Ducato6-2009

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il Ducato Periodico dell’Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino Distribuzione gratuita Spedizione in a.p. 45% art.2 comma 20/b legge 662/ 96 - Filiale di Urbino Costano trentuno milioni di eu- ro l’ex consorzio e il parcheggio di Santa Lucia. Per quest’ultima è previsto un investimento di venuno milioni: otto verranno dal comune. L’amministrazione accenderà un mutuo alla fine dei lavori, sostenuto dagli incas- si delle soste a pagamento gesti- te da Urbino Servizi. a pagina 2 Ventuno milioni per Santa Lucia Grandi opere L’ateneo di Urbino, come gli altri in Italia, appoggia le linee guida del ministro Gelmini: autono- mia, responsabilità, governance forte, meritocrazia. Studenti e professori denunciano vecchi problemi ancora irrisolti: il 3+2 non ho favorito la mobilità in Eu- ropa. Le considerazioni del pro- rettore alla didattica. a pagina 11 Parla Maggioni: “ 3 + 2 falso problema” Università Al teatro Sanzio la Commedia di Candido, l’ultimo lavoro del trio Massini-Fantoni-Piccolo. Dal li- bro di Voltaire, una parabola iro- nica ambientata nel ‘700. So- prattutto, un inno al libero pen- siero di grande attualità. Autori e artisti spiegano perché. a pagina 7 Così Candido, così attuale Spettacoli Raffaello per battere la crisi Prenotazioni già a quota 18 mila, ma gli albergatori sono preoccupati Ultimi preparativi a Palazzo Ducale. La mostra inaugurata il 3 aprile L’EDITORIALE L' angelo comparso nei mani- festi affissi sui muri di Urbino qualche giorno prima che si aprisse la mostra a Palazzo Ducale assomiglia molto a Raffaello quando adolescente, a 17 anni, si formava qui in città. In verità un giovane dal viso dolce e dai capelli biondi si era visto a lezio- ne nell'aula sospesa di sociologia opera di De Carlo e al tramonto, in piazza della Repubblica, insieme con altri studenti. E girava voce che ci fosse stato anche un dibattito affollatissimo con Ilvo Diamanti dal titolo "La democrazia della cultura" nella stessa aula, ma senza manife- sti, solo con il passa parola. Raccontavano che quel ragazzo aveva preso la parola e aveva affasci- nato tutti: diceva che stava per riaprire una bottega di pittura a Urbino, come alla fine del Quattrocento. Che il governo della città doveva cambiare, che da qui sarebbe partito qualcosa di impor- tante per l'intero Paese. Aveva anche scoperto nei bilanci molti fondi per la ricerca. Mostrava a tutti un dizio- nario singolare, di 48 pagine, da far stampare per integrare meglio gli immigrati. Le parole erano illustrate con disegni colorati ed era diviso in capitoli: il corpo umano, la sanità, la casa, gli alimenti. Diceva di averlo preso alla Provincia di Grosseto, una buona idea da realizzare subito anche a Urbino. Per tutto il mese di aprile lo spirito di Raffaello aveva risvegliato la città sonnecchiosa. Le strade erano piene, non si trovava una stanza negli alberghi, tanto che il convento di Santa Caterina aveva incomincia- to a dare ospitalità alle donne, pur essendo di clausura. Si erano aperte anche tre o quattro bottegucce arti- giane. Giapponesi e cinesi in quanti- tà e, nonostante la crisi, molti ameri- cani. Qualcuno chiedeva di affittare casa per tutta l'estate e rimanere. La cosa più strana avvenne nei gior- ni precedenti il 6 e il 7 giugno, giorno delle elezioni per il sindaco. Sui manifesti di Raffaello qualcuno aveva scritto con un pennello rosso "Vota!". Da tutte le 19 sezioni eletto- rali, e anche da quella ospedaliera, era venuto fuori un risultato clamo- roso: l'ex sindaco Franco Corbucci e il suo rivale Alfredo Bonelli erano stati superati da un nome aggiunto sulle schede, a matita: "Raffaello". I presidenti di seggio si erano riuniti e avevano rinviato la questione alla Corte d'Appello che in futuro deci- derà sulla singolare questione. E' possibile eleggere a sindaco un gio- vane nato nel 1483, sia pure a Urbino? Il 21 maggio il nuovo rettore era stato eletto con un programma entusia- smante basato sulla ricerca, finan- ziato in parte dagli stessi studenti e da alcune fondazioni. Il ritorno di Raffaello aveva trasfor- mato Urbino in quel che deve esse- re. La mostra è stata visitata da oltre centomila persone. Senza contare i 15.500 urbinati che l'hanno vista gratis anche con i bambini per una giusta richiesta della sovrintendente Lorenza Mochi Onori e per una sag- gia decisione degli organizzatori. E il 12 luglio è stata prorogata fino a tutto settembre. Grazie Raffaello. [email protected] Un angelo è sceso a Urbino La mostra sta per aprire i bat- tenti. Tutti sperano che dal 3 aprile, giorno dell’inaugurazio- ne, Urbino si popoli di turisti. A Palazzo Ducale stanno arrivan- do i 37 quadri di Raffaello, mentre piazza Duca Federico è stata rimessa a nuovo. Le opere provenienti da alcuni dei più prestigiosi musei del mondo saranno esposte nella Sala del Trono e nell'appartamento della Duchessa. La mostra rimarrà aperta sino al 12 luglio. Gli investimenti sono stati ingenti. Tre milioni di euro solo per la mostra, altri seicentomi- la per la piazza. L’impegno eco- nomico è sostenuto da enti locali, ministero della Cultura e Fondazione Cassa di rispar- mio di Pesaro. Ma i commer- cianti e gli albergatori temono il pericolo del turismo “mordi e fuggi”. Secondo la società di servizi Civita le prenotazioni sono comunque già arrivate a quota 18.000. Le aspettative sono elevate: si tratta dell'occasione per dare una scossa all’economia locale. I commercianti sperano nel forte flusso turistico per rinvi- gorire le proprie casse, che di anno in anno sono sempre meno rimpinguate dagli stu- denti.I ristoratori proporranno piatti rinascimentali e menù speciali: cinhiale con pere cotte e polenta. alle pagine 8 e 9 A ttività commerciali sull’orlo della chiusura, negozi vuoti. Negli ultimi mesi hanno abbassato le serrande in quindici. Gli affitti del centro sono cari, gli studenti sono meno invogliati a fare acquisti. Sono solo due degli elementi che condizionano la crisi del commercio a Urbino. Le asso- ciazioni degli esercenti chiedono maggiore collaborazione fra il Comune e gli operatori economi- ci. L’assessore Demeli si rivolge ai proprietari: “Andate incontro ai negozianti”. a pagina 5 Intanto aumentano i negozi chiusi Sulla scia del convegno della scorsa settimana organizzato dall’Istituto per la formazione al giornalismo e dall’Università di Urbino, Il Ducato continua il di- battito sull’indipendenza dei media. Le intervise al giurista Valerio Onida, allo storico Nico- la Tranfaglia e uno sguardo alle differemti soluzioni europee per la tutela dell’autonomia giorna- listica alle pagine 14 e 15 Valerio Onida: “La stampa che peggiora” Informazione libera Quindicinale - 27 marzo 2009 - Anno 18 - Numero 6 “Ducato on line”: www.uniurb.it/giornalismo

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Sesto numero del Ducato, quindicinale prodotto dall'Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino a distribuzione gratuita.

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Costano trentuno milioni di eu-ro l’ex consorzio e il parcheggiodi Santa Lucia. Per quest’ultimaè previsto un investimento divenuno milioni: otto verrannodal comune. L’amministrazioneaccenderà un mutuo alla finedei lavori, sostenuto dagli incas-si delle soste a pagamento gesti-te da Urbino Servizi.

a pagina 2

Ventuno milioniper Santa Lucia

Grandi opere

L’ateneo di Urbino, come gli altriin Italia, appoggia le linee guidadel ministro Gelmini: autono-mia, responsabilità, governanceforte, meritocrazia. Studenti eprofessori denunciano vecchiproblemi ancora irrisolti: il 3+2non ho favorito la mobilità in Eu-ropa. Le considerazioni del pro-rettore alla didattica.

a pagina 11

Parla Maggioni:“ 3 + 2falso problema”

Università

Al teatro Sanzio la Commedia diCandido, l’ultimo lavoro del trioMassini-Fantoni-Piccolo. Dal li-bro di Voltaire, una parabola iro-nica ambientata nel ‘700. So-prattutto, un inno al libero pen-siero di grande attualità. Autori eartisti spiegano perché.

a pagina 7

Così Candido,così attuale

Spettacoli

Raffaello per battere la crisiPrenotazioni già a quota 18 mila, ma gli albergatori sono preoccupati

Ultimi preparativi a Palazzo Ducale. La mostra inaugurata il 3 aprile

L’EDITORIALE

L'angelo comparso nei mani-festi affissi sui muri diUrbino qualche giorno

prima che si aprisse la mostra aPalazzo Ducale assomiglia molto aRaffaello quando adolescente, a 17anni, si formava qui in città.In verità un giovane dal viso dolce edai capelli biondi si era visto a lezio-ne nell'aula sospesa di sociologiaopera di De Carlo e al tramonto, inpiazza della Repubblica, insiemecon altri studenti. E girava voce checi fosse stato anche un dibattitoaffollatissimo con Ilvo Diamanti daltitolo "La democrazia della cultura"nella stessa aula, ma senza manife-sti, solo con il passa parola.Raccontavano che quel ragazzoaveva preso la parola e aveva affasci-nato tutti: diceva che stava perriaprire una bottega di pittura aUrbino, come alla fine delQuattrocento. Che il governo dellacittà doveva cambiare, che da quisarebbe partito qualcosa di impor-

tante per l'intero Paese. Aveva anchescoperto nei bilanci molti fondi perla ricerca. Mostrava a tutti un dizio-nario singolare, di 48 pagine, da farstampare per integrare meglio gliimmigrati. Le parole erano illustratecon disegni colorati ed era diviso incapitoli: il corpo umano, la sanità, lacasa, gli alimenti. Diceva di averlopreso alla Provincia di Grosseto, unabuona idea da realizzare subitoanche a Urbino.Per tutto il mese di aprile lo spirito diRaffaello aveva risvegliato la cittàsonnecchiosa. Le strade eranopiene, non si trovava una stanzanegli alberghi, tanto che il conventodi Santa Caterina aveva incomincia-

to a dare ospitalità alle donne, puressendo di clausura. Si erano aperteanche tre o quattro bottegucce arti-giane. Giapponesi e cinesi in quanti-tà e, nonostante la crisi, molti ameri-cani. Qualcuno chiedeva di affittarecasa per tutta l'estate e rimanere.La cosa più strana avvenne nei gior-ni precedenti il 6 e il 7 giugno, giornodelle elezioni per il sindaco. Suimanifesti di Raffaello qualcunoaveva scritto con un pennello rosso"Vota!". Da tutte le 19 sezioni eletto-rali, e anche da quella ospedaliera,era venuto fuori un risultato clamo-roso: l'ex sindaco Franco Corbucci eil suo rivale Alfredo Bonelli eranostati superati da un nome aggiunto

sulle schede, a matita: "Raffaello". Ipresidenti di seggio si erano riuniti eavevano rinviato la questione allaCorte d'Appello che in futuro deci-derà sulla singolare questione. E'possibile eleggere a sindaco un gio-vane nato nel 1483, sia pure aUrbino?Il 21 maggio il nuovo rettore era statoeletto con un programma entusia-smante basato sulla ricerca, finan-ziato in parte dagli stessi studenti eda alcune fondazioni. Il ritorno di Raffaello aveva trasfor-mato Urbino in quel che deve esse-re. La mostra è stata visitata da oltrecentomila persone. Senza contare i15.500 urbinati che l'hanno vistagratis anche con i bambini per unagiusta richiesta della sovrintendenteLorenza Mochi Onori e per una sag-gia decisione degli organizzatori. E il12 luglio è stata prorogata fino atutto settembre.Grazie Raffaello.

[email protected]

Un angeloè sceso a Urbino

La mostra sta per aprire i bat-tenti. Tutti sperano che dal 3aprile, giorno dell’inaugurazio-ne, Urbino si popoli di turisti. APalazzo Ducale stanno arrivan-do i 37 quadri di Raffaello,mentre piazza Duca Federico èstata rimessa a nuovo. Le opereprovenienti da alcuni dei piùprestigiosi musei del mondosaranno esposte nella Sala delTrono e nell'appartamentodella Duchessa. La mostrarimarrà aperta sino al 12 luglio.

Gli investimenti sono statiingenti. Tre milioni di euro soloper la mostra, altri seicentomi-la per la piazza. L’impegno eco-nomico è sostenuto da entilocali, ministero della Culturae Fondazione Cassa di rispar-mio di Pesaro. Ma i commer-cianti e gli albergatori temonoil pericolo del turismo “mordi efuggi”. Secondo la società diservizi Civita le prenotazionisono comunque già arrivate aquota 18.000.

