DUE MEDAGLIONI CON LtANNUNZIAZIONE NELLA CHIESA … · promesse già dal non meno disastroso...

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©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte MELFI , MEDAGLIONI DELLA CHI ESA DT S. AGOSTINO (Fot. Rubino) DUE MEDAGLIONI CON LtANNUNZIAZIONE NELLA CHIESA DI S. AGOSTINO A MELFI I N SEGUITO al terribile movimento telluri- co del 23 luglio 1930, che ebbe il suo epicentro, com'è noto, nella zona del Vulture e che rovinò fra l'altro molti edifizi sacri ora consolidati od in via di restauro per conto della R. Soprin- tendenza bruzio-lucana, si è resa indispensa- bile la demolizione delle mura perimetrali della chiesa di S. Agostino in Melfi, scosse e com- promesse già dal non meno disastroso terremoto del 1851. La chiesa di S. Agostino, allo stato attuale, si presenta nelle sue sobrie linee settecentesche, con facciata divisa verticalmente da lesene alquanto aggettanti che limitano, al centro, un portale dal frontone spezzato nelle solite due volute, e, ai due lati, due nicchie chiuse dalle consuete conchigl,ie. Manca di coronamento, e ciò forse è dovuto interruzione dell' opera in seguito alla morte del Vescovo mons. Spinelli (1724), che aveva curata la ricostruzione della chiesa dopo il terremoto dell' 8 settembre 1694). Il sacro edifizio era stato edificato dal signore di Melfi, il conte Giovanni Caracciolo, sulla fine del sec. XIV o i primi del sec. XV, e riedi- ficato, perchè già Il collapsum tempore", dal principe Marco Antonio Doria, dopo il I 530. I) Ma, dalla lettura di un testamento di Francesco Portinari, conservato nell' Archivio di Stato di Firenze, 2) si ha motivo di inferire che i Padri Agostiniani esistessero in Melfi già nell'II set- tembre del 1373 e che senza dubbio vi dovettero avere il loro convento e la loro chiesa, forse nel medesimo luogo. Ignoriamo a chi detta chiesa degli Agostiniani fosse allora dedicata e consacrata. Durante gli accennati lavori di demolizione tal une parti compromesse nelle mura perimetrali della chiesa, furono potuti recuperare, e degna- mente conservare per il civico museo melfese, come due interessanti medaglioni in basalto, del diametro di cm. 58, rappresentanti l'Arcangelo Gabriele e l'Annunziata. Essi stavano incastonati 295

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MELFI, MEDAGLIONI DELLA CHIESA DT S. AGOSTINO (Fot . Rubino)

DUE MEDAGLIONI CON LtANNUNZIAZIONE NELLA CHIESA DI S. AGOSTINO A MELFI

I N SEGUITO al terribile movimento telluri­co del 23 luglio 1930, che ebbe il suo epicentro,

com'è noto, nella zona del Vulture e che rovinò fra l'altro molti edifizi sacri ora consolidati od in via di restauro per conto della R. Soprin­tendenza bruzio-lucana, si è resa indispensa­bile la demolizione delle mura perimetrali della chiesa di S. Agostino in Melfi, scosse e com­promesse già dal non meno disastroso terremoto del 1851.

La chiesa di S. Agostino, allo stato attuale, si presenta nelle sue sobrie linee settecentesche, con facciata divisa verticalmente da lesene alquanto aggettanti che limitano, al centro, un portale dal frontone spezzato nelle solite due volute, e, ai due lati, due nicchie chiuse dalle consuete conchigl,ie. Manca di coronamento, e ciò forse è dovuto ~alla interruzione dell ' opera in seguito alla morte del Vescovo mons. Spinelli (1724), che aveva curata la ricostruzione della chiesa dopo il terremoto dell' 8 settembre 1694).

