è Africa n.2_maggio 2012

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ENRICO BOSSAN / èAFRICA NUMERO 2 | MAGGIO 2012 BIMESTRALE DI INFORMAZIONE DI MEDICI CON L’AFRICA CUAMM E AFRICA Spedizione in abbonamento postale Art.2 comma 20/C Legge 622/96, Filiale di Padova CONTRASTI AFRICANI Un continente in crescita, mentre l’Occidente recede.

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Bimestrale di informazione di Medici con l'Africa Cuamm

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ENRICO BOSSAN / èAFRICA

NUMERO 2 | MAGGIO 2012

BIMESTRALE DI INFORMAZIONE DI

MEDICI CON L’AFRICACUAMMEAFRICA

Spedizione in abbonam

ento postale Art.2 com

ma 20/C Legge 622/96, Filiale di Padova

CONTRASTIAFRICANIUn continente in crescita,

mentre l’Occidente recede.

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ÈAFRICAPROPRIETARIOMedici con l’Africa Cuamm

DIRETTORE RESPONSABILEAnna Talami

SEGRETARIA DI REDAZIONEElisa Bissacco

REDAZIONEAndrea Borgato, Dante Carraro,Chiara Di Benedetto, Serena Foresi, Fabio Manenti,Luigi Mazzucato, BettinaSimoncini, Jacopo Soranzo

FOTOGRAFIEReutersGigi DonelliArchivio Cuamm

PROGETTO GRAFICOFrancesco Camagna

REGISTRAZIONEpresso il Tribunale di PadovaRegistro stampe n.1633del 19 gennaio 1999

REDAZIONEvia San Francesco, 12635121 Padova

IMPAGINAZIONE E STAMPAPublistampa,via Dolomiti, 3638057 Pergine (Trento)

via San Francesco, 12635121 Padova Italytel. 049.8751279049.8751649fax [email protected]

AVVISO AI LETTORIQuesto periodico viene inviatoa quanti ci sostengono,perché possano verificare ladestinazione delle lorodonazioni. Medici con l’AfricaCuamm è onlus ong. Le offerteinviate sono quindi deducibilinella dichiarazione deiredditi, allegando la ricevutadell’offerta eseguita. Sostieni e partecipa al nostroimpegno in Africa, attraversouna di queste modalità:C/C POSTALEn.17101353 intestato a Medici con l’Africa CuammBONIFICO BANCARIOIBAN IT 91 H 05018 12101000000107890presso Banca Popolare EticaPadovaCARTA DI CREDITOtelefona allo 049.8751279ON LINEwww.mediciconlafrica.org5X1000codice fiscale 00677540288

Maputo, Mozambico.(Enrico Bossan)

IN QUESTO NUMEROFOTONOTIZIA ALLE PAGINE 4 E 6

IN PRIMO PIANO TASSELLI DI UN SOLO RACCONTO A PAGINA 8

FLASH DALL’AFRICA A PAGINA 11

FOCUS KONY 2012: UN’ECO VASTA, MA EFFIMERAPIETRO VERONESE A PAGINA 12

SEGNA IN AGENDA EMANUELA CITTERIO A PAGINA 14

CANTIERE CUAMM A PAGINA 16

VISTO DA QUI FABRIZIO TONELLO A PAGINA 18

BISOGNI IN PRIMO PIANO A PAGINA 19

Proteso all’altro, appassionato del suo lavoro, innamorato della vita e dell’uomo. La cura di chi è in condizioni di fragilità, perché povero o malato, era per luiespressione di una più larga attenzione alla persona. È questa la grande eredità di Gianluigi Rho, medico specialista in ostetricia e ginecologia che tanta parte della sua vita ha speso a fianco di Medici con l’Africa Cuamm. Oltre otto anni di impegno sul campo, tra Gulu e Matany in Uganda. Nella foto, interventodurante una giornata di studio sul Rwanda, sede Cuamm 1994.Guarda il video/testimonianza su: http://www.mediciconlafrica.org/news/987-gianluigi-rho-la-gioia-di-essere-medico-tra-la-gente

GIGI RHO (1944 - 2012)IL NOSTRO RICORDO

DALL’ALBUM DEL CUAMM

2012

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i hANNO ChiestO di fARe UN GiOCO sull’esempio di “Quello che (non) ho”, la tra-smissione di Roberto saviano e fabio fazio che ha avuto grande seguito poco tem-po fa. Ripercorrendo i tanti momenti vissuti, sia in Africa sia in italia, ripensandoalle persone incontrate e ai volti rimasti impressi, scelgo due parole semplici, mache mi hanno aiutato a riflettere sulle tante esperienze dell’ultimo periodo. Palloncini: 400 palloncini gialli si sono alzati, festosi, verso un intenso cielo az-zurro che avvolgeva Piazza san Pietro. eravamo con il santo Padre Benedetto, il9 maggio scorso. Quei palloncini con la scritta “prima le mamme e i bambini” hanno gridato allaChiesa e al mondo l’impegno e la voglia di batterci per garantire un accesso gratuito e sicuro al par-to per le mamme d’Africa, in etiopia come in tanzania, in Uganda come in Angola. C’erano nonneanziane e bambini piccolissimi, giovani studenti e medici affermati, volontari in servizio e rientratida tempo, famiglie e sacerdoti. Gente comune che vive nella normalità di ogni giorno la propria

fede nel Vangelo, spendendosi a servizio dei più poveri. Mentre i pal-loncini salivano anche il Papa ha sorriso. È sembrato più leggero e sol-levato, per un momento meno tormentato dai tristi intrighi che avve-lenano la sua e la nostra Casa. Quei palloncini sembravano sussurrargliche gli siamo vicini, che gli vogliamo bene, che siamo dalla sua parteper una Chiesa fedele al signore Gesù, libera dal potere, a servizio dichi non ha voce e diritti. i gialli coriandoli che danzavano nel cielo va-

ticano salivano da una Chiesa fatta da credenti ben piantati per terra, forse poco abituati ai canti so-lenni e alle grandi liturgie, ma che hanno depositata, indelebile, nel cuore e nelle mani, la beatitu-dine di chi si impegna a servizio della giustizia e della pace, a fianco dei più poveri.

Doccia: che sollievo godere l’acqua pulita e fresca di una doccia, che lava e ristora, dopo una set-timana in cui l’unica disponibile era quella della caraffa o al massimo del catino… e non sempre! eroappena tornato dalle zone interne, calde e polverose, dell’etiopia: hosanna, Burat, Maganasse, endi-bhir, Wolisso, Addis Abeba. Grave carenza d’acqua. Per trovarla bisogna scavare anche fino a 200-250metri e talvolta senza successo. Ce n’era per bere, ma per il resto... il Vescovo di hosanna che ci ha ac-colti raccoglieva l’acqua piovana e questa era ottima, seppur scarsa, per sciacquarsi.

Perché io posso godere di acqua corrente e molti altri no? Perché per me è normale farmi una doc-cia quando sono sporco e per tanti altri, nell’altra parte del pianeta, non lo è? L’unica risposta chetrovo si chiama Anna. Una ragazza down, di 23 anni, di fontaniva, vicino a Padova, che l’altro ierimi ha consegnato il suo salario (lavora in un asilo “aiutando” i ragazzini più piccoli). Mi fissa e midice: «io ne ho già a sufficienza. dalli ai bambini dell’Africa». i semplici sono più bravi di noi a tro-vare le giuste risposte ai grandi interrogativi dell’umanità!

