E-book campione Liber Liber · solo a poche anime elette fosse dato praticare. No, l'ideale non è...

38
Domenico Zavattero L'analisi dell'ideale www.liberliber.it Domenico Zavattero L'analisi dell'ideale www.liberliber.it

Transcript of E-book campione Liber Liber · solo a poche anime elette fosse dato praticare. No, l'ideale non è...

Domenico ZavatteroL'analisi dell'ideale

www.liberliber.it

Domenico ZavatteroL'analisi dell'ideale

www.liberliber.it

Questo e-book è stato realizzato anche grazie al so-stegno di:

E-textWeb design, Editoria, Multimedia

(pubblica il tuo libro, o crea il tuo sito con E-text!)http://www.e-text.it/

QUESTO E-BOOK:

TITOLO: L'analisi dell'idealeAUTORE: Zavattero, DomenicoTRADUTTORE: CURATORE: NOTE: CODICE ISBN E-BOOK: n. d.

DIRITTI D'AUTORE: no

LICENZA: questo testo è distribuito con la licenzaspecificata al seguente indirizzo Internet:http://www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze/

COPERTINA: n. d.

TRATTO DA: L' analisi dell'ideale / Domenico Zavat-tero. - Rimini : L'iniziativa editrice, 1907. - 31p. ; 17 cm.

CODICE ISBN FONTE: n. d.

1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 23 maggio 2018

INDICE DI AFFIDABILITÀ: 10: affidabilità bassa

2

Questo e-book è stato realizzato anche grazie al so-stegno di:

E-textWeb design, Editoria, Multimedia

(pubblica il tuo libro, o crea il tuo sito con E-text!)http://www.e-text.it/

QUESTO E-BOOK:

TITOLO: L'analisi dell'idealeAUTORE: Zavattero, DomenicoTRADUTTORE: CURATORE: NOTE: CODICE ISBN E-BOOK: n. d.

DIRITTI D'AUTORE: no

LICENZA: questo testo è distribuito con la licenzaspecificata al seguente indirizzo Internet:http://www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze/

COPERTINA: n. d.

TRATTO DA: L' analisi dell'ideale / Domenico Zavat-tero. - Rimini : L'iniziativa editrice, 1907. - 31p. ; 17 cm.

CODICE ISBN FONTE: n. d.

1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 23 maggio 2018

INDICE DI AFFIDABILITÀ: 10: affidabilità bassa

2

1: affidabilità standard2: affidabilità buona3: affidabilità ottima

SOGGETTO:POL042010 SCIENZE POLITICHE / Ideologie Politiche /Anarchismo

DIGITALIZZAZIONE:Paolo Alberti, [email protected]

REVISIONE:Catia Righi, [email protected]

IMPAGINAZIONE:Paolo Alberti, [email protected]

PUBBLICAZIONE:Catia Righi, [email protected]

3

1: affidabilità standard2: affidabilità buona3: affidabilità ottima

SOGGETTO:POL042010 SCIENZE POLITICHE / Ideologie Politiche /Anarchismo

DIGITALIZZAZIONE:Paolo Alberti, [email protected]

REVISIONE:Catia Righi, [email protected]

IMPAGINAZIONE:Paolo Alberti, [email protected]

PUBBLICAZIONE:Catia Righi, [email protected]

3

Liber Liber

Se questo libro ti è piaciuto, aiutaci a realizzarne altri.Fai una donazione: http://www.liberliber.it/online/aiuta/.

Scopri sul sito Internet di Liber Liber ciò che stiamorealizzando: migliaia di ebook gratuiti in edizione inte-grale, audiolibri, brani musicali con licenza libera, videoe tanto altro: http://www.liberliber.it/.

4

Liber Liber

Se questo libro ti è piaciuto, aiutaci a realizzarne altri.Fai una donazione: http://www.liberliber.it/online/aiuta/.

Scopri sul sito Internet di Liber Liber ciò che stiamorealizzando: migliaia di ebook gratuiti in edizione inte-grale, audiolibri, brani musicali con licenza libera, videoe tanto altro: http://www.liberliber.it/.

4

Indice generale

Liber Liber......................................................................4I.......................................................................................7II......................................................................................9III..................................................................................12IV...................................................................................15V....................................................................................20VI..................................................................................27VII.................................................................................33

5

Indice generale

Liber Liber......................................................................4I.......................................................................................7II......................................................................................9III..................................................................................12IV...................................................................................15V....................................................................................20VI..................................................................................27VII.................................................................................33

5

DOMENICO ZAVATTERO

L'ANALISIDELL'IDEALE

6

DOMENICO ZAVATTERO

L'ANALISIDELL'IDEALE

6

I.

Nell'essere umano agisce una forza naturale, istintivache è molla di progresso indefinito, d'indefinito perfe-zionamento per la specie: il bisogno di migliorare leproprie condizioni d'esistenza.

Bisogno – questo – sempre insoddisfatto perchèognor più potente di mano in mano che vengono appli-cati nuovi mezzi per soddisfarlo, ad esso è dovuta la li-berazione dell'umanità dalla barbarie delle epoche pri-mitive, dalla notte del medio evo; grazie ad esso gli uo-mini d'oggi non s'appagano del relativo grado di benes-sere di cui godono in complesso al presente, ma si agita-no, combattono, non solo raggruppati in minoranze co-scienti, ma agglomerati altresì in grandi masse inconsa-pevoli magari della loro azione e della portata di questa:cercano con ogni mezzo di migliorare il proprio statoeconomico, anche dal punto di vista individuale, dallaqual cosa necessariamente derivano gli sforzi solidalipel miglioramento collettivo, non potendo l'individuoconseguire un reale benessere che non si rifletta in quel-lo della collettività e che a sua volta non ne sia il rifles-so, essendo, esso individuo, parte inscindibile della col-lettività medesima.

È cotesto miglioramento collettivo che molti esami-

7

I.

Nell'essere umano agisce una forza naturale, istintivache è molla di progresso indefinito, d'indefinito perfe-zionamento per la specie: il bisogno di migliorare leproprie condizioni d'esistenza.

Bisogno – questo – sempre insoddisfatto perchèognor più potente di mano in mano che vengono appli-cati nuovi mezzi per soddisfarlo, ad esso è dovuta la li-berazione dell'umanità dalla barbarie delle epoche pri-mitive, dalla notte del medio evo; grazie ad esso gli uo-mini d'oggi non s'appagano del relativo grado di benes-sere di cui godono in complesso al presente, ma si agita-no, combattono, non solo raggruppati in minoranze co-scienti, ma agglomerati altresì in grandi masse inconsa-pevoli magari della loro azione e della portata di questa:cercano con ogni mezzo di migliorare il proprio statoeconomico, anche dal punto di vista individuale, dallaqual cosa necessariamente derivano gli sforzi solidalipel miglioramento collettivo, non potendo l'individuoconseguire un reale benessere che non si rifletta in quel-lo della collettività e che a sua volta non ne sia il rifles-so, essendo, esso individuo, parte inscindibile della col-lettività medesima.

È cotesto miglioramento collettivo che molti esami-

7

natori superficiali dei fenomeni sociali sono portati a ne-gare, perchè a cagione della brevità della nostra esisten-za personale esso non balza, nel volgere d'una sola ge-nerazione, all'evidenza, nè l'individuo riesce a vederlorealizzato in relazione al suo desiderio; pur tuttavia essoesiste e venendo di generazione in generazione a trasfor-mare – sia pure insensibilmente – le condizioni di vitasociale, sostituisce, a traverso il lento succedersi dei se-coli, quel cumulo spesso convulso e quasi sempre con-fuso di fatti e di avvenimenti che la storia va successiva-mente registrando, e avvicina all'epoca nella quale leumane generazioni godranno una somma tale di benes-sere, che oggi non è possibile concepire senz'attirarsi lebeffe di chi, nelle aspirazioni d'un sentimento entusiastadel bello e del buono, non scorge che una volata icareanegli spazi sereni dei sogni, un tuffo nell'oceano stermi-nato dell'utopia.

Utopia che si risolverà però un giorno in fatto palpa-bile, reale, se pure innanzi quel tempo non si spezzerà lamolla del progresso umano: cosa che ognun di noi senteimpossibile senza l'arresto della vita sociale, senza il de-perimento della specie, l'annientamento dell'enorme la-vorio compiuto dall'uomo attraverso i secoli, l'inghiotti-mento di tutto quanto le generazioni infinite hanno ac-cumulato di tesori materiali e intellettuali correggendole combinazioni caotiche della materia bruta, aggiun-gendo l'opera loro illuminata alle creazioni cieche dellanatura.

Se il progresso non è passibile d'arresto senza porre

8

natori superficiali dei fenomeni sociali sono portati a ne-gare, perchè a cagione della brevità della nostra esisten-za personale esso non balza, nel volgere d'una sola ge-nerazione, all'evidenza, nè l'individuo riesce a vederlorealizzato in relazione al suo desiderio; pur tuttavia essoesiste e venendo di generazione in generazione a trasfor-mare – sia pure insensibilmente – le condizioni di vitasociale, sostituisce, a traverso il lento succedersi dei se-coli, quel cumulo spesso convulso e quasi sempre con-fuso di fatti e di avvenimenti che la storia va successiva-mente registrando, e avvicina all'epoca nella quale leumane generazioni godranno una somma tale di benes-sere, che oggi non è possibile concepire senz'attirarsi lebeffe di chi, nelle aspirazioni d'un sentimento entusiastadel bello e del buono, non scorge che una volata icareanegli spazi sereni dei sogni, un tuffo nell'oceano stermi-nato dell'utopia.

Utopia che si risolverà però un giorno in fatto palpa-bile, reale, se pure innanzi quel tempo non si spezzerà lamolla del progresso umano: cosa che ognun di noi senteimpossibile senza l'arresto della vita sociale, senza il de-perimento della specie, l'annientamento dell'enorme la-vorio compiuto dall'uomo attraverso i secoli, l'inghiotti-mento di tutto quanto le generazioni infinite hanno ac-cumulato di tesori materiali e intellettuali correggendole combinazioni caotiche della materia bruta, aggiun-gendo l'opera loro illuminata alle creazioni cieche dellanatura.

Se il progresso non è passibile d'arresto senza porre

8

l'umana specie sopra una parabola discendente, che cosavi sarà di non realizzabile nella vita degli esseri intelli-genti?

II.

Questo bisogno perenne nell'uomo è la chiave di vol-ta di tutto l'edificio sociale. Grazie sua noi siamo uscitidall'animalità bruta, ci siamo fatti socievoli, abbiamocostituito le tribù, le famiglie; grazie ad esso son sorte lenazioni, si son fondate le patrie. Grazie ad esso ancora,oggi l'umanità spinge gli sguardi addentro nel futuro,cammina sotto l'egida d'un ideale e perverrà domani afondare la patria comune, l'universale famiglia umana.

Ideale!Parola fatidica che racchiude intero il poema della

vita; fanfara squillante che in tutt'i tempi ha chiamatoalle lotte pel trionfo della verità le schiere di uominianelanti di scuotere il giogo delle tirannidi secolari chesopra gli esseri pensanti gravava.

Eppure sarebbe in errore colui che a questo motto lu-minoso attribuisse una forza extra-umana con significa-to superiore al reale, un contenuto di sublimi virtù chesolo a poche anime elette fosse dato praticare.

No, l'ideale non è una virtù infusa nell'anima di genteche possieda facoltà speciali per praticarla; non è un

9

l'umana specie sopra una parabola discendente, che cosavi sarà di non realizzabile nella vita degli esseri intelli-genti?

II.

Questo bisogno perenne nell'uomo è la chiave di vol-ta di tutto l'edificio sociale. Grazie sua noi siamo uscitidall'animalità bruta, ci siamo fatti socievoli, abbiamocostituito le tribù, le famiglie; grazie ad esso son sorte lenazioni, si son fondate le patrie. Grazie ad esso ancora,oggi l'umanità spinge gli sguardi addentro nel futuro,cammina sotto l'egida d'un ideale e perverrà domani afondare la patria comune, l'universale famiglia umana.

Ideale!Parola fatidica che racchiude intero il poema della

vita; fanfara squillante che in tutt'i tempi ha chiamatoalle lotte pel trionfo della verità le schiere di uominianelanti di scuotere il giogo delle tirannidi secolari chesopra gli esseri pensanti gravava.

