Due belle C coppie di Caccia - Marinai d'ItaliaL’ Indomitoscese in mare il 7 agosto 1955 e...

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C ontinuando nell’illustrazione del naviglio italiano della seconda metà del Novecento, questa è la volta di un gruppo di quattro significativi cacciatorpediniere realiz- zati tra il 1952 e il 1964: le unità delle classi “Indomito” e “Im- pavido”, sostanzialmente simili, ma differenti per il tipo di ar- mamento, convenzionale sulle prime due e missilistico per le seconde. Con l’intenzione di fare cosa gradita ai molti marinai che hanno fatto parte degli equipaggi di quelle belle navi, non ho voluto limitare troppo la documentazione fotografica e per- tanto mi vedo costretto a suddividere in due parti questa “pun- tata” della rubrica: la prima sarà quindi dedicata ai due “Indo- mito” e la seconda ai due “Impavido”. 12 Marinai d’Italia Marinai d’Italia 13 Indomito e Impetuoso Con il Programma del 1950, il primo del dopoguerra, fu pianifi- cata la costruzione di due nuovi cacciatorpediniere che, nelle intenzioni iniziali, si sarebbero dovuto chiamare San Giorgio e San Marco, nomi che però vennero poi assegnati a due ex in- crociatori leggeri della classe “Capitani Romani” da ammoder- nare radicalmente. Denominati pertanto Indomito e Impetuoso, nella primavera del 1952 i due caccia furono rispettivamente impostati sugli scali del cantiere “Orlando” di Livorno, allora di proprietà Andando, e dei Cantieri del Tirreno a Riva Trigoso, in provincia di Genova. La loro progettazione, pur legata a precedenti esperienze, era stata orientata verso unità del tutto nuove per dimensioni e ca- ratteristiche generali. In linea di massima, si era tentato di crea- re dei grossi cacciatorpediniere da 3.800 tonnellate a pieno ca- rico in cui era stata riversata in gran parte l’esperienza acquisi- ta nell’esteso impiego delle siluranti nel secondo conflitto mon- diale. Lunghi fuori tutto oltre 127 metri e larghi più di tredici, avrebbero dovuto sviluppare una velocità massima di circa 34 nodi avvalendosi di un apparato motore a turbine a vapore sud- diviso su 4 caldaie ad elevato rendimento e due gruppi turbori- duttori, della potenza complessiva di 60.000 cavalli, collegati ad altrettante eliche. Per contenere i costi, per la costruzione degli Due belle coppie di Caccia Parte prima a cura di Erminio Bagnasco Presidente onorario Gruppo ANMI “V. Folco” – Savona Archivio FOTO 1 FOTO 1 • L’Impetuoso pronto al va- ro su uno degli scali del cantiere di Riva Trigoso il 16 settembre 1956. Con il gemello Indomito, che l’ha preceduto nella discesa in mare di circa un anno, rappresenta la cop- pia di navi militari di maggior di- slocamento costruita in Italia dopo la fine della seconda guerra mon- diale (Foto E. Bagnasco) FOTO 2 FOTO 3 FOTO 4 FOTO 2 • L’Indomito fotografato in controluce da bordo dell’Impetuo- so nel 1959 (Foto A. Fraccaroli) FOTO 3 • L’Indomito intorno al 1960. Si noti che il lanciabas trinato, ini- zialmente in postazione scoperta, è ora protetto da una scudatura FOTO 4 • L’Impetuoso, visto perfet- tamente al traverso, in una imma- gine probabilmente del 1961 in cui risalta il profilo particolarmente elegante di questi caccia. Nella fo- to si distingue bene anche la siste- mazione degli impianti binati e quadrupli di mitragliere Bofors da 40/56, arma a.a. standard delle unità italiane entrate in servizio o ammodernate a cavallo tra gli an- ni Cinquanta e Sessanta

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Page 1: Due belle C coppie di Caccia - Marinai d'ItaliaL’ Indomitoscese in mare il 7 agosto 1955 e l’Impetuosoil 16 set-tembre dell’anno successivo; l’allestimento delle due navi si

C ontinuando nell’illustrazione del naviglio italiano dellaseconda metà del Novecento, questa è la volta di ungruppo di quattro significativi cacciatorpediniere realiz-

zati tra il 1952 e il 1964: le unità delle classi “Indomito” e “Im-pavido”, sostanzialmente simili, ma differenti per il tipo di ar-mamento, convenzionale sulle prime due e missilistico per leseconde. Con l’intenzione di fare cosa gradita ai molti marinaiche hanno fatto parte degli equipaggi di quelle belle navi, nonho voluto limitare troppo la documentazione fotografica e per-tanto mi vedo costretto a suddividere in due parti questa “pun-tata” della rubrica: la prima sarà quindi dedicata ai due “Indo-mito” e la seconda ai due “Impavido”.