Palloncini, doccia: “quello che ho” è l’energia e la voglia di continuare sulla strada intrapresa daMedici con l’Africa Cuamm oltre 60 anni fa, perché è giusto che ciascuno di noi si impegni in primapersona e come può, per il bene di tutti, per la salute dei più poveri, anche se ci sembrano lontani oin una condizione troppo disperata e impossibile da cambiare. in tanti anni di storia e di lavoro a fian-co degli africani non mancano gli esempi positivi.

DON DANTE CARRARODIRETTORE DI MEDICI CON L’AFRICA CUAMM

DUE PAROLEPER RIFLETTERE

EDITORIALE

M

Palloncini e Doccia: sono queste le dueparole scelte dal direttore di Medici conl’Africa Cuamm per raccontare esperienze e incontri, per suscitareriflessioni importanti.

Inquadra il QR CODE:puoi vedere il videodell’incontro con il Papa direttamente sul tuo smartphone.

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FOTOGRAFIA FELICI

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FOTONOTIZIA

IN UDIENZA DAL SANTO PADRE

«Un saluto ai Medici con l’Africa Cuamm,accompagnati dalVescovo Mons. Mattiazzo,riuniti per il Convegnosull’accesso gratuito alle cure per le mamme e i bambini tra le popolazioni piùbisognose dell’Africa sub-Sahariana.Incoraggio questaimportante associazionemissionaria laicale cheda oltre 60 anni svolgeuna preziosa attività peril diritto alla salute e la difesa del valoredella vita umana». Con queste parole il Santo Padre ha salutatoieri la folta delegazionedi Medici con l’AfricaCuamm confluita a Romada tutta Italia per ribadiregli impegni assunti con il progettoquinquennale “Prima le mamme e i bambini”. Nella delegazione di 400persone circa, guidatadal Vescovo Mons.Antonio Mattiazzo, ancheil sindaco di PadovaFlavio Zanonato, il Presidente delConsiglio Regionale del Veneto ClodovaldoRuffato e il Segretariogenerale dellaFondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo Roberto Saro.

Guarda la galleriafotograficawww.mediciconlafrica.org/medici-con-lafrica-cuamm-dal-papa-per-riaffermare-limpegno-per-mamme-e-bambini

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GIGI D

ONELLI

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FOTONOTIZIA

Giovedì 3 maggio pressol’Ambasciata italiana di Addis Abeba, in unclima cordiale e di fattivacollaborazione, è statasiglata la partnership traistituzioni pubbliche eprivato non profit per lariduzione della mortalitàmaterna e infantile. A sottoscrivere l’accordo:il Ministro Affari EsteriGiulio Terzi, il ministrodella sanità etiope TedrosAdhanom, S.E. Berhane-Yesus, presidente dellaConferenza episcopaleetiope, e don DanteCarraro, direttore di Medicicon l’Africa Cuamm. Sonostati ribaditi l’impegnoalla collaborazione e allareciproca integrazionenegli interventi, a favoredi mamme e bambini.La firma è avvenutaall’indomani del lancio del progetto “Prima lemamme e i bambini” a Wolisso. Così don DanteCarraro, direttore di Medici con l’AfricaCuamm, ha affermato:«È un giorno importante,inizia un grande progetto.Desidero esprimere la miagratitudine a tutti quantioperano per far crescerel’ospedale di Wolissocome già dimostrano i suoi risultati di attività.Oggi ci impegniamoancora di più, a migliorarequesto servizio e a farloinsieme, ciascuno con il proprio apporto e specificità».

Guarda la galleriafotograficawww.mediciconlafrica.org/comunicati-stampa/1037-prende-il-via-in-etiopia-il-nuovo-progetto-di-sanita-pubblica-presenze-deccezione-il-minstro-degli-esteri-terzi-il-ministro-della-sanita-etiope-adhanom-e-il-prof-romano-prodi

ACCORDOAD ADDIS ABEBA

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L st. LUke hO VistO un ospedale checura e insegna a curare, una struttu-ra dinamica e ben organizzata chenon può che accrescere la stima e la

gratitudine per quello che Medici con l’Afri-ca Cuamm e il suo personale locale (coordi-nato a Wolisso dalla direttrice sanitaria Ma-rina trivelli) sono in grado di fare da tantianni a questa parte.

ho visto frammenti di un paese africanoche cambia, anche al ritmo della sua ambi-zione. Un paese in cui, però, decine di mi-lioni di persone vivono in condizioni di

Ho ascoltato medici ed esperti della cooperazio-ne, ho raccolto il racconto di donne che hanno ri-schiato la vita per raggiungere l’ospedale, e quel-lo di giovani assistenti sociali arrivati a Wolisso daaltre zone del paese, così orgogliosi di spiegare cheuna latrina ben fatta può anche salvarti la vita.

estrema povertà contando solo sulla terrache coltivano, persone che comunque, anchedove la terra è fertile, dormono ogni sera incapanne prive di elettricità e senza acquacorrente, che sono totalmente esposte agliimprevisti della natura e della politica, chegià tante volte in passato li ha traditi, deva-stando la loro vita ben più tragicamente diquanto abbia mai fatto la pioggia. Addis Abeba prima di tutto, una città che

ha ambizioni da capitale. Non tanto del-l’etiopia, di cui è capitale da più di un seco-lo per decisione di Menelik ii. Addis oggiambisce a essere capitale diplomatica delcontinente, la Bruxelles africana come diceRomano Prodi. e la nuova sede dell’orga-nizzazione dell’Unione Africana appena re-galata dai finanziatori cinesi è un messaggioche va ben oltre i confini del paese. ero giàstato ad Addis, la prima volta venti anni fa.Ma ciò che ho visto questa volta è un’altracosa. scavi imponenti, cantieri stradali, unprogetto atteso da anni e partito soltanto dapochi mesi, che intende cambiare la viabili-

IN PRIMO PIANO

DI GIGI DONELLI*

«Mi hanno chiesto di raccontare in breve l’Etiopiache ho visto in una settimana trascorsa con il Cuamm tra Addis Abeba e Wolisso. Credetemi,non si tratta di una cosa facile. In pochi giorni hovisto e sentito molto». Gigi Donelli, caporedattoredi Radio24, ci parla del viaggio fatto in occasionedel lancio del progetto “Prima le mamme e i bambini”, in Etiopia, avvenuto il 2 maggio.

TASSELLIDI UN SOLO RACCONTO

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GIGI D

ONELLI

A L’Etiopia è un paese in fermento. Lo si percepisce dagli innumerevoli cantieriaperti, dai grattacieli che crescono comefunghi, dall’aumento del traffico nellacapitale. Tutto parla di una crescitacontinua, mentre il nostro vecchio mondo è in recessione profonda. «Di nuovo, in Africa, c’è la speranza» dice Romano Prodi,ai microfoni di Vincenzo Giardina di Misna,guardando il grattacielo da 125 milioni di dollari che i cinesi hanno voluto comesede dell’Unione Africana ad Addis Abeba,simbolo di un impegno necessario per l’unitàe lo sviluppo del continente. Dopo aver* Ascolta lo speciale di Gigi Donelli

http://www.radio24.ilsole24ore.com/main.php?articolo=wolisso-prodi-cuamm-medici-africa-ospedali-shoa

