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Anno 116 DOMENICA 13 GENNAIO 2013 e Poste italiane s.p.a. Sped. in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Filiale di Pistoia Direzione, Redazione e Amministrazione: PISTOIA Via Puccini, 38 Tel. 0573/308372 Fax 0573/28616 e_mail: [email protected] www.settimanalelavita.it Abb. annuo e 45,00 (Sostenitore e 65,00) c/cp n. 11044518 Pistoia 2 V ita La G I O R N A L E C A T T O L I C O T O S C A N O e 1,10 dal 1897 La Vita è on line clicca su www.settimanalelavita.it stato il presidente Na- politano a domandare attenzione e impegno per la questione sociale, che rimane ancora e ri- marrà sempre al centro delle preoccupazioni della politica intesa come ricerca del bene comune. Non si tratta soltanto di affrontare i problemi sociali singolarmente presi, ma l’intera questione sociale in tutta la sua profondità e complessità. Un grido di allarme vero e proprio, un modo preciso e deciso di alludere alla gravità della situazione in cui siamo immersi e alla necessità di interventi radicali indispensabili per una sua vera soluzione. Bisogna rimettere in questione l’intero impianto della no- stra società. Al mondo cattolico questo richiamo è giunto particolarmente gradito e familiare, dal momento che l’espres- sione usata dal capo dello stato è da sempre all’ordine del giorno nel pen- siero sociale della chiesa, dalla sua nascita, convenzionalmente datata 15 maggio 1891, la data della pubblica- zione dell’enciclica Rerum novarum di Leone XIII, fino ai nostri giorni. Il disegno e il sogno di una società ba- sata su altri principi e su altri criteri, ispirati al messaggio evangelico, at- tualizzato all’oggi della nostra storia che, col trascorrere dei decenni, si è andata sempre di più complessifican- do. La sostanza del pensiero è rima- sta sempre la stessa, come lo stesso è l’impianto evangelico a cui si ispira, la forma si è modificata col variare dei tempi e delle stagioni. Dal pensiero di Leone XIII alle indicazioni di lavoro presentate proprio in queste ore al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa sede da Benedetto XVI il cam- mino è stato lungo e difficoltoso, ma la proposta e la dottrina della chiesa non sono mai venute meno. Non è il campo del pensiero che è in questione, caso mai la pratica corrispondente È dell’intera comunità cristiana, anche in questo campo in netto ritardo sulla tabella di marcia segnata dai docu- menti e dai continui richiami. Chi vo- lesse riunire insieme i pressanti inviti all’azione con cui terminano normal- mente i documenti ufficiali della chie- sa, dovrebbe riempire molte pagine di rimproveri e di sollecitazioni. La loro stessa ripetizione è già una critica alla pigrizia di coloro ai quali essi sono sta- ti indirizzati. Quanto può giovare ag- giungerne ancora un altro? Dovremmo rileggere attentamente quanto è stato detto nel passato. È chiaro che i primi a doverli ascoltare sono i responsabili della pastorale della chiesa, i detento- ri del ministero della presidenza che, non è un mistero per nessuno, almeno in questo campo, lasciano alquanto a desiderare. Non è soltanto chi scrive a dover lamentare una scarsa forma- zione sociale dei sacerdoti che escono oggi dai nostri seminari. Anche un minimo di attenzione a quanto dicono i documenti ufficiali dovrebbe essere capace di scacciare l’eterna tentazione dell’intimismo e dell’individualismo. Urge un supplemento di attenzione ai testi e, magari, alla tanto decantata ubbidienza. Disattesa almeno quanto decantata. La chiesa vive, non può es- sere diversamente essendo la religione della Verità incarnata, all’interno della storia. Una delle tante dimenticanze del concilio Vaticano II, di cui si sta celebrando con una certa solennità il cinquantesimo anniversario del suo inizio. In più, proprio il tempo che stiamo vivendo è carico di responsabilità particolari per il nostro presente e il nostro futuro, non soltanto imme- diato. Siamo ormai in prossimità di elezioni di grande importanza e la battaglia elettorale è ormai iniziata, come sempre a base slogan, di in- vettive, di menzogne, di offese, una metodologia in cui alcuni si sono da tempo specializzati e da cui non in- tendono affatto recedere. Sta a cia- scuno di noi, magari unendosi insieme in una riflessione comune (cosa ormai da tempo letteralmente dimenticata) dominare intelligentemente la situa- zione, non facendosi ingannare con facilità dai mestieranti della mistifi- cazione. I mass media oggi imperanti sembrano costruiti apposta per priva- re gli interessati della fatica di pensa- re e di maturare le proprie decisioni dopo attenta e motivata riflessione. Il nostro è per eccellenza un tempo di prudenza, di pazienza, di consiglio da parte di chi ne sa di più, di sospensio- ne e di seri ripensamenti. La facilone- ria dovrebbe essere del tutto bandita dal nostro mondo. Naturalmente, ognuno procederà secondo le sue convinzioni e moti- vazioni di fondo. Ma il cristiano può fare diversamente? La comunità cri- stiana non è semplicemente una riser- va di voti, dalla quale tutti possono attingere liberamente e senza fatica. Essa dovrebbe essere un popolo attivo che si confronta coraggiosamente con tutte le altre impostazioni e prospet- ta un ricco patrimonio di idee e di esperienze senza complessi d’inferio- rità. Accetterà da tutti di buon grado quanto corrisponde alle sue idee, ma sarà giudice severo di quanto è lon- tano dai suoi pensieri. La sua grande e fondamentale idea è la grandezza e la dignità della persona umana, im- magine creata di Dio, che porta già in sé i segni di quell’ordine sociale che poi apprende anche dalle pagine del- la rivelazione divina. Tutto l’uomo e tutti gli uomini: questo è il vero prin- cipio non negoziabile del suo bagaglio culturale. Si passino a questa luce in severa rassegna i programmi che ven- gono proposti, si valuti severamente la credibilità e l’esemplarità di chi li propone e poi si decida. Afferma un noto proverbio che nemmeno l’asino cade due volte nella stessa fossa. Giordano Frosini La questione sociale: un urgente richiamo I FONDAMENTI DI UNA SICURA DEMOCRAZIA L’attuale tempo di crisi è un continuo richiamo ai pericoli che può correre ogni regime democratico se non riesce a superare vicende come il terrorismo, l’emergenza migratoria e l’insicurezza economica PAGINA 2 IL FORTE DISCORSO DEL PAPA AL CORPO DIPLOMATICO Benedetto XVI ha ricordato che “la costruzione della pace passa per la tutela dell’uomo e dei suoi diritti fondamentali”, PAGINA 4 AL CENTRO CULTURALE “J. MARITAIN” Importante riflessione sul Concilio Vaticano II, ancora oggetto di discussione da parte dello stesso mondo cattolico PAGINA 7 UNA VITTORIA DI OBAMA SUL NEOLIBERISMO Con la collaborazione di una certa parte di appartenenti al partito repubblicano, il Presidente degli Usa è riuscito a far passare la legge che costringerà i più ricchi a contribuire maggiormente al mantenimento dello Stato sociale PAGINA 14 IN TUNISIA ANCORA INCOMPLETA LA RIVOLUZIONE DELLA DIGNITA’ La difficile fioritura della primavera araba nei Paesi a sud del Mediterraneo PAGINA 15

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Anno 116

DOMENICA13 GENNAIO 2013

e 1,10

Poste italiane s.p.a. Sped. in a.p.D.L. 353/2003 (conv. inL. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Filiale di PistoiaDirezione, Redazionee Amministrazione:PISTOIA Via Puccini, 38Tel. 0573/308372 Fax 0573/28616e_mail: [email protected]. annuo e 45,00(Sostenitore e 65,00)c/cp n. 11044518 Pistoia

2VitaLaG I O R N A L E C A T T O L I C O T O S C A N O e 1,10

dal 1897

La Vita è on lineclicca su

www.settimanalelavita.it

stato il presidente Na-politano a domandare attenzione e impegno per la questione sociale, che rimane ancora e ri-marrà sempre al centro

delle preoccupazioni della politica intesa come ricerca del bene comune. Non si tratta soltanto di affrontare i problemi sociali singolarmente presi, ma l’intera questione sociale in tutta la sua profondità e complessità. Un grido di allarme vero e proprio, un modo preciso e deciso di alludere alla gravità della situazione in cui siamo immersi e alla necessità di interventi radicali indispensabili per una sua vera soluzione. Bisogna rimettere in questione l’intero impianto della no-stra società.

Al mondo cattolico questo richiamo è giunto particolarmente gradito e familiare, dal momento che l’espres-sione usata dal capo dello stato è da sempre all’ordine del giorno nel pen-siero sociale della chiesa, dalla sua nascita, convenzionalmente datata 15 maggio 1891, la data della pubblica-zione dell’enciclica Rerum novarum di Leone XIII, fino ai nostri giorni. Il disegno e il sogno di una società ba-sata su altri principi e su altri criteri, ispirati al messaggio evangelico, at-tualizzato all’oggi della nostra storia che, col trascorrere dei decenni, si è andata sempre di più complessifican-do. La sostanza del pensiero è rima-sta sempre la stessa, come lo stesso è l’impianto evangelico a cui si ispira, la forma si è modificata col variare dei tempi e delle stagioni. Dal pensiero di Leone XIII alle indicazioni di lavoro presentate proprio in queste ore al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa sede da Benedetto XVI il cam-mino è stato lungo e difficoltoso, ma la proposta e la dottrina della chiesa non sono mai venute meno. Non è il campo del pensiero che è in questione, caso mai la pratica corrispondente

Èdell’intera comunità cristiana, anche in questo campo in netto ritardo sulla tabella di marcia segnata dai docu-menti e dai continui richiami. Chi vo-lesse riunire insieme i pressanti inviti all’azione con cui terminano normal-mente i documenti ufficiali della chie-sa, dovrebbe riempire molte pagine di rimproveri e di sollecitazioni. La loro stessa ripetizione è già una critica alla pigrizia di coloro ai quali essi sono sta-ti indirizzati. Quanto può giovare ag-giungerne ancora un altro? Dovremmo rileggere attentamente quanto è stato detto nel passato. È chiaro che i primi a doverli ascoltare sono i responsabili della pastorale della chiesa, i detento-ri del ministero della presidenza che, non è un mistero per nessuno, almeno in questo campo, lasciano alquanto a desiderare. Non è soltanto chi scrive a dover lamentare una scarsa forma-zione sociale dei sacerdoti che escono oggi dai nostri seminari. Anche un minimo di attenzione a quanto dicono i documenti ufficiali dovrebbe essere capace di scacciare l’eterna tentazione dell’intimismo e dell’individualismo. Urge un supplemento di attenzione ai testi e, magari, alla tanto decantata ubbidienza. Disattesa almeno quanto decantata. La chiesa vive, non può es-sere diversamente essendo la religione della Verità incarnata, all’interno della storia. Una delle tante dimenticanze del concilio Vaticano II, di cui si sta celebrando con una certa solennità il cinquantesimo anniversario del suo inizio.

In più, proprio il tempo che stiamo vivendo è carico di responsabilità particolari per il nostro presente e il nostro futuro, non soltanto imme-diato. Siamo ormai in prossimità di elezioni di grande importanza e la battaglia elettorale è ormai iniziata, come sempre a base slogan, di in-vettive, di menzogne, di offese, una metodologia in cui alcuni si sono da tempo specializzati e da cui non in-

tendono affatto recedere. Sta a cia-scuno di noi, magari unendosi insieme in una riflessione comune (cosa ormai da tempo letteralmente dimenticata) dominare intelligentemente la situa-zione, non facendosi ingannare con facilità dai mestieranti della mistifi-cazione. I mass media oggi imperanti sembrano costruiti apposta per priva-re gli interessati della fatica di pensa-re e di maturare le proprie decisioni dopo attenta e motivata riflessione. Il nostro è per eccellenza un tempo di prudenza, di pazienza, di consiglio da parte di chi ne sa di più, di sospensio-ne e di seri ripensamenti. La facilone-ria dovrebbe essere del tutto bandita dal nostro mondo.

Naturalmente, ognuno procederà secondo le sue convinzioni e moti-vazioni di fondo. Ma il cristiano può fare diversamente? La comunità cri-stiana non è semplicemente una riser-va di voti, dalla quale tutti possono attingere liberamente e senza fatica. Essa dovrebbe essere un popolo attivo che si confronta coraggiosamente con tutte le altre impostazioni e prospet-ta un ricco patrimonio di idee e di esperienze senza complessi d’inferio-rità. Accetterà da tutti di buon grado quanto corrisponde alle sue idee, ma sarà giudice severo di quanto è lon-tano dai suoi pensieri. La sua grande e fondamentale idea è la grandezza e la dignità della persona umana, im-magine creata di Dio, che porta già in sé i segni di quell’ordine sociale che poi apprende anche dalle pagine del-la rivelazione divina. Tutto l’uomo e tutti gli uomini: questo è il vero prin-cipio non negoziabile del suo bagaglio culturale. Si passino a questa luce in severa rassegna i programmi che ven-gono proposti, si valuti severamente la credibilità e l’esemplarità di chi li propone e poi si decida. Afferma un noto proverbio che nemmeno l’asino cade due volte nella stessa fossa.

Giordano Frosini

La questione sociale:un urgente richiamo

I FONDAMENTIDI UNA SICURADEMOCRAZIAL’attuale tempo di crisi è un continuo richiamo ai pericoli che può correre ogni regime democratico se non riesce a superare vicende come ilterrorismo, l’emergenza migratoria e l’insicurezza economica

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IL FORTE DISCORSO DEL PAPA AL CORPO DIPLOMATICOBenedetto XVI ha ricordato che “la costruzione della pace passa per la tutela dell’uomo e dei suoidiritti fondamentali”,

PAGINA 4

AL CENTRO CULTURALE“J. MARITAIN”Importante riflessione sul Concilio Vaticano II, ancora oggetto di discussione da parte dello stesso mondocattolico

PAGINA 7

UNA VITTORIADI OBAMASUL NEOLIBERISMOCon la collaborazione di una certa parte diappartenenti al partito repubblicano, il Presidente degli Usa è riuscito a far passare la legge che costringerà i più ricchi a contribuire maggiormente almantenimento dello Stato sociale

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IN TUNISIA ANCORA INCOMPLETA LA RIVOLUZIONEDELLA DIGNITA’La difficile fioritura della primavera araba nei Paesi a sud del Mediterraneo

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2 n. 2 13 Gennaio 2013 LaVitaprimo piano

a tematica della sicurezza è tornata di grande attualità, con forza di-rompente dal 2001, ma inquadrata secondo coordinate distanti dalle

scelte del Costituente italiano, tanto che la prospettiva della sicurezza che si è estratta dalla Costituzione può apparire oggi illuso-ria e superata. Non a caso, solo per citare un esempio, la risposta all’attentato dell’11 settembre 2001 è stata un unilateralismo internazionale dello Stato vittima e non un rafforzamento delle istituzioni del dialogo mondiale.

I fattori più evidenti di instabilità e di in-sicurezza sono la recrudescenza del terrori-smo, agente su scala internazionale e spesso su basi di un fondamentalismo religioso, e le conseguenze delle consistenti ondate migra-torie.

A ciò si aggiunga, ma potrebbe essere una radice comune, l’insicurezza economica e finanche esistenziale che il contesto della globalizzazione ha instillato nelle società e in quelle classi che, dal contestato ordine socio-politico ed economico, traevano i maggiori vantaggi.

Le risposte degLi stati aL terrorismo

L’analisi delle strategie di risposta dei singoli Stati alle minacce a quella terroristica in particolare evidenzia l’adozione di provve-dimenti emergenziali che hanno determinato spinte contraddittorie rispetto ai fondamenti dello Stato democratico. Si registra cioè un pericolo di regressione rispetto a conquiste dello Stato di diritto, quali quelle che atten-gono al rispetto delle libertà fondamentali dell’individuo. In alcuni Stati, la preoccupazio-ne per la sicurezza ha comportato un sacrifi-cio considerevole della trasparenza in cui, in democrazia, deve vivere lo spazio pubblico, e

DEMOCRAZIA E FUTURO

I valori della pacee della sicurezza alla basedel processo democratico

I fattori di crisi sonooggi rappresentati

dal terrorismo,dall’emergenza

migratoria,dall’insicurezza

economicadi Filippo Pizzolato

diritto internazionale”. Deroghe non sono però ammissibili in ordine al diritto alla vita, alla proibizione della tortura e dei trattamen-ti inumani e degradanti, della schiavitù e al principio di legalità e di irretroattività della legge penale. In sintesi si può condividere l’opinione per cui le autorità giurisdizionali hanno il compito precipuo e fondamentale di evitare che la rete delle garanzie, messa in tensione dai provvedimenti di emergenza, si strappi e anzi di farle riprendere, nel più breve tempo possibile la forma originaria. L’esperienza attesta che il ruolo delle auto-rità giurisdizionali può essere molto efficace in particolare nella valutazione della ragione-volezza e della proporzionalità delle misure adottate in ordine al rispetto dei diritti e dei principi dello Stato di diritto, nonché alla loro durata temporale.

E tuttavia è indubbio che la stessa azione giurisdizionale può sostenersi, almeno nel medio-lungo periodo, solo se i principi che il costituzionalismo esprime sono interiorizzati e radicati dalla coscienza critica che i cittadini esprimono. In questo senso, una cittadinanza critica e la presenza di un ricco tessuto di formazioni sociali sono elementi costitutivi e indefettibili di un ethos democratico. La ri-sposta di un tessuto articolato di formazioni sociali, capaci di dar vita ad agenzie formative e informative indipendenti, è idonea a creare, entro i rapporti sociali, una rete protettiva di sicurezza sociale che è una misura autonoma di prevenzione e di difesa sia dalla violenza privata, sia dalle tendenze abusive dei pubblici poteri.

In questo modo, anche la sicurezza non è opera esclusiva dell’autorità, ma in coerenza con lo spirito democratico, è funzione sociale cui è servente l’attività “ministeriale” dell or-ganizzazione istituzionale.

hanno rilegittimato luoghi opachi del potere, attività di sistematico spionaggio e perfino il tentativo di creare zone franche della legalità democratica.

Tra le misure d’emergenza applicate nei Paesi occidentali per contrastare il ter-rorismo, figura, variamente miscelata, una congerie di provvedimenti idonei a colpire garanzie fondamentali degli ordinamenti liberal-democratici.

La possibilità di arresto e di detenzione preventivi senza idonee garanzie di interven-to dell’autorità giudiziaria, il prolungamento dei tempi massimi della carcerazione preven-tiva, l’ampliamento dei poteri di perquisizione personale e domiciliare; il sequestro di beni, l’indebolimento delle garanzie processuali, le limitazioni straordinarie alla libertà di circola-zione, di riservatezza delle comunicazioni, di manifestazione del pensiero, di associazione, ecc...

L’insicurezza genera insicurezza

L’insicurezza e la paura tendono a ge-nerare altra insicurezza, poiché così come avviene nell’etologia animale anche negli uomini questi sentimenti possono scatenare l’aggressività o alimentare un rancore pronto a esplodere. Sul piano sociale, si deve met-tere nel conto l’insicurezza oggettiva che è prodotta dalla diffusione delle armi tra i cittadini. Strategie comunicative volte ad ad-ditare il nemico responsabile dell’insicurezza inducono un’aggressività che può scatenare intolleranza. Il caso recente e tragico della Norvegia conferma quanto la diffusione anche politica di posizioni xenofobe possa far deflagrare comportamenti violenti o il disturbo psichiatrico. Da altra prospettiva, chi subisce trattamenti diseguali limitativi, in nome della sicurezza, può covare un senso di frustrazione e perfino provare un sentimento di solidarietà verso chi è perseguitato dallo Stato. In questo modo, la lotta all’insicurezza diventa un fattore ulteriore di lacerazione della coesione nazionale.

