Due donne un carisma n. 3 del 2009

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3 Pubblicazione sulla spiritualità delle sorelle Girelli ANNO XIV MAGGIO-GIUGNO 2009 Due donne un carisma Il mio povero cuore è come una nave in mezzo alla marea: ora è profondamente abbattuto, ora innalzato da gran confidenza: spesso urta negli scogli delle tentazioni, ora incaglia nelle arene delle aridità, e sta, quasi senza moto, aspettando il soffio divino che lo tolga dalle sue avarie; ora è percosso dalle tempeste delle sue passioni che gli minacciano rovina, e sempre deve andare contro acqua, cioè rinnegare se stesso per proseguire la sua navigazione e arrivare al porto! Signore, date stabilità al mio volere… (Maddalena Girelli)

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Periodico di informazione religiosa

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Due donne un carisma

MAGGIO-GIUGNO 2009 13 Pubblicazione sulla spiritualitàdelle sorelle Girelli

ANNO XIV MAGGIO-GIUGNO 2009

Due donneun carisma

Il mio povero cuore

è come una nave

in mezzo alla marea:

ora è profondamente abbattuto,

ora innalzato da gran confidenza:

spesso urta negli scogli

delle tentazioni,

ora incaglia nelle arene delle

aridità,

e sta, quasi senza moto,

aspettando il soffio divino

che lo tolga dalle sue avarie;

ora è percosso dalle tempeste

delle sue passioni

che gli minacciano rovina,

e sempre deve andare

contro acqua,

cioè rinnegare se stesso

per proseguire la sua navigazione

e arrivare al porto!

Signore, date stabilità al mio

volere…

(Maddalena Girelli)

Due donne un carisma

2 MAGGIO-GIUGNO 2009

Pubblicazione sulla spiritualitàdelle sorelle Girelli

Anno XIV - 2009 - numero 03a cura di Giuseppina Zogno

Via F. Crispi, 23 - 25121 BresciaTel. 030.295675 - 030.3757965

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SOMMARIO

ELISABETTA GIRELLI ................................pag. 2Lo spasimo dell’amore

PENSIERI DIVOTI CAVATIDALLE SACRE SCRITTURE ..................pag. 3di Maddalena Girelli

INDIRIZZO E PASCOLOALLA PIETÀ: ...........................................................pag. 4Distacco dalla amicizie

EMERGENZA EDUCATIVA: ..................pag. 5La chiesa e i suoi santi ci interpellano

LE DONNE, LA “DONNA”E MADDALENA GIRELLI .......................pag. 7

ELISABETTA GIRELLI:Lo spasimo dell’amore

Il cuore di Bettina, come rivelano i suoi scritti, è quello della perso­na innamorata che spasima: vor­rebbe esprimere adeguatamen­te all’Amato i trasporti che sente per Lui e non vi riesce. “... il mio cuore vi desidera sem‑pre. Anzi, in mezzo all’angustia presente, non sa trovare più nulla che lo consoli e lo con‑tenti fuorché Voi solo. Oh, se potessi mostrarvi il mio amore, o buon Gesù, quanto sarei con‑tenta anche in mezzo al patire! Ma io da me non so far nulla; e