Eppure sarebbe in errore colui che a questo motto lu-minoso attribuisse una forza extra-umana con significa-to superiore al reale, un contenuto di sublimi virtù chesolo a poche anime elette fosse dato praticare.

No, l'ideale non è una virtù infusa nell'anima di genteche possieda facoltà speciali per praticarla; non è un

9

dono – di dio o della natura che dir si voglia – largito invaria misura e i cui frutti maturino e siano abbondanti inproporzione dei meriti di chi ne porta i germi in sè.

Se anime sentimentali, eccezionalmente affettive,comprese ancora d'un misticismo che non portandolepiù – nella modernità nostra – alla religione del sopran-naturale, le porta a quella del «dovere», del «sacrificio»,scorgono in esso il faro eccelso guidante con la sua lucesimbolica la nave umana a traverso i flutti dello scon-volto mar della vita verso il porto ancor lontano della fe-licità, ciò non esclude che il contenuto di quello che sichiama «ideale» rimanga invariato; gli uomini ragiona-tori, sezionando col rigor della loro logica il termine, cene hanno rivelato l'essenza: hanno dimostrato ch'essonon è altro che il punto astratto, convenzionale verso cuitendono gli sforzi degli uomini nella ricerca istintiva deimezzi atti al miglioramento continuo delle condizionid'esistenza: ricerca che si fa cosciente solo allorquandolo sviluppo dell'intellettualità e l'accumularsi dell'espe-rienza suscitano minoranze di uomini che animati dauno spirito indagatore e particolarmente adatto al disim-pegno dell'opera novatrice, ricorrendo ai molteplici ramidella scienza e prendendo parte alle agitazioni incompo-ste delle masse non ancora illuminate, perfezionano imezzi di produzione e si studiano d'imprimere un indi-rizzo determinato e deciso all'azione inconsapevole del-le falangi proletarie.

L'ideale, in altri termini, è l'aspirazione al benessereassoluto, a ciò che in linguaggio non soverchiamente

10

dono – di dio o della natura che dir si voglia – largito invaria misura e i cui frutti maturino e siano abbondanti inproporzione dei meriti di chi ne porta i germi in sè.

Se anime sentimentali, eccezionalmente affettive,comprese ancora d'un misticismo che non portandolepiù – nella modernità nostra – alla religione del sopran-naturale, le porta a quella del «dovere», del «sacrificio»,scorgono in esso il faro eccelso guidante con la sua lucesimbolica la nave umana a traverso i flutti dello scon-volto mar della vita verso il porto ancor lontano della fe-licità, ciò non esclude che il contenuto di quello che sichiama «ideale» rimanga invariato; gli uomini ragiona-tori, sezionando col rigor della loro logica il termine, cene hanno rivelato l'essenza: hanno dimostrato ch'essonon è altro che il punto astratto, convenzionale verso cuitendono gli sforzi degli uomini nella ricerca istintiva deimezzi atti al miglioramento continuo delle condizionid'esistenza: ricerca che si fa cosciente solo allorquandolo sviluppo dell'intellettualità e l'accumularsi dell'espe-rienza suscitano minoranze di uomini che animati dauno spirito indagatore e particolarmente adatto al disim-pegno dell'opera novatrice, ricorrendo ai molteplici ramidella scienza e prendendo parte alle agitazioni incompo-ste delle masse non ancora illuminate, perfezionano imezzi di produzione e si studiano d'imprimere un indi-rizzo determinato e deciso all'azione inconsapevole del-le falangi proletarie.

L'ideale, in altri termini, è l'aspirazione al benessereassoluto, a ciò che in linguaggio non soverchiamente

10

proprio è chiamato «perfezione». Esso è quindi la sinte-si del bisogno naturale che ognun di noi prova d'appaga-re ogni suo desiderio; estrinsecazione appunto, cotesta,di bisogno; e se sono pochi coloro che si lanciano riso-lutamente nella lotta necessaria alla realizzazione di det-to «ideale», non è già perchè siano pochi gli uomini chehanno dei bisogni da soddisfare, bensì perchè sbagliataè la concezione dei più in materia.

Pochi conoscono il vero campo d'azione; si limitanoperciò ad una lotta personale pel miglioramento delleproprie condizioni d'esistenza in quanto ciò è compatibi-le con le forme di vita sociale in vigore, reputando detteforme condizione essenziale per l'esistenza della societàstessa. E questa lotta personale non si verifica neppursempre, nè è da tutti combattuta. L'interesse dei privile-giati è sempre stato di comprimere ogni aspirazione dipopolo: di rafforzare cioè ogni manifestazione di biso-gni. E i signori privilegiati sono così bene riusciti neiloro intenti, che la generalità degli uomini, mantenutanell'ignoranza, assuefatta alla rassegnazione, intimiditain ogni guisa dallo spauracchio delle autorità terrene edi quelle celesti, si sforza ad accontentarsi del propriostato per non rischiare di perdere il meschino salario, lalibertà fisica, la vita materiale e la salute dell'anima.

Ma l'aspirazione rimane; l'ideale verrà momentanea-mente spostato nell'obbiettivo della lotta per la sua rea-lizzazione, ma nulla muterà nella sua essenza. Lo si os-servi circonfuso dal nimbo dorato del sentimento; lo siesamini con la lente del raziocinio, inesorabile sfronda-

11

proprio è chiamato «perfezione». Esso è quindi la sinte-si del bisogno naturale che ognun di noi prova d'appaga-re ogni suo desiderio; estrinsecazione appunto, cotesta,di bisogno; e se sono pochi coloro che si lanciano riso-lutamente nella lotta necessaria alla realizzazione di det-to «ideale», non è già perchè siano pochi gli uomini chehanno dei bisogni da soddisfare, bensì perchè sbagliataè la concezione dei più in materia.

Pochi conoscono il vero campo d'azione; si limitanoperciò ad una lotta personale pel miglioramento delleproprie condizioni d'esistenza in quanto ciò è compatibi-le con le forme di vita sociale in vigore, reputando detteforme condizione essenziale per l'esistenza della societàstessa. E questa lotta personale non si verifica neppursempre, nè è da tutti combattuta. L'interesse dei privile-giati è sempre stato di comprimere ogni aspirazione dipopolo: di rafforzare cioè ogni manifestazione di biso-gni. E i signori privilegiati sono così bene riusciti neiloro intenti, che la generalità degli uomini, mantenutanell'ignoranza, assuefatta alla rassegnazione, intimiditain ogni guisa dallo spauracchio delle autorità terrene edi quelle celesti, si sforza ad accontentarsi del propriostato per non rischiare di perdere il meschino salario, lalibertà fisica, la vita materiale e la salute dell'anima.

Ma l'aspirazione rimane; l'ideale verrà momentanea-mente spostato nell'obbiettivo della lotta per la sua rea-lizzazione, ma nulla muterà nella sua essenza. Lo si os-servi circonfuso dal nimbo dorato del sentimento; lo siesamini con la lente del raziocinio, inesorabile sfronda-

11

tore delle astrazioni poetiche; lo si analizzi, lo si scom-ponga in tutt'i sensi per sorprenderne ogni funzionamen-to più riposto, esso rimarrà ad ogni modo una ruotellasemplicissima di questo formidabile meccanismo che èla vita: ruotella che afferra tutti senza distinzione, anchecoloro che per monopolizzare la qualifica di «positivi-sti» sul serio, di «deterministi» tutti d'un pezzo, ostenta-no un disprezzo immenso per coloro ch'essi hanno bat-tezzato con l'appellativo d'«idealisti».

III.

Chi difatti non aspira a qualche cosa di superiore, diperfetto nella vita, non fosse che nell'ambito dei propriinteressi immediati, se circoscritti sono i suoi orizzonti,una soltanto la sua visuale? Chi, pur vivendo terra terra,non persegue, sia pure mentalmente, un ideale in amore,nei piaceri venali, in arte, in letteratura, in politica?

Certo, l'ideale d'ognuno varia a seconda delle singolecondizioni d'esistenza, capacità intellettuali, intuizioniin materia di progresso e di vita; ha variato in ogni epo-ca, a seconda dello spirito dei tempi ad essa relativo.L'ideale di noi viventi nel ventesimo secolo non può es-ser quello degli uomini preistorici; le idealità patriotti-che appaiono meschine a chi intravvede l'affratellamen-to dell'intera umanità; alla mente del sociologo s'apri-

12

tore delle astrazioni poetiche; lo si analizzi, lo si scom-ponga in tutt'i sensi per sorprenderne ogni funzionamen-to più riposto, esso rimarrà ad ogni modo una ruotellasemplicissima di questo formidabile meccanismo che èla vita: ruotella che afferra tutti senza distinzione, anchecoloro che per monopolizzare la qualifica di «positivi-sti» sul serio, di «deterministi» tutti d'un pezzo, ostenta-no un disprezzo immenso per coloro ch'essi hanno bat-tezzato con l'appellativo d'«idealisti».

III.

Chi difatti non aspira a qualche cosa di superiore, diperfetto nella vita, non fosse che nell'ambito dei propriinteressi immediati, se circoscritti sono i suoi orizzonti,una soltanto la sua visuale? Chi, pur vivendo terra terra,non persegue, sia pure mentalmente, un ideale in amore,nei piaceri venali, in arte, in letteratura, in politica?

Certo, l'ideale d'ognuno varia a seconda delle singolecondizioni d'esistenza, capacità intellettuali, intuizioniin materia di progresso e di vita; ha variato in ogni epo-ca, a seconda dello spirito dei tempi ad essa relativo.L'ideale di noi viventi nel ventesimo secolo non può es-ser quello degli uomini preistorici; le idealità patriotti-che appaiono meschine a chi intravvede l'affratellamen-to dell'intera umanità; alla mente del sociologo s'apri-

12

ranno ben altri orizzonti di quelli a cui guarda un pata-gone; nè un milionario avrà le aspirazioni d'un poverodiavolo all'ultimo grado di rassegnazione, pel quale uni-co sogno ormai è un posto tranquillo nel ricovero dimendicità.

Ma qualunque siano i punti di vista degli uomini assi-si o accasciati sugl'interminabili gradini della scala so-ciale, l'essenza dell'ideale rimane la medesima: aspira-zione all'accrescimento del proprio benessere, fino a nonaver più nulla a desiderare; aspirazione a godimenti es-senzialmente fisici per chi – ancora in basso nel termo-metro psichico – non prova bisogni intellettuali; ma chesi completa in quella di godimenti del pensiero, laddoveè accesa la scintilla dell'intelligenza, dove risplende lafiaccola dell'istruzione.

Spostando quindi i differenti modi che gl'individuihanno di vedere e considerare le cose per ridurli a un solpunto di vista, al punto di vista sociale, noi ridurremol'ideale all'esatta concezione che d'esso ha una collettivi-tà di uomini i quali comprendono come il benessered'uno sia sempre e sotto ogni aspetto relativo a quellodell'intera collettività, poichè il vero benessere dell'uma-nità tutta si compone della somma del benessere dellesingole individualità che la costituiscono; cosa che vie-ne a provare la necessità di assicurare il benessere a tut-ti, affinchè ogni individuo lo possa godere. Avremo cosìla concezione del perfezionamento di tutto il complessodella vita sociale in maniera che il benessere non sia piùmonopolio di privilegiati nè limitato al godimento mate-

13

ranno ben altri orizzonti di quelli a cui guarda un pata-gone; nè un milionario avrà le aspirazioni d'un poverodiavolo all'ultimo grado di rassegnazione, pel quale uni-co sogno ormai è un posto tranquillo nel ricovero dimendicità.

Ma qualunque siano i punti di vista degli uomini assi-si o accasciati sugl'interminabili gradini della scala so-ciale, l'essenza dell'ideale rimane la medesima: aspira-zione all'accrescimento del proprio benessere, fino a nonaver più nulla a desiderare; aspirazione a godimenti es-senzialmente fisici per chi – ancora in basso nel termo-metro psichico – non prova bisogni intellettuali; ma chesi completa in quella di godimenti del pensiero, laddoveè accesa la scintilla dell'intelligenza, dove risplende lafiaccola dell'istruzione.

