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ASTROFILO

il mensile dell’astronomo dilettante

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La percezionedelle costellazioni

E-ELT: unsuper occhio

scruteràl’universo

numero 23 - ottobre 2010

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anno III - numero 23 - ottobre 2010

IN COPERTINALa mastodontica cupola dell’European Extremely Large Tele-scope, così come apparirà una volta terminata. Ospiterà ungigantesco telescopio di 42 metri di diametro che permetteràall’astrofisica di compiere un ulteriore e decisivo passo inavanti verso la scoperta di nuove terre e verso la compren-sione del destino ultimo dell’universo. [ESO]

direttore responsabileMichele Ferrara

direttore scientificoEnrico Maria Corsini

editore, redazione, diffusionee pubblicitàAstro Publishing di Pirlo L.Via Bonomelli, 10625049 Iseo (BS)[email protected]

servizi internetAruba S.p.A.P.zza Garibaldi, 852010 Soci (AR)

registrazioneTribunale di Brescian. 51 del 19/11/2008

abbonamento annuale12 numeri telematicieuro ZERO. La rivista vienedistribuita gratuitamente.Per abbonarsi è sufficienteregistrarsi sul nostro sitowww.astropublishing.com

copyrightTutti i diritti sono riservati.Né parte della rivista nél’intera rivista può esserecopiata, riprodotta, rielabo-rata e diffusa senza il per-messo scritto dell’editore.Qualunque violazione delcopyright sarà perseguita atermini di legge.

assistenza legaleStudio Legale d'Ammassa& Associati Milano - Via V. Monti, 5/ABologna - Via degli Orti, 44

nota/noteL’editore si rende disponi-bile con gli aventi diritto pereventuali fonti iconografichei cui titolari non siano statiindividuati.The publisher makes availa-ble itself with having rightsfor possible not characteri-zed iconographic sources.

collaborazioniPer collaborare con questarivista, gli autori possonoinviare proposte dettagliatea: [email protected]. Non si garantiscela pubblicazione del mate-riale fornito.

ASTROFILO

il mensile di scienza e tecnicadedicato all'astronomo dilettante

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AA.VV.

Mondo astrofiloANDREA SIMONCELLI

E-ELT: un super occhio scruterà l’universoVITTORIO LOVATO

Marte, il pianeta degli idraulici seconda parte

STEFANO VEZZANI

La percezione delle costellazioniFULVIO STUCCHELLI

Da una costellazione all’altraPAOLO LAQUALE

Astronautica

Questo mese, oltre a proseguire e ultimare il discorso sui canali di Marte e sul-l’ostinazione di Giovanni Virginio Schiaparelli nel volerli considerare opere arti-ficiali (quando già il vederli era cosa assai improbabile), dedichiamo l’articolo

di apertura al nuovo e gigantesco telescopio E-ELT dell’ESO, e l’articolo di chiusura aun fenomeno tanto particolare quanto solo apparentemente banale, che non man-cherà di interessare i nostri lettori. L’articolo in questione è ovviamente “La percezione delle costellazioni”, di StefanoVezzani, autore che già più volte, dalle pagine della nostra rivista, è riuscito a stupirciillustrandoci gli aspetti illusori che possono caratterizzare la nostra percezione visivadel mondo, con particolare riferimento all’osservazione del cielo notturno e degli og-getti ad esso appartenenti.In questa nuova occasione vedremo perché le costellazioni hanno quelle determinateforme piuttosto che altre, forme sicuramente non riconducibili alle figure che rappre-sentano, dato che basta avere un po’ di confidenza col cielo notturno per sapere chesono ben poche le costellazioni nei cui tratti è evidente il soggetto rappresentato.Il motivo per cui a certi asterismi vengono assimilati certi profili è ben più complessoe ha risvolti decisamente più psicologici che non mitologici, e comunque i primihanno sicuramente preceduto i secondi.

Michele Ferrara

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numero 23 - ottobre 2010 ASTROFILOl ’

infatti, non ha solamente cam-biato la nostra conoscenzadell’Universo, ha cambiato ilmodo di fare scienza. Ha por-tato l’Universo nelle nostrecase, ha ispirato e continua aispirare molti di noi, fino a po-terlo definire “il telescopio dellagente”, facendo dell’astronomia,una scienza prima riservata apochi, una risorsa disponibile atutti.La mostra presenta una sele-zione di immagini astronomichedi grande formato e di straordi-naria nitidezza scattate da Hub-ble dalla sua orbita al di sopradell’atmosfera e descrive il la-voro degli astronauti durante lemissioni di manutenzione, confoto e campioni della strumen-tazione usata durante l’ultimaservice mission dello Shuttle,nel maggio del 2009.

Le sezioni della mostra- Le stelle nascono, vivono emuoiono, con immagini che de-scrivono il ciclo vitale dellestelle dalla nascita fino alle fasifinali della loro evoluzione.- Stelle in formazione e pianeti,dove si mostrano alcune regionidi cielo in cui si formano stelle,e le immagini di Giove e Sa-turno, osservati da Hubble nellaluce visibile.- La morte delle stelle, con im-magini dello spettacolare feno-meno delle nebulose planetarieche si formano grazie a enormiquantità di materia espulsedalle stelle nelle fasi finali dellaloro vita.- Dalle stelle alle galassie, unviaggio oltre il Sistema Solareverso i confini dell’Universo.- La macchina: il telescopio spa-ziale Hubble, ricco di dettaglitecnici con un grande fram-mento di pannello solare mon-tato su Hubble all’inizio dellamissione e dove è visibile l’im-

patto di micrometeoriti incon-trati durante la permanenza inorbita.- Gli strumenti, con pannelli chepresentano alcuni degli stru-menti usati dagli astronautinell’ultima missione di manu-tenzione.- Ai limiti dell’Universo, dove leimmagini riguardano gli oggettipiù lontani osservati da Hubble.Tra le immagini, quella dell’Hub-ble Ultra Deep Field, la più pro-fonda mai ottenuta, nel visibile,da un telescopio.Sulla facciata di palazzo Fran-chetti gli spettri dell’Universoprimordiale.

Durante la mostra, la facciata diPalazzo Franchetti sarà illumi-nata da una luce laser verdeche illustrerà, in modo astratto,le informazioni che Hubble haraccolto dall’universo primor-diale.Queste proiezioni, ideate e rea-lizzate dall’artista tedesco TimOtto Roth, saranno effettuatetutte le sere e saranno ben visi-bili dal Ponte dell’Accademia edal Canal Grande.Dal tramonto, per un paio d’ore,verranno proiettati sulla facciatagli spettri (i segnali luminosi de-composti nelle varie lunghezzed’onda) di galassie lontane, rac-colte da uno degli strumenti in-stallati su Hubble. In parallelo,immagini stilizzate delle galas-sie più lontane verranno proiet-tate sul prato.Quando si terrà questa mostra,il Telescopio Spaziale Hubbleavrà effettuato più di 111000orbite intorno alla Terra. Du-rante i venti anni di attività deltelescopio, gli astronomi,usando i differenti strumenti abordo, hanno trasformato la no-stra visione dell'Universo ehanno cambiato il modo in cui lascienza (rappresentata dalle

mondo astrofilo

Il telescopio spaziale Hubblealle frontiere dell’Universo.Venezia, fino al 15 ottobre.

Istituto Veneto di Scienze, Let-tere ed Arti, Palazzo Loredan,Campo Santo Stefano. La mostra “Il telescopio spazialeHubble alle frontiere dell’Uni-verso”, dedicata a uno dei pro-getti scientifici più ambiziosi mairealizzati, frutto di una strettacollaborazione internazionale trala NASA e l’ESA, è organizzatada Space Telescope - EuropeanCoordinating Facility (ST-ECF) -Space Telescope Science Insti-tute (STScI) - Istituto Veneto diScienze, Lettere ed Arti. Con ilpatrocinio di European SpaceAgency (ESA) - National Aero-nautics and Space Administra-tion (NASA) - Comune diVenezia - Regione del Veneto.Direttore Artistico: Mario Livio(STScI).Curatori: Antonella Nota(ESA/STScI) e Bob Fosbury(ESA/ST-ECF).Equipe: Bonnie Eisenhaimer(STScI), Tom Griffin(NASA/GSFC), SalimAnsari (ESA), Lars Christensen(ESO), Elena Dalla Bontà (Uni-versità di Padova), Zolt Levay(STScI), Mark MacCaughrean.La mostra, che si protrarrà finoal 15 ottobre 2010, presso l’Isti-tuto Veneto di Scienze, Lettereed Arti, celebra il ventennale dellancio del telescopio spaziale, lacostruttiva collaborazione tra laNASA e l’ESA a questo storicoprogetto, e i risultati ottenuti,che sono stati di enorme im-patto sullo sviluppo della cono-scenza astronomica e più ingenerale sulla società. Hubble,

Ventennale dell’HSTmostra a Venezia

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numero 23 - ottobre 2010ASTROFILOl ’

splendide immagini fornite daHubble) è stata portata nellecase della gente. Il telescopiospaziale ha influenzato quasiogni settore dell'astrofisica, dal-l'analisi di atmosfere planetarienel nostro Sistema Solare ed inaltri sistemi stellari, fino allostudio di oggetti nelle regionipiù remote dello spazio e deltempo. In queste stanze potreteammirare alcune delle più spet-tacolari immagini e scoprirecome gli astronauti siano statiin grado di eseguire nello spaziole complesse operazioni neces-sarie per far funzionare al me-glio il telescopio.

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mondo astrofilo

EAN: progetto cacciaalla cometa!

Si tratta di un progetto nazio-nale con un alto potenziale dicoinvolgimento dei più giovani,in particolare, quelli in età sco-lare, tra gli 11 e i 18 anni. Ov-viamente esso sarà fruibileanche dai singoli, studenti enon, compresi nella fascia di etàtra gli 11 e i 99 anni. Le strut-ture di riferimento che soster-ranno il lavoro didattico degliinsegnanti, saranno i numerosiOsservatori e Planetari (chechiameremo Centri di aggrega-zione del progetto), sparsi capil-larmente sul territorio nazionaleche da decenni svolgono unameritevole e proficua attività di-vulgativa. Il progetto inizierà nelcorso del prossimo anno scola-stico 2010-2011, a partire dallaprimavera e si concluderà nelmese di settembre dello stessoanno.La coincidenza con il 150° del-l’Unità Nazionale suggeriscel’opportunità di onorare un anni-versario così importante per lastoria del Paese, denominandouna parte del progetto, ed il re-lativo concorso a premi, “Sotto icieli d’Italia”.obiettivi del progettoPerché un progetto rivolto es-senzialmente ad un'ampia popo-lazione scolastica? Un primo motivo è legato ai pro-grammi scolastici, che conce-dono spazi sempre più ristrettiall’insegnamento dell’astrono-mia. Non possiamo poi dimenti-care che oggi chi coltiva lascienza del cielo lo fa spesso daautodidatta, ma in modo diso-mogeneo e con una frammenta-rietà assolutamentesconcertante. Ecco, in sintesi, gliobiettivi del progetto:

- Avvicinare i giovani (ma anchei meno giovani) alla natura e alcielo stellato, attraverso l’osser-vazione diretta, anche ad occhionudo, della volta celeste. Per“appropriarsi del cielo” si impar-tiranno conoscenze di astrono-mia di base: le stelle e lecostellazioni, la storia e i miti le-gati ai principali asterismi che,spesso, affondano la loro originein epoche lontanissime, quandole principali attività economichedelle antiche civiltà (in partico-lare nell’area mesopotamica)erano la pastorizia e l’agricol-tura. - Fornire le basi per una correttametodologia di osservazione delcielo, sia ad occhio nudo, sia construmenti ottici, dai più semplici,quali i comuni binocoli, ai piùcomplessi. Le informazioni disupporto al progetto sarannocontenute in apposite pubblica-zioni e video-lezioni. Tutto il ma-teriale prodotto sarà disponibilesul web. - Scopo ultimo, è di infonderenei più giovani la passione per la“caccia” di alcuni oggetti celestipeculiari, in particolare, cometee stelle “nuove”, spesso visibilianche con binocoli o piccoli stru-menti ottici. I promotori di que-sto progetto proporrannol’osservazione guidata del cieloper alcuni mesi, tra la primaverae l’autunno del 2011, in dateche saranno scelte anche te-nendo conto delle fasi lunari.- Istituire il premio “Mauro Vit-torio Zanotta” che sarà conferitoa colui (o a coloro) che sco-prirà/scopriranno, con mezziamatoriali, una cometa. E’ allostudio il regolamento del pre-mio. - Istituire tre categorie del pre-mio “Sotto il cielo d’Italia!” chesaranno conferiti, paritetica-mente, alle classi ed alle lorostrutture astronomiche di riferi-

mento, che avranno prodotto imigliori elaborati riguardanti ilprogetto. E’ prevista la pubblica-zione di tutti gli elaborati. La conduzione del progetto ei “centri di aggregazione”“Caccia alla cometa” è un pro-getto complesso dal punto divista organizzativo ma di facilefruibilità per tutti coloro che de-siderano avvicinarsi all’astrono-mia osservativa. Esso punta acoinvolgere un numero consi-stente di classi delle scuoledell’obbligo e superiori a livellonazionale e per un periodo di al-cuni mesi. Per ottenere questo risultato ènecessario poter contare sulcontributo fattivo di un numeroassai consistente di struttureastronomiche, sia pubbliche siaprivate, presenti nel Paese. For-tunatamente, in Italia esistono15 Osservatori astronomici sta-tali, accorpati nell’INAF (IstitutoNazionale di Astrofisica) e unasettantina di Osservatori “pub-blici”, spesso di proprietà comu-nale ma gestiti da Associazioniastrofili, oltre ad una quindicinadi planetari.Se si riuscirà a coinvolgere nelprogetto un numero consistentedi tali strutture, allora è ragione-vole attendersi la partecipazionedi diverse migliaia di studenti edi appassionati. Un primo son-daggio teso a verificare la dispo-nibilità di Osservatori e planetaria partecipare al progetto, hafornito risultati positivi e ciò in-coraggia a procedere nella suaattuazione. Saranno presto atti-vati dei contatti con INAF e So-cietà Astronomica Italiana pertrovare una soddisfacente formadi collaborazione. Il progetto, ideato all'interno diEAN, sarà condotto in strettacollaborazione con decine distrutture astronomiche che co-stituiscono i centri di aggrega-

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mondo astrofilo

zione, sul territorio nazionale,del progetto medesimo. NeiCentri di aggregazione si svolge-ranno le seguenti attività:- Lezioni teoriche (illustrazionedelle costellazioni, metodologiedi osservazione visuale, stime dimagnitudine, strumenti ottici, sutre livelli: elementare, media,superiore), sulla base di un ca-lendario valido per tutte le strut-ture aderenti al progetto.- Osservazioni guidate del cielo,ad occhio nudo, con binocolo etelescopio, osservazione dellecomete visibili in cielo durante ilperiodo di svolgimento del pro-getto. Gli insegnamenti sarannoimpartiti su tre livelli. - A tutti coloro che ne farannoesplicita richiesta (classi, singoli,appassionati, ecc.), saranno im-partiti gli insegnamenti specifici,sia teorici sia pratici, necessariper intraprendere le attività diricerca e di esplorazione delcielo a caccia di nuove comete.Lo scopritore/i di una cometa,riconosciuta dall’IAU, avrà dirittoal premio intitolato a Mauro Vit-torio Zanotta.- In ogni Centro di aggrega-zione, a partire dal marzo 2011,e sulla base di uno specifico ca-lendario, convergeranno le atti-vità di classi dei tre livelliindicati. Tra i relatori e i docentidel progetto, sarà possibile an-noverare astronomi, ma ancheastrofili evoluti, tra i più noti delpanorama astronomico nazio-nale. produzione della documenta-zione a supporto del pro-gettoPer definire il calendario delleattività e il materiale di supportoal progetto, chiederemo l’aiutodi esperti in divulgazione e di-dattica. Sarà indubbiamente ne-cessario realizzare un manualeosservativo per i tre livelli delprogetto e di alcune video-le-

zioni. Sarà anche creata una bi-bliografia di riferimento ed unalista di strumenti ed accessoriconsigliati, utili per lo svolgi-mento del progetto.Bozza di una tempistica delprogettoQui diamo una possibile tempi-stica per lo svolgimento del pro-getto. Giugno-settembre 2010:lancio del progetto attraverso leNewsletter EAN e la pubblica-zione di articoli sulle riviste spe-cializzate e su alcune rivistescientifiche “generaliste” diampia diffusione.Settembre-novembre 2010:preparazione della documenta-zione di supporto al progetto, dadistribuire ai punti di aggrega-zione. Il progetto continuerà adessere pubblicizzato attraversole riviste di astronomia, le New-sletter EAN (tra giugno 2010 emarzo 2011, data di inizio delleattività del progetto, sarannopubblicate circa 70 NewsletterEAN) e mezzi mediatici. Ottobre2010: Congresso EAN, nel corsodel quale si darà ampio spazio alprogetto e si chiederà il contri-buto di numerosi relatori qualifi-cati. Il Congresso sarà diffuso indiretta web dal sito EAN. No-vembre-febbraio 2010/ 2011:Preparazione del calendariodelle attività per i Centri di ag-gregazione. Il calendario delleattività comprenderà una seriedi appuntamenti, teorici e pra-tici. Riteniamo che, complessi-vamente, il progetto “Caccia allacometa!” possa arrivare a coin-volgere alcune centinaia di sco-laresche.Marzo 2011: Inizio del progetto,prime lezioni nei Centri di ag-gregazione. Aprile-giugno 2011:proseguono le lezioni, coinvolgi-mento dei media, ampia riso-nanza mediatica del progetto.Pubblicazione di numerosi arti-coli sulle riviste. A giugno, in

Iniziative dell’UnioneAstrofili Bresciani

9 ottobre: xVIII Giornata nazionale sull’InquinamentoLuminosoLa diciottesima Giornata Nazio-nale sull’Inquinamento Lumi-noso avrà luogo sabato 9ottobre. È una delle occasionidurante le quali viene posta l’at-tenzione di tutti sullo sprecoenergetico perpetrato da quellefonti luminose che disperdonoinutilmente la luce lateralmentee verso l’alto.Tra le oasi di buio dove si puòinvece vedere il vero aspetto delcielo stellato vi sono quelle pro-tette all’interno dei parchi natu-rali. Per questo motivo l’Osser-vatorio Serafino Zani e l’UnioneAstrofili Bresciani promuovono i“Parchi delle stelle” (www.par-chidellestelle.it). Le aree naturali protette, infatti,non solo tutelano gli aspetti diinteresse botanico, faunistico egeologico dei parchi, ma anche ilbuio della notte. Soprattutto learee naturali di maggiori dimen-sioni sono quelle nelle quali è an-cora possibile trovare dei luoghiadatti per l’osservazione del fir-mamento. I gruppi astrofili sonoinvitati a segnalare i migliori sitiosservativi presenti all'internodelle aree naturali protette.

concomitanza con la chiusuradelle scuole, ogni classe invieràal comitato organizzatore i pro-pri elaborati sotto forma di do-cumenti e video, per il premio“Sotto il cielo d’Italia!”. Si costi-tuisce una apposita giuria cheesaminerà gli elaborati e dichia-rerà i vincitori del concorso.Per ulteriori appuntamenti e in-formazioni, rimandiamo ai sitipiù sopra evidenziati.