se Voi voleste qualche cosa da me, tocca a Voi aiutarmi”.Mentre sperimenta la sua impotenza, Elisabetta dichiara al Signore di voler ope­rare in modo da non frapporre ostacoli alla Sua 0nnipotenza, perchè possa di­sporre di lei nel modo che a Lui piacerà. Tutto mette nelle mani del suo Benea­mato, vi si abbandona ciecamente, disposta a perdere tutto, ma non Lui. “Dal canto mio ‑ scrive ‑ vi prometto di non mettere alcun ostacolo alla vo‑stra grazia e mi getto nelle vostre mani disposta a tutto. Rinnovo l’offerta intiera irrevocabile di tutta me stessa perchè possiate proprio disporre di me come di cosa vostra; non abbiate nessun riguardo perchè nell’offrirvi me stessa intendo proprio di sacrificarvi tutto, tutto”. Nel cuore di ogni persona e perciò anche di Bettina, che pure vuol donarsi a Dio senza riserve, possono permanere altri interessi accanto a quello di Dio: l’attac­co ai beni delle persone, al prestigio, alla salute, alla vita, alla pace ... perfino il desiderio di servire il Signore, ma secondo i propri gusti ... Elisabetta enumera una serie di interessi ai quali, tuttavia è disposta a rinunciare per sempre, per conformarsi in tutto alla Divina Volontà. “Sì, per amarvi e servirvi, o Gesù mio, nel modo che voi vorrete, son pron‑ta a perdere le ricchezze, l’onore, la pace, i parenti, la sanità, la vita ... e vi sacrifico specialmente l’unico desiderio che fu finora riservato alla con‑solazione del mio cuore: la vita religiosa. Rimetto al vostro beneplacito il tempo e il modo di adempire tal desiderio, acciocché in ogni momento Voi mi troviate pronta a ricevere i vostri comandi e sciolta da ogni legame ter‑reno per eseguirli”.A questi pensieri, stesi dalla Nostra durante un corso di Esercizi spirituali, ne seguono altri in ordine alle Meditazioni dettate dal Predicatore, ma sempre ri­velano da angolature diverse, il desiderio prorompente dell’unione con Dio che Bettina ardentemente col tiva e dal quale è travolta. Ciò le causa una profonda ferita, unita al tormento di una ipotetica eventuale separazione dal Signore.“Mentre consideravo le pene dell’inferno, mi sono sentita tutta a un tratto penetrata e commossa dall’idea spaventosa della perdi ta di Dio. Come po‑trei fare a vivere senza amarvi, o mio Dio? E a questa domanda il mio cuo‑re non poté rispondere che coi sospiri e con le lacrime, perchè non vi sono parole che possono dire quello che io sentivo in quei momenti. No, non ho mai provato sì prepotente il desiderio di Dio e la persuasione di non aver più pace, finché tutta non mi sia data in preda al suo amore”.L’artista divino cesella la sua anima perchè la vita di Bettina sia mossa solo dal Suo Santo Spirito, e tutta la sua persona e la sua attività esprimano nella tra­sparenza l’Amore Trinitario. “Sul finir dell’orazione ... il proposito di voler amare ad ogni costo il Signore mi ha ispirato un nuovo coraggio per patire e perseverare”. Finché siamo quaggiù, l’amore e il dolore si intersecano. Il dolore, anzi, è il legno che attizza la fiamma dell’amore.Il contatto vivo e orante con Gesù ci dona la forza necessaria a percorrere que­sto cammino arduo, ma affascinante, che conduce alle vette del puro amore.

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“Quando vedrete la tur­ba d’innanzi e di dietrodite con adorazione nei vostri cuori: te fa duopo adorare, o Signore”. (Isaia)

Maddalena spiega co­me, avendo permesso il Signore che il suo Popo­lo fosse deportato in Babilonia, dove avreb­be visto ogni genere di false divinità, mandò il suo Profeta per richia­marlo all’adorazione del vero Dio. “Sorelle ­ di­ce ­ e non ci siamo an‑che noi in Babilonia? E da ogni parte non ci tocca vedere gen‑te che serve il danaro, che incensa le passioni, che sti‑ma suo fine la gloria e gli onori? Ella mette in guardia le “Figlie” e sorelle dalle seduzioni mondane e dà alcune piste di cammino perchè non cadano nell’idolatria, tentazio­ne facile per chi vive a contatto con persone dalla mentalità paga­na, e aggiunge: “Però noi possia‑mo appropriarci questo divino ri‑cordo e stamparcelo in mezzo al cuore e rammentarlo spesso co‑me preservativo contro le mas‑sime false e i pessimi costumi dei quali tante volte siamo i te‑stimoni e che, vivendo in mezzo al mondo, non possiamo sempre fuggire. Poiché vi è grande pe‑ricolo che dovendo noi talvolta per carità, per ufficio, per obbe‑dienza, trattare colla moltitudine di coloro che seguono le mas‑

sime del mondo, non restiamo anche noi contaminate dall’alito pestifero e non si attacchi anche a noi il fango che li imbratta”. C’è un solo modo, secondo Mad­dalena, per non lasciarci contami­nare dalle influenze negative che subiamo nel contatto con le real tà mondane: “correggere in noi l’er‑rore degli altri e dire a noi stessi che tutti si ingannano adorando la gloria, i piaceri, le ricchezze di questa terra e che noi sole abbiamo ragione, adoran do ed amando Gesù Cristo, Crocifisso per noi, in sommo disprezzo, in somma povertà, in sommo do‑lore”. E’ facile constatare come l’opinio­ne pubblica induca in errore, tra­scinando quelli che, per debolez­za, pensano e fanno ciò che vedo­no fare dagli altri. Ma fossero po­

