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6 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

L’INTERVENTO ..........................................9Alessandro BarberisFerruccio Dardanello

PRIMO PIANO

IN COPERTINA .......................................12Gianfranco Carbonato

IL PUNTO .................................................16Roberto Cota

PERSONAGGI........................................20Corrado Passera

GLI ASSETPER LO SVILUPPO..............................24Giorgio Squinzi

IL COMMENTO .....................................28Cesare Romiti

ENTI LOCALI..........................................32Valerio CattaneoPiero Fassino

LIBERALISMO.......................................36Gaetano QuagliarielloGiovanni Orsina

IL LINGUAGGIODELLA POLITICA .................................40Patrizia CatellaniKlaus DaviRenato Mannheimer

ECONOMIA E FINANZA

STRATEGIE ............................................46Giuseppe DonatoMassimo Giordano

RICERCA SCIENTIFICA .....................52Luigi Nicolais

CREDITO & IMPRESE ........................56Antonio Nucci

IL RUOLO DELLE FONDAZIONI .....60Sergio ChiamparinoGiuseppe Guzzetti

MODELLI D’IMPRESA........................64Attilio FresiaSergio TopinoGiacomo BonùMassimo DomenicaleMassimo Palombaro Donatella e Sandra TibaldiDaniela Actis DatoElena PescettoRoberto BottaGiuseppe PugliaresMarcello BettelaniSusanna Dalle VedoveDomenico MarcominiGiuseppe ColonnaMario FeaSamantha Liscio

TECNOLOGIE .......................................102Giovanni Grechi e Vincenzo CasseseGianpiero Ciola e Fiorenzo OrlandinottiClaudio ArcanoCarlo CocirioLuca SaladinoClaudio Perlo e Oscar PolatoValter e Alessandro MonticoneMarco MelottoRenato Battaglino

INNOVAZIONE .....................................128Emilio CarpanetoEzio BoassoCristina Betti

INTERNAZIONALIZZAZIONE .........134Sergio BertinEligio GervasoniFabrizio Di Cesare Ivan Di Dio

ENERGIA ...............................................142Franco Campodonico

CONSULENZA .....................................144Enrica Acuto JacobacciEvelina DapuetoRossella Barsotti

MANAGER E IMPRESA ....................152Mario Piccoli

BROKER DI ASSICURAZIONI .......154Emanuele Cordero di Vonzo

INDAGINI PERITALI ..........................156Attilio Mercalli

OSSIERPIEMONTE

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PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 7

TERRITORIO

LA CULTURA DEL CIBO ...................161Roberto BurdeseFranco Cuccolo

LOGISTICA............................................168Oliviero BaccelliBartolomeo Giachino

TRASPORTI ..........................................172Piergiorgio BurzioEvelina Garzino

EDILIZIA .................................................176Roberto RussoPiero Sassone Marco ButtieriDiego Cerrone Domenico Tomatis

MATERIALI ...........................................188Mario Strumia

COMMERCIO........................................192Antonio Maria Bardelli

TURISMO ..............................................194Loris Cappelli

AMBIENTE

RINNOVABILI.......................................198Igino Memé

ENVIRONMENT PARK ...................200Mauro Chianalee Fabio Massimo Grimaldi

GIUSTIZIA

NOTARIATO ........................................204Grazia Prevete

SANITÀ

MALPRACTICE MEDICA.................206Roberto AgostiRenato AmbrosioUgo MarchisioFabrizio Fracchia

POLITICHE ANTIDROGA .................216Giovanni Serpelloni

ELETTROMEDICALI .........................220Ivan Mangone

RUBRICHE

TRA PARENTESI ...............................222Paolo Crepet

Sommario

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxL’INTERVENTO

Come Camera di Commercio abbiamo unpunto di osservazione privilegiato sulmondo che produce e che innova: da qual-che anno vediamo aumentare le fatiche degli

imprenditori, piccoli e grandi, che sostengono il nostrotessuto economico. Il Fondo monetario internazionalenel mese di luglio ha previsto una contrazione del Pilnazionale nel 2012 pari al 2 per cento e dello 0,3 percento nel 2013. Queste stime vengono confermate dallaBanca d’Italia che, per uscire dalla fase recessiva, nonvede alternative al proseguimento dell’azione di risana-mento della finanza pubblica e delle riforme strutturali,per migliorare l’efficienza dell’amministrazione pubblicae rendere lo spazio economico più favorevole all’attivitàd’impresa. La crisi economica internazionale colpisce duramenteanche l’economia torinese: il primo trimestre 2012 haevidenziato una variazione negativa della produzione in-dustriale del 5,4 per cento rispetto allo stesso trimestredell’anno precedente, risultato peggiore di quello rile-

vato sia a livello regionale (-3,6 per cento), sia a livellonazionale (-3,8 per cento). Il fatturato dell’industria ma-nifatturiera subalpina ha manifestato una riduzione an-cora maggiore (-6,9 per cento nei confronti dei primi tremesi del 2011). Si tratta della prima performance ne-gativa dopo otto trimestri di risultati positivi in seguitoalla crisi del 2008. Peggiorano gli ordinativi interni (-6per cento nei confronti dell’intervallo gennaio-marzo2011), mentre quelli esteri tengono, manifestando unacrescita del 3,2 per cento. Ed è nell’export che troviamo le imprese che riescono areggere meglio di altre l’onda della crisi, grazie alla ca-pacità di intercettare le opportunità offerte dai mercatiinternazionali. Le previsioni non sono confortanti: circail 43 per cento degli imprenditori intervistati dalla con-sueta indagine congiunturale della Camera di Com-mercio prevedevano per il secondo trimestre dell’announa diminuzione della produzione manifatturiera e uncalo del fatturato. Il tema della crescita è all’ordine delgiorno: il problema è diffuso in tutta Europa, ma in Ita-lia e sul nostro territorio richiede un intervento decisoper dar vita a un’azione che riesca a mantenere un equi-librio e affronti i numeri negativi del nostro Paese. Non esistono ricette magiche, ma è necessario interve-nire per dare risposte concrete anche se ciò richiede di-versi tentativi, decisioni difficili e l’impegno di coloroche sul territorio hanno responsabilità precise. La crisievidenzia che per ripartire è necessario sviluppare nuoviparadigmi, modelli di sviluppo diversi da quelli prece-denti, da trovare e ricercare insieme. Inoltre, ci ha di-mostrato che siamo immersi in un sistema di elementiconnessi e che se qualcosa va male in un ambito questosi ripercuote su altri aspetti del sistema. Ma, rovesciandola prospettiva, è anche vero il contrario: buone prassi ela circolazione delle idee possono avviare, in un sistemadi elementi connessi, un circolo virtuoso.

Buone prassi e nuove idee per tornare a crescereDi Alessandro Barberis, presidente della Camera di Commercio di Torino

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di Ferruccio Dardanello,presidente di Unioncamere

Proposte perla crescita

Dopo quattro anni di crisi, il tessuto produt-tivo del Paese appare chiaramente provato.Queste difficoltà si riflettono in maniera di-retta sull’occupazione che, secondo i primi

dati del sistema informativo Excelsior di Unioncamere eMinistero del Lavoro, quest’anno potrebbe ridursi di altre130mila unità. Il quadro che emerge dalla lettura delRapporto Unioncamere, diffuso in occasione della 10°Giornata dell’economia alla presenza del ministro delloSviluppo economico Corrado Passera, mette in evidenzail fatto che le manovre di finanza pubblica, indispensabiliper riportare i conti sotto controllo e riguadagnare la fi-ducia dell’Europa e dei mercati internazionali, quest’annoavranno un costo, in termini di recessione, molto elevato:-1,5% il calo del Pil che prevediamo quest’anno, con pic-chi intorno al -2% per quasi tutte le regioni meridionali. È chiaro che oggi il rigore non basta. Bisogna tornare acrescere, con interventi cantierabili nell’immediato cherilancino i consumi e attivino di nuovo la propensioneall’investimento.L’aspetto che abbiamo ben presente, dopo questi annicosì difficili, riguarda il fatto che i grandi mutamenti delloscenario geopolitico e le ricorrenti crisi del sistema eco-nomico-finanziario mondiale ci hanno fatti entrare inun’era nuova. Dobbiamo prenderne atto e smettere dicomportarci come se tutto, tra poco, dovesse tornare co-m’era prima. Non succederà. Se l’impresa si riorganizza

nel segno dell’efficienza, della qualità e dell’innovazione,anche le istituzioni - e le Camere di Commercio perprime lo sanno - devono fare lo stesso. Per questa ragione, abbiamo identificato cinque temi sucui lavorare e su questi abbiamo sviluppato le nostre pro-poste. Gli interventi che abbiamo ideato sono diversi etutti privi di oneri sul bilancio dello Stato; riguardano lasemplificazione, l’internazionalizzazione, gli investimenti,il credito, la diffusione delle imprese e il supporto al la-voro. Tra questi, la possibilità di ammortizzare gli inve-stimenti aggiuntivi delle imprese in tre anni per rilanciarelo sviluppo; un patto tra governo e Camere di Commer-cio per portare sui mercati internazionali altre 10mila im-prese nel prossimo triennio; una disciplina speciale cheimpedisca il fallimento delle aziende causato dai ritardinei pagamenti della Pa, ma anche la proposta molto con-creta - già affidata al Parlamento - di attribuire alle Ca-mere di Commercio il compito di rilasciare unacertificazione formale del credito tra imprese, esigibile insede giudiziaria con tempi rapidissimi. Per sostenere ladiffusione delle imprese, inoltre, proponiamo un rinviodei pagamenti Iva e Irap per i primi due anni di attivitàdelle nuove realtà mentre, in materia di lavoro, chiediamodi sostenere concretamente la riforma dell’apprendistatoin chiave europea, realizzando un sistema stabile di certi-ficazione delle competenze che, come in Germania, fac-cia perno sulle Camere di Commercio.

L’INTERVENTO

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IN COPERTINA

l cammino verso la crescitadel sistema industriale pie-montese procede a rilento.Lo certifica l’analisi congiun-turale del bimestre luglio-

agosto condotta da Unioncamereregionale, che consegna al Piemonteun bollettino economico in chia-roscuro. Intatta la voglia dei pie-montesi di reagire alla crisi, espressadal saldo positivo di 335 imprese, aguastare l’immagine del tessuto im-prenditoriale sono le numerose ces-sazioni, che condizionano pesante-mente la dinamica espansiva dellaregione. Oltre 3.100 quelle regi-strate nel bimestre estivo, per untasso di crescita complessivo dello0,07 per cento, inferiore a quellodel nord-ovest e meno della metà

dello 0,16 per cento nazionale. Daquesto campanello d’allarme, maanche dalla fiducia nella «capacitàdel fare delle nostre maestranze atutti i livelli», parte la sfida di Gian-franco Carbonato, dallo scorso lu-glio presidente di ConfindustriaPiemonte. Presentata poche setti-mane fa la sua squadra, il nuovonumero uno degli industriali pie-montesi trascriverà nella sua agendadi mandato quanto di buono fattoda Mariella Enoc, integrandolo«con alcune specifiche focalizza-zioni e con particolare attenzione altema della semplificazione».

Quale associazione le ha la-sciato chi l’ha preceduta?«Negli ultimi anni ConfindustriaPiemonte si è rafforzata sia nell’at-

tività interna al sistema confindu-striale, con il coordinamento delleassociazioni territoriali e col trasfe-rimento a Confindustria centraledelle priorità del Piemonte, sia nellacontinua attività di rappresentanzadelle istanze del sistema imprendi-toriale nei confronti della RegionePiemonte».

Quello della semplificazione èun tema che toccherà in primis lafisionomia interna di Confindu-stria. Quali rifiniture ha inmente?«Faremo un approfondimento ge-nerale sul sistema di rappresentanzanelle sue varie articolazioni. AncheConfindustria ha bisogno di diven-tare più snella ed efficiente per es-sere sempre più vicina alle esigenze

I

Il passaggio di consegne alla guida degli industriali piemontesi cade in una fase delicata

per l’economia regionale, in cui anche l’export rallenta il passo. Ma secondo Gianfranco Carbonato

il sistema imprenditoriale ha tutte le qualità per accelerare il ritmo della ripresa

Giacomo Govoni

INFRASTRUTTUREE CAPITALE UMANO, I PILASTRI DELLO SVILUPPO

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxGianfranco Carbonato

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IN COPERTINA

delle imprese attraverso un pro-fondo rinnovamento che, visti itempi, è in primo luogo una precisaesigenza dettata dalle minori risorseeconomiche disponibili».

Quali saranno i punti chiavedella sua agenda?«In questo difficile momento l’as-sociazione valorizzerà e svilupperàalcuni temi decisivi per il futurodelle imprese e per consolidare la ri-presa economica del territorio pie-montese quali infrastrutture e logi-stica, capitale umano, Europa einternazionalizzazione, ricerca e in-novazione. Il legame tra crescita deltessuto imprenditoriale, forma-zione, innovazione e concorrenzain ambito internazionale rappre-senta la chiave per lo sviluppo eco-nomico duraturo del Piemonte».

A quali di questi, in particolare,darà priorità?«In campo infrastrutturale, le prioritàd’intervento sono ampiamente con-divise. Tuttavia la loro realizzazionerisente di lentezze e carenza di ri-sorse non più accettabili. E senza unsistema efficiente di infrastrutture etrasporti si rischia l’isolamento e per-dite molto elevate in termini di com-petitività. Perché non si allarghi ul-

teriormente il divario rispetto a realtàeuropee più avanzate, è indispensa-bile mettere a punto strumenti agiliche rendano conveniente l’inter-vento del capitale privato. Occorreagire rapidamente prendendo a mo-dello le migliori esperienze in campoeuropeo ed eliminando tutti gli in-toppi che ostacolano l’utilizzo distrumenti già esistenti come il pro-ject financing».

Quali sono le virtù e i vizi del si-stema economico piemontese?«In una fase molto difficile comequella attuale l’industria piemontesecontinua a far registrare tassi di exportmolto positivi in tutti i paesi delmondo. Risultati che non si improv-visano, ma sono il frutto del livellocompetitivo delle produzioni pie-montesi. Non è un caso che in Pie-

monte le imprese destinino alla ri-cerca e all’innovazione più di un terzodi quanto si investe in tutto il territo-rio nazionale. Accanto a queste cer-tezze, il Piemonte può trarre soste-gno da alcune nuove opportunità, tracui il turismo, che sta vivendo unafase di sviluppo molto interessante.Molte virtù, che rischiano tuttavia dinon poter esprimere le loro poten-zialità se non si potenziano i collega-menti con il resto del Paese e soprat-tutto con l’Europa. In questo quadrola Tav è essenziale per lo sviluppo delPiemonte».

Sul patrimonio umano della re-gione, invece, come interverrà?«È necessario valorizzare la centra-lità della formazione permanente,con particolare riguardo alla forma-zione continua e all’apprendistato,tenere conto dei fabbisogni delleimprese e investire nell’orienta-mento non solo degli allievi, ma an-che di famiglie e docenti. È indi-spensabile investire sul capitaleumano, in primo luogo attraversouna formazione vicina al mondoimprenditoriale e un maggiore rac-cordo tra le politiche regionali dellavoro e quelle formative».

Restando sul tema dell’occupa-zione, nelle scorse settimane haespresso il suo disappunto sullasentenza Fiat di Pomigliano. A talproposito, che posizione assu-merà Confindustria nei confrontidel Lingotto?«Certamente la Fiat manterrà l’im-pegno preso da tempo con l’Unioneindustriale di Torino, anche se lacrisi generale e del mercato autocertamente non l’aiutano: in ognicaso farò tutto quanto è in mio po-tere per sanare questa criticità.Credo che anche le grandi impresee le multinazionali possano trovare

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxGianfranco Carbonato

nel sistema confindustriale profes-sionalità, servizi, rappresentanza ingrado di rendere più efficiente le re-lazioni con i territori e le istituzioniche li governano, soprattutto a li-vello regionale».

All’indomani della sua nominaha annunciato l’impegno a raf-forzare il dialogo con istituzioni eparti sociali. Da dove inizierà?«Dal rafforzamento delle relazionicon l’Europa, dove la nostra pre-senza deve trovare forti partnershipcon regioni europee altamente in-dustrializzate. Il sistema camerale, lealtre categorie imprenditoriali e leorganizzazioni sindacali, con cui ilrapporto è già un proficuo, rappre-sentano i principali interlocutoriper la condivisione di poli di svi-luppo industriale e territoriale».

In proiezione internazionale, suquali driver strategici insisteràmaggiormente?«Aree industrializzate come il Pie-monte possono mantenere un ruolodi rilievo solo se investono per in-nalzare costantemente la qualità,

l’efficienza dei prodotti e dei serviziofferti e il grado di innovazione,una delle più importanti leve percreare sviluppo. L’internazionaliz-zazione, in questa fase, è partico-larmente strategica, mentre la di-fesa e l’incremento delle quote diexport delle nostre imprese rappre-sentano oggi i primi fattori per il ri-lancio e la crescita economica del-l’intero Paese. È necessario allargareil numero di imprese che riescono astare in maniera competitiva suimercati internazionali in un conte-sto molto più ampio e sfidante chein passato».

Secondo Banca d’Italia, nel2011 il ritmo di crescita dell’ex-port piemontese ha subito unalieve frenata. Quali strategie ha incantiere per rilanciarlo?«Se raffrontata con la performancedel 2011, quella del primo trimestredi quest’anno è indubbiamente unafrenata. Ma non bisogna dimenti-care che in poco tempo il quadroeconomico internazionale è sensi-bilmente peggiorato, coinvolgendo

anche grandi paesi importatori diprodotti non solo italiani come laCina. D’altra parte ricordo che atutt’oggi, malgrado le positive di-versificazioni, più della metà del no-stro export si dirige verso i paesi eu-ropei, più di altri al centro dellacrisi mondiale. La ripresa del nostroexport presuppone innanzitutto unaripresa dell’economia europea. Nonmeno importanti sono le azioni chela Regione Piemonte sta mettendo apunto per favorire l’internaziona-lizzazione e accrescere la presenzadelle nostre imprese sui mercatiesteri, puntando su filiere e paesipromettenti».

Lungo quali assi di sviluppocorrerà il rilancio dell’industriaregionale e quali vocazioni pro-duttive puntate a risvegliare?«Il sostegno ai poli di innovazione,le reti d’impresa, la semplificazione,l’Europa e l’internazionalizzazione,la formazione e l’education, le in-frastrutture e la logistica, sono itemi su cui dovremo lavorare in-sieme alle istituzioni per favorire ilrilancio dell’industria piemonteseche presenta eccellenze, in un’arti-colata serie di differenziazioni pro-duttive e merceologiche che rispec-chiano la storia industriale delnostro territorio».

CRESCITA IL TASSO DI CRESCITAFATTO SEGNARE DALL’ECONOMIA PIEMONTESENEL BIMESTRE LUGLIO-AGOSTO 2012, INFERIOREALLO 0,16% NAZIONALE

0,07%

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IL PUNTO

La Regione Piemonte haadottato una serie di ri-forme per snellire l’am-ministrazione e per

continuare a garantire i servizi aicittadini, nonostante la diminu-zione delle risorse pubbliche a di-sposizione. «Per quanto riguarda lariforma della sanità piemontese –spiega Roberto Cota, presidentedella Regione – per la prima voltadopo 15 anni la spesa è stata messasotto controllo e si iniziano a regi-strare importanti risparmi che ven-gono impiegati nei settori piùcritici, come quello dell’assistenzaagli anziani e ai non autosuffi-cienti. Abbiamo, inoltre, messo incampo misure importanti a favoredelle imprese che assumono nuovilavoratori o decidono di insediarsiqui in Piemonte. In virtù di que-sta politica siamo forse la regionedove è più conveniente insediareun’azienda. Si tratta di un’impo-stazione nuova, dove la politica simette davvero al servizio del terri-torio e dei cittadini, lottando con-tro una burocrazia che in questoPaese è sempre riuscita in un modoo nell’altro ad autoalimentarsi esopravvivere».

Entriamo nel concreto dellaspending review. Cosa cambieràper il Piemonte?«Su questo tema non abbiamo ve-ramente trascurato alcun settore e

siamo naturalmente partiti dai costidella macchina regionale con unabella dieta salutare, che in realtà eragià stata impostata nei primi giornidella legislatura con la riduzione didue unità dei componenti dellagiunta e una riduzione dei nostristipendi oltre che di quelli delle fi-gure apicali delle partecipate regio-nali. A questo abbiamo aggiuntouna serie di provvedimenti di spen-ding review che hanno portato, adesempio, al congelamento al 5 ago-sto dei budget delle segreterie degliassessori, alla revisione di tutti icontratti di affitto e di quelli rela-tivi alla pulizia, vigilanza e manu-

tenzione degli uffici regionali, allostop degli acquisti di quotidiani eriviste e alla riduzione del parcoauto di servizio».

Per quanto riguarda il debito?«Siamo riusciti a fermare la conti-nua crescita del debito, che pro-gressivamente aggrediremo conuna gestione oculata delle risorse.Sulla base dei nostri obiettivi, lamanovra di assestamento consi-sterà in una previsione di maggiorientrate per 109 milioni, derivantidal recupero dell’evasione Irap,dalla quota residua del perequativoIrap, da una maggiore restituzioneda Finpiemonte, la finanziaria re-

La spending review obbliga gli enti locali a ottimizzare le risorse, senza però rinunciare ai servizi

essenziali per i cittadini. Roberto Cota illustra le politiche adottate dalla sua amministrazione

Nicolò Mulas Marcello

Una sussidiarietà federalista

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Roberto Cota

gionale. A questa cifra si aggiungeil contenimento della spesa per469 milioni complessivi attraversouna riduzione effettiva di 25 mi-lioni su alcune direzioni. Nel set-tore Patrimonio e personale, adesempio, andremo ad applicare iprimi principi di revisione dellaspesa, congelando i budget dellesegreterie degli assessori che dal2013 saranno ridotti del 15%.Sono confermati naturalmente glistanziamenti nelle politiche sociali,ambiente, università e ricerca, edi-lizia, così come i trasferimenti aglienti locali».

Quali sono le misure che aveteadottato per snellire la burocrazia? «In tema di lotta alla burocrazia,oltre a essere la prima Regione adaver abolito l’inutile balzello del bol-lino blu per l’auto, abbiamo redattouna nuova legge urbanistica cheandrà a sostituire quella in vigoreormai da 35 anni: una nuova nor-mativa messa a punto dopo unlungo lavoro di confronto con il ter-ritorio e con cui si introducono con-cetti moderni e agili che fanno dellasburocratizzazione e della velocizza-zione delle pratiche un pilastro».

Come si inserisce il federali-smo in questo campo?«Si applicherà in modo esemplareil concetto federalista della sussi-diarietà, con la responsabilizza-zione dei territori, che consente di

accelerare molto le pratiche. I Co-muni - ed è questa la grande no-vità - avranno titolarità, incollaborazione con la Regione e leProvince, per l’approvazione deipiani urbanistici. Rispetto a prima,ogni nuovo piano regolatore dovràessere pronto in due anni anzichéin sei, risparmiando così almenoquattro anni. Siamo molto soddi-sfatti del lavoro svolto che permet-terà ai piani regolatori di nonnascere più già vecchi».

Nell’ambito delle politiche peril lavoro, qual è la situazione oc-cupazionale del Piemonte e cosasta facendo la Regione per aiu-tare le famiglie che hanno persoil lavoro?«Il Piemonte è stato colpito dura-mente, soprattutto nel settore manu-fatturiero, dalla crisi. La Regione èintervenuta su due filoni paralleli: daun lato, spingendo sul sostegno so-ciale con cassintegrazione e risolu-zione delle vertenze con metodi

Roberto Cota,

presidente della

Regione Piemonte

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innovativi, ad esempio bandi anti-chiusura per imprese che salvano altreimprese, e dall’altro, incentivando laripresa con misure ad hoc per chi as-sume, specialmente categorie di lavo-ratori di difficile reinserimento comegli over 45. Tre milioni e 600 milaeuro di risorse messe a disposizionedegli enti locali e destinati a finanziareprogetti di reinserimento al lavoro didisoccupati con età superiore ouguale a 45 anni. Un’altra misura im-portante è quella per gli over 50, cheprevede l’introduzione di bonus fi-scali che riescono praticamente ad az-zerare l’Irap».

Per le imprese invece?«Le nostre imprese possono esserecompetitive solo se aiutate a stare inun contesto globale, diminuendopressione fiscale e burocrazia. Perquesta ragione abbiamo messo in

campo anche un pacchetto di misureper l’accesso al credito (in alcuni casiall’1%), per l’internazionalizzazione,per sostenere il manifatturiero inno-vativo, per chi lavora nell’ambito delgreen tech, per favorire le aziende checapitalizzano nelle società. Un grandelavoro è stato infine fatto attraversouna profonda revisione dell'istitutodell’apprendistato, fondamentale perfare incontrare domanda e offerta dilavoro nel mondo reale».

Quali sono i prossimi obiettividella Regione?

«Portare a regime la riforma sanitaria,integrando la sanità di base conquella ospedaliera e post-acuta; ulti-mare la riforma dei trasporti, modu-lando con criteri di efficienza ilsistema dei trasporti ferro-gomma sututto il territorio regionale. Nel con-tempo dobbiamo continuare nel-l’opera di risanamento dei conti dellaRegione e con la politica di incentivoal lavoro e alle imprese, perchè credodavvero che il Piemonte sotto questoaspetto possa essere un modello,anche per chi governa a Roma».

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IL PUNTO

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Abbiamo messo in campo misure a favoredelle imprese che assumono nuovi lavoratorio decidono di insediarsi in Piemonte

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Ha contribuito a scriverepagine decisive dellastoria del capitalismoitaliano. Cesare Ro-

miti è stato uno dei più importantidirigenti d’azienda del nostro Paese:amministratore delegato di Alitaliae Fiat, presidente della stessogruppo di Mirafiori, di Rcs e di Im-pregilo. Nel suo libro-confessione,scritto con il giornalista Paolo Ma-dron, “Storia segreta del capitali-smo italiano”, emergono retroscenae aneddoti dei protagonisti, che in-sieme a Romiti, hanno segnato il si-stema economico, politico e finan-ziario degli ultimi cinquant’anni.Una fase caratterizzata da storture,come la degenerazione del rapportotra impresa e politica evidenziata daFerruccio De Bortoli nella prefa-zione del libro, ma anche da slancioggi impensabili.

Qual è l’aspetto maggiormentepositivo del “capitalismo” da leivissuto, da cui l’odierna impren-ditoria dovrebbe imparare?«Gli uomini che si sono occupatidell’economia, dell’industria e del-l’imprenditoria italiana, dalla finedel secondo dopoguerra fino al-l’inizio degli anni Novanta, eranogli stessi imprenditori che, da “pic-coli”, sono diventati sempre piùgrandi e, nel caso delle aziende prin-

cipali, erano manager che hannofatto dell’appartenenza all’aziendauna vera e propria filosofia. Portome stesso come esempio: prima an-cora di essere stato presidente, investe di amministratore delegatodella Fiat, gioivo e soffrivo moltopiù degli azionisti. L’azienda era piùmia che degli Agnelli, in senso me-taforico. Ho sempre rifiutato con-cessioni di stock option. La mia at-tività doveva essere libera dalpensiero che, nel prendere una de-cisione piuttosto che un’altra, po-tevo inconsapevolmente favorire imiei rendimenti anziché l’interessedel gruppo che dirigevo. Oggi ac-cade il contrario, ed è una sostan-ziale differenza».

L’elemento più deleterio del-

l’economica odierna?«Questa trasformazione dell’indu-stria manifatturiera in impresa sulmercato attraverso la finanza. La fi-nanza è sempre stata considerata dame, e da chi lavorava al mio fianco,come un mezzo per ottenere dei ri-sultati, non un fine. Oggi è tuttoproiettato come se la finanza di persé portasse ricchezza; la finanza aiuta,quando può, a raggiungere dei ri-sultati, ma alla fine sono le idee e laproduzione a fare la differenza».

Quando la finanza in Italia ha fi-nito con il prendere il sopravvento? «Dagli anni Novanta in poi, in Ita-lia, in Europa e nel mondo. Ciò haportato al progressivo deteriora-mento di quella che era l’attivitàproduttiva. Del resto, è più facile

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In Italia serve una rivoluzione che tolga lo scettro del comando alla finanza per restituirla

all’economia reale. Una rivoluzione che parta necessariamente dall’entusiasmo dei giovani.

Guardando a Oriente. L’opinione di Cesare Romiti

Francesca Druidi

Ritorno alla manifattura

IL COMMENTO

Cesare Romiti, presidente della Fondazione Italia Cina

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parlare di questioni finanziarie chenon gestire l’economia reale, pen-sare ai mercati e alle modalità diproduzione. I figli degli imprendi-tori, da un certo punto in poi, nonsono più stati mandati in fabbrica afarsi le ossa, ma sono stati mandatia New York o a Londra per impa-rare la finanza ed è stato il disastrodel mondo. I guai provocati dalla fi-nanza malsana sono enormi, nonsappiamo o non vogliamo valutarliper non spaventare e spaventarci».

Si può invertire questa tendenza?«Se non la invertiamo il mondo an-drà alla rovina. A mio avviso, nonsolo si può ma si deve».

A partire da quali leve l’Italiapuò riuscire a risollevarsi dallacrisi attuale?

«L’Italia deve puntare sulla manifat-tura, deve ritornare a essere un paeseche sa come produrre e abbando-nare gli eccessi di finanza. Occorre,inoltre, riportare i giovani a com-prendere l’importanza di sporcarsi lemani e partire dall’officina per im-parare la propria attività. E poi c’èl’estero. Prendiamo due brillanti stu-denti che vantano nel loro curricu-lum vitae un’esperienza oltre con-fine, tra chi l’ha fatta a Londra oParigi e chi, invece, l’ha vissuta a Pe-chino o Shanghai, scelgo il secondostudente perché è in Oriente che sitrova ancora una filosofia improntataal fare e al produrre».

Lei invoca una rivoluzione pa-cifica da parte dei giovani. Credene esistano i presupposti, dalpunto di vista economico, sociale,ma anche da quello culturale,considerando la sfiducia delle gio-vani generazioni?«Non mancano le basi, ma gli uo-mini. Non è che i giovani non rea-

giscano, ma servono persone capacidi galvanizzarli, di spronarli a offrireil loro contributo alla società. Se leiha modo di parlare singolarmentecon i giovani, ottiene delle rispostesperanzose per il futuro. È da lì chebisogna proseguire e, se avessi qual-che anno di meno, mi piacerebbeoccuparmene».

Se fosse un manager agli inizi delproprio percorso professionale,quali mercati, produzioni e politi-che strategiche consiglierebbe?«Di fronte a una carta geografica,inviterei i giovani a rivolgere il lorosguardo non a sinistra, verso gliStati Uniti ad esempio, ma a de-stra. Il futuro del mondo, che cipiaccia o meno, è in Cina e neipaesi asiatici. In qualità di presi-dente della Fondazione Italia Cina,mi capita tutti i giorni di indirizzarequalche giovane in questi territori,perché solo laggiù oggi si può im-parare davvero a essere umili e so-prattutto a lavorare».

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 29

Cesare Romiti

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L’Italia deve ritornarea essere un paeseche sa come produrre

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Prima ancora che arrivasse la scure della spending review sugli enti locali, il Consiglio regionale

del Piemonte aveva provveduto a tagliare il superfluo. Ma il presidente Valerio Cattaneo avverte:

«Spesso i costi della politica di cui meno si parla non sono le indennità, ma le mancate decisioni

che impediscono alla comunità di crescere»

Tiziana Achino

I tagli necessari e i piani di crescita

ENTI LOCALI

Costi della politica, tagliagli enti pubblici, crisieconomica e ripresa, la-voro e leve dello svi-

luppo. Sono questi gli argomentiche Valerio Cattaneo, presidentedel Consiglio regionale del Pie-monte, affronta quasi al giro diboa della legislatura, analizzandol’andamento dei lavori del consi-glio che in questo mandato si ètrovato ad affrontare passaggi dif-ficili quanto importanti, a partiredalla battaglia a carte bollate sul ri-conteggio delle schede elettoralifino all’adozione del nuovo regola-mento interno del consiglio, dalriordino dei conti all’ammoderna-mento del sistema sanitario, daipiani di sostegno a imprese e fami-glie alla semplificazione burocra-tica. «Alcuni passaggi delicati sonostati comunque affrontati e supe-rati, se non nella condivisione, al-meno nel merito, grazieall’adozione di un metodo di con-fronto condiviso, in virtù soprat-tutto dei principi stabiliti dalnuovo regolamento» tiene a preci-

sare Cattaneo.Se dovesse fare un bilancio di

questi primi due anni, qualiaspetti metterebbe in evidenza?«Sul piano politico non compete ame dare una valutazione sull’at-tuazione del programma dellagiunta. In qualità presidente delconsiglio regionale ho il ruolo digarantire sia alla maggioranza cheall’opposizione la possibilità disvolgere le rispettive funzioni, nel-l’interesse complessivo dell’ente.Mi limito a osservare che alcunipassaggi delicati sono stati comun-que affrontati e superati, se nonnella condivisione, almeno nel me-

rito, grazie all’adozione di un me-todo di confronto condiviso, invirtù soprattutto dei principi sta-biliti dal nuovo regolamento. Ap-provato nella precedentelegislatura ed entrato in piena ope-ratività in quella corrente, il testorichiede tuttavia degli aggiusta-menti, dettati appunto dal primoperiodo di sperimentazione. Cistiamo lavorando come giunta peril regolamento e confido che entrol’anno si spossa giungere alle mo-difiche necessarie. La prima partedel mandato è stata influenzatadalle vicende legate al risultatoelettorale e ai ricorsi in sede di giu-

Valerio Cattaneo, presidente del Consiglio regionale del Piemonte

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Valerio Cattaneo

stizia amministrativa e ordinaria.Tuttavia, grazie al senso di respon-sabilità di tutti i protagonisti, que-ste vicende non hanno coinvolto ilconsiglio regionale come istitu-zione, anche nei momenti più“caldi” del riconteggio delle schedee il pur legittimo confronto non hapregiudicato, da un lato, la possi-bilità della giunta di compiere leproprie scelte, dall’altro, dell’op-posizione di esprimere valutazionialternative».

Una costante di questi ultimianni nel dibattito politico, nonsolo regionale, è stata quella deicosti della politica, qual è la suaopinione a riguardo?«Anche in questo caso il consiglioregionale ha agito con grandesenso di responsabilità, adottandomisure di contenimento delle in-dennità dei consiglieri e degli as-sessori, limitando le missioni e iviaggi, abolendo i vitalizi, ridu-cendo le spese di gestione del-l’ente, provvedimenti che hannoportato consistenti risparmi, del-l’ordine di 25 milioni di euro nel-l’arco dei cinque anni. Vorrei

ricordare che abbiamo garantito,tra l’altro, parte dei fondi per leborse di studio agli universitari.Ora abbiamo attivato un tavolo diconcertazione, al quale parteci-pano tutti i gruppi consiliari, perdefinire entro ottobre ulteriori mi-sure di risparmio gestionale, sullequali si riscontra fin d’ora unabuona convergenza. Queste misurenon devono essere viste come ri-sposte demagogiche a un’esigenzafortemente avvertita dall’opinionepubblica. Sono convinto che il si-stema pubblico nel suo complessodebba “dimagrire”, cioè gravaremeno sull’economia complessivadel Paese, mentre oggi supera lametà del prodotto lordo nazionale.Questo non significa che la demo-crazia non possa e non debba avere“costi”, perché storicamente le al-ternative sono ben peggiori. Iltutto sta nel senso della misura edell’opportunità. Spesso i costidella politica di cui meno si parlanon sono le indennità, ma i ritardinelle decisioni o le mancate deci-sioni, che impediscono alla comu-nità di crescere».

La crisi ha colpito pesantementeanche il Piemonte, lei vede unaluce in fondo al tunnel?«Sono ottimista per natura e credoche compito del politico sia anchequello di guardare oltre. Indubbia-mente, questa lunga crisi non saràsenza conseguenze, nel senso chemolte cose non saranno più uguali aprima. È finito il tempo in cui lescelte dolorose si potevano rinviare,oggi ci è stato presentato il conto, edè salato. Ma sono convinto che ilPiemonte, forse più di altri, ha laforza, ha i “fondamenti” per rialzarsie tornare a essere una regione al-l’avanguardia, assumendo una fun-zione guida in campo produttivo,integrando le eccellenze nella ricercae nell’università, sfruttando le po-tenzialità di settori trainanti come ilturismo e l’agroalimentare. Nella se-conda metà del mandato il consiglioavrà l’importante compito di favo-rire questi sviluppi, mettendo la Re-gione in condizione di sostenere glisforzi che ogni giorno i cittadini, lefamiglie, le imprese e i professionisticompiono per far progredire l’interacomunità piemontese».

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Il consiglio regionaleha adottato misure di contenimentodelle indennità dei consiglierie degli assessori

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Il Comune di Torino crede nell’istituzione dell’area metropolitana e già da tempo

ha imboccato il percorso che condurrà alla sua creazione proseguendo

la strategia intrapresa di risanamento finanziario. Lo spiega Piero Fassino

Francesca Druidi

Condivisione ed efficienza

ENTI LOCALI

Un progetto coerentecon gli obiettivi diefficienza finanziaria eamministrativa, da

costruire attraverso la convergenzadelle esigenze e delle finalità delleamministrazioni comunali coin-volte. Il primo cittadino di Torino,Piero Fassino, ha espresso l’inten-zione di “accompagnare la fasecostituente della città metropoli-tana fin da subito conun’impostazione della policy cheporti a condividere le politiche chefacciamo con gli altri Comuni”. Ilriassetto istituzionale contemplatodalla spending review non è

l’unica sfida per la Giunta Fassino,impegnata sul fronte della ridu-zione del debito, dellarazionalizzazione della spesa edella gestione dei tagli alle risorse.

Quali i principali fronti strate-gici nell’istituzione della cittàmetropolitana e i principali bene-fici per Torino e i suoi cittadini? «È interesse di molte città, e nonsolo previsione normativa, parteci-pare alla fase costituente di questonuovo ente previsto dal legislatorepiù di venti anni fa. Per questaragione saranno attivati quantoprima tutti i percorsi politico-ammi-nistrativi indicati dalla legge

approvata ad agosto dal Parlamento.Il “fronte principale” è la costru-zione di nuove modalità dirappresentanza dei diversi territori,affinché ognuno si senta valorizzatoe non penalizzato e perché di questanovità ognuno possa cogliere i bene-fici, oltre all’aspetto meramenteburocratico e organizzativo. E poi lamodalità di gestione delle compe-tenze: trasporti, sistema scolasticosuperiore, ambiente e territori, ser-vizi, ovvero tutte quelle funzionistrategiche per il governo “di areavasta”, principale obiettivo per cui sicostituisce la città metropolitana.Per Torino è un compito impegna-tivo in quanto comune capoluogo,senza però dimenticare gli altri “polid’area”: grandi città della provincia,come i piccoli-medi comuni cuifanno riferimento le comunità delterritorio».

Quali ritiene siano le aspettativedei torinesi, il loro “sentimento”nei confronti del nuovo apparatoamministrativo?«I cittadini si aspettano un enteleggero, non costoso - le carichenon avranno compenso - e capacedi interpretare le loro necessità;per questo la fase costituente èdelicata e necessita di un grandeimpegno».

Identifica aspetti più critici da

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Il sindaco di Torino, Piero Fassino

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Piero Fassino

affrontare in questo processo?«Attualmente Torino e le piccole-medie realtà, vuoi per la carenza dirisorse o per la complessità deiprocessi e dell’articolazione dellecompetenze, lavorano insieme inmille modalità: enti, consorzi,comunità, associazioni. Una diffi-coltà, ma anche una grandeopportunità in campo sarà quelladi valorizzare queste esperienze,collegandole fra loro, con lediverse città riferimento e con lacittà capoluogo, avendo cura dinon comprimere le diverse specifi-cità e di far emergere l’insieme diun’area promuovendone lo svi-luppo».

Come avverrà nel concreto ilconfronto con i sindaci nell’areametropolitana?«Tra responsabili, ognuno alla pari,

delle proprie comunità piccole ograndi che siano. La legge prevedeun primo organismo, la Conferenzametropolitana, in cui affrontare contutti i sindaci le questioni sul tap-peto e individuare l’architettura delnuovo ente. Starà a noi renderlooperativo ed efficiente».

Nonostante Torino abbia rice-vuto 170 milioni di euro in meno,ha dichiarato che l’amministra-zione cittadina è pronta ad avviarela fase due della spending review.Quali saranno le prossime mosseda intraprendere per proseguirenella direzione del risanamentofinanziario?«Il percorso nel piano di rientrosul debito della città è avviato eseguirà nel medio periodo unandamento lineare. Alla fine del2012 l’indebitamento segnerà un

calo di oltre 80 milioni di euro. Laspending review nazionale, perora, si è articolata in ulteriori tagliagli enti locali. Per la nostra cittàsi tratta di circa 14 milioni per il2012 e di 56 milioni per il 2013.La città di Torino ha individuato,già sei mesi fa, alcune aree diristrutturazione e riorganizzazione,tra cui quelle riferita a personale eorganizzazione (rilevamento cari-chi di lavoro), utenze, costi difunzionamento e forniture, con-tratti di servizio (igiene,manutenzioni, illuminazione). Unulteriore settore di interventoriguarda le procedure amministra-tive, la dematerializzazione el’informatizzazione. Ben prima,quindi, della spending reviewnazionale avevamo intrapreso unpercorso virtuoso».

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Il fronte principale nella creazione della cittàmetropolitana è la costruzione di nuovemodalità di rappresentanza dei diversi territori

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LIBERALISMO

Oggetto di numerose di-samine ma disattesofino a oggi nei fatti, illiberalismo resta una

proposta tutta da decifrare perquanto riguarda il nostro Paese. «Il li-beralismo ha una grandissima fiducianella capacità della società civile difunzionare bene in maniera sponta-nea – evidenzia Giovanni Orsina,docente di storia presso la Liberauniversità internazionale degli studisociali Guido Carli e autore di diversisaggi – ma in Italia fiducia nella so-cietà non c’è mai stata. È semprestata diffusa la convinzione che lasocietà civile è immatura, arretrata, eche, quindi, vi sia bisogno di un

grande sforzo per farla crescere». Cosa ha frenato l’applicazione

dei principi liberali fino a questomomento in Italia?«Il nostro è un paese più a tradi-zione giacobina, con l’idea di unaclasse dirigente e di uno Stato cheimpongono alla società di funzio-nare in una determinata maniera.Anche il liberalismo che si è svilup-pato, quello del periodo pre-fascista,è di carattere interventista e statalista,dove la libertà non sorge dal bassoma si costruisce dall’alto. Poi nelcorso del Novecento si sono susse-guiti il fascismo e il comunismo, chedi liberale hanno naturalmente benpoco, e il cattolicesimo politico, che

di liberale avrebbe avuto molto, mache dagli anni Cinquanta in poi havisto prevalere una corrente non li-berale. De Gasperi era un cattolicopolitico fortemente liberale, Sturzoera un liberale con alcune caratteri-stiche ben precise; Fanfani e Moronon erano liberali, non saprei direquale dei due lo fosse di meno».

Nel contesto attuale di crisi, esi-stono i margini per una svoltamaggiormente liberale?«È molto difficile. L’Italia è un paeseche perde i treni della storia e il trenodella storia del liberalismo è transi-tato negli anni Ottanta. È statoquello il momento di grande for-tuna, almeno del liberalismo econo-mico: molti, infatti, all’idea di con-siderare Reagan e Thatcher deiliberali storcerebbero il naso. L’Italiaha perso quell’ondata, anzi in queglianni ha accumulato il proprio debitopubblico. Poi, in qualche modo, ha

Lo stallo dei partiti italiani in deficit di leadership può

rappresentare l’occasione per una rinnovata spinta liberale.

Ma a pesare, secondo il professor Giovanni Orsina, sono crisi

e globalizzazione: «La paura non aiuta il liberalismo»

Francesca Druidi

Un’amara liberalizzazione

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Giovanni Orsina

acchiappato la coda di quel trenocon il 1994, ma quell’operazionenon è stata portata a compimento,non ha funzionato. Oggi, da un lato,l’unica strada che possiamo seguireper cercare di adattarci alla situa-zione a livello mondiale è quella di li-beralizzare, affrontando la competi-zione internazionale in una formapiù dinamica di quanto non sia statofatto fino ad ora, dall’altro lato lagente è atterrita».

Da cosa in particolare?«La parola globalizzazione, cheaveva un sapore buono a metàdegli anni Novanta, ha progressi-vamente perso il suo gusto piace-vole. Se, inizialmente, l’idea chel’Italia fosse coinvolta nei processidi globalizzazione suscitava spe-ranze, oggi genera più che altro ti-mori. Dopo quindici anni, ci sonostati prima l’11 settembre e poi lacrisi economica. Per l’opinione

pubblica il mondo è unposto pericoloso dalquale difendersi, noncerto un luogo di oppor-tunità. E la paura nonaiuta il liberalismo».

Non è ottimista sulfatto che possa esserciun cambio di rotta?

«Saremo costretti a compiere deipassi in termini di liberalizzazioneeconomica, ma non vedo nessunoche possa “vendere” agli italiani que-ste misure come azioni da adottarecon entusiasmo. Sono “pietanze” dafar ingoiare all’opinione pubblicacome una medicina amara piutto-sto che come un buon pasto».

Lei è direttore scientifico dellaFondazione Luigi Einaudi diRoma, che in un recente convegnoha lanciato una proposta alterna-tiva di riforma del finanziamentodei partiti. Di che cosa si tratta?«è una proposta che parte comunquedal presupposto che la politica è ne-cessaria. Nessun liberale afferme-rebbe il contrario, a meno che non sitrattasse di un esponente di estremadestra liberale (libertaria). La politicacosta ed è giusto che venga finan-ziata. Per un liberale il meccanismoprevalente di finanziamento deve es-

sere volontaristico, proveniente cioèdai cittadini e non dallo Stato. Laproposta è quella di un modello mi-sto con un piccolo rimborso-speseelettorale, mirato in maniera esclu-siva all’appuntamento con le urne,in ragione di un euro per voto e conforme di sgravio fiscale per chi, in-vece, intende finanziare liberamentei partiti. In quanto strumento delloStato, le elezioni resterebbero cosìsostenute da quest’ultimo, mentre ilfunzionamento della politica e deipartiti sarebbe ad appannaggio dellasocietà civile, aiutata in questo casodelle agevolazioni fiscali».

Quali sono le possibilità chequesta proposta venga recepita eaccettata dalla classe politica?«A parole possono essere tutti d’ac-cordo, nei fatti assolutamente no.Un modello di questo tipo costrin-gerebbe i partiti italiani a mettersi a“ribussare” alle porte e a cercare di re-cuperare il contatto e il dialogo coni cittadini per chiedere e ottenere fi-nanziamenti. Alcuni politici sonoesplicitamente contrari, come adesempio Violante, denunciando il ri-schio di consegnare la politica al con-trollo dei poteri forti. Chi si dice fa-vorevole a parole, poi nei fatti non loè davvero».

Nella pagina precedente, Giovanni Orsina,

docente e direttore scientifico della Fondazione

Luigi Einaudi di Roma

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Saremo costretti a compiere dei passiin termini di liberalizzazione economica,ma non vedo nessuno che possa“vendere” agli italiani queste misure

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IL LINGUAGGIO DELLA POLITICA

Il dilagare dell’antipolitica e lecondizioni critiche in cuiversa il Paese renderanno an-cora più cruciali le prossime

elezioni. A illustrare le strategie co-municative che potrebbero fare ladifferenza è Patrizia Catellani, do-cente di Psicologia sociale della po-litica e Psicologia dellacomunicazione presso l’UniversitàCattolica di Milano.

Come i politici dovrebberousare il linguaggio per raggiun-gere i propri obiettivi?«Il politico dovrebbe soprattuttocercare di dire con chiarezza aglielettori chi è, in cosa è simile a loroe, soprattutto, quali obiettivi con-divide con loro. Quanto al primopunto, un politico per diventareleader deve possedere un elementoche lo distingue dagli altri, che col-pisce l’attenzione e rimane chiara-mente impresso. Ora chel’affidabilità e l’onestà sono consi-derate caratteristiche cruciali, èprobabile che chi riesce a conno-tarsi come persona onesta e degnadi fiducia abbia maggiori possibi-lità di affermarsi. Vista la man-canza di stima nella classe politicanel suo insieme, chi non ne faparte o vi entra adesso ha dunquemaggiori possibilità di successo?Non necessariamente, perché lepersone hanno bisogno di tempo

per imparare a fidarsi. Potrebberiuscire qualcuno che sia nuovoalla politica, o conosciuto per altreragioni, ma che sia anche appog-giato da una personalità di cui giàci fidiamo. Ad esempio Monti, chepure godeva di un’ottima reputa-zione, è stato molto avvantaggiatodall’appoggio del presidente dellaRepubblica. Così ora chi che fosseappoggiato da Monti (oltre chenaturalmente Monti stesso)avrebbe sicuramente buone proba-bilità di successo».

