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1 Terapia Manuale secondo il Concetto OMT Kaltenborn-Evjenth Secondo Jacques Derrida, ci sono due tipi dell’avvenire: l‘avvenire che si vede venire, e l‘avvenire che non si vede venire. (Viel 2001) Cari colleghi, questo testo mira a spiegarvi cos’è la terapia manuale. Qui trovate un’introduzione nel ragionamento che è caratteristico per questa specializzazione della fisioterapia. Spero di poter sollecitare la vostra curiosità e motivarvi per un ulteriore interesse in questa materia! Cordiali saluti Jochen Schomacher, PT-OMT, PhD Küsnacht ZH / Svizzera Contenuto Cos’è la Terapia Manuale?...................................................................................................................... 1 La Terapia Manuale nell’ambito della fisioterapia ................................................................................... 2 L‘importanza della Terapia Manuale ....................................................................................................... 2 Contenuti della Terapia Manuale ............................................................................................................ 3 Basi teoriche ............................................................................................................................................ 3 Il dolore ................................................................................................................................................ 3 La disfunzione ...................................................................................................................................... 4 Modello concettuale della disfunzione del movimento ............................................................................ 5 La Terapia Manuale una qualificazione per tutti fisioterapisti .............................................................. 8 Formazione internazionale ...................................................................................................................... 9 Letteratura ............................................................................................................................................. 12 Che cos’è la Terapia Manuale? La terapia manuale ortopedica (OMT = Orthopedic Manipulative Therapy) è un concetto per l’esame e il trattamento dei disturbi delle funzioni dell’apparato l ocomotore. Questi si presentano con sintomi tipo dolore e debolezza e con segni clinici come una mobilità alterata e dei cambiamenti tessutali (Kaltenborn 2002: 57; Kaltenborn 2003: 1 e 65; Schomacher 2004: 1). L’arte di curare i malatti con le mani è vecchia come la storia della medicina (Kumar 1996). Dal 1813 in poi la fisioterapia si è sviluppata come una professione di alta riputazione sociale e con grandi competenze autonome che intorno al 1900 furono ridotte (Ottosson 2010 e 2011). Dott. James Mennell l’insegnò dal 1916 in poi ai fisioterapisti nella “scienza e l’arte della mobilizzazione articolare” (titolo del suo libro; Mennell 1949 e 1952). Il suo successore Dott. James Cyriax continuò la tradizione di insegnare fisioterapisti. Geoffrey Maitland e Freddy Kaltenborn con Olaf Evjenth sono i fisioterapisti ai quali dobbiamo i due concetti fondamentali della Terapia Manuale nella fisioterapia. Essi si sono uniti a livello internazionale nel 1974 nell’ IFOMPT (International Federation of Orthopedic Manipulative Therapists). Dal 1978 l’IFOMPT costituisce il primo sottogruppo della federazione mondiale di fisioterapisti (WCPT 1999) ( www.ifompt.org). L’obiettivo dell’IFOMPT è il ulteriore sviluppo e la diffusione internazionale dell’OMT (Endresen 1997). Con questo fondo storico la terapia manuale d’oggi è basata principalmente sulle scienze mediche di base come l’anatomia funzionale e la neurofisiologia. Una vasta attività internazionale di ricerca scientifica inserisce la terapia manuale nella medicina basata sull’evidenza (“evidence based medicine”). Il ragionamento clinico nella terapia manuale usa argomenti scientificamente validati per quanto essi sono disponibili.