Spostando quindi i differenti modi che gl'individuihanno di vedere e considerare le cose per ridurli a un solpunto di vista, al punto di vista sociale, noi ridurremol'ideale all'esatta concezione che d'esso ha una collettivi-tà di uomini i quali comprendono come il benessered'uno sia sempre e sotto ogni aspetto relativo a quellodell'intera collettività, poichè il vero benessere dell'uma-nità tutta si compone della somma del benessere dellesingole individualità che la costituiscono; cosa che vie-ne a provare la necessità di assicurare il benessere a tut-ti, affinchè ogni individuo lo possa godere. Avremo cosìla concezione del perfezionamento di tutto il complessodella vita sociale in maniera che il benessere non sia piùmonopolio di privilegiati nè limitato al godimento mate-

13

riale, ma natural condizione d'esistenza fisica e intellet-tuale per tutto l'umano consorzio.

Dirò di più: anche nelle attuali condizioni d'esistenza,qual'è l'uomo che facendo per un istante astrazione dallaparticolare visuale del tornaconto grettamente personale,non aspira a una forma di vita in cui tutti gli esseri pen-santi possano disporre liberamente di quanto ad essi oc-corre per godere la vita fuori d'ogni tirannia politica ed'ogni schiavitù economica?

Si potrà obiettare che tale aspirazione non è realizza-bile; ciò non impedisce ch'essa arrida – sia pure sottoforma di semplice astrazione – anche a chi non ci crede,appunto perchè base fondamentale dell'umana natura èil desiderio di conquistare la felicità, quella felicità chenon mai raggiunta finora con le lotte per la supremaziapropria con l'asservimento altrui a sè stesso, ora inco-mincia ad essere intravveduta a traverso a nuove conce-zioni della vita di meno in meno antagonistica e semprepiù solidale a misura che la maturazione dei tempi avvi-cina all'epoca di quella raccolta che solo cieche conside-razioni d'interessi personali possono ostacolare con lospingere una parte dell'umanità – la parte oggi privile-giata – a difendere le forme d'organizzazione esistenti,allorchè discendendo dalle nubi dell'astrazione, le uma-ne idealità tendono a concretarsi sul terreno dei fatti.

Che così avvenga, ce lo prova il fatto stesso osserva-bile da chiunque: l'incontro cioè fra il milionario e il po-vero lavoratore i quali – antagonisti irreducibili là dovela materialità degl'interessi li schiera per forza di cose

14

riale, ma natural condizione d'esistenza fisica e intellet-tuale per tutto l'umano consorzio.

Dirò di più: anche nelle attuali condizioni d'esistenza,qual'è l'uomo che facendo per un istante astrazione dallaparticolare visuale del tornaconto grettamente personale,non aspira a una forma di vita in cui tutti gli esseri pen-santi possano disporre liberamente di quanto ad essi oc-corre per godere la vita fuori d'ogni tirannia politica ed'ogni schiavitù economica?

Si potrà obiettare che tale aspirazione non è realizza-bile; ciò non impedisce ch'essa arrida – sia pure sottoforma di semplice astrazione – anche a chi non ci crede,appunto perchè base fondamentale dell'umana natura èil desiderio di conquistare la felicità, quella felicità chenon mai raggiunta finora con le lotte per la supremaziapropria con l'asservimento altrui a sè stesso, ora inco-mincia ad essere intravveduta a traverso a nuove conce-zioni della vita di meno in meno antagonistica e semprepiù solidale a misura che la maturazione dei tempi avvi-cina all'epoca di quella raccolta che solo cieche conside-razioni d'interessi personali possono ostacolare con lospingere una parte dell'umanità – la parte oggi privile-giata – a difendere le forme d'organizzazione esistenti,allorchè discendendo dalle nubi dell'astrazione, le uma-ne idealità tendono a concretarsi sul terreno dei fatti.

Che così avvenga, ce lo prova il fatto stesso osserva-bile da chiunque: l'incontro cioè fra il milionario e il po-vero lavoratore i quali – antagonisti irreducibili là dovela materialità degl'interessi li schiera per forza di cose

14

l'un contro l'altro – tendono pur tuttavia in linea astrattaa un medesimo obiettivo ideale quando alla lor mentebalena un sentimento identico: il sentimento che li spin-ge a sognare una umanità felice, una vita scevra degliorrori attuali. Incontro d'un istante appena – cotesto –giacchè il punto di vista particolare degl'interessi li rial-lontana tosto, il Creso per godersi i proprii milioni, di-fenderli e accrescerli; il paria per ripigliare l'aspra fatica,richiamato alla realtà delle cose dalla catena di schiavoche gli avvince i polsi ed i malleoli, tenendolo inchioda-to al carro del capitalismo.

Ma si sono incontrati; quando il fatal divenire dellecose avrà dato a entrambi un medesimo assetto d'esi-stenza, ad essi brillerà una unica concezione di finalitàda raggiungere.

Sono nemici oggi, non perchè diversa sia la loro natu-ra, bensì perchè diversa è la loro situazione economica.

IV.

Molti sostengono che l'impossibile consista appuntonel realizzare un assetto di vita sociale eguale per tutti;asseverano che l'interesse personale sarà sempre la based'ogni organizzazione di società e che ognuno cercheràquindi sempre di procacciarsi la maggior quantità possi-bile di benessere per sè, infischiandosi degli altri e ma-

15

l'un contro l'altro – tendono pur tuttavia in linea astrattaa un medesimo obiettivo ideale quando alla lor mentebalena un sentimento identico: il sentimento che li spin-ge a sognare una umanità felice, una vita scevra degliorrori attuali. Incontro d'un istante appena – cotesto –giacchè il punto di vista particolare degl'interessi li rial-lontana tosto, il Creso per godersi i proprii milioni, di-fenderli e accrescerli; il paria per ripigliare l'aspra fatica,richiamato alla realtà delle cose dalla catena di schiavoche gli avvince i polsi ed i malleoli, tenendolo inchioda-to al carro del capitalismo.

Ma si sono incontrati; quando il fatal divenire dellecose avrà dato a entrambi un medesimo assetto d'esi-stenza, ad essi brillerà una unica concezione di finalitàda raggiungere.

Sono nemici oggi, non perchè diversa sia la loro natu-ra, bensì perchè diversa è la loro situazione economica.

IV.

Molti sostengono che l'impossibile consista appuntonel realizzare un assetto di vita sociale eguale per tutti;asseverano che l'interesse personale sarà sempre la based'ogni organizzazione di società e che ognuno cercheràquindi sempre di procacciarsi la maggior quantità possi-bile di benessere per sè, infischiandosi degli altri e ma-

15

gari danneggiandoli, ove ciò gli convenga.Lontanissimo dal sostenere che regola della vita deb-

ba essere il sacrificio proprio pel bene altrui (cosa chenon sarebbe neppure umana) osservo nondimeno che lostesso interesse personale spinge fatalmente la societàverso le forme di vita preconizzate dal socialismo. Fino-ra la vita s'è svolta antagonistica perchè male inteso fusempre il concetto del personale interesse; male intesofino a un certo punto, d'altronde, perchè lo stesso spiritomeschinamente egoistico nel senso ristretto e brutto del-la parola, fu sempre temperato dal principio della soli-darietà (inevitabile in una specie socievole) anche nelleepoche e fra quelle classi e caste che più furono e sonoanimate dal sentimento esclusivo del tornaconto pro-prio.

Anzi, è questo sentimento appunto che genera quellodella solidarietà. Che cosa è difatti la solidarietà se nonil mezzo tendente a assicurarsi personalmente il mag-gior benessere possibile? I differenti gruppi d'interessispingono gl'interessati a solidarizzarsi fra loro, a metter-si in grado di poter sostenere meglio la lotta controgl'interessi opposti; e la stessa classe capitalista ce nefornisce la prova: in lotta fra loro, i membri di questaclasse, per i loro antagonismi interni e per interne que-stioni di concorrenza che la dividono e suddividono finoallo sminuzzamento individuale a traverso i gruppi na-zionalistici e regionalistici, essi si stringono tosto in unmutuo patto di solidarietà che può all'occorrenza diven-tare universale, non appena l'interesse dei singoli porta a

16

gari danneggiandoli, ove ciò gli convenga.Lontanissimo dal sostenere che regola della vita deb-

ba essere il sacrificio proprio pel bene altrui (cosa chenon sarebbe neppure umana) osservo nondimeno che lostesso interesse personale spinge fatalmente la societàverso le forme di vita preconizzate dal socialismo. Fino-ra la vita s'è svolta antagonistica perchè male inteso fusempre il concetto del personale interesse; male intesofino a un certo punto, d'altronde, perchè lo stesso spiritomeschinamente egoistico nel senso ristretto e brutto del-la parola, fu sempre temperato dal principio della soli-darietà (inevitabile in una specie socievole) anche nelleepoche e fra quelle classi e caste che più furono e sonoanimate dal sentimento esclusivo del tornaconto pro-prio.

Anzi, è questo sentimento appunto che genera quellodella solidarietà. Che cosa è difatti la solidarietà se nonil mezzo tendente a assicurarsi personalmente il mag-gior benessere possibile? I differenti gruppi d'interessispingono gl'interessati a solidarizzarsi fra loro, a metter-si in grado di poter sostenere meglio la lotta controgl'interessi opposti; e la stessa classe capitalista ce nefornisce la prova: in lotta fra loro, i membri di questaclasse, per i loro antagonismi interni e per interne que-stioni di concorrenza che la dividono e suddividono finoallo sminuzzamento individuale a traverso i gruppi na-zionalistici e regionalistici, essi si stringono tosto in unmutuo patto di solidarietà che può all'occorrenza diven-tare universale, non appena l'interesse dei singoli porta a

16

far comprendere la necessità di difendere quello delcomplesso, a fine di combattere e sopraffare gl'interessiopposti d'una classe antagonista: putacaso del proletaria-to.

Senza questa solidarietà borghese, la classe lavoratri-ce sarebbe già molto più avanti di quello che è, sul terre-no delle sue conquiste!...

** *

Il progredire dalla società umana ci rivela sempre piùla tendenza al fondersi e accomunarsi degl'interessi inapparenza irreducibili; questo, mica perchè negli uominivada affermandosi uno spirito ognor più potente d'abne-gazione che spinga l'«individuo» a spendersi e magarisacrificarsi per l'«umanità»; ma perchè, al contrario, siva comprendendo (e se anche non si è consapevoli delfenomeno, esso s'impone per forza di cose) chedall'unione delle forze produttive l'umanità ha tutto daguadagnare collettivamente e gli uomini personalmente,perchè grazie ad essa diminuisce l'umana fatica,s'aumenta e si perfeziona la produzione, si estende e sirende possibile a tutti il sapere, si acuiscono l'intelligen-za e la vigoria muscolare mettendo così a disposizionedella produzione maggiori energie e attività fisiche e in-tellettuali, talchè si porge a tutti il modo di godere am-piamente del benessere materiale e morale a cui ognunoaspira, di vivere in un ambiente trasformato sotto tutti

17

far comprendere la necessità di difendere quello delcomplesso, a fine di combattere e sopraffare gl'interessiopposti d'una classe antagonista: putacaso del proletaria-to.

Senza questa solidarietà borghese, la classe lavoratri-ce sarebbe già molto più avanti di quello che è, sul terre-no delle sue conquiste!...

** *

Il progredire dalla società umana ci rivela sempre piùla tendenza al fondersi e accomunarsi degl'interessi inapparenza irreducibili; questo, mica perchè negli uominivada affermandosi uno spirito ognor più potente d'abne-gazione che spinga l'«individuo» a spendersi e magarisacrificarsi per l'«umanità»; ma perchè, al contrario, siva comprendendo (e se anche non si è consapevoli delfenomeno, esso s'impone per forza di cose) chedall'unione delle forze produttive l'umanità ha tutto daguadagnare collettivamente e gli uomini personalmente,perchè grazie ad essa diminuisce l'umana fatica,s'aumenta e si perfeziona la produzione, si estende e sirende possibile a tutti il sapere, si acuiscono l'intelligen-za e la vigoria muscolare mettendo così a disposizionedella produzione maggiori energie e attività fisiche e in-tellettuali, talchè si porge a tutti il modo di godere am-piamente del benessere materiale e morale a cui ognunoaspira, di vivere in un ambiente trasformato sotto tutti

17

gli aspetti della vita materiale e intellettuale, della pu-rezza morale, dell'igiene e in tutti i campi dell'umana at-tività: industriali, agricoli, artistici, scientifici, ricreativi.