Il sacro edifizio era stato edificato dal signore di Melfi, il conte Giovanni Caracciolo, sulla fine del sec. XIV o i primi del sec. XV, e riedi­ficato, perchè già Il collapsum tempore", dal principe Marco Antonio Doria, dopo il I 530. I)

Ma, dalla lettura di un testamento di Francesco Portinari, conservato nell' Archivio di Stato di Firenze, 2) si ha motivo di inferire che i Padri Agostiniani esistessero in Melfi già nell'II set­tembre del 1373 e che senza dubbio vi dovettero avere il loro convento e la loro chiesa, forse nel medesimo luogo. Ignoriamo a chi detta chiesa degli Agostiniani fosse allora dedicata e consacrata.

Durante gli accennati lavori di demolizione tal une parti compromesse nelle mura perimetrali della chiesa, furono potuti recuperare, e degna­mente conservare per il civico museo melfese, come due interessanti medaglioni in basalto, del diametro di cm. 58, rappresentanti l'Arcangelo Gabriele e l'Annunziata. Essi stavano incastonati

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ai lati della pnma finestra del muro di Slnl­

stra de11a chiesa, ad un'altezza dal suolo di circa m. I4,50. Non conosciamo la provenienza di detti medaglioni, che, presumibilmente, decoravano la chiesa medesima e che, con ogni probabili­tà, vi furono incastonati durante gli ultimi lavori settecenteschi di rico­struzione de11'intero edi­fizio. Si potrebbe anche supporre che essi fos­sero co11ocati origina­riamente ai lati o sopra il portale de11a chiesa primitiva, forse dedi­cata a11' Annunziata.

embrionali risorse scientifiche di prospettiva e di scorcio. Le pieghe de11e vesti scendono tubo­late e para11ele con lontani ricordi bizantini, ma con evidente ispirazione classica soprattutto nel-

1'Angelo. Il vigore del risalto ed il movimento di queste tozze figure, in cui i volti si a11argano e si appiattiscono, mo­strano, anche fra i ricor­di degli avori bizantini, un'interpretazione nuo­va dei motivi classici sia ne11' equilibrio pausato de11e figure di castigata evidenza sul fondo levi­gato, sia nel senso pla­stico del volume, rude ma possente.

Comunque, detti ri­lievi rappresentano per noi una documentazio­ne artistica di interesse non indifferente. Fattu­ra rozza, ritardataria, di un scultore indigeno in un ambiente artistico pugliese che aveva vi­sto la prima fioritura

MELFI, 1935 - CHIESA DI s. AGOSTINO

Il nostro scultore altrove si direbbe un lontano seguace de11a scultura lombarda nel-1'ambiente artistico di Benedetto Ante1ami; qui, invece, ne11' Italia Meridionale, in Luca­

di que11a Rinascita che darà i suoi più bei frutti ne11'opera innovatrice di Nicola d'Apulia. , Freschezza e semplicità di ingen~a espressione; gusto paesano non privo di un senso chiaro di composizione, di valori tattili di forma e movi­mento; non ignaro di primordiali ed ancora

I) Per le notizie storiche inerenti alla chiesa di S. Ago­stino in Melfi, cfr. G. ARANEO, Notizie storiche della Città di Melfi, Firenze, 1866, passim.

2) Dal testamentro di Francesco Portinari della nobile famiglia fiorentina, che si conserva, come s'è detto, nell'archivio di Stato di Firenze, si apprende che il testatore, nel dettare le sue ultime volontà ai signori

Recentissime:

nia, provincia artIstIca appartenente a11e vicine Puglie, va considerato come un ritardatario tre­centesco de11e forme di Bartolomeo da Foggia, di Nicolò di Bartolomeo, di Simeone da Ragusa, di Barisano da Trani e di maestro Rogerius Campanarum, forse melfese. L. RUBINO

Lombardo D'Ambrosio, Giudice ai contratti della re­ginale città di Melfi, e ad Angelo di Lorenzo da Firenze, cittadino ed abitante in Melfi, notaio pubblico per tutto il regno di Sicilia, alla data II settembre 1373, disponeva " ... fratribus sancti Augustini ut intersint cum cruce ad exequia sui corporis pro anima sua tar. quindicim tI.

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