Le aspettative sono elevate: sitratta dell'occasione per dareuna scossa all’economia locale.I commercianti sperano nelforte flusso turistico per rinvi-gorire le proprie casse, che dianno in anno sono sempremeno rimpinguate dagli stu-denti.I ristoratori proporrannopiatti rinascimentali e menùspeciali: cinhiale con pere cottee polenta.

alle pagine 8 e 9

Attività commerciali sull’orlo della chiusura, negozi vuoti. Negli ultimi mesi hanno abbassato leserrande in quindici. Gli affitti del centro sono cari, gli studenti sono meno invogliati a fare

acquisti. Sono solo due degli elementi che condizionano la crisi del commercio a Urbino. Le asso-ciazioni degli esercenti chiedono maggiore collaborazione fra il Comune e gli operatori economi-ci. L’assessore Demeli si rivolge ai proprietari: “Andate incontro ai negozianti”. a pagina 5

Intanto aumentano i negozi chiusi

Sulla scia del convegno dellascorsa settimana organizzatodall’Istituto per la formazione algiornalismo e dall’Università diUrbino, Il Ducato continua il di-battito sull’indipendenza deimedia. Le intervise al giuristaValerio Onida, allo storico Nico-la Tranfaglia e uno sguardo alledifferemti soluzioni europee perla tutela dell’autonomia giorna-listica

alle pagine 14 e 15

Valerio Onida:“La stampache peggiora”

Informazione libera

Quindicinale - 27 marzo 2009 - Anno 18 - Numero 6“Ducato on line”: www.uniurb.it/giornalismo

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il Ducato

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Le nuove porte di Urbi-no valgono trentunomilioni di euro. È il co-sto dei lavori previstinell’area dell’ex con-sorzio insieme al nuo-

vo parcheggio sotterraneo di S.Lucia. Per la prima delle dueopere l’investimento sarà di die-ci milioni di euro e tutto di tascadella ditta Torelli-Dottori, che harilevato l’area dal Comune perdue milioni e mezzo di euro. Laseconda è perfino un’opera im-pressionante. Qualcuno sostie-ne eccessiva. Il parcheggio di S.Lucia costerà ventuno milioni dieuro, di cui dodici milioni di sol-di pubblici e il resto, di nuovo, ar-riverà dalla Torelli-Dottori, chefarà partire a maggio i cantieriveri e propri.Per ora, passando da via Di Vitto-rio, che coincide con il piano piùbasso della struttura di S. Lucia,dove ci saranno le rampe d’in-gresso e d’uscita del parcheggio,si vedono sulla rupe pochi ope-rai e una gru di sessantacinquemetri. Ma per il 2011, data previ-sta per la consegna dei lavori, ildorso della collina sarà un giar-dino pensile. La grande opera,nascosta sotto, si articolerà sunove livelli: i cinque più in bassoriservati ai 544 parcheggi e i 2500mq degli ultimi quattro per uffi-ci e attività commerciali. Ci saràun punto di ristoro e tutto saràcollegato con scale mobili eascensori. Fino all’ultimo livello,all’altezza di viale Gramsci e del-la porta di S.Lucia, da cui si potràaccedere al centro storico per ilpercorso più “dolce” di via Bra-mante. Il parcheggio di S.Luciadiventerà inoltre un nodo discambio per tutti gli autobusnon turistici, con l’obiettivo diraccogliere soprattutto il trafficolocale. Rimarrà solo Borgo Mer-

catale come punto di accoglien-za per i turisti, ma perderà circaottanta parcheggi.Maggioranza e opposizione,con l’eccezione di RifondazioneComunista, hanno già votato afavore dell’impianto di S.Lucia.Ma la questione del denaro pub-blico non è stata risolta. Dei do-dici milioni complessivi, tre mi-lioni arriveranno in virtù dellalegge Tognoli e uno da finanzia-menti europei girati dalla Regio-ne. Il Comune pagherà otto mi-lioni di euro, accendendo unmutuo dalla data della fine deilavori, che verrà ripagato attra-

verso i soldi ricavati dalle soste apagamento della città (compre-si quelli di S.Lucia), tutti gestitida Urbino Servizi, società sotto ilcontrollo dell’amministrazio-ne. Se il sindaco Franco Corbuc-ci si dice “soddisfatto per la na-scita di opere fondamentali”,l’opposizione risponde che“non c’è copertura certa nel pia-no finanziario del Comune”. Ri-fondazione Comunista è in dis-accordo con la realizzazionedell’opera perché “si ipotecheràper anni il futuro della città soloper S.Lucia”. Giorgio Ubaldi -presidente di Urbino Servizi che

avrà in gestione i parcheggi del-la struttura – è convinto dellabontà dell’operazione: “Serviràa chiudere il centro storico e i cit-tadini potranno acquistare unbox auto. Per quanto riguarda icosti, abbiamo testato un «pia-no sosta» sul 2007 per mettere al-la prova la nostra capacità di so-stenere la rata annuale del mu-tuo, e siamo rientrati nelle previ-sioni. Quando dovremo effetti-vamente pagare utilizzeremoanche gli introiti del parcheggiodi S.Lucia e questo ci lascia tran-quilli”. Anche se l’amministra-zione ha già avviato trattative

con le banche, le condizioni delmutuo e gli interessi non po-tranno essere noti che al termi-ne dei lavori.L’ex consorzio avrà 4000 mq dispazi commerciali. I singoliesercizi non potranno esseresuperiori ai 250 mq. “Siamomolto contenti delle due strut-ture – dice il segretario dellaConfcommercio di UrbinoEgidio Cecchini – perché si ri-vitalizzano piccola e mediaimprenditoria”. A S.Lucia in-vece è previsto un limite mas-simo per i negozi di 900 mq.

[email protected]

Il parcheggiodi S.Lucia.

In alto adestra

l’area delcantiere

Sopra comesarà con i

giardini e adestra lasezione

LORENZO ALLEGRINI

Le “nuove porte”costano 31 milioni

Il rilancio passa per Lavagine e S.Lucia

Soldi pubblici per 12 milioni di euro. Un mutuo per il Comune

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CITTÀ

Piano-casa: rischio abusiIl progetto del governo per incentivare l’economia edilizia scatena dubbi

Non tutti gli urbinati potranno applicare le nuove regole: i vincoli di salvaguardia tutelano il centro storico

L’urbanista: “Proteggere il territorio”P

iccole case cresco-no. È quanto dice ildisegno di legge delgoverno, il cosid-detto piano-casa.Possibilità di am-

pliare le abitazioni private, oanche attività produttive, finoad un massimo del 20% del lo-ro volume attuale; di demolirlee ricostruirle lievitate del 30%,addirittura del 35% se si usanotecniche di bioedilizia o fontidi energia rinnovabili; sgravi fi-scali del 50% sull’imposta chesi deve al Comune per chi deci-derà di rimettere mano allapropria casa. Cambia inoltre laprocedura: basterà il sì del pro-gettista che sottoscrive la de-nuncia di inizio attività (Dia)per dare il via ai lavori. Questisono solo alcuni dei punti delpiano che dovrebbe servire adare una scossa alla ripresaeconomica.Ma come è attua-bile in una città come Urbino?Fino ad oggi erano due le stra-de da percorrere a seconda de-gli interventi da fare. Per am-pliamenti o richieste di costru-zione si doveva avere il Permes-so di costruzione. Per interven-ti di ristrutturazione, invece,bastava la denuncia di inizioattività (Dia) e se entro un me-se il Comune non avesseespresso contrarietà ai proget-ti, i lavori potevano partire. Orail ddl permette la Dia anche alavori di ampliamento e il con-trollo del Comune viene posti-cipato. Più responsabilitàquindi per il progettista che fa-rà anche una dichiarazionegiurata per certificare che i la-vori sono rispettosi della sussi-stenza delle condizioni stabili-te nel piano casa. La bozza di legge però nonspiega in quali casi e come sipotranno fare gli ampliamenti;per esempio nei centri storici. “Il 40% degli edifici del centrostorico di Urbino – spiega ildottor Costantino Bernardiniresponsabile del servizio Edili-zia del Comune – sono sottopo-sti a vincoli monumentali. Tut-to il centro storico e le zone li-mitrofe al centro hanno il vin-colo paesaggistico. Il centrostorico ha inoltre il vincolo ditutela indiretta e il vincolo ar-cheologico”. La Sovrintenden-za è preposta al controllo deivincoli monumentale, archeo-logico e di tutela indiretta; ilComune vige su quello paesag-gistico. Il dottor Bernardinispiega che ad Urbino potreb-bero essere interessate le areelimitrofe al centro, zone molto

delicate, in cui c’è il vincolopaesaggistico. Ad esempio lezone di fronte alla piana diS.Lucia e via Pellipario, dellastazione. E la vallata di Merca-tale.Sembra certo è che a bene-ficiare del progetto del governosarà chi ha case in campagna,villette o case unifamiliari.

Per Alessandro Bolognini, pre-sidente del circolo urbinate diLega Ambiente, non ci sarannograndi costruzioni, ma casi diabusivismo e di liti tra vicini.“Di fronte al fallimento di que-sto modello economico – dice –si dovrebbero trovare nuoveforme di economie. Con mi-

cro-investimenti si possonomigliorare strutture pubbli-che; risanare l’ambientale; in-centivare l’utilizzo di energierinnovabili; mettere in sicurez-za le strade e potenziare i mez-zi pubblici”. Ora è da vederequanto potere rimarrà di fattoai Comuni e alle Regioni per

applicare o meno il piano delgoverno dal momento che ilprimo articolo recita: “Le nor-me trovano applicazione sututto il territorio nazionale” edevono essere attuate imme-diatamente. Le Regioni po-tranno legiferare in seguito?

[email protected]

Attivo su tutto il territorio il servizio per la raccolta dell’umido

Ora anche l’organico fa la differenza

Adesso è possibile differenziare tutti irifiuti, anche quelli organici. L’a-zienda Marche Multiservizi ha con-

segnato l’occorrente ad ogni cittadino delterritorio urbinate: cestino e sacchetti dicartone. Basta aggiungere un pizzico disenso civico, e anche gli scarti alimentaripossono trasformarsi, da rifiuto, in risor-sa. Perché la frazione organica - o “umido”che dir si voglia - se viene abbandonata indiscarica produce liquidi e gas che posso-no inquinare l’ambiente contaminandole falde acquifere e producendo effettoserra. Se invece arriva all’impianto dicompostaggio della discarica di Ca’ Lucio,lo scarto organico diventa “compost”: fer-tilizzante di alta qualità. «Una risorsaideale per un territorio come il nostro, nelquale l’agricoltura biologica è molto im-portante», spiega Alessandro Bolognini,presidente del circolo di Legambiente.Quindi con il compost si può creare un ci-clo virtuoso, gli scarti della cucina diventa-no il nutrimento per i prodotti della terra:è come se tornassero sulle nostre tavole.In più, il compost dell’impianto di Ca’ Lu-cio viene fornito gratuitamente, e tuttipossono richiederlo. Questo servizio è giàattivo da circa un anno, grazie alla raccol-ta dell’umido di Pesaro, Fano e di altre cit-tà fuori provincia. Finalmente anche i cit-tadini di Urbino possono dare il loro con-

tributo. Dice Salvatore Liberto, coordina-tore del gruppo di CittadinanzAttiva: «Cisi aspettava che contestualmente allaconsegna nelle case di cestino e sacchetti,Marche Multiservizi provvedesse a mette-re i bidoni sulle strade. Invece in alcuni ca-si i cittadini hanno atteso anche una setti-mana. Allora ci lamentiamo un po’, ma de-vo dire che con l’azienda di prima le coseandavano molto peggio». La consegna deicestini nel territorio urbinate è iniziata ascaglioni, zona per zona, dopo l’ultima as-semblea di quartiere sul tema della raccoltadifferenziata. E ha seguito il percorso delleassemblee, partendo dalla frazione di TorreSan Tommaso e finendo con il centro di Ur-bino. Da venerdì 20 il territorio è interamen-te coperto dal servizio, mense universitariecomprese. Salvatore Liberto dice che «i com-portamenti dei cittadini non sono semprepositivi. Ho notato che nei bidoni dell’or-ganico capita di trovarci anche altro». Al dilà delle grandi questioni ambientali, co-me quella dei trasporti e dell’energia, e dellavoro delle istituzioni - più o meno effi-ciente - è importante l’impegno individua-le, se vogliamo davvero arrivare a uno svi-luppo di tipo sostenibile. Sono utilissimi an-che piccoli gesti, come buttare gli scarti or-ganici in un solo sacchetto, separandoli dacarta, vetro e plastica, e poi gettare il sac-chetto nel bidone marrone. Ci vuole poco,solo un pizzico di senso civico.

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GIULIA TORBIDONI

DANIELE FERRO

La raccolta dei rifiuti organici

Il sig. Behzad Bahrebar,intervistato nello scorsonumero del Ducato, preci-sa di non essere un mem-bro dell’Organizzazione deiMujahidin del PopoloIraniano ma un semplicesimpatizzante.

PRECISAZIONE

“Non si deve cementi-ficare ulteriormen-te questo territo-

rio”. Così si esprime Fausto Pu-gnaloni, professore ordinariodi Composizione architettoni-ca e urbanistica presso il Dar-dus (Dipartimento architettu-ra rilievo disegno urbanisticastoria) della facoltà di Inge-gneria dell’Università Politec-nica delle Marche di Ancona. Si può definire buona l’urba-nistica in Italia?I risultati delle applicazionidelle leggi dell’urbanistica nelterritorio italiano dimostranoche la buona urbanistica non èstata fatta. Sono state tentatedelle strade per gestire il pro-blema. Oggi stiamo cambian-do la legge per produrre unprogetto di architettura perl’urbanistica piuttosto che fareurbanistica secondo la logicadello zoning, cioè del disegna-re aree destinate a qualcosa.Quindi si sta andando verso un

nuovo processo progettualeperché il precedente ha provo-cato una disfatta del territorio. Perché è successo?È mancata la coscienza dellaconservazione del territorio.Non si è concepito il territoriocome una risorsa economicache doveva essere salvaguar-dato e sul quale si poteva inve-stire. In più non c’è stata quali-tà: l’espansione delle città è av-venuta con la creazione diquartieri molto spesso degra-dati.Il piano casa prevede amplia-menti, demolizioni e ricostru-zioni. Pensa che si vada versouna buona urbanistica?

La cementificazione occupaoggi l’equivalente della super-ficie di tre regioni italiane. Sia-mo tra i paesi europei che han-no costruito di più e con glistandard più alti di qualità abi-tativa: aggiungere altri metricubi di costruito va contro ognilogica. Un altro problema sonoi materiali. La maggior partedelle abitazioni sono in ce-mento; materiale che ha creatocomplicazioni in città rivolte almare tanto che si sta pensandodi sostituirlo. Invece si deve in-tervenire con una coscienzaeco-compatibile e premiarla: illegno e i materiali meno dan-nosi, ponendo attenzione alla

geografia e alla qualità del ter-ritorio. Il patrimonio storicomonumentale deve essere in-toccabile. Quanto può aiutare la ricerca?Moltissimo, ma questa è unamentalità non consolidata.L’apporto della ricerca, che èquella che fa l’università e nonil privato, dovrebbe essere instretto contatto con il mondodella produzione e quindi aiu-tare la gestione del territorio.Un esempio? Noi abbiamo deiprogetti di edilizia low-cost, abasso costo. Abbiamo fatto deibrevetti e li usiamo nei paesidove c’è cooperazione, soprat-tutto in Asia. I materiali poveriderivano da prodotti locali. Adesempio la lolla di riso, che è ilguscio del riso, non viene but-tata via, ma è utilizzata nei ma-teriali composti che servono afare pezzi di pannelli e pavi-menti. Questo questo è eco-compatibile.

(g.t.)

