dott. giandomenico bellettini LA Difesa personale

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1 MANUALE PRATICO dott. giandomenico bellettini LA Difesa personale

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M a n u a l e p r a t i c o

dott. giandomenico bellettini

LA Difesa personale

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la difesa personale

Un grazie a maestri e campioni italiani che hanno partecipato con servizi fotografici alla stesura di questo libro:

davide Carli Cristina savioli

stefano Gianneschi Vincenzo d’onofrio

anna Maria longhi Mauro icicli rino sala

andrea Casadei Marco Mazzoni

Gabriele parifrancesco de donato

antonio primanteMichaela

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indiCe

Capitolo 01 introduzione .................................................................... pag. 7

Capitolo 02 premessa ......................................................................... pag. 10

Capitolo 03 le situazioni di pericolo .................................................. pag. 13

Capitolo 04 Come prevenire il pericolo .............................................. pag. 20

Capitolo 05 la voce come arma ......................................................... pag. 22

Capitolo 06 la posizione di guardia ................................................... pag. 24

Capitolo 07 le armi del corpo umano ............................................... pag. 34

Capitolo 08 i colpi poco ortodossi ....................................................... pag. 53

Capitolo 09 prese e leve articolari ..................................................... pag. 58

Capitolo 10 proiezioni .......................................................................... pag. 65

Capitolo 11 le tecniche difensive ....................................................... pag. 68

Capitolo 12 armi di fortuna ................................................................. pag. 74

Capitolo 13 difesa contro più aggressori .......................................... pag. 80

Capitolo 14 pronto soccorso ............................................................... pag. 85

Capitolo 15 Tecniche di difesa personale .......................................... pag. 94

Capitolo 16 preparazione psicofisica ................................................. pag. 105

Capitolo 17 autodifesa: nozioni giuridiche ........................................ pag. 115

Capitolo 18 Come dominare la paura ................................................ pag. 118

Capitolo 19 la filosofia della difesa ................................................... pag. 121

Capitolo 20 dignità filosofica della fuga ............................................ pag. 122

Capitolo 21 difesa contro lo stupro .................................................... pag. 123

Capitolo 22 e se la psicologia non funziona? .................................... pag. 125

Capitolo 23 primo: non prenderle. secondo: prenderle! ................. pag. 126

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Cercano di aggredirvi. Non perdete la calma. Non avendo nulla con cui difendervi utilizzate come armi le vostre gambe. Normalmente, l’aggressore non si apetta una difesa di calcio (è la migliore difesa) la vostra gamba è più lunga del pugno dell’aggressore, così lo tenete lontano, senza rischiare di prendere un pugno, colpendolo con un calcio laterale sullo stomaco.

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CapiTolo 1

Violenze, aggressioni, sopraffazioni: la storia quotidiana dell’umanità pre-scinde, purtroppo, dalle intenzioni dei migliori.e persino chi è animato dalla più since-ra coscienza pacifista deve scontrarsi con una realtà che contraddice conti-nuamente i princìpi etici.

«non è vero - diceva un mio amico pugile - che sono un violento. la real-tà ha cominciato a fare a pugni con la mia visione del mondo molto prima che cominciassi a fare a pugni io».

Battute a parte: aprite un qualsiasi giornale alle pagine di cronaca locale. Basterà una scorsa veloce per convin-cervi che subire una violenza può capi-tare a tutti, in qualsiasi momento. Che fare, allora? non vi chiediamo cer-to di “buttare a mare” i vostri princìpi etici. anzi.

si racconta che Beniamino franklin, al tavolo dell’assemblea Costituente degli stati Uniti d’america, appena liberatisi dal giogo inglese, si adirasse con un col-lega senatore.il collega aveva così concluso - tra gli applausi - la sua retorica concione: «perché là dove è la libertà, quello è il mio paese».

Il dott. Giandomenico Bellettini, presidente della IAKSA - Italia

C a p it o l o 01 Introduzione

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franklin batté il pugno sul tavolo e corresse:«no! là dove non è la libertà, quello è il mio paese!». Gli applausi furono ancora più forti.

i vostri princìpi, insomma, sono ancora più importanti laddove sono minacciati.

i capitoli che vi accingete a leggere non vogliono insegnarvi a “picchiare”, non vogliono trasformarvi in “giustizieri della strada”, né poggiano sulla massima biblica “occhio per occhio, dente per dente”.

Questi capitoli, al contrario, intendono semplicemente darvi una mano per evita-re le violenze; innanzitutto con una grande attenzione agli atteggiamenti preven-tivi.

Troppo spesso sono i più deboli a soccombere alle prepotenze altrui. in questi casi le violenze subìte non rappresentano l’unica ingiustizia.

C’è un’altra profonda ingiustizia, conseguenza della prima; un’ingiustizia che si protrae nel tempo, come una cicatrice eterna: il fatto, cioè, che le vittime debba-no troppo spesso convivere con la paura, con l’insicurezza, con una scarsa fidu-cia in sé stessi, il che finisce con l’avvelenare la loro vita di tutti i giorni.Come imparerete da queste pagine, noi vogliamo far sì che la paura, l’insicurez-za e la sfiducia scompaiano. e assieme ad esse scomparirà gran parte dei poten-ziali rischi di subire un’aggressione.la difesa personale - come vedremo - è una “filosofia”, più che una disciplina marziale. Una filosofia per tutti, ma adatta specialmente ai più deboli, special-mente alle “vittime predestinate” di questa società che, assieme a tante luci, presenta anche troppe ombre.

per questi soggetti “a rischio” (parlo soprattutto delle donne, le più esposte alle violenze di tutti i giorni) imparare la filosofia e le tecniche della difesa personale non servirà soltanto nell’eventualità di una loro applicazione pratica: servirà, soprattutto, sotto il profilo psicologico; servirà a restituire quella tranquillità e quella fiducia in sé che sono il bene più prezioso (e più minacciato) per la stessa qualità della vita.È proprio questo l’auspicio mio , che vi avvicinate per la prima volta alla filosofia della “difesa personale”, auguriamo di cuore una felice... “serendipità”.

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CapiTolo 1

per chi non lo sapesse, il termine “serendipità” deriva dall’antica favola dei tre prìncipi di serendip, che si mettevano alla ricerca di qualcosa... e regolarmente ne trovavano un’altra.se cercavano il drago da uccidere, venivano coinvolti in tutt’altra avventura, e finivano magari col liberare una bella principessa; quando intendevano sconfig-gere i pirati, rinvenivano per caso un fantastico tesoro; e così via...anche Cristoforo Colombo si trovò a vivere una felice “serendipità”: cercava la via per le indie, e scoprì l’america.ebbene: voi, novelli Colombo, state forse cercando - nelle tecniche di “difesa personale” - la possibilità di rispondere con efficacia alla prossima aggressione di cui sarete vittime. Ma forse (è proprio questo il nostro augurio) non avrete mai occasione di applicare concretamente le tecniche apprese: è certo, tuttavia, che troverete fiducia e serenità, in una nuova consapevolezza del vostro corpo e della vostra mente. ecco: alla fine dell’avventura (la più bella e la più preziosa che pos-sa capitare ad un essere umano) troverete voi stessi.

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innanzitutto, una premessa: quest’opera consiste di testi e fotografie, che insie-me forniscono un ap proc cio “integrato” alle tematiche del la difesa personale.

pur essendo tra loro complementari, tuttavia, il metodo “scritto” e quel lo “visi-vo-fotografico” sono concepiti per es sere anche strumenti “autonomi” per in trodurre il lettore alle tecniche del la difesa personale: il che vuol dire che potreste raggiungere risultati soddisfacenti persino escludendo in partenza uno dei due strumenti.Vorrei però sottolineare la parola “introdurre”: lo studio teorico (ma gari integra-to, cioè uno studio che si avvalga tanto dei testi quanto delle fotografie ) da so lo sarebbe in suf ficiente a farvi ap prendere in modo efficace le tecniche della difesa personale.

per raggiungere appieno questo obiettivo è ne ces sario, da parte vo stra, un impegno fattivo, fat to di esercitazioni, di al lenamenti e (in parte) di “sudore”. Ma di questo impegno (possiamo as sicurarvelo) non dovrete mai pentirvi: giacché vi farà stare meglio, sia fisicamente che psicologicamente; così che sarete più in forma, più sicuri di voi, più sereni, più capaci di reagire di fronte alle difficoltà quotidiane che la vita ci propone...Ciò premesso, ecco qui a fianco uno schematico consiglio su come procedere.

Ecco come vi consigliamo di procedere:1 leggete innanzitutto l’intera opera scritta (e guardate le sequenze fotografi-

che), in modo da avere un’idea generale della materia;2 curate la vostra preparazione fisica;3 studiate bene i punti vulnerabili del corpo umano; questa conoscenza è fon-

damentale per reagire con efficacia in caso di pericolo;4 studiate bene tutte le tecniche della difesa personale descritte nei vari capi-

toli;

C a p it o l o 02 Premessa

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CapiTolo 2

5 esercitatevi con impegno nell’applicazione di tutte le suddette tecniche: ricordate che è necessaria - almeno in questa fase e in quella successiva la presenza di un partner di allenamento;

6 dopo esservi ben allenati, scegliete poche tecniche (che abbiano per o biettivo pochi punti vulnerabili) da approfondire; dovrete scegliere, natu-ralmente, le tecniche che sono più congeniali al vostro fisico e alle vostre capacità: diventeranno le vostre “armi segrete”, in grado di trarvi d’impac-cio in una eventuale situazione a rischio (meglio conoscere bene poche cose, che avere idee confuse su tutto).

Cercano di scipparvi. Non perdete la calma. Non avendo nulla con cui difendervi utilizzate come armi le vostre mani.

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CapiTolo 3

Quando improvvisamente ci troviamo in una situazione di pericolo, la cosa più difficile è saper valutare con esattezza l’entità del pericolo stesso, e quindi sce-gliere il modo più opportuno per fronteggiarlo.sarà allora utile, al fine di ottimizzare le possibilità di fare la scelta giusta, ten-tare una sorta di “classificazione” dei vari tipi di situazioni a rischio, identificando per ciascuna di esse le reazioni “ideali”.Certo: la realtà è poi altra cosa dalla teoria, e ciascuna situazione concreta richiederà non l’applicazione di modelli di comportamento precodificati, bensì improvvisazione e creatività. Ma è altrettanto vero che una “griglia” teorica di riferimento potrà facilitare la vostra capacità di improvvisare.

Ciò premesso, potremmo identificare 6 tipologie di aggressioni, che elenchiamo in ordine crescente di pericolosità potenziale:

1 liti che degenerano in ag gres sioni;2 aggressioni da parte di teppisti;3 aggressioni a scopo di rapina;4 aggressioni da parte di u bria chi o drogati;5 aggressioni da parte di ma niaci;6 aggressioni finalizzate a nuo cere alla persona.

intendiamoci: questa “classificazione” (che adesso andremo ad approfondire voce per voce) non pretende di avere una scientificità sociologica o antropologi-ca. È semplicemente uno schema pratico di riferimento, la conoscenza del quale potrebbe esservi d’aiuto nella concreta valutazione del pericolo.

C a p it o l o 03 Le situazioni di pericolo

Tipologie di aggressioNi... e di aggressori

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✔ Liti ChE dEgEnErano in aggrEssioni

liti che tendono a degenerare possono capitare tra conoscenti, e persino tra amici e fratelli. in questi casi non è davvero necessario fare ricorso alle tecniche della difesa personale. È sufficiente controllare il proprio stato emotivo, oltre che quello della “controparte”, e ragionare pacatamente per evitare lo scontro.se anche lo scontro avvenisse, si tratta in genere di un “combattimento ri tualizzato”, dove l’aggressività è comunque controllata da forti freni inibitori. per questi motivi il livello di pericolosità delle liti tra conoscenti è solitamente quasi nullo. la pericolosità cresce se la lite che minaccia di degenerare avviene con sconosciuti (ad esempio in seguito a un banale incidente in auto). in queste situazioni l’assenza di freni inibitori (non si ha di fronte un amico) può sommarsi alla carica nervosa (nell’esempio precedente, lo stress da “giungla del traffico”). occorre dunque fare una maggiore attenzione, ed essere pronti anche all’evenienza peggiore (subire un attacco violento). anche in questo caso, tuttavia, bisogna cercare a tutti i co sti di evitare lo scontro attraverso l’autocon-trollo, un atteggiamento calmo e conciliante (seppure non arrendevole), un tono di voce pacato. siate saggi, insomma. e usate le tecniche della difesa personale solo come ulti-ma eventualità: nel 99 per cento dei casi, basta un po’ di diplomazia per “sgon-fiare” sul nascere questo tipo di rischio.Morale: in queste situazioni bisogna usare la testa... e non fare a testate!

✔ aggrEssioni da partE di tEppisti

lo “scontro” con eventuali teppisti è innanzitutto uno scontro psicologico. Generalmente chi va in cerca di pretesti per una rissa ha forti problemi di insi-curezza, cui cerca di reagire mostrando aggressività nei confronti dei più deboli.l’insicurezza di fondo della maggior parte dei teppisti, tuttavia, non ne diminui-sce affatto la pericolosità: anche perché i teppisti agiscono molto spesso “in branco”, e il timore di perdere la faccia di fronte al gruppo rafforza l’aggressivi-tà dei singoli. in queste situazioni occorre mostrarsi sempre sicuri di sé, ma senza spavalderia o altri atteggiamenti provocatori. il “branco” di teppisti si ecci-ta maggiormente proprio in queste due situazioni apparentemente opposte: da un lato nella consapevolezza di provocare paura, dall’altro lato nell’opportunità di mostrare il proprio (presunto) “coraggio” di fronte alle provo ca zioni. il fine

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CapiTolo 3

ultimo dei teppisti non è tanto fare del male a noi, quanto cercare di dimostrare qualcosa a sé stessi e al “branco” cui appartengono. se si dovesse arrivare allo scontro fi si co, tut tavia, questa di stinzione non avrebbe molto valore sotto il pro-filo pratico. perché l’aggressione po treb be di fatto configurarsi co me un’aggres-sione del sesto tipo, cioè un’aggressione diretta a farci del male. a complicare il tutto, potremmo trovarci in netta inferiorità numerica. nel caso in cui siate da soli contro più teppisti, ricordatevi di restare sempre in movimento, per non farvi immobilizzare; e di comportarvi come fece l’orazio... contro i Curiazi.

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CapiTolo 3

✔ aggrEssioni a sCopo di rapina

Queste aggressioni sono potenzialmente pericolose perché generalmente sono perpetrate da “professionisti” che tendono a programmarle per ridurre al mini-mo i rischi. Ma dobbiamo ricordarci che lo scopo del rapinatore è quello di sot-trarci un valore, non quello di farci del male. l’aggressione non è il fine, bensì il mezzo per raggiungere il fine. soprattutto di fronte ad un’arma, allora, sarà meglio non fare gli eroi: consegnare al rapinatore quello che pretende da noi sarà quasi sempre il metodo migliore per uscire incolumi dall’avventura. Meglio ancora se avremo usato alcuni accorgimenti preventivi (per esempio quello di tenere con noi un secondo portafoglio, con qualche sol do e nessun documento).la pericolosità della rapina può nascere proprio da una nostra reazione sbagliata: il rapinatore è preparato all’eventualità di farci del male, sia psicologicamente che “tecnicamente” (in genere ha con sé un’arma). Questa “premeditazione” di una eventuale violenza non si riscontra (o almeno non sempre) nelle tipologie di aggressione precedentemente esaminate. ed è un elemento che gioca a sfavore della possibilità di una efficace difesa personale: proprio perché il rapinatore è pre-parato a neutralizzarla. sta a voi, caso per caso, valutare se esiste la concreta pos-sibilità di una reazione: nel caso decidiate di non assecondare l’aggressore, tutta-via, comportatevi come se la rapina fosse un’aggressione di tipo “6”. a mio avviso, comunque, nessun portafoglio vale il rischio di una pallottola o di una coltellata.

✔ aggrEssioni da partE di ubriaChi o drogati

l’aggressore alterato da alcool o da al tra droga è da un lato pericolosissimo, giac-ché le sostanze ingerite ten dono ad allentare ogni freno i ni bitorio; dall’altro lato, tuttavia, po trebbe essere in condizioni fisiche non ottimali (riflessi rallentati, scar-sa coordinazione, eccetera), il che favorirebbe una nostra pron ta reazione al tenta-tivo di offesa. se l’assalitore è in evidente stato confusionale, si potrebbe cercare di calmarlo con l’uso della pa ro la: talvolta il raptus di aggressività (non certo logico, né premeditato) di chi è alterato dall’uso di certe so stan ze si spegne da un istante all’altro. Ma teniamo presente che è davvero difficile compiere, in poche frazioni di secondo, una completa analisi psicologica del nostro alterato assalitore: i nostri tentativi di calmarlo potrebbero produrre effetti del tutto opposti a quelli desidera-ti. Teniamoci pronti, allora, a colpire velocemente per poi fuggire. i punti più vulne-rabili dell’ubriaco sono lo stomaco e il fegato: un colpo ben assestato in una di

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queste parti (specie nello stomaco) ha buone probabilità di provocare una crisi di vomito e lasciarci quindi tutto il tempo necessario per allontanarci. se chi ci attac-ca è un drogato in crisi di astinenza, molto probabilmente intende non tanto farci del male, quanto impossessarsi dei nostri valori per comprarsi la “dose” a lui ne ces saria: la sua aggressione, pertanto, potrebbe rientrare tra quelle del ter zo tipo (vedi), sia pure con le va ria bili sopra analizzate (mancanza di freni inibitori, a nostro svantaggio; condizioni fisiche non ottimali, a no stro vantaggio). ricordatevi: an che per i drogati lo stomaco e il fegato so no punti particolarmente vulnerabili.

✔ aggrEssioni da partE di maniaCi

il maniaco soffre di un’alterazione psichica, e questo lo rende assimilabile, per alcuni versi, a ubriachi e drogati. Ma il maniaco è molto più pericoloso, perché - a differenza di ubriachi e drogati - le sue condizioni fisiche non sono “compromes-se” da fattori debilitanti esterni. le sue azioni possono essere finalizzate a nuo-cere alla nostra persona (come in una aggressione di sesto tipo), ma anche in questo caso il raptus aggressivo potrebbe essere calmato da un tono di voce dol-ce e conciliante: il dialogo ha sempre la possibilità di allentare la tensione interna del nostro assalitore. se non siete psicanalisti o psichiatri, tuttavia, ricordatevi che le probabilità di azzeccare una “terapia lampo” sono davvero scarsine... Tenetevi dunque pronti a reagire come in una aggressione di sesto tipo.