L'antagonismo fra uomo e uomo, invece, o il princi-pio della solidarietà circoscritto a pochi casi della vita eristretto a classi, a caste, a combriccole, a corporazioni(per le quali la lotta collettiva sostituirebbe quella indi-viduale, aggravandola sotto certi aspetti e in certe circo-stanze) dà un'illusione momentanea di benessere per chiesce vittorioso da tale lotta; ma oltre a tenerlo sempreall'erta e in agguato per le difese e le insidie dell'indo-mani, per ulteriori attacchi e battaglie (la qual cosa portaper totale conseguenza la costituzione di organi di difesae d'offesa: Stato, codici, eserciti, superstizioni e pregiu-dizi...) detto antagonismo non procura un reale benesse-re ad alcuno, perchè ogni individuo come membro diuna collettività dalla quale non può essere in nessunmodo assolutamente disgiunto, vien necessariamente asoffrire in tutti i modi del disagio d'una parte di dettacollettività, mentre ne gode per riflesso del benessere,contribuendo in pari tempo col proprio a garantire quel-lo della collettività medesima.

Chi difatti può dirsi oggi veramente felice, soddisfattosotto ogni aspetto, non sofferente in qualche guisa peimali sociali, fra coloro stessi che sembrano i felici pereccellenza, gli dei in terra?

** *

18

gli aspetti della vita materiale e intellettuale, della pu-rezza morale, dell'igiene e in tutti i campi dell'umana at-tività: industriali, agricoli, artistici, scientifici, ricreativi.

L'antagonismo fra uomo e uomo, invece, o il princi-pio della solidarietà circoscritto a pochi casi della vita eristretto a classi, a caste, a combriccole, a corporazioni(per le quali la lotta collettiva sostituirebbe quella indi-viduale, aggravandola sotto certi aspetti e in certe circo-stanze) dà un'illusione momentanea di benessere per chiesce vittorioso da tale lotta; ma oltre a tenerlo sempreall'erta e in agguato per le difese e le insidie dell'indo-mani, per ulteriori attacchi e battaglie (la qual cosa portaper totale conseguenza la costituzione di organi di difesae d'offesa: Stato, codici, eserciti, superstizioni e pregiu-dizi...) detto antagonismo non procura un reale benesse-re ad alcuno, perchè ogni individuo come membro diuna collettività dalla quale non può essere in nessunmodo assolutamente disgiunto, vien necessariamente asoffrire in tutti i modi del disagio d'una parte di dettacollettività, mentre ne gode per riflesso del benessere,contribuendo in pari tempo col proprio a garantire quel-lo della collettività medesima.

Chi difatti può dirsi oggi veramente felice, soddisfattosotto ogni aspetto, non sofferente in qualche guisa peimali sociali, fra coloro stessi che sembrano i felici pereccellenza, gli dei in terra?

** *

18

Questa fusione d'interessi non si verificherà d'un trat-to, nè si produrrà senza terribili scosse. Troppo mal sicomprende che base del benessere individuale è quellocollettivo e se per un falso concetto dell'interesse perso-nale le classi privilegiate combattono strenuamente latendenza all'accomunamento degl'interessi, dal cantoloro gli stessi sfruttati, a cagion d'una falsa educazione odella sua totale mancanza, nutrono un concetto assoluta-mente errato dell'essenza della vita. Laddove esiste uninteresse comune, si vede un danno; nei novatori si scor-gono faziosi, pescatori nel torbido; negli stati socialinuovi che s'affacciano all'orizzonte, si vede la rovina,l'asservimento dei gaudenti d'oggi. Ma la forza dellecose s'impone; e la stessa fase di lotta che si prepara,tanto temuta, è fecondatrice di bene; non voluta dagliuomini ma ad essi imposta dalle fatalità storiche, l'operadei coscienti tende a limitarne il lato disastroso delleconseguenze. Lasciata a sè, potrebbe tardare; ma scop-piando infine, sarebbe più tremenda, come fiumana chestraripi ove opera arginatrice non sia stata compiuta. Escoppiar deve, preparata o no, perchè è fatale cotesto ac-comunarsi degli interessi umani, pel fatto stessodell'universale progredimento che nessuno, pur volendo,potrebbe arrestare, come non si arrestano le poderosecorrenti che solcano l'oceano.

19

Questa fusione d'interessi non si verificherà d'un trat-to, nè si produrrà senza terribili scosse. Troppo mal sicomprende che base del benessere individuale è quellocollettivo e se per un falso concetto dell'interesse perso-nale le classi privilegiate combattono strenuamente latendenza all'accomunamento degl'interessi, dal cantoloro gli stessi sfruttati, a cagion d'una falsa educazione odella sua totale mancanza, nutrono un concetto assoluta-mente errato dell'essenza della vita. Laddove esiste uninteresse comune, si vede un danno; nei novatori si scor-gono faziosi, pescatori nel torbido; negli stati socialinuovi che s'affacciano all'orizzonte, si vede la rovina,l'asservimento dei gaudenti d'oggi. Ma la forza dellecose s'impone; e la stessa fase di lotta che si prepara,tanto temuta, è fecondatrice di bene; non voluta dagliuomini ma ad essi imposta dalle fatalità storiche, l'operadei coscienti tende a limitarne il lato disastroso delleconseguenze. Lasciata a sè, potrebbe tardare; ma scop-piando infine, sarebbe più tremenda, come fiumana chestraripi ove opera arginatrice non sia stata compiuta. Escoppiar deve, preparata o no, perchè è fatale cotesto ac-comunarsi degli interessi umani, pel fatto stessodell'universale progredimento che nessuno, pur volendo,potrebbe arrestare, come non si arrestano le poderosecorrenti che solcano l'oceano.

19

V.

Basta una rapida interrogazione alla storia, per tostopersuadersi come sia costante nell'uomo la tendenza amettere gl'interessi individuali sempre più in armoniacon l'interesse generale della società. Se così non fosse,la storia non esisterebbe: la vita umana sarebbe statasempre una sequela incessante d'aggressioni personali ein nessun ramo dell'umana attività si sarebbe avuto pro-gresso.

Tale tendenza, d'altronde, è anteriore alle stesse epo-che storiche; e lo studio di quello che fu l'umanità prei-storica – studio forzatamente monco perchè scarsi sonoancora gli elementi su cui esso si fonda – ci mostracome il principio di socievolezza allo stato d'istinto nel-la specie umana (comune, d'altra parte, a una infinitàd'altre specie animali) siasi andato raffinando attraversoi tempi, prendendo le mosse fin dalle età più remote, finda quando ancora nella specie «uomo» non brillava bar-lume d'intelligenza, presa nel significato che comune-mente si dà a questo termine.

A misura che l'uomo s'avvede di trovare nel comples-so della collettività la condizione essenziale all'afferma-zione degl'interessi proprii, di maniera che dal benesseregenerale ne derivi il suo particolare, va sempre più strin-gendosi a detta collettività, rinunziando magari all'affer-mazione di qualcuno dei suoi gusti, comprimendo qual-cuno dei suoi atti impulsivi: rinunzia e compressione ap-

20

V.

Basta una rapida interrogazione alla storia, per tostopersuadersi come sia costante nell'uomo la tendenza amettere gl'interessi individuali sempre più in armoniacon l'interesse generale della società. Se così non fosse,la storia non esisterebbe: la vita umana sarebbe statasempre una sequela incessante d'aggressioni personali ein nessun ramo dell'umana attività si sarebbe avuto pro-gresso.

Tale tendenza, d'altronde, è anteriore alle stesse epo-che storiche; e lo studio di quello che fu l'umanità prei-storica – studio forzatamente monco perchè scarsi sonoancora gli elementi su cui esso si fonda – ci mostracome il principio di socievolezza allo stato d'istinto nel-la specie umana (comune, d'altra parte, a una infinitàd'altre specie animali) siasi andato raffinando attraversoi tempi, prendendo le mosse fin dalle età più remote, finda quando ancora nella specie «uomo» non brillava bar-lume d'intelligenza, presa nel significato che comune-mente si dà a questo termine.

A misura che l'uomo s'avvede di trovare nel comples-so della collettività la condizione essenziale all'afferma-zione degl'interessi proprii, di maniera che dal benesseregenerale ne derivi il suo particolare, va sempre più strin-gendosi a detta collettività, rinunziando magari all'affer-mazione di qualcuno dei suoi gusti, comprimendo qual-cuno dei suoi atti impulsivi: rinunzia e compressione ap-

20

parenti, le quali possono venire scambiate per un'azionealtruistica, per un sentimento d'abnegazione dell'indivi-duo verso la collettività, mentre non sono che il mezzoper aumentare la somma del benessere collettivo, condi-zione essenziale – già l'abbiam visto – per garantirsi cia-scuno il benessere proprio.

«Ma – mi si potrà osservare – l'azione di coloro che sisacrificano pel bene altrui, pur sapendo che ad essi nonne ridonderà vantaggio personale, come può esserecompiuta se non grazie a cotesto spiritod'abnegazione?»

Ebbene, anche ciò che vien comunemente chiamato«sacrificio», è un atto naturalissimo, il quale dà, a chi locompie, tanta soddisfazione quanta gliene darebbe unaltro atto qualsiasi, tendente a procurargli una soddisfa-zione materiale, o quanta ne darebbe – quest'altro atto –a un individuo che concepisse il piacere unicamente dalpunto di vista materiale.

Il «sacrificio» avviene, difatti, perchè in chi lo com-pie c'è l'inadattamento alle condizioni d'esistenzadell'ambiente ch'ei vorrebbe trasformato; havvi cioè tan-ta ripugnanza per le condizioni di vita contro cui insor-ge, ch'egli soffrirebbe di più a starsene indifferente e cu-rare la gretta sua parte d'interessi personali, di quelloche soffra a spendere l'attività sua in una esistenza trava-gliata a cagion dell'opera novatrice che persegue e lavita nel martirio che gli possa procacciare un'azionecontraria ai codici del suo tempo.

L'uomo che si avventura al salvataggio d'un naufrago,

21

parenti, le quali possono venire scambiate per un'azionealtruistica, per un sentimento d'abnegazione dell'indivi-duo verso la collettività, mentre non sono che il mezzoper aumentare la somma del benessere collettivo, condi-zione essenziale – già l'abbiam visto – per garantirsi cia-scuno il benessere proprio.

«Ma – mi si potrà osservare – l'azione di coloro che sisacrificano pel bene altrui, pur sapendo che ad essi nonne ridonderà vantaggio personale, come può esserecompiuta se non grazie a cotesto spiritod'abnegazione?»

Ebbene, anche ciò che vien comunemente chiamato«sacrificio», è un atto naturalissimo, il quale dà, a chi locompie, tanta soddisfazione quanta gliene darebbe unaltro atto qualsiasi, tendente a procurargli una soddisfa-zione materiale, o quanta ne darebbe – quest'altro atto –a un individuo che concepisse il piacere unicamente dalpunto di vista materiale.

Il «sacrificio» avviene, difatti, perchè in chi lo com-pie c'è l'inadattamento alle condizioni d'esistenzadell'ambiente ch'ei vorrebbe trasformato; havvi cioè tan-ta ripugnanza per le condizioni di vita contro cui insor-ge, ch'egli soffrirebbe di più a starsene indifferente e cu-rare la gretta sua parte d'interessi personali, di quelloche soffra a spendere l'attività sua in una esistenza trava-gliata a cagion dell'opera novatrice che persegue e lavita nel martirio che gli possa procacciare un'azionecontraria ai codici del suo tempo.

L'uomo che si avventura al salvataggio d'un naufrago,

21

lo fa perchè a vederlo abbandonato nel pericolo, soffri-rebbe una somma maggiore di dolore, che ad arrischiarla sua vita nel salvataggio.

La molla del «sacrificio» è lì; nel bisogno d'uno sfogoinerente alla propria natura; nell'impossibilità di adattar-si alle condizioni di vita in cui si vive.

Chiamatela come volete, cotesta molla: chiamatelamagari «altruismo», dal momento che si sofistica tantosu questo termine; il nome non modifica nulla alla so-stanza.