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numero 23 - ottobre 2010ASTROFILOl ’

mondo astrofilo

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numero 23 - ottobre 2010 ASTROFILOl ’

mondo astrofilo

La "Giornata sull’inquinamentoluminoso" viene indetta dal1993 su iniziativa dell'UnioneAstrofili Bresciani (c/o Osserva-torio astronomico Serafino Zani,via Bosca 24, 25066 Lumez-zane, tel. 030872164) con il pa-trocinio dell'Unione AstrofiliItaliani, dell'Associazione CieloBuio e dell'Inter- national DarkSky Association. In occasione della Giornatahanno luogo incontri informativi,serate astronomiche e iniziativepubbliche presso osservatoriastronomici e planetari, la mag-gior parte dei quali a cura deigruppi astrofili. Dal 21 ottobre: “Astronomiaper tutti con e senza telescopio”Inizia giovedì 21 ottobre, alleore 20:30, nell’auditorium delMuseo di scienze naturali di Bre-scia, in via Ozanam 4, la XXIIIedizione del corso elementare diastronomia. Le lezioni teoricheproseguiranno fino al mese suc-cessivo sempre al giovedì sera,mentre la parte pratica del corsosi svolgerà al Planetario di Lu-mezzane e all’Osservatorio Sera-fino Zani. L’iniziativa è dedicataa tutti coloro che desiderano av-vicinarsi all’osservazione delcielo stellato e conoscere l’astro-nomia. Ne sono promotoril’Unione Astrofili Bresciani el’Osservatorio Serafino Zani. Le lezioni al Museo, accompa-gnate dalla proiezione di imma-gini, sono aperte a tutti e non èrichiesta alcuna iscrizione. Du-rante gli incontri teorici saràpossibile iscriversi alla parte pra-tica del corso, che è comunquefacoltativa. Le esercitazioniavranno luogo nelle sedi astro-nomiche di Lumezzane, dove,con l’ausilio di telluri, globi,astrolabi, planetari e telescopi,verranno approfonditi i temi le-gati all’osservazione ad occhio

nudo e con gli strumenti ottici.Le lezioni al Museo, in pro-gramma fino al 2 dicembre, sa-ranno dedicate alla descrizionedel sistema solare, alla spettro-scopia, all’evoluzione stellare ealla Via Lattea e alle altre galas-sie. Il programma dettagliatopuò essere consultato nel sitowww.astrofilibresciani.it. sabato 30 ottobre: Hallo-ween sotto le stelleSabato 30 ottobre, alle ore 21,presso il Museo di scienze natu-rali di via Ozanam 4, a Brescia,è in programma per i giovanis-simi “Una notte da brividi”. In occasione della notte di Hallo-ween verranno proposte delleletture recitate sui mostri cele-sti. Sono invitati bambini corag-giosi! L’ingresso è libero. Laserata è a cura del Centro studie ricerche Serafino Zani e del-l’Unione Astrofili Bresciani.Domenica 28 novembre:“scienza Viva” per i giova-nissimi e le famiglieLa prossima edizione della ras-segna divulgativa “ScienzaViva”, destinata ai giovanissimi ealle loro famiglie, avrà luogo do-menica 28 novembre, dalle ore14:30 alle 17:30, presso ilMuseo di scienze naturali di viaOzanam 4, facilmente raggiungi-bile anche dalla stazione conl’autobus di linea. L’ingresso allamanifestazione e anche alle saleespositive è gratuito.Sono previste curiose osserva-zioni al microscopio di funghi epiante condotte dai soci del Cir-colo micologico “G. Carini” edell’Associazione Botanica Bre-sciana e attività ludiche sullamatematica e sulla geometria acura della Mathesis di Brescia.L’Osservatorio Serafino Zani el’Unione Astrofili Bresciani orga-nizzeranno una caccia al tesoro.Il Coordinamento dei gruppiscientifici bresciani vanta dal

1983 una lunga e intensa atti-vità nel campo della divulga-zione scientifica e naturalistica. Un lustro dopo la sua fonda-zione, il Coordinamento haideato la rassegna “ScienzaViva”, l’iniziativa di maggior suc-cesso, che ancora oggi continuapuntualmente, mantenendo fedeall’intento della scienza interat-tiva e coinvolgente, quella che sipropone di far diventare il pub-blico di ogni età protagonista diosservazioni, esperimenti e atti-vità ludiche a carattere scienti-fico. La rassegna si ripete due volteall’anno al Museo (l’ultima do-menica di novembre e di gen-naio) e in primavera nella Valledi Mompiano (Parco delle Collinedi Brescia), dove il Coordina-mento promuove le attività di-dattiche della “Casa dellaNatura” www.bresciascienza.it).Oltre ai sodalizi già citati, il Co-ordinamento dei gruppi scienti-fici bresciani comprende:Associazione amici dei parchi edelle riserve naturali, Associa-zione per l’insegnamento dellafisica, Associazione italiana in-segnanti di geografia, Associa-zione nazionale insegnanti discienze naturali, AssociazioneAsteria, Centro studi naturali-stici bresciani.

Iniziative del GruppoAstrofili Lariani

Venerdì 1 ottobreConferenza introduttiva alla suc-cessiva osservazione all'esterno.Inizio alle ore 21:15 c/o il CentroCivico Borella di Solzago di Ta-vernerio (CO). Seguirà osservazione di Giovedelle galassie (M 31 in primis) edegli ammassi stellari (Pleiadi,Iadi e del Perseo in pole position)

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numero 23 - ottobre 2010ASTROFILOl ’

mondo astrofilo

dal cortile del Centro Civico. Ini-zio conferenza ore 21:15.sabato 9 ottobreApertura dell'osservatorio "MonteCalbiga" (Lenno). Ultima aper-tura ufficiale, per la stagione2010, dedicata all’osservazionedi Giove e alle meravigliose ga-lassie e agli splendidi ammassistellari del cielo autunnale. Inizioosservazione ore 21:00.Venerdì 15 ottobreConferenza - "Flammarion el'astronomia a cavallo fra Otto-cento e Novecento", accompa-gnata da immagini computeriz-zate, a cura di Luigi Viazzo, checi accompagnerà in un viaggiofra le meraviglie celate nei libridel noto divulgatore francese Ca-mille Flammarion. Inizio alle ore21:15 c/o il Centro Civico Rosa-rio Livatino di Tavernerio.Per qualunque ulteriore informa-zione: Gruppo Astrofili Lariani,Via Risorgimento 21, c/oCentro Civico Rosario Livatino,22038 Tavernerio (CO)Tel: 3280976491 (dal lunedì alvenerdì dalle 9 alle 21)e-mail: [email protected].

Iniziative dell’AAAVdi Peccioli (PI)

Nell'ambito delle proprie attivitàla AAAV - Ass.ne Astrofili AltaValdera di Peccioli (Pisa) proponela terza edizione della manifesta-zione intitolata "Peccioli.... e in-torno l'universo: un mese diiniziative dedicato alle stelle", or-ganizzata con il patrocinio del lo-cale comune. L’evento sisvolgerà in Peccioli/Libbiano conil seguente calendario.Giovedì 8 ottobre - ore 21:15(Peccioli - centro polivalente),conferenza: “Astronomia allegrandi lunghezze d'onda: dalle

microonde al submillimetrico" acura del dr. Vincenzo Natale, ri-cercatore presso IROE, CNR eIRA di Firenze, e dal 2005 pressol’Osservatorio Astrofisico di Arce-tri. Si è occupato di numerosiprogetti nel settore della ricercaspaziale. Da giovedì 14 a dome-nica 17 ottobre (Peccioli - centropolivalente), mostra di fotografiaastronomica e filatelia in tema;orario: giovedì e venerdì 10:00-13:00 (solo scuole su prenota-zione), sabato e domenica10.00-13.00 / 15:30-19:00.Venerdì 15 ottobre - ore 21:15(Peccioli - centro polivalente),conferenza: “I libri di astrono-mia nella storia della cultura oc-cidentale: dall’Almagesto diTolomeo al Sidereus Nuncius diGalileo Galilei” a cura del dr. Ro-dolfo Calanca, giornalista “freelance” e autore di centinaia diarticoli pubblicati su riviste spe-cializzate e di un libro sui tran-siti di Venere.sabato 16 ottobre, dalle ore21:15 presso il piazzale del CaffèHaus in Peccioli, osservazionepubblica con i telescopi dellaAAAV. Ingresso libero e gratuitoper tutti gli eventi della manife-stazione. Per ulteriori informa-zioni: www.astrofilialtavaldera.it.

Iniziative del G.A. Lacchini di Faenza (RA)

Venerdì 8 ottobre, "Osserva-zione del cielo" c.s. dalle 21.Nell’aula adiacente, proiezione diimmagini commentate su temi diastronomia.Venerdì 12 novembre, "Osser-vazione del cielo" c.s. dalle 21.Nell’aula adiacente, proiezione diimmagini commentate su temi diastronomia.4-5 dicembre, "XII Fiera Nazio-nale dell'Astronomia" - Partecipa-zione con uno stand presso ilCentro Fieristico di Forlì.Venerdì 10 dicembre - "Osser-vazione del cielo" c.s. dalle 21.Nell’aula adiacente, proiezione diimmagini commentate su temi diastronomia. Altre attività sarannoprogrammate e svolte in occa-sione di particolari eventi e inbase alle condizioni atmosferiche. Tutte le nostre attività sono ad in-gresso libero e gratuito. Per informazioni:www.racine.ra.it/astrofaenza e-mail: [email protected]

Iniziative del GAACdi Barzago (LC)

Programma degli incontri/confe-renze relativo al 2° semestre2010. Tutte le riunioni sono adingresso libero e, ove non diver-samente indicato, avranno luogoalle ore 21:00 in sede, via G.Leopardi, 1 – Barzago (LC). Venerdì 8 ottobre, conferenzadella Dott.ssa Maia Mosconi daltitolo “Il plasma e la fusione ter-monucleare controllata”. Venerdì 22 ottobre, 3a parte

del corso di fotografia astrono-mica a cura del Dott. DavideTrezzi. Venerdì 5 novembre, confe-renza del Dott. Ivan Farina(AstroCAI di Bovisio Masciago)dal titolo “Impatti Cosmici“. Venerdì 19 novembre, 4a partedel corso di fotografia astrono-mica a cura del Dott. D. Trezzi. Venerdì 3 dicembre, confe-renza dell’Ing. Silvia Candido daltitolo “Golfo del Messico - La sto-ria del pozzo Macondo”.Venerdì 17 dicembre, confe-renza della Dott.ssa Laura Co-lombo dal titolo “La stella diNatale”. Per maggiori informa-zioni: [email protected] www.amicidelcielo.it.

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l ’ASTROFILO numero 23 - ottobre 2010

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articoli

E-ELT: un superocchio scruteràl'universo

di Andrea Simoncelli

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l ’ASTROFILOnumero 23 - ottobre 2010

Spingere lo sguardo sempre più lontano:è questo l’obiettivo che accomuna gli

astronomi del passato con quelli dei giorninostri. Sin dal 1609, quando Galileo Galileiutilizzò per primo un cannocchiale per os-servare il cielo, l’uomo ha sempre cercatodi costruire strumenti migliori che consen-tissero di svelare i misteri dell’universo.All’inizio sono stati utilizzati i telescopi ri-frattori (che utilizzano le lenti), sviluppatinegli anni, a partire da quelli di pochi cen-timetri di diametro fino a strumenti di di-mensioni maggiori, arrivando al più granderifrattore al mondo situato allo Yerkes Ob-servatory (USA), con un diametro di 101,6cm. L’ingresso sulla scena dei riflettori (ov-vero dei telescopi a specchio) ha permessodi compiere un ulteriore passo avanti, con-sentendo di realizzare telescopi più grandi,poiché lo specchio principale poteva essere

sostenuto da dietro senza interferire con lacapacità dello stesso di raccogliere la luceproveniente dai corpi celesti.Il progresso continuo della tecnologia hafatto sì che negli anni aumentasse semprepiù la superficie degli specchi, fino ai 5 mdel telescopio Hale dell’Osservatorio diMonte Palomar, completato nel 1949. Permolti anni questo eccezionale strumentoha rappresentato un limite nella costru-zione dei grandi telescopi ottici. Negli anni Ottanta è iniziata l’evoluzionedell’ottica dei telescopi, a partire dall’NTT(New Technology Telescope) di 3,58 metri,il primo ad avere lo specchio principalecontrollato dal computer (ottica attiva). Ve-niva, infatti, sfruttata per la prima volta latecnologia degli specchi sottili, che graziea degli attuatori sono in grado di compen-sare la deformazione indotta dal peso dello

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articoli

Nell'aprile 2010 il consiglio dell’ESO ha selezionato CerroArmazones quale sito che ospiterà l’European ExtremelyLarge Telescope (E-ELT), un telescopio gigante con unospecchio primario di 42 metri di diametro.

A sinistra ve-diamo un modello del-l’European Ex-tremely LargeTelescope. Lacupola saràalta circa 80 me avrà un dia-metro di 100m, dunquegrande comeun campo dicalcio. Qui èmessa a con-fronto con lequattro unitàche costitui-scono il VeryLarge Tele-scope e con lepiramidi diGiza. A destra, lastrumenta-zione utilizzataper effettuare itest sulla cimadel Cerro Ar-mazones.[ESO]

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numero 23 - ottobre 2010ASTROFILOl ’

articoli

specchio stesso, riproducendo la superficieottimale. Questa tecnologia, sviluppataall’ESO (European Southern Observatory),si trova applicata nella maggior parte deigrandi telescopi e ha permesso di realizza-zione strumenti con specchi dell’ordine di10 metri.Nonostante l’ottica attiva consenta di os-servare con la migliore conformazione ot-tica possibile, da terra le osservazioni sonocomunque affette dai disturbi introdottidalla turbolenza atmosferica. La distor-sione dell’immagine da parte dell’atmo-sfera è generata dalle disuniformità rapi-damente variabili della temperatura del-l’aria, che inducono piccole variazioni lo-cali dell’indice di rifrazione equindi della velocità dipropagazionedella luce.

Il fronte d’onda piano che proviene da unastella subisce una distorsione rapidamentevariabile; l’effetto di questo fenomeno è loscintillio delle stelle. Gli astronomi utiliz-zano il termine seeing (dal verbo inglese tosee, ossia vedere) per indicare quest’ef-fetto dovuto all’atmosfera. Poiché osser-vando da terra non si poteva eliminarel’atmosfera, bisognava deformare in temporeale la superficie dello specchio in mododa correggere le anomalie introdotte dallamassa d’aria; l’unica alternativa era quelladi osservare con satelliti posti nello spazio. Gli scienziati hanno sviluppato così delletecnologie ancora

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articoli

più sofisticate che hanno permesso la na-scita delle ottiche adattive. L’ottica adattivaagisce come quella attiva e anche in questocaso lo specchio viene deformato dallaforma teorica (garantita dai cicli di otticaattiva) sempre tramite degli attuatori. Adifferenza dell’ottica attiva, il cui tasso tem-porale di correzione è minimo, l’ottica adat-tiva agisce introducendo le deformazionisugli specchi secondari ad intervalli tempo-rali tipici della variabilità del seeing. Tramitela combinazione di ottica attiva e otticaadattiva si può modificare in tempo reale ilfronte d’onda incidente in modo da com-pensare le deformazioni introdotte dallaturbolenza atmosferica. In base alla defor-mazione dell’onda luminosa in arrivo, lospecchio ristabilisce la forma dell’onda cor-retta mediante opportune distorsioni. Questa tecnica richiede la presenza nelcampo di almeno una stella di luminosità

sufficiente ad analizzare il fronte d’onda;talvolta si utilizza un laser che eccita

il sodio presente nella iono-sfera, generando così una

stella artificiale nelladirezione desi-

derata.