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Terapia Manuale secondo il Concetto OMT Kaltenborn-Evjenth

Secondo Jacques Derrida, ci sono due tipi dell’avvenire: l‘avvenire che si vede venire,

e l‘avvenire che non si vede venire. (Viel 2001)

Cari colleghi, questo testo mira a spiegarvi cos’è la terapia manuale. Qui trovate un’introduzione nel ragionamento che è caratteristico per questa specializzazione della fisioterapia. Spero di poter sollecitare la vostra curiosità e motivarvi per un ulteriore interesse in questa materia! Cordiali saluti Jochen Schomacher, PT-OMT, PhD Küsnacht ZH / Svizzera

Contenuto Cos’è la Terapia Manuale?...................................................................................................................... 1 La Terapia Manuale nell’ambito della fisioterapia ................................................................................... 2 L‘importanza della Terapia Manuale ....................................................................................................... 2 Contenuti della Terapia Manuale ............................................................................................................ 3 Basi teoriche ............................................................................................................................................ 3

Il dolore ................................................................................................................................................ 3 La disfunzione ...................................................................................................................................... 4

Modello concettuale della disfunzione del movimento ............................................................................ 5 La Terapia Manuale – una qualificazione per tutti fisioterapisti .............................................................. 8 Formazione internazionale ...................................................................................................................... 9 Letteratura ............................................................................................................................................. 12

Che cos’è la Terapia Manuale? La terapia manuale ortopedica (OMT = Orthopedic Manipulative Therapy) è un concetto per l’esame e il trattamento dei disturbi delle funzioni dell’apparato locomotore. Questi si presentano con sintomi tipo dolore e debolezza e con segni clinici come una mobilità alterata e dei cambiamenti tessutali (Kaltenborn 2002: 57; Kaltenborn 2003: 1 e 65; Schomacher 2004: 1). L’arte di curare i malatti con le mani è vecchia come la storia della medicina (Kumar 1996). Dal 1813 in poi la fisioterapia si è sviluppata come una professione di alta riputazione sociale e con grandi competenze autonome che intorno al 1900 furono ridotte (Ottosson 2010 e 2011). Dott. James Mennell l’insegnò dal 1916 in poi ai fisioterapisti nella “scienza e l’arte della mobilizzazione articolare” (titolo del suo libro; Mennell 1949 e 1952). Il suo successore Dott. James Cyriax continuò la tradizione di insegnare fisioterapisti. Geoffrey Maitland e Freddy Kaltenborn con Olaf Evjenth sono i fisioterapisti ai quali dobbiamo i due concetti fondamentali della Terapia Manuale nella fisioterapia. Essi si sono uniti a livello internazionale nel 1974 nell’IFOMPT (International Federation of Orthopedic Manipulative Therapists). Dal 1978 l’IFOMPT costituisce il primo sottogruppo della federazione mondiale di fisioterapisti (WCPT 1999) ( www.ifompt.org). L’obiettivo dell’IFOMPT è il ulteriore sviluppo e la diffusione internazionale dell’OMT (Endresen 1997). Con questo fondo storico la terapia manuale d’oggi è basata principalmente sulle scienze mediche di base come l’anatomia funzionale e la neurofisiologia. Una vasta attività internazionale di ricerca scientifica inserisce la terapia manuale nella medicina basata sull’evidenza (“evidence based medicine”). Il ragionamento clinico nella terapia manuale usa argomenti scientificamente validati per quanto essi sono disponibili.

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La Terapia Manuale nell’ambito della fisioterapia Le definizioni della fisioterapia e della terapia manuale orthopedica (vedi sotto) dimostrano che la terapia manuale è una specializzazione nella fisioterapia per i disturbi delle funzioni dell’sistema locomotore ( www.ifompt.org).

Definizione della fisioteapia

Testo originale Traduzione (libera)

Physical therapy is the service only provided by, or unter the direction and supervision of a physical therapist and includes assessment, diagnosis, planning, intervention and evaluation. ... Full and functional movement are at the heart of what it means to be healthy (WCPT 2006)

La fisioterapia è il servizio prestato da o sotto direzione e supervisione di un fisioterapista e comprende la valutazione, la diagnosi, la pianificazione, l‘intervento e la rivalutazione. … Il movimento completo e funzionale è nel cuore di ciò che significa essere sano (WCPT 2006).