La generalità degli uomini che s'adattano invece allecondizioni di vita dell'epoca loro, si stupiscono che queipochi, all'adattamento all'ambiente preferiscano la lotta,i patimenti, la morte; e, ammirando, si figurano che i ca-duti abbiano fatto uno sforzo, un sacrificio: quindi li sa-lutano martiri, mentre costoro non hanno fatto che obbe-dire a uno sfogo della loro natura.

Fra i mali infiniti che gravano sull'uomo, questi, gui-dato più dall'istinto che dalla coscienza, affronta il mi-nore. Per esseri comuni, nel caso nostro il minor male èl'adattamento all'ambiente; per gli esseri di squisita sen-sibilità, è minor male l'insorgere contro l'ambiente. Eccola differenza che crea da un lato i rassegnati, gl'indiffe-renti, i scettici e d'altro lato i precursori, i novatori, imartiri. Il maggior grado di volgarità o di squisitezza,segna i gradi dell'adattamento o della ribellione.

** *

22

lo fa perchè a vederlo abbandonato nel pericolo, soffri-rebbe una somma maggiore di dolore, che ad arrischiarla sua vita nel salvataggio.

La molla del «sacrificio» è lì; nel bisogno d'uno sfogoinerente alla propria natura; nell'impossibilità di adattar-si alle condizioni di vita in cui si vive.

Chiamatela come volete, cotesta molla: chiamatelamagari «altruismo», dal momento che si sofistica tantosu questo termine; il nome non modifica nulla alla so-stanza.

La generalità degli uomini che s'adattano invece allecondizioni di vita dell'epoca loro, si stupiscono che queipochi, all'adattamento all'ambiente preferiscano la lotta,i patimenti, la morte; e, ammirando, si figurano che i ca-duti abbiano fatto uno sforzo, un sacrificio: quindi li sa-lutano martiri, mentre costoro non hanno fatto che obbe-dire a uno sfogo della loro natura.

Fra i mali infiniti che gravano sull'uomo, questi, gui-dato più dall'istinto che dalla coscienza, affronta il mi-nore. Per esseri comuni, nel caso nostro il minor male èl'adattamento all'ambiente; per gli esseri di squisita sen-sibilità, è minor male l'insorgere contro l'ambiente. Eccola differenza che crea da un lato i rassegnati, gl'indiffe-renti, i scettici e d'altro lato i precursori, i novatori, imartiri. Il maggior grado di volgarità o di squisitezza,segna i gradi dell'adattamento o della ribellione.

** *

22

L'azione di cotesti novatori si è manifestata in tutti isecoli, in tutti gl'istanti della storia. Le società segreteche minano gl'imperi orientali; i greci che pugnalano itiranni, gli schiavi di Sicilia e i gladiatori di Roma cheinsorgono e mettono a repentaglio l'esistenza della re-pubblica potente; i cristiani che rovesciano gl'idoli delpaganesimo; tutti, tutti coloro che nell'incessante sopraf-fazione di popolo e nella sovrapposizione di razze si op-posero ai conquistatori o lavorarono alla loro cacciata;le conventicole di congiurati, le sêtte infinite, i filosofisolitari che fiorirono nel medio evo lottando contro imille signorotti e la strapotenza della chiesa cattolica: irivoluzionari di tutte le epoche e di tutti i paesi; i pa-triotti italiani, la studentesca russa, giù giù fino a coloroche oggi attaccano vigorosamente il poderoso meccani-smo capitalistico irto di baionette e di cannoni, credette-ro sempre e credono tuttora di combattere per un ideale,di sacrificarsi sull'altare d'un principio, d'essere dei mar-tiri, come tali furono sempre salutati, se non dai contem-poranei, dai posteri.

Eppure il loro sacrificio ebbe sempre una base la qua-le nulla toglie, del resto, all'importanza dell'opera com-piuta, ma che non deve spostarne la concezione: il gradod'insofferenza delle condizioni dei tempi, spinto tantoalto da rendere impossibile l'adattamento ad esse.

** *

23

L'azione di cotesti novatori si è manifestata in tutti isecoli, in tutti gl'istanti della storia. Le società segreteche minano gl'imperi orientali; i greci che pugnalano itiranni, gli schiavi di Sicilia e i gladiatori di Roma cheinsorgono e mettono a repentaglio l'esistenza della re-pubblica potente; i cristiani che rovesciano gl'idoli delpaganesimo; tutti, tutti coloro che nell'incessante sopraf-fazione di popolo e nella sovrapposizione di razze si op-posero ai conquistatori o lavorarono alla loro cacciata;le conventicole di congiurati, le sêtte infinite, i filosofisolitari che fiorirono nel medio evo lottando contro imille signorotti e la strapotenza della chiesa cattolica: irivoluzionari di tutte le epoche e di tutti i paesi; i pa-triotti italiani, la studentesca russa, giù giù fino a coloroche oggi attaccano vigorosamente il poderoso meccani-smo capitalistico irto di baionette e di cannoni, credette-ro sempre e credono tuttora di combattere per un ideale,di sacrificarsi sull'altare d'un principio, d'essere dei mar-tiri, come tali furono sempre salutati, se non dai contem-poranei, dai posteri.

Eppure il loro sacrificio ebbe sempre una base la qua-le nulla toglie, del resto, all'importanza dell'opera com-piuta, ma che non deve spostarne la concezione: il gradod'insofferenza delle condizioni dei tempi, spinto tantoalto da rendere impossibile l'adattamento ad esse.

** *

23

Lo stesso spirito del cristianesimo che sembra basatosul sentimento di rassegnazione per eccellenza, nonsfugge all'origine comune; direi anzi che il merito deisuoi martiri – se merito esistesse – sarebbe minore diquello degli altri. Che cosa era difatti la vita pei cristia-ni? Un tormento momentaneo, preparatore delle beatitu-dini celesti. La morte? Il passaggio dal sogno terrenoalla realtà della vita eterna. La sofferenza, l'immolazio-ne, il martirio? Il mezzo per guadagnarsi il paradiso.

Con questa serena fede, bisogna dire che quel cristia-no che non si fosse mosso in cerca del martirio, era uncristiano da burla.

L'essenza del cristianesimo, fatta di rassegnazione, ri-spondeva allo spirito dei tempi. I miseri, gli oppressi, glischiavi, i reietti di tutti i popoli, schiacciati dalla supre-ma tirannide di quell'epoca; quella stessa parte sana deiricchi, nauseata dalle aberrazioni dovute all'orrenda cor-ruzione generale del paganesimo, alle convulsioni d'unaciviltà in isfacelo, fra le guerre, le stragi, le dissolutezze,le infamie universali, disperando di rimediare a tantimali, di rinnovare il mondo terreno, dovevano natural-mente sentirsi portati ad aspirare a un'oasi, a una patriacomune in cui – lungi dai mali terreni – fosse possibilegodere l'agognata pace. Staccandosi quindi dalla terratravagliata, lo spirito di quegli uomini si alzò verso ilcielo: immaginò la patria celeste come premio a chi sde-gnava partecipare agli orrori della vita reale d'allora: laimmaginò come aspirazione alla felicità che era impos-sibile – lo si sentiva – realizzare in terra. La stessa natu-

24

Lo stesso spirito del cristianesimo che sembra basatosul sentimento di rassegnazione per eccellenza, nonsfugge all'origine comune; direi anzi che il merito deisuoi martiri – se merito esistesse – sarebbe minore diquello degli altri. Che cosa era difatti la vita pei cristia-ni? Un tormento momentaneo, preparatore delle beatitu-dini celesti. La morte? Il passaggio dal sogno terrenoalla realtà della vita eterna. La sofferenza, l'immolazio-ne, il martirio? Il mezzo per guadagnarsi il paradiso.

Con questa serena fede, bisogna dire che quel cristia-no che non si fosse mosso in cerca del martirio, era uncristiano da burla.

L'essenza del cristianesimo, fatta di rassegnazione, ri-spondeva allo spirito dei tempi. I miseri, gli oppressi, glischiavi, i reietti di tutti i popoli, schiacciati dalla supre-ma tirannide di quell'epoca; quella stessa parte sana deiricchi, nauseata dalle aberrazioni dovute all'orrenda cor-ruzione generale del paganesimo, alle convulsioni d'unaciviltà in isfacelo, fra le guerre, le stragi, le dissolutezze,le infamie universali, disperando di rimediare a tantimali, di rinnovare il mondo terreno, dovevano natural-mente sentirsi portati ad aspirare a un'oasi, a una patriacomune in cui – lungi dai mali terreni – fosse possibilegodere l'agognata pace. Staccandosi quindi dalla terratravagliata, lo spirito di quegli uomini si alzò verso ilcielo: immaginò la patria celeste come premio a chi sde-gnava partecipare agli orrori della vita reale d'allora: laimmaginò come aspirazione alla felicità che era impos-sibile – lo si sentiva – realizzare in terra. La stessa natu-

24

ral reazione alle brutalità universali, portò all'esagera-zione della mansuetudine: vedendo il male derivare dailupi, gli uomini nuovi pensarono stabilire il bene col far-si agnelli. E qual necessità, d'altronde, d'essere bellicosi,se l'agognata patria non era in terra?... se – per conqui-starla – bisognava soffrire, patire e morire?

Lo spirito rivoluzionario – nel senso comune di ribel-lione alle oppressioni e alle ingiustizie – si afferma lad-dove si vuole abbattere l'ingiustizia e l'oppressione interra. Il cielo è la patria dei martiri; i ribelli l'hanno o lacercano in terra, la patria loro.

Abbia o non abbia esistito Cristo, ciò non muta nullaall'essenza del fenomeno del cristianesimo. Se è esistito,vuol dire che esso fu la sintesi dello spirito del suo tem-po: e questo spiega la forza formidabile dell'opera sua.Se non è esistito, vuol dire che fu lo stesso spirito deitempi a crearne – qual sintesi propria – la leggenda, per-sonificando in un essere materiale le aspirazioni deglioppressi, attribuendogli una natura divina come a mani-festare la persuasione dell'impossibilità per un semplicemortale di trasformare il mondo e quasi a farsene unanello di congiunzione fra la terra e il cielo: fra i tor-menti di quaggiù e l'agognata felicità eterna.

Ma la forza della passività non riesce a trasformareun dato stato di cose: nè i cristiani lo pensavano. Se ilmondo pagano crollò, fu più per le incombenti fatalitàstoriche a cui nessuna istituzione sfugge, che per l'operadei cristiani. Tant'è che lo spirito cristiano rimase soloall'epidermide: lo spirito pagano (che d'altronde, nella

25

ral reazione alle brutalità universali, portò all'esagera-zione della mansuetudine: vedendo il male derivare dailupi, gli uomini nuovi pensarono stabilire il bene col far-si agnelli. E qual necessità, d'altronde, d'essere bellicosi,se l'agognata patria non era in terra?... se – per conqui-starla – bisognava soffrire, patire e morire?

Lo spirito rivoluzionario – nel senso comune di ribel-lione alle oppressioni e alle ingiustizie – si afferma lad-dove si vuole abbattere l'ingiustizia e l'oppressione interra. Il cielo è la patria dei martiri; i ribelli l'hanno o lacercano in terra, la patria loro.

Abbia o non abbia esistito Cristo, ciò non muta nullaall'essenza del fenomeno del cristianesimo. Se è esistito,vuol dire che esso fu la sintesi dello spirito del suo tem-po: e questo spiega la forza formidabile dell'opera sua.Se non è esistito, vuol dire che fu lo stesso spirito deitempi a crearne – qual sintesi propria – la leggenda, per-sonificando in un essere materiale le aspirazioni deglioppressi, attribuendogli una natura divina come a mani-festare la persuasione dell'impossibilità per un semplicemortale di trasformare il mondo e quasi a farsene unanello di congiunzione fra la terra e il cielo: fra i tor-menti di quaggiù e l'agognata felicità eterna.

Ma la forza della passività non riesce a trasformareun dato stato di cose: nè i cristiani lo pensavano. Se ilmondo pagano crollò, fu più per le incombenti fatalitàstoriche a cui nessuna istituzione sfugge, che per l'operadei cristiani. Tant'è che lo spirito cristiano rimase soloall'epidermide: lo spirito pagano (che d'altronde, nella

25

sua schietta essenza sfrondata dalle chimere mitologichee dalle brutture della corruzione, risponde alla vera na-tura umana) lo spirito pagano, travolto, nel suo lato buo-no perchè naturale dal ruinar mistico di quei primi seco-li, risorse a poco a poco: cristiano nelle forme esteriori,nei riti riformati; ma di poco mutato nella sostanza.