✔ aggrEssioni finaLizzatE a nuoCErE aLLa pErsona

si tratta naturalmente di situazioni limite: ma non c’è soltanto il caso della ven-detta personale (“regolamento di conti”) o quello del rapimento. anche aggres-sioni di origine diversa (come l’aggressione da parte di teppisti, o quella da parte di un maniaco) possono degenerare in questa pericolosissima tipologia... Una volta valutato che ci troviamo di fronte a una serissima minaccia per la nostra incolumità e per la no stra stessa vita, occorre reagire con la massima decisione. Qui c’è una so la regola da tener presente: so pravvivere a tutti i costi. occorre dunque cercare subito la fuga. se que sta non è possibile, bisogna ri cor rere ai colpi più efficaci (massimo danno inflitto nel minor tempo pos sibile, con il fine di procurarci la via di fuga: si vedano i capitoli dedicati alle tecniche della difesa personale).

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■È utilissimo tenere i soldi in tasche e portafogli diversi, nonché predisporre un apposito portafogli - con poche lire e nessun documento - da consegnare a un eventuale rapinatore.

■precauzione anti-scippo: borse, valigie e altri contenitori di valori vanno sempre portati sottobraccio (stretti con decisione) e sempre dal lato interno del marcia-piede.

■Bisogna evitare, se possibile, di camminare da soli in zone buie o sconosciute. di notte, tenersi sempre sul lato più illuminato della strada.

■occorre la massima prudenza con gli sconosciuti: specie quando si è da soli, evi-tare contatti con questuanti e persone sospette.

■se un individuo sospetto vi chiede che ore sono, non abbassate la testa per guar-dare l’orologio: quell’individuo potrebbe approfittare di questo momento per colpirvi. piuttosto, mostrategli direttamente l’orologio, continuando a guardarlo in viso. se chi vi ha chiesto l’ora covava cattive intenzioni, resterà “spiazzato”, poi-ché non potrà più contare sul fattore sorpresa; se invece voleva semplicemente informarsi sull’orario... beh, il vostro gesto avrà accontentato efficacemente la sua curiosità.

■ogni volta che dovete spostarvi in una città o in una zona che non conoscete (anche quando vi accingete ad andare in vacanza), prendete le adeguate informa-zioni. spesso un avvertimento preventivo (ad esempio: «non girate in quella zona con la macchina fotografica al collo: potrebbero cercare di strapparvela») può evitare un sacco di guai.

C a p it o l o 04 Come prevenire il pericolo

preveNire ogNi rischio: alTri coNsigli parTicolari

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CapiTolo 4

se proprio non potete evitare di passare accanto a individui sospetti, ricorrete a questo stratagemma: ostentando un atteggiamento guardingo, infilate la mano all’interno della vostra giacca, o del vostro cappotto (o della borsetta, se siete don-ne); e tenetela lì, come se doveste impugnare una rivoltella nascosta! Questo truc-co, che si ispira alla “fiction” cinematografica, è vecchio ma sempre efficace: è poco probabile che un eventuale malintenzionato corra il rischio di aggredire proprio voi!

■Un consiglio per le donne. Quando andate al cinema, evitate la vicinanza di even-tuali molestatori con un semplice accorgimento: mettete sempre vostro marito o il vostro accompagnatore tra voi e gli altri uomini... oppure, se siete sole, sedete-vi sempre vicino a un’altra donna o all’estremità di una fila. in quest’ultimo caso, potrete agevolmente scappare al primo cenno di pericolo.

difrontE aL pEriCoLo: sEttE ConsigLi gEnEraLi1 evitare in partenza, e possibile, luoghi e situazioni a rischio.2 fare sempre attenzione a ciò che accade intorno a noi.3 restare comunque calmi.4 avere in ogni situazione un atteggiamento equilibrato, né spavaldo né timo-

roso.5 Come prima cosa, esaminare sempre la possibilità di una fuga immediata.6 non mostrare mai pubblicamente i valori che si portano con sé.7 Contare innanzitutto su sé stessi.

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la difesa personale

22 difesa personale

La voce è uno strumento molto importante per la difesa personale, a patto di utiliz-zarla bene. Con questo non vogliamo dire che dovrete imparare a cantare! Più sem-

plicemente, dovrete usare con accortezza la parola (o il grido) a seconda delle circostanze.

nella difesa personale, la voce ha molteplici funzioni, che sinteticamente possia-mo suddividere in tre gruppi:

aCaLmarE L’aggrEssorE

parlare con tono pacato, assumendo un atteggiamento conciliante e trovando le giuste argomentazioni, talvolta “sgonfia” sul nascere una situazione potenzialmen-te pericolosa.

■Questo approccio va sempre ten tato, lo ricordiamo, nei casi di aggressioni del “primo tipo” .

BinvoCarE aiuto

invocare aiuto, o comunque attirare l’attenzione di terzi, può avere un ef fetto deterrente sul potenziale ag gres sore.

■nel caso, ad esempio, che un maniaco importuni una donna in pubblico, costei non dovrebbe esi tare a reagire verbalmente con fermezza.anche un semplice «Giù le mani, porco!» - detto a voce alta - avrà l’effetto di at ti rare l’attenzione dei presenti e di scoraggiare l’importuno, con buone probabilità di prevenire gli ulteriori tentativi di aggressione e i relativi rischi “degenerativi”.

C a p it o l o 05 La voce come

“arma” e come “scudo”

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CapiTolo 5

23difesa personale

EmEttErE grida marziaLiaccompagnare i vostri colpi con grida “marziali” avrà un duplice effetto: da un lato fornirà a voi una “carica” psicologica, dall’altro scoraggerà l’assalitore.

■il grido deve provenire dal vostro ventre, quasi a infondere ulteriore potenza al colpo che state portando: questa efficace tradizione “guerriera” è praticata da millenni, ed è tutt’ora in voga nella maggior parte delle arti marziali.

«aL fuoCo!»Un altro (importante) consiglio pratico: in tutti i casi di aggressione in cui è utile cercare di ri chiamare altre persone (ma gari non presenti proprio sul posto ma “a portata di voce”), evi ta te di gridare «aiu to!» o cose si mi li. l’esperienza in segna che la gente non accorre a questo tipo di richiamo, per la semplice ragione che ha pau ra, e che non vuole “gra ne”. Ha paura, so prattutto, perché non sa a co sa può andare incontro (che vuol dire “aiuto”?; quale reale pe ricolo ci aspetta dietro l’angolo?).Vi suggeriamo, pertanto, di ri cor rere a un richiamo psicologicamente più efficace, da un lato perché legato alle memorie ataviche della specie umana, dall’altro lato perché non generico. Questo richiamo è: «al fuo co!». Chi ode un simile ap pel lo avrà meno paura, perché sa prà (o meglio: cre-derà di sa pe re!) ciò che lo aspetta, e si sentirà in grado di proteggere la propria incolumità. sarà dun que meno “frenato” nel de si derio di accorrere per prestare soccorso. non importa se poi que-sto potenziale soccorritore in terverrà attivamente o meno: il solo fatto che qualcuno ac cor ra potrebbe far desi-stere l’ag gressore dalla sua azione.

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le situazioni in cui sarete costretti ad usare le tecniche di difesa per-sonale saranno ben diverse da quelle della palestra o del ring. non sempre, pertanto, avrete la possibilità di prepararvi adeguata-mente al contrattacco.Molto spesso, al contrario, occor-rerà colpire l’assalitore da posizio-ni e da angolazioni inusuali: potre-ste - a titolo di esempio - essere bloccati da una pre sa, oppure tro-varvi con le mani piene di pacchi dopo lo shopping, o ancora seduti su una panchina, e così via. È impossibile, naturalmente, speri-mentare in anticipo tutte le possi-bili situazioni concrete (anche se in quest’opera ne esaminiamo mol-tissime).Quello che occorre fare è allenarsi per sviluppare l’agilità, la prontez-za di riflessi, la ve lo cità di movi-mento, il senso dell’equilibrio, la funzionalità del nostro meccani-smo biologico. sarà utile, allora, ricercare nei vo stri allenamenti

una efficace “posizione di guardia”: cioè quella posizione di partenza che vi con-sentirà di difendervi e di contrattaccare nel modo migliore possibile.

velocità e precisione: è questo, in fondo, il binomio più importante per le tecniche della difesa personale. il solo modo di raggiungerlo è lavorare in palestra con costanza ed applicazione.

C a p it o l o 06 La posizione di guardia

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CapiTolo 6

È vero: talvolta potreste essere co stretti a sferrare il primo colpo da po sizioni diver-se. Ma l’efficacia della vostra difesa dipenderà anche dalla rapidità con cui assumerete correttamente la “guardia”.È da qui, dalla posizione di guardia, che do vrete partire nei vostri allenamenti. in una fase successiva, ov viamente, sarà utile sperimentare (con il vostro partner d’allenamento) reazioni efficaci anche partendo da posizioni differenti, cioè da quelle posizioni “naturali” che assumia-mo nelle diverse situazioni della nostra vita quotidiana: la “posizione di guardia”, tuttavia, resta un punto di partenza obbli-gatorio.Va tenuto presente che talvolta assumere rapidamente una corretta posizione di guardia può avere un effetto dissuasivo nei confronti dell’assalitore. specie se sarete naturali e sciolti nell’as-sumere la posizione (il che vuol dire “ben allenati”), il vostro aggressore potrebbe giudicare imprudente venire alle mani con voi, e quindi decidere di “filarsela”.ora forniremo alcuni princìpi generali per una corretta posizione di guardia. Ma ricordate che voi do vre te “personalizzarli”, cioè adattare questi princìpi astratti alle vostre concrete caratteristiche fisiche: e questo è possibile solo con la pra-tica, con l’allenamento.

princìpi generali della posizione di guardia

gLi arti infEriorile gambe devono essere leggermente piegate, in modo che possiate efficace-mente... “molleggiarvi” su di esse. Una gamba deve essere più avanzata rispetto all’altra. la distanza tra i vostri piedi dovrebbe più o meno corrispondere a quel-

Foto 1-2: esercizio per sviluppare le capacità tecniche. partendo dalla posizione 1, portate il diretto destro (2) senza scoprire la vostra guardia. Ripetete per 2 minuti, aumentando gradatamente la velocità.

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la difesa personale

la tra le vostre spalle. in questo modo il peso del vostro cor po sarà equamente distribuito tra le due gambe, e ciò vi renderà più pron ti ai movimenti e agli scat-ti (in qualsiasi direzione) che si rendano ne cessari.

gLi arti supEriorile braccia non devono essere troppo vicine o troppo distanti dal vostro corpo: i gomiti - entrambi piegati - non devono fare “attrito” con il tronco, ma d’altro canto devono anche “proteggerlo”.se i gomiti saranno nella giusta posizione (ripetiamo: vicino al tronco, ma non a contatto) i contrattacchi di pugno potranno essere più efficaci, in quanto potranno sfruttare traietto-rie lineari e quindi veloci. la mano che si trova dalla stessa par te della gamba più avanzata de ve essere “avanzata” anch’essa (chiu sa a pugno a circa venti-quaranta centimetri dal

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naso): in questo modo, pugno e avambraccio formeranno una sorta di “scudo frontale”, pron to anche a trasformarsi in mez zo offensivo. l’altra mano (an ch’es sa chiusa a pugno) deve essere più arretrata, all’incirca all’altezza del la mascella: in questo modo con lo stesso arto superiore attuerete due protezioni, una al viso (con la ma no e l’avambraccio) e l’altra alle co stole (con il gomito ed il braccio).Una posizione del genere consente anche a questo braccio di distendersi rapi-damente per colpire, mutando la difesa in contrattacco.

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iL busto E La tEstail busto deve essere lievemente raccolto su sé stesso e in posizione obliqua (cioè quasi “di fianco”, assecondando la mano e la gamba avanzate), per offrire una minore superficie ai colpi dell’aggressore. i muscoli ventrali e i glutei devono essere contratti, a formare una sorta di “corazza difensiva naturale”. la testa deve essere comunque eretta, lo sguardo fisso sull’aggressore e attento a tutti i suoi movimenti.

sCatti E movimEntidovrete allenarvi a spostarvi rapidamente in ogni direzione. in questi mo vimenti dovrete muovere per primo, tra i due piedi, quello più vicino alla direzione in cui volete andare, in modo da non incrociare mai le gambe (cosa che ridurrebbe il vostro e quilibrio). non fate mai il passo più lungo... della gamba! i passi de vono essere sempre piccoli ma veloci.durante gli spostamenti, la guardia non va mai abbandonata: l’aggressore potrebbe approfittarne. ricordate che la coordinazione dei movimenti è fonda-mentale, sia in at tacco che in difesa. È fondamentale anche la corretta valuta-zione del le distanze (al fine sia degli spostamenti, sia delle parate, sia dei col pi da portare). e c’è un solo mo do per raggiungere una buona coordinazione e una corretta valutazione delle distanze: l’allenamento costante.

variarE La posizionE di guardiaCom’è la vostra guardia “naturale”? destra o mancina? Cioè: quale braccio e quale gamba vi viene spontaneo avanzare? Qualunque sia la posizione di guardia a voi congeniale, vi consigliamo di allenarvi anche in quella esat tamente specu-lare: nelle situazioni di pericolo (non si sa mai) potrebbe esservi utile saper cambiare rapidamente la posizione di guardia.

La “guardia mascherata”

Cos’è La guardia masChErataCon la mano destra, fingiamo di massaggiarci una tem pia, oppure di sistemarci i capelli. appoggiamo nel contempo il pollice della mano sinistra alla cintura. sembrano atteggiamenti quasi naturali, ma so no in grado di garantire una buona protezione del no stro corpo. la mano destra difende il viso, ed è pron ta a contrattaccare. la sinistra protegge il basso ven tre.

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possiamo distendere il braccio destro per parare o deviare il colpo dell’aggressore.

il braccio destro ripiegato sulla testa, insomma, costituisce un efficace scudo per tutti i colpi portati dall’avversario con gli arti superiori: può parare, a titolo di esempio, tanto i diretti (jab) quanto i ganci (swing).

la “guardia mascherata” consente una grande efficacia nelle parate, ma è nella possibilità di anticipare l’aggressore che offre le migliori potenzialità. Nella foto, il braccio si distende velocemente per colpire l’avversario alla tempia.

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“guardia masChErata”: quando E ComE usarLa

la “guardia mascherata” è un’ottima alternativa alla classica posizione di guar-dia in tutte le situazioni in cui è necessario dissimulare di essere preparati alla lotta. Mostrare di essere pronti al combattimento, infatti, spesso è un modo di provocarlo. Ma il saggio sa che «l’unico modo per non essere mai sconfitti è quello di non combattere mai».la “guardia mascherata” consente, appunto, un prudente atteggiamento pre-ventivo. È in questa posizione, ad e sem pio, che potreste tentare un approccio verbale per calmare un potenziale assalitore. se l’approccio funziona, bene. se non funziona, sarete pronti al peggio.È inutile sottolineare che, una volta cominciato il com battimento, la “guardia mascherata” non serve più. in questo caso tornerete ad assumere la normale posizione di guardia che avrete collaudato (ed eventualmente “per sonalizzato”) durante gli allenamenti.a proposito di allenamenti: sarà utilissimo esercitarsi, as sieme al partner, anche in questa variante difensiva. le simulazioni in palestra renderanno più efficace, e nel contempo più “naturale”, la vostra “guardia mascherata”.Un ultimo suggerimento: talvolta la posizione di guardia classica potrebbe avere una maggiore efficacia preventiva della “guardia mascherata”. la valutazione è psicologica. e spetterà a voi farla, caso per caso. Una cosa è certa: se il vostro potenziale aggressore non è “convintissimo”, assumere velocemente la clas-sica posizione di guardia potrebbe avere un effetto dissuasivo. l’aggressore po trebbe pensare: «Questo qui è uno che sa “picchiare”. si vede dalla posizione che ha assunto. io me la batto».

La mano suLLa Cintura

nella “guardia mascherata”, la mano sulla cintura svolge un ruolo fondamen-tale. È in grado, infatti, di proteggere il basso ventre da ogni tipo di attacco. e consente inoltre di parare, bloc care o deviare eventuali calci o ginocchiate.

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Foto 3-4: dopo esservi allenati con la gomitata latera-le, passate alla gomitata circolare in avanti, cercando la massima scioltezza dei movimenti. il colpo deve essere fluido e veloce.

Foto 5-6: allenatevi, infine, con la gomitata in avanti dal basso verso l’alto. Come per gli altri esercizi, cer-cate di aumentare gradatamente la velocità del colpo.

Foto 5-6: anche nella gomitata dal basso verso l’alto, il colpo non deve sbilanciarvi, né scoprire la vostra guardia lasciando pericolosi varchi all’aggressore.

Foto 3-4: anche in questo caso, non colpite con la punta del gomito. Usate i colpi “di punta” solo per migliorare la “penetrazione” delle gomitate all’indie-tro (laddove il bersaglio è meno “duro”, e minore è il rischio di infortunio al gomito).

Foto 1-6: tre esercizi per migliorare velocità, preci-sione nell’esecuzione delle tecniche di gomitata. per questi esercizi è necessario che il partner d’allena-mento sia protetto dallo scudo-sacco.

Foto 1-2: portate la gomitata laterale cercando soprattutto la velocità di esecuzione, senza tuttavia penalizzare la fase di caricamento (foto 1). Non colpite con la punta, ma con l’esterno del gomito.

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Sarebbe fuori luogo assumere la classica posizione di guardia: costituirebbe di per sé un invito alla lite. Meglio ricorrere alla “guardia mascherata” , in grado di coniugare un atteggiamento “naturale” e una efficace protezione del corpo.Se l’avversario accenna ad aggredirci, possiamo anticiparlo colpendolo al volto. la “guardia mascherata”, infatti, ci permette una rapida distensione del braccio destro, per un pugno di grande efficacia.

Simuliamo in palestra una possibile situazione a rischio: un litigio verbale minaccia di degenerare. Che cosa fare per tenersi pronti ad ogni evenienza, senza tuttavia assumere atteggiamenti provocatori?

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Velocità e precisioneUn BinoMio indispensaBile alla difesa

Foto 1-2: un esercizio specifico per migliorare la velocità e la precisione delle tecniche percussive di pugno. il partner d’allenamento dovrà disporsi di fronte a voi con le mani aperte, “chiamando” poi la mano da colpire (ad es.: «Destra!»).