Definizione della fisioteapia

Testo originale Traduzione (libera)

Orthopaedic Manipulative Therapy (OMT) is a specialization within physical therapy and provides comprehensive conservative management for pain and other symptoms of neuro-musculo-articular dysfunction in the spine and extremities. Orthopaedic manipulative therapists work within the orthodox medical system in close liaison with medical practitioners. They are responsible for making a clinical physical diagnosis and for deciding on the suitability of a patient for treatment by observing precautions and recognizing contra-indications. The application of OMT is based on a thorough examination of the neuro-muscular-articular system. This examination serves to define, in physical terms, the presenting dysfunction in the articular, muscular and nervous systems. Equally, the examination aims to distinguish those conditions which contra-indicate management by OMT or those where anatomical anomalies or pathological processes limit or direct the use of OMT procedures. The main goal of OMT is to restore maximal and painfree function to the neuro-musculo-articular systems.” (IFOMPT 2006) (… in postural balance – IFOMPT 1992) www.ifompt.org

La Terapia Manuale Ortopedica è una specializzazione nella fisioterapia per la gestione completa e conservativa del dolore e d’altri sintomi causati da disfunzioni neuro-muscolo-articolari dal rachide e dagli arti. Terapisti OMT lavorano nel sistema medicale ortodosso in stretta collaborazione con i medici. I terapisti sono responsabili di fare una diagnosi clinica fisica e di decidere l’idoneità del paziente per il trattamento osservando precauzioni e scoprendo contro-indicazioni. L’applicazione dell’OMT è basata su un esame approfondito del sistema neuro-muscolo-articolare. Questo esame serve per definire, in termini fisici, la presente disfunzione nel sistema articolare, muscolare e neurale. Allo stesso modo, l’esame mira a distinguere tra condizioni che contro-indicano la gestione con l’OMT e quelle dove anomalie anatomiche o processi patologici limitano oppure dirigono l’uso di procedure OMT. La Terapia Manuale Ortopedica L’obiettivo principale dell’OMT è di ripristinare la funzione massimale e indolore del sistema neuro-muscolo-articolare (IFOMPT 2006) in un equilibrio posturale (IFOMPT 1992).

L‘importanza della Terapia Manuale Le esigenze finanziarie della politica sanitaria e l’evoluzione nel mondo medico domandano a noi fisioterapisti di basare la nostra pratica sull’evidenza scientifica (che gli inglesi chiamano „evidence based medicine/practice“). La Terapia Manuale ci offre un approccio manuale con una metodologia scientifica che ci da risultati visibili, misurabili e controllabili – senza perdersi in troppe ipotesi teoriche. Il suo procedimento logico è basato sulle scienze fondamentali in medicina come l’anatomia funzionale e la neurofisiologia. Cosi ci permette una comunicazione chiara con pazienti, colleghi e medici con un ragionamento clinico fondato e praticabile nel lavoro quotidiano.