Come l’esperienza degli ordinamenti oc-cidentali ha attestato, gli organi giurisdizionali hanno, in taluni casi assai efficacemente, svol-to una funzione di controllo e di limitazione ai poteri derogatori che l’autorità politica esercitava nello stato di emergenza. I giudici ordinari e, ancor più, i giudici costituzionali hanno dunque rappresentato una linea di difesa dell’ordine democratico costituzionale.

Essi hanno il compito di difendere l’ordina-mento dai pericoli degli attacchi all’ordine statale, ma anche dai mezzi sproporzionati che gli Stati potrebbero mettere in atto per contrastare questa minaccia. L’azione degli organi di indirizzo politico, e degli Esecutivi in particolare, è stata arginata e progres-sivamente bilanciata dall’intervento, reso possibile dalle garanzie di indipendenza che sorreggono gli organi giurisdizionali, della Ma-gistratura e delle Corti costituzionali.

I giudici svolgono la funzione, attraverso la difesa della Costituzione, di tutelare quelle componenti del corpo sociale i cui diritti e interessi la maggioranza del momento, in nome dell’emergenza, sacrifica. Essi sono dunque uno strumento fondamentale di una sovranità popolare che non esaurisca il popo-lo nella maggioranza o minoranza) al potere.

iL ruoLo deLLe corti sovranazionaLi

Accanto alle giurisdizioni nazionali, che operano un bilanciamento dei poteri indi-spensabile, si è venuto configurando un ruolo considerevole di Corti sovranazionali, garanti di una dimensione costituzionale metana-zionale ancora in costruzione e tuttavia già in grado di incrinare la pretesa di esclusività, avanzata dagli Stati, sull’esercizio della funzio-ne securitaria.

In ambito europeo, in particolare, si deve segnalare la giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea e della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea presidia le fun-zioni dell’Unione Europea che si sono venute rafforzando in materia di cooperazione giudi-ziaria, nonché il rispetto dei diritti che fanno parte del patrimonio comune degli Stati e dell’Unione stessa.

La carta ceduLa Corte di Strasburgo offre tutela giu-

risdizionale a una cintura sovranazionale di protezione dei diritti individuali contenuti nella Carta Cedu.

La Carta Cedu, all’art. 15, espressamente prevede che “in caso di guerra o in caso di altro pericolo pubblico che minacci la vita della nazione, ogni altra parte contraente può adottare delle misure in deroga agli obblighi previsti dalla presente Convenzione, nella stretta misura in cui la situazione lo richieda e a condizione che tali misure non siano in conflitto con gli altri obblighi derivanti dal

LFilippo Pizzolato

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313 Gennaio 2013 n. 2VitaLa cultura

o s a h a i l cuore pesante . S e d u t a

nel salone della sua grande casa, fissa le pareti rivestite di legno. La catastrofe infine è accaduta. Con la schiena diritta nel vestito grigio e collo alto, apre sullo scrittoio il diario rivestito di pelle

“R Lilli Gruber racconta la suafamiglia in un ricco affresco di una

intensa stagione storicadi Angelo Rescaglio

marrone a cui confida i suoi pensieri. Prende una penna e la intinge nell’inchiostro nero.

Il suo antico corsivo tedesco è una calligrafia regolare, leg-germente inclinata. Comincia a

raccontare un nuovo episodio della sua storia, a discendenti che non incontrerà mai”.

Incomincia così il raccon-to di famiglia, derivato dal “dia-rio” della bisnonna Rosa, nata nel 1877 e morta all’inizio della seconda tragica guerra mondiale, nel 1940, che “Non ha mai lasciato, se non per brevi viaggi questo minuscolo villaggio del Sudtirolo, dove ha iniziato a scrivere sedici anni prima”.

Lilli Gruber è di una bra-vura eccezionale, con la finez-za e l’aristocrazia di una “pa-rola” capace di scavare nella coscienza e nella realtà del quotidiano, per ritrovare dei volti e delle tensioni umane.

Una data emerge nel dia-rio, “novembre 1918”, che “Per lei... significa infelicità... ha portato la sconfitta e una dolorosa lacerazione”; in più “annuncia nuove tragedie”, perché “Rosa sa che il suo mondo è crollato, che la sua vita non sarà più la stessa... Che la sua famiglia, la sua comunità, la sua identità sono in pericolo”. Scrive in quei giorni di sconfitta: “L’Austria è smembrata, il nostro caro Tirolo diviso, noi poveri sudti-rolesi siamo finiti sotto il dominio dei Welschen (così

IL LIBRO DI UNA NOTA PRESENTATRICE

Molto più di un diario

I QUADERNI DI VIA DEL VENTO

I vagoni rossidi Franco Benesperi

vagoni rossi, del giornalista e scrittore svedese Stig Dagerman (Norrgardet, 5 ottobre 1923 – Eneby-berg, 5 novembre 1954).Questo il titolo del volumetto numero 63 (pagg.

36, euro 4), della collana quadrimestrale “iquadernidivia-delvento”, curata da Fabrizio Zollo, dato alle stampe per conto delle Edizioni Via del Vento, piccola ma prestigiosa casa editrice pistoiese che da alcuni anni propone, agli appassionati bibliofili, testi inediti e rari del Novecento.Duemila gli esemplari numerati, impressi su carta vergati-na avorio, per i tipi della Stamperia Elle Emme di Pieve a Nievole (Pistoia).Inedito in Italia, in questo racconto viene rappresentata, con stile spiazzante e crudo, la commedia di solitudine ed esclusione che è, nello stesso tempo, quella dell’autore e di ciascuno di noi.Stig Dagerman (all’anagrafe Stig Jansson) fa il suo esordio letterario nel 1945, con il romanzo Ormen (Il serpente), intriso di angoscia, terrore, senso di colpa, che lo renderà subito famoso al grande pubblico. A seguire, De Domdas O (L’isola dei condannati), quindi, nel 1946, raccoglie i reportages dalla Germania sotto il titolo Tysk Host (Autunno tedesco). Tra il 1947 e il 1949 pubblica i rac-conti Nattens lekar (I giochi della notte), il dramma Den dodsdmde (Il condannato a morte), i romanzi Brant barn (Bambino bruciato) e Brollopsbesvar (Pene delle nozze), che lo consacreranno definitivamente al successo. Infine, nel 1952, due anni prima di morire suicida, da alle stampe il monologo Il nostro bisogno di consolazione.“Scrivere di follie – evidenzia Marco Alessandrini nella nota al testo – è un esorcismo che affascina da sempre la letteratura. E’ un luogo a cui si usa ritornare per rin-tracciare l’architettura stessa, i ritmi e le folgorazioni del narrare… Il tema della follia e dell’impazzire è dunque un genere elettivo, un viaggio proteso ad accogliere l’inco-noscibile, l’insopportabile, il devastante. In altri termini, la

I

qui chiamano gli italiani”). Sola la preghiera accompagna quelle ore tragiche: “Attra-versa l’atrio e va in camera sua. Si inginocchia ai piedi del grande crocifisso appeso al muro... Questa sera, prima che la storia imbocchi la nuova strada, sa che avrà bisogno più che mai del sostegno divino”.

Dal 1902 al Natale del 1939... tanti sono gli anni del “diario” e attraversano tem-pi inquieti, per tanti motivi: “Anni dolorosi, non solo per il Sudtirolo. La crisi e le tensioni nazionaliste che segnarono l’inizio di un secolo turbolen-to. Il trauma del passaggio del-la regione dall’Austria all’Italia. Il ventennio fascista. Il sorgere e l’affermarsi di un sentimento di rivalsa che avrebbe portato tanti, troppi sudtirolesi dritti tra le braccia del Führer. E il patto col diavolo, dopo l’ac-cordo tra il dittatore tedesco e il Duce”.

Nel capitolo primo “La lacerazione”, dove sinteti-camente si ripercorrono i fatti dalla caduta dell’impero austroungarico alla guerra di Mussolini e di Hitler, la Gruber annota qualche mo-mento pure della sua intensa esperienza giornalistica: “E c’erano certi quadretti in cu-cina... Raffiguravano fuggiaschi stracciati, scene di miseria e di violenza. ‘Questa è la guerra’ mi ripeteva mia nonna. ‘Ri-

Alla nebbiadi gennaioNell’assorto grigio silenziodella tua informe essenzail mondo scompare:cancelli colline case paesi,dormono nella tua magia biancae regina del silenzio sarestise solo potessi addormentareanche i rumori delle strade.

Tutto si dissolve nella tua incantata impalpabilità,dentro di tecade il tempo con le ore e i giorni e le notti.

I pensieri si raccolgononell’intimità del cuoreed il sogno diventauna fiaba come quelleche si raccontano ai bambini.

E delle fiabe dell’ottocentohai il fascino rievocanti fiochi lampioni lontanilungo strade notturnepercorse da lente carrozze.

Mentre vado nella tua solitudine biancami tocchi la frontecon le tue fredde ditami canti nel cuorela gelida nenia dell’inverno.

Anna Tassitano

Poeti Contemporanei

cordati, è solo fame, paura e miseria’. Di guerre, da inviata, ero destinata a vederne più di una... “.

Tra le pagine successive, poi, il racconto si fa sempre più ricco di vicende di famiglia e di riflessioni sul destino umano, qui mischiato tra guerre e speranze di rinascita: il marito Jakob è stato rispar-miato “in un conflitto che ha fatto milioni di morti in tutta Europa”, la figlia Hella, “la ri-belle”, “questa giovane donna intelligente e decisa... già nel 1937 è sempre più coinvolta nel nazionalsocialismo”, (il commento, “Pagò molto cari i suoi errori”). I fatti successivi, sempre ricuperati dal “diario” di Rosa, raffigurano la storia di terre di confine, che deb-bono lottare per affermare il loro desiderio di ritornare tedesche”.

Lilli Gruber trova una felice conclusione al racconto di famiglia: “Rosa ha chiuso gli occhi pensando che i suoi so-gni fossero morti, ma in realtà erano solo sospesi. I sogni vivono ancora, e la storia non è finita”.

Stig Dagerman

realtà con cui il racconto pone in immediato, ustionante contatto è il pathos allo stato puro, la passione: anzi, ogni passione e le sue incontenibili esplosioni, o le altrettanto ingovernabili implosioni”.La collana quadrimestrale di prosa “iquadernidiviadel-vento” è in distribuzione presso le migliori librerie e si può ricevere anche in abbonamento annuale mentre, per maggiori informazioni e curiosità sulla casa editrice pisto-iese, è attivo il sito internet www.viadelvento.it.

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4 n. 2 13 Gennaio 2013 LaVitaattualità ecclesiale

iolenza”, “fana-tismo”, “falsi-ficazione della religione”. Sono

queste le principali conseguenze dell’”oblio di Dio” e dell’”ignoranza del suo vero volto”. A parlarne è stato Benedetto XVI, che nel tradi-zionale discorso di inizio d’anno al Corpo diplomatico ha ricordato che “la pace non sorge da un mero sfor-zo umano, bensì partecipa dell’amore stesso di Dio. Ed è proprio l’oblio di Dio, e non la sua glorificazione, a generare violenza”. “Dire a tutti e a ciascuno che nel rispetto del diritto naturale, nell’ascolto delle altrui e delle proprie convinzioni più intime, nel coraggio necessario per lottare contro tutti i mali da qualunque parte provengano risiede l’avvenire di tut-te le nostre civiltà e la speranza di un’umanità riconciliata con se stes-sa”. Questo il compito della Chiesa, secondo il vicedecano del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, Jean-Claude Michel, al quale il decano Alejandro Valladares Lanza ha dato subito la parola, dopo un breve cenno di saluto al Santo Padre. “L’intolleranza e il terrorismo - ha affermato Michel - non avranno mai l’ultima parola se lotteremo con tutte le nostre forze per sradicare le tentazioni oscurantiste dell’umanità”. Di qui l’opportunità di “ogni iniziativa tesa a favorire un dialogo interreli-gioso e costruttivo che sia il germe di una nuova società umana pluricul-turale fondata sui valori comuni ad ogni individuo”. A questo proposito, il vicedecano ha deplorato gli attacchi “portati alla famiglia e al rispetto della vita”, attraverso leggi tese a “imporre alle coscienze una nuova definizione di famiglia, negando a un bambino il diritto ad avere un padre e una madre, e non solamente dei genitori, incitando i malati a preci-pitarsi nella morte piuttosto che a battersi per la vita”.

L’obLio di dio e gLi appeLLi per La pace

“Come si può evitare che la violenza diventi la regola ultima dei rapporti umani?”, si è chiesto Bene-detto XVI, secondo il quale “senza un’apertura trascendente, l’uomo cade facile preda del relativismo e gli riesce poi difficile agire secondo giustizia e impegnarsi per la pace”. Per il Papa, l’oblio di Dio e l’ignoran-za del suo vero volto “è la causa di un pernicioso fanatismo di matrice religiosa, che anche nel 2012 ha mietuto vittime” e che rappresenta “una falsificazione della religione stessa”. Di qui l’appello alle autorità civili e politiche, in particolare, per la Siria, per “porre fine a un conflitto che, se perdura, non vedrà vincitori, ma solo sconfitti, lasciando dietro di sé soltanto una distesa di rovine”. Appello anche per la Terra Santa, affinché si arrivi ad “una pacifica convivenza nell’ambito di due Stati sovrani, dove il rispetto della giusti-zia e delle legittime aspirazioni dei due popoli sia tutelato e garantito”.

Il discorso al Corpo diplomatico:

‘’È proprio l’oblio di Dio’’ a ‘’generare

violenza’’

MIGRANTI E RIFUGIATI

L’Italiasono anche loro

Domenica 13 gennaio la 99ª Giornata mondialedi Giancarlo Perego

el Messaggio della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato di quest’anno, Benedet-

to XVI ricorda “la sofferenza”, “la povertà”, “la disperazione” che mette in cammino molte persone oggi. Da Bari e dalla terra di Pu-glia, non poco segnata da fenome-ni di caporalato che hanno gene-rato nella Capitanata, da Foggia a Nardò fino a Otranto esperienze di tutela dei lavoratori immigrati e delle loro famiglie, la Chiesa italiana condivide quest’anno anzi-tutto il dramma di chi, migrante, è sfruttato e abbandonato. Nel Dossier statistico del 2012, curato dalla Caritas e dalla Mi-grantes, si segnala come le migra-zioni nascono in un mondo di 1 miliardo e 200 milioni di persone che vivono nella povertà. Sono persone e famiglie, uomini e don-ne, giovani e adulti che proven-gono dai tanti focolai di guerra, alcuni conosciuti e altri dimenti-cati, da 1.2 miliardi di persone che vivono in regimi dispotici (34) o in Stati fragili (43) alle prese con degrado, povertà ed emergenze ambientali o umanitarie. Nel 2011 l’Italia ha vissuto l’incontro con 62 mila di queste persone che sono arrivate sulle nostre coste,

N

in particolare nell’isola di Lampe-dusa, provenienti dal Nord Africa, che viveva quella che è stata definita “la primavera araba”, ma originari di molti Paesi del Centro o del Corno d’Africa. Un incontro che si è trasformato per oltre 25 mila persone in accoglienza, all’interno di molte strutture dei comuni e delle parrocchie, anche se purtroppo in una emergenza non programmata e accompagna-ta, con il rischio di scadere in una nuova forma di assistenzialismo. È questo “mero assistenzialismo” che il Santo Padre condanna nel Messaggio, mentre invita a pro-muovere soprattutto “l’autentica integrazione, in una società dove tutti siano membri attivi e re-sponsabili ciascuno del benessere dell’altro, generosi nell’assicurare

apporti originali, con pieno diritto di cittadinanza e partecipazione ai medesimi diritti e doveri”. È un invito per noi a continuare il cammino di riconoscimento della cittadinanza dei minori stranieri nati in Italia - oltre 650 mila - ini-ziato nella Settimana sociale dei cattolici italiani a Reggio Cala-bria nel 2010, continuato con la campagna “L’Italia sono anch’io”, condivisa con il variegato mondo associativo italiano, fino alla pro-posta di legge popolare di modi-fica della legge sulla cittadinanza con l’estensione dello jus soli ai bambini figli di genitori stranieri nati in Italia.“Fede e speranza - ricorda nel Messaggio Benedetto XVI - riem-piono spesso il bagaglio di coloro che emigrano, consapevoli che

con esse ‘noi possiamo affrontare il nostro presente: il presente, anche un presente faticoso, può essere vissuto e accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così gran-de da giustificare la fatica del cam-mino” (Enciclica Spe salvi, 1).Trasformare il cammino di dispe-razione di tante persone - oggi sono stimati dall’Onu in 214 milioni i migranti nel mondo, di cui circa 160 milioni migranti eco-nomici e 60 milioni rifugiati e pro-fughi - in un cammino di speranza diventa un impegno, una sfida educativa per le nostre comunità civili e religiose, se non si vuole che il cammino di disperazione si trasformi in un nuovo conflitto e scontro sociale.

BENEDETTO XVI

Riconciliare l’umanità

Non è mancato un appello accorato per la Nigeria, teatro di attentati terroristici contro i cristiani “riuniti in preghiera, quasi che l’odio volesse trasformare dei templi di preghiera e di pace in altrettanti centri di paura e di divisione”.

prima La vitaNella parte centrale del suo di-

scorso, Benedetto XVI ha ricordato che “la costruzione della pace passa per la tutela dell’uomo e dei suoi diritti fondamentali”, primo fra tutti “il rispetto della vita umana, in ogni sua fase”. A questo proposito, il Papa ha salutato con favore la Risoluzione del Consiglio d’Europa che ha chiesto la proibizione dell’eutanasia, mentre ha stigmatizzato quei Paesi in cui “si è lavorato per introdurre o amplia-

re legislazioni che depenalizzano o liberalizzano l’aborto”. “Preoccupa-zione”, infine, anche per la decisione della Corte Interamericana dei Diritti umani relativa alla fecondazione in vitro, che “ridefinisce arbitrariamente il momento del concepimento e inde-bolisce la difesa della vita prenatale”.

non rassegnarsi“Non rassegnarsi” allo “spread

del benessere sociale”, mentre “si combatte quello della finanza”: questa la “ricetta” del Papa per la crisi, per vincere la quale “occorrere recuperare il senso del lavoro e di un profitto ad esso proporzionato”. Altro compito “urgente”, “formare i leaders” del futuro: “Anche l’Unione europea - ha detto il Papa - ha biso-gno di rappresentanti lungimiranti e

qualificati, per compiere le scelte dif-ficili che sono necessarie per risanare la sua economia e porre basi solide per il suo sviluppo”. “Da soli alcuni Paesi andranno forse più veloci, ma, insieme, tutti andranno certamente più lontano”, ha ammonito il Papa deplorando “le crescenti differenze fra pochi, sempre più ricchi, e molti, irrimediabilmente più poveri”.

persone giuste“Per affermare la giustizia, non

bastano buoni modelli economici, per quanto essi siano necessari”, perché “la giustizia si realizza sol-tanto se ci sono persone giuste”, ha spiegato il Papa: “Costruire la pace significa educare gli individui a combattere la corruzione, la crimi-nalità, la produzione e il traffico della

droga, nonché ad evitare divisione e tensioni, che rischiano di sfibrare la società, ostacolandone lo sviluppo e la pacifica convivenza”. La pace sociale, inoltre, “è messa in pericolo anche da alcuni attentati alla libertà religiosa”, da “marginalizzazioni della religione nella vita sociale” e da casi “di intolleranza, o persino di violenza nei confronti di persone di simboli identitari e di istituzioni religiose”. Per salvaguardare l’esercizio della libertà religiosa è quindi “essenziale rispettare il diritto all’obiezione di coscienza” sui principi “di caratteri etico e religioso, radicati nella dignità stessa della persona umana”, che sono come i “muri portanti di ogni società che voglia essere veramente libera e democratica”.

