PARTE PRIMA

Tu sei il sole del tuo sistema solare

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La felicità è vicina

«La vita non è trovare te stesso. La vita è creare te stesso.»

GeorGe Bernard shaw

CHE COS’È LA FELICITÀ?

Non c’è nulla di più difficile che rispondere a questa domanda,

vero?

L’uomo è da sempre alla ricerca della felicità, e da sempre la

felicità è oggetto di studio di ogni scienza umana, dalla psicologia

alla filosofia, fino alla religione.

Forse, in termini generici, possiamo dire che la felicità è uno

stato di soddisfazione totale.

Dunque è felice colui che ha realizzato tutti i propri desideri.

Bene. Fermati un attimo. Rileggi la frase in corsivo. C’è qualcosa

che ti sfugge, non è così?

Tutti alla domanda: «Qual è il tuo desiderio?» risponderebbe-

ro: «Essere felice!» Eppure, dare dei contorni precisi al concetto

di felicità, capire il vero significato di questa semplice parola è

davvero difficile.

Questo perché non esiste una sola felicità.

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La felicità varia da persona a persona. Dipende dall’emotività, dalla visione del mondo, dall’ambiente in cui si vive.

NON ESISTE UNA FELICITÀ, ESISTE SOLO LA TUA FELICITÀ.

E qui arriviamo a un punto fondamentale.

Ti sei mai chiesta cosa vuol dire PER TE essere felice?

Ho scritto Crea te stessa proprio per aiutare le donne a rispon-dere a questa domanda.

L’ho scritto per portarle a capire cosa vogliono davvero e cosa serve loro per essere felici in ogni campo e in ogni momento della loro vita.

Per liberarle dagli schemi del passato e da tutti quei desideri che credono di avere, ma che in realtà sono un’«eredità» del sistema in cui vivono o in cui hanno vissuto.

E non solo.L’ho scritto per mostrare a ogni donna come essere la prota-

gonista della propria esistenza e come creare un percorso che la porti esattamente dove vuole andare.

La felicità è una scelta

e ogni donna, scegliendo consapevolmente, CREA SE STESSA, giorno dopo giorno.

D’altronde, come diceva la grande Simone de Beauvoir: «Donne non si nasce, lo si diventa».

Attenzione, però! Questo libro non nasce per contrapporre le donne agli uomini, anzi.

Donne e uomini sono le due parti complementari dell’universo:

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non c’è niente che possa far sentire tanto donna una donna come un uomo che la ama, e viceversa.

Quindi, tutto sommato, questo libro è dedicato anche a tutti quegli uomini meravigliosi che, con i loro gesti e le loro attenzioni, fanno di noi dei diamanti preziosi.

Lo so che adesso, mentre leggi, stai storcendo la bocca. Io sono fatta così e ormai è troppo tardi per cambiare. È questo che stai pensando?

Oppure: è troppo difficile!, è troppo faticoso, lungo, dispen-dioso. O ancora: non ne sono capace!, chi mi assicura che non sarà tutta una perdita di tempo?

La risposta è che sì, è difficile, è faticoso. Ma ottenere o no un risultato dipende solo da te, non ci sono altre strade.

«Non possiamo pretendere che le cose cambino, se conti-nuiamo a fare le stesse cose», diceva Einstein, e aggiungeva che la «crisi» può essere una benedizione.

Se sei in crisi, se non sei contenta o soddisfatta, questo non deve abbatterti, anzi deve essere uno stimolo alla lotta, un’occa-sione per mettere in moto la tua inventiva, per progettare nuove strategie e nuovi percorsi.

È proprio dietro una sensazione di malessere che si può na-scondere l’occasione di vivere pienamente la propria vita.

Isabel Allende, una delle mie scrittrici preferite, è una donna che ha vissuto molto intensamente, attraversando difficoltà di ogni genere, e anche lei è arrivata a concludere che «le crisi e le avversità spesso diventano occasione di crescita interiore».

È impossibile evitarle, è assurdo aspettarsi una vita senza intoppi, e allora non rimane altro che trasformare i momenti negativi in occasioni di cambiamento e di conoscenza.