La correzione rende le immagini di qualitàparagonabile a quelle che si ottengono uti-lizzando i telescopi spaziali. La generazione attuale di telescopi dellaclasse 8-10 metri, come ad esempio ilVery Large Telescope (VLT) dell’ESO, per-mette uno studio dell’universo con mezzisenza precedenti, generando nuovi inter-rogativi ai quali i ricercatori devono darerisposte. Per affrontare queste nuovequestioni scientifiche, negli ultimi annisono emersi progetti per la realizzazionedi una nuova generazione di telescopiestremamente grandi, con diametri di 30o più metri. Questi telescopi, che dovreb-bero entrare in funzione presumibilmenteentro il 2020, rivoluzioneranno la nostravisione del cosmo, così come fece il tele-scopio utilizzato da Galilei. Per quanto ri-guarda l’ESO, il prossimo passo sarà larealizzazione dell’E-ELT (European Extre-

mely Large Telescope), un telescopioa terra con un diametro di 42

metri, che si prevede ope-rativo nel 2018.

Il Cerro Armazones è il sito scelto per larealizzazione dell’E-ELT. Si tratta di unamontagna alta 3060 m situata nella partecentrale del deserto cileno di Atacama acirca 130 km a sud dalla città di Antofaga-sta e a circa 20 km dal Cerro Paranal,sede del VLT. [ESO/S.Brunier]

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Le caratteristiche dell’E-ELT

Il nuovo telescopio, operativo nell’ottico enell’infrarosso, sarà dotato di uno specchioprimario del diametro di 42 m (conun’area di 1300 m2), costituito da un mo-saico di 984 segmenti esagonali, larghi1,45 m e spessi 5 cm. L’intero concetto del

telescopio è quello di essere modulare, inmodo che i pezzi possano essere prodottiin grandi quantità, così da ridurne il costo;solo in tal modo sarà possibile realizzarel’E-ELT con una spesa limitata (è previstoun costo di circa un miliardo di euro). L’idea di utilizzare dei tasselli per realizzaregrandi superfici riflettenti non è nuova: già

nel secolo scorso fu proposta dal direttoredell’Osservatorio di Bologna, Guido Hornd’Arturo. Il suo specchio a tasselli è tuttoravisibile nel Museo della Specola dell’Uni-versità di Bologna. L’idea, notevolmentemigliorata negli anni, è stata utilizzata neitelescopi Keck delle Hawaii, nel Multi Mir-ror Telescope in Arizona e nell’Hobby-

Eberly Telescope dell’Università di Austinin Texas. L’E-ELT sarà molto più grandedegli altri due giganti in fase di progetta-zione, il Thirty-Meter Telescope di 30 m(TMT) e il Giant Magellan Telescope di24,5 m (GMT). Lo specchio permetterà diraccogliere una quantità di luce circa 15volte superiore a quella dei più grandi te-

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ASTROFILOl ’

lescopi ottici attualmente operativi e avràun campo di vista pari a circa 3’ (all’in-circa 1/10 della grandezza apparentedella Luna). In realtà il telescopio si basa su un com-plesso schema ottico a 5 specchi: oltre alprimario ci sarà uno specchio secondario,un monolito di 6 m di diametro; le unità

saranno attive, per mantenere l’allinea-mento degli elementi del primario e l’alli-neamento tra il primario e il secondario.Lo specchio terziario avrà un diametro di4,2 m e ulteriori due specchi (di 2,5 e 2,7m di diametro) costituiranno il sistemaadattivo; uno di questi specchi sarà sor-retto da oltre 5000 attuatori, che consen-

tiranno di deformarlo mille volte al se-condo. Infine saranno presenti ben setteposizioni focali, ciascuna delle quali ospi-terà uno strumento. Il telescopio saràequipaggiato, infatti, con diversi strumentiscientifici e durante le sessioni osservativegli astronomi potranno passare da unoall’altro in pochi minuti. L’intera lista della

strumentazione, compresa una descri-zione, può essere consultata al seguentewww.eso.org/sci/facilities/eelt/instrum-entation/index.html.

Panorama notturno del Cerro Armazones.[ESO/S.Brunier]

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ASTROFILOl ’

L’European Southern Observatory

L’ESO è un’organizzazione nata nei primi anni Sessanta, frutto della cooperazioneeconomica e scientifica di un gruppo di nazioni europee. Lo scopo era quello di rea-lizzare un osservatorio per lo studio del cielo australe. Attualmente l’ESO è sostenutoda 14 Paesi: Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Francia, Ger-mania, Gran Bretagna, Italia, Olanda, Portogallo, Spagna, Svezia e Svizzera. L’ESO èattivo nella progettazione, costruzione e gestione di strutture astronomiche a terra,che permettono ai ricercatori di compiere importanti scoperte scientifiche.

Il quartier generale si trova in Germania, a Garching, vicino Monaco di Baviera. L’ESOgestisce il centro di Santiago, in Cile, e tre siti di osservazione astronomica, anchequesti situati in Cile. A La Silla si trovano diversi telescopi ottici di media grandezza.Sul monte Paranal si trovano le quattro unità del Very Large Telescope (VLT) e duetelescopi per survey, VST e VISTA. Il terzo sito è il Llano de Chajnantor, alto 5000 m, vi-cino a San Pedro di Atacama. Qui è attivo APEX (Atacama Pathfinder Experimenttelescope), un telescopio submillimetrico di 12 m, ed è in fase di realizzazione ALMA(Atacama Large Millimeter/submillimeter Array), una serie di antenne submillimetri-che del diametro di 12 m. Le strutture gestite dall’ESO sono utilizzate dagli astronomi di tutto il mondo: ogni annovengono fatte circa 2000 richieste di utilizzo dei telescopi, richieste che sono fino asei volte superiori alle notti disponibili. L’ESO è l’ente di ricerca astrofisica più produt-tivo al mondo: ogni anno, infatti, sono pubblicati numerosissimi articoli sulle principaliriviste scientifiche. Soltanto nel 2008, sono stati pubblicati 700 articoli realizzati grazieai dati forniti dai telescopi ESO. La grande efficienza della strumentazione crea unaquantità enorme di dati che sono conservati in un archivio scientifico che contienepiù di 1,5 milioni di immagini e spettri, per un volume totale di circa 65 terabyte didati. L’ESO inoltre è infine la sede della European Coordinating Facility dell’HubbleSpace Telescope, una collaborazione fra l’ESA e la NASA.

Il quartier ge-nerale del-l’ESO aGarching, inGermania.[ESO]

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La possi-bilità di osservare

su un ampio spettro di lunghezze d’onda(dall’ottico al medio infrarosso) consentiràdi sfruttare al meglio le potenzialità del te-lescopio.

Le caratteristiche dell’Armazones

La scelta del sito di E-ELT è stata fatta dalConsiglio dell’ESO e si è basata su un’ac-curata analisi di comparazione meteorolo-gica durata qualche anno. Per selezionareil luogo più idoneo alla realizzazione del te-

lescopio sono stati considerati di-versi fattori. Innanzitutto la “qualitàastronomica” dell’atmosfera (comeil numero di notti limpide e laquantità di vapore acqueo), maanche la stabilità atmosferica. Lascelta è caduta su Cerro Armazo-nes, una montagna alta 3060 m,situata nella parte centrale deldeserto cileno di Atacama, circa130 km a sud dalla città di Anto-fagasta e a 20 km dal Cerro Para-

nal. Alla scelta di Cerro Armazoneshanno contribuito anche altri para-

metri, come la possibilità di interagirenelle varie attività operative e scientifi-

che con le altre principali strutture del-l’ESO. Già nel marzo 2010, il Consigliodell’ESO aveva ricevuto un rapporto preli-minare da parte della Commissione di Se-lezione del Sito dell’E-ELT, nel quale siconfermava che tutti i siti esaminati checomponevano la lista finale (Armazones,Tolonchar, Ventarrones e Vizcachas in Cile,Las Palmas nelle Canarie) avevano ottimecondizioni per le osservazioni astronomi-

Attraverso un raggio laser vienecreata una stella artificiale eccitandogli atomi di sodio presenti nell’atmo-sfera. Ciò consente di avere unpunto di riferimento su cui calibrarele ottiche adattive del telescopio.[ESO/Y. Beletsky]

Lo specchio ideato da Guido Horn d’Ar-turo, un mosaico di specchi esagonali, è

conservato nel Museo della Specola di Bo-logna. Il modello ha ispirato strumenti mo-

derni, quali per esempio i due telescopiKeck. [Dip. di Astr. dell'Univ. di Bologna]

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che, ciascuno con i suoi particolari punti diforza. La conclusione del rapporto tecnicoera che il Cerro Armazones veniva selezio-nato come sito preferito perché unisce lequalità atmosferiche alla possibilità di poteroperare in integrazione con l’osservatoriodi Paranal dell’ESO. Sia Cerro Armazonessia il sito di Paranal condividono le stessecondizioni, che sono ideali per le osserva-zioni astronomiche, potendo contare su320 notti limpide all’anno. Il Consigliodell’ESO ha così approvato il 26 aprile diquest’anno la scelta di Cerro Armazonesquale sito di E-ELT. Con lo scopo di facilitare e supportare ilprogetto, il Governo del Cile ha donato al-l’ESO un pezzo consistente di terreno con-

tiguo alla proprietà dell’osservatorio di Pa-ranal e contenente Cerro Armazones, perassicurare la protezione nel tempo delluogo da possibili influenze negative ester-ne quali l’inquinamento luminoso e le atti-vità minerarie.

Gli obiettivi scientifici

L’E-ELT sarà utilizzato per studiare gli og-getti più distanti dell’universo, fornendoagli astronomi preziose informazioni percapire la formazione dei primi corpi celestiche si crearono: stelle di popolazione III egalassie primordiali, buchi neri e le lorocorrelazioni. Le capacità dell’E-ELT sarannosfruttate per seguire più dettagliatamente

La sezionedella cupolache ospiteràl’E-ELT, conl’indicazionedegli elementiprincipali.[ESO]

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Andrea Simoncelli, nato a Ortona nel1978, abita a Vasto. Nel 2002 ha conse-guito la laurea in astronomia presso l’Uni-versità degli Studi di Bologna, occupandosidella controparte ottica e infrarossa delGRB020405. In seguito ha trascorso un pe-riodo di ricerca presso l’Osservatorio Astro-nomico di Brera-Merate. Nel 2007 haottenuto l’abilitazione all’insegnamentopresso l’Università di Modena. Attualmenteinsegna scienze matematiche nella scuolasecondaria di primo grado e si occupa didivulgazione scientifica.

Ecco comeapparirà, unavolta comple-

tato, l’Euro-pean Extre-mely LargeTelescope.

[ESO]

l’evoluzione temporale dei fenomeni legatiai vari processi attivi intorno agli oggetticompatti. L’E-ELT è inoltre progettato perstudi dettagliati delle prime galassie e perseguire la loro evoluzione nel tempo. Tra gli obiettivi più entusiasmanti dell’E-ELTc’è la possibilità di fare una misurazione di-retta dell’accelerazione dell’espansionedell’universo e cercare anche le possibilivariazioni nel tempo delle costanti fisichefondamentali. Da molto tempo il valoredelle costanti cosmologiche suscita dibattitianimati fra gli scienziati e l’eventuale sco-perta di queste variazioni avrebbe conse-guenze notevoli sulla comprensione delleleggi della fisica. Un altro campo di indagine sarà la ricercadi pianeti extrasolari, pianeti che orbitanointorno ad altre stelle. Questi studi porte-ranno alla scoperta di pianeti con masseparagonabili a quella terreste, attraversomisure indirette dell’oscillazione delle stelleperturbate dai corpi che orbitano attornoad esse, e alla possibilità di ottenere diret-tamente immagini di pianeti più grandi,consentendo di studiare le loro atmosfere.Inoltre, l’insieme degli strumenti dell’E-ELTpermetterà ai ricercatori di studiare le

prime fasi della formazione di sistemi pla-netari e di rilevare la presenza di molecoleorganiche e acqua nei dischi protoplanetariintorno a stelle in formazione. E chissàquante scoperte del tutto inattese giunge-ranno attraverso il nuovo strumento. Perl’astronomia moderna l’entrata in funzionedell’E-ELT rappresenterà un salto di qualitàparagonabile a quello avvenuto quattro se-coli fa, quando Galilei cominciò lo studiodel cielo con il suo piccolo cannocchiale.

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Marte, il paradiso degli idraulici

di Vittorio Lovato

SECONDA PARTE

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Sia ben chiaro, e questo va detto inmodo definitivo, che il nostro dichiarato

scetticismo sulle “scoperte” effettuate aBrera, si limita all’argomento canali. L’esi-stenza di formazioni maggiori, indicatesulle mappe areografiche come mari, laghi,continenti, terre etc., sono fuori discus-sione e sulla loro non difficile osservabilitànon abbiamo nulla da obiettare. È nostra precisa opinione che per capire imotivi per i quali un illustre personaggiocome Schiaparelli, già celebre e di famaconsolidata ancor prima di imbarcarsi nel-l’avventura marziana, si sia caparbiamentecacciato in un maledetto vicolo cieco, oc-corre rileggere, con occhio nuovo e magariun tantino tra le righe, gli scritti che eglipubblicò tra il 1893 e il 1909 sulla rivista“Natura ed Arte”, nell’intento di pubbliciz-zare e diffondere tra il grande pubblico i ri-sultati delle sue ricerche sul pianeta Marte;risultati che, tra l’altro, davano per più cheprobabile la presenza di vita organica, nonesclusa quella intelligente, su quel pianeta.Si tratta di scritti oltremodo rivelatori e chesicuramente varrebbe la pena di leggere,a parte, integralmente.Libero da quei lacci e lacciuoli che spessoimpediscono a scienziati e ricercatori diesprimere per intero il loro intimo pensieroquando si tratti di redigere memorie scien-tifiche a uso e consumo di colleghi e comu-nità scientifiche, il grande astronomo diBrera, rivolgendosi con quegli articoli a unpubblico non specialistico, e lasciando daparte il linguaggio rigoroso e prudentedell’accademico, sente di poter esprimeresenza reticenze i suoi più intimi convinci-menti, formulare le ipotesi più ardite e, pursconfinando (forse oltre il lecito) nel regnodella fantasia, dipingere un quadro che perrigore logico, coerenza e consequenzialità,

Continuiamo il nostro viag-gio storico alla ricerca delperché Giovanni Schiaparelliabbia difeso a oltranza l’esi-stenza dei canali di Marte.

nulla ha da invidiare alla concretezzascientifica delle numerose memorie cosid-dette “ufficiali”, con le quali era solito te-nere informati delle sue scoperte gliambienti scientifici dell’epoca. Il vero, autentico Schiaparelli lo troviamoin questi scritti; al pari di come possiamoriconoscere il vero, autentico Mozart quan-do ascoltiamo i capolavori che il sommomusicista salisburghese componeva perproprio diletto, con animo libero da ognitipo di condizionamento. Tutto fa credere che l’astronomo di Breraaderisse, nel suo intimo, a quella correntedi pensiero apertamente schierata a favoredella dottrina della pluralità dei mondi abi-tati, di cui si faceva vessillifero il già men-zionato, eclettico e inesauribile C. Flam-marion; dottrina che affascinò molti per-sonaggi, anche famosi e insospettabili, trai quali perfino il gesuita astronomo PadreAngelo Secchi, che a questo proposito sidichiarava convinto che: “…La vita empiel’universo, e colla vita va associata l’intel-ligenza; e come abbondano gli esseri a noiinferiori, così possono in altre condizioniesisterne di quelli immensamente più ca-paci di noi…” Perché mai, a questa schieradi audaci ed entusiasti pensatori proiettativerso il futuro, non poteva aggiungersil’astronomo di Brera?Nelle sue prime osservazioni di Marte del1877, di questo pianeta sa poco o nulla.Altri erano stati fino a quel momento icampi di suo maggior interesse, gli stessiche gli avevano già procurato fama e pre-stigio in tutto il mondo, fin troppo noti per-ché debbano essere citati. Non potendocontare che sulle rare e imperfette mappeallora disponibili (la più affidabile era quelladi Proctor), non riesce a riconoscere alcunacorrispondenza tra queste e le formazionivisibili sul pianeta. Decide allora di partireda zero e, individuato l’asse di rotazionedel pianeta e stabiliti alcuni essenziali puntidi riferimento sulla sua superficie, fissa lebasi per lo studio della “geografia” diMarte, e con una lunga e meticolosa atti-vità osservativa fatta soprattutto di accu-rate rilevazioni micrometriche, riesce atracciare una prima mappa del pianeta,molto più dettagliata di quelle disegnate

Il grande tele-scopio equa-toriale dellaspecola diBrera, da unafotografia diA. Trubetzkol.