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Contenuti della Terapia Manuale La fisioterapia si trova davanti al paziente con i suoi sintomi e segni clinici e le esigenze della società con i suoi mezzi finanziari limitati. La fisioterapia può agire soprattutto sul sistema meccanico (artro-neuro-muscolare). Gli stimoli del movimento influiscono i sistemi neurologici, endocrinologici e metabolici. L’azione del fisioterapista agisce non soltanto sul sistema locomotore ma su tutto l’organismo! L’interazione tra il paziente e il terapista è quindi essenziale nel trattamento come anche il mondo circostante nel quale vive il paziente (modello biopsicosociale e l’ ICF = International Classification of Functioning, Disability and Health; www.who.int/classification/ICF). L’insegnamento della terapia manuale si concentra su gli aspetti fisici senza negare l’importanza degli aspetti psicosociali. L’esame comprende 6 classificazioni del paziente e segue una logica chiara e argomentata con obiettivi precisi. L‘esame è basato a livello internazionale sul principio dello „SOAP“ (Subjective, Objective, Assessment, Plan), che sarebbe in Italiano: SOMP (Soggettivo, Oggettivo, Misure, Progetto) (Viel 1998: 33). Un esame d’orientamento permette di focalizzare il problema, che è poi analizzato in un esame specifico. Dopo avere trovato il “nucleo del problema” sono cercato i fattori che influenzano o causano il problema. In più le conseguenze della patologia per la vita del paziente sono analizzate secondo l’ICF. Il risultato è una diagnosi fisioterapica che è verificata con un trattamento di prova. È importante di porre l’accento sul fatto che la diagnosi fisioterapica (= funzionale) mette in correlazione la disfunzione del sistema locomotore e i sintomi del paziente. Cosi essa completa la diagnosi del medico, che è piuttosto strutturale, senza competerla! Il trattamento fisioterapico ad alleviare il dolore rispettivamente sintomo cerca di migliorare la forza, la resistenza, la coordinazione e la mobilità (articolare, muscolare, neurale ...). Questo aumento della funzione dell’apparato locomotore è trasferito nella vita quotidiana e professionale del paziente. Il trattamento dell’apparato locomotore ha anche degli effetti sugli altri sistemi dell’organismo come gli organi interni. Il trattamento nella terapia manuale può essere classificato in 6 categorie, fra le quali il terapista sceglie secondo i bisogni del paziente: 1. trattamento dei sintomi; 2. mobilizzazione dell’ipomobilità; 3. mantenere la mobilità; 4. stabilizzazione e controllo motorio dell‘ipermobilità e allenamento fisico; 5. influenzare il cambiamento tessutale; 6. informazione e istruzione (Schomacher 2001 a: 114).

Basi teoriche Una caratteristica tipica della terapia manuale del Concetto OMT Kaltenborn-Evjenth è la considerazione della meccanica articolare. L’esame e il trattamento non sono guidati soltanto dalla reazione del paziente in quanto riguarda il dolore oppure un altro sintomo, ma anche dalla disfunzione del movimento. Bisogna tener conto dunque di due aspetti: 1. L’analisi e il trattamento del dolore per il quale la terapia manuale

si basa sulla fisiologia del dolore nella sua complessità utilizzando il modello biopsicosociale (Engel 1977).

2. L’analisi e il trattamento della disfunzione che è in correlazione con i sintomi (Kaltenborn 2002: 57).

Il dolore

La fisiologia del dolore c’insegna di distinguere tra un dolore del recettore (= nocicettivo) e un dolore neuropatico (Weiß e Schaible 2003: 4). L’ultimo può nascere nel sistema nervoso sia da una lesione dell’assone oppure a causa di un’ipersensibilizzazione del sistema nervoso. Questa ipersensibilizzazione è una caratteristica del dolore cronico. La sua intensità non è più necessariamente proporzionale alla lesione (come nel dolore acuto) e può rappresentare una patologia propria (Schomacher 2001 b + c). Questa

Fig. 1: Influenze sul dolore nel modello biopsycho-sociale (Waddell 1998: 228)

Stress psicologico

Noci-

cezione

Attegiamenti e credenze

Comportamento nella malattia

Ambiente sociale

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ipersensibilizzazione è spesso suscitata da un dolore nocicettivo e influenzata da diversi fattori psicosociali (Fig. 1). Il dolore cronico richiede perciò un approccio specifico che va oltre il trattamento semplice analgesico con mezzi fisici e anche oltre il solo trattamento della lesione periferica (Vlaeyen et al. 1999; Gifford 1998). La nocicezione rappresenta quindi soltanto una parte del fenomeno complesso del dolore. Il modello biopsycosociale e il modello dell’ICF dimostrano che l’esperienza del dolore è influenzata da vari fattori che interagiscono tra loro. La fisioterapia e anche la terapia manuale non devono perciò limitarsi all’analisi ed al trattamento di una lesione (nocicezione). Devono anche considerare e occuparsi di una persona complessa e sofferente nel suo ambiente. In lingua inglese si parla di dover trattare il paziente manualmente (“hands on”), ma che in certi casi è più utile una gestione del modo di vivere il dolore in un trattamento che guida il paziente anziche di trattarlo manualmente (“hands off”) (Jones e Rivett 2004: 44).