* * *

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Sono una grande ammiratrice di Shawn Achor, uno psicologo laureato ad Harvard, dove è docente e ricercatore, che si è fatto promotore di una particolare forma di psicologia, la positive psy-chology. Il suo corso Happiness è diventato uno dei più popolari della facoltà. È inoltre autore di un libro illuminante, Il vantaggio della felicità, ed è il fondatore dell’Institute for Applied Positive Research e di Good Think Inc., l’istituto che lavora per fare da ponte tra gli studi accademici più innovativi nel campo della psicologia positiva e le best practices nel mondo aziendale e delle culture in tutto il mondo.

Achor parte ponendosi una semplice domanda: siamo davvero convinti che sia necessario lavorare per essere felici? E se fosse vero il contrario? Secondo lo psicologo è la felicità stessa a essere una fonte di produttività, tanto che solo il 25% del successo professionale deriva dall’intelligenza di ognuno mentre il restante 75% dipende dal livello di ottimismo, dal supporto sociale e dalla capacità di considerare lo stress come una sfida invece che come una minaccia.

Achor sostiene quindi che dobbiamo invertire quelle formule che abbiamo sempre considerato necessarie per raggiungere la felicità e il successo. Generalmente si pensa: se lavorerò più du-ramente avrò maggior successo, se avrò maggior successo sarò più felice. È questa la linea che seguono i nostri comportamenti, non solo al lavoro ma nella vita in generale: condiziona il nostro modo di essere genitori, ci plasma come persone.

Ma è un modo retrogrado di pensare.Ogni volta che otteniamo un risultato, cambiano i parametri

del nostro concetto di successo. Se otteniamo un buon voto, alla prova successiva punteremo a uno ancora più alto. Se troviamo un buon lavoro con un buono stipendio, appena se ne presenterà l’occasione cercheremo di alzare il tiro. E così via.

È qui che sta il problema: se davvero la felicità arriva solo grazie al raggiungimento del successo, che è però un traguardo

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che si sposta sempre un passo più avanti rispetto a noi, allora non saremo mai felici.

Con questo modo di pensare abbiamo socialmente spinto la felicità oltre l’orizzonte cognitivo, mentre la realtà ci dimostra che il nostro cervello lavora al contrario. Se una persona riesce ad aumentare la positività del proprio stato d’animo nel presente, il suo cervello proverà quello che Achor chiama

«il vantaggio della felicità».

Lo psicologo americano ha infatti dimostrato che, se il nostro cervello si trova in uno stato positivo, funziona significativa-mente meglio di quando si trova in uno negativo, stressato o indifferente.

Intelligenza, creatività, energia aumentano. I risultati sul lavoro e nella vita migliorano. Il cervello in uno stato positivo lavora il 31% in più di un cervello in stato negativo.

Quindi possiamo (o dobbiamo) invertire la formula. Se riusciamo a diventare positivi oggi, allora le nostre menti

saranno più efficienti, intelligenti e tese al raggiungimento di un risultato.

La dopamina che attraversa il cervello quando siamo in uno stato d’animo positivo svolge due funzioni: rende più felici e attiva tutti i nostri centri d’apprendimento, consentendoci di adattarci al mondo in modo diverso e meno faticoso.

Achor consiglia vari metodi per allenare la mente a diventare più positiva, come spendere 2 minuti quando ti svegli la mattina per 21 giorni consecutivi a scrivere 3 cose per le quali ti senti gra-ta; oppure impegnarti a tenere un diario dove segnare ogni sera almeno un’esperienza che ti ha resa felice, accaduta nelle ultime ventiquattr’ore: fissarla su carta vuol dire riviverla! Oppure, an-cora, lo psicologo raccomanda di sforzarsi di avere atteggiamenti positivi nei confronti degli altri: in ufficio, mandare una mail di

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complimenti o di ringraziamenti a qualche collega, per esempio. Attraverso questi esercizi prendiamo consapevolezza che i nostri comportamenti fanno la differenza. Arriveremo a capire che sia il cervello sia i comportamenti si possono allenare, esattamente come alleniamo il corpo.

Alleniamoci allora alla positività: essere felici conviene!