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tà e il volto della città. Ricordo allora unacittà silenziosa e afflitta, ricordo migliaia direduci segnati nel corpo e nello sguardo dauna lunga guerra civile. Ma questo accade-va appunto nel 1993. Oggi Addis sogna il fu-turo di una classe media ancora tutta da in-ventare. La selva di palazzi residenziali checresce ai margini di una città che registra untasso di urbanizzazione del 4,3% annuo neè la rappresentazione più evidente. Nono-stante gli indicatori di sviluppo umano sianotra i peggiori del mondo, Addis Abeba sem-bra decisa a riscrivere la sua identità. Unacapitale corteggiata dalle potenze e circon-

data dall’instabilità chiamata sud sudan,somalia, eritrea. Addis che riceve aiuti in-ternazionali e ne riceverà ancora, da dona-tori generosi o solamente interessati perchéla stabilità che offre nella regione è una mo-neta molto richiesta. Altopiano del West Shoa. A meno di tre

ore di strada dalla capitale in direzione sud,attraversiamo in auto un tappeto ondulatodi terra verde. i braccianti agricoli sono al la-voro e nei campi. sono alle prese con la se-mina mentre per il raccolto si dovrà atten-dere quasi fino alla fine dell’anno, dopo lafine delle grandi piogge che, se tutto andrà

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presenziato all’inaugurazione del progettodel Cuamm “Prima le mamme e i bambini” a Wolisso, lo scorso maggio, Prodi e la suaFondazione hanno coordinato la conferenzainternazionale “Africa: 54 Stati, una unione”,ad Addis Abeba. Il messaggio emerso è stato che pace, sicurezza e sviluppoeconomico-sociale sono la stessa cosa e si chiamano “integrazione”. È un messaggio rivolto anche all’Europa, che dopo aver accolto con entusiasmo le primavere arabe si è voltata dall’altraparte, nonostante in gioco ci sia anche il suo futuro.

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IN PRIMO PIANO

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gilità di un paese che corre anche sul frontedemografico con una popolazione di oltre85milioni di abitanti. i rischi sono alti, le sfi-de enormi. i numeri pesano e ancora oggidicono, tra l’altro, che solo il 6% delle don-ne può contare su un parto assistito da per-sonale sanitario e che il 51% dei bambini è affetto da rachitismo. strutture come il st. Luke di Wolisso – strutture che curano einsieme formano – intervengono sui nume-ri della sanità ma generano anche un effet-to di moltiplicatore economico sull’intera co-munità. il personale locale direttamenteimpiegato, ma anche il via vai di bajal-taxiche ogni mattina si anima intorno all’ospe-dale. sono tutti tasselli di un solo raccontoche non può che star stretto in 4500 carat-teri. Con gratitudine, Gigi donelli.

come deve, batteranno l’altopiano tra giu-gno e settembre. Un agronomo mi spiegache questi campi tra le colline in realtà sonopiù belli di quanto non siano fertili. in par-te dice la causa va cercata nella natura delsuolo, ma conta anche la tecnica di rotazio-ne che fa i conti con secoli di arretratezza,frammentazione e isolamento. La terra puòmigliorare la sua produttività ma intanto, in-torno alla terra, gli interessi crescono. Lun-go la strada si costruiscono le serre. sono icampi protetti del mercato dei fiori recisi, ungrande affare che nel 2011 ha reso più di110 milioni di dollari. il problema, mi spie-gano gli scettici, è che si tratta di una pro-duzione fuori dalla cultura e dalla capacitàtecnica e finanziaria della popolazione loca-le. Morale è un affare per gli indiani e gli

olandesi che rischia di lasciare al paese so-lamente i cocci. Mentre una parte della po-polazione sogna di entrare a far parte dellaclasse media che può anche pensare di spen-dere 15mila dollari per un piccolo apparta-mento a Addis Abeba, c’è dunque chi si at-trezza per conquistare una fetta quanto piùpossibile importante di quei 60 milioni di et-tari di terre coltivabili che sono una dellemaggiori risorse di questo grande paese. il governo, proprietario di tutta la terra delpaese, ha progettato di affittare agli stranie-ri oltre 12 milioni di ettari entro la fine delprossimo anno e le scelte che farà negli an-ni futuri sono destinate a condizionare la vi-ta di milioni di agricoltori dell’altopiano.

terra, acqua, crescita economica soste-nibile, tutela dell’ambiente, ambizioni e fra-

L NUOVO PROGETTO “Prima le mamme e i bambini” e la specifica com-ponente di sanità pubblica sono stati inaugurati mercoledì 2 maggioa Wolisso, in Etiopia. L’evento ha preso avvio dal Centro di salute diWalu Soma, una delle 86 unità periferiche che operano nel territorio diWolisso, a rappresentare il primo mattone del sistema di cura e serviziche viene offerto anche alle comunità più remote. La cerimonia è poiproseguita presso l’Ospedale St. Luke, che effettua annualmente oltre

74 mila visite ambulatoriali, quasi 10.000 ricoveri e 3.000 parti. È l’ini-zio ufficiale dell’intervento per l’accesso al parto sicuro e gratuito e perla cura del neonato nell’ospedale a Wolisso e nel territorio circostante.

In 5 anni si vogliono garantire 125.000 parti sicuri, in 4 ospedaliafricani (in Angola, Etiopia, Tanzania e Uganda). Wolisso è uno di que-sti. Abbiamo stimato che bastano 40 euro per garantire un parto gra-tuito e sicuro. Aiutaci anche tu.

1, 2, 3… VIA! IL PROGETTO IN ETIOPIA

IARCHIVIO CUAMM

Il prof. Romano Prodi e il ministro della Sanità etiope, Tedros Adhanom, all’inaugurazione a Wolisso.

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FLASH DALL’AFRICA

SUD SUDAN LUI IN FESTA

Lui è un ospedale con 92 letti, in Sud Sudan. Serveuna popolazione di 135.000 persone circa, sparsenei villaggi e nell’immenso territorio del WesternEquatoria. Oggi l’ospedale di Lui ha due nuove

strutture: la salaparto e la salaoperatoria per ilreparto di Maternità,inaugurate lo scorso28 febbraio, allapresenza di unafolta delegazione di autorità locali,tra cui anche ilministro dellaSanità. «È statauna bella festa –

afferma Michela Romanelli, allora rappresentantepaese del Cuamm –. La gente è accorsa dai villaggivicini, ha ballato, cantato, mangiato attornoall’ospedale. È un passo importante, ora le donne chepartoriscono avranno spazi adeguati e anche i medicipotranno lavorare in un ambiente più funzionale». La festa per l’inaugurazione è stato il momentoconclusivo di un workshop di due giorni, proposto e gestito dal Cuamm, in cui le autorità locali e il Consiglio di amministrazione dell’ospedale hannopresentato il rapporto annuale delle attività e un piano strategico per la progettualità futura.

MOZAMBICOTAGLIO DEL NASTRO A CAIA

Alla presenza del presidente della Repubblica delMozambico, lo scorso 2 giugno, è stato inaugurato il nuovo ospedale di Caia, ristrutturato dopo molti mesi, grazie a un progetto sostenuto dalla

Provincia di Trento e implementato dal ConsorzioAssociazioni per il Mozambico diTrento insieme aMedici con l’AfricaCuamm. Dotato di100 letti, l’ospedalegarantirà servizicurativi a unapopolazione di oltre

200.000 abitanti. Sarà inoltre un punto di riferimentoper la popolazione della provincia della Zambesia,grazie al recente collegamento attivato con un pontesul fiume Zambesi. Medici con l’Africa Cuammassicura la presenza di uno specialista in chirurgiacon l’obiettivo di offrire servizi chirurgici e ostetrici di qualità. Anche a Caia, infatti, la parola d’ordine è “Prima le mamme e i bambini” e grazie allariapertura dell’ospedale, finalmente le donne dellazona potranno avere la garanzia di un taglio cesareo,senza essere obbligate a trasferirsi in altri ospedali,molto più lontani.