“V

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513 Gennaio 2013 n. 2VitaLa

l giorno del battesimo di Gesù nel Giordano per opera di Giovanni il battezzatore segna un cambiamento epocale nella vicenda della rivelazio-

ne di Dio agli uomini. Attraverso una solen-ne teofania, avviene, infatti, l’investitura del Messia e Gesù riceve le consegne da Gio-vanni, l’ultimo dei profeti, segnando ufficial-mente la fine del vecchio testamento e l’ini-zio del nuovo. L’investitura del Messia avvie-ne con la spettacolare apertura dei cieli da cui discende visibilmente lo Spirito Santo, la vera “unzione”, accompagnata dalla solen-ne dichiarazione del Padre: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio com-piacimento (Lc 3, 22)». Pietro lo conferma nella sua predicazione: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spiri-to Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, per-ché Dio era con lui (At, 10, 37-38)». Gio-vanni, poi, è il primo dei testimoni pubblici del Messia, anche se prima di lui due profeti, Simeone e Anna nel tempio di Gerusalem-me, lo avevano incontrato e riconosciuto, ma in privato e, per giunta, con i genitori di Gesù che non si erano resi ancora conto della portata dell’avvenimento: «Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui (Lc 2, 33)». Giovanni con la sua predicazione ed il battesimo sul Giorda-no suscita l’aspettativa nel popolo: «il popo-lo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo» e la dirotta verso l’obbiettivo

giusto, non solo indicando il Messia, ma pre-cisandone, nei tratti essenziali, la missione e anche l’aspetto sacrificale: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco (Lc 3,16)». E, «vedendo Gesù venire verso di lui, disse: “Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!” ( Gv 1,29)».Dunque il battesimo di Gesù al Giordano segna l’inizio della sua missione pubblica. Per inciso, giova sottolineare come, dopo la riforma voluta dal Concilio Vaticano II, la liturgia della Messa, ci faccia percorrere più efficacemente di prima, dal punto di vista catechetico, gli avvenimenti della nostra salvezza. Dell’avvento ad oggi, abbiamo per-corso la preparazione dall’attesa fino a que-sto momento e, nelle domeniche del tempo ordinario che seguiranno, considereremo il contenuto dell’opera evangelizzatrice di Gesù. Nel ciclo triennale abbiamo la pos-sibilità, così guidati, di ripassare completa-mente il catechismo della Chiesa Cattolica. Giustamente il card. Ballestrero, arcivescovo di Torino, invitava i suoi preti ad utilizzare la liturgia della parola nella Messa come cate-chesi, l’unica, ma in compenso efficacissima, rimasta specialmente per gli adulti. Tornando ai testi biblici di questa festa, vi troviamo anche il “cartello programmatico”

della missione messianica che, appunto con il battesimo di Gesù, iniziava.1. Attraverso la venuta del Messia, Dio toglie dal suo popolo l’afflizione, causata dal pec-cato: «Consolate, consolate il mio popolo - dice il vostro Dio. - Parlate al cuore di Ge-rusalemme e gridatele che la sua tribolazio-ne è compiuta la sua colpa è scontata […], si rivelerà la gloria del Signore e tutti gli uomini insieme la vedranno, perché la bocca del Signore ha parlato».2. Dio prende l’iniziativa in quest’opera di salvezza: «Ecco, il Signore Dio viene con potenza, il suo braccio esercita il dominio. Ecco, egli ha con sé il premio e la sua ri-compensa lo precede». Dio descrive la sua strategia ricorrendo all’immagine del buon pastore: «Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; por-ta gli agnellini sul petto e conduce dolce-mente le pecore madri». Gesù si approprie-rà di questa immagine con l’affermazione: «Io sono il buon pastore».3. La redenzione operata dal Messia ci viene applicata, a titolo gratuito, una prima volta mediante il suo battesimo che ha una forza rigeneratrice che quello di Giovanni non possedeva: «È apparsa la grazia di Dio, che porta sal¬vezza a tutti gli uomini. Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità […] quando apparvero la bontà di Dio, salvatore no¬stro, e il suo

amore per gli uomini, egli ci ha salvati, non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua mise¬ricordia, con un’acqua che ri-genera e rinnova nello Spi¬rito Santo, che Dio ha effuso su di noi in abbondanza per mezzo di Gesù Cristo. La stessa giustifica-zione ci viene applicata, ogni volta che ne abbiamo bisogno, mediante il sacramento della Penitenza, chiamato dai Padri “secondo battesimo”.4. Soprattutto, però, nel battesimo di Gesù si realizza finalmente il decreto di Dio sulla sorte finale del serpente tentatore: «Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno (Gen 3, 15)». Significativamente, infatti, solo dopo che Gesù fa l’atto di penitenza di mettersi in fila e farsi battezzare, naturalmente a nome nostro e non perché ne avesse biso-gno, il Padre dichiara il suo compiacimento verso il Figlio diletto, primo di tanti fratelli. Questo potrebbe spiegare il «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia (Mt 3, 14-15)» con cui Gesù respinge l’obbiezione di Giovanni: “Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?”. L’umanità, cioè, finalmente riottiene in Gesù, fattosi nostro fratello e quindi capace di agire a nome nostro, quel diritto di ingresso in paradiso che avevamo perduto con il peccato. Il Messia è infatti venuto essenzialmente, alla fine dei conti, «affinché, giustificati per la sua grazia, di-ventassimo, nella spe¬ranza, eredi della vita eterna (Tt 3, 7)».

don Umberto Pineschi

La Parola e le paroleBattesimo del signoreIs 40,1-5.9-11; Sal 103; Tt 2,11-14; 3,4-7; Lc 3,15-16.21-22

attualità ecclesiale

I

brei e cattolici parleranno di fami-glia e del vincolo “fedele e defini-tivo” tra un uomo e una donna. I cristiani invece puntano ad un impe-

gno per la giustizia e la pace, per la costruzione di una società dove sono bandite una volta per tutte ogni forma di discriminazione soprattutto quella subita a causa dell’appartenenza religiosa. Gennaio è il mese del dialogo perché il 17 si ce-lebra la Giornata del dialogo ebraico-cattolico e quest’anno sulla scia dell’approfondimento delle Dieci Parole, è la volta del comandamento “Non commettere adulterio”. Subito dopo si celebra dal 18 al 25 la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Quest’anno il testo ori-ginario della Settimana è stato preparato dallo Student Christian Movement of India (SCMI), che ha scelto di prendere in considerazione la realtà dei Dalit. Sono “i fuori casta” del sistema sociale e religioso induista dell’India, e pur go-dendo oggi di nuove legislazioni, sono spesso vittime di emarginazione e abusi, politicamente sotto-rappresentati, sfruttati economicamente e soggiogati culturalmente. I cristiani dell’India sono in maggioranza Dalit.

ebrei e cattoLici in diaLogo suLLa famigLia

“Testimoniare che la famiglia continua ad essere la cellula essenziale della società e il contesto di base in cui si imparano e si eser-citano le virtù umane”. E’ questo “il prezioso servizio” che ebrei e cattolici in Italia possono offrire per “la costruzione di un mondo dal volto più umano”. Si parlerà dunque di famiglia quest’anno alla Giornata per l’approfondi-mento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici e ebrei che si celebrerà il 17 gennaio 2013 ed avrà per tema il settimo comandamento “Dio allora pronunciò tutte queste parole: Non commettere adulterio” (Esodo 20, 1.14).

EBREI - CRISTIANI

Per la famigliae la libertà

Come ogni anno la Giornata è presentata in un sussidio preparato da mons. Mansueto Bianchi, presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo della Cei, e dal Rav. Elia Enrico Richetti, presidente dell’Assemblea dei Rabbini d’Italia. La Giornata rappresenta una tappa importante nel cammino di dialo-go fraterno tra la Chiesa in Italia e il Popolo ebraico, “mostrando – scrivono il vescovo e il rabbino - di voler andare oltre turbolenze e incertezze che hanno talora suscitato dubbi sull’effettiva consistenza del dialogo cristiano-ebraico odierno”. Per il loro dialogo, ebrei e

cattolici italiani hanno scelto un cammino di riflessione iniziato anni fa sulle “Dieci Parole”: esse rappresentano “campi di collaborazione e di testimonianza” nella comune aspirazione di “risvegliare nella nostra società l’apertura alla dimensione trascendente” in un mondo in cui molti “non conoscono Dio o lo ritengono superfluo, senza rilevanza per la vita”.

i cristiani per La giustizia e La pace

Vivere per la giustizia e la pace, per “una società costruita sulla dignità, sull’uguaglianza,

Giornata del dialogo ebraico-cattolico

(17 gennaio) e Settimana di preghiera per l’unità

(18-25 gennaio)

E

sulla fraternità”. Questo invece l’impegno che i cristiani delle diverse Chiese presenti in Italia intendono prendere insieme. “Quel che il Si-gnore esige da noi” (cfr. Michea 6, 6-8), è infatti il tema scelto per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che si celebra dal 18 al 25 gennaio. Il testo - preparato dallo Student Christian Movement of India (SCMI) – parte dalla testimonianza di fede di una storia real-mente accaduta di una donna della comunità Dalit chiamata Sarah. L’incidente narrato ebbe luogo nel 2008 in Khandamal, nello Stato di Orissa, nell’India centrale, dove per un mese si scatenò grande violenza. I cristiani (in mag-gioranza Dalits) furono attaccati da estremisti Hindu. I luoghi di culti e le case dei cristiani furono distrutti. Orissa è una delle città più povere dell’India, tradizionalmente associata con il settore più socialmente discriminato. Il bilancio della violenza fu di 59 morti, 115 chiese cristiane distrutte, case danneggiate, e un totale di 50.000 cristiani senza tetto che cercarono rifugio nelle foreste e, più tardi, nei campi-profughi organizzati dal Governo indiano.

iL messaggio per Le chiese in itaLia

Anche quest’anno la Settimana è presentata alle chiese e comunità ecclesiali presenti nel no-stro Paese dai loro rispettivi responsabili in un messaggio comune scritto da mons. Mansueto Bianchi, a nome della Conferenza episcopale italiana, dal Pastore Massimo Aquilante, per la Federazione delle Chiese evangeliche e dal Metropolita Gennadios, arcivescovo ortodosso d’Italia e di Malta ed Esarca per l’Europa Me-ridionale. “È incontestabile – si legge nel mes-saggio - che la vera fede in Dio è inseparabile dalla santità personale, come anche dalla ricerca della giustizia sociale”. Per i cristiani dunque, “camminare umilmente con Dio” significa anzi-tutto “camminare in solidarietà con coloro che lottano per la giustizia e la pace, e condividere la sofferenza di tutti, attraverso l’attenzione, la cura e il sostegno verso i bisognosi, i poveri e gli emarginati”. “Camminare con Dio – incalzano i leader delle Chiese – significa camminare oltre le barriere, oltre l’odio, il razzismo e il nazio-nalismo che dividono e danneggiano i membri della Chiesa di Cristo”.La Sinagoga di Roma

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6 n. 2 13 Gennaio 2013 LaVita

ultima statistica pub-blicata sul sito della Provincia di Pistoia è impietosa: il settore

ricettivo ha perduto nel 2012 il 7,8% di presenze rispetto all’anno pre-cedente. Cercheremo di analizzare qui alcuni di questi dati per capire il fenomeno turistico, considerando come si misura, cosa misura e quanto non misura, per capirne le necessità.

La statistica del settore si basa sul movimento dei clienti negli esercizi ricettivi e conta quante persone han-no pernottato negli alberghi e nelle case in affitto. Il pernottamento è il maggiore costo sostenuto dal turista a cui spesso si aggiunge la consuma-zione del pasto serale; è quindi, un dato sostanziale ed incontrovertibile. Escludendo il sommerso, è l’unità di misura generalmente utilizzata per stabilire i benefici prodotti dal turista in un dato territorio. Ma c’è un trucco che vedremo.

Si è andata inoltre affermando la tendenza a misurare anche il fenome-no dell’escursionismo: il turista che si sposta in giornata e la sera rientra alla propria dimora. Ad esempio la famiglia che parte da Firenze e va a sciare all’Abetone, oppure in estate si reca al mare a Viareggio. Questo dato -a nostro avviso- non è importante perché la spesa del turista è di scarsa entità e resta in gran parte all’interno della stessa regione: Firenze piutto-sto che la Versilia.

Il turismo profittevole, tanto per essere chiari, è quello internazionale. Esso sposta la ricchezza e, specie in questo periodo di crisi, può portare grandi benefici. Il turista tedesco esporta valuta in Italia e spendendo sul nostro territorio avvantaggia la nostra scarna bilancia dei paga-menti. Sia ben chiaro, questo non è automatico e come abbiamo detto c’è un trucco. Facciamo l’esempio delle crociere, ormai in massima parte gestite da multinazionali del turismo. I crocieristi acquistano solo qualche misero souvenir a Fi-renze o nella città d’Arte visitata, il grosso del bottino viene incamerato dalla multinazionale a cui la nave appartiene: pernottamenti, pasti e le stesse escursioni. Ne traggono così vantaggio o solo gli azionisti Carnival, a cui la Costa Crociere appartiene: i grandi investitori delle principali piazze finanziarie. Ad esempio, se consideriamo il modello di turismo imposto ai paesi del Nord Africa, gestito quasi esclusivamente da multinazionali, possiamo facilmente dedurre che ben poco beneficio, fatte salve le aristocrazie, ne hanno ricavato le popolazioni locali. Dopo oltre trent’anni di turismo sfrenato, l’Egitto è più povero di quanto non lo fosse all’epoca di Nasser. Quindi speriamo che in futuro il turismo italiano sia preservato dai grandi gruppi di investitori stranieri, che spazzerebbero via in un battibaleno i nostri piccoli. Per il momento e per fortuna, gli alberghi, gli agriturismi, le case in affitto sono gestiti da piccole aziende familiari che attirano introiti dall’estero e li spendono all’interno

Un’occasione per spalmare 32 milioni di euro sull’asfalto tra Lucca e Firenze

di Marinella Sichi

IN LIBRERIA

Un anno in giallo e noirIntervista con Giuseppe Previti

di Alessandro Orlando

iuseppe Previti, auto-re dell’Annuario del Giallo e Noir 2012, mi accoglie stringen-

domi la mano e sfoderando un sorriso che accompagnerà tutta l’intervista. Mi siedo al tavolo della Caffetteria Marini dove ci eravamo dati appuntamento e nell’attesa di un caffè inizio con le domande.

Cosa è l’Annuario del gial-lo e noir 2012?Una raccolta di recensioni su tutta l’attività di letteratura gialla e noir pubblicata grosso modo nell’arco di un anno. Oggi le librerie abbondano di libri, sembra quasi che ci siano più libri che letto-ri, oltre tutto il ritmo fre-netico della vita moderna sembra far mancare il tempo di meditare e con-templare, a anche sem-plicemente di leggere. Ha ancora senso pubblicare libri e parlarne?Quest’annuario ne è la prova. Io ormai sono tanti anni che attra-verso la televisione e le presen-tazioni con il pubblico, ma anche con il mio blog, con altri libri del genere ho proposto, promosso, citato autori, libri ecc.. Non mi sembra tutto sommato che l’in-teresse per la lettura o per la conoscenza dei tanti scrittori sia venuto meno. Quale è la finalità della tua pubblicazione?Parlare e fare conoscere degli scrittori con le loro storie e il

G

loro modo di procedere. Intendo l’Annuario come una porta di accesso a un universo quanto mai ampio. E in questo quadro il libro sarà per il lettore una guida esperta, un riferimento sicuro per poter scegliere quello che fa per lui. Come arrivi a creare que-sta tua opera, quali sono i criteri ispiratori?Genericamente possiamo par-tire dalla lettura, leggo molto, frequento anche molti autori e questo è importante per cogliere di prima mano l’essenza dei loro testi. A tutto questo segue un la-voro di sintesi e di rielaborazione critica da cui poi la seconda fase del mio lavoro, ossia la elabora-zione e la scrittura della recen-sione e la susseguente messa su carta. Come puoi definire la tua figura?Graziano Braschi, uno dei “guru” del giallo italiano mi ha definito un “recensore periodista”, e mi sembra un giudizio condivisibi-le. Il recensore periodista è un esperto di settore che lavora con vari mezzi di comunicazione e fornisce ad altri il frutto di que-ste esperienze.

Tvl Pistoia, biblioteche, librerie, blog sono i tuoi campi di attività....Sicuramente un osservatorio ampio, a cui aggiungerei la mia personale attività di lettore di altrettanti autori al di fuori di quelli frequentati, e di questo l’Annuario ne fa prova. Siamo praticamente alla terza edizione....Ed infatti questa edizione 2012 compie secondo me un passo avanti nel senso che è più ricca di quella dell’anno scorso e ancor più del 2010, uscita con un altro autore. Come è stata strutturata questa raccolta?Comprende oltre cento articoli, anzi il numero degli autori citati è ancora maggiore perché una sezione del libro è riservata alle antologie e queste ovviamente comprendono più autori. Un’altra parte comprende le pubblicazio-ni tra fine 2011 e buona parte dell’anno in corso, infine una serie di approfondimenti su temi e eventi dell’annata giallistica.

La tua primaria esperienza di recensore, e anche di scrittore, si è svolta all’in-terno del giallo toscano,

ma ora sembri volere an-dare oltre?Ritengo che l’Annuario in quan-to tale o ha una connotazione esclusivamente toscana, e non è il caso nostro, o deve acquisire sempre più, nei limiti del possibile, una visuale dei valori nazionali e internazionali. Ferma restan-do la volontà di citare anche gli emergenti troverete in questo libro chi ha contribuito alle for-tune dell’annata, da De Cataldo a Carlotto;da Camilleri a Malvaldi, da Recami a Vichi, non mancano Mar-karis, Perez , Reverte, i Lemaitre e così via. Vorrei anche sottolineare la presenza di autori come Tobino, Gadda, Zavoli, le presenze di studi su grandi uomini dell’arte dalla vita misteriosa (Caravaggio, Van Gogh), insomma tutto quanto fa parte della “letteratura” in senso lato, si deve parlare sempre meno di genere.

Come definiresti in conclu-sione L’Annuario?Una “guida Michelin” delle novità dell’anno, librarie e no.

L’intervista è finita, ci salutiamo, lui va di fretta, deve correre a Fi-renze dove incontrerà dei giovani autori. Ammirato dalla sua incre-dibile vitalità lo guardo allonta-narsi verso la Stazione. Buon lavoro Giuseppe!

Mondiali di ciclismoe turismo in Toscana

del territorio arricchendolo. È questa la vera forza del turismo.

Si pone adesso la terza conside-razione. Il sommerso -recentemente messo in luce anche dal governo- che rende viscido il settore. La fotografia che le statistiche ci forniscono è parziale. In particolare gli affitti di appartamenti, gli agriturismo ed i bed and breakfast hanno un basso livello di emersione e nella maggior parte dei casi non viene rilasciata alcuna ri-cevuta. Un fenomeno finora tollerato, ma che speriamo venga contrastato

al più presto.Dall’analisi dei dati statistici si

rileva immediatamente la perdita di appeal della montagna pistoiese e al contempo della città di Pistoia. Quest’ultima perde il 20% sulla componente nazionale ed il 12% sugli stranieri. Il dato sugli arrivi totali di turisti stranieri, pari a 383.374, evidenzia le carenze strutturali delle politiche finora adottate e la mancanza di una efficace strategia di marketing. La principale carenza riguarda la scarsa conoscenza della

lingua inglese e tedesca da parte degli addetti. A questo proposito si considerino le statistiche riguardanti il Nord/Est dove una conoscenza maggiore della lingua tedesca ha consentito la crescita delle presenze. Riguardo invece agli sforzi di com-mercializzazione, questi dovrebbero concentrarsi quasi esclusivamente nel nostro bacino di elezione, il cen-tro Europa, dove l’immagine della To-scana è forte. Evitando combinazioni di offerte multiple o gli eventi spot, che mettono in luce più le criticità

L’di quanto non evidenzino i punti di forza del territorio.