chi, o molti, o tutti, quelli che si lasciano influen­zare da cose futili, “noi dobbiamo stare ferme nelle massime del Van‑gelo e conformare ad esse la nostra vita”.Nene richiama quindi il bell’esempio di Tobia: “Egli quantunque gio‑vinetto e nella terra di schiavitù, dice la Scrit‑tura che quando anda‑vano tutti ad adorare i vitelli d’oro fatti da Ge‑roboamo Re d’Israele, egli fuggiva e se ne an‑dava in Gerusalemme al tempio del Signore”. In che modo noi dovre­mo comportarci davan­ti all’idolatria del nostro

tempo? Maddalena ci risponde:“Dobbiamo semplicemente rac‑coglierci nel santuario dell’anima nostra e, quivi, dato un pietoso sguardo al nostro Dio sì scono‑sciuto, sì disarmato, rinnovargli sull’altare del cuore quel giura‑mento di fedeltà che gli abbiamo fatto altra volta”.Lo stile con cui lo faremo ci è già suggerito dalla Parola di Dio attra­verso il Profeta:“Con adorazione nei vostri cuori!” Più che le nostre parole, sarà la nostra vita a testimoniare Cristo. E, se, provocate, saremo chiama­te a dar testimonianza del Vangelo con le parole, “confessiamo pure con franchezza che seguiamo Ge­sù Cristo in vita, perchè vogliamo seguirlo anche nel Cielo per tutta l’Eternità...”.

PENSIERI DIVOTI CAVATIDALLE SACRE SCRITTURE

di Maddalena Girelli

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Il tema dell’amicizia è uno dei più toccanti e delicati. “Chi trova un amico ­ dice il proverbio ­ trova un teso­ro”. La Bibbia stessa ci di­ce che, dopo la creazione dell’universo, Dio creò l’uo­mo e, mirandolo, esclamò: “Non è bene che l’uomo sia solo!” E volle accanto a lui la donna. E’ un bisogno im­prescindibile della perso­na quello di relazionarsi coi suoi simili. L’amicizia nasce da qui. La si riceve come un dono, ma non si improv­visa. Ha le sue tappe di cre­scita che vanno coltivate e rispetta­te. Ci si potrebbe anche illudere di avere un’amicizia vera. Ecco perchè Elisabetta ci invita al discernimento. L’affetto scambievole, disinteressa­to, la condivisione di ciò che si è e di ciò che si ha, aiuta specialmente nei periodi difficili e rende più serena la vita. “Non sarà male, perciò ­ scrive Bettina ­ il voler bene ad un’amica, quando sia virtuosa e sincera; an‑zi, se ella ci è di aiuto a praticar la virtù, riguardiamola come un dono del Cielo...”. Tuttavia non è facile avere a porta­ta di mano un tesoro cosi grande. Per questo motivo Elisabetta mette in guardia le giovani e le invita a di­scernere, tra le compagne, quali sia­no le amiche da scegliere. “Dovremo cercare tali amiche fra quelle che parlano di meno ed operano di più nel servizio di Dio: e se da loro avremo una caritate‑vole e franca correzione dei nostri difetti, e un ammaestramento di virtù dolce, semplice ed efficace, conosceremo che hanno lo spiri‑to del Signore, e le potremo ama‑re senza pericolo”. Tuttavia, data la fragilità della natura umana, spes­so ad un sincero e corretto modo

di rapportarsi all’altro si mescolano sentimenti che snaturano l’amicizia stessa, come l’ansia smaniosa e il desiderio di possesso che ci fanno perdere la pace. Bettina, da fine psi­cologa, ci tratteggia alcuni modi in­fantili o un po’ morbosi da cui guar­darci. “Se mai ... nell’affetto dell’amica anche buona vi entrasse una cer‑t’ansia smoderata di vederla e di parlarle; se nei nostri trattenimen‑ti ci entrasse una certa leggerezza ed adulazione ... se i nostri discor‑si ci empissero l’anima di pensieri estranei alla pietà, se la memoria dell’amica ci distraesse dall’ora‑zione, e più spesso e più volentie‑ri noi pensassimo all’amica che a Dio, allora bisognerebbe fare un bel sacrificio e staccarci anche da lei..”.La squisita sensibilità di Bettina le fa intuire ciò che passa nel cuore delle ragazze; conosce l’intensità del loro affetto e il bisogno di comunicarlo a qualcuno in qualche maniera. Ma sa anche, che spesso le giovani scam­biano lucciole per lanterne, con con­seguenti amare delusioni e inutile perdita di tempo. Scrive: “Noi siamo giovani, e sentendoci