12 Marinai d’Italia Marinai d’Italia 13

Indomito e Impetuoso

Con il Programma del 1950, il primo del dopoguerra, fu pianifi-cata la costruzione di due nuovi cacciatorpediniere che, nelleintenzioni iniziali, si sarebbero dovuto chiamare San Giorgio eSan Marco, nomi che però vennero poi assegnati a due ex in-crociatori leggeri della classe “Capitani Romani” da ammoder-nare radicalmente. Denominati pertanto Indomito e Impetuoso, nella primavera del1952 i due caccia furono rispettivamente impostati sugli scalidel cantiere “Orlando” di Livorno, allora di proprietà Andando,e dei Cantieri del Tirreno a Riva Trigoso, in provincia di Genova.

La loro progettazione, pur legata a precedenti esperienze, erastata orientata verso unità del tutto nuove per dimensioni e ca-ratteristiche generali. In linea di massima, si era tentato di crea-re dei grossi cacciatorpediniere da 3.800 tonnellate a pieno ca-rico in cui era stata riversata in gran parte l’esperienza acquisi-ta nell’esteso impiego delle siluranti nel secondo conflitto mon-diale. Lunghi fuori tutto oltre 127 metri e larghi più di tredici,avrebbero dovuto sviluppare una velocità massima di circa 34nodi avvalendosi di un apparato motore a turbine a vapore sud-diviso su 4 caldaie ad elevato rendimento e due gruppi turbori-duttori, della potenza complessiva di 60.000 cavalli, collegati adaltrettante eliche. Per contenere i costi, per la costruzione degli

Due bellecoppie di Caccia

Parte primaa cura di Erminio BagnascoPresidente onorario Gruppo ANMI “V. Folco” – Savona

Archivio

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FOTO 1 • L’Impetuoso pronto al va-ro su uno degli scali del cantiere diRiva Trigoso il 16 settembre 1956.Con il gemello Indomito, che l’hapreceduto nella discesa in mare dicirca un anno, rappresenta la cop-pia di navi militari di maggior di-slocamento costruita in Italia dopola fine della seconda guerra mon-diale(Foto E. Bagnasco)

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FOTO 2 • L’Indomito fotografato incontroluce da bordo dell’Impetuo-so nel 1959(Foto A. Fraccaroli)

FOTO 3 •L’Indomito intorno al 1960.Si noti che il lanciabas trinato, ini-zialmente in postazione scoperta, èora protetto da una scudatura

FOTO 4 • L’Impetuoso, visto perfet-tamente al traverso, in una imma-gine probabilmente del 1961 in cuirisalta il profilo particolarmenteelegante di questi caccia. Nella fo-to si distingue bene anche la siste-mazione degli impianti binati equadrupli di mitragliere Bofors da40/56, arma a.a. standard delleunità italiane entrate in servizio oammodernate a cavallo tra gli an-ni Cinquanta e Sessanta

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scafi vennero utilizzati anche materiali ferrosi già di proprietàdella Marina provenienti da navi in costruzione durante il con-flitto e non completate. L’armamento artiglieresco, tutto di pro-venienza statunitense, si sarebbe articolato su 4 pezzi da 127/38in due torri binate e 16 mitragliere a.a. Bofors da 40/56 suddivi-se in due complessi quadrupli e otto binati. Anche le rispettiveapparecchiature per la direzione del tiro sarebbero state di pro-venienza americana. Per l’armamento antisom erano previsti unmortaio trinato a lunga gittata per bombe a.s. di progettazionee costruzione nazionale (lanciabas Menon) oltre che lancia-bombe laterali e scaricabombe poppieri. Il progetto prevedevaanche due lanciasiluri per armi a.s. il cui impiego, però, fu so-prattutto sperimentale.L’Indomito scese in mare il 7 agosto 1955 e l’Impetuoso il 16 set-tembre dell’anno successivo; l’allestimento delle due navi si svol-se rispettivamente a Livorno e a Genova, venendo completato trala fine del 1957 e l’inizio dell’anno dopo. I risultati delle prove inmare furono molto positivi rilevando, tra l’altro, una buona auto-nomia e un’ottima manovrabilità: grazie ai due timoni installati, ilraggio di evoluzione risultò molto contenuto, una caratteristica