Dando un’occhiata alle per-formance della Val di Nievole, si nota una tenuta della componente straniera nel comune di Monteca-tini, cha da sola assorbe 321.000 arrivi, la maggior parte composta da turisti delle città d’arte. Servirà l’organizzazione dei mondiali di ciclismo per attivare la “formidabile ricaduta economica su Firenze e sulla Toscana” auspicata? Gli ultimi studi riguardanti i grandi eventi sportivi non confortano questa tesi. Al con-trario dimostrano, come nel caso delle olimpiadi invernali di Torino del 2006, che i costi hanno ampiamente superato i ricavi e come le recenti olimpiadi di Londra, non abbiano attirato i turisti ed anzi, molti biglietti siano rimasti invenduti. Per questo Monti ha giustamente detto “no gra-zie” alle olimpiadi a Roma. Il rischio, ahimè concreto, per i campionati del mondo di ciclismo è che non vi sia il rientro economico sperato oltre a far fuggire i turisti preoccupati di possibili aumenti di prezzo. Mentre, per la gioia di migliaia di disoccupati e pendolari, 32 milioni di euro finan-ziati dagli enti locali e dalla Regione Toscana andranno spalmati sull’asfal-to stradale tra Lucca e Firenze.

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PistoiaSetteN. 2 13 GENNAIO 2013

onos t an t e i c i n -quant’anni trascorsi dal suo inizio, il Conci-lio Vaticano II continua

ancora a essere oggetto di discus-sione e di polemica, qualche volta decisamente dure e sopra i righi. La serata è destinata a ricostruire almeno alcuni punti fondamentali che sono in questione, cominciando dalla interpretazione generale che rimane naturalmente alla base dell’intera po-lemica. Prospettiamo la discussione dei due relatori della serata.

Per il primo relatore i difetti di una certa valutazione del Concilio “prima che nei libri, è sotto i nostri occhi. La manierata evocazione del Vangelo, in scrittori e scrittrici di cose ecclesiali e spirituali, che sulla stampa e nell’editoria cattolica passa-no per ‘teologi’, non fa mai menzione significativa della Tradizione. Per l’Eucaristia circola quasi ovunque il superficiale verbiage della mensa e del mangiare insieme, contro la di-mensione sacrificale e contro (più o meno consapevolmente) la Presenza reale. L’Ordine sacro è declassato quanto a sacralità e a peculiarità ontologica, ed è schiacciato sulle sue funzioni ‘umane’. Il Magistero è ignorato nella sostanza, tollerato ‘per obbedienza’. La Vergine Maria è

Due punti di vistasul Concilio Vaticano II

N presente dove la personale devozio-ne lo chiede al singolo sacerdote, o a qualche teologo, ma non appartiene all’impalcatura della fede (se qualche ‘impalcatura’ vi è ancora) che essi trasmettono. Aggiungo: in tale movi-mento (anzi: smottamento) indotto dall’intelligencija ecclesiale che si richiama allo ‘spirito’ del Concilio, non sorprende che l’ecumenismo sia oggi infine poco praticato, poiché nell’ordine della dottrina della fede siamo molto al di là, in termini di dissoluzione dogmatica, di ciò che la tradizione protestante non seco-laristica, per non dire l’Ortodossia, credono ancora. In termini storici siamo nella somma o confusione di terreni ereticali secolari. Moderni-smo, in senso tecnico.”

Parole gravi a cui fanno riscon-tro le osservazioni della seconda relatrice, la quale, rifacendosi a un discorso del cardinal Carlo Maria Martini, afferma la necessità di una rigorosa recezione delle grandi idee conciliari: “Inculturazione del van-gelo, sinodalità delle Chiese locali e nelle Chiese locali, ridefinizione della propria identità in un cammino ecumenico coinvolgente tutti, che non separi la spiritualità per tutti e la ricerca teologica di pochi, che riconosca con maggiore forza il

rinnovamento prospettico segnato dal conciliare ‘subsistit in’ (LG 8), riconoscimento di essere pellegrini nel mondo con il resto dell’umanità, laicità, essere popolo sacerdotale profetico mi sembrano gli snodi qualificanti della prossima fase di recezione. Con particolare rilievo va infine segnalato il passaggio in cui si richiama con forza la Chiesa a essere povera a immagine del Cristo; occorre valutare su questo elemento d’identità il rapporto con il potere, la scelta dei beni materiali, dei mezzi necessari alla missione. La scom-messa di una nuova Chiesa, segno significativo nel mondo di oggi, di un nuovo volto capace di interpellare profondamente le coscienze dentro e fuori il contesto ecclesiale, si gioca su questo punto in modo radicale. Qui ci siamo allontanati dal Concilio, l’abbiamo ‘tradito’ e addomesticato con compromessi indebiti.”

Anche se i punti segnalati sono in parte diversi, si capisce che un accordo fra le due opinioni risulta ancora molto difficile.

La questione è tutt’altro che se-condaria e non può non interessare tutti, in particolare coloro che nella comunità assolvono il ministero della presidenza.

R.

L’incontro-dibattito si terrà mercoledì 16 gennaio 2013 alle ore 21 presso l’Aula

Magna del seminario vescovile.Interverranno Pietro De Marco

dell’Università di Firenze eSerena Noceti, della FacoltàTeologica dell’Italia Centrale

a serata del 18 dicembre del Centro culturale Ma-ritain è stata dedicata alla figura storica di Gesù, una

questione vecchia di secoli oggi tornata alla ribalta e all’attenzione degli studiosi sia cristiani che laici. I relatori erano il professor Remo Cacitti e il biblista Romano Penna.

Il punto di partenza era il recente e fortunatissimo libro di Cacitti e Au-gias “Inchiesta sul cristianesimo”, che ha raggiunto la tiratura di 150.000 copie e che inizia esattamente con una affermazione categorica negativa riguardo alla figura storica di Gesù. Di questi si dice che non ha mai detto di essere figlio di Dio, di voler fondare una chiesa, di programmare una religione vera e propria con i suoi riti, le sue gerarchie le sue leg-gi. Le prime affermazioni in questo senso risalgono al XVIII secolo e in forme diverse sono continuate fino ai nostri giorni. Una questione grave, come si vede, alla quale la comunità cristiana, almeno nei suoi rappresentanti ufficiali, non sembra molto interessata.

CENTRO CULTURALE “J. MARITAIN”

Discussione sulla figurastorica di Gesù

Il dibattito Cacitti-Penna di fronte a un folto pubblico di diversa estrazione che ha

preso parte alla discussionePer la verità, alla serata del Mari-

tain hanno partecipato molti uditori di diversa estrazione. La risposta di Romano Penna, almeno ai più infor-mati, risulta molto chiara e condivisa normalmente dai biblisti e dai teologi di parte cattolica. In sostanza, il pro-fessore romano, afferma che il cristia-nesimo ha avuto origine due volte: la prima volta in Galilea con l’annuncio del Regno da parte di Gesù; la se-conda volta a Gerusalemme dopo la morte e la risurrezione di Cristo. “Senza la risurrezione -afferma Pen-na-, delle due l’una: o non ci sarebbe stato cristianesimo oppure esso si sarebbe limitato a una setta come

quella di Qumran e Gesù avrebbe avuto tutt’al più una sorte analoga a quella del maestro di giustizia”. Il problema di fondo allora va posto in questi termini: è necessario vedere bene i rapporti tra il Gesù prima della risurrezione e dopo la risurrezione o, come si dice in gergo fra gesuologia e cristologia. Nessun dubbio che dopo la risurrezione Gesù è proclamato Dio, Signore dell’universo, giudice universale dei vivi e dei morti. C’è da domandarsi, a questo punto, se nel periodo precedente la risurrezione nelle parole di Gesù è possibile ri-trovare delle affermazioni riferite alla coscienza della sua divinità. Come af-

ferma Penna: “Ciò che fu detto di lui dopo la sua morte-risurrezione può essere visto in continuità omogenea con ciò che egli storicamente ritenne di se stesso oppure rappresentò un passo in avanti e ormai inconciliabile? Ha forse ragione Nietzsche a dire che ‘il vangelo morì sulla croce’ e che quel che venne dopo fu soltanto ‘una cattiva novella’?” La risposta è decisamente positiva, perché ci sono diversi passi, certamente storici, che alludono alla sua coscienza di figlio di Dio. Si tratta di affermazioni non esplicite ma che implicitamente dicono la stessa cosa. Si pensi, per esempio, al testo in cui il vangelo di Marco afferma, a proposito della data della parusia, che il giorno e l’ora sono ignoti a tutti, anche al figlio. Nessuno dubita della autenticità storica di questo passo: nessuno infatti avrebbe potuto inventarlo. Si

pensi che proprio su questo passo il primo eresiarca Ario costruì la sua negazione della divinità di Gesù. Un testo storico in cui però l’affermazio-ne del “figlio” senza aggettivi e senza specificazioni, allude certamente a qualcosa di originale e singolare. Altri testi prepasquali dei vangeli hanno gli stessi connotati: si pensi ancora, per esempio, alla parabola dei vigna-ioli omicidi in cui il figlio è di nuovo presentato come una realtà diversa rispetto a tutti gli altri inviati.

R.

L

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8 n. 2 13 Gennaio 2013 LaVitacomunità ecclesialeIN CATTEDRALE

Vesprod’organo con Matteo BonfiglioliMusiche di Francisco Correa de Arauxo, Bernardo Storace e Girolamo Frescobaldi, eseguite da Matteo Bonfilioli, per il Vespro d’organo in programma domenica 13 gennaio (ore 17) in Cattedrale (organo Tronci, 1793). L’appun-tamento è promosso dall’Acca-demia d’organo Gherardeschi, nell’ambito della 16esima edizio-ne dei Vespri d’organo, organiz-zata con vari patrocini e collabo-razioni, tra cui Regione Toscana, Comune di Pistoia, le Diocesi di Pescia e Pistoia e l’Arcidiocesi di Bologna. Bonfiglioli nel 2006 ha ottenuto il terzo premio al «IX Concorso clavicembalistico Gian-ni Gambi» di Pesaro e nel 2011 il premio «Andrés Segovia - Josè Miguel Ruiz Morales».

IN SEMINARIO

A 50 anni dal Concilio Vaticano II e i 100 anni di Arturo Paoli

La Casa della Solidarietà-Rete Radiè Resch di Quarrata (Pistoia), le parrocchie di San Piero Agliana, Santomato e Stazione di Montale, “Viandanti” e “Agenzia Adista” hanno organizzato per sabato 12 gennaio 2013, presso il seminario vescovile di Pistoia, via Puccini 36 una tavola rotonda su “A 50 anni dal Concilio Vaticano II, e i 100 anni di Arturo Paoli”La giornata avrà il seguente svol-gimento: alle ore 9,15 la - Tavola rotonda su: “Il Concilio Vaticano II dopo 50 anni? Tra negazioni e speranze” alla quale interverran-no: Raniero La Valle, già direttore di Avvenire, senatore e scrittore; monsignor Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea; Giancarla Codri-gnani, già deputata della sinistra indipendente; Raffaele Luise, vati-canista Gr1-Rai. Coordina: Fran-cesco Comina, giornalista e scrit-tore. Alle ore 13 pranzo-buffet; alle ore 15,30 - Tavola rotonda su: “Il concilio e l’America Latina e il messaggio di Arturo Paoli” alla quale interverranno: Arturo Paoli, piccolo fratello, Antonietta Poten-te, teologa, suora domenicana in Bolivia, Marcelo Barros, benedet-tino brasiliano, teologo della libe-razione, Claudia Fanti, giornalista di Adista.

ggi, accanto a in-tegralismi sempre molto vivi, è però anche molto diffusa

la convinzione che le religioni abbiano tutte lo stesso valore e che i loro fondatori siano da mettere sullo stesso piano.

“Il confronto diretto, imposto dalla globalizzazione, con le diverse religioni del mondo può portare con sé indubbiamente un senso di smarrimento e un facile e sommario relativismo; insieme si affacciano anche nuove interessanti sfide per la teologia cristiana: Gesù Cristo è proclamato nel Nuovo Testamento come l’unico salvatore, e su questo per un cristiano non ci può essere alcuna discussione. Tuttavia, non è pensabile di liquidare l’immenso patrimonio spirituale che le religio-ni non cristiane hanno elaborato in secoli (alcune in millenni) come qualcosa di superato dalla rivelazione di Dio in Cristo; anzi, quella ricchezza può rivelarsi feconda anche per la nostra teologia.”

Dunque che valore hanno religioni come induismo, bud-dismo, islam, ebraismo?

“Se è vero che Dio vuole salvi tutti gli uomini, è evidente che anche le tradizioni religiose non cristiane hanno un loro valore proprio nel divino disegno universale di salvezza. Anche in esse l’uomo trova validi sentieri per coltivare la propria dimensione spirituale: si pensi a Gandhi, per fare un esempio fra i tan-tissimi, che nell’induismo ha trovato la via per sviluppare un profondo e indubbiamente autentico rapporto con Dio.

Diversi teologi oggi parlano di un incontro, per quanto nascosto, inconsapevole, di tutti i credenti, a qualunque tradizione religiosa appartengano, con il mistero di Cristo. Detto in altro modo, le religioni rappresentano comunque una mediazione di salvezza, magari inferiore a quella della chiesa, magari meno piena e perfetta, ma comunque valida.”

Gesù deve essere messo al pari degli altri fondatori di religione come Buddha, Maometto e Confucio?

“Per quanto si discuta, in teologia, su questo problema, la chiesa è vinco-lata alle incontrovertibili affermazio-ni, ricorrenti nel Nuovo Testamento, sulla unicità del salvatore, che è solo Gesù Cristo. Cristo è Dio stesso che si fa presente all’uomo nel dono di sé, è il sacramento primordiale: ciò non significa tuttavia che l’azione di Dio nella storia, lo Spirito Santo insomma, si limiti alla presenza in Cristo. Nei fondatori delle religioni, come negli uomini autenticamente spirituali di ogni luogo e tempo, non si può non riconoscere la presenza animatrice dello Spirito Santo e la volontà divina di manifestarsi all’umanità, di non lasciarla sola, di salvarla insomma.”

O

Si parla di induismo, bud-dismo e islam; e l’ebraismo?

“Forse perché l’ebraismo ha un po’ uno statuto speciale agli occhi dei cristiani, allora succede di dimenticare di inserirlo nel comune

elenco delle religioni non cristiane. Il cristianesimo deve molto all’ebrai-smo; c’è un legame particolare tra queste due tradizioni, gli ebrei sono i nostri “fratelli maggiori”. Tuttavia, l’ebraismo è a tutti gli effetti un’altra

gni lunedì dal 14 gennaio alle 21, presso l’oratorio di San Gaetano adiacente alla chiesa di San Paolo Apostolo, si svolgerà un percorso biblico-sapienziale sui Dieci

comandamenti.Ultimamente stanno tornando di moda i Dieci Co-mandamenti: un fenomeno sorprendente se si pensa a quanto forte sia stato l’impulso, nella storia del pensiero occidentale recente, a liberarsi di ogni im-posizione, di ogni legge. Arriviamo a chiederci se non sia perfino opportuno rispolverare i Dieci Comanda-menti ed usarli come mezzo di annuncio a riguardo di quel destinatario specifico che sono i giovani. Il giovane di oggi sa molte cose, assai contraddittorie e ricevute da molte fonti contrapposte. Sociologica-mente non accetta le autorità, non crede nei padri, di qualsiasi genere. A livello culturale professa un relativismo evanescente, una visione del mondo a livello gassoso, tutto è vero e tutto è falso, niente è certo. È chiaro che questa è un’analisi in poche righe,

una generalizzazione che richiederebbe mille distin-guo. Quale è il risultato del quadretto appena disegnato? Una disperata mancanza di certezze, che non è quasi mai consapevole: è uno spiffero di angoscia nel fondo del cuore delle persone di oggi. E i Dieci Comandamenti? Dopo 200 anni di devasta-zioni abbiamo un uomo che per saper tanto, non sa proprio niente. Abbiamo un analfabetismo esistenzia-le, ogni scelta è incerta, e si vive a casaccio. Abbiamo perso le istruzioni per l’uso. Adoperiamo la vita, il corpo, l’affettività, l’amicizia, il tempo, come un elet-trodomestico sconosciuto, spingiamo i bottoni a caso. La felicità sembra un incidente fortuito, e l’alchimia della vita pare ineffabile.Il buon gioco dell’annuncio dei 10 comandamenti (so-prattutto come radiografia di Cristo, del suo modo di pensare, della sua obbedienza al Padre e del suo amore per noi) trova la sua forza proprio nel dolore sordo di questa generazione.

ALL’ORATORIO DI SAN GAETANO

Dal 10 gennaio percorsosui dieci comandamenti

O

AI MARGINI DELLA SCUOLA DI TEOLOGIA

Le religionisono tutte uguali?

Risponde Beatrice Iacopini,docente del corso di aggiornamento

di Daniela Raspollini

religione, anche perché negli ultimi duemila anni si è sviluppata in modo autonomo (noi tendiamo a pensarla, invece, com’era ai tempi di Gesù).

Occorre dire anche che la so-pravvivenza di questa religione alla venuta di Gesù, pone problemi teo-logici particolarissimi, che si incon-trano solo in parte confrontandosi con le altre religioni.”

Le migrazioni spostano i

confini delle religioni ed esse si incontrano, nelle città, nel-le scuole, nelle stesse fami-glie. Questo rappresenta un pericolo per il cristianesimo?

“Non c’è dubbio che la se-colarizzazione, da una parte, e la globalizzazione dall’altra rendono oggi molto più complicato crede-re, rispetto anche a soli cinquanta anni fa. Ma l’incontro con le grandi tradizioni religiose non cristiane, a mio parere, rappresenta una gran-dissima opportunità, sia nella vita di tutti giorni che a livello di riflessione teologica: il confronto costringe sempre a mettersi in discussione e a ripensare se stessi e la propria fede, impedendole di diventare una sterile routine. Anche a livello teologico, poi, enorme è l’arricchimento che può derivare da una seria e convinta conoscenza dell’”altro”: si pensi che l’incontro con Aristotele –il pagano Aristotele– nel medioevo ha dato origine alla geniale e fecondissima teologia di san Tommaso; oggi, come allora, la teologia cattolica ha bisogno di rinnovarsi, nel linguaggio, nell’im-postazione, e tutto questo sarà possibile anche grazie agli apporti delle altre religioni e culture, come già tanti teologi e uomini dello spirito hanno dimostrato (si pensi a Panik-kar, a Le Saux, a Paolo Dall’Oglio e via dicendo).”

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913 Gennaio 2013 n. 2VitaLa comunità ecclesiale

Un ricordo di VilmaRustici

ono ormai trascorsi due anni da quando Vilma ci ha lasciati; due anni in cui abbiamo sentito la man-canza del nostro “punto

di riferimento” e la nostalgia grande della sua presenza illumi-nante e rassicuratrice.Pensiamo a Villa Rospigliosi, crea-tura sua, come diceva monsignor Scatizzi, che resta a testimoniare il suo sacrificio, la sua abnegazio-ne, il suo amore.Le creature di Vilma sono un dono di Dio, che vuole il bene per noi tutti e si serve di loro per realizzarlo.Davvero le vie del Signore sono imperscrutabili!Ci accorgiamo dopo, con il pas-sare del tempo, quanto è provvi-denziale il disegno del Padre per ciascuno di noi: gli incontri, che sembrano casuali, si scopre poi che fanno parte di un preciso disegno, nel quale ognuno si trova coinvolto.Sia benedetto il Signore che ope-ra tante meraviglie!A Lui il nostro grazie per averci messo accanto la guida dei suoi angeli, una delle quali, per noi è stata Vilma: iniziò il suo compito tanti anni fa e certo seguita anche oggi ad esserci vicina.Siamo sicuri, inoltre, che ella intercederà per tutti noi e, so-prattutto, si farà garante dell’aiuto divino per la Chiesa, che ha tanto amato e per la quale ha offerto tutta la sua vita.L’anno della fede troverà in lei un efficace e potente aiuto.