Foto 2: reagite il più rapidamente possibile per colpire la mano “chiamata”. Ripetete l’esercizio per qualche minuto, cercando di aumentare la velocità senza perdere precisione. Curate, in particolare, la velocità reattiva.

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pugni: ConsidErazioni gEnEraLi✔ perché il pugno non faccia più male alla vostra mano che all’aggressore

dovete innanzitutto sa perlo chiudere correttamente. le dita, serrate, vanno ripiegate su loro stesse fino a congiungersi con il palmo; il pollice deve essere tenuto all’esterno delle dita ri chiuse, e stretto sulle falangi (ve di le foto).

✔ Quando portate il pugno, cercate sempre di colpire con precisione il pun to che sceglierete come ber sa glio (per tale scelta, è im por tante conoscere il capitolo sui pun ti vulnerabili del corpo umano).

✔ dopo il pugno, l’arto che ha portato il colpo va immediatamente ri tratto, per evitare che il vostro as salitore possa bloccarlo, torcerlo, o usarlo per una “proiezione” a vostro danno.

✔ nelle situazioni in cui sarete co stret ti a usare i pugni, cercate non tanto il singolo colpo, quanto piuttosto le “scariche”, possibilmente alternando le tipologie di colpi e le relative angolazioni. la vostra difesa, in questo modo, sa rà meno prevedibile e più efficace.

✔ il pugno è una efficace tecnica di difesa personale, ma è consigliabile in par-ticolare a chi è muscolarmente dotato, e possiede un cer to peso corporeo. per una don na di co sti tuzione minuta che deb ba cercare di portare un colpo ri solutivo per poi fuggire, insomma, è generalmente più efficace il ricorso ad altre tecniche (vedi ol tre). lo stesso discorso va le per chi ha polsi/mani/dita piuttosto “fragili”, poiché con il “pu gno nudo” rischierebbe (assai più che con altre tecniche) fratture, slogature, contusioni, e così via.

passiamo ora ad esaminare le tre fon damentali tipologie di pugno: diretto, gancio e montante. ricordate che la corretta posizione di partenza per portare i pugni, così come gli altri colpi che vi illustreremo, è la “posizione di guardia” (di cui abbiamo già parlato).

C a p it o l o 07 Le armi del corpo umano

colpi coN la maNo e coN il gomiTo

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iL dirEtto (jab)

il diretto è un colpo veloce (giacché si avvale di una traiettoria lineare), il cui bersaglio per eccellenza è costituito dal viso dell’avversario, e in particola-re dalla radice del naso.per portare il colpo, il braccio va di ste so con forza e velocità verso il ber saglio; il gomito, tuttavia, non de ve essere del tutto teso, altrimenti po trebbe slogarsi. in questo movimento è utile accompa-gnare il colpo con una rotazione delle

spalle (que sta rotazione, che deve partire dai fian chi, coinvolge in realtà tutto il corpo: in questo modo il pugno avrà maggiore forza, perché “sostenuto” dall’inte-ro peso corporeo). al momento dell’impatto il dorso della mano chiusa a pugno deve essere rivolto verso l’alto. protagoniste dell’impatto saranno in particolare le prime due nocche, che in quel momento saranno in linea con i vo stri occhi.

iL ganCio (swing)

il gancio è un colpo di notevole po tenza, se correttamente portato, da eseguire a distanza ravvicinata, il cui bersaglio ideale è costituito dalla mascella. il gomito va alzato all’ester-no, mentre braccio e avambraccio devono for mare un angolo di circa 90°: quest’angolo non deve mutare assetto durante il colpo. il colpo, semicircola-re, va portato ruotando assieme all’ar-to sia le spalle che le anche, in modo da trasferire il peso del corpo sulla

gamba più arretrata. al momento dell’impatto le nocche devono essere più o meno all’altezza della spalla. per colpire il “bersaglio grosso”, pertanto, dovrete nel contempo piegarvi sulle ginocchia: in questo modo potrete mirare anche al lo stomaco o al fegato, che costituiscono bersagli alternativi alla ma scella.

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iL montantE (uppErCut)

il montante è un colpo efficace se diret-to al fegato, allo stomaco o alla punta del mento.l’arto va “caricato” formando un ango-lo retto tra braccio e avambraccio (angolo che va mantenuto al momento dell’impatto), e piegandosi lie vemente sulle gambe. il colpo va in ferto dal bas-so verso l’alto. Quando scari cate la po tenza nel colpo, sarà utile distendere le gambe che avevate piegato nella fase

di caricamento: ciò darà al vo stro montante una forza maggiore.Va tenuto presente che raggiungere la punta del mento con questo colpo è più difficile che raggiungere gli altri possibili bersagli, per la semplice ragione che la traiettoria da percorrere è più lunga. il nostro consiglio, pertanto, è di privilegiare gli obiettivi “fegato” e “bocca dello stomaco”, anche se la punta del mento sareb-be in teoria, per il montante, un punto più vulnerabile.per le donne, per i più giovani, per i meno dotati dal punto di vista mu scolare vale la considerazione generale fatta all’inizio di questo paragrafo sui pugni: meglio ricorrere ad altre tecniche, giacché questa richiede una notevole forza.

Colpi con il taglio della mano

ConsidErazioni gEnEraLi✔ i colpi con il taglio della mano rappresentano tecniche ideali per la difesa per-

sonale: se ben eseguiti, infatti, consentono una gran de efficacia anche a chi non è muscolarmente dotatissimo. inoltre, a differenza di quando si ri corre ai pugni, per esempio, so no notevolmente ridotti i rischi di infortunio.

✔ la mano deve essere irrigidita, con tutte le dita unite fra di loro (anche il pol-lice deve essere ben serrato lungo l’indice): in questo modo potrà infliggere colpi con entrambi i bordi (shuto e haito, nella terminologia del Karate).

✔ i colpi possono essere portati sia dall’interno verso l’esterno che dall’esterno verso l’interno.

✔ sia nei “tagli” dall’interno verso l’esterno sia in quelli dall’esterno verso l’inter-

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no, vi suggeriamo di ricorrere ai colpi portati con il bordo esterno della mano (shuto). per i colpi dall’esterno all’interno, in teoria, potreste usare an che l’altro bordo (quello dalla parte del pollice, per intenderci): ma in questo movi-mento è assai più probabile una completa apertura della vostra guardia.

“tagLio” daLL’intErno vErso L’EstErnoQuesto colpo è particolarmente efficace se diretto alla gola dell’avversario. anche il naso e la nuca, tuttavia, sono bersagli possibili: dipende dal la posizio-ne vostra e da quella del vostro assalitore. nella fase di caricamento la mano (ir rigidita come spiegato) va portata (come al solito partendo dalla “posizione di guardia”) verso la vostra spal la (quella opposta alla mano stes sa) o verso il vostro orecchio (sem pre quello “opposto”): quindi il brac cio va disteso veloce-mente avendo cura che il gomito resti al di sot to del vostro mento; il movimento di distensione va accompagnato da una rotazione dei fianchi nella stes sa direzio-ne, per imprimere mag giore forza al colpo. al momento dell’impatto il braccio deve essere completamente teso (con la mano sempre irrigidita), e la linea ide-ale che congiunge i vostri fianchi dovrà essere parallela alla linea ideale che va dalla punta delle vostre dita al vostro naso.

“tagLio” daLL’EstErno vErso L’intErnoi bersagli ideali di questo colpo sono gli stessi del colpo precedente.Cambia, naturalmente, la fase di ca ricamento: la mano andrà portata ver so l’orecchio corrispondente (de stro se la mano è quella destra, si ni stro se la mano è quella sinistra). per aiu tarvi nella fase di caricamento, po trete stendere davanti

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a voi il brac cio opposto a quello che porta il col po.oltre alla fase di caricamento, nella tecnica “dall’esterno verso l’interno” cambia anche un altro elemento fondamentale: il braccio, anziché distendersi, resterà sempre piegato fino all’impatto finale.il colpo va portato con movimento semicircolare, accompagnato dalla consueta rotazione dei fianchi; al mo mento dell’impatto la linea ideale tra i fianchi sarà parallela (come nel la tecnica precedente) alla linea ideale che corre tra la punta delle vo stre dita e il vostro naso.

CoLpi Con La punta dELLE dita

Questa tecnica rappresenta una sorta di via di mezzo tra il colpo di pugno e il colpo con il taglio della mano.i movimenti con cui portare il colpo saranno identici a quelli con cui por-tare i pugni. Ma la mano è atteggiata a taglio, cioè tesa e irrigidita. partico-larmente efficace è il “diretto” con la punta delle dita: in questo caso uno dei bersagli più vulnerabili è costitui-to dall’occhio dell’aggressore. abbiate l’accortezza, nell’eseguire questa tecnica, di flettere lievemente il dito medio e (in misura ancora minore) l’anulare, in modo che le punte siano in linea con la punta dell’indice.

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CoLpi Con iL paLmo dELLa manoanche i colpi con il palmo della ma no, al pari di quelli con il “taglio”, so no par-ticolarmente adatti alla di fe sa personale: innanzitutto perché la superficie che va all’impatto (la par te inferiore del palmo della ma no) è, rispetto al pugno, per esempio, assai più resistente all’impatto stes so.si riducono quindi i rischi di infortunio, mentre il colpo resta di grande efficacia anche per chi non possiede una grande forza muscolare (a patto, naturalmente, che la tecnica di esecuzione sia corretta).

Bersaglio ideale di questa tecnica è il viso dell’avversario: in particolare il mento, il naso e la fronte (per es se re precisi: la parte bassa della fron te, vicino alla parte superiore del setto nasale).il movimento del colpo è simile a quello del jab, oppure a quello dello swing: deve essere, cioè, o diretto o se micircolare.

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gomitate

ConsidErazioni gEnEraLi

✔ la gomitata è senza dubbio uno dei colpi più efficaci in assoluto per la difesa personale: è infatti un colpo di facile esecuzione, che si avvale di una parte del no stro corpo adattis-sima a procurare danno, in quanto dura e relativamente appuntita, cioè in grado di percuotere con un otti-mo coefficiente di penetrazione.

✔ la gomitata è particolarmente in dicata quando l’aggressore si tro-va a corta distanza, o addirittura a contatto.

✔ nella preparazione del colpo, l’a vambraccio va sempre ripiegato, in modo da “appuntire” il go mito. il polso va ruotato in mo do che il palmo della mano “guardi” il vostro bicipite, e la ma no va chiusa a pugno.

✔ in alcune tipologie di gomitata (ad esempio nella gomitata al l’in dietro o in quella laterale) l’al tra mano può appoggiarsi al pu gno dell’arto impegnato a colpire, con un “effetto spinta” in grado di aumentare la potenza del colpo.

✔ in altri casi (ad esempio nelle go mitate frontali dirette al viso del l’aggressore) la mano libera po trebbe afferrare il bersaglio del colpo e “tirarlo” verso il go mi-to: anche in questo caso la po ten za del colpo viene accresciuta. nell’esempio testè fatto (le gomitate frontali al viso) la mano libera potrebbe afferrare i capelli dell’assalitore.

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gomitata aLL’indiEtrose l’aggressore si trova alle vostre spalle, la gomitata all’indietro può rappresen-tare una reazione davvero ef ficace. se il movimento sarà eseguito correttamente, non ha grande importanza dove andrà a colpire (del resto è più difficile “mirare” ad un bersaglio preciso quando l’assalitore è dietro di voi): il colpo produrrà sempre un dolore intenso, sia che rag giunga lo stomaco sia che raggiunga il fegato sia che raggiunga le costole, e così via.

nella fase di caricamento, il braccio va portato davanti a voi; quindi do vrete ripie-gare l’avambraccio e girare il polso (come sopra spiegato), e in fine colpire all’in-dietro ruotando nel contempo il busto per imprimere una maggiore potenza. se l’avversario vi sta bloccando le spalle con le sue braccia, potrebbe ri sultare impossibile accompagnare il colpo con la rotazione del busto. in questo caso sfer-rate una gomitata al l’indietro dal basso verso l’alto, cer cando nello stesso tem po di piegarvi in avanti: il colpo sarà ugualmente efficace.

gomitata frontaLEalla gomitata frontale potreste ricor-rere quando l’aggressore si trova di fronte a voi, a media o a breve distanza. obiettivi ideali di questo colpo sono la punta del mento oppure la radice del naso, ma anche la ma scella o la gola.il movimento - semicircolare - è qua-si identico a quello dello swing, tranne la fase finale. nella fase finale, infatti, si piega l’avambraccio (co me spiegato

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nelle considerazioni generali sulle gomitate) e, continuando a ruotare le anche e le spalle, come nel gancio, e facendo un passo in avanti, si colpisce il bersaglio con la punta del gomito. Un possibile movimento alternativo per la gomitata frontale (ma di esecuzione più difficile) è quello tipico del montante (dal basso verso l’alto): anche in questo movimento l’avambraccio si piega nella fase finale. ideale, in que-sto caso, è cercare di colpire sotto il mento dell’avversario. il punto con cui “impat-terete” è la zona immediatamente superiore alla punta del gomito (osso radiale).

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gomitata LatEraLEalla gomitata laterale farete ricorso, naturalmente, quando l’aggressore è al vostro fianco. la tecnica di ca ricamento è simile a quella degli al tri tipi di gomi-tata: ma abbiate l’av vertenza, in questo caso, di tenere le spalle basse e rilassa-te, e di ruo tare la testa nella direzione in cui in tendete colpire; le gambe vanno leg germente piegate, per poi distendersi al momento di scaricare nel col po tutta la potenza. la mano libera potrebbe appoggiarsi al pugno dell’arto che esegue la tecnica, e spingere per aumentare l’efficacia del colpo.

gomitata daLL’aLto vErso iL bassola gomitata dall’alto verso il basso è sempre molto dolorosa anche perché sfrutta la forza di gravità.Uno dei bersagli ideali di questa tecnica è costi-tuito dall’arto con il quale il vostro assalitore sta cercando di col pirvi, specie se con una mano sie te riusciti ad afferrare l’arto in que stione: con l’altro vostro braccio, in questo caso, potete infliggere una gomitata dall’alto verso il basso, diretta ad esempio all’avambraccio o alla coscia del vostro aggressore, a seconda dell’arto che questi sta u ti lizzando.la gomitata dall’alto verso il basso può anche rappresentare il secondo (e decisivo) colpo in una combinazione di tecniche di difesa perso-nale.Qualora siate riusciti a costringere il vostro assa-litore a piegarsi in avanti (ad esempio in seguito a un ef fi cace calcio nella zo na inguinale), po treste colpirlo nuo vamente con que sto tipo di go mi tata: il bersaglio i deale, nella fattispecie, è costituito dalla spina dorsale (in un qualsiasi pun to, anche nella zo na cervicale) op pure dalla zona re nale.

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Calci e ginocchiate

ConsidErazioni gEnEraLi su CaLCi E ginoCChiatEa causa delle leggi fisiche della “le va”, i colpi portati con gli arti in fe rio ri sono sempre più potenti di quel li portati con gli arti superiori, e costituiscono pertanto un eccellente mezzo di difesa personale: con queste tecniche persino un bam-bino (ad esempio con un calcio bene assestato sullo stinco o sul ginocchio) può met tere un adulto in condizioni di non nuocere. rispetto ad un pugno, inoltre, un calcio (o una ginocchiata) presenta minori rischi di infortunio. i piedi, in particolare, sono meno vulnerabili delle mani, anche per-ché generalmente sono “protetti” da calzature.

ConsidErazioni sui CaLCiscordatevi i colpi spettacolari alla Bruce lee, cioè i calci che raggiungono il viso dopo prodezze di agilità: il bersaglio ideale dei vostri calci è sempre “basso”, cioè compreso tra i piedi e la cintura dell’aggres so re.se terrete presente questo principio, i vostri colpi sa ran no più efficaci, e si ridur-ranno i ri schi di perdere l’equilibrio, nonché il ri schio che l’aggressore possa af fer rare la vostra gamba.

■il calcio è una tecnica che si adatta in modo particolare alle donne, giac ché que-ste posseggono un’articolazione coxo-femorale più mobile rispetto a quella degli uomini. nelle donne, in somma, il “differenziale medio” tra la potenza dei colpi portati con le brac cia e la potenza dei colpi portati con le gambe è ancora più accentuato.

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■il calcio può essere sferrato in tutte le direzioni, e con diverse traiettorie. Col mutare delle traiettorie e dei ber sagli muta anche la parte del vo stro piede che va all’impatto: può es sere la punta della scarpa, oppure il taglio interno del piede, o quello esterno, o la pianta (cioè la suola del la scarpa, specie in corrispondenza della zona che si trova fra le dita e l’incavo del piede), oppure il tacco. dipenderà da voi, a seconda delle cir costanze, scegliere la tecnica, la traiettoria, il bersaglio, il punto con cui colpire.N.B. - Nell’esempio qui sopra abbiamo ipotizzato la presenza delle calzature: non va dimenticato, tuttavia, che potreste trovarvi nella necessità di usare il calcio a piedi nudi. Basti pensare ad una aggres-sione d’estate sulla spiaggia; oppure al fatto che po treste essere... carmelita-ni scalzi! Bat tute a parte: è preferibile usa re que sta tecnica quando il piede è adeguatamente protetto; ma in cer ti casi si può calciare an che a piedi nudi (privi-legiando, pe rò, i colpi con la pianta del piede, specie con la zona sottostante le dita, che vanno ri pie gate verso l’alto per evitare ri schi di fratture; e rinunciando del tutto ai colpi “di punta”).

■Tutte le tecniche di calcio che illustreremo possono essere eseguite privilegian-do la velocità oppure privilegiando la potenza: in questo secondo caso, il colpo farà più male ma nel contempo sarà leggermente più prevedibile, proprio perché verranno “esasperate” la fase di caricamento e la spinta.

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■Una componente molto im portante per tutte le tecniche di esecuzione del calcio è l’equilibrio.Qualora vi mancasse l’e quilibrio quan-do comincerete a sperimentare queste tecniche, tuttavia, non dovete spa ven-tarvi, né ritenere che sia meglio per voi fare ricorso ad altre tecniche trala-sciando i calci. l’equilibrio, in fatti, non è una dote “innata”, che si ha oppure non si ha: è, viceversa, un obiettivo che si può raggiungere. Ba sta allenarsi con costanza.