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TANZANIAANDARE OLTRE I BUONI RISULTATIIl Distretto di Iringa Rural ha un buon livello di copertura nell’accesso al parto assistito. Il90% delle donne partorisce in strutture sanitarie e non in casa. La qualità delle strutture,però, molto spesso non è adeguata e soprattutto c’è un enorme divario tra le donne dellefasce più benestanti della popolazione e quelle più povere, per le quali il parto non ègarantito allo stesso modo, specie nel caso del cesareo. È quanto emerge da un’approfonditaindagine condotta da Medici con l’Africa Cuamm nella regione e presentata in un workshopa Dar-es-Saalam (Tanzania), a inizio maggio. «Sono i dati che abbiamo raccolto con un progetto finanziato dal Ministero degli AffariEsteri Italiano, durato tre anni, che ci ha permesso di monitorare attentamente i servizi etutto il sistema sanitario della zona – ha detto Fabio Manenti, responsabile del SettoreProgetti del Cuamm, al suo rientro dalla Tanzania –. Nei tre anni trascorsi abbiamosostenuto il sistema sanitario sia con la formazione del personale sia migliorando la qualitàdell’assistenza, a livello ospedaliero e a livello di centri periferici. Accanto a questo,abbiamo assicurato un supporto alle comunità e oggi in 40, dei 120 villaggi della regione,c’è un sistema di raccolta dati attendibili, in modo che le autorità sanitarie possanomonitorare, di mese in mese, l’andamento della salute delle donne e dei bambini».Ma il lavoro non termina qui. «Il quadro emerso dall’indagine e i dati raccolti ci confermanoche abbiamo lavorato in modo rigoroso e preciso, oltre che innovativo per quella zona dellaTanzania. Ora rafforzeremo l’investimento, anche grazie al progetto “Prima le mamme e ibambini”, per migliorare l’efficacia delle azioni messe in atto».

ARCHIVIO CUAMM

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KONY 2012:UN’ECO VASTA, MA EFFIMERA

FOCUS

ricana invisible Children. in breve tempo ilfilm, che dura circa mezz’ora, è stato clicca-to da oltre cento milioni di persone in tuttoil mondo – il mondo, s’intende, dotato dicollegamento a internet. La sua diffusione èstata “virale”, come usa dire oggi, cioè rapi-dissima, esponenziale, inarrestabile. Non èazzardato affermare che Kony 2012 sia sta-ta la campagna di comunicazione di mag-gior successo nella storia del volontariato in-ternazionale. Non fosse che per questo, ilfilmato merita di essere visto e studiato.

di che cosa si tratta? Kony 2012 lanciauna campagna affinché venga arrestato en-

tro l’anno in corso il fa-migerato Joseph kony,capo dell’altrettanto fa-migerata Lord’s Resistan-ce Army, una milizia alungo attiva nel nord del-l’Uganda che ha causatoinfinite sofferenze allapo polazione, reclutandoin particolare, in modospietato, migliaia di bam-bini soldato.

Proporzionale all’e -nor me numero di spetta-

tori è la superficialità del filmato. Josephkony viene presentato come un bad guy, uncattivo, e poco più; si ignora che già daqualche anno la sua milizia è stata pratica-mente debellata nel nord Uganda, dovel’enfasi è oggi sulla ricostruzione, anche seresta attiva in paesi vicini; nell’insieme, lastoria sembra quasi più americana, con ilsuo invito alla mobilitazione giovanile e al-l’azione, che africana. Bisogna anche direche, passati alcuni mesi, di quei cento mi-lioni di “cliccatori” si è persa la traccia: l’ecodi Kony 2012 è stata vastissima, ma a quan-to pare del tutto effimera. R

EUTERS / JAMES AKENA

DI PIETRO VERONESE GIORNALISTA DI REPUBBLICA

ENRICO BOSSAN / èAFRICA

so delle donazioni non fa che assottigliarsi.il messaggio va dunque portato in manieraquanto più efficace all’opinione pubblica.

Questo è il dilemma; e bisogna ammet-tere che un numero crescente di Ong ha de-ciso in tempi recenti di ignorarlo, promuo-vendo campagne estremamente discutibili.si è fatto ad esempio largo uso di immagi-ni di bambini sofferenti, o addirittura mori-bondi, per “colpire al cuore” le famiglie eindurle a un gesto di partecipazione.

È in questo contesto che nello scorsomese di marzo ha fatto irruzione sul web ilfilmato Kony 2012, prodotto dalla Ong ame-

hi dediCA LA PROPRiA VitA al volonta-riato, alla cooperazione internazio-nale, all’aiuto, si illude forse di esse-re al riparo dai dilemmi morali.

dopotutto, chi ha imboccato questa stradaha compiuto una scelta a monte, una scel-ta saldamente ancorata ai valori del nonprofit, dell’altruismo, della sintonia esisten-ziale con i problemi e i mali del mondo.

Naturalmente, così non è. i dilemmi mo-rali si ripresentano puntuali e anzi in formapiù acuta, perché quella scelta comportauna maggiore sensibilità etica. Volontari ecooperanti dunque, lungi dall’essere al ri-paro da questi dilemmi, vi si imbattono adogni passo e ne sono tormentati. Ce n’è an-zi un’ampia antologia, alcuni sono nuovi einediti, altri sono invece per così dire clas-sici, nel senso che si pongono da sempre,sia pure in forme diverse, e sono eterna-mente dibattuti tra gli addetti ai lavori. for-se sono senza soluzione generale e dunqueper questo tormentosi e mai definitivamen-te risolti. Classico tra i classici è il dilemmache riguarda la comunicazione sociale del-le attività non profit.

Per definizione il volontariato ha a chefare con la sofferenza del mondo e – quelche più conta – delle persone. Con gli esse-re umani più deboli, più sfavoriti, più a ri-schio, dunque maggiormente bisognosi diprotezione. Questo bisogno di protezione siestende anche alla esposizione mediatica:non è tanto una questione di privacy quan-to, prima ancora, di rispetto umano e di tu-tela. Al tempo stesso le Ong e le organizza-zioni di volontariato hanno sempre piùbisogno di una buona esposizione mediati-ca, volta all’esigenza di raccogliere fondiper la loro attività. sempre di più, in quan-to i tempi si vanno facendo via via più dif-ficili dal punto di vista economico e il flus-

C Non è azzardato affermare che Kony 2012 sia stata la campagna di comunicazionedi maggior successo nellastoria del volontariatointernazionale… Proporzionale all’enormenumero di spettatori è la superficialità del filmato.

Maputo, Mozambico.

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FOCUS

Kony 2012 è facilmentevisibile su YouTube,digitandone il titolo. SuYouTube, e altrove sul web,sono facilmente reperibilianche le numerose critiche,di natura assai varia, chesono state formulate control’operazione lanciata da Invisible Children. Va ricordato che la proiezionedel filmato in Uganda,proprio nelle zone dove in passato è stata attiva la Lord’s Resistance Army, si è risolta in un totalefallimento. Il pubblico si è rivoltato contro il film e tutte le altre proiezioni in programma sono statecancellate.

Gli autori di Kony 2012appaiono perfettamenteconsapevoli dei loro intenti:la prima parte del lavoropresenta il filmato come un esperimento nell’uso delweb per creare, motivare e mobilitare attivisti per la campagna. In sostanza,Kony 2012 è un ambiziosotentativo di creare un nuovomedium di comunicazionepolitica.