Noi stessi, figli del XIX secolo, siamo essenzialmentepagani, senza distinzione, malgrado le predicazionid'una morale dicentesi cristiana; siam pagani perchè taleè la nostra natura: e solo dalla natura sposata all'artifi-cio, possono nascere le mostruosità odierne. Ciò perchèl'artificio non potrà mai essere correttivo alla natura; el'artificio del cristianesimo è diventato strumento nellemani degl'interessati a mantenere la propria dominazio-ne sopra la terra, regalando ai poveri il dominio eternodelle celesti sfere... la qual cosa significa rinuncia al be-nessere terreno.

Ma la natura trionfa d'ogni predicazione morale, giac-chè non havvi altra morale di quella a cui non si puòneppure logicamente applicare tal nome: la morale deri-vante spontanea dai costumi d'una vita non artificiosa,ma libera ed egualitaria; non più dagl'interessi di gentein irreducibile antagonismo.

26

sua schietta essenza sfrondata dalle chimere mitologichee dalle brutture della corruzione, risponde alla vera na-tura umana) lo spirito pagano, travolto, nel suo lato buo-no perchè naturale dal ruinar mistico di quei primi seco-li, risorse a poco a poco: cristiano nelle forme esteriori,nei riti riformati; ma di poco mutato nella sostanza.

Noi stessi, figli del XIX secolo, siamo essenzialmentepagani, senza distinzione, malgrado le predicazionid'una morale dicentesi cristiana; siam pagani perchè taleè la nostra natura: e solo dalla natura sposata all'artifi-cio, possono nascere le mostruosità odierne. Ciò perchèl'artificio non potrà mai essere correttivo alla natura; el'artificio del cristianesimo è diventato strumento nellemani degl'interessati a mantenere la propria dominazio-ne sopra la terra, regalando ai poveri il dominio eternodelle celesti sfere... la qual cosa significa rinuncia al be-nessere terreno.

Ma la natura trionfa d'ogni predicazione morale, giac-chè non havvi altra morale di quella a cui non si puòneppure logicamente applicare tal nome: la morale deri-vante spontanea dai costumi d'una vita non artificiosa,ma libera ed egualitaria; non più dagl'interessi di gentein irreducibile antagonismo.

26

VI.

A dispetto di tutte le predicazioni cristiane, gli uominitutti, anche inconsapevolmente, lavorano alla conquistadella felicità sulla terra; e ciò non data soltanto dai gior-ni nostri; è sempre stato così perchè tale è la naturadell'uomo. L'aberrazione cristiana, di rinunzia ai beniterreni, da chi è e quando fu praticata, se non nel breveperiodo iniziale d'esaltazione, e, ancora, strettamente, senon da pochissimi?

Base di questa conquista, della conquista della felicitàsulla terra, è il principio di solidarietà. Questo principio,a traverso tutte le discordie, le inimicizie, le lotte, si vasempre più affermando, va dando il tono allo sviluppoevolutivo dell'umana società. Esso non venne inventatoda alcun uomo, nè creato da una qualsiasi divinità; èistintivo in ogni individuo: non solo della specie umana.

L'ignoranza e il concomitar di mille altre cause hannopotuto far sì che il sentimento di solidarietà sia finorastato compreso in un modo ristretto, quindi ristrettamen-te praticato; la divisione degl'interessi, verificatasi e du-rata in seguito a un falso punto di partenza, è quella chelimitò sempre e limita tuttora la solidarietà in un campovisivo relativo agl'interessi medesimi; giacchè non biso-gna scordare che la solidarietà, lungi dall'essere un prin-cipio di abnegazione, una tendenza di sacrificiodell'individuo alla collettività, è la risultante degl'inte-ressi che, allargandosi di mano in mano fino a compren-

27

VI.

A dispetto di tutte le predicazioni cristiane, gli uominitutti, anche inconsapevolmente, lavorano alla conquistadella felicità sulla terra; e ciò non data soltanto dai gior-ni nostri; è sempre stato così perchè tale è la naturadell'uomo. L'aberrazione cristiana, di rinunzia ai beniterreni, da chi è e quando fu praticata, se non nel breveperiodo iniziale d'esaltazione, e, ancora, strettamente, senon da pochissimi?

Base di questa conquista, della conquista della felicitàsulla terra, è il principio di solidarietà. Questo principio,a traverso tutte le discordie, le inimicizie, le lotte, si vasempre più affermando, va dando il tono allo sviluppoevolutivo dell'umana società. Esso non venne inventatoda alcun uomo, nè creato da una qualsiasi divinità; èistintivo in ogni individuo: non solo della specie umana.

L'ignoranza e il concomitar di mille altre cause hannopotuto far sì che il sentimento di solidarietà sia finorastato compreso in un modo ristretto, quindi ristrettamen-te praticato; la divisione degl'interessi, verificatasi e du-rata in seguito a un falso punto di partenza, è quella chelimitò sempre e limita tuttora la solidarietà in un campovisivo relativo agl'interessi medesimi; giacchè non biso-gna scordare che la solidarietà, lungi dall'essere un prin-cipio di abnegazione, una tendenza di sacrificiodell'individuo alla collettività, è la risultante degl'inte-ressi che, allargandosi di mano in mano fino a compren-

27

dere in un solo campo d'interessi gl'infiniti gruppi in cuisi sono finora frazionati, vengono necessariamente arendere eguale per l'umanità intera la pratica di quellasolidarietà che ora si va frazionando e aggrovigliandosia seconda del vario aggruppamento e frazionamentodegl'interessi diversi, non comuni a tutti, ma con semprediverse figure antagonistici fra loro.

** *

Opinione generalmente diffusa fra coloro che a spie-gazione delle origini dell'umanità non si acquietano del-la leggenda di Adamo ed Eva creati con un alito divinoe posti a godersi la vita nel paradiso terrestre, è che iprimi uomini, uscendo gradatamente dall'animalità bru-ta, vagassero soli, isolati, in guerra continua non solocon le belve ma anche fra essi stessi, individuo controindividuo, cercando il contatto momentaneo con l'esseredi sesso diverso pel solo bisogno fisico dell'accoppia-mento e ritornando tosto alla propria vita vagabonda, fe-rocemente solitaria, fino a quando, incominciando acomprendere che meglio era tener presso di sè la fem-mina per gli svariati bisogni della sua vita materiale, sianato l'embrione della famiglia; e che le famiglie, permeglio far fronte ai pericoli infiniti e per meglio viveredi quel che vivessero rimanendo isolate, abbiano comin-ciato a unirsi in tribù: e così via via, con la fusione dellatribù, siansi formati i popoli, costituite le nazioni... le

28

dere in un solo campo d'interessi gl'infiniti gruppi in cuisi sono finora frazionati, vengono necessariamente arendere eguale per l'umanità intera la pratica di quellasolidarietà che ora si va frazionando e aggrovigliandosia seconda del vario aggruppamento e frazionamentodegl'interessi diversi, non comuni a tutti, ma con semprediverse figure antagonistici fra loro.

** *

Opinione generalmente diffusa fra coloro che a spie-gazione delle origini dell'umanità non si acquietano del-la leggenda di Adamo ed Eva creati con un alito divinoe posti a godersi la vita nel paradiso terrestre, è che iprimi uomini, uscendo gradatamente dall'animalità bru-ta, vagassero soli, isolati, in guerra continua non solocon le belve ma anche fra essi stessi, individuo controindividuo, cercando il contatto momentaneo con l'esseredi sesso diverso pel solo bisogno fisico dell'accoppia-mento e ritornando tosto alla propria vita vagabonda, fe-rocemente solitaria, fino a quando, incominciando acomprendere che meglio era tener presso di sè la fem-mina per gli svariati bisogni della sua vita materiale, sianato l'embrione della famiglia; e che le famiglie, permeglio far fronte ai pericoli infiniti e per meglio viveredi quel che vivessero rimanendo isolate, abbiano comin-ciato a unirsi in tribù: e così via via, con la fusione dellatribù, siansi formati i popoli, costituite le nazioni... le

28

quali, unendosi e fondendosi con l'andar del tempo, ven-gano in avvenire a formarne una sola.

Anche se tali fossero l'origine e lo sviluppo dell'uma-no consorzio, nulla verrebbe menomato alla concezionedella solidarietà come sentimento naturale, poichè tuttala presente evoluzione dell'individuo nella famiglia, nel-la tribù, nella nazione ecc., dimostrerebbe – sia pure daun punto di vista semplicista – come la caratteristicadell'evoluzione sociale sia appunto la tendenza alla soli-darizzazione degl'interessi.

Ma le recenti indagini e scoperte scientifiche, graziealle quali si può incominciare a ricostruire nei suoi trattiessenziali la vita degli uomini preistorici, ci consentonodi dimostrare che l'affermarsi della solidarietà non haesattamente seguito tale direttiva, poichè diverse daquelle che sono nell'opinione corrente, furono le originie lo sviluppo dell'umano consorzio.

Che la solidarietà sia istintiva in molte specie animali,ce lo dice il fatto stesso controllabile da chiunque, dellasolidarietà vigente fra gli animali a istinto socievole, iquali allo stato selvaggio vivono sia in piccole mandrecome in grandi branchi, dando appunto saggi tali di soli-darietà, troppo spesso ignoti a noi uomini, che pur civantiamo, ad ogni piè sospinto, fratelli...

L'uomo, animale eminentemente socievole per istinto,visse sempre in agglomeramenti più o men numerosi, eper un lungo volgere di secoli dei quali a noi non è datoprecisare la cifra, la sua esistenza tutt'affatto primitivanon fu gran che dissimile da quella delle altre specie

29

quali, unendosi e fondendosi con l'andar del tempo, ven-gano in avvenire a formarne una sola.

Anche se tali fossero l'origine e lo sviluppo dell'uma-no consorzio, nulla verrebbe menomato alla concezionedella solidarietà come sentimento naturale, poichè tuttala presente evoluzione dell'individuo nella famiglia, nel-la tribù, nella nazione ecc., dimostrerebbe – sia pure daun punto di vista semplicista – come la caratteristicadell'evoluzione sociale sia appunto la tendenza alla soli-darizzazione degl'interessi.

Ma le recenti indagini e scoperte scientifiche, graziealle quali si può incominciare a ricostruire nei suoi trattiessenziali la vita degli uomini preistorici, ci consentonodi dimostrare che l'affermarsi della solidarietà non haesattamente seguito tale direttiva, poichè diverse daquelle che sono nell'opinione corrente, furono le originie lo sviluppo dell'umano consorzio.

Che la solidarietà sia istintiva in molte specie animali,ce lo dice il fatto stesso controllabile da chiunque, dellasolidarietà vigente fra gli animali a istinto socievole, iquali allo stato selvaggio vivono sia in piccole mandrecome in grandi branchi, dando appunto saggi tali di soli-darietà, troppo spesso ignoti a noi uomini, che pur civantiamo, ad ogni piè sospinto, fratelli...

L'uomo, animale eminentemente socievole per istinto,visse sempre in agglomeramenti più o men numerosi, eper un lungo volgere di secoli dei quali a noi non è datoprecisare la cifra, la sua esistenza tutt'affatto primitivanon fu gran che dissimile da quella delle altre specie

29

animali viventi allo stato di socievolezza. Nomade pernecessità di vita, esso spostavasi a branchi che mal sipotrebbero chiamare tribù, sia per seguire nelle lor mi-grazioni gli animali delle cui carni si cibava, sia per sco-prire regioni abbondanti di prodotti naturali e clementiper clima. Ma conseguenza di quegli spostamenti conti-nui era il conflitto fra branco e branco, giacchè ai pri-mordi del lavorio intelligente, il cervello non rivelavaancora all'uomo la necessità di una solidarietà piena eintera fra gl'individui della medesima specie; solidarietàche forse non era neppure ancor possibile in tempi neiquali oltremodo scarsi erano i mezzi di provvedereall'esistenza di tutti. La pratica della solidarietà era quin-di circoscritta – per istinto anzichè per raziocinio – fragl'individui del medesimo branco in lotta continua congli altri branchi, considerati nemici perchè gl'individuiche li componevano avevano anch'essi bisogno di vive-re... quindi interesse a compromettere l'esistenza deglialtri.