il cuore pieno di caldo af‑fetto cerchiamo una via qualunque per disfogarlo; ed oh, quante volte ci tro‑viamo deluse nella scel‑ta delle nostre amiche!”. A questo punto ella avanza la proposta di un’amicizia perfetta. che non delude mai; capace di riempire il nostro cuore, di curarne le ferite, di appagarlo piena­mente, di ripagarlo di ogni frustrazione, donandogli la pace e il riposo del cuore. Ascoltiamo le sue paro­le: “E se vi proponessi, o

giovinette, un’amicizia tutta dolce e santa, e tanto sincera e perfetta, che nulla vi lasciasse a desidera‑re? Ne sareste contente?” L’amico che non ci potrà mai man­care e al quale potremo rivolgere tutte le nostre energie e il nostro af­fetto, senza timore e senza misura è uno solo: Gesù. “L’amico specia‑le delle nostre anime sia Gesù! Io ‑ scrive Elisabetta ‑ ve lo presento e vorrei avere il linguaggio degli angeli per sapervi dire, in qual‑che modo, quanto Egli sia bello, quanto dolce, quanto buono e amabile sopra tutte le cose! Ge‑sù... non è come gli uomini, che più si trattano e si conoscono, si trovano imperfetti ed infedeli: più conosceremo Gesù, Egli divente‑rà più caro ed amabile agli occhi nostri ...L’amicizia con Gesù vale più di tutti i tesori del mondo e lo star con Lui è dolce Paradiso ... Se sa‑remo afflitte, corriamo a racconta‑re i nostri affanni a Gesù, piangia‑mo ai piedi suoi, ed Egli asciughe‑rà le nostre lacrime ci consolerà in modo mille volte migliore che non sanno fare le stentate parole dei conforti mondani.

INDIRIZZO E PASCOLO ALLA PIETÀ:Distacco dalle amicizie

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Le notizie che da tempo appaio­no sui giornali a caratteri cubitali e quelle che la Televisione offre al nostro sguardo sono davvero al­larmanti. Si direbbe che si molti­plicano i fatti di “cronaca nera “ i cui protagonisti sono adolescenti e ragazzi, peraltro “normali” che hanno alle spalle famiglie cosid­dette “incensurabili!” Stupiscono, però, gli adulti che, di fronte ad at­ti di barba rie, come l’uccisione di persone o stupri di gruppo, si li­mitano a commenti di questo ge­nere: “Bravate! Ragazzi immaturi! Adolescenti irresponsabili!” snoc­ciolati con un’indifferenza che è, quanto meno, banale. Il Papa, un anno fa, diagnostica­

va la situazione in ci troviamo con la formula di “emergenza educa­tiva”.Non è mai stato facile educare, osservava il Capo della Chiesa, e oggi sembra diventare ancora più difficile. Di chi la colpa? Troppo sbrigativo risulta dire che la frattu­ra tra le generazioni si deve al fat­to che i bambini e i ragazzi di og­gi sono diversi e “più difficili”. Ma è anche poco utile e, comunque, insufficiente attribuire tutte le re­sponsabilità agli adulti di oggi, co­me se, per le loro carenze non fos­sero più in grado di educare.Certo è che tra i genitori e, in ge­nere, gli insegnanti e gli educato­ri, è forte e diffusa la tendenza a

rinunciare al proprio ruo lo. I nodi della crisi sono più di uno. Bene­detto XVI sottolinea spesso come la nostra cultura e la vita sociale siano impregnate di relativismo, che esercita una vera e propria dittatura cui è i nevitabile sottrar­si. Se vengono a mancare para­metri come: la verità per quanto riguarda la conoscenza, un bene oggettivo per quanto concerne l’etica, come possono instaurar­si rapporti positivi fra le persone e l’assunzione di impegni concreti di cui è intessuta la vita?E’ giocoforza, allora, che l’educa­zione si limiti a fornire “tecniche educative” importanti per trasmet­tere informazioni e abili tà, ma non

