Due parole coi neo-rappresentanti! · poste dei ragazzi e dei professori, senza mai portare in...

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Intervista rappresentanti d’I-stituto Ecco a voi l’intervista ai rappre-sentati d’Istituto! 1)Perché hai deciso di candi-darti? Samuel Felice: Ho deciso di can-didarmi perché amo la mia scuo-la,amo coinvolgere i ragazzi in qualcosa di costruttivo che può andare dai dibattiti pomeridiani sull'attualità o l'organizzazione di attività scolastica. Alessia Catarinella: Perché ho deciso di candidarmi… ci sono stati mille e uno motivi che mi hanno spinta a farlo, uno in parti-colare, nonché il più importante, riguardava i ragazzi. Da qualche anno a questa parte i ragazzi sembrano essere sempre più di-sinteressati alla realtà scolastica e l’obiettivo che avevo deciso di raggiungere nel caso fossi stata eletta era quello di proporre ini-ziative, spingere i ragazzi a stac-carsi un po’ da Facebook e far capire loro il reale valore della scuola, che man mano si sta per-dendo… purtroppo! Andrea Abbrancati: Quest'anno ho deciso di candidarmi perchè ho voglia di mettermi in gioco

per questa grande scuola, di provare a far sì che qualcosa cambi! Non è facile ma ce la voglio mettere tutta. Claudio Croce: Ho deciso di candidarmi perchè, a inizio an-no, appena sono entrato in isti-tuto, ho visto 2 crepe spavento-se e una parte di controsoffitto mancante. Allora ho pensato che dovevo dare una mano: vo-levo, e voglio ancora, combatte-re per questa scuola, e voglio farlo in prima linea! 2)Come intendi collaborare con gli altri rappresentati e-letti? Samuel Felice: Io, Ale, Andre e Claudio siamo rappresentanti e dopo quasi un mese di rappre-sentanza possiamo dire che per adesso il nostro lavoro sta pro-cedendo bene,il modo x colla-borare tra di noi è normalissi-mo:una volta a settimana ci becchiamo e ci confrontiamo poi ovviamente ci sentiamo via facebook o via sms. Alessia Catarinella: Mi impe-gnerò a contribuire con le mie idee senza imporle, imparando ad ascoltare le critiche, accet-tandole e adeguandomi alle scelte che verranno prese. Andrea Abbrancati: Io, Ales-sia, Claudio e Samuel siamo molto legati tra di noi e soprat-tutto c'è rispetto. Collaborere-mo ascoltandoci a vicenda, pen-sando e decidendo e agendo assieme. Secondo me è estre-mamente rilevante imparare a cogliere e fare propri gli aspetti e i lati positivi degli uni e degli altri: solo così raggiungeremo una collaborazione perfetta. Claudio Croce: Tenendoci sem-

pre aggiornati su tutte le novità e discutendo insieme le varie idee 3)Cercherai di creare un lega-me tra l’Istituto Tecnico e il Liceo? Samuel Felice: E’ molto difficile creare un legame,il Tecnico ha esigenze e problematiche com-pletamente differenti al vostro

liceo comunque abbiamo lo stes-so preside e lo stesso tipo di or-ganizzazione e quindi durante l'anno ci sarà modo di legare le due nostre bellissime realtà attra-verso (per esempio) cene di isti-t u t o . Alessia Catarinella: Ovviamente. Perlomeno ci proveremo. Il Ma-jorana è in primis un Istituto di Istruzione Superiore che com-prende il Liceo Scientifico e l’I-stituto Tecnico. Tutte le iniziati-ve che verranno proposte saranno aperte ad entrambe le sezioni e noi rappresentanti stessi ci terre-mo sempre in contatto e aggior-nati sulle dinamiche delle due realtà. Andrea Abbrancati: Si, ritengo che sia importante creare un le-

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esempio. In quanto mediatori, prenderemo il meglio delle pro-poste dei ragazzi e dei professori,

senza mai portare in secondo pia-no una delle due “fazioni”. Andrea Abbrancati: Secondo me la comunicazione tra studenti e professori è abbastanza buona. Non ci sono insegnanti malefici e crudeli,anzi, sono tutti molto u-mani sempre disposti a dare una mano quando si è in difficoltà. Tutto certamente ha comunque un margine di miglioramento. Claudio Croce: Secondo me la collaborazione è già molto buo-na; chiaramente ci sono sempre state discordie tra alcuni studenti e docenti, ma sempre ci saranno! 5)Ritieni che ci sia un’adeguata partecipazione studentesca? Hai in mente di ottenere un maggiore coinvolgimento? Samuel Felice: Per quanto ri-guarda il tecnico sarò sincero il numero limite di persone che re-almente si interessano si avvici-nano alla 20ina ma il mio compi-to è appunto che questo numero di persone cresca durante l'anno. Alessia Catarinella: Sono in cari-ca da neanche un mese, ma devo ammettere che per essere agli inizi di questo anno scolastico c’è stata una bella partecipazione da parte dei ragazzi… che però

può diventare ancora più gros-sa. L’importante è capire cosa vogliono i ragazzi, solo in que-sto modo tutti si sentiranno spinti nel partecipare a ciò che gli viene proposto. Andrea Abbrancati: Ultima-mente ho notato che gli studenti hanno voglia di informarsi e di partecipare attivamente alla vita scolastica! Basti guardare l'ele-vato numero di persone al pri-mo comitato e alla manifesta-zione del 14! Claudio Croce: Secondo me si, e la manifestazione del 14 No-vembre lo ha confermato. Ho in mente di ottenere un maggior coinvolgimento perchè, per la disastrosa situazione scolastica attuale, è necessario il massimo numero di partecipanti 6)Ritieni che gli studenti siano informati adeguatamente ri-guardo alla situazione scola-stica attuale? E se no, come potrebbe essere migliorata? S a m u e l F e l i c e : No,assolutamente. Io in classe ho gente che mi chiede chi sia Profumo. È grave ma il mio compito o meglio il mio dovere è quello che i ragazzi escano da quel muro di menefreghismo e che inizino a vivere la proprio vita a 360 gradi. Quando ne a-vranno bisogno io ci sarò! Alessia Catarinella: Purtroppo a questa domanda non posso rispondere con certezza… sono dell’idea che se un ragazzo lo vuole e ci crede può essere più che informato, se non gli inte-ressa ciò che gli succede intor-no rimane nella sua ignoranza. Di certo noi ci impegneremo ad aiutare i ragazzi ad essere infor-mati convocando comitati o riu-nioni alle quali tutti possono partecipare e utilizzando questo

nuovo mezzo di comunicazione: Facebook. Grazie per l’intervista J Andrea Abbrancati: Gli studenti sono a conoscenza di ciò che gli accade intorno, di come si sta evolvendo la situazione scolasti-ca. L'informazione però deve es-sere sempre in circolazione e speriamo di riuscire a mantenere loro in costante aggiornamento passando per le classi, organiz-zando comitati o collettivi e sfruttando la pagina presente su Facebook. Ci terrei a ricordare il ruolo FONDAMENTALE dei Rappresentanti di classe: il mez-zo di comunicazione tra i Rap-presentanti d' Istituto e gli stu-denti siete voi! Claudio Croce: Uno degli aspetti positivi della nostra scuola, ri-spetto ad altre, è che una grandis-sima parte di studenti sia molto informata, questo anche grazie al loro interesse! In ogni caso ci impegneremo al massimo affin-chè l'informazione sia sempre adeguata.