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sfera abbastanza densa ed una propriameteorologia…” e che “…il pianeta non èun deserto di arido sasso: esso vive e lasua vita si manifesta alla sua superficie conun insieme molto complicato di fenomeni[…] su scala abbastanza grande da riuscireosservabile agli abitatori della Terra”.Di grande importanza sono per Schiaparellile bianche calotte polari che aumentano ediminuiscono di estensione al ritmo dellestagioni marziane. È convinto che si trattidi ghiaccio d’acqua. Su Marte non piove, el’umidità atmosferica precipita ai poli delpianeta “…durante la notte polare di 10 o12 mesi […] ma nel giorno che segue di 12o 10 mesi il Sole ha tempo di liquefaretutta o quasi tutta quella neve di recenteformazione…” poiché “…questo pianeta,come la Terra, è circondato da un’atmo-sfera capace di trasportar vapori da unluogo all’altro”. Che le cose stiano così,

dai suoi predecessori.In tale ambito, e perla metodologia adot-tata, Schiaparelli fuconsiderato fin da al-lora il fondatore dellamoderna planetolo-gia. Memorie “uffi-ciali” sui risultati dellesue osservazioni fu-rono inviate regolar-mente alla Regia Ac-cademia dei Lincei,mentre il primo reso-conto a uso del gran-de pubblico lo tro-viamo non prima del1893, nell’articolo cheegli scrisse per la rivi-sta “Natura ed Arte”.In esso, una voltaescluso che i pianetidel sistema solare,tranne uno, potes-sero albergare unaqualche forma di vita,ascoltate che cosadice: “…Tutte le no-stre speranze si sonoquindi poco a pococoncentrate su Marte,il solo astro che possa giustificarle sino adun certo punto che ora si vedrà”. Poteva ilnostro non gettarsi nella mischia con tuttoil suo peso, lui che più di ogni altro si eradedicato allo studio del pianeta rosso, per-fezionandone la conoscenza sotto tutti gliaspetti ed escogitando teorie tra le più ar-dite della sua epoca?Fin dalle prime osservazioni rileva che:”…la forma e la disposizione delle macchiedel pianeta è invariabile nei suoi tratti prin-cipali, com’è sulla terra la distribuzionedei mari e della parte asciutta” anche se“…molte regioni mutano di colore fra certilimiti, secondo la stagione che domina inquei luoghi e secondo l’inclinazione […] deiraggi solari…”. Le presunte similitudini conil nostro pianeta, però, non si fermano quie altre convinzioni, più pregnanti, avevanogià percorso in lui molta strada: “…E final-mente è da notare che Marte ha un’atmo-

Serie di dise-gni di Martedel 1666 do-vuti a GianDomenicoCassini. Sonovisibili le ca-lotte polari e,ai lati, i diversiemisferi doposuccessiverotazioni.[Tratto da “Ipianeti”, diPeter Francis]

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che meritava. Non si rendeva conto (e conlui molti altri) dell’impossibilità da parte diun pianeta come Marte di trattenere alungo qualsivoglia atmosfera, dato il bassovalore della forza di gravità ivi esistente,ammesso che in passato una densa atmo-sfera paragonabile a quella terrestre vifosse mai esistita. Su Marte la velocità difuga è piuttosto bassa (un po’ meno dellametà di quella terrestre). L’energia cineticatrasferita agli atomi dalla fotoionizzazionesolare è sufficiente a far raggiungere lorola velocità di fuga, e se la direzione delmoto è quella giusta (parabolica), la fugaavviene realmente. Solo i gas più pesanti,come l’anidride carbonica, hanno maggioriprobabilità di essere trattenuti.

Ma ormai il nostro illustre astronomo è lan-ciatissimo: “…Il colore dei mari di Marte ègeneralmente bruno misto di grigio […]tale diversità di colore […] non è senzaanalogia anche sulla Terra dove è notoche i mari delle zone calde sogliono esserepiù scuri che i mari più vicini al polo…” nonsolo, ma è ulteriormente precisato che“…nei mari di Marte si vede il colore farsipiù cupo quando il Sole si avvicina alla loroverticale e l’estate comincia a dominare inquelle regioni”. Potenza della fede!Le regioni chiare, che dominano l’emisferonord del pianeta, rappresentano continentio terre emerse: “Tutto il resto del pianetaè occupato dalle masse dei continenti, neiquali […] predomina il colore aranciato[…] che altre volte scende al giallo ed albiancastro”. In definitiva, per Schiaparellil’identità delle regioni scure o chiare distin-guibili sul pianeta “…che noi abbiamo qua-lificato per mari e continenti […] non lascialuogo che a poco dubbio…”Ora entrano in scena i famosi “canali”:“Tutta la vasta estensione dei continenti è

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sembra confermato da certe osservazionispettrali condotte da Vogel e altri (ma piùtardi smentite), secondo le quali: “…taleatmosfera sarebbe di composizione pocodiversa dalla nostra e soprattutto moltoricca di vapor acqueo…” il che autorizza ilnostro ad avanzare ancor più arditi convin-cimenti, e cioè quando sarà confermatasopra ogni dubbio l’ipotesi “…che d’acquae non di altro liquido siano i mari di Martee le sue nevi polari […] un’altra ne discen-derà non meno grave; che le temperaturedei climi marziani […] sono del medesimoordine che le temperature terrestri”.Altri studiosi, che suppongono su Martetemperature molto basse (50°-60°C sottolo zero), non sono credibili perché allora

l’ipotetica acqua “…dovrebbe lasciare illuogo all’acido carbonico o altro liquido, ilcui punto di congelamento sia molto piùbasso”. Viene da pensare che Schiaparellinon fosse a conoscenza della teoria cineticadei gas, messa a punto da Boltzmann giàuna trentina d’anni prima, oppure che, purconoscendola, non le desse l’importanza

Disegni di Marte realizzati a Roma nel1858 da Padre Angelo Secchi. Astronomi dell’epoca vollero erroneamenteintravedervi la presenza di corsi d’acqua.Da lì nacque probabilmente il mito dei canali marziani. [Tratto da “I pianeti”, diPeter Francis]

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1895, e cioè la vitale e insostituibile fun-zione dei “canali”, quali elementi necessariper evitare le ricorrenti inondazioni del pia-neta prodotte dallo squagliarsi delle nevipolari, e regolare il regime delle acque infunzione delle necessità della locale agri-coltura e delle esigenze di vita degli abi-tanti. Della primaria funzione dei suoicanali è così convinto da fargli esclamare:“…Concludiamo pertanto, che i canali sonotali di fatto, e non solo di nome.” Il linguag-gio è ardito ma, tutto sommato, ancoranon irrimediabilmente sbilanciato. Si man-tiene sulle generali, temperando, di tantoin tanto, le sue certezze con qualche pru-dente espressione di dubbio: quei canalicosì diritti, così regolari, che ogni tanto sisdoppiano mantenendo però lo stessoorientamento e un perfetto parallelismo,sono troppo belli perché siano opera delcaso; tuttavia… “l’intervento di esseri intel-ligenti può spiegare l’apparenza geome-trica delle geminazioni, ma non è puntonecessario a tale intento”.Dall’opposizione del 1894 (che lui nonsegue, avendo chiuso il ciclo delle osser-vazioni marziane fin dal 1890), Schiaparellitrae lo spunto per il secondo articolo,quello del 1895, che sarà pubblicato su“Natura e Arte” con il titolo “La vita sul pia-neta Marte”. In quest’occasione, l’autorerompe ogni indugio, si fa più ardito e, forse

solcata per ogni versoda una rete di nume-rose linee sottili dicolor oscuro […] dalcorso regolare che innulla rassomiglia l’an-damento serpeggian-te dei nostri fiumi.” Ladescrizione dei canaliprosegue con unaserie incredibile didettagli, come la lun-ghezza, variabile dapoche centinaia dichilometri a un terzodella circonferenzadel pianeta, la lar-ghezza, a volte facileda vedere, a volte ve-ramente difficile per-ché assomigliante a tenuissimi fili diragnatela. “…Queste linee o strisce sono ifamosi canali di Marte […] ogni canale (perora chiamiamoli così) alle sue estremitàsbocca o in un mare, od in un lago, od inun altro canale o nell’intersezione di piùaltri canali. Non si è mai visto uno di essirimanere troncato nel mezzo del conti-nente, rimanendo senza uscita e senzacontinuazione.” “[I canali] di preferenza convergono versopiccole macchie cui abbiamo dato il nomedi laghi. Per esempio sette se ne vedonoconvergere nel Lago della Fenice, otto nelTrivio di Caronte, sei nel Lago della Luna,[…] L’aspetto di un canale è quello di unastriscia quasi uniforme nera o almeno dicolore oscuro simile a quello dei mari…” Sulpresunto color “nero” dei canali, ogni com-mento è superfluo. Capiamo però la suanecessità di risultare il più possibile credi-bile: se i canali sono neri, sono più facili avedersi, pur nella loro sottigliezza.Schiaparelli continua: “Che del resto lelinee dette ‘canali’ siano veramente grandisolchi… destinati al passaggio di masse li-quide e costituiscano […] un vero sistemaidrografico, è dimostrato dai fenomeni chein quelli si osservano durante lo struggersidelle nevi boreali”. A questo punto anti-cipa, a grandi linee ciò che spiegherà piùminuziosamente nel successivo articolo del

Una mappa diMarte del1867, dovutaa RichardProctor. Fu uno deiprimi tentatividi dare unnome alle for-mazioni mar-ziane. [Tratto da “Ipianeti”, diPeter Francis]

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anche incoraggiato dal sostegno offerto daosservazioni raccolte nel frattempo da altriastronomi (come ad esempio Percival Lo-well, che si apprestava proprio in quel-l’epoca a osservare Marte dall’Arizona conil suo poderoso Clark di 60 cm), presentaun’affascinante quanto improbabile teoriasulla possibile presenza di vita organica sulpianeta rosso (non esclusa quella intelli-gente), per la quale i suoi “canali” giocanoun ruolo di fondamentale importanza.

Lo scenario che viene proposto è il se-guente: Marte è un pianeta “asimmetrico”,nel senso che a differenza della Terra,“…tutto o quasi tutto l’Oceano è concen-trato attorno al polo australe”, mentrel’emisfero boreale risulta “…quasi tutto oc-cupato da un grande continente non inter-rotto…” e che quindi “…da quella parte siabbian le regioni più elevate e che più altidi tutti siano i paesi circostanti il polo nord”.Che tradotto, significa un vastissimo terri-torio, poco accidentato, dolcemente degra-dante ed esteso in longitudine per 360° dalpolo boreale fino a oltre l’equatore.Se così stanno le cose, non v’è dubbio chelo sciogliersi delle nevi invernali abbia neidue emisferi conseguenze nettamente di-verse: nell’emisfero australe quella di pro-vocare “…un innalzamento del livello ditutto l’Oceano […] e di produrre qua e làparziali inondazioni …sopra alcuni lembi delcontinente”, con assai pochi vantaggi,commenta, per la vita organica, qualora

l’oceano marziano sia costituito di acquedolci, perché, in caso contrario, potrebbeal più “…servire alla formazione di vastesaline o dar luogo a vegetazioni di carat-tere speciale”.Nell’emisfero boreale, invece, le masse li-quide prodotte dallo sciogliersi delle nevi,producono una gigantesca inondazione“…molto ben osservabile ai nostri tele-scopi…” che ha luogo su tutta la circonfe-renza della regione innevata, formando

bacini molto estesidesignati sullemappe con i fanta-siosi nomi di MareAcidalio e di LagoIperboreo. Secondolui, queste acque di

fusione hanno una purezza analoga aquella delle acque dolci terrestri e sono,pertanto, potenzialmente adatte a so-stenere la vita organica sul pianeta rosso:“…E se in Marte esiste una popolazione diesseri ragionevoli capace di vincere la Na-tura, […] la regolata distribuzione diquelle acque […] deve costituire il pro-blema principale e la continua preoccupa-zione degli ingegneri e degli statisti”. Conl’avvertenza che quanto dirà nel seguito“…confinerà in parte con il romanzo…”non si dimentica, tuttavia, di denunciareche se di romanzo si tratta, ben altri “ro-manzi” si scrivono e si stampano, nelsacro nome della scienza, trovando poicredito perfino in luoghi insospettabilicome le università.Ed ecco, in breve, come descrive i feno-meni che lui ritiene possano succedere suMarte durante l’estate boreale:1) data la desolante assenza di piogge,l’unica acqua disponibile sul pianeta è

Le righe tellurichedell’acqua e dell’os-sigeno che feceropensare, in unprimo momento, adun’atmosfera mar-ziana analoga aquella terrstre.

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astronomo, era anche ingegnere, trovauna soluzione a dir poco geniale e cioèquella di considerare quelle strisce scuregià denominate ”canali” non più come talima piuttosto come zone di vegetazione,estese ai lati dei veri canali, di natura arti-ficiale, di taglia molto più modesta e nonabbastanza larghi da essere veduti daterra. Ciò che si noterebbe con i telescopiterrestri non sarebbe il corso d’acqua,bensì il terreno irrigato circostante, che di-venterebbe per tal motivo più scuro, tantopiù quando vi crescesse della vegetazione.Nella figura di pag. 35 si vede in sezioneuna di queste poderose, ipotetiche opereidrauliche immaginate da Schiaparelli(tratto da “La vita sul pianeta Marte” pub-blicato nel 1895 sul fascicolo N° 11 dellarivista “Natura ed Arte”). Si tratta di vallipoco profonde, dal dolce pendio, di lar-ghezza A-A dell’ordine del centinaio di chi-lometri. I canali propriamente detti sonocontrassegnati con le lettere m, n, p e in-tervallati da ampie zone coltivabili. Di come vadano, secondo Schiaparelli, lecose nel processo d’irrigazione degli asse-tati terreni marziani, ne viene qua fattauna sintesi riassuntiva, mentre si rimandaalla fonte originale il cortese lettore inte-ressato a un maggiore approfondimento.

quella che deriva dalla fusione delle neviboreali di un’intera annata; 2) la quantità di quest’acqua è certamenteassai grande, ma non sufficiente ad ali-mentare indiscriminatamente tutte le areecontinentali; 3) il modo migliore per una loro razionaleutilizzazione, sia sotto il profilo geograficoche temporale (ricordiamo che l’anno mar-ziano dura 23 mesi!), è quello di impedireil loro disordinato scorrere verso l’oceanoaustrale, costringendole invece a defluire,attraverso apposite canalizzazioni, versoluoghi di utilizzazione già prefissati, con re-gime controllato e in funzione degli speci-fici fabbisogni.Ovviamente stiamo parlando dei famosicanali marziani, sui quali c’è però un ag-giustamento di tiro. Quelle strisce scure,larghe talvolta “…quanto il Mare Adriaticood il Mar Rosso, non possono malgrado ilnome da noi assegnato di canali, rappre-sentare nella loro vera larghezza, arterie dideflusso delle acque boreali…” pena losvuotamento dei pur capienti invasi inpoche ore. Tuttavia quelle strisce scure,gioia e tormento di tutta la sua vita, sonoelementi essenziali e per loro bisogna tro-vare una combinazione che salvi capra ecavoli. Schiaparelli, il quale, oltre che

Planisfero diMarte realiz-zato daSchiaparellinel 1883-84.Sono giàchiaramenteindicate nu-merose gemi-nazioni deicanali mar-ziani.

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Al momento di dare inizio alle gigantescheoperazioni d’irrigazione, vengono alimen-tati in primo luogo i canali più esterni,come m,m’. Il flusso delle acque è oppor-tunamente regolato di modo che nel de-fluire lungo i canali, scavati in leggerapendenza, l’acqua possa tracimare nellagiusta misura per un’irrigazione tranquillae senza sprechi dei terreni confinanti. Ilcomparire della vegetazione rende visibilile sponde della valle come due linee scuresensibilmente parallele: è così spiegato ilfenomeno della geminazione o sdoppia-mento dei canali, uno degli aspetti più di-battuti e controversi tra gli astronomi deltempo, ma che per lo Schiaparelli costi-tuiva una delle scoperte più importanti eoriginali mai fatte sul pianeta rosso.Soddisfatte le esigenze idriche delle zonepiù sopraelevate della valle, l’acqua vienesuccessivamente immessa nei canali postia livello inferiore. Il fenomeno della gemi-nazione poco a poco scompare e la valle èvista dalla Terra come una striscia unica.A fine stagione il terreno ridiventa arido ei canali, o ciò che li rappresenta, scompa-iono alla vista o quasi.Lo scenario prospettato da Schiaparelli èa volte di una famigliarità incredibile,come quando indulge a raccontare che:“Se, per esempio, per le colture di Martefosse necessaria la pratica del maggese,qualche zona dovrebbe esser lasciatasenza irrigazione…” e che invece “…sulfondo della valle che sarebbe il luogo piùopportuno per i boschi, si cercherebbe dimantenere l’umidità per il tempo piùlungo che sia possibile…” Un agronomo

non si sarebbe espresso meglio. Chissàche sapore avrebbero avuto i funghi mar-ziani!Naturalmente, tutto ciò presuppone la co-struzione di poderose opere idraulichequali, ad esempio, dighe di contenimento,laghi artificiali o serbatoi secondari di di-stribuzione, opere di presa e paratoie perla regolazione a tempo e a luogo dell’ef-

flusso delle acque, lo scavo e la manuten-zione dei canali destinati a condurre l’ac-qua sui terreni irrigabili, per non parlaredelle numerose fabbriche e industrie chedall’acqua traggono la forza motrice per illoro funzionamento. Se le cose stanno veramente in questi ter-mini, allora “…Marte dev’essere certa-mente il paradiso degli idraulici!”, esclamaentusiasta Schiaparelli.Ma tutto questo non basta al nostro infer-vorato astronomo: quale potrà essere l’or-dinamento socio-politico atto a gestire uncosì complesso e vitale meccanismo?Anche a questa domanda c’è una risposta,ma la risparmiamo al lettore perché nonstrettamente legata all’argomento trattatonel presente saggio. Accortosi però di es-sersi incamminato, con molto entusiasmoe fantasia, su una strada che poco o nullaha di scientifico, si accomiata dal lettorelasciandogli il compito di continuare… lacavalcata: “…lascio a te l’ulteriore consi-derazione. Io scendo dall’Ippogrifo; tu, seti aggrada, puoi continuare la volata”. Nel 1909 Schiaparelli sente il bisogno dipubblicare un terzo articolo, soprattuttoper rintuzzare le critiche degli avversariche lo accusano, con preciso riferimentoai canali e a tutto l’armamentario a essiassociato, di essersi lasciato troppo tra-sportare dall’immaginazione. Benché siacostretto, questa volta, ad ammettere chel’ipotesi di opere artificiali gigantesche co-struite da esseri intelligenti sul pianetaMarte non sia confermata (ma nemmenosmentita), “…Gli spiriti scettici - scrive -hanno poi facilmente troncato la que-stione, negando a queste formazioni ogniesistenza obbiettiva, e dichiarandole comefantasmi creati dall’immaginazione sullabase di visione confusa ed imperfetta”. Difende con ostinazione la scoperta dellosdoppiamento dei canali, “…che nel mon-do degli scettici ha provocato maggiorscandalo…” e chiama a testimone il signorLowell che inaugurò “…lo studio spettro-scopico dell’atmosfera di Marte. Egli dimostrò che quest’atmosfera com-prende, fra i suoi componenti, il vapord’acqua e l’ossigeno. Con queste scoperteegli ha trovato un importante argomento

Sezione diun’operaidraulica im-maginata daSchiaparelli. I dettagli sonospiegati neltesto.