■a proposito di equilibrio: se la situazione in cui vi trovate lo rende possibile, per sfer rare meglio il vostro cal cio cercate un appoggio. le vostre mani po trebbero ap poggiarsi, ad e sempio, al la portiera di un’a u tomobile, o al corrimano di una sca la, oppure stringersi at tor no a un palo o ad un lampione: l’appoggio vi per-metterà non solo di conservare l’equilibrio durante e dopo il calcio, ma anche di imprimere maggiore po tenza al calcio stesso.

■i colpi di calcio si prestano a essere sferrati anche in situazioni anomale o in momenti critici. se ad esempio veniste aggrediti mentre siete seduti su una panchina, potreste calciare sfruttando l’appoggio dello schienale della panchi-na. lo stesso dicasi per le si tuazioni che vi vedano a terra (ma gari in seguito ad una spinta o ad un colpo efficace del vostro assalitore): poggiando sul terreno la schie na (op pu re un braccio e il fianco corrispondente) potreste opporre all’ag-gressore una scarica di calci che fun gerà an che da “barriera” rispetto a un e ventuale tentativo di immobilizzarvi.

■Ultimo consiglio generale: a prescindere dalla parte del vostro piede che soster-rà l’impatto, e anche se in dos sate robuste calzature, quan do cal ciate contraete sem pre le di ta dei piedi, ma gari arcuandole verso l’alto quando vi ac cingete a colpire con la pian ta del piede; ciò eliminerà quasi del tutto il ri schio di fratture.

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ConsidErazioni suLLE ginoCChiatEi bersagli possibili per una ginocchiata sono molteplici: per esempio la zona in guinale (i testicoli in particolare), o le costole, o la boc ca dello stomaco. la scelta dipende, naturalmente, da alcune va ria bili, co me il rapporto fra la vo stra altezza e quella dell’aggressore, le reciproche posizioni, e così via. fra i bersagli possibili, ad ogni modo, non dimenticate la coscia: una gi noc chiata nei muscoli della co scia può provocare dolore in tenso e persino una “paralisi” momentanea dell’arto.

CaLCio frontaLEVa premesso che il calcio frontale può essere portato sia con la gamba avanzata che con quella arretrata: nel primo caso sarà più veloce e meno prevedibile, nel secondo caso sarà invece più potente. la scelta, come al solito, spetterà a voi, a seconda della situazione concreta in cui vi troverete.Gli obiettivi da preferire per questo calcio sono: la zona in guinale, quella addo-minale, lo stinco, il ginocchio (ma anche la caviglia, oppure il piede). in ogni caso sconsigliamo vivamente (per le ragioni già indicate) di scegliere obiettivi “spet-tacolari” come quelli si tua ti al di sopra della cintura del vostro aggressore.

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nella fase di caricamento, il gi nocchio va portato verso il petto (non è necessario, tuttavia, superare col ginocchio stesso l’altezza dei vo stri fianchi), mentre il pe so del cor po grava tutto sul pie de che rimane a terra (i mu scoli della gamba che pog gia, pertanto, vanno man tenuti con tratti).il ginocchio ha una funzione molto importante nel caricamento: ricordate che in questa tecnica di calcio il ginocchio va sollevato prima di portare il colpo; in que-sto modo fungerà da fulcro per la migliore trasmissione della potenza (una sorta di “perno”, insomma, sia per il calcio singolo che per una serie di calci in rapida successione). la gamba che porta il colpo, raccolta su sé stessa du rante la fase di sollevamento del gi nocchio, va poi di stesa velocemente in avanti (il movimento complessivo - caricamento + scaricamento - deve ricordare quello di una molla). la traiettoria deve essere il più possibile diretta, e in ogni caso mai “ascendente” (ciò toglierebbe forza al colpo).nella fase di scaricamento, accompagnate la gamba slanciata in avanti con una lieve rotazione sia dell’anca che del piede d’appoggio: il calcio sarà così più potente e più efficace. la parte del vostro piede che andrà all’impatto sarà o la punta (specie se state portando calzature “rinforzate” in quella zona) o la pianta (cioè la suo la della scarpa).

Quando comincerete ad allenarvi in questa tecnica di calcio, vi consigliamo di partire suddividendo il movimento in quattro fasi distinte:1 alzate il ginocchio (in modo che la coscia sia all’incirca per pendicolare al vostro

bu sto, e che la parte superiore del la gamba formi un angolo ret to con quella inferiore) te nendo il corpo e la testa di rit ti, e lo sguardo fisso su un “im ma ginario” aggressore;

2 distendete la gamba velocemente, per portare il colpo;3 ripiegate il piede in modo da tornare alla posizione “1” (in pratica, la gamba che

forma un angolo retto);4 poggiate a terra la gamba, tornando alla posizione di guardia.

nei vostri primi allenamenti scandirete bene queste quattro fasi, facendo una pausa tra una fase e l’altra. solo successivamente vi allenerete ad effettuare il movimento completo in modo fluido e veloce.

il calcio frontale ha due possibili varianti (entrambe destinate a bersagli molto bassi: da preferire lo stinco e la caviglia), che prevedono differenti tecniche di caricamento e di slancio.

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CapiTolo 7

■nella prima variante, il piede che colpirà va portato all’indietro (come per calcia-re il pallone), per essere poi mosso velocemente in avanti andando ad impattare con il lato in terno della scar pa (oppure con la punta).al fine di rendere più facili e più efficaci sia il ca ricamento che la distensione dell’arto, è preferibile, nell’esecuzione di questa variante, ricorrere alla gamba più arretrata (si veda il capitolo sulla “po sizione di guardia”).Questa tecnica è efficace quan do la distanza tra voi e l’aggressore è più ridotta; è molto utile farvi ricorso specie quando l’assalitore vi ha afferrato i polsi e sta cercando di immobilizzarvi. nell’esecuzione di questa va riante, consigliamo di piegare all’indietro il busto mentre portate avanti la gamba per colpire, flettendo lievemente anche la gamba d’appoggio: ciò consentirà (ad un tempo) un mag-giore equilibrio, una maggiore potenza, una maggiore protezione del vostro viso (che sarà allontanato all’indietro) da eventuali at tac chi dell’aggressore.

■nella seconda variante (“calcio a falce”), la fase di caricamento è simile a quella della prima va riante: il piede va portato all’indietro, senza sollevare il gi nocchio verso il petto. Ma la seconda fase è diversa: il movimento infatti è circolare (come quello di una falce), e tutto il corpo deve ruotare assieme al piede che porta

il calcio. Qualora mancaste il bersa-glio, pertanto, tenetevi pronti a com-pletare questo movimento rotatorio: in pratica, farete un giro completo su voi stessi. Un possibile obiettivo di questo tipo di calcio è costituito dalle caviglie dell’avversario, e il movimento circola-re avrebbe, in questo caso, lo scopo di far cadere l’aggressore.protagonista dell’impatto potrebbe essere la parte interna del vostro pie-de, ma anche la tibia.Un altro possi-bile obiettivo è costituito dalla coscia dell’assalitore, al fine di procurare un “effetto paralisi”: in questo caso, però, il movimento è più ampio e più diffici-le, e comporta un lungo e duro allena-mento.

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CaLCio LatEraLEse l’aggressore si trova al nostro fianco, lo si può colpire con questa tipologia di calcio. la fase di caricamento è la stessa del calcio frontale. Ma la gamba va poi a colpire slanciandosi lateralmente.Un consiglio: per evitare movimenti poco naturali (che presupporrebbero una mobilità articolare da “contorsionista”), colpite sempre dall’alto verso il basso. Gli obiettivi privilegiati, a questo punto, diventano il ginocchio o lo stinco o la caviglia. o anche la zona inguinale, a patto che si accompagni il colpo con un corrispondente piegamento del busto (che praticamente si dispone “in linea” con la gamba distesa, facilitando lo scaricamento “naturale” del calcio, senza contorsioni circensi!).il principale vantaggio del calcio laterale è la sua scarsa prevedibilità (data la posizione inconsueta), unita alla notevole potenza che caratterizza i colpi ben eseguiti. anche per questo calcio sarebbe molto vantaggioso riuscire ad appog-giarsi con le mani a un eventuale sostegno (una parete, un palo, eccetera).

CaLCio aLL’indiEtroQuesto è un tipo di calcio che trova scarsa applicazione pratica nella difesa per-sonale, in quanto è un colpo difficile e rischioso.il suo utilizzo potrebbe limitarsi al caso in cui dobbiate affrontare due aggressori, uno davanti a voi e uno dietro di voi: in questo caso potreste usare come “appog-

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CapiTolo 7

gio” l’assalitore di fronte a voi, cercando di sorprendere (con il calcio all’indietro) quello alle vostre spalle. in altri casi è un colpo che conviene poco: se avete un solo aggressore molto vicino alle vostre spalle (che sta cercando di bloccarvi) è molto meglio ricorrere alla go mi tata all’indietro, magari seguita da un calcio laterale dopo aver ruotato il busto; se invece l’aggressore alle vostre spalle non è così a ridosso, allora è meglio che vi giriate e che assumiate la posizione di guar-dia. se addirittura l’aggressore è da vanti a voi, beh, perché voltargli le spalle, seppure per la sola frazione d’un secondo? Chiarito perché questo sia un colpo poco applicabile, va comunque sottolineato che è sempre meglio conoscerlo (non si sa mai!). Vediamo dunque come si esegue.la fase di caricamento è simile a quella del calcio frontale. la fase di “scarica-mento” della potenza avviene invece all’indietro, mentre piegherete il busto in avanti (cercate tuttavia di non piegarlo troppo). il busto può anche essere ruo-tato lateralmente (assieme alla testa e alle anche) in modo che possiate vedere meglio il bersaglio ed ottenere così una maggiore precisione del colpo: in questo caso la fase finale dell’esecuzione ricorderà da vicino quella tipica del calcio laterale.per questo calcio più che mai, vale il consiglio generale di mirare a obiettivi come il ginocchio o le caviglie dell’aggressore, in modo che il colpo possa arrivare a segno dall’alto verso il basso; altrimenti sarebbe facile perdere l’equilibrio o, ancor peggio, farsi afferrare l’arto dall’aggressore stesso.

aLCunE ConsidErazioni gEnEraLi già fattE a proposito dEi pugni sono vaLidE anChE pEr CaLCi E ginoCChiatE. ripassiamoLE:

1 cercate sempre la massima precisione; 2 dopo il colpo, ritraete subito l’arto, per evitare che il vostro assalitore possa

afferrarlo a suo vantaggio;3 non limitatevi a portare un singolo colpo, ma cercate le “scariche” in rapida

successione, possibilmente alternando le tipologie di colpi e le relative ango-lazioni: il vostro contrattacco, in questo modo, sarà meno prevedibile e più efficace.

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CapiTolo 8

I colpi “poco ortodossi” servono soprattutto quando il nostro assalitore, prendendoci di sorpresa o utilizzando la sua forza superiore, è già giunto a

distanza ravvicinata e cerca di immobilizzarci. Un caso tipico è il tentativo di stupro, in cui la vittima si ritrova per forza di cose a stretto contatto con l’aggressore.

In certi casi, dunque, non dovete esitare a servirvi di morsi, graffi, testate, strappo dei capelli e quant’altro. Vediamo come.

iL morsose avete a portata di denti una delle seguenti “parti sensibili” del vostro aggres-sore, mordetela senza esitare: il collo, le dita (ma anche qualsiasi altra parte del braccio), le orecchie, il naso.

C a p it o l o 08 I colpi “poco ortodossi”

uNa arma iN più Nell’emergeNza

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La tEstatase l’assalitore è di fronte a voi e vicinissimo, potete assestargli un colpo con la parte superiore della testa alla radice del naso. ricordatevi: dovete colpire con la fronte e mi rare al setto nasale. Un errore di un solo centimetro potrebbe trasfor-mare la vostra testata in un clamoroso autogol, che procurerà a voi stessi tutto il danno che volevate infliggere all’assalitore.per usare la “testata”, ovviamente, non deve esserci troppa differenza di altezza tra aggressore ed aggredito. Qualora siate molto più bassi, potete portare una testata al mento: dovete colpire con la parte superiore della fronte, con un movi-mento dal basso verso l’alto.

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CapiTolo 8

iL graffioVa premesso che graffi e pugni sono tecniche di combattimento che si escludo-no a vicenda.per graffiare, infatti, occorre avere le unghie un po’ più lunghe del normale; il che impedisce di serrare correttamente le dita per portare il pugno.l’obiettivo del graffio è il viso dell’assalitore: l’ideale è mirare agli occhi.

Lo strappo dEi CapELLiafferrate le chiome del vostro assalitore e strappatele con forza. Questo colpo è molto doloroso, ma non solo. può presentare anche un altro vantaggio: infatti lo strappo dei capelli stimola le ghiandole lacrimarie, così che la vista del vostro assalitore potrebbe offuscarsi, dandovi il tempo per portare altri colpi in rapida successione o per fuggire.

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LE torsioni E LE prEssioniin alcune situazioni potreste avere gli arti superiori semi-immobilizzati, cioè non in grado di effettuare i movimenti necessari per “caricare” il colpo. in questi casi è possibile (ed efficace) ricorrere alle pressioni o alle torsioni.ad esempio: l’assalitore - più grande e più forte di voi - vi stringe in una morsa cingendovi con le braccia; i vostri arti superiori sono dunque compressi contro le vostre co stole e i vostri fianchi; con la ma no, tuttavia, potreste riuscire a raggiun-gere i testicoli dell’aggressore, e piazzare un semplice quanto efficace “pizzicot-to” (bastano due dita). Questa torsione (dolorosissima) co stringerà l’aggressore a mollare la presa, e consentirà a voi di recuperare la posizione di guardia e/o di portare altri colpi.altri obiettivi ideali delle torsioni sono i capezzoli, il naso, le orecchie. anche la pelle dei fianchi o delle braccia potrebbe essere raggiunta da efficaci pizzicotti: certo, questi non sono mai colpi risolutivi, ma talora potrebbero avere un’effica-cia “di ver siva”, atta cioè a farvi uscire da situazioni davvero molto scomode (ad esempio una presa che vi sta bloccando).

lo stesso dicasi per le pressioni: nel caso che le vostre mani possano raggiun-gere il viso dell’assalitore, una pressione dei pollici nella zona oculare potrebbe ribaltare le sorti di un corpo a corpo che vi veda soccombenti.

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CapiTolo 8

niEntE sCrupoLi Contro Chi non ha sCrupoLiin una situazione di reale pericolo, non bisogna avere remore: si possono usare anche i colpi che in altre circostanze si giudicherebbero “scorretti”. ricordatevi che non siete su un ring, e che il vostro aggressore non è un leale avversario di una leale competizione sportiva. ricordatevi che le intenzioni di chi vi vuole nuocere sono ancora meno “ortodosse” dei colpi che vi apprestate a portare...

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presele prese sono, in sostanza, azioni che immobilizzano l’avversario per mezzo di una “stretta”, solitamente con le braccia. Ma nella difesa personale non è consigliabile ricorrere alle prese. e il motivo è molto semplice: se il principio della difesa personale è quello di reagire all’at-tacco per cercare al più presto la via di fuga, esercitare una presa produce una sorta di stallo; infatti non potete fuggire senza “mol lare” l’avversario, ma se lo mol late costui è in grado di aggredirvi. nella difesa personale, pertanto, le prese sono (quantomeno) poco utili. Ma c’è

C a p it o l o 09 Prese e leve articolari

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CapiTolo 9

di più: mantenere a lungo una presa significa tenere impegnati i muscoli delle vostre braccia, e lasciare all’avversario il tempo per organizzare una reazione.il nostro consiglio, pertanto, è questo: studiate bene la tecnica delle prese, ma solo per potervi meglio difendere da esse. Qui di seguito illustreremo le principali prese, rimandando l’illustrazione e la spiegazione delle relative contromosse difensive al capitolo dedicato a «le tec-niche strettamente difensive».

La prEsa aLLE spaLLEQuesta tecnica di presa utilizza una forte stretta delle braccia per immobilizzare, da dietro, il tronco e gli arti superiori dell’avversario; chi subisce questo tipo di presa, tra l’altro, non riesce a vedere bene l’aggressore, proprio perché colto alle spalle.È particolarmente pericolosa la cosiddetta “presa all’americana”, azione con-dotta da più aggressori: in questa tecnica uno degli assalitori utilizza la presa alle spalle, mentre l’altro (o gli altri) colpisce (colpiscono) ripetutamente la vit-tima immobilizzata.

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La “Cravatta”anche questa tecnica di presa utilizza una forte stretta delle braccia. Ma il ber-saglio, questa volta, è il collo, che viene afferrato da una posizione laterale: uno dei due arti superiori coinvolti svolge direttamente l’azione della presa, mentre l’altro coadiuva il primo nella stretta. Ciò produce uno strangolamento e, allo stesso tempo, una torsione in avanti del busto della vittima, che ha quindi note-voli difficoltà a tornare in posizione eretta e a reagire efficacemente.

Lo strangoLamEntoQuesta tecnica consiste in una forte pressione alla gola (diretta o indiretta) esercitata per mezzo delle mani o di un avambraccio (in quest’ultimo caso, lo strangolamento viene effettuato da dietro).lo strangolamento “indiretto” può avvalersi di corde o di altri strumenti; può essere utilizzato persino il colletto della vittima: in questo caso, gli avambracci dello strangolatore si incrociano, tirando il bavero in modo che questo si stringa attorno al collo.

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■la pressione può essere esercitata sulle arte-rie carotidee (specie usando le dita) o sulla tra-chea (specie usando l’avambraccio da tergo). nel primo caso si impedisce il regolare afflus-so di sangue al cervello: pochi secondi pos-sono essere sufficienti per far perdere i sensi alla vittima, o addirittura per ucciderla. nel secondo caso si impedisce il regolare afflusso di aria nei polmoni; qui il tempo necessario per far perdere i sensi (o per uccidere) è leg-germente superiore; ma appare chiaro come questa presa sia ugualmente molto pericolosa.

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■durante gli allenamenti col vo stro partner, sarà sicuramente utile sperimentare le tecniche di strangolamento e le relative tecniche di difesa.Ma, considerando la particolare pericolosità di questo tipo di presa, occorre la massima prudenza. Bisogna ricordarsi, innanzitutto, che l’uso della voce è spesso com promesso dall’azione di stran gola mento, e che pertanto po treste non essere in grado di dire «basta» al vostro partner. Vi consigliamo, in proposito, di ricorrere a una semplice metodologia, usata in diverse arti marziali: per far desistere il partner dalla sua azione, battete più volte la mano sul pavimento (se vi trovate a terra) o sul corpo del partner (se vi trovate in posizione eretta). sarà questo il segnale convenuto per interrompere immediatamente l’esercitazione.