Eliana&Lucrezia

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“IL MAJO NON E’ PROTETTO – CI CASCA ADDOSSO IL TETTO!”. Questo è lo slogan con cui si è presentato il Majora-na, la nostra scuola, al corteo stu-dentesco del 12 ottobre, organiz-zata dal LAST (LAboratorio STudentesco) nello stesso giorno dello sciopero generale indetto dal sindacato FLC-CGIL.

Ritrovatisi puntuali alle 8.00 da-vanti alla sede scientifica, stu-denti del liceo e del tecnico han-no avuto modo di organizzarsi e andare a manifestare non solo per motivi di interesse comune quali i vari tagli alla scuola, tormento-ne delle manifestazioni degli un-timi anni, ma per un motivo d’in-teresse “privato” (se così può es-sere definito): come si può nota-re, all’ultimo piano dell’ala Sud del complesso liceale, subito do-po le scale, fin dall’estate manca un pezzo del soffitto, mentre al-l'altezza delle segreterie si apro-no crepe preoccupanti. Inoltre le aule, progettate per accogliere bambini di 6/11 anni, essendo l’edificio l’unione di due ex scuole elementari, non possono ospitare più di 23 alunni per le norme imposte dalla ASL.

La legge impone, però, che le classi siano composte da un mi-nimo di 25 allievi. Per questo motivo il preside ha dovuto ri-nunciare alla presidenza per ac-cogliere una classe: la 2 Bs, men-tre la biblioteca è stata costretta ad ospitare la II Cs. La V B poi, è “la classe orfana di un’aula”, co-me l'ha definita Raffaella Paisio, che descrive bene la situazione del Majorana e non solo, nell’ar-

ticolo pubblicato su “La Repub-blica”: «La VB, invece, è la classe itinerante. “Cioè?”. Un' aula sua non ce l' ha, così va a far lezione nelle classi altrui, quando sono vuote». Nell’arti-colo della Paisio segue la de-scrizione di come funzionino gli spostamenti, ovvero dell’ob-bligo delle classi del piano ter-reno a spostarsi nei laboratori nelle ore prestabilite, così da lasciare l’aula disponibile.

Ma il Majorana non è da solo, sfortunatamente: le classi 4e e 5e dell’alberghiero Colombatto si sono dovute spostare presso l’istituto Primo Levi per l’inagi-bilità di una parte del loro isti-tuto e il 19 ottobre è crollato un pannello del controsoffitto di una classe dell’ ITES Rosa Lu-xemburg.

I rappresentanti hanno potuto contare ben più di 150 studenti presenti al corteo, pronti a urla-re slogan per promuovere la propria causa e… qualcuno li ha sentiti: compare infatti su “La Stampa” l’intervista a Au-relio Forza, studente del liceo, («C’è una crepa nel muro da anni mai riparata e al secondo piano è caduto l’intonaco dal soffitto») e su “La Repubbli-ca”quella a Fabio Migliaccio, ex rappresentante d’istituto, («nell’ala appena ristrutturata cadono pezzi d’intonaco dal soffitto. E in quella vecchia sia-mo in 25 in aule che un tempo ospitavano classi delle elemen-tari. Abbiamo segnalato più volte la situazione, ma senza ottenere nulla»).

Ed è proprio per segnalare la si-tuazione che i docenti hanno de-ciso di scrivere e inoltrare un’al-tra lettera alla Provincia, epistola letta ad alta voce dai rappresen-tanti d’istituto uscenti prima di dirigersi in piazza Arbarello, ac-colta da un'ovazione da parte dei presenti.

Per organizzare la partecipazione del Majorana al corteo del 12 ottobre è stato precedentemente indetto un comitato studentesco durante il quale si è anche accen-nato alle manifestazioni future, ipotizzando una partecipazione a quella di sabato 17 novembre, giornata mondiale del diritto allo studio. Si è anche discusso della protesta del 5 ottobre, sfociata alla fine nelle cariche della poli-zia. I rappresentanti hanno spie-gato la loro decisione di non par-tecipare dicendo che era stata organizzata dal KSA (Kollettivo Studentesco Autorganizzato), gruppo prettamente anarchico; non era quindi prevedibile con certezza che la manifestazione andasse a buon fine.

Reputando dunque fondamentale l’informazione e la sicurezza per gli studenti, i nostri ex rappresen-tanti lasciano la carica dicendo: «Sarebbe bello un Majorana uni-to per una causa che interessa a tutti».

Alessandro Cutrupi

Majorana: un motivo in più per farsi sentire

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«Guerriglia ai cortei anti-crisi», «Una ventina di ragazzi accer-chiano e aggrediscono un poli-ziotto», «Gli studenti invadono e danneggiano la Provincia». Que-sto è il modo di fare notizia oggi: i giornali cercano l’“audience” raccontando la violenza, dimenti-candosi che il loro ruolo è descri-vere ciò che accade e non solo quello che è ritenuto più accatti-vante.

Il 14 novembre si è svolto uno sciopero a livello europeo contro la crisi e l’austerity. Le piazze erano gremite di studenti pronti a gridare il loro dissenso per ciò che sta accadendo: possibile che l’unica soluzione al debito pub-blico sia negare la possibilità di formare al meglio coloro che sa-ranno il futuro dell’Italia? E’ ne-cessario per forza negare il libero confronto di studenti e professori con la realtà scolastica, eliminan-do il consiglio d’istituto e sosti-tuendolo con il consiglio di auto-nomia, che potrà strumentalizza-re il sapere perché i membri del n u o v o c o n s i g l i o “generosamente” si saranno of-ferti di sostenere le spese di una scuola? Gli studenti italiani do-vranno continuare a studiare in