La disfunzione

Il concetto di base del dolore del recettore si fonda da un punto di vista meccanico sull’ipotesi che l’origine del dolore è in gran parte una tensione eccessiva dei tessuti (lesi) (vedi Cyriax 1982: 43). Questo vale soprattutto per il dolore acuto. Nel dolore cronico (vedi sopra) bastano spesso piccoli stimoli e dunque piccole disfunzioni per mantenere lo stato d’ipersensibilizzazione del sistema nervoso (Gifford 2004). Questi stimoli possono addirittura essere clinicamente non visibili (Giamberardino 2003). Oltre dal sistema locomotore possono provenire anche da altre strutture (Fig. 2). L’esame di un paziente cronico richiede dunque delle capacità sviluppate per scoprire anche delle disfunzioni minime che in una persona sana non provocano nessun dolore. Il modello concettuale della disfunzione del movimento parte dall’idea che c’è una mobilità fisiologica la quale permette una funzionalità soddisfacente alla persona senza mettere in eccessiva tensione le strutture del sistema locomotore. Tensione nel senso meccanico può essere provocata sia da un allungamento dei tessuti che da una loro pressione oppure addiritura di forze di taglio. Una disfunzione del movimento significa o una riduzione oppure un eccesso del movimento in riguardo della quantità (ampiezza: iper- e ipomobilità) e della qualità (controllo motorio) (O’Sullivan 2005). Queste disfunzioni possono aumentare la tensione dei tessuti e quindi causare stimoli nocicettivi che a loro volta creano un dolore. Questo all’inizio è acuto, ma può diventare rapidamente cronico quando il sistema nervoso subisce una ipersensibilizzazione. Alterazioni tessutali accompagnano spesso una disfunzione del movimento come l’edema o l’atrofia. La disfunzione del movimento insieme con l’alterazione tessutale e il sintomo (dolore) sono chiamati anche con il termine osteopatico “disfunzione somatica” (Kaltenborn 2002: 57). Questa disfunzione è la meta principale dell’approccio manuale (“hands on”) nella terapia manuale – oltre all’approccio più generale del dolore che spesso comprende anche la strategia “hands off”. L’obiettivo è di trovare e di trattare la disfunzione del movimento (oppure parecchi) e l’alterazione tessutale che sono correlati con i sintomi (in inglese: signs and symptoms; Kaltenborn 2002: 57). L’immagine seguente da una visione d’insieme delle possibilità fisioterapiche per il trattamento del dolore (Fig. 3). Il trattamento della disfunzione non elimina soltanto lo stimolo nocicettivo, ma agisce anche sugli altri livelli e li favorisce.

Fig. 2: Il dolore può „nascere“ in quasi tutte le strutture!

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Modello concettuale della disfunzione del movimento Essendo la disfunzione del movimento una specie di “nucleo” per l’approccio diretto (“hands on”) in terapia manuale, bisogna analizzarla meglio. La meccanica è suddivisa in cinetica e in cinematica. La cinetica risponde alla domanda perché qualcosa si muove (dinamica) oppure non si muove (statica) analizzando le forze. La cinematica invece risponde alla domanda come qualcosa si muove analizzando il movimento nello spazio e nel tempo (Klein 2005). La visione meccanica di Kaltenborn è stata influenzata molto da MacConaill che sottolinea gli aspetti artrocinematici del movimento (MacConaill e Basmajian 1977; MacConaill 1989). L’artrocinematica è l’analisi dei movimenti delle superfici articolari tra loro. Secondo una ipotesi fondamentale di Kaltenborn una limitazione dello scivolamento tra le superfici articolari è la causa principale di tanti disfunzionamenti del movimento (Kaltenborn 2005: 37). Di conseguenza l’asse fisiologica del movimento si sposta verso la rima articolare, dove succede una pressione puntiforme mentre d’altra parte avviene un’apertura dell’articolazione. Uno come l’altro possono causare un aumento di tensione eccessivo e quindi dolore – sia nelle strutture articolari che periarticolari come muscolo e nervo! Diversi fattori possono suscitare questa limitazione dello scivolamento. D’una parte ci sono fattori che aumentano la pressione articolare limitando cosi lo scivolamento delle superfici. Questo succede in generale nelle articolazioni ipomobili a causa di una capsula articolare retratta, uno spasmo muscolare, delle superfici articolari ruvidi, aderenze tra le superfici et al. Questo fatto meccanico è conosciuto da tanto tempo in ortopedia (Jordan 1963: 22 / Fig. 4).