Leve articolari

nelle leve articolari si im mobilizza una articolazione del corpo dell’avversario, al fine di impedirgli di nuocervi. l’articolazione, naturalmente, va costretta in una posizione innaturale, il che si ottiene applicando una leva ed esercitando con forza una pressione continua nella direzione opportuna. le possibili articolazio-ni-bersaglio sono tre: il polso, il gomito, la spalla. Come si vede, appartengono tutte agli arti superiori. in teoria, potrebbero essere oggetto di una leva anche le articolazioni delle gambe: ma in pratica ciò potrebbe accadere soltanto se il vostro avversario fosse già a terra, e voi sopra di lui. in questo caso avreste a vostra disposizione molte mosse più facili (e più efficaci). lasciamo dunque che siano i lottatori di catch a occuparsi di leve al piede. e concentriamoci sulle due leve articolari più semplici da eseguire: quella al polso e quella al gomito.

■innanzitutto bisogna tenere a mente 4 princìpi generali, che valgono sia per il primo che per il secondo tipo di leva:

1 il punto di leva va applicato il più vicino possibile all’articolazione che inten-dete immobilizzare.

2 la forza, viceversa, va applicata lontano dall’articolazione, e quindi lontano dal punto di leva. prima ancora che alle tecniche della difesa, questi primi due prin cìpi appartengono ad archimede! (ricordate? «datemi un punto d’ap poggio e vi solleverò il mondo»).

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3 il braccio su cui si intende esercitare la leva va tenuto lontano dal corpo dell’avversario.

4 Mentre esercitate la leva, non dovete commettere l’errore di concentrarvi esclusivamente sulla leva stessa.

ricordate: il resto del corpo dell’avversario va tenuto costantemente sotto controllo.

LEva aL poLsoper eseguire questa tecnica dovete afferrare con una mano il polso dell’avver-sario (stringendolo con forza), mentre con l’altra mano torcerete il polso stesso in una posizione in naturale: ad esempio, potreste spingere sul dorso della mano av versaria imprimendo nel contempo una rotazione. Questa leva è sicuramente la più agevole da eseguire per i soggetti non particolarmente dotati sotto il pro-filo muscolare, proprio perché non richiede una grande forza.

LEva aL gomitonell’esecuzione di questa tecnica, la leva va applicata sul braccio (stringendolo in un punto quanto più possibile vicino al gomito), mentre la forza va applicata sull’avambraccio (l’ideale è il polso). la rotazione “innaturale” deve portare l’avambraccio dietro la schiena dell’avversario.

Allenamento in palestra. Il partner vi afferra per i polsi. Con una rotazione delle mani volgete i palmi verso di voi avvici-nandoli al viso, con il minimo sforzo vi sarete liberati della presa. Sferrategli un calcio dal basso verso l’alto ai genitali.

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■Una possibile variante prevede una leva sul gomito teso anziché sul gomito pie-gato. in questo caso afferrerete il braccio destro dell’avversario, stando al suo fianco. la leva sarà applicata dal vostro petto, sul quale, con l’aiuto del vostro bicipite sinistro, “ap poggerete” l’articolazione del gomito dell’aggressore. la forza sarà sempre applicata al polso: ma questa volta userete en trambe le vostre mani per torcere verso il basso il braccio destro dell’avversario, in un movimento che tenda a far piegare il braccio stesso dalla parte opposta a quella naturale.

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CapiTolo 10

Le proiezioni sono tecniche di straordinaria efficacia, che non richiedono una forza particolare poiché sfruttano quella dell’avversario: tuttavia sono di difficile

esecuzione, e pertanto non consigliabili per i principianti.

le proiezioni sono tecniche atte a sfruttare la forza e il movimento con cui l’ag-gressore porta il colpo (o co mun que una sua situazione di equilibrio precario), allo scopo di atterrare l’aggressore stesso. Queste tecniche, pertanto, non ne cessitano di una particolare forza muscolare (giacché sfruttano quella dell’avversario); ma la loro esecuzione abbisogna del massimo tempismo e della massima precisione il che presuppone una padronanza e una disinvoltura ottenibili soltanto attraverso la costanza negli allenamenti. nella considerazione testè fatta è quasi implicito il seguente consiglio: ricorrete alle proiezioni soltanto quando siete assolutamente sicuri delle vostre capacità tecniche. in una situazione di pericolo, infatti, i muscoli tendono a irrigidirsi (è un fatto istintivo); le proiezioni, per converso, richiedono sempre fluidità e scioltezza di movimenti, cose che non sono del tutto compatibili con l’istintivo irrigidimento muscolare. per un “principiante” della difesa persona-le, in som ma, è sempre me glio far ricorso alle tecniche di percussione, per la sem-plice ragione che sono perfettamente compatibili con l’irrigidimento dei muscoli.

■le proiezioni, abbiamo detto, tendono a sfruttare la forza e il movimento dell’av-versario, al fine di atterrarlo. per raggiungere questo fine, occorrerà afferrare una parte del suo corpo (può essere la gamba o il braccio che porta il colpo, oppure il bavero, o ancora la cintura), assecondandone lo slancio.

■i tre princìpi fondamentali, pertanto, sono i seguenti:1 fruttare il momento di equilibrio pre cario dell’aggressore, o pro vo ca re attiva-

mente uno squilibrio;2 tirare quando l’aggressore spinge e spingere quando l’aggressore tira;3 afferrare per atterrare.

C a p it o l o 10 Proiezioni

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per far perdere l’equilibrio all’avversario (in ossequio al principio “tira quando spinge, spin-gi quando tira”) le possibili direzioni del rela-tivo movimento spaziano a 360°. semplifican-do, potremmo considerare 8 direzioni fonda-mentali, che praticamente corrispondono agli 8 punti principali della “rosa dei venti”: nord, nord-est, est, sud-est, sud, sud-ovest, ovest e nord-ovest.

■Questo non è un manuale sportivo, ma una introduzione alla difesa personale. pertanto non è op portuno, in questa sede, descrivere tutte le possibili proiezioni e le relative tecniche nel bagaglio teorico dell’esperto judoka sono alme-no cinquanta! Ba sterà descrivere una tecnica di base: la “proiezione d’anca”. Un’altra tecnica (lo “sgambetto”, efficace ri sposta difensiva ai calci) sarà il lu strata nel capitolo su «le parate, le schi-vate, le al tre tecniche strettamente difensive».

La proiEzionE d’anCaCondizione indispensabile per poter effettuare la proiezione d’anca è il contatto diretto con il corpo dell’avversario. ora descriveremo la tecnica della proiezione fa se per fase. Va tenuto pre sente, comunque, che la distinzione in fasi ha scopo esclusivamente di dattico, giacché la proiezione è un’azione continua, fluida, ininter-rotta, senza “cesure” tra una fase e l’altra.

fase 1: cercando il contatto con il corpo dell’ag-gressore, afferrate il suo braccio, e cominciate a tirarlo. Questa “trazione” del braccio, che ha lo sco po di squilibrare l’avversario, dovrà esse-re continua, senza pause, anche durante le fasi successive.

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CapiTolo 10

fase 2: ruotate busto e gambe, in modo che i vostri piedi as sumano la stessa direzione di quelli dell’assalitore. in pratica, dovete trovarvi con l’aggressore al le vostre spalle, ma con il suo braccio davanti a voi.

fase 3: chinate in avanti il busto, piegando nel contempo le ginocchia, mentre con l’anca cer-cate l’appoggio (e la leva) sul corpo dell’aggres-sore. Va precisato che questo ap poggio d’anca va cercato al di sot to della cintura dell’av ver-sa rio, al fine di ottimizzarne la funzione di leva: l’aggressore si troverà sol levato e pro iet tato in avanti, grazie anche alla trazione del braccio (che, ricordiamolo, comincia nella “fase 1” e continua durante tutte le fasi).

fase 4: una volta sollevato l’avversario, la vostra azione traente nei confronti del suo braccio dovrà “ruotare” verso il basso; nel con-tempo, raddrizzerete le ginocchia: in questo modo il vostro assalitore si troverà proiettato a terra.

fase 5: fatevi i complimenti, perché la pro ie-zione d’anca è stata correttamente eseguita! Ma ricordate che non bisogna mai “restare sui colpi”: approfittate subito del vantaggio ottenu-to, o fuggendo immediatamente, se è possibile, o continuando la controffensiva sull’aggresso-re. in quest’ultimo caso, potreste ricorrere a tecniche percussive; potrebbe essere partico-larmente efficace, ad esempio, un calcio diretto ai muscoli della coscia: è un colpo che non crea danni irreparabili, ma che è in grado di impe-dire all’avversario, già a terra, di rialzarsi e di continuare la sua aggressione.

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prEmEssasono “difensive”, in senso lato, tut te le tecniche e tutte le indicazioni con tenute in quest’opera; comprese le tecniche d’offesa (talvolta è proprio vero che «la miglior di fesa è l’at tacco»).Ma in questo capitolo ci occuperemo delle tecniche difensive in sen so stretto, cioè delle mosse che do vremo attuare in risposta a specifiche tipologie di attacco da parte del l’aggressore.

sChivarE E pararEschivare e parare sono le azioni più squisitamente difensive: è importantissimo allenarsi bene su quanto vi il lustreremo in questo capitolo, giac ché nella mag-gior parte dei ca si la difesa personale comincerà pro prio con una schivata o una pa ra ta. su bire un’aggressione, in fatti, im pli ca il fatto che la “pri ma mos sa” spetti all’aggressore: sono rari i ca si in cui riuscirete ad anticipare le sue intenzioni e a colpire per pri mi. le schivate e le parate, tuttavia, non servono solo ad evitare i colpi del l’avversario: sono determinanti per guadagnare lo spazio, il tempo e l’angolazione necessari ad un ef fi cace contrattacco, poiché è difficile pensare che l’assalitore si fermi dopo un solo colpo andato a vuoto.

ConsidErazioni gEnEraLi suLLE sChivatE✔ la schivata è un movimento rapido che vi permette di uscire dalla traiettoria

del colpo avversario. ✔ due princìpi generali: la posizione di partenza per schivare (o al me no per

allenarvi a schivare) è quel la di guardia; il movimento per evitare il colpo va fatto sempre nella direzione opposta a quella da cui proviene il colpo stesso.

✔ la schivata sarà più efficace se, oltre a evitare il colpo, consentirà di rag-giungere una posizione da cui sia possibile o sferrare il contrattacco o fug-gire agevolmente. nel primo caso la schivata dovrà essere “di misura” (cioè portarvi ap pena fuori dalla traiettoria del colpo, ma comunque vicini al vo stro

C a p it o l o 11 Le tecniche difensive

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CapiTolo 11

assalitore); nel secondo caso la schivata dovrà essere ampia, così che possia-te allontanarvi celermente approfittando del vantaggio spaziale e del fatto che l’avversario è preso “in contropiede”. Questa seconda ipotesi, va sottolineato, non è di facile realizzazione: può tuttavia essere applicata quando l’aggresso-re è palesemente meno agile di voi.

✔ il movimento della schivata può essere fatto sia lateralmente, sia all’indie-tro, sia in basso, a seconda del tipo di colpo da schivare e della direzione di provenienza. Tutto il corpo deve accompagnare il movimento: nella schivata all’indietro il busto si flette all’indietro, nella schivata laterale i fianchi ruota-no, nella schivata in basso le ginocchia si piegano assieme al tronco.

✔ durante la schivata, evitate sempre di incrociare le gambe (lo ab biamo già detto in un’altra occasione): ciò potrebbe farvi perdere l’equilibrio e compro-mettere la vostra difesa.

✔ per imparare bene a schivare, vi consigliamo di esercitarvi a lungo con il vostro partner di allenamento. all’inizio il partner porterà colpi “al rallentato-re”, per poi progressivamente accelerare l’esecuzione dei colpi stessi.

ConsidErazioni gEnEraLi suLLE paratE✔ innanzitutto, una premessa: il termine “parata”, efficace per definire la

sostanza delle tecniche che il lustreremo, in realtà è im pro prio. più corret-tamente do vrem mo parlare di “deviazione”, giacché la parata implica l’op-po sizione di forza a forza (cosa che sconsigliamo in quanto pericolosa). la “deviazione”, invece, riesce a raggiungere lo stesso obiettivo (rendere inef-ficace il colpo portato dall’avversario) anche applicando una forza inferiore. Quando in questo testo incontrerete il termine “parata”, pertanto, sappiate che intendiamo riferirci a un movimento delle braccia atto a deviare il colpo dell’assalitore per portarlo fuori misura.

✔ per la parata è necessario un mo vi mento rotatorio delle braccia, movimento che andrà a intercettare l’arto avversario che porta il colpo quando il colpo non è ancora giunto a segno. la deviazione del colpo stesso avverrà sempre con un movimento dall’interno verso l’esterno.

✔ per meglio preparare la parata, è utile tenere le braccia in movimento. anche questo movimento di preparazione sarà di tipo rotatorio: le vostre braccia e le vostre mani devono formare una sorta di “scudo mobile” davanti al vostro corpo.

✔ la parata che “devia” il colpo sa rà tanto più efficace quanto maggiore sarà la superficie con cui an drete a cercare l’impatto: vi con sigliamo, pertanto,

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di parare sem pre con la mano aperta (de via zione “a schiaffo” o “a manrove-scio”).

✔ la parata è una questione di tempismo. anche per imparare questa tecnica, pertanto, vi consigliamo di esercitarvi a lungo con il vostro partner di alle-namento. la metodologia è la stessa che abbiamo illustrato per le schivate: all’inizio il partner porterà colpi “al rallentatore”, per poi progressivamente ac celerare l’esecuzione dei colpi stessi.

difEsa Contro CaLCi E ginoCChiatE✔ Quando l’assalitore sta per colpirvi con uno degli arti inferiori, potete natural-

mente fare ricorso alle schivate e alle parate.✔ Qualora riusciste ad intuire con un certo anticipo l’intenzione dell’aggresso-

re, potreste ricorrere ad un efficacissimo “contropiede”: per colpirvi con un calcio o con una ginocchiata, infatti, l’assalitore dovrà rimanere su un’unica gamba d’appoggio. proprio quella gamba diventerà il vostro obiettivo; un col-po deciso sulla gamba d’ap poggio (magari un calcio fron t ale diretto al ginoc-chio), farà molto male: è probabile che l’assalitore cada a terra, ed è possibile che resti per qualche minuto in condizioni di non nuocere, dandovi modo di allontanarvi dal pericolo.

✔ È sempre possibile, naturalmente, ab binare le due tecniche in rapida suc-cessione: dapprima schivare (o pa rare), e subito dopo (quando la gam ba dell’avversario non è an co ra ridiscesa a terra) colpire il gi noc chio dell’ag-gressore (con un cal cio frontale o laterale, a seconda delle reciproche posi-zioni). Con il vostro partner d’allenamento, esercitatevi a lungo a com bi na re in un’uni ca azione que ste e altre tecniche.

✔ ricordate: il “tempismo” è un elemento necessario a tutte le tecniche di difesa attiva; e per essere davvero “tempisti” è indispensabile allenarsi con costanza. a proposito di tempismo, c’è un altro mo do per rispondere a un calcio o a una go mi tata: afferrare la gamba del l’aggressore. Qualora ci riu-sciate, ricordatevi di utilizzare al meglio il vantaggio ottenuto: se avete affer-rato la gamba con en tram be le mani, potreste alzarla immediatamente (con un movimento deciso) per far cadere l’aggressore; se l’avete afferrata con una mano o siete riusciti a bloc carla sotto il braccio, potreste ri cor rere, con l’altro braccio, alla go mitata dall’alto verso il basso, che avrà come obiettivo i muscoli della coscia.

✔ lo sgambetto. lo sgambetto è una tecnica difensiva che combina una schi-vata, una proiezione e una o più percussioni. lo sgambetto comincia sempre

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con la fase della schivata: occorre evitare di misura il calcio o la ginocchia-ta dell’aggressore, portandosi il più vicino possibile al suo corpo, al fine di sfruttare il suo momento di equilibrio precario. Quindi bisogna afferrare con una mano la gamba con cui l’aggressore ha portato il calcio; l’altra mano, eventualmente, può cercare di sferrare un colpo (al volto o al busto) che accentui lo squilibrio all’indietro dell’avversario. Contemporaneamente, o im me diatamente dopo, si falcerà la gam ba d’appoggio dell’aggressore per farlo cadere. a questa fase, che è quella dello “sgambetto” ve ro e proprio, può eventualmente seguirne un’altra: una o più per cussioni che “accompagnino” la caduta a ter ra dell’avversario, al lo scopo di met terlo definitivamente in condizioni di non nuocere.

difEsa Contro pugni E gomitatEle parate e le schivate sono efficaci anche quando l’assalitore sta per col pirvi con uno degli arti superiori.anche in questo caso è necessario che l’azione con cui si para o si schi va non rimanga un’azione isolata. Contemporaneamente alla schivata, o immediata-mente dopo, occorre con trattaccare.l’ideale sarebbe riuscire a colpire “d’incontro” il vo stro assalitore, cioè colpirlo proprio men tre il suo cor po è proiettato ver so di voi per il ten tativo di offesa.

difEsa Contro prEsE E LEvE artiCoLarisia nel caso che l’aggressore ricorra a una presa, sia nel caso che si serva di una leva articolare, il suo scopo è quello di immobilizzarci. e trovarsi immobilizzati è una situazione poco piacevole e molto pericolosa. in questi casi, allora, occorrerà reagire il più velocemente possibile.

difEsa Contro La LEva aL poLso E La LEva aL gomitoprimo consiglio: assecondate il mo vi mento che l’aggressore impone al vo stro arto. ricordate? se l’as salitore tira, oc cor re spingere; se l’assalitore spinge, bisogna tirare. Mai dunque lasciare l’arto inerte nelle mani dell’avversario. Cer-cate di torcerlo, di muoverlo, e nel contempo tentate una diversione. le mani dell’aggressore sono impegnate nella leva, e questo potrà avvantaggiare la vostra reazione. avete un braccio e due gambe libere: usateli, preferendo l’uno o l’altro colpo a seconda della posizione in cui la leva vi costringe. sarà utilissimo sperimentare in palestra, assieme al partner di allenamento, le varie tipologie di leva e le tecniche per liberarsene.