strutture pericolanti, in cui il controsoffitto crolla, il riscalda-mento non funziona e le crepe dilaniano le pareti? Con queste e molte altre domande si è an-dati per i centri città cercando ascolto e risposte. Però le rispo-ste ai quesiti non arrivano: evi-dentemente queste manovre finanziarie, che intaccano i di-ritti fondamentali del cittadino (oltre all’istruzione toccano sa-nità e lavoro), sono considerati indispensabili. D’altronde per far quadrare dei conti bisogna prendere in considerazione dei numeri, e non degli individui, il che rende tutto più semplice. Ma non basta: anche l’ascolto viene negato. Nessun giornale ha infatti parlato del corteo stu-dentesco pacifico che si è mos-so per Torino al seguito del cor-teo dei lavoratori, poiché proba-bilmente le cariche sul filone di protesta rissoso e l’aggressione dell’agente da parte di alcuni ragazzi fa più scalpore. Allora la domanda sorge spontanea: il ruolo del giornalismo non do-vrebbe essere quello di infor-mare su ciò che accade? E’ ov-vio che gli atti violenti devono essere denunciati, ma è bene

ricordare che non c’è stata solo violenza. Questa selezione della notizia non può essere dettata dai numeri: solo poche persone delle 5000 circa, che si sono radunate precedentemente in piazza, si sono distaccate per raggiungere il palazzo della San Paolo e succes-sivamente quello della Provincia. Allora basta creare il caos all’in-terno di un palazzo per far tacere i protestanti pacifici? Dunque la soluzione è creare confusione o arrendersi? La risposta ci viene data dai lavoratori, che il 21 no-vembre hanno organizzato un flash mob sotto il palazzo Rai perché stufi di non essere ascol-tati. Poiché le loro proteste erano passate in sordina, hanno cercato un modo innovativo per attirare l’attenzione di molti notiziari te-levisivi. Il giornalismo dovrebbe dare voce a ogni cittadino e non solo al prepotente di turno. Orga-nizziamo quindi nuove forme di protesta: flash mob, magliette con su scritti chiari messaggi, volantinaggio. Qualsiasi nuova idea può essere buona e va ricor-dato che se non ci attiviamo noi nessuno lo fa al posto nostro.

Alessandro Cutrupi

Fare notizia (non) è raccontare violenza

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Il personaggio di questo mese non può che essere lui, Obama, appena rieletto presidente degli Stati Uniti per altri quattro anni.

La sua vittoria non è stata schiac-ciante come quella del 2008, ma comunque è riuscito ad aggiudi-carsi 332 grandi elettori su 53-8 (per vincere ne servono 270) battendo così il suo rivale Rom-ney.

Ma non voglio parlarvi della sua propaganda politica né dei suoi progetti futuri, ma di ciò che ha scatenato la sua immagine e la sua persona, ovvero una vera e propria “Obama-mania” tra le celebrities americane nei giorni precendeti alle elezioni.

Mi spiego meglio facendo una carrellata di nomi famosi:

-Sharon Stone passeggiava con un’immagine del viso di Obama stampata sulla propria borsa.

-Sarah Jessica Parker invece in-dossava un oggetto meno vistoso

ma di grande effetto: una spilla con la frase “Viva Obama”

-Beyoncé lo sosteneva con una raccolta fondi

-E infine, la più eccentrica e stravagante, Katy Perry, che in una serata a Los Angeles ha sfoggiato una manicure molto particolare: su ogni unghia c’era una piccola fotografia del viso di Obama, delle stelle e strisce con i colori americani e infine degli asinelli, il simbolo del par-tito democratico.

Ma c’è di più, molto di più. In un suo concerto a Las Vegas ha sfoggiato un tubino bianco su cui era rappresentata la scheda di voto; sotto la scritta “President of The United Sta-tes” risaltava il nome di Barack Obama segnato con la preferen-za mentre la casellina di Rom-ney era bianca. Meno bizzarro ma sicuramente ad effetto è un altro suo vestito esibito durante un evento elettorale pro-Obama a Milwaukee, tutto blu attillato con la scr it ta vert icale “Forward”, la parola chiave del presidente, ovvero “avanti verso il futuro”.

Appena sono venuta a cono-scenza di questo attaccamento, questo amore degli americani verso la politica mi sono messa a ridere pensando all’Italia. Ve la vedete una celebrità italiana che passeggia con una maglietta con su scritto “Mont Blanc (cit. Litizzetto) for president”?

Eva 4 G

Scoppia L’Obama-mania negli USA prima delle elezioni

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Proprio come in Italia per i nostri politici…

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Ultimamente si parla spesso di crisi e di come affrontarla. Mani-festazioni, occupazione e qual-siasi altro tipo di protesta è all'or-dine del giorno.. Ma la verità, la verità è che questa rivoluzione deve partire dall'interno.. Dob-biamo unirci, dobbiamo cambia-re noi stessi. A volte mi sembra che la mag-gioranza si lamenti quasi per abi-tudine, perchè tutti si lamentano, va di moda anche questo.. Un'i-dea va di moda, assurdo no? La crisi da sanare è prima di tutto quella interna, dobbiamo smet-terla di essere così superficiali, così vuoti.. Dicendo questo non voglio sottintendere che non esi-sta la crisi esterna, ma solo che per affrontarla, dobbiamo prima affrontare quella interna. Non puoi correre se prima non impari a camminare, giusto? Stesso principio. Dobbiamo imparare a essere for-ti, coraggiosi, uniti, veri.. Prima di tutto veri. Dobbiamo sentire davvero la rabbia che sale, la rab-bia di quando ti tolgono quel che è tuo di diritto..Una rabbia che ci porti a dire “noi non la smettia-mo finché non ci danno ciò che è nostro”, come si fa a rimanere

passivi e indifferenti quando ci privano del nostro futuro? Co-me si fa a protestare per saltare scuola o per seguire la massa? Tutti parlano di rivoluzione, ma chi la sente davvero dentro di sè? Chi si sente esplodere den-tro l'indignazione? Un'altra cosa che dovremmo imparare è essere uniti.. Dicono che niente unisce di più di un nemico comune, e allora perché siamo tutti presi a beccarci l'un l'altro come i capponi di Ren-zo? Dovremmo riuscire a met-ter da parte i disaccordi e i pre-giudizi e combattere tutti insie-me per il nostro futuro, per la nostra vita. Su questo argomento vi propon-go la visione di un film che penso molti di voi già conosca-no, ma che si collega molto a questi tempi: V per vendetta. La storia è ambientata in un’In-ghilterra futuristica in cui vige un regime dittatoriale, dove chiunque si oppone al pensiero del dittatore viene portato con la forza in carceri speciali dove vengono praticate torture e e-sperimenti sui condannati.