Eliminare lo stimolo nocicettivo!

Gate controll

Sistemi discendenti

Percezione e gestione del dolore

Diminuiere la sensibilità dei recettori

Rinforzare la resistenza dei tessuti! Allenamento fisico

Lasciar svolgersi la guarigione fisiologica

Evitare la ipersensibilizzazione del sistema nervoso

Fig. 3: Possibilità fisioterapiche per il trattamento del dolore (Disegno da Réné Descartes 1664 / fonte: google.de)

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D’altra parte c’è l’insufficienza dei fattori che normalmente inducono lo scivolamento delle superfici articolari – spesso in articolazioni ipermobili. Esempi sono la rottura del legamento crociato nel ginocchio e la debolezza (coordinativa) dei muscoli della cuffia dei rotatori nella spalla. Nel rachide questo fenomeno è stato spiegato con il modello della zona neutra per il segmento vertebrale (Panjabi e White 2001: 66; Panjabi 1992; 1990: 21 und 88). Questa spiegazione è probabilmente applicabile anche sulle articolazioni periferiche. La limitazione dello scivolamento delle superfici articolari può dunque risultare sia nell’articolazione ipomobile che ipermobile! La valutazione dei movimenti delle superfici articolari rappresenta allora una parte essenziale dell’esame. In esso bisogna distinguere fra movimenti rotativi (intorno à un’asse) e movimenti traslatori (rettilinei con riferimento à un piano). La quantità, la qualità con la sensazione di fine movimento e i sintomi che sono associati sono criteri importanti di valutazione durante l’esame. Nel trattamento delle rigidità articolari causati da tessuto connettivale (per esempio della capsula articolare) spesso fu applicata la mobilizzazione rotativa oltre il primo stop del movimento. Quesa può provocare una compressione puntuale tra le superfici articolari causando danni per la cartilagine – oltre ad un dolore di pizzicamento risentito dal paziente. Per evitare questi fenomeni si sceglie delle tecniche con movimenti traslatori che evitano – soprattutto con la trazione – un’eventuale compressione delle superfici articolari (Fig. 5 e 6). Per orientare i movimenti traslatori, Kaltenborn nel 1954 ha introdotto il cosidetto piano di trattamento „per ridurre le forze compressive sull‘articolazione ancora di più“ (Kaltenborn 2005: 14).

Fig. 4: Estensione fisiologica nel ginocchio e con una limitazione dello scivolamento a causa di aderenze (secondo Jordan 1963: 22)

posizione di partenza

posizione di partenza

posizione finale

posizione finale

asse di rotazione

aderenze

Fig. 5: La mobilizzazione rotativa provoca un allungamento della capsula, ma anche un conflitto d’impingement. Questo è evitato con la trazione traslatoria!

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La mobilizzazione manuale non può recuperare in pochi giorni una mobilità articolare se la causa è una vera retrazione del tessuto connettivale (Kessler et al. 2005; Schomacher 2007). Ci vuole oltre alla mobilizzazione passiva del terapista l’autodisciplina del paziente per fare regolarmente a casa degli autoesercizi con movimenti ampi e posture prolungate (Fig. 7). Il movimento attivo rappresenta una parte essenziale nel trattamento della terapia manuale che comprende anche l’allenamento fisico.