EMERGENZA EDUCATIVA: La Chiesa e i suoi santi ci interpellano

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decisive nell’offrire fondamenti so­lidi su cui costruire la vita.C’è un altro aspetto devastante: il nichilismo. Un’atmosfera che at­traversa la vita e le toglie il respiro. Ne nasce una sorta di stanchezza, di desiderio di evasione, di smar­rimento morale, che distruggono letteralmente la persona. Se vi ag­giungiamo il naturalismo che ri­duce la persona a un elemento della natura, per cui intelligenza e libertà sono considerati semplice­mente come sviluppi e affinamenti ulteriori di capacità cerebrali evo­lutesi progressivamente, il qua­dro dei fenomeni culturali del no­stro tempo può apparire tutt’altro

che appetibile ai fini educativi. In questa crisi di valori, tuttavia, non dobbiamo perdere la speranza. E’ necessario, piuttosto, considera­re il fenomeno come una ulteriore opportunità per contribuire affin­ché la società diventi un ambien­te più favorevole all’educazione. La sapienza cristiana testimonia che educare è soprattutto un im­pegno d’amore e, come ogni vero impegno, costa. Il Papa ci ha ri­cordato che; “Ogni vero educa‑tore sa che per educare deve dare qualcosa di se stesso”, e, perciò, deve sacrificarsi. Don Bo­sco, che ha fatto dell’educazio­ne dei giovanissimi lo scopo della

sua vita, ancorandola a Dio, affer­mava che “l’educazione è cosa del cuore”. La partenza è sempre il rispetto e la valorizzazione della perso­na umana; creata per un destino, ”eterno”. Essa si forma nel rappor­to relazionale educatore­educan­do; un incontro fra due libertà (una delle quali in formazione) in vista di un retto uso della “libertà”. Maddalena Girelli, il cui ambi­to prediletto, dopo quello della “Compagnia”, fu l’educazione cri­stiana delle fanciulle, scriveva:“Unico scopo della mia vita… non lasciar intentato qualsiasi mezzo, per la salvezza e il mi‑glioramento delle fanciulle. Se tanti cercano di perderle, per‑chè non vi sarà chi si sforzi a salvarle?”Nelle sue “Memorie” leggiamo an­cora: “Ho proposto di adoperar‑mi con maggior impegno per‑chè quelle anime, che costano così care a Gesù, non abbiano a perdere la fede, ed esporsi al pericolo di dannarsi”.E’ evidente che il motivo ispiratore della sua opera educativa è l’amo­re, che ricalca quello di Cristo, il quale ha dato se stesso per noi. “Anche al presente ­ scriveva ­ si fa grande rovina delle anime, si chiude gli occhi per non vedere, si ricusa la medicina ... Ho sen‑tito risvegliarmi in cuore il desi‑derio di affaticarmi per quanto consente la mia incapacità per tirare anime a Dio. Quanto più sarò fedele all’ “Age contra”, tanto più guadagnerò anime a Dio”. Ecco, dunque! Quanti amano i giovani, possono sempre avere una riserva: i Santi dai quali attingere le motivazioni nello svolgimento del loro ruolo educati­vo e la testimonianza della loro vita come supporto di speranza.

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Non c’è mai stata tanta pubblicizza­zione della donna come nel nostro tempo e, forse, mai altrettanta man­canza di rispetto nei suoi confronti.Dalle immagini televisive, dalle rivi­ste e dalla stampa in genere, emer­ge una figura femminile che anche quando è protagonista, svende la propria immagine, la sua dignità, e, da soggetto, si trasforma in oggetto di consumo.I mass­media tendono a sottovalu­tare nella donna il suo ruolo di sposa e di madre, tipico della femminilità, per esaltare al contrario degli pseu­do­valori che la società di oggi pro­pone, ma sono moralmente inac­cettabili e costituiscono un’offesa alla famiglia e alla dignità umana.La donna cristiana ne esce ferita e disorientata. Talvolta succube di una indegna strumentalizzazione e, Dio non voglia, irretita e, magari, af­fascinata da una serie di disvalori che la minacciano e dai quali non sa più prescindere.Forse non è inutile rispolverare mo­delli, rimasti desueti, che finisco­no per non avere alcuna rilevanza, mentre sono fondanti per l’identità della donna.Quali, dunque?! Il tipo di DONNA per eccellenza che la storia dell’umani­tà, e non solo dei credenti, ci pro­