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canali. Esistenza che lui doveva difenderead ogni costo, altrimenti tutta la bellissimacostruzione prospettata dal grand’uomose ne sarebbe andata in fumo: niente ca-nali significa niente acqua, niente vegeta-zione e, in definitiva, niente vita. Un durocolpo per uno che una volta si lasciò addi-rittura convincere a partecipare a una se-duta spiritica nell’illusione di potersi met-tere in contatto con gli improbabili abitantidi Marte! 3) ma, se volessimo inserire nel nostro di-scorso anche un benevolo pizzico di cini-

smo (ma solo a scopo di esercitazionementale), v’è un’altra ragione da conside-rare e cioè che il grande astronomo diBrera avesse, statisticamente parlando,una probabilità del 50% di essere nel giu-sto; una probabilità per nulla trascurabilee quanto mai tipica in astronomia, doveipotesi e scoperte, che non siano dimo-strabili o riproducibili in laboratorio, hannola probabilità del 50% di essere vere ofalse, in virtù del fatto che gli eventi “vero”e “falso” si escludono a vicenda. Vale adire la stessa probabilità che nel lancio diuna moneta esca testa o croce. Qualcunoinsinua, forse a ragione, che l’astronomiaè fatta di alcune certezze e molte conget-ture. Estrapolazioni e facili conclusionisono tentazioni cui gli scienziati trovano,

in favore dell’ipotesi […] che Marte sia pursede della vita come sulla Terra”. Mi spezzo ma non mi piego! Verrebbe dacommentare.Crediamo, a questo punto, che sia giuntoil momento della conclusione e del bilanciofinale, ovvero di dare una risposta alla do-manda che ci siamo posti all’inizio: se i ca-nali marziani non erano alla portata deglistrumenti a disposizione di Schiaparelli(che ne fosse o no consapevole non ha laminima importanza), perché allora difen-derne l’esistenza a oltranza e con tantaostinazione? Alla luce di quantoabbiamo esposto finora, nel pre-sente saggio, la risposta ci pareovvia. Consideriamo ciò che per lui fos-sero “fatti” e cioè che: 1) Marte è relativamente riccod’acqua, anche se in proporzionialquanto minori che sulla Terra,ma bastante per irrigare le colti-vazioni marziane e soddisfare leesigenze idriche degli eventualiabitatori, a patto però che nem-meno una goccia ne andassesprecata. L’acqua disponibile è,molto verosimilmente, soltantoquella che proviene dalla fusioneestiva delle nevi boreali (il for-marsi e lo svanire delle calotteghiacciate è un fatto che può es-sere facilmente osservato dallaTerra) e che si raccoglie in vasti bacini sitinella regione polare, sopraelevati rispettoal vasto e arido continente circostante. Sel’acqua invasata fosse lasciata defluire li-beramente, si disperderebbe nella vastitàdelle regioni continentali senza alcun be-neficio per alcuno;2) da queste semplici considerazioni neconsegue essere di vitale importanzapoter convogliare le acque verso i luoghidi utilizzo, mediante colossali opere di ca-nalizzazione, in modo razionale e senzaperdite. Il gentile lettore che avrà avuto labontà (e la pazienza) di leggerci sin qui,avrà già capito che le vicende stagionalidel pianeta, così come a Schiaparelli risul-tavano al telescopio, girano tutte attornoall’ipotesi della reale esistenza dei famosi

Un’altra raffi-gurazionedelle gemina-zioni “osser-vate” daSchiaparellinel 1882 e nel1888.

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articoli

ASTROFILOl ’

Vittorio Lovato, già Presidente Onorariodella AAT di Voghera (PV) e socio onorariodella AAAV di Peccioli (PI), è prevalente-mente impegnato nella progettazione e co-struzione di strumentazione per l'astrono-mia a livello amatoriale, privilegiando, inepoca più recente, il settore della spettro-grafia stellare.

a volte, difficile resistere, ben consapevoliche le sorprese, belle o brutte che siano,sono sempre in agguato: occorre solosaper aspettare. Tener duro in attesa deglieventi potrebbe essere, tutto sommato,una saggia determinazione: per mal chevada, una qualche plausibile giustifica-zione per non perdere la faccia, alla finfine, si può sempre trovare.Nella fattispecie, non siamo certamente inpresenza di uno scienziato visionario o,peggio ancora, mentitore. Sognatore forsesì. La buona fede di un uomo della staturadi Giovanni Schiaparelli è fuori discus-sione. I ben noti meriti scientifico-profes-sionali da lui guadagnati ancor prima diaffrontare l’avventura marziana, in un’e-poca non sospetta, lo avevano già collo-cato tra i grandi e reso degno dei lusin-ghieri riconoscimenti che gli erano perve-nuti da tutto il mondo. È veramente unpeccato che, al pari del suo collega ed esti-matore Percival Lowell (altro straordinariopersonaggio, che meriterebbe tutta la no-stra considerazione di astrofili), sia entratonella storia e nell’immaginario collettivoquasi esclusivamente per la connotazione,

tutt’altro che lusinghiera, di colui chespese gran parte della sua vita a rincor-rere il falso mito di Marte e dei suoi canali.Ci piace tuttavia riconoscergli, al di là diogni considerazione scientifica e per quelche può valere detto da noi (ma lo di-ciamo con cuore sincero), il merito di aversicuramente fatto sognare, con le sue av-vincenti divulgazioni, molta gente del suotempo. E grazie, Giovanni, per aver fattosognare anche noi quando, fin da ragazzi,leggevamo di te. È certamente anche pertuo merito se è nata e radicata in noi lapassione per l’Astronomia.

Planisfero del1890 che con-ferma le nu-merosegeminazioniregistrate nel1883-84.

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La percezionedelle costellazioni

di Stefano Vezzani

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l ’ASTROFILOnumero 23 - ottobre 2010

La figura 1, tratta da un articolo di Ma-thilde Hertz del 1929, parrebbe non

aver nulla a che vedere con l'astronomia.Probabilmente vi sembrerà soltanto unaforma irregolare e priva di senso. Pro-viamo però a togliere le linee e a lasciaresolo i punti, come nella figura 2. Si trattanaturalmente dell'asterismo del GranCarro.Il modo “corretto” di congiungere lestelle del Gran Carro è mostrato nella fi-gura 3.Questa è la forma che pressoché tutte leculture di ogni tempo e luogo hannosempre visto in queste sette stelle, purriconoscendovi oggetti diversi. I romanivi vedevano un carro, i cinesi una pen-

tola, gli egizi la zampa posteriore di unbue, e gli ebrei uno strumento per lamonda del grano; gli Indù chiamavanoqueste stelle “i sette saggi”.Perché il secondo modo di congiungere ipunti è percepito come “corretto” men-tre quello della figura 1 sembra "scor-retto"? Ovvero, perché nel cielopercepiamo sempre e soltanto la formaqui sopra e non una delle tante altre chesi possono ottenere collegando tra lorole sette stelle? Tutti sappiamo che nonesiste nessun legame oggettivo, fisicofra le stelle del Gran Carro; si tratta dipunti tra loro indipendenti, per cui vieneda chiedersi perché il nostro cervello nonci lasci liberi di collegarli tra loro a piaci-mento, e ci impone di vedervi quel cheappunto vi vediamo. Certo, sforzandocipossiamo vedervi anche altre forme,probabilmente, ma questo non fa scom-parire il problema, anche se lo modificaun poco: perché uno dei collegamentipossibili è spontaneo, non richiedesforzo, mentre tutti gli altri richiedonouno sforzo più o meno considerevole? Ladisciplina che cerca di risolvere problemidi questo tipo si chiama psicologia dellapercezione.Lo psicologo Max Wertheimer, in un arti-colo del 1923, si occupò appunto delleregole che governano il modo in cui ilnostro sistema visivo suddivide in gruppicollezioni di elementi, come ad esempiopunti e linee. Tali regole vengono da al-lora chiamate principi di organizzazione.Vediamo alcuni di questi principi e comesi applicano al Gran Carro; li appliche-remo in sequenza, uno dopo l'altro, ma

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articoli

Fin dall’antichità l’uomo haassociato particolari alli-neamenti di stelle brillanti afigure prese dalla mitologia,dalla storia, dalla quotidia-nità. Ma perché furonoscelte proprio quelle stellee in quelle sequenzequando spesso è impossi-bile riconoscervi le figuread esse associate?

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articoli

essi le cose cambiano, come si può ve-dere nella figura 5.Ora essi si organizzano in tre coppie didue colonne. Ciascun dischetto forma ungruppo con i dischetti ad esso più vicini,e solo con essi: questo è il principio dellavicinanza.Applichiamo questo principio al GranCarro. Se ciascuna stella si raggruppassesolo con la sua compagna più vicina sivedrebbero tre gruppi di stelle, come il-lustrato nella figura 6.In effetti le stelle del Gran Carro sem-brano collegate a questo modo, ma al-cuni dei collegamenti mancano, emancano perché non si sono ancora ap-plicati altri principi di organizzazione.Nella figura 7A si vedono le due formemostrate nella 7B, mentre vedervi ledue forme della figura 7C è possibile marichiede un certo sforzo ed è moltomeno immediato.Secondo Wertheimer, fenomeni di que-

sto tipo dimostrano che nella percezionevale il principio della buona continua-zione: gli elementi che giacciono sullastessa retta (o sulla stessa curva) si rag-

gruppano spontaneamente traloro.Applicando al Gran Carro questoprincipio, oltre a quello della vici-nanza, si ottiene la figura 8. La se-conda, la terza e la quarta stella dasinistra, infatti, giacciono quasisulla stessa retta, per cui formanoun gruppo. Le due stelle più a destra, però, ri-mangono isolate, per cui ci sonoancora due gruppi di stelle, anzichéuno soltanto.Si osservi ora la figura 9. In alto sivedono quattro forme come quellain basso a sinistra, cioè delle O,mentre vedere tre forme comequella in basso a destra, cioè delle

solo per semplificare le cose: in realtà èmolto probabile che il nostro cervello liapplichi contemporaneamente. Si trattadi principi molto semplici, ma sono indi-spensabili per capire come vediamo.Il primo principio di organizzazione èquello della vicinanza. I dischetti della fi-gura 4 sono equispaziati e formano unquadrato. Continuando ad osservarli perun po' ci si rende conto che essi si orga-nizzano spontaneamente in sottogruppi,ad esempio in colonne o in righe. Con unpiccolo sforzo possiamo decidere noistessi quali sottogruppi percepire, adesempio quadrati composti da nove di-schetti. Se però si varia lo spazio tra di

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X, richiede sforzo. Questo è il principiodella chiusura: il sistema visivo ha unapreferenza per le forme chiuse, e tendea crearle quando questo è possibile. Eccodunque perché le due stelle più a destrasi collegano con le altre: perché in tal

modo viene creata una forma chiusa.Applicando anche questo principio allestelle del Gran Carro, otteniamo la figurafamiliare riprodotta nella figura 3.Rimane però un'altra cosa da spiegare.In prossimità del Gran Carro vi sonoaltre stelle visibili ad occhio nudo: per-ché esse non si rag-gruppano con lesette dell'asteri-smo? Le stelle delGran Carro hannouna magnitudineabbastanza similetra loro, e sono de-cisamente più lumi-nose rispetto allealtre che si trovanonei paraggi. Se lesette stelle si segre-

gano da tutte le altre è proprio perchésono simili tra loro e diverse dalle altre:questo è il principio della somiglianza.Nella figura 10 (che è tratta, come lasuccessiva, da un articolo di Edgar Rubindel 1922), i dischetti si raggruppanospontaneamente in vari modi, ma questiraggruppamenti sono labili, vanno evengono. Utilizzando il principio della so-miglianza si può rendere stabile un certoraggruppamento a scapito di tutti glialtri. Cambiando il colore di una partedei dischetti della figura 10 si ottengonosia la parte sinistra che la parte destradella figura 11.Come si vede, i dischetti simili si rag-gruppano tra loro, e si segregano daquelli dissimili. Questo è appunto quantoaccade nel caso del Gran Carro.Naturalmente i principi di organizzazionespiegano anche la percezione di altriasterismi. Ad esempio, le tre stelle dellaCintura di Orione (figura 12) formano ungruppo perché sono molto vicine (prin-

cipio della vici-nanza) e si trovanoquasi sulla stessaretta (principio dellabuona continua-zione). Inoltre, sonodi magnitudine si-mile (principio della

somiglianza); una delle tre stelle, Alni-tak, è molto vicina a Sigma Orionis, cheperò non entra a far parte del gruppoperché è molto meno luminosa (di nuovoprincipio della somiglianza).Insomma, le forme delle costellazionisono dovute all'azione dei principi di or-

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con facilità. Si consideri ad esempio illeopardo della figura 13.Gran parte del suo corpo è occluso dairami dell'albero, cosicché l'immaginedell'animale è frammentata. Noi ve-diamo però che tutti questi frammentiappartengonoad un unicooggetto, cioèal leopardo, evediamo ciòcon una talefacilità chepuò essereperfino diffi-cile capire incosa consistail problema;eppure il pro-blema c'è ed èanche grande,come dimo-stra ad esem-pio il fatto cheancora nonesistono pro-grammi per computer in grado di supe-rare i problemi posti dall'occlusione, ingrado cioè di vedere come un unico og-getto i vari frammenti del leopardo.

ganizzazione. Questi ultimi, però, nonservono certo a farci percepire asterismi;ciò è solo un effetto accidentale. Un'ipo-tesi molto plausibile è che la principalefunzione dei principi di organizzazioneconsista nel risolvere i problemi postidall'occlusione visiva. Spesso non vediamo gli oggetti nella lorointerezza: essi sono in parte occlusi daaltri oggetti, e tuttavia li riconosciamo

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La funzione principale dei principi di uni-ficazione consiste, probabilmente, pro-prio nel superare la frammentazionedeterminata dall'occlusione. Ad esempio,i vari pezzi di leopardo sono tra loro vi-cini (principio della vicinanza), si somi-gliano (principio della somiglianza) espesso i loro margini stanno più o meno

sulla stessa rettao sulla stessacurva (principiodella buona con-tinuazione). Incondizioni natu-rali, ma non infoto, opera poiun altro potenteprincipio di unifi-cazione, quellodel destino co-mune: ciò che simuove assiemeviene visto comeun gruppo. Se illeopardo si muo-vesse, le varieparti in cui il suo

corpo è suddiviso si muoverebbero as-sieme, e dunque si unificherebbero aformare un unico oggetto.La relazione tra i principi di organizza-zione e l'occlusione può essere ulterior-mente chiarita con una figura molto piùsemplice, la figura 14.Le due parti arancioni si unificano a for-mare un'unica figura, dietro la barra oc-cludente rossa, perché sono simili percolore, forma e dimensioni (principiodella somiglianza) e perché i loro mar-gini sono allineati (principio della buonacontinuazione).

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Stefano Vezzani è stato ricercatore di psicologia presso l’Università di Milano-Bicocca, dove ha tenuto corsi di psicologiacognitiva. Ha pubblicato articoli di psicolo-gia della percezione visiva su riviste scienti-fiche internazionali, e attualmente si occupadi divulgazione scientifica.