Era quella la forma più bestiale della lotta per la vita.Lo sviluppo dell'intelligenza andò modificando quel

primitivo stato di cose. La scoperta della lavorazionedella pietra, il nascere dell'agricoltura andarono renden-do l'uomo d'abitudini più sedentarie; si fondarono i vil-laggi, il branco andò assumendo forme più stabili; inesso s'andarono man mano distinguendo i più abili nelguerreggiare, nel confezionare gli arnesi atti ai vari ecrescenti bisogni della vita. La necessità degli scambi didetti arnesi e dei prodotti rese necessario lo stabilirsi di

30

animali viventi allo stato di socievolezza. Nomade pernecessità di vita, esso spostavasi a branchi che mal sipotrebbero chiamare tribù, sia per seguire nelle lor mi-grazioni gli animali delle cui carni si cibava, sia per sco-prire regioni abbondanti di prodotti naturali e clementiper clima. Ma conseguenza di quegli spostamenti conti-nui era il conflitto fra branco e branco, giacchè ai pri-mordi del lavorio intelligente, il cervello non rivelavaancora all'uomo la necessità di una solidarietà piena eintera fra gl'individui della medesima specie; solidarietàche forse non era neppure ancor possibile in tempi neiquali oltremodo scarsi erano i mezzi di provvedereall'esistenza di tutti. La pratica della solidarietà era quin-di circoscritta – per istinto anzichè per raziocinio – fragl'individui del medesimo branco in lotta continua congli altri branchi, considerati nemici perchè gl'individuiche li componevano avevano anch'essi bisogno di vive-re... quindi interesse a compromettere l'esistenza deglialtri.

Era quella la forma più bestiale della lotta per la vita.Lo sviluppo dell'intelligenza andò modificando quel

primitivo stato di cose. La scoperta della lavorazionedella pietra, il nascere dell'agricoltura andarono renden-do l'uomo d'abitudini più sedentarie; si fondarono i vil-laggi, il branco andò assumendo forme più stabili; inesso s'andarono man mano distinguendo i più abili nelguerreggiare, nel confezionare gli arnesi atti ai vari ecrescenti bisogni della vita. La necessità degli scambi didetti arnesi e dei prodotti rese necessario lo stabilirsi di

30

relazioni fra tribù e tribù, fra individuo e individuo; cosìnacque il commercio il quale ebbe per conseguenzal'accumulazione, l'affermarsi della proprietà. Le tribù se-dentarie, più produttrici, quindi più ricche delle nomadi,si trovarono esposte agli assalti di queste, bellicose e ra-pinatrici; da ciò la necessità di rafforzarsi: quindi allean-ze, fusioni di tribù, sia per la difesa nella tutela dell'indi-pendenza e delle proprietà minacciate, come per l'offesatendente alla conquista delle ricchezze altrui, alla sotto-missione dei nemici.

La guerra s'andò così erigendo a istituzione; assunsele caratteristiche d'una necessità sociale.

Eppur fra tutte codeste lotte lo spirito di solidarietàesisteva; ristretto, è vero, perchè ancora mal compreso,ma non meno significativo; e di mano in mano che lecondizioni di vita progredivano e s'affermava la civiliz-zazione, noi vediamo ampliarsi tale spirito. Sarà ciò perun sentimento cosciente d'umanità? Uhm!... Potrà, que-sto sentimento, avere avuto la propria parte nel fenome-no ma è indubitabile che fu l'interesse ad avere in essoinfluenza maggiore.

Quando il cannibale comprese essere miglior cosa farlavorare per conto proprio il vinto nemico anzichè divo-rarlo, al cannibalismo venne sostituita la schiavitù.Quando questa diede luogo al servaggio e il servaggio alsalariato, furono ancora le condizioni mutate dei tempiche spostando la base degl'interessi, rendevano necessa-rie tali modificazioni alla forma di sfruttamento.

Occorrono secoli, a ognuna di tali modificazioni. Ma

31

relazioni fra tribù e tribù, fra individuo e individuo; cosìnacque il commercio il quale ebbe per conseguenzal'accumulazione, l'affermarsi della proprietà. Le tribù se-dentarie, più produttrici, quindi più ricche delle nomadi,si trovarono esposte agli assalti di queste, bellicose e ra-pinatrici; da ciò la necessità di rafforzarsi: quindi allean-ze, fusioni di tribù, sia per la difesa nella tutela dell'indi-pendenza e delle proprietà minacciate, come per l'offesatendente alla conquista delle ricchezze altrui, alla sotto-missione dei nemici.

La guerra s'andò così erigendo a istituzione; assunsele caratteristiche d'una necessità sociale.

Eppur fra tutte codeste lotte lo spirito di solidarietàesisteva; ristretto, è vero, perchè ancora mal compreso,ma non meno significativo; e di mano in mano che lecondizioni di vita progredivano e s'affermava la civiliz-zazione, noi vediamo ampliarsi tale spirito. Sarà ciò perun sentimento cosciente d'umanità? Uhm!... Potrà, que-sto sentimento, avere avuto la propria parte nel fenome-no ma è indubitabile che fu l'interesse ad avere in essoinfluenza maggiore.

Quando il cannibale comprese essere miglior cosa farlavorare per conto proprio il vinto nemico anzichè divo-rarlo, al cannibalismo venne sostituita la schiavitù.Quando questa diede luogo al servaggio e il servaggio alsalariato, furono ancora le condizioni mutate dei tempiche spostando la base degl'interessi, rendevano necessa-rie tali modificazioni alla forma di sfruttamento.

Occorrono secoli, a ognuna di tali modificazioni. Ma

31

esse si compiono nondimeno ininterrottamente nel motoevolutivo: e se oggi si va affermando il concetto dellaproduzione in comune e del consumo a seconda dei sin-goli bisogni, è perchè nuove esigenze s'affacciano, ren-dendo a poco a poco una necessità fatale la nuova tra-sformazione.

L'opera cosciente dei novatori non crea circostanzenuove, favorevoli a dette trasformazioni; però – conl'azione di propaganda la quale, per ragioni di sentimen-to, assume un carattere idealistico – accelera le fasi evo-lutive, affretta il momento risolutivo.

Le lotte immani che ne sono conseguenza, seminanodi vittime il cammino dell'umanità progrediente; di vitti-me inconscie del formidabile lavorio spontaneo, fatale;di vittime coscienti altresì, perchè in ogni tempo vi furo-no coloro che lottarono con uno scopo determinato peraffrettare l'infallibile trasformazione delle condizioni divita proprie alla loro epoca.

Sono queste vittime coscienti che i popoli salutanomartiri: è il loro scopo ch'essi battezzano «ideale». Lasostanza rimane però invariata, qualunque sia il terminecol quale la sentimentalità popolare la definisce: e se an-che oggi esistono minoranze di uomini che sdegnandol'acquietamento nella cura dei loro interessi materiali silanciano ad ogni sbaraglio dando una significazione pre-cisa e illuminata all'azione istintiva delle masse pel mi-glioramento delle proprie condizioni di vita, l'opera loronon ha merito particolare, per quanto immensa ne sial'utilità per tutti come acceleratrice del moto evolutivo e

32

esse si compiono nondimeno ininterrottamente nel motoevolutivo: e se oggi si va affermando il concetto dellaproduzione in comune e del consumo a seconda dei sin-goli bisogni, è perchè nuove esigenze s'affacciano, ren-dendo a poco a poco una necessità fatale la nuova tra-sformazione.

L'opera cosciente dei novatori non crea circostanzenuove, favorevoli a dette trasformazioni; però – conl'azione di propaganda la quale, per ragioni di sentimen-to, assume un carattere idealistico – accelera le fasi evo-lutive, affretta il momento risolutivo.

Le lotte immani che ne sono conseguenza, seminanodi vittime il cammino dell'umanità progrediente; di vitti-me inconscie del formidabile lavorio spontaneo, fatale;di vittime coscienti altresì, perchè in ogni tempo vi furo-no coloro che lottarono con uno scopo determinato peraffrettare l'infallibile trasformazione delle condizioni divita proprie alla loro epoca.

Sono queste vittime coscienti che i popoli salutanomartiri: è il loro scopo ch'essi battezzano «ideale». Lasostanza rimane però invariata, qualunque sia il terminecol quale la sentimentalità popolare la definisce: e se an-che oggi esistono minoranze di uomini che sdegnandol'acquietamento nella cura dei loro interessi materiali silanciano ad ogni sbaraglio dando una significazione pre-cisa e illuminata all'azione istintiva delle masse pel mi-glioramento delle proprie condizioni di vita, l'opera loronon ha merito particolare, per quanto immensa ne sial'utilità per tutti come acceleratrice del moto evolutivo e

32

preparatrice dell'azione rivoluzionaria che detto motoverrà fatalmente a coronare. Non ha merito particolare,perchè agendo essi in tal guisa, non fanno che cercare lasoddisfazione d'un bisogno che è in loro; il bisogno diribellarsi alle tirannie dell'ambiente che li opprime e dicui sentono siffattamente l'oppressione da preferire ognirischio inerente alla loro azione, all'adattamento a condi-zioni di vita per essi insopportabili.

Costoro sintetizzano quanto d'indistinto si agita inseno alla collettività: aspirazioni indefinite, bisogni in-soddisfatti. Aspirazioni e bisogni che generano lotte allequali il sentimento mistico della massa attribuisce uncontenuto ideale.

VII.

L'ideale non è dunque altro che l'aspirazione al soddi-sfacimento integrale d'ogni bisogno; e se la tendenzaumana è verso la realizzazione di forme di vita in cuiognuno possa procurarsi incontrastato detto soddisfaci-mento senza dovere perciò costringere i proprii simili aprivazioni di sorta, è appunto perchè il progredire el'affinarsi delle relazioni fra individuo e individuo vienea rendere condizione essenziale alla tutela degl'interessid'ognuno l'armonia degl'interessi collettivi, in guisa chesolo assicurando il benessere a tutta la collettività venga

33

preparatrice dell'azione rivoluzionaria che detto motoverrà fatalmente a coronare. Non ha merito particolare,perchè agendo essi in tal guisa, non fanno che cercare lasoddisfazione d'un bisogno che è in loro; il bisogno diribellarsi alle tirannie dell'ambiente che li opprime e dicui sentono siffattamente l'oppressione da preferire ognirischio inerente alla loro azione, all'adattamento a condi-zioni di vita per essi insopportabili.

Costoro sintetizzano quanto d'indistinto si agita inseno alla collettività: aspirazioni indefinite, bisogni in-soddisfatti. Aspirazioni e bisogni che generano lotte allequali il sentimento mistico della massa attribuisce uncontenuto ideale.

VII.

L'ideale non è dunque altro che l'aspirazione al soddi-sfacimento integrale d'ogni bisogno; e se la tendenzaumana è verso la realizzazione di forme di vita in cuiognuno possa procurarsi incontrastato detto soddisfaci-mento senza dovere perciò costringere i proprii simili aprivazioni di sorta, è appunto perchè il progredire el'affinarsi delle relazioni fra individuo e individuo vienea rendere condizione essenziale alla tutela degl'interessid'ognuno l'armonia degl'interessi collettivi, in guisa chesolo assicurando il benessere a tutta la collettività venga

33

garantito quello dei singoli componenti la medesima.L'istinto cieco spinge l'essere a impadronirsi di quello

che gli occorre, senza curarsi dei bisogni altrui; anzi, oc-correndo, ad altrui danno cosa che finisce per tornare didanno a tutti, perchè il soddisfacimento dei bisogni pro-prii, conseguito in tal modo, è solo momentaneo, diven-tando quindi illusorio. L'affinarsi dell'intelligenza, ilcomplicarsi delle relazioni sociali non tardano a farcomprendere che il vero soddisfacimento dei singoli bi-sogni sta nell'eliminazione della lotta che ostacola ogniprogresso, intralcia la produzione dell'occorrente al be-nessere e che fa sì che il vincitore d'oggi possa essere ilvinto di domani.

Resa evidente tale constatazione, sorge spontaneo ilprincipio della solidarietà universale.

** *

Gigantesche, ininterrotte furono le lotte contrasse-gnanti l'affermazione e lo sviluppo della tendenza allasolidarizzazione degl'interessi umani. Esse sono tuttaviae saranno ancora tali in avvenire, perchè il contrastodegl'interessi, malamente posti quindi non ancora fusi,tiene tuttora gli uomini lontani dalla esatta percezionedelle armonie della vita.