Il risultato ottenuto è moltoambiguo: il numero di contatti sul web è statosenz’altro altissimo e fulmineo e per brevetempo la figura di Kony ha destato l’attenzione di milioni di ragazzi in tuttoil mondo; ma questaattenzione è stata a dir poco superficiale ed effimera.

Per approfondire leggil’intervista a Peter Lochoro,ugandese, rappresentantepaese di Medici con l’AfricaCuamm su:www.mediciconlafrica.org

Un ragazzo del Nord Ugandapartecipa a una veglia a Kampala per chiedere al governo ugandese di continuare a combattereKony.

SCHEDAPER CAPIRE

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UASI CENTO SCATTI PER RICORDARE. La mostra “Adil, Almost Dawn in Libya”è un progetto nato per iniziativa di ottofotoreporter di fama mondiale che hannovissuto e documentato sul campo il recente conflitto in Libia. E che hannodeciso di esserci anche dopo, dando un loro contributo al difficile percorso diriconciliazione. Le immagini di LynseyAddario, Eric Bouvet, Bryan Denton,André Liohn, Christopher Morris, JehadNga, Finbarr O'Reilly e Paolo Pellegrin

gireranno perquattro cittàlibiche: Tripoli,Misurata, Bengasie Zintan. Lo scopo delprogetto – che si

può visitare e sostenere su internet – «è cercare di contribuire allariconciliazione e ai processi di ricostruzione della democrazia per il popolo libico che si trova di fronte alle conseguenze di una recente guerracivile» spiegano gli organizzatori. «Il concetto centrale del progetto èquello di utilizzare la comunicazionevisiva come ponte per la riconciliazione».La mostra itinerante attraverserà unpaese che durante il conflitto si èspaccato fra lealisti, sostenitori diMuhammar Gheddafi, e “rivoluzionari”,con il pesante intervento della Nato cheha cambiato gli equilibri. La scommessadegli autori è che le immagini possanoaiutare la ricostruzione di una memoriacondivisa in un contesto come quelloodierno in cui permangono violenze fra le varie milizie e i gruppi etnici.Il titolo dell’esposizione vuole ancherichiamare il sacrificio dei trefotoreporter Tim Hetherington, ChrisHondros e Anton Hammerl che hannoperso la vita in scenari di guerranell’esercizio della propria professione.Adil è un nome proprio molto comunenei paesi mediorientali e maghrebiniche viene dalla radice araba “Adl”, cheevoca significati quali “giustizia” ed “equità”, mentre “Almost Dawn in Libya” (quasi l’alba in Libia)” è unafrase tratta dal titolo dell’articolocomparso sul New York Times cheriportava la notizia della morte di TimHetherington e Chris Hondros.

ONLINEwww.emphas.is

AFRICA, DOVE IL 65% DELLE PERSONE hameno di 25 anni, è pronta a ospitarel’incontro mondiale della gioventù. E l’ipotesi sta diventando sempre piùconcreta anche negli ambienti vaticani.Dopo l’edizione del 2013 a Rio deJaneiro, potrebbe essere un paeseafricano il luogo del raduno mondialedei giovani cattolici di tutto il mondo.Ad anticiparlo è stato il cardinaleStanislaw Rilko, presidente delPontificio Consiglio per i laici: «Siamo

convinti che iltempo è arrivato diorganizzare la Gmgin Africa – hadetto –. Con ivescovi africanisiamo alla ricercadel posto più

adatto da un punto di vista dicomunicazione e anche di una certasicurezza. Pensiamo ai vari paesi in cuici sono conflitti e guerre, e anche ai problemi relativi alla sanità, serve un minimo di sicurezza per eventualimalattie tropicali. Ma siamo moltosicuri e determinati a proseguire suquesta strada, l’Africa è un continentegiovane e se lo merita». Lo scorso dicembre, durante gli auguridi Natale, è stato lo stesso Benedetto XVIa citare nello stesso discorso la Giornatamondiale della gioventù e l’Africa,riferendosi in particolare al suo viaggiodel 2011 in Benin. «L’incontro in Africa– ha spiegato – con la gioiosa passioneper la fede è stato un grandeincoraggiamento. Con tutti i problemi,tutte le sofferenze e pene checertamente proprio in Africa vi sono, si sperimentava tuttavia sempre la gioiadi essere cristiani, l’essere sostenutidalla felicità interiore di conoscereCristo e di appartenere alla sua Chiesa.Da questa gioia nascono anche le energie per servire Cristo nellesituazioni opprimenti di sofferenzaumana, per mettersi a sua disposizione,senza ripiegarsi sul proprio benessere.Incontrare questa fede pronta alsacrificio, e proprio in ciò gioiosa, è unagrande medicina contro la stanchezzadell’essere cristiani che sperimentiamoin Europa».

ONLINEhttp://www.vatican.va/gmg.html

L’QE “GIORNATE MONDIALI”, si sa, sono tante.Ma quella dedicata ai bambini in Africaha un segno diverso rispetto a quantoci si aspetterebbe. Partiamo dallastoria: il 16 giugno del 1976 diecimilabambini e adolescenti di Soweto, in Sudafrica, si riuniscono per protestarepacificamente per la scarsa qualità

dell’educazione scolasticae contro l’obbligod’imparare l’afrikaans, la lingua degli oppressori.La polizia del regimerisponde con la forzalanciando gas lacrimogeni

sulla folla. Al termine degli scontri, 152 tra bambini e ragazzi giacciono a terra privi di vita e mille sono feriti.Le proteste non si fermano. Un annodopo, il 26 giugno, quando larepressione ha ormai distrutto oltre700 giovani vite, il governo revocal’insegnamento dell’afrikaans: è unaconquista simbolica importante chediviene una delle tappe fondamentalinel «lungo cammino verso la libertà»,per usare le parole di Nelson Mandela. Nel 1991 l’Organizzazione dell’Unitàafricana (oggi Unione africana) haproclamato il 16 giugno “giornata delbambino africano”. Ci si aspetterebbeche una ricorrenza simile sottolinei i bisogni dei minori in Africa, come unacerta retorica ci ha abituato a pensare.Si tratta invece di una festa all’insegnadel coraggio dei bambini e degliadolescenti di lottare per i propri dirittie di dare il proprio contributo per la liberazione dall’oppressione e dall’ingiustizia.Una lotta che va ancora avanti perchélo sfruttamento e la violazione deibambini continuano sotto diverseforme. Un’azione importante è quellasvolta dal Movimento africano deiBambini e Adolescenti lavoratori, natoin Costa d’Avorio nel 1994, proprio inoccasione della celebrazione della“giornata del bambino africano”, e poidiffusosi in altri 20 paesi africani.

ONLINEwww.africa-union.org www.endpoverty2015.org

SEGNA IN AGENDA

FOTOGRAFIALIBIA, QUASI L’ALBA

EVENTIGMG: È IL TURNO DELL’AFRICA?