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l ’ASTROFILO

da una costellazione all’altra

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questo mese partiamo dallavetta, dalla costellazione cir-

cumpolare per eccellenza, l’OrsaMinore. Tutti ne hanno più omeno sentito parlare, ma trovarechi sappia indicarla in cielo senzatitubare non è facile, soprattuttose il cielo non è dei migliori. Lastessa cosa vale per la Polare, lastella alfa dell’Orsa Minore, il“faro” che per secoli ha guidatonavigatori, mercanti e avventu-rieri nei loro lunghi spostamentiattraverso mari e terre dell’emi-sfero boreale.La Polare è probabilmente lastella più famosa di tutto il cielo,ancor più di Sirio e di Vega, puressendo decisamente meno lu-minosa di queste, con la sua ma-gnitudine 2 leggermente variabi-le, che la colloca al 49° postonell’elenco delle stelle più bril-lanti. in realtà si tratta di una

OrSA MiNOre, CefeO,LUCerTOLA, PegASO,CAVALLiNO, ACqUAriO,CAPriCOrNO

stella assai bril-lante, essendo lasua distanza sti-mata in oltre 430anni luce, controgli 8,6 anni luce diSirio.La distanza dellaPolare rispetto alpolo nord celestedecresce costante-mente e raggiun-gerà la minima se-parazione di 27’31”nel 2102. Ovvia-mente è il polo chesi avvicina alla Po-lare e ciò a causadella precessionecui va soggettol’asse di rotazioneterrestre, che com-pleta un ciclo incirca 25800 anni,durante i quali va-rie stelle si alter-nano nella posizio-ne più prossima alpolo nord celeste:4600 anni fa eraThuban (l’alfa del Drago) a rive-stire il ruolo di stella polare,

mentre 12000 annifa toccò a Vega, cheperò non giunse tan-to vicina quanto loè ora l’alfa dell’OrsaMinore.Non essendo esatta-mente collocata sulpolo, anche la Polareappare ruotare at-

torno ad esso nel corso dellanotte e si può così perdere divista la vera posizione del polostesso, che può tornare utile perl’allineamento dei telescopiequatoriali. Un semplice modoper ricordarsi dov’è è quello dispostarsi di quasi due diametrilunari in direzione della codadell’Orsa Maggiore: la posizioneche così si trova è approssimati-vamente il polo nord celeste.A proposito di telescopi equato-riali, con essi osservare la Polarediventa una vera impresa, per ladifficoltà di trovare la giusta po-sizione del tubo ottico rispettoagli assi della montatura, siaquesta alla tedesca piuttosto chea forcella. Vale comunque lapena di faticare un po’ perché laPolare è una doppia molto bella

Qui a sinistra lafreccia bianca in-dica la Polare,mentre la crocettagialla indica la po-sizione del polonord celeste.[Allthesky.com]

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l ’ASTROFILO

a cura di Fulvio Stucchelli

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(c’è anche una terza componentema non è separabile), avendouna compagna leggermente blu-astra di magnitudine 9 a pocomeno di 20” di distanza. il primoa segnalarla fu Herschel nel 1780e rappresenta un ottimo test diseparazione per piccoli telescopi.Per la sua particolare posizionein cielo, l’Orsa Minore è pratica-

mente priva di oggetti deep skyfacili, soprattutto in prossimitàdel polo, dove segnaliamo a purotitolo di curiosità (in quanto nonalla portata di modesti stru-menti) la presenza a +89°6’ dideclinazione e 11h50m di A.r. diuna galassia chiamata Polaris-sima Borealis (NgC 3172), conevidente riferimento alla sua po-sizione estremamente settentrio-nale. Per eventuali altri oggettiadatti all’astrofilo rimandiamoalle tabelle di queste pagine.

Dalla Polare al Cefeo il passo èbreve, basta muoversi di

poco in direzione opposta aquella del Piccolo Carro. Come costellazione, il Cefeo, nonè sicuramente fra più vistose, es-sendo disegnata da stelle menobrillanti della terza magnitudine,con l’unica eccezione rappresen-tata da Alderamin, l’alfa, che è dimagnitudine 2,45. Nondimenol’asterismo è facilmente ricono-scibile per la sua caratteristicaforma a parallelogramma (un po’schiacciato) sormontato da untriangolo isoscele con verticeverso nord.Non lontano dal vertice più me-ridionale del parallelogramma(rappresentato da Zeta Cephei)troviamo una stella variabile fa-mosissima, Delta Cephei, il pro-totipo delle cefeidi, una categoriadi stelle che si è dimostrata fon-damentale nella determinazionedelle distanze cosmiche graziealla relazione periodo-luminositàche le contraddistingue. Sco-perta come variabile da good-ricke nel 1784, Delta Cepheidivenne all’inizio del Novecento,assieme a numerose altre ce-feidi, oggetto di studio da partedi Miss Leavitt, che scoprì comela loro massima luminosità fosselegata al periodo di variabilità:determinando quest’ultimo attra-

Nella mappa di pagina 44 e inquella qui sotto sono riportate,Orsa Minore, Cefeo, Lucertola,Pegaso, Cavallino, Acquario eCapricorno, così come appa-iono attraverso il planetariofreeware Stellarium. La situa-zione è quella di metà ottobre,poche ore dopo il tramonto.

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verso la semplice osservazionedella curva di luce era dunquepossibile determinare la magni-tudine assoluta della variabile, edalla sua magnitudine apparenterisalire alla distanza.Ma passiamo ora agli oggetti delprofondo cielo. il primo lo tro-viamo non lontano dalla Polare,a oltre 85° di declinazione nord.Ci riferiamo a NgC 188, uno egliammassi aperti più vecchi che siconoscano, tanto che le suestelle in quanto ad età sono pa-ragonabili a quelle di un am-masso globulare: attorno ai 10miliardi di anni. NgC 188 è anchepiuttosto lontano, circa 5000anni luce, ma le sue considere-voli dimensioni e la magnitudinepari a 8,1 fanno sì che sia facil-mente osservabile anche conmodesti strumenti.Nell’angolo del Cefeo che si pro-tende verso Cigno e Drago tro-viamo un altro ammasso aperto,

NgC 6939, di magnitudine simileal precedente (7,8) ma decisa-mente più normale. È osservabilegià con telescopi di pochi cm didiametro, al cui oculare apparecome un batuffolo tondeggiantecomposto da una decina distelle; strumenti di diametromaggiore permettono di osser-vare un ammasso concentrato ericco di almeno una settantina distelle, disposte in forma piutto-

sto irregolare, proiettato sullosfondo della Via Lattea.Ad appena 40’ a sud-est di NgC6939 incontriamo la bellissimagalassia spirale NgC 6946, dettaanche fireworks galaxy, chevista frontalmente mostra unnucleo molto compatto e lumi-noso, da cui dipartono quattrobracci ricchi di nubi stellari e re-gioni di idrogeno ionizzato. Lagalassia ha magnitudine di pocoinferiore alla 9a e un’estensionedi 11’x10’, pertanto può essereosservata anche con strumenti dimedia apertura. NgC 6946 è stata a lungo og-getto di controversie con riferi-mento alla sua possibile apparte-nenza al gruppo Locale. già negli anni Trenta Hubbleaveva fatto notare come stimediverse sul livello di assorbi-mento della luce delle sue stellead opera delle polveri galattiche

NGC 188 è uno degli oggettideep sky più vicini alla Polare eanche uno degli ammassi apertipiù vecchi che si conoscano.[Matthew T. Russell]

La galassia spirale NGC 6946 el’ammasso aperto NGC 6939

in una bella immaginedel Gruppo Astrofili Pesarese.

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da una costellazione all’altra

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avrebbero potuto farla rientrareo meno nel novero delle nostre“vicine di casa”, essendo in giocodistanze dell’ordine dei 10-20milioni di anni luce. Oggi la situa-zione non è ancora del tutto chia-rita, visto che la distanza di NgC6946 è stimata sì in 22,5 milionidi anni luce, ma con un’incer-tezza di quasi 8 milioni di anniluce in più o in meno.

grazie alla reciproca vicinanza,NgC 6946 e NgC 6939 ben siprestano ad essere ripresi in sug-gestive fotografie a grandecampo.

esattamente a sud del Cefeo ècollocata la piccola costella-

zione della Lucertola, che la mi-tologia vuole infilzata dal bastonedello stesso Cefeo. È veramente

Lo spettacolare ammasso globu-lare M15 ripreso da Bob Birket.

ben poca cosa, avendo una stellaalfa che brilla, si fa per dire, dimagnitudine 3,75 e con tutte lealtre che sono più deboli dellaquarta. Oltre a non avere stellecon nomi propri (non volendoconsiderare tali quelli da cata-logo), la Lucertola non ha nem-meno cospicui oggetti deep sky egli unici motivi di notorietà cheha sono l’appartenenza a questacostellazione del prototipo di unparticolare tipo di nuclei galatticiattivi, BL Lacertae, e il diffon-dersi da quella peraltro oscura

l ’ASTROFILO

da una costellazione all’altra

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materiale di approfondimento

planetari per computer: Stellarium, Cartes du Ciel, Celestia

fenomeni ed effemeridi: uai.it, astronomia.com, astropublishing.com

tutti i cataloghi celesti: strasburg.fr

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NGC/IC TIPO A.R. DEC. COSTEL. ARCMIN. MAG. ELEMENTI DESCRITTIVI ➔

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5832 gx 14 57.8 +71 41 UMi 4.0 12.0 pB, cL, ir, bp, r

6217 gx 16 32.6 +78 12 UMi 3.1 11.2 B, cL, le, slbM

6907 gx 20 25.1 -24 49 Cap 3.4 11.3 cf, cL, vle, vglbM, r, 3 st p

6939 OC 20 31.4 +60 38 Cep 8.0 7.8 Cl, pL, eri, pCM, st 11...16

6946 gx 20 34.8 +60 09 Cep 11.0 8.9 vf, vL, vg, vsbM, rr

6951 gx 20 37.2 +66 06 Cep 3.8 11.1 pB, pL, le

6962 gx 20 47.3 +00 19 Aqr 3.0 12.0 cf, S, r, bM

6981 gb 20 53.5 -12 32 Aqr 5.9 9.4 glob. cl. , pB, pL, r, gmCM, rrr; = M72

6994 OC 20 59.0 -12 38 Aqr 3.0 9.0 Cl, eP, vlC, no neb; = M73

7023 C+N 21 00.5 +68 10 Cep 18.0 7.0 *7 in ef, eL, neby

7009 Pl 21 04.2 -11 22 Aqr 1.7 8.0 !!!, PN , vB, S, elliptic

7078 gb 21 30.0 +12 10 Peg 12.3 6.4 !, glob. cl., vB, vL, ir, vsmbM, rrr, st vS;=M15

7089 gb 21 33.5 -00 49 Aqr 12.9 6.5 !!, glob. cl. , B, vL, gpmbM, rrr, st eS; = M2

i1396 C+N 21 39.1 +57 30 Cep 170.0 3.5 neb part of Milky Way

7099 gb 21 40.4 -23 11 Cap 11.0 7.5 !, glob. cl., B, L, le, gpmbM, st 12...16; = M30

7142 OC 21 45.9 +65 48 Cep 4.0 9.3 Cl, cL, cri, pC, st 11...14

7137 gx 21 48.2 +22 10 Peg 1.5 12.4 f, pS, r, vglbM, r

7160 OC 21 53.7 +62 36 Cep 7.0 6.1 Cl, P, vlC

7177 gx 22 00.7 +17 44 Peg 3.3 11.2 pB, pS, r, bMN, r, * sp

7171 gx 22 01.0 -13 16 Aqr 2.8 12.3 vf, cL, e 124deg , vgbM

7180 gx 22 02.3 -20 33 Aqr 1.8 12.5 vf, S, r, lbM, p of 2

7184 gx 22 02.7 -20 49 Aqr 5.8 12.0 pB, pL, me 64deg , bet 3 st, er

7209 OC 22 05.2 +46 30 Lac 25.0 6.7 Cl, L, cri, pC, st 9...12

7217 gx 22 07.9 +31 22 Peg 3.7 10.2 B, pL, gbM, er

7218 gx 22 10.2 -16 40 Aqr 2.5 12.1 pB, le, r

7226 OC 22 10.5 +55 25 Cep 2.0 9.6 pB, L, in cluster

i1434 OC 22 10.5 +52 50 Lac 8.0 9.0 fine Cl, 6 branches, st 12-15m

7235 OC 22 12.6 +57 17 Cep 4.0 7.7 Cl, pC, has a ruby *10

7243 OC 22 15.3 +49 53 Lac 21.0 6.4 Cl, L, P, lC, st vL

7245 OC 22 15.3 +54 20 Lac 5.0 9.2 Cl, C, st eS

7242 gx 22 15.7 +37 18 Lac 2.6 12.0 vf, S, lbM, f of 2

i1442 OC 22 16.5 +54 03 Lac - 9.1 Cl of neb stars

7261 OC 22 20.4 +58 05 Cep 6.0 8.4 Cl, L, pri, lC

7252 gx 22 20.7 -24 41 Aqr 2.2 12.1 f, S, r, er

7296 OC 22 28.2 +52 17 Lac 4.0 10.0 Cl, ir, lC, st vS

7293 Pl 22 29.6 -20 48 Aqr 12.8 - ! pf, vL, e or biN

7302 gx 22 32.4 -14 07 Aqr 1.9 12.1 f, pS, r, vsbMSN; = iC 5228

7309 gx 22 34.3 -10 21 Aqr 2.1 12.5 vf, pL, r, glbM, r

7320 gx 22 36.1 +33 57 Peg 2.2 12.7 f, vS

7331 gx 22 37.1 +34 25 Peg 10.7 9.5 B, pL, pme 163deg , smbM

l ’ASTROFILO

da una costellazione all’altra

numero 23 - ottobre 2010

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elementi descrittivi
NGC/IC
Lista delle abbreviazioni per gli oggetti NGC/IC 'arc minutes [minuti d’arco] !remarkable [notevole] !!very remarkable [molto notevole] !!!a magnificent or interesting object [oggetto magnifico o interessante] "arc seconds [secondi d’arco] ()items questioned by Dreyer [elementi messi in discussione da Dreyer] *a star [stella singola] **double star [stella doppia] ***triple star [stella tripla] *10a star of 10th magnitude [stella di decima magnitudine] *7-8star of magnitude 7 or 8 [stella di magnitudine 7 o 8] Ababout [circa] almalmost [quasi] amamong [fra] annulannular or ring nebula [nebulosa ad anello] appappended [attaccato] attattached [adiacente] Bbright [brillante] bbrighter [più brillante] betbetween [in mezzo] bfbrightest towards the following side [molto brillante verso il lato che segue] biNbinuclear [con due nuclei] bnbrightest towards the north side [molto brillante verso il lato nord] bpbrightest towards the preceding side [molto brillante verso il lato che precede] bsbrightest towards the south side [molto brillante verso il lato sud] Ccompressed [concentrato] cconsiderably [notevolmente] C+N Cluster+Nebula [ammasso con nebulosa] chchevelure [sembianza cometaria] Clcluster [ammasso] cocoarse, coarsely [approssimativo] comcometic (cometary form) [a forma di cometa] compcompanion [compagno] contin contact [a contatto] ddiameter [diametro] Ddouble [doppio] defdefined [definito] difdiffused [diffuso] difficdifficult [difficile] distdistance or distant [distanza o distante] Eextended [esteso] eextremely, excessively [estremamente, eccessivamente] eemost extremely [esageratamente] ereasily resolvable [facilmente risolvibile] excexcentric [eccentrico] Ffaint [tenue, fioco] ffollowing (eastward) [che segue (verso est)] ggradually [gradualmente] GC Globular Cluster [ammasso globulare] globglobular [globulare] grgroup [gruppo] Gx Galaxy [galassia] iirregular [irregolare] iFirregular figure [figura irregolare] invinvolved, involving [intricato, avvolgente] Llarge [ampio] llittle, long [piccolo, lungo] mmagnitude [magnitudine] Mmiddle, or in the middle [medio, nel centro] mmuch [molto] mmmixed magnitudes [magnitudine mista] mn.milky nebulosity [nebulosità lattiginosa] nnorth [nord] NNucleus, or to a Nucleus [nucleo, del nucleo] Nb nebula [nebulosa] nebnebula [nebulosa] nebsnebulous [nebuloso] nebynebulosity [nebulosità] nfnorth following [che segue a nord] npnorth preceding [che precede a nord] nrnear [vicino] nsnorth-south [nord-sud] OC Open Cluster [ammasso aperto] Ppoor (sparse) in stars [stelle sparse] ppreceding (westward) [che precede (verso ovest)] ppretty (before F, B, L, S) [grazioso (prima di F, B, L, S)] pfpreceding-following [precedente-seguente] pgpretty gradually [gradatamente grazioso] planplanetary nebula (same ’as PN) [nebuola planetaria (come PN e Pl)] pmpretty much [molto carino] PNplanetary nebula [nebulosa planetaria] probprobably [probabilmente] pspretty suddenly [improvvisamente carino] rresolvable (mottled, not resolved) [risolvibile (a chiazza, non risolto)] Rround [rotondo] Ririch [ricco] RRexactly round [esattamente rotondo] rrpartially resolved, some stars seen [parzialmente risolto, osservate alcune stelle] rrrwell resolved, clearly consisting of stars [ben risolto, chiaramente composto di stelle] Ssmall in angular size [piccolo in dimensione angolare] ssouth [sud] ssuddenly (abruptly) [improvvisamente] S*small (faint) star [stella debole] scscattered [sparpagliato] sevseveral [numerosi] sfsouth following [che segue a sud] shshaped [di forma] smsmaller [più piccolo] spsouth preceding [che precede a sud] st 9..13stars from the 9th to 13th magnitude [stelle di magnitudine fra la 9a e la 13a] st 9...stars from the 9th magnitude downwards [stelle di magnitudine più brillanti della 9a] ststars [stelle] stellstellar, pointlike [stellare, puntiforme] suspsuspected [sospetto] traptrapezium [trapezio] triangleforms a triangle with [di forma triangolare] triNtri-nuclear [a tre nuclei] vvery [molto] varvariable [variabile] vvvery, very [moltissimo]
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regione celeste dello sciame me-teorico delle Lacertidi, attivo inagosto e settembre.