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difEsa Contro La prEsa aLLE spaLLEse l’aggressore utilizza la presa alle spalle, sarete impossibilitati a muovere effi-cacemente gli arti superiori. se vi accorgete presto del tentativo di presa, cioè se non siete an co ra immobilizzati, potreste ricorrere alla gomitata all’indietro. se, viceversa, l’aggressore ha già portato a compimento la presa, per liberarvi do vrete ricorrere agli arti inferiori: un calcio “di tacco” sulla ca vi glia o sullo stinco, oppure un “pe stone” dall’alto verso il basso sull’alluce av versario, potrebbero es se re mol-to ef ficaci: l’aggressore, per il forte do lore, potrebbe mollare o allentare la presa. a questo punto po treste insistere con una serie di gomitate e altre percussioni.

difEsa Contro La “Cravatta”per effettuare la “cravatta”, l’aggressore dovrà tenere impegnati entrambi gli arti superiori. se sarete veloci nella reazione, questo po trebbe trasformarsi in un vantaggio per la vostra difesa, giacché l’aggressore non potrà utilizzare quegli arti per parare la contromossa.data la vostra posizione (la “cravatta” dovrebbe costringervi ad un piegamento in avanti) la contromossa più agevole sarà quella di colpire nel punto vulnerabile meglio raggiungibile: i testicoli dell’avversario. Con una mano, stringeteli con forza: una ta le presa, dolorosissima, costringerà il vostro aggressore a mollare la “cravatta”.Come proseguire la vostra reazione difensiva?potreste utilizzare uno sgam betto, oppure un colpo (o pres sione) agli oc chi, oppure delle go mi tate laterali. la scelta fra un’azione o l’altra, na turalmente, dipenderà in gran parte da come il vostro aggressore mollerà lo strangolamento a “cravatta”, e quindi dalla posizione in cui si verrà a trovare.

difEsa Contro Lo strangoLamEntoConsiderata la pericolosità di questa presa, la reazione dovrà essere il più pos-sibile rapida e decisa. innanzittutto occorre divincolare il collo, per sottrarsi alla pressione av versaria (o almeno allentarla). nello stesso tempo occorre colpire con “cattiveria” il più vicino punto vulnerabile dell’aggressore.se il tentativo di strangolamento viene effettuato alle vostre spalle, la ri sposta più efficace è la gomitata al l’indietro, anche perché le braccia dell’assalitore sono impegnate a stringere il vostro collo, e quindi non in grado di proteggere il busto.se invece avete lo strangolatore di fronte a voi, potreste ricorrere ancora una vol-ta alla presa ai testicoli. potete starne certi: in questo caso, quello che stringete voi è molto più vulnerabile di quello che sta stringendo lui.

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difEsa “passiva”la difesa passiva consiste nel proteggere le parti vitali del proprio organismo con le parti meno sensibili e più resistenti, senza reagire agli attacchi dell’aggresso-re: nella di fesa passiva, pertanto, ci si chiude a riccio, alzando mani e avambracci a protezione del capo. È una difesa “istintiva”, specie quando l’aggressore con-tinua a tempestare di calci e pu gni chi è finito a terra: la vittima (i stintivamente) tende a ran nic chiar si in posizione quasi fe ta le. se foste su un ring per un match di pugilato, la difesa passiva potrebbe essere tatticamente conveniente in certe situazioni, per “tirare il fiato” e per cercare di uscire dai momenti di crisi con il minimo dei danni. sul ring, infatti, i pugili calzano i guantoni, e questi sono par-ticolarmente efficaci per proteggere il capo e per assorbire i pugni altrui (a loro volta “ammorbiditi” dai guantoni). Ma nella difesa personale questa tecni ca è assolutamente suicida. pri mo, perché l’aggressore non è vincolato dalle regole sportive che vigono sul ring (ad esempio: non colpire al di sotto della cintura); secondo, per l’assenza dei guantoni da boxe; terzo, perché nessun gong inter-romperà mai l’azione del vostro aggressore.il nostro consiglio, pertanto, è molto semplice: scordatevi la difesa passiva!

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Nella difesa personale è importante poter sfruttare a proprio vantaggio l’ambiente circostante, così come saper utilizzare gli oggetti a portata di mano.

Certo, occorre talvolta un po’ di fantasia. Ma è soprattutto la “semplicità applicativa” che farà della vostra difesa una difesa vincente.

facciamo sùbito un esempio concreto: una ragazza viene aggredita all’interno di una cabina telefonica.per difendersi, la ragazza non perde tempo: colpisce l’aggressore al volto, usan-do la cornetta del telefono che ha già in ma no.Questa difesa è istintiva, semplice, e nel contempo la più logica e la più efficace. la cornetta telefonica, nell’esempio citato, nuocerà all’aggressore molto più che un semplice pu gno, e allo stesso tempo eviterà all’aggredita il rischio di farsi male alla mano.Un altro esempio: la ragazza viene aggredita poco prima di entrare nella cabina.in questo caso, ella ha in mano la sche da telefonica che si accingeva ad usare.impugnando la scheda con due dita, sferra di taglio un efficacissimo colpo al vol-to dell’aggressore, procurandogli una dolorosa ferita. l’aggressore interrompe l’azione di at tac co, portandosi istintivamente le ma ni al volto, e la ragazza appro-fitta di quest’attimo per fuggire.Come si è visto, persino le schede te lefoniche, o le carte di credito, pos sono tra-sformarsi in armi di fortuna.a ben vedere, sono tantissimi gli og getti di uso quotidiano che, op por tunamente usati, possono diventare preziosi “alleati” della nostra di fesa.provate a fare un esercizio mentale. Chiudete gli occhi e immaginate diverse situazioni in cui dovete difendervi da una aggressione: mentre passeggiate per la strada, mentre entrate in un bar (o ne uscite), mentre siete in casa vostra, men-tre scendete dall’auto, e così via. provate a focalizzare, situazione per situazione, gli oggetti a portata di mano che potreste usare per migliorare l’efficacia della vostra difesa.

C a p it o l o 12 Armi di fortuna

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Questo semplice esercizio, che vi aiuterà a essere mentalmente più preparati in caso di una reale aggressione, può essere fatto più volte al giorno, nelle situa-zioni più disparate: ad esempio mentre aspettate un autobus (servirà anche ad ingannare l’attesa).la domanda da porsi è la seguente: «se mi aggredissero proprio qui, ades so, cosa potrei usare per difendermi?».l’esercizio testè proposto non è me ra mente “accademico”.Quando vi tro verete davvero coinvolti in una situazione pericolosa, sarà per voi più naturale, più spontaneo, fare ri corso a tutte le opportunità che quella situa-zione vi offre.

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non conviene, in questa sede, dilungarsi in una analisi approfondita di tut te le situazioni possibili e delle relative “armi di fortuna” utilizzabili. le ipotesi da prendere in esame sa reb bero troppe: e nemmeno molte cen tinaia di pagine sarebbero sufficienti a descriverle in modo esaustivo.Ci limiteremo a fare qualche altro esempio, ricordandovi che nelle con crete situazioni di pericolo do vran no essere la vostra fantasia e il vo stro senso pratico a trarvi d’impaccio.

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oggEtti Comuni ChE divEntano armiin caso di necessità, anche una ma tita, una stilografica o una bi ro possono diven-tare pericolose armi da punta. specie se indirizzate in linea retta verso gli occhi o altre “parti molli” dell’aggressore.

■la vostra borsa o la vostra valigetta possono trasformarsi, da vir tuale “bersaglio” per gli scippatori, in efficaci armi da contrattacco. si prestano, in particolare, ad essere roteate affinché i loro spigoli colpiscano l’aggressore dopo una traiettoria circolare.

■l’ombrello può sempre es se re im pu gnato come un ba stone o come un fioretto, per colpire l’ag gressore sia di ta glio sia di punta.se impugnate l’om brello dalla punta, po te te persino usare il manico co me un “cappio” o come un “un cino”: il bersaglio po trebb e es se re una caviglia del-l’aggressore, al fine di far lo ca de re; oppure la sua go la.

■Una volta ar ro tolata, la rivista che portate sotto braccio può di ven tare un effica-ce pro lun gamento del vostro ar to, adatto sia a portare colpi che a pa rare i colpi dell’aggressore.

la rivista arrotolata, o altro oggetto analogo, si presta a pa rare con più efficacia. per due motivi: aumenta la po tenza della parata (per le leggi della leva), e costituisce uno scudo di superficie più ampia rispetto alla mano nuda.

Se riusciamo a prevedere l’attacco avversario, sarà più facile pararlo. anche una rivista arrotolata (foto 4 e 5) può essere idonea allo scopo.

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■le chiavi di casa o dell’auto possono essere usate in tanti modi: sia per portare colpi di taglio (co me nel già citato caso delle schede telefoniche), sia per “rinfor-zare” i vostri colpi con la mano. in quest’ultimo caso, lascerete spor gere la chia-ve tra le dita strette a pugno, disponendo così di una sorta di “artiglio artificiale”.

■sono ancora tanti gli oggetti che potete usare a vostro vantaggio per difendervi più efficamente: pensate al pettine o alla spazzola, impugnati per il manico; o alla vostra cintura, da usare come “frusta”; se venite aggrediti in un lo cale pub-blico, pensate anche al la sedia o allo sgabello sul quale siete seduti, o al portace-nere davanti a voi, o alla bottiglia che è sul tavolo; se siete aggrediti men tre siete in auto, pensate alla por tiera, da aprire violentemente contro l’aggressore.Come vedete, gli esempi sono davvero innumerevoli.

LE armi impropriEUn discorso diverso va fatto per le armi improprie, che sono per lo più proibite dalla legge. le normative vigenti in italia, infatti, non vi consentono di portare con voi pugni di ferro, nunchaku, bombolette spray con gas urticante o al tri oggetti

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analoghi. Usare oggetti simili, anche se li teneste con voi per il solo caso di dife-sa, comporterebbe la fattispecie giuridica di “eccesso di difesa”, con spiacevoli conseguenze penali. Meglio allora dimenticare le armi improprie e far ricorso alle sole tecniche di difesa personale che avete appreso, eventualmente aiutan-dovi con le armi di fortuna.

Con LE armi improvvisatE... mEgLio non improvvisarEsuggerimento conclusivo: allenandovi con il vostro partner, non trascurate di simulare in palestra qualche situazione concreta con l’uso di armi “improvvisa-te”. l’allenamento vi consentirà, all’occorrenza, non solo di usare queste armi con maggiore naturalezza, ma anche di di fen dervi meglio nel caso in cui sia l’ag-gressore ad usarle contro di voi.

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“spEzzarE La CatEna”il primo principio, “spezzare la catena” per cercare la fuga, merita alcune consi-derazioni più approfondite.facciamo un’ipotesi: vi trovate improvvisamente circondati da quattro malin-tenzionati, uno per ogni punto cardinale. per cercare una via di fuga, potreste valutare ve lo cemente quale dei quattro aggressori sia, almeno in apparenza, il più debole. Una volta individuato quello che vi sembra il meno pericoloso, potre-ste scagliarvi contro di lui, colpirlo decisamente con un calcio al bas so ventre, scavalcarlo mentre si accascia al suolo e fuggire di gran carriera. in questo caso, avete scelto di “spezzare l’anello debole della ca tena”. Ma talvolta potrebbe con-venirvi adot tare una tattica esattamente op po sta: spezzare l’anello forte della catena. se ad esempio gli aggressori fossero sei, otto o dieci, sarebbe molto più difficile spezzare l’accerchiamento: anche se colpiste il più debole, avreste meno tempo, meno spazio e meno probabilità per una fuga che vi allontani dal pericolo. lo stesso ragionamento può farsi nell’ipotesi che gli aggressori, pur essendo “soltanto” tre, vi abbiano costretto in un angolo: anche in questo caso gli spazi potrebbero essere troppo ridotti per tentare una sortita del tipo “spezzare l’anel-lo debole”.in questi casi, allora, potreste tentare di individuare il più forte e il più pericoloso tra gli aggressori, quello, cioè, che la “banda” riconosce come “capo”. se riusci-ste a mettere fuori combattimento proprio lui, i restanti malintenzionati potreb-bero impaurirsi, disunirsi, esitare, consentendovi quantomeno di guadagnare un vantaggio psicologico nei loro confronti; sarebbe per voi più facile, a questo punto, approfittare della loro esitazione per fuggire. sarete voi, di volta in volta, a dover decidere quale tattica specifica adottare. non esistono ricette precostitui-te. per dimostrarvelo vi racconterò un episodio realmente accaduto.

luigi G., in discoteca, aveva conosciuto Marina, una ragazza bella e simpatica, e aveva trascorso con lei buona parte della serata, chiacchierando e ballando. Men-

C a p it o l o 13 Difesa contro più aggressori

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tre parlava con lei al bancone del bar, ad un certo punto, aveva colto lo sguardo insistente e minaccioso di un tipo dall’aspetto poco raccomandabile; tuttavia, non aveva dato importanza alla cosa. alle tre di notte, dopo aver ottenuto il numero di telefono della ragazza, con la promessa di risentirsi all’indomani, luigi lasciò la discoteca per avviarsi verso casa. stava per raggiungere la sua moto, in un angolo

L’aggressore vi individua mentre passeggiate. Si avvicina e vi afferra la borsetta; voi per prima cosa non per-dete la calma, agite con prontezza di spirito e deci-sione. Allungate il braccio libero in avanti e ruotando il busto colpite con violenza e velocità il viso dell’ag-gressore.Se vicino col gomito, se più distante con un pugno a braccio teso. In seguito, non restate ferme pensando di averlo sconfitto, ma scappate e chiedete aiuto.

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deserto del grande parcheggio, quando all’improvviso si vide circondato da sette teppisti. alcuni di loro brandivano delle catene, altri delle mazze. e alle proprie spalle sentì una voce: «diamo una lezione a questo bastardo».luigi ebbe un’intuizione. immaginò, infatti, che la voce alle sue spalle fosse quel-la del tipo che lo guardava minacciosamente in discoteca, e che la ragione del suo “odio” fosse proprio la ragazza. forse il tipo era stato scaricato o respinto da

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Marina, e l’azione che stava per intraprendere era dettata da un’insana gelosia.senza nemmeno voltarsi, allora, luigi parlò così:«non ti meravigliare se Marina pre ferisce me a te: le donne non amano i vigliac-chi. Tu sei alle mie spalle, e per giunta hai bisogno di tanti amichetti per le tue bravate. non hai abbastanza coraggio per risolvere la situazione da solo?».«lasciatelo a me!», ringhiò a questo punto la voce alle sue spalle. punto sul vivo dalla provocazione verbale di luigi, il teppista non voleva perdere la faccia da vanti al suo “branco”.e così luigi poté af frontare il rivale da solo, tra sformando una lotta impari (uno contro sette) in un più abbordabile “duello”.a dire il vero, luigi non uscì benissimo da quel duello: due costole incrinate! sen-za la sua prontezza psicologica, tuttavia, con ogni probabilità gli sarebbe andata molto peggio.

Quando ci si trova da soli contro due, tre o più aggressori, occorre es sere par-ticolarmente reattivi, rapidi, precisi e veloci. ecco 7 princìpi generali da tenere sempre a mente in caso di ag gressione multipla:1 puntare a “spezzare la catena” il più velocemente possibile, al fine di guada-

gnare una via di fuga;2 restare costantemente in movimento, in modo da evitare accerchiamenti e

tentativi di immobilizzazione;3 far sì che il proprio movimento sia di intralcio ai movimenti degli avversari,

ad esempio manovrando in modo da frapporre un av ver sa rio fra sé e un altro aggressore;

4 scegliere, tra le tecniche della di fe sa personale, i colpi più efficaci e più rapidi;5 agire sempre con la massima de ter minazione e “cattiveria”, ma, nel contem-

po, anche con calma e lucidità;6 urlare o fare comunque un gran baccano se esiste una possibilità di richia-

mare soccorritori; viceversa, qualora siate in un territorio “ostile”, combatte-re in silenzio per evitare il sopraggiungere di altri potenziali aggressori;

7 controllare costantemente i movimenti di tutti gli aggressori; i vo stri sensi percettivi dovranno es se re sempre all’erta: mai concentrarsi unicamente su un avversario, ma cercare d’avere in ogni istan te una visione d’insieme della situazione. insomma, usate anche la “coda dell’occhio”.

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aLLEnarsi è bELLoLa teoria senza la pratica è nulla. La pratica senza la teoria è cieca.

l’allenamento è indispensabile per poter utilizzare con efficacia, in ca so di biso-gno, le tecniche di difesa personale che avrete appreso nello studiare queste pagine. senza allenamento, la teoria vi servirà a ben poco, perché vi troverete imprepa-rati quando sarete costretti ad ap pli carla. oltre che apportare be ne fì ci a tutto il vostro organismo, man tenendovi in una buona forma fi sica, l’allenamento costante mi gliorerà il vostro tempismo nel portare i colpi, la vo stra determina-zione, la vostra precisione, il vostro senso dell’equilibrio, la capacità di valutare le di stanze, l’abitudine al contatto fisico, la ca pa cità di sopportare i colpi, e co sì via: tutte cose indispensabili per una efficace difesa personale.«Ma l’allenamento - può obiettare qualcuno - è faticoso e noioso. non c’è una via più facile per raggiungere l’obiettivo di potersi difendere?». non c’è. Tuttavia è possibile rendere l’allenamento meno noioso, e persino meno faticoso. ecco qualche consiglio in merito.✔ Cercate un partner con cui vi sia un buon affiatamento. l’allenamento

di venterà così un’occasione per stare insieme ad una persona amica: ciò lo renderà più piacevole.

✔ Variate il più possibile gli esercizi, e alternateli con le simulazioni. Così l’al-lenamento sarà meno ri petitivo, e vi apparirà come una con tinua scoperta: non solo scoperta delle tecniche, ma anche sco perta del vostro corpo e del vostro animo. Uno degli obiettivi della difesa personale (forse il più importan-te) è proprio quello di giungere ad una migliore conoscenza di sé stessi, ad un migliore rapporto con sé e con gli altri.

✔ Cercate di immedesimarvi sempre in ciò che fate durante gli allenamenti. Viveteli come se fossero un’avventura, un “gioco di ruolo”. durante le simula-zioni, fate finta di essere davvero ag grediti, immaginate che sia una questione di sopravvivenza. la noia passerà, e cresceranno la fiducia in voi stessi e la vostra determinazione.

✔ Usate ogni allenamento come test per scoprire i vostri limiti. sarà e sal tante accorgervi che questi li mi ti potete progressivamente su pe rarli, raggiungendo nuove frontiere: ogni allenamento vi darà la misura dei vostri progressi, e ciò sarà oltremodo gratificante. Quando individuate un pun to debole, ripromette-tevi di mi gliorarvi proprio in quel punto: sarà una sfida stimolante, capace di “uccidere” la noia degli esercizi reiterati.