“Intervenire con una coscienza eco-compatibile: Università e ricerca si stanno muovendo”

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il Ducato

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Precari si nasce e si rimane Pubblico impiego: non bastano più tre anni di lavoro per essere assunti

Con le nuove norme sono venti i dipendenti urbinati che non hanno i requisiti per essere stabilizzati

C’è mancatopoco che ve-nissero as-sunti. Ventil a v o r a t o r idel Comune

e dell’Università non rientre-ranno nella normativa del mi-nistro Renato Brunetta chebloccherà le stabilizzazioni peri precari al 1° luglio 2009. Macosa cambia per i lavoratoricon contratto flessibile chenon possono essere stabilizza-ti entro questa data? Buonepossibilità di continuare la vitada precari, poiché non sarannopiù validi i tre anni di lavoro perprocedere alla stabilizzazione. Con l’approvazione dell’arti-colo 37 del decreto legge sul la-voro, la Camera ha bloccato alprimo di luglio l’assunzione atempo indeterminato dei pre-cari nella pubblica ammini-strazione. La nuova misura an-nulla la normativa prevista nel-la Finanziaria 2008 del governoProdi, con la quale si poteva es-sere assunti definitivamente senegli ultimi cinque anni si era-no raggiunti trentasei mesi diservizio. Il 2 marzo scorso il ministerodella Funzione pubblica ha ini-ziato un monitoraggio per in-dividuare il numero dei dipen-denti statali con contratti atempo determinato, inviandonegli ottomila comuni italianiun questionario dove si chie-deva “quanti dipendenti han-no i requisiti per essere stabi-lizzati entro il 1° luglio 2009”.Così negli ultimi mesi le ammi-nistrazioni, spinte dalle solle-citazioni del governo, hannoregolarizzato molti dipenden-ti, ma a partire da luglio i tre an-ni di contratto non saranno piùsufficienti per la stabilizzazio-ne. Si salvi chi può, ma soprat-tutto chi avrà messo da partetre anni di servizio entro luglio. A Urbino, tra Comune, Sanità,Tribunale, Soprintendenza,Università ed Ersu, gli addettiai lavori pubblici sono più dimille; tanti sono stati già as-sunti, ma alcuni sono ancoraprecari e con l’abolizione dellavecchia normativa, se va bene,lo resteranno a lungo. I dipendenti al Comune sonocirca duecento. Dodici di colo-ro che avevano un contratto atermine sono stati stabilizzati agennaio, mentre rimarrannoesclusi dall’assunzione a tem-po indeterminato undici di-pendenti che con l’abrogazio-ne della vecchia normativanon avranno raggiunto per lu-glio i tre anni di servizio. “Negli ultimi anni, a causa delblocco delle assunzioni, abbia-mo avuto molti contratti a ter-mine - ha detto Angelo Brinci-valli,responsabile del persona-le nell’amministrazione co-munale - perché questo tipo dicontratti sono state indispen-sabili per garantire i servizi aicittadini”.Anche all’Università qualcunorimarrà a piedi. Sul totale dei

CLAUDIA BANCHELLI 381 dipendenti del personaletecnico amministrativo, dieciprecari sono stati stabilizzatinegli ultimi mesi. Non saràpossibile fare la stessa cosa peri nove che a luglio, per pochimesi, non avranno maturato itre anni di servizio. Questi an-dranno a sommarsi ai quindiciprecari dell’Università che co-munque non rientravano nellanormativa. Tutti diretti a in-grossare le fila dei lavoratori “ascadenza”. “Mi auguro che questa rileva-zione sia stata fatta dal mini-stero per trovare una soluzioneai precari che non potranno es-sere assunti entro luglio. I tem-pi non sono dei migliori – haspiegato Enzo Fragapane, di-rettore amministrativo dell’U-niversità – ma la speranza èquella di continuare un rap-porto di lavoro con questi gio-vani”.L’Ersu conta 202 dipendenti.Due i precari che verranno as-sunti, grazie ai tempi stretti im-posti dall’ultima ondata di sta-bilizzazione; diciannove, inve-ce, i dipendenti interinali chenon lavorano direttamente perl’ente e ai quali la nuova nor-mativa del governo non cam-bierà proprio nulla. Non aveva-no comunque le condizioninecessarie per essere assuntiadesso e non li avranno nean-che dopo. Il distretto sanitario dell’Asur2ha poco più di mille dipenden-ti e, anche se il provvedimentogovernativo per competenza

della materia deve essere ap-provato dalla giunta regiona-le, a dicembre in 30 sono rien-trati nelle condizioni previstedalla finanziaria scorsa per es-sere assunti. Dal monitorag-gio del ministero non risultaesserci personale ancora dastabilizzare. Ma i contrattiflessibili ci sono lo stesso: sene contano 89; si tratta però dicasi in cui gli incarichi non diruolo sono dovuti a sostituzio-ni per motivi fisiologici, comemalattie o maternità.La riforma del pubblico im-piego, approvata attraverso la

“Al peggio non ci voglio pensare”

legge delega al governo, mira aottenere più efficienza, ridu-cendo costi e sprechi. Premes-sa smentita dal fatto che dimi-nuire le assunzioni a termine,bloccare il processo di stabi-lizzazione e puntare alle as-sunzioni attraverso i concorsipubblici, significa diminuireil personale. A questo punto èdifficile prevedere se qualco-sa cambierà davvero e comesaranno garantiti ai cittadiniquei servizi che fino ad oggisono stati mandati avanti dalpersonale precario.

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IL PRECARIATO OGGI

E’ la percentuale di pre-cari del distretto sanita-rio Asur 2. Il totale deidipendenti è 1060

8,4 %

Il personale tecnico-amministrativodell’Università in attesadi essere stabilizzato

6,3%

La percentuale dei dipen-denti comunali che nonpotrà essere assuntoentro il primo luglio

5,5%

Il personale interinalecon contratto a tempodeterminato che lavorapresso l’Ersu

9,4%

La storia di un impiegato che rischia di perdere il posto

Lavora negli uffici dell’Ambito territo-riale Sociale di Urbino 30 ore a setti-mana Giacomo Carrarese e ora, per

effetto della normativa del ministro Bru-netta sul lavoro, rischia di perdere il posto.Entro il primo luglio, secondo la nuova leg-ge, potranno essere stabilizzati soltantoquei lavoratori precari che abbiano accu-mulato, anche ad intermittenza, tre annidi attività con contratto a tempo determi-nato. Alla scadenza del suo contratto di lavoro,invece, il 31 dicembre 2009, Giacomo Car-rese avrà accumulato solo due anni e seimesi di attività. Per questo non verrà sta-bilizzato. Per poco.“Dopo sette anni che lavoro qui - dice Car-rese - ho trovato il mio equilibrio. Se nonfossi obbligato non penserei mai di cam-biare lavoro”. Già, perché Carrese, ventinove anni, inquesti uffici per la verità ci lavora dal 2002,cioè da quando gli Ambiti Territoriali sonostati istituiti dalla Regione Marche, in ap-plicazione della legge 328 del 2000; gli Am-biti sono unità territoriali che comprendo-no più comuni e si occupano di raccordar-ne le politiche socio-sanitarie in modo daoffrire servizi omogenei in tutta l’area. Peccato solo che dal 2002 al 2006 Carreseavesse un contratto di collaborazione a

progetto (co.co.pro.), che ora non può usa-re in alcun modo ai fini della stabilizzazio-ne.E adesso? Il futuro si prospetta tutt’altroche certo. “Al peggio - dice - non ci voglio pensare”.Carrese spera di riuscire ad ottenere unaproroga del suo contratto almeno per unaltro anno, in attesa di un’ulteriore leggeche magari gli consenta di stabilizzarsi.Ma è tutto in forse.“Nel caso in cui perdessi il posto vorrei la-vorare sempre nel campo del sociale. Quitrovo bene, questo tipo di lavoro mi piace”.Come referente dell’Ambito territorialeattualmente Carrese si occupa di coordi-nare servizi sociali, educativi e previden-ziali: dagli interventi per l’integrazionedegli immigrati alle attività delle case di ri-poso alle iniziative di socializzazione per iragazzi. Il tutto per i nove comuni di riferi-mento (Borgo Pace, Urbino, Mercatello,Urbania, Sant’Angelo in Vado, Peglio, Fer-mignano, Petriano e Montecalvo).“Se dovessi perdere il posto potrei esserecostretto a riprendere gli studi oppure pro-vare a rientrare nell’Alitalia come stuart,ma anche lì la situazione non mi sembradelle migliori”.Intanto Giacomo Carrese preferisce rima-nere ottimista e sperare in una proroga an-nuale del suo contratto.

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CHIARA BATTAGLIA

Giacomo Carrese mostra il contratto daprecario. Incerto il suo futuro

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ECONOMIA

Un cinese fallisce, un altro ci provaAperto da pochi giorni un esercizio commerciale in via Mazzini

Via Mazzini alle cin-que di un pome-riggio come tanti.Qualche studentecammina frettolo-so verso la piazza;

due ragazze si fermano davan-ti a una vetrina senza entrare.Sulla porta di un negozio lacommessa fuma una sigaretta,dentro non c’è nessuno. Piùavanti ci sono un paio di ser-rande abbassate, fanno partedella quindicina di attivitàcommerciali che hanno ricon-segnato le licenze negli ultimisei mesi. La crisi economica a Urbinonon ha fatto sconti. E allora c’èchi prova a sbarcare il lunarioprolungando i propri, di scon-ti, continuando a tenere in bel-la vista il cartello dei saldi. Dal10 al 50%, si legge. Il Penninoera una cartolibreria, però dapochi mesi vende articoli da re-galo: è uno dei pochi negoziche hanno provato a rinnovar-si. “Lo so, ormai devo toglierloquel cartello. Ma uno si aiutacome può”. La signora leggeuna rivista, mentre parla guar-da fuori. “Gli studenti sono dimeno, entrano, danno un’oc-chiata, poi non comprano”. Le associazioni di commer-cianti sono d’accordo: il calodel numero di studenti incidesensibilmente sulla crisi. “Ilprimo elemento cruciale è l’u-niversità. Negli ultimi quattroo cinque anni - dice Egidio Cec-chini, segretario di Confcom-mercio - le iscrizioni sono crol-late, e la prima conseguenza èla diminuzione degli acquisti”.In realtà è noto che gli studentici sono, ma a Urbino vivono dimeno, è calata la cosiddetta“residenzialità”. Secondo Do-

MANUELA BALDI menico Passeri, segretario co-munale di Confesercenti, “apartire dall’università, an-drebbe rivisto proprio tutto ilsistema”. Ma soprattutto biso-gnerebbe lavorare in sinergiatra operatori commerciali epubblica amministrazione:“Gli eventi devono essere or-ganizzati con coordinazione -continua Passeri - non si puòlavorare per compartimentistagni: è necessario promuo-vere e annunciare. A livello co-munale poi l’assessorato delTurismo dovrebbe essere uni-to a quello delle Attività Pro-

duttive per ottenere una mag-giore sinergia”. Alle AttivitàProduttive, l’assessore DonatoDemeli non è contrario: “Forsequesti settori andranno effetti-vamente rimessi insieme, an-drà ripensata la Giunta; la pen-sa così anche il sindaco. Le ri-sorse diminuiscono, e quelleche ci sono vanno utilizzate almassimo”. Secondo l’assessorealla Cultura e Turismo LellaMazzoli, dal punto di vista con-cettuale sarebbe sbagliato di-videre cultura e turismo in unacittà come Urbino. Ma nullaescluderebbe di riunire questi

settori alle attività produttive.“In ogni caso - dice la Mazzoli -la sinergia è fatta dagli uomini,non dalle etichette”.Un elemento non irrilevantesembra quello degli affitti alti,che riduce drasticamente imargini di utile per i commer-cianti del centro storico. AllaCasa del Formaggio, l’alimen-tari di via Mazzini, il signor Lu-ciano Bussu si domanda:“Non si potrebbero regola-mentare questi affitti selvag-gi? C’è chi proprio non ce la fa”.Da Demeli arriva la conferma.I proprietari dei locali del cen-

tro non accettano di abbassa-re le proprie entrate, e i cano-ni restano altissimi. I com-mercianti non ce la fanno apagare? Non importa, meglioil negozio sfitto piuttosto chescendere a compromessi sulprezzo.“Io mi sentirei di fare un ap-pello ai proprietari - dice l’as-sessore - almeno in un mo-mento di crisi come questa.Che vadano incontro ai loroaffittuari, magari facendo unaderoga al normale canone an-che solo per un anno”[email protected]

Serrande abbassatee botteghe deserte

Gli affitti sono troppo cari e accentuano la crisi

E’il nuovo e unico negozio cinese diUrbino. Il secondo aperto nel cen-tro storico dopo quello che a mag-

gio del 2007 ha inaugurato il commercio delmade in China nella città ducale. Lin Zhengyan, 55 anni, è il titolare dell’e-sercizio aperto il 18 marzo - che gestisceassieme alla moglie e al figlio - situato alnumero 57 di via Mazzini, dove vende ab-bigliamento, accessori e calzature. Il ne-gozio si trova a pochi passi dal bazar dove,al numero 92 della stessa via, lavoravaHuang Xingnan (Michele), 29 anni, chevendeva oggettistica, bijoux, valigie.Huang ha chiuso l’esercizio a giugno del2008, a distanza di tredici mesi dall’iniziodell’attività, perché “non c’è lavoro ed èdifficile fare affari in città”. Lin Zhengyan parla poco l’italiano, non-ostante sia stato il primo della sua fami-glia, nel 2001, ad arrivare in Italia. Suo fi-glio Lin Jiang Hua, 23 anni, con frasi a sin-ghiozzo ma efficaci, spiega la decisione di

aprire in città: “Abbiamo scelto Urbinoperché è tranquilla, ma finora abbiamovisto poca gente”. E precisa che anche suofratello Lin Xiaohua, 28 anni, vive in Italiae vende abbigliamento nei mercati dellaprovincia di Pesaro-Urbino, dal martedìal sabato. “Lavoro a Urbino - puntualizza

Lin Xiaohua - dal luglio 2006. Vendo pron-to moda, maglie e pantaloni. Il martedìvado a Pesaro, il mercoledì a Cagli, il gio-vedì a Urbania, il venerdì a Fermignano eil sabato a Urbino. Prima - prosegue - c’e-rano meno cinesi”. Secondo i dati forniti dall’ufficio anagra-fe del Comune di Urbino, i cinesi residen-ti nella città ducale sono 19. Per i com-mercianti del centro storico, a Urbino“non c’è una comunità di cinesi”, ma a Ur-bania la comunità c’è e negli ultimi dueanni è cresciuta molto: 56 sono infatti i ci-nesi che vi risiedono. Lin Jianghua osserva che è stato il fratelloa suggerire alla famiglia di aprire il nego-zio “per fare una prova e vedere come va”poiché a Urbino “c’è possibilità di lavoro esi ritiene soddisfatto” per la sua attività.Lin Jianghua, convinto di essere stato “ilprimo ad aprire qui”, avverte: “Paghiamol’affitto per il negozio. Stiamo cercandouna casa ma non a Urbino perché gli affit-ti sono cari. Speriamo di lavorare”.

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Confesercenti: “Più collaborazione fra Comune e commercianti”

GIOVANNI PASIMENI

Il nuovo negozio cinese in centro

Un negozio del centro che continua i saldi di fine stagione

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Cinema

IL CASODELL’INFE-DELEKLARAdi RobertoFaenza.Cinema

Nuova Lucedal 27 al 31 marzoFeriali: 21.30 Festivi: 17.30/21.30Luca è un musicista italianoche vive a Praga da 5 anni eha una relazione con Klara,studentessa vicina alla lau-rea. Il giovane è geloso deltutor della ragazza, Pavel, e

decide di rivolgersi a un’a-genzia investigativa. Denis,l’investigatore, non scoprenulla a favore della tesi deltradimento. Luca, però, nonriesce più a fidarsi di Klarae rischia di distruggere illoro rapporto.

I MOSTRI OGGIdi Enrico Oldoini. CinemaDucale dal 27marzo al 2 aprile

Feriali: 20.30/22.30Festivi: 16.30/18.30/20.30/22.30In sedici episodi caustici,il film parodia tutti i vizi,le debolezze e le pauredell’Italia contempora-nea, proponendosi comeil terzo capitolo dellasaga avviata da Dino Risicon I mostri, nel 1963, eproseguita da Risi, MarioMonicelli ed Ettore Scolacon I nuovi mostri, nel1977, veri e propri capi-saldi della commediaall’italiana.