Senza indugiare ol-tre, passiamo dun-

que nella sottostantecostellazione del Pe-gaso, dove, in prossi-mità del confine colCavallino, troviamouno degli ammassiglobulari più ricchi ecompatti della voltaceleste, M15, scopertoda Maraldi nel 1746. Disesta magnitudine,

ampio 12,3’ e di-stante poco oltre30mila anni luce,ha un’estensionereale di 130 anni.L’ammasso pre-

senta una regione centrale piutto-sto luminosa e densa, e un alonericco di stelle. Mentre le regioni

periferiche sono facilmente risol-vibili con strumenti amatoriali dipiccola apertura, è necessario al-meno un 200 mm per iniziare arisolvere alcune stelle del nucleo.È comunque rintracciabile facil-mente con un buon binocolo sottocieli bui e l’osservazione è ulte-riormente impreziosita dal fatto ditrovarsi al centro di un triangolodi stelle di magnitudine compresatra la sesta e l’ottava.Dopo un ammasso globulare unagalassia spirale, NgC 7331, dimagnitudine 9,5 e dimensioni6’x1,5’, con asse maggiore in di-rezione nord-sud. La troviamoprossima al confine con la Lucer-tola e si presenta con bracci dispirale mediamente sviluppati euna modesta barra centrale. Leregioni esterne risultano modera-tamente deformate dall’intera-zione gravitazionale con altregalassie; pare infatti che in pas-

NGC 7331 èconsideratamolto similealla nostra ga-lassia, ma isuoi dintornisono desisa-mente più af-follati: questogruppo di ga-lassie è chia-mato DeerLick. [DonGoldman]

Il riquadro inseritonell’immagine qui adestra rappresentail campo dell’imma-

gine in alto. Sonoindicati i nomi di

varie galassie. Fuori dal riquadro,in alto a destra, è

visibile il Quintettodi Stephan.

l ’ASTROFILO

da una costellazione all’altra

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Una bellissima immagine dellagalassia barrata NGC 7479, in uncampo di coloratissime stelle.[Bruce Pipes]

disco uniforme leggermente piùluminoso verso la parte interna,può essere sufficiente un 150 mmse il cielo è sufficientemente buio.Le ultime galassie che consi-gliamo di non perdere sono NgC7332 e NgC 7339, molto vicinefra loro nella regione centrale delPegaso. La prima è di tipo pecu-liare, catalogata come S0, ha ma-gnitudine 11 e dimensioni 3,7’x1,0’. Mostra una regione centraleestesa e molto brillante e unastruttura a fuso priva di dettagli.A 5’ di distanza in direzione ovestsi trova la seconda, una spirale didimensioni simili alla precedentema di magnitudine 12,1, quindimeno facile da osservare ma pursempre alla portata di aperturedell’ordine dei 200-250 mm. Nel Pegaso si trovano anche al-cune stelle doppie interessanti,come Σ2877, i cui membri, sepa-rati di 16” (e quindi facilmente ri-solvibili) hanno magnitudine 6,5e 9,7 e colorazione contrastante

un 200 mm, che permetterà di ri-conoscere la regione centrale e leparti più luminose della barra.Diametri superiori consentono dimeglio apprezzare lo sviluppo deibracci.Nella parte nord-occidentale dellacostellazione troviamo un’altrabellissima galassia, NgC 7217,una spirale di decima magnitu-dine, ampia 3,5’x3,0’, che si pre-senta quasi perfettamente difronte, mostrando un disco piut-

tosto uniformecon bracci quasiindistinguibili pertanto che sono av-volti. Per identifi-carne il piccolo mabrillante nucleo,circondato da un

sato fosse legata a NgC 7320,una delle galassie del grupponoto come quintetto di Stephan,distante circa mezzo grado versosud-ovest. Nel campo di NgC7331 sono presenti numerosepiccole galassie, tra cui citiamoNgC 7335, 7336, 7337 e, più lon-tana, 7340. Per poterla osservare è oppor-tuno utilizzare un telescopio di al-meno 200 mm di diametro,mentre per percepire la luce dellecompagne più luminose è neces-sario uno strumento di almeno300 mm di apertura.Circa 3° a sud di Markab (l’alfadel Pegaso) troviamo invece NgC7479, un’altra bella galassia aspirale barrata, di magnitudinevisuale 11 ed estensione pari acirca 4’x3’. in questo caso labarra è estesa, luminosa, sottilee disposta in direzione nord-sud,e da essa si allontanano due lun-ghi bracci che si avvolgono sullagalassia stessa in maniera leg-germente asimmetrica. Per rin-tracciarla è già sufficiente untelescopio di 150 mm di apertura,ma si consiglia di usare almeno

l ’ASTROFILO

da una costellazione all’altra

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Viste quasi di ta-glio, ecco la

coppia di galas-sie NGC 7332 e

NGC 7339 inuna ripresa diMark de Regt

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NGC/IC TIPO A.R. DEC. COSTEL. ARCMIN. MAG. ELEMENTI DESCRITTIVI ➔

7332 gx 22 37.4 +23 48 Peg 4.2 11.0 cB, S, me 156deg , smbMN, p of 2

7339 gx 22 37.8 +23 47 Peg 3.0 12.1 f, pS, me 89deg , vglbM, f of 2

7371 gx 22 46.1 -11 00 Aqr 2.1 12.1 vf, pL, r, lbM

7380 C+N 22 47.0 +58 06 Cep 25.0 7.2 Cl, pL, pri, lC, st 9...13

7377 gx 22 47.8 -22 19 Aqr 2.2 11.6 pB, S, vle, vgmbM, *12 p

7385 gx 22 49.9 +11 36 Peg 1.6 12.3 cf, S, r, glbM, *11 np

7386 gx 22 50.0 +11 42 Peg 2.1 12.5 cf, S, r, pgbM, f of 2

7392 gx 22 51.8 -20 36 Aqr 2.0 11.9 pB, pS, le 120deg , mbM

7416 gx 22 55.7 -05 30 Aqr 3.4 12.3 f, pL, pme, vgbM

7448 gx 23 00.1 +15 59 Peg 2.7 11.7 pB, L, e 173deg , vgbM, *11 f 2'.5

7457 gx 23 01.0 +30 09 Peg 4.4 10.8 cB, cL, le, gmbM, r, 2 S st n

7469 gx 23 03.3 +08 52 Peg 1.8 11.9 vf, vS, vsmbM *12

7479 gx 23 04.9 +12 19 Peg 4.1 11.0 pB, cL, me 12deg , bet 2 st

7492 gb 23 08.4 -15 37 Aqr 6.2 11.5 ef, L, Cl of ef st

7510 OC 23 11.5 +60 34 Cep 4.0 7.9 Cl, pri, pC, fan-sh, st pB

7585 gx 23 18.0 -04 39 Aqr 2.3 11.7 pB, pS, ir, gbM

7606 gx 23 19.1 -08 29 Aqr 5.8 10.8 pf, cL, pme 0deg +/-

7619 gx 23 20.2 +08 12 Peg 2.9 11.1 cB, pS, r, psbM

7623 gx 23 20.5 +08 24 Peg 1.9 12.4 f, vS, r, psbM

7625 gx 23 20.5 +17 14 Peg 1.8 12.1 pB, cS, r, smbM

7626 gx 23 20.7 +08 13 Peg 2.5 11.2 cB, pS, r, psbM

7671 gx 23 27.3 +12 28 Peg 1.7 12.7 pB, S, r, vsmbM, *9 p

7678 gx 23 28.5 +22 25 Peg 2.3 12.2 vf, pL, vle, lbM, am 4 st

7720 gx 23 38.5 +27 02 Peg 1.9 12.6 f, S, le, bM, am st

7721 gx 23 38.8 -06 31 Aqr 3.4 11.8 pf, cL, e 12deg +/- , vgbM

7723 gx 23 38.9 -12 58 Aqr 3.6 11.1 cB, cL, e, gmbM, r

7727 gx 23 39.9 -12 18 Aqr 4.2 10.7 pB, pL, ir, mbM

7741 gx 23 43.9 +26 05 Peg 4.0 11.4 cf, cL, ir, D* 10-12 np 2'

7742 gx 23 44.3 +10 46 Peg 2.0 11.5 cB, cS, gmbM, *12 f 72"

7743 gx 23 44.4 +09 56 Peg 3.1 11.2 pf, S, r, *14 sf

7762 OC 23 49.8 +68 02 Cep 11.0 10.0 Cl, pri, pC, st 11...15

7769 gx 23 51.1 +20 09 Peg 1.8 12.1 pf, pS, r, mbM

7771 gx 23 51.4 +20 07 Peg 2.7 12.3 pB, pL, e 84deg , bM, n of 2

7814 gx 00 03.3 +16 09 Peg 6.3 10.5 cB, cL, e, vgbM

7817 gx 00 04.0 +20 45 Peg 3.7 12.0 pf, cL, me 45deg +/- , lbM

14 gx 00 08.8 +15 49 Peg 3.0 12.0 vf, pS, r, glbM

16 gx 00 09.1 +27 44 Peg 2.1 12.0 pB, S, r, bM

23 gx 00 09.9 +25 55 Peg 2.3 12.0 3 S st + neb

40 Pl 00 13.0 +72 32 Cep 0.6 11.0 f, vS, r, vsmbM, *12 sp

188 OC 00 44.0 +85 20 Cep 14.0 8.1 Cl, vL, r, 150-200 st 10...18

elementi descrittivi
NGC/IC
Lista delle abbreviazioni per gli oggetti NGC/IC 'arc minutes [minuti d’arco] !remarkable [notevole] !!very remarkable [molto notevole] !!!a magnificent or interesting object [oggetto magnifico o interessante] "arc seconds [secondi d’arco] ()items questioned by Dreyer [elementi messi in discussione da Dreyer] *a star [stella singola] **double star [stella doppia] ***triple star [stella tripla] *10a star of 10th magnitude [stella di decima magnitudine] *7-8star of magnitude 7 or 8 [stella di magnitudine 7 o 8] Ababout [circa] almalmost [quasi] amamong [fra] annulannular or ring nebula [nebulosa ad anello] appappended [attaccato] attattached [adiacente] Bbright [brillante] bbrighter [più brillante] betbetween [in mezzo] bfbrightest towards the following side [molto brillante verso il lato che segue] biNbinuclear [con due nuclei] bnbrightest towards the north side [molto brillante verso il lato nord] bpbrightest towards the preceding side [molto brillante verso il lato che precede] bsbrightest towards the south side [molto brillante verso il lato sud] Ccompressed [concentrato] cconsiderably [notevolmente] C+N Cluster+Nebula [ammasso con nebulosa] chchevelure [sembianza cometaria] Clcluster [ammasso] cocoarse, coarsely [approssimativo] comcometic (cometary form) [a forma di cometa] compcompanion [compagno] contin contact [a contatto] ddiameter [diametro] Ddouble [doppio] defdefined [definito] difdiffused [diffuso] difficdifficult [difficile] distdistance or distant [distanza o distante] Eextended [esteso] eextremely, excessively [estremamente, eccessivamente] eemost extremely [esageratamente] ereasily resolvable [facilmente risolvibile] excexcentric [eccentrico] Ffaint [tenue, fioco] ffollowing (eastward) [che segue (verso est)] ggradually [gradualmente] GC Globular Cluster [ammasso globulare] globglobular [globulare] grgroup [gruppo] Gx Galaxy [galassia] iirregular [irregolare] iFirregular figure [figura irregolare] invinvolved, involving [intricato, avvolgente] Llarge [ampio] llittle, long [piccolo, lungo] mmagnitude [magnitudine] Mmiddle, or in the middle [medio, nel centro] mmuch [molto] mmmixed magnitudes [magnitudine mista] mn.milky nebulosity [nebulosità lattiginosa] nnorth [nord] NNucleus, or to a Nucleus [nucleo, del nucleo] Nb nebula [nebulosa] nebnebula [nebulosa] nebsnebulous [nebuloso] nebynebulosity [nebulosità] nfnorth following [che segue a nord] npnorth preceding [che precede a nord] nrnear [vicino] nsnorth-south [nord-sud] OC Open Cluster [ammasso aperto] Ppoor (sparse) in stars [stelle sparse] ppreceding (westward) [che precede (verso ovest)] ppretty (before F, B, L, S) [grazioso (prima di F, B, L, S)] pfpreceding-following [precedente-seguente] pgpretty gradually [gradatamente grazioso] planplanetary nebula (same ’as PN) [nebuola planetaria (come PN e Pl)] pmpretty much [molto carino] PNplanetary nebula [nebulosa planetaria] probprobably [probabilmente] pspretty suddenly [improvvisamente carino] rresolvable (mottled, not resolved) [risolvibile (a chiazza, non risolto)] Rround [rotondo] Ririch [ricco] RRexactly round [esattamente rotondo] rrpartially resolved, some stars seen [parzialmente risolto, osservate alcune stelle] rrrwell resolved, clearly consisting of stars [ben risolto, chiaramente composto di stelle] Ssmall in angular size [piccolo in dimensione angolare] ssouth [sud] ssuddenly (abruptly) [improvvisamente] S*small (faint) star [stella debole] scscattered [sparpagliato] sevseveral [numerosi] sfsouth following [che segue a sud] shshaped [di forma] smsmaller [più piccolo] spsouth preceding [che precede a sud] st 9..13stars from the 9th to 13th magnitude [stelle di magnitudine fra la 9a e la 13a] st 9...stars from the 9th magnitude downwards [stelle di magnitudine più brillanti della 9a] ststars [stelle] stellstellar, pointlike [stellare, puntiforme] suspsuspected [sospetto] traptrapezium [trapezio] triangleforms a triangle with [di forma triangolare] triNtri-nuclear [a tre nuclei] vvery [molto] varvariable [variabile] vvvery, very [moltissimo]
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numero 23 - ottobre 2010

da una costellazione all’altra

ASTROFILOl ’

giallo e blu. Non meno interes-sante, e ancor più alla portata dipiccoli strumenti, con i sui 22’ diseparazione, è il sistema binarioΣ2841, composto di due astri dimagnitudine 6,4 e 7,9 di coloregiallo e verdino rispettivamente.

incastonata fra Pegaso e Del-fino c’è la costellazione del Ca-

vallino. La menzioniamo solo perdovere di cronaca, poiché a li-vello amatoriale è del tutto insi-gnificante e l’unico oggettodegno di nota è la stella doppiaDelta equulei. Scoperta cometale nel 1852 da Struve, fu permolti anni la binaria con il pe-riodo più breve conosciuto: 5,7anni. Con un periodo così cortosarebbe un bel soggetto per gliastrofili, se non fosse che la se-parazione massima è di appena0,35” e proprio l’anno scorso siè verificato il periastro, quindinessuna possibilità per stru-menti amatoriali.

Scendendo a sud del Cavallinosi entra nella costellazione

zodiacale dell’Acquario, le cui duestelle più brillanti, Sadalmelik(l’alfa) e Sadal-suud (la beta)sono di terzamagnitudine.Siamo dunquein presenza diun’altra costel-lazione poco vi-stosa, ma que-sta volta cisono interes-santi oggetti da

andare a vedere, alcuni dei qualiappartenenti al catalogo di Mes-sier. iniziamo da M2, un ammassoglobulare posto 5° a nord BetaAquarii e alla portata di piccolitelescopi, grazie alla sua magni-tudine di 6,5 che teoricamente lorende visibile anche a occhionudo sotto cieli eccezionali. Perrisolverlo parzialmente in stelle ècomunque necessario un telesco-pio di 200-250 mm di diametro,e ciò a causa della notevole di-stanza alla quale è posto, stimatain circa 50mila anni luce.Scendendo verso ovest, dovel’Acquario s’incunea all’internodel Capricorno, troviamo altri treoggetti interessanti: M72, M73 ela Saturn Nebula (NgC 7009). ilprimo è anch’esso un ammasso

M2 è un brillante ammasso globu-lare difficile da risolvere in stellecon piccoli telescopi a causadella sua rilevante distanza.