E per quanto riguarda il se-condo punto, cioè il fatto che ilpolitico deve comunicare aglielettori la sensazione di essere vi-cino e simile a loro? «Bisognerebbe chiedersi se i nostripolitici adesso lo stanno facendo.Per quel che vediamo in televi-sione e leggiamo sui giornali, forsenon abbastanza. Pensiamo alleconcertazioni in atto per costruirele alleanze in vista delle prossimeelezioni. È naturale che, avvici-nandosi l’appuntamento eletto-rale, una parte consistentedell’attività politica venga dedicataagli intrecci e ai negoziati tra i di-versi leader, partiti e correnti, maquesti processi devono concludersientro tempi ragionevoli. In ognicaso, quanto accade non dovrebbeindurre nei cittadini l’impressione

di trovarsi di fronte a una politicadelle parole e non dei fatti o a po-litici che parlano solo tra loro enon con gli elettori. Non possiamopensare che alle persone interessisapere solo chi ha litigato con chi,è necessario capire che cosa i poli-tici hanno da proporci, che cosaintendono fare e quali obiettivi vo-gliono raggiungere. Insomma, ipolitici dovrebbero trasmetterel’idea che quello che stanno fa-cendo ha un valore, richiede unacompetenza specifica, è qualcosache altri non saprebbero fare conuguale risultato».

Quali differenze esistono tra illinguaggio dell’attuale classe po-litica e quello scelto dalle nuoveliste e movimenti civici? «Una prima differenza, almenofino ad ora, è l’uso massiccio, avolte quasi esclusivo, della rete daparte delle nuove liste e movi-menti. Internet è uno strumento

La comunicazione politica al tempo della crisi e del web 2.0. La docente

di psicologia politica Patrizia Catellani analizza i principali cambiamenti avvenuti

rispetto al recente passato, con lo sguardo rivolto al prossimo appuntamento elettorale

Francesca Druidi

La comunicazione dei fatti

Patrizia Catellani, docente di psicologia politica

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PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 41

formidabile e poco costoso perraggiungere un numero moltoampio di persone in poco tempo.Consente di comunicare in modofresco, forte e immediato. Pre-senta, tuttavia, anche dei rischi,perché le emozioni politiche e lapartecipazione che nascono onlinesono forti, ma rischiano di esseredi breve durata. Perché la passionepolitica rimanga tale è, dunque,essenziale che i movimenti svilup-pino in parallelo forme di vita po-litica condivisa, reale, direipienamente “fisica”. Un altro

aspetto che caratterizza al-cune delle nuove liste emovimenti è il ricorso aun linguaggio molto espli-cito, duro, tranchant, avolte anche offensivo. Inuna realtà di profonda in-certezza e instabilità comequella che viviamo oggi, lepersone, più ancora diquanto non facciano disolito, possono essereorientate a farsi convin-cere da discorsi “estremi”».

Quali sono gli aspetti fonda-mentali di acquisizione di con-senso per questi soggetti?«Innanzitutto chiarezza e univocità,evitando - nella comunicazione enei fatti - di suscitare l’impressionedi avere divisioni al proprio in-terno. Per i movimenti emergenti,più che per la politica tradizionale,è fondamentale la compattezza. Adesempio, nel Movimento 5 Stelle,che si è sviluppato così in fretta e inmaniera così estesa, è inevitabileche vi siano diverse anime e il ri-schio che si creino divisioni e fram-

mentazioni è sempre dietro l’an-golo. Movimenti di questo tipopossono entrare in una coalizionecon partiti tradizionali? Potrebbero,ma solo se riescono a dare l’impres-sione di non tradire la motivazioneper cui sono nati e di costruire alle-anze solo per poter agire politica-mente in modo ancora più efficace.Sia i movimenti sia i partiti tradi-zionali di coalizione, dovrebberonel caso saper comunicare in modoben chiaro che l’unità nella diver-sità è uno dei valori fondanti cuil’alleanza si ispira».

Quali saranno le parole chiavedella comunicazione elettoralenel 2013? «Nuova politica, rinnovamento,crescita, sviluppo, lotta alla disoc-cupazione, futuro per i giovani».

E quali istanze faranno presasugli elettori?«Ciò che andrebbe fatto in questomomento è un altro tipo di comu-nicazione, una comunicazione ba-sata su fatti, su dati, su proposteconcrete, con tempi e modalità direalizzazione».

Patrizia Catellani

Uno degli aspetti checaratterizza alcune dellenuove liste e movimenti èil ricorso a un linguaggiomolto esplicito

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42 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

VAGH LINDABSIL LINGUAGGIO DELLA POLITICA

Già proiettati verso lacampagna elettorale perle elezioni politiche2013, diventa interes-

sante andare a esaminare quelli chepotrebbero essere i fattori decisivinella comunicazione politica, allaluce delle trasformazioni avvenute inquesti anni nel panorama italianodei media e del clima di evidentemalcontento nei confronti dellaclasse dirigente. A dare una letturadell’attuale situazione è il massme-diologo Klaus Davi.

Se e in che modo l’uso di inter-net e dei social media ha influen-zato l’attuale comunicazionepolitica?«Ha inciso enormemente. I socialmedia sono diventati un canale dicomunicazione ma anche di verificadell’operato della politica, usati daipolitici e al contempo dagli elettori.Prima non esisteva un controllo cosìstringente. Con internet, invece, sipuò accedere alle delibere, ai soldispesi, a un bacino più vasto di in-formazioni. Oggi, attraverso il webe i social network, i cittadini pos-sono - anche senza la mediazionedei giornalisti - attivare dei mecca-nismi di pressione potenti. I newmedia hanno, inoltre, avvicinatoalla politica italiani che non anda-vano a votare».

Con la pesante crisi in attoe l’avanzare dell’antipolitica,quali sono i passi fondamen-tali che un politico dovrebbeseguire per comunicare inmaniera efficace?«Un politico è un testimonialdella propria politica. Predi-care tagli e sobrietà con unParlamento di sprechi già con-danna il politico alla poca cre-dibilità. È importanteinnanzitutto dare segnali chiari dalpunto di vista del comportamentopersonale e stabilire un rapporto difidelizzazione con l’elettorato: se at-tivi un blog rispondi; se riceviun’email rispondi, perché anchequesti aspetti contano. E poi occorreuno stile credibile: non serve pro-mettere la luna perché non ti vo-tano. Bisogna promettere cose reali,non sogni».

Ha modo di intervistare imembri della nostra classe poli-tica all’interno di “KlausCondi-cio”, la trasmissione che conducesu YouTube. Chi oggi tra i poli-tici sa utilizzare meglio le poten-zialità dei new media? Chi inveceboccerebbe?«Su internet funziona il messaggio di-retto rivolto agli elettori, insieme allaprovocazione e alla boutade. È unostrumento - scontato dirlo - usato

bene da Grillo, da Di Pietro e daimovimenti di protesta. Per quanto ri-guarda, nello specifico, le interviste suYouTube, funzionano bene quei per-sonaggi che parlano chiaro, in ma-niera netta: i De Magistris, leSantanchè, le Serracchiani, gli Strac-quadanio. YouTube è un canale doveè fondamentale emerga una fraseemozionale in grado di arrivare alpubblico e a cui si colleghi tutto il di-scorso. Internet, in generale, non amale mediazioni: Enrico Letta è un bra-vissimo politico, ma sul web sfonderàsolo in caso di gesti clamorosi. Pur-troppo non dice mai una frase cheresti in mente. L’iper-razionalità nonva bene, sul web bisogna saper un po’emozionare, anche con dei dati, deinumeri o degli aneddoti. Lo stile diun politico come Enrico Letta, fattodi sfumature, fatica a imporsi. La Dc,salvo qualche eccezione, con internet

Avere uno stile e una comunicazione chiari, attendibili e coerenti, anche sul piano umano.

Fidelizzare i propri elettori, mettendo a frutto anche le peculiarità dei new media.

Per Klaus Davi sono le strategie oggi vincenti per i politici italiani

Francesca Druidi

Credibilità prima di tutto

Klaus Davi, scrittore e giornalista

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Klaus Davi

non avrebbe mai funzionato».In previsione delle prossime ele-

zioni politiche del 2013 verrà pri-vilegiato un medium piuttosto cheun altro?«Non si può prevedere ora. La tele-visione resterà importante, checchése ne dica, con talk show e confronti.Internet rappresenterà uno stru-mento di difesa ma anche di attaccoin campagna elettorale. Sarannosempre più rivalutate le radio e, inbase al sistema elettorale, conterà piùo meno la stampa locale».

Quali saranno, invece, le strate-gie utilizzate dai politici in cam-

pagna elettorale? «Anche in questo caso, impossibileprevederlo. Si può, usando il buonsenso, pensare a un marketing mixche impieghi tutte le leve, ma poi di-pende anche dallo stile del politico edel partito. Ad esempio, il Pdl, cheaveva un po’ sottovalutato la rete, staora investendo molto su internet.Un’altra variabile è rappresentata daisoldi che gireranno e non va escluso ilporta a porta. Questo discorso è, adogni modo, condizionato dal sistemaelettorale: se rimane quello bloccato,prevarranno i sistemi generalisti. Se cisarà la preferenza, internet rivestirà un

ruolo ancora maggiore. L’uso deimedia non va pensato in astratto, madeclinato in concreto».

L’elettorato da quale elementorimarrà più colpito?«Gli elettori andranno a vedere per-sino cosa i politici “hanno nelle mu-tande”, ossia conterà ogni aspetto. Epotendo misurare tutto, peserà la coe-renza del politico in questi cinqueanni. Poi naturalmente inciderannoelementi che variano da persona apersona. Le leve di marketing piùforte saranno, in generale, la coe-renza, l’attività svolta e, certo, inci-derà anche la comunicazione».

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La televisione resterà importante, checchése ne dica, con talk show e confronti. Internetrappresenterà uno strumento di difesa ma anchedi attacco in campagna elettorale

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44 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

IL LINGUAGGIO DELLA POLITICA

Semplicità e chiarezza sono le parole d’ordine per far presa su un elettorato

in larga parte sfiduciato nei confronti della politica dei partiti. L’opinione di Renato Mannheimer

Francesca Druidi

È finita l’era del politichese

«Gli italiani ce lapossono fare,basta unire tuttele forze produt-

tive del paese». Frasi come questa,che campeggiano sui quotidiani op-pure rimbalzano dalla rete alla Tv,andrebbero evitate dai politici. Èl’opinione di Renato Mannheimer,noto sondaggista e presidente del-l’Ispo (Istituto per gli studi sullapubblica opinione). «Gli italiani cer-cano oggi messaggi chiari, non piùil politichese».

Qual è il problema più evidentesul fronte della comunicazionepolitica?«Si presenta un doppio nodo: da unlato, i politici continuano per lo piùa non offrire proposte chiare, sem-plici e concrete. E, dall’altro, c’è pro-prio un deficit di credibilità. Ipolitici non sono percepiti come cre-dibili perché in passato non hannosaputo mantenere le promesse fatte».

Rileva differenze tra “i tecnici” eil resto della classe politica?«Il governo tecnico è creduto di più,anche se è riuscito a raggiungeretutti gli obiettivi che si era prefissatoinizialmente. Si segnalano differenzedi stile piuttosto forti tra i messaggidei membri del governo tecnico -più diretti e precisi - e quelli dei po-litici tradizionali, maggiormentevaghi e indistinti. Basti prendere ad

esempio il caso della ri-forma elettorale: tutti i po-litici affermano che occorreuna riforma elettorale utileper il Paese ma senza en-trarvi davvero nel meritoperché, in realtà, non vo-gliono né parlarne né por-tarla a termine».

Nei recenti sondaggi, ilconsenso degli italiani neiconfronti del Movimento5 Stelle supera ormai lasoglia del 20 per cento.Che cosa convince?«Non è una questione di convinci-mento. È che il Movimento 5Stelle se la prende con i partiti. Ècosì grande la sfiducia nei con-fronti dei partiti tradizionali che icittadini o dicono che non vanno avotare - il 50 per cento in questomomento - o vanno in cerca diuna sponda che li rappresenti con-tro questi soggetti».

Quanto funziona oggi un lin-guaggio acceso?«Ha sempre funzionato. Ha co-minciato Bossi e ha subito avutosuccesso. In base alle analisi cheavevamo realizzato al tempo,emergeva l’apprezzamento versoun certo tipo di linguaggio un po’grezzo, perché riproduceva agrandi linee le conversazioni neibar sotto casa, trasmettendo una

sensazione di vicinanza all’eletto-rato. Bossi identifica un estremo diquesta tendenza, ma comunque unlinguaggio un po’ grezzo solita-mente aiuta. Ciò che conta dav-vero è la semplicità dei messaggi,come ha dimostrato il Berlusconidei tempi d’oro».

Quali strategie utilizzeranno ipolitici nella prossima campagnaelettorale?«Mi auguro per loro che saprannoessere più convincenti rispetto aquanto hanno saputo fare finora».

Su quali temi verterà la corsaelettorale?«La principale preoccupazione pergli italiani è il lavoro, anche per chiha il posto fisso. Chi saprà fare mag-giore presa su questo versante partiràcon un sostanziale vantaggio».

Renato Mannheimer, presidente dell’Istituto

per gli studi sulla pubblica opinione

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46 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

Il Piemonte è la quarta regione esportatrice in Italia ma vanta anche centri di eccellenza

nella ricerca, una spiccata cultura industriale e una forte spinta all’innovazione. Giuseppe Donato,

presidente di Ceipiemonte, indica su quali temi occorre far leva per posizionarsi con maggior

successo sui mercati

Renata Gualtieri

Un territorio a vocazione internazionale

Il Piemonte gioca un ruolo essenziale nellosviluppo dell’economia italiana, affian-cando tradizione industriale e capacitàd’innovazione, propensione alla ricerca e

qualità della vita, patrimonio artistico ed enoga-stronomia. Una regione che è conosciuta nelmondo come capitale dell’industria automobili-stica italiana, ma che vanta aziende di rilievo innumerosi comparti tra cui la robotica, l’Ict, leenergie rinnovabili, l’aerospazio, il design el’agroalimentare. «Nonostante la crisi economicae finanziaria mondiale – tiene a precisare Giu-seppe Donato, presidente del Centro estero in-ternazionalizzazione Piemonte – le nostreimprese mantengono una forte propensione alcommercio internazionale: nel2011 il nostro export, al nettodel comparto auto, che soffre diuna crisi oggettiva, ha registratoun +40 per cento rispetto al2010, percentuale nettamenteal di sopra dell’analogo datomedio nazionale fermatosi al+12 per cento».

In cosa emerge la competi-tività del territorio?«Competenze tecniche, univer-sità di eccellenza, centri di ri-cerca, cultura industriale,

qualità della vita, agevolazioni regionali per in-sediamenti: sono alcune delle buone ragioni chepossono spingere a investire a Torino e in Pie-monte, un territorio favorito anche dalla posi-zione geografica che offre l’accesso al più riccomercato mondiale, con 497 milioni di persone,di cui oltre 330 condividono la stessa monetaunica. Su questi temi occorre fare leva per posi-zionarsi come “business destination” di qualità,favorendo al contempo il radicamento di chi nelPiemonte ha già creduto e vi si è insediato. Tut-tavia è indispensabile che il governo intervengasulle cause che rendono titubanti gli investitoriesteri, al punto che negli ultimi anni gli investi-menti verso l’Italia sono stati minori di un terzo

rispetto a Inghilterra e Germa-nia e della metà rispetto a Fran-cia e Spagna. Tra le cause cisono l’elevato carico fiscale, l’at-teggiamento ideologico ostiledi una parte del sindacato, l’ec-cesso di burocrazia, la scarsacertezza del diritto e la durataeccessiva dei procedimenti».Qual è oggi il grado d’inter-

nazionalizzazione delle im-prese piemontesi e comegiudica gli investimenti in in-novazione?

Giuseppe Donato,

presidente

del Centro estero

internazionalizzazione

Piemonte

STRATEGIE

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«L’internazionalizzazione è una vocazione storicadel nostro territorio, non a caso il Piemonte è laquarta regione esportatrice italiana, con il 10,3per cento dell’export complessivo nazionale. IlPiemonte inoltre può contare su centri ricerca epoli d’innovazione di livello internazionale, checontribuiscono al consolidamento di un’econo-mia basata sulla conoscenza e sullo sviluppo diservizi avanzati che consente al nostro sistemad’imprese di evolversi e di essere competitive inItalia e nel mondo».

Che importanza ricopre il mercato norda-fricano e sub-sahariano per la regione? E comeil Ceipiemonte segue le imprese nel percorsodi sviluppo del proprio business?«Negli ultimi anni il continente africano ha as-sunto sempre maggiore importanza, dando fortisegnali di sviluppo economico. Se si consideral’intera area del nord Africa, l’Italia è, dopo laFrancia, il secondo fornitore tra i paesi del-l’Unione europea con una quota pari al 10,1 percento e si colloca al primo posto tra i mercati disbocco per le esportazioni dell’area. Uno scena-

rio dunque di estremo interesse che stiamo se-guendo da vicino accompagnando le imprese inun percorso conoscitivo e di reale sviluppo delproprio business. Per favorire i rapporti econo-mici con l’area nord africana nel 2012 abbiamoorganizzato numerose iniziative su incarico dellaCamera di Commercio di Torino con risultatiestremamente incoraggianti: solo per il Maroccol’attività di questi mesi ha generato un flusso diofferte per un valore di circa 29 milioni di euro.Occorre comunque focalizzarsi maggiormentesu tutto il continente africano che registra cam-biamenti rapidi. Basti pensare che in Congo a

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 47

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxGiuseppe Donato

EXPORT LA PERCENTUALEDI ESPORTAZIONI DEL PIEMONTESULLA QUOTA COMPLESSIVA NAZIONALE

10,3%

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48 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

inizio anno è stato lanciato il primo tablet afri-cano, Way-C, efficiente e a buon mercato, e cheper la fine del 2012 è atteso Elikia, il primo smar-tphone, che costerà circa 130 euro».

Quali gli altri mercati interessanti per le im-prese piemontesi?«Il principale bacino di riferimento per l’ex-port piemontese è l’Unione europea, che con-voglia il 61,7 per cento del nostro export. Infunzione del settore, delle dimensioni e del-l’organizzazione aziendale ci sono poi mercatipiù lontani che possono essere di estremo in-teresse: penso al Brasile, che ha un radicato le-game con il nostro Paese, basato sulla presenzadi numerose comunità d’italiani e italo-brasi-liani e imprese italiane, e che quindi presentaopportunità interessanti per le aziende di di-mensione medio-grande e per le più piccole;all’area del Golfo, particolarmente dinamicanel settore immobiliare e non solo, alla Cina,all’India. Penso a paesi che presentano molteopportunità, ma certamente lontani e difficili,dove le nostre imprese possono essere piùcompetitive superando la tendenza all’indivi-dualismo, come stanno facendo, e presentan-dosi in cordate».

Quali le iniziative che vedranno protagoni-sta il Centro estero per l’internazionalizza-zione nei prossimi mesi?«A settembre siamo stati protagonisti a Helsinki,durante gli eventi della capitale mondiale del de-sign 2012, e a Londra al 100% Design, in otto-bre saremo a Designblok, principalemanifestazione internazionale di settore della Re-pubblica Ceca. Sempre in ottobre saremo al-l’Expo real, importante manifestazione dipromozione immobiliare, e al Gitex di Dubai,una delle più importanti fiere mondiali dell’Ict. Innovembre ospiteremo due business convention aTorino: una dedicata al settore salute e cosmesi,l’altra alla meccatronica. In dicembre saremo al-l’Aeromart di Tolosa, uno dei più rilevanti eventidedicati all’aerospazio, e stiamo già lavorando aun grande appuntamento del 2013: la quarta edi-zione di Aerospace & defence meetings, unicabusiness convention internazionale in Italia delsettore. Tutte iniziative che gestiamo su incaricodei nostri soci, molte di queste sono finanziatedalla Camera di Commercio di Torino. Il pianoper l’internazionalizzazione varato dalla Regionee dal sistema camerale ci vedrà coinvolti in primalinea con tanti progetti e attività».

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Il principale bacino di riferimentoper l’export piemonteseè l’Unione europea, che convogliail 61,7 per cento del nostro export

STRATEGIE

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxSlightly schizoph

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 49

La situazione economica rimane difficile ma le imprese

piemontesi non abbandonano la voglia di fare

impresa. E le politiche regionali, assicura l’assessore

allo Sviluppo economico Massimo Giordano,

intervengono a sostegno di giovani, occupazione

e internazionalizzazione

Renata Gualtieri

Piani operativi per la crescitadel Piemonte

La Regione Piemonte ha risposto allacrisi con azioni concrete e con ri-sorse reali. Il piano sull’occupazione,sulla competitività, per i giovani e

per l’internazionalizzazione, insieme a unreale modo di concertare gli strumenti con leparti sociali, ha permesso al governo regio-nale di mettere a disposizione almeno un mi-liardo di euro per interventi a favore delleaziende piemontesi, per aumentare l’occupa-zione, per agevolare il credito e attrarre ri-sorse. «Sappiamo benissimo – commental’assessore allo Sviluppo economico MassimoGiordano – che stiamo attraversando un pe-riodo molto difficile. La crisi uccide la vogliad’impresa e mortifica molti tentativi di ri-presa, ma la risposta che in questi mesi il Pie-monte ha saputo dare è stata straordinaria».

Ha dichiarato di voler accelerare sull’inter-nazionalizzazione, come procederà dunque?«Un piano strategico triennale, finanziatocon 20 milioni di euro, per rendere le im-prese piemontesi sempre più forti sul mer-cato internazionale e per ottimizzare lacapacità d’intervento delle istituzioni in fa-vore del sistema produttivo, puntando sul-l’attrazione di risorse esterne. La Regione e ilsistema camerale hanno deciso di dotarsi diuno strumento di raccordo strategico e ope-rativo in materia di internazionalizzazione,un piano per rendere più efficaci i rispettivi

percorsi di programmazione e per realizzareuna crescente convergenza sui prioritariobiettivi di sviluppo».

Cosa più frena i giovani piemontesi a darcorpo alle loro idee? E quali le azioni previ-ste per favorire la nascita di imprese ad altocontenuto tecnologico?«Soprattutto la mancanza di credito da partedel sistema finanziario che taglia spesso glientusiasmi dei nostri giovani. Poi la burocra-zia fa la sua parte. Il governo regionale ha va-rato il piano giovani per operare in tredirezioni principali: rimuovere gli ostacoli diaccesso al sistema delle opportunità, indivi-duare nuovi canali di dialogo per recepireistanze spesso inespresse, costruire un conte-sto favorevole alla valorizzazione del meritoe della creatività. Sono dieci idee per i gio-vani piemontesi, con uno stanziamento ini-ziale di 11 milioni di euro, per favorire unnuovo patto generazionale in favore dell’oc-cupazione e dell’imprenditorialità. Le azioniintraprese vanno dallo sgravio ai fini dell’Irapper le assunzioni degli under 35 al sostegnofinanziario per l’avvio di nuove imprese, daipercorsi di formazione presso le aziende allacreazione di nuove figure professionali».

Quali novità possono arrivare dalle tecno-logie pulite e come verranno coinvolti i polid’innovazione del settore? «L’intenzione è di mettere in moto un pro-

In alto, Massimo

Giordano, assessore

allo Sviluppo

economico della

Regione Piemonte

Massimo Giordano

� �

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cesso virtuoso che generi “clean tech”. Ciò si-gnifica mettere insieme le eccellenze pie-montesi nei diversi settori per realizzare unvero e proprio comparto clean, una sorta di“distretto” grazie agli incubatori rappresen-tati dai poli di innovazione, che sia la rispo-sta sul mercato globale della capacitàpiemontese di fare impresa competitiva e in-novativa. Per questa ragione l’indirizzo gene-rale del piano strategico per la competitivitàindividua nelle smart&clean technologies lacategoria su cui concentrare il sostegno dellepolitiche pubbliche».

In che modo incentivare la ricerca comefattore di sviluppo, promuovendo la colla-borazione tra le diverse realtà esistenti? «Il più importante strumento per il supera-mento dei limiti dimensionali è costituito dallereti d’impresa o cluster, cui deve essere affidatoil compito di favorire il processo di riassetto ericostruzione di importanti filiere produttive an-cora presenti sul nostro territorio. Con questoobiettivo è evidente che il sostegno ai processidi aggregazione deve necessariamente superarele tradizionali logiche territoriali o settoriali perprivilegiare, al contrario, forme di cooperazionee alleanza il cui elemento integratore sia costi-tuito dalla capacità di sviluppare allo stessotempo applicazioni per i nuovi mercati disbocco, a prescindere dalla comune apparte-nenza settoriale. Per ciò che riguarda la ricerca di

nuove specializzazioni bisogna lavorare sulla di-versificazione delle nuove imprese e sulla capa-cità di attrarre investimenti diretti esteri aelevato contenuto di conoscenza e in grado diportare valore aggiunto sul nostro territorio. Lenostre misure sui contratti di insediamento sonola migliore risposta a questa esigenza basilare».

È importante che anche la scuola sia alpasso con i tempi. Come giudica il percorsod’innovazione della didattica che sta por-tando avanti il Piemonte? «Estremamente positivo perché non si puòprescindere da un sistema didattico che nonsia adeguato al salto in avanti che dobbiamonecessariamente compiere. E non mi riferi-sco solo ai cardini dell’insegnamento basico,ma anche a quello che tende a specializzare inostri ragazzi e che riesce a trarne le miglioriaspirazioni, fornendo loro gli strumenti utiliper entrare nel mercato del lavoro alla paricon i loro coetanei europei e di altri paesi.Parlando di azioni concrete, voglio sottoli-neare l’accordo che la Regione ha siglato daqualche giorno con il Ministero dell’Istru-zione: 4,3 milioni di euro per le scuole pie-montesi. Serviranno per l’informatizzazione atappeto in ogni classe e per garantire la fun-zionalità delle scuole di montagna, dove i di-sagi logistici spesso sono enormi. Questi sonogli investimenti che garantiscono un futuroal territorio».

INTERNAZIONALIZZAZIONELE RISORSE MESSE A DISPOSIZIONEDELLA REGIONE CON IL PIANOSTRATEGICO TRIENNALE

20 mld

50 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

STRATEGIE

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52 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

Il Cnr è nato ormai 90 anni fa ed è ilmaggior ente di ricerca italiano in cui sisvolge ricerca di base e applicata. Oggilo stato di salute della ricerca nel nostro

Paese, secondo Luigi Nicolais, presidente delCnr, è per così dire “resistente”: «Nel senso

che, a fronte di alte e qualifi-cate prestazioni confermatedai risultati e dai riconosci-menti internazionali conqui-stati dai nostri braviricercatori, la quotidianità ècondizionata da numerosi esfibranti problemi. Tra i prin-cipali, l’esiguità di risorse, uneccessivo precariato, una bu-rocrazia molto articolata ecomplessa, la frammenta-zione delle strutture scientifi-che e formative, ledimensioni degli apparatiproduttivi, la bassa propen-sione al rischio da parte delmondo finanziario, l’assenzadi ecosistemi di innovazione.Insomma: fare ricerca in Ita-

lia, tra le criticità proprie del sistema, non èfacile né agevole, per certi aspetti è addirit-tura disincentivante. Ecco perché la definireiuna ricerca resistente».

Parliamo delle eccellenze. Quali sono isettori nella ricerca nel nostro Paese chemaggiormente possono competere con

l’Europa e il resto del mondo? «La ricerca italiana è eccellente in tutti i set-tori: dalla linguistica all’oncologia, dall’Ictalle nanotecnologie, dal diritto alla fisica,solo per citarne alcuni. Il dato positivo, che sidovrebbe con maggior coraggio assumere apunto di forza, è che non abbiamo particolariritardi a livello internazionale, come dimo-strano i numerosi indici di produttivitàscientifica, se non nella scarsa utilizzazionedei risultati conseguiti dalla ricerca e nel loromancato trasferimento al sistema produttivoe dei servizi, anche per la scelta di molte im-prese di puntare su altri fattori di competiti-vità: contrazione dei salari, delocalizzazione,mantenimento di infrastrutture e tecnologiedatate. Tutto ciò genera un corto circuito, dinon facile soluzione, che condiziona la tenutacompetitiva dell’intero Paese e innesca peri-colosi circoli viziosi dagli effetti devastanti».

Si parla sempre di fuga di cervelli, maqual è il problema di fondo e come si scel-gono i settori strategici su cui investire? «La fuga dei cervelli è collegata alle difficoltàda parte del mondo della ricerca pubblica eprivata di offrire, in tempi ragionevoli, pro-spettive di stabilità e progressione ai ricerca-tori. L’immobilismo in cui la ricerca ècostretta viene da lontano ed è il risultato dicriticità spesso interne alla stessa comunitàscientifica. È necessario un intervento stra-ordinario da parte del governo, ma anche unimpegno forte da parte del sistema produt-

Occorre attrarre e trattenere il capitale creativo, valorizzarne ruolo e funzione,

nella prospettiva di rilancio e crescita del Paese. Luigi Nicolais illustra

luci e ombre della ricerca scientifica in Italia

Nicolò Mulas Marcello

Le eccellenze e le difficoltàdella ricerca in Italia

RICERCA SCIENTIFICA

Luigi Nicolais,

presidente del Cnr

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PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 53

tivo, finanziario e scientifico. L’obiettivo daperseguire è quello di attrarre e trattenere ilcapitale creativo, valorizzarlo, nella prospet-tiva di rilancio e crescita del Paese. È indub-bio poi che tra gli investimenti, soprattuttoper quelli provenienti dal mondo indu-striale, vanno date priorità alle nanotecnolo-gie, all’Ict, alle energie rinnovabili, allebiotecnologie, settori che promettono ri-scontri applicativi e vantaggi competitivi piùimmediati».

Parliamo di giovani. È cambiato in qual-che modo negli ultimi anni l’atteggia-mento verso la ricerca da parte deineolaureati? «Negli ultimi anni si è andata affermandoun’idea di successo sociale che ha avuto uneffetto devastante su scuola, università e ri-cerca. I cali delle iscrizione ai licei e delleimmatricolazioni universitarie rappresen-tano solo la punta più avanzata di fenomenoche denuncia una sottintesa sfiducia versola conoscenza come fattore di mobilità e af-fermazione. In questo contesto, chi sceglie

la via della ricerca è altamente motivato edè consapevole di cosa lo attende. E, per for-tuna, molti tra i giovani neolaureati scel-gono di proseguire la loro esperienzaformativa e di affermazione professionalecontinuando a restare nel mondo della ri-cerca. Ma gli abbandoni causati dalla man-canza di opportunità, dall’assenza di risorse,da scelte e comportamenti miopi e slealirappresentano una perdita enorme per tuttala comunità scientifica. E un torto e un’of-fesa alla parte migliore del Paese e al suo fu-turo. Questi abbandoni disincentivano,demotivano, ingrigiscono e ingessano ulte-riormente il sistema. Tutto ciò ci impoveri-sce e ci fa retrocedere. I giovani sononecessari alla ricerca, servono ad assicurareal settore continuità e creatività: senza diloro non è possibile far avanzare le cono-scenze, esplorare nuovi campi, il loro entu-siasmo, la loro passione sono contagiosi.Bisogna operare affinché sempre più giovaniscelgano la via della ricerca e che vi restinocon successo».

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I giovani sono necessari alla ricerca, servonoad assicurare al settore continuità e creatività:senza di loro non è possibile far avanzarele conoscenze, esplorare nuovi campi

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxLuigi Nicolais

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PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 55

CREDITO & IMPRESE

QUALITÀ DEL CREDITOANCORA IN AFFANNO

Il peggioramento del quadro congiuntu-rale nell’ultimo scorcio del 2011 ha avutoserie ripercussioni sulla dinamica del cre-dito alle imprese. In base al rapporto diBanca d’Italia sull’economia piemontese, ilflusso di nuove sofferenze in rapporto aiprestiti, che era diminuito di 0,2 puntipercentuali nei primi nove mesi dell’anno,attestandosi all’1,5 per cento, è tornato adaumentare nel quarto trimestre (1,6 per

cento). L’impegno del sistema bancario èquello di restare al fianco delle imprese,operando con le istituzioni per dipanare iprincipali nodi relativi all’accesso al cre-dito, tra cui la comunicazione tra banchee realtà produttive e i crediti vantati dalleimprese nei confronti della Pa. Un ruolosempre più importante, sul fronte econo-mico, sociale e culturale, è rivestito anchedalle fondazioni di origine bancaria.

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56 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

CREDITO & IMPRESE

Il credito bancario alle imprese, che eratornato a crescere all’inizio del 2011, apartire dall’autunno ha ripreso a con-trarsi (-1,3 per cento nel dicembre

scorso); un calo che si è protratto nei primitre mesi del 2012 (con una diminuzione, an-cora non definitiva, del 2,7 per cento). An-tonio Nucci, presidente della commissioneAbi Piemonte, fa il punto sul mercato delcredito in regione.

Qual è la situazione, tenendo conto delloscenario generale?«In Italia, come nella nostra regione, con ilproseguire delle tensioni sui mercati finanziariinternazionali, il ciclo economico continua apermanere stagnante. Tra i settori che sof-frono c’è anche quello bancario, le cui soffe-renze sono in costante crescita e raddoppiatenegli ultimi anni. Il deterioramento della

congiuntura nella seconda parte del 2011 siè riflesso inevitabilmente sulla qualità del cre-dito. Oggi gli impieghi risentono dell’anda-mento dello spread e della difficile fase del-l’economia italiana e specialmente dellacontrazione degli investimenti. Sulla dina-mica del credito impattano le difficoltà diraccolta delle banche sui mercati internazio-nali connesse con l’insorgere delle tensioni suldebito sovrano italiano e l’indebolimentodella domanda da parte delle imprese, dovutoall’evoluzione negativa della congiuntura».

E quale sarà, a suo avviso, l’andamento neiprossimi mesi?«È auspicabile che grazie al piano anti spreaddeciso dalla Bce e all’attesa normalizzazionedel mercato, fortemente influenzato da fe-nomeni speculativi, il credito migliorerà neiprossimi mesi».

UN MIGLIORE RAPPORTO TRA BANCA E IMPRESAL’Abi mette in campo a livello nazionale e regionale iniziative per smobilizzare

i crediti che le imprese vantano nei confronti della Pa e per agevolarne

il rafforzamento patrimoniale. Ne parla il presidente della commissione

piemontese, Antonio Nucci

Francesca Druidi

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PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 57

Il presidente

della commissione

Abi Piemonte,

Antonio Nucci

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Sono state varate nuove misure per l’ac-cesso al credito delle pmi.«Il sistema bancario sta facendo il massimonelle attuali, difficili, condizioni e continua asvolgere un ruolo cruciale per il buon fun-zionamento dell’economia del Paese. In que-sta fase occorre bilanciare il sostegno all’eco-nomia con i limiti imposti dalle norme, daivincoli organizzativi e dalla crisi delle risorse.Occorre, inoltre, ragionare su misure nonconvenzionali, come la moratoria sui crediticon le associazioni d’impresa e quella con leassociazioni dei consumatori. È ciò che l’in-dustria bancaria continua a fare. Proprio afebbraio di quest’anno è stata raggiunta l’en-nesima intesa sulle misure da adottare per ilcredito alle pmi, al fine di assicurare la di-sponibilità di adeguate risorse per le impreseche, pur registrando tensioni, presentano co-munque prospettive economiche positive.Nell’ambito di quello stesso accordo, sonostate avviate altre importanti iniziative a fa-vore delle aziende, ossia la costituzione delplafond “Progetti Investimenti Italia” per il fi-nanziamento delle pmi e operazioni di smo-bilizzo dei crediti vantati dalle imprese neiconfronti della pubblica amministrazione».

Sono previsti ulteriori accordi e iniziative?

«A livello regionale sono in corso di defini-zione tra le istituzioni e la commissione Abialcune iniziative l’accordo tra queste, conFinpiemonte per il cofinanziamento, attra-verso provvista Bei e fondi bancari, per age-volare il rafforzamento della struttura patri-moniale delle piccole e medie impresemediante prestiti partecipativi. Inoltre, laconvenzione per favorire la realizzazione diinterventi di risparmio energetico negli edificiesistenti e il ripristino del fondo temporaneodi garanzia per le grandi imprese».

Un’impresa non va valutata solo dal puntodi vista del bilancio, ma anche sotto il profilodel suo valore intrinseco, spesso non quanti-ficabile con i numeri. Come si può migliorarela comunicazione e, in generale, il rapportotra banche e imprese?«Banche e imprese stanno già lavorando diconcerto per favorire la comunicazione fi-nanziaria, quindi per migliorare la modalitàdi relazione reciproca. Proprio in Piemonte aottobre prenderà il via un’iniziativa sviluppatacongiuntamente dalla commissione regionaledell’Abi, dal comitato Piccola industria del-l’Unione industriale di Torino e dall’Ordinedei commercialisti di Ivrea, Pinerolo e Torino,co-finanziata dalla Camera di Commercio

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58 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

CREDITO & IMPRESE

� � e dall’Unione industriale di Torino, all’in-terno del progetto chiamato “Una migliorerelazione banca e impresa: un percorso comune”».

Basterà ciò per favorire la ripresa?«Esistono caratteristiche strutturali tipichedel comparto produttivo nazionale che an-drebbero superate: la ridotta dimensione delleimprese può rappresentare un freno alla rice-zione delle innovazioni e allo sviluppo azien-dale, specialmente quello rivolto alle espor-tazioni verso quei paesi con le miglioriprospettive di crescita. A ciò si associa unastruttura finanziaria delle nostre imprese sbi-lanciata sul debito e con modesta patrimo-nializzazione. In questa situazione di generalecontrazione di risorse, le banche non hannomai smesso di far mancare il loro appoggioalle imprese e alle famiglie meritevoli di cre-dito, varando anche una serie di provvedi-menti, unici in Europa, che hanno liberatoun ampio volume di liquidità per quelle piùcolpite dalla crisi. È nell’interesse collettivoche gli istituti di credito rimangano in salutee non mettano a repentaglio i risparmi depo-sitati dai cittadini. Il credito non è altro senon l’impiego dei soldi raccolti dalle banchedai piccoli risparmiatori, dalle famiglie e dalmercato finanziario. Chiedere di concederecredito senza l’adeguata valutazione del me-

rito creditizio significa mettere in pericolo, difatto, i risparmi degli italiani».

Quali investimenti possono rilanciare l’eco-nomia piemontese?«L’economia piemontese ha potenzialità talida poter ripartire non appena si manifeste-ranno le prime avvisaglie di crescita. La cul-tura imprenditoriale è diffusa, i prodotti rea-lizzati sono innovativi, ricercati ed esportatiin tutto il mondo; le maestranze hannoun’alta specializzazione. È attivo uno fra ipiù apprezzati Politecnici europei. Le impresepiemontesi, per favorire l’uscita dalla crisi, de-vono puntare ancora di più su investimenti ininnovazione e formazione, così come devonoutilizzare ogni strumento utile alla crescita di-mensionale, al fine di incrementare il volumedelle esportazioni verso quei paesi che pos-sono godere di un forte sviluppo economico.Ciò permetterà di contrastare la riduzionedella domanda interna e, quindi, di favorirel’aumento dell’occupazione. Innescando un meccanismo virtuoso per la ripresa dei consumi. È altrettanto necessario concre-tizzare gli investimenti infrastrutturali, per essere al centro del crocevia est-ovest e del collegamento tra i paesi del nord Europa e quelli del Mediterraneo, al fine di intercettare le linee del commercio internazionale».

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Banche e imprese stanno già lavorandodi concerto per favorire la comunicazione

finanziaria, quindi per migliorare la modalità di relazione reciproca

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60 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

IL RUOLO DELLE FONDAZIONI

Dopo Torino, una delle maggiorifondazioni private d’Europa. L’exsindaco Sergio Chiamparino haassunto dallo scorso maggio la

presidenza della Compagnia di San Paolo,principale azionista di Intesa SanPaolo. Il suoinsediamento avviene in un momento parti-colare, non solo per le delicate condizioni eco-nomiche attuali, ma anche per il recente varodella Carta delle Fondazioni, un codice di au-todisciplina che pone dei paletti ben definitinel rapporto tra politica e fondazioni bancarie.

Come valuta questa esigenza di affermare“nero su bianco” principi come l’autono-mia, considerando anche la sua esperienzadi politico e amministratore?«Uno dei problemi dell’Italia, in tutti i campi,è la scarsa attenzione che si è sempre posta ai

conflitti di interesse reali o potenziali. In que-sto caso, il fatto che si introducano elementi ingrado di rafforzare l’autonomia e l’indipen-denza dei componenti delle fondazioni è po-sitivo. Però io stesso nel congresso nazionaledell’Acri dello scorso giugno a Palermo misono battuto per far passare - ed è stato accolto- un emendamento che allargasse l’area delcosiddetto freezing. L’esigenza di avere garan-zie sul fronte dell’autonomia rispetto ai ruoliche si ricoprono prima e dopo la partecipa-zione agli organi delle fondazioni, è giusta madeve valere anche per altri ambiti. La politicapuò essere portatrice di conflitti di interessepotenziali e di un uso della fondazione a fini dicarriera personale, ma non identifica l’unicocaso, basti pensare al contesto accademico incui possono verificarsi conflitti di interessi

SERVE DIALOGO TRAPOLITICA E FONDAZIONISergio Chiamparino, presidente della Compagnia di San Paolo,

conferma i settori di intervento della fondazione, affiancando alle finalità

più propriamente sociali un notevole sforzo in ottica sviluppo.

Con un occhio di riguardo a ricerca e formazione

Francesca Druidi

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PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 61

Sergio Chiamparino,

presidente della

Compagnia

di San Paolo

forti, anche se meno evidenti». Come si ridefinisce il rapporto delle fon-

dazioni con la politica?«Si profila un rapporto di autonomia, di reci-proco confronto dialettico ma non di reciprocaesclusione. La politica può piacere o meno, puòessere fatta bene o male, ma è ciò che ci governanella vita quotidiana. Le fondazioni hanno unafunzione sussidiaria rispetto alla pubblica am-ministrazione, che risponde del suo operato inmodo diretto al cittadino».

La capacità erogativa messa in campo nel2012 dalla Compagnia di San Paolo è inaumento rispetto ai precedenti esercizi. «Dovremmo riuscire a mantenere il budget dierogazione senza intaccare il fondo di stabiliz-zazione, registrando forse anche un lieve au-mento nella capacità erogativa. Siamo relati-vamente tranquilli circa la possibilità di farfronte all’indubbio aumento di richieste che ciaspettiamo si verificherà sul versante sociale enon solo. Ma l’obiettivo è anche quello diguardare alla crescita come necessario veicolodi uscita dalla crisi. Per questo, investire nellaricerca scientifica e nella formazione per noi re-sta uno dei punti fermi; riusciremo, a questoproposito, a mantenere e probabilmente adaumentare il nostro plafond. Lo scenario at-tuale genera inevitabilmente delle preoccupa-zioni, ma posso contare su una macchina ge-stionale che, grazie alla professionalità e alla

lungimiranza con cui sono stati diversificati gliinvestimenti patrimoniali, permette alla Com-pagnia di San Paolo di affrontare il presentecon una certa serenità».

Quali sono le linee guida di interventodella fondazione per il prossimo futuro?«Nel 2011 sono stati stanziati circa 130 milionidi euro: 45 milioni per le politiche sociali el’educazione, 30 milioni per il patrimonio sto-rico-artistico e le attività culturali e altri 45circa per ricerca scientifica e tecnologica, for-mazione e sanità, ai quali si affianca una parteminore dedicata a specifici progetti e iniziative.Continueremo a concentrarci su queste diret-trici trainanti. C’è poi un capitolo interessanterappresentato dai cosiddetti “mission-relatedinvestment”, ancora marginali per quanto ci ri-guarda (20-30 milioni sono investiti nell’hou-sing sociale) ma destinati a rivestire un ruoloancora più significativo nel futuro, in quantosi tratta di investimenti che abbinano la gene-razione di un’adeguata redditività al persegui-mento dei rispettivi obiettivi di missione».

Quale ruolo le fondazioni bancarie sonodestinate a ricoprire?«Le fondazioni di origini bancaria vedono pro-gressivamente accrescere il loro ruolo, perchésono partner essenziali su almeno tre versanti:le politiche di sviluppo locale, le politiche diwelfare legate al sociale e le politiche di valo-rizzazione dei beni culturali».

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MODELLI D’IMPRESA

64 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

Investimenti, formazione e verticalizzazionedel processo. È intorno a questi tre concettiche si è concentrata la strategia di SanGrato Spa, azienda specializzata nello

stampaggio a caldo degli acciai per il settore au-tomotive. Queste scelte hanno permesso alla so-cietà di San Carlo Canavese di chiudere il 2011,anno in cui ricorreva il cinquantenario dallafondazione, con livelli di fatturato e produzioneprossimi a quelli precrisi, quando erano state rag-giunte le 43mila tonnellate di acciaio trasfor-mato, avviando nuove partnership anche sulfronte della ricerca e dello sviluppo, in sinergiacon centri universitari. E questo nonostante il

Diversificare,puntando sull’economia realeLa crisi del settore automotive spinge le aziende dell’indotto ad ampliare il raggio d’azione.

Affiancando settori affini. Secondo Attilio Fresia, però, gli investimenti in ricerca,

formazione e tecnologia di produzione restano i capisaldi per la rimodulazione strategica

Luca Cavera

mercato di riferimento non stia attraversandouno dei suoi momenti migliori. «Questi risultati– afferma l’Ad Attilio Fresia – sono legati in-dubbiamente al mercato estero – che rappre-senta il 50 per cento del fatturato –, in partico-lare Francia e Germania, che sono i nostri dueprimi mercati europei per importanza. Tuttavial’attuale crisi pone dei seri interrogativi sul-l’espansione: la componente fiducia al momentoè piuttosto bassa. Noi cerchiamo di contrastarequesta situazione mantenendo invariata la quotadei nuovi investimenti e diversificando anche aldi fuori del nostro core business». La ricerca difonti di produzione da energia rinnovabile, con-traddistingue altresì la politica finanziaria azien-dale. «Nel 1994 si è compiuto l’acquisto di unacentrale idroelettrica in Piemonte, con la capa-cità produttiva di 15 milioni di Kw. Nel 2010,poi, abbiamo terminato l’installazione dei pan-nelli fotovoltaici sui tetti di entrambi gli stabili-menti, con un progetto integrato che ha otti-mizzato anche l’impatto ambientale».

Quali fattori hanno contribuito all’elabora-zione della vostra strategia, rivelatasi vincente?«I continui rapporti con le società europee, oltrea offrire chiari vantaggi di arricchimento tec-nico-culturale, ci hanno permesso di coglierequale sia l’importanza strategica della forma-zione del personale. E questo, con l’indispensa-bile supporto del direttore degli stabilimenti, ci

Attilio Fresia,

amministratore delegato

della San Grato Spa di

San Carlo Canavese (TO)

www.sangrato.it

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Attilio Fresia

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 65

ha spinto a dare vita a un progetto di formazionemirata rivolto a tutti i livelli aziendali. Per quantoriguarda la verticalizzazione del processo, questaè stata dettata dalla tendenza del mercato a orien-tarsi sempre più spesso verso l’acquisto di un pro-dotto finito, pronto all’assemblaggio in linea.Abbiamo risposto prontamente a questa neces-sità, avviando joint venture con aziende di lavo-razione meccanica e trattamento superficiale,questo ha prodotto un miglioramento del valoreaggiunto e ci ha spinto verso la ricerca specificasu particolari più complessi e innovativi».

Quali sono stati i progetti, in tal senso, chevi hanno consentito di compiere i passi più si-gnificativi?«L’interscambio di idee e l’impiego di nuovemetodologie nella costruzione degli stampihanno consentito di razionalizzare la progetta-zione, la realizzazione e la produzione. Abbiamoinvestito in macchine Cnc di ultima genera-zione, necessarie per la lavorazione delle attrez-zature di stampaggio che permettono di otteneredei risultati, sia in termini produttivi che quali-tativi, tali da ridurre i costi e ottimizzare la resadegli stampi, sopportando lavorazioni moltogravose anche su materiali molto resistenti e te-naci, che accrescono la durata in produzione».

E, invece, quali sono state le maggiori criti-cità che avete dovuto affrontare?«Mentre il fattore critico rappresentato dallaconcorrenza dei paesi low cost risulta attenuatodalle performance globali che riusciamo a fornireai nostri partner in termini di total cost, il vero � �

problema si confermano i costi del sistema Ita-lia, che non ci permettono di essere così com-petitivi come sarebbe auspicabile per l’intero in-dotto. I maggiori costi che gravano sulle aziendeitaliane rispetto ai concorrenti europei, comequelli energetici, il cuneo fiscale e il costo dellaburocrazia – espresso sia in termini economiciche in fattore tempo – sono le componenti chemaggiormente pesano sul bilancio delle aziendee sulla competitività».

Ritiene che si stia lavorando per eliminareo attenuare il peso di queste problematiche?«Certamente sono tematiche di estrema attualità.Notiamo che da parte degli esponenti politici edi Confindustria vengono spesso menzionate,ma con esiti tuttora troppo scarsi rispetto allemotivate e giustificate necessità degli imprendi-tori e dei cittadini. Per far fronte a questo “far-dello” di oneri finanziari, il nostro must è l’effi-cienza, la riduzione dei costi e degli sprechi. Intal senso la difficile situazione scaturita nel quartotrimestre del 2008 ha sicuramente segnato unasvolta nell’approccio ai problemi, nel valutarecon maggior attenzione l’evoluzione del debitopubblico mondiale e la speculazione finanziaria.La pesante crisi del 2008 ha obbligato la strut-tura manageriale a rivedere in maniera significa-tiva l’organizzazione dei nostri due stabilimenti,ottimizzando l’utilizzo delle risorse grazie allanascita e allo sviluppo di una serie di attività si-nergiche».