importante per un proficuo impiego antisom. Cannoni e mitraglie-re, essendo di modelli largamente sperimentati, risultarono di im-piego sicuro ed efficace così come tutte le apparecchiature adessi collegate (SDT, centrali, “colonnine”, radar del tiro, apparatiper la stabilizzazione della linea di mira ecc.). Anche l’impiego delnuovo lanciabas, pur necessitando di una meticolosa messa apunto correlata alle prestazioni delle apparecchiature di scoper-ta subacquea, risultò soddisfacente.Per il complesso delle loro caratteristiche, Indomito e Impetuo-so si dimostrarono delle buone navi, veloci, robuste, manegge-voli e ben costruite. Tenevano bene il mare grosso, salvo chein poppa “piena” allorché il bastimento tendeva alquanto abeccheggiare; ottima la manovrabilità in ogni condizione dimare e adeguata la potenza disponibile dell’apparato motoreche, tra l’altro, rivelò una grande elasticità di funzionamento atutte le andature. Buone, infine, le caratteristiche di abitabilitàe l’efficienza dei servizi logistici di bordo. Dopo l’entrata in servizio, la prima significativa modifica avven-ne nel 1966 con l’imbarco, sulla tuga centrale tra i fumaioli, didue impianti trinati, uno per ogni lato, per siluri leggeri antisom

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da 324 mm; la seconda, che interessò tuttavia soltanto l’Indo-mito, fu la ricostruzione, effettuata nel 1970-1971, del comples-so della plancia comando che ne modificò sensibilmente l’a-spetto come è rilevabile dalle fotografie. Anche l’ultima modi-fica riguardò solamente l’Indomito e consistette nello sbarcodell’originario lanciabas prodiero intorno al 1980, quando l’u-nità ormai si avviava a concludere la propria attività.Ambedue le unità svolsero per quasi un trentennio un intenso eininterrotto servizio di squadra che qui sarebbe troppo lungo il-lustrare nel dettaglio. La prima a passare in disarmo, all’inizio

del 1983, fu l’Impetuoso, seguito nell’estate del 1985 dall’Indo-mito. La radiazione avvenne poco dopo e quindi i due caccia fu-rono spostati in ormeggi decentrati nella base di Taranto in at-tesa di essere avviati alla demolizione. Questa tuttavia venne ri-sparmiata all’Impetuoso il cui vecchio scafo fu acquistato dal-la Marina statunitense per l’impiego come bersaglio “a perde-re”; silurato da un sommergibile dell’U.S. Navy nel corso diun’esercitazione a fuoco, il caccia affondò nello Ionio il 17 giu-gno 1987.

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FOTO 5 • Golfo di Taranto, autunno1962. L’Indomito nel corso di un’e-sercitazione di rifornimento latera-le di combustibile da parte dellanave da sbarco Etna. Si noti, a la-to del lanciabas, una delle duerampe per razzi illuminanti recen-temente imbarcate(Foto E. Bagnasco)

FOTO 6 • L’Indomito a Venezia nelmarzo 1976. La struttura dellaplancia comando è stata ampia-mente modificata e al centro, tra ifumaioli, si distingue uno dei duecomplessi trinati per lanciasiluria.s. da 324 mm imbarcati allametà degli anni Sessanta(Foto A. Molinari)

FOTO 7 • L’Impetuoso in manovranel Bacino San Marco di Venezianei suoi ultimi anni di servizio(Foto A. Molinari)

FOTO 8 • L’Indomito a Venezia nel-l’aprile 1980. Si noti l’eliminazio-ne del lanciabas trinato a prora edei lanciabombe laterali a poppa(Foto A. Molinari)

FOTO 9 • Un’inconsueta vista di poppa dell’Impetuoso ormeggiato a Riva degliSchiavoni a Venezia intorno alla fine degli anni Settanta(Foto A. Molinari)