I suoi amici senesi

Spoco tempo dalla scomparsa dell’ex cappellano del Monastero della Visi-tazione di Pistoia, don Sergio Cinelli, mercoledì 28 novembre si è spenta

anche suor Maria Amata Sbaragli da Firenze, più volte superiora del medesimo cenobio visitandino.

Suor Maria Amata Sbaragli ha avuto i natali a Firenze, città nella quale crebbe e conseguì una brillante formazione culturale dopo aver frequen-tato il Ginnasio e l’Istituto Magistrale.

Sin dai primi anni della sua gioventù aderì all’Azione Cattolica di Firenze e, con convinzione e dedizione, si profuse in quell’apostolato. È proprio dalla frequentazione di questa insigne istituzione cristiana che maturò e consolidò la sua fede; al punto di lasciare così la docenza nelle scuole elementari e accedere al glorioso Ordine della Visitazione di S. Maria nel Monastero di Massa e Cozzile. Una numerosa comunità claustrale secolare posta sui 223 metri sul livello del mare nel cuore della Valdinievole. È proprio in questo luogo, tra i più ameni della provincia di Pistoia, che il 15 dicembre 1951, senza nessun rimpianto, suor M. Amata emise la professione religiosa. Sin dai primi giorni in quel chiostro, olezzante di agrumi e di fiori di pesco, dette prova di una eccezionale fedeltà al Signore. Ovvero, rivelò la concretezza della sua fede che mai venne ostacolata da facili fluttuazioni ma bensì denotò sempre una ascesa più salda e vissuta da riflettersi nelle parole del salmista,”Mia forza e mio canto è il Signore. Egli è stato la mia salvezza”.

A Massa e Cozzile, suor M. Amata si arruolò in una vita comunitaria “ritmata” da vari impieghi ma soprattutto impermiata di profonda preghiera e di autentica meditazione per impetrare copiose gra-zie celesti sul mondo. Alle sue cure venne perfino affidato il dopo scuola e dal 5 giugno1965 fu anche nominata assistente della Comunità. Tra le varie mansioni che via, via, occupavano la sua intensa

giornata, che iniziava alle ore 5 di ogni mattino, riusciva a comporre numerosi versi poetici di cui la sua penna era ben prodiga e brillante. La sua ricca produzione poetica scaturiva da un amore acceso, fecondo, vibrante per l’amore. È naturale che la sua poesia si incarnava in una melodia orante composta dalla più dolci e svariate note.

A Massa e Cozzile, a seguito della scomparsa della madre, per un trimestre circa, assunse le funzioni di superiora.

Giunsero gli anni ‘80. Tempi devastanti non sol-tanto dal punto di vista politico. Anche nella Chiesa occidentale iniziava a sorgere una delle più grandi problematiche: l’acuta decrescenza vocazionale. Numerose furono le comunità di vita consacrata a chiudere i battenti, tra queste anche il Monaste-ro della Visitazione di Massa e Cozzile fondato il 14 luglio 1714. La soppressione di quel vetusto cenobio significò per suor M. Amata addossarsi e vivere la pesantezza della croce. Quella dolorosa soppressione causò nel suo cuore mite una traccia dolorosa e insanabile. Il 22 maggio 1980 rimaneva inevitabile il suo trasferimento nel Monastero di Pistoia seguita da altre ben sette religiose massesi. Un nuovo ambiente situato nel centro della città in cui frequentemente le si destava il ricordo fra-grante di glicini e mughetti del chiostro massese avvolto in un tempo ormai passato che ogni giorno sviliva sempre di più...

Massa e Cozzile mantenne l’immagine più nitida e affettuosa di suor Maria Amata consa-pevole del suo perenne ricordo nel Signore. La dimostrazione più eloquente la offrirono i suoi festeggiamenti giubilari: il 50° di professione religiosa celebrato il 15 dicembre 2001 e il 60° solennemente ricordato il 15 dicembre 2011. Queste felici ricorrenze consentirono al sindaco e ad altre autorità del Comune di Massa e Cozzile di unirsi personalmente a suor M. Amata in un sincero abbraccio di gratitudine e affetto.

A Pistoia ormai, suor Amata Sbaragli, aveva piantato la sua tenda. I suoi trentadue anni vissuti all’interno di quelle sacre mura sono chiara espres-sione e conferma delle sue indiscusse virtù umane e religiose. Superiora per ben dodici anni suddivisi in quattro superiorati triennali, conservò il suo zelo e l’innato fervore cristiano che distingueva la sua personalità materna e amorosa.

Gli ultimi anni, prostrata nel corpo ma ef-fervescente nello spirito, li ha vissuti sul calvario imitando la passione di Cristo a favore delle vo-cazioni, del sostegno del proprio amato ordine e di tutti coloro che le vollero bene e si affidavano alla sua preghiera.

Carlo Pellegrini

MONASTERO DELLA VISITAZIONE

Ricordo di suor Maria Amata Sbaragli

A

e parrocchie di Chiazza-no e di Casalguidi hanno costituito l’associazione “Amici dell’Africa”.

“Nel 2003 - spiega don Gino Frosini - tramite Padre Filomeno CeJa, missionario comboniano, allo-ra impegnato in Mozambico, abbia-mo conosciuto una realtà di disagio a Alto da Manga nella periferia di Beira; è nato li, con alcune perso-ne, l’impegno di aiuto a famiglie in difficoltà. E’ così che abbiamo dato vita ad una serie di adozioni a distanza con una quota annua di 300,00 euro”.

“Conoscendo anche altri missionari - prosegue don Gino - abbiamo riscontrato la necessità di dare vita alla onlus, per essere più trasparenti ed anche avere più rispetto nei confronti dei benefat-tori. Si chiama Amici dell’Africa di Casalguidi e Chiazzano perchè i responsabili dell’associazione sono di queste due parrocchie e da qui viene la maggioranza dei benefatto-ri, ma siamo un’associazione aperta a tutti nell’interesse dei poveri”.

L’associazione pubblica un tri-mestrale del gruppo Missionario “Padre Vittorio”, un missionario comboniano che apparteneva alla parrocchia di Masiano.

“Padre Vittorio - spiega don Gino - ci ha insegnato ad amare i poveri ed è morto in Congo per infarto nel novembre del 1991, nel

CHIAZZANO E CASALGUIDI

Due parrocchie legatedall’amore per l’Africa

L

giorno in cui faceva il suo ingresso nella nuova parrocchia. Nel novem-bre 2011 è stato presentato un libro, scritto da Martinte Bugiani, che racconta tutta la sua vita. Una bella testimonianza di vita vissuta al servizio del Vangelo”.

Nell’ultimo viaggio Martine

Bugiani, responsabile della parroc-chia di Casalguidi ha potuto vedere la realizzazione di alcuni progetti sostenuti dall’associazione Amici dell’Africa: un pozzo, la casa di due famiglie, il campo coltivato dalle mamme. Ha consegnato a tutti i bambini un paio di lenzuoli e un

cuscino e altri piccoli doni.Ma i quella terra di missione, il

Mozambico, si parla di tanti bambini orfani che grazie alle suore posso-no vivere un’infanzia serena.

Le suore fanno un lavoro mera-viglioso, si occupano di una sessan-tina di bambini orfani.

18-25 GENNAIO 2013

Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

ell’ambito della setti-mana di preghiera per l’unità dei cristiani la diocesi di Pistoia ha

organizzato quattro appuntamenti. Questo il programma:Lunedì 21 gennaio ore 21:Parrocchia di San Pierino Casa al Vescovo: Celebrazione Ecumenica della Parola di Dio con la parteci-pazione del Pastore Mario Affuso della Chiesa Apostolica ItalianaMercoledì 23 gennaio ore 21:Chiesa Cristiana Evangelica Battista (via San Marco, 9): Incontro di preghieraGiovedì 24 gennaio ore 21:Parrocchia del Cuore Immacolato di Maria – Belvedere: Celebrazione Ecumenica della Parola di Dio con la partecipazione del Pastore Pawel Gajewski della Chiesa Valdese di FirenzeVenerdì 25 gennaio ore 21:Parrocchia di San Paolo: celebrazione Eucaristica presieduta dal vescovo, monsignor Mansueto Bianchi.I gruppi, le associazioni, i movimenti ed i fedeli tutti sono invitati a partecipare

NNe parliamo con don Gino Frosini parroco di Chiazzano

di Daniela Raspollini

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10 n. 2 13 Gennaio 2013 LaVitacomunità e territorio

egolamento urbanistico, spostamento dell’ospeda-le, bacino di Gello. Saran-no le priorità del 2013 per

l’amministrazione comunale pistoiese, come ha indicato il sindaco Samuele Bertinelli durante il saluto alla città in occasione delle festività appena con-cluse. Il Sindaco, nel suo discorso, ha toccato temi di carattere nazionale, come la crisi economica o la crisi della rappresentanza (non solo politica), ri-spetto alle quali ha più volte auspicato che la società si riappropri di un senso del limite, di una sobrietà saggia e rispettosa dell’ambiente, degli uomini, dei beni comuni e delle future genera-zioni, di quella “mitezza” che, citando

R

COMUNE DI PISTOIA

Le sfidedell’amministrazione

per il 2013

a martedì 8 gennaio le Farmacie Comunali Pistoiesi di Farcom Spa, partecipata del Comune di Pistoia, offrono un servizio in più a favore delle famiglie, dei pensionati e

dei cittadini di Pistoia.È possibile, infatti, prenotare le visite e le presta-

zioni direttamente presso la Farmacia 4, in via Pisa 45, in località Bonelle. Per agevolare i cittadini gli orari di prenotazione del CUP saranno i seguenti: il martedì dalle ore 16 alle 20, il giovedì dalle ore 9 alle 13 e il sabato dalle ore 9 alle 12.

«Questa iniziativa, che rientra nel percorso che Farcom ha deciso di intraprendere da tempo come Farmacia dei servizi, si inserisce nel quadro generale dell’e-Health, ovvero la “sanità elettronica”, dando ai cittadini la possibilità di fruire dei servizi assistenziali con un accesso semplificato e non burocratico – spie-ga Simona Laing, presidente di Farcom Spa -. Grazie al “CUP in Farmacia”, realizzato alla Farmacia Comunale di Bonelle, veniamo incontro alle necessità di tanti pi-

stoiesi, aprendo una finestra di condivisione tra citta-dino e sistema sanitario in quel mondo che da sempre gli è vicino e lo ascolta: la Farmacia Comunale».

«L’apertura di un punto CUP in farmacia è un nuovo tassello nella costruzione di una rete di servizi integrati dedicati alla cittadinanza, che possa offrire e favorire l’accesso alle strutture sanitarie - aggiunge Luigi Rossi, responsabile della Zona/Distretto e diret-tore della Società della Salute Pistoiese - così come è successo anche per l’attivazione della Carta sanitaria e del Fascicolo sanitario elettronico. Il CUP in Far-macia non è una novità dell’ultima ora, infatti già è possibile prenotare presso le farmacie della Montagna Pistoiese e vedrà, presto, la luce anche in altre realtà della Piana. Il servizio di CUP è naturalmente un ser-vizio offerto gratuitamente dalla Farmacia 4 di Bonelle di Farcom Spa e darà la possibilità di prenotare visite e prestazioni sanitarie, funzionando in maniera ana-loga agli sportelli CUP presenti presso i presidi della Asl».

PISTOIA

La questura arischio sismico?

rischio sismico la Questura di Pistoia. E’ questo, in sintesi, quan-to emerso dalle verifiche effettuate nei giorni scorsi dal perso-nale del Genio Civile.A questo proposito il SAP è intervenuto immediatamente con

un comunicato del proprio Segretario Provinciale Andrea Carobbi nel quale ribadisce la “necessità di intervenire immediatamente con dei saggi di verifica statistica e dinamica, rivolti ad appurare che le fondamenta dello stabile diano sufficienti garanzie di sicurezza avendo riscontrato una carbonatazione in atto sul calcestruzzo dei pilastri del piano terra con conseguenti perdita di alcanilità che porta all’ossidazione e corrosione delle barre di acciaio. Tutto questo rappresenta un meccanismo di de-grado strutturale molto importante al punto tale che non è auspicabile alcuna decisione temporale per un intervento di riparazione.”Quanto rilevato dal Genio Civile ha fatto si che il Sindacato di Polizia ritiene responsabile da questo momento il Prefetto di Pistoia nel caso in cui si verifichino episodi nei quali poliziotti o cittadini rimangano coinvolti in qualsiasi tipo di infortunio dovuto alle carenze strutturali dell’edificio.Ma il cosa ha fatto il Prefetto di così grave? “Ufficialmente niente” dicono dal Sap solo che dovrebbe chiedersi se può stare tranquillo sulla “stabilità dei propri immobili e se le sue strutture corrispondono ai canoni previsti per gli uffici pubblici indicati dalle Leggi dello Stato?“Noi – si legge nel documento sindacale – aspettiamo risposte concrete su questo argomento anche dalle forze politiche, sperando che la sicu-rezza non venga nuovamente usata come cavallo di battaglia per avere consensi pre-elettorali. Il Sap –conclude la nota- continuerà a portare avanti la battaglia per la nuova Questura non escludendo alcuna strada forti di una collaborazione con le varie istituzioni locali che su questa problematica si sono dimostrate attente e partecipi.”Il funzionario incaricato della verifica dei locali aveva evidenziato che l’attività strategica e rilevante svolta all’interno dell’edificio non è compa-tibile senza un livello adeguato che permetta, in caso di evento sismico, di poter garantire l’incolumità dei cittadini e dei lavoratori presenti all’inter-no della struttura.

Edoardo Baroncelli

ASANITà

Cup in farmaciaI cittadini potranno prenotare visite ed esami anche a Bonelle

con modalità analoga agli sportelli attivi nei presidi Asl

TRASPORTI

«Le nuove tariffe autostradalipenalizzanoi pendolaripistoiesi»

Lo sottolinea il capogruppo regionale di “Più Toscana”, il pistoiese Antonio

Gambetta Vianna, che numeri alla mano parla di aumenti a due cifre sulla tratta

Pistoia-Firenze e chiede a Rossidi risolvere anche il caso “Porrettana”

pendolari pistoiesi sono figli di un dio minore, con le nuove tariffe 2013 il pedaggio Prato Est-Firenze Peretola sarà gonfiato dell’11%, un eccesso intollerabile se si tiene conto che la media dei rincari medi nazionali sulle tariffe

autostradali sfiora appena il 3%».È il commento del capogruppo di “Più Toscana”, Antonio Gambetta Vianna, che punta il dito sulla stangata record calata sulle spalle degli automobi-listi pistoiesi che dal 1 gennaio, per percorrere i quindici chilometri che separano i caselli di Prato Est e Firenze, spenderanno in media 50 euro all’anno in più. «Un balzello – spiega – che va a braccetto con l’aumento sulla tratta Prato Ovest-Firenze Peretola grazie al quale ogni automobilista si troverà con 150 euro in meno nelle tasche alla fine dell’anno. Rincari dovuti al meccanismo di arrotondamento che prevede scatti minimi di dieci cente-simi con cui ora si tenta di recuperare i mancati adeguamenti degli ultimi anni. «Il risultato finale della lievitazione delle tariffe – continua – è che da Pistoia a Prato Est ogni automobilista spenderà quasi 260 euro in più alla fine dell’anno. Se a questo aggiungiamo l’aumento del 20% degli ab-bonamenti ferroviari e quello del 10% sui singoli biglietti, i pendolari non hanno altra alternativa – ironizza – se non quella di muoversi in bicicletta. Anche perché mentre i prezzi si impennano i salari di chi paga restano immobili». Un quadro che, secondo l’esponente di “Più Toscana”, si aggrava allar-gando lo sguardo alla montagna pistoiese «dove, mentre lo Stato alza l’asticella delle tasse sui pendolari, sul fronte Porrettana gli sprechi della Regione continuano indisturbati, come riportato in questi giorni da una testata online».«Dopo la soppressione nel 2011 di dieci treni sulla Porrettana, sostituiti dai BluBus di Copit, – dice il capogruppo – è incredibile che gli orari di bus e treni superstiti sulla linea ancora si sovrappongano, rendendo il servizio di trasporto su gomma tutto meno che integrativo o sostitutivo di quello su rotaia». «Chiediamo alla giunta Rossi – conclude Gambetta Vianna – di risolvere l’imbarazzante “rebus Porrettana” al più presto, au-spicando che questa sia l’occasione per capire che in una zona montana il treno e non l’autobus rappresenta il mezzo di spostamento più economi-co ed efficiente».

D

«I

Trasferimento dell’ospedale, regolamentourbanistico, bacino di Gello, riforma del sistema museale edell’offerta turistica,vivaismoe occupazionedi Patrizio Ceccarelli

Norberto Bobbio, può contrastare la tracotanza e la vuota arroganza, oggi fin troppo diffuse.

Si è a lungo soffermato anche su temi che riguardano la città, dalle scelte già prese nei primi 7 mesi di governo (rimodulazione delle tariffe dei servizi educativi, campo nomadi, drastica riduzione della spesa interna, aumento di oltre 800.000 euro delle risorse per le politiche sociali, taglio del 20% alle indennità della giunta, pedonalizzazione delle piazze), alle sfide che il prossimo anno dovranno essere affrontate, a partire appunto dal regolamento urbanistico e lo spostamento dell’ospedale, ma anche il bacino di Gello. Ha delineato fin

nel dettaglio l’idea, chiara e precisa, di città che l’amministrazione da lui guidata ha e che ha già iniziato a mettere in atto: la riforma del sistema museale, l’offerta turistica, il vivaismo, l’occupazione, l’economia.

Ha inoltre affrontato le impor-tanti questioni che hanno travolto questi primi sette mesi di mandato e in particolare l’inchiesta sugli appalti pubblici, ribadendo la disponibilità e l’interesse del Comune a collaborare con la magistratura inquirente.

Nella parte conclusiva del suo discorso ha citato, da laico, le parole del vescovo Mansueto Bianchi: il grande rischio è proprio la “piazza non vissuta, occasionalmente tran-sitata ed usata, ma senza che essa rappresenti e lanci la sfida del mo-dello di vita, del progetto di città”.

Della questione sicurezza e in particolare della nuova sede della Questura il sindaco Bertinelli ha inceve parlato durante la conferen-za stampa d’inizio anno, riferendo dell’incontro avuto a novembre con il ministro Cancellieri e anticipando che un ulteriore incontr a Roma è in programma a giorni nel quale ver-ranno prospettate soluzioni per lo spostamento della polizia dall’attuale sede di via Maccallè.