Con quali azioni avete reagito?«La strategia che abbiamo adottato per combat-

TONNELLATE A TANTO AMMONTALA QUANTITÀ DI ACCIAIO TRASFORMATODA SAN GRATO SPA NEL 2011

40.000

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MODELLI D’IMPRESA

66 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

tere sia la concorrenza dei paesi low cost, sia imaggiori costi che dobbiamo sostenere in Italia,è caratterizzata da attività di co-design, dall’in-vestimento in macchinari di nuova tecnologia,dall’automatizzazione dei processi e dall’aver av-viato collaborazioni con università e centri di ri-cerca – voci che sommate rappresentano, an-nualmente, il 5-6 per cento del fatturato. I nuovimacchinari – robot antropomorfi e presse dinuova concezione interamente progettate e co-struite in Italia – sono in grado di produrre inmaniera più performante, con canoni qualitativiancora più elevati, atti a garantire una continuitàe una ripetibilità del prodotto tali da fornire al

cliente una sicurezzasuperiore alla media. Lariduzione dei costi nonpoteva non contem-plare l’utilizzo delle au-tomazioni, che sonostate inserite sia nelprocesso di stampaggio,sia nelle operazioni ac-cessorie che sono tipi-che dei particolari di si-curezza».

Quale ruolo ha

� � svolto la collaborazione con il mondo uni-versitario e della ricerca?«Abbiamo iniziato a lavorare con l’Ateneo di To-rino e alcune società di servizi a esso legate, conle quali abbiamo sviluppato alcuni progetti, riu-scendo a fornire al cliente la completa prototi-pazione virtualizzata dei componenti. Ovveroanalisi statiche in campo elastico lineari e non,analisi di comportamento dinamico, analisi mo-dale delle vibrazioni, analisi cineto-dinamica,calcolo del grado di sicurezza e resistenza alla fa-tica dei particolari con sollecitazioni dinamicheforzanti imposte dall’esterno, verifica di instabi-lità e dei carichi di punta, analisi agli urti, studiodi ottimizzazione della geometria con riduzionepeso e redistribuzione delle masse».

Come si sta evolvendo dunque l’approccioe il modus operandi nei confronti dei princi-pali attori del settore automotive?«La fidelizzazione è un aspetto che certamenterende il rapporto più costruttivo e duraturo. Inquest’ottica proponiamo al mercato risposte sem-pre più complete. Cerchiamo, oltre a essere pro-positivi, di anticipare le richieste e le necessità deinostri partner, presentando soluzioni innovativeche non siano soltanto vantaggiose in termini dicosti, bensì siano anche in grado di ottimizzare

In concorrenza con i principali espo-nenti internazionali, la San Grato Spa

propone da cinquant’anni soluzioni in-novative nello stampaggio a caldo de-gli acciai, soprattutto nel compartodelle sospensioni per automobili e vei-coli commerciali, avendo come mercatidi riferimento principali Francia e Ger-mania. La società nell’ultimo quinquen-nio ha dedicato una particolare atten-zione allo sviluppo dell’ufficioprogettazione, mediante l’utilizzo disoftware mirati e alla costante forma-

zione delle giovani risorse umane che vioperano. Attualmente, a causa dellacrisi del settore automotive, l’azienda diSan Carlo Canavese sta diversificandola propria produzione nell’ambito dellemacchine agricole, movimento terra,motociclistica e applicazioni industriali.Per soddisfare i requisiti di mercato,San Grato ha ottenuto le certificazioniISO/TS 16949 Third Edition,ISO14001:2004 ed ha avviato le proce-dure per ottenere la OHSAS 18001 perla sicurezza e la salute dei lavoratori.

SPECIALIZZAZIONEE DIVERSIFICAZIONE

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Attilio Fresia

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 67

le fasi di lavorazione e di assemblaggio nei pro-cessi dei nostri committenti. Essendo il nostromercato di riferimento essenzialmente estero,abbiamo puntato anche sulla preparazione delpersonale in termini professionali di competenzalinguistica, in maniera tale da poter dialogare di-rettamente con i resident engineer stranieri. Inconsiderazione del fatto che in questo momentoil settore dell’auto è in crisi, parallelamente stiamocercando nuovi sbocchi».

In quali direzioni vi state muovendo?«Ritengo che l’importanza e la solidità diun’azienda si giudichino anche dalla sua diversi-ficazione, sia in termini di clienti che, soprattutto,dai settori di mercato. Per questa ragione stiamoriducendo l’impatto dell’incidenza dell’automo-tive a favore di altri mercati. Fra questi quellodelle macchine agricole, movimento terra, mo-tociclistico e delle applicazioni industriali. At-tualmente il settore più soddisfacente è proprioquello agricolo, dove la tecnologia, il design e lafunzionalità stanno contrastando con successo lacomplessa situazione economica. Il movimentoterra, seppur con qualche recente diminuzionedei volumi, rappresenta uno dei primi settoridove abbiamo verticalizzato il processo di pro-duzione e anch’esso è parte importante del fat-

turato. Ci stiamo quindi rivolgendo con mag-giore vigore a questi due settori, che riteniamopossano fornire delle soddisfazioni più duraturee costanti rispetto ad altri in cui la speculazionefinanziaria determina in maniera quasi specularel’andamento».

Quali i progetti, le sfide e gli obiettivi che at-tendono la vostra realtà imprenditoriale neiprossimi mesi?«La concorrenza a livello globale è sempre piùagguerrita. Nel 2008, quando le indicazioni dimercato fornivano ancora previsioni ottimisti-che di incrementi del 10-15 per cento per tuttigli anni fino al 2013, si è generata una capacitàinstallata che oggi va ben oltre la domanda ef-fettiva. Per questo la necessità più attuale èquella di ammortizzare i nuovi impianti – ne-cessità diventata un obbligo di sopravvivenzaper le aziende stesse, con prezzi che talvoltavanno al di sotto della soglia del break-evenpoint. Per contrastare questo basso livello deiprezzi, continuiamo a investire in macchinariinnovativi, dando massima fiducia alla capacitàtecnico-commerciale delle persone, le quali la-vorano sempre più spesso in team».

��

Abbiamo introdotto l’automazionesia nel processo di stampaggio,sia nelle operazioni accessoriedei particolari di sicurezza

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MODELLI D’IMPRESA

68 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

Il Piemonte annovera il 40 per cento delsettore automotive italiano. Ma la crisista colpendo duramente questo indotto,in modo particolare Torino che si trova

sotto il livello minimo. Il settore dell’auto-motive sopporta da mesi infatti quote di pro-duzione incompatibili con la sua esistenza.Quasi metà delle aziende della fornitura e lesocietà della componentistica sono state tra-volte dal crollo delle vendite in Europa. Fu-turo fosco, ma non per tutti. Un quarto dellesocietà vive egregiamente anche in periodi dicrisi e macina il 90 per cento degli utili delsettore. Utili importanti. Nel 2011 la com-ponentistica auto nel mondo ha realizzatopiù guadagni dei costruttori. Inoltre la diffe-renza tra il gruppo del primo venticinque percento dei fornitori mondiali e il resto delle so-cietà del settore va aumentando in modo vi-stoso; per questo motivo rimanere nel primoquarto dei componentisti è decisivo. E visti i

numeri e le collaborazioni, sembra proprio es-sere in quel 25 per cento Eucom, società to-rinese fondata negli anni ottanta che si è spe-cializzata nel settore dell’automotive, in modoparticolare nei sistemi di produzione per l’as-semblaggio e la saldatura. Ne parliamo conSergio Topino, titolare dell’attività.

Da cosa è rappresentato il know-howdella Eucom oggi?«Con l’attuale specializzazione, ormai con-solidata nel tempo, possiamo fornire tuttauna serie di attività che sono necessarie persoddisfare un servizio “chiavi in mano” dalpunto di vista dell’ingegneria. Le attività ri-guardano simultaneous engeneering, studi difattibilità, metodi di saldatura, analisi tempi,cartellini operazioni, processi di assemblaggioe saldatura, progetto di attrezzature prototi-pali, progetto di isole e linee automatiche, si-mulazione robot (robcad / Delmia Robotics).Per coprire tutte le richieste del mercato perquanto riguarda la progettazione meccanicaoltre l’automotive, la Eucom ha come conso-ciato lo studio tecnico S.T.M. Con queste ri-sorse si aggiungono alle forniture sopramen-zionate anche le attività di progettazione dimacchine utensili per lavorazione meccanica,di linee automatiche di montaggio mecca-nico e di movimentazione in genere (tra-sportatori, pick up, manipolatori)».

Salvaguardare e far crescere

le potenzialità e le competenze

ingegneristiche del polo tecnologico

di Torino. È questa la missione

che sta portando avanti Eucom.

Ne parla Sergio Topino

Marco Tedeschi

L’ingegneria dell’automotive targata Torino

Sergio Topino

è titolare della Eucom

Disegni Industriali

di Rivoli (TO)

www.eucom.it

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Sergio Topino

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 69

Torino rappresenta un importante centroa livello ingegneristico e di automotive. Inche modo vi si inserisce la Eucom?«La Eucom ha dovuto subire, come tutte leaziende del settore automotive, la terribilecrisi degli anni 2009/2010. Purtroppo le con-seguenze per il polo tecnologico di Torino, giàindebolito da anni per l’effetto della globa-lizzazione e per il decentramento di varieditte in paesi low-cost, sono state nefaste.Una competenza che ci era riconosciuta epure invidiata anche da paesi come Germaniae Francia rischia pertanto di ridursi fino ascomparire. Purtroppo dobbiamo amara-mente constatare che il governo, di qualsiasitendenza, si è troppo spesso dimenticato diquest’area dell’Italia che in passato fornivalavoro e tecnologia a tutto il mondo. Ebbene,davanti a questo scenario non abbiamo esitatoa proporci in tutto il mondo, perché siamocoscienti che le conoscenze che abbiamo ce loconsentono e soprattutto perché l’obiettivoche ci siamo preposti è di dimostrare che sipuò fare azienda in Italia, esportando le no-stre conoscenze».

Come ci siete riusciti?«Negli anni di crisi abbiamo deciso di diver-

sificare l’attività, progettando per il settore ae-ronautico sia attrezzature per EADS-CASAsia attrezzature per il Boeing A350. Abbiamoinoltre continuato a supportare l’automotivee oggi possiamo vantarci di aver disegnatoimpianti automatici per i maggiori costruttorid’auto del mondo: Volkswagen, MercedesBenz, Psa, Fiat, Seat, Skoda, Ferrari, Bmw,Ford».

Quindi come va oggi il mercato per laEucom?«Possiamo affermare che in sostanza la Eu-com è uscita dal periodo di crisi rafforzata eal momento possiede un ottimo portafoglio or-dini soprattutto per costruttori tedeschi. An-noveriamo tra i nostri fornitori alcune aziendeindiane per dei lavori di sviluppo, lavori in cuii concetti base di engineering partono da noi.Vogliamo continuare a dimostrare che si puòcontinuare a lavorare dall’Italia e da Torinoperché le competenze ci sono e ci vengono ri-conosciute. Se poi qualcuno che comanda que-sta nazione bistrattata, si renderà conto cheesistono queste realtà aiutandole a sopravviverein condizioni migliori, allora qualcun altro an-ziché andarsene da questo paese ci potrebberipensare».

�Negli anni di crisi abbiamo diversificato,aggiungendo al know how nell’automotivela progettazione per il settore aeronauticoe sviluppando attrezzatureper EADS-CASA e per il Boeing A350

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MODELLI D’IMPRESA

70 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

Il mercato nazionale dell’auto si conferma inflessione anche a luglio, con un meno21,39 per cento di immatricolazioni ri-spetto a un anno fa (fonte: ministero dei

Trasporti). In un 2012 che si conferma di pro-fonda crisi, quindi, la possibilità di guardare al-l’estero costituisce l’unica chance per le impreseitaliane dell’automotive e dell’indotto. «Negliultimi anni l’export è diventato sempre più im-portante per la nostra attività» afferma GiacomoBonù, fondatore e attuale presidente di Agla,azienda specializzata nella produzione di pu-legge monolitiche, poly-V, mozzi in lamiera,componenti per smorzatori. Oggi la Germaniarappresenta da sola il 70 per cento del nostro fat-turato, mentre il mercato interno si è ridotto al21 per cento. Prevediamo comunque un incre-mento di questa quota, grazie a un’importante

commessa ottenuta da Maserati». Tuttavia unodei più importanti risultati raggiunti da Aglanel 2011 è l’acquisizione dell’omologazione Vol-kswagen.

Quindi la tecnologia e il know how italiani,applicati al settore automotive, sono apprez-zati oltre confine, come dimostra il risultatocon la casa tedesca?«Sono molto apprezzati all’estero, perché garan-tiscono un’ottima qualità del prodotto. L’acqui-sizione dell’omologazione Volkswagen è un ri-sultato strepitoso, raggiunto grazie alla ricercacontinua e allo sviluppo di nuove soluzioni tec-nologiche sia per le attrezzature che per i prodottifiniti. È stato anche reso possibile dal processo diverticalizzazione dell’azienda, che ha permesso diracchiudere al nostro interno tutte le fasi di la-vorazione, dalla progettazione allo stampaggio,dalla rullatura alla verniciatura e all’assemblaggiodegli elementi finiti. Inoltre, essendo un’aziendadi dimensioni relativamente piccole, riusciamo amantenere bassi i costi fissi e allo stesso tempo agarantire un’alta flessibilità decisionale e di con-seguenza la massima velocità di esecuzione. Ol-tre all’espansione sul mercato tedesco, l’omolo-gazione ottenuta dal gruppo Volkswagen ciaprirà le porte di nuovi mercati».

A quali paesi esteri guardate per l’avvio di

L’indotto automotiveguarda all’estero Mentre in Italia le immatricolazioni

continuano a soffrire, con percentuali

negative di mese in mese, i protagonisti

del know how made in Italy nella

componentistica si consolidano

in Germania, America e mercati asiatici.

La parola a Giacomo Bonù

Mauro Terenziano

Da sinistra, Stefano Bonù, servizio tecnico, Giacomo Bonù, presidente,

Oscar Bonù, amministratore delegato, e Luca Bonù, responsabile

di produzione della Agla Power Transmission Spa di Avigliana (TO)

www.aglapowertransmission.com

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Giacomo Bonù

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 71

nuove partnership?«Siamo in costante e continuo sviluppo e per es-sere più vicini alle esigenze dei nostri partner eprevediamo di aprire in America un nuovo sta-bilimento entro la fine del 2012. Da parte deinostri committenti abbiamo richieste anche perquanto riguarda la Cina, per la quale valuteremoin un secondo momento l’eventuale possibilitàdi creare una joint venture in loco. Dunquecertamente i mercati più importanti per noisono quello americano e quelli asiatici».

Quanto investite in ricerca e sviluppo e suquali progetti state lavorando in questo mo-mento?«La ricerca e lo sviluppo sono un aspetto fon-damentale in un settore come quello dell’auto-motive, caratterizzato di anno in anno dall’in-troduzione di innovazioni tecnologiche. Ilnostro investimento nel 2011 è stato del 5,5 percento del fatturato. In questo momento stiamolavorando su nuovi progetti riguardanti i tor-sional damper con Audi e Volkswagen e su pro-getto di volani per cambio automatico con Ma-serati».

Quali sono le prospettive, gli obiettivi e gliinvestimenti previsti per il medio e lungo pe-riodo?«Per la chiusura del 2012 non prevediamo di re-

gistrare un grosso incremento di fatturato.Quello in corso infatti rappresenta per noi unanno di “preparazione” per le nuove commesseche entreranno in lavorazione a partire dal 2013e dal 2014. Grazie a queste, guardando al pros-simo triennio, prevediamo di raggiungere nel2015 un aumento del fatturato dell’ordine del100 per cento rispetto al 2012. Per quanto ri-guarda gli investimenti già programmati, oltreall’apertura dello stabilimento in America, entrofine anno inizieranno i lavori per l’ampliamentodello stabilimento in Sant’Ambrogio – inoltresono previste ulteriori risorse da destinare al-l’acquisizione di nuovi macchinari e attrezzatureper la produzione. Il 2012 sarà un anno impor-tante non solo per l’avvio di questi nuovi pro-getti, ma anche perché a ottobre l’azienda Bonù,dalla quale è nata l’Agla, festeggerà i cin-quant’anni di attività. Ed è motivo di grandesoddisfazione essere già riusciti ad avviare il pas-saggio generazionale, con mio figlio Oscar inqualità di amministratore delegato e i miei nipotiLuca, responsabile di produzione, e Stefano, alservizio tecnico».

��

Oltre all’espansione sul mercatotedesco, l’omologazione ottenutadal gruppo Volkswagen ci aprirà

le porte di nuovi mercati

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MODELLI D’IMPRESA

74 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

La situazione sembra “non darescampo” al settore, ma molteaziende che realizzano stampi,stanno cercando di reagire, con

energia. I dati di Ucisap (Unione CostruttoriItaliani Stampi & Attrezzature di precisione)relativi al primo trimestre 2012 restituisconoun quadro negativo, con un fatturato chesegna un meno 41,5 per cento, il meno 19per cento dei profitti e meno 18 per cento dioccupazione, per investimenti allo 0 percento. Una situazione che riguarda anche laOCS, azienda che si occupa della costru-zione di stampi.«La nostra impresa – spiega l’amministratore,Massimo Palombaro – è nata circa 30 anni facome officina per lavorazioni conto terzi dimeccanica generale, specializzata nella fab-bricazione di stampi per tegole ceramiche eloro accessori e, in particolare per lavorazionimeccaniche di alta precisione. Negli anni lanostra attività è cresciuta, maturando unaprofessionalità che ci ha permesso di metterea punto nuove soluzioni. Purtroppo la crescitadella OCS ha subito una battuta d’arrestonel 2008, con l’affermarsi della crisi globale,preceduta, qualche anno prima, da uno stra-volgimento della situazione, causato da al-cune vicende giudiziarie che hanno coinvoltoin altrettanti crack finanziari le più impor-tanti aziende per le quali lavoravamo».

La OCS Srl ha sede a Monastero Vasto (CN)

www.stampi-OCS.it

Il lavoro di squadra, l’investimento in tecnologia e soluzioni innovative, sono una chiave

risolutiva, per aziende come la OCS, che opera nel settore degli stampi, particolarmente

gravato dagli effetti della congiuntura. Il punto di Massimo Palombaro

Anastasia Martini

Superare gli ostacoli, con il lavoro d’équipe

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PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 75

Le difficoltà non hanno impedito alla OCSdi elaborare strategie finalizzate al contrastodi una situazione apparentemente priva disbocchi.«L’azienda – prosegue Palombaro – decise diinvestire sull’ampliamento degli spazi e sul-l’acquisto di macchine tecnologicamenteavanzate per affrontare direttamente il mer-cato e per ottemperare al business planning, incui era previsto di proseguire sulla strada dellaspecializzazione per la realizzazione di mac-chinari e accessori necessari per la produzionedi tegole ceramiche stampate».Negli anni la società si è allargata, e dal-l’esperienza nel settore dei laterizi, l’azienda hasviluppato una macchina di nuova concezionenella movimentazione delle sue parti mecca-niche, per lo stampaggio di tegole, coppi e ac-cessori vari. Sviluppata secondo le indicazionifornite dal mercato dei laterizi, sempre più in-dirizzato alla produzione di tutti gli accessoridel tetto (tegole paraneve, tegole con camino,coperchi per comignoli, faldine), la macchinatiene conto della velocità di produzione (10

stampate al minuto), senza pregiudicare laqualità del risultato finale. La OCS si è anche “attrezzata” per realizzarelavori di grossa e media carpenteria; inoltre ilocali presentano un’area metrologica per ilcontrollo dei particolari meccanici con unamacchina di misura automatica tipo adibitaa tale funzione.E malgrado il momento storico «Conti-nuiamo a eseguire – afferma Palombaro – la-vorazioni d’altissima precisione meccanicache ci vengono ancora commissionate dallepiù prestigiose aziende di livello internazio-nale, grazie all’acquisizione di macchineCNC di ultima generazione. La professio-nalità di tutto lo staff, l’esperienza tecnica,la tenacia dei collaboratori più stretti, la se-rietà e la volontà e il sacrificio dell’ammini-stratore, sono i valori che servono da esem-pio e forniscono l’energia per potercontinuare a sperare che un giorno non lon-tano, proprio questi stessi valori tornino adessere alla base di tutti coloro che operanoper il bene sociale comune».

Massimo Palombaro

❝La OCS ha deciso di investiresull’ampliamento degli spazie su macchine tecnologicamenteavanzate per affrontare le sfidedel mercato

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MODELLI D’IMPRESA

76 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

Con il riciclo di carta e cartone si ri-sparmia, secondo una media na-zionale italiana, circa un 40 percento di materiale primario. Per

produrre una tonnellata di carta vergine oc-corrono 15 alberi, 440.000 litri d'acqua e7.600 kwh di energia elettrica mentre per pro-durre una tonnellata di carta riciclata bastano1.800 litri d'acqua e 2.700 kwh di elettricità.Le cifre fanno ben intendere come, oltre a unanecessaria e sempre più indispensabile co-

Una filiera orientata all’ecologiaScelta ponderata delle materie prime. Assenza di metalli pesanti nell’inchiostro utilizzato. Una

gestione produttiva secondo regole di lavorazione e smaltimento dei materiali. Una linea

ecologista che per Sanicart è certificabile in ogni passaggio della filiera. Ne parliamo con

Donatella e Sandra Tibaldi

Marco Tedeschi

scienza ecologica dovuta alla crescente diffi-coltà nel reperire acqua e fonti energetiche, ilguadagno avviene anche dal punto di vistaeconomico. Ed è questa la strada che ha decisodi seguire Sanicart, azienda torinese specializ-zata nella produzione di tovagliati in carta ecarte per uso alimentare, da sempre molto at-tenta alla scelta delle materie prime. Ne ab-biamo parlato con Donatella e Sandra Tibaldi.

Quali iniziative avete intrapreso in temad’impatto ambientale?DONATELLA TIBALDI: «Sanicart si sta muovendoparecchio in questa direzione. Siamo da sem-pre attenti all’impatto ambientale dei nostri ar-ticoli partendo proprio dalla scelta delle mate-rie prime. Le cartiere che ci forniscono, qualoranon si tratti di prodotti riciclati, attuano pro-grammi specifici di rimboschimento e tutteprevedono interventi di depurazione sulle ac-que di lavorazione e dei gas emessi in atmo-sfera. I nostri fornitori d’inchiostro garanti-scono l’assenza di metalli pesanti e l’idoneitàalla stampa di prodotti per uso alimentare. Lascelta di utilizzare solo prodotti con queste ca-ratteristiche, rintracciabili e certificati, si ac-compagna a una gestione produttiva secondoregole specifiche di lavorazione e smaltimentodei materiali. Da quest’anno inoltre, è statachiusa la linea che utilizzava inchiostri a basesolvente, suggellando definitivamente la nostrascelta ecologista».

In che misura l’attenzione all’ambiente e

Donatella e Sandra

Tibaldi sono titolari

della Sanicart

di Moncalieri (TO)

www.sanicart.com

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Donatella e Sandra Tibaldi

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 77

al risparmio energetico può favorire l’im-presa in tempi di crisi?SANDRA TIBALDI: «Un prodotto che segue unapolitica socialmente responsabile, è sempreun prodotto che ha caratteristiche superiori aciò che un mercato volto solo al risparmiopuò offrire. La conferma l’abbiamo avuta daalcuni nostri clienti che, ricevendo controlli daparte delle Asl locali hanno avuto da noi per-corsi di tracciabilità e certificazioni di tutti iprodotti Sanicart presenti nei loro magazzini.Questo ha permesso un’immediata soluzionedi eventuali contestazioni e ha dato a noil’enorme soddisfazione di dimostrare l’affida-bilità di un fornitore serio e presente. In alcunidi questi casi il valore aggiunto si è rivelatodavvero importante».

Sanicart distribuisce i prodotti soprat-tutto sul mercato alimentare. Quali sono iprincipali interlocutori e quali le caratteri-stiche imprescindibili della produzione?D. T.: «Il mercato di riferimento della Sanicartsono i rivenditori di carta e in genere i forni-tori di negozi per alimenti, ristoranti e bar, di-stribuiti su tutto il territorio nazionale. I no-stri clienti sanno che per noi la qualità non èun punto di arrivo ma un attributo impre-scindibile».

Le vostre proposte si distinguono ancheper piccole idee innovative che fanno la dif-ferenza. Può farci qualche esempio?S. T.: «Sulla carta per macelleria, quella che ar-riva nelle case delle famiglie, abbiamo stam-pato le diverse caratteristiche dei tagli del bo-vino e i consigli per cucinarli. Alcuni mesidopo l’uscita di questo prodotto, abbiamo sa-puto che molti macellai hanno incrementatola vendita di tagli poco richiesti solo perchémeno conosciuti, ma molto saporiti e più eco-nomici. Lo stesso è accaduto con la carta perle gastronomie, in cui abbiamo scelto di sug-gerire abbinamenti e brevi ricette per gustareal meglio i prodotti tipici nazionali, o con le

tovagliette regionali, arricchite dalle foto deiposti più belli da visitare e le prelibatezze locali.Sono piccole cose che suscitano curiosità in chile utilizza e noi crediamo nel valore positivodella curiosità, che spinge a crescere e a mi-gliorare sempre».

Quale bilancio può trarre dall’attivitàdella Sanicart relativamente all’ultimo anno?D. T.: «Si tratta di un bilancio sicuramente po-sitivo: il 2012 ha visto infatti il consolidarsidella nostra azienda come riferimento di se-rietà, costanza qualitativa e innovazione nelsettore cartario alimentare monouso. Il risul-tato più significativo è stato proprio la con-ferma che lavorare scegliendo sempre le mate-rie prime migliori, seguendo i processiproduttivi e avvalendosi della collaborazione dipersonale specializzato per garantire un pro-dotto finito di alto livello, è la strada giusta peril successo, anche in momenti in cui sembranecessario rincorrere la convenienza che, perun prodotto povero come il nostro, purtroppova sempre a discapito della qualità».

Quali le ultime innovazioni introdottenella vostra offerta?S. T.: «Se in passato innovazione voleva diresoprattutto puntare su nuovi macchinari ac-quistati per ottimizzare la produttività e il pac- � �

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MODELLI D’IMPRESA

78 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

kaging dei nostri articoli, oggi possiamo affer-mare che l’innovazione più importante è laflessibilità: un modo di lavorare che ci siamoimposti per essere più che mai vicini alle esi-genze dei nostri clienti e, laddove necessario,riuscire ad offrire un articolo perfettamente ri-spondente alle loro esigenze, che insieme al-l’unicità artigianale offra la precisione ed i co-sti contenuti delle lavorazioni industriali. Pertutti i prodotti da catalogo, come le carte per ali-menti, le caratteristiche sono specifiche e nonsempre personalizzabili: in questi casi interve-niamo proponendo grafiche nuove, più accatti-vanti e interessanti. Nel caso di prodotti per latavola (tovaglie e tovagliette) siamo costante-mente alla ricerca di nuove proposte e nuovi ma-teriali».

Quali gli investimenti fatti nell’ultimo annonell’ambito di macchinari e nuove tecnologie?

D. T.: «Come già detto abbiamo fatto grandi in-vestimenti recentemente. Quest’anno la pa-rola d’ordine è stata dismettere. Nei momentidifficili talvolta anche saper tagliare i “ramisecchi” può rivelarsi la scelta giusta. È im-portante riconoscere quando mantenere at-tive vecchie produzioni diventa un elementofrenante per l’azienda. Abbiamo eliminatouna linea produttiva che era diventata troppodispendiosa e, anche se non è stato facile,perché fondamentalmente ci si affeziona an-che ai propri guai, questo ha permesso direndere la nostra azienda più “snella”, ridarlenuovo smalto, migliorando spazi e produtti-vità. Ha creato inoltre il giusto presuppostomentale per proiettarci in nuove ricerche».

Quali le prospettive per il 2013 del-l’azienda? S. T.: «Siamo molto determinati a continuaresulle basi di qualità, ecologia e flessibilità.Anche la nostra “squadra” è forte e capace.L’obiettivo è quello di migliorare sempre, lasfida sarà riuscirci».

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Nel caso di prodotti per la tavola,tovaglie e tovagliette, siamocostantemente alla ricerca di nuoveproposte e nuovi materiali

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MODELLI D’IMPRESA

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La diversificazione rappresenta unpunto di forza nel mercato odierno.Non accentrare gli investimenti su ununico prodotto o un’unica tipologia

di target permette alle imprese di correre menorischi e di compensare il lavoro sui settori chesoffrono di più, attraverso gli introiti derivantida altri segmenti di mercato. Per la MCT Srl diCaluso è proprio la diversificazione la carta dagiocare per continuare a crescere nonostante lacomplessità dello scenario attuale. L’azienda,specializzata in stampaggio termoplastico, la-vora su diversi settori, come Daniela Actis Dato,uno dei soci: «La nostra scelta imprenditorialeè stata quella di non concentrarci su un unicomercato, ma di adattare il nostro servizio aquanti più ambiti merceologici possibili. Cosìoggi, ci rivolgiamo a settori che spaziano dal tes-sile, al movimento carta, banconote e carte ri-gide, dall’automotive al biomedico. Partendodal progetto del cliente, realizziamo lo stampo,stampiamo il particolare, lo sottoponiamo aun controllo qualitativo interno e consegniamodirettamente il prodotto finito imballato».Il principale settore in cui l’azienda opera èquello dell’automazione, in particolare scorri-mento carta/banconote. Nonostante ciò, Da-

niela Actis Dato tiene a sottolineare come que-sto sia solo uno dei settori in cui l’azienda èspecializzata e non l’unico e quale valore fon-damentale abbia la differenziazione per lo svi-luppo della MCT: «Credo che la diversifica-zione sia un punto di forza nel mercatoodierno, non solo perché permette di spal-mare gli investimenti su più “rischi” in mododa potersi salvaguardare laddove vi siano pro-blemi di ritorno nell’investimento. Oltre alfattore economico, ritengo che sia importante

Lo stampaggio puntasulla diversificazioneLavorare su più settori permette agli imprenditori di salvaguardare maggiormente

gli investimenti, nonché di crescere su mercati diversi. È questa la strategia scelta

dalla MCT, azienda di stampaggio termoplastico. Il punto di Daniela Actis Dato

Lucrezia Gennari

Momenti di lavoro all’interno della MCT. L’azienda ha sede a Caluso (TO)

www.mctcaluso.com

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Daniela Actis Dato

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anche quello qualitativo: la capacità di adat-tarsi alle richieste più disparate dei clienti per-mette alla nostra realtà di crescere, acquisendofamiliarità con diversi materiali e settori». Proprio questa strategia imprenditoriale hapermesso all’azienda di ottenere buoni risultatianche negli ultimi anni di crisi dei mercati:«Nonostante le difficoltà attuali, la MCT nonha registrato grossi cali nel lavoro e nel fattu-rato e, nel 2011, l’azienda è anche riuscita adacquisire clienti in nuovi settori. Al momentostiamo lavorando a un progetto molto im-portante nell’ambito medico – sanitario. Cipiacerebbe in futuro ampliare ulteriormente ilnostro mercato in questo settore, lavorandomagari anche con l’estero».L’azienda opera in conto terzi, principalmentenel Nord Italia, in particolare nelle zone epo-rediese e torinese. Il cliente sottopone la suaidea a MCT che con i suoi progettisti studiacome svilupparla. «Costruiamo lo stampo al-l’interno dell’officina meccanica. Passiamoquindi alla prova stampo, nel reparto stam-paggio, verifichiamo la campionatura e, unavolta eseguite le ultime modifiche, procediamocon la produzione. Infine i particolari vengonoselezionati e controllati con il nostro sistemainterno di qualità, e imballati per essere con-segnati. Il cliente generalmente lascia da noilo stampo in prestito d’uso».La qualità e la sicurezza sono gli aspetti suiquali MCT sta investendo maggiormente,sia per quel che riguarda il lavoro dei dipen-denti che rispetto alla salvaguardia dell’am-biente, con il controllo dei fumi dispersi nel-l’atmosfera, del rumore e delle vibrazioni.

«Al momento la nostra attenzione è concen-trata soprattutto sul rispetto delle norme disicurezza e sull’impatto ambientale. Gli in-vestimenti in nuove tecnologie sono senz’al-tro importanti e in questo senso aggiorniamoannualmente il software Solidworks per laparte progetto stampi e il software Feature-cam per quanto riguarda il percorso utensilidelle frese CNC ed elettroerosione a filo.Inoltre, laddove vi sia una lacuna a livello diattrezzatura in officina, si procede natural-mente a colmarla». Seppure è difficile fareprevisioni in un contesto globale ancoratroppo incerto, Daniela Actis Dato non li-mita i suoi progetti: «Abbiamo in previsioneun ampliamento dei locali. Inoltre – con-clude l’imprenditrice –, stiamo lavorandosulla nostra immagine, rinnovando il sitoweb e stiamo pensando di rilanciarci sul mer-cato con un nuovo logo. Anche se il mo-mento storico è veramente complesso, nonperdiamo la fiducia: la nostra azienda è gio-vane e sta crescendo in ogni sua parte e i ri-scontri ottenuti finora sono positivi».

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Ci piacerebbe in futuro ampliareulteriormente il nostro mercato nelsettore medico sanitario, lavorandomagari anche con l’estero

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MODELLI D’IMPRESA

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Di fronte a un mercato che semprepiù si dimostra poco stimolantee sfiduciato, per le aziende chepuntano a mantenere una buona

posizione e una certa competitività è impor-tante studiare strumenti, strategie e prodotticapaci di ridare vigore e voglia di fare a uncommercio stagnante. E l’unica possibilitàper raggiungere questo obiettivo è quella diinvestire sulle tecnologie, sulle lavorazioni esulla propria azienda. È un esempio di quantogli investimenti possano giovare a un’attivitàl’impresa Zurvit, sita in provincia di Torinoe specializzata nella tornitura di anelli percuscinetti a rotolamento e di particolari permozzi ruota in acciai speciali. «Abbiamo pre-visto una serie di investimenti a breve e lungotermine – spiega Elena Pescetto della Zurvit

L’impulso generato dagli investimentiIl mercato parla chiaro: gli investimenti in tecnologie, formazione e capacità industriale sono l’unico

strumento con cui volgere al meglio una situazione che stenta a riprendersi e che necessita

di stimoli nuovi. L’esperienza di Elena Pescetto

Emanuela Caruso

Momenti di lavoro

all’interno della Zurvit

di Baldissero

Canavese (TO)

www.zurvit.it

– che prevederanno l’ampliamento sia del-l’area industriale sia della forza tecnologica,inseriremo infatti nuove macchine utensiliverticali a controllo numerico che saranno ingrado di incrementare la produttività perquel che riguarda la realizzazione di partico-lari di medie e grandi dimensioni. Oltre adapparecchiture verticali, c’è anche l’inten-zione di dotarsi di sistemi robotizzati per ilpotenziamento della produzione e della qua-lità in uscita dei nostri prodotti, qualità chesi manifesterà con una maggiore precisionedella lavorazione e, di conseguenza, dell’arti-colo finito. Altri investimenti, poi, sono statidestinati a corsi di formazione e aggiorna-mento volti alla crescita professionale delno-stro personale». Una serie di investimenti, quella della Zurvit,che fa perno in modo particolare sulla tec-nologia, a cui l’azienda da sempre affidagrandi responsabilità. «La nostra impresa sindall’inizio dell’attività – continua Elena Pe-scetto – ha deciso di adottare tecnologie di ul-tima generazione e di utilizzarle in sinergia inmodo da concorrere alla realizzazione di pro-dotti ottimali. Possiamo contare su torni oriz-zontali e verticali bimandrino e su programmiinformatici capaci di ridurre al minimo il mar-gine d’errore. Inoltre, disponiamo di una salametrologica a temperatura controllata e dotatadi un’avanzata strumentazione elettronica per

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Elena Pescetto

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l’esecuzione di accurate verifiche dimensio-nali, di profilo e di condizioni superficiali. In-fine, avendo degli obblighi nei confronti del-l’ambiente che ci circonda e in cui lavorano inostri dipendenti, la Zurvit presenta un im-pianto centralizzato di filtraggio del refrige-rante, un efficace impianto di aspirazione deifumi e dei vapori e un adeguato sistema di trat-tamento del truciolo». La società piemontese, il cui core businessattuale è la tornitura di precisione volta asoddisfare i settori industriale, ferroviario eautomotive dei mercati tedesco e italiano, hasaputo nel corso degli anni instaurare solidee proficue collaborazioni, tra le quali la più ri-levate è quella con l’impresa Massucco Indu-strie. «Il rafforzamento della collaborazionetra la Zurvit e la Massucco Industrie – com-menta ancora Elena Pescetto – ha portatoalla fondazione nel 2007 della Mitor Kft, si-tuata in Ungheria e attiva sempre nel settoredegli anelli per cuscinetti a rotolamento, rea-lizzati con macchine e processi uguali a quellidella nostra azienda. Sempre la partnershipcon la Massucco Industrie ha anche consen-tito lo sviluppo di un processo di lavorazioneintegrato che partendo dalla materia prima edal prodotto stampato giunge al prodotto fi-nito di torneria». Attraverso strategie vin-centi, prodotti di qualità e collaborazioni in-teressanti, la Zurvit non solo ha saputodestreggiarsi in un periodo di profonda crisieconomica e finanziaria, ma ha anche fatto re-gistrare buoni risultati. «Nonostante da qual-che tempo a questa parte le premesse con cuiogni anno iniziamo le attività non siano maidelle più rosee – conclude infine Elena Pe-scetto –, il bilancio riguardante l’ultimo annoè comunque positivo. Grazie infatti all’au-mento di commesse fatte da importanti

clienti, siamo stati in grado non solo di ri-prenderci dal brutto periodo di stallo che in-combe sul mercato italiano e mondiale, maanche di aumentare la nostra produttività in-terna, ottenendo così risultanti che ci dannoforza e ottimismo. All’interno di un mercatodove la concorrenza è agguerrita, cerchiamo,quindi, di porci come impresa formata dagiovani, flessibile, dinamica, innovativa e so-prattutto di qualità, un’azienda che ha vogliadi fare e di continuare a migliorare il settorein cui opera».

��Da settembre, partirà una serie

di investimenti destinatial rinnovo delle tecnologiee del parco macchine aziendale

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MODELLI D’IMPRESA

Cosa succede quando l’economiavirtuale delle speculazioni e dellescommesse schiaccia quella reale?Certo, la crisi è dovuta a questo

fenomeno che sembra impossibile invertire.Ma la domanda è: in che termini si traducenel mondo produttivo? L’alluminio è un ot-timo esempio per rispondere. Come spiegaRoberto Botta, titolare della Botta Forni In-dustriali, questo metallo sta diventando sem-pre più diffuso e aumentano i settori in cuiviene utilizzato. Ma proprio per questo re-

centemente banche e società di trading,fiutando l’affare, ne hanno accumulate

enormi scorte, creando una scarsità ar-tificiale. Il risultato è che non solo

si è inabissata la suareperibilità, ma ov-viamente i costisono lievitati a di-smisura. I produt-tori internazionali,quindi, non pos-sono lamentarsidella situazione at-

tuale. «In realtà –spiega Botta – a

causa dell’at-tuale con-

g i u n t u r a

Alluminio, un metallosempre più preziosoIl suo utilizzo si allarga a macchia d’olio investendo più settori, non solo produttivi.

E ne riscoprono le qualità anche le aziende e i privati attenti all’ambiente.

Roberto Botta mostra alcune delle proprietà, anche commerciali, del metallo factotum

Renato Ferretti

economica, lo scenario italiano non è deipiù favorevoli. Noi comunque riusciamo amantenere un fatturato in lieve crescita annoper anno grazie all’export, che per la nostrasocietà è di considerevole importanza».

Quali sono i mercati esteri di riferi-mento? «In termini di fatturato il mercato principaleresta quello italiano anche se l’Est Europarappresenta ormai un’importante realtà pro-duttiva in quanto il basso costo della mano-dopera spinge sempre di più investitori versoquesti paesi. Il mercato dell’Est Europa edell’ex Jugoslavia è per noi importante inquanto le vecchie fonderie esistenti sonostate acquisite e vengono rimodernate conimportanti investimenti anche con fondi eu-ropei che permettono a questi clienti di pro-durre particolari di buona qualità e di esserein concorrenza con i produttori europei, an-che il Sud America rappresenta un’impor-tante area commerciale e di un futuro svi-luppo per il nostro mercato».

E i settori con i quali lavorate più fre-quentemente?«Per noi, che produciamo forni per la fu-sione, il mantenimento e il trattamento del-l’alluminio e delle sue leghe, il settore piùimportante rimane quello metalmeccanico.Anche se l’alluminio grazie alle sue partico-

Roberto Botta, titolare

della Botta Forni

Industriali Srl con sede

a San’Albano Stura (CN)

www.bottaforni.it

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Roberto Botta

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lari proprietà, trova molteplici applicazioni eil suo utilizzo segue un andamento costantedi crescita. Infatti viene utilizzato in quasitutti i settori, nella produzione di serra-menti, nell’arredamento, nell’elettronica,nell’illuminazione, nell’uso domestico, nel-l’alimentare e non per ultimo nell’edilizia.L’utilizzo è destinato progressivamente acrescere perché le sue proprietà sono parti-colarmente apprezzate dai progettisti, ar-chitetti e ingegneri, dai costruttori e dagliutilizzatori finali del prodotto, inoltre il suoimpatto ambientale è piuttosto scarso, nes-suno dei suoi processi produttivi comportarischi rilevanti per la salute o l’ambiente.L’industria dell’alluminio si è infatti adope-rata negli anni per ridurre l’inquinamento ele conseguenze ambientali».

Quali risultati hanno dato gli studi sul-l’impatto ambientale dell’alluminio edella sua lavorazione?«Importanti studi e sviluppi sul risparmioenergetico e sui materiali vengono testaticon il Gruppo Teksid di Carmagnola otte-nendo da anni notevoli soddisfazioni. Dasempre la continua ricerca sui materiali uti-lizzati, sui fornitori e sul risparmio energe-tico fa parte del nostro impegno e svilupponella costruzione dei forni, negli ultimi annisono stati realizzati forni che recuperano ifumi caldi prodotti dai bruciatori, grazie aquesto ennesimo sviluppo tecnologico i con-sumi di gas metano necessari per fonderel’alluminio sono stati ridotti di circa il 40 percento di quanto utilizzato nella produzione diimpianti precedentemente costruiti».

Qual è stato l’ultimo lavoro più rile-vante?

«Durante l’anno in corso è stato acquisito unimportante ordine per la fornitura di dueforni fusori, per la produzione di motorialla Dacia Automobili in Romania. Dal miopunto di vista questo importante obiettivo èstato raggiunto grazie a una costante ricercadella qualità e servizio offerto al cliente e auna stretta collaborazione con il gruppo Re-nault di cui Dacia fa parte».

In cosa si concretizza la ricerca dellaqualità?«Nella continua ricerca dei materiali utiliz-zati e nell’attuazione del risparmio energe-tico e delle riduzioni di emissioni in atmo-sfera».

GAS METANO PER I FORNI BOTTA DI ULTIMAGENERAZIONE I CONSUMI DI INQUINANTI PER LAPRODUZIONE DELL’ALLUMINIO SONO RIDOTTIRISPETTO AI PRECEDENTI

-40%

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Il mercato delle materie plastiche, cosìcome tutti gli altri settori dell’industriaitaliana, non è immune alla crisi. Se siconsiderano i primi mesi dell'anno, il

comparto gomma-plastica accusa una flessionedell'8,9 per cento rispetto al medesimo pe-riodo del 2011. Ci sono aziende, come la Oderdi Torino, che però resistono e investono nel ri-ciclaggio; ne parla Susanna Dalle Vedove.

Rispetto al contesto generale, come si de-linea in questo periodo lo scenario del set-tore delle materie plastiche? «Il periodo in effetti continua a essere difficile,data la continua assenza di nuova richiesta sulmercato interno. Il nostro settore, poi, risentedei continui aumenti intervenuti sui costi

energetici e sulle materie prime, entrambi le-gati all’andamento del petrolio e delle valute.I fattori positivi sono da individuare nel-l’evoluzione dei materiali utilizzati e, quindi,nel poter proporre prodotti rispondenti, oltreche per caratteristiche tecniche, anche a re-quisiti normativi».

In termini di fatturato che andamentostate seguendo? «Il fatturato della nostra azienda si è rivelato incostante crescita. Dal 2009, però, ha subito uncalo non indifferente; in questi ultimi mesil’andamento è sostanzialmente stabile, un po’anche per la scelta di affiancare alle lavora-zioni originarie quelle che il mercato ha ri-chiesto».

Avete dei settori in cui lavorate partico-larmente? «Il nostro core business è rappresentato dal-l’estrusione di una vasta gamma di tubi e pro-fili nei diversi materiali, dimensioni e colori,distinguendoci per la capacità di riuscire a sod-disfare richieste relative allo studio e realizza-zione di profili e lavorazioni su richieste e di-segni. Ciò ha permesso di non essere vincolatiad alcun settore in particolare, ma di poter di-versificare i potenziali committenti».

Su quali presupposti basate le vostre mo-dalità produttive? «I nostri processi hanno dovuto subire delle va-riazioni conseguentemente alle scelte com-

Materie plastiche,tra riciclo e sperimentazioniRiciclaggio, ristrutturazioni aziendali e nuove sperimentazioni. Sono questi i campi in cui le aziende

di materie plastiche intendono investire per far fronte alla crisi. Il focus di Susanna Dalle Vedove

Martina Carnesciali

Susanna Dalle Vedove,

con le socie della Oder

di Torino, Daniela

e Katia Dalle Vedove

www.oder.it

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Susanna Dalle Vedove

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merciali e all’impossibilità di prevedere il fu-turo dei volumi produttivi. Siamo intervenuticercando di ottimizzare la gestione delle risorseumane e riducendo al minimo gli scarti di la-vorazione attraverso il reintegro totale deglistessi nel ciclo produttivo interno».

Un settore di particolare interesse èquello della rigenerazione. Quando e co-m’è nato e come si svolge il vostro lavoro inquest’ambito?«Ci occupiamo di riciclaggio delle materieplastiche da molti anni, particolarmente ap-plicabile al settore industriale dove gli scartidevono necessariamente trovare una ricollo-cazione, permettendo di risparmiare e allostesso tempo di dare un contributo rilevanteall’ecosistema».

In cosa consistono le novità e i progettiche avete introdotto? «Abbiamo messo a punto un progetto con So-

nia Bellezza, una sperimentazione in campocon un nuovo sistema che prevede la coperturadel suolo con un tunnel realizzato in Pvc rici-clato al 100 per cento, riutilizzabile allo stessomodo, che permette di controllare la crescitadegli infestanti e di aumentare la produttivitàe la qualità del prodotto ortofrutticolo».

Quanto e come investite in termini di ri-cerca e sviluppo?«I nostri investimenti purtroppo seguono l’an-damento del mercato, quindi a rilento. Moltoinfluisce la mancanza di liquidità e la quasi im-possibilità di accedere al credito bancario o afinanziamenti agevolati legati a regole semprepiù restrittive e rigide».

Il vostro mercato si rivolge al territorio lo-cale e nazionale, o lavorate anche all’estero?«Il nostro mercato è in prevalenza nazionale,ma lavoriamo anche per aziende straniere nel-l’ambito Cee e in Nord Africa. Purtroppo la ti-pologia dei nostri prodotti risente molto delfattore trasporti anche in funzione del rap-porto peso-volume, mettendoci in condizionedi non essere competitivi a confronto delleaziende locali».

Quali obiettivi intendete realizzare per ilfuturo? «Il nostro primo obiettivo è rappresentato dauna ristrutturazione aziendale che prevede lasostituzione di alcuni impianti per produ-zioni specifiche e l’ottimizzazione dei tempidi produzione. Inoltre intendiamo investirein formazione del personale. Unico requisitonecessario: una rinnovata fiducia da parte deimercati».

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MODELLI D’IMRESA

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Apartire dagli anni Ottanta, in molteimprese di medie e grandi dimen-sioni specializzate nella lavorazionedella gomma, è stato avviato un pro-

cesso di delocalizzazione di alcune produzioni diarticoli e prodotti ormai considerati maturi. Lecause di questo spostamento della produzionesono state diverse: diminuzione delle quantitàrichieste dal mercato, processi non più econo-micamente convenienti o che imponevano at-

trezzature ormai considerate obsolete, costi digestione elevati e inoltre cambiamenti nelle pro-cedure di controllo qualità. La disponibilità,sia nel territorio piemontese sia in altre regioniitaliane, di trasformatori di prodotti in gommaha reso possibile questo trasferimento all’esternodi alcune produzioni di basso profilo, permet-tendo così alle aziende più avanzate tecnologi-camente di concentrare la propria attenzione suiprodotti complessi, caratterizzati da particolaridi alta precisione e rispondenti a rigorose normee capitolati che implicano competenze specifi-che e di settore. È stato in questo contesto cheè nata e si è sviluppata Diemme Gomma, fon-data e amministrata da Domenico Marcomini.