Il protagonista è un sopravvissu-to di queste carceri che decide di “vendicarsi”, appunto, di questo governo mettendo in atto un pia-no ispirato alla Congiura delle Polveri, tentata il 5 novembre 1605 da Guy Fawkes. Ed è proprio ispirata al viso di Guy Fawkes la maschera che co-pre la faccia deturpata del prota-gonista. Il film gira attorno a simbologie, V non è altro che la personifica-zione delle idee, del loro potere, “a prova di proiettile” come lui stesso dice. Importante è anche la presenza della protagonista fem-minile che attraverso le esperien-ze al fianco di V ritrova in se stessa una forza e un coraggio che non credeva di avere e della lettera ritrovata nella cella del carcere da V.. Valerie, così si chiama la ragazza che scrive la lettera, viene arrestata e uccisa perché era innamorata di una donna, la sua storia è una chiara denuncia all’omofobia. Durante il film, da una completa sottomissione della popolazione si passerà a una presa di coscien-za di massa, a seguito del discor-so tenuto da V e delle sue “piccole vendette” prima del col-po finale, e a una ribellione del popolo che si conclude con la marcia verso il parlamento ingle-se ormai in fiamme contro le for-ze armate che ormai non possono più fermala.

Athena

“..Sono i governi che dovrebbero temere il proprio popolo!”

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“Dobbiamo rendere la scuola più unita” si sente dire spesso tra i nostri corridoi.. E quale modo migliore se non la musica? Ok, ammetto di essere di parte, ma credo che la musica sia un lin-guaggio universale, un modo nel quale le persone possono sentirsi tutte vicine, in cui ognuno può esprimere il suo essere suonando e facendo emozionare chi lo a-scolta. Recentemente c’è stato il concer-to, al Xò Cafè di via Po, di due band di cui i componenti sono in gran parte alunni della nostra scuola, che ne dite di saperne di più?

Jelly Planets

I Jelly Planets (Simone Di Lalla, Davide Carbone, Andrea Ab-brancati, Pietro Cibinel e Matteo Garzano) si sono formati un anno fa e hanno già pubblicato quattro video di live su youtube (Afternoon, Roll on this way, The girl with two heads e Demo) e sono in corso i lavori per pub-blicare ben quattro demo (I primi tre pezzi citati sopra più un nuo-vo brano: Watch on the clock), il loro prossimo concerto sarà pro-babilmente alla festa di istituto del Majo assieme agli A.C.E. il 15 o il 21 di dicembre. Per saperne di più potete visitare

l a l o r o p a g i n a w e b : www.jellyplanets/altervista.it oppure la loro pagina su Face-book: Jelly Planets.

A.C.E.

Gli A.C.E. (Emanuele Abete, Anna Piquet, Giovanni Corgiat, Luca De Maria e Claudio Lo Russo) suonano assieme da ben sei anni, hanno pubblicato su youtube il video di Mad Men, e soundcloud.com/acewebsite i brani: Mad men, War child, Out, The dead of night. Hanno una collaborazione con Luca Ragagnin, il paroliere dei S u b s o n i c a . Per saperne di più: myspa-ce.com/acewebsite oppure cer-cate su Facebook: The A.C.E. Ma sentiamo due membri delle band: Simone Di Lalla per i Jelly Planets e Emanuele Abete per gli A.C.E. Perché avete scelto questo no-me per la band? Simone: Volevamo un nome simpatico e frizzante Emanuele: All’inizio era l’acro-nimo dei nostri nomi, poi tutti ci conoscevano con questo no-me e l’abbiamo tenuto

C’è qualcuno a cui vi ispirate? S: Dream Theater, Red Hot Chili Peppers e le conoscenze mie e di Davide del conservatorio. E: Black Stone Cherry, Metalli-ca, Foo Fighter e Biffy Clyro. Come ci si sente sul palco? S: Teso ma felice di poter rappre-sentare una parte di me tramite la musica. E: Ti senti che rimarresti li fin-chè non ti cacciano. Perché avete deciso di suonare con i Jelly Planets/gli A.C.E.? S: È nato tutto un po’ per caso e inoltre suonando due generi di-versi non entriamo in conflitto e creiamo uno spettacolo a 360 gradi E: Perché sono nostri amici, ab-biamo sempre suonato assieme e ci troviamo bene Hai qualcos’altro da dire? S: Di non giudicarci come qual-siasi gruppo che tende al com-merciale poiché stiamo speri-mentando suoni e dinamiche dif-ferenti nel mondo funky-prog che speriamo piacciano E: Play loud!

Athena

Majorani in concerto: A.C.E. e Jelly Planets

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Chiedilo al Teddy!

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Da quest’anno il giornalino sco-lastico acquisirà una nuova e strabiliante rubrica: intitolata “Chiedilo al Teddy”, sarà uno spazio aperto a tutti e ad occu-parsene sarà il nostro caro ex rappresentante, Fabio Migliac-cio.

Che cosa tratterà? Bé, vi antici-piamo solo che potrete rivolgere domande al nostro Teddy e lui s’impegnerà a rispondervi al me-glio! Ma lasciamo che sia lui a raccontarvi tutto, proprio attra-verso alcune domande…

- C h i s e i ? Ciao a tutti, per chi non mi cono-scesse mi chiamo Fabio Migliac-cio, detto Teddy per l'appunto, sono uno studente di 5D (ex 5B) che sì è sempre occupato molto di rappresentanza studentesca e

modalità per vedere approvati dei progetti, o ancora il ruolo dei nostri rappresentanti e tutte le altre cose che avete voglia di chiedermi riguardanti sempre quest'ambito.

- Chi ti può scrivere?

Ovviamente l'invito a scrivermi è aperto a tutti : studenti, profes-sori, genitori, Dirigente, Diretto-re e ovviamente anche il perso-nale ATA... rubrica aperta a tut-ti!

- Perché hai pensato di aprire questo spazio?

Questo spazio nasce per infor-mare. Nasce per rispondere a tutte quelle domande che avreste sempre voluto fare sul funziona-mento dell'organismo scolastico e non avete mai fatto e sono sempre rimaste senza risposta.

- Qualcos'altro da aggiungere?

Ricordate che è importante in-formarsi per vivere liberi, ed è importante essere partecipi ad una vita sociale per essere vivi!

Le modalità per contattarmi so-no varie: mail giornalino ([email protected]), mia m a i l p e r s o n a l e ([email protected]) o ancora lettera recapitata diretta-mente a me o a qualcuno della

Redazione, sennò proprio come ultima spiaggia il mio profilo FB in messaggio privato

(http://www.facebook.com/fabio.m i g l i a c c i o 1 9 9 3 ) grazie a tutti per l'attenzione,

LIBERTA è PARTECIPAZIO-NE

Teddy

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Proprio il 30 novembre è stata la giornata contro la pena di morte, ben 1500 città in Italia hanno a-derito illuminando i loro monu-menti principali. Da un sondag-gio fatto su 178 studenti della nostra scuola, un po’ su facebook e un po’ fermando a caso i ragaz-zi per i corridoi, sono emersi pa-reri opposti sulla pena di morte, anche se la maggioranza sembre-rebbe contro (18% pro e 82% contro).