ANNIVERSARIL’AFRICA, I BAMBINI E GLI STEREOTIPI

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OME SPESSO INSEGNA la storia dell’Africa il rapporto con la memoria è un nervoscoperto nell’identità di paesi, nazioni e interi continenti.Piero Badaloni, volto Rai tra i più noti e amico di Medici con l’Africa Cuamm,ha ricavato dalla sua esperienza di corrispondente da Madrid questointeressante libro sulla memoria“squilibrata” del regime franchista.Madri separate dai propri neonati“affidati” agli amici del regime, la poesiadi García Lorca perduta in una fossa

comune, la tenacia di un medico legale chedissotterra i resti di unpassato che non puòpassare sotto silenzio. L’autore, oltre a indagareuna tra le pagine piùnere della storia spagnola(ed europea), riflette su temi e domande piùlarghe: sul rapporto cheintercorre tra storia,memoria e costruzione

del futuro. Domande enunciate giànella prefazione, curata da RomanoProdi. Si può costruire un futuro solidosenza aver raggiunto una letturacondivisa del passato? È questa la domanda più difficile. Domanda cuiPiero Badaloni ha provato a rispondereincontrando testimoni, avvocati, storici,giuristi, sia di una parte che dell’altra,cercando di capire le ragioni degli uni e degli altri: «Il trascorrere del tempo– scrive Badaloni – può attutire il dolore e calmare i rancori, non puòannullare la necessità di rileggere il passato per comprenderlo, farnememoria».

IL TITOLOPiero Badaloni, Una memoria squilibrata, Editori Internazionali Riuniti, Roma, 2012, pp. 212, 16,00 euro

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LETTUREIL DIFFICILE EQUILIBRIO DELLE MEMORIE

DI EMANUELA CITTERIO GIORNALISTA

AR RIENTRARE L’AFRICA nella storia dallaquale era stata espulsa, ricollocarlanelle grandi narrazioni nelle qualiveniva regolarmente dimenticata.Questo è stato l’obiettivodell’intellettuale senegalese CheikhAnta Diop, morto nell’86, una figuracon la quale bisogna continuare a fare i conti se si vuole capire come ècambiata e sta cambiando l’immaginedell’Africa. Questo saggio appassionatodi Jean-Marc Ela ripercorre conprecisione e spirito critico il camminodi questo grande storico, linguista e fisico che ha segnato una svolta,seppur criticata, negli studi sull’Africa. Nel 1951 Cheikh Anta Diop presentò la sua tesi di laurea, nella qualesosteneva che gli antichi egizi erano

parte della cultura africana.Tesi che fu respinta. Solo nove anni dopo potédiscuterla e laurearsi: nel1960, forse non a caso l’annodelle indipendenze africane.Prima, l’Egitto dei faraoni erastato sempre consideratodalla storiografia europea unaciviltà mediterranea, facente

parte del mondo occidentale. Gli studidi Diop miravano, invece, a capovolgerequella visione, ribaltando la geografiamentale dominante: l’Egitto nasceva da sud, dal cuore dell’Africa nera.Cercò nella linguistica le prove dellacontinuità fra la parlata dell’anticoimpero e le lingue africane della valledel Nilo. Usò il metodo del radiocarboniosulle mummie egizie per individuare il tasso di melanina, e molte risultaronodi pelle nera. I suoi studi sono stati in parte contestati e soprattuttol’approccio, che tendeva a individuareun’Africa nera “pura” contrappostaall’Occidente, ma nel periodo in cui è vissuto le sue ricerche contribuironoa restituire all’Africa il diritto diinterpretare e determinare sé stessa al di là degli schemi coloniali o post-coloniali.

IL TITOLOJean-Marc Ela, L’Africa a testa alta di Cheikh Anta Diop, Emi, Bologna,2012, pp. 160, 12,00 euro

FLEGGEREL’AFRICA A TESTA ALTA

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QUARANTA FOTO DELL’AFRICA che non tiaspetti. Dai manager occidentali chevanno a lezione dai Masai nelle savanedel Kenya ai backstage della modasenegalese e dell’industriacinematografica nigeriana, dalleprodigiose magie dei baby-illusionistisudafricani alle donne del Malawi chescendono in campo per arbitrare ilcampionato maschile di calcio. La rivista “Africa” dei Padri Bianchiper celebrare i suoi novanta anni diesistenza ha messo insieme gli scatti di 25 fotoreporter che hanno avuto il coraggio di viaggiare – e raccontare –al di fuori delle solite rotte. Il risultatoè “Good morning Africa”, una serie dibellissime immagini dal Cairo a Cittàdel Capo, capaci di immortalare la vitalità di un continente in pienomovimento. Realizzata in collaborazionecon il “Festival del Cinema africano,d’Asia e America Latina”, la mostra puòessere noleggiata e allestita in scuolesuperiori, biblioteche, parrocchie e centri culturali. Non è l’unica “esposizione itinerante”realizzata dai Padri Bianchi per farconoscere meglio l’Africa. Fra le altre è da segnalare “Donna Africa. I ritrattidella fierezza e della speranza”, con leimmagini dei fotografi BrunoZanzottera e Andrea Semplici, chehanno indagato per anni nell’universofemminile africano. Dedicata al Saharaè invece la mostra “Nei Giardini di Allah”, un collage di immagini,riflessioni, appunti di viaggi tra lesabbie. Uno sguardo inedito che invitaa superare gli stereotipi e i luoghicomuni con cui siamo soliti pensare al deserto e alla sua gente.

[email protected]

MOSTREGOOD MORNING AFRICA!

(di Mario Zangrando)

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CANTIERE CUAMMEA SCUOLA CON L’AFRICAUN PROGETTO BEN RIUSCITO

L teRMiNe deL teRzO ANNO di progetto,francesca, una delle volontarie impe-gnate ci racconta questa esperienza.Perché ti sei impegnata in prima linea

in questo progetto?«Perché penso sia importante comincia-

re a trasmettere dei valori fin da piccoli, asfatare tanti luoghi comuni – spiega –. i no-stri ragazzi associano all’Africa il caldo, lasabbia, gli animali feroci e la povertà. Conquesto progetto c’è stata la possibilità di tra-smettere una conoscenza più profonda delcontinente, delle sue potenzialità, dei suoi bi-sogni. La formula del doppio laboratorio (pri-ma con gli educatori esperti della cooperativache preparavano il terreno con attività mira-te a far conoscere il contesto e a preparare del-le domande, e il secondo con la testimonianzadi chi ha vissuto in Africa) è molto azzeccata.spesso poi mostravo le immagini dell’Abece-divudi che riescono a coinvolgere molto benei ragazzi e a mostrare la realtà per com’è». Qualche ricordo in particolare?«È stato molto bello, in una terza media,

in cui mi hanno chiesto di raccontare le miemotivazioni personali, il perché ho scelto divivere in Africa, per dieci anni, con la miafamiglia. Non sono medico, ma ho matura-to questa scelta con mio marito ed è stataun’esperienza unica, un privilegio poter con-dividere un pezzo di strada con quelle donnee i loro bambini». Cosa ti porti a casa dall’incontro con iragazzi? «torno a casa contenta, mi danno mol-

to e mi stupisco di vedere come ancora og-

50 laboratori nelle province di Padova e Rovigo, oltre 800 ragazzi incontrati per parlare di Africa, di diversità e somiglianze. Francesca Putoto è unadelle volontarie di Medici con l’AfricaCuamm che ha “interpretato” il progettoAttivamente, della Fondazione Cariparo,per l’anno scolastico appena trascorso.

ABambini, Tanzania.