La vostra azienda come ha reagito a questiultimi anni, caratterizzati da una crisi diffusae da un rallentamento della produzione in-dustriale italiana?«Anche la nostra società è stata lambita dallacrisi generale, di cui purtroppo vendiamo an-cora distante la risoluzione. Per la prima voltanella nostra storia aziendale abbiamo visto in-terrompersi il trend di crescita che procedeva daoltre un ventennio. Per fare da contrasto a que-sta situazione di criticità, ci siamo dedicati conimpegno alla creazione di partnership con realtàdistribuite in tutto il bacino del Mediterraneo.Abbiamo incontrato aziende pronte alla colla-borazione e soprattutto a importare forniture dialta qualità. In particolare, in Tunisia, abbiamoavviato degli accordi con produttori locali im-

La crisi economica ha portato le aziende piemontesi a guardare a sud del bacino

del Mediterraneo per l’avvio di nuove partnership. La crisi politica ha però

parzialmente bloccato il processo. Facciamo il punto con Domenico Marcomini

Manlio Teodoro

Criticità e prospettive per il settore della gomma

Domenico Marcomini, titolare della Diemme Gomma Srl di Caselle Torinese (TO)

www.diemmegomma.com

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Domenico Marcomini

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 93

pegnati nella produzione di particolari di com-ponentistica destinati a un nuovo impianto au-tomobilistico francese».

Dunque avete trovato in Nord Africa delleimportanti opportunità per reagire alla crisieconomica italiana ed europea.«In realtà la possibilità di concretizzare occa-sioni di creare business a sud del Mediterraneosi sono attualmente bloccate, a causa deglisconvolgimenti politici della primavera araba.Infatti, nel 2010 la Camera di commercio diTunisi aveva varato il progetto Tunis Medin-dustrie, che prevedeva, per il giugno 2011,l’apertura del Salon international du partena-riat industriel et de l’innovation. Un’iniziativache avrebbe permesso di sviluppare accordi frale due sponde del Mediterraneo e che prevede-vamo si sarebbe rivelata una favorevole occa-sione, in particolare per le Pmi, di intrapren-dere un proficuo scambio di tecnologia,forniture, servizi. Tuttavia, il processo di de-mocratizzazione del Nord Africa, ancora incorso, ha naturalmente ribaltato l’ordine dellepriorità e fatto saltare questo evento. Ci augu-riamo però che possa essere rilanciato nel me-dio termine, anche per contribuire alla ricosti-tuzione del tessuto economico nordafricano».

Qual è oggi la specificità della vostra pro-duzione?«La nostra azienda si caratterizza per la sua at-titudine a non lavorare prodotti a catalogo,bensì solo tailor made che realizziamo, sfrut-tando le più aggiornate tecnologie disponibilinel settore dello stampaggio della gomma, sullabase delle specifiche previste dai nostri partner.Le categorie di prodotti ai quali ci rivolgiamomaggiormente sono le guarnizioni per la te-

nuta di olio destinate agli alberi rotanti, le guar-nizioni per ammortizzatori automobilistici,guarnizioni per comandi oleopneumatici, te-nute per sistemi frenanti e componenti vari perl’autotrazione. Inoltre produciamo particolariper la Difesa e la manutenzione ferroviaria».

Quali sono le prospettive per il medio elungo periodo?«Intendiamo confermarci come produttori dicomponenti di assoluta eccellenza. Il mercato ciha riconosciuto la capacità di conciliare l’ele-vata qualità con le produzioni in serie. E que-sto ci ha consentito di soddisfare tanto le esi-genze delle grosse tirature della grandeindustria sia delle piccole serie. In questomodo abbiamo sia instaurato rapporti conmercati che fanno riferimento a un’ampia pla-tea di utenti che con prestigiosi settori di nic-chia che necessitano di piccole serie che, peruna produzione esclusiva, non sarebbero eco-nomicamente sostenibili».

�La nostra produzione, esclusivamentetailor made, sfrutta le più aggiornatetecnologie per lo stampaggiodella gomma

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Giuseppe Colonna,

presidente e fondatore

della STC di Torino

www.stc-srl.eu

«Dall’inizio dell’anno la no-stra società ha assuntodieci persone, tutte concontratto a tempo inde-

terminato, optando per giovani neodiplo-mati o neolaureati da formare». Mentrel’Istat registra dati preoccupanti relativi alladisoccupazione, in particolare quella giova-nile (15-24 anni), con un secondo trimestredel 2012 che ha segnato un meno 48milaunità in un anno, e l’Anagrafe dei Precari siavvia verso i 2.100 iscritti, Giuseppe Co-lonna, presidente e fondatore della STC,azienda torinese che si occupa di cost enge-neering e progettazione, va in controten-denza, scommettendo sui giovani. «La nostra azienda – spiega Colonna – si oc-cupa di Ottimizzazione Prodotto, defini-zione questa, dietro cui si cela tutto il pro-cesso che ha portato la STC allo statoattuale. L’ottimizzazione prodotto non è so-lamente un’attività, ma una filosofia, chepermea tutte le procedure e i processi di unatensione al miglioramento continuo. Il pro-

dotto (o il processo) muove di vita propria erichiede le cure necessarie per adattarsi allecondizioni dettate dall’evoluzione dei mer-cati, delle nuove tecnologie e delle normativeinternazionali. La nostra mission è suppor-tare i clienti nel raggiungimento dei loroobiettivi. Operativamente ciò si traduce nelconfronto costante all’interno delle nostrebusiness unit e con le aziende. Spesso ri-scontriamo che il punto fondamentale perinstaurare un rapporto fruttuoso, è aiutarel’utente a definire attentamente lo scopo diun’attività: dedichiamo a questo momentoun’attenzione scrupolosa al fine di chiarirecon il maggior numero di elementi possibiliil punto di partenza, il percorso e in puntodi arrivo del progetto. Una volta messi afuoco questi aspetti, condividiamo con ilcliente una pianificazione che tenga contodei suoi tempi e del lavoro da fare, creandouna piattaforma, con le risorse necessarie intermini di persone e funzioni aziendali, inmodo da dare al progetto la giusta atten-zione, evitando sprechi o ridondanze».Una modalità lavorativa che si basa su un’ar-chitettura aziendale strutturata in manieraordinata, ma mai rigida. La STC, presente aTorino, lavora per importanti multinazio-

94 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

MODELLI D’IMPRESA

Mai come oggi vi è la necessità di formare in modo

sempre più attento le persone. A tal proposito

la STC ha deciso di fare crescere giovani

neodiplomati o neolaureati per realizzare

l’Ottimizzazione Prodotto che, come spiega

Giuseppe Colonna, non è solamente un’attività,

ma una filosofia

Anastasia Martini

Investiamo sulle persone

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Giuseppe Colonna

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 95

nali dei settori dell’Automotive, Areospace,Hearth Moving, Agriculture e manufactu-ring, presenti oltre che in Europa, anche ne-gli Stati Uniti, in America Latina e nel Sud-est asiatico. A oggi si avvale di un team di 37collaboratori divisi in 3 business unit. «La prima business unit – spiega Colonna –è quella riferita all’analisi prodotto, che ha loscopo di analizzare e confrontare un pro-dotto o un processo per definire le caratteri-stiche peculiari che permettono di pensare aun’evoluzione dello stesso. La seconda è le-gata allo sviluppo prodotto ed è formata dauno studio di ingegneria evoluto in grado disviluppare un componente o un sistemacomplesso dalla sua ideazione alla sua pro-totipazione. L’ultima unità si occupa di va-lidazione e conformità prodotto. All’internodi quest’area confluiscono tutta la gestionedocumentale e sperimentale dei sistemi com-plessi: Omologazione, Direttiva Macchine,DFMEA».Prerogativa delle business unit, è il fatto diavere dei comuni denominatori, che trovanola loro ragion d’essere nella trasversalità di al-cune figure professionali, il che permette:«Di essere flessibili – sottolinea il presidente– in relazione al cliente, agli obiettivi da rag-

giungere e alle modalità operative, adattandocioè i nostri metodi e le nostre competenzee stabilendo una sinergia con la realtà che sipresenta. La trasversalità è la vera killer ap-plication all’interno dell’azienda. Abbiamoformato nel tempo, delle figure che siano ingrado di operare all’interno delle tre businessunit in modo da poter seguire i progetti checi vengono affidati sino al loro completa-mento, raggiungendo risultati in alcuni casidi elevata eccellenza, impensabili in fase dipianificazione. In questo modo, riusciamo arealizzare il felice connubio tra la massimaqualità e la velocità di esecuzione. Impie-ghiamo, infatti, le risorse necessarie e suffi-cienti affinché un progetto si completi neitermini della pianificazione, evitando di farpagare ai nostri clienti i tempi morti fisiolo-gici del progetto riallocando le risorse con undinamismo quotidiano”. Una modalità che ha permesso alla STC disviluppare partnership efficaci e di fidelizzareuna fetta importante di committenza, avva-lendosi di risorse umane qualificate.«All’interno dell’azienda – prosegue Colonna– lavorano persone eccezionali dotate dicompetenza, grande disponibilità e singo-lare umanità, cose che concorrono a definire ❯❯

❝Abbiamo sceltola metodologia chesi usava nell’anticaGrecia, la maieutica:una persona conesperienza consolidataguida i giovanial perseguimentodegli obiettivi aziendali

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un ambiente in cui operare in maniera in-formale, ma nella massima professionalità.Per generare il tutto abbiamo scelto la me-todologia che si usava nell’antica Grecia, lamaieutica: una persona con esperienza con-solidata, guida persone giovani e dinamicheal perseguimento degli obiettivi aziendali.Per questo abbiamo sette collaboratoriesperti che affiancano lo staff composto dagiovani motivati e alla continua ricerca di sti-moli. Inoltre investiamo circa il 10 per centodel nostro budget annuale in formazione tec-nica e metodologica. È successo che personeche lavorano con noi abbiano rifiutato of-ferte di lavoro provenienti da realtà presti-

giose, per rimanere nella STC. Dal cantonostro, cerchiamo di offrire un ambiente incui crescere e cerchiamo di motivare conti-nuamente lo staff organizzando attività col-laterali per coinvolgere le persone. Ad esem-pio, quest’anno, in occasione della ricorrenzadel decennale dell’azienda, si è deciso di of-frire a tutti i dipendenti una crociera, chepartirà da Venezia per raggiungere le isoledella Grecia e visitare poi la Grecia classica.Una settimana in cui è nostra intenzione il-lustrare la visione di STC alle persone pre-senti, che avranno occasione di godere di unperiodo di riposo». Le persone, quindi, sonoimportanti per la STC.

Nonostante le difficoltà a re-perire personale qualificato, inparticolare quando sono ri-chieste determinate specializ-zazioni, la società torinese hacompiuto una scelta chiara.«Sul nostro sito – spiega Co-lonna – campeggia questafrase: Dietro a ogni problema sinasconde un’opportunità. Noila vediamo così, ma un pro-blema c’è. Sembra un contro-senso: in un periodo in cuiscarseggia il lavoro, noi ab-biamo assunto dall’inizio del-l’anno 10 persone, con con-tratto a tempo indeterminato,ma abbiamo deciso di sceglieregiovani neodiplomati o neo-laureati da formare in quantonon troviamo figure già formatesul mercato. Per questo vorreirivolgere un invito ai giovanivolenterosi: preparatevi moltodi più di quello per cui vi pre-para la scuola. Solo così potreteessere competitivi e potrete aspi-rare ai posti migliori».

96 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

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MODELLI D’IMPRESA

❝Il punto fondamentale per instaurareun rapporto fruttuoso è aiutare l’utentea definire attentamente lo scopo di un’attività

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102 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

TECNOLOGIE

Mentre all’estero, nel complesso,il 2011 è stato un anno di cre-scita per l’Information Techno-logy, il mercato italiano ha

chiuso in negativo. Il rapporto Assinform ha re-gistrato un complessivo meno 4,1 per cento. Lecause? A pesare è stata la restrizione della spesadella Pubblica amministrazione – la cui infor-matizzazione massiccia è ancora da venire –, masoprattutto il calo di investimenti dell’impresaprivata, che rappresenta il 90 per cento della do-manda di informatizzazione e che, l’annoscorso, ha diminuito la destinazione di risorseper almeno il 4,3 per cento. In questo scenariodi crisi si sono distinte alcune eccezioni, comequella della ComTel, system integrator che an-che nel 2011 è riuscito a centrare l’obiettivo cre-scita, segnando a bilancio una crescita di fattu-rato del 17,5 per cento rispetto al 2010,attestandosi così a quota 47 milioni di euro. Perspiegare le ragioni del successo in controten-denza intervengono Giovanni Grechi, presi-dente e amministratore delegato della società, eVincenzo Cassese, suo direttore generale.

A fronte di un settore in difficoltà, qual è

stata la leva che ha permesso di proseguirenello sviluppo?Giovanni Grechi: «Alla base della nostra perfor-mance di successo continua a giocare il suoruolo fondamentale la nostra strategia di inno-vazione tecnologica. A questo, nello specifico, siè aggiunto, come determinante fattore di cre-scita, l’apertura ai mercati internazionali. Infatti,siamo ormai presenti in 130 paesi nel mondo,grazie a un network di system integrator stra-nieri. Questo significa che ComTel, attraversoil proprio sistema tecnico e organizzativo, puòfare da focal point per tutte le problematichetecniche e di sviluppo di soluzioni Ict per qual-siasi azienda italiana presente all’estero con sedi,filiali o uffici».

Quali sono stati, in concreto, i prodotti e iservizi che hanno fatto da traino?Vincenzo Cassese: «L’azienda è cresciuta perchéha saputo evolvere specializzandosi nell’offertadi soluzioni che vanno dal cablaggio fisico alnetworking, dal VoIP ai sistemi di video intel-ligence, video conference e applicativi. Inoltre,grazie al nostro Network Operation Center(NOC), attivo 24 ore su 24, possiamo affron-tare e risolvere in tempo reale qualsiasi pro-blema tecnico che dovesse interessare i sistemidei nostri clienti. Questi sono rappresentati dapiccole, medie e grandi imprese, compresa la

L’informatizzazione,motore di sviluppo

Giovanni Grechi,

presidente e Ad

della ComTel Spa

di Milano, insieme

al direttore generale

Vincenzo Cassese

www.comtelitalia.it

Gli scenari dell’Information

and Communication Technology

per il 2012. Le soluzioni, le visioni

e la capacità di intercettare le esigenze

di una platea variegata di soggetti e

utenti. Ne parliamo con Giovanni Grechi

e Vincenzo Cassese

Valerio Germanico

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PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 103

pubblica amministrazione. La nostra forza èanche quella di saper rispondere alle esigenze di-versificate di una schiera così varia di attorieconomici».

Com’è organizzata internamente ComTel?G.G.: «Abbiamo due divisioni: Reti ed Enter-prise. La prima è attiva sui mercati carrier,svolge attività di installazione, collaudo e ma-nutenzione di apparati di telecomunicazioneper gli operatori Tlc che erogano servizi locali,a lunga distanza o ad alto valore aggiunto. In-vece, la divisione Enterprise, con una capillaredistribuzione sul territorio nazionale e interna-zionale, si rivolge a una clientela business, pro-ponendo soluzioni per reti voce, dati e conver-genti, in grado di rispondere alle esigenze disempre maggiore efficienza delle aziende dioggi».

Quali sono le vostre previsioni sull’anda-mento del mercato nel 2012 e quali le stra-tegie per affrontarlo?V.C.: «Per raggiungere l’affermazione in un mer-cato globale e competitivo, le aziende guardanoalla tecnologia come fattore strategico. Però,alle reti e ai sistemi non chiedono più soltantol’efficienza e l’affidabilità, bensì anche la capa-cità di integrarsi con una visione più ampia deiprocessi di business, che permettano di sup-portarne nuove strategie, applicativi e servizi.

Oltre che rispondere alle attese crescenti di unanuova generazione di utenti. Per assecondarequesta richiesta – certo frenata a livello di in-vestimenti dalla crisi, ma tuttora attuale per losviluppo del nostro paese –, stiamo prose-guendo nella nostra politica di destinazione dirisorse nell’aggiornamento, nell’adeguamentodelle strutture e delle risorse e nella ricerca e svi-luppo di servizi e prodotti in linea con gli sce-nari del futuro. Fra questi, nel 2012, la sfidamaggiore sarà rappresentata dal cloud».

��

Le aziende guardano alla tecnologiacome fattore strategico.Noi le accompagniamonell’implementazione

Giovanni Grechi e Vincenzo Cassese

47 mlnLA CIFRA REALIZZATA NEL 2011DA COMTEL SPA, SOCIETÀ DEL SETTORE ICT

FATTURATO

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TECNOLOGIE

104 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

In “Restart, Italia!”, il rapporto della taskforce sulle startup istituito dallo Svi-luppo Economico, fortemente volutodal ministro Corrado Passera, si è deli-

neato un quadro ben preciso di come far ri-partire il Paese. Puntare su una politica indu-striale che sappia favorire la “proliferazione”delle aziende giovani, la contaminazione delleidee e il germogliare di finanziamenti piccolie grandi per trasformare un sogno in un'im-presa. E sono proprio queste le basi su cui sisono fondate tante piccole e medie impreseitaliane che hanno puntato sull’innovazione ela contaminazione d’idee. Come Datago.itazienda di Asti nata nel 2001 come system in-tegrator focalizzato nella consulenza in ambitoinformatico rivolta alle Pmi. «Grazie alle no-

stre certificazioni Microsoft e Vmware –spiega l’amministratore Gianpiero Ciola – lasocietà si è espansa in tutto il Nord-Ovestpotendo contare anche sulla strategica par-tnership con DELL che ci ha permesso di for-nire una soluzione in ambito IT a 360 gradi.Un passo significativo è stato fatto a luglio del2011 quando, dopo dieci anni di attività, ab-biamo fondato la Dataon, una start-up con-trollata, nata per veicolare Oracolo®, un pro-dotto innovativo in ambito retail: una nuovasfida per un nuovo mercato».Negli ultimi due anni l’azienda di Asti ha se-guito un cammino ben preciso. «Abbiamo la-vorato molto su due fronti – spiega FiorenzoOrlandinotti, amministratore della Dataon –da un lato per incrementare il nostro fatturatodall’altro per raccogliere e organizzare risorseper dar vita al progetto Oracolo®. Anche il2012, confesso non con pochi sforzi, si sta ri-velando un anno positivo; questo ci sta per-mettendo di andare avanti con serenità senzaridurre gli investimenti tecnologici che ab-biamo in corso». Investimenti fondamentali per fornire soprat-tutto un alto valore aggiunto. «Inoltre – pro-segue Gianpiero Ciola – per poter emergererapidamente in mercati che spesso risultanosaturi e in un contesto economico nazionalenon del tutto favorevole, occorre inseriremolta tecnologia in ogni fase del ciclo pro-duttivo delle aziende nostre clienti.Per esempio Oracolo® in ambito retail ha sa-puto innovare il ciclo di vendita nonostante

Una tecnologia “cloud ibrida” che riesce a funzionare sempre, anche in assenza di linea

per giorni. Su questa e altre innovazioni si sta concentrando la Datago.it di Asti,

un system integrator che fornisce consulenza informatica per le Pmi

Marco Tedeschi

Gianpiero Ciola

e Fiorenzo Orlandinotti

della Datago.It di Asti

www.datago.itwww.oracolo.eu [email protected]

[email protected]

Fare impresa nell’era del cloud

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sia un processo collaudato da anni. Nell’eradigitale globale in cui viviamo adesso, cono-scere in tempo reale i dati di approvvigiona-mento e di vendita è diventato indispensabileper una catena di negozi che vuole reagire di-namicamente all’andamento del mercato;Oracolo® consente la circolarità, disponibilitàe utilizzo delle informazioni (prezzi, articoli,cataloghi, listini, tessere, ecc.) in tempo realenell’intera struttura aziendale dislocata ovun-que nel mondo».Oracolo®, un progetto altamente tecnologicosu cui l’azienda lavora da anni. «Si tratta –spiega Orlandinotti – di una piattaforma ope-rativa per il mercato retail; spazia dal puntocassa intelligente integrato con il misuratore fi-scale, ai dispositivi mobile, e a un back-officeweb-based. Tutto il sistema protegge i dati sal-vandoli e custodendoli nel cloud. In assenza dilinea internet tutte le applicazioni principalicontinuano a funzionare correttamente, per-mettendo al personale di continuare col pro-cesso di vendita: carico di magazzino, stampaetichette o emissione scontrini. Spesso capitanoguasti o anomalie ai collegamenti che rendonoimpossibile lavorare nel cloud; i nostri clientisposano volentieri la tecnologia che abbiamovoluto definire come “cloud ibrida” proprioperché può funzionare sempre anche in as-senza di linea per giorni.Pochi secondi di disponibilità dell’accesso a

internet sono sufficienti per riallineare gli ar-chivi in maniera del tutto trasparente al-l’utente attraverso l’utilizzo di Web-Services.Abbiamo lavorato molto sull’esperienzautente; il punto cassa, nonostante le numerosefunzionalità, è utilizzabile dall’operatore senzaalcuna formazione. Oracolo® viene commer-cializzato come servizio, evitando pertanto gliinvestimenti iniziali (acquisto infrastrutturehardware e software) classici dei software tra-dizionali». I programmi della realtà di Asti si reggono suun piano industriale ben definito. «Certamente– conclude Ciola – contiamo di ampliare la no-stra clientela; per questo nei progetti abbiamoanche la realizzazione di una rete di partnerstrutturati nel territorio che possano seguire davicino i clienti. Nel 2013 inoltre rilasceremo unaggiornamento importante che tra le varie fun-zionalità introdurrà la multi-fiscalità, la multi-valuta e il multi-lingua per tutte quelle realtàche hanno punti vendita non solo in Italia maanche all’estero».

Gianpiero Ciola e Fiorenzo Orlandinotti

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 105

Sotto, interfaccia ibrida per l’inserimento

di documenti back-office

Oracolo® è una piattaforma operativaper il mercato Retail, spazia dal puntocassa intelligente integratocon il misuratore fiscale, ai dispositivimobile, a un back-office web-based

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TECNOLOGIE

106 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

Radiocomandi, si aprononuovi scenariLe difficoltà del settore dei trasporti stanno rendendo altalenante anche il mercato legato

ai radiocomandi. Grazie però a scelte oculate e a collaborazioni con mercati sani,

come quello tedesco, per il comparto si aprono nuovi sbocchi. L’analisi di Claudio Arcano

Nicoletta Bucciarelli

Sostenere imprenditori con progetti ca-paci di creare valore nel lungo periodo.È questo lo scopo con cui è stato istituitoil Fondo Nord Ovest, un fondo chiuso

di diritto italiano attivo dal 2005 con un patri-monio di 30 milioni di euro, interamente sot-toscritto da investitori italiani. Le risorse sono de-stinate alle Pmi con sede o che proponganonuove iniziative imprenditoriali nel Nord Ovestd’Italia. Un focus territoriale che riesca a supportareaziende “sane” che forniscono un valore aggiuntoal territorio. È stato ad esempio il caso della Si-stematica, realtà operante nel campo dell’inge-gneria elettronica. Sistematica produce sistemi dicontrollo radiocomandato che trovano applica-zione nei settori in cui l’operatore, per esigenzedi sicurezza o ergonomia, si trova a lavorare a di-stanza dalla macchina. L’azienda del cuneese hasaputo far tesoro delle opportunità offerte dalfondo, aumentando in questo modo il know-how e con questo, la ricchezza dell’area in cui sitrova. «L’intervento del Fondo Nord Ovest, ge-stito dall’SGR “Strategia Italia”, – sottolineaClaudio Arcano, general manager – ha consen-

Claudio Arcano è general manager di Sistematica Spa di Manta (CN).

Nelle altre immagini momenti di ricerca, sviluppo e collaudo di radiocomandi

www.sistematica.it

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Claudio Arcano

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 107

tito, grazie a una nuova gestione e a investimenticospicui ma oculati, la rinascita dell’azienda. Daciò risulta evidente che, quando gli strumenti diPrivate Equity non pensano unicamente al ri-sultato finanziario ma hanno come obiettivoprincipale lo sviluppo del territorio, possonodare ottimi risultati come nel nostro caso».

Anche grazie al Fondo Nord Ovest, oggiqual è l’andamento del vostro business?«Nonostante la contingenza direi più che buono.Nel 2010 abbiamo chiuso con un +46 per centorispetto all’anno precedente mentre nel 2011l’incremento percentuale è stato di +18 per cento.Un ottimo risultato visto che nel 2008 ci siamotrovati a far fronte alla crisi che tutti conosciamo,con una situazione di seria difficoltà economica.Nonostante la disponibilità di prodotti e clienti,stavamo inesorabilmente procedendo verso l’orlodel fallimento. Poi, abbiamo saputo sfruttarebene l'ingresso del Fondo».

Che andamento si è registrato invece nelprimo semestre del 2012?«Molto altalenante. La situazione generale non èdelle migliori: non dimentichiamo che il nostrosettore di riferimento è quello dei trasporti, cheè particolarmente colpito dalla crisi. Si rivolgonoa noi infatti costruttori di allestimenti per veicoliindustriali, agricoli e nautici. A ciò si aggiungono,nel settore industriale, costruttori di sistemi d’im-magazzinaggio compattabili e piattaforme di sol-

levamento veicoli. Ciononostante le prospettiveper l’ultima parte dell’anno sono buone, grazieanche all’acquisizione di un significativo numerodi nuovi clienti».

Quali sono i vostri mercati più importantiall’estero e qual è la situazione nel mercato in-terno? «La Comunità Europea (prevalentemente l’areatedesca), l’Australia e gli Stati Uniti. Nonostantela situazione in Italia sia stagnante, di recente ab-biamo rilanciato l’attività commerciale acqui-sendo nuovi clienti. I programmi commerciali fu-turi sono al momento finalizzati a crescereulteriormente nei paesi dove siamo già presentiprima di ampliare il raggio di azione. In Germa-nia, stiamo raccogliendo sempre più consensi equesto rappresenta per noi un ottimo biglietto davisita. Il mercato tedesco è ritenuto a livello mon-diale sinonimo di qualità e affidabilità dei pro-dotti». � �

INVESTIMENTI QUOTA DEL FATTURATO CHE OGNI ANNOSISTEMATICA DESTINA A RICERCA E SVILUPPO. UNA BATTAGLIACHE PER I RADIOCOMANDI SI GIOCA SUL PIANO DELLA SICUREZZA,DELL'ERGONOMIA, DELLA ROBUSTEZZA E DELL'AFFIDABILITÀ

9%

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Dal punto di vista dei brevetti e della pro-tezione della proprietà intellettuale a livello in-dustriale, credete che gli strumenti legislativiattualmente disponibili vi garantiscano?«Non abbiamo avuto ancora la possibilità di te-stare il livello di protezione dei brevetti in quantola concorrenza, a parte un caso che è rientrato intempi brevi, non li ha ancora aggrediti. In gene-rale sono del parere che i brevetti rappresentinoun vantaggio competitivo che consente di pene-trare per primi il mercato».

Oltre il 9 per cento del fatturato è investitoin ricerca e sviluppo e un terzo del personaleè impegnato nell’ufficio tecnico.

«Al momento, in collaborazione con i costruttoridei vari allestimenti, siamo concentrati nella ri-cerca di nuove applicazioni e personalizzazionidei prodotti a catalogo. Stiamo lavorando ancheall’introduzione di alcune novità tecnologichesui nostri prodotti che possano creare un valoreaggiunto significativo. Posso dire che migliore-ranno il comfort e la sicurezza dell’utente finale,consentendo di abbattere ulteriormente il murodi diffidenza verso i radiocomandi».

Quali sono e in che Paesi si trovano i vostrimaggiori competitors? «Il nostro settore, pur di nicchia, è costellato dicompetitors più o meno importanti e presenti inquasi tutti i paesi. La “battaglia” si gioca sul pianodella sicurezza, dell'ergonomia, della robustezzae dell'affidabilità, del livello di servizio fornito alcliente e, non ultimo come importanza, dellastretta conformità alle normative che regolano ilsettore. A tal proposito mi sento di affermare che,in considerazione degli enormi passi avanti fattinegli ultimi anni dalla nostra azienda, in Eu-ropa siamo diventati leader in diversi settori le-gati al trasporto».

Cosa pensate del complesso legislativo cuisiete sottoposti?«Una semplificazione sarebbe d’obbligo. A mioavviso, ad esempio, si dovrebbero accorpare in ununico pacchetto gli argomenti legati alla legge231/2011 che disciplina varie responsabilità del-l’azienda e la legge sulla privacy, che fanno rife-rimento l’una all’altra ma che essendo di fatto di-sgiunte, costano due volte all’azienda in terminidi personale e consulenze».

Quali sono le prospettive e gli obiettivi peril medio e lungo periodo?«Per il medio periodo ci poniamo come obiettivodi ampliare ulteriormente la gamma di applica-zioni dei nostri prodotti aumentando contem-poraneamente la presenza nelle aree geografichedove siamo già presenti. Per il lungo intendiamoaumentare il parco prodotti e contemporanea-mente incrementare la copertura commercialenelle aree geografiche dove la nostra presenza è at-tualmente scarsa».

TECNOLOGIE

108 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

� �

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TECNOLOGIE

110 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

Investire nell’information technology

uarto mercato Ict europeo, ilnostro è quello che, insiemealla Spagna, sta calando di piùdal punto di vista dell’anda-mento. I dati a cura dell’Euro-

pean Information Technology Observatoryparlano di un decremento del 4 per cento re-gistrato nel 2011 che, nel 2012, è valutato incalo dell’1,8 per cento. Ancora una volta amancare in Italia sono gli investimenti inbanda larga e una politica industriale seria e ingrado di definire i settori su cui puntare pertornare a crescere. Un quadro della situazioneche sembra trovare d’accordo i protagonisti diquesto settore in continua evoluzione. «In-dubbiamente la crisi si sente, ma più di tuttosi sente l’incertezza sul futuro prossimo –spiega Carlo Cocirio titolare della Qtech, so-cietà di Torino che dal 2004 opera nell’Infor-mation Technology –. Proporre prodotti dialta qualità non è sufficiente per potersi sentireal riparo da una situazione economica di tale

portata, per questo ai prodotti vanno comun-que affiancati tutta una serie di servizi necessaridurante la fase di sviluppo/installazione delprodotto. La qualità a dispetto della quantità».Quello dell’information technology è un set-tore in continua evoluzione e per poter com-petere sul mercato è indispensabile disporre diprodotti di assoluta qualità ed efficienza. «In-dubbiamente il settore nel quale lavoriamo sievolve molto rapidamente sia per quanto ri-guarda i prodotti che per i servizi richiesti daiclienti. La nostra filosofia non è quella di pro-porre l’ultima novità a tutti i costi, bensì solu-zioni testate che siano stabili e sicure allo stessotempo. Questa filosofia deve essere ovviamenteadattata alle esigenze del cliente, il quale, devepoter acquistare un prodotto ad hoc, studiatoe costruito in base alle specifiche richieste delsuo lavoro».In questi anni Qtech ha instaurato partnershipimportanti a livello mondiale. «Le collabora-zioni con i più importanti player del settoresono fondamentali, in quanto garantisconoinformazioni dettagliate sui nuovi prodotti inanticipo rispetto al mercato. Nel nostro caso,scegliere player che interagiscono già durantela fase di sviluppo di una nuova piattaforma, dala possibilità di poter creare un prodotto con

I dati del Rapporto 2012 dell’European

Information Technology Observatory

confermano la crescita di un settore in

continua evoluzione che deve però essere

supportato da una politica industriale

seria. Ne parliamo con Carlo Cocirio

Marco Tedeschi

Qtech si trova a Torino

www.qtechsrl.itwww.arqivia.com

Q

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Carlo Cocirio

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 111

stallati in quasi tutto il mondo. Cosa impor-tante in un momento economicamente difficilecome questo. E i risultati per l’anno 2011hanno premiato queste scelte. «Parlando del2011 mi sento di poter dire che è stato unanno positivo, si è lavorato bene su progetti in-dustriali che, in controtendenza, sono aumen-tati nel corso dell’anno. Le criticità sono staterilevate dall’ultimo mese del 2011 fino ad oggi,vedendo nuovi progetti fermati, rinviati e, nellapeggiore delle ipotesi, definitivamente annullatiprincipalmente per mancanza fondi e/o tagli aibudget. È questa incertezza che blocca gli in-vestimenti e di riflesso tutti i nuovi progetti conconseguenze di paralisi dell’indotto, in ognicampo di applicazione».Un’incertezza che comunque non impedisce altitolare di Qtech di guardare con ottimismo aiprossimi progetti. «Il futuro impone sicura-mente nuove sfide – conclude Cocirio –. Ilnostro obiettivo rimane in ogni caso quello diproporre al mercato soluzioni di alto livello,dove non è sufficiente la vendita ma bisognaabbinare competenze post vendita che oggi, acerti livelli, non tutti riescono a fornire».

componenti che tra loro sono stati certificatidai produttori; un vantaggio che ci mette al ri-paro da incompatibilità individuabili esclusi-vamente al momento della produzione chepuò, in certi casi, ritardare la consegna in modosignificativo. Al momento i principali playercon i quali collaboriamo sono Intel, Mitac,Tyan, Emacs, Areca, Western Digital, Open-eed AIC».Tutti i prodotti realizzati dall’azienda sono ri-volti a una clientela variegata. «Si tratta – spiegaCocirio –, dei più svariati settori anche nonprettamente di tipo informatico; come adesempio il mondo del broadcasting video,quello medicale, del digital signage o dell’au-tomazione industriale. Non esiste, in questopreciso momento d’incertezza economica, unprodotto che spicchi rispetto agli altri; sicura-mente negli ultimi 12 mesi c’è stata molta ri-chiesta di Storage (i dati da archiviare cresconoin modo esponenziale) e di Workstation per ladigitalizzazione immagini senza dimenticare iprodotti Calcolo».L’azienda piemontese opera in tutta Italia, matramite i suoi partner, i prodotti sono stati in-

��

Negli ultimi 12 mesi c’è stata molta richiesta di Storagee di Workstation per la digitalizzazione immaginisenza dimenticare i prodotti Calcolo

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112 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

Il 60 per cento del fatturato reinvestito,negli ultimi ventiquattro mesi, nel rinno-vamento del parco macchine e della logi-stica produttiva. È questo il dato che rap-

presenta al meglio l’impegno di Oms sul frontedell’innovazione tecnologica, oltre che su quellodella formazione e della sicurezza. E che collocal’azienda di Avigliana come main contractor al-l’interno dei progetti comunitari di ricerca esviluppo e come committente e partner privile-giato del Politecnico di Torino. Da oltre unventennio l’azienda guidata da Luca e Paolo Sa-ladino è un attore di primo piano, a livello in-ternazionale, nel settore delle lavorazionimeccaniche hi-tech. In particolare nella pro-gettazione e costruzione di componenti di al-tissima precisione per il settore,aerospaziale, alta

velocità, e ultravuoto. Inoltre è fornitore ufficialenel settore racing, con lavorazioni destinate aicampionati mondiali di Formula Uno e MotoGp. «Oggi la nostra realtà ha raggiunto un’atti-tudine world wide – spiega Saladino –, come di-mostra il fatto che per uno dei nostri principalipartner il purchase depth si trova a Singapore».Fra le iniziative più recenti, Oms coordina il

Un’azienda a stretto contatto con

l’industria internazionale e i maggiori

centri di ricerca europei e mondiali.

Luca Saladino presenta i risultati

raggiunti nell’ultimo anno da una

delle eccellenze piemontesi nel campo

dell’aerospaziale, dell’aeronautico

e del racing

Manlio Teodoro

Innovazione costantenella meccanica

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Luca Saladino

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 113

Luca Saladino,

amministratore

delegato della Oms Srl.

L’azienda ha sede

presso Avigliana (TO)

www.omsht.it

progetto europeo Tmac64, che prevede la colla-borazione fra quattro aziende europee e dueuniversità con l’ambizioso obiettivo – finoramai realizzato – di costruire un rotore per tur-bina hi-vacuum in lega di titanio Ti64Al da unblocco pieno di materiale.

SETTORI DI SPECIALIZZAZIONELa società, oltre a lavorare con partner multi-nazionali come Agilent, Brembo, FaiveleyTransoport – per i quali realizza, fra gli altri,componenti per applicazioni turbomolecolarie analisi chimica, sistemi frenanti pneumo-tronici per treni ad alta velocità di ultima ge-nerazione , collabora con il Politecnico di To-rino, in particolare con il dipartimento diIngegneria aeronautica e aerospaziale e il Di-sat (Dipartimento Scienza Applicata e Tecno-logia). Come ricorda Saladino: «Per la crea-zione dell’ultravuoto, le più prestigioseistituzioni scientifiche internazionali, comeNasa e Cern di Ginevra, utilizzano le pompeturbomolecolari di Agilent Technologies,(ExVarian) società della quale siamo un fornitorestrategico e con la quale ab-biamo stretto un partenariatotecnologico e progettualelungo più di un ventennio. Lanostra eccellenza tecnologicainoltre ci ha visto fornitori, inambito aerospaziale, di ele-menti per i razzi vettori Ariane6 e Ariane 7. Il costante progresso e lo sforzodi ricerca hanno poi portatol’azienda ad affermarsi i nel-

l’universo racing,e nel 2004 viene ufficialmentericonosciuta come fornitore ufficiale di BremboRacing Spa, partner per il quale Oms ha prodottopezzi di cruciale importanza, che sono stati im-piegati nelle più importanti competizioni agoni-stiche di Formula Uno e Moto Gp. «Questi ri-sultati sono stati raggiunti grazie a un processo di

specializzazione avviato più diventi anni fa nella lavorazione divari tipi di materiali speciali, ae-ronautici, aerospaziali e vari ac-ciai inossidabili (Aisi 303, 304,316 e 416L) e oggi possiamovantare una particolare espe-rienza, sia in termini di risorsetecniche e umane, sia nell’uti-lizzo di attrezzature e utensileriadedicata alle lavorazioni di tuttii tipi di leghe di alluminio (avio- � �

INVESTIMENTI QUOTA DEL FATTURATOCHE OMS HA DESTINATO NELL’ARCODEGLI ULTIMI 24 MESI AL RINNOVAMENTODEL PARCO MACCHINE AZIENDALE

60%

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TECNOLOGIE

114 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

nal, ergal, anticorodal e altre)». La selezione dimateriali e fornitori, correlata alle analisi chi-mico-fisiche e di conformità, permette a Oms dimantenere standard elevati e all’avanguardia.«Da sempre attenti alle evoluzioni tecnologichedei processi e dei macchinari di produzione,utilizziamo le più moderne procedure di analisidi dati e processi, come l’Spc (Statistic Proces-sing Control), il Doe (Design Of Esperiment),il sistema qualità Sei Sigma (scarto quadraticomedio). La produzione e l’analisi dimensionalesono affidate ai più moderni centri di lavoro estrumenti di misura, con i quali possiamo ga-rantire una precisione quantificata entro tolle-ranze di 0,002 millimetri».

REATTORE VORTEX E ALTRIPROGETTI 2012Un reattore ad alta pressione da reingegneriz-zare. È questo uno dei progetti recentemente

� � commissionati a Oms dal Politecnico di To-rino. «Per il progetto Vortex, abbiamo realiz-zato delle soluzioni di raccordo intercambiabilicon innesti a vite e oring di tenuta, ridise-gnando e ridistribuendo i flussi di gas ad altapressione con un miglioramento della tenutae dell’efficienza del reattore. Quando è statonecessario per raggiungere gli obiettivi della ri-cerca, questo sistema ha permesso la sostitu-zione di una singola valvola di gestione delflusso gassoso senza dover ricorrere alla sosti-tuzione dell’intero sistema di iniezione del gasad alta pressione, offrendo un notevole rispar-mio sia in termini economici che di tempo». Un altro progetto recente ha previsto la co-struzione di uno stampo in molibdeno. «Acausa della criticità dell’applicazione – si trattadi un metallo con particolari caratteristichemeccaniche e di resistenza e caratterizzato daun elevato punto di fusione –, insieme al di-partimento di Scienza e chimica dei materiali,si è trattato di affrontare una sfida finora maisperimentata: eseguire lavorazioni meccani-che di precisione su una lega di molibdeno al99 per cento». Recentemente OMS ha consegnato il primo di2 Prototipi lavorati,con il suddetto materiale.Fra i recenti traguardi della società, vanno ri-cordati anche la partecipazione al progettoLamborghini Reventon J (l’auto più esclusivadel salone di Ginevra 2012, pezzo unico ven-duto a 2.100.000 euro) e al progetto CarterHarley D. «Come esempio di particolari chedichiarano prestigio e unicità, abbiamo realiz-zato quattro terminali di scarico in AISI-416L,per la One Off della Lamborghini, gli stessirealizzati da blocco pieno con lavorazione a 5assi continui quattro terminali di scarico chesi contraddistinguono per l’assenza di ogni ri-ferimento alla geometria euclidea. Da ununico blocco sono stati creati disassamenti edeffetti ottici scomposti che emergono soltantonella visione di insieme. Inoltre, per CarterHarley, ci siamo inseriti nel solco della tradi-zione di un brand universale per la realizza-zione di un concetto di design in puro stile ita-

Per l’esclusiva One Offdella Lamborghini abbiamo realizzatoun sistema di quattro terminalidi scarico che si contraddistingueper l’assenza di ogni riferimentoalla geometria euclidea

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Luca Saladino

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liano. Lo stile è stato anteposto alla precisione,per far emergere il lato estetico del lavoro dellafresa e sono stati realizzati alcuni particolariestetici di fortissimo impatto».

POLITICA DELLA QUALITÀCome dimostrano gli ingenti investimenti ininnovazione e sperimentazione, Oms è allacontinua ricerca di nuove tecnologie che per-mettano di perfezionare ulteriormente la qua-lità del prodotto e ottenere la massima effi-cienza economica. «La nostra politica aziendaleprevede una ricerca continua di nuove tecno-logie, che siano in grado di innalzare le per-formance dei nostri prodotti e la soddisfa-zione dei committenti. Per questo siamoimpegnati anche nell’interazione con i par-tner, ai quali offriamo il supporto tecnico ne-cessario a individuare eventuali soluzioni al-ternative, che ci permettano di migliorare ilrapporto fra qualità e prezzo. La collabora-zione è anche un’occasione di progressiva cre-scita professionale e valorizzazione delle nostrerisorse umane».

Oltre a essere certificata secondo le norme Iso9001-2008 e ad avere un reparto a tempera-tura e umidità controllate, che è il fulcro dellaricerca e controllo, da circa cinque anni Omsha adottato un sistema di certificazione e im-magazzinamento dati dei nostri prodotti de-nominato Spc (System Processing Control).«Questo ci permette di avere un quadro gene-rale sulle quote critiche di ogni particolare ri-ferito al lotto di produzione, che garantisceuna quota dimensionale vicina a quella nomi-nale. Inoltre, l’area riservata al controllo sulprocesso di produzione è dotata di macchinedi misura a coordinate, che attingono a undata base esclusivo per il monitoraggio deiparticolari in lavorazione. In questo modo ilciclo produttivo è costantemente sottoposto acontrolli di processo: il prodotto viene seguitoe certificato a partire dall’accettazione del ma-teriale di utilizzo, si prosegue con le fasi di la-vorazione e di imballaggio e infine è sottopo-sto a un accurato collaudo di fine produzione,che è l’ultima verifica sulla qualità prima dellamessa in esercizio».

Negli ultimi 9 mesi Oms ha investito in due nuovi impiantiproduttivi hi-tech di ultima generazione: un centro di

fresatura a cinque assi Nmv 5000 Mori Seiki e un Integrex Gt. Ilprimo sistema è dotato di righe ottiche di precisione e grazie asessanta utensili e al sistema di misura e correzione automaticadei parametri, insieme al controllo della vita utensile, consente dilavorare ai più elevati livelli tecnologici. Destinato alla produzionedi particolari Racing, hi-vacuum e pneumotronici, l’Nmv 5000 hapermesso a Oms di rivedere il proprio processo produttivo dialcune tipologie di pompe, riducendo le fasi di lavorazione dasette a tre e realizzando così un abbattimento dei costi stimatofra l’8 e il 14 per cento. L’implementazione di Integrex Gt, invece,utilizzato al 50 per cento per la produzione vacuum, ha portato aun’industrializzazione del processo produttivo per i rotori che si ètradotta in una maggiore efficienza economica dei prodotti – dicirca l’8 per cento per i rotori turbo e di circa il 15 per cento pergli spacer spring e i bottom flange – e in un’elevata garanzia di

eccellenza produttiva. Quest’impianto è stato progettato ecostruito sulle specifiche di Oms e dispone di un centro torniturae fresatura a nove assi controllati da due Cnc, ottanta utensili,righe ottiche, sistema misura utensili laser, sistema misura pezzoe autocorrezione parametri dimensionali a contatto, Robot CNCdi carico e scarico pezzo.

L’AVANGUARDIA NELLETECNOLOGIE DI PRODUZIONE

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TECNOLOGIE

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uando si parla di made in Italysi fa riferimento a quel pro-cesso di rivalutazione dellaproduzione artigianale e indu-striale italiana che, negli anni,

ha portato alcuni prodotti nostrani a eccel-lere nella competizione commerciale inter-nazionale, soprattutto nel campo della modae dell’alimentazione. Ma l’Italia ha le potenzialità per primeggiareanche in molti altri ambiti, forse meno notiperché di nicchia, molto specialistici o ma-gari perché non rappresentano un numerosignificativo di addetti. È questo, ad esem-pio, il caso delle soluzioni ERP, dove gli ope-ratori italiani non hanno nulla da invidiare ailoro competitor stranieri. La prova evidenteè rappresentata da Sorma, società piemontesepartecipata dal gruppo Sole24Ore che tra leproprie referenze può vantare aziende di ca-ratura internazionale, clienti in 22 paesi, una

Soluzioni gestionali made in Italy Un sistema ERP internazionale non deve obbligatoriamente essere straniero.

Ne è un esempio il software Si5 progettato e realizzato dalla Sorma, azienda torinese

oggi presente praticamente in tutto il mondo. Il punto di Claudio Perlo e Oscar Polato

Diego Bandini

soluzione ERP tradotta in 14 lingue, ideo-grammi compresi. Ne parliamo con il suopresidente, Claudio Perlo, e con l’ammini-stratore delegato Oscar Polato.

Come può un’azienda di medie dimen-sioni come Sorma competere all’interno diun mercato caratterizzato dalla presenzadi “colossi” internazionali?CLAUDIO PERLO: «La maggior parte delle grandiaziende straniere che operano nel mercatodelle soluzioni ERP sono nate da acquisizionie fusioni realizzate da società di private equityo venture capital, che hanno come mission lamassimizzazione dei risultati degli investi-menti, indispensabile per ripagare gli investi-tori. Per questo devono disporre di prodottiche raccolgano il consenso nel maggior nu-mero possibile di aziende, in tutti i settorimerceologici e possibilmente su scala mon-diale. Con questi presupposti il prodotto Erpdovrà essere per forza “generalista”. Questoperò porta a tralasciare lo sviluppo di specifi-cità proprie di alcuni settori merceologici,che risulterebbero dispersive e poco profitte-voli in rapporto agli investimenti fatti. Inquesto scenario si creano gli spazi per queiplayer che decidono di non puntare suigrandi numeri ma sulla specializzazione».

Proprio la strategia adottata da Sorma.C.P.: «Esatto. Sorma fin dalla sua nascita hapuntato sulla specializzazione, focalizzandosiesclusivamente sulle esigenze delle aziendemanifatturiere. Il nostro prodotto di punta èla soluzione Erp Si5, la sintesi delle espe-

Da sinistra,

Claudio Perlo,

presidente,

e Oscar Polato,

amministratore

delegato di

Sorma Spa, Torino

www.sorma.com

Q

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Claudio Perlo e Oscar Polato

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 117

rienze trentennali dei nostri capi progettonei settori della logistica e della produzione,tanto che oggi è considerato un punto di ri-ferimento per tutte quelle imprese attive nelsettore della componentistica auto e deglielettrodomestici».

Di cosa si tratta nello specifico?C.P.: «Il nostro sistema Erp Si5 è stato pro-gettato e realizzato per migliorare le perfor-mance delle aziende manifatturiere graziealla gestione, al controllo e alla pianifica-zione di tutti i processi d'impresa, passandoattraverso la ricerca della massima efficienzae automazione nel rispondere alle esigenze diun mercato in continua evoluzione. A ogginel mondo sono oltre 40mila gli utenti cheusufruiscono di questo prodotto».

Chi sono i vostri partner e in quali set-tori operano?C.P.: «Lavoriamo al fianco di grandi gruppiindustriali, con decine di stabilimenti nelmondo e migliaia di dipendenti. Tra questipossiamo citare Bitron, Gavazzi e Sews Ca-bind, che usano Si5 in tutti i loro stabili-menti produttivi, ma anche piccole realtà lo-cali con poche decine di addetti, tutte conun’esigenza in comune: gestire in modo com-pleto la produzione e tutti i fenomeni a essaconnessi, quali la pianificazione dei mate-riali e tutta la catena della fornitura (supply � �

chain). Abbiamo clienti che producono mac-chine utensili, trattori e macchine agricole,farmaci, integratori alimentari, macchine perla dialisi e apparecchiature biomedicali, com-ponentistica elettronica, cantieristica navalee molto altro ancora».

Quali sono le motivazioni che hannoportato realtà di livello internazionale adaffidarsi a Sorma e al suo software ERPSi5?C.P.: «Le motivazioni sono molteplici, primatra tutte l’elevato livello di competenze or-ganizzative che possiamo assicurare nell’am-bito della produzione. Faccio un esempioconcreto, che possa rendere meglio l’idea. Inpassato l’amministratore di un’azienda cheopera nel settore della costruzione di mac-chine per la pulizia industriale ci chieseun’offerta per il rifacimento del sistema in-formativo aziendale: anziché un’offerta ge-nerica preferimmo sottoporgli una propostaper un check-up preliminare, finalizzato adanalizzare le esigenze e definire correttamenteil modello organizzativo. Solo dopo questipassaggi, infatti, saremmo stati in grado dipresentare la nostra offerta, accompagnataanche da una relazione nella quale avremmoillustrato le criticità emerse, i suggerimentiper modifiche organizzative e il modello ge-stionale che avremmo applicato nel futuro si-

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TECNOLOGIE

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stema informativo». Quale risultato avete ottenuto?