NEMICO PUBBLICO N. 1 –L’ISTINTO DI MORTEdi Jean-François Richet.Cinema Ducale dal 27 marzo al 2 aprile Feriali: 20.30/22.30Festivi:16.30/18.30/20.30/22.30Il regista Jean-FrançoisRichet costruisce un dit-tico concepito come duefilm autonomi, basatosull’autobiografia diJacques Mesrine, il piùfamoso gangster dellastoria di Francia, scrittain carcere dallo stessofuorilegge.

cartellone

Una farsa sulle mi-serie umane deifilosofi. Invidio-si, ossessionatidal fatto che sipossa parlare

male di loro. Grandi nomi delpensiero moderno, ma in fondonient’altro che piccoli uomini.Proprio come noi. Via la parruc-ca e via la cipria. Gli intellettualidi ieri protagonisti di una para-bola ironica sulla libertà di pen-siero. Ironica fino a sfociare nelcomico. Una burla, una com-media. La Commedia di Candi-do. Ispirata a un libro, o meglioalla sua venuta al mondo. Con ifari puntati più su quello che hamesso in moto che sul suo con-tenuto.Il prossimo 3 aprile, al teatroSanzio andrà in scena l’ultimolavoro di Stefano Massini, auto-re teatrale appena trentenne magià pluripremiato. La Comme-dia di Candido sta girando l’Ita-lia da più di due mesi ottenendoun significativo successo dipubblico. Un risultato che sem-bra avvalorare la tesi dello stes-so Massini, secondo cui la gentesi interessa alle cose che la ri-specchiano e che la riguardano.Insomma, alla realtà. All’attua-lità.Ma cosa può avere di attualeuno spettacolo nato dalle pagi-ne di un libro vecchio di due-centocinquant’anni? All’epocaVoltaire fece tremare le gambe aifrequentatori dei salotti e ai po-tenti di ogni genere, razza e ca-sta. Compresa la Chiesa. Tutti,in Europa, erano preoccupatiper via di un testo che nessunoaveva ancora letto, ma in cui, aquanto si vociferava, il noto filo-

sofo avrebbe sparlato a destra ea manca. Screditando chiunquee toccando argomenti scottanti.Un libro scomodo contro cui cisi accanì, con l’ovvia finalità diimpedirne la pubblicazione. Lacommedia, che l’autore defini-sce una “spy story filosofica”,mette in mostra i turbamentidel potere, nonché i vari tentati-vi di censura.E qui, a detta di Massini, sta l’at-tualità del Candido. “Nelle de-mocrazie occidentali – dice –ognuno può esprimere il pro-prio pensiero liberamente, main realtà i mezzi di informazionesono comunque estremamentecontrollati, non da un regimema da un sistema economico diinteressi”.Il regista è un nome storico del-lo spettacolo italiano, quel Ser-gio Fantoni che molti ricordanosoprattutto per alcuni sceneg-giati televisivi degli anni ’60, ma

che dice di aver tratto propriodal teatro le più grandi soddisfa-zioni della sua carriera pluride-cennale. Per lui la Commedia diCandido lancia un messaggiocontro tutti i radicalismi. Ideo-logici, politici, sociali, religiosi,personali. “I peggiori di tutti imali, che quanto attuali sianonon c’è nemmeno bisogno dispiegarlo”.Ma a farlo ci prova Ottavia Pic-colo, voce, corpo e anima di Au-gustine, personaggio di primopiano che dipanerà la matassa.“Molti nodi non sono ancorastati sciolti: la guerra è vista co-me un mezzo per risolvere i pro-blemi, le spese militari sono an-cora tra le più consistenti e la fa-me nel mondo non è stata toc-cata. L’essere umano – conclu-de la Piccolo – deve ancora im-parare a rapportarsi con i grandiinterrogativi della storia”.

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Il Candido di ieriscomodo anche oggi

Al Sanzio la commedia ispirata al libro di Voltaire

Massini: “Una spy story filosofica sulla libertà di pensiero”

Piccolo: “Io, Augustine e le donne”Cameriera, farmacista, nobildonna:

Augustine è una e trina. Una tra-sformista, sì, ma a intepretarla è

sempre lei. Ottavia Piccolo a ruota liberasul suo personaggio e sulle donne di oggi.Dunque la commedia gira tutta intornoa lei.La protagonista fa muovere tutto, ma ilmotore è il Candido. Ed è per sapere cos’èquesto Candido che Augustine diventauna specie di 007, per scoprire chi sta scri-vendo cosa. E soprattutto contro chi.Augustine si mostra più flessibile, piùcapace di gestire se stessa e le cose chevive rispetto agli uomini con cui condi-vide la scena.Sì, flessibile è la parola corretta. Diciamoche Massini fa anche un bell’inno alla don-

na, più attenta non soltanto a se stessa e alproprio ruolo, ma anche a quello che le staintorno. Non che sia così evidente: è unacommedia che non vuole dare giudizi, mala donna ci fa una bella figura.Pensa che questa rappresentazione del-la donna corrisponda al vero?Credo di sì, anche se essendo donna so-no molto di parte. Penso che ci mettiamoin gioco molto più facilmente.E qual è il vostro punto di forza?Il saper andare oltre, il non farci condi-zionare da una società apparentementelibera, ma che resta prevalentementemaschilista. Ecco, quando ce ne freghia-mo iniziamo a essere davvero vincenti.Cosa pensa delle donne di oggi?Abbiamo fatto dei grandi percorsi, ma

abbiamo ancora tantissime cose da rive-dere. Certe conquiste degli ultimi tren-t’anni si sono affievolite.Ad esempio?Per riuscire a farci accettare come esseripensanti dobbiamo sempre passare at-traverso l’esposizione del corpo. E in tvper mostrarci intelligenti dobbiamo farefinta di essere sceme. Questo mi offendemoltissimo, la cosa grave è che non of-fende molte altre donne. Per questo dicoche certi traguardi che ci era sembrato diraggiungere sono andati persi.Cosa si dovrebbe fare?Dovremmo rimetterci a discutere su cer-ti valori. Sul fatto che abbiamo ottenutocerte libertà ma che non le sappiamo di-fendere. (s.c.)

SIMONE CELLI

il Ducato

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Una scena de La commedia di Candido, al Sanzio il 3 aprile

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Teatro

LA COMMEDIA DI CANDIDOdi StefanoMassini.Teatro Sanzio 3 aprileOre 21.15

Augustine, vero e proprio ter-remoto di invenzioni, avvezzaa calcare i palcoscenici piùmalfamati del 1700 parigino,si infila in una storia piùgrande di lei: un triangoloimpazzito fra tre signori dimezza età non proprio scono-sciuti, Diderot, Rousseau e

Voltaire. Il bizzarro intreccio èlo spunto per uno spettacoloironico su temi molto seri.Una commedia in cui grandidomande sono travestite dasberleffi.

Mostre

LE NUOVE PORTE DIURBINO Mostra per la presentazio-ne dei due interventi urba-ni Nuovo consorzio enuova Porta Santa LuciaSala Raffaello, Piazza dellaRepubblica

dal 27 marzo al 13 aprileDal lunedì al venerdì: dalle15 alle 18.30 Sabato, domenica e festivi:dalle 10 alle 12.30 e dalle15 alle 19

La zona aridosso dellemura e dell’an-tica portaducale saràrinnovata, pervalorizzare

l’accesso al centro storico.La Nuova Porta Santa Luciaospiterà la stazione degliautobus, parcheggi, negozi euffici. Il Nuovo Consorzio,

porta di ingresso alla città,accoglierà negozi, uffici, spaziricreativi e parcheggi. In atte-sa della conclusione dei lavo-ri, prevista per il 2011, lamostra, intitolata Le nuoveporte di Urbino, illustrerà ilprogetto.

I TESORI DELLECONFRATERNITE Centro Storicodal 21 marzo al 27 settem-bre, il sabato e la domenicaalle ore 10.30.Dal 4 al 19 aprile, tutti igiorni alle ore 10.30

Le Confraternite hanno accu-

mulato nei secoli un preziosopatrimonioartistico e cul-turale. Dal 21marzo al 27settembre, visarà la possibi-lità di scoprire

questi tesori grazie all’iniziati-va promossa dal Comune diUrbino, che consisterà in unaserie di visite guidate aglioratori cittadini, sedi storichedelle Confraternite. I tour partiranno dal Museodella Città di via Valerio 1.

Dove un tempoentravano fedeliper la messa, og-gi entrano uni-versitari, stu-denti di grafica,

spettatori dell’ultimo filmamericano. Solo i visitatori piùattenti o gli urbinati appassio-nati della storia della propriacittà notano quei piccoli parti-colari che testimoniano un’ur-banistica profondamente di-versa da quella odierna. Quan-ti per esempio fanno caso allapiccola croce che sovrasta ilMagistero? Quella che oggi è lafacoltà di Sociologia, era untempo la chiesa di Santa Mariadella Bella. Probabilmente l’in-gresso non era quello attualema leggermente spostato ver-so sinistra, come testimoniaun’entrata murata tuttora visi-bile. Quella che ha riguardato ilMagistero è una tipica “opera-zione di riuso”. La definizione èdell’autore del piano regolato-re che ha interessato Urbinonel 1964, l’architetto GiancarloDe Carlo. I lavori, compiuti nel1976, hanno radicalmente tra-sformato l’edificio originale,ricavandone piccole aule perlezioni e seminari, altre piùgrandi per la biblioteca e il ci-nema sperimentale. L’unicosegno del passato è all’internodella sala lauree dove si vede ilsoffitto a volta decorato a stuc-co. Il Magistero non è stato l’u-nica chiesa che l’architetto DeCarlo ha trasformato in un edi-ficio laico. Sempre dalle parti divia Saffi, i palazzi che ospitava-no il convento di Sant’Agostinoe la chiesa di San Pietro Celesti-no sono stati “secolarizzati” tragli anni ’60 e ’70 e oggi accolgo-no la facoltà di Giurisprudenzae le segreterie universitarie. Ma se in tutti questi edifici i se-gni di un passato religioso sonoquasi completamente cancel-lati, sorprende entrare nella exchiesa di San Girolamo. Quitutto è quasi come allora. Al po-

sto dell’odore dell’incenso c’èquello acre di vernici e tempe-re; invece dei banchi ci sono icavalletti che reggono tele diprova. Ma l’altare è intatto e lanavata conserva tutti gli ele-menti decorativi originali. Ladifferenza è che all’interno nonsi aggirano fedeli, ma gli stu-denti del corso in Tecnologieper la conservazione e il re-stauro dei beni culturali.Un altro luogo passato dal sa-cro al profano è la sede dell’I-sia, nell’ex convento di SantaChiara. Questo, probabilmen-te il monumento più impor-tante dopo palazzo ducale, era

la sede delle suore clarisse finoal 1864, anno in cui l’edificiodivenne di proprietà del Co-mune che lo trasformò primanell’Istituto di educazionefemminile e, dal 1904 al 1974,in ospedale civile. L’entrataprincipale coincide con quelladella vecchia chiesa. Gli stu-denti di arti grafiche che entra-no da qui passano sotto la ma-gnifica cupola, appena restau-rata, affrescata dagli allievi diPietro da Cortona. Dall’ingres-so si esce nel chiostro dove siaffacciano le celle delle mona-che, oggi aule. Ma il segno della secolarizza-

zione di Urbino è in due luoghisimbolo: il cinema Nuova Lucee il bar Basili. E’ impossibile percoloro i quali vanno a vedereun film a via dei Veterani ren-dersi conto che lì c’era la chie-sa di San Luigi. Più facile inve-ce per i frequentatori di uno deibar di piazza della Repubblicariconoscere la struttura dellachiesa di Sant’Agata. Gli indizisono l’architettura del palazzoe le due scritte ai lati dell’inse-gna “caffè”: “Clemente XI Pont.Max. Fondatori” da una parte e“Benedicto XIII Pont. Max. Per-fectori” dall’altra.

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Dentro chiese irriconoscibiliDopo il viaggio tra portoni chiusi, il Ducato prosegue l’itinerario nei luoghi sacri

I vecchi luoghi di culto traformati in facoltà universitarie, bar e cinema secondo il principio del “riuso”

Sullo sfondo l’Isia, nel-l’ex convento di Santa

Chiara. In senso orario:il cinema Nuova Luce,

ricavato dalla chiesa diSan Luigi; la cupola

all’interno dell’Isia; ilbar Basili in piazza

della Repubblica; l’in-terno della sala lauree

del Magistero

FRANCESCO CIARAFFO

SPETTACOLI E CULTURA

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il Ducato

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Piatti rinascimentali e buona volontàRistoranti e commercianti si preparano per i prossimi mesi

Tutti pregano San Raffaello. A unamanciata di giorni dall’aperturadella mostra più importante in que-

sta città da qui a molti anni addietro – echissà quanti avanti? – all’attesa, oramaiespressa a gran voce, si unisce la speranzache l’evento porti turisti, e ne porti tanti.Gli esercenti sono interessati a quelli gio-vani e meno, al “bel turismo” come lochiama qualcuno e alle gite da mezzagiornata, alle scolaresche disattente echiassose ed agli stranieri interessati oltreche all’arte anche alla cucina ed ai pro-dotti tipici.L’impazienza di tamponare la crisi trovanella mostra un’occasione di rilancio.Eh sì, è proprio “un evento”, dice il sinda-co Corbucci mentre cammina di frettaverso la sua auto, buttando un occhio al-la piazza Duca Federico appena restaura-ta. “E’ un gran bel lavoro!”. L’inaugurazio-ne ancora non è stata fissata. Gli operai

stanno lavando la pavimentazione, dopomesi difficili di duro lavoro al freddo. Sisono anche dovuti fermare per circa unmese, fra le nevi e il ritrovamento dellemonetine ottocentesche di dicembre.E però c’è chi si è lamentato dei ritardi nel-la pubblicizzazione della mostra. Il pro-prietario di uno dei ristoranti intorno allapiazza non se ne capacita: “Si doveva par-tire con la pubblicità il giorno dopo che siè saputo che la mostra si sarebbe fatta!”.Corbucci non ci sta: “Invece è stato ungrosso risultato essere pubblicizzati neimaggiori quotidiani!”. Qualcuno consi-glia di prendere esempio da alcune realtàvicine, come Gradara o San Leo, meta dituristi in ogni stagione. Il proprietario diuna bottega in via Mazzini: “Raffaello vabene ma c’è bisogno di più mostre e piùgrandi delle solite”.Polemiche a parte, se qualche inguaribilescettico c’è sempre – “La mostra? Boh, ve-dremo. Neanche i turisti compranopiù…” – c’è chi vuole presentarsi ai nastridi partenza pronto, come i ristoranti, che

arricchiranno i propri menù di piatti ri-nascimentali. Alla Fornarina ad esempioci sarà il cinghiale con peracotta e polen-ta, tutto rigorosamente condito con l’oliodi Cartoceto di origine protetta, al Gulaun filetto che di solito si fa solo per la Fe-sta del Duca, mentre al Cortegiano, pro-prio di fronte a Palazzo Ducale, il tacchi-no alla gorzuta, proposto anche negliaperitivi.Le librerie, da parte loro, hanno acquista-to guide, testi specializzati ed in lingua.Proprio il proprietario della MontefeltroLibri richiama i commercianti a compie-re uno sforzo: “Anche il cliente di un gior-no solo va bene, c’è bisogno di tutti, ancheperché poi il turista non si limita ad ac-quistare la guida, ma dà sempre un’oc-chiata al resto. Certo, bisognerà fare qual-che sacrificio, ad esempio rimanere aper-ti la domenica”.Insomma, in città qualcuno ha già affila-to le armi. Gli altri hanno ancora un po’ ditempo per farlo.