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1113 Gennaio 2013 n. 2VitaLa comunità e territorio

PRESIDENZA E DIREZIONE GENERALE Largo Treviso, 3 - Pistoia - Tel. 0573.3633

- [email protected] - [email protected] PISTOIA

Corso S. Fedi, 25 - Tel 0573 974011 - [email protected] FILIALI

CHIAZZANO Via Pratese, 471 (PT) - Tel 0573 93591 - [email protected]

PISTOIA Via F. D. Guerrazzi, 9 - Tel 0573 3633 - [email protected]

MONTALE Piazza Giovanni XXIII, 1 - (PT) - Tel 0573 557313 - [email protected]

MONTEMURLO Via Montales, 511 (PO) - Tel 0574 680830 - [email protected]

SPAZZAVENTO Via Provinciale Lucchese, 404 (PT) - Tel 0573 570053 - [email protected]

LA COLONNA Via Amendola, 21 - Pieve a Nievole (PT) - Tel 0572 954610 - [email protected]

PRATO Via Mozza sul Gorone 1/3 - Tel 0574 461798 - [email protected]

S. AGOSTINO Via G. Galvani 9/C-D- (PT) - Tel. 0573 935295 - [email protected]

CAMPI BISENZIO Via Petrarca, 48 - Tel. 055 890196 - [email protected]

BOTTEGONEVia Magellano, 9 (PT) - Tel. 0573 947126 - [email protected]

ta per partire “YouLab Pistoia”, un progetto nato dalla collaborazione tra l’Ambasciata USA in Italia e

la Biblioteca San Giorgio di Pistoia, con lo scopo di creare un centro di innovazione digitale aperto al pubblico, nel quale i ragazzi possa-no utilizzare una ricca dotazione di strumentazione audio-video ed informatica per apprendere nuove competenze e maturarle fino ad arrivare alla piena padronanza dei diversi ambienti e piattaforme e alla realizzazione di prodotti digitali spendibili anche sul mercato.

La Biblioteca San Giorgio è stata scelta come beneficiaria di uno speciale contributo eco-nomico di 50.000 dollari, con il quale l’Ambasciata statunitense in Italia ha acquistato computer, tablets, fotocamere professionali, videocamere, varie apparecchiature

S

YOULAB PISTOIA

Alla Biblioteca San Giorgioapre un “American corner”È il secondo in Italia e servirà a sviluppare la conoscenza delle nuove tecnologie. Pistoia beneficerà di un contributo di 50.000

dollari disposto dell’ambasciata Usa in Italiaper le riprese audio-video e una stampante 3D, che nelle prossime settimane saranno consegnate a Pistoia e installate in biblioteca per dare il via al progetto.

L’Ambasciata degli Stati Uniti non è nuova a queste operazioni culturali: sono infatti numerosi i progetti di collaborazione attivati in vari Paesi del mondo, con i quali sono stati finanziati programmi cul-turali volti a favorire la conoscenza della storia e della realtà sociale e culturale americana. Il nuovo Ame-rican Corner di Pistoia, il secondo in Italia dopo quello di Trieste, sarà però molto diverso dagli altri. Es-sendo infatti in Italia consolidata la conoscenza della letteratura, della storia e della realtà americana la sua attività sarà concentrata sul fronte della offerta di nuove tecnologie, per promuovere l’impresa, creare legami tra arte, design e cambia-

mento sociale, con particolare attenzione alla valorizzazione dei linguaggi espressivi dei giovani.

A questo proposito già da ades-so YouLab Pistoia offre agli iscritti della San Giorgio una interessante possibilità, che consiste nel parteci-pare alla creazione del logo grafico che accompagnerà la vita di questo nuovo American Corner. E’ stato infatti pubblicato un bando di con-corso, aperto a tutti gli utenti, che mette in palio un buono-acquisto in libri del valore di 150 euro a favore di chi realizzerà la soluzione grafica più accattivante per iden-tificare le iniziative e le attività di YouLab Pistoia: c’è tempo fino al 30 gennaio per presentare i progetti, che dovranno essere realizzati in formato elettronico. Per saperne di più, consultare il sito della biblioteca San Giorgio (http://www.sangiorgio.comune.pistoia.it).

SESTO TROFEO DELLA BEFANA

Passione per il kratePer il sesto anno consecutivo si rinnova l’appuntamento che coinvolge gli atleti più giovani, in una disciplina abile nel fondere spirito di sacrificio, amore per lo sport e rispetto per l’avversario. Stiamo parlando del Karate, che a differenza di molti altri sport più osannati e seguiti, riesce a trasmettere ai suoi praticanti dei valori genuini. Il Trofeo della Befana, organizzato dall’Ac-cademia Shirai Karate di Pistoia e dalla palestra Shotoisshinkai di Campi Bisenzio, ha messo in luce le qualità psicofisiche di giovani atleti nella fascia d’età compresa tra il 1998 e il 2006. Da sottolineare in prima istanza non la parte competitiva, ma bensì l’aspetto aggregazionale della manifestazione ed il valore sportivo. L’evento di grande impatto, è riuscito a convogliare al Palazzetto dello Sport di Pistoia una buona cornice di pubblico e circa 200 piccoli atleti provenienti da Pistoia, Siena, Campi Bisenzio, Viareggio, Cecina, Lucca, Ravenna, Carrara, Rosignano M.mo, Volterra e Firenze. L’aspetto ludico è stato preponderante per queste appassionanti gare di forme individuali (“Kata”), divise per anno di nascita e per grado di cintura. Per le esibizioni a squadre, a differenza delle gare individuali, la votazione del pubblico è stata decisiva ai fini della vittoria. La manifestazione, patrocinata dal Comune di Pistoia e dalla Fikta si è distinta per esser stata accessibile ai bambini normodotati e non e per aver realizzato un importante gesto di solidarietà: sono stati infatti, interamente devoluti all’Ospedale Meyer di Firenze gli incassi delle vendite di alcune t-shirt relative all’evento. M.P.

AGLIANA

Alienazione di due areeC’è tempo fino a sabato 19 gennaio 2013 per presentare al Comune di Agliana la propria offerta nelle forme previste dal bando che prevede l’alie-nazione di due aree site in via Gerusalemme e via Maria Callas tramite asta pubblica. La prima è un’area con destinazione urbanistica “pertinenziale edificabile” di forma allungata della superficie di 134 metri quadrati, posta in via Callas, prezzo a base d’asta 5.065,20 euro. Anche la seconda area ha come destinazione urbanistica “pertinenziale edificabile”, è di forma rettangolare e della superficie di 243 metri quadrati, si trova in via Gerusalemme e vede come prezzo a base d’asta 8.450,10 euro. L’asta si svolgerà il prossimo 30 gennaio alle 10 presso il Comune di Agliana, in piazza della Resistenza, alla presenza della commissione. Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito web www.comune.agliana.pt.it nella sezione “bandi e gare”. Per qualsiasi informazione di carat-tere amministrativo è possibile rivolgersi alla dottoressa Elena Santoro allo 0574-678330. Per notizie in merito alle chance edificatorie ed edilizie delle aree e per quanto attiene alla consistenza attuale degli immobili oggetto dell’asta, è possibile contattare il servizio urbanistica dell’ente, nell’orario di ricevimento al pubblico. M. B.

iovanissima, classe 1987, Giulia Nannini nasce a Pistoia, la città delle piante nota per questo in tutto

il mondo. Si diploma al prestigioso liceo classico cittadino “Niccolò Forteguerri” per poi laurearsi in Giu-risprudenza presso l’Università degli Studi di Firenze. Contemporanea-mente agli studi universitari, lavora come presentatrice dell’emittente televisiva locale Tvl Pistoia. «I quattro anni in cui sono stata lì sono stati un po’ impegnativi –ricorda lei- perché conciliare gli esami di Giurisprudenza con un lavoro part time di venti ore la settimana, a 19 anni, non è sem-plice, però sono stati anni bellissimi, in cui mi sono divertita moltissimo, ho imparato ancora di più, ma so-prattutto ho capito quale sarebbe stata la mia strada». Dopo la laurea magistrale, infatti, Giulia decide di partire alla volta di Roma senza punti di riferimento e senza avere un’idea ben precisa di come avrebbe provato a realizzare il suo sogno, ovvero di fare la presentatrice. Nella prima settimana di soggiorno romano, un suo amico pistoiese, stagista nel noto programma televisivo “Avanti un al-tro!”, di Canale 5 condotto da Paolo Bonolis, la chiama per parteciparvi come concorrente.

Giulia accetta, soprattutto per la-sciare il suo curriculum professionale ai due autori della trasmissione. Uno

pazienti!». Lo spettacolo ha avuto anche la collaborazione della scuola di danza Eta Beta Dance di Casalguidi, che ha ballato il Valzer dei Fiori nella scena del gran ballo, e la scuola di danza Isabella. «Cenerentol@Pt è un progetto in cui mi sono messa in gioco a 360 gradi –aggiunge- è stato molto im-pegnativo ma mi sono circondata

di attori bravissimi, che mi hanno aiutato moltissimo». Il ricavato della serata, svoltasi al Tea-tro “Alessandro Manzoni” di Pistoia, primo teatro della città, è stato devo-luto in beneficenza per la costruzione del nuovo centro dell’Associazione Pistoiese per la Riabilitazione (APR), dove Giulia fa volontariato da quando aveva 16 anni.

di loro la richiama quindi la settimana successiva, per proporle uno stage, non retribuito, in redazione per una prima serata su Rai 1, condotta da Lorella Cuccarini, dal titolo “Un ami-co è così”, lei accetta subito. La stessa squadra di lavoro la richiama succes-sivamente per lavorare in redazione per il programma televisivo “Trenta ore per la vita”, sempre con Lorella e poi arriva l’esperienza con Endemol per “Avanti un altro!”, dove stavolta Giulia Nannini si occupa di scrivere le domande, attività che svolge tutto-ra. «A me neanche sembra un lavoro da quanto mi piace –racconta lei- Bo-nolis è fantastico, mette tanto del suo nella trasmissione, è molto partecipe anche al nostro lavoro, viene sempre a comunicarci le idee che ha in mente ed insieme discutiamo di come svi-lupparle». Nel fine settimana Giulia torna comunque di frequente a trovare la famiglia, che vive a Quar-rata, ed ha così l’occasione anche di seguire e realizzare sul territorio locale propri progetti o spettacoli. Recentemente, quindi, ha corona-to un altro suo sogno, creare un musical. È nato così “Cenerentol@Pt”: spettacolo teatrale basato sulla tradizionale fiaba di Cenerentola ma ambientato nella Pistoia dei giorni nostri, con simpatici riferimenti, du-rante l’esibizione, ai negozi che come sponsor hanno reso possibile la rea-lizzazione della serata. Determinante

ORGOGLIO ARANCIONE

Giulia Nannini, un giorno… Saranno famosi

di Leonardo Soldati

G

è stato il contributo della Banca di Credito Cooperativo di Vignole e Montagna Pistoiese. Su testo scritto da Lorenzo Pratesi, Giulia ha curato la regia, sei coreografie e tutta la parte organizzativa. La maggior parte delle coreografie sono state eseguite dalla scuola di danza Centro Danza diretta da Grazia Pasquinelli: «A lei devo moltissimo –afferma la nostra giovane artista quarratina- mi ha aiutato molto in questo progetto. Le ballerine, oltre ad essere bellissime e bravissime, sono state anche molto disponibili e soprattutto… molto

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12 n. 2 13 Gennaio 2013 LaVita

Calcio - Basket

Tempi Supplementaridi Enzo Cabella

l giorno di Befana non ha portato fortuna alle squadre di casa nostra. Il Pistoia Basket ha perso in Sicilia, superato da Capo d’Orlando penul-

timo in classifica, la Pistoiese è stata travolta dalla Massese, alle pendici delle Apuane. La squadra di basket non è stata fortunata, in quanto dopo 14 minuti di gioco ha perso per infortunio il play Meini. E poiché non ha potuto disporre del vice, il giovane Saccaggi ancora alle prese con un infortunio, la squa-dra poco alla volta ne ha risentito, si è difesa a denti stretti ma alla fine ha dovuto alzare bandiera bianca. E’ singolare che anche lo scorso anno, nel giorno di Befana, la squadra pistoiese perse per infortunio il play (Ma-this) e la partita (a Forlì). E’ indubbio che l’infortunio di Meini abbia negativamente influito sul rendimento della squadra, co-stretta ad andare avanti senza un logico cri-terio tattico ma con molta approssimazione. Quella a Capo d’Orlando è la terza sconfit-ta nelle ultime quattro partite della squadra pistoiese, un campanello d’allarme che ha creato non poca apprensione in tutto l’am-biente cestistico. Per fortuna, la sconfitta ha avuto effetti meno devastanti di quanto si temesse: la quadra di coach Moretti è sem-pre al secondo posto della classifica, insieme a Barcellona e Scafati, a soli due punti dal ca-polista Casale Monferrato, che però ha una partita in più. Domenica i biancorossi pisto-

iesi tornano a giocare al PalaCarrara contro Veroli, avversario sulla carta battibile. Natu-ralmente, Moretti spera di recuperare Meini o quanto meno Saccaggi, il cui rendimento sarà un po’ limitato dalla lunga assenza.La sconfitta della Pistoiese a Massa non è sta-ta originata, come quella della squadra di Mo-retti, da infortuni ma da un comportamento censurabile sotto ogni aspetto. La squadra ha giocato, pur tenendo conto di un avversario in gran forma e reduce da una serie di ben cinque vittorie di fila, molto male, soprattutto nel primo tempo. Dopo 23 minuti gli aran-cioni di Gabbanini erano sotto di ben tre gol: una lotta impari, nella quale la Pistoiese ha fatto la parte della sparring partner, sbattuta qua e là dagli attacchi degli avversari, incapace di una pur minima reazione. L’alfiere dell’in-domita Massese è stato il centravanti Tad-deucci, ex arancione, che si è preso una bella rivincita nei confronti del presidente pistoiese Ferrari che non volle rinnovargli il contratto. Taddeucci ha segnato due gol e ha fatto l’as-sist per il terzo: uno scatenato e implacabile cecchino. Ora il distacco della Pistoiese dalle prime due (Piacenza e Tuttocuoio) è aumen-tato e vede ridursi le possibilità di un aggan-cio al primo posto. E’ vero che il campionato ha appena iniziato il girone di ritorno, che ci sono ancora da giocare 16 partite per rimon-tare. Ma bisognerà far presto e inanellare una lunga striscia di vittorie.

ncora in spolvero il Club Scherma Agliana. Merito stavolta di Lorenzo Francella, che è stato convocato nella Nazionale azzurra under 20, di Chiara Fusilli (nella foto), che ha

ottenuto il primo successo, e della squadra Esordienti, capace di conquistare vittorie e bei piazzamenti in serie. Francella, classe 1995, difenderà i colori dell’Italia nella prova di Udine della Coppa del Mondo under 20 di fioretto maschile. Fusilli si è imposta nel “Trofeo Marzocco” di fioretto a Firenze, valido per la categoria Bambine/Giovanissime (2002/2001): in semifinale ha superato la pratese Becucci e in finale l’aretina Ciabatti. Positiva prestazione di Giorgia Gori (2002), sconfitta agli ottavi proprio dalla Ciabatti. Nella categoria “Ragazzi/Allievi” (1999/2000) di fioretto, risultato di squadra da applausi con quattro atleti tra gli otto finalisti: secondo posto per Tommaso Lombardi, battuto in finale dall’aretino Vannucci, quinto per Edoardo Chiti, sesto per Oliver Genovesi e ottavo per Duccio Pileggi, tutti elementi del 2000. Tra i Maschietti/Giovanissimi (2002/2001) Giulio Lombardi (2002) giunge quinto, sconfitto dal vinci-tore della gara Ceroni (2001) di Siena. È uscito agli ottavi Yuri Kavaja. Nella categoria Ragazze/Allieve (1999/2000) Matilde Battistoni e Alessia Paoli si sono fermate agli ottavi. Non sono stati soltanto gli agonisti a farsi onore sulle pedane italiane, ma pure i piccoli atleti, capitanati dal maestro Agostino Sanacore e dall’istruttrice Mabel Biagiotti. A Siena al “Trofeo La Balzana” si sono distinti Giulia Niccoli, seconda fra le bambine, e Niccolò Grani, terzo fra i maschietti, tra gli Esordienti (2004). Bravissimi anche Vanessa Fausto sesta, Bianca Abbri settima e Camilla Naselli ottava tra le bimbe, Pietro Coda ottavo e Niccolò Martini nono fra i bimbi. Nella categoria Prime Lame (2003) eccellente piazzamento per Sara Strumenti, seconda, e Julia Natali, quinta, tra le bambine ed Edoardo Pisaneschi, ottavo, e Alberto Ciottoli, tredicesimo, tra i maschietti. A Firenze nel “Trofeo Marzocco” Niccolò Grani, Esordienti 2004, si è classificato terzo fra i maschietti mentre Giulia Niccoli quarta e Camilla Naselli ottava fra le bambine. Tra le Prime Lame (2004) Edoardo Pisaneschi è giunto decimo tra i maschietti. Nel “Trofeo di fine anno” ad Agliana l’affermazione ha arriso a Edoardo Pisaneschi (2003) di un soffio su Giulia Niccoli (2004), terzi a pari merito Pietro Coda (2004) e Niccolò Martini (2005). Gianluca Barni

SCHERMA

Agliana a livellointernazionale

spor t pistoiese

L I

Avanguardia calcio, fucina pistoiese

di talentieppur a malincuore anche Renzo Corsini, promotore storico della società sportiva pistoiese Avanguar-dia calcio (1953), ha dovuto decidere di far pagare l’accesso alle partite delle scuole calcio. Fino a poco tempo fa, infatti, la squadra locale era una delle poche,

in Toscana, a non far pagare alcun tipo di biglietto. Tuttora, però, chi vuole giocare nell’Avanguardia non deve pagare al-cunché. «Ci siamo rassegnati alla china presa dal calcio giova-nile –afferma Renzo Corsini, storico presidente della società sportiva che ha allestito ben cinque squadre fra Piccoli Amici, Pulcini, Esordienti- oramai chiedere 5 euro è la regola ovun-que. A chi viene da fuori, però, facciamo pagare un biglietto di soli 4 euro. Il nostro kit, che non è assolutamente di seconda mano, costa 60 euro mentre so di genitori che pagano anche 230 euro. Da noi le spese sono solo 15 euro di cartellino e 35-40 euro per il medico che rilascia l’obbligatorio certificato di idoneità». Come da regolamento, nelle squadre dell’Avan-guardia possono giocare anche le bambine, assieme ai maschi più piccoli di loro di un anno. Allenatori e dirigenti non sono pagati, nemmeno nei rimborsi benzina, sono tutti volontari. Né vengono fatti i ritiri: «Ma quali ritiri si devono far fare a bimbi di dieci anni –aggiunge Corsini- se c’è chi non se lo può permettere, non è giusto metterlo in difficoltà nei confronti degli altri. Facciamo le cene di Natale e Pasqua per racimolare un po’ di soldi, il campo da gioco, rifatto con manto sintetico, ci costa 800 euro all’anno. Se alla fine avanzano 30 o 40 euro, allora è quello il rimborso per tutto l’anno».

L.S.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Gli auguri di Lippiei giorni scorsi per gli auguri delle festività, l’ex Ct della nazionale di calcio, Marcello Lippi si è incontrato con il vivaista sponsor ufficiale della Pistoiese Vannino Vannucci, presidente della scuo-

la di calcio Ac Vannucci.Nell’occasione, fra l’altro, è stata ribadita la validità dei “per-corsi” offerti alla frequenza dei giovanissimi per l’educazio-ne sportiva e non solo.Agli “Allievi” Lippi ha inviato una dedica che riproduciamo con la foto.

N

CENTRO STUDI “G. DONATI”

Rita Levi Montalcini, nel ricordo

di Giancarlo Niccolaiuando nel dicembre del 2001 il Centro Studi “G. Donati” è riuscito a portare a Pistoia Rita Levi Montalcini per insignir-la del Premio Internazionale della Pace, della Cultura e della Solidarietà sono

stato molto orgoglioso di questa scelta perché la Dottores-sa Montalcini ha rappresentato l’eccellenza italiana nel mon-do della scienza ed è sempre stata un esempio per i giovani di tante generazioni per il suo impegno e la sua dedizione allo studio, nonostante le avversità di un regime che non ha certamente piegato la sua mente ma anzi ha rafforzato la sua fiducia nella ragione. » Con queste parole Giancarlo Niccolai ed il Centro Studi “G. Donati” vogliono ricordare la dott.ssa Rita Levi Montalcini, recentemente scomparsa all’età di 103 anni nella sua casa di Roma. La dottoressa, nata nel 1909, medico e neurobiologo è stata insignita nel 1986 del Premio Nobel per la Medicina ed ha consegnato tutta la sua vita alla scienza.