La causa dell’ipomobilità non può soltanto essere articolare, ma anche muscolare oppure neurale. Ogni struttura richiede delle tecniche specifiche! Cosi per i problemi articolari si usano i movimenti traslatori, mentre i movimenti rotativi servono per il trattamento del muscolo allungandolo, rilassandolo e allenandolo (Fig. 8). Le funzioni del sistema neurale sono la conduzione (sensibilità, motricità e funzione vegetativa) e la mobilità (meccanica). Nell’esame e nel trattamento del sistema neurale il fisioterapista deve differenziare fra un problema di compressione, d’adesione e d’irritazione (Fig. 9). Un altro problema costituisce il trattamento dell’ipermobilità del movimento.

Fig. 6: Mobilizzazione con trazione traslatoria nell’articolazione metacarpofalangea del pollice

Fig. 7: Automobilizzazione del rachide corsale

Fig. 8: Massaggio funzionale degli abduttori dell’anca

Fig. 9: Mobilizzazione del nervo mediano con il rachide cervicale in scarico

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Qui le possibilità terapeutiche sono in principio quattro:

stabilizzazione passiva con aiuto di un plantare per il piede, una cinghia per l’artic. sacro-iliaca etc.

stabilizzazione attiva con l’allenamento delle diverse capacita muscolari (coordinazione, forza …) (Fig. 10)

mobilizzazione di articolazioni/segmenti ipomobili vicini

evitare movimenti ampi L’idea della disfunzione è quindi che un cambiamento della quantità (ipo-/ipermobilità) e/o della qualità (controllo motorio) del movimento può causare una tensione eccessiva sulle strutture del sistema locomotore e quindi dolore. Ripristinando questa funzione si riduce questa tensione e dunque anche il dolore. Bisogna sottolineare però che questa visione un po’ semplicistica è limitata al puro problema meccanico. Il dolore invece è un fenomeno molto complesso che richiede un approccio più ampio per il trattamento come spiegato sopra.

La Terapia Manuale – una qualificazione per tutti fisioterapisti L’esame e il trattamento delle disfunzioni dell’apparato locomotore costituiscono una base essenziale della fisioterapia. Ogni fisioterapista dovrebbe quindi conoscere le basi ed avere una competenza pratica (Kaltenborn 2005: VIII e 322). Queste capacità sono necessarie in tutti gli ambiti della medicina nei quali sono applicati la fisioterapia. È ovvio l’utilità nell’ortopedia, nella traumatologia e nella reumatologia. Nella medicina interna il fisioterapista per esempio migliora la meccanica respiratoria e facilita il movimento per il paziente cardiaco. In neurologia il paziente emiplegico per esempio sviluppa ben presto delle rigidità articolari e muscolari, che gli rendono ancora più difficile il movimento attivo nella fase della recuperazione. Cosi gli esempi dell’applicazione della terapia manuale sono molteplici. La Terapia Manuale si fonda sulle scienze di base in medicina come l’anatomia (soprattutto funzionale), la biomeccanica, la fisiologia e la patologia. Essa s’inserisce cosi nella medicina collaborando con le altre discipline mediche e offrendo una specializzazione dal punto di vista (bio-)meccanico delle disfunzioni dell’apparato locomotore. Le pubblicazioni e riviste specializzati in Terapia Manuale a livello internazionale riflettono l’importanza di questa specializzazione nella fisioterapia ed il continuo sviluppo confrontandosi con le scoperte nuove in medicina e creando una propria ricerca fisioterapica.

Fig. 10: Stabilizzazione attiva lombare: insegnamento del controllo motorio nel segmento ipermobile