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Ci prova Raffaelloa rilanciare la città

Ultimi preparativi: il 3 aprile apre la mostra

Le sale del Palazzo Ducale accoglieranno le opere rinascimentali

BRUNELLA DI MARTINO

MATTEO FINCO

Nella foto sopra, il Salone del Trono in allesti-mento. Al suo interno e nelle sale dell’apparta-

mento della Duchessa saranno esposte le opereprovenienti da tutto il mondo

Lentamente, uno aduno, i capolavori diRaffaello Sanzio ri-tornano nei luoghiin cui la mente delgenio li concepì: nel

Montefeltro. E Urbino, città na-tale di colui che fu uno dei piùcelebri pittori rinascimentali,si prepara ad accoglierli inpompa magna. La piazza ducaFederico, riportata agli antichifasti settecenteschi dai recentilavori di ristrutturazione, ne dàun esempio. Sarà infatti pro-prio calpestando il nuovo cor-tile, fatto di pietre e mattonirossi, che centinaia di persone,in visita a “Raffaello”, potrannoraggiungere le sale del PalazzoDucale. Un investimento da 3 milionidi euro e lunghe trattative, perrealizzare uno degli eventi cul-turali più attesi a livello inter-nazionale: 37 opere (19 dipintie 18 disegni) di Raffaello, pro-venienti dai più importantimusei del mondo, tutte insie-me per la prima volta. Un progetto ambizioso, dive-nuto realtà anche grazie allaperseveranza di Lorenza Mo-chi Onori, Soprintendente re-gionale ai beni culturali. Entu-siasmo dettato soprattuttodalla voglia di “riportare Urbi-no al centro dell’interesse cul-turale mondiale e far conosce-re, al grande pubblico, la cultu-ra locale che ha dato come suofrutto ultimo Raffaello, uno deipiù grandi pittori di tutti i tem-pi”.Dal 4 aprile al 12 luglio la mo-stra, promossa dal Ministerodella cultura, dagli Enti locali edalla Fondazione Cassa di ri-sparmio di Pesaro, cercherà dirilanciare il territorio marchi-giano, valorizzando la strettaconnessione tra Raffaello e lasua città natale. Al Palazzo arri-veranno anche una trentina diopere con firme importanti, tracui spiccano quelle di Giovan-ni Santi, del Perugino, di Timo-teo Viti e di Girolamo Genga.Il 3 aprile sarà il giorno dell’i-naugurazione, a cui presenzie-rà un ancora ignoto sottosegre-tario di Stato, dato che né il Pre-sidente della Repubblica Gior-gio Napolitano, né il ministroBondi potranno essere presen-ti contrariamente a quanto an-nunciato.Il Palazzo si prepara. L’allesti-mento, concordato con la so-vrintendenza di Urbino, è ope-ra dell’architetto Carla Luca-relli. “Si è cercato di coordinaredue necessità: massima tuteladelle opere e integrazione del-le stesse con il Palazzo ducale,nel rispetto dei suoi camini edei suoi antichi fregi. Abbiamocreato una struttura – spiegal’architetto – in cui inserire le

teche e gestirne la climatizza-zione. I macchinari, così comele luci, saranno nascosti e allafine della mostra saranno ri-mossi senza intaccare pavi-menti, né pareti. Non tutti iquadri saranno protetti dal ve-tro, ma solo quelli il cui stato diconservazione lo richiede o peri quali ne hanno fatto esplicitadomanda i musei prestatori”.Ma come sarà il percorso? L’ar-chitetto Lucarelli dà un’antici-pazione: “Nel Salone del Tronosaranno esposte le opere di Gio-vanni Santi, insieme a quellegiovanili del figlio Raffaello. Sa-ranno riuniti, per la prima volta,4 frammenti di un’unica palaraffigurante ‘l’incoronazione diS.Nicola da Tolentino’, commis-sionata per una cappella a Cittàdi Castello. Il terremoto del1789 distrusse chiesa e cappellae la pala venne smembrata invarie parti. I frammenti, cheprovengono 1 da Napoli, 1 daBrescia, 1 da Parigi e 1 da Lille,non saranno posizionati cosìcome nell’antica pala, perchéaltrimenti avrebbero finito perdisperdersi; tuttavia un disegnoa lato ricostruirà l’originale”.Nella sala delle Veglie ci sarannoinvece le opere principali diRaffaello. Nelle sale dell’appar-tamento della Duchessa ci sa-ranno poi tutte le altre opere, leincisioni, e le maioliche basatesulle immagini raffaellesche.Carla Lucarelli aggiunge che“qui per la prima volta saràesposto, in una teca isolata, unpiatto derivato da un disegnooriginale”.

Chi vorrà potrà prenotare unavisita guidata della mostra. Sa-ranno obbligatorie, solo per igruppi (più di 15 persone) e lescuole, la prenotazione e il pa-gamento anticipati (15 giorniprima) così come stabilito daGebart e Civita. Il prezzo interodi un biglietto è di 9 euro; 3 eurosolo per scuole e minorenni.Per i gruppi il costo del bigliettoè invece di 7 euro; quello di unaguida di 100 euro. “Per sponso-rizzare l’evento – spiega Barba-ra Izzo – noi di Civita abbiamopredisposto l’affissione di ma-nifesti in tutto il territorio mar-chigiano, e la pubblicità su tut-ta la stampa nazionale”.Una mostra che avrà dunqueun richiamo nazionale ed in-ternazionale, ma che purtrop-po non sarà gratis, come acca-de invece per vedere le opereraffaellesche alla National Gal-lery di Londra o di Washington;e non sarà gratis neppure pergli urbinati. “Bisognerebbestabilire almeno alcuni giorniin cui garantire accesso liberoalla mostra ai cittadini di Urbi-no – dichiara a gran voce l’as-sessore alla Cultura e turismoLella Mazzoli – ed in tal senso èstata fatta un’esplicita richie-sta agli organizzatori di Civita”.Nell’attesa speranzosa di poterraggiungere anche questo ul-teriore traguardo,fervono ipreparativi. Tra poco meno diuna settimana si spalanche-ranno le porte del Salone delTrono e delle sale dell’apparta-mento della Duchessa.

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CULTURA

Il miraggiodel tutto esaurito

Ancora stanze libere in molti alberghi

La cultura non ha prez-zo. O quasi. Urbino sicandida come capi-tale marchigiana delturismo mordi e fug-gi: in occasione della

mostra di Raffaello è previstol’arrivo di un’orda di turisti cheaffolleranno corsi, piazze e ne-gozi; eppure per il momento,fatta salva qualche eccezione(dovuta soprattutto alle vacan-ze di Pasqua), una buona partedi essi non ha riservato unastanza nemmeno per una nottenegli alberghi della città. La mostra sarà inaugurata il 3aprile e durerà altri quattro me-si, fino al 12 luglio. Da settimanel’evento ha provocato un certotrambusto: l’attesa c’è e neiquotidiani locali si rincorronocifre in costante aumento sul-l’affluenza prevista. “Per Raf-faello attualmente - affermaArianna Diana dell’ufficiostampa di Civita, la società orga-nizzatrice della mostra - abbia-mo più di 18.000prenotazioni”. Non c’è ragioneper dubitare diquesto dato. Chenon implica ilpernottamentoin albergo: è ba-stato un giro ditelefonate allereception deglihotel e alle agen-zie di viaggi dellacittà per rendersiconto che nellamaggior partedei casi a Urbino si arriva e sifugge in giornata, con le conse-guenze (soprattutto economi-che) che ne derivano. E’bene ri-peterlo: si tratta di dati provvi-sori, che non coprono l’interadurata della mostra; ma che la-sciano però l’amaro in bocca,stando a sentire le dichiarazionidi alcuni albergatori. “Abbiamocamere - rivela Ignazio Santan-gelo, dell’hotel Italia - prenotatea cavallo dei giorni festivi, quan-do la gente ne approfitta per visi-tare la mostra. Per il momento, sitratta di ordinaria amministra-zione: l’evento non ha suscitatol’impatto previsto”. Simile la si-tuazione all’hotel Piero dellaFrancesca: “Non siamo pieni eper ora sono pochissime le pre-notazioni”, sostiene Giuliano Vi-ci. Stesso discorso per l’hotelRaffaello (che cambierà gestio-ne dal 1 aprile). Secondo WalterPaolucci “molta gente ha chie-sto informazioni ma pochi han-no prenotato”. Paolucci però èottimista: “Non è ancora dettal’ultima parola, perché in gene-re i turisti per iniziative simili simuovono all’ultimo momento”.Per Mara Velardo dell’albergoTortorina, “qualche camera èstata riservata per l’inaugura-zione, giorno in cui siamo alcompleto, ma questo non è do-vuto a Raffaello. Per i mesi suc-cessivi un aumento delle preno-tazioni non c’è stato”. Eppure ilpernottamento durante il pe-riodo della mostra è convenien-te. “Nel nostro sito web - prose-gue Velardo - abbiamo messo

un’offerta: i genitori di bambinifino ai 14 anni non pagano l’in-tero soggiorno dei loro figli”. En-zo Cecconi, gestore dell’hotelSan Giovanni, dichiara: “Hoprenotazioni solo per Pasqua,per il resto niente. Nessuno miha mai chiamato dicendomiche viene per la mostra”. Poi,l’attacco agli organizzatori:”Iodi pubblicità ne ho vista poca.Non ho ricevuto un poster o unalocandina da attaccare a un ve-tro, ma solo una decina di opu-scoli. Come sempre, per tuttociò che ha a che fare con il turi-smo a Urbino, c’è grande disor-ganizzazione”. Non solo: c’è de-lusione anche per chi offre un al-loggio più economico. “Nessunoha prenotato da noi; abbiamoqualcosa - alza le spalle MariaRanocchi, titolare del bed andbreakfast Casa dolce Casa - soloper Pasqua”. Gli alberghi della catena Vip Ho-tels sono gli unici a sorridere.“Per il giorno dell’inaugurazione

- afferma il conteAlessandro Mar-cucci Pinoli diValfesina, titolaredella catena - sia-mo al completo alBonconte, al SanDomenico e alDei Duchi. Lamaggior parte deiclienti si fermaper una notte e sene va; ma speria-mo di fare il pienoanche nei giornisuccessivi. Di cer-

to si lavorerà molto nel weekend”.In linea di massima la situazionedelle agenzie di viaggi riflettequella degli alberghi. MicheleGulini della Fedux Travel tenta didare una spiegazione: “La mag-gioranza dei turisti si sposta peruna gita domenicale e non rima-ne a dormire qui. Abbiamo avutoqualche richiesta da gruppi; po-co o niente, invece, a livello indi-viduale. Forse è ancora presto perdirlo, ma non ci sono prenotazio-ni per l’inaugurazione, perché ri-cadono tutte nei week end suc-cessivi”. Stessa musica alla Even-tour: “Qualche richiesta -ragionaFlavio Sirotti - è arrivata ma nien-te in confronto a quel che ci do-vrebbe essere. Questo è un even-to di rilevanza internazionale, eandava promosso 8-10 mesi fa.Invece è stato fatto tutto da pocotempo”. Ancora, secondo Sofia Kiani del-la Marchionni viaggi: “La mostranon ha fatto differenza. Di preno-tazioni proprio non ne sono arri-vate”. Idem per Sabina Tonuccidell’agenzia Bomber di Fermi-gnano: “La mostra non ci ha por-tato molto, personalmente spe-ravo qualcosa di più”. E’soddi-sfatta solo Tiziana Paci, della Ur-bino Incoming: “Per ora abbiamouna buona richiesta, specie per lefeste e i fine settimana. Molti tu-risti hanno prenotato proprio perla mostra e la maggior parte si fer-ma per più di due notti. Rispettoallo stesso periodo di un anno fala differenza c’è e si vede”.

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LUCA FABBRI

Conclusi i lavori di ristrutturazione della piaz-za duca Federico, iniziati ai primi di novembre epromossi dal comitato tecnico scientifico co-munale. E’ tutto pronto, mancano solo pochi dettagli: ilpotenziamento dell’illuminazione e i dissuaso-ri, necessari per rendere la superficie esclusiva-mente pedonale.I materiali: 300 metri lineari di pietra e 90.000mattoni dello spessore di 15 cm, per ricoprireuna superficie di oltre 1.000 metri quadri.

Il cortile è stato ricostruito sulla base dei docu-menti del 1720, rinvenuti dallo storico donFranco Negroni, recentemente scomparso.L’investimento ammonta a 600.000 euro, di cui400.000 versati dalla Fondazione Cassa di ri-sparmio di Pesaro, e 200.000 attinti dal bilanciocomunale. Piazza duca Federico non è la sola a essersi ri-fatta il look. In occasione della mostra sarà ri-aperto anche il Giardino del Pasquino, che col-lega il Palazzo Ducale a quello di Federico.

Ma Civitaconferma:

“Abbiamo giàoltre 18.000prenotazioni

per lamostra”

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Usato è meglio.Forse per evita-re quel minac-cioso “caro micosti”, pronun-ciato da tante

mamme, che gli studenti ad Ur-bino cercano testi di secondamano. Ma l’offerta delle librerienon li soddisfa pienamente. Ec-co allora che gli universitari, senon vogliono comprarli nuovi, sibuttano in copisteria. La leggeinfatti consente la fotocopia diopere protette, ma solo "peruso personale" e nel limitemassimo del 15%.Il mercato dei libri usati seguecomunque una semplice logica:se il volume è stato stampato direcente sarà più difficile trovarlodi seconda mano. Così se la pas-sano meglio gli studenti dellefacoltà scientifiche, perché i lo-ro professori non cambiano i te-sti con la stessa frequenza deicolleghi umanistici.Sono però gli iscritti in materieumanistiche che prediligono i

denti. Per attirarli i commer-cianti cercano quindi di essereforniti del maggior numero ditesti richiesti. Poche attese inol-tre: in qualche giorno l’universi-tario medio riesce sempre a por-tarsi a casa tutti i libri del pro-gramma di studi.Secondo alcuni commerciantil’acquisto di libri nuovi dipendemolto dalla cultura, non tantodal corso scelto. Chi vuole farsiuna “libreria” personale preferi-sce sempre il nuovo, convintoche in un futuro lavoro potrà

Sono 241 gli studenti dell’universitàdi Urbino pronti a partire per l’Era-smus, il programma di soggiorno e

di studio in un paese dell’unione euro-pea. Dal 2005 in poi c’è stato un calo pro-gressivo delle richieste di partenza, in-vertito quest’anno grazie a un’intensa at-tività di propaganda. “Il tre più due – hadichiarato Fabrizio Maci, diret-tore dell’ufficio relazioni inter-nazionali dell’università – e ledifficoltà economiche hanno in-ciso sulla diminuzione della ri-chieste. Quest’anno abbiamoraddoppiato il numero dei bandistampati e abbiamo organizzatoun Erasmus day a febbraio. Le ri-chieste sono aumentate: sono 56in più rispetto al 2008-09”.Spagna, Gran Bretagna e Franciasono le mete più desiderate. Glistudenti partono con una borsadi 200 euro al mese. Per gli stu-denti con la borsa di studio Ersu,il contributo Erasmus viene au-mentato di altri 300 euro. Unasomma di un certo rilievo, se siconsidera che fino a 5 anni fa ildenaro concesso agli studenti eradi poco superiore ai 100 euro.Sono in aumento anche gli studenti stra-nieri in arrivo ad Urbino, che ormai toc-cano quota 100. L’università garantisceloro l’alloggio nei collegi e un program-ma di accoglienza. “Non vogliamo creareghetti di studenti Erasmus – continua

Maci – desideriamo un’integrazionecompleta. Per questo organizziamo cor-si intensivi di italiano (75 - 80 ore) a set-tembre prima dell’inizio delle lezioni,che continuano tutto l’anno con ritmipiù blandi. Tutti gli studenti a fine annoriescono a sostenere gli esami, e moltis-simi, prima delle vacanze di Natale, chie-dono il prolungare il loro soggiorno finoalla fine dell’anno scolastico”.L’unione europea fu la prima a dichiara-

re che l’Erasmus è l’unico programma diassoluto successo lanciato negli ultimi20 anni. Fino alla fine degli anni ’70 lamobilità studentesca era basata sul vo-lontariato e sull’iniziativa individuale.“Ho venduto bigiotteria a Gubbio per

mesi – racconta Maci – per potermi per-mettere un soggiorno a New Paltz, nellaState University di New York. Grazie an-che a quella esperienza, che risale a 30anni fa, oggi Urbino ospita in estate mol-tissimi studenti americani provenientida diversi campus statunitensi”.E in effetti a Urbino si sentono voci di-verse e si scorgono volti poco italiani, co-me quello di Tom, un ragazzo di 20 anni,studente di francese e italiano ad Oxford.