In quest’ottica ogni crisi, ogni difficoltà va riformulata in termini propositivi. Io l’ho sperimentato personalmente. Pro-vando, sbagliando e ricominciando da capo. Insomma, vivendo.

In questi quarantacinque anni non sono arrivata a grandi verità, ma ho capito che non ci si ferma mai.

Non si arriva mai a destinazione.

La vita è un ongoing process. È sempre in movimento.

Tutto cambia continuamente. C’è solo una cosa da fare: godersi il proprio viaggio.

Ho capito che il futuro è sempre, in ogni momento. Arriva ogni volta che facciamo una scelta e ci muoviamo in una direzione.

Come racconta un libro divertentissimo di Daniel Gilbert (Stumbling on Happiness, che dimostra come ognuno di noi possa inciampare nella felicità), i nostri tentativi di prevedere il futuro si rivelano spesso degli errori madornali, creandoci false aspettative, che però ci spingono verso un traguardo che, se siamo furbi, sapremo cambiare e ritoccare strada facendo.

Le aspettative in realtà sono importanti nel momento in cui le si formula: se fanno nascere in noi sentimenti di gioia e diver-timento hanno svolto il loro compito. Farsi un film sulla propria felicità futura è già sufficiente per creare una felicità presente!

Con il tempo ho capito che parte fondamentale di questo

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percorso è saper ri-creare noi stesse ogni volta che è necessario, perché la vita è un lungo viaggio che comprende strade, autostrade, sentieri e nuovi cammini da percorrere; svolte, uscite, corsie di sorpasso e aree di sosta.

È quello che ho sperimentato sulla mia pelle e che voglio condividere con te nei prossimi capitoli.

Ma prima vorrei ricordarti le parole che Oprah Winfrey disse in occasione del suo cinquantesimo compleanno:

«Mi stupisce sentire ancora a quest’età la mia personalità espandersi, superare i confini dell’ego per diventare sempre più illuminata. Quando avevo vent’anni pensavo che esistesse un’età magica che, una volta raggiunta (forse a trentacinque anni), mi avrebbe permesso di sentirmi pienamente adulta. Buffo come questo numero con il tempo continuasse a spostarsi, come perfino a quarant’anni, etichettata dalla società come donna di mezz’età, sentivo ancora di non essere l’adulto che sapevo di poter diventare. Ora che le mie esperienze di vita sono andate al di là di ogni sogno o aspettativa, so per certo che per diventare chi si è destinati a essere, bisogna continuare a trasformarsi».

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RIEPILOGANDO

• Non esiste una felicità, ma solo la propria felicità. • La felicità è una scelta. Solo scegliendo CREI TE STESSA.• Le difficoltà sono momenti di crescita.• Allenati a essere positiva e scopri il «vantaggio della felicità»:

un cervello felice è un cervello più efficiente.• La vita è un ONGOING PROCESS e, allo stesso modo, anche la

felicità non può essere una meta, ma un percorso, una strada, un’autostrada, un sentiero… Nei prossimi capitoli userò spesso questo tipo di metafore. È importante che ti godi il tragitto e ti diverti: la felicità inizia quando inizi a muoverti. È un viaggio in cui avrai l’occasione di imparare, in cui ti scoprirai un po’ cambiata a ogni passo. Sul mio comodino c’è da vent’anni un foglietto con una frase del grande Thích Nhat Hanh: «Non c’è una via verso la felicità, la felicità è la via».

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Encantada, Nancy

«Io mi accetto come essere unico, con somiglianze e differenze rispetto a ogni altra persona. Non c’è nessun altro esattamente come me. Tutte le attenzioni, l’amore e l’energia che possono es-sere estese a ogni altro essere umano le do anche a me stesso perché sono un essere unico degno di apprezzamento e grande autostima.»