I NUMERI DI UN PROGETTOLUNGO TRE ANNIIl progetto “A scuola con l’Africa”, inserito all’interno della proposta Attivamente della FondazioneCassa di Risparmio di Padova e Rovigo, ha preso il via nell’anno scolastico 2009-2010 ed èproseguito per tre anni consecutivi, fino a giugno 2012. Sono state 149 le classi incontrate nelleprovince di Padova e Rovigo, per un totale di 77 scuole in cui sono stati portati gli interventi e le testimonianze dei volontari di Medici con l’Africa Cuamm. Circa 3.500 i ragazzi sensibilizzatisu questi temi. Hanno discusso, disegnato, approfondito, conosciuto da vicino la realtà africana, la sua grande ricchezza, i bisogni della sua gente. Formare le giovani generazioni è da sempre unadelle priorità del Cuamm, nato proprio come collegio per giovani studenti. È solo così che sipossono allargare gli orizzonti, instillare positive curiosità e magari far nascere passioni. In questitre anni, è stato pubblicato un nuovo libro illustrato Abecedafrica ed è stato realizzato un dvdAbecedivudi, con 6 brevi racconti da 10’ ciascuno: due strumenti che hanno accompagnato le attività nelle scuole. Un grazie va alle cooperative di educatori (La Bottega dei Ragazzi di Padovae Raggioverde di Rovigo) che ci hanno affiancato in questo percorso, ma soprattutto ai 25 volontariche hanno dedicato tempo ed energie per la buona riuscita del progetto. Questa è una delle tanteesperienze che si realizzano. La speranza è che questo servizio continui e si allarghi sempre più.

sono occasioni di crescita sia per loro,ma anche per me. e soprattutto, questo pro-getto mi permette di dar voce all’Africa, difar rivivere le donne e i bambini che ho in-contrato e di far conoscere Medici con l’Afri-ca Cuamm e il suo lavoro».

gi, nell’epoca della velocità, della comuni-cazione virtuale, dei social network, il rac-conto, l’ascolto di qualcuno che narra storieed esperienze vissute in prima persona, han-no ancora un fascino speciale che riesce a fa-re breccia sui nostri ragazzi.

ARCHIVIO CUAMM

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AsCe A ViCeNzA UN nuovo gruppo diMedici con l’Africa Cuamm. Ne par-liamo con Antonio dalla Pozza, pre-sidente del gruppo.

Da dove nasce l’idea di formare un gruppodi appoggio al Cuamm?«La provincia di Vicenza è uno dei terri-

tori da dove è partito il maggior numero divolontari: 96 sono infatti i vicentini che han-no contribuito, con il loro lavoro e la loro de-dizione, alla realizzazione delle attività inAfrica. C’è sempre stata poi una fitta rete dicontatti e di relazioni, concretizzatisi in pro-ficue collaborazioni per esempio con la dio-cesi, le Acli, le Aziende sanitarie e alcuneimprese locali. La creazione del nostro grup-po d’appoggio non è che l’ultimo frutto diquesto percorso».Da quanti soci è composto il gruppo equali sono le principali attività?«È un gruppo appena nato e conta una

trentina di soci provenienti da diverse zonedel territorio vicentino: schio, thiene, Alta-villa, Creazzo. Abbiamo bisogno di farci co-noscere e di coinvolgere nuovi volontari;vorremmo, infatti, essere presenti alle piùimportanti manifestazioni realizzate nel ter-ritorio e avere la forza e la capacità di crea-re nuove proposte. Per questo, puntiamo an-che a rafforzare la presenza nelle scuoledove, attraverso la testimonianza diretta,vorremmo far conoscere ai più giovani i pro-blemi e le speranze dell’Africa».Quali progetti sostenete?«il nostro impegno è rivolto a sostenere il

programma “Prima le mamme e i bambini”lanciato da Medici con l’Africa Cuamm in 4paesi africani. Per farlo stiamo sperimentan-do anche una nuova modalità di raccoltafondi, attraverso il progetto “solare solida-le”: abbiamo stretto un accordo con alcunifornitori di impianti fotovoltaici con cui sipropone alle famiglie interessate a installareun impianto una donazione al progetto delCuamm. Un gesto concreto di solidarietà edi attenzione ai problemi ambientali».

Per info: [email protected]

BATTITI DI SALUTE GLOBALE IN EUROPASi dice che il battito di ali di una farfalla in Amazzonia possa causare un uragano in Texas e forse è l’immagine più vivida per raccontare come eventi e comportamenti, all’apparenza piccoli, possanoavere ripercussioni molto più serie in territori lontani. È così che ci piace intendere la SaluteGlobale, disciplina capace di cogliere le relazioni tra fattori solo apparentemente distanti, ma in realtà connessi. Proprio come un battito di ali di farfalla, le trasformazioni sociali e politiche, le riforme sanitarie possono avere ricadute evidenti sullo stato di salute dell’individuo. Di questo si è parlato all’Università di Poznan lo scorso 11 maggio, dove Medici con l’Africa Cuamm haincontrato i partner del progetto Equal opportunities for health provenienti da Polonia, Bulgaria,Lettonia, Romania e Ungheria per consolidare una definizione comune di Salute Globale e definireun’azione formativa in grado di preparare specialisti in Salute Globale: professionisti che guardino“oltre” l’individuo e riconoscano i “battiti di ali” nel complesso contesto globale in cui viviamo.

DA CONEGLIANO AL SUD SUDAN“Era così”: è questo il titolo che Natalina Peruch ha scelto per il suo libro che racconta un pezzo dellasua vita e di quella delle colleghe di lavoro a cui è stata unita nei quasi 40 anni di impiego alla Doria.39 anni di lavoro presso lo storico biscottificio trevigiano, dove ha svolto anche attività di sindacalistadella Fai Cisl. Quando ormai la pensione era vicina, ha cominciato a raccogliere i pezzi della suaesistenza in fabbrica e le testimonianze delle compagne, tutte come lei “donne, operaie dolciarie”.Storie di duro lavoro, testimonianze crude e racconti dolorosi, affidati alla memoria delle nuovegenerazioni. Nei mesi scorsi sono state realizzate due presentazioni pubbliche del libro – a Coneglianoe Godega di Sant’Urbano – che hanno riscosso un grande successo. Natalina, che da tempo è attivanel gruppo Africa Chiama - Medici con l’Africa Cuamm Conegliano, ha deciso di devolvere il ricavatodella vendita al progetto di sostegno del reparto maternità dell’ospedale di Lui in Sud Sudan.

A SIENA UNO SPECIAL FOR UGANDASi è tenuto a Siena il 31 marzo scorso, nella splendida cornice della chiesa di S. Agostino, l’evento“Special for Uganda: serata concerto per l’Africa e le sue mamme” organizzato dal gruppo JengaInsieme - Medici con l’Africa Cuamm Siena, con il contributo della Regione Toscana e dellaFondazione Monte dei Paschi di Siena. Di fronte ad oltre 100 persone, l’introduzione è stataaffidata alle parole del presidente Paolo Rossi e di Barbara Tomasini, che hanno ripercorso il triennio di collaborazione in Uganda con la Regione Toscana e la Fondazione MPS, ma anchetracciato le prospettive di impegno futuro per la salute materno-infantile e neonatale e l’accesso alparto gratuito e sicuro: uniti per dire “Prima le mamme e i bambini”. A seguire, le splendide notedei virtuosi Vincenzo Vullo (oboe), Nicola Dalle Luche (violino) e Leonardo Angelini (pianoforte).

UN NUOVO GRUPPO A VICENZA

MEDICI CON L’AFRICA CUAMM NEL TERRITORIO

E RETE CUAMM

Sovizzo,presentazione libro“Il bene ostinato”.