C.P.: «Al termine del check-up l’amministra-tore mi chiamò per dirmi che nei quattrogiorni in cui aveva affiancato il nostro capoprogetto, aveva scoperto più criticità e ano-malie gestionali di quante scoperte nei pre-cedenti tre anni dal suo insediamento; inutiledire che ci commissionò la realizzazione delprogetto».

Quali sono gli altri fattori che hannocontribuito al successo di Sorma sui mer-cati internazionali?C.P.: «Senza dubbio far parte del gruppoSole24Ore rappresenta una garanzia di con-tinuità e stabilità per i nostri committenti, as-sicurandoci al contempo la reattività e la snel-lezza tipica delle piccola azienda italiana.Altro aspetto da non sottovalutare è il fattoche, di norma, molti dei prodotti presenti sulmercato sono distribuiti attraverso una rete diinstallatori. Sorma, invece, è sia il produttoreche l’installatore del prodotto: ciò significamaggior conoscenza del prodotto, ma anchepossibilità di implementazioni dello stessosu specifica richiesta del cliente».

Come siete riusciti a consolidare le vostre

installazioni in ben 22 Paesi nel mondo? OSCAR POLATO: «Il processo di globalizzazionedei nostri partner è iniziato molti anni fa, inparticolare per quel che riguarda il settoredella componentistica auto. Questa tendenzasi è poi estesa anche ad altri settori, comequello delle macchine agricole e degli elet-trodomestici, consentendoci via via di au-mentare il numero delle installazioni al-l’estero. Un processo in continua evoluzione,che ci vede protagonisti con diversi progettinei mercati emergenti, soprattutto in India,Cina, Brasile e Lituania, a testimonianza delfatto che, con la specializzazione, anche lepiccole aziende come Sorma possono con-tribuire alla diffusione del made in Italy inmercati e settori tipicamente presidiati daconcorrenti stranieri».

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Il nostro sistema Erp Si5 è statoprogettato e realizzato per migliorarele performance delle aziendemanifatturiere

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TECNOLOGIE

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Per chi punta a investire in un’ottica dilungo periodo, la risposta è nei macro-trend. Un riferimento importante per-ché indica i temi di maggior sviluppo

nei decenni a venire. Dall’energia al cloud com-puting. Di alcuni dei temi dominanti nel lungoperiodo si ha percezione già oggi. È il caso, peresempio, della questione energetica o della tec-nologia, cruciale nello sviluppo dell’ultimo de-cennio. Sul fronte informatico, il tema principalesarà il cloud computing, che vede il passaggiodalla logica di acquisto a una di locazione. Uncambio di prospettiva che viene incontro ai bud-get ristretti di aziende e uffici pubblici, spostandoil centro della gestione presso società specializzateche in molti casi possono trovarsi anche a migliaiadi chilometri dal cliente. Molte sono le realtà che, soprattutto in questo pe-riodo di difficoltà, hanno deciso di puntare suinvestimenti importanti. Tra queste la Elettro-Tech, azienda di Torino che si occupa di pro-gettazione e realizzazione di quadri e impiantielettrici, destinati principalmente al mondo del-l’industria, della robotica e dell’automazione.«Abbiamo molto creduto nella parola “inve-stire”– spiega Valter Monticone, che insieme alfiglio Alessandro gestisce l’azienda. La nostrareazione al difficile momento, infatti, è stata piùsimile a un’accelerata che ad una frenata per uti-lizzare un riferimento automobilistico. Abbiamoinfatti deciso di affinare ed attualizzare le at-trezzature, i supporti hardware e software spe-cifici del nostro settore. Molti sforzi sono statirealizzati anche dal punto di vista dell’immaginee del marketing. Ci proponiamo ora sul mercato

con un sito interattivo nuovo, completamente re-staurato e modernizzato secondo i canoni attuali.Grazie a questo e al consueto materiale cartaceodi presentazione (anch’esso modernizzato) ab-biamo potuto fornire forti e validi strumenti co-noscitivi e di interscambio a quelle realtà verso lequali abbiamo mirato per generare partnershipfinalizzate all’espansione del nostro pacchettoclienti». Alla base di questi investimenti ci sono motiva-zioni particolari per la Elettro-Tech. «Abbiamospinto – spiega Alessandro Monticone –, con-temporaneamente su due fronti. In primo luogopoiché crediamo ancora nella nostra Italia, ab-biamo investito molto per creare e consolidarecollaborazioni con aziende presenti sul territorionazionale ampliando la gamma dei servizi offerti.In tal senso ci ha fatto estremo piacere scoprire

Perché investire nei macrotrend Per riuscire ad affrontare il periodo di crisi, Elettro-Tech ha elaborato una personale “manovra”.

Investimenti mirati in materia di supporto tecnologico e di immagine aziendale.

Ne parliamo con Valter e Alessandro Monticone

Marco Tedeschi

Elettro – Tech

si trova a Torino

www.elettrotech.net

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Valter e Alessandro Monticone

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 121

che in Italia ci sono ancora delle sane aziendefatte di serie persone volenterose e lavoratricicon le quali è possibile lavorare nel modo che hasempre contraddistinto noi Italiani. Certo non ènemmeno paragonabile la situazione attuale a ciòche è stato il mercato nazionale di 10/15 anni fama l’aver creato e rafforzato i citati rapporti ci faben sperare». Il secondo fronte è sicuramente rappresentatodalle opportunità offerte dai mercati esteri. «Pen-siamo sia fuori discussione concordare sul fattoche molti di questi mercati siano più attivi e di-namici rispetto a quello nazionale. Ed è per que-sta ragione che abbiamo messo in essere un veroe proprio programma di internazionalizzazionedall’azienda.Stiamo gradualmente costruendo interessantirapporti di penetrazione paese per paese. Pun-tiamo come leva principale sulla oggettiva qua-lità che abbiamo sempre espresso e su competi-tività economica e servizi che grazie a unaefficiente organizzazione interna riusciamo a of-frire. Crediamo comunque fortemente nel madein Italy ed auspichiamo in una rapida e duraturaripresa economica italiana ed europea».«In questo periodo di crisi, del quale non si vedeancora un epilogo – continua Valter Monticone–, ogni azienda è stata messa di fronte a scelte dif-ficili ma necessarie. Abbiamo visto aziende tra-volte che hanno dovuto chiudere i battenti ed al-tre che hanno risposto tagliando il più possibilesui costi fissi mentre altre ancora si sono viste co-strette a ridurre le risorse umane. Forse è stato unazzardo ma dal canto nostro abbiamo deciso diandare contro corrente. Anche noi siamo statimessi di fronte a decisioni difficili ma le ab-biamo sempre operate pensando ad obiettivi amedio e lungo termine e finalizzate alla crescitae al consolidamento della nostra realtà. Anchenoi come le altre aziende abbiamo dovuto ela-borare una nostra “manovra” per rispondere aquesta pressante situazione. Abbiamo, come lo-gico, rivalutato al meglio i costi fissi, tagliandodove era possibile ma comunque investendo dal

punto di vista delle risorse umane, delle tecno-logie e della ricerca. Un esempio di questa nostrafilosofia è rappresentato dallo sviluppo di si-stemi di “recupero energetico”. Questo ci haconsentito di proporci sul mercato come for-nitori di soluzioni che puntano al risparmioe all’ottimizzazione energetica. Siamo infattigli unici a proporre una domotica wirelessespandibile a 360° a costi veramente ragione-voli e interamente finanziabile con un offertadi configurazioni specifiche che possono ge-nerare fino al 40 per cento di risparmio sullabolletta» e di conseguenza anche abbattendosensibilmente le emissioni di CO2.

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Siamo gli unici a proporre una domoticawireless a costi ragionevoliper una configurazione che può inciderefino al 40% sulla bolletta

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INNOVAZIONE

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Tirare in remi in barca e aspettare contranquillità e pazienza che la buferapassi. È questa la reazione che moltesolide realtà dell’imprenditoria ita-

liana hanno scelto per affrontare e superare il dif-ficile periodo di crisi. Tante altre, al contrario, hanno deciso di pren-dere di petto la situazione e investire in innova-zione facendo scouting di nuove e promettentitecnologie. Tra queste anche il Gruppo Carpa-neto Sati, impresa industriale e commerciale im-pegnata da cinquant’anni all’interno del settore

L’elettrico investe in start up Tecnologie rivolte alle telecomunicazioni e alle energie alternative, in particolare al fotovoltaico.

Questa è la tipologia di start up che il Gruppo Carpaneto Sati ha preso in considerazione

per consolidare la propria presenza sul mercato. Ne parla Emilio Carpaneto

Emanuela Caruso

elettrico. «Abbiamo deciso di scommettere e in-vestire nelle start up tecnologiche italiane e inparticolare piemontesi – commenta Emilio Car-paneto, presidente della società – portando cosìavanti una scelta illuminata e coraggiosa per ilmomento storico in cui ci troviamo a operare. Ilpercorso intrapreso ha ripagato le aspettative, inquanto ci ha consentito di porre le basi per unadiversificazione dell’attività del gruppo e unamaggior penetrazione nel mercato internazio-nale, le cui esigenze sono in continuo e profondocambiamento. L’idea di puntare sulle start up tec-nologiche era presente già da una decina di anni,ovvero da quando è stato deciso di passare at-traverso la realizzazione di siti di produzione el’acquisizione di progetti innovativi».

È proprio durante lo sviluppo di questopercorso che il Gruppo Carpaneto Sati ha ca-pito su quali settori fosse più opportuno in-vestire.«Siamo stati folgorati dall’intuizione che il futurosi sarebbe concentrato in particolar modo at-torno allo sviluppo delle telecomunicazioni edella ricerca di fonti di energia alternativa, ragionper cui abbiamo creato un nuovo ramo aziendalededicato alla produzione e commercializzazionedi prodotti e soluzioni innovative specifiche e ap-petibili per questi settori. Fondamentale in que-sta fase della nostra storia è stato l’incontro conl’Incubatore del Politecnico di Torino (I3P), uncentro di eccellenza italiana che supporta decinedi start up d’avanguardia».

La Wi-Next e la Wit Sa sono le due societàdel Gruppo Carpaneto Sati più fortemente

Emilio Carpaneto, presidente del Gruppo Carpaneto Sati con sede a Rivoli (TO). Nella pagina accanto,

kit fotovoltaico a isola con doppia armatura a Led e il prodotto Hot Spot Pro

www.gruppocarpanetosati.it

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Emilio Carpaneto

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 129

orientate all’innovazione tecnologica. Nellospecifico, di cosa si occupano?«Le soluzioni offerte da queste due realtà del no-stro gruppo, la prima con sede in Italia a CascineVica (Torino) e la seconda in Francia a SanLaurent du Var (Nizza), consentono di rispon-dere a una vasta gamma di esigenze operative diaziende pubbliche e private. Ad esempio Wi-Next propone soluzioni idonee alla creazione direti Wi Fi Mesh che grazie a un esclusivo soft-ware riescono a generare reti wireless completa-mente auto-configuranti in grado anche di in-teragire con l’ambiente circostante attraversosensori e attuatori presenti su ciascun apparato;mentre WIT propone soluzioni per la gestionedel risparmio energetico, il controllo degli ac-cessi, arrivando a soluzioni di nicchia come ilcontrollo delle esondazioni dei fiumi con relativaallarmistica».

Particolare attenzione è rivolta al tema dellaGreen Efficiency. In che modo e con qualetipo di prodotto riuscite a farlo?«Abbiamo studiato una serie di soluzioni volteal controllo e all’ottimizzazione dei consumienergetici e alla trasmissione dei dati attraversoinfrastrutture alimentate a energia solare. Gli in-vestimenti effettuati hanno portato alla produ-zione del primo kit fotovoltaico dedicato esclu-sivamente all’illuminazione pubblica stradale ealla commercializzazione del nuovo kit fotovol-taico a isola, che trova applicazione non solo nel-l’illuminazione pubblica, ma anche negli ambitidell’illuminazione di pannelli pubblicitari e se-gnaletica stradale, della videosorveglianza, delleantenne radiotrasmittenti e degli apparati wi-fi».

Quali prospettive di sviluppo intravedeteper l’immediato futuro del Gruppo Carpa-neto Sati?«Sicuramente, i settori delle tecnologie di tele-comunicazione a banda larga e del fotovoltaicosono le due aree di business su cui la società in-tende puntare anche nel medio-lungo periodo.Stiamo effettuando anche importanti investi-menti nella progettazione e produzione delletecnologie nei nostri stabilimenti perché cre-diamo fortemente nell’opportunità del made inItaly nel mondo, anche per il settore tecnologico.Inoltre, vogliamo continuare a rafforzare la no-stra posizione da leader nel comparto dell’im-piantistica elettrica industriale e, per farlo, prov-vederemo a consolidare la nostra capacità dirispondere in modo puntuale ed efficiente a ognitipo di esigenza di installazione. In questo, par-tiremo dal core business aziendale, ovvero dai si-stemi di canalizzazione metallica per impiantielettrici industriali, e passeremo poi a prodottipiù di nicchia quali, per esempio, la schermaturaelettromagnetica».

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Facendo scouting di nuove tecnologie,siamo riusciti a trasformare dellesemplici start up in prodotti verie propri dall’elevata competitività

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INNOVAZIONE

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Il mercato europeo dei materiali chimicie tecnologici impiegati nel settore tessileè stato agitato, in questi anni, dalla con-correnza dei prodotti provenienti dal-

l’Estremo Oriente. Questi si sono concentratiin una fascia di mercato poco innovativa, maconsolidata. Nonostante tutto però, il mercatotessile italiano occupa ancora un posto di ri-lievo a livello mondiale, grazie soprattutto allecontinue novità che è in grado di esprimere.«Purtroppo non siamo più alle grandi tiraturedi un tempo, ma quanto si progetta e realizzain Italia ha ancora un qualcosa di unico, ca-pace di innovare e fare tendenza». Ne è con-vinto Ezio Boasso, titolare della Rescom,azienda torinese specializzata nella ricerca eproduzione di materiali chimici innovativi,destinati soprattutto al settore tessile.

Tra le novità recentemente introdotte dal-l’azienda c’è il Solar’Res, un materiale im-piegato per la produzione di articoli capacidi garantire il massimo benessere a chi li in-

dossa. Quali sono state le considerazioniche vi hanno portato alla produzione diquesto materiale?«Solar’Res è una membrana ceramica traspi-rante impermeabile, che emette radiazioni dellontano infrarosso e interagisce con la fisiolo-gia del corpo. Si sa che la sensazione di caloreche noi sentiamo quando siamo al sole derivada quella porzione di raggi infrarossi che pe-netrano nella cute. Questi sono proprio iraggi del lontano infrarosso, di lunghezzacompresa tra i 4 e i 16 micron. Partendo daquesto principio abbiamo sviluppato la mem-brana Solar’Res, che ha un potere riscaldantetre volte superiore alle normali membrane incommercio».

A quale settore è destinato?«Solar’Res rappresenta la soluzione ideale perl’abbigliamento invernale e da lavoro, inquanto può permettere di ridurre sensibil-mente l’imbottitura dei capi, a parità di poterecoibentante, assicurando un comfort elevato.Solar’Res può essere usato anche su un capoleggero estivo, ma in questo caso la membranadeve essere applicata a zone, solo in punti stra-tegici, come ad esempio la zona lombare e learticolazioni».

Quale riscontro sta avendo sul mercato?«Il Solar’Res è stato brevettato nel 2006 grazieanche all’apporto del fisico francese JacquesCasper, ed è stato insignito della medagliad’oro al Salone dell’Invenzione di Strasburgo.

La chimica rivoluziona il tessileUna membrana ceramica traspirante

e impermeabile, ideale per la realizzazione

di abiti invernali e da lavoro. È l’ultima

delle innovazioni introdotte dalla Rescom,

come racconta Ezio Boasso

Guido Puopolo

Ezio Boasso, titolare

della Rescom Srl di

Settimo Torinese (TO)

[email protected]

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Ezio Boasso

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 131

Per il momento abbiamo avuto molto successoin Francia, Svizzera, Inghilterra e sta per esserelanciato negli Stati Uniti mentre, per il mo-mento, in Italia la situazione è stazionaria».

Quali sono le linee guida alla base delvostro lavoro?«Siamo sempre alla ricerca di prodotti alta-mente innovativi per finissaggi, effetti e tattidiversi; prodotti che spesso vengono sviluppatiin collaborazione o in esclusiva con i grandimarchi. A volte vengono sviluppati prodottiche si posso adattare agli impianti e alle tipo-logie richieste dai clienti. Altre volte sonopure invenzioni nostre che proponiamo almercato. Possiamo dire che produciamo ideee captiamo esigenze. I nostri laboratori hannoil compito di valutare tutti i più avanzati pro-dotti chimici di base per formulare prodottispecifici e sviluppare nuove tecnologie».

Rescom pone da sempre particolare at-tenzione alla salvaguardia dell’ambientenelle sue lavorazioni. Come si esplica nellapratica questa attenzione?«Da anni cerchiamo di sviluppare prodotti inemulsione acquosa, che possano sostituirequelli in solvente. Commercializziamo e pro-duciamo resine traspiranti in acqua, poliure-tani in soluzione colloidale ed in dispersioneacquosa completamente esenti da coalescenti

e privi in assoluto di sostanze volatili specificiper il settore tessile, per la rifinizione delle pellie per le vernici. L’ultima novità in fase di spe-rimentazione è una vernice catalitica che de-pura l’aria».

Come è andata l’attività di Rescom nel-l’ultimo anno? «Abbiamo avuto un notevole aumento di fat-turato nel 2010, raggiungendo il massimostorico nel 2011, con un incremento del 34per cento. Tuttavia questo risultato assai posi-tivo è stato controbilanciato da una riduzionedegli utili dato che, negli ultimi tempi, non èstato sempre possibile trasferire l’incessanteaumento del costo delle materie prime sulprezzo di vendita. Riscontriamo inoltreun’enorme difficoltà negli incassi, e i terminidi pagamento si sono allungati a dismisura».Spesso, per prudenza, ci vediamo costretti a ri-fiutare alcuni ordini».

Su cosa punterete per il prossimo futuro?«Vogliamo proseguire nel solco tracciato inquesti anni, investendo sullo sviluppo e sull’in-novazione di prodotto. Recentemente abbiamodepositato un nuovo brevetto, e un altro è incorso di realizzazione. La nostra strategia èquella di non rincorrere fatturato e quantità, mapuntare su prodotti sempre più esclusivi e diffi-cili da sostituire e da imitare».

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Il Solar’Res brevettatonel 2006, è stato insignitodella medaglia d’oro al Salonedell’Invenzione di Strasburgo

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INNOVAZIONE

132 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

Rispetto a molti settori, particolar-mente afflitti dalla crisi, quello del ve-tro sta andando in controtendenza,come dimostrano anche i dati di As-

sovetro: nel 2011 la produzione ha sfiorato i 5,2milioni di tonnellate contro 5,05 milioni del2010, evidenziando un incremento del quasi2,5 per cento. Nello specifico, per il vetro cavo,l’aumento nel 2011 è vicino al 2 per cento, conoltre 3,7 milioni di tonnellate di produzione,contro i circa 3,65 milioni di euro del 2010.Un trend positivo, confermato anche dal casodelle Vetrerie Betti Torino, presente da quattrogenerazioni sul mercato, nonché esempio di

un’impresa a conduzione famigliare che ha sa-puto ritagliarsi, in maniera anche pionieri-stica, un ruolo di punta nel settore di riferi-mento, anche a livello internazionale.

In che modo e con quali esiti riuscite aconciliare la tradizione dell’arte vetraria conle esigenze del mercato odierno?«Le nostre parole d’ordine sono tenacia, qua-lità e rinnovamento, cui si sommano anchel’intuito e il coraggio che non ci sono maimancati. Per affrontare le sfide di un mercatoin continua evoluzione, abbiamo fatto levasulla qualità, sulla rapidità e sulla competitivitàdei nostri servizi. In particolare ci concen-triamo sull’elaborazione di contenitori perso-nalizzati, curando i dettagli e il design e po-nendo molta attenzione a tutti i processiinnovativi. Ciò ci ha premiato nei risultati e inmaniera gratificante, in quanto abbiamo rag-giunto il traguardo di esportare in più di 40paesi nel mondo».

A chi vi affidate per la produzione deicontenitori da commercializzare?«Abbiamo attivato collaborazioni con diversipartner, in Italia e all’estero, per poter offrire aiclienti una gamma di prodotti completa, cheun singolo partner commerciale non sarebbein grado di offrire. Quindi, in base alle richie-ste, ci rivolgiamo allo stabilimento produttivocapace di andare incontro alle specifiche dellacommittenza».

Negli anni 50, Alfredo Betti ha puntato al mercato estero, in maniera pionieristica,

aprendo nuovi sbocchi alle Vetrerie Betti Torino . I figli ne hanno raccolto l’eredità,

impostata sulla ricerca continua di soluzioni innovative, come spiegato da Cristina Betti

Roberta De Tomi

La tradizioneprende forme innovative

Cristina Betti,

amministratore delle

Vetrerie Betti Torino Spa

di Settimo Torinese (TO)

www.vetreriebetti.com

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Cristina Betti

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 133

Quali sono state le tappe che hanno per-messo alle Vetrerie Betti di diventare un puntodi riferimento per i mercati di 40 paesi nelmondo?«La famiglia Betti è attiva da quattro generazioninel campo del vetro cavo: nel 2005 abbiamo fe-steggiato il centenario. Il mio bisnonno, Arturo,era direttore della Vetreria Astigiana, ma fu miononno Francesco a iniziare l’attività di vendita.Negli anni ’50, quando ancora il mercato globaleera un’utopia, mio padre Alfredo, in manierapionieristica, ha sviluppato, maggiormente il la-voro focalizzando le vendite sul mercato estero,soprattutto in Francia, ma anche in altri paesi eu-ropei. I miei fratelli prima e in seguito anch’io,abbiamo intensificato quest’espansione versol’estero mettendo in questo tutta la nostra pas-sione e attenzione, e anche se oggi la concorrenzaè forte in molti paesi abbiamo il vantaggio di es-sere un’azienda conosciuta da lunga data e dasempre un partner affidabile».

Quanto incide il supporto tecnologico suibilanci dell’azienda?«In termini di tempo, parecchio. La dottoressaCristina è sempre impegnata nello studio dinuovi modelli da proporre al mercato. È lei checura il prototipo, in tutte le sue fasi: dal disegnoiniziale, alla fabbricazione dello stampo pilota,alla presentazione della campionatura e alla pro-duzione del contenitore. Il suo staff commercialesi occupa poi della diffusione dei nuovi modellie della sua continua disponibilità».

In che termini si misura il valore aggiuntodella “personalizzazione” dei contenitori?«Il valore aggiunto di un contenitore persona-lizzato è inestimabile in quanto un’azienda sidistingue sul mercato utilizzando un contenitoreoriginale e unico nella forma che la rende rico-noscibile nel tempo all’occhio del consumatore.Nel caso in cui la committenza non decida di in-vestire in un nuovo stampo possiamo anche per-sonalizzare un articolo esistente limitando i co-sti. Talvolta invece si decide di rendersi “originali”

attraverso la decorazione di una bottiglia esi-stente. Anche in questo campo ci affidiamo a va-lidissimi partner, fornendo bottiglie con serigra-fia, verniciatura, applicazione di etichette specialie chiusure originali».

Come riuscite a rendervi competitivi in unmercato sempre più sotteso ai prodotti “lowcost”?«Come già rilevato, al momento la qualità del ve-tro e la modernità degli impianti a cui ci rivol-giamo per le nostri produzioni, ci hanno per-messo di non risentire di questa concorrenza. Esoprattutto, con noi, i clienti – in particolarequelli esteri – che ci contattano proprio per con-tenitori di qualità, non corrono il rischio di ri-cevere produzioni cinesi di bassa qualità».

Quali obiettivi vi ponete per il futuro?«Il nostro futuro sarà impegnato a mantenere at-tive le vendite nei paesi in cui siamo gia pre-senti e a sviluppare una maggiore rete di ven-dita. Al contempo è importante accettarenuove sfide in termini di originalità dei pro-dotti senza mai dimenticare l’importanzadella qualità degli stessi».

Negli anni 50, quando ancorail mercato globale era un’utopia,mio padre Alfredo, ha sviluppatoil lavoro, focalizzando le venditesul mercato estero

Page 106: DPiemonte092012

INTERNAZIONALIZZAZIONE

La carenza in infrastrutture tecnologi-che del nostro paese figura tra le primecause del perché le aziende italianenon investano in innovazione. È

quanto emerso dal rapporto presentato da Bu-siness International alla tavola rotonda con ilgoverno intitolato “Come prosperare in unadecade di crescita zero”. Tra le cause del ritardonell’investimento, oltre la crisi, ci sarebbero l’at-tuale quadro normativo e la scarsa disponibilitàdelle banche a finanziare i progetti. In questoquadro che fotografa la limitata capacità d’in-novarsi delle aziende italiane sembra andare incontrotendenza la Monigraf, realtà nata nel1973 con lo scopo di migliorare e automatizzare

i dispositivi delle macchine da stampa. «Sin daiprimi anni ottanta – spiega Eligio Gervasoni,presidente dell’azienda -, la Monigraf, si è im-pegnata a rendere più facile e veloce il compitoagli operatori. Per far questo abbiamo impiegatole nuove tecnologie elettroniche digitali chepian piano andavano a sostituire con successo glistrumenti analogici all’ora in uso. In campo di-gitale possiamo dire di essere stati dei pionieri».

Qual è stato l’apporto più significativo cheavete realizzato nel settore delle macchine dastampa?«Sicuramente l’automazione del processo di in-chiostrazione. Abbiamo completamente digi-talizzato le regolazioni a distanza del flusso di in-chiostro necessario alla stampa di alta qualità.Siamo riusciti a rendere possibili le operazioniin modo facile, preciso e veloce. Abbiamo inol-tre reso memorizzabili e disponibili le regola-zioni eseguite per un’eventuale ristampa anchea distanza di tempo. In questo modo gli scartidella carta, di inchiostri e il tempo necessario perl’esecuzione del lavoro vengono notevolmenteridotti. I costi di produzione diminuiscono,così da poter disporre di maggior tempo pro-duttivo e aumentare le tirature riducendo itempi passivi di avviamento».

State studiando altre novità?«Le novità che stiamo sviluppando sono sem-pre in linea al nostro pensiero ispiratore, ov-vero grande attenzione alla qualità, produtti-

Gli investimenti nella digitalizzazione delle macchine da stampa hanno permesso alla Monigraf

di crescere esponenzialmente e di allargarsi a importanti mercati esteri. Tra tutti, la Cina e l’America.

Ne parliamo con Eligio Gervasoni, presidente dell’azienda

Marco Tedeschi

Continuano gli investimentinelle macchine da stampa

Monigraf

ha la sede a Torino

www.monigraf.it

136 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

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Eligio Gervasoni

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 137

2012, Drupa. Giancarlo Terzuolo,

vice presidente della Monigraf e presidente

della Beijing Monigraf Automation, insieme alla delegazione cinese

vità, facilità e velocità di esecuzione del lavoro.Questo avviene grazie ad acquisizioni auto-matiche di dati provenienti dalle apparec-chiature dedicate alla preparazione delle ma-trici di stampa e al controllo di qualità,attivando processi automatici di “close-up”che consentono un migliore e più efficacesfruttamento degli impianti stessi».

Su cosa state investendo oggi?«Nell’aggiornamento delle macchine da stampa.Queste macchine ovviamente sono meno pro-duttive di quelle di ultima generazione per unacarenza di automatismi che possono collegarsia tutte le informazioni derivanti dall’universo deiprocessi delle apparecchiature necessarie per lapreparazione alla stampa. In quanto a investi-menti per la ricerca e nuovi prodotti, la nostraazienda rende sempre disponibile il 6 per centodel fatturato annuale».

Monigraf ha anche una fortissima presenzaa livello internazionale. «L’universalità e la flessibilità del nostro pro-dotto, utile non solo per la stampa di qualitàcommerciale e nella tiratura dei quotidiani, offrela possibilità di attrezzare indifferentemente mac-chine a foglio, a bobina, per la stampa dellacarta moneta e della litolatta (bevande, prodottialimentari). Questo ha permesso di farci cono-scere in tutto il mondo, creando così, per unacorretta azione su mercato, una serie di rappre-sentanze e di aziende produttrici sia in Americache in Cina. Per il mercato cinese è stata neces-saria una joint venture con una delle maggioriaziende costruttrici di macchine per la stampa in

Cina. Il nostro vanto in Cina é di essere stati sceltiper equipaggiare con il nostro prodotto tutte lemacchine delle Banknote Company che servonoalla produzione della stampa della carta moneta.Nella seconda metà del 2011 abbiamo costituitola Monigraf-Inc. nell’area di Chicago, Illinois,per servire in modo adeguato il nord, centro esud America».

Potrebbe farci un bilancio del 2011 e dicome sta andando il 2012?«L’andamento delle vendite nell’anno 2011 ciha permesso una chiusura di bilancio positiva;per l’anno in corso, fino al 31 maggio 2012,anche tenendo conto della congiuntura nega-tiva dell’economia, la Monigraf segna ancoraun attivo del bilancio. Il nostro portafoglioordini ci consente di vedere ancora in modopositivo il seguito della nostra attività fino allafine dell’anno».

Per il mercato cinese è statanecessaria una joint venture con unadelle maggiori aziende costruttricidi macchine per la stampa, la BMA,con il 51 % Monigraf

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INTERNAZIONALIZZAZIONE

138 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

Un consorzio è la soluzione concre-tizzata da alcune Pmi che lavoranonel settore dei coloranti, per farfronte alle incombenze del Reach

(Regolamento CE n. 1907/2006). Tra questeimprese, la Kem Color, azienda di Settimo Tori-nese che rileva le difficoltà intrinseche al regola-mento, legato a una burocrazia onerosa, che,come riferito dal titolare, Fabrizio Di Cesare,non aiuta le aziende in tempi di crisi. «Provando a sintetizzare un regolamento com-plicato come il Reach – spiega – esso prevede chele industrie che producono o importano una so-stanza chimica al di sopra dei 1.000 chilogrammiall’anno, la registrino all’Echa (Agenzia Europeaper le sostanze chimiche), attraverso la presenta-zione di un dossier tecnico, che ne analizzi l’im-patto sull’ambiente e sulla salute dell’uomo. Aoggi sono ormai due le date di scadenza, in basealla fascia di tonnellaggio di produzione o im-portazione: nel 2013 per i grossi volumi enel 2018 per le sostanze in fascia di tonnellaggiominore e meno impattanti, che riguarderannoquasi esclusivamente le Pmi. Il Reach è un rego-lamento che condiziona la maggior parte del-l’industria manifatturiera comunitaria, poichécoinvolge tutti gli attori della catena di approv-vigionamento (escludendo dalla partecipazione leparti extraeuropee). Ogni cittadino, senza es-serne consapevole, viene coinvolto e condizionatodal regolamento, poiché un’industria come Kem

Color ha già preso i dovuti provvedimenti per af-frontare l’oneroso iter che il regolamento im-pone». «Sebbene le finalità del Reach siano doverose eapprezzabili – sottolinea Di Cesare – dal puntodi vista dell’imprenditoria, però, si è rilevato l’en-nesimo scoglio, poiché la burocrazia e i costi au-mentano, a fronte di un mercato in forte affanno.Per questa ragione la nostra azienda ha cercato inprimo luogo di formare i dipendenti e adeguarela politica aziendale ai cambiamenti legislativiimposti, ma soprattutto di partecipare alla crea-zione di un consorzio aperto e senza fini di lucro,con altre importanti Pmi del settore dei colorantiper il tessile-cuoio-carta, con lo scopo di mutuaassistenza e condivisione, al fine di poter ottem-perare al meglio agli obblighi di registrazione

La Kem Color Spa,

operante nel settore

dei coloranti rivolti

al tessile, ha sede

a Settimo Torinese (TO)

www.kemcolor.it

Nuovi mercatiper i coloranti italianiBurocrazia e costi che aumentano non aiutano certamente le Pmi che operano

in settori come quello dei coloranti, sottoposti agli adempimenti richiesti

dal Reach. L’analisi di Fabrizio Di Cesare

Roberta De Tomi

Page 109: DPiemonte092012

Fabrizio Di Cesare

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 139

Reach. Attualmente il consorzio sta collaborandocon alcune università e istituti di ricerca italiani,istituendo borse di studio inerenti alla partescientifica della registrazione, sia con organisminazionali che con altri internazionali, per svi-luppare ricerche di test alternativi, per evitare lasperimentazione animale, che ci permettano diabbattere i costi della registrazione, coprendo ilgap informativo tecnico sui coloranti che, so-prattutto nell’abbigliamento, sono parte dellanostra vita quotidiana».Kem Color, che ha come core-business proprioi coloranti destinati all’industria tessile, cerca diadeguarsi alle specifiche dei clienti, ponendocome punta di forza il servizio di assistenza tec-nica fornito ai committenti, con cui andare in-contro a diverse tipologie di richieste. I mercati in cui l’azienda è presente si collocanoanche all’estero, sulla scia delle scelte fatte da di-verse imprese tessili nostrane volte «a cercare unasoluzione all’incremento dei costi – rileva DiCesare – nella delocalizzazione all’estero, in par-ticolar modo nell’area dell’Est Europa e del NordAfrica. Per questo motivo la nostra società hasempre tenuto in alta considerazione i mercatiesteri. Sono così nate agenzie di Kem Color inpaesi come la Romania, la Bulgaria, la Turchia,il Marocco, la Tunisia. Questa scelta ha per-messo di contrastare i cali del mercato interno epertanto viene considerata tutt’ora attuabile:stiamo infatti cercando di penetrare in mercatinuovi per noi, come il Sud America. Per quantoriguarda l’Italia, abbiamo sviluppato una nuova

linea di prodotti, destinati al tessile tecnico no-strano, ambito che sta risentendo meno dellacongiuntura economica». Per Kem Color lo sviluppo di nuovi prodotti èun efficace strumento anti-crisi. «All’interno delnostro laboratorio – rileva il titolare – i tecnicichimico-tintori eseguono controlli di qualità siasulle materie prime che sui prodotti finiti, avva-lendosi di strumenti come spettrofotometri ecolorimetri, soluzionatrici e pipettatrici automa-tiche, gascromatografo e xeno-test per la soliditàalla luce. Resta forte però l’influenza della com-ponente umana, dove l’occhio difficilmente puòessere sostituito da una macchina. Sfortunata-mente la crisi ha colpito il tessile italiano findalla fine degli anni ’90 e da allora si protrae e perfar fronte alla situazione, oltre allo sviluppo dinuove linee prodotti, Kem Color ha ad esempioinvestito in fonti rinnovabili, con l’installazionedi un impianto fotovoltaico, che permetta dicontenere i costi energetici. In questa fase storica,la volontà è quella di superare le difficoltà, guar-dando al futuro, mantenendo però saldi i prin-cipi che ci legano al servizio al cliente e alla qua-lità dei prodotti, stando pronti al rilanciodell’attività, quando ci si porranno le condizioniadeguate».

��

Abbiamo creato il consorzio perottemperare al meglio agli obblighidi registrazione Reach

Page 110: DPiemonte092012

INTERNAZIONALIZZAZIONE

Come fa una grande impresa, italianaper giunta, a non cedere sotto i colpidella depressione? Si potrebbe erro-neamente pensare che le dimensioni

delle risorse spendibili facciano la differenza conle più sfortunate Pmi. Invece le regole cui ri-spondere per non arretrare non sono diverse. Lodimostra l’esperienza di Urmet, noto gruppo to-rinese, che negli anni ha diversificato le propriearee di business e oggi sviluppa e commercializzaprodotti e sistemi in tre aree differenti: sistemi do-motici per la comunicazione e sicurezza inte-grata, sistemi per la gestione e il risparmio del-l’energia e sistemi e soluzioni per letelecomunicazioni. Il Gruppo Urmet ha puntatosui mercati esteri, ha sviluppato nuove tecnolo-gie grazie ad investimenti sulla ricerca e recente-mente ha allargato l’attività anche all’ambito

delle energie rinnovabili. Tutti aspetti della ge-stione d’impresa che da anni costituiscono tappeobbligatorie per combattere la crisi. «Que-st’anno – ricorda con orgoglio Ivan Di Dio, re-sponsabile marketing operativo e comunica-zione del Gruppo Urmet – celebriamo isettantacinque anni di attività e abbiamo fe-steggiato raggiungendo un grande traguardo:Urmet è stata scelta dai costruttori del VillaggioOlimpico di Londra 2012».

Qual è stato il vostro ruolo all’interno del-l’evento?«Abbiamo partecipato al progetto del VillaggioOlimpico, una struttura che ha ospitato più di17mila persone e ha all’interno il più grandecentro commerciale d’Europa con 229 negozi, in-

stallando il sistema videocitofonico Iper-Voice in 3000 appartamenti suddivisi in 66blocchi. Si tratta di un nuovo sistema di vi-deocitofonia che, basato su cablaggio CAT5, non ha vincoli e limiti di estensione e di-stanza, di colonne montanti, di centralinie di utenze e che nel contempo semplifical’installazione e il funzionamento degli im-pianti di grandi complessi residenziali. Talesoluzione è estremamente affidabile e per-mette di integrare diverse funzioni con lavideocitofonia, come ad esempio il con-

Per il Villaggio Olimpico di Londra è stato scelto

un marchio made in Italy: Urmet, che con questo

riconoscimento festeggia i 75 anni di attività. Ivan Di Dio

ne spiega il successo e svela i prossimi obiettivi.

«Export, innovazione e rinnovabili»

Renato Ferretti

Ivan Di Dio, responsabile

marketing operativo

e della comunicazione

del gruppo Urmet

con sede a Torino

www.urmetgroup.comwww.urmet.com

La tecnologia italiana conquista le Olimpiadi

Page 111: DPiemonte092012

Ivan Di Dio

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 141

trollo accesi, la videosorveglianza, l’antincendioe l’antintrusione, in modo semplice».

Con questo riconoscimento il respiro in-ternazionale del vostro Gruppo è dato di fatto.«Se da una parte abbiamo sempre cercato dimantenere un elevato grado di specializzazione,dall’altro abbiamo tentato di ampliare il nostroambito competitivo con un processo di inter-nazionalizzazione. Questa strategia di espan-sione verso i mercati esteri, ha condotto ilgruppo a divenire una solida realtà italiana,composta da oltre 50 Società, 4.000 dipen-denti e con una presenza capillare a livello mon-diale in più di 100 paesi».

Com’è possibile perseguire la specializza-zione da un lato e la diversificazione di cuiparla dall’altro?«La crescente sensibilità degli utenti verso tema-tiche legate alla sicurezza, al comfort e al rispar-mio energetico delle abitazioni, fa sì che il settoredella domotica costituisca, per noi, un ottimoambito in cui investire per acquisire nuove quotedi mercato. Il futuro è “l’edificio intelligente”,che consente di gestire in maniera integrata tuttigli impianti tecnologici presenti in casa. Lo svi-luppo di nuove tecnologie, sempre più sofisticate,permette, infatti, di raggiungere la perfetta au-tomazione delle varie funzioni domestiche: cli-matizzazione, distribuzione acqua, gas, energia eimpianti di sicurezza».

Dunque ora vi occupate anche di energia. Inche modo?«Provvedendo noi stessi allo sviluppo di tecno-logie per la gestione e controllo dei consumi. Perquanto riguarda le energie rinnovabili, in parti-colare, ci occupiamo di fotovoltaico, idroelet-trico, biomassa, eolico e geotermia. Urmet En-gineering, “systems’ integrator” del Gruppo,realizza gli impianti seguendo le fasi di studio,progetto, start up, formazione e manutenzione,tanto in Italia quanto all’estero. Un esempio èl’impianto FV da 383 kW composto da 1480moduli installato sul tetto della sede Urmet a To-rino con il quale provvediamo al fabbisognoelettrico della nostra struttura. Per quanto ri-guarda la gestione e risparmio termico, UrmetEnergy, altra società del Gruppo, ha sviluppatoIperthermo, un sistema di termoregolazione econtabilizzazione con valvole termostatiche e ri-partitori di calore elettronici. Questi permet-tono agli utenti di pagare, pur in presenza di im-pianti di riscaldamento centralizzato, solo quelloche consumano. Un altro esempio che spiegal’idea di edificio intelligente».

❞❝Il futuro è “l’edificio intelligente”,che gestisce tutti gli impiantitecnologici presenti in casa

Page 112: DPiemonte092012

Il primo semestre 2012 si è dimostrato par-ticolarmente penalizzante per la produ-zione nostrana. Eppure l’industria italianaha deciso di non smettere d’innovare.

Anzi, l’innovazione si sta dimostrando propriol’unica arma vincente in questa situazione dicrisi generale. «Noi possiamo testimoniare – racconta EnricaAcuto Jacobacci, della Jacobacci & Partners –che alcuni clienti che esportano prodotti inno-vativi o di alta gamma, soprattutto al di fuoridell’Europa, vedono crescite considerevoli, al-cune, anche migliori rispetto al periodo prece-dente la crisi». Jacobacci & Partners, la cui sedeprincipale si trova a Torino, ma che può contaresu una presenza europea grazie alle sue sedi inSvizzera, Spagna e Francia, da 140 anni è spe-cializzata nella proprietà intellettuale. Da unlato si assicura che la proprietà intellettuale diun’azienda sia al riparo da qualsiasi rischio, dal-l’altra pianifica lo sfruttamento e lo sviluppocon un’attenta analisi delle potenzialità.

Nell’ultimo anno, qual è stato l’andamentodel vostro business.«Nel 2011 abbiamo mantenuto la posizionedell’anno precedente, senza significative varia-zioni. Mentre il primo semestre di quest'anno se-gnala un andamento di crescita moderata ri-spetto al precedente esercizio. I segnali positiviarrivano maggiormente dall'area brevetti e inparticolare stanno aumentando i depositi dinuovi brevetti che leggiamo come un'attenzione

dell'industria all'innovazioneper uscire dalla crisi. I datidell’Ufficio Brevetti Euro-peo, vedono l’Italia a +0,4per cento nel 2011, che seconfrontato con un +0,5 percento della Germania tenutoconto della recessione ita-liana e crescita tedesca è unottimo risultato. Se poi pa-rametrizziamo questi datialla luce del numero diaziende impegnate in ricercae sviluppo, il dato è ancorapiù favorevole all’Italia».

Registrate qualche muta?

CONSULENZA

Supportare l’innovazione Nell’ultimo anno sono aumentati

nel Paese i depositi di nuovi brevetti.

I dati dell’Ufficio Brevetti Europeo,

parlano di un +0,4 per cento per l’Italia

nel 2011. Un segnale dell’attenzione

dell'industria all'innovazione come

arma per uscire dalla crisi.

Ne parlano l’executive board

della Jacobacci&Partners

ed Enrica Acuto Jacobacci

Marco Tedeschi

Enrica Acuto Jacobacci, consigliere delegato, fa parte dell’executive board della Jacobacci & Partners

insieme ad Andrea Beckert, Paolo Crippa, Gerardo Defilippi e Carlo Alberto Demichelis

[email protected] www.jacobacci.com

Page 113: DPiemonte092012

mento nella considerazione dell’importanzadella proprietà intellettuale in una prospet-tiva di apertura al mercato globale?«L'apertura al mercato internazionale e il con-fronto con realtà produttive a livello mondialehanno spinto le aziende italiane a una maggiorattenzione alla protezione giuridica di prodotti,marchi e processi produttivi. Tuttavia, se da unlato il mercato globale rappresenta un'enormeopportunità dall'altro le aziende italiane di di-mensione medio piccola e che operano in settoritradizionali non hanno solo la sfida di contra-stare i contraffattori, quanto piuttosto contra-stare la sleale concorrenza in termini di dazi, co-sto del lavoro, di produzione e di sistema senzacontare i temi relativi alla sicurezza ambientalee sociale».

In quali fattori emergono i più significativielementi d’“innovazione” nel vostro ambitodi intervento? «È limitante pensare che i brevetti o i marchi va-dano bene solo per alcuni settori e che esista dav-vero il mercato delle “cose che non si possono in-novare”. Tutto si può innovare: lo dimostra unrecentissimo brevetto su un telaio in legno diuna bicicletta pubblicato a marzo del 2012 men-tre il primo telaio per biciclette risale al 1817. Ladomanda di brevetto internazionale rivendicaun telaio in legno, assai più economico del com-posito con fibre di carbonio e con una resi-

stenza paragonabile all’acciaio. Per quanto ri-guarda i marchi, l’innovazione è più che altro le-gata alla comprensione della necessità di portareall’interno del perimetro aziendale tutti gli ele-menti di valore che sono in astratto disponibili».

Ritenete necessaria l’introduzione di nuovemisure per la tutela del segreto industriale?«Il segreto industriale è nella norma modificatanel 2005 D.L. 30/2005 tutelata molto bene, allastregua di un’invenzione brevettata. Sono leaziende che devono predisporre all’interno pro-cedure scritte per la salvaguardia di questo se-greto. Noi le affianchiamo proprio in questocompito. La nostra convinzione è che non sononecessarie altre leggi e norme, ma una più forteattenzione e comprensione di dove stia il valoreaziendale e di come tutelarlo».

Anche alla luce del vostro essere soci delconsorzio Proplast di Alessandria, come vienepercepito in questo momento il tema dell’in-vestimento in ricerca e sviluppo? «Credo si possa dire che se certamente è difficilemobilitare risorse in un momento economicocome l’attuale, nello specifico c’è una generaleconsapevolezza del fatto che l’innovazione e lasua tutela, così come la capacità di portare, man-tenere e gestire in azienda tutto il valore che nederiva sono asset fondamentali in qualunquemercato. Di conseguenza la ricerca e svilupposono – pur tra molte difficoltà – tuttora elementi

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 145

❯❯

Enrica Acuto Jacobacci

100 milaSONO GESTITI DALLA JACOBACCI & PARTNERS.

IN TOTALE L’AZIENDA GESTISCE OLTRE

80 MILA BREVETTI

MARCHI

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presenti nelle strategie d’investimento aziendalilà ove l’innovazione viene percepita in modocorretto. Non a caso le aziende si consorzianoper promuovere la ricerca».

La vostra società di consulenza ha un re-spiro internazionale. In quali aree geografichestate lavorando maggiormente? «I paesi europei nei quali siamo presenti stannotutti vivendo un periodo di crisi, in Spagna per-mangono comunque occasioni di crescita so-prattutto per quanto riguarda la domanda diprotezione da parte di soggetti esteri sul mercatolocale. Gli ultimi dati di bilancio della nostracontrollata ci permettono un moderato ottimi-smo sull’evoluzione della domanda di servizi diproprietà intellettuale in Spagna. In Francia lanostra presenza è recente ed è ancora in una fasedi start-up ma con un andamento in crescitamentre la realtà svizzera è più consolidata ed ècollocata in una condizione d’equilibrio».

J&P spicca nel panorama italiano per dueelementi: l’80 per cento di donne in aziendae un’età media inferiore ai 40 anni. Qualevantaggio competitivo vi garantiscono questidue aspetti?«La nostra realtà ha sempre valorizzato il capitaledelle risorse umane aziendali. Consapevoli del-l'elevato grado di professionalità e della lunga

formazione necessaria per presidiare gli aspetticonsulenziali, operativi e manageriali, abbiamocreato nel corso dei secoli una “scuola Jacobacci”nella quale gli spazi per la mediocrità si sono az-zerati e la pressione della concorrenza ci im-pone di trovare soluzioni nuove e creative per ri-spondere adeguatamente ai bisogni e mezzi deiclienti».

Quali sono le prospettive per il futuro equali gli obiettivi che vi siete prefissati di rag-giungere?«Nonostante la situazione economica mondiale,l’obiettivo che ci siamo dati per il 2012 è statoquello di una crescita, anche se moderata e nonparagonabile a quella della prima metà deglianni 2000, per garantire la dinamica naturale deicosti e il mantenimento di livelli di redditivitàproporzionalmente invariati. Per il momentosiamo in linea con questi obiettivi e questo ri-sultato di metà anno ci dovrebbe consentire diguardare al futuro in modo meno pessimistico diquanto spesso si sente sui mass-media. Siamoconsapevoli del valore strategico dei servizi cheoffriamo e crediamo nell’industria italiana enella sua capacità di reazione».

146 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

❞❯❯

CONSULENZA

❝Gli ultimi dati ci permettonoun moderato ottimismo sull’evoluzionedella domanda di servizi di proprietàintellettuale in Europa

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CONSULENZA

148 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

La consulenza aziendale è un mare ma-gnum di aspetti e problematichespesso difficili da decodificare. Eppurela qualità del lavoro, soprattutto in

un periodo così difficile come l’attuale, risulteràdecisiva per la salute delle imprese apportandobenefici alla tenuta economica in generale. Eve-lina Dapueto, titolare di Soart Group, presentauna panoramica delle condizioni in cui versa ilproprio ambito e delle prospettive d’intervento.E non si mostra pessimista. «Temiamo – dice –per la nostra economia, a livello non solo eu-ropeo, ma siamo convinti che la professionalitàfrutti sempre. A patto di non puntare ai fasti del2005/2008».