“Ho deciso di venire a Urbino, af-fascinato dalla sua storia che hoapprofondito nei miei studi. Quisto soprattutto con gli italiani.Siete gentili e accoglienti, ma l’u-niversità è un vero casino: ci homesso più di un mese a capirciqualcosa”. Non é dello stesso pa-rere Marina, studentessa greca difotografia, un italiano più incertodi quello di Tom e una gran vogliadi migliorarlo: “Tutti ci aiutanomolto, fuori e dentro l’università.I corsi di italiano sono troppo dif-ficili per noi e i collegi sembranouna prigione. E non capisco per-ché noi paghiamo 210 euro al me-se, mentre gli italiani ne spendo-no solo 130”. In realtà, secondo idati dell’Ersu, solo gli studenti

italiani della fascia di reddito piùbassa pagano 135 euro, e agli stra-

nieri (per i quali è difficile stabilire fascedi reddito simili a quelle italiane) vieneapplicata una tariffa standard, e vengo-no loro fornite lenzuola, coperte e la cer-tezza dell’alloggio.

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MICHELE MASTRANGELO

LUCA ROSSI

Erasmus, più 30% di richiesteSpagna la meta prescelta. Un centinaio gli stranieri in arrivo

Il libro? Lo preferisco usatoI testi di seconda mano sono più facili da trovare per le materie scientifiche

Prezzi più alti per i corsi di Biologia e Farmacia. A sorpresa Giurisprudenza meno cara di Sociologiasempre tornare utile avere il te-sto a portata di mano. Anche ilproprietario della Libreria Go-liardica ha le idee chiare: “Lostudente di lettere se è interes-sato può anche spendere dipiù” di quello di farmacia. Il li-bro nuovo resiste ancora nei de-sideri degli studenti: “Il libro haun valore, è un articolo per sem-pre”, come raccontano nella Li-breria Moderna Universitaria.Ecco il tasto dolente, il caro li-bri. Ad Urbino non è del tuttovero che il primato di facoltà

costosa và sempre ai corsiscientifici. Uno studente iscrit-to al primo anno di sociologiaspenderà in testi universitaricirca 420 Euro, solo 100 in menorispetto all’allievo di farmacia.Tra i corsi con i libri più cari c’èBiologia( più di 500 Euro), men-tre, a differenza delle aspettati-ve, se la passa meglio lo stu-dente di giurisprudenza (sup-pergiù meno di 400 Euro).Chiudono la classifica gliiscritti a Lettere e Filosofia.

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Nello scorso numero delDucato, l'articolo dal titolo"E nelle biblioteche non sisa più dove mettere ilibri", lasciava intendereche non ci fosse nessunoad occuparsi della catalo-gazione dei libri nellaBiblioteca Umanistica. Inrealtà, come chiarisce ildott. Goffredo Marangoni,dirigente dell'AreaUmanistica del sistemabibliotecario d'ateneo,nella Biblioteca "opera unsolo catalogatore, la dot-toressa GiuseppinaBarzotti (a fronte di dueunità esistenti fino al gen-naio 2002) che portaavanti un egregio lavoroquantitativo oltre che qua-litativo".

PRECISAZIONE

Il numero di studenti Erasmus per paese scelto

testi fotocopiati. Per gli allievidei corsi scientifici è infatti piùdifficile studiare su volumi difarmacia o biologia con illustra-zioni in bianco e nero. Spende-re 90 Euro per il tomo di Anato-mia di Seeley è consideratoquindi un investimento duratu-ro e gli universitari lo fanno vo-lentieri, chi più chi meno.Anche la concorrenza va tutta avantaggio degli allievi. Solo den-tro le mura del centro storicosono sei le librerie che si con-tendono gli acquisti degli stu-

Le libreriesono forni-te di testiper ognifacoltà, magli studentia volte pre-ferisconol’usato

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UNIVERSITÀ

Con questo 3+2 il conto non torna

Il prorettore Maggioni: “Siamo con il ministro”

A 10 anni dalla riforma dei corsi, studenti e docenti insoddisfatti

“Il 3+2 è acquisito enon si torna in-dietro. Con le re-criminazioni sisbaglia bersa-gl io”. Guido

Maggioni, prorettore alla didat-tica dell’Università la pensa così.Eppure sono ancora tanti gli stu-denti e i docenti che si lamenta-no della riforma partita nel ‘99.Una spinta alla riforma era datadall’auspicata armonizzazionedelle universitàeuropee per favo-rire la mobilità.Ma l’obiettivonon è stato rag-giunto: titoli ita-liani e titoli stra-nieri non sonoequipollenti e chiottiene un diplo-ma di laurea diprimo livello al-l’estero, può ve-dersi non ricono-sciuto il proprio“pezzo di carta”straniero. Semmai sono i singoliatenei a convalidare su richiestail titolo, o nella sua interezza o inun parziale ammontare di credi-ti, sempre in virtù di quella spin-ta all’autonomia universitaria.“L’università pre-riforma era giàin crisi. Poi il rinnovamento èstato imposto dall’alto senza ilcoinvolgimento delle università- afferma il professore Maggioni- e non è stata accompagnatanella sua applicazione. Ogniuniversità ha fatto un po’ comesembrava più giusto”. Per il pro-rettore in questo caso il mecca-nismo dell’autonomia non è piùvirtuoso. Doveva essere il Mini-stero a dettar legge.Intanto studenti e docenti conti-nuano a lamentare l’insosteni-

bilità dei piani di studio, le so-stanziali similarità e ripetizionitra programmi del triennio e iprogrammi del biennio di spe-cialistica, l’inconsistenza di ela-borati finali per la laurea di pri-mo livello da chiudere in 35,massimo 60 pagine.Ma piuttosto che rivedere l’of-ferta formativa e i meccanismida incastonare in una struttura3+2, perché in generale il calcoeuropeo è questo, il Ministerodiscute su altre questioni. Il 24marzo Maggioni ha partecipato

a un incontro conil ministro Gel-mini a Roma. Te-mi centrali: go-vernance, conmaggiore potereal rettore, quasicapo di governo,come strumentodi autonomia eresponsabilità.Q u e s t ’ u l t i m aconnessa al meri-to degli atenei: amaggiore qualitàmaggiori finan-

ziamenti. Ma se i criteri per valu-tare i prodotti della ricerca sonochiari, contraddittori sono iparametri per valutare la didatti-ca. A partire da un documento basecon proposte che finora sonostate accolte con favore dai ret-torati, il ministro punta a un fret-toloso disegno di legge da far ap-provare prima dell’estate: se slit-tasse all’autunno potrebbe esse-re bloccato dalla finanziaria.Mariastella Gelmini ha afferma-to che non ci sarà aumento delletasse universitarie e non ha fattodistinzioni tra iscritti regolari efuori corso, dopo la sua prece-dente proposta di chiedere piùsoldi agli studenti che ritardanola laurea. Pochi accenni al piano

di studio: c’è la proposta di au-mentare a 6 il numero di creditiminimi per ogni materia, maquesta strategia in parte era giàstata presa in considerazionedall’ateneo di Urbino.Coloro che vivono i meccanismidelle università, studenti e do-centi, si lagnerebbero senza mo-tivo, secondo gli alti piani ammi-nistrativi, distanti da quegli stes-si ingranaggi. “Circolano opi-nioni falsate”, dice Maggioni.

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CHIARA ZAPPALÀ

Sconti per gli universitari“L’iniziativa non aveva nulla a che fare

con le elezioni universitarie. Nonescludo che sia anche un modo per far-

si conoscere, ma non si può ridurre tutto allacampagna elettorale”. Il vicepresidente dell’Associazione UniversitàRiformista, Biagio Agosta promotore degli scon-ti agli studenti in alcuni negozi, nega ogni lega-me tra la sua proposta e le elezioni. Anche sechiunque sarebbe portato a credere il contrario.L’idea è nata un mese fa. Urbino è una città chevive grazie agli studenti e quindi “mi sembra giu-sto agevolarli nei loro acquisti”. Agosta ha pro-posto l’idea a tutti i negozi del centro storico e,con alcune difficoltà, la maggior parte ha decisodi aderire. In totale si contano 22 esercizi com-merciali. Gioiellerie, bar, pizzerie, macellerie,ottica, abbigliamento, librerie ecc. Vengono co-perte quasi tutte le esigenze della clientela. La li-sta dei negozi che praticano gli sconti è espostain tutte le facoltà e nei collegi universitari. “Le riduzioni vanno dal 10 al 30 per cento, di-pende da cosa si compra e per usufruirne bastapresentare la tessera Ersu”. Purtroppo, spesso,non sono molto sostanziosi. Per esempio, per un

aperitivo di 2,50 euro lo sconto è di soli 30 cente-simi. Per gli alcolici si può arrivare al 20 per cen-to. Nelle gioiellerie, se si acquista argento, losconto può arrivare al 30 per cento. “Siamo ancora in fase di rodaggio. Se l’iniziativaprenderà piede faremo nuove richieste in altrinegozi. Se i negozianti vogliono aderire , posso-no farlo mandandoci una mail agli indirizziscritti sui cartelli che pubblicizzano la nostrainiziativa”.Gli esercenti del centro storico, che hanno ade-rito alla proposta dell’Associazione, non hannoriscontrato un aumento delle vendite. “La gentenon compra, gli sconti servono a poco. Io li pra-ticavo già da molto tempo, ma il negozio vendesempre meno”, dice la proprietaria della cartole-ria il Pennino. “Sono 10 anni che ho questo ne-gozio di merceria e ho sempre fatto sconti ai mieiclienti, anche quando non me lo chiedevano. So-prattutto quando si tratta di giovani studenti”,afferma la titolare di Mille idee. Le cose non cam-biano per le librerie: “Da sempre pratichiamouno sconto del 10 per cento su tutti i libri, al di làdelle promozioni che fanno le case editrici. Conl’iniziativa dell’Associazione Università Rifor-mista le nostre vendite sono rimaste sempre lestesse”, dicono alla libreria il Portico.

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Il Ministeroora punta sugovernanceautonomia

meritocraziae atenei

responsabili

YLENIA MARIANI

Aderiscono ventidue negozi del centro storico

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“La Serie B, che emozione!”Alessandro Marchi gioca nel Rimini: martedì 17 ha esordito contro il Livorno

A soli 20 anni ha già battuto un record: è l’urbinate che ha giocato nella categoria più importante

AlessandroMarchi inazione aldebutto inSerie B con-tro ilLivorno. Asinistramostra lasecondamaglia conil suo nome

Il 17 marzo, un giorno daricordare per la città diUrbino. Di sera, allo sta-dio Romeo Neri di Rimi-ni, la squadra di casa af-fronta il Livorno. In pan-

china, come da ormai quattropartite, siede anche un ragazzourbinate di 20 anni, AlessandroMarchi. È il quarto d’ora del se-condo tempo quando l’allena-tore del Rimini Elvio Selighinidecide di rinfoltire il centro-campo per mantenere il van-taggio. Si consulta con il suo vi-ce, poi si volta verso la panchi-na e chiama: “Ale scaldati, cheentri”. Pochi minuti dopo, alle22:18 Alessandro Marchi fa ilsuo esordio in serie B. La parti-ta purtroppo non finisce bene.Il Livorno pareggia allo scaderema, per lui, per Alessandro, ècomunque una giornata da ri-cordare. “Quando il mister miha detto di velocizzare il riscal-damento per entrare in campomi sono tremate le gambe dal-l’emozione, c’era tantissimagente allo stadio”. Prima di lui, nessun urbinateaveva mai calcato i prati di uncampionato più importantedella serie C. Categoria affron-tata, tra l’altro, da sole tre per-

sone nate nella città ducale:Marco Amaranti nel recentepassato con Gualdo e Bellaria,Oliviero Capponi con la Fer-mana a cavallo fra gli anni ’60 e’70 e Corrado Albicocco nel-l’Ancona dei primi anni ‘70.Alessandro non nasconde lagioia per l’esordio fra i profes-sionisti e i primi barlumi di ce-lebrità. In una settimana ha ri-lasciato più interviste che invent’anni di vita. “Sinceramen-te non mi aspettavo di entrareperché con il Livorno era unapartita difficile, era la secondain classifica”. Descrive con gliocchi lucidi questo momentomagico: “Adesso lotto sempreper la convocazione, a inizioanno non era così”. È un centrocampista tuttofareAlessandro. Sa giocare al cen-tro come sulla fascia ma “Il mioruolo preferito è mezz’ala in uncentrocampo a 3. Come tipo digioco assomiglio ad Hamsik”.Al di là dei sogni - serie A, Milane Nazionale - Alessandro man-tiene i piedi per terra: “Il mioobiettivo è finire bene la stagio-ne. Fare altre presenze per far-mi notare e avere offerte a fineanno. Anche se l’intenzione èrimanere a Rimini e diventaretitolare. Un prestito non sareb-be una bocciatura ma solo un

modo per farmi le ossa. Riterreiuna bocciatura solo il mancatorinnovo del contratto”. Oltre a ringraziare il suo allena-tore attuale Elvio Seleghini,Alessandro ricorda con moltopiacere anche i mister avuti inpassato: Gianluca Righetti chel’ha sempre fatto giocare nellaprimavera del Rimini e, soprat-tutto, Oliviero Capponi, suotecnico ai tempi dell’Urbino.

Quando si dice l’allievo superail maestro. La passione di Alessandro per ilcalcio è un portato di famiglia:papà Duccio è un tifoso milani-sta sfegatato. La carriera diAlessandro comincia nel corti-le di casa quando, “mi raccontapapà, ero sempre a calciare unpallone”. Nella squadra dellasua città fa quasi tutta la trafiladelle giovanili. Dopo un cam-

pionato di giovanissimi pro-vinciali vinto nella stagione2002-03, passa agli allievi re-gionali dove si mette in mostraper due anni. Poi fa un provinonientedimeno che con la Fio-rentina. “Va bene – gli dicono –“ma non hai ancora il fisico”.Ma lui non si perde d’animo. Loprende il Rimini. Il resto è sto-ria di qualche giorno fa.