ARCHIVIO CUAMM

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VISTO DA QUI

UANti stUdeNti UNiVeRsitARi hanno sentito parlare di ellen Johnson sirleaf e di LeymahGbowee, entrambe della Liberia? eppure le due coraggiose donne han-no ricevuto l’anno scorso il premio Nobel per la Pace, «per la loro lotta non vio-lenta per la sicurezza delle donne e per i diritti di partecipazione delle donne inun processo di pace». Molti di loro non saprebbero neppure trovare la Liberia suuna carta dell’Africa. si scrivono intere biblioteche sul valore di internet per la cre-scita culturale e la conoscenza diffusa; nelle scuole entrano i portatili e gli iPad; i nuovi telefoni cellulari ci permettono di scaricare musica, parole o immagini ovunque; possiamorestare in contatto con gli amici 24 ore su 24, ascoltare la radio italiana anche se siamo in Au-stralia, leggere qualsiasi giornale anche stando a capo Nord. internet, nel giro di pochissimi anni,ha reso possibili tutte queste cose, e molte altre ancora. Purtroppo, siamo entrati senza accorger-cene nell’età dell’ignoranza. L’ingenuo ottimismo dei cantori della modernità tende a ignorare

molti problemi che ci stanno di fronte. Prima di tutto, avere a disposizione miliardi di informazioni

non equivale a comprenderle, né a saperle usare correttamente:al contrario, il “rumore di fondo” può diventare un ostacolo al-l’uso dell’intelligenza critica, la «fondamentale capacità dell’uomodi comprendere al tempo stesso in che mondo si trova a vivere ea partire da quali condizioni la rivolta contro questo mondo di-venta una necessità morale» come ha scritto Jean-Claude Michéa.

fino ad oggi l’Africa, e neppure il resto del pianeta, non sono stati guariti dalle loro povertà, violen-ze, disuguaglianze, problemi alimentari e ambientali grazie a internet: l’immensa banca dati che og-gi abbiamo a portata di mano non potrà mai sostituire l’attività critica della Ragione e ancor menol’azione collettiva.

Purtroppo, internet non è la bacchetta magica della democrazia. Martha Nussbaum ha giusta-mente scritto: «Non mi riferisco alla crisi economica mondiale che è iniziata nel 2008. (...) Mi rife-risco invece a una crisi che passa inosservata, che lavora in silenzio, come un cancro; una crisi desti-nata ad essere, in prospettiva, ben più dannosa per il futuro della democrazia: la crisi mondialedell’istruzione».

Chi ha studiato, e studiato, e studiato ancora, può usare le sue risorse come la lampada di Ala-dino: chiedete (a Google) e i vostri desideri saranno realizzati (almeno per chi ha una carta di cre-dito valida). Chi usa internet per mettere le foto delle vacanze su facebook non diventerà per que-sto un cittadino informato e responsabile. Nessuna connessione a banda larga, nessun iPad ciprotegge dall’aumento vertiginoso della complessità della vita quotidiana, dalla mancanza di pun-ti di riferimento che fino a ieri davamo per scontati.

dobbiamo esplorare questa contraddizione: un mondo di ignoranti in un’era dove la conoscen-za è a portata di mano.

Un mondo di persone disinformate in un’era di comunicazioni istantanee. L’Età della (nostra)ignoranza è una situazione in cui un intreccio di tecnologie, pratiche sociali e abitudini prevalenti met-te in pericolo il patrimonio di saperi del mondo civile e le basi sociali della democrazia. Proporremo quin-di di indicare come “ignorante” colui il quale manchi delle risorse etico-cognitive necessarie per con-frontarsi con il mondo in cui viviamo.

L’ETÀ DELL’IGNORANZACONTRADDIZIONI DA ESPLORARE

Q

Prima di tutto, avere a disposizione miliardidi informazioni non equivale a comprenderle,né a saperle usare correttamente: al contrario,il “rumore di fondo” può diventare unostacolo all’uso dell’intelligenza critica.

DI FABRIZIO TONELLO

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Questo testo è un adattamento dal volume

L’Età dell’ignoranza (Bruno Mondadori),

uscito in libreria in maggio.

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BISOGNI IN PRIMO PIANOECOME PUOI AIUTARCI

ANGOLAVOLONTARI IN SERVIZIO: 11Luanda: lotta alla Tb in 18 province.Uige: le attività vanno dalla formazione delpersonale al sostegno delle attività di salutepubblica dell’ospedale di Damba, al rafforzamentodella fornitura dei servizi nel municipio di Damba.Cunene: migliorare i servizi per la salute materno-infantile e ridurre l’incidenza dell’Hiv. L’interventoè focalizzato nell’ospedale di Chiulo dove vienedato supporto alla pediatria.CON 75 € GARANTISCI UN TRATTAMENTO COMPLETO CONTRO LA TB

ETIOPIAVOLONTARI IN SERVIZIO: 8A livello nazionale: supporto al coordinamento della rete delle strutturesanitarie cattoliche.Wolisso: viene garantito supporto all’ospedale San Luca e alla scuolainfermieri. Sono inoltre implementate attività di salute pubblica sul territorio.CON 2.000 € PUOI OFFRIRE UNA BORSA DI STUDIO A UN’OSTETRICA

MOZAMBICOVOLONTARI IN SERVIZIO: 12Beira: formazione in università e presenza in ospedale, miglioramentodella qualità e della diffusione delle cure per bambini sieropositivi.Moma e Mogovolas: rafforzamento del sistema sanitario distrettuale per l’erogazione dei servizi materno-infantili.CON 100 € FORNISCI UN TRATTAMENTO PER UN BAMBINO MALNUTRITO

TANZANIAVOLONTARI IN SERVIZIO: 12Regione di Iringa: supporto all’attività clinica e alla gestione ospedalierae al maggiore coordinamento delle risorse umane nel distretto.Miglioramento della salute materno-infantile, attraverso attività nelle comunità.Mikumi: gestione ospedaliera e sostegno alle cure materno-infantili.CON 150 € PUOI ASSICURARE LA TERAPIA CONTRO L’AIDS, PER UN ANNO, A UN MALATO

SUD SUDANVOLONTARI IN SERVIZIO: 12Yirol e Lui: riabilitazione delle strutture dell’ospedale e supporto alle attivitàcliniche in particolare ai servizi materno-infantili.CON 80 € FORNISCI CURE PER UN BAMBINO MALATO DI POLMONITE

UGANDAVOLONTARI IN SERVIZIO: 10West-Nile: sostegno agliospedali di Angal eNypea nell’ambito dellasalute materno-infantilee iniziative di sostegnoper la disabilità.Karamoja: assistenzatecnica ai 7 distretti e alla direzione sanitariadell’ospedale di Matanye supporto alla scuolainfermieri di St. Kizito.Regione Centrale:sostegno all’ospedale di Naggalamanell’ambito della salutematerno-infantile.Oyam: lotta alla mortalitàneonatale e materna;miglioramentodell’accesso ai servizi di salute riproduttiva.Nkozi: progetto diformazione per managersanitari presso l’UgandaMartyrs University.CON 60 € ASSICURI UN PARTO CESAREO;CON 20 € COPRI LE SPESE PER UN PARTO;CON 15 € GARANTISCIUN TRASPORTO IN AMBULANZA

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SIERRA LEONEVOLONTARI IN SERVIZIO: 6Pujehun: sostegno ai servizi materno-infantilidell’ospedale e del distretto, formazione del personale locale e supporto alla gestionedell’ospedale e del distretto.CON 50 € CURI UN BAMBINO RICOVERATO PER MALARIA

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* dato aggiornato al 30.05.2012

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