Che bilancio si può fare della vostra attivitàdegli ultimi due anni?

«Le attività di una società di consulenza, inanni sabbiosi come questi, si possono dividerein diverse categorie: tenere la barra al centro, so-pravvivere o tirare la serranda e andare a colti-vare l’orto. Noi siamo qui, fra qualche peripe-zia e molte soddisfazioni: siamo cresciuti conl’acquisizione di clienti nuovi, che si sono affi-dati per progetti strategici, andando a rinfoltireun portafoglio che non ha salutato la partenzadi nessuno verso altri mari. I clienti di lungocorso si evolvono, e questa è una delle nostrericchezze significative. Abbiamo stretto par-tnership con differenti attori, fra cui una reted’imprese, per rafforzarci e garantire un’offertasempre ampia e dettagliata. In generale siamoin linea con gli anni precedenti».

Da quali settori stanno derivando le op-portunità di business più significative?«I nostri clienti standard sono legati al mondodella produzione: macchinari, impianti, com-ponentistica, HW/SW, commodities, trading:il nostro know-how si svolge all’interno di que-sto arco già ampio. A questo mondo offriamouna gamma di servizi che spaziano fra mana-gement, head hunting, controlling, planning,IT, marketing. I settori sono guidati dai mer-cati: chi opera su scenari competitivi offre alconsulente opportunità di pregio. Non par-liamo quindi di beni, ma di interpretazioni delmercato».

Oggi, anche in virtù della crisi che stiamovivendo, qual è il modo più efficace di se-guire le imprese?«È un tema molto dibattuto anche in Aidda,

La consulenza per scalare il mercatoIl consulente direzionale tesse le strategie per la crescita delle imprese,

divenendo uno dei principali responsabili della ripresa. Evelina Dapueto descrive metodi,

piani e stato di salute di un’attività complessa

Renato Ferretti

Evelina Dapueto e,

nell’immagine

a fianco, Ginevra

ed Edoardo,

della Soart Group

di Torino

www.soart.it

Page 117: DPiemonte092012

Evelina Dapueto

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 149

droid, il nostro dipartimento IT si sta diver-tendo un mondo».

Quali sono le prospettive e gli obiettiviper il medio e lungo periodo?«Puntiamo a consolidare le aree di business giàin essere e a sviluppare quelle appena nate. Miriferisco a Psycommuniquette, la nostra realtàdi consulenza per il marketing, l’advertising ela comunicazione commerciale. Si tratta di ap-plicare le basi della psicologia cognitiva e dellapercezione a un settore che ne ha sempre fattoun uso un po’naif . Il mercato sta rispondendocon interesse a questo approccio pionieristico.Quando fra 10 anni sarà una componente es-senziale negli uffici marketing di tutto ilmondo, speriamo di poterne vantare l’impegnolungimirante».

��

Il business è una sfida affascinantee difficile in cui l’imprenditorenecessita di una guida sicura

l’Associazione Imprenditrici e Donne Diri-genti di Azienda di cui faccio parte dal 1988.Noi prima di tutto dobbiamo dare un mo-dello di coraggio. E poi essere pazienti. Lo spi-rito più puro dell’imprenditoria non sta nellaspregiudicatezza. Infatti sono convinta che ilconsulente bravo sia quello che trae da aspettiapparentemente illogici, insight concreti per leaziende. Il consulente fortunato ha clienti cheascoltano, si arrabbiano, contestano, chiedonovarianti sui loro stessi progetti, per poi ritornarealla prima versione proposta, di cui si appro-priano il merito. Il consulente che vuole fattu-rare, invece, si accontenta di vedere applicate leproprie idee, e trae soddisfazione dai successidel committente».

Quanto investite in ricerca e sviluppo? Suquali progetti state lavorando in questo mo-mento?«Investiamo sulla nostra formazione sia nor-mativa, sia tecnica. Abbiamo dato uno stan-ding alone alla divisione marketing con unsito nuovo, la registrazione del marchio e unpolmone temporale di business development».

In particolare quali aspettative e novità cisono per Soart Group?«Ci aspettiamo un biennio complesso, con ilcomparire di professionalità sconosciute fino aqualche anno fa. Coltiviamo i nuovi talenti, an-che se notiamo un certo decadimento dei gio-vani: la formazione deve tornare a essere un po’più complessa, per allenare i ragazzi alle diffi-coltà. Andiamo verso l’homo homini lupus, èvero, ma i lupi sanno fare branco, isolando chinon è funzionale al gruppo ed eleggendo i lea-der capaci e motivati».

Quali sono le nuove tendenze in materia disoftware e applicazioni informatiche?«Sicuramente il cloud e la device economy sa-ranno argomenti importanti. Il web è stata laterza rivoluzione industriale, smartphone e ta-blet chiamiamoli gravi sommosse. Ad oggitutto deve essere ottimizzato su iOS o An-

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MANAGER E IMPRESA

152 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

Tra i fenomeni che vengono riscontraticon la crisi e che, sotto un certopunto di vista, diventano concausa diun indebolimento del mercato, tro-

viamo il downsizing di moltissime posizionimanageriali. «Il downsizing delle posizioni ma-nageriali – spiega Mario Piccoli, amministratoredi Career Counseling di Torino - nasce negli Usamolto prima della crisi. Oggi il fenomeno si èsolo allargato per ragioni di costo congiunturali.Nessuna azienda, per quanto grande, è più ingrado di condizionare il prezzo per remunerarel’organizzazione che si è scelta. Paghiamo ritardinelle scelte. Oggi la dimensione conta meno ri-spetto alla rapidità di analisi e di azione: è il pe-sce veloce che mangia quello lento. Su 10 posi-zioni manageriali perse se ne creano 6 o pocopiù». Career Counseling è una società nata ne-gli anni novanta per il supporto alla ricolloca-zione professionale. La società registra tempimedi di ricollocazione che vanno dai 3 ai 6 mesiin base alla professionalità e all’inquadramentodel candidato seguito. Un servizio fondamentalenel periodo che stiamo attraversando. «CareerCounseling è nata 22 anni fa a Torino e da alloraè sempre cresciuta diventando leader in Italia inun mercato dominato prima dalle multinazio-nali del settore (oggi assorbite dalle Agenzie peril Lavoro). Ricollocarsi vuol dire aprirsi al nuovo,al cambiamento e in questo siamo profonda-mente piemontesi. Per questo ora offriamo aimanager una ricerca a livello globale e li ac-compagniamo in un percorso per ottenere tuttele competenze necessarie per presentarsi concredibilità sul mercato».Tra le scelte portate avanti dalla realtà torinese c’è

Il valore della ricollocazionemanageriale Per tornare a essere competitive nel mercato globale

le aziende hanno bisogno di contare su figure

manageriali competenti. Per questo è fondamentale

fornire un outplacement in lingua inglese.

Il punto di Mario Piccoli

Marco Tedeschi

anche la scelta di investire su un servizio di out-placement in lingua inglese. «Le posizioni che siaprono per i dirigenti – prosegue Piccoli - sonosempre più lontane dal nostro territorio e speci-ficatamente anche per le ricerche in Piemontevengono richieste specifiche competenze lingui-

Mario Piccoli, amministratore di

Career Counseling, Torino

[email protected] [email protected]

www.careercounseling.it

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Mario Piccoli

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 153

stiche e un approccio globale. Noi sosteniamoqueste necessità e per preparare al meglio tutti inostri candidati per i colloqui forniamo ancheoutplacement in inglese. Mettiamo a loro di-sposizione consulenti madrelingua che ci aiutanoanche in una mediazione culturale di alto li-vello, sia per posizioni a livello nazionale che in-ternazionale». Un’apertura al mercato interna-zionale che necessita in ogni caso di un grandeimpegno e di un livello elevato. «La qualità delnostro management è elevata ma necessita di unsupporto e un training specifico per ottenereuna buona capacità di presentarsi, anche in altralingua e in altri contesti. Le nostre imprese hannobisogno di competenze manageriali per esserecompetitive nel mercato globale. Lo sviluppodelle suddette competenze risulta quindi lachiave per aumentare le posizioni dirigenzialidel territorio piemontese». La competitività in ambito internazionale derivaper Career Counseling anche dalle importanticollaborazioni che vengono portate avanti.«L’esperienza di global partner della più grandemultinazionale del settore ci ha insegnato comemuoverci e non commettere gli errori dei grandigruppi. Abbiamo una nostra presenza a Londra,centro mondiale della ricerca e selezione di ma-nager e professional. Abbiamo referenti nellemaggiori aree di sviluppo: nordics, paesi dell’Est,India e Far East con cui scambiamo informa-zioni in tempo reale, coadiuvati da nuovi sistemidi collegamento e di ricerca di dati». In questo scenario gli obiettivi, le sfide e le pro-spettive di crescita risultano strettamente col-legate alle capacità acquisite dai collaboratori,risorsa e punto focale dell’azienda. «Ci siamoriorganizzati per affrontare questa nuova sfida

ampliando e aumentando il numero, le capacitàe gli anni complessivi d’esperienza dei nostricollaboratori. A malincuore abbiamo rinun-ciato a collaboratori capaci, ma costosi e carentidelle competenze necessarie per aiutare i nostricandidati a vivere la globalizzazione. Stiamooperando un massiccio piano formativo a li-vello aziendale. Abbiamo aperto nuove sedi,consolidando la presenza in aree, anche del ter-ritorio, che hanno retto la crisi e che possonorappresentare uno sbocco per i nostri manager.Abbiamo rinnovato e ampliato i nostri serviziper rispondere alla sempre maggiore domandache proviene dai professional che non voglionoessere coinvolti dalle conseguenze di questacrisi e voglio continuare la loro carriera. Fac-ciamo quello che deve fare un’azienda sana persuperare la crisi: una forte attenzione allo svi-luppo, integrata da una continua spinta all’effi-cienza».

��Abbiamo referenti nelle maggiori aree

di sviluppo, come Londra,i paesi dell’Est, India e Far East, con cuiscambiamo informazioni in tempo reale

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BROKER DI ASSICURAZIONI

154 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

In un 2011 di complessiva difficoltà per ilmercato assicurativo italiano, contrasse-gnato da una decisa contrazione dellaraccolta premi (meno 12,5 per cento ri-

spetto al 2010), i broker hanno ulteriormenteincrementato la propria incidenza. Infatti, il to-tale dei premi è salito a 22,2 miliardi di euro(più 4 per cento rispetto al 2010) per unaquota di mercato complessiva del 21,1 percento. Nei soli rami danni, i broker che agi-scono in Italia hanno gestito 17,7 miliardi dieuro, cifra che rappresenta una quota del 48,9per cento sul totale nazionale. Inoltre, a frontedi un calo nel numero degli agenti assicurativi,la professione del broker ha registrato un’ulte-riore espansione. A fine 2011 risultavanoiscritte al registro unico degli intermediari1.683 aziende di brokeraggio, con un incre-mento di quasi il 10 per cento rispetto alla finedel 2010. Quali sono le ragioni di questa fortespinta in avanti del brokeraggio? Ne parliamocon Emanuele Cordero di Vonzo, consigliere diamministrazione del gruppo Assiteca Spa eamministratore delegato di Assiteca Ba Torino.

Cosa ha determinato la crescita dei brokere la contemporanea diminuzione del nu-mero di assicuratori tradizionali?«Negli ultimissimi anni la politica delle prin-cipali compagnie assicurative è stata quella ditrasformare le proprie reti di vendita. In pra-tica, le agenzie, prima impegnate sia nel settore

industriale che in quello personal line, si sonoprogressivamente spostate verso il mercato dellepersone. Ciò ha significato una riduzione nelledimensioni delle agenzie, e un corrispondenteridimensionamento del segmento di mercato.La conseguenza è stata che lo spazio di mercato

Emanuele Cordero di Vonzo fa un quadro del mercato italiano dei broker assicurativi.

Settore in crescita che sta occupando lo spazio lasciato vuoto dagli assicuratori tradizionali.

Prospettive e investimenti per il Piemonte e Torino

Manlio Teodoro

Soluzioni ad hoc per i rischi delle imprese

Emanuele Cordero

di Vonzo, Consigliere

di Amministrazione

di Assiteca SpA e Ad

di Assiteca Ba

Torino Spa

www.assiteca.it

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Emanuele Cordero di Vonzo

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 155

ascrivibile al settore industriale è rimasto inlarga parte scoperto. Ed è qui che si è concen-trato l’interesse dei broker, determinandone laloro crescita».

Come si è posta Assiteca rispetto a questofenomeno?«Il Gruppo Assiteca si pone con un trend dicrescita maggiore rispetto a quello medio deibroker attivi in Italia. Questo è stato possibilegrazie alla nostra strategia di investimento sullastruttura, che ci ha portato a un buon ritornoin termini di sviluppo organico dell’attività.Mentre i broker internazionali stanno indu-strializzando il proprio servizio, con prodottitendenzialmente sempre più standardizzati,noi abbiamo scelto di offrire qualità e specia-lizzazione. Per questo abbiamo investito sullepersone e sulla costituzione di team focalizzatisu problematiche specialistiche. Un esempio, èquello della nostra Divisione speciale creditocommerciale, rischio che è oggi molto sentitodalle aziende. Inoltre, in questo anno, stiamosviluppando un importante progetto che pre-vede una totale innovazione della nostra of-ferta. Crediamo nei valori delle imprese italianee vogliamo essere percepiti come il loro mi-gliore partner nella gestione dei loro rischi,che sono in continua evoluzione».

Quali ragioni vi hanno spinto a investirenonostante il momento difficile per l’eco-nomia?«Crediamo che proprio nei momenti difficilisia il momento di investire e di innovare. Noicondividiamo la filosofia seguita dalle impreseche hanno compreso che è necessario investireper uscire da questo momento di crisi. Infattiè questa la fase critica per ricercare nuovestrade, migliori dal punto di vista qualitativo ri-spetto al passato, evitando di concentrare tutto

l’interesse solamente sul prezzo più basso, cheè un fattore di successo solo apparente. In ma-teria di prodotti assicurativi, infatti, non sem-pre ci si può affidare a un prodotto standardper la copertura dei propri fattori di rischio. Lanostra volontà è quella di far capire che inmolti casi è necessariaun’assistenza specialistica eche noi abbiamo la com-petenza per offrirla, natu-ralmente a costi estrema-mente competitivi».

Come si inserisce inquesta strategia l’azionedi Assiteca Ba in Pie-monte e in particolare aTorino?«Torino è un nodo strate-gico per la nostra attività. Stiamo puntando aessere presenti non solo come sponsor, ma an-che attraverso accordi con le Associazioni diimprese in Piemonte oltre che a Torino. La no-stra consulenza si rivolge ovviamente a favoredelle aziende associate e il nostro obiettivo èsia quello di promuovere l’offerta dei nostriservizi e prodotti assicurativi “tailorizzati”, siaquello di fare cultura sulla gestione dei rischiall’interno dell’azienda. Questa cultura, inItalia infatti, è ancora poco diffusa, e rite-niamo le sedi associative quelle più adatte perquesto scopo».

MILIONI DI PREMI INTERMEDIATI DEL GRUPPOASSITECA. 42 MILIONI DI EURO I RICAVI, 17.500 SINISTRIGESTITI ANNUALMENTE, 100 I PAESI IN CUI IL GRUPPORENDE SERVIZI ATTRAVERSO NETWORK DI PARTNER

420

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INDAGINI PERITALI

Attilio Mercalli,

amministratore

della ED Srl, con sede

a Torino

www.engineeringdata.it

Un’attività rivolta alla “loss prevention” porta a privilegiare i valori, spesso in conflitto

con gli interessi economici di una società come ED, specializzata in indagini peritali.

Ma l’etica gioca un ruolo centrale, come evidenzia Attilio Mercalli

Roberta De Tomi

Sinistri e perizie,criticità del settore

L’introduzione di una rigida docu-mentazione amministrativa e fiscaleè una valida strategia per evitare spe-culazioni nelle indagini peritali atti-

vate dalle compagnie assicurative. Come spie-gato dal fondatore e amministratore, AttilioMercalli, per ED (Engineering Data), societàoperante da oltre 40 anni nel settore in que-stione, la procedura deve infatti essere im-prontata su valori etici centrali per lo svolgi-mento delle attività, rivolte a un target moltoampio: le assicurazioni e i terzi in genere, mercie beni trasportati e beni-ex leasing, di cui vienevalutato il valore residuo.

La nascita di ED presenta un curioso an-tefatto. Ce lo vuole raccontare?«In un certo senso ED è “figlia” di un inci-

dente, avvenuto nel 1965, ai tempi in cuiero direttore di un’azienda milaneseche commercializzava prodotti elet-trici ed elettronici. A seguito della ver-tenza assicurativa aperta per un epi-sodio di allagamento di una zonadell’edificio, conobbi il perito che sioccupava del caso. Il professionista

intendeva cedere la sua atti-vità, che entrò nell’orbitadelle mie mire professio-nali, coronate soltantodopo un certo periodo».

Su cosa si orienta in

particolare la vostra attività?«Un sinistro e il relativo contenzioso rappre-sentano un danno sociale. Da questa constata-zione nasce il nostro orientamento alla “lossprevention”, spinti da un’etica professionaleche ci porta a privilegiare i valori, malgradoquesti spesso confliggano con i nostri interessieconomici».

Come si è evoluto il vostro bacino diutenza negli anni?«Negli anni il nostro bacino d’utenza è cre-sciuto notevolmente: da un iniziale 80 percento di compagnie assicuratrici, prima soloitaliane, poi straniere, è passato a una diversi-ficazione del servizio peritale in ambiti che cihanno permesso di valorizzare la nostra “lossprevention”. A oggi lavoriamo soprattutto conle assicurazioni, che rappresentano il 60 percento della nostra attività, mentre per il restooperiamo per grandi aziende, di trasporto odell’industria, banche, società di leasing».

È possibile prevenire comportamenti spe-culativi, spesso ricorrenti nelle vertenze as-sicurative? «Alla luce dell’esperienza e di diverse casisticheche si sono reiterate nel tempo, possiamo direche è possibile prevenire questi comporta-menti. Per farlo, abbiamo indirizzato le inda-gini in maniera anti-speculativa, introducendouna rigida documentazione amministrativa efiscale».

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Attilio Mercalli

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 157

Secondo quali dinamiche operate?«Abbiamo ben presente il concetto di “pronto in-tervento”, spesso disatteso dalla lentezza di tra-smissione del mandato peritale. Per questa ra-gione, 24 ore su 24, per 365 all’anno è attivo unservizio, con cui ci rendiamo disponibili a rice-vere l’incarico di perizia in maniera tempestiva».

Quando venite contattati, che iter si attiva?«Quando il mandato di perizia viene inol-trato, l’operatrice trasferisce al perito di com-petenza la documentazione necessaria, com-pletata dagli elementi identificativi in nostropossesso nel caso di precedenti interventi rea-lizzati presso l’ente mandante. Contempora-neamente nel nostro sistema informatico vienecreato un file, all’interno del quale vengono in-seriti tutti i nuovi elementi legati all’iter. Il fileviene periodicamente controllato, affinchépossano essere inviati richieste o rapporti in-terlocutori sullo stato dell’indagine. Gli entipreposti alla diramazione dell’incarico peri-tale sono poco orientati alla chiamata direttadell’assicurazione, mentre nel mondo anglo-sassone l’ente peritale fiduciario è indicato sulcontratto assicurativo, con conseguente re-stringimento dei tempi».

La vostra attività si svolge soprattutto inPiemonte, ma anche sul territorio nazio-nale e, ancora di più, all’estero. Avetel’obiettivo di crescere?«Di norma, lo sviluppo di realtà come la no-stra avviene nell’area d’insediamento.L’espansione solitamente è stimolata dalleesigenze di qualche cliente importante,orientato all’omogeneità del servizio su tuttoil territorio di riferimento e sulle necessità dicontenimento del rapporto interlocutoriocon un unico soggetto. La creazione di unarete nazionale di corrispondenti, operantisotto un’unica direttiva, stimola in termini dieconomie di scala l’opportunità di offrire lostesso servizio a più organizzazioni, sia ita-liane che straniere».

❞❝Abbiamo ben presente il concettodi “pronto intervento”, spessodisatteso dalla lentezzadi trasmissione del mandato peritale

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PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 161

Un conteggio esattoal riguardo non èancora stato pro-dotto, ma per mi-

surare il tasso d’incidenza deglieventi di carattere enogastrono-mico sull’intero campionario diiniziative e manifestazioni cheogni anno vanno in scena inPiemonte, basta scorrere il ca-lendario 2012 delle fiere e mo-stre mercato redatto dalla Re-gione. Se ne evince che sui 544appuntamenti in programmaquest’anno, almeno due terziruotano attorno ai prodotti ti-pici locali. Un asset, per dirlain termini economici, in cui se-condo una recente indagine diColdiretti, il Piemonte occupa ilquarto gradino nazionale con363 specialità tipiche censite.Quarto posto che diventaprimo se si stringe la lente sullasfera enologica, in cui il Pie-monte recita la parte del leone,riferisce l’osservatorio annualesul turismo del vino in Italia,con il 20% di viticoltori di qua-lità sul totale nazionale e unaproduzione tutelata da ben 18Docg e 44 Doc. Barolo, AltaLanga e Moscato d’Asti che, as-sieme agli altri vini di pregioprodotti da queste terre, for-mano la punta di diamante di

un sistema agroalimentare pie-montese composto da 67.000aziende agricole, 200 coopera-tive, 6.000 imprese agroindu-striali e 4.000 artigianali, per unfatturato complessivo di 12 mi-liardi di euro, il 10 per cento diquello nazionale. Numeri im-portanti su cui la Regione Pie-monte, con un fresco stanzia-mento di 20 milioni rivolto aprogetti di promozione dei pro-dotti agroalimentari piemontesidi qualità sui mercati domesticied esteri, dimostra di non vo-lersi sedere. Da difendere c’èun’eccellenza agroalimentare co-struita con impegno negli ul-timi vent’anni, contraddistintida una metamorfosi produttivache ha saputo interpretare inchiave qualitativa l’inevitabileriduzione dei volumi. Una pic-cola rivoluzione culturale votataalla riscoperta dei valori primaridell’enogastronomia, che deveil suo abbrivio a Carlo Petrini,fondatore di Slow Food. Movi-mento che non ha bisogno dipresentazioni, tanta è la stradache ha percorso in questi anniverso la diffusione di un nuovomodello alimentare, diventandouna realtà di riferimento ancheall’estero con sostenitori in 150Paesi. Una maxi-opera di sensi-

bilizzazione al cibo “buono, pu-lito, giusto”, come recita il suomotto, che ha fatto breccia nelterritorio piemontese, apren-dolo a nuove iniziative di spessore come la Borsa interna-zionale del turismo enogastro-nomico, l’evento di promozionee vendita del prodotto turisticoenogastronomico più rappre-sentativo in Italia, acquisito dallaRegione nel 2008. O ancora,ispirando forme inedite di mer-cato come quella promossa daEataly, un marchio in grandeascesa costituito da un gruppo dipiccole aziende che intreccianola vendita di “alti cibi a prezzi so-stenibili” con la ristorazione e ladidattica. Ma tra tanti veicoli di valorizza-zione del territorio più o menoaffermati, l’ammiraglia restasenza dubbio il Salone del Gustoe Terra Madre, concepito daSlowfood nel 1996 e diventatopresto la vetrina più ambita pergli operatori agroalimentari ditutto il mondo. Giunto allanona edizione, la rassegna pun-terà anche quest’anno a consoli-dare il valore di un brand, quellodel Salone, stimato da un re-cente studio in 2,35 milioni dieuro, con una ricaduta sul terri-torio per 65 milioni.

Enogastromia,è il tempo dell’eccellenzaRealtà come Slow Food, Eataly, la Biteg e il Salone del Gusto e Terra Madre, prossimo al via, sono i manifesti più riusciti di un sistema enogastronomicopiemontese che negli ultimi anni ha compiuto, letteralmente, un salto di qualitàGiacomo Govoni

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162 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

Il pianeta del cibo e dellagastronomia non possonoprescindere da chi lavorala terra, da chi trasforma

ogni giorno la natura in cul-tura. Alla promozione di questonuovo paradigma alimentare,si consacra da anni l’impegnodi Slowfood al Salone del Gu-sto, in programma a Torino afine ottobre. Un modello in cui«non è il mercato a stabilire ciòche mangiamo – spiega Ro-berto Burdese, presidente diSlowfood Italia – ma una sceltadi gusto, dettata dal progres-sivo avvicinamento del consu-matore al mondo della produ-zione». “Cibi che cambiano ilmondo” è lo slogan che cele-brerà il sodalizio fra Salone eTerra Madre in questa edizionedella kermesse torinese, cheospiterà anche il sesto congressomondiale del movimento fon-dato da Carlo Petrini. Proprio ilpatron di Slowfood, in un in-tervento a Bruxelles della scorsaprimavera, ha invocato la risco-

perta della “sovranità alimen-tare”, rigettando la visione set-toriale del tema agricolo.

Quanto l’adozione di unasimile “forma mentis” sa-rebbe in grado di incideresulle sorti della crisi globale?«Noi abbiamo cominciato aelaborare riflessioni sulla sovra-nità alimentare già prima del-l’avvento della crisi. La necessitàdi sviluppare nuove visioni cigiungeva da un modello eco-nomico senza prospettive dilungo termine come quello incui abbiamo vissuto negli ul-timi 50 anni. Questa visione si-gnifica sostanzialmente ridarecentralità al cibo, che in fondoaccomuna la vita di tutti trevolte al giorno. In base allescelte alimentari che facciamodeterminiamo la qualità del-l’ambiente, della nostra salute edelle nostre comunità».

Nell’ambito delle nostreabitudini alimentari, qualibuone pratiche possiamoadottare?

«Cambiando il nostro approc-cio al cibo s’innescano una seriedi meccanismi che attraverso,ad esempio, il consumo di cibilocali di stagione, magari ser-vendosi direttamente dai pro-duttori, consentono di fare pic-cole economie molto utili inquesto periodo. All’internodelle nostre diete e compatibil-mente con la disponibilità eco-nomica, poi, possiamo ridurrela carne e fare in modo chequando la si mangia sia di qua-lità migliore. O ancora, desti-nare una parte del budget per laspesa ai legumi, di cui il nostroPaese è ricchissimo, significa fardel bene alla nostra salute conproteine e vegetali, prima an-cora che all’ambiente. Sonosolo alcuni dei suggerimentiche possiamo dare».

Per ulteriori consigli, ilprossimo appuntamento utilesarà Torino, dunque.«Proprio così. Il Salone del Gu-sto e Terra madre è un grandeevento dove tutta la rete di sog-

La rivoluzione del gustoparte dalla terraConiugare il piacere del cibo con una spesa più responsabile e scelte alimentari più sensibili alla pianificazione agricolaterritoriale. È l’idea che il movimento internazionale di Slowfoodporta avanti fin dalle sue origini. Parola a Roberto BurdeseGiacomo Govoni

Sopra,

Roberto Burdese,

presidente di Slow

Food Italia

LA CULTURA DEL CIBO

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Roberto Burdese

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 163

getti coinvolti e le nostre pro-poste verranno presentate alpubblico. I visitatori trove-ranno lì la cassetta degli attrezzida usare a casa».

Quali altre iniziative avetein programma per favorirel’accorciamento della filieraproduttore-consumatore?«Noi abbiamo una serie di ini-ziative permanenti. Ad esem-pio, i 20 mercati della Terra in giro per l’Italia dove prati-chiamo la vendita diretta attra-verso artigiani e contadini pro-duttori. Un’altra attività èquella formativa, con corsi per i nostri soci: dalla degusta-zione del vino alla conoscenzadell’olio e della carne fino acorsi di spesa quotidiana. Poi cisono i grandi appuntamenti,come la conferenza a Bruxellessulla riforma della Pac, di pochigiorni fa, a cui abbiamo parte-cipato perché è proprio dallapolitica agricola che parte ilmeccanismo che arriva sullenostre tavole».

Dall’inizio della crisi, visiete accorti che la gente è piùsensibile alle vostre istanze?«Certamente sì. Proprio a par-tire dal 2007 abbiamo notatoche non solo nella gente, maanche nei media e nella politicaancorché lontana da compren-dere la complessità della que-stione, l’attenzione intorno a noi stava crescendo. Lo ve-diamo anche nella partecipa-zione ai nostri eventi, nel nu-mero di persone che siavvicinano all’associazione in cerca di risposte nuove chenoi dal 2002 stiamo tentandodi dare».

Mangiare è innanzituttouna questione di educazione.In quest’ottica, come s’inseri-sce l’esperienza dell’Univer-sità di Scienze gastronomichee quali risultati ha dato finora?«Quando parliamo di educa-zione alimentare lo facciamopartendo dalle scuole elemen-tari, dove facciamo gli “Orti in

condotta”, fino ai corsi per gliadulti. E poi nel 2004 ci siamoinventati l’università perché ri-teniamo che il mondo del ciboabbia bisogno anche di un’isti-tuzione accademica che non siauna scuola di cucina o la facoltàdi agraria, ma debba essere alcentro di un sistema complessoche tocca economia, agricol-tura, socialità, medicina, am-biente, cultura, antropologiaecc. Un’esperienza straordinariae con un potenziale di espan-sione enorme, perché ormai inostri studenti arrivano datutto il mondo. Già oggi i lau-reati nei master della nostrauniversità trovano lavoro nellecomunità agricole in Kenya,piuttosto che nelle grandi in-dustrie nazionali e portanoquesta nuova visione. Il cam-biamento passa anche da gio-vani che non hanno solo pas-sione, ma anche competenzescientifiche per rendere più ve-loce questa rivoluzione di cuiabbiamo bisogno».

�Le scelte alimentari chefacciamo determinano la qualità dell’ambiente,della nostra salute e dellenostre comunità

12,3 mldIL VALORE DI CIBO CONSUMABILE CHE, SECONDO UNA RECENTERICERCA DELLA FONDAZIONE PER LA SUSSIDIARIETÀ EPOLITECNICO DI MILANO, VIENE BUTTATO OGNI ANNO IN ITALIA

SPRECO

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164 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

Con licenza di carpirealcuni segreti del-l’arte della promo-zione del territorio,

poche settimane fa da questeparti, si son visti persino i tur-chi. Delegati istituzionali e cul-turali dell’estremo oriente europeo sbarcati a Frossasco,cittadina a pochi passi da To-rino, per ammirare il primomuseo italiano dedicato allaconservazione e alla scopertadel patrimonio enogastrono-mico locale. «Il rapporto delMuseo del gusto con il territo-rio, soprattutto quello piemon-tese – spiega il presidente delmuseo Franco Cuccolo – è pre-zioso e determinante per la tu-tela e valorizzazione del pro-dotto tipico».

Quali sono i percorsi piùgustosi che il museo offre agliocchi e al palato del visitatore?

«Il menu del museo proponediversi piatti. Si va da un “per-corso sensoriale” alla scopertadei cinque sensi con una carto-lina-gioco a un itinerario nelletradizioni alimentari italianecon le ricette tipiche presentatein video. Inoltre, c’è la possibi-lità di conoscere la storia di varialimenti tra cui pane, pasta,vino, miele, acqua, erbe offici-nali, liquori alpini. Istruttivo edivertente è anche il gioco dellecalorie, che fa seguire al visita-tore un ideale conteggio dellecalorie dei cibi ingeriti in unagiornata. In più, ci sono labo-ratori didattici dedicati allescuole e la Scuola internazio-nale di cucina con attrezzatured’avanguardia. La visita si con-clude sempre con una degusta-zione di prodotti stagionali».

Nella gestione del museo,affidata a un’apposita asso-

ciazione, vi avvalete di un co-mitato tecnico scientifico.Con quale criterio si è costi-tuito e di cosa si occupa?«Il comitato scientifico è sindalle origini del museo lo stru-mento fondamentale che dà va-lore alle attività e alla missiondell’istituzione. Il progetto si èavviato grazie alla collabora-zione della Regione Piemonte,la Provincia di Torino, le co-munità montane e il Comunedi Frossasco, con l’apporto diesperti e nutrizionisti di livellointernazionale, di varie univer-sità, Asl, medici, giornalisti ededucatori, che negli anni se-guono le proposte museali edanno le indicazioni scientifi-che. Il comitato tecnico ha ilcompito di seguirne le diret-tive, programmare le attività esviluppare i collegamenti congli enti, le associazioni e il ter-

Cibi e saporida esposizione Alle porte del capoluogo piemontese, l’eccellenza enogastronomica

locale e le tradizioni alimentari di ieri e di oggi diventano patrimonio

espositivo, custodito e raccontato all’interno delle sale di un museo.

Franco Cuccolo ci guida alla scoperta di questo “unicum” culturale

Giacomo Govoni

Sopra.

Franco Cuccolo,

presidente del Museo

del Gusto di Torino

LA CULTURA DEL CIBO

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxFranco Cuccolo

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 165

ritorio locale e nazionale». Attraverso quali strumenti

l’attività del museo può inne-scare una dinamica virtuosaper le aziende enogastrono-miche locali?«Determinante è la collabora-zione del museo con la Cameradi Commercio di Torino,quindi con le aziende del terri-torio e non solo. Nelle sale dianalisi sensoriale e di degusta-zione, il museo offre spazi perpresentazioni di prodotti e corsidi conoscenza dei diversi ali-menti. Il museo partecipa a va-rie manifestazioni, mostre, con-vegni per diffondere la culturadel cibo italiano, dell’alimenta-zione equilibrata, del modo dicucinarli e della filiera produt-tiva a km 0».

Sulla vostra scia, altri pic-coli comuni stanno gradual-mente alimentando il grandesogno di un circuito nazio-nale dei musei del gusto. A che ritmo procede questocammino?«Il Museo del gusto, modellounico a livello nazionale, ha av-viato negli anni rapporti con

varie regioni italiane al fine divalorizzare le realtà locali e leproduzioni tipiche di un pano-rama enogastronomico tra i piùdiversificati al mondo. In Italiae in Europa esistono molti mu-sei degli alimenti, dal museodel parmigiano, al prosciutto, alla pasta, ai musei del vino.Tuttavia, manca un circuito nazionale dei musei del gusto e in tal senso la rete è già avviata con la Sicilia, Calabria, Lom-bardia, Marche, Toscana,Abruzzo e Liguria».

Strumenti come videori-cette o una App ad hoc dedi-cata al museo, sposano al me-glio tradizione e tecnologia.In quali altre forme esaltatequesto matrimonio?«La tradizione è rappresentatadal ricco patrimonio di tradi-zioni orali che i “testimoni deltempo in cucina” trasmettonoalle generazioni future. Soprat-tutto attraverso nonne emamme, che in filmati, corsi econferenze raccontano le loroesperienze, le tecniche di rac-colto e la trasformazione e pre-parazione dei cibi. Il museo dà

la possibilità di entrare in con-tatto diretto con produttori eartigiani che ospitano nelle ca-scine o nei laboratori visitatorio gruppi di scolaresche ai qualispiegano la loro attività. L’in-novazione sta in tutte le tecni-che più avanzate che il museooffre per promuovere le sue ini-ziative: Facebook, QRcode,Flickr, App per smartphone, ol-tre a periodiche newsletter».

In quali iniziative si tra-durrà l’alleanza siglata pochimesi fa con il Parco nazionaledel Gran Paradiso?«Il partenariato con il parco delGran Paradiso offre ai due entila possibilità di presentarsi apubblici diversi con materialipromozionali, vetrine e scambidi programmi didattici, incon-tri periodici e percorsi del gustoe della qualità. È importantela promozione da parte delmuseo dei prodotti e produt-tori a marchio di qualità GranParadiso, circuito che identi-fica operatori del settore turi-stico, artigianale e agroalimen-tare che potranno così entrarein una rete più vasta».

��Al museo c’è la possibilità di entrare in contatto

diretto con produttori e artigiani che nelle cascine o nei laboratori accolgono visitatori e scolaresche

3.000I VOLUMI DI CULTURA CULINARIA STORICA E DI ATTUALITÀPRESENTI NELL’ARCHIVIO STORICO DELLA BIBLIOTECA DELMUSEO, DISPONIBILI ALLA CONSULTAZIONE

LIBRI

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LOGISTICA

168 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

In un contesto economicosegnato dalla crisi, gliunici segnali positivi dal-l’economia provengono

dagli interscambi commerciali equesto richiede di considerareancor più strategiche le politi-che tese a rendere efficienti leporte di accesso ai mercati in-ternazionali. Il tema del conti-nuo incremento del costo di at-traversamento delle Alpi, dellamancata disponibilità di fondiper poter adeguare le infra-strutture portuali e retro por-tuali alle esigenze espresse daoperatori sempre più sottopostialla competizione basata su po-chi punti percentuali di mar-gine è cruciale per poter co-gliere le opportunità offerta daun’industria, quella dei trasportie della logistica, in grado di of-frire importanti occasioni disviluppo economico. L’anoma-lia più grave emersa dallo studiocurato da Oliviero Baccelli, vi-cedirettore del Centro di eco-nomia regionale trasporti e del turismo dell’Università Boc-

coni, è stata quella di non avervoluto prendere atto, con ade-guamenti normativi e con in-vestimenti infrastrutturali, dellanecessità di rafforzare i mecca-nismi d’interdipendenza eco-nomica e commerciale con unsistema dei trasporti e della lo-gistica efficiente.

Da cosa dipende l’ineffi-cienza logistica italiana?«Da aspetti specifici della do-manda, molto frammentataperché proveniente da tantepiccole e medie imprese e conforti sbilanciamenti nei flussifra nord e sud, ma anche daaspetti legati all’offerta. Infatti,i fattori di inefficienza princi-pali sono legati alla quasi totaledipendenza dal solo trasportostradale per le direttrici nazio-nali e dalla difficoltà di avviareservizi ferroviari di trasportomerci realmente competitivi acausa sia di restrizioni imposteda infrastrutture obsolete, siadel permanere di assetti orga-nizzativi superati. Inoltre, ilmancato coordinamento fra

enti pubblici contribuisce a in-nalzare i costi per le imprese».

Quanto può pesare sulla lo-gistica la politica del non fare?«I costi del non fare sia per leimprese manifatturiere che pergli stessi operatori dei trasportie della logistica sono superiorialla media europea a causa delleinefficienze ma anche per glialti costi del gasolio e dei traforialpini. Dal punto di vista so-ciale si rischia di perdere l’occa-sione di far evolvere il settoreche è basato su un sistema del-l’autotrasporto molto fram-mentato che vede una conti-nua erosione di quote dimercato degli operatori nazio-nali a vantaggio di imprese del-l’est Europa facenti parte dimultinazionali ben coordinatenella gestione delle flotte e de-gli autisti. Dal punto di vista ambientale, pur considerandoun successo la politica nazio-nale per l’Ecobonus, sono an-cora enormi i recuperi di effi-cienza attuabili attraverso sia un politica di modal shift sia attra-

Abbandoniamo la politica del non fare«Se non saranno effettuati interventi sulla logistica andranno in fumo 200 miliardi

di euro e si perderanno decine di migliaia di posti di lavoro». L’Università Bocconi,

tramite uno studio curato dal vicedirettore del Certet Oliviero Baccelli, ha rivelato

cosa accadrà se non verrà attuato il piano nazionale della logistica

Renata Gualtieri

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxOliviero Baccelli

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 169

verso la riduzione dei percorsi a vuoto».

Le potenzialità logistichedel nostro Paese e della pia-nura padana passano inevita-bilmente dalla Tav? «Sulle direttrici Italia-Francia leanomalie di cui abbiamo ac-cennato si acuiscono. Il 90 percento dei flussi sono stradali e ipedaggi ai trafori sono i più ele-vati dell’arco alpino, con l’ecce-zione del passaggio per Venti-miglia. È chiaro che la nuovalinea Torino-Lione può contri-buire a modificare tempi e co-sti della logistica del Nord versoFrancia, Spagna e Gran Breta-gna, attraverso la riduzione deicosti di trazione ferroviaria, l’in-cremento di capacità dei treni ela riduzione delle percorrenzerispetto all’attuale linea che haoltre 140 anni di storia. Questopuò ampliare il bacino di rife-rimento dei porti e delle piatta-forme logistiche settentrionali,rendendo credibile la scelta

di localizzare al Nord sia ma-gazzini sia centri distributivi suscala internazionale».

La realizzazione di 4 corri-doi europei nella pianura pa-dana potrà influenzare real-mente la competitività delleimprese e mettere nel pros-simo futuro l’Italia al centrodegli scambi commerciali?«I quattro corridoi saranno aregime per fasi e con un oriz-zonte temporale di almenoquindici anni, pertanto è im-portante accompagnare questiaspetti infrastrutturali anchecon politiche di breve e medioperiodo. Queste politiche de-vono esser tese al recupero dicompetitività, valorizzando leeconomie di scala e di agglo-merazione necessarie anche permantenere i centri decisionalidel settore, ormai caratterizzatoda grandi multinazionali. Le in-frastrutture della rete Ten costi-tuiranno un ottimo hardware,ma sarà anche il software, cioè

il know-how e i modelli orga-nizzativi delle imprese e dei si-stemi pubblici di interfaccia, afar la differenza nell’essere omeno al centro degli scambi in-ternazionali».

Quali infrastrutture ritieneindispensabili allo sviluppoeconomico e sociale del Piemonte?«I progetti previsti nella rete Tensono essenziali, ma anche l’am-modernamento dei nodi inter-modali per ridurre i costi di ma-novra, rendere concorrenziali leoperazioni di interscambio eampliando le aree dedicate aimagazzini a supporto di unosviluppo della ferrovia, sono im-portanti. Infatti è nel tentativodi influenzare le scelte di loca-lizzazione di attività retropor-tuali, di distribuzione e di per-fezionamento delle produzioniin queste piattaforme logisticheche si gioca il futuro dell’occu-pazione nei trasporti e nella lo-gistica in Piemonte».

Sopra,

Oliviero Baccelli, docente

Economia dei trasporti

e vicedirettore del Centro

di economia regionale

trasporti e del turismo

dell’Università Bocconi

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LOGISTICA

170 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

Il nuovo piano nazionaledella Logistica 2012-2020delinea le azioni da attuareper mettere in rete col si-

stema di trasporti le grandi retidi trasporto su rotaia (reti Ten-T) decise dall’Europa il 19 ot-tobre 2011 grazie all’impegnodel precedente governo. Attra-verso quelle indicazioni il Pie-monte sarà uno dei perni dellagrande area logistica del SudEuropa che si insedierà nellapianura padana. L’incrocio tra laTav e la Genova-Rotterdamconsentirà ai porti liguri di atti-rare più merce e quindi daràmaggiori introiti fiscali e do-manda di trasporto. «Il piano –precisa il presidente della Con-sulta generale per l’autotra-sporto e la logistica BartolomeoGiachino – a differenza dai la-vori del passato indica le scelteda fare a breve per ridare piùefficienza al sistema logisticonell’attesa che si realizzino lenuove infrastrutture. Ciò valesoprattutto per il Piemonte: ri-durre il costo della logistica, così

come quello dell’energia, sa-rebbe un buon incentivo controla delocalizzazione della Fiat,dell’Indesit e della sede direzio-nale della Tnt».

Il Piemonte è ancora relati-vamente sconnesso dalla rete infrastrutturale interna-zionale. Da cosa dipende tutto ciò?«Dal fatto che è una regione incui si crede poco nella logistica,e lo si vede dal numero più bassorispetto alla media nazionale diaziende logistiche; in più, partedei trasporti originati dal Pie-monte vengono effettuati daaziende non piemontesi. Ma di-pende anche dalle lentezze dellasinistra, che storicamente è sem-pre stata contro le autostrade, eil risultato è che Torino è l’unicagrande città italiana che non haun anello tangenziale completo.Facciamo persino fatica a realiz-zare la seconda canna di sicu-rezza del tunnel del Frejus, alcontrario della Francia. Per nonparlare della Tav».

Può tracciare le linee strate-

giche da adottare nel breve enel medio periodo per au-mentare la competitività e lacrescita del nostro Paese e delPiemonte in particolare? «Occorre lavorare su tre piani:sulla realizzazione delle infra-strutture strategiche, quindi Tav,tangenziale est, autostrada Asti-Cuneo e Pedemontana; sugli in-terventi minori, prevalente-mente ferroviari: Novara eLuino, che consentono da su-bito un aumento della efficienzadei trasporti ferroviari merce;mettere in moto misure a costozero che efficientano il processologistico. Occorre solo la vo-lontà politica, che sin qui il go-verno dei tecnici non ha messoin campo, per attuare le prime 4misure di attuazione approvatealla unanimità dall’assembleadella Consulta dell’autotra-sporto e della logistica».

Torino alle prese con la lo-gistica intelligente e la speri-mentazione del “City log”.Cosa si metterà in campo perottimizzare i processi relativi

Dalla logistica la spinta all’economiaLe azioni in programma per ridurre l’inefficienza infrastrutturale del nostro

Paese porteranno vantaggio anche al sistema produttivo piemontese.

Bartolomeo Giachino, presidente della Consulta generale per l’autotrasporto

e la logistica, spiega come ciò avverrà

Renata Gualtieri

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxBartolomeo Giachino

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 171

alla distribuzione delle mercinelle città?«L’amministrazione comunaledi Torino si sta muovendo benee poi Torino ha delle eccellenzein questo campo che altre cittàitaliane non hanno: Centri di ri-cerca Fiat, Telecom, Rai, la so-cietà 5 T, la Magneti Marelli eViasat, associazioni di autotra-sporto molto evolute. Con l’as-sessore Lubatti ho collaboratosulla distribuzione urbana dellemerci, coinvolgendo gli opera-tori logistici e i commerciantidell’Ascom. Risultato impor-tantissimo l’approvazione daparte delle tre giunte comunalidi Torino, Milano e Napoli diun protocollo, che avevo pre-parato da presidente della Con-sulta, per una collaborazione si-stematica sulla distribuzioneurbana delle merci. Sottolineoche nelle grandi aree urbane siproducono 2/3 del Pil e la con-gestione del traffico nelle Città

oltre a produrre Co2 e Pm10costa al Paese 10 miliardi dieuro, vale a dire 1/4 dell’ineffi-cienza logistica del nostroPaese».

C’è qualche interessante novità finanziaria per le pmiriguardo il trasporto sugomma?«Negli anni del Governo Berlu-sconi l’unico settore cui sonostate aumentate le risorse è l’au-totrasporto che riceve ogni annodallo Stato oltre 500 milioni dieuro, rimborso delle accise aparte. Oltre ai costi minimidella sicurezza abbiamo ridottoil costo dell’Inail, abbiamo datolo sconto sul bollo dei tir, au-mentato le risorse per gli scontisui pedaggi autostradali, stan-ziato soldi per la formazione esbloccato gli incentivi per le au-tostrade del mare, togliendodalla strada almeno 500mila tirall’anno. Inoltre, ed è un’inizia-tiva su cui sollecito un maggiore

impegno dell’attuale governo,ho istituito per la prima volta ilFondo di garanzia per le aziendedi autotrasporto, cui hanno giàavuto accesso 4.000 aziende, dicui oltre 500 piemontesi».

Come si può razionalizzareil servizio ferroviario e supe-rare le criticità territoriali?«È stato un grande motivo disoddisfazione ottenere l’au-mento dei treni Alta velocità e lefermate a Porta Susa. Nel pianodella logistica abbiamo presen-tato un elenco di opere minoriche però dal punto di vista dell’aumento a breve della efficienza del trasporto merci su rotaia possono dare risultatiimportanti e alcune sono moltoutili al Piemonte, nell’area novarese, a Luino. Un certosalto di qualità lo avremo anchecon il termine dei lavori tecno-logici sulla linea ferroviaria tradizionale che collega Torinocon Venezia».

A sinistra,

Bartolomeo Giachino.

In alto, il Centro

internazionale merci

di Novara.