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FEDERICO DELL’AQUILA

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“Il Pilates è un metodo, un sistema di allenamento fi-sico e mentale che considera corpo e mente comeun’unica entità”. Anna, l’istruttrice di Studio Pilates

di Fermignano, non vuole rivelare il suo cognome. È riser-vata, non ama i riflettori puntati, non cerca pubblicità; altempo stesso però le sue spiegazioni sono piene di passio-ne. Il suo entusiasmo deriva dalla convinzione della bontàdella disciplina.“Oggi sono in molti ad avvicinarsi al Pilates perché funzio-na. C’è chi comincia per rimanere o per tornare in forma,chi lo fa dietro consiglio dell’ortopedico o del ginecologo”.Tonificare il corpo, rafforzare la muscolatura, recuperareuna postura corretta, aumentare la flessibilità, preveniredolori alla colonna vertebrale sono gli obiettivi del meto-do Pilates.“Nei corsi collettivi, sia di grandi che di piccoli gruppi, sieseguono esercizi a corpo libero o con piccoli attrezzi. Iprincipi fondamentali del Pilates applicati alla ginnastica.Nelle lezioni individuali si possono usare macchinari re-golabili come il reformer e il cadillac, che permettono diperseguire risultati mirati, personalizzati”. “Non ci sono controindicazioni – continua Anna – per nes-suno. Gli esercizi sono molto utili anche per le donne ingravidanza perché preparano e favoriscono il parto”.Il Pilates combina le filosofie orientali – tra cui alcuni prin-cipi dello yoga - con quelli dell’allenamento occidentale,dando vita ad un tipo di ginnastica basato sulla concentra-

zione e sul respiro. Le teorie orientali dell’energia e i suoiflussi, la tecnica della respirazione, il vivere in armonia conil proprio corpo, unite ai principi occidentali sull’impor-tanza del tono muscolare e sulla qualità del movimento. Sirivolge a chi vuole allenarsi approfondendo la conoscenzadel corpo e sviluppando una percezione profonda dellesingole parti fisiche.Anna spiega che anche persone anzia-ne arrivano a conoscersi in modo nuovo: “Una signora diuna certa età mi ha detto: grazie, mi hai insegnato il miocorpo”.Il Pilates ha grandi potenzialità ma non è miracoloso. Peralcuni problemi può essere risolutivo, può attenuarne oprevenirne diversi altri, per qualcuno è inutile. Come nel-le altre discipline servono comunque costanza e perseve-ranza. Joseph Hubertus Pilates, il fondatore della disciplina, nac-que alla fine del 1880 a Dusseldorf, in Germania. La sua in-fanzia fu molto dura, a causa della salute cagionevole e delfisico gracile. Affetto da asma, rachitismo, febbre reumati-ca e sofferente psicologicamente, decise di impiegare tut-te le sue energie per trovare una soluzione ai suoi proble-mi e migliorare la sua salute. Sperimentando su se stesso,il giovane Pilates riuscì a trasformare il suo corpo al puntotale da essere scelto come modello per esercitazioni di di-segno anatomico. Divenne poi esperto ginnasta, culturi-sta, tuffatore e sciatore. J.H. Pilates fu mosso dall’idea che: “Un ottimo stato fisicoè il primo requisito per essere felici”.

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SPORT

“Difesa personale?Utile e divertente”

Presto un corso gratuito alla palestra Mad

Però si allenano poche ragazze, più per sport che per sicurezza

Laura ha 23 anni, qua-si 24, lunghi riccirossi e una facciapiena di lentiggini.Studia cooperazio-ne internazionale.

Nel tempo libero segue un cor-so di difesa personale. Da dueanni, per due sere alla settima-na si allena in palestra con unadecina di ragazzi. Corsa, fles-sioni, salti. E poi pugni, calci. “Ho iniziato per curiosità, par-tecipando a una lezione dimo-strativa. Poi - racconta LauraVecchietti - mi sono appassio-nata. E non mi dispiace l’idea dipotermi difendere, se necessa-rio. Così unisco l’utile al dilet-tevole”. Durante l’ultima lezio-ne di wing tsun si è presentatain classe una nuova ragazza, unpo’intimidita. Se continuerà ilcorso, Laura non sarà più l’uni-ca donna del gruppo. Anche sela cosa non le pesa: allenarsicon i maschi le dà la possibilitàdi affrontare avversari che han-no una struttura fisica e unaforza più simili a quelle di uneventuale aggressore. “All’ini-zio avevo paura di fare male aqualcuno - continua Laura - emi bloccavo. In realtà non suc-cede, perché il wing tsun è unadisciplina dove molto più dellaforza contano la velocità e lafluidità dei movimenti. Ti inse-gna a controllare il tuo corpoanche in situazioni di stress.Certo, in caso di aggressione lapaura rimane, però è possibileimparare a reagire con calma eprontezza”. Laura per fortunanon ha mai avuto bisogno diusare le tecniche di difesa fuoridalla palestra, nemmeno in di-scoteca, dove “ci sono alcuniragazzi, magari ubriachi, chepossono essere fastidiosi”. Del resto, Urbino non è proprioil Bronx. Il commissario di po-lizia Antonio Sguanci confer-ma: “Qui certo non si può par-lare di allarme sociale: i casi diviolenza sono rarissimi; si trat-ta quasi sempre di telefonatemaleducate, più che di aggres-sioni fisiche vere e proprie”.Non per niente le ragazze checombattono sono poche, espesso motivate non tanto dal-l’esigenza di difendersi, quan-to dalla passione sportiva. Co-me la pugliese Maria Ciuffrie-da. Si definisce “un avvocatocon le scarpe da tennis”, da cir-ca dieci anni è a Urbino e daquasi altrettanti è un’appassio-nata kick-boxer. “Non ho certoiniziato perché pensavo di ave-re bisogno di difendermi. Tut-tora sono scettica nei confron-ti dei corsi di difesa, mi sem-brano solo una moda. In queimomenti vai di istinto”. Eppure. Armando Simbari, ge-store della palestra MAD, staorganizzando un corso di dife-sa personale gratuito, che do-vrebbe partire dopo Pasqua.Sei o sette settimane di lezioni

teoriche e pratiche, a numerochiuso. Simbari è orgogliosodel progetto: non ha ricevutorichieste specifiche al riguar-do, ma vuole far sentire che“noi ci siamo, in questo perio-do in cui si sentono circolaretante brutte notizie”. E tieneanche a far sapere che la pale-stra va già bene, e quindi il cor-so non è pensato per aumenta-re le iscrizioni o altro. In effetti, a qualcuno il sospet-to viene. Cristiana Nasoni, pre-sidente di Centro Donna, èscettica: “Non mi pare qui ser-vano corsi di questo genere: misembrano scelte allarmistiche,strumentali a portare acqua aqualche mulino… La violenzacontro le donne c’è da sempre,ma ora tutto a un tratto se neparla in maniera spropositata einadeguata”. Anche Maria Cla-ra Muci, assessore comunale aiservizi sociali, ritiene che ilproblema debba essere meglioaffrontato: “Utile che le donneimparino a difendersi, ma soloin un contesto più ampio, in-sieme a un grosso lavoro di pre-venzione e di denuncia”. Resta il fatto che a Laura, quan-do parla di wing tsun, si illumi-nano gli occhi: “Mi lascia un po’perplessa il fatto che le ragazzenon partecipino. Forse lo colle-gano a un’idea di violenza allaBruce Lee… Io però ora so af-frontare i problemi con piùgrinta e determinazione”.

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Il metodo Pilates a FermignanoUna ginnastica che rieduca e allena il corpo e la mente

FABIO GOBBI

ALICE CASON

Le uniche due ragazze del corso di wing tsun si allenano nella palestra Body Up

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il Ducato

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Presidente della CorteCostituzionale dal2004 al 2005, milane-se e ora docente allaStatale diMilano, Va-

lerio Onida è uno deigiuristi più rispettatid’Italia. Al termine del-la seconda mattinatadel “Progetto Einaudi-Albertini”, ha parlatocon Il Ducato delle in-sufficienze nel mondodell’informazione, vi-ste dalla prospettiva diun profondo difensoredella democrazia.Esiste opinione pub-blica in Italia?Esiste, naturalmente,ma bisogna capire diche tipo: penso sia pocoformata. L’opinionepubblica nasce dai cit-tadini che si fanno delleidee, ma deve essere aiutata a ca-pire, e in Italia il sistema dell’in-formazione non aiuta molto afarlo. Capire significa vederequalche cosa in più, comprende-re le cause di ciò che accade e so-prattutto vedere i dettagli, senzafermarsi alle prime impressioni;significa conoscere i dati, met-terli a confronto. Non si dovreb-be indirizzarla per determinaree condizionare il pensiero.Si può parlare, oggi, di giornali-smo indipendente?Il presupposto è che ci dovrebbeessere indipendenza nelle isti-tuzioni nei confronti delle pres-sioni esterne. Indipendente puòessere un giornale prima che unsingolo giornalista. Se un giorna-le è indipendente, un giornalista

usufrirà di quest’indipendenza,se il giornale non è indipendenteè difficile che riesca a farlo. Poi c’èun’indipendenza per così direinterna, quella che riguarda ilsingolo, quella che il giornalista

dovrebbe avere nel suo dna, nel-la sua cultura: la capacità di resi-stere a pressioni indebite. In relazione a questo, com’è lasituazione nel nostro paese?In Italia non c’è una situazionebrillante da questo punto di vi-sta. I fattori sono molteplici,hanno logiche interne molto di-verse, dalla struttura del potereeconomico alla legislazione,dalla deontologia professionalealla professionalità dei singolioperatori. Dovremmo lavorarein ogni singolo campo per mi-gliorare il livello dell’indipen-denza, e lo possiamo fare tutti.Una battuta sullo stato di salutedella stampa in Italia.Non un gran chè. Per primo, dasempre, abbiamo pochi lettori, e

non sembrano aumentare, anzi.Poi né indipendenza né qualitàdella stampa mi sembrano buo-ne, piuttosto scorgo qualchepeggioramento.La crisi viene nascosta dal ro-

meno con la faccia dapugile. Una provoca-zione per dire che il si-stema-informazionenasconde e tratta inmodo inadeguato la re-cessione economica. C’è enfasi su certi fatti,e non è positiva. Ma so-prattutto una stampa eun’informazione seriadovrebbero avere unagiusta gerarchia dellenotizie, che aiuti ad an-dare oltre la prima im-pressione. Siamo bom-bardati da notizie, main termini di prima im-pressione. E’ assoluta-mente negativo chel’informazione si limitialle sensazioni, senza

effettuare un’operazione di se-lezione ed approfondimento.Il piano edilizia potrebbe esserel’ultimo decreto di una lunga se-rie. Il governo vuole mettere indubbio il normale equilibrio diuna democrazia parlamentare?Purtroppo l’uso della decreta-zione d’urgenza, e in genere losquilibrio fra i poteri delle diver-se forme di legislazione, non ri-sale a oggi. E’ cosa antica: datempo c’è abuso della decreta-zione d’urgenza, che però, in-dubbiamente, in questa legisla-tura è molto forte. La larga mag-gioranza dei provvedimenti ap-provati sono decreti legge, peraltro con oggetti molto ampi. Ildecreto legge dovrebbe essereuno strumento eccezionale; ci

sono le urgenze e deve esserciuna certa elasticità nell’utilizzo,ma non può però diventare ilmezzo ordinario di legislazione,altrimenti il Parlamento vienecompletamente svuotato.La costituzione è un mostro sa-cro e inviolabile?Non è né sacro né inviolabile, manemmeno un mostro. E’ un te-sto, validissimo nel suo impian-to, che contiene ottimi principi.Ciò non vuol dire che sia ine-mendabile, e lo dimostra la suaevoluzione degli ultimi 60 anni,ma la Costituzione non ha affat-to bisogno, come qualcuno pen-sa, di essere riscritta.

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Organizzato dall’Istituto per la formazione al Giornalismo e dall’Università di Ur-bino, il progetto “Einaudi-Albertini” della scorsa settimana è stato un’opportunità perinterrogarsi sull’indipendenza dei media e sulle possibilità di migliorare il grado di au-tonomia nel lavoro del giornalismo. Il convegno ha tratto ispirazione da due figure:quella di Luigi Albertini, un uomo che durante il regime fascista fu cacciato dalla di-rezione del “Corriere della Sera”; e quella di Luigi Einaudi, difensore del liberismocome mezzo per raggiungere un’informazione indipendente, che di Albertini fu an-che collaboratore e che diventò il secondo presidente della nostra Repubblica.Le due giornate sono state occasione per un confronto fra diverse generazioni di gior-nalismo, aiutate nella loro riflessione dagli interventi di colleghi, storici e giuristi,grazie ai quali sono emersi spunti per diverse analisi che “Il Ducato” proseguirà nel-le sue pagine.

“Stampa: troppe pressioni”Informazione e libertà/ L’indipendenza del giornalismo secondo Valerio Onida

L’ex presidente della Corte Costituzionale spiega come la formazione dell’opinione pubblica non sia aiutata

A centro pagina Luigi Einaudi

e Luigi Albertini, a cuiè stato dedicato

il convegno sull’indipendenza

dei media.A sinistra l’ex-presidente

della Corte Costituzionale Valerio Onida

ANDREA TEMPESTINI

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MASS MEDIA

Quali tutele in EuropaInformazione e libertà/ Le diverse soluzioni per l’autonomia

Trust, fondazioni, cooperative e public company: i modelli esteri messi a confronto

Informazione e libertà/ Intervista allo storico del giornalismo Nicola Tranfaglia

Berlusconi non è unprodotto tipico amarchio doc. Unaparte degli italianiritiene che una taleconcentrazione di

tv e giornali nelle mani di una so-la persona si verifichi solo in Ita-lia. Il rapporto di Berlusconi coni media farebbe parte di una tipi-cità tutta italiana, un’anomaliainsomma. Ma l’assalto dei po-tentati economici agli organi diinformazione rientra in unaprassi oramai internazionale. I“Berlusconi” parlano tutte le lin-gue del mondo e rastrellano, ingiro per il globo, la proprietà del-le più importanti testate giorna-listiche. Parlano spagnolo,quando si chiamano CarlosSlim. Inglese, quando il loro no-me è Rupert Murdoch o SummerRedstone. Francese quando ivolti sono quelli di Lagardère oMarcel Dessault. Certo, in nessun altro paese ilpresidente del consiglio nominadirettamente i dirigenti della tvpubblica. E, solo in Thailandiafino a un paio d’anni fa, è allostesso tempo anche proprieta-rio dell’altra metà privata dellatelevisione. Inoltre, in Europa enegli Stati Uniti, diversamenteche da noi, le banche non pos-siedono direttamente giornali.Gli altri paesi hanno elaboratoregole molto più strette a tuteladell’autonomia dell’attivitàgiornalistica.

“Italia? Peggio del terzo mondo”Industriali, banchieri, assicuratori,

immobiliaristi: sono i maggiori azio-nisti dei gruppi editoriali italiani.