I contrari sostengono che il car-cere dovrebbe avere un compito rieducativo, che la pena di morte sia quindi inutile, e che se lo sta-to uccide non è migliore dell’as-sassino, “la vita è un diritto inne-gabile” dice chiaramente un in-tervistato.

Quelli a favore giustificano la loro scelta mettendosi nei panni dei familiari della vittima che quindi, a parer loro, vorrebbero una vendetta e dicono che certe persone non possono essere recu-perate e devono quindi essere eliminate.

Ma sentia-mo il pare-re di una p e r s o n a direttamen-te coinvolta in questa questione.

R e c e n t e -mente la classe 2A, ha assistito alla confe-renza di un

uomo americano di cui ora rac-conteremo la storia.

Art Zaffin è nato a Washington e insieme al fratello faceva par-te di una comunità che aiuta i senza tetto, qualche anno fa il governo americano ha deciso di tagliare i fondi per i medicinali e un malato mentale di questa comunità ha ucciso suo fratello.

Art si è battuto affinché l’assas-sino non fosse condannato a morte e alla fine è riuscito nel suo intento: l’uomo è stato con-dannato a 60 anni di reclusione.

È stato poi arrestato per aver manifestato contro la pena di morte appendendo striscioni davanti a edifici dove non era concesso, durante una protesta chiamata “Viaggio della spe-ranza”.

Art ha chiesto nella sua confe-renza chi fra i ragazzi avesse avuto una vicenda simile alla

sua e nessuno ha alzato mentre nelle scuole americane, ha detto, il 50 % dei ragazzi l’ha invece alzata. Questo perché in America è concesso il porto d’armi e la pena di morte a quanto pare non è un deterrente.

Qui sotto è riportata la dedica che il signor Zaffin a lasciato al Majorana: “È un onore per me essere al Majorana. Mi è piaciuto parlare con gli studenti e cono-scerli. Grazie tanto per avermi invitato a parlare e per il vostro interesse nel mio lavoro con la comunità di San Egidio per met-tere fine alla pena di morte nel nostro mondo.” (Mi scuso in an-ticipo per eventuali errori nella traduzione della dedica ;) )

Athena

Una giustizia “giusta”..?

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Noi, ragazzi… Itineranti!

"Dobbiamo cambiare classe la prossima ora?" -"Sì". Poffarle che tediosa situazione! Tutte le volte che vedevo un telefilm o un film sulla scuola americana, con studenti che ad ogni cambio d'ora sciamano per i corridoi cambiando libri e aula, pensavo: "Wow, mi piacerebbe davvero tanto che la scuola italiana fosse così!" ... e così sia, sembra aver deciso la realtà. Il primo giorno di scuola è il preside in persona ad accoglierci per annunciarci il progetto della classe itinerante. Dopo quasi tre mesi di scuola, osservando i nostri professori e i miei compagni ma anche le povere classi che vengono

dai barbari della 5B , comprendo quanto dev'essere stato difficile accettare questa proposta per preside e professori stessi. È molto interessante far lezione con la L.I.M dell'aula di scienze ma settimana dopo settimana inizio ad odiare qualsiasi sgabello. Cambiare classe ogni ora o due è vero che ti fa riprendere fiato tra una lezione e l'atra ma ti deconcentra parecchio;per non parlare dei compiti in classe che durano più di un ora (in quei casi apriamo la scatoletta di RISIKO e iniziamo a ipotizzare moviment i tatt ici) . Tutto sommato questa situazione è abbastanza bilanciata tra pro e

ha prezzo arrivare in ritardo sbagliando aula.

Barbara Vico 5B

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America, XVIII secolo, una grande rivoluzione avrà luogo e mentre inglesi e coloni lottano per la supremazia dietro le quinte un'altra volta i Templari agiscono per avere il controllo del Mondo. Lasciato il fiorentino Ezio Audi-tore al'inizio del 1500, siamo ora nei panni di Connor Kenway, un americano con madre pellerossa e padre inglese. Infuriato per la distruzione del suo vilaggio da piccolo e preoccupato per l'in-combente espandersi degli ingle-si sui territori del suo popolo, Connor si unisce alla confraternita degli assassini. Dopo anni Connor è oramai addestrato, giusto in tem-po perchè la rivoluzione america-na sta per imperversare. Altair ha combattuto per l'onore, Ezio prima per la vendetta, poi per la giustizia e infine per avere delle risposte, ora Connor com-batterà per la libertà della sua terra e del suo popolo, si muove-rà nell'ombra dei grandi eventi storici per impedire che i templa-ri riescano ad ottenere il control-lo totale. Le tecniche degli assassini unite alle abilità acrobatiche e di ar-rampicamento che solo un uomo nato in mezzo alla natura può avere si fondono in Connor e cre-ano uno nuovo e pericoloso as-sassino. Grafica ulteriormente migliorata, il gioco si ambienterà in 2 città (Boston e New York) oltre ad un ampio territorio (la frontiera) pie-no di alberi e rocce da scalare, oltre a una varietà di selvaggina da cacciare e rivendere. Il sistema di caccia è in effetti una delle novità del gioco, potrai

infatti calarti nella natura sel-vaggia e cacciare diversi tipi di animali in diversi modi , come seguire le sue tracce e coglierlo di sopresa oppure uccidendolo a distanza ,o ancora mettere una trappola per catturarlo, come puoi anche attirare gli animali con un esca, nasconderti e ucci-derli di colpo quando sono ab-bastanza vicini. Ucciso l'animale, otterrete pel-liccia e carne, oltre ad artigli o grasso a seconda dell'animale ucciso (ci sono lepri, castori, procioni, lupi, linci, orsi, alci, cervi e altri ancora), cose che

posso fruttare denaro oppure servono per il completamento di missioni secondarie. Altra novità del gioco è il siste-ma di combattimento. Lasciato andare il vecchio sistema in cui una alla volta uccidevi ogni guardia senza problemi, il nuo-vo modo di combattere è molto più dinamico, con guardie che attaccano insieme mentre altre sparano e magari un'altra da dietro tenta di bloccarvi. La ri-sposta a questa frenesia di at-

tacchi è controattacare veloce-mente uccidendo più guardie possibili in un colpo e muoven-dosi di continuo, cosa che Con-nor fa egregiamente. Ancora nuovo è la battaglia via mare, dove al timone di una nave si combatterà a colpi di cannone e si schiveranno scogli. Personal-mente trovo questa parte simile alla difesa dei covi di Assassin's Creed Revelations. Un ritorno al passato si vede nel sistema della vita di connor, la quale si rigenera automaticamen-te(come Altair), ma solo se si è fuori da un combattimento, il che potrebbe essere un problema non esistendo più le medicine. Ritor-no al passato è anche l'abolizione delle varie botteghe e della loro restaurazione, oltre alla mancan-za di fazioni da assoldare per a-vere man forte in alcune situazio-ni (mercenari, cortigiane e ladri). Queste e altre sono le novità, co-me tante sono le cose che sono rimaste, a qualcuno può piacere un ritorno al passato come puù considerarlo un regresso, l'univa vera pecca è il grande numero di bug cn cui è uscito il gioco, bug che stanno venendo verò risolti poco a poco per fortuna. La Ubi-soft lo aveva fatto passare per un grande gioco innovativo , molti si aspettavano di più in base alle promesse fatte, rimane un gioco molto bello e divertente, pieno di azione e colpi di scena, giudicate voi se è valsa la pena giocarci, io vorrei solo fare pre-sente che cambiando personag-gio, epoca e grafica bisogna abi-tuarsi un po' prima di poter dire seriamente se è bello no, se vi piace o no. MAURO