Sotto un tratto

della A33 Asti-Cuneo

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TRASPORTI

Nonostante le pro-teste, le iniziativee le promesse, ilritardo nei paga-

menti da parte della pubblicaamministrazione si confermacome una delle principali cri-ticità per le imprese italiane.Il dato parla da sé: 100 mi-liardi di euro. A tanto am-monta il debito della Pa ri-spetto alle aziende (fonte:ilSole24Ore.com). Questadifficile realtà colpisce soprat-

tutto le aziende del settoredelle costruzioni, ma a catenaraggiunge anche quelle realtàche, pur non essendo diretta-mente coinvolte negli appalti,vantano crediti da parte delleaziende appaltatrici. È questal’esperienza di Piergiorgio Bur-zio, titolare della Master Tra-sporti di Carmagnola, in pro-vincia di Torino, societàspecializzata nel trasporto dimateriali inerti, conglomerati,materiali di risulta e macchineoperatrici. «Oggi la situazionerisulta particolarmente diffi-cile a causa dei tempi lunghinell’incassare i pagamenti e, avolte, nell’incertezza dell’in-casso. Questo deriva dal fattoche noi lavoriamo moltospesso per aziende che colla-borano con gli enti pubblici. Equesti ultimi non sempre ri-spettano i pagamenti. Di con-seguenza subiamo dei ritardianche noi. Nel 2011 abbiamoavuto un utile piccolissimo,dovuto al fatto che dobbiamoancora incassare molti creditiche sono rimasti fermi in

stallo. E non sempre ricorrerealla via legale è la scelta giusta,anche perché in questo mo-mento il settore edile è quellopiù duramente colpito dallacrisi economica. Cerchiamo inogni caso di guardare avanti,contando sui nostri mezzi e re-stando forti all’interno del set-tore. Una scelta che negli anniha pagato». Se i crediti ancora da riscuoterespingono le aziende a selezio-nare le nuove commesse so-prattutto guardando alla solvi-bilità e solidità delle imprese,un’ulteriore criticità è rappre-sentata dal calo nel numerodei lavori. «Quello che stiamovivendo adesso – prosegueBurzio – è probabilmente ilmomento più delicato. Cer-chiamo in ogni caso di guar-dare in prospettiva futura, at-tendendo gli incassi e cercandonuove collaborazioni. In pas-sato abbiamo avuto molta piùpossibilità di scelta, perché inPiemonte ci sono state leOlimpiadi invernali e i can-tieri per l’Alta Velocità. Oggi

Cento miliardi di euro. Questa la cifra che la Pubblica amministrazione deve ancora

alle piccole e medie imprese italiane. Piergiorgio Burzio evidenzia le conseguenze

dell’insolvenza della Pa sul mondo dei trasporti di inerti, settore legato all’edilizia

Valerio Tedeschi

La catena dell’insolvenzache penalizza le Pmi

172 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

Master Trasporti si trova a Carmagnola (TO)

[email protected]

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Piergiorgio Burzio

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 173

invece è diminuito anche il la-voro, quindi è molto più diffi-cile fare selezione e si è costrettiad accettare lavori da aziendeche non possono darci suffi-cienti garanzie per i tempi dipagamento». Un punto di forza della MasterTrasporti è stato il manteni-mento di un buon rapportocon gli istituti di credito. «Gra-zie alla nostra solidità, le ban-che, in linea generale, si sonoinvece dimostrate collabora-tive. In questo caso ha moltocontato la nostra esperienza.Naturalmente registriamo unarichiesta di maggiori garanzie –un ragionamento corretto, cheperò impegna molta liquidità».Altra criticità per il settore, ol-tre a quelle sul fronte finan-ziario, è rappresentata dagli au-menti del prezzo delcarburante. «La corsa delprezzo del gasolio, inevitabil-mente, ha inciso sui nostri co-sti e ci ha costretti a rivedere letariffe. Questo, ovviamente, inun momento di crisi e di scar-sità di commesse, è stato unnuovo ostacolo allo sviluppo».Sono state superate invece, se-condo Burzio, le problemati-che emerse con l’introduzionenel 2007 di un sistema di con-trollo elettronico, valido a li-vello europeo, che regolamentagli orari di lavoro dei condu-centi delle società di trasporti –novità normativa che ha in-

fluito anche su un settore,come quello dei trasporti diinerti, che ha tempi e modalitàdi lavoro ben diversi da quellidei trasporti di linea, non pre-vedendo lunghe tratte. «Es-sendo il nostro un settoreedile-stagionale – il lavoro èconcentrato in estate –, questenorme ci hanno vincolatomolto. La normativa infattiprescrive che sia possibile gui-dare 90 ore alla settimana, mail problema vero sono le pause.Facendo infatti delle trattebrevi non sempre è facile ri-spettare le pause imposte dallanormativa, che ha notevol-mente cambiato le regole deltrasporto movimento terra. Seprima infatti noi potevamoiniziare a lavorare alle 6:30 eterminare alle 18:00, effet-tuando la pausa a pranzo, ora

non è più possibile. Siamo ob-bligati a fermarci alle 11:00 equesto ha creato delle diffi-coltà, costringendoci a stravol-gere i nostri orari. Infatti, sel’autista guida anche solo unminuto in più del tempo con-sentito, il sistema lo segnala achi effettua il controllo e perl’azienda scatta una sanzione.Dopo una difficoltà inizialenella programmazione deiviaggi, il vero problema èstato far capire al mercato cheerano cambiati i tempi e an-che i prezzi. Oggi, tuttavia,siamo riusciti a regolarizzare icosti e anche i nostri commit-tenti si sono adattati allenuove tempistiche impostedalle norme, che del restohanno come obiettivo quellodi salvaguardare i lavoratori equindi il settore».

��

Dopo la difficoltà nella programmazionedei viaggi, il problema è stato far capireal mercato che erano cambiati i tempie anche i prezzi

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TRASPORTI

174 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

La scelta di percorsialternativi, per ri-durre i costi dei pe-daggi autostradali e

dei trafori, è una strategia mi-rata a contrastare le difficoltàche interessano il settore del-l’autotrasporto nazionale einternazionale, fortementegravato dal connubio crisi-aumento dei costi dei carbu-ranti.

Nuove strategie per i trasportiOttimizzare i costi e la logistica per non gravare sulle strutture aziendali, già pesantemente

provate dal perdurare della crisi e dagli aumenti del carburante. Sono strategie studiate da

aziende come l’Eurotrama, di cui parla Evelina Garzino

Martina Carnesciali

Ad adottare questa strategial’Eurotrama, azienda di auto-trasporti internazionali condiciotto dipendenti e quin-dici mezzi che movimentamerci sul territorio europeo,che puntando all’ottimizza-zione dei costi sostenuti perl’attività, riesce a manteneresaldo il proprio ruolo nel-l’ambito di competenza.Come spiega la titolare Eve-

lina Garzino, «nell'anno 2011il fatturato è stato di due mi-lioni di euro con una crescitadel 30 per cento rispetto al-l’anno precedente: il fatturatodel primo semestre 2012 è in-vece stabile rispetto all’annoscorso. Il costante aumentodei carburanti, però, incidepesantemente sul bilancio: lastrategia adottata è stata ri-durre i costi di percorrenza eridurre i costi complessivi delsistema azienda mediantel'utilizzo di procedure infor-matiche di ultima genera-zione».Anche i percorsi sul territoriosono mutati: «sono stati stu-diati e adottati percorsi alter-nativi per ridurre i costi deipedaggi autostradali e dei tra-fori mediante un meccanismodi incentivazione per gli auti-sti che effettuano percorsi acosti più contenuti. Si è inol-tre lavorato per costruire unarete di corrispondenti sul ter-ritorio che possa effettuare leprese della merce o la parte

La società di trasporti Eurotrama si trova a Costigliole Saluzzo (CN)

www.eurotrama.it

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Evelina Garzino

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 175

terminale del percorso di con-segna, ottimizzando la logi-stica ed evitando ai mezzi per-corsi non remunerativi intermini di rapporto carico delmezzo e km percorsi», rac-conta la titolare.«Usufruiscono principalmentedei servizi aziendali ditte cheproducono merci destinatealla grande distribuzione (ve-stiti, giocattoli, articoli per losport e il tempo libero). Per al-cuni di questi clienti l’aziendaeffettua servizio di magazzi-naggio della merce. Da sem-pre si dedica la massima at-tenzione a tutti i clienti,compresi quelli che usufrui-scono saltuariamente dei ser-vizi aziendali; questo ha con-sentito la creazione di unportafoglio clienti molto di-versificato e ridurre il rischio diinsolvenze importanti».E, a proposito di clienti,«l’azienda opera prevalente-mente nell’area dell’ovest Eu-ropa, con l’ottanta per centodelle consegne sul territoriofrancese e il restante venti inBelgio, Olanda, Svizzera, In-ghilterra e nord Italia: lavore-remo anche su un amplia-mento sul territorio nazionale»,aggiunge la Garzino.Sempre a proposito di pro-getti: «per il prossimo futurovorremmo l'implementazionedi un sistema di localizzazioneavanzato che consenta la ge-stione del percorso di viaggiodalla sede per rispettare me-

glio i tempi di consegna. Iprogrammi informatici disupporto per la logistica e ilmagazzinaggio sono all’avan-guardia e consentono una ra-zionalizzazione dei costi per ilpersonale che opera in ufficio,un efficace passaggio di ognidocumentazione per vie in-formatiche, la creazione di unarchivio storico consultabilecontenente la cronologia e ladocumentazione relativa adogni movimento effettuato».La cura dei mezzi è fonda-mentale, spiega la titolare. «Laflotta è costantemente rinno-vata per garantire la massimaefficienza dei mezzi e ridurre icosti delle riparazioni.L'azienda intende dotarsi dinuovi mezzi per implemen-tare un sistema di coperturacapillare mediante la suddivi-sione in settori del territorio ela presenza costante di unmezzo in passaggio in ognizona al fine di garantire lamassima tempestività nell'ef-fettuazione di prese e conse-gne. In quest’ottica, obiettivodell’azienda è l’apertura di unafiliale sul territorio francese».Caratteristica distintiva delladitta è «la flessibilità verso leesigenze del cliente che puòcontattare in ogni momentol’azienda e parlare diretta-mente con chi gestisce la logi-stica o la contabilità, avendoinformazioni esaurienti. Altroelemento distintivo è la pre-senza di personale madrelin-

gua francese e la conoscenzadi quest'ultima da pare di tuttigli operatori, autisti compresi,per consentire una maggiorefficacia nelle comunicazioni».E, infine, gli obiettivi dell’Eu-rotrama, conclude EvelinaGarzino: «obiettivo del-l’azienda è trovare la migliorstrada possibile per ognimerce presa a carico, in mododa garantire la consegna ri-spettando le esigenze e le tem-pistiche del cliente e allo stessotempo ridurre quanto piùpossibile i costi di percorrenzae del sistema azienda nel suocomplesso».

��

Sono stati studiati e adottatipercorsi alternativiper ridurre i costidei pedaggi autostradali

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EDILIZIA

176 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

Nonostante il pe-riodo di gravecrisi economica,in provincia di

Cuneo si investirà quest’annooltre un miliardo di euro inopere pubbliche. L’assessoreprovinciale Roberto Russo,con deleghe a trasporti, pianonodi e investimenti su retestradale trasferita, urbanisticae programmazione territo-riale, industria, commercio eartigianato, innovazione tec-nologica, evidenzia: «Uno deifattori di sviluppo di una de-terminata zona può essererappresentato fortemente dascelte urbanistiche, come laprevisione di nuovi insedia-menti produttivi, ma ancheresidenziali o di pianifica-zione infrastrutturale».

Assessore, l’urbanistica resta un punto cardine delCuneese?«L’urbanistica e la pianifica-zione territoriale sono settori

strategici per il territorio. Leprossime modifiche dellalegge urbanistica regionale56/77, attualmente in discus-sione in Regione, confermanoe rafforzano la conferenza dipianificazione quale stru-mento di approvazione deipiani regolatori dei Comuni.Con questa nuova modalitàdi lavoro, sperimentata findal 2007, Comune, Provin-cia e Regione pianificano lescelte urbanistiche insieme,votando a maggioranza sul-l’approvazione dei piani re-golatori dopo averne discussoampiamente i contenuti edaver partecipato attivamenteal processo di formazione evalutazione. Tale nuova im-postazione impone alle Pro-vince un sempre maggioreimpegno e una più accurataconoscenza del territorio edelle sue caratteristiche».

Prospettive future?«L’attuale iter legislativo, che

ha come obiettivo la raziona-lizzazione del numero delleProvince e il riordino delleloro competenze, non mi per-mette di esprimermi comple-tamente sulle prospettive fu-ture. Certo è che il ruoloattivo delle Province, accre-sciuto negli ultimi anni, hainfluito positivamente sullescelte di pianificazione deiterritori. Sarebbe sicuramenteun errore limitare o arrestarequesto processo».

Pianificazione territorialee semplificazione norma-tiva. Cosa fare?«Il governo del territorioviene esercitato dagli enti lo-cali sulla base di un insiemedi leggi e regolamenti, nazio-nali e locali, che si sono se-dimentati nel tempo. Da quil’esigenza pressante di svec-chiare ma soprattutto unifi-care i Testi unici, data la com-plessità di norme sparse inuna miriade di testi. Negli ul-

Opere come investimentoInfrastrutture pubbliche per favorire lo sviluppo.

È questo il concetto che la Provincia di Cuneo

ha applicato per superare la crisi economica in atto

attraverso lo stanziamento di ingenti risorse finanziarie.

Ne parla l’assessore competente, Roberto Russo

Tiziana Achino

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PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 177

Roberto Russo

timi anni si è cercato di an-dare nell’auspicata direzionedella semplificazione, masono state anche introdottemolte novità che soventehanno messo a dura prova lacapacità organizzativa e ge-stionale degli enti locali».

Quali gli ambiti maggior-mente interessati?«Tra i vari temi degni di inte-resse sul piano dell’innova-zione normativa vanno sotto-lineati: il percorso di riformarelativo alla strumentazioneurbanistica e territoriale che èandato di pari passo con l’at-tenzione per i temi ambien-tali all’interno della pianifi-cazione degli utilizzi delsuolo; il progressivo sposta-mento di interesse dall’espan-sione edilizia ai temi di recu-pero e di qualificazioneurbana; la riforma del sistemadei lavori pubblici che è stataavviata con il varo della co-siddetta Legge Merloni. A

questi grandi temi si aggiun-gano altri provvedimenti,sempre nell’ottica della sem-plificazione delle procedure,come il Testo unico in mate-ria di espropriazione per pub-blica utilità e il Testo unico inmateria edilizia. È evidentepoi la correlazione tra le sceltedi programmazione esercitateda chi ne ha competenza el’economia di un territorio:uno dei fattori di sviluppo diuna determinata zona può es-sere rappresentato fortementeda scelte urbanistiche, comela previsione di nuovi inse-diamenti produttivi, ma an-che residenziali o di pianifi-cazione infrastrutturale».

Quali le opere pubblichepiù rilevanti in provincia?«Nonostante il periodo digrande difficoltà economicanella nostra provincia si in-vestirà quest’anno oltre unmiliardo di euro in operepubbliche. Le più significa-

tive sono: il completamentodell’autostrada Asti-Cuneo,attraverso la realizzazione dell’ultimo lotto più una serie di opere complementarie di adduzione all’autostradache riqualificheranno unaparte importante della retestradale provinciale; il rad-doppio del tunnel del Colledi Tenda, con la costruzionedella sua seconda canna, cheavrà una valenza prevalente-mente turistica. Inoltre, sonostate realizzate in questi ul-timi anni importanti variantidi alcuni Comuni con loscopo di liberare dal traffico icentri abitati e di migliorare e rendere più sicura la viabi-lità provinciale. Infine,un’opera strategica cui si stalavorando è il polo logistico aMondovì con funzione di re-troporto anche per Savona,che produrrà forti ricaduteeconomiche su tutto il terri-torio provinciale».

In apertura,

Roberto Russo,

assessore della

Provincia di Cuneo con

deleghe a trasporti,

urbanistica, industria,

innovazione

tecnologica

�Un’opera strategicacui si sta lavorandoè il polo logistico a Mondovìcon funzione di retroportoanche per Savona

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EDILIZIA

178 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

«Un punto dic o n g i u n -zione tra ilpubblico e il

privato per l’attivazione dioperazioni immobiliari a in-teresse pubblico in un pe-riodo di scarsa disponibilitàagli investimenti delle risorsepubbliche nel settore edile». Ilpresidente di Fingranda PieroSassone illustra questi e altriobiettivi nel settore immobi-liare e di servizio al tessutoproduttivo cuneese.

Quali i nuovi strumenti asupporto dello sviluppo diiniziativa nel settore edile? «Su iniziativa regionale, inparticolar modo dell’assessoreagli enti locali, è stato stipu-lato il protocollo d’intesa perla costituzione di un comi-tato di indirizzo e monito-raggio per la promozione ediffusione degli strumenti dipartenariato pubblico-privatoa favore degli enti locali. Fin-granda, tramite la control-

lante Finpiemonte Partecipa-zioni, uno dei firmatari di taleprotocollo insieme a RegionePiemonte, Finpiemonte e al-tri enti, provvederà, con rife-rimento alla provincia di Cu-neo, a favorire la condivisionedelle conoscenze e compe-tenze sull’utilizzo di stru-menti di partenariato pub-blico-privato, come projectfinancing, leasing in co-struendo, concessione di co-struzione e gestione; a sup-portare gli enti pubblici elocali nella scelta delle meto-dologie di intervento di par-tenariato pubblico-privato;fornire orientamenti e propo-ste sulla fattibilità dei “progetti locali” quali, adesempio, operazioni di riqua-lificazione o ristrutturazionedel patrimonio edilizio scola-stico. Tale strumento risultastrategico per l’attivazione dioperazioni immobiliari a in-teresse pubblico in un pe-riodo di scarsa disponibilità

agli investimenti delle risorsepubbliche nel settore edile».

Quali i progetti legati allosviluppo immobiliare di ser-vizi al tessuto produttivo?«Come da piano industrialepresentato agli azionisti loscorso novembre, Fingrandaha espresso interesse a con-correre all’iniziativa denomi-nata Pass per la creazione diun polo agroalimentare perservizi allo sviluppo nell’areaMiac, Mercato ingrossoagroalimentare di Cuneo, lo-calizzata a nord della città inprossimità dell’ingresso auto-stradale. Lo scopo di tale pro-getto consiste nella realizza-zione di un centro di servizialla produzione altamentespecializzato in categorie mer-ceologiche tipiche del di-stretto produttivo locale. Inquesto modo si potrà soste-nere e incrementare la com-petitività e lo sviluppo del set-tore agroalimentare, facendodi quest’ultimo il motore di

Promuovere il partenariato pubblico-privato

In tempi di spending review e di tagli agli enti locali a Cuneo è nato

un comitato di indirizzo e monitoraggio per la promozione e diffusione

degli strumenti di partenariato pubblico-privato. Piero Sassone spiega

finalità e compiti dell’ente

Tiziana Achino

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Piero Sassone

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 179

una catena del valore inte-grata (turismo, cultura, am-biente e servizi) che potràrappresentare la vetrina delleeccellenze enogastronomicheconcorrendo al superamentodelle condizioni di periferi-cità della zona di Cuneo. Pa-rallelamente è stata costituitala Piattaforma logistica inter-modale Mediterraneo, societàprogetto finalizzata alla pro-mozione di un terminal in-termodale su strada rotaia nelcuneese che abbia le caratte-ristiche di essere aperto a tuttigli operatori logistici, a paricondizioni di mercato, di es-sere a servizio delle esigenzedel tessuto economico locale,di essere capace di attrarre at-tività logistiche a valore ag-giunto, di essere idoneo a fa-vorire l’insediamento dioperatori economici e dicreare una rete con il sistemalogistico della macro-area del

Nord Ovest. Il progetto ri-sponde a un’esigenza reale eimportante del tessuto eco-nomico locale e coglie l’op-portunità di inserirsi nell’am-bizioso programma disviluppo del porto di Savona-Vado in funzione retropor-tuale».

Quali altri ambiti prendetepiù in considerazione in que-sto periodo economico?«Fingranda si occupa di moltisettori partendo da quelloagroalimentare attraverso lasocietà progetto Sia, SviluppoInvestimenti Agroindustriali,il cui obiettivo è quello dipromuovere la realizzazionenella zona del saviglianese diun centro agroalimentare ditrasformazione della fruttaper la produzione di prodottidi nicchia sia per il mercatofinale sia per l’industriaagroalimentare. Questo cen-tro potrà essere completato

da un impianto di consolida-mento logistico, utilizzabileanche per altre filiere produt-tive, e sarà concepito in otticadi sostenibilità ambientale edenergetica. Un altro ambitodi intervento è quello dell’ef-ficientamento energetico at-traverso la valutazione dinuove iniziative in campoidroelettrico nelle zone mon-tane delle valli del cuneese eattraverso la filiera corta dellegno anche in termini di co-generazione energetica. Fin-granda si occupa anche delsettore turistico attraverso ilsupporto allo sviluppo degliimpianti sciistici della Lift,società di Limone Piemonte.Fingranda inoltre svolgeun’attività di supporto aglienti locali per lo sviluppo de-gli strumenti messi a disposi-zione per la programmazionenegoziata sul territorio dellaRegione».

Sopra,

Piero Sassone,

presidente di Fingranda

��Fingranda provvederà

a fornire orientamenti e proposte sullafattibilità dei “progetti locali”

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Marco Buttieri,p r e s i d e n t ede l l ’Agenz iaterritoriale per

la casa della Provincia di Cu-neo, evidenzia i principaliobiettivi e le prospettive futuresottolineando come «in questafase di crisi è fondamentale chele amministrazioni investanosui piani regolatori per inno-vare e riqualificare il patrimo-nio esistente creando così lapossibilità di attrarre investi-tori, ridurre le emissioni e ri-popolare i vecchi quartieri».

Quali sono i principaliobiettivi dell’Atc di Cuneo?«L’Atc è un ente pubblico ausi-liario della Regione che ha loscopo di gestire e costruirenuovi alloggi di edilizia resi-denziale pubblica per i menoabbienti. Con difficoltà il no-stro ente cerca di dare una casaa canone bassissimo - la mediaprovinciale è 102 euro al mese- a chi non ce l’ha. Abbiamoinoltre un programma costrut-tivo finanziato dalla Regione eda fondi propri che dovrebbeincrementare il nostro patri-monio del 5 per cento nei pros-simi due anni. Numeri assolu-tamente non sufficienti. Oggi

la richiesta in provincia è supe-riore a 600 appartamenti».

Come vede nel vostro set-tore le prospettive future?«Purtroppo il governo ha as-soggettato i nostri alloggi al pa-gamento dell’Imu che, som-mata alle imposte ordinarie chegià versiamo allo Stato, porta lapressione fiscale a più del 60per cento. In queste condizioniè difficile operare nel sociale.Sicuramente i nostri enti do-vranno essere propositivi conil governo nazionale e regio-nale affinché siano attivatenuove forme di auto-finanzia-mento e di organizzazione, al-trimenti si rischia il default.L’Atc di Cuneo ha attivato fi-nanziamenti europei finalizzatiall’edilizia per anziani, risorsaimportante per le nostre pic-cole comunità provinciali.Stiamo, inoltre, predisponendodei progetti per intercettare deifinanziamenti europei. Sen-tiamo lo Stato molto distante equesto non è un bene per ilnostro settore».

L’immobiliare resta un in-vestimento in questo periododi difficoltà economica?«Per chi può ancora investire sì.Ritengo che sia fondamentale

che le amministrazioni inve-stano sui piani regolatori perriqualificare il patrimonio esi-stente creando così la possibi-lità di attrarre investitori, ri-durre le emissioni e ripopolarei vecchi quartieri creando, gra-zie a nuove attività e introiti dioneri, un volano per far ripar-tire l’economia della nostraprovincia. Certo lo Stato cideve mettere del suo».

Può indicare alcuni parti-colari progetti edilizi e le lorofinalità?«Come accennavo prima, ab-biamo avviato il progetto “Al-cotra” con la vicina Francia peril recupero di una ex casa di riposo nel centro di Saviglianoche sarà oggetto di una nuovaconcezione di edilizia agevolataper anziani in partnership con laCroce Rossa. L’Atc fornirà oltreal singolo appartamento tutti iservizi primari (luce, acqua, pu-lizie, assistenza) a un costo “so-ciale” che è pari a circa il 50 percento di un normale apparta-mento in condominio. Lenuove unità saranno 34, ri-strutturate con criteri di alta ef-ficienza energetica. Questovuole essere un progetto pilotacon prospettive di sviluppo».

EDILIZIA

180 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

Il diritto alla casaper le fasce più deboliVista la difficile congiuntura economica, il compito delle

istituzioni è quello di non far mancare il proprio sostegno ai

cittadini meno abbienti attraverso progetti innovativi e attenti

al territorio. Il caso dell’Atc di Cuneo

Tiziana Achino

Sopra,

Marco Buttieri,

presidente dell’Agenzia

territoriale per la casa

della Provincia di

Cuneo

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EDILIZIA

182 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

Sfide complesse e ri-schiose, ma, alla fine,gratificanti. Come ilavori al Museo del Ri-

sparmio di Intesa SanPaolo, inun edificio storico di Torino;o intervenire sulle infra-strutture interrate del Cerndi Ginevra. Nel primo casosono state realizzate le retiimpiantistiche a elevato con-tenuto tecnologico e l’inte-grazione di quest’ultime congli apparati audiovisivi emultimediali che caratteriz-zano il museo. Nel secondocaso, invece, nell’ambito delnuovo progetto di ricerca delCern sullo scarico delle par-ticelle sono state effettuatemassiccie opere di sbanca-mento del terreno e delicatiinterventi sulle strutture esi-stenti, rispettando i rigiditarget dimensionali del com-mittente. Ad accomunare

questi due progetti costrut-tivi è la società che si è occu-pata di tutte le operazionidel caso, il Gruppo Dimen-sione, con sede a Grugliasco,in provincia di Torino, e im-pegnato come general con-tractor nel settore delle ri-strutturazioni civili eimpiantistiche. «Oltre ai dueinterventi appena citati –commenta Diego Cerrone,presidente dell’impresa – ab-biamo recentemente ulti-mato, sempre presso il Cerndi Ginevra, la costruzione diun nuovo edificio sviluppatocon componenti progettate erealizzate per ottenere unfabbricato a basso consumoenergetico, chiamato casapassiva. Abbiamo operato sutre fronti: la copertura, com-pletamente rivestita con pan-nelli solari amorfi; gli ele-menti vetrati, con l’utilizzodi gas kripton tra le lastre divetro in modo da raggiun-gere eccezionali valori di tra-smittanza termica; e la qua-lità dell’impiantistica».

TUTTE LE REALTÀDEL GRUPPO Il Gruppo Dimensione riesce aproporsi da oltre venticinqueanni come general contractorgrazie soprattutto alla collabo-razione sinergica di tutte le di-visioni e società controllate chene fanno parte. «Il gruppo –spiega Diego Cerrone – è co-stituito da una società capo-gruppo in grado di svilupparetutta la filiera esecutiva edile eimpiantistica, tanto elettricaquanto meccanica, con risorsedirette; da alcune divisioni,come quella di serramentisticae carpenteria leggera e quella

Vivere la crisi come un’opportunità. Diversificazione dell’attività ed espansione

verso i mercati esteri. Diego Cerrone racconta la sua esperienza e il futuro del Gruppo Dimensione

Emanuela Caruso

Un general contractorinternazionale

A lato, realizzazione di un nuovo dump per lo scarico di particelle nucleari

presso il Cern di Ginevra. In alto, progettazione ed esecuzione della sala

operatoria ibrida, Ospedale Umberto I, Torino

www.gruppodimensione.com

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Diego Cerrone

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 183

SETTORI D’INTERESSECome racconta il presidenteCerrone, «il Gruppo Dimen-sione è specializzato in svariatisettori. Quello bancario e assi-curativo, per cui l’azienda si oc-cupa della progettazione e delsuccessivo allestimento di filialie uffici; quello delle organizza-zioni internazionali italiane edestere; e infine quello sanitario,in cui la società si distingue perla progettazione e realizzazione“chiavi in mano” di sale opera-torie, strutture ospedalierecomplete, laboratori di analisi eradiologia, centri diagnosi eambulatori medici».

IL GRUPPONEL MONDOSin dall’inizio dell’avventuraimprenditoriale, il Gruppo Di-mensione ha intuito di disporredi una notevole vocazione in-ternazionale, vocazione che l’haportato a essere presente nelCentro e nel Nord Africa, conle società di Tunisi e Nairobi, ea privilegiare le aree dell’Est Eu-ropa e del bacino del Mediter-

raneo, zone in cui i commit-tenti ricercano sempre partneraffidabili ed esperti nel propriolavoro. Attualmente, la societàsta riscontrando un ragguarde-vole successo soprattutto inSvizzera. «Nel 2011 – continuaDiego Cerrone – ci siamo ag-giudicati una gara internazio-nale, acquisendo un contrattopluriennale per la manuten-zione di tutte le infrastruttureedili del Cern di Ginevra, inSvizzera. Al fine di organizzareal meglio le attività, abbiamoanche acquistato un immobiledove è stata poi installata la sedeoperativa».

ULTIMI INVESTIMENTI EPROSPETTIVE FUTURECome da ormai vari anni aquesta parte, anche per il 2012gli investimenti sviluppati dalGruppo Dimensione sono statiincanalati verso due direzioniprincipali: il personale e le in-

specializzata nel settore ospe-daliero ed elettromedicale; e in-fine dalle società controllate opartecipate di ingegneria e difacility management». La possibilità di disporre di piùsocietà e sedi dislocate sul ter-ritorio nazionale ed estero haconsentito all’azienda di ren-dere il servizio ancora più com-pleto, competitivo ed effi-ciente. «La sede principale è aTorino, mentre quelle secon-darie sono collocate a Roma,Milano e Ginevra; le aziendepartecipate sono invece in Tu-nisia e a Nairobi».

FATTURATO È L’INCREMENTO MEDIOCHE IL GRUPPO DIMENSIONE REGISTRA OGNI ANNO

+10%

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EDILIZIA

184 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

UN BILANCIODEGLI ULTIMI ANNINonostante la difficile con-giuntura economica chepende come una spada di Da-mocle sulle spalle dell’Italia edel settore edile in particolare,il Gruppo Dimensione è riu-scito a mantenere un anda-mento molto positivo del pro-prio business, registrandoaddirittura una crescita mediadel fatturato del 10 per cento.«Questo aumento costante delvolume d’affari – concludeDiego Cerrone – ci permettedi guardare al futuro con piùottimismo, ma soprattutto ciha consentito di confermareil piano di investimenti pro-grammato per il periodo2010-2013». E sempre a di-spetto della crisi che imper-versa, la società sta racco-gliendo proprio ora i frutti dialcune strategie coraggiosemesse in atto alcuni anni fa,quando i sintomi del tracolloeconomico italiano comincia-vano solo a intravedersi. «Ap-pena abbiamo notato che ilnostro mercato di riferimentostava iniziando a mostraretroppi punti deboli e troppisegnali di impoverimento econtrazione, abbiamo decisodi differenziare l’attività azien-dale ed espanderne il raggiod’azione verso nuovi mercatisia italiani che esteri. È graziea questa strategia che conti-nuiamo a crescere senza maifermarci».

frastrutture operative. «È statodeciso di investire nel poten-ziamento dell’organico azien-dale – commenta ancora il pre-sidente Diego Cerrone –obiettivo che abbiamo rag-giunto inserendo nel nostrostaff risorse specializzate neinuovi settori d’interesse, dotatedi un’eccellente conoscenzadelle lingue straniere e in pos-sesso di grande esperienza, ma-turata soprattutto all’estero. Lasocietà ha poi investito nell’ac-quisto della sede di Ginevra enella realizzazione all’internodello stabilimento di Gruglia-

sco di un laboratorio per l’alle-stimento di sale operatorie mo-bili. Quest’ultimo progetto èstato studiato e portato a ter-mine perché una società inglesein forte espansione sul mercatoeuropeo ha scelto il nostrogruppo come interlocutore epartner tecnico per lo sviluppoe la riqualificazione delle pro-prie unità mobili». Per l’imme-diato futuro, il Gruppo Di-mensione spera di consolidare irisultati finora raggiunti e lapresenza sul territorio interna-zionale, incrementando al con-tempo i settori strategici perl’attività, ovvero le organizza-zioni internazionali e il com-parto sanitario. «Siamo convintiche all’estero ci siano grosse op-portunità per imprese come lanostra, poiché operare in paesiinternazionali significa aumen-tare e diversificare il rischio im-prenditoriale, ampliare le co-noscenze e competenze,confrontarsi con realtà all’avan-guardia e creare una rete di ec-cellenza».

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Dall’alto, progettazione ed

esecuzione chiavi in mano

per l’estensione del

ristorante n.1, Cern,

Ginevra; progettazione

esecutiva degli impianti

termo-fluidici ed elettrici,

Fiat Motorvillage, Torino

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EDILIZIA

186 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

Il noleggio, ossigeno per le imprese ediliL’edilizia è in un momento di forte incertezza, ma il noleggio di autopompe e autobetoniere

operanti nel calcestruzzo continua a funzionare, a prescindere dalla crisi.

Ne parla Domenico Tomatis

Martina Carnesciali

Soprattutto in tempo dicrisi, la scelta di noleg-giare attrezzature perl’edilizia ha numerosi

vantaggi: non solo riduce no-tevolmente i costi di gestione,ma permette di avere sempre adisposizione il macchinariospecifico per il tipo di lavoroche si deve svolgere senza essere

obbligati ad acquistarlo. L’espe-rienza della Tomatis DomenicoSrl, che fornisce il noleggio diautopompe nel settore del cal-cestruzzo, di cui parla lo stessotitolare Domenico.

Nell’ultimo biennio qual èstato l’andamento del vostrobusiness? «Nell’ultimo biennio, nono-

stante il forte periodo di crisi,siamo comunque riusciti aemergere sul mercato. Abbiamoavuto un notevole incrementodi fatturato; il 2010 rispetto al-l’anno 2009 ha registrato unincremento del 40 per cento eil 2011 è stato più moderatoma l’incremento è stato co-munque superiore al 10 percento. Durante il primo seme-stre 2012, però, la crisi si è fattasentire. Ma abbiamo conti-nuato a operare: l’edilizia è inun momento di forte incertezzama stiamo riuscendo a supe-rarlo».

Quali categorie e settori in-dustriali si rivolgono alla vo-stra attività? «La nostra tipologia di servizioè richiesta soprattutto nelle fasiiniziali di realizzazione dellestrutture portanti di quasi ognitipo di costruzione, dalla pic-cola abitazione civile ai grandiimpianti di biogas o addiritturagrattacieli. Le commesse ci ven-gono richieste soprattutto dagliimpianti di betonaggio, i quali

Nella pagina accanto, Domenico Tomatis, titolare dell’omonima azienda di Sant’Albano Stura (CN).

Sopra, l’innovativa pompa CIFA K45L durante la gittata al cantiere Torre San Paolo a Torino

[email protected]

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Domenico Tomatis

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 187

servono le imprese esecutricidei lavori di costruzione».

Quali sono i vostri mercatipiù importanti all’estero equal è la situazione nel mer-cato interno? «All’estero abbiamo avutocommesse in Svizzera tramite laCondotte Cossi per la realizza-zione del traforo del San Got-tardo per il passaggio della fer-rovia; in tale occasioneabbiamo operato con un no-leggio a freddo. Altre volte ol-trepassiamo il confine dellaFrancia. Il progetto di ampliareil nostro raggio d’azione è già inattivo da fine 2009, quandodalla provincia di Cuneo siamoarrivati a Torino; ora copriamointeramente il Piemonte e laLiguria».

Quanto hanno inciso lecertificazioni?«La nostra certificazione è inattivo solamente da fine 2011,quindi non siamo ancora deltutto coscienti del reale poten-ziale di tali certificati, ma ab-biamo la certezza che in un fu-turo prossimo, dove la sicurezzae l’ambiente saranno semprepiù importanti e sensibili, lanostra scelta di certificarci darài suoi frutti e ci aprirà a unmercato del tutto nuovo».

Due anni fa avete fatto un

grosso investimento com-prando la Cifa K45L, che ri-sultati avete ottenuto?«L’investimento per l’acquistodella pompa è stato una grandescommessa. Abbiamo avuto fi-ducia nel marchio Cifa, con ilquale lavoriamo da oltre 20anni, a cui riconosciamo unaforte competenza nel settore.Questo macchinario ha innal-zato di molto lo standard qua-litativo del nostro servizio, ciha permesso di svolgere moltepiù commesse grazie alla suamaneggevolezza e sicurezza e,inoltre, è un mezzo con fortidoti ecologiche».

Che previsioni potete fare

nel medio e lungo periodo su-gli investimenti futuri?«L’edilizia del futuro sarà la co-struzione in elevazione. Talirealizzazioni richiedono appo-siti macchinari; puntiamo cosìa un mercato di nicchia, dovesolo chi è davvero specializzatopuò inserirsi. Inoltre ho la con-vinzione che il mercato subiràuna forte variazione proiettan-dosi verso la costruzione diedifici ecologici e con una mi-gliore progettazione degli spaziche porterà, a parer mio, allacontinua crescita della do-manda di costruire con me-todi e materiali innovativi edecologici».

LA FORZA DELL’INNOVAZIONE

La Tomatis Domenico Srl, che negli anni 90 e 2000 ha avuto una continua crescita, nel 2011raggiunge elevati standard qualitativi in relazione alla sicurezza.

L’azienda ha sempre puntato verso una politica innovativa, anche in un momento difficile comequesti ultimi anni. Si continua a investire in tale direzione tanto che nel 2010 ha acquistato, inprimato mondiale, la pompa per il calcesctruzzo Cifa K45L Carbotech. Essendo una ditta dinoleggio, punta sull’offerta di automezzi in ottime condizioni. Nel corso degli anni la Tomatis haseguito diversi importanti progetti: la realizzazione della seconda gittata continuativa al mondo perordine di grandezza presso il cantiere di costruzione della Torre Intesa San Paolo a Torino; larealizzazione del Mose di Venezia; la partecipazione al Traforo San Gottardo in Svizzera per ilpassaggio dei treni ad alta velocità; la realizzazione del tratto autostradale Asti-Cuneo; il viadottoautostradale della A6 all’altezza di Fossano.

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MATERIALI

Il recupero dei materialiè sicuramente uno deitemi e dei concetti cheoggigiorno sta riscuo-

tendo maggior successocome fondamenta di un’eco-nomia rivolta al futuro. Si

Mario Strumia,

titolare della Bosc Vej

di Busca (CN)

www.boscvej.com

coniuga infatti un’ottica so-stenibile ad una crescita eco-nomica. Ancor più se il ma-teriale in questione è il legno,essenza dell’ecosostenibilità.È con questo spirito che na-sce la società Bosc Vej, realtàimprenditoriale rivolta al re-cupero, al restauro e alla riva-lorizzazione del legno anticoper la creazione di chalet, ho-tel, ristoranti, interni, ripro-duzione di mobili antichi,parquet, boiserie interne e ri-vestimenti esterni. Lavora-zioni in acciaio e in ferro for-

giato, terrazze in Ipe, Larice eTeak e realizzazioni modernecontemporanee. Ne abbiamodiscusso con Mario Strumia,che gestisce l’attività insiemea Celeste e Anselmo Ruà.

In oltre 10 anni di atti-vità, come è cambiato ilmercato dell’arredamentoin legno?«L’evoluzione che abbiamonotato riguarda le richiesteche ci sono state rivolte. Untempo, ad esempio, era im-pensabile abbinare il legnovecchio a un arredamento

Il design italiano, riconosciuto in tutto il mondo, si può respirare anche nel recupero

e nella rivalorizzazione del legno antico. Il risultato? Un’essenza del passato che si sposa

con il moderno. Il punto di Mario Strumia

Marco Tedeschi

Dall’essenza del legno antico

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l’aspetto umano rispetto aquello tecnico. Si può assolu-tamente innovare il prodotto,migliorandolo, cambiandoloma soprattutto si possono in-novare le relazioni umane cre-ando una trama indelebile eben ramificata».

Quali sono le strategieoperative che coniuganol’antichità di alcune essenzecon il nuovo? «Sicuramente accostare an-tico – moderno significa co-noscere profondamente cosasi vuole realizzare e per chi losi vuole fare. Un’esperienzamolto proficua è stata l’arre-damento dell’appartamentodi un cittadino monegascopresso Limone Piemonte(CN). Un appartamento de-stinato alle vacanze invernali,caldo e accogliente per pas-sare le giornate di relax con lafamiglia. In questo caso an-tico e moderno si sono alter-nati in un equilibrio perfettodi calore e armonia, misto arapidità e dinamicità. Per noiè sicuramente l’esempio mi-gliore per descrivere un per-fetto connubio. La casa vedesaloni rivestiti di legno anticoe arredati con materiali mo-derni. Una cucina in acciaioaccostata ad un pavimento dilegno antico. Una sala cinemainteramente in legno che siaccompagna a divani e pol-trone modernissime. Il bagno

principale accosta invece pa-reti in mosaico e docce conluci sgargianti a pavimenta-zioni in legno e pianali emensole antiche».

Quanto la tecnologia, resasupporto dell’artigianalità,incide sui vostri livelli diproduttività?«La tecnologia innovativa ciha aiutati molto, ad esempionei trattamenti specifici dilunga durata a base di oli ecere naturali, trattamenti in-dirizzati all’eliminazione ealla prevenzione dei tarli, ne-gli elettroutensili velociz-

Mario Strumia

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 189

moderno, (affiancando adesempio acciaio o addiritturaelementi in pvc), oppure ese-guire trattamenti sul legnovecchio con l’utilizzo di co-lori che non fossero quelli alnaturale. Oggi invece tuttoquesto è molto richiesto perle opere che ci vengono mag-giormente commissionate.Mi riferisco agli chalet pri-vati e alle realizzazioni rivoltea hotel e ristoranti, o allacreazione e restauro dei mo-bili antichi».

Come si traducono allaBosc Vej i concetti di “in-novazione” e “qualità”?«Per noi il termine qualità si-gnifica soprattutto atten-zione. In particolare alla no-stra equipe di supportotecnico chiediamo un’analisiattenta dei prodotti di forni-tura. Analisi mirata soprat-tutto al materiale, alla pro-venienza, alle caratteristichetecniche. Inoltre invitiamo inostri fornitori a dimostraresempre la qualità con certifi-cazioni che rispettano i mas-simi standard richiesti. Lastessa attenzione la river-siamo poi sul cliente of-frendo un prodotto duraturonel tempo e gradevole alla vi-sta e al cuore. Innovare pernoi significa grande spiritodi adattamento ai tempi, ailuoghi e alle persone. Del-l’innovazione prediligiamo

DAL RECUPERODEL LEGNO

Rivalorizzare il legno antico. È da questa sempliceintuizione di Celeste Ruà che nasce l’idea di

proporsi come realtà imprenditoriale.«Non è stata assolutamente una scelta data daun’analisi di mercato. – Spiega Mario Strumia -. Tutto nasce dalla passione di Celeste, unapassione tramandata dal papà e prima ancora dalnonno». Un inizio non facile, in cui è stato necessariotrovare un connubio fra la qualità e un prezzo adatto.Dal quel connubio i soci Mario Strumia, Celeste eAnselmo Ruà, hanno provveduto a formare conesperienza e organizzazione una struttura solida. «Ilneonato gruppo Bosc Vej Srl, Old Wood Suisse Srl,Hotel Le Gran Chalet Suisse, legando insieme lenuove tecnologie di lavorazione, è riuscito ad esserecompetitivo sui mercati sia esteri che italiani».

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MATERIALI

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di un sottotetto di un appar-tamento di Courmayeur inuna magnifica mansarda ar-redata in vero stile montano.I committenti, amanti del le-gno antico si sono affidati allanostra esperienza per realiz-zare un ambiente caldo e ac-cogliente. Pavimenti, rivesti-menti murali, trattamenti,cucina, camere da letto iltutto è stato creato ex-novo».

Quali progetti avete inserbo per il futuro?«Con rammarico il nostro fu-turo e il nostro pensiero sonorivolti totalmente ad unaforte espansione versol’estero, non per volontà no-stra, ma per una pura que-stione di sopravvivenza per ilnostro indotto. Per noi rap-presenterebbe un trionfo po-ter tornare a lavorare sempredi più nel nostro paese».

C’è una realizzazione chevi sta particolarmente acuore? «Penso di poter parlare anchea nome dei miei soci, An-selmo e Celeste. Più che lerealizzazioni ci sono rimastenel cuore soprattutto le per-sone con cui abbiamo lavo-rato. Fino ad oggi la nostrafortuna è stata quella di avereuna clientela creatasi nontanto grazie al canale pubbli-citario, ma grazie al “passa-parola”».

zando la produzione e allostesso tempo riducendo i ri-schi di infortunio. Nono-stante questo, la nostra dittaconserva comunque una forteimpronta artigiana, e moltedelle lavorazioni che offriamocontinuano ad essere eseguite“a mano”».

Nel mercato del lavorosono sempre meno i profes-sionisti ebanisti specializ-zati nell’intaglio e nellesculture del legno. Comesiete riusciti a creare unteam di esperti nell’artedell’intaglio e della sculturalignea? «Nel nostro staff sono pre-senti architetti, geometri e in-gegneri, tutti professionistiche hanno il compito di tra-

sformare le idee in disegniesecutivi. La fortuna delgruppo Bosc Vej è stata lapersona di Celeste Ruà,esperto ebanista, il quale annifa, ha saputo formare lo staffdi cui oggi ci avvaliamo».

Da dove provengono lematerie prime?«Le essenze maggiormenteutilizzate sono l’abete antico,proveniente dal Trentino AltoAdige e dall’Alsazia, il noce eil castagno, provenienti dal-l’Austria, il ciliegio, il larice, ilpino Cembro e il pioppo ven-gono recuperati nelle nostrevallate in Piemonte».

Può descrivere un recenteprogetto portato a termine?«L’esempio che portiamo piùvolentieri è la trasformazione

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L’attività conserva una forte improntaartigiana. Molte delle lavorazionicontinuano ad essere eseguite “a mano”

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COMMERCIO

Il fermo delle retribuzionie i prezzi in continua cre-scita comportano unastangata per ogni famiglia

media di perdita di potere d'ac-quisto pari a 2.333 euro l'anno.A rilevarlo è l'Osservatorio Na-zionale di Federconsumatoriche commenta così i dati diffusidall'Istat. «Questo inaccettabileandamento - afferma l'Osser-vatorio - continua a intaccare ilgià basso potere di acquistodelle famiglie che, dal 2008 adoggi, ha conosciuto una cadutadi oltre l’11,8 per cento». In questo scenario è necessarioper chi gestisce una grande of-ferta di vendite studiare nuove

soluzioni accattivanti e cheincontrino le possibilità e idesideri della clientela. Èquanto si sta operando alcentro commerciale Città

Fiera di Udine. «Il progetto diampliamento del centro

commerciale - spiegal’amministratoreAntonio MariaBardelli - è iniziatoa luglio con l’aper-tura di Leroy Mer-lin, uno dei mas-

simi protagonisti del bricolage alivello internazionale. Questoingresso rappresenta il primotassello di quello che diventeràil settore casa del centro, unpolo innovativo per il mercatoitaliano che sarà in grado di of-frire al visitatore una gamma diprodotti inimmaginabile».

Come è stato pianificatol’ampliamento? «Il segreto della crescita di CittàFiera risiede nella continua ri-cerca di nuovi sviluppi mai im-provvisi ma ponderati neltempo. Il piano di sviluppocomplessivo prevede di passaredagli attuali 86 mila mq di su-perficie commerciale a 160mila, a conclusione dello stessoil centro diventerà il più granded’Italia. Obiettivo finale è lacreazione di poli di attrazionein grado di allargare di moltol’attuale bacino di utenza. Ilprogetto rappresenta il supera-mento del centro commercialeclassico grazie alla creazione diuniversi tematici attorno aiquali ruoterà un’offerta varie-gata e profonda: shopping, fa-shion home outlet, leisure. Ilprogramma di sviluppo è molto

ambizioso ma, a differenza dialtri centri, Città Fiera parte dauna massa critica rappresentatada ben 8 milioni di visitatori espazi di circa 86 mila metriquadri. Alla luce dei dati rilevatifino ad ora, Città Fiera diven-terebbe il quarto o quinto Cen-tro Commerciale in Europa edil più grande in Italia».

Quale il prossimo step? «Nel 2012 si darà il via ai la-vori della nuova galleria grazieal recupero delle aree dell’exferramenta. Una nuova strut-tura situata strategicamentenella zona nord ovest dell’at-tuale centro commerciale a cuiè collegata da uno degli in-gressi più frequentati con unaccesso privilegiato ai par-cheggi multipiano. La galleriarappresenta un ulteriore passoavanti per la creazione di unanello che racchiuderà lo spa-zio commercial,e assicurandoun flusso costante di pubblico.Agli attuali 86mila mq di su-perfici commerciali disponibiliattualmente si aggiungerannoaltri 26mila mq di superficiecommerciale per le nuoveaperture. La nuova galleria si

Secondo l’Istat sta crollando il potere d’acquisto delle famiglie italiane. Per sopperire a questo

problema il centro commerciale deve sganciarsi dall’idea classica e abbracciare un’offerta differente.

Ne parliamo con Antonio Maria Bardelli del centro Città Fiera di Udine

Matteo Grandi

Città Fiera: nuovi universi tematiciper il centro commerciale

Antonio Maria Bardelli.

Il centro Città Fiera

si trova a Udine

www.cittafiera.it

192 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

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PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 193

Antonio Maria Bardelli

svilupperà su due piani nellaparte storica, che un tempoaveva la funzione di ferra-menta, (la struttura risale al1967): l’intervento in questosenso verrà effettuato con unamoderna riqualificazione dellestrutture industriali esistentirispettando le sue caratteristi-che originali. Mattone, vetro eacciaio i materiali che an-dranno a contraddistinguerla».

Una grande attenzione alleiniziative umanitarie è inoltreuna delle caratteristiche pre-dominanti di Città Fiera. «Siamo molto contenti di es-sere conosciuti sul territorionon solo per gli spazi commer-ciali ma anche per le numeroseattività di responsabilità socialeche portiamo avanti che rite-niamo siano molto importantiper il territorio».

UNA CRESCITA ESPONENZIALE

ATTUALE SVILUPPO

Superficie commerciale (GLA) 86.000 mq 160.000 mq

Outlet - HIC 30.000 mq

Ipermercato IPER Udine 7.450 mq 7.450 mq

Hard Discount 1000 mq

Altre superfici alimentari 339 mq 2.154 mq

Altre superfici non alimentari 34.869 mq 53.396 mq

Totale commercio al dettaglio 42.658 mq 94.000 mq

Grandi negozi specializzati 10 15/20

Esercizi commerciali, servizi 190 300/350

Ristoranti, caffè e bar 19 25

Mercatino alimentare 3 5

Multisala 11 sale 11 sale

Sala Giochi 1 1

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TURISMO

194 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

Le prime rilevazionisulla stagione estivapresentano un qua-dro negativo per il

settore turistico italiano, an-nunciando un calo medio dipresenze del 15-20 per cento.La crisi economica ha rallen-

Le vacanze, i vantaggi della multiproprietàSi è rivelata un’estate buia per il turismo italiano. Si registra un calo medio di presenze

del 15 per cento. Necessario quindi puntare su risparmio, affidabilità e soddisfazione.