Il momento della consegna del premio a Rita Levi Montalcini – Sala maggiore del Comune di Pistoia – 9 dicembre 2001

«QS

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1313 Gennaio 2013 n. 2VitaLa

ravamo dentro una tem-pesta con la percezione di andare alla deriva. Ci sentivamo inermi in balia

delle onde dei processi mondiali: i movimenti imprevedibili della finanza globale, le strategie aggressive dei Paesi di nuova industrializzazione, la rivoluzione dei processi lavorativi, fino ai cambiamenti climatici. Oggi non siamo fuori dalla burrasca e non conosciamo ancora le terre di appro-do, ma abbiamo la sensazione di aver recuperato il controllo della barca.

Forse questa immagine offre una sintesi del 2012: spread, Imu, Ilva. L’anno è stato duro e intenso. Noi italiani abbiamo sperimentato sulla nostra carne, chi più, chi meno, il passaggio verso un nuovo mondo: ecco che significa nuovo millennio.

Ora abbiamo il compito d’impri-mere una direzione al nostro viaggio, anche combattendo qualche sterile nostalgia del passato. Perciò, appare importante considerare alcuni punti critici e alcune risorse della nostra società, prestando attenzione alle persone.

investiresuLLa famigLia

Denatalità e impoverimento sono due punti nevralgici che indi-cano le difficoltà.

Ci sono sempre meno bambini. I dati Istat 2012 ci dicono che abbiamo il tasso di fecondità più basso di Eu-ropa (1,4) e che le donne diventano mamme in media dopo i 30 anni (31,3). Se non invertiremo il trend, saremo sempre più un Paese vecchio. Cresce la disuguaglianza sociale tra le famiglie. Il rapporto annuale di Ban-kitalia indica la disparità nella distri-buzione del patrimonio: “La metà più povera delle famiglie detiene il 9,4% della ricchezza totale, mentre il 10% più ricco ha il 45,9%”. E dalle analisi Istat ricaviamo le condizioni dei più poveri: “Aumentano gli individui che vivono in famiglie che dichiarano di non potersi permettere nell’anno una settimana di ferie lontano da casa, che non hanno potuto riscal-dare adeguatamente l’abitazione, che non riescono a sostenere spese impreviste di 800 euro, o che, se vo-lessero, non potrebbero permettersi un pasto proteico adeguato ogni due giorni”.

creare spazioper i giovani

L’ultimo annuario Istat ha eviden-ziato l’aumento degli occupati adulti, un effetto della riforma Fornero sulle pensioni. Però la disoccupazione e, ancor più grave, il tasso d’inattività dei giovani sono altissimi (rispettiva-mente intorno al 30% e al 20% circa). Nel mercato del lavoro italiano sem-bra che i giovani abbiamo difficoltà a trovare spazio, anche quando dimo-strano di essere disponibili a lavorare con uno stipendio inadeguato (circa il 50%), in attività al di sotto del livello d’istruzione acquisito (45%), oppure in un campo completamente diverso rispetto al proprio percorso di studi (47%), come ha indicato una ricerca Ipsos-Istituto Toniolo.

Dalle analisi emergono poi al-cune risorse importanti da tenere presenti in prospettiva.

comunicazione e cuLtura

Entriamo in un’era “biomedia-tica”, sottolinea il Censis quando

dall’ItaliaDA UN ANNO ALL’ALTRO

Un po’ più maturi?

dati sull’inflazione italiana forniti dall’Istat sono nu-meri che non hanno un interesse solo statistico (ci sono titoli di Stato e

obbligazioni agganciate al valore dell’inflazione italiana, ad esem-pio). Ebbene: se non ci fosse che i carburanti in Italia costano al litro più del buon vino, avremmo un’inflazione di un 1 e qualcosa per cento. Sostanzialmente nulla.Buona notizia? Insomma… Se appunto si pensa alla ricaduta estesissima che hanno i prezzi dei carburanti sulla nostra eco-nomia e sulla nostra vita – non solo benzina e gasolio, ma anche energia elettrica, riscaldamento, autotrasporti, costi di produzione vari… – si può dire che i prezzi delle merci che compriamo sono inchiodati lì. A dire il vero, sareb-bero addirittura in discesa, e que-sta non è una buona notizia. Perché in discesa? Perché l’Iva (che “entra” nella componente prezzi) è aumentata di un punto percentuale. In teoria, l’aumento dei prezzi dovrebbe essere au-tomatico; in pratica, moltissimi prodotti l’hanno “assorbita”. Stesso prezzo di prima, un punto percentuale in meno di guadagno per chi produce o vende. E poi avremmo dovuto subire aumenti causati dalla lunga serie di tasse e balzelli piovutici ad-dosso nello scorso 2012: dall’Imu su tutti gli immobili, giù giù fino all’astronomico aumento del co-sto di un banale francobollo, pas-sato da 60 a 70 centesimi. Poco, direte voi. Molto, in percentuale:

I INFLAZIONE ITALIANA

Basta abituarsial poco?

I dati Istat confermano che si compra e si vende sempre meno ma questa non è del tutto una buona notizia

di Nicola Salvagnin

Occorre considerare punti criticie risorse della nostra società sempre

prestando attenzione alle personedi Andrea Casavecchia

E

quasi il 20% in più di prima, d’un botto. E perché Iva, balzelli e benzine non hanno rincarato di molto il costo della vita? Perché questi co-sti sono stati “assorbiti”? Perché negli ultimi mesi, in Italia, non si vende uno spillo se non a prezzi di saldo. Ci sono pochissimi settori che possono vantare un segno più: certa elettronica (smar-tphone, tablet, quasi tutti importa-ti dall’estero), qualche (raro) pro-dotto alimentare, qualche nuovo bene e servizio che si è fatto spa-zio con le leggi, tipo gli pneumatici invernali o i certificati energetici per le abitazioni. Per il resto, è una valle di lacrime. Piangono i pro-duttori e i rivenditori di lavatrici e freezer; non hanno nemmeno più gli occhi per piangere i venditori di auto (siamo tornati ai livelli degli anni Settanta!); si disperano mobilieri e produttori di divani; non parliamo nemmeno di negozi di abiti e scarpe, che cercheranno di salvare in qualche modo la sta-gione con gli imminenti saldi. È finita l’epoca degli acquisti a rate: i prestiti al consumo sono

letteralmente crollati, così come sono diminuiti i mutui immobiliari. Si compra solo se si hanno soldi; si prestano soldi solo a chi può restituirli. Per anni non è stato così. Abbiamo assistito, nel corso del 2012, a fenomeni inusuali: per la prima volta da quando esistono, i supermercati presentano un segno meno nelle vendite, parti-colarmente accentuato negli iper-mercati. Si consuma addirittura meno acqua minerale. D’altronde, se girano meno soldi, difficile spendere di più. Gli italiani si sono dimostrati par-ticolarmente attenti ai consumi, hanno privilegiato i negozi più risparmiosi e i prodotti a sconto o non di marca (un vero boom), hanno rinviato una serie di acqui-sti onerosi o fatto di necessità vir-tù: l’esempio dell’armadio è il più lampante, sono pochi gli italiani che non li abbiano già abbastanza pieni di tutto. Abbiamo cambiato anche e rapi-damente lo stile di vita: vacanze sì ma più brevi e destagionalizzate; crollo delle settimane esotiche

con volo charter; rispolvero di pizzerie e trattorie alla buona abbandonando gli chef di lustro e scontrino; weekend fuori porta nel senso letterale del termine. Si è tagliato l’immateriale senza tanti scrupoli: dopo anni di deca-denza, è ri-aumentato il consumo di televisione generalista, quella gratis; a scapito di cinema, giornali (ahimè), teatro, concerti. Perfino le visite mediche “private” si sono rarefatte, nonostante un ticket “pubblico” che ormai gareggia con il costo di una visita specia-listica: si va a consulto solo se strettamente necessario, abbiamo risparmiato pure sui doloretti e le idiosincrasie. Si dirà: pazienza, abituiamoci al poco. La replica è secca: questa gelata ai consumi, se continuerà così nel 2013, brucerà centinaia di migliaia di posti di lavoro, ad essere ottimisti. Quindi meglio che i consumi ripartano, più intel-ligenti e consapevoli, stimolati da nuovi beni e servizi che ci aiutino a vivere meglio; piuttosto che una povertà che ci impoverisce anco-ra di più.

mostra la diffusione dei tablet e degli smartphone e l’ingresso nel web di oltre la metà degli italiani che frequentano i social media come Facebook (41.3%) o Youtube (38%). Inoltre si è invertito il trend della produzione libraria. Oltre 213 milioni di copie, indica l’Istat. Molto probabilmente lo sviluppo del Pae-se passerà anche di qui.faciLitare La nuova mobiLità deLLeimprese itaLiane

Facilitare la nuova mobilità delle imprese italiane che hanno mostra-to di sapersi riposizionare durante un anno di crisi profonda puntando sull’internazionalizzazione, sulla green economy e sulla capacità d’investire su nuovi prodotti.

emerge una nuova richiestadi partecipazione

Emerge una nuova richiesa di partecipazione l’ultima risorsa su ci puntare proviene da una nuova dinamica sociale. Dopo un anno di crescita del senso di antipolitica abbinata a una maggiore perce-zione della distanza tra cittadini e istituzioni politiche del Paese, oggi sembra nascere l’esigenza d’incide-re sulle decisioni per prendere in mano il proprio destino.

Dopo il 2012 saremo diventati un po’ più maturi?

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14 n. 2 13 Gennaio 2013 LaVitadall’italia

a riforma sanitaria di Oba-ma non sarà in vigore intera fino al 2014. Alcune norme volute dal Presidente, però,

stanno già gradualmente entrando a regime. Così, persone che in passato non avevano accesso alle cure me-diche perché disoccupate e quindi senza assicurazione sanitaria, o con malattie troppo gravi per poter ot-tenere una polizza medica, possono farsi visitare.

cure per tuttiInformalmente noto come l’“as-

sicurazione dei poveri”, Medicaid è un piano sanitario federale attivo da diversi decenni, ma prima della rifor-ma firmata da Barack Obama forniva aiuti solo a persone con redditi bassi e figli a carico. Adesso la clausola dei figli a carico non esiste più, il piano è stato esteso a tutti. Ne possono be-neficiare anche categorie come quel-la degli ex carcerati come Snowden, che non avendo un posto di lavoro non godono neppure di minima co-pertura medica. “Ora che tutti hanno accesso a Medicaid, posso dar loro medicine e indirizzarli agli specialisti; è incredibile come abbia cambiato il mio modo di lavorare”, spiega Ilse Levin, che da anni per Unity Health Care si occupa di detenuti da poco in libertà e ha notato i benefici portati dalla riforma per questo particolare

gruppo di persone.

resistenze federaLiL’estensione della copertura

sanitaria per 30 milioni di americani che prima non l’avevano, incluse categorie ai margini della società, sta sollevando un dibattito acceso nel Paese. I governatori di mezza dozzina di Stati dichiarano che non intendono partecipare all’esten-sione di Medicaid perché, dicono, è un’operazione troppo costosa. Per esempio, ogni anno escono di prigione 700mila persone le quali hanno diritto almeno a cure di base, per cui governi federali e strutture mediche dovranno trovare il modo di occuparsi della loro salute.

furberie assicurative

Altri ostacoli alla riforma, sia pure di tipo diverso, arrivano dalle compagnie assicurative. In sostanza Obama-care realizza l’estensione della copertura sanitaria tramite l’obbligo di attivare una polizza assicurativa privata, che poi viene rimborsata dai singoli Stati. Adesso però le compagnie stanno applicando folli rincari dei premi assicurativi. Prendiamo tre compagnie con base in California: Anthem Blue Cross (+26%), Aetna (+22%), Blue Shielf of California (+20%). Insomma, in vista

incarcera-zione non fa perdere a un detenuto il beneficio

dei diritti garantiti dalla Convenzio-ne”. È l’ammonimento ribadito dalla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo che, in una sentenza dell’8 gennaio, ha condannato l’Ita-lia per il problema “strutturale e sistemico del sovraffollamento carce-rario”. L’accusa è violazione dell’ar-ticolo 3 della Convenzione europea, “Divieto della tortura e dei tratta-menti inumani o degradanti”. La sentenza fa riferimento alle denunce di “sofferenza supplementare” espo-ste da sette detenuti nelle carceri di Busto Arsizio e Piacenza a causa della mancanza di spazio nelle celle. La Corte, giudicando le condizioni dei detenuti “superiori al livello inevi-tabile di sofferenza” in carcere, invita l’Italia a “mettere in atto, nel giro di un anno, misure che garantiscano un risanamento delle violazioni in meri-to al sovraffollamento carcerario”.

“L’ CARCERE

Cittadini sempreLa Corte europea condanna l’Italia per il sovraffollamento

dei penitenziaridi Marta Fallani e Francesco Rossi

situazione insostenibiLe“Una sentenza che conferma quanto vanno dicendo da anni tutti gli ope-ratori che hanno a che fare con il carcere: la situazione è insostenibile”. Così don Virgilio Balducchi, ispettore generale dei cappellani delle carceri, commenta al Sir la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo. Una condizione, quella del sovraffol-lamento, insostenibile “non solo per motivi di vicinanza umana – precisa don Balducchi – ma proprio dal punto di vista giuridico: lo Stato sta commettendo un’illegalità, e questo

non è certo il modello da presentare a persone con le quali dovrebbe fare percorsi di rieducazione. Lo Stato non può parlare di cambiamento se esso stesso non è in grado di cambiare ciò che non va”. L’ispettore generale dei cappellani è scettico rispetto alla possibilità che, a seguito del pronunciamento della Corte, in Italia la situazione muti, “perché il problema era già molto conosciuto” e, anzi, “c’era un decreto che poteva in qualche modo allargare le pene alternative, ma non è stato approva-to”. Al riguardo, don Balducchi rileva che “nella sentenza si ricorda che già

dal 2006 veniva richiesto allo Stato italiano di valutare il carcere solo come soluzione residuale rispetto alle pene alternative”.

superare iL pregiudizioSecondo l’ultimo rapporto dell’As-sociazione Antigone del 31 ottobre 2012, gli istituti di pena italiani ac-colgono 66.865 detenuti, a fronte di una capienza complessiva di 46.795 posti. A contribuire al sovraffolla-mento, secondo don Balducchi, “una quantità enorme di persone in attesa di giudizio”: il 40,1% (26.804) dei

L

detenuti si trovava in custodia cau-telare, contro il 23,7% della Francia, il 15,3% della Germania, il 19,3% della Spagna, il 15,3% d’Inghilterra e Galles. “È un’ulteriore ingiustizia – denuncia il sacerdote - non si posso-no far aspettare troppo tempo per-sone con presunzione d’innocenza all’interno del carcere”. Dunque, “è il meccanismo di amministrazione del-la giustizia” che dev’essere riformato, andando nella direzione di “pene al-ternative al carcere e cambiamenti di mentalità che facciano capire come stare semplicemente in prigione, sen-za possibilità di lavoro né percorsi di socializzazione, significhi perpetuare l’illegalità”. Inoltre, don Balducchi richiama la “giustizia riparativa”, ovvero “percorsi di riconciliazione tra coloro che commettono reati e quanti li hanno subiti”. Al riguardo, “vi sono in Italia alcune esperienze pilota, ma senza fondamento giuri-dico”. “Il pregiudizio – conclude – si supera se si guardano con realistica intelligenza i dati”.

GLI STATI UNITI DI OBAMA

La lezionesul fisco

Cosa dice lo scampato pericolo del“fiscal cliff” all’Europa e all’Italia?

di Nicola Salvagninuando si evita un grave incidente, subentra una specie di eufo-ria per lo scampato pericolo: quello che sta attraversando le Borse di tutto il mondo dopo che il Congresso americano ha evitato il cosiddetto “fiscal cliff”, cioè una serie automatica di misure che avrebbero portato da inizio anno ad un discreto

inasprimento fiscale esteso ad un po’ tutte le classi sociali, con un con-temporaneo taglio della spesa pubblica. In soldoni: meno soldi per tutti gli americani, meno consumi, recessione invece che ripresa. Gli Usa con il Pil negativo portavano il mondo in recessione. Capirai che brindisi per i soldi di mezzo mondo, spaventati da ulteriori mesi o anni di vacche ma-gre, alla notizia che la politica americana aveva trovato un compromessi-no tra la necessità di tassare i più ricchi, con la voglia di non smontare lo Stato sociale a stelle e strisce. Salvata la faccia ora c’è da salvare ben altro. Registriamo che, al di là dell’oceano, i cittadini pagheranno un po’ di più, avendo in cambio un po’ di meno. Una normale finanziaria di metà novembre, sotto le Alpi; una quasi tragedia a New York e dintorni, dove si soffia in tutti i modi nelle vele della ripresa economica, l’unica che ha il congiunto potere di creare posti di lavoro, quindi reddito e gettito fiscale per ridurre lo spavento-so debito pubblico americano. È questo il vero busillis da risolvere per Obama e compagni: riavviare potentemente l’economia, affrontando poi una serie di tagli alla spesa pubblica. La battaglia più grande sarà quella ideologica: i tagli non toccheranno la spesa previdenziale e sanitaria che Obama ha recentemente incrementato. Solo che questa va a favore di ultra65enni bianchi e conservatori; mentre giocoforza si taglierà su quegli incentivi all’economia e sul welfare di base che sono importanti proprio per il tipico elettorato di Obama: i giovani, gli immigrati. Tornando ai soldi questi sono fortemente alla ricerca di buone notizie, della rinascita di quella fiducia che è la base prima per la ripresa econo-mica. I soldi ci sono ancora, non sono spariti in questi anni di crisi: ma attendono che svaniscano le paure, che sorgano buoni motivi per farli uscire dal letargo in cui sono finiti. Se si invertirà la rotta di questi mesi, assisteremo a miracolose fioriture, a cominciare dalla Borsa italiana, dove ci sono titoli che quotano meno del valore delle sedie in cui sono seduti i dipendenti di quelle aziende. Ma prima delle elezioni, difficile immagina-re scenari in forte movimento. Due considerazioni a margine: se avete comprato titoli di Stato italiani un anno fa, quando sembravano spazzatura e c’era molto bisogno dei nostri acquisti, vi sarete accorti di aver fatto un ottimo affare: le rivalutazioni dei valori hanno spesso superato quota 15%. Abbiamo aiutato contempora-neamente l’Italia e il nostro portafogli. La seconda: negli Usa da oggi in poi ci saranno aliquote fiscali che comun-que sono poco più della metà delle nostre. Noi paghiamo 100? Loro 60: ma tutti, senza che qualcuno si sogni di fare il nullatenente con Ferrari e yacht. Tutti pagano di meno, tutti guadagnano di più. Ecco la vera differen-za tra un popolo e una nazione di individui. E si dia a Mario quel che è di Monti, quando disse che la più importante riforma, gli italiani la devono fare dentro le loro teste.

Riforma sanitaria, avanti piano.