Benvenuto nella confraternita

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L’angolo della poesia

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La vita è sostanzialmente una guerra, una volta contro il mondo, contro le perso-ne, contro la natura, contro noi stessi. Si lotta per andare avanti, per affermarsi, per avere una propria individualità. La vita è piena di delusioni , di amarezze. Persone che credi alleate ti tradiranno, quando credi che tutto andrà bene qualcosa rovinerà tutto. Non puoi che andare avanti resistendo , fingendo che vada tutto bene, svegliarti ogni giorno sapendo che sarai criticato, disprezzato, isolato se non sarai uguale alla massa. Allora perchè viviamo? Perchè non ci spariamo un colpo in testa? Non è più semplice? Non è più veloce? In effetti lo è, ma allora perchè siamo ancora qui? Per il semplice motivo che in fondo abbiamo voglia di vivere, io ho voglia di vi-vere, voglio divertirmi, voglio arrivare fino a domani per vedere come sarà , vo-glio godermi quelle cose così futili e brevi, che scompaiono senza lasciare trac-cia se non un magone dentro, ma anche solo per quell'istante sono lì e io voglio viverle. Voglio ridere perchè sono ancora qui , perchè quelle difficoltà che mi sembrano insormontabili non mi hanno ancora schiacciato , perchè ogni persona che mi ha fatto cadere non mi ha impedito di rialzarmi.Voglio vivere perchè la vita è dannatamente bella, non perchè è sempre facile o perchè va tutto bene, ma per il semplice motivo che niente ti farà sentire meglio che sentirti vivo ed io voglio sentirlo più volte che posso.

Mauro

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Il 15 ottobre è la data di inizio per la stagione dei riscaldamenti in Piemonte.

Quest'anno per fortuna l'autunno si è fatto sentire con il suo tepore per buona parte del mese di otto-bre, quindi non ci siamo accorti subito che i riscaldamenti a scuo-la erano freddi o appena tiepidi. Ma come spesso accade, un anti-cipo d'inverno ha reso particolar-mente fredda la temperatura de-gli ultimi giorni del mese, sicchè quella mancanza trascurabile si è fatta sentire.

Il 29 abbiamo capito che era me-glio indossare una maglia di lana, il 30 abbiamo indossato cappotti

e sciarpe, ma un po' stufi, ab-biamo lasciato un termometro sulla cattedra di un'aula dell'ala nord.

La mattina del 31 il termometro segnava 15,5°. La ASL prevede che la temperatura non debba essere inferiore ai 18°. Che sta-va succedendo? Perchè in 15 giorni non si era provveduto a un corretto funzionamento dei termosifoni della scuola?

La dirigenza ha risposto un po' imbarazzata che quest'estate sono state spese diverse decine di migliaia di euro per sistema-re l'impianto (ricordate l'allaga-mento dello scorso inverno?) e

sostituire dei termosifoni vecchi e bucati. La Provincia è stata più volte sollecitata, la ditta è più volte intervenuta. E questo è il risultato? Bisogna fare un'azione forte per ottenere ciò che ci spet-ta di diritto. Detto fatto: si chia-ma la stampa, si rilasciano di-chiarazioni e si abbandona l'isti-tuto. Tutti a casa.

Effetto: la cronaca cittadina ha parlato del nostro caso e il 5 no-vembre, al rientro dal ponte di vacanza, i termosifoni andavano benissimo (anche troppo) e da allora godiamo di un confortevo-le calduccio.

Lola

Freddo al Majo

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Berlino, una città ricca di storia e di modernità, ci ha ospitati dal primo al 4 ottobre in seguito al concorso “Diventiamo cittadini europei” indetto dalla Consulta europea del Consiglio regionale del Piemonte, al quale abbiamo partecipato lo scorso inverno. E' stata una sorpresa scoprire di es-sere tra i vincitori e siamo stati felicissimi di scoprire la meta del viaggio. I giorni di visita sono stati pochi (quattro) ma significa-tivi e sufficienti per farci avere una visione complessiva della capitale e degli importanti avve-nimenti che vi accaddero. Da subito ci ha colpito la grande importanza che i berlinesi attri-buiscono al rispetto dell'ambiente in cui vivono e delle zone verdi: grandi parchi distribuiti in tutta la città, tubi sopraelevati che tra-sportano l'acqua dai cantieri al-l'acquedotto in modo che non

vada persa e piste ciclabili che garantiscono e favoriscono un largo uso delle biciclette. Attraversando grandi vie albe-rate abbiamo quindi visitato la città e i principali monumenti, tra cui le due sedi del Parlamen-to, l'Ambasciata italiana, il mo-numento all'Olocausto e la fa-mosa porta di Brandeburgo. Abbiamo inoltre avuto la possi-bilità di partecipare attivamente alla Festa Nazionale del 3 otto-bre, una data molto sentita per ricordare la riunificazione della Germania del 1990. La visita più significativa è sta-ta quella riguardante il Muro di Berlino simbolo della Cortina di ferro, un confine tra l'Est e l'Ovest che dal 1961 al 9 no-vembre 1989 ha spaccato in due non solo la città, ma l'intera Eu-ropa. Parti della cosiddetta “striscia della morte” larga al-

cune decine di metri e blocchi di cemento armato del muro sono ancora visibili, noti per i loro graffiti o trasformati in memoria-le con grandi centri di documen-tazione. È stata un'esperienza indimenti-cabile che ci ha lasciato dei bel-lissimi ricordi e tanta voglia di tornare in questa città considerata da sempre cupa e fredda ma che oggi è la più emozionante delle capitali occidentali. Ma questo viaggio è stato così bello anche perchè ci ha consentito di cono-scere ragazzi da tutta la regione, con i quali si è instaurato da subi-to un bel clima: alla fine del pri-mo giorno eravamo già un unico gruppo! Un'esperienza da prova-re!