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prEmEssasapere le regole fondamentali del pronto soccorso è, a nostro avviso, molto più di una conoscenza utile: è quasi un “dovere civico” che all’occorrenza può con-sentirci di salvare una vita umana, magari quella di un nostro amico o familiare. il nostro primo suggerimento, pertanto, è di approfondire in ogni caso il presente argomento: potreste rivolgervi alla Croce rossa della vostra città (che senz’altro promuove e organizza appositi corsi), oppure al dipartimento di prevenzione della locale azienda Usl, che potrà fornirvi manuali o altro materiale divulgativo.abbiamo detto che conoscere le norme del soccorso di emergenza è utile in ogni caso: tanto più lo sarà per un cultore della difesa personale, che nelle situazioni di pericolo si trova esposto soprattutto al rischio di traumi. approfondire questo argomento, allora, potrebbe talvolta servirvi per limitare i danni da voi stessi subiti. oppure per soccorrere un amico meno fortunato, vittima assieme a voi dell’aggressione. oppure ancora (perché no?) per soccorrere il vostro stesso aggressore, magari messo Ko da una reazione fin troppo efficace. leggete dunque con attenzione queste pagine, che offrono un primo panorama del “cosa fare” durante le emergenze. ricordatevi comunque il nostro sug gerimento: non fermatevi all’aBC che qui vi proponiamo, ma cercate di approfondire le vostre conoscenze in materia.

Cosa farE... E Cosa non farEl’emergenza medica varia le sue caratteristiche a seconda della natura del dan-no che la persona subisce, nonché del luogo e delle circostanze in cui il danno si verifica, suggerendo o imponendo al soccorritore, di volta in volta, comporta-menti e procedure diverse. Va detto che, a meno di un addestramento specifico e di una qualche esperienza, il soccorso di emergenza rischia di risolversi il più delle volte in una serie di interventi precipitosi, inutili nel migliore dei casi, a tal-volta tali da aggravare le condizioni dell’infortunato.da questa considerazione nasce la prima indicazione: se, di fronte a una situa-

C a p it o l o 14 Pronto soccorso

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zione di emergenza, non si ha, almeno in modo approssimativo, un’idea di come ci si deve comportare, meglio rinunciare a prestare un prolungato soccorso diretto e cercare invece l’aiuto di persone più preparate e, soprattutto, delle isti-tuzioni specificamente deputate agli interventi di emergenza (ospedali, polizia, pompieri).la persona più esperta di quanti e ventualmente si trovino presso la vittima deve immediatamente procedere alla verifica della respirazione dell’infortunato: con attenzione, controlla che il torace e l’addome si muovano seguendo la respira-zione. se non vi è respirazione o se questa viene giudicata difficoltosa o insuffi-ciente, è d’obbligo procedere con la respirazione artificiale. si ricordi che basta 1 minuto di mancata ossigenazione dei centri cerebrali per comprometterne il regolare funzionamento, e 5 minuti perché si determino lesioni irreversibili.il controllo della respirazione deve essere sempre associato a quello del polso, perché se il polso è assente (e quindi vi è un arresto o una insufficienza del cuo-re), oltre che alla respirazione artificiale bisogna procedere al massaggio cardia-co esterno.

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se vi sono fratture, queste devono essere immobilizzate prima di qualsiasi spo-stamento. non si devono somministrare be vande ad una persona priva di cono-scenza, così come si deve impedire che un infortunato si alzi e cammini prima che si sia va lutata la possibilità che questo venga fatto senza pericolo.Quanto al ricovero, meglio aspettare l’am bulanza o soccorsi comunque qua-lificati. non si tenti mai, per nessun motivo, di trasportare un infortunato costrin-gendolo sul sedile po steriore di una automobile. le misure urgenti che devono essere intraprese seguono questa rapida successione:1 se vi è arresto della respirazione, si proceda con la respirazione artificiale;2 se vi è arresto cardiaco, si pratichi il massaggio cardiaco esterno. deve esse-

re ricordato che, all’occorrenza, un solo soccorritore può provvedere sia alla respirazione artificiale sia al massaggio cardiaco;

3 se vi è emorragia, la si arresti me diante pressione;4 se vi è perdita di coscienza, si faccia assumere al paziente la posizione latera-

le di sicurezza;5 se vi è frattura, si proceda ad immobilizzarla.si provveda sempre a sorvegliare il pa ziente, mentre ci si attiva per ri chie dere i soccorsi qualificati del ca so.

rEspirazionE artifiCiaLEÈ importante durante queste manovre mantenere la pervietà delle vie respira-torie. Bisogna verificare se il cavo orale è libero da materiale e straneo o se la lingua è retratta.Una volta liberato il cavo orale, se non vi è respirazione occorre procedere in questo modo:✔ mantenere l’estensione del capo e chiudere le narici con una mano;✔ respirare profondamente;✔ appoggiare la bocca su quella del soggetto;✔ soffiare con forza controllando l’espansione toracica del soggetto;✔ avvenuta questa, staccare la bocca per permettere l’espirazione;✔ ripetere 3-5 volte in successione;✔ verificare la presenza del polso ca ro tideo; se è presente insufflare o gni 5

secondi.

massaggio CardiaCose non c’è polso:✔ inginocchiarsi di lato al soggetto supino;✔ appoggiare il palmo di una mano sulla metà inferiore dello sterno; appog-

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giare il palmo dell’altra ma no sul dorso della prima;

✔ premere energicamente verso il basso, con le braccia tese, sfruttan-do il peso del corpo;

✔ agire solo sullo sterno, non sulle costole o al di sotto del processo xifoideo;

✔ controllare l’abbassamento dello sterno, che deve aggirarsi sui 3-5 cm;

✔ alternare 15 compressioni sternali con 2 insufflazioni polmonari.

se si è in due soccorritori:✔ mentre uno comprime l’altro ese-

gue le insufflazioni polmonari (1 ogni 5 compressioni) controllando il polso arterioso;

✔ si eseguono 60 compressioni al minuto.

ribadiamo comunque il nostro consiglio: frequentate un corso, privato o della Croce rossa, per essere me glio preparati a queste e mergenze.

strappi E stiramEntipoche misure generali possono alleviare il dolore ed evitare (o limitare) maggiori complicazioni; per procedure più specifiche occorre di solito un minimo di com-petenza, senza la quale è meglio avviare subito l’in for tunato al pronto soccorso.✔ lo strappo muscolare è uno stiramento doloroso di uno o più mu scoli, che

può verificarsi a seguito di uno sforzo eccessivo o di un mo vimento sbagliato che può produrre la rottura delle fibre dei mu scoli coinvolti o lo stiramento o la rot tura del tendine mediante il qua le il muscolo è fissato all’osso.

✔ relativamente frequente è lo stiramento dei muscoli della parte inferiore del dorso, spesso dovuto al tentativo di sollevare un peso ec cessivo facendo lavo-rare soltanto questi muscoli, anziché distribuire il peso su tutto il corpo.

la diagnosi dello strappo muscolare in questa sede è semplice: a seguito dello

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sforzo compiuto, il paziente av verte un dolore lacerante nella par te inferiore del dorso con possibi le irradiazione lungo le gambe, e si irrigidisce nella posizione in cui è avvenuto lo strappo; ogni mo vi mento esacerba il dolore e lo spasmo muscolare.il trattamento di questo tipo di strappo muscolare è articolato in due tem pi. innanzitutto, si deve porre il paziente in una posizione di riposo che garantisca la minor tensione pos sibile dei muscoli del dorso. Questa posizione, di solito, viene assunta spontaneamente dallo stesso paziente. si provveda, quindi, ad allevia-re lo strappo muscolare sia mediante applicazioni di calore alla parte lesa sia mediante somministrazione di analgesici che, riducendo il dolore, interrompono il circolo vi zioso “dolore-spasmo-dolore”. l’aspirina può essere il farmaco più in dicato, in ragione di 0,50-0,60 gr. ogni 4 ore.in un secondo tempo, superata almeno in parte la crisi dolorosa, il paziente può assumere la stazione eretta e potrà essere accompagnato in sede appropriata per l’intervento medico.

✔ lo strappo dei muscoli della gamba. di solito è un muscolo gastrocnemio, uno dei grandi muscoli del polpaccio, a subire lo strappo, spesso in competi-zioni sportive in cui si devono produrre improvvisi spunti di velocità, come nel tennis. l’intervento immediato consiste in applicazioni fredde per sedare le reazioni locali (gonfiore, emorragia, ecc.; 10-20 ore); quindi si possono appli-care delle strisce di nastro adesivo lungo la superficie del ginocchio fin sotto al calcagno onde alleviare la tensione muscolare.

per qualche giorno è bene che il paziente deambuli servendosi di grucce, smesse le quali è prudente e confortevole indossare una calza elastica.

distorsioni E Lussazioni✔ le distorsioni. sono lesioni traumatiche dei legamenti articolari e/o delle cap-

sule fibrose che circondano le articolazioni. Tipica è la “storta”, che si produ-ce quando si appoggia un piede in malo mo do e si grava con il peso del cor po sulla caviglia che non è in as se con la gamba.

la distorsione può essere di scarsa entità oppure tale da compromettere l’in-tegrità dei tessuti coinvolti fino alla rottura; in conseguenza varia l’entità della sintomatologia che consiste prevalentemente in dolore, gonfiore, perdita del-la funzione.

il trattamento generale di tutte le distorsioni consiste, innanzi tutto, nel met-tere a riposo completo la parte del corpo che ha subito il danno, possibilmen-

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CapiTolo 14

te in posizione sollevata per facilitare il drenaggio venoso; quindi si provvede ad applicazioni fredde per 24 ore per ridurre gli eventuali fatti emorragici e il gonfiore. durante questo periodo si può molto opportunamente applicare una fascia elastica, avendo tuttavia cura che non sia troppo stretta.

Quando si ri ter rà che la fase acuta della distorsione è stata superata e che non vi è più pericolo di ulteriori rigonfiamenti, sarà necessario provvedere la parte lesa di un sup porto che la immobilizzi consentendone tuttavia un certo uso, purché questo non comporti danni ulteriori.

✔ la distorsione del ginocchio. do po il trattamento generale, si provveda a pre-disporre un supporto all’articolazione mediante una benda elastica che parta da una quindicina di centimetri al di sotto della rotula e arrivi a una decina di centimetri sopra.

✔ le lussazioni sono caratterizzate da una perdita permanente dei rap porti arti-colari tra i capi di un’articolazione.

la lussazione può essere intracapsulare, quando il capo lussato resta nell’ambito della capsula articolare, oppure extracapsulare, quando, attra-verso una lacerazione della capsula, ne fuoriesce. inoltre, la lussazione è completa se il capo articolare è del tutto fuori sua sede; incompleta se il capo articolare è solo parzialmente fuori sede (sublussazione).

✔ Trattamento delle lussazioni. la prima misura in caso di lussazione è di met-tere a riposo il paziente e immobilizzare la parte lussata me diante stecche o braccioli. se la lus sazione appare troppo complicata o riguarda sedi per le quali la riduzione non è possibile senza anestesia o richiede una partico-lare esperienza (come il polso, il pol lice, l’anca, la caviglia), non ma nipolare inutilmente il paziente, ma avviarlo prontamente all’ospedale, mantenendo sempre im mo bilizzata la parte lesa.

✔ lussazione della spalla. È la forma più frequente di lussazione: per lo più il capo articolare dell’omero perde il rapporto con la scapola verso l’avanti.

la lussazione della spalla può essere pericolosa per la concomitante com-promissione dei fasci nervosi e dei vasi che transitano in questa regione. poiché la “riduzione” è molto do lo rosa e può produrre danni, è con sigliabile immobilizzare l’articolazione con un bendaggio triangolare fissato al collo e mandare il paziente in ospedale. Quando questo non è possibile si può tentare la “riduzione”. la posizione preferibile del pa ziente è quella seduta, mentre il soccorritore sta al suo lato, ovviamente in piedi. Questi afferra con delicatezza il gomito e lo avvicina al petto del paziente, spostandolo leggermente indietro; mantenendo con una mano il gomito in questa posizione, con l’altra si fa ruo-

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tare l’avambraccio in fuori in modo da formare un angolo retto con il corpo; con cautela si spinga ora il gomito verso l’alto e poi, rapidamente, sempre mantenendo il gomito in posizione sollevata, si porti l’avambraccio sul davanti del petto. se la ma novra riesce, il rientro della testa dell’omero è contras-segnato da un rumore caratteristico e netto. se la manovra non riesce, non ri tentarla.

LE fratturEUn’errata manipolazione della vittima può seriamente aggravare le conseguen-ze della frattura, per cui si devono sempre rispettare alcune norme fondamentali anche quando la frattura è soltanto sospetta.la frattura è una “soluzione di continuità” di un osso prodotta da una forza che supera la resistenza della struttura cui viene applicata. Molto frequentemente le fratture si verificano a seguito di un evento traumatico: ad esempio una caduta improvvisa e violenta, o anche un colpo forte e preciso durante una colluttazione.in tutti i casi, pur essendo le fratture delle lesioni locali, tutto l’organismo vi rea-gisce; perciò di fronte a un fratturato la preoc cupa zione deve essere duplice: da una parte ci si de ve preoccupare della lesione, dall’altra dello stato generale del pa ziente.a prescindere dai vari tipi di frattura, una distinzione importante deve essere fat-ta tra le fratture “chiuse” e fratture “esposte” o “aperte”. si parla di frattura aperta quando la soluzione di continuità di un osso è an che accompagnata da una ferita at traverso la quale l’osso fratturato è in comunica-zione con l’esterno, per cui la lesione è quasi sempre infetta.si parla invece di frattura chiusa quando la rottura di un osso avviene senza solu-zione di continuità dei tessuti che lo ricoprono. sia nelle fratture chiuse che in quelle aperte vi possono essere compromissioni di vario grado dei nervi, dei vasi sanguigni e linfatici e dei tessuti molli circostanti.non sempre è facile rendersi conto che una frattura si è verificata, ma è neces-sario ridurre al minimo i margini di errore per e vitare, nella ma nipolazione del pa ziente infortunato, di provocare dan ni talvolta assai gravi. in generale, si può dire che non riconoscere una frattura è molto più grave di sup porla quando non c’è. nelle fratture complete, i segni sono quasi sempre piuttosto apprezzabili: do lore circoscritto, tumefazione, im potenza funzionale, abnorme mo bi lità dei monconi, rumori caratteristici (scroscio osseo) che tuttavia non vanno mai provocati, deformità (al lungamento o accorciamento, de via zioni

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laterali, rotazioni, eccetera). naturalmente, per il riconoscimento di una frattura, elemento essenziale è la conoscenza del fatto traumatico che ha provocato l’in-sorgere della sin tomatologia.le regole fondamentali che devono es sere rispettate quando si accorre in soc-corso di un fratturato sono rias sumibili nei sette “comandamenti” qui proposti:1 non cambiare la posizione dell’infortunato se non dopo aver stabilito sede e

natura della lesione;2 non consentirgli di mettersi a sedere e tanto meno di cercare di alzarsi se non

dopo aver ragionevolmente ac certato che non vi può essere pericolo;3 a meno che non sia assolutamente necessario, non muovere il paziente pri-

ma di aver immobilizzato la frattura;4 non tentare mai di accelerare il trasporto in ospedale con mezzi non i donei;

ad esempio: non caricare mai il paziente sul sedile posteriore di una vettura, costringendolo a contorsioni e piegamenti che possono gravemente compli-care le sue lesioni;

5 nelle fratture aperte, non cercare di disinfettare la ferita, ma limitarsi a sten-dervi sopra, senza toccarla, delle compresse di garza sterile (se è disponibi-le), altrimenti una tela pulita;

6 immobilizzare la frattura il più presto possibile;7 mantenere disteso il fratturato, in attesa dell’ambulanza.

rEgoLa numEro 1Quando non si sa che cosa fare, meglio non fare nulla e cercare immediatamen-te aiuti qualificati.

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la difesa personale

premessadovE CoLpirE (i punti vuLnErabiLi)

se vi troverete in una situazione in cui è necessario contrattaccare per difendere la vostra incolumità, è molto importante sapere dove e come colpire. È impor-tante anche sotto il profilo giuridico, giacché la vostra reazione (lo abbiamo già spiegato) deve essere proporzionale all’offesa minacciata.in certi casi, pertanto, sarà consigliabile ricorrere ad un contrattacco “leggero”, giusto per fermare l’azione del vostro assalitore e procurarvi un’opportunità di fuga.in altri casi, quelli più pericolosi, non dovete esitare a ricorrere ai colpi più duri, cercando gli obiettivi maggiormente vulnerabili.Qui di seguito vi proponiamo una sin tetica scheda sui punti vulnerabili del corpo umano (per sapere do ve col pire in caso di ne ces sità).Conoscere questa scheda è importante, ma ricordate che la teoria senza la pratica non vale nulla. dovrete imparare non solo dove colpire, ma anche come colpire. ricordatevi, quindi, di allenarvi con impegno nelle tecniche della difesa personale che illustreremo nei capitoli successivi.non fatevi spaventare dalla quantità dei punti vulnerabili qui elencati, né dalla quantità delle tecniche più avanti descritte. lo abbiamo già detto all’inizio: dopo aver studiato tutti i punti, ed esservi allenati in tutte le tecniche, basterà che vi esercitiate in modo approfondito in pochi colpi (sono sufficienti sei o sette, quelli a voi più congeniali), per far sì che possiate difendervi con efficacia in qualsiasi situazione.

sCaLa di pEriCoLositàper avere un’idea di massima (necessariamente semplificata) dei punti vulnera-bili del corpo umano, e quindi dell’efficacia dei colpi che li raggiungono, abbiamo deciso di ricorrere ad una “scala di pericolosità”.Tale scala, beninteso, è puramente indicativa, giacché la pericolosità di un colpo

C a p it o l o 15 Tecniche di difesa personale

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CapiTolo 15

non si determina unicamente dall’obiettivo che il colpo raggiunge. le variabili sono tantissime: la violenza del colpo portato, la sua tecnica, il punto preciso d’impatto (talvolta un millimetro può rappresentare la differenza tra la vita e la morte), le condizioni fisiche di chi viene colpito, e così via. Ciò premesso, propo-niamo nella pagina successiva una “scala di pericolosità dei colpi” che servirà a “leggere” meglio (semplificandolo) il seguente elenco dei punti vulnerabili del corpo umano.