A regime nel 2014. Controversie etiche

di Damiano Beltrami

Q

Più cure ai poveri

della completa entrata a regime della legge, le compagnie assicurative si portano avanti alzando del 20-25% il costo delle polizze prima che la legge lo impedisca. Il potere degli Stati di tenere a freno l’avidità delle compa-gnie assicurative varia. Lo Stato di New York, per esempio, può vietare aumenti che ritiene ingiustificati, la California invece non ha strumenti. Altri Stati possono mettere in atto misure intermedie. A fare le spese di questi escamotage sono i più poveri. Se infatti grandi aziende o associazioni possono contrattare il prezzo con le assicurazioni alla luce dell’ingente numero di polizze che acquistano, i singoli cittadini e le piccole imprese godono di un potere contrattuale minore e sono esposti ai prezzi più esosi.

i Lati oscuri deLLa Legge

Combattuto dalle lobby della sa-nità privata e osteggiato tenacemen-te dal partito repubblicano, il disegno di legge sulla sanità decollò proprio grazie a un maldestro intervento del-le compagnie assicurative: mentre il Congresso stava discutendo Obama-care, dalla California arrivò la notizia di rialzi dei premi assicurativi pari al 30 per cento. Questa avidità gratuita divenne una spinta all’approvazione della riforma. La legge, comunque, non è priva di aspetti controversi, soprattutto sotto il profilo etico. Prevede che i lavoratori dipendenti di qualsiasi ente abbiano un piano assicurativo che comprenda obbliga-toriamente servizi tra cui il rimborso di contraccettivi, compresi quelli “di emergenza”, passibili di effetti abortivi. Il che, ovviamente, pone in una situazione molto difficile scuole e ospedali cattolici e le voci delle Chiese cristiane d’America si sono già più volte levate per contrastare questi aspetti della nuova normativa.

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1513 Gennaio 2013 n. 2VitaLa

Dal mondo

dall’estero

uio e freddo av-volgono Aleppo dove la notte la temperatura è a

sotto lo zero. Mancano elet-tricità e riscaldamento e a farne le spese sono i bambini che si ammalano. Il rischio di morire per freddo e stenti è alto, soprattutto per chi vive nei campi profughi e per le strade perché a causa dell’embargo in Siria manca-no anche le medicine. È una testimonianza drammatica quella che da Aleppo mons. Giuseppe Nazzaro Ofm, vicario apostolico di Aleppo dei Latini, ci racconta.

Ci parli come è la si-tuazione ad Aleppo: sappiamo che non c’è elettricità, che le fa-miglie vivono al buio e al freddo. È così? “Esattamente come sto adesso io. Siamo qui con il giaccone addosso e il cap-pello in testa per proteggerci dal freddo. La sera siamo completamente al buio ma anche durante il giorno non c’è elettricità. Alcuni giorni fa per esempio, non abbia-mo avuto corrente dalle 3 e mezza di pomeriggio fino a questa mattina, quando è ri-

SIRIA

Il prezzo della paceLa testimonianza da Aleppo di monsignor Nazzaro

di Gianni Borsa

narco-guerra messicanaIl Messico, la quinta economia d’America, da sei anni è per-corsa da un feroce conflitto che ogni giorno, mediamente, miete cinquanta persone: si tratta del traffico di droga, per i cui proventi (280 miliardi di dollari) si scontrano, furenti, potenti gruppi criminali. Nel paese latino-americano il malaffare prolifera in virtù di una rete di complicità istitu-zionali, grazie alla dilagante corruzione e per effetto dei consumi del nord del mondo (Italia compresa). L’associa-zione “Libera” della quale è presidente don Luigi Ciotti, invoca la comunità internazio-nale perché il nuovo governo messicano venga sostenuto nell’impresa di mettere fine al massacro; una carovana di “Libera” incontrerà ad aprile, a sud del Rio Bravo, i familiari delle vittime della violenza.

economie emergentiBrasile, Russia, India e Cina sono paesi emergenti che fino a ieri vantavano una crescita economica sostenuta. Oggi, secondo la rivista statuniten-se Forelgn Policy, sono altre le nazioni emergenti econo-micamente: le Filippine ricche di risorse naturali e dotate ora di riforme economico-fiscali, la Turchia avvantaggiata nel settore dell’auto e del servizi finanziari, l’Indonesia in perfetto equilibrio fra le esportazioni di materie prime ed una economia interna sana, la Thailandia che tendendo competitiva la sua industria manifatturiera è uscita dalla crisi finanziaria degli anni novanta, infine la Polonia che è parte dell’Ue ma non dell’eurozona ha riformato le sue istituzioni finanziarie, beneficia dei sussidi europei e attrae investimenti.

popoLi pastoraLid’africaAl sesto millennio a.C. risa-le la più antica lavorazione del latte, la cui nascita ebbe fioritura nel Sahara, nell’area libica sud-occidentale: scavi condotti al coperto, sotto roccia, hanno portato alla luce la prima testimonianza del continente africano sulla lavorazione del latte, insie-me a dati intorno alla vita dei popoli che abitarono la regione prima che questa divenisse deserto. Si tratta dei risultati del progetto capeggiato dall’archeologo Savino di Lernia, dell’univer-sità romana “La Sapienza” e da Richard Evershed dell’ate-neo di Bristol nel Regno Unito. La scoperta rivela la più antica manifestazione diretta dell’uso dei prodotti secondari dell’allevamento in Africa, e addita nuovi scenari nella storia delle popolazioni pastorali africane.

tornata verso le 11 e mezza”.

E i bombardamenti…“Noi sentiamo le bombe da dove partono ma non sappiamo dove arrivano. Il problema qui è che chiunque prenderà il potere domani, prima di preoccuparsi di mettere a posto il Paese e ricostruire sulle macerie, dovrà fare i conti con gli animi che vivono di odio e di disperazione. Se non passano due o tre genera-zioni, qui ora la situazione è disastrosa”.

Sappiamo che i bam-bini a causa del freddo si stanno ammalando. È così? “È normale. Tra l’altro sia-mo anche senza medicine. L’embargo che hanno vo-luto le Nazioni Unite oltre a togliere i viveri hanno privato la popolazione delle medicine. È chiaro che in una situazione del genere se nei campi dei rifugiati muore un

bambino per il freddo, è nor-male visto che non ci sono neanche le medicine per curarlo. Siamo tutti senza gasolio, senza riscaldamento, senza gas per cucinare, sen-za elettricità e senza pane, senza quindi i più elementari mezzi di sussistenza. Ma noi qui abbiamo ancora un tetto sopra la testa, che ci proteg-ge. Chi vive invece sotto una tenda e peggio ancora per la strada, come fa a sopportare il freddo? Qui la notte la temperatura scende sotto lo zero. Mi chiedo se i signori che siedono al Palazzo di vetro, si pongono questo problema”.

Vuole lanciare un appello per la fine dell’embargo in Siria? “Io lancio un allarme non soltanto per l’embargo ma per tutta la situazione che siamo obbligati a vivere oggi. I potenti della terra che l’hanno causata, la devono

smettere, la devono finire. Noi stavamo benissimo. Vivevamo in pace. Ci hanno portato una guerra che è di-ventata guerra fratricida, che sta distruggendo un paese che era bellissimo, ricco di storia, ricco di civiltà. Ed ora è tutto distrutto. Sono fatti di una storia che si ripete in tutto il Medio Oriente. Guardiamo per esempio che cosa sta succedendo in Egitto”.

Alcuni giorni fa l’Al-to Commissariato dell’Onu per i diritti umani ha fornito dei dati agghiaccianti sul conflitto siriano: 60 mila morti dal 15 mar-zo 2011 ad oggi. Che impressione le fanno questi numeri? “L’a lto Commissariato dell’Onu ha mai detto quanti sono stati i morti durante il conflitto in Iraq. Ci han-no sempre dato soltanto i

B

TUNISIA

Ancora incompletala rivoluzionedella dignità

a primavera araba non sembra esse-re riuscita a fiorire del tutto, e in molti

Paesi, a partire dal primo che registrò le proteste che por-tarono al cambio di regime, la Tunisia, la strada è ancora tutta in salita. E così Sidi Bu Said, la città da cui è partita la “rivoluzione della dignità”, è stata nuovamente teatro di manifestazioni rivendicati vedi agricoltori, operai edi-li e disoccupati, sostenute dall’Unione generale tunisina del lavoro, che il 14 agosto ha chiamato allo sciopero gene-rale per reclamare misure di sviluppo regionale ed esigere la liberazione dei giovani disoccupati arrestati durante precedenti proteste violente-mente represse dalla polizia.

“Vogliono soffocare la no-stra voce per decidere da soli del nostro destino: vogliono seminare la paura tra noi per impedirci di difendere la no-stra causa e i nostri diritti”, ha detto il segretario del sindaca-to Houcine Abassi, riferendosi al governo, ma soprattutto a Ennahda, il partito di maggio-ranza relativa. Lo scontro è culminato il primo maggio di quest’anno, durante la mani-festazione che doveva ricor-dare le motivazioni sociali ed economiche della rivoluzione, ma i contrasti non sono una novità perché - ricorda Hela Yousfi, docente universitario a Parigi - l’organizzazione sindacale era già stata presa di mira dai governi di transizione nati dopo l’allontanamento del presidente Ben Ali”: si è vista sistematicamente ad-dossare la responsabilità della crisi economica e del caos

L

La difficilefioritura della primavera araba nei Paesi a sud del MediterraneoAngela Carusone

nel Paese - spiega Yousfi - e tutto questo perché è il solo contropotere organizzato”.

Con i suoi 520mila ade-renti, la prima forza sindacale tunisina è stata anche l’unica e ha sempre avuto un ruolo cardine nella vita politica fin dai tempi della colonizzazione. “Più che a una centrale sinda-cale - spiega Yousfi - somiglia a un’organizzazione in cui, storicamente, le rivendicazioni sociali sono state intimamente legate alle parole d’ordine po-litiche e nazionali. Al contrario di quanto successo in altri Paesi arabi, ha sempre man-tenuto la sua autonomia, più o meno ampia a seconda dei periodi, rispetto all’apparato

statele, fin dall’indipendenza, del 1956”. Nonostante le disfunzioni, il sindacato ha quindi svolto un ruolo deci-sivo negli scioperi, i raduni e le manifestazioni che hanno provocatola fuga del dittatore, e ha sostenuto le occupazioni della piazza della Casbah che, a gennaio e febbraio 2011, hanno fatto cadere i due primi governi di transizione.

“La tensione - affermano gli osservatori - è resa più acuta dal fatto che il sinda-cato si sostituisce di fatto ai partiti politici di opposizione, incapaci di svolgere il proprio ruolo; ha deciso di impegnarsi, secondo quanto dichiarato dallo stesso sindacato, a fian-

numeri dei marines morti ma non hanno mai detto le migliaia e migliaia di iracheni civili morti. Che vuol dire, che in una guerra i civili sono solo carne da macello? Che non meritano di essere contati. Quando una bomba parte, crea distruzione e morte”.

In Italia, purtroppo, la gente si è abituata a questi “numeri”. Lei che cosa ha da dire? “Quello che mi sta a cuore è che questa è soprattutto una guerra di commercio. Siamo nella nuova colonizzazione che si traduce: ‘io vi do le armi, voi vi autodistruggete e poi vengo io a ricostruire tutto’”.

Ha un auspicio per il 2013 che comincia? “Io non ho mai perso la spe-ranza perché sono convinto che ci vuole un pizzico di buona volontà. Prima o poi noi avremo la pace. Il giorno in cui arriverà la pace, sarà stata pagata a caro prezzo, al prezzo di tante vite umane che se ne sono andate via. E al prezzo di tanti animi distrutti e angosciati, pieni di odio e di vendetta l’uno contro l’altro”.

co della società civile e del popolo tunisino nella sua di-versità per difendere non solo la massa operaia, ma anche e soprattutto la repubblica e le sue istituzioni”. Così le mobilitazioni lanciate dalla centrale per difendere le li-bertà individuali e denunciare le violenze dei gruppi salafiti e della polizia prendono a volte il sopravvento sulle mobilita-zioni sociali, con una progres-siva polarizzazione del campo politico: per i sostenitori del governo il sindacato è mani-polato e strumentalizzato a fini puramente partigiani, e dovrebbe limitarsi al proprio ruolo di tutela dei lavoratori; per l’opposizione deve essere indipendente e intervenire in modo attivo nella vita politica.

Ma l’organizzazione sinda-cale, afferma lo studioso Sadri

Khiari, resta incapace di defini-re qualsiasi orientamento eco-nomico e sociale alternativo al programma apertamente neo-liberista di Ennahda e, di con-seguenza, di far uscire il Paese dalla crisi, come ha dimostrato l’assenza di dibattito attorno alla legge finanziaria approva-ta a maggio. Più in generale, aggiunge Khiari, i ripetuti at-tacchi contro il sindacato e i movimenti sociali pongono il problema della posizione delle elite politiche nei confronti dei problemi economici e sociali. I dirigenti politici - sottolinea Yousfi - oltre a criminalizzare i movimenti rivendicativi, hanno difficoltà a mettere tali que-stioni al centro del dibattito: focalizzare l’attenzione sulla contrapposizione tra islamisti e democratici, la distoglie dalla questione sociale. Mentre le polemiche attorno al rischio di privatizzazione delle imprese pubbliche in alcuni settori come l’acqua o l’elettricità accrescono le tensioni.

In sostanza – convengono molti analisti – la tormentata transizione politica presenta un governo tentato di portare avanti, sotto altre spoglie, lo stesso modello economico del passato.

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16 musica e spettacolo n. 2 13 Gennaio 2013 LaVita

LaV itaSettimanale cattolico toscano

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STAMPA: Tipografia GF Press MasottiIMPIANTI: Palmieri e Bruschi Pistoia

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n gesto clamoroso e tante reazioni che fanno riflettere. Il gesto è quello del

Milan, che si è rifiutato di continuare una partita con la Pro Patria, una squadra di Lega Pro, a Busto Arsizio, dopo che da un gruppo di sostenitori locali si sono levati diversi cori di tipo razzista. Gli insulti, annotano le cronache, sono partiti da un settore dello stadio occupato dagli ultrà bustocchi fin dall’inizio della partita: hanno preso di mira in particolare i giocatori milanisti Emanuelson, Muntari, Niang e Boateng. E proprio Boateng, innervosito, attorno al 30’ del primo tempo, all’en-nesimo coro ha scagliato con rabbia il pallone contro la rete di recinzione all’indirizzo degli ultras della Pro Patria e subito dopo ha infilato la porta degli spogliatoi, seguito da tutta la squadra. Gli altoparlanti han-no poi annunciato la definitiva sospensione della partita e il Milan ha lasciato lo stadio. L’allenatore Massimiliano Al-legri ha spiegato: “Avremmo voluto giocare con tranquillità, ma dopo quanto accaduto i ragazzi erano arrabbiati e non hanno più voluto tornare in campo”.

Molti plausi al gesto del

U RAZZISMO E CALCIO

Da un gestoa una cultura

Dopo la reazione del Milanall’offesa di un gruppo di ultras

di Alberto Campoleoni

quelli che sono normalmente una piccolissima parte delle tifoserie. Tifoserie che, in altre occasioni - è già successo - sono state anche in grado di zittire “in tempo reale”, con forti reazioni dagli spalti, quanti si lanciavano proprio in insulti razzisti e violenti.

Le molte reazioni positive al gesto del Milan mettono in evidenza la necessità di cambiare registro anche nelle partite e negli stadi più impor-tanti - senza offesa per Busto

n un’Inghilterra in piena crisi economi-ca, dove la disoccu-pazione e la delin-

quenza giovanili toccano livelli mai raggiunti, trova la sua naturale ambientazione la nuova divertente com-media di Ken Loach, picco-la e simpatica fiaba umana sul riscatto, la redenzione e le seconde possibilità, cari-ca di speranza per il futuro.Il settantacinquenne regista britannico torna, infatti, in questo gustoso film, pre-miato dal pubblico, ma an-che dalla giuria dell’ultimo Festival di Cannes, ai suoi temi più cari e sentiti – la mancanza di lavoro, l’emar-ginazione sociale, la crimi-nalità come unica alternati-va possibile – senza abban-donarsi mai, tuttavia, alla pesantezza di un registro di stampo esclusivamente drammatico o moralistico, ma declinando, al contrario, come già nel “Mio amico Eric” (il film con Cantona), l’impegno sociale che ne contraddistingue, come al solito, le opere, con un umorismo sano e leggero ed un linguaggio accessibile a tutti.E’ perciò nel segno del divertimento più scanzo-nato e dell’ottimismo più indomabile, che Ken Loach mescola insieme dramma e commedia, regalando al pubblico la trascinante parabola umana - testimo-nianza di vita realistica e fiabesca al tempo stesso - di Robbie, giovane padre della periferia più degra-

I CINEMA

La parte degli angeliDramma e sorriso si mescolano

nella gustosa commedia di Ken Loachdi Silvia Mauro

Milan, che sottolinea la volon-tà di non arrendersi all’inciviltà spesso presente negli stadi. Non di rado, infatti - e non solo in Italia - si verificano episodi con insulti razzisti e in generale con toni e atteg-giamenti intollerabili. Quasi ci si trovasse - negli stadi - in un

luogo franco e alle tifoserie si lasciasse passare ogni ne-fandezza. Il gesto del Milan, di forte impatto, richiama un po’ tutti - a cominciare dalle società, ma anche gli stessi calciatori e ogni persona che segue lo sport - a fare la propria parte, per isolare

data di Glasgow, segnato da un passato di violenza e piccola criminalità, ma deciso tuttavia a cambiare vita dopo l’arrivo del fi-glio. Condannato ai lavori sociali, il giovane disoccu-pato - interpretato da un esordiente e bravissimo Paul Brannigan, attore dalla vita tormentata, simile a quella del suo personaggio – decide, infatti, di sfruttare il suo talento naturale per la degustazione del whisky e, novello Robin Hood, aiu-

tato dai compagni di sven-tura Rhino, Albert e Mo, imbastisce una truffa degna dei migliori “heist movies”, riscattandosi così dalla sconfitta certa e annunciata.Il regista degli ultimi, aiutato come al solito dall’ottima sceneggiatura dell’amico Paul Laverty, tinge di spe-ranza e valori positivi l’inte-ra vicenda, rendendo i suoi personaggi estremamente credibili e godibili, perfetti antieroi capaci di generare nel pubblico compassione

e simpatia: tra i bravi attori, tutti o quasi non profes-sionisti, spiccano le ottime prove di recitazione dei veterani John Henshaw, nella parte del paterno tutore Harry, e di Roger Allam, istrione teatrale qui nei panni di un cinico colle-zionista. Una storia in fondo te-nera e commovente, una commedia deliziosa come un profumato malt whisky delle Highland e tutta da gustare.

Arsizio - in serie A, come nei match internazionali. “Siamo tutti stanchi, siamo tutti stufi. L’Italia deve crescere, e questo è il primo passo”, ha com-mentato il ct della nazionale, Cesare Prandelli. Il giocatore milanista Niang, tornando sull’uscita dal campo della sua squadra, ha rincarato la dose: “Siamo pronti a rifarlo in cam-pionato e anche se dovessimo giocare contro il Barcellona o il Real Madrid”. E Michel Platini, dall’Uefa, ha spiegato che con-tro simili episodi di razzismo - “che continuano a verificarsi di tanto in tanto negli stadi euro-pei” - si continuerà “a lottare senza tregua, insieme a quanti sono d’accordo con noi che la diversità è arricchimento, non già impoverimento”.

Come lottare? Severità negli stadi, “tolleranza zero” - come molti invocano - che vuol dire anche uscire dal

campo e controlli accurati sugli ultras. Ma anche - e ieri lo ricordava con semplicità un giocatore del Varese, Giulio Ebagua, nigeriano naturaliz-zato italiano - con una seria opera educativa: “Il razzismo c’è sempre stato e temo che ci sarà sempre. Bisogna incidere sulla mentalità di certa gente, bisogna cominciare a scuola, educando i bambini”.

L’annotazione non è ba-nale e richiama la complessità che sta dietro il “gesto finale” dell’urlo scomposto allo sta-dio, l’intreccio di responsabi-lità che entrano in gioco per costruire non solo una tifo-seria, ma una società migliore. Anche i campioni dello sport possono e devono fare la loro parte, perché i loro gesti e atteggiamenti, le loro parole hanno spesso un grande peso, valore di esempio. Questa vol-ta, a Busto Arsizio, in positivo.