È il quadro che emerge dall’analisi degliassetti proprietari dei più diffusi mediapresenti in Italia. Una si-tuazione che, a causa deiconsistenti interessi poli-tici ed economici in gioco,pone forti limiti alla liber-tà di informazione. “In un panorama mon-diale dove si determinauna grande concentrazio-ne dei media e quindi unalimitazione della libertà diinformazione, l’Italia hauna situazione ancorapeggiore” afferma NicolaTranfaglia, storico del gior-nalismo e politico. “Le cau-se sono sia la sussistenza diun grande conflitto d’interessi, che investelo stesso presidente del Consiglio dei mi-nistri, e sia il fatto che i quotidiani sonousati dagli industriali o finanzieri per ave-re una merce di scambio con i detentoridel potere politico. Tutto ciò rende an-cora più difficile l’esercizio della libertà

d’informazione e fa dell’Italia un paeseche, sotto questo punto di vista, asso-miglia di più ai paesi sottosviluppati”. L’articolo 21 della Costituzione italiana,che sancisce la libertà di stampa e di infor-mazione, al comma 5 stabilisce che devo-no essere resi noti i mezzi di finanziamen-to della stampa periodica. Una scelta di

trasparenza fatta a garan-zia dei lettori. Molti mezzidi comunicazione sono ri-uniti in società editrici piùampie, quotate in borsa ei cui assetti proprietarisono divisi tra vari azioni-sti. Molto spesso unostesso azionista è presen-te con proprie quote indiverse società editrici.“Questo incrocio – affer-ma Tranfaglia - è un ulte-riore fattore di confusio-ne. Ci sono gruppi cheperseguono politiche op-poste, ma allo stesso tem-

po sono legati a vincoli azionari; in talmodo la linea che seguono questi grup-pi non è più chiara. Basta guardare co-me l’attuale quotidiano più diffuso, ilCorriere della Sera, cerca di essere inequilibrio tra l’attuale maggioranza par-lamentare e le minoranze dell’opposizio-

ne: non può scegliere né l’una né l’altraperché, nel gruppo azionario Rcs, esistonodiverse posizioni e diversi punti di vista”.Se parliamo di equilibrio, questa compre-senza di stessi finanziatori in più di una so-cietà editrice non dovrebbe rappresenta-re, paradossalmente, una forma di garan-zia per l’indipendenza del giornalismo?Secondo Nicola Tranfa-glia non è così: “Questasituazione fa sì che i quo-tidiani siano al limite piùliberi nella pubblicazio-ne dei commenti, ma nonnel pubblicare inchiestee notizie, che sono poi lecose più importanti perun quotidiano”. Protagonisti finanziari epolitici dominanti sonopresenti anche nell’am-bito televisivo. Dellequattordici Tv nazionali,tre appartengono al ser-vizio pubblico della Rai etre sono gestite dal gruppo Mediaset.L’avvento del digitale ha aperto il mer-cato a nuovi protagonisti dell’informa-zione che, però, non hanno cambiatomolto gli equilibri già esistenti nel pa-norama nazionale. “Sky più che rompe-re il duopolio Rai-Mediaset, ha messo in

atto un triopolio, poiché la politica chesta portando avanti Murdoch è semprepiù forte e predominante”. Oggi, quindi, l’indipendenza dei mediaitaliani è sotto continua minaccia dallepressioni finanziare e politiche. Ma, comespiega Tranfaglia, c’è stato un periodo incui, anche se non si poteva parlare di mag-

giore libertà, si aveva unasituazione più delineata.“Nei decenni della guerrafredda la cosa era più sem-plice, anche se non miglio-re. Da un lato vi erano colo-ro che difendevano l’Al-leanza atlantica e dall’altroquelli che difendevano ilcosiddetto mondo sociali-sta. Oggi le cose si sonocomplicate. Si ha una si-tuazione più monotona enon c’è nessuna possibilitàdialettica. Per superarequesta situazione ci vuoleuna soluzione antimono-

polistica che mini le posizioni dominanti.La Gasparri non procede in questa dire-zione: va assolutamente superata. Unapossibile soluzione era il ddl Gentiloni,che purtroppo è stato ostacolato da for-ze politiche interne al governo Prodi”.

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“Una grandeconcentrazione

dei massmedia limita

fortemente la libertà di

informazione”

“Ci vorrebbeuna soluzione

senza monopoli che eviti

le posizionidominanti”

GIORGIO MOTTOLA

GIULIA AGOSTINELLI

È vero che Murdoch in gran Bre-tagna possiede canali televisivi(Sky) e giornali (il Times e il Sun,primo quotidiano inglese contre milioni di copie vendute). Gliassetti proprietari, che in Italiasono così condizionanti, nel Re-gno Unito possono non costitui-re un problema per la credibilitàdei network. Da più di quaran-t’anni gli inglesi hanno trovatouna soluzione: il trust. Vale a di-re che la proprietà affida la ge-stione del giornale o della tv a unsoggetto fiduciario. L’Econo-mist, forse la più accreditata rivi-sta economica nel mondo, hascelto questa strada. Il gruppoPearson detiene il 50% del gior-nale; l’altra metà appartiene a

diversi soggetti, tra cui la poten-te famiglia Rothschild. La rivistaperò non deve barcamenarsi trai difficili equilibri di un patto disindacato. È infatti un trust a ge-stire il giornale. Tredici personescelte in base “allo spessore mo-rale e alla credibilità professio-nale” e che non partecipano allaspartizione degli utili. Pearsonesprime sei membri: l’azionistadi maggioranza è addirittura inminoranza nel trust. La Bbc, tvpubblica inglese, ha elaboratoun meccanismo ancor più com-plesso per tutelare l’autonomiadelle scelte editoriali. Il governonomina un trust, selezionando icomponenti in base al criteriodell’alta competenza e moralità.

I soggetti designati hanno ilcompito di indicare priorità estrategie che rendano la bbcdavvero servizio pubblico. Adapplicare e a vigilare sull’appli-cazione delle loro indicazioni èpoi un comitato esecutivo no-minato dal trust, ma da esso as-solutamente autonomo.Simile la scelta della FrankfurterAllgemeine. Il più importantequotidiano tedesco non rispon-de delle sue scelte alla proprietà,ma a una fondazione, la Fazit. Nefanno parte sei “illustri” compo-nenti che svolgono il ruolo di su-pervisori rispetto all’indipen-denza del giornale e al suo anda-mento economico. La sostitu-zione dei membri della fonda-zione non avviene su nominadella proprietà, ma per coopta-zione degli stessi membri. Inol-tre, affinché l’autonomia edito-riale sia salvaguardata a pieno, ilFrankfurter si è dotato di cinquedirettori.Modello quasi unico è quello diLe Monde, ibrido fra cooperativae public company. Il 30% delquotidiano francese (terzo pernumero di copie vendute) ap-partiene ai redattori del giorna-le, riuniti nell “società dei redat-tori”. Il resto invece si divide tra“società dei lettori” (coloro cheindividualemente sostengonoLe Monde dall’esterno) e azioni-sti classici, tra cui: Air France, labanca francese Bnp, la Danone,la Total, insomma il capitalismotradizionale.

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Quando le pressioni diventano troppo forti. Enzo Palmesa-no, giornalista del Corriere di Caserta, dopo una serie di in-chieste sulla camorra casertana, è stato licenziato dal suogiornale nonostante le minacce subitedalla malavita.

La camorra e il caso Palmesano

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il Ducato

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MASS MEDIA

ASSOCIAZIONE PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO, fondata da Carlo Bo. Presidente: GIOVANNI BOGLIOLO, Rettore dell'Università di Urbino "Carlo Bo".Vice: GIANNETTO SABBATINI ROSSETTI, Presidente dell'Ordine dei Giornalisti delle Marche. Consiglieri: per l'Università: BRUNO BRUSCIOTTI, LELLA MAZZOLI, GIU-SEPPE PAIONI; per l'Ordine: STEFANO FABRIZI, DARIO GATTAFONI, CLAUDIO SARGENTI; per la Regione Marche: SIMONE SOCIONOVO, LEONARDO FRATERNALE;per la Fnsi: GIOVANNI GIACOMINI, GIANCARLO TARTAGLIA. ISTITUTO PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO: Direttore: LELLA MAZZOLI, Direttore emerito: ENRI-CO MASCILLI MIGLIORINI. SCUOLA DI GIORNALISMO: Direttore: RAFFAELE FIENGO

IL DUCATO Periodico dell'Ifg di Urbino Via della Stazione, 61029 - Urbino - 0722350581 - fax 0722328336 www.uniurb.it/giornalismo; e-mail: [email protected] Direttore responsabile: RAFFAELE FIENGO Stampa: Arti Grafiche Editoriali Srl - Urbino - 0722328733 Registrazione TribunaleUrbino n. 154 del 31 gennaio 1991

Dove il blogger va in prigioneSono 69 le persone dietro le sbarre per essersi espresse liberamente on line

Secondo Reporters sans frontières in 12 paesi del mondo la libertà di parola su Internet è in pericolo

VERONICA ULIVIERI

AYoani Sanchez,giovane cubana di34 anni, racconta-re la vita dei con-nazionali nel suoblog (http://de-

sdecuba.com/generaciony) ècostato caro. E’ accusata di “at-tività illegali” e non può muo-versi dall’isola: le autorità rifiu-tano di concederle il passapor-to. Abdel Kareem Nabil Sulei-man, egiziano, sta ancora scon-tando i suoi tre anni di prigioneper “insulti al presidente” e “in-citamento dell’odio verso l’Is-lam”. Nel suo blog(http://www.karam903.blog-spot.com) aveva criticato le au-torità politiche e religiose delpaese. Anche Liu Xiaobo, pro-fessore di filosofia all’universi-tà di Pechino, è ancora in car-cere: la sua colpa è aver pubbli-cato on line un appello, firma-to da più di 300 intellettuali,per una riforma democraticadello stato cinese e il rispettodelle libertà fondamentali.Omid Mirsayafi, blogger ira-niano di 29 anni, in carcere ci èmorto misteriosamente alcunigiorni fa. Il giovane era stato ar-restato nel febbraio scorso peralcuni articoli satirici pubbli-cati sul suo sito.Secondo l’associazione inter-nazionale Reporters sans fron-tières, che si batte per la libertàdi stampa nel mondo, sarebbe-ro almeno 69 (49 solo in Cina) lepersone dietro le sbarre per“essersi espresse liberamenteon line”. Nel suo rapporto uscito il 12marzo, l’associazione ha indi-viduato 12 paesi “nemici di In-ternet”: Arabia Saudita, Cina,Corea del Nord, Cuba, Egitto,Iran, Myanmar (ex Birmania),Siria, Tunisia, Turkmenistan,Uzbekistan e Vietnam. Altri 10paesi – tra cui la democratica elibera Australia – sono stati po-sti “sotto sorveglianza” per epi-sodi di censura.Dal 2000 la rete si è diffusa mol-to anche nei paesi meno svi-luppati, soprattutto grazie agliInternet café, dove chiunquecon pochi centesimi può usareun computer e accedere a in-formazioni di ogni tipo. Questoha spinto molti regimi illibera-li a sorvegliare accuratamentegli utenti. In Corea del Nord,Egitto e Myanmar per aprire unInternet café serve un’autoriz-zazione statale. Spesso si chie-de a questi locali di raccogliereinformazioni sugli utenti daconsegnare poi alle autorità. InVietnam le società che forni-scono servizi on line devonoaddirittura pubblicare ogni 6mesi un rapporto sull’attivitàdei loro clienti.La vita da blogger nei paesi ne-mici di Internet può essere

molto pericolosa. I dissidentivengono perseguitati e poi im-prigionati se non obbedisconoai diktat delle autorità. In Cinalo stato manda istruzioni di au-tocensura ai gestori dei siti nonallineati. In Tunisia le connes-sioni di giornalisti e attivisti peri diritti umani vengono tagliateo rallentate: un modo gentileper impedire loro di criticare lostato. In Iran è in discussioneuna bozza di legge che prevedela pena di morte per chi crea“blog e siti che promuovono lacorruzione, la prostituzione,l’apostasia”. Quando sarà ap-provata, basterà pubblicare online un articolo contro la reli-gione islamica o la morale ses-suale per essere condotti al pa-tibolo.Negli stati che hanno pauradella rete, i siti critici del gover-no o della morale religiosa, i so-cial network come Facebook, iportali di notizie non allineativengono chiusi, censurati obloccati. In Myanmar, i siti cheappoggiavano la protesta deimonaci buddisti sono stati at-taccati e messi fuori servizio. InUzbekistan, dove lo stato nonha le conoscenze tecniche perintervenire direttamente, gliindirizzi web proibiti vengonocollocati in una sorta di listanera. Nella censura dei siti, i motoridi ricerca come Google e Ya-hoo! hanno un ruolo determi-nante. Se infatti i regimi illibe-rali fanno pressione perché icontenuti scomodi venganooscurati, sono i motori di ricer-ca a nascondere materialmen-te i siti non graditi.Pur di accaparrarsi fette dimercato in costante crescita,queste società accettano disottomettersi alle direttive deisingoli governi. A marzo del-l’anno scorso ad esempio, Ya-hoo! ha pubblicato, su richie-sta del regime cinese, le foto diquattro dimostranti che aveva-no partecipato alle protestescoppiate in Tibet. Poco dopo,uno di loro si è consegnato allapolizia e un altro è stato arre-stato. Nel 2008, i giganti informaticiGoogle, Yahoo! e Microsoft, in-sieme ad altre società, centriuniversitari di ricerca e orga-nizzazioni che si battono per idiritti umani hanno creato ilprogetto Global network ini-tiative. Lo scopo dovrebbe es-sere quello di difendere la li-bertà di espressione e la pri-vacy degli utenti in paesi comela Cina o il Vietnam. “Quanto potranno in realtàdisattendere le richieste delleautorità in paesi ai quali forni-scono servizi – ha commentatoReporters sans frontières nelsuo rapporto – è ancora da ve-dere”[email protected]

Controllo totale sugli utentiTra i 10 stati posti sotto sorveglianza da Reporters sans frontières c’èanche la libera e democratica Australia, in compagnia di paesi come Coreadel Sud, Malesia, Sri Lanka, Zimbabwe. Un’agenzia governativa australianaè autorizzata dal 2001 a intercettare tutte le e-mail sospette e può svolgereindagini in modo autonomo. Da gennaio 2008, nonostante siano passatiormai i tempi dell’emergenza terrorismo, è in discussione una bozza dilegge che prevede il controllo stretto e segreto dei provider su tutte le con-nessioni private, per eliminare il materiale ritenuto “inappropriato”. Loscopo è quello di combattere la pornografia e la diffamazione e di difenderei diritti autoriali, ma la legge non specifica chi giudicherà l’appropriatezzadei contenuti.

L’AXXXXXXXXXTE LE NOVITÀ ’’Ho definito il mio blog Generación Y

un esercizio di codardia, perchè mi permette di dire

in questo spazio ciò che mi è vietato dire in pubblico

Un’immagine pubblicata sul blog del giornalista cubano Reinaldo Escobar (http://desdecu-ba.com/reinaldoescobar)

’’L’AUSTRALIA TRA I PAESI SOTTO SORVEGLIANZA