Immagineprofessio-

nale di M73,notevole am-

masso glo-bulare

dell’Acquario[NASA/ESA]

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numero 23 - ottobre 2010

da una costellazione all’altra

ASTROFILOl ’

globulare molto distante (attornoai 60mila anni lice), di magnitu-dine 9,4 ma non particolarmentespettacolare, a meno che non siusino diametri di 400-500 mm,con i quali risulta molto brillantee circolare nelle regioni centrali,ma meno regolare in periferia,dove le simmetrie svaniscono.M73 è invece un ammassoaperto di magnitudine 9, che al-l’osservazione stupisce un po’per il fatto di essere composto di

pochissime stellesparse su un’areadi soli 3’.e veniamo alla co-siddetta “SaturnNebula”, una ne-bulosa planetariache effettivamen-te all’osservazio-ne, ma ancor piùin fotografia, puòricordare la silho-uette di Saturno

circondato dai suoi anelli. Èampia quasi 2’ e ha magnitudi-ne 8, quindi sipresta ad es-sere osservataanche con pic-coli telescopi,nei quali simostrerà co-me una stellabrillante al-quanto sfoca-ta. Telescopidi 200-250 mminiziano a mo-strare le anseche disegna-no gli “anelli”e in ottimecondizioni di cielo si intuisceanche la regione centrale piùscura. Ma la Saturn non è l’unicacelebre nebulosa planetaria del-l’Acquario, c’è infatti, nella partemeridionale della costellazione,anche la Helix Nebula (NgC7293), un oggetto elusivo al-l’oculare del telescopio ma chediventa bellissimo in fotografia,grazie anche al suo diametro diquasi 13’ e ai colori variabili dal

centro verso le regioni piùesterne. È sicuramente una dellepiù spettacolari planetarie ditutto il cielo.

già che stiamo girando attornoal Capricorno, vediamo che

cosa ci offre anche quest’ultimacostellazione. A livello di stelleniente di veramente spettaco-lare, considerando che la più bril-lante è Deneb Algiedi (la delta),con la sua magnitudine di 2,85.in quanto a oggetti deep sky allaportata di gran parte degli astro-fili, ne incontriamo uno solo, 7° asud di Delta Capricorni, ed èM30, un ammasso globulare di-stante circa 40mila anni luce, dimagnitudine 7,5 e diametro di11’. Con telescopi di modestaapertura appare con un nucleopiuttosto denso e una periferia

non molto popolosa. Se non siusano ingrandimenti elevati, nelcampo dell’oculare appare lastella 41 Capricorni (di magnitu-dine 5,2), che può impreziosirel’eventuale ripresa fotografica.

Il desolato am-masso apertoM73 è compo-sto di sole 4stelline.

La magnifica nebulosa planeta-ria Helix è tra gli oggetti fotogra-fici più belli del cielo autunnale. [Woodland Hills Telescopes]

La caratteristica forma della Sa-turn Nebula spiega il motivo delsuo nome.

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astronautica

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Secondo l’agenzia Xinhua, la Cina avrebbe completato la co-struzione della propria ministazione spaziale. Il veicolo, il cuinome significa “Palazzo Celeste”, sarebbe sotto la fase di col-laudo delle caratteristiche elettriche, meccaniche e termichein vista del lancio programmato per il prossimo anno. Un vet-tore Lunga Marcia 2F sarebbe anch’esso sotto fase di test perle compatibilità con la stazione. Sempre secondo queste di-chiarazioni, la capsula Shenzhou 8 sarebbe già pronta per illancio da svolgersi durante la seconda parte del 2011, per ilprimo aggancio in orbita con Tiangong 1. La capsula verrebbelanciata senza equipaggio. Altre due Shenzhou sono in fasedi costruzione per due missioni con equipaggio da svolgersinel 2012 che permetteranno agli astronauti permanenze inorbita per condurre ricerche varie ed esperimenti. Il pro-gramma spaziale cinese viene svolto in totale segretezza egli unici mezzi di informazione ufficiali sono dovuti ai mediastatali. La Cina ha compiuto dal 2003 tre voli pilotati dive-nendo la terza nazione al mondo a inviare un uomo in orbita. Durante l’ultimo volo del 2008 è stata ancheeffettuata la prima passeggiata spaziale di un astronauta cinese. Le altre attività spaziali della Cina previsteper questo anno sono il lancio in ottobre della seconda missione di una sonda lunare, la costruzione del si-stema di navigazione satellitare Beidou e la continuazione dei lanci di satelliti per la ricognizione militare.

Tiangong 1 completata

Rientro distruttivo per il satellite ICESat

Rappresentazione grafica della ministazionespaziale cinese Tiangong 1.

Lo scorso 30 agosto ilsatellite ICESat è rien-trato distruttivamentenell’atmosfera terre-stre dopo sette anni divita operativa. La mis-sione condotta dal sa-tellite in questi anni èstata la misura dellospessore della crostaterrestre e dei ghiaccipolari. Lo scorso annoaveva smesso di fun-zionare il GeoscienceLaser Altimeter Sy-stem, uno degli stru-menti principali, con

cui venivano condotte le misurazioni; pertanto itecnici di missione avevano preso la decisione diabbassarne l’orbita per evitare che un satellite nonpiù funzionante andasse a intasare l’orbita bassa,liberando in questo modo uno slot orbitale. Per compiere la manovra di deorbiting, i tecnicihanno fatto compiere al satellite due accensioni dei

Il satellite ICESatrappresentato inorbita.

propri motori in giugno e luglio, così da abbassareil perielio dell’orbita fino a 125 miglia, in modo dapermettere alla tenue presenza di atmosfera aquella quota di funzionare da freno. Il satellite èrientrato alle 9:00 GMT di lunedì 30 agosto, disin-tegrandosi sopra il Mare di Barents.

Il satellite ICESat durantel’integrazione nell’ogivadel razzo. [NASA]

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a cura di Paolo Laquale

l ’ASTROFILOnumero 23 - ottobre 2010

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Il primo comandante canadese della ISS

Rendez-vous cinese?

Nicholas Johnson, esperto di space debris dellaNASA, ha dichiarato: “Il team di ICESat ha condottoun ottimo lavoro; in questo modo si è eliminata unapotenziale sorgente di detriti spaziali pericolosi peraltri satelliti”. Progettato per funzionare solamenteper tre anni, il satellite ha condotto 15 campagne dimisurazione per lo studio delle zone polari della Gro-enlandia e del Mare Antartico. ICESat ha anche mo-nitorato l’evoluzione delle nuvole e degli aerosolpresenti nell’atmosfera terrestre, e i mutamentinella vegetazione. Jay Zwally, Project Scientistpresso il Goddard Spaceflight Center della NASA, hadichiarato che le misure hanno confermato la dimi-

nuzione del ghiaccio presente in Groenlandia e chein Antartide la quantità di ghiaccio che si scioglie èmolto inferiore a quello che mostrano altri studi.“ICESat è stato un notevole successo scientifico cheha fornito informazioni dettagliate su come le massepolari terrestri cambiano con i cambiamenti clima-tici, permettendo ai politici di prendere le decisionimigliori”. La NASA sta sviluppando la missione ICE-Sat-2 il cui lancio è previsto nel 2015. Per colmareil gap di dati, alcuni ricercatori della NASA stannorealizzando uno strumento aviotrasportato con cuicondurre la Operation Ice Bridge, una campagnascientifica di misure dei ghiacci polari.

Secondo fonti dell’USAF (U.S. Air Force) ci sarebberodue satelliti cinesi in orbita terrestre che in questoperiodo starebbero testando manovre di rendez-vous. L’addetto stampa del dipartimento della difesaamericano avrebbe confermato alcuni reports osser-vativi riguardanti due satelliti in volo in formazione.Anche alcuni osservatori amatoriali hanno confer-mato alcune osservazioni di satelliti in formazione apartire già dalla metà di agosto, notando, anche in

Chris Hadfield sarà nel 2013 il primo comandante canadese duranteuna Expedition sulla ISS. Hadfield raggiungerà la ISS a bordo di unanavicella Soyuz nel dicembre del 2012 per una permanenza di sei mesia bordo della stazione spaziale internazionale; successivamente, nelmarzo del 2013, assumerà il ruolo di comandante della Expedition 35.L’annuncio è stato dato dal ministro per la scienza e la tecnologia GaryGoodyear che ha dichiarato: “La selezione di un astronauta canadeseper una missione di lunga durata come comandante della ISS riflettegli obiettivi del nostro programma di esplorazione spaziale e la ormaifamosa qualità del nostro corpo di astronauti”. Hadfield sarà il secondoastronauta di un altro Paese oltre Russia e Stati Uniti ad assumere ilruolo di comandante dell’avamposto orbitale dopo il belga Frank DeWinne dell’ESA nel 2009. L’astronauta ha dichiarato che questa oppor-tunità è un onore per sé stesso e per l’agenzia spaziale del suo Paesee tra le altre cose sarà il secondo canadese dopo Robert Thirsk ad ef-fettuare una missione di lunga durata. Hadfield è veterano di due volispaziali con compiti di mission specialist: STS-74 nel 1995, con l’ag-gancio alla stazione spaziale russa Mir, e la STS-100, che trasportò il

braccio robotico Canadarm-2 alla ISS; durante quest’ultima missione egli effettuò anche due attività ex-traveicolari per un totale di 14 ore e 54 minuti trascorsi all’esterno della stazione spaziale.

Foto ufficiale dell’astronauta ca-nadese Chris Hadfield. (NASA)

osservazioni ripetute, una leggera deviazione deiparametri orbitali che farebbe pensare a un tenta-tivo di docking. Anche Brian Weeden, ufficiale del-l’USAF, ha confermato che i due satelliti avrebberoavuto un contatto. Uno dei primi reports divenutipubblici riguardano le osservazioni di Igor Lissov, unanalista russo che ha iniziato a osservare i satelliti apartire dal 14 agosto scorso. Le osservazioni di Lis-sov indicavano che il satellite SJ-12 avesse una tra-iettoria simile al più anziano SJ-6F, ambedueappartenenti alla famiglia di satelliti Shijian, termine

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LRO completa la prima

fase di esplorazione

lunare

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astronautica

ASTROFILOl ’

che in cinese significa “pratica”. L’SJ-6F è partito nel-l’ottobre del 2008, mentre l’SJ-12 il 15 giugnoscorso; pertanto, il più recente inseguiva il più vec-chio. Secondo le osservazioni di Lissov, il passaggiopiù vicino si è avuto il 19 agosto scorso, e da quella

Lancio del satellite cinese SJ-12 coinvolto nell’ipote-tico rendez-vous con il satellite SJ-6F. [www.news.cn]

data si è notato il cambiamento nei parametri orbi-tali; questa osservazione pone le basi sull’ipotesi deltentativo di docking tra i due veicoli. Una confermada parte cinese non si è avuta.Ted Molczan, osservatore canadese, non ritiene in-vece valide le ipotesi di Lissov e Weeden anche sele ha definite molto “intriganti”. Altri osservatorihanno anche ipotizzato un secondo tentativo effet-tuato il 28 agosto, ma le osservazioni sono alquantofumose. Attualmente i due satelliti volano in forma-zione ad una distanza di circa un miglio. Il generaleTom Sheridan comandante dell’Air Force's Spaceand Missile Systems Center ha dichiarato: “Quelloche i cinesi stanno facendo è un lavoro duro per svi-luppare le loro capacità astronautiche, e l’eventualerendez-vous satellitare è un passo in avanti per ilprogramma spaziale cinese”. La Cina, come detto in precedenza, non ha confer-mato, ma tutto lascia presupporre che i tecnici cinesisi stiano preparando alle operazioni da compiere conla nuova ministazione spaziale Tiangong 1, di cui ab-biamo riferito in queste stesse pagine.

La sonda della NASA Lunar Recoinnas-sance Orbiter (LRO) ha completato, loscorso 16 settembre, la prima fase diesplorazione lunare durata un annosolare. Da un’orbita polare alta 31 mi-glia la LRO ha completato la stesura diuna mappa lunare ad alta risoluzionecon un dettaglio mai raggiunto prima.Oltre alla mappa, la LRO ha condottoricerche sulle risorse naturali, suinuovi possibili siti di atterraggio per lemissioni future e ha misurato con ac-curatezza i livelli di radiazione e ditemperatura superficiali. La missioneproseguirà spostando i propri obiettivida programmi di esplorazione a pro-grammi di ricerca più prettamente

Immagine del “Mare Tranquillitatis pit” ripreso dalla sonda LRO.

[NASA/GSFC/Arizona State University]

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ASTROFILOl ’

È stato battezzato“Igor il terribile”l’uragano fotogra-fato dall’astronautaDouglas Wheelockattualmente impe-gnato in una mis-sione di lungadurata sulla ISS.Durante un’intervi-sta su NASA TV, lostesso giorno dellaripresa (14 settem-bre scorso), Whee-lock ha dichiarato:“Siamo riusciti avedere l’uragano eil suo ‘occhio’ e at-traverso di essol’acqua dell’OceanoAtlantico; è statospettacolare, non cisono parole per de-scrivere ciò che abbiamo visto!”. Nel momento in cui scriviamo, l’uragano rimane di categoria 4 sullascala Safir-Simpson (la più alta è la categoria 5). Una delle attività degli astronauti a bordo della ISS èl’osservazione e la ripresa degli uragani durante il periodo che va da giugno a novembre quando si ha lapiù alta probabilità di formazione di questi eventi climatici.

Un uragano

dallo spazio

scientifica. Doug Cooke, amministratore associato dell’Exploration Systems Mission Directorate ha dichiarato:“Il team scientifico e tecnico della LRO ha raggiuntotutti gli obiettivi di missione e gli incredibili dati otte-nuti forniranno al mondo scientifico molte scoperte pergli anni a venire”. Ed Weiler, invece, amministratore as-sociato del Science Mission Directorate, ha dichiarato:“L’inizio ufficiale della fase scientifica della LRO scriveràun nuovo e intrigante capitolo sulla ricerca in ambitolunare”. Durante la nuova fase di esplorazione scienti-fica la sonda LRO continuerà a mappare la superficielunare nei prossimi quattro anni. Intanto, nelle ultimesettimane, sono giunte a Terra alcune immagini moltointeressanti dei cosiddetti “Lunar pits”, quei fori di pro-

babile origine vulcanica, che in precedenti immagini non lasciavano intravedere il fondo. Le ultime foto,invece, riprese con un angolo di illuminazione solare favorevole mostrano il fondo parzialmente illumi-nato. Quelle mostrate a corredo di questa notizia sono il Mare Tranquillitatis pit, con una larghezza tra i100 e i 115 metri e una profondità stimata di 100 metri, e una coppia di Lunar pits presenti nel Mare In-genii, le cui larghezze sono di circa di 120 metri, mentre la profondità è di circa 70 metri.

Immagine dei due “pits” del Mare Ingenii ripresidalla sonda LRO. [NASA/GSFC/Arizona State University]

L’uragano Igor ripreso dall’astronauta Douglas Wheelock a bordo della ISS.

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ASTROFILOl ’

Un “fato cosmico” ha decisoche due fratelli gemelli po-tessero ricongiungersi nellospazio durante l’ultima mis-sione dello Space Shuttle.Mark e Scott Kelly sono dueastronauti veterani dellaNASA, e ambedue capitanidella U.S. Navy. In questomese di ottobre Scott Kellyraggiungerà la ISS a bordodi una capsula russa Soyuzper una missione di sei mesidurante i quali prenderà ilcomando della Expedition26. Mentre sarà a bordodell’avamposto orbitale, saràraggiunto dal fratello Mark,comandante dello ShuttleEndeavour durante la mis-

sione STS-134 prevista per il febbraio 2011. Nati nel 1964 a sei minuti di distanza, 32 anni dopo sarebberostati scelti a far parte del corpo degli astronauti della NASA e in base alle loro dichiarazioni sarebbero rimastisorpresi di essere stati selezionati entrambi. “È un privilegio lavorare per il programma spaziale” ha dichiaratoScott Kelly. I due sono veterani di parecchi voli spaziali: Mark ha partecipato alle missioni STS-108 (2001),STS-121 (2006) e STS-124 (2008), mentre Scott ha partecipato alle missioni STS-103 (1999) e STS-118(2007). Ricordiamo che anche Paolo Nespoli farà parte della Expedition 26 e che a bordo dello Shuttle Endea-vour STS-134 ci sarà Roberto Vittori: due italiani contemporaneamente nello spazio in due missioni diverse!

Lo scorso mese di settembre la NASA ha annun-ciato la scelta dell’equipaggio della missioneLON (Launch On Need) denominata STS-335. Lamissione LON è la missione di salvataggio da effettuare in caso di necessità per riportare a Terra gliastronauti dello Shuttle Endeavour STS-134, ultima missione del Programma Shuttle. Il comandantesarà Chris Ferguson, veterano delle missioni STS-115 e STS-126, il pilota sarà Douglas Hurley, che havolato in precedenza nella missione STS-127, e con loro due mission specialists: Rex Walheim, veteranodei voli STS-110 e STS-122, e Sandra Magnus, veterana dei voli STS-112 e STS-126. Attualmente l’equi-paggio si sta preparando con un training generico in quanto non è ben chiara la possibilità di trasformarela missione STS-335 in una ulteriore missione, questa volta davvero l’ultima, dello Shuttle. Vi sono infattidifferenti vedute fra Casa Bianca e Senato degli Stati Uniti su ciò che si intende per anno fiscale 2011 equindi sul budget che sarà messo a disposizione dell’ente spaziale americano. In caso venisse approvato,questo ulteriore volo sarebbe rinominato in STS-135 e verrebbe lanciato nel giugno del 2011 con lostesso equipaggio; l’Atlantis, navetta destinata per la LON STS-335, sarebbe redivivo e volerebbe dav-vero la sua ultima missione. Bill Gerstenmaier, direttore delle operazioni spaziali presso il quartier ge-nerale della NASA, ha dichiarato: “Gli astronauti stanno iniziando l’addestramento sia come equipaggioper la missione di salvataggio, sia come equipaggio per l’eventuale missione aggiunta”.

Gemelli spaziali

L’equipaggiodella missioneLON STS-335.[NASA/Space-FlightNow]

Selezionato l’equipaggio della

LON STS-335

Foto ufficiale dell’astronauta Mark Kelly. [NASA]

Foto ufficiale dell’astronauta Scott Kelly. [NASA]

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