VirGinia satir

Prima di iniziare il nostro percorso insieme è bene conoscersi.Comincio io.Piacere, mi chiamo Nancy Cooklin. Sono nata in Perù quarantacinque anni fa da papà inglese, Ge-

rald, e mamma peruviana, con origini francesi e spagnole, Maruja.Ho vissuto in quattro Paesi e parlo quattro lingue (tre e mezzo,

per la precisione), ed è per questo che troverai nel libro termini in altre lingue, in spagnolo e in inglese per esempio: è il mio modo di comunicare, creo questi cortocircuiti linguistici perché a volte un termine o un’espressione mi sembra più efficace in una lingua piuttosto che in un’altra. Mi suona meglio. Quando esce lo spagnolo, poi, è perché ogni tanto ritorna «El amor de mi tierra» come canta Carlos Vives. È un amore che porto dentro e che quando scrivo si trasforma in parole.

Sono l’ultima di sei figli, tra fratelli e sorelle. Ho una decina di nipoti, tra i nove e i ventisette anni, e per me far parte di una famiglia numerosissima, che si muove e si comporta come un clan, è sempre stato del tutto naturale.

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Ho un marito meraviglioso e due figlie altrettanto fantastiche, e da tredici anni vivo in Italia.

Eppure, nonostante nella mia vita siano accadute molte cose, così tante che qualche volta mi sembra di avere ottant’anni, pos-so dire che c’è una caratteristica che mi accompagna da quando sono bambina.

È quella cosa che si legge tra le righe nei miei diari, diari che ho riletto poco tempo fa, tirandoli fuori da uno scatolone che tenevo in cantina.

La stessa che sento scorrermi nelle vene la mattina quando mi sveglio.

La stessa che mi fa scalpitare per inventarmi un nuovo progetto. La stessa che mi dà la forza anche quando sono stanchissima,

quando non ce la faccio più, quando sono triste.La stessa che mi ha fatto scrivere questo libro.L’irrequietezza. Una specie di «operosità» che guida la mia necessità di fare

ricerche ed esperienze, di avere avventure di ogni tipo, di confron-tarmi continuamente con gli altri, soprattutto con le persone più grandi. Quando ero piccola, c’erano le mie zie e il mio padrino. Oggi c’è Lynn, la mia counselor che ha più di ottant’anni.

Rileggendo le pagine che ho scritto negli anni, ho notato che in ogni età parto sempre dall’idea che nella vita si possano fare un sacco di cose.

Un’amica, qualche tempo fa, mi ha definita «vorace». Devo dire la verità, al momento quella definizione non mi

è piaciuta un granché, mi sembrava in qualche modo negativa. Poi, ripensandoci, ho capito che sì, sono io! È una parola che può spaventare, certo, ma si addice anche a chi ha fame di vita, non è mai sazio di esperienze, non si vuole fermare mai.

C’era irrequietezza in quella piccola sfacciata che viveva a Lima

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e tutti chiamavano Palmerita perché portava sempre i capelli legati in una coda al centro della testa che la faceva sembrare una piccola palma. Quella bambina che sfidava sempre tutti e poi scappava di nascosto, che se ne andava in giro per il quartiere a fare scherzi e a mangiare gelati. La stessa che una volta, dopo che venne riportata a casa da un poliziotto, fu chiusa dalla madre sul balcone, senza nean-che un vestito addosso, tanto per essere sicuri che non scappasse più.

C’era fame di vita in quella Nancy che a sette anni si trasferì con tutta la famiglia in Italia e lì rimase fino ai nove. Quella pic-colina che non aveva mai visto un temporale (a Lima non piove mai), ma che nonostante il terrore voleva correre in giardino per bagnarsi sotto la pioggia.

C’era fame nella Nancy che ha vissuto in Messico dai nove ai quattordici anni, con l’irrequietezza dei primi amori e quella voglia di dare incondizionatamente e di divertirsi come una pazza. Ma c’era irrequietezza anche nella Nancy infelice, costretta a tornare a Lima a quattordici anni, che si abbuffava giorno e notte con sua sorella e mangiava a dismisura durante i té de tías (i «tè delle zie» organizzati per l’addio al nubilato di ogni promessa sposa peruviana) fino ad arrivare a pesare 85 chili.

Era quella stessa irrequietezza che le faceva provare tutte le diete possibili: dagli impacchi al mentolo alle pillole di ogni genere e colore, fino agli esperimenti del dottor Pung, dietologo cinese, che testava su di lei le sue erbe improbabili.