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Formazione a livello internazionale L’obiettivo dei corsi di terapia manuale secondo il concetto OMT Kaltenborn-Evjenth è soprattutto di migliorare le conoscenze e capacità pratiche del fisioterapista nell’esame e trattamento dei disturbi muscoloscheletrici. I primi cinque seminari costituiscono un’unità che è chiamata anche il primo livello. Durante il primo modulo di corso, il partecipante viene introdotto ai principi fondamentali della terapia manuale dell’arto inferiore e loro applicazione pratica. Nel secondo modulo questi principi vengono approfonditi e applicati nell’esame e nel trattamento delle disfunzioni dell’arto superiore. Il terzo e il quarto modulo di corso sono dedicati alla colonna vertebrale, iniziando con l’articolazione sacro-iliaca e il rachide lombare per poi salire fino all’articolazione temporo-mandibolare. Nella quinta settimana lo studente apprende la fisiologia dell’allenamento sul piano teorico e pratico al fine di poter usare al meglio gli esercizi (specifici) per tutte le articolazioni e per la colonna. Dopo questi cinque moduli di corso che costituiscono il “primo livello” sarà rilasciato un certificato dell’associazione internazionale “Kaltenborn-Evjenth OMT”. Il secondo livello è costituito da due soli moduli ed è finalizzato ad approfondire e ripetere le conoscenze/tecniche del primo livello e ad introdurre le tecniche di manipolazione in trazione in posizione di riposo. Il corso di secondo livello è consigliato a chi è appassionato della terapia manuale e desidera di perfezionarsi nei dettagli e nelle variazioni delle tecniche. I corsi di Terapia Manuale rispettano le direttive educative dell’IFOMPT (IFOMPT 2008; vedi www.ifompt.org “educational standards”). Il programma di “Kaltenborn-Evjenth OMT”, di cui il cosiddetto primo e secondo livello sono la parte iniziale, nel passato ha consentito a molti fisioterapisti di diversi paesi di entrare nell’IFOMPT e rispettivamente di giungere al gruppo nazionale membro dell’IFOMPT. In Italia il gruppo di terapia manuale (GTM) è diventato membro dell’IFOMPT nel 2004 (vedi www.terapiamanuale.it). Il GTM è quindi il gruppo di fisioterapisti che in Italia decide in merito all’approvazione di un programma di OMT in nome dell’IFOMPT. Il primo e il secondo livello del corso OMT Kaltenborn-Evjenth non sono sufficienti per un riconoscimento da parte del GTM e quindi dell’IFOMPT. Chi vuole fare parte in Italia del gruppo GTM e quindi dell’IFOMPT deve seguire un programma riconosciuto dal GTM. Tali programmi sono in generale programmi di livello master universitario. Consigliamo a chi è interessato ad avere maggiori informazioni di contattare direttamente il GTM (www.terapiamanuale.it). Il primo e secondo livello dei corsi di terapia manuale secondo il concetto Kaltenborn-Evjenth hanno soprattutto l’obiettivo di migliorare le conoscenze e capacità pratiche per l’ esame e trattamento dei disturbi muscoloscheletrici. Essi rappresentano anche una buona preparazione e un buon complemento del programma di un master muscoloscheletrico che comprenda teoria, pratica, applicazione clinica sotto sorveglianza d’un istruttore (supervisione clinica), progetto di ricerca e naturalmente un esame.

Livello I

Articolazioni periferiche arto inferiore; 1 settimana

Articolazioni periferiche arto superiore; 1 settimana

Colonna vertebrale

parte inferiore; 1 settimana

Colonna vertebrale parte superiore; 1 settimana

Corso sull‘allenamento e la riabilitazione (articolazioni periferiche e colonna vertebrale) teoria della terapia manuale; 1 settimana

Livello II

Corso di perfezionamento articolazioni periferiche; 1 settimana

Corso di perfezionamento colonna vertebrale; 1 settimana

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Un esempio della cosiddetta localizzazione dei sintomi Il paziente ha dolori lombari che irradiano nella gamba destra. La domanda è se l’estensione dell’anca, il movimento rispettivo della sacro-iliaca oppure l’estensione del rachide lombare è in correlazione con i sintomi che lamenta il paziente.

Il paziente mostra il movimento che scatena il sintomo.

Flessione nell’anca destra: meno dolore = anca destra

Flessione nell’anca sinistra: meno dolore = anca sinistra

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Spinta sull’apice del sacro in direzione ventrale: più dolore = sacro-iliaca

Come a sinistra

Spinta sul rachide lombare in direzione ventrale (estensione): più dolore = rachide lombare

Come a sinistra

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