In queste lotte, la pratica della solidarietà muta a se-conda del vario raggrupparsi degl'interessi in conflitto emuterà fino a quando essi non assumeranno un carattere

34

garantito quello dei singoli componenti la medesima.L'istinto cieco spinge l'essere a impadronirsi di quello

che gli occorre, senza curarsi dei bisogni altrui; anzi, oc-correndo, ad altrui danno cosa che finisce per tornare didanno a tutti, perchè il soddisfacimento dei bisogni pro-prii, conseguito in tal modo, è solo momentaneo, diven-tando quindi illusorio. L'affinarsi dell'intelligenza, ilcomplicarsi delle relazioni sociali non tardano a farcomprendere che il vero soddisfacimento dei singoli bi-sogni sta nell'eliminazione della lotta che ostacola ogniprogresso, intralcia la produzione dell'occorrente al be-nessere e che fa sì che il vincitore d'oggi possa essere ilvinto di domani.

Resa evidente tale constatazione, sorge spontaneo ilprincipio della solidarietà universale.

** *

Gigantesche, ininterrotte furono le lotte contrasse-gnanti l'affermazione e lo sviluppo della tendenza allasolidarizzazione degl'interessi umani. Esse sono tuttaviae saranno ancora tali in avvenire, perchè il contrastodegl'interessi, malamente posti quindi non ancora fusi,tiene tuttora gli uomini lontani dalla esatta percezionedelle armonie della vita.

In queste lotte, la pratica della solidarietà muta a se-conda del vario raggrupparsi degl'interessi in conflitto emuterà fino a quando essi non assumeranno un carattere

34

d'interesse unico per la collettività intera; fino a quandocioè non si sarà compreso che l'antagonismo degl'inte-ressi è nocivo al benessere dei singoli individui, mentreè utile per tutti la loro armonizzazione.

Se allo stato attuale delle cose, certi fenomeni dellavita sociale sembrano oppugnare il principio della soli-darietà, invece di dedurre ch'esso principio è contrario anatura, si pensi all'antagonismo odierno degl'interessidovuto alla forma d'organizzazione sociale in cui vivia-mo; si osservi in pari tempo quello che accade ove gliinteressi individuali non si trovano gli uni agli altri irre-ducibilmente opposti e si tenga calcolo dei molti antago-nismi eliminatisi in passato, nonchè di quelli che si an-dranno necessariamente eliminando di mano in manoche il progresso (tanto indietro ancora!...) si affermerànella vita nostra.

Da un'identità d'interessi noi vediamo scaturire oggistesso la pratica della solidarietà (magari mentre le situona contro, tentando negarla) come è sempre scaturitaspontanea, istintiva, fin dalle prime fasi di sviluppo del-la vita socievole. Vediamo, in pieno conflitto d'infinitiinteressi antagonistici, affermarsi in pratica il principiodella solidarietà non appena un bisogno comune lo ri-chiede. Nè la vita sarebbe possibile ove ciò non fosse.Scoppi un'epidemia, avvenga un terremoto, un'inonda-zione, un'eruzione vulcanica, un uragano..., e quello chesi compie allora per venire in aiuto ai colpiti, alle vitti-me, ai naufraghi parla alto (meglio d'ogni dimostrazioneverbale) in favore dell'affermazione pratica del principio

35

d'interesse unico per la collettività intera; fino a quandocioè non si sarà compreso che l'antagonismo degl'inte-ressi è nocivo al benessere dei singoli individui, mentreè utile per tutti la loro armonizzazione.

Se allo stato attuale delle cose, certi fenomeni dellavita sociale sembrano oppugnare il principio della soli-darietà, invece di dedurre ch'esso principio è contrario anatura, si pensi all'antagonismo odierno degl'interessidovuto alla forma d'organizzazione sociale in cui vivia-mo; si osservi in pari tempo quello che accade ove gliinteressi individuali non si trovano gli uni agli altri irre-ducibilmente opposti e si tenga calcolo dei molti antago-nismi eliminatisi in passato, nonchè di quelli che si an-dranno necessariamente eliminando di mano in manoche il progresso (tanto indietro ancora!...) si affermerànella vita nostra.

Da un'identità d'interessi noi vediamo scaturire oggistesso la pratica della solidarietà (magari mentre le situona contro, tentando negarla) come è sempre scaturitaspontanea, istintiva, fin dalle prime fasi di sviluppo del-la vita socievole. Vediamo, in pieno conflitto d'infinitiinteressi antagonistici, affermarsi in pratica il principiodella solidarietà non appena un bisogno comune lo ri-chiede. Nè la vita sarebbe possibile ove ciò non fosse.Scoppi un'epidemia, avvenga un terremoto, un'inonda-zione, un'eruzione vulcanica, un uragano..., e quello chesi compie allora per venire in aiuto ai colpiti, alle vitti-me, ai naufraghi parla alto (meglio d'ogni dimostrazioneverbale) in favore dell'affermazione pratica del principio

35

di solidarietà, anche laddove ci si potrebbe fare a menodi scomodarci.

Questo potrebb'essere il lato sentimentale della soli-darietà praticata. Ma dal lato positivo, dal lato cioè d'uninteresse materiale derivante a chi si rende solidale conaltri, abbiam prove – a favore della nostra tesi – che lavita quotidiana rende di una elementare evidenza. Checosa fanno, a mò d'esempio, i lavoratori in conflitto coicapitalisti? Che cosa fanno dal canto loro i capitalistiper resistere alle esigenze dei lavoratori?...

La risposta non è difficile: e non occorre darla in que-ste pagine, poichè ognuno la può dare da sè.

Inoltre, come si reggerebbero le dinastie regnanti senon creassero una solidarietà d'interessi fra i loro soste-nitori? Come esisterebbero le camarille governative, lecamorre burocratiche senza la solidarietà tra governantigrandi e piccini? Delinquenti d'ogni risma, settari d'ognispecie sono fra loro strettamente solidali. «Una manolava l'altra...» è tanto noto proverbio!.... E lo stesso spi-rito di corpo, così tenace, così formidabile fra soldatid'una stessa arma, fra poliziotti, fra preti, fra ogni cate-goria, insomma, degli stesi rifiuti sociali; lo spirito re-gionalista, lo spirito professionale e via dicendo, checosa sono se non una forma – sovente mostruosa, masempre eguale nell'essenza – della solidarietà fra perso-ne legate da interessi comuni o anche soltanto da affinitàdi nascita, d'educazione, di funzioni?

Si dirà che è inevitabile l'antagonismo fra i differentigruppi d'interessi solidali soltanto fra loro; adesso sì,

36

di solidarietà, anche laddove ci si potrebbe fare a menodi scomodarci.

Questo potrebb'essere il lato sentimentale della soli-darietà praticata. Ma dal lato positivo, dal lato cioè d'uninteresse materiale derivante a chi si rende solidale conaltri, abbiam prove – a favore della nostra tesi – che lavita quotidiana rende di una elementare evidenza. Checosa fanno, a mò d'esempio, i lavoratori in conflitto coicapitalisti? Che cosa fanno dal canto loro i capitalistiper resistere alle esigenze dei lavoratori?...

La risposta non è difficile: e non occorre darla in que-ste pagine, poichè ognuno la può dare da sè.

Inoltre, come si reggerebbero le dinastie regnanti senon creassero una solidarietà d'interessi fra i loro soste-nitori? Come esisterebbero le camarille governative, lecamorre burocratiche senza la solidarietà tra governantigrandi e piccini? Delinquenti d'ogni risma, settari d'ognispecie sono fra loro strettamente solidali. «Una manolava l'altra...» è tanto noto proverbio!.... E lo stesso spi-rito di corpo, così tenace, così formidabile fra soldatid'una stessa arma, fra poliziotti, fra preti, fra ogni cate-goria, insomma, degli stesi rifiuti sociali; lo spirito re-gionalista, lo spirito professionale e via dicendo, checosa sono se non una forma – sovente mostruosa, masempre eguale nell'essenza – della solidarietà fra perso-ne legate da interessi comuni o anche soltanto da affinitàdi nascita, d'educazione, di funzioni?

Si dirà che è inevitabile l'antagonismo fra i differentigruppi d'interessi solidali soltanto fra loro; adesso sì,

36

perchè adesso così vuole la forma attuale di organizza-zione della società. Ma trasformandosi questa nel sensofin d'ora intravveduto come fatale dalle menti illuminatedei precursori, gli interessi ora in antagonismo si fonde-ranno in un solo interesse; allora la pratica della solida-rietà si estenderà a tutto l'uman genere e in tutte le atti-vità e le funzioni della vita universale, sia pure a traver-so infrenabili scosse, quando il periodo evolutivo saràcompiuto.

Affrettare quel momento, è il compito dei novatori.

** *

Se la solidarietà venisse predicata come una virtù,come un'idealità del sentimento e le lamentate caused'antagonismo d'interessi sussistessero tuttavia, siccomenon havvi predicazione morale che pervenga a sopraffa-re la materialità degl'interessi, le predicazioni in materiarimarrebbero eternamente sterili: i pochi mistici che viattendessero, sarebbero sempre i sacrificati, senza utilitàe senza scopo reale. Ma per noi non si tratta di sciupartempo ed energie nelle astratte predicazioni di cui tantosi compiacciono i moralisti, i retori; quello che si è con-venuto chiamare «la morale», deve scaturire con pienaspontaneità dalle condizioni stesse della vita.

Quando dette condizioni saranno eccellenti, eccellen-te sarà la «morale». Armonizzando quindi gl'interessidei singoli componenti l'umana specie, conseguenza na-

37

perchè adesso così vuole la forma attuale di organizza-zione della società. Ma trasformandosi questa nel sensofin d'ora intravveduto come fatale dalle menti illuminatedei precursori, gli interessi ora in antagonismo si fonde-ranno in un solo interesse; allora la pratica della solida-rietà si estenderà a tutto l'uman genere e in tutte le atti-vità e le funzioni della vita universale, sia pure a traver-so infrenabili scosse, quando il periodo evolutivo saràcompiuto.

Affrettare quel momento, è il compito dei novatori.

** *

Se la solidarietà venisse predicata come una virtù,come un'idealità del sentimento e le lamentate caused'antagonismo d'interessi sussistessero tuttavia, siccomenon havvi predicazione morale che pervenga a sopraffa-re la materialità degl'interessi, le predicazioni in materiarimarrebbero eternamente sterili: i pochi mistici che viattendessero, sarebbero sempre i sacrificati, senza utilitàe senza scopo reale. Ma per noi non si tratta di sciupartempo ed energie nelle astratte predicazioni di cui tantosi compiacciono i moralisti, i retori; quello che si è con-venuto chiamare «la morale», deve scaturire con pienaspontaneità dalle condizioni stesse della vita.

Quando dette condizioni saranno eccellenti, eccellen-te sarà la «morale». Armonizzando quindi gl'interessidei singoli componenti l'umana specie, conseguenza na-

37

turale sarà la piena solidarietà nelle relazioni umane, so-stituita allo stato attuale di lotte e d'inimicizie.

Non più, dunque, solidarietà di corpo, di casta, diclasse, di nazionalità come abbiamo oggi a cagionedell'antagonismo fra i molteplici gruppi d'interessi in ag-grovigliata lotta fra loro: ma solidarietà fra gli uominitutti, come logico, fatale risultato delle mutate condizio-ni di vita, della forma d'organizzazione che nella societànuova avrà per base la comunanza degl'interessi univer-sali.

Questo, sfrondato d'ogni mistico attributo, dev'essereinteso per «ideale».

38

turale sarà la piena solidarietà nelle relazioni umane, so-stituita allo stato attuale di lotte e d'inimicizie.

Non più, dunque, solidarietà di corpo, di casta, diclasse, di nazionalità come abbiamo oggi a cagionedell'antagonismo fra i molteplici gruppi d'interessi in ag-grovigliata lotta fra loro: ma solidarietà fra gli uominitutti, come logico, fatale risultato delle mutate condizio-ni di vita, della forma d'organizzazione che nella societànuova avrà per base la comunanza degl'interessi univer-sali.

Questo, sfrondato d'ogni mistico attributo, dev'essereinteso per «ideale».

38