Un fantastico viaggio nella grande Berlino

L’eredità del muro

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Che fare? Bella domanda. E la risposta non è affatto sem-plice. Proprio per questo na-sce una nuova sezione del giornalino scolastico intitola-ta appunto “Che fare?”, in cui verranno descritte le va-rie azioni di mobilitazione condotte dalle varie compo-nenti della scuola. Verranno raccolti articoli sulla situa-zione attuale dell’istruzione e i vari tentativi di farsi sen-tire.

Non siamo gli unici, certa-mente, a porci questo quesi-to: se lo stanno chiedendo lavoratori, sindacati, espo-nenti della sanità… E se lo sono domandato anni fa an-che i cafoni - braccianti, ma-novali, artigiani poveri di Fontamara, piccolo paesino abruzzese, di fronte ai vari soprusi che si avvicendano nel romanzo, scritto da Igna-zio Silone. Fu pubblicato per la prima volta il 1933 in Svizzera (in lingua tedesca), e dovrà aspettare, per i con-tenuti antifascisti, il 1947 per essere finalmente pub-blicato anche in Italia. Sono uomini ignoranti quelli di Fontamara, poiché nessuno ha mai dato loro la possibili-tà di istruirsi o anche sem-

plicemente alfabetizzarsi, e dunque trovano difficoltà a capire cosa avviene nella na-zione: non c’è più il sindaco, ora c’è l’Impresario, il nuovo podestà. Le autorità, infatti, approfitteranno della loro innocenza per prendersi gio-co di loro in più episodi.

Prima privati della luce e poi dell'acqua per i loro campi, addirittura le donne cerche-ranno di fare qualcosa, an-dando dal sindaco a lamen-tarsi, ma non sanno muover-si in città, non sanno espri-mersi nel modo corretto e i potenti del luogo, usando qualche parolone, fanno cre-dere loro di accontentarli, ma scopriranno in seguito l'inganno. E così, sotto silen-zio, i poveri cafoni subiranno inermi finché un giorno Be-rardo Viola stringerà amici-zia con un cittadino anti-regime il quale, essendo i-struito e informato, spieghe-rà al giovane come stanno le cose e lo porterà a porsi da esempio per i suoi compagni di sventura. Informerà infat-ti i suoi paesani e promuove-rà una serie di movimenti per il riappropriamento dei propri diritti.

Berardo capisce che la lotta per rivendicare i propri dirit-ti passa dall’informazione. È così che fonderà un giornale, dal titolo “Che fare?”, in cui conclude gli articoli con que-sta domanda provocatoria.

Tutto questo excursus si è fatto per spiegare da dove

nasce la nostra idea di crea-re una rubrica di informazio-ne sulla realtà della scuola.

Silone si augura che la cul-tura non rimanga ad una cerchia ben precisa, ma che si diffonda a tutti... Noi pos-siamo aggiungere che sicura-mente istruzione e informa-zione sono fondamentali per-ché chiunque possa capire ed interpretare la realtà che lo circonda. E’ per questo che cercheremo di parlare.

Siamo infatti convinti che ogni mobilitazione debba es-sere consapevole e responsa-bile.

Alla prossima

Alessandro 4 D

Che fare?

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“… Intanto so che tutta la roba che vi danno, poi la buttate via!”

La frase sprezzante di chi si ri-volge alla ragazza che gli porge-va il volantino dell’iniziativa, evidenzia quanto scarsa sia l’in-formazione sul Banco Alimenta-re e quanto superficiale sia il giu-dizio di alcune persone.

I momenti di contatto e di fugace dialogo con gli acquirenti dei punti vendita delineano un qua-dro significativo dello spaccato sociale: “Vi chiedo scusa… ma non posso”; “… Sono solo un pensionato: non ne ho neanche per me”, ma poi esce con acquisti costosi e superflui; chi, porgendo un pacco di biscotti, quasi si schernisce “… E’ tutto quello che posso fare per voi”.

I volantini distribuiti lungo le strade, nei pressi dei punti di rac-colta sembrano intimorire i pas-santi, che palesemente svicolano e cambiano percorso, mentre gli altri negozianti sono infastiditi dai volontari che stazionano a fronte dei loro esercizi.

Si è svolta comunque positiva-mente la “Giornata nazionale della Colletta Alimentare”.

Il Banco Alimentare, nato sotto-voce sedici anni fa come associa-zione di volontari impegnati nel sociale, ha nel tempo acquisito forza e stabilità ed è ora una af-fermata organizzazione si soste-gno alle strutture caritative che operano sul territorio nazionale.

L’idea di base era ed è fonda-mentalmente semplice: chiedere

ai negozianti di generi alimen-tari ed alla grande distribuzione di poter ritirare, al termine di ogni giornata lavorativa, le ec-cedenze alimentari non più ven-dibili perché al di fuori dei ter-mini consentiti dalle leggi di tutela.

Tutto cibo assolutamente vali-do, destinato ad essere elimina-to come rifiuto, che invece po-teva essere ridistribuito alle mense assistenziali ed ancora utilizzato, evitando sprechi e sostenendo l’opera di chi offre il proprio tempo a favore dei bisognosi.

Ora il Banco è una organizza-zione ONLUS che opera con il patrocinio del Presidente della Repubblica e che collabora con enti privati e statali, raccoglien-do, catalogando, immagazzi-nando e smistando in tempi bre-vissimi tutto il cibo, destinan-dolo ai quasi novemila enti che lo offrono ai loro assistiti, come pasti forniti dalle mense, come sostentamento alle strutture re-sidenziali, come “pachi spesa” distribuiti da asso c iaz io n i caritative e parrocchie.

La popolazione risponde bene e, sostanzial-mente, si espri-me in modo favorevole.

L’anno scorso sono state rac-colte 9.600

tonnellate di cibo nella Giornata nazionale della Colletta Alimen-tare, che insieme alle eccedenze recuperate giorno per giorno dal-la Rete Banco Alimentare (58.400 tonnellate in totale a fine anno) sono state ridistribuite gra-tuitamente a 8.673 strutture cari-tative, che hanno accolto e aiuta-to 1.700.000 persone in condizio-ni di bisogno: un buon traguardo; quest’anno i dati evidenziano un incremento di circa il 25%, che non è poco, considerando il pe-riodo sociale ed economico gene-rale.

Uno stimolo per tutti alla solida-rietà e, perché no?, al volontaria-to, regalando non solo cibo, ma qualche ora del nostro tempo per collaborare con il Banco Alimen-tare, sia nelle giornate di raccol-ta, sia nelle sue sedi per gestire quotidianamente gli aiuti donati in modo che veramente nulla va-da sprecato.

Io c’ero!