La parola a Loris Cappelli

Marco Tedeschi

Loris Cappelli è titolare del Gruppo Lcl di Torino www.gruppolcl.com

tato i flussi turistici prove-nienti dall'estero e ha influitoin maniera decisiva sul turi-smo interno; nonostante qual-che segnale di ripresa nei datidi settembre, il bilancio dellastagione si profila in rosso. Inquesto scenario difficile in cuila crisi ha inciso notevolmentesulle scelte fatte dagli italiani,le realtà coinvolte hanno benchiaro quali sono gli aspetti sucui dover far leva. «Risparmioe soddisfazione – spiega LorisCappelli, titolare del GruppoLcl di Torino, che opera nelsettore delle vacanze in multi-proprietà -. Nei momenti dicrisi tutti noi siamo meno im-pulsivi, quindi è necessario ri-flettere su quanto si è spesonegli anni passati per le pro-prie vacanze e su quello che siè disposti a spendere nel fu-turo. L’altro aspetto riguardala soddisfazione e quindi la fi-delizzazione del cliente».

Quale bilancio potetetrarre a seguito dell’ultimoanno di attività?«Il 2012 si sta dimostrando un

anno positivo per il nostrogruppo. Abbiamo inauguratouna nuova struttura nelle Alpi,esattamente a Ponte di Legno(Jolly Resort), è stato consoli-dato sempre più il rapportocon i nostri clienti attraverso illancio della nuova guida serviziEssere Lcl e abbiamo, come dasempre, lavorato a contattocon i nostri clienti. Le mag-giori criticità riguardano ov-viamente l’incertezza sul fu-turo, che ha frenato diversi“potenziali clienti” ad affidarea noi le loro vacanze dei pros-simi anni».

Quali sono i servizi inte-grativi che offrite?«La nostra guida servizi EssereLcl offre diversi programmiche rendono unico l’acquistoin multiproprietà. Tra i piùgettonati sicuramente tro-viamo le Vacanze Essere Lcl,ovvero vacanze a tariffe van-taggiose nelle otto struttureLcl. Tariffe che possono essereancora più convenienti se pa-gate tramite i buoni vacanzadel programma Essere Hotel.

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Loris Cappelli

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 195

Direttamente dal nostro sitointernet è possibile prenotareoltre 120.000 hotel con unrimborso di 50 euro (cumula-bile) per ogni 100 spesi da de-trarre alle già vantaggiose Va-canze Essere Lcl.L’opportunità di scam-biare/accumulare le propriesettimane di multiproprietànel catalogo RCI Points (oltre4000 resort) è senza dubbioun servizio essenziale. Riscuo-tono sempre un notevole suc-cesso i forum, meeting con inostri clienti che diventanooccasioni di vacanze anchecon gite organizzate durantele quali si crea un gruppounico. La vacanza a 9€ (persettimana, per appartamento)come regalo di compleannorimane comunque il serviziopiù gradito».

Generalmente quali targetsi rivolgono a voi?«Il cliente “tipo” è la famiglia,anche perché la vacanza in unappartamento all’interno diun resort/villaggio offre il van-taggio della libertà di deciderecome impostare la vacanza inrelazione a come è composto ilnucleo familiare. Noi propo-niamo due principali solu-zioni: la multiproprietà clas-sica con rogito notarile,oppure una formula vacanza atempo (5/10/15 anni). Le va-canze possono essere effettuatein mare, in montagna, in cam-pagna o nelle località più belled’Italia. Mettiamo a disposi-zione due resort nel Salento(Nardò - Puglia), uno nel-l’Ogliastra (Arbatax – Sarde-

gna), a Ischia (Forio – Isolad’Ischia), Ponte di Legno (ValCamonica – Lombardia), Do-lomiti (Sappada – Veneto),Alpi Giulie (Tarvisio - Friuli),Terre di Siena (Celle sul Rigo– Toscana). Tanti nostri clientihanno più di una multipro-prietà sparse in più località».

Spesso le multiproprietà sirivelano una truffa. I consu-matori a quali elementi de-vono porre attenzione al finedi comprendere se la societàcui si rivolgono è seria op-pure no?«Il nostro settore, come tantialtri, è costituito da operatoriseri e operatori poco seri. Ri-conoscerli è semplicissimo, ba-sta verificare le credenziali dellasocietà che vende: sede legale,legali rappresentanti, descri-

zioni e ubicazione del pro-dotto. Il principale “problema”di questo settore non è la truffao il broglio, che capitano intutti i settori, ma è un altro.Spesso infatti il prodotto che ilcliente compra non corri-sponde alle sue esigenze. Se leesigenze cambiano nel corsodegli anni sarà nel nostro inte-resse cambiare il prodotto».

Quali le sfide e gli investi-menti in previsione per iprossimi mesi?«La nostra sfida principale ri-guarda la capacità di essere lasocietà di riferimento per ilmercato italiano della multi-proprietà. Tutti i nostri sforzi einvestimenti sono sempre inquesta direzione, quindi mag-giore efficienza nei programmiEssere Lcl».

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Le vacanze in multiproprietà offronoun notevole risparmio nel tempo e la possibilitàdi cambiare il prodotto nel tempoa seconda delle esigenze

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RINNOVABILI

198 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

Il Quinto Conto Energiacriticità e prospettive

Il Quinto Conto Energia ègià entrato a regime, e giàsi teme, in un futuromolto prossimo, l’addio

agli incentivi, sostituiti da de-trazioni fiscali, che potrebberoessere previsti nella prossima de-lega fiscale, con il Tax Credit,ossia il credito d’imposta perinfrastrutture e innovazione(settore delle energie rinnovabilicomprese). I timori sono nu-merosi, in particolare di im-prese che, grazie alla green eco-nomy, hanno spiccato un salto

di qualità. Ma nel frattempo,come rilevato anche da IginoMemé, vicepresidente di Solerà,società del gruppo Damanhurspecializzata nella realizzazionedi impianti a energia rinnova-bile, anche il Quinto Conto hale sue criticità.

Quali novità introduce ilQuinto Conto Energia?«Per dare un parere preciso do-vremo provare questo com-plesso apparato burocratico dicui mancano ancora dettagli eapplicazioni. È difficile parlaredi novità, in realtà si tratta diuna vera riduzione degli incen-tivi e di una burocratizzazioneche rende tutto molto incerto.Non parliamo del sistema ban-cario che, invece, di sostenereun volano per lo sviluppo del-l’economia nazionale, decide didirigere miliardi di euro all’ac-quisto dei titoli di stato».

Quali conseguenze potràavere questo provvedimentosu un settore che, malgrado lacrisi, in questi anni è cresciutonotevolmente, anche da un

punto di vista occupazionale?«Le conseguenze si potrebberotradurre in un ulteriore aggra-vamento della disoccupazione.Ovviamente, come aziendastiamo cercando di evitare que-sta situazione, attraverso stra-tegie ad hoc. Indubbiamente, ipiccoli impianti, non essendosoggetti alla regolamentazionedel registro, saranno ancoravendibili, ma se consideriamo ilbudget ridottissimo previsto dalQuinto Conto Energia, ri-schiamo un esaurimento deifondi in pochi mesi».

Crede che il fotovoltaicopotrà essere in grado di fare ameno degli incentivi in tempirapidi?«Già con questi nuovi incen-tivi il costo iniziale dovrà ulte-riormente ridursi per poterproporre un rientro dell’inve-stimento in tempi ancora utili.Tuttavia, si spera in qualchenovità hi-tech che riesca a in-durre l’abbassamento del costodei pannelli al fine di proporreun impianto tecnologico a co-

Quale futuro per le imprese legate alla green–economy, in questi

anni, in forte crescita? Gli incentivi destinati alle rinnovabili sono stati

ridotti e già si teme per il supporto a questo ambito, che potrebbe

fungere da volano all’economia nazionale. Il punto di Igino Memé

Anastasia Martini

Il vice-presidente

della Solerà Sc

di Vidracco (TO),

Igino Memé,

a Damanhur

Uria Sedano

www.solera.info

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Igino Memé

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 199

Quali sono gli obiettivi e leprospettive dell’azienda per ilfuturo? «Malgrado le prospettive perniente rosee, ci stiamo strut-turando per proporre inda-gini energetiche e sistemi in-telligenti di controllo deiconsumi. Questi consentonorisparmi energetici e, abbi-nati al fotovoltaico, sono ingrado di accumulare energianei momenti di esubero, con-sentendo di riutilizzarla neimomenti di massima richiesta.Inoltre puntiamo a nuovi mer-cati e nuove tecnologie. Perquesto abbiamo partecipatocome espositori a “Ener Solar +Brasil” e ci stiamo organiz-zando in tempi record per pe-netrare in questo difficile mer-cato. Presto saremo costruttorie distributori di stampanti tri-dimensionali».

sti tali che possano essere com-pensati dal risparmio energe-tico realizzato in pochi anni».

Oltre al fotovoltaico Soleràrealizza anche impianti solaritermici e geotermici. Conquali riscontri? «Gli italiani sono ancora moltolontani dal solare termico, ra-gione che ci sta spingendo allarealizzazione di una campagnadivulgativa, per farne conoscerele dinamiche e i vantaggi. Pa-rallelamente ci siamo struttu-rati per essere completamenteautonomi nell’installazione. Perquanto riguarda la geotermia, laproporremo ai clienti chehanno già pensato al fotovol-taico: le pompe di calore utiliz-zano energia elettrica con unrendimento che arriva fino aquattro volte».

Quale bilancio è possibiletrarre dall’ultimo anno di at-tività dell’azienda? «L’ultimo anno di attività è an-dato discretamente. Malgrado ilguadagno più contenuto, ab-biamo scelto la qualità, vera e

propria carta per distinguersi». Quali sono stati i progetti

più significativi realizzati?«La realizzazione più impor-tante per quest’anno è un im-pianto fotovoltaico da un Mwpinstallato sul tetto di un’impor-tante azienda produttrice ditubi in acciaio inox. Tra le do-tazioni l’impianto presenta unmonitoraggio di stringa checontrolla in tempo reale la pro-duzione segnalando eventualidisfunzioni».

Con quali problemi vi do-vete confrontare?«La concorrenza “sleale” è unaspina nel fianco: diverse aziendesi possono permettere prezzibassi, poiché non si dotanodelle relative certificazioni diqualità. Per poter lavorare, que-sti competitor ci costringono alribasso, e da ciò derivano mar-gini di utili molto risicati».

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Relativamente al Quinto Conto Energia,è difficile parlare di novità; in realtà si trattadi una vera riduzione degli incentivi e di unaburocratizzazione che rende tutto molto incerto

Nelle immagini,

fasi di installazione

di pannelli fotovoltaici

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ENVIRONMENT PARK

200 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

In tempi non sospetti,quando ancora non siparlava di crisi e investiresulle rinnovabili era tut-

t’altro che scontato, c’era giàchi per convinzione puntòsulla ricerca come un’opportu-nità imprenditoriale. Si parla dicirca quindici anni fa, quandofu istituito l’Environment Parkdi Torino. Ma neanche il luogoin cui fu realizzata la strutturaè casuale, e risponde perfetta-mente alla filosofia di recuperoche sta dietro all’attività delparco: questo infatti è collo-cato sulla spina 3 di Torino,un tempo sede della grande in-dustria siderurgica del posto,come le ferriere della Fiat odella Michelin. Quali risultati ha portato l’ope-razione in termini di impresa?A rispondere sono il presidentee l’amministratore delegatodell’Enviroment Park, rispet-tivamente Mauro Chianale eFabio Massimo Grimaldi.«Forse un esempio per tutti –esordisce Chianale – è Polight,il Polo di innovazione edilizia

sostenibile e idrogeno, gestitoda Environment Park e pro-mosso dalla Regione Piemonte.È un’associazione temporaneadi scopo di imprese e centri diricerca attivi e innovativi neisettori della bioedilizia e dellatecnologia dell’idrogeno. OggiPolight conta 150 tra imprese ecentri di ricerca e supporta lacostruzione di nuove filiereproduttive, nuove tecnologie,nuovi processi e nuovi modelliper rinnovare la vocazioneproduttiva del territorio. Intre anni, Polight ha movi-mentato circa 20 milioni di

euro tra finanziamenti regio-nali ed europei». In realtà non sono solo quelle“interne” le imprese che si ri-volgono all’Envipark (come lochiamano affettuosamenteChianale e Grimaldi). I tenta-tivi e le sperimentazioni di tra-sferimento tecnologico del-l’energia, della bioedilizia e dellenanotecnologie attirano moltialtri imprenditori che nonhanno sede qui. Nel corso degli anni il parco èdiventato un punto di riferi-mento nella ricerca in una lo-gica green economy. «Il proto-

I pionieri dell’energia pulita raccolgono i frutti, dopo anni di sperimentazioni portate avanti

seguendo la logica del carbon free. Mauro Chianale e Fabio Massimo Grimaldi

parlano delle nuove frontiere per l’Environment park di Torino

Renato Ferretti

Green economy,quando la ricerca è business

Da sinistra,

Fabio Massimo Grimaldi,

amministratore delegato,

e Mauro Chianale,

presidente

dell’Environment Park

di Torino.

Nella pagina a fianco,

il BioEnergy Lab

www.envipark.com

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cantiere, che hanno bisogno avolte di qualche anno di speri-mentazione, ma che gli ammi-nistratori del parco speranopossano fare la differenza neiprossimi anni. «Uno di questi –spiega l’amministratore dele-gato Grimaldi – è la centralinaidroelettrica. Questa, sfrut-tando solo le acque della DoraRiparia, produce 1,6 Mega-watt/ora di energia elettrica pu-lita. A pieno regime sarà ingrado di arrivare a una potenzadi quasi 4 Megawatt/ora,quanto basterebbe per alimen-tare oltre 1.000 abitazioni. È laprima opera di questo genere inun contesto urbano. L’impiantocontribuisce a rifornire i 35.000metri quadrati di uffici e labo-ratori del parco scientifico tec-nologico. L’intervento si inse-risce in un percorso versol’indipendenza energetica e lasostenibilità ambientale cheEnvironment Park ha intra-preso da oltre 10 anni, antici-pando così la ricerca sulle fontirinnovabili e la green eco-nomy. Un altro dato vera-mente notevole è il risparmioannuale di 1.900 tonnellate diemissioni di gas serra in atmo-sfera, che la centralina per-

mette». L’ultimissima novitàdel parco sta nel nuovo labo-ratorio di ricerca dedicato alletecnologie per la produzionedi energia da biomasse, il BioEnergy Lab. «Tecnicamente –continua Grimaldi – stiamosviluppando un “digestore”,un impianto dove i rifiuti fer-mentano in assenza di ossi-geno rilasciando biogas, oggiutilizzato soprattutto per la ge-nerazione elettrica. Il proto-tipo di Envipark è bi-stadio,cioè in grado di produrre siabioidrogeno che biogas, en-trambi utilizzabili anchecome eco-carburanti. Sono 9milioni le tonnellate di rifiutiorganici raccolti ogni anno inItalia: scarti che potrebberoessere utilizzati per produrrebiometano, dando nuovalinfa al mercato dei carbu-ranti green e migliorando lagestione dello smaltimentodei rifiuti urbani».

Mauro Chianale e Fabio Massimo Grimaldi

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 201

collo Itaca per esempio – citiene a ricordare il presidenteChianale – è stato formulatoqui e adesso è usato da 14 re-gioni italiane, come sistemaempirico per il calcolo del-l’efficientamento energetico inedilizia: in pratica indica le me-todologie per fare gli edifici conl’efficientamento energeticocertificato. La Regione Pie-monte l’ha adottato comenorma per poter finanziare gliinterventi di edilizia residen-ziale pubblica. Oppure le cellea combustibile, una tecnologiabasata sull’idrogeno, per la pro-duzione di energia elettrica,adesso usate da grandi societàdi telecomunicazioni per ali-mentare gli impianti di tra-smissione, sono state speri-mentati qui. Tutto questogenera un altro aspetto che nondeve essere sottovalutato, cioèle nuove aziende che sono sortegrazie al nostro lavoro. Gli in-gegneri che sono stati formatinei nostri laboratori ora hannoqualificazioni professionali chehanno permesso loro di intra-prendere una carriera profes-sionale di successo. Una sututte, molto famosa, è l’Eps».Ora ci sono nuovi progetti in

-1900 RIDUZIONE ANNUA DI GAS SERRACON LA CENTRALINA IDRO-ELETTRICADELL’ENVIPARK

TONNELLATE

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NOTARIATO

204 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

Nel pacchetto liberalizzazioni, ri-tenuto necessario per rilanciare lacrescita del nostro Paese, ci sonoimportanti mutamenti per le

professioni, anche per quella notarile. Tra letante disposizioni, un tirocinio di diciottomesi, la formazione professionale continua,parametri certi per la liquidazione giudizialedei compensi e un ampliamento della piantaorganica della categoria. La risposta dei pro-fessionisti al cambiamento non si è fatta at-tendere. Se sotto alcuni aspetti la riformaviene promossa a pieni voti, tanto che alcunipunti erano già stati anticipati e adottati dalnotariato, su alcuni le perplessità non man-cano e anzi vengono visti come figli di unostereotipo erroneo diffuso tra gli utenti ri-guardo la professione notarile. Uno di questiè certamente l’aumento del numero di postidisponibili, sul quale anche Grazia Prevete,presidente di Federnotai Piemonte, avanzadelle riserve. «L’aumento dell’organico in unasituazione di recessione che ha ridotto di ol-tre il 30 per cento le attività degli studi nonmi sembra una priorità per il Paese, conside-

rando anche che il numero degli iscritti allapratica notarile è in diminuzione».

Quanto l’aumento dell’organico notarile èun reale bisogno del Paese?«Non penso sarà utile e credo sia anche incontrotendenza data la diminuzione di po-tenziali iscritti alla categoria. Le cause credosiano i lunghi e pesanti studi richiesti perpartecipare con successo al concorso e le dif-ficoltà in cui versa la categoria per le consi-derevoli spese necessarie sia per l’apertura diun nuovo studio sia per la gestione dell’atti-vità stessa. I notai aggiornano i pubblici re-gistri, incassano e versano allo Stato le impo-ste, il tutto senza alcun aggio, ma con lanecessità di numerosi dipendenti, il cui costoovviamente, malgrado il calo delle pratiche edegli incassi, è rimasto lo stesso».

Qual è la sua posizione nei confronti dellarecente riforma delle professioni?«Ritengo che essa fosse indispensabile. Anchequesto settore, infatti, deve rispondere alle nuove necessità dettate dalla globalizza-zione e dal mutamento della società. In anti-cipo rispetto alla riforma, il notariato ha di-

Nella pagina

successiva,

Grazia Prevete,

presidente di

Federnotai Piemonte

Il notariato è alle prese con la riforma che modifica l’impianto della professione.

Ma a cambiare deve essere anche l’approccio dei cittadini, che non deve tenere

in considerazione soltanto il lato economico ma anche la fiducia

Teresa Bellemo

Novità per i professionistidella legalità

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxGrazia Prevete

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 205

scusso al suo interno e ha elaborato i principiche poi sono stati posti alla base della nuovanormativa. I punti della riforma che il nota-riato ha sostanzialmente anticipato sono statila formazione permanente, l’assicurazione ob-bligatoria, la pubblicità, la separazione fracommissioni di disciplina e organi di con-trollo. Questi cambiamenti hanno indubbia-mente contribuito ad adeguare il notariatoalle esigenze degli utenti».

Quale sarà l’effetto concreto della normache prevede la distinzione tra Consiglio di di-sciplina territoriale e Consiglio dell’ordine?«Già nel 2006 il notariato ha istituito le Co-redi, le commissioni regionali di disciplinapresiedute da un magistrato in attività. La nostra esperienza è sicuramente positiva,anche se per una più efficiente attività di sor-veglianza sul comportamento dei notai sarebbe necessario dotare sia i consigli nota-rili sia le stesse Coredi di maggiori poteri diinvestigazione».

I parametri di liquidazione dei compensipossono avere un reale beneficio in un’otticadi una maggiore trasparenza?«I parametri di liquidazione dei compensinon influiranno sulla trasparenza perché pra-ticamente entrano in gioco solo quando si ri-vela necessaria la liquidazione del compensoda parte dell’autorità giudiziaria in caso dicontrasti con l’utente. I parametri inoltre non devono far rientrare dalla finestra le tariffe abrogate dalla liberalizzazione. I citta-dini devono imparare a usare meglio il servi-zio notarile, ad esempio rivolgendosi al

notaio in caso di acquisto di un immobileprima di aver assunto qualsiasi impegno, sce-gliendo il notaio in cui hanno fiducia e nonil più economico».

Di recente ci sono stati controlli da partedell’Agenzia delle Entrate in molti studi no-tarili torinesi. Come separare in manieranetta la categoria professionale dai frequenticasi di elusione fiscale, conquistando in que-sto modo un’ancora maggiore fiducia daparte dei cittadini?«Quei controlli hanno posto in luce che icasi di evasione fiscale fra i notai rappresen-tano una percentuale molto ridotta rispetto aquella di altre categorie di contribuenti. In-fatti, si è trattato di otto casi su un totale di220. Nonostante ciò, i professionisti coin-volti devono essere trattati come qualsiasi al-tro contribuente infedele, assumendo cia-scuno la responsabilità delle proprie azioni.Ritorno a dire che gli utenti del servizio no-tarile devono imparare a valutare i preventivi,partendo dal principio che a un prezzo modesto corrisponde per lo più una presta-zione modesta o, nel peggiore dei casi, untentativo di evasione fiscale. Il consiglio èquello di farsi fare preventivi in forma scritta,chiedendo dettagliate spiegazioni allo studionotarile, soprattutto nel caso in cui ce nesiano alcuni con spese di diverso ammontare- le spese infatti sono identiche per tutti - tenendo anche presente che un preventivoserio è solo quello che viene redatto in presenza di tutta la documentazione necessaria».

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MALPRACTICE MEDICA

206 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

La sicurezza passadalla formazioneNelle strutture ospedaliere inizia a farsi necessario il risk manager, una figura

che coordini e tuteli la sicurezza del paziente. Ma lo strumento più importante

è la cultura della prevenzione che deve essere conosciuta da tutti gli operatori

Teresa Bellemo

Icasi di malasanità hanno reso il temadella responsabilità del medico all’or-dine del giorno ed è chiaro che tutti iprofessionisti del settore devono essere

sempre più attenti a questo aspetto. Gli stru-menti per prevenire l’incidenza di errori oggisono molti e tutti hanno una riconosciutavalidità internazionale. Anche a livello na-zionale il Ministero della Salute ha pubblicatosu questo tema molti testi, come ad esempioil Manuale per la sicurezza in sala operatoriadel 2009. È ovvio però che per poter appli-care gli strumenti e vedere poi un risultatoconcreto è necessario passare anche attraversouna fase di istruzione degli operatori, utile adiffondere la cultura della sicurezza. Proprioa questo scopo servono i programmi di for-mazione specialistica, ma per diffondere inmaniera capillare una nuova cultura della si-curezza sarebbe importante coinvolgere tuttele strutture formative, università comprese. Apensarla così è Roberto Agosti, medico e co-ordinatore del master di Cineas in hospitalrisk management. «Ci auguriamo che la ge-stione del rischio possa diventare oggetto diattenzione anche nel percorso universitario,sia dei medici sia delle altre professionalità sanitarie, mentre oggi purtroppo nei programmi universitari non è previsto il ri-schio clinico».

Il numero più alto dei casi di malasanità è

concentrato al Sud, in particolare in Calabriae Sicilia, dove molte strutture sono lontanedagli standard di efficienza e sicurezza. Secondo lei, è realistico attendersi un cambiamento, visti anche i continui tagli alla sanità?«Il problema dei tagli alla sanità o dei suoi co-sti va d’accordo con il tema della sicurezzaperché grazie a essa si ottiene comunque unamaggiore efficienza proprio dal punto di vi-sta economico. Non bisogna, infatti, vedere lasicurezza come una spesa aggiuntiva: riorga-nizzando i processi lavorativi e il decorso deipazienti, adottando misure di prevenzioneper gli eventi avversi si fa un’operazione vir-tuosa. Esistono poi situazioni a livello regio-nale, soprattutto al Sud, dove le strutturesono storicamente obsolete e, dunque, i pro-blemi non solo organizzativi. In questi casi gliinterventi dovrebbero avere un orientamentostrutturale, e qui il problema dei costi è ov-viamente differente. Se, infatti, certe realtà re-gionali negli anni hanno investito in manierastrategica in una riorganizzazione, in alcunicasi invece, in particolar modo al Sud, la di-stribuzione delle risorse è stata fatta con scarsaoculatezza. E oggi, in tempo di tagli il pro-blema si fa evidente: investire a livello strut-turale richiede una programmazione delle ri-sorse che andrebbe stravolto».

Che figure professionali prepara il master

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxRoberto Agosti

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 207

in hospital risk management? E quali sono i loro ruoli all’interno della strutturaospedaliera?«Questo è un passaggio molto importantesoprattutto dal punto di vista culturale. Daanni anche le istituzioni si sono rese contoche all’interno di ogni azienda ospedaliera èfondamentale attivare la funzione di almenoun risk manager, innanzitutto per un coordi-namento dirigenziale, ma anche per appli-care alcune delle pratiche di prevenzione in-dicate dal Ministero della Salute. Da questopunto di vista le nostre strutture ospedalieresono ancora carenti. Per colmare questa la-cuna il master forma figure in possesso dellecompetenze sia dal punto di vista professio-nale che manageriale. Per affrontare questopercorso si richiede un’esperienza minima dicinque anni all’interno di un ospedale, il mi-nimo indispensabile per conoscere l’ambientein cui poi si attueranno le politiche di ridu-zione del rischio».

Spesso a ridosso di un caso di malasanità siparla di inasprire la responsabilità del me-dico. Lei cosa ne pensa?

«Questo è un aspetto molto delicato. Tuttinoi siamo immersi in una cultura diffusadella colpa: si cerca sempre di identificareuna specie di capro espiatorio, che sia il co-mandante della nave piuttosto che il medico.Per chi vede tutto dall’esterno, o addiritturaper il paziente, può rivelarsi gratificante sa-pere che la direzione ha riconosciuto e punitoil colpevole. In realtà questo è proprio l’ap-proccio più scorretto dal punto di vista dellariduzione del rischio, inoltre è stato dimo-strato che non porta nessun miglioramentodal punto di vista di una maggiore sicurezza.La realtà è che non esiste l’infallibilità e tuttiogni giorno commettono degli errori. Troppospesso invece si pensa che i medici, in quantotali, non debbano mai commettere errori, mapurtroppo non è così. Detto questo, è giustoche tutti i sanitari siano sempre più respon-sabilizzati rispetto alla sicurezza del paziente.Questo non significa che si debba pagarechissà quale pena nel caso si verifichi un in-cidente. Essere responsabili significa piuttostorispondere delle proprie azioni e non essereautomaticamente colpevolizzati».

Troppo spesso si pensa che i medicinon debbano mai commettere errori,ma purtroppo non è così. Detto questo,è giusto che tutti i sanitari siano semprepiù responsabilizzati rispetto alla sicurezza del paziente

Nella foto, Roberto

Agosti, hospital

manager e

coordinatore del

master Cineas

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MALPRACTICE MEDICA

208 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

Icontenziosi in sanità crescono a ritmi ver-tiginosi. Non tanto per un significativopeggioramento delle prestazioni mediche,visto che oltre il 90 per cento delle accuse

legali contro il personale sanitario termina conun’assoluzione, quanto per una maggior sensibi-lità dei pazienti al tema, alimentata anche dalla re-cente messa in onda di messaggi promozionali adhoc. Un caso che ha sollevato il dissenso di di-verse associazioni mediche, preoccupate che taliiniziative contribuiscano a far impennare il ri-corso alla medicina difensiva. Pratica che anchel’avvocato specializzato in risarcimenti da mal-practice sanitaria Renato Ambrosio considera«inutile», perché rappresenta «un eccesso di zeloche non porta alcun vantaggio al medico. Ilquale, quando opera nel rispetto delle normedeontologiche, delle linee guida e dei protocolli,tenendo correttamente la cartella clinica non hanulla da temere dalla giustizia».

Allo stato attuale, qual è l’andamento dellerichieste di risarcimento per danni subiti inambito sanitario?«Si avverte un incremento continuo delle richie-ste risarcitorie. Va detto però che la maggiorparte di esse si risolvono in un nulla di fatto, spe-cialmente quelle presentate in ambito penale perottenere la condanna personale del medico. Alcontrario, quelle presentate in sede civile, sempreove supportate da un legale specializzato neldanno alla persona che si avvale di un medico al-trettanto specializzato, producono risultati sod-

disfacenti e quindi un riconoscimento dei dirittidel danneggiato».

Nell’ampia gamma di episodi di malasanitàche si è trovato per le mani, quali i più ricorrenti?«I casi più ricorrenti sono quelli legati agli erroriin ambito ortopedico, ginecologico, ma anchequelli legati alle imperizie dei dentisti e all’omis-sione di diagnosi. Rilevanti sono quelli riguar-danti le infezioni ospedaliere contratte dai pa-zienti durante le fasi di ricovero o durantel’intervento in sala operatoria».

Invece i più clamorosi?«I casi più eclatanti risolti di recente dal nostrostudio sono stati quelli di una bambina, oggi di-ventata una donna di 29 anni, in coma da 24anni per l’errore di un medico di base che non lesomministrò un farmaco antichoc dopo una vac-cinazione obbligatoria. La sentenza si è risolta conun risarcimento record da 1,8 milioni di euro,uno dei più alti in Italia. Altro caso esemplare danoi patrocinato è stato quello recentemente de-ciso dal tribunale di Torino che ha condannatol’azienda ospedaliera a risarcire oltre 2 milioni dieuro al paziente entrato in ospedale per un in-tervento routinario al ginocchio e rimasto para-lizzato nell’arco delle 24 ore dall’ingresso nel no-socomio. Da evidenziare come in quest’ultimocaso il procedimento venne avviato in sede penalema il giudice, a oltre 5 anni dal fatto, non ravvisòelementi sufficienti per una condanna. Diversa-mente il procedimento civile si è risolto nell’arco

Nell’ultimo decennio le richieste risarcitorie per presunti errori clinici

sono lievitate in modo esorbitante. Pochissime le condanne penali,

mentre «i procedimenti civili portano a ottenere giustizia e indennizzi

in tempi mediamente brevi» spiega Renato Ambrosio

Giacomo Govoni

Riconoscere i diritti del paziente danneggiato

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxRenato Ambrosio

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 209

di un anno e mezzo».A quali strumenti può appellarsi chi

ritiene di aver subito un trattamento sanitarioinadeguato?«A un legale specializzato in responsabilità civile,in particolare nei casi di risarcimento del dannoalla persona. Il legale si avvarrà della consulenzadi professionisti altamente qualificati nel campomedico legale che a loro volta si avvarranno di al-tri specialisti ove il caso lo richieda. I consulentimedici sono indispensabili per conoscere la causae l’entità del danno e, quindi, la possibilità con-creta di ottenere il riconoscimento dei diritti deldanneggiato in un’aula di giustizia. In casi parti-colari il pool di specialisti può arrivare anche a 4o 5 unità, tutti coordinati dal medico legale».

In tema di sicurezza e rischio clinico, qualisono gli obblighi a cui un medico non devecontravvenire?«Linee guida, protocolli medici, nazionali e in-ternazionali, ma anche il semplice codice deon-tologico. In linea generale ogni medico deve co-noscere i propri limiti professionali ed evitare dioperare oltre la propria competenza. Da evitare

anche il rischio di trovarsi nella condizione di nonriuscire a gestire i pazienti per un eccesso di clien-tela che riduce l’attenzione per il singolo caso dalquale può derivare la responsabilità professio-nale del medico. Inoltre, il buon medico è quelloche ha una sufficiente conoscenza giuridica dellamateria, esattamente come il buon avvocato èquello che possiede una conoscenza, ancorché ba-silare, della medicina legale».

Quali sono gli orientamenti più recenti dellagiurisprudenza in materia di malasanità ecome li valuta?«La risposta non è semplice perché la giurispru-denza in questo settore è stata oggetto di notevolicambiamenti negli ultimi 10 anni, per lo più di-retti a garantire una maggiore tutela del paziente.Posso però dire che oggi la malasanità viene qualificata come un’ipotesi di inadempimentocontrattuale che impone al danneggiante di for-nire la prova che il danno si è verificato per causaa lui non imputabile. Da salutare anche concerto favore i disegni di legge e il dibattito parlamentare volto a depenalizzare la responsa-bilità del medico».

��

Ogni buon medico deve conoscerei propri limiti professionali ed evitaredi operare oltre la propria competenza

1,8 milioniLA CIFRA CHE A LUGLIO LA CORTE D’APPELLODI TORINO HA RICONOSCIUTO A UNA DONNA RIMASTA IN COMA 24 ANNI PER L’ERRORE DI UN MEDICO

RISARCIMENTO

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MALPRACTICE MEDICA

210 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

Far crescere la culturadella sicurezzaPer Ugo Marchisio, il contenimento dei rischi clinici e delle conseguenti

denunce di malpractice sanitaria da parte dei pazienti, parte da «una trasmissione

del flusso informativo tra gli operatori secondo prassi o procedimenti informatici

unificati e univoci»

Giacomo Govoni

Secondo un’indagine curata a inizioanno da Medmal Claims, società spe-cializzata nella gestione dei risarcimentiper presunti errori medici, il rischio

clinico nel giro di un anno è cresciuto dell’8 percento. Nella casistica degli errori più reclamati,svettano gli errori chirurgici, seguiti da quellidiagnostici e terapeutici. Una curva tenden-ziale che, sempre stando alla ricerca, tocche-rebbe il picco nelle strutture sanitarie del Sud,attenuandosi invece al Nord, dove sono più nu-merose le aziende ospedaliere che stanno prov-vedendo a dotarsi di un apposito servizio di ge-stione del rischio. «Non si tratta solo di creareuna struttura di staff con l’etichetta “risk ma-nagement” – sottolinea Ugo Marchisio, di-rettore di medicina d’urgenza del-l’ospedale Maria Vittoria di Torino –ma di far crescere la consapevolezzadel problema, la serenità di potercondividere i propri errori e i “nearmissing” che si vengono a conoscere,passando dalla cultura della colpaalla cultura della sicurezza».

In cosa sono deficitarie le struttureospedaliere che vengono meno al prin-cipio basilare di non arrecare danno al malato? «In senso lato sono in colpa le strutture

ospedaliere che non promuovono una culturadiffusa del risk management tra i propri ope-ratori sanitari. Bisogna, inoltre, che si crei un’al-leanza terapeutica con i pazienti e i loro “pro-xies” anche su questo fronte: non più particontrapposte di beghe legali, ma alleati checooperano a individuare le situazioni di rischioper il bene di entrambi».

Quali sono gli errori più ricorrenti in me-dicina e quali nuove strategie preventivestanno emergendo per mitigarne l’incidenza? «Le circostanze a più alto rischio di errore oc-corrono soprattutto nel settore dell’emergenza,dove si hanno in cura molti pazienti contem-poraneamente, i tempi sono ristretti e il ritmoconcitato, quelle in cui si passano le consegne

o si trasmettono ordini o si trascrivonodati e terapie. Bisogna ridurre al mi-nimo trascrizioni e passaparola, ov-vero gli ordini verbali a infermierie altri operatori, organizzare ilflusso informativo, scheda terapiacompresa, secondo prassi moduli-

stica o procedimenti informa-tici unificati e univoci.

La soluzione ideale èun applicativo infor-matico in cui ognioperatore, per la sua

Ugo Marchisio,

direttore del reparto di

medicina d’urgenza e

del Dipartimento

medico dell’ospedale

Maria Vittoria di Torino

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxUgo Marchisio

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 211

competenza, aggiorna, firma e modifica ununico documento condiviso cui tutti fanno ri-ferimento. Oggi però le realtà che hanno raggiunto questo livello di informatizzazionesono poche».

Una recente ricerca restituisce dati allar-manti sul trend delle infezioni ospedaliere,che colpiscono soprattutto gli anziani. Comesi può contrastare il fenomeno?«Le infezioni colpiscono soprattutto gli anzianiperché sono la categoria che ha una degenza piùlunga in ospedale. La prima vera prevenzionesarebbe quella di poterli mantenere il più pos-sibile a domicilio e di non dover adibire gliospedali a pensioni, perché si stenta a dimetterechi ha solo più necessità assistenziali e non me-diche. Il fenomeno comunque si può contra-stare, sotto il profilo tecnico, con un uso più ac-corto e mirato degli antibiotici, con il controlloepidemiologico dell’emergere di ceppi resistentie la loro pronta eradicazione nell’ambiente diricovero, con l’isolamento immediato dei pa-zienti infettati dai ceppi batterici multi resi-stenti e con l’uso scrupoloso delle misure diprotezione dal contagio per contatto e aereo, siada parte degli operatori che dei visitatori».

Qual è il livello di sicurezza delle strutturepiemontesi in questo senso?

«La situazione dei nostri ospedali è tra le mi-gliori in Italia e si attesta nella media europea.Sul problema delle infezioni ospedaliere in par-ticolare, in virtù del fatto che nella nostra Aslabbiamo l’ospedale infettivo di riferimento re-gionale, la nostra azienda ha potuto realizzareun servizio preventivo delle infezioni ospeda-liere. Un servizio molto evoluto e capillarmenteoperativo in tutti i settori di attività clinica, conun notevole impatto sulla sicurezza dei pazientie sulla conoscenza scientifica dei problemi».

Quando il caso può rientrare fra le atte-nuanti dell’operatore clinico?«Anche se, come dice Lupo Alberto, “la fortunaè cieca ma la sfiga ci vede benissimo”, lo spazioche la casualità può avere nel determinare l’er-rore clinico dovrebbe ridursi sempre di piùnella misura in cui vengono implementati,nella nostra attività quotidiana, procedure si-cure e sistemi di allerta efficaci. Le situazionidove la sfortuna gioca un ruolo più determi-nante sono quelle in cui ci sono novità o ci simuove in terreni non ancora ben definiti e co-dificati, sia dal punto di vista scientifico che or-ganizzativo. Ed è in questi casi che si devonomoltiplicare i controlli perché il fattore umanoacquista uno spazio prevalente su quello tec-nologico e organizzativo».

La prima vera prevenzionedelle infezioni ospedalierenegli anziani sarebbequella di mantenerli il piùpossibile a domicilio

200%L’AUMENTO PERCENTUALE DEI FASCICOLI RELATIVI A

MALA PRATICA SANITARIA ARRIVATI SUL TAVOLO DELLACASSAZIONE NEGLI ULTIMI DIECI ANNI

DENUNCE

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MALPRACTICE MEDICA

212 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

La comunicazione,medicina contro la diffidenzaI casi di malasanità esistono e devono essere puniti.

Ma si deve ritornare a un rapporto medico-paziente più umano,

senza dimenticare che anche nella professione medica l’errore

non può essere eliminato del tutto

Teresa Bellemo

Ogni anno sono 34mila le de-nunce contro il personale me-dico dopo un ricovero in ospe-dale o un intervento. Una

tendenza che ha visto una crescita esponen-ziale, tanto che le richieste di risarcimentosono aumentate del 250 per cento in 15 anni.Sempre più spesso i pazienti, vittime di pre-sunti casi di malasanità, vogliono far valere iloro diritti, anche se alla fine poche sono lecondanne per responsabilità in sede penale.Un sistema fortemente incentivato anche dalmondo delle assicurazioni e dagli studi legaliche però pesa sulle casse del sistema sanitarionazionale e su quelle delle strutture privateper diversi milioni di euro l’anno. Un climapoco sereno che causa una separazione sem-pre più netta tra personale medico e paziente,ulteriormente amplificata dal progresso tec-nologico, che rende ancor più inspiegabile ilfallimento di una terapia. Fabrizio Fracchia,presidente dei medici cattolici del Piemonte,ritiene che sia necessaria una revisione delrapporto medico-paziente, ricominciando adammettere che l’errore in medicina esiste eper questo si deve distinguere tutto ciò che èdoloso dall’errore vero. «Puntiamo a costruireorganizzazioni “buone” e, dato che l’errorenon ha mai una sola causa e un solo colpe-vole, mettiamo in atto una comunicazionetempestiva, accurata, aperta, lavorando con la

cultura di team. È importante invertire latendenza e iniziare ad ammettere l’errore,mettendo al primo posto il risarcimento mo-rale piuttosto che quello stabilito da una sen-tenza. Ciò che i pazienti non ci perdonano,più che l’errore, è la fuga, l’abbandono dopoche questo si è verificato».

C’è un rapporto di diretta proporzionalitàtra i progressi della tecnologia e la crescenteintolleranza nei confronti dell’errore medico?«Certamente la medicina di oggi, grazie alprogresso tecnologico e i suoi successi hacreato nell’opinione pubblica aspettative cheprima non c’erano. L’iper-specializzazione hamodificato il rapporto medico-paziente. Ilmedico e la medicina non curano più il pa-ziente ma la malattia, va scomparendo la fi-gura del medico di fiducia che media il rap-porto tra il malato e la sua infermità. Inquesto contesto dobbiamo porre una mag-giore attenzione all’errore medico, che vienevissuto come tradimento della scienza e dellapratica medica a cui si richiedono possibilitàdi guarigione sempre sopravvalutate. Inoltre,l’errore talvolta assume rilevanza perché fontedi risarcimento sulla spinta di legali con po-chi scrupoli».

In che modo superare la distanza dei pazienti nei confronti dei medici, quale la ricetta? «Occorre ricordare che il rapporto medico-

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxFabrizio Fracchia

PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 213

paziente è una relazione a due. Il paziente nonè un individuo anonimo su cui vengono ap-plicate delle conoscenze mediche, ma unapersona responsabile, che deve essere resa par-tecipe del piano diagnostico e terapeuticodurante tutto il tempo della malattia. Ciò si-gnifica una relazione non più basata sul pa-ternalismo, ma su un atteggiamento attivo delmalato, cioè su un’alleanza terapeutica. L’alleanza è una sintonia di sentimenti, uncammino di fiducia reciproca che indicacome il rapporto medico-paziente non puòessere fondato soltanto sulle competenzescientifiche, ma soprattutto sul valore asso-luto della persona».

Oggi si è tornato a parlare di accanimentoterapeutico. Qual è la sua posizione?«Occorre riconoscere i limiti della medicina,spostare gli obiettivi terapeutici dal “guarire”al “prendersi cura” in un attento ascolto delpaziente, restare vicini al malato dandogli la possibilità di esprimere i suoi sentimenti ein particolare rispettare il tempo del morirenon cedendo alla tentazione di affrettarne oritardarne il decorso. Il Codice di deontolo-gia medica del 2006 nell’articolo 39 affermache in caso di malattie in fase terminale, ilmedico deve risparmiare inutili sofferenze efornire trattamenti adeguati alla qualità divita e alla dignità della persona, evitando ogniforma di accanimento terapeutico. Su questa

posizione è anche il cardinal Sgreccia, chedescrive come accanimento terapeutico l’im-piego di terapie o procedure mediche di ca-rattere sproporzionato».

Nel 2011 in quasi tutte le province del Pie-monte i medici obiettori erano più del 60 percento. In questi casi il rischio è che un servi-zio sanitario dove la tempistica gioca unruolo importante risulti fortemente meno-mato. Come conciliare professione ed etica?«Il medico, dal giuramento di Ippocrate inpoi, mette come capisaldi della sua profes-sione la tutela della vita, della salute fisica epsichica dell'uomo e il sollievo dalla soffe-renza, pertanto la tutela della vita e non la suasoppressione è compito deontologico. Altrocaposaldo è la centralità della coscienza indi-viduale, che può portare all’obiezione e chetrova diritto, deontologia ed etica concordi asua difesa. Per quanto riguarda il diritto in-fatti, la legge 194 tutela l’esercizio dell’obie-zione di coscienza. I valori morali possonoaprire spazi per una decisione di questo tipoquando una legge si ritiene ingiusta, lesiva diun bene, di un diritto fondamentale. In que-sti casi l’etica è preminente rispetto alla pro-fessione e occorre che il medico non soloadempia agli obblighi professionali, ma chedimostri quelle virtù in grado di risponderealle domande lasciate senza risposta dal dirittoa cui è sottoposto».

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222 • DOSSIER • PIEMONTE 2012

TRA PARENTESI

Non tutte le crisi ven-gono per nuocere. Interpellato in passatosui riflessi sociali che a

suo giudizio questo lungo autunnoeconomico sta lasciando e lascerà sulla società italiana, lo psichiatra e scrittore Paolo Crepet, ha affermatoche al nostro tessuto sociale di questoperiodo rimarrà «una vita più sobria,più naturale, meno chimica», soste-nendo in più occasioni che «la crisieconomica avrebbe potuto rivelarsiun'opportunità».

Gli sviluppi degli ultimi mesisono serviti a rivedere o raffor-zare la sua posizione? «Continuo a pensarla allo stessomodo. Stanno cambiando alcunecose, ma naturalmente non mi il-ludevo che gli effetti, in senso po-sitivo o negativo, fossero imme-diati. Alcuni cambiamenti, nonnecessariamente negativi, si stannogià concretizzando e descriverannola nostra vita nel prossimo futuro.Alcuni difetti degli ultimi decenniforse potranno uscirne in qualchemisura corretti».

La crisi picchia duro su un mo-

dello familiare che scricchiolapericolosamente. Cosa fare perrestituirgli quell'antica funzionedi anticamera formativa almondo del lavoro e non solo?«Anche in questo caso, nelle pieghedella crisi ci possano essere dei ri-svolti non del tutto negativi. In-tendo dire che venendo da una sta-gione in cui tutto funzionava bene,in passato non siamo stati costrettia fare delle scelte, a cui invece la si-tuazione odierna ci obbliga. Unafamiglia, ad esempio, dovrà perforza scegliere tra continuare a de-stinare i propri risparmi per com-prare una casa per il figlio oppureinvestirli per assicurargli unabuona formazione. Se sceglierà laseconda strada, significa che forseavremo capito la lezione».

Che tracce sta lasciando la crisisulle generazioni che oggi la vi-vono dai banchi di scuola e chelezione pensa potranno trarne?«Penso che i risultati degli sforzidei genitori in questo difficile pe-riodo si coglieranno in quei gio-vani capaci di comprendere a lorovolta che non è la casa ciò di cui

Paolo Crepet

}IL LATO BUONO DELLA CRISI

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PIEMONTE 2012 • DOSSIER • 223

hanno bisogno, ma una buona uni-versità. E che quella è l’autenticopassaporto per mettere al sicuro illoro futuro».

Gli ultimi provvedimenti pro-mossi dal governo s’ispirano infondo a un unico paradigma:l’appello al “sacrificio collettivo”per guadagnarsi la salvezza fu-tura. Come lo abbiamo assimi-lato finora e quanto può durareun simile “accordo fra le parti”?«Credo che il governo stesso sappiache non può durare tanto. C’è dadire che siamo dentro a un terribilefuoco di bombardamento, quindinon oso pensare cosa sarebbe suc-cesso se non ci fosse stato questogoverno. Andiamoci piano con lecritiche, perché forse non ricor-diamo come eravamo messi unanno fa. Detto questo, penso cheriuscire ad allentare la morsa deipagamenti sia nelle aspettative delgoverno. Il fatto che l’aumento Ivaventilato per settembre sia slittatoin avanti, quantomeno lenirà il far-dello. In ogni caso, spero che gliitaliani si rendano conto di cosavuol dire vera crisi».

Sarebbe a dire?«La vera crisi è quella a cui ab-biamo assistito in Spagna e in Gre-cia: quando non ti danno la tredi-cesima. Se poi c’è qualcuno che hale formule magiche, le ricettepronte, mi chiedo come mai nonl’abbia detto prima. In tutto ciòcontinuo a vedere cose che non capisco, per esempio i miliardispesi per la Difesa. Ci vuole un belcoraggio».

Da crisi economica a crisi psi-cologica il passo è breve. Provane sono gli imprenditori chenelle scorse settimane si sono ar-resi, scegliendo la via estrema delsuicidio. Come interpreta questisegnali che si levano dall’animaproduttiva del Paese?«Innanzitutto ricordo agli addettidell’informazione che quandoqualche mese fa ci fu una sorta diondata di suicidi che occupò le prima pagine di giornali e telegiornali, io sostenni che non era tutta responsabilità della crisieconomica. Evidentemente hoavuto ragione perché adesso nonmi pare che i giornali riportino casi

di suicidi. Quindi o ci siamo dimenticati dei suicidi o prima c’èstata un’esasperazione in cui c’èuna grossa responsabilità anche deimedia, troppo inclini alla stru-mentalizzazione».

In ultima analisi, che ereditàsociale lascerà questa crisi glo-bale e, in attesa che passi, qualicontromisure si possono adottareper mitigarne gli effetti?«Io penso che siamo di fronte a unpassaggio di consegne molto viru-lento, di cui dobbiamo renderciconto. Noi, come Italia ed Europa,presto non saremo più in alcunaveste la locomotiva del mondo. Ci sono delle cose che avremmodovuto capire e spero che avremoancora occasione di farlo, vogliodire che o ci rendiamo conto che l’Europa deve diventare protagonista di qualche cosa osiamo tutti fregati, compresa la Finlandia, non solo Grecia eSpagna. Se tra qualche anno, passata la buriana, avremo impa-rato qualcosa, la crisi non sarà stata né vana né solo un’esperienzanegativa».