Duns Scoto e Guglielmo di Ockham

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Duns Scoto e Guglielmo di Ockham Duns Scoto Guglielmo di Ockham Prof.ssa Lucia Gangale

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Gli ultimi grandi esponenti della Scolastica medievale.

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Duns Scoto e Guglielmo di Ockham

Duns Scoto Guglielmo di Ockham

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Duns Scoto e Guglielmo di Ockham

Duns Scoto Guglielmo di Ockham

Prof.ssa Lucia Gangale

(Maxton, vicino Edimburgo, 1265 c.ca – Colonia, 1308). Teologo francescano. Studiò a Oxford e a Parigi e svolse attività di insegnamento a Parigi. Per l’acutezza del suo ingegno fu soprannominato doctor subtilis. Scrisse numerosi commenti alle opere di Aristotele.

(Surrey, vicino Londra, 1280 c.ca – Monaco di Baviera, 1349, morto di peste). Studia nel convento francescano di Oxford. Accusato di eresia, viene convocato da papa Giovanni XXII ad Avignone nel 1324 e nel 1326 alcuni suoi articoli sono condannati da una commissione papale. E’ tra i fondatori del gruppo michelita (da Michele da Cesena) che predica l’ideale di povertà di S. Francesco. Suo protettore nella polemica antipapale sarà l’imperatore Ludovico il Bavaro.

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Sono entrambi esponenti dell’ultimo periodo della Scolastica, in cui si professa l’inconciliabilità completa tra ragione e fede, dopo il grande lavoro di sistemazione per accordare le due svolto da San Tommaso d’Aquino, il quale aveva affermato che:-La ragione dimostra i ‘preamboli della fede’-Chiarisce, mediante analogie, le verità della fede-Controbatte alle argomentazioni contro la fede (philosophia ancilla theologiae)

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Duns Scoto

VolontarismoE’ affermato il primato della volontà sull’intelletto, sia in Dio che nell’uomo. Se l’uomo conosce è perché la volontà lo spinge a farlo. Allo stesso modo, Dio crea perché vuole, quindi è libero. Se fosse solo razionalità, non sarebbe libero, ma condizionato dalla sua natura.

Rapporto fede-ragioneLa fede ha priorità sulla ragione e non può dimostrare i preamboli della fede (esistenza di Dio, immortalità dell’anima, Provvidenza personale), oltre che argomenti sulla SS. Trinità e l’Incarnazione. Può solo fare congetture, ma mai raggiungere la certezza. La filosofia è una scienza «teorica», il regno della purezza e astrazione, dell’’essere in quanto essere’, senza rapporti con l’esperienza empirica degli uomini. La teologia, invece, è una scienza pratica, perché riguarda il comportamento morale che il credente deve seguire.

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Rapporto fede-ragioneLa ragione non può dimostrare i preambula fidei, come sosteneva San Tommaso, in quanto l’unica conoscenza deriva dai sensi. Dio rimane oggetto di fede e vi è ostilità e contrapposizione tra teologia e filosofia. La ragione è impotente in ambito religioso, poiché Dio è totalmente inconoscibile e la sua esistenza non è dimostrabile. Chi si affida alla filosofia per giungere a Dio si scontra con una molteplicità di opinioni inconcludenti e contraddittorie.

La conoscenzaL’unica forma possibile di conoscenza è quella che proviene dai sensi.

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Problema degli universali

Il «problema degli universali» è al centro del dibattito in tutta la Scolastica e deriva da un passo di Porfirio (discepolo di Plotino), le Isagoge (Introduzione) alle Categorie di Aristotele nella traduzione in latino fattane da Boezio. Porfirio si chiedeva se i termini universali come «uomo» o «animale» siano semplici concetti della mente o siano dotati di esistenza reale e se, in questo caso, fossero fuori dalle cose (come le idee platoniche) i fossero dentro le cose (come le forme di Aristotele).

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E’ orientato verso il concettualismo, ma non nega il realismo moderato. Rifiuta totalmente il nominalismo che riduce la conoscenza ad una finzione mentale cui non fa riscontro una realtà oggettiva. Rifiuta anche il realismo esagerato perché l’universale non può esistere al di fuori o nell’oggetto stesso. Per Duns Scoto le cose singole sono particolari ma non estranee all’essenza universale della specie cui appartengono. L’intelletto nota questa essenza e la astrae dalle cose stesse.

Sostiene il nominalismo, in quanto la realtà è costituita solo da esseri individuali e l’universale è una parola con cui si vogliono indicare più oggetti aventi caratteri affini. La parola uomo, ad esempio, è un simbolo creato convenzionalmente per raccogliere individui della stessa specie sotto un determinato segno, per comodità di espressione e comprensione. Tutto ciò che va oltre il sensibile è al di fuori dalla portata del sapere umano.

Problema degli universali

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Il «rasoio di Ockham»

L’unica nostra conoscenza, per Ockham, deriva dai sensi. E’ necessario, per Ockham, eliminare tutte quelle nozioni tradizionali della filosofia che non sono verificabili e che sono inutili alla conoscenza.

Vengono criticati i concetti di:

- Sostanza: non è legittimo andare oltre le qualità sensibili e postulare un supporto metafisico (la sostanza) che le sostenga;

-Causalità: non è lecito ipotizzare la realtà di una causa al di là dei fenomeni che osserviamo.

Non sunt multiplicanda entia praeter necessitatem

«Non bisogna moltiplicare gli enti oltre il necessario»

Concetto ripreso dall’empirismo seicentesco.

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La concezione politica in Ockham

Ockham è per la netta separazione fra il potere della Chiesa e quello dello Stato. La Chiesa è accusata di perseguire la ricchezza e di essere dispotica, mentre il Papa dovrebbe abbandonare il potere temporale ed esercitare sui fedeli un’autorità puramente spirituale.

Lo Stato per Ockham è superiore alla Chiesa, contrariamente a quanto affermato da San Tommaso.

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