Barbara

Anche gli studenti del Majo aiutano il banco alimentare

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Buon giorno a tutti voi visitato-ri, sono una “piccola danzatrice di 14 anni” e sono qui oggi per assistervi durante questa mo-stra sul celebre pittore e scultore francese Edgar Degas.Egli nac-que a Parigi il 19 luglio 1834 e la maggior parte delle sue opere possono essere attribuite al grande movimento dell’Impres-sionismo, nato in Francia verso la fine del diciannovesimo seco-lo. Nonostante fosse impressio-nista, tuttavia egli rimane sem-pre un convinto assertore del disegno e anche della pittura in atelier, come descritto dalla mi-gliore tradizione accademica.

Degas riserva una meticolosa cura, per nulla impressionista, ai disegni e agli schizzi prepara-tori. Quando nel 1874, in seguito alla morte del padre, gli affari di famiglia subiscono un brusco tracollo, Degas per la prima vol-ta, è costretto, a dipingere per vivere.

A partire da questo periodo l’ar-tista inizia a lavorare sul tema di noi ballerine, un soggetto che a lui, frequentatore da sempre di opere, balletti e spettacoli tea-trali, era estremamente conge-niale e che trovava un discreto

successo tra i collezionisti. La par-ticolarità della pittura di Degas sta nel fatto che vuole stregare la verità, come se qualcuno ci spias-se e ci rappresenta senza mai da-re alcun giudizio morale. Impone inoltre molto spesso ai suoi dipin-ti, un taglio di tipo fotografico e, come in un istantanea, alcune fi-gure risultano fuoriuscire dall’in-quadratura come potrete vedere nella seguente opera ” L'orchestre de l'opéra”(1870).

Qui, infatti, potete osservare come i volti delle ballerine vengano completamente omessi dal dipinto

e alcuni musicisti vengono “tagliati” fuori. Il personaggio cen-trale in primo piano che suona il fagotto è il musicista Dèsirè Di-hau, la cui famiglia rimase pro-prietaria del quadro finché non fu ceduto al Museo del Louvre ed infine alla sede attuale, Museè d ‘Orsay.

A partire dal 1880, Degas prende a realizzare delle sculture impres-sioniste. Questi lavori, modelli in cera dipinta al naturale che egli in seguito completa con altri ma-teriali (capelli,tulle per il tutù ecc.), colpirono i suoi contempora

nei per il loro realismo. L’unico di questi modelli presentato in pubblico durante la sua vita, all’ esposizione impressionista del 1881 fui proprio io! Venni creata in cera dipinta e completata da capelli veri, scarpette da ballo, calze e tutù in tulle.

Ma non fui l'unica in quanto alla morte dell’ arti-sta, nel suo studio vennero trovate decine di

queste figure in cera, che non erano destinate alla pubblica-zione, ma piut-tosto a fissare dei movimenti per poi servire da modelli al pittore. Provai a fare amicizia con queste altre ballerine in cera come me, ma non fui ben accetta.

Beh poverine, dopotutto sono state create in posizioni molto più faticose della mia e come se non bastasse io sono molto più bella e sono vestita mentre loro sono solamente abbozzate e nu-de. Invidiose …. Spero che la mostra vi sia piaciuta, grazie dell’ attenzione e della disponibi-lità.

Arrivederci

Andrea Antonino 5 D

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Degas a Torino La classe 5 D si è recata nelle scorse settimane a visitare la Mostra di Degas presso la

Promotrice delle Belle Arti di Torino. Ecco alcune impressioni.

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ORIZZONTALI: C’è sia dell’accusa che della difesa 6. Groviglio, intrico, ammasso confuso 12. Prima o … 13. Unione Europea 14. Metà golosi 15. Colore / Nome femminile di perso-na 17. “Ancora” in inglese 19. Voce del verbo “Tosare”, indicati-vo, passato remoto, I pers. Sing. 21. Nepal senza inizio né fine 22. “Tito”, svocalizzato 23. Piccolo corso d’acqua, ruscello 24. Associazione Trentina Accoglienza Stranieri 27. Sequenza di due vocali che non costituiscono dittongo 29. Divinità egizia del sole 31. Costituente fondamentale per scri-vere una favola 34. Sindrome da immunodeficienza attiva 35. E’ immobile per Aristotele, non è così nelle automobili… 37. Capa… 38. La fai con la Kodak 39. ..on man, personaggio dei fumetti Marvel 40. “Scommettere” all’inglese 42. “Cozzai” nel mezzo 43. Simbolo di Torino 44. Trassoni, truffatori 46. Concedere o ricevere una somma di denaro in mutuo 49. “Cogito … sum”, (Cartesio) 52. “Caldo” in inglese

54. Scassinare una serratura 56. Una delle “Witch” 58. Consonanti di “nuoto” 59. Oggetto volante non identificato 61. Totò, ex famoso latitante 62. European-Ukranian Energy Agency 63. Perfetto sincopato del verbo latino “Eo” 64. Torino 65. Si ripete nel “Posto” 66. Lo conduce Gianfranco Bianco in Piemonte 67. Famosa marca di trucchi 68. Gioco con cerchi e croci 70. Intercalare piemontese 72. Termine sanscrito traducibile col termine “Principio” 74. “Petrolio” in inglese 75. Regione la cui repubblica aveva come simbolo il leone alato 76. Unità di misura americana della lunghezza VERTICALI: 1.Assenza di emozioni 2.Può essere a botte o a crociera 3.“Forza” in latino 4.E’ necessaria per le uscite didattiche 5.Lo sono Teocoli e Mammucari 6.Pronome personale, II pers. Plur. 7.Articolo determinativo maschile 8.Raggi dannosi per la pelle 9.E’ famoso quello greco 10.Le scrivevano Leopardi, Ungaretti, ecc.

Organizzazione per la liberazione della Palestina 14. Gaffurio a metà 16. “… cercasi” 18. Non è tutto … quello che luccica 20. Accordo, alleanza 25. “Il principio” nella filosofia cinese 26. Borsa al contrario 28. E’ tipico di Alba 30. Nome di persona femminile palin-dromo 32. Sole, cuore, … 33. La cerca chi vuole diventare famoso 34. “… come te, come il cielo e il ma-re” (Modà feat. Jarabedepalo) 36. Opera pittorica o scultorea divisa in tre parti 38. Il Dario premio nobel per la lettera-tura 39. Lo è della sorte 41. Il contrario di me 43. Viene prima della quaterna 45. “…!”, esclamazione di dolore 47. Si ripetono in “Tonto” 48. E’ sostenuta dal canone 50. Musi dei maiali 51. Tendenza a tacere su atti illeciti. 53. Il contrario di niente 55. “.. sports” casa di videogiochi 57. Gli estremi dell’amicizia 60. Sono famosi quelli romani 67. “Pazzo” in inglese 69. Famoso dizionario di latino 71. “..tralacemant” 72. Il centro del motore 73. Si ripete nella “Torre “