Mi sentivo irrequieta anche quando, nonostante mi vergognassi da morire fasciata in un abito di raso come una palla turchese e pettinata alla Farrah Fawcett, la bionda delle Charlie’s Angels, andavo alle megafeste di compleanno dei quindici anni delle mie compagne di classe. Dal momento che ero gordita, nessuno mi in-vitava a ballare e a me non restava altro che planchar (letteralmente «stirare», cioè stare ferma senza ballare) e inventarmi qualcosa da fare per sentirmi occupata. Prendere da bere, osservare la tap-pezzeria, fingere di andare incontro a qualcuno (e invece seguire

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il volo di una falena fuori dalla finestra), contare le macchie sul divano per capire se fossero di birra o di marmellata…

Quanta irrequietezza, già.

Sì. Ma fino a quel momento era solo irrequietezza.

Le cose sono cominciate a cambiare quando ho iniziato a essere encantada de conocerme.

È stato un percorso lungo, che ha avuto come punto di partenza il fidanzamento con il mio primo amore: un cicciotto come me, che mi ha aiutata ad accettarmi per quella che ero.

È stato un viaggio che ha avuto come tappa l’America di San Francisco, dove all’inizio lavoravo come imballatrice di porcellane cinesi (giuro che è vero!), passavo la giornata circondata da vasi e statuette a forma di drago e venivo rimproverata dai miei capi perché le confezioni che preparavo per chi poi le trasportava non erano perfette; un viaggio che è poi approdato alla concessione della green card, per un caso fortuito o fortunatissimo, e con lo zampino di un avvocato, un certo Bob Hamburger, che per nome e aspetto sembrava uscito da un telefilm.

Un percorso che è passato dal mio primo lavoro verso la mia nuova professione in una società di consulenze in California e poi in una di head hunting – ma qui di nuovo a Lima –, dove il capo mi chiamava «lo Scorpione ribelle» (sì, sono dello Scorpione).

Ma soprattutto un viaggio che è culminato nel 1997 con un giro di tre mesi per il mondo. Il momento in cui, sulle ali della mia irrequietezza e voracità, mi sono davvero innamorata di me stessa. E che riesco a riassumere in un’immagine precisa che mi vede in Spagna con la mia amica Marisa.

Camminiamo per le vie di Granada. Siamo appena state in un locale molto particolare, dove abbiamo incontrato un diavolo tentatore di ottant’anni che ci ha fatto bere la sangria del amor: una bevanda speciale, composta con l’aggiunta di petali di rosa,

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che, a detta sua, aveva la capacità di farti trovare l’amore. E, in effetti, ci aveva fatto subito innamorare, ma di noi stesse!

Così, in quell’immagine, ci siamo Marisa e io che camminiamo per le vie di Granada, ubriache di vita.

Non ha importanza che i petali di rosa fossero una geniale trovata di marketing del vecchio andaluso. Non ha importanza che fosse suggestione o ubriachezza.

Nella vita ciò che conta davveroè il significato che tu dai alle cose.

Da quel giorno ci siamo sentite meravigliose, consapevolmente meravigliose. Camminavamo a testa alta, il passo deciso, i capelli che splendevano al sole.

In quel viaggio l’irrequietezza e il desiderio di godermi la vita fino all’ultimo, che mi hanno sempre portata a spostarmi e rico-minciare da capo da un’altra parte, si stavano trasformando in qualcosa di costruttivo che potevo gestire in piena consapevolezza.

ESSERE ENCANTADA DE CONOCERSE. È questo il percorso che voglio fare con te, il percorso che ogni

donna ha dentro di sé. Si può iniziare partendo per un viaggio reale o semplicemente

leggendo un libro. E, soprattutto, si intraprende ogni volta che la vita ci chiede di rinnovarci.

Oggi sono ancora più consapevole di quanto lo ero nel 1997 e sono ancora più encantada de conocerme.

Incanala le energie. Usa la fame di conoscenza che c’è dentro di te, la tua incontentabilità, la voglia di sperimentare, per trovare il tuo percorso e per innamorarti di te stessa.

Pronta? Partiamo.

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