pone è quella della giovane trepida, ma consapevole della sua dignità e della sua responsabilità, che, davan­ti a una proposta sconvolgente, più grande di lei, valuta nell’insieme la si­tuazione in cui si trova e ha il corag­gio di accettare la vita in un supremo atto di amore per tutti. Maria ci offre un esempio preclaro di abbandono filiale e di “carità universale”. La Ver­gine dell’Annuncio, anziché “carpi­re” la vita, un dono che non le appar­tiene, vi si abbandona totalmente, si fida di Dio, certa di essere amata da Lui: è quindi libera di decidere e di promuovere la vita e l’amore.All’inadeguatezza umana antepone l’Onnipotenza divina: “Tutto è pos‑sibile a Dio!”. E noi, uomini di ogni tempo e di ogni luogo, abbiamo constatato il miracolo di un’esisten­za trasfigurata, in servizio d’amore al mondo, fatto salvo per la sua me­diazione materna.Sì, oggi come ieri, la donna è chia­mata ad assumere questa sublime identità che le viene dal progetto di Dio. La sponsalità e la materni­tà sono l’emblema della sua digni­tà e della sua grandezza umana e soprannaturale. I santi, nostri fra­telli nella fede, durante il loro per­corso terreno lo hanno intuito e si sono lasciati attrarre all’imitazione della DONNA­MARIA. Per Lei han­no avuto parole di tenerezza, l’han­no contemplata con amore e han­no intrapreso con Lei un cammino di edificazione. Nel metodo di vita stilato da Maddalena Girelli negli anni della sua giovinezza troviamo scritto: “Riguarderò Maria come la mia più cara Madre, ricorrendo a Lei con piena fiducia nelle mie tentazioni, afflizioni e dubbi…”. E ancora: “Metterò sotto la sua tu‑tela la mia Verginità, recitando

a tale scopo, mattina e sera, tre Ave Maria con l’orazione: “Regi‑na Virginum”.Nene, non del tutto paga delle sue scelte, va in prestito di preghiere e pratiche composte dalla sua santa prediletta, Bartolomea Capitanio, per preparare con maggior devozio­ne la novena in occasione delle fe­stività mariane. “Farò con maggior devozione la novena delle sue fe‑ste: e, per apparecchiarmi a cele‑brarle con più fervore userò quel‑le preghiere e pratiche che com‑pose la fervente Bartolomea per proprio ed altrui profitto”. Solle­citata, poi, dalla grazia e illuminata circa le esigenze di perfezione che il suo stato richiede, ella prega con fervore: “Signore, fatemi cono‑scere che volete da me!” E, con forza, quasi ad imprimerla come si­gillo nel cuore, perché si traduca in vita, ripete la stessa risposta di Ma­ria all’Angelo dell’Annuncio: “Ecce ancilla Domini!” realizzando così, pienamente, se stessa nel dono to­tale di sé a Dio.

LE DONNE, LA “DONNA”E MADDALENA GIRELLI

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O SS. Trinità,sorgente di ogni bene,

profondamente Vi adoroe, con la massima fiducia,Vi supplico di glorificare

le vostre fedeli ServeVenerabili Maddalena ed Elisabetta Girelli

e di concedermiper loro intercessione

la grazia...Padre nostro, Ave Maria e Gloria

N.B.: 1) Chi si rivolge al Signore con la suddetta preghiera, specie in caso di no-vena, affidi la propria intenzione all’intercessione di entrambe le venera-bili sorelle.

2) Ottenendo grazie per intercessione delle Venerabili Serve di Dio Maddalena ed Elisabetta si prega darne sollecita comunicazione a:

Compagnia S. Orsola - Figlie di S. Angela - Via Crispi, 23 - 25121 Brescia.Chi desiderasse avere questo inserto da distribuire in Parrocchia, può richieder-lo telefonando allo 030.295675.

Preghiera alle VenerabiliSorelle Girelli

per ottenere grazie!

Supplemento a “la Voce della compagnia di S. angela. BreScia”, marzo-aprile 2009, n. 2

Elisabetta Girelli Maddalena Girelli