CongiunzionE tra L’osso pariEtaLE E L’osso frontaLEUn colpo violento può causare shock vascolare e perdita di conoscenza. atten-zione: un colpo particolarmente violento nel punto esatto della congiunzione potrebbe provocare anche la frattura del cranio e la morte.

zona frontaLEUn colpo violento può causare il cosiddetto colpo di frusta.

zona oCuLarEColpire l’occhio provoca dolore, lacrimazione, offuscamento della vista. se il colpo è potente, e inferto ad esempio con la punta delle dita, può provocare addi-rittura la rottura del bulbo e la perdita definitiva della vista.

zona auriCoLarEColpire l’orecchio può provocare un doloroso shock al timpano. se il colpo è par-ticolarmente violento, po treb be causare la concussione della mas sa cerebrale e quindi la morte.

zona nasaLErompere il naso (sia con un pugno che con una testata) causa sempre un dolore molto intenso; può produrre lacrimazione, fuoriuscita di sangue e perdita dei sensi; se il colpo è particolarmente violento, e indirizzato dal basso verso l’alto, potrebbe causare la penetrazione dell’osso nella massa cerebrale, e dunque la morte.

boCCa, Labbra, dEnti, masCELLEUn colpo potente in queste zone (sempre molto doloroso) può causare rottura di denti e labbra, emorragie, slogamento o frattura della mascella, e talvolta perdi-ta dei sensi.

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mEntoil colpo può essere davvero pericoloso se consiste in un pugno portato dal basso verso l’alto (il classico “montante”): attenzione, può causare perdita della co no-scenza (concussione della massa ce rebrale) e talvolta anche la morte. a mani nude, ovviamente, il colpo è più pericoloso che con i guantoni da boxe...

nuCala nuca, il retro delle orecchie e le zo ne immediatamente vicine (che in te ressano la giugulare, la carotide e il ner vo vago) sono punti particolarmente vulnerabili, specie se raggiunti da colpi portati con il taglio della ma no. se il colpo è violento, la perdita di conoscenza è altamente probabile.

goLail colpo alla gola è sempre pericoloso: le conseguenze vanno dal senso di soffo-camento alla morte.

CLaviCoLE E CostoLEla clavicola è uno degli ossi più delicati del corpo umano: un colpo po ten te sulla clavicola può provocare frat tura, dolore e perdita di conoscenza. Quando il colpo è particolarmente forte, può causare (in casi estremi) la penetrazione dell’osso nel polmone, con conseguenze davvero gravi. lo stesso dicasi per le costole; queste, tut tavia, sono in genere più elastiche della clavicola, e la loro frattura produce un dolore meno intenso; sono minori anche i rischi di collasso polmo-nare.

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spaLLE E asCELLEle spalle sono soggette a slogamenti e lussazioni, specie se colpite con colpi particolarmente penetranti, che provocano dolore intenso e temporanea “parali-si” dell’arto. Un’analoga pa ralisi può essere provocata da un colpo ben assestato sotto l’ascella, at traversata da un nervo sensibilissimo.

gomitiUn colpo in una giuntura delicata come il gomito provoca dolore intenso e (talvol-ta) incapacità di usare appieno l’arto.

dita dELLE manidolore intenso, fratture, distorsioni: i colpi sulle dita (o le prese, o i morsi) pos-sono produrre questi risultati, rendendo complicato, per chi li subisce, lo stesso uso della mano.

CoLonna vErtEbraLEUn colpo potente - sempre molto doloroso - può danneggiare seriamente le ver-tebre e il loro giusto assetto, causando anche la paralisi. in caso di colpo molto potente, la spina dorsale potrebbe addirittura spezzarsi, procurando la morte.

pEttola zona toracica non è un punto particolarmente vulnerabile, giacché è protetta dalle costole e dai muscoli pettorali (assai dolorosi, tuttavia, sono i colpi ai sen-sibilissimi capezzoli: specie torsioni e “pizzicotti”). il discorso è diverso, natu-

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ralmente, se bersaglio del colpo è il petto di una donna: in questo caso un colpo potente può provocare grande dolore ed emorragie.

pLEsso soLarEUn pugno ben indirizzato può provocare la perdita di coscienza, giacché il punto è particolarmente sensibile. i colpi più potenti (come i calci) possono produrre lesioni agli organi interni.

diaframmaColpire il diaframma può creare problemi alla respirazione, e in certi casi può anche provocare una perdita di conoscenza.

stomaCoÈ il bersaglio ideale per mettere in condizione di non nuocere un aggressore ubriaco: è molto probabile, infatti, che un colpo ben assestato susciti conati di vomito. anche ai non ubriachi, tuttavia, un colpo potente può causare spasmi e conati.

fEgatoQuando un pugile si trova alla corta di stanza, cerca spesso di colpire il fe gato dell’avversario. se è inferto con un pugno senza guantone (o con un calcio), il col-po al fegato è molto più pericoloso, e può produrre spasmi e svenimenti. in caso di colpo par ticolarmente potente, il fegato può “spappolarsi”, causando la morte.

miLzaper la milza vale lo stesso discorso fatto per il fegato: un colpo diretto a quest’or-gano può causare emorragie, perdita di conoscenza e persino la morte.

rEnianche il rene (al pari di fegato e milza) è un bersaglio particolarmente vulnera-bile. Un colpo potente può causare la rottura dell’organo e condurre alla morte.

tEstiCoLi E vEsCiCala zona inguinale è delicatissima. Un colpo nei testicoli (sempre molto doloro-so) può provocarne la rottura (tra i danni permanenti, in questo caso, c’è anche la sterilità). anche la vescica e l’osso pubico possono essere rotti da un colpo potente (ad esempio un calcio): in questi casi si verifica un’emorragia interna che

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può condurre alla perdita di conoscenza.

CosCiail colpo alla coscia è particolarmente adatto alla difesa personale, a patto che sia molto preciso e potente: può riuscire infatti a togliere mobilità all’aggressore (grazie allo spasmo muscolare che provoca) impedendogli di proseguire nel suo attacco, senza tuttavia procurargli danni permanenti (cioè senza il rischio di cadere in un eccesso colposo di legittima difesa).

ginoCChioanche questo è un bersaglio ideale, per il semplice motivo che è quasi sempre facilmente colpibile. le conseguenze di un colpo ben assestato sono: forte dolo-re, probabile slogamento, possibile frattura.

poLpaCCioUn colpo deciso può causare spasmo muscolare, difficoltà ad appoggiare la gamba e quindi temporanea perdita di funzionalità dell’intero arto.

stinCoQuest’osso non è protetto da fasce muscolari, pertanto è particolarmente sen-sibile: un colpo allo stinco (anche se non molto potente) provoca sempre intenso dolore. e talvolta la frattura.

CavigLia, piEdE, dita dEi piEdidolori intensi, fratture, paralisi dell’arto: sono queste le possibili conseguenze di un colpo in queste zone (in genere si tratta di un calcio, o di un “pestone” inferto con il tacco).

sCaLa di pEriCoLosità dEi CoLpi1 colpo doloroso o “fastidioso”, che però non causa danni reali all’organismo;2 colpo che può causare danni non permanenti;3 colpo che può causare perdita di conoscenza e danni permanenti (ma non

gravissimi);4 colpo che può causare gravi danni permanenti;5 colpo letale.

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parata e contrattaccoNel gioco del calcio, anche il più ferreo dei “catenacci” prevede

la necessità del contropiede.nella difesa personale è lo stesso: parata e contrattacco sono concetti inscin-dibili. se vi limitaste a parare o a schi vare i colpi, senza portarli a vostra volta, con ti nue reste ad esporvi agli attacchi avversari. e prima o poi la vostra difesa crol le rebbe.Un efficace contrattacco, vi ceversa, può far ces sa re le offensive avversarie, con-sentendo così di elimi na re il rischio alla fonte.

La sindromE di LEonida Talvolta l’inferiorità numerica rende eroi. Fu il caso di Leonida e compagni alle

Termopili: tutti eroi; e, incidentalmente, tutti morti.Ricordatevi di Leonida se doveste trovarvi ad affrontare più aggressori: meglio

cercare la sopravvivenza piuttosto che la gloria imperitura.

difEsa Contro una aggrEssionE aLLE spaLLE:ComE LibErarsi daLLa prEsa aLLE braCCia

tenete sempre gli occhi aperti: tutti e tre!il terzo occhio, in questo contesto, non ha significati mistici. È una sem plice metafora per indicare la neces sità di guardarsi sempre le spalle, e di porre la massima atten zione nella prevenzione dei pericoli. riflettete: nella mag gior parte dei casi, subire un attacco alle spalle significa innan zitutto non aver usato ogni dovuta pre cauzione.Qualora subiate per davvero un at tac co alle spalle, tuttavia, è inutile per dere tempo in recriminazioni: la si tua zione è critica e occorre reagire con la massima decisione. per essere pronti anche a questa evenienza, esercitatevi in palestra assieme al vostro partner di allenamento.

E L’attaCCo prEvEntivo?«altro che parata e contrattacco! la miglior difesa è l’attacco puro e semplice. Colpire per primi: ecco la regola base per sopravvivere». Una simile obiezione avrebbe certo qualche fondamento. Ma va ricordato che il Codice penale puni-sce l’eccesso di difesa: nel la maggior parte dei casi colpire per primi è un rea to. siate dunque saggi. e allenatevi nelle parate.

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difEsa Contro un attaCCo di CoLtELLo? non pEnsatE aL CoLtELLo!intendiamoci: il titolo qui sopra non va preso alla lettera. al coltello bisogna pen-sarci, eccome! Quello che si vuole dire è che la prima mossa del difensore non è neces sa ria mente il tentativo di disarmare l’aggressore. Una valida alternativa è colpirlo altrove, a sorpresa, per guadagnare il tempo e lo spazio sufficienti a metterlo fuori com bat ti men to o a fuggire. Uno dei possibili bersagli alternativi è l’articolazione del ginocchio.

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attaCCo di CoLtELLo:prEvEdErE E pararEmai farsi “chiudere”

per difendersi al meglio da un attacco di coltello, occorre innanzitutto riuscire a mantenersi lontano dalla portata del braccio armato. È necessario, pertanto, disporre di molto spazio, evitando di farsi chiudere in un angolo dall’aggressore. sarà fondamentale, in questo aspetto tattico, la capacità di muoversi rapida-mente sulle gambe.

difEsa Contro iL bLoCCaggio dEL poLso:pugno a martELLo Con rotazionE a 360°

Qualcuno vi blocca il polso mentre state per aprire la portiera della vostra auto: è una situazione pericolosa, perché siete impossibilitati a reagire con il vostro arto superiore più forte. le soluzioni possibili sono due: o ricor rere alle tecniche di cal cio (se l’ag gres sore è a distanza ravvi cinatissima, si può usare un “pestone” sul piede), o ri correre ad una percussione con l’altra mano. in quest’ultimo caso, però, do vre mo supplire in qualche modo alla minor potenza che siamo in grado di spri gionare. faremo ricorso, pertanto, ad un pugno a mar tello, potenziato da

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CapiTolo 15

un caricamento di 360°. il bersaglio del pugno a martello può es se re indifferente-mente il volto dell’ag gressore o il suo basso ventre. nella sequenza qui illustrata, l’aggredito decide di colpire il basso ventre. Usando la stessa mano, im me dia ta-men te dopo, dop pia il pugno con un colpo al viso portato con le nocche delle dita. per quest’ultimo colpo, il bersaglio ideale è rappresentato dalla radice del naso.

difEsa Contro un attaCCo Con La pistoLa? pEnsatE aLLa pistoLa!il discorso fatto precedentemente sull’attacco di coltello non è valido, ovviamen-te, per gli attacchi con la pi stola. in questo ca so, disarmare o de viare il braccio ar mato do vrà essere il primo pensiero per chi si difende. sempre.

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Cercano di aggredirvi. Non perdete la calma.Mantenete una grande concentrazione è importantissimo anticipare l’avversario!!!

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La rEspirazionEUna respirazione profonda ossigena tutti i muscoli, ed è in grado di rilassare sia il vostro fisico che la vostra mente.spesso noi respiriamo soltanto con il torace, in modo superficiale e incompleto. nella respirazione, invece, vanno coinvolti non solo i polmoni, ma anche il ventre e il diaframma.la fase espiratoria deve essere più lunga di quella inspiratoria: ciò vi permetterà di espellere meglio tutte le tossine, e preparerà una inspirazione più efficace, capace di apportare una maggiore quantità di ossigeno.prima di ogni seduta di allenamento (e ogni volta che avrete bisogno di rilassar-vi) fate dunque per qualche minuto questo semplice esercizio.

Mettetevi comodi, magari seduti (con la schiena ben eretta), oppure - se pre-ferite - sdraiati, avendo cura di scegliere un abbigliamento non “co strin gente” (niente cinture, niente stringhe che vi comprimano i piedi, eccetera) e di non incrociare gli arti, al fine di ottimizzare la circolazione sanguigna. inspirate pro-fondamente (con il naso, non con la bocca!), sollevando il ventre e spingendo in basso il diaframma, gonfiando il più possibile i vostri polmoni; quindi espirate molto lentamente.nel frattempo, cercate di ripetere mentalmente a voi stessi un messaggio “posi-tivo”, del tipo: «l’aria che sto inspirando mi farà stare bene, mi distenderà, mi caricherà di nuove energie».dopo una ventina di inspirazioni-espirazioni di questo tipo, “lasciatevi andare”: lasciate cioè che il vostro respiro segua il suo ritmo naturale, non pensate a niente se non al vostro benessere e al vostro rilassamento.Quindi sgranchitevi, stiracchiatevi, assaporate l’energia vitale che scorre nei vostri muscoli e in tutto il vostro corpo. e pensate a cose serene, divertenti, simpatiche.il rilassamento così ottenuto facilita sempre la successiva concentrazione: sia

C a p it o l o 16 Preparazione psicofisica

TecNiche di rilassameNTo e coNceNTrazioNe

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la difesa personale

nell’allenamento per la difesa personale che nel lavoro di tutti i giorni.Un consiglio: cercate di fare questo semplice esercizio in una situazione “tran-quilla”, evitando di essere disturbati da circostanze impreviste. se è il caso, ad esempio, staccate il telefono.

EsErCizi pEr tEnErsi in forma fisiCasenza una buona forma fisica, imparare le tecniche della difesa personale non vi servirà a nulla, perché non riuscireste a metterle in pratica. per la di fesa per-sonale servono es senzial men te due presupposti: una discreta agi lità (scioltezza nei movimenti) e una certa resistenza (“fiato”, capacità di sopportare la fatica). praticare con un minimo di regolarità una qualsiasi attività sportiva servirà in modo eccellente a “conquistare” agilità e resistenza. a coloro che non praticano alcuno sport, ad ogni modo, proponiamo un piccolo programma di allenamenti per tenersi in forma a casa propria, senza necessità di recarsi in palestra o in altre strutture sportive, né di acquistare alcun attrezzo particolare. il program-ma, semplicissimo, è fondato su quattro elementi: corsa; salto con la corda; stretching; esercizi a corpo libero per tonificare i muscoli (specie addominali, pettorali, muscoli delle braccia e delle spalle). È un programma adatto a tutti: basta possedere una normale costituzione fisica. Consultate co munque un medico. e non esagerate mai con gli sforzi, specie all’inizio. inutile aggiungere che fare una vita sana serve moltissimo alla difesa personale

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CapiTolo 16

(difesa nel senso più ampio!). anche se non subirete mai una aggressione, vi farà benissimo porre attenzione alla alimentazione ed evitare gli eccessi (specie alcol e fumo).se potete, fate tre allenamenti a settimana; mantenendo però come abitudine quotidiana (sia la mattina che la sera) lo stretching e gli esercizi a corpo libero.per quanto ri guarda la corsa, può bastare anche una sola seduta a settimana; quando sarete in forma (dal terzo mese in poi) il tempo di corsa potrà crescere gradatamente fino a 40 minuti, 1 ora o anche più.

Corsala corsa aumenta la nostra resistenza, migliora la nostra capacità respiratoria, rinforza in generale tutto l’apparato muscolare. potete correre dove preferite: in strada, nel vostro giardino, su una pista d’atletica; e persino in palestra. la sola cosa importante è evitare di correre in ambienti a rischio di inquinamento atmo-sferico: rinunciate in partenza, pertanto, a correre in mezzo al traffico cittadino, giacché i danni potrebbero essere superiori ai benefìci. per la corsa, dovete usa-re un abbigliamento comodo.e ricordate: nei primi due mesi di allenamento cercate di rispettare i tempi di corsa, senza preoccuparvi dell’intensità del suo ritmo; non fate sforzi eroici, insomma. dal terzo mese in poi, potrete accelerare gradatamente anche il ritmo (cioè la velocità).

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salto con la cordail lavoro con la corda svilupperà le nostre capacità coordinative, sincronizzando i movimenti delle braccia e gambe. allo stesso tempo ci permetterà di aumentare la capacità aerobica, di rinforzare i tendini di achille, e di rassodare i muscoli posteriori di gamba e coscia. i tempi di lavoro inizialmente saranno brevi (1 o 2 minuti) fino ad arrivare ad un massimo di 6-8 minuti. ricordate: durante il salto con la corda, è importante non appoggiare i talloni. dopo il lavoro con la corda, respirando profondamente recuperiamo la giusta frequenza cardiaca.

stretchingsotto il nome di stretching sono compresi tutti gli esercizi di allungamento musco-lare. lo stretching permette ai muscoli di migliorare la loro elasticità, consenten-doci una maggiore scioltez za/agilità e una più ampia possibilità di movimento. lo stretching, inoltre, riduce il rischio di strappi e di altre noie muscolari, rendendo più sicuro (e più efficace) il nostro allenamento. a causa della nostra vita sedentaria, sono soprattutto i muscoli delle gambe ad aver bisogno di esercizi di stretching. Qui vi proponiamo un solo esercizio, corredato però di alcuni princìpi generali che possono essere estesi a tutte le tipologie di stretching. a chi volesse saperne di più sullo stretching, consigliamo di ricorrere a un manuale specifico (esiste in ma teria una vastissima letteratura). sap piate, ad ogni modo, che applicando scrupolosa-mente i prìncipi generali qui sotto enunciati potete tranquillamente “inventarvi” altri al lun gamenti, senza che il vostro fisico corra alcun rischio.✔ 1° prinCipio: prima dello stretching, frizionate i muscoli interessati con

alcool canforato o con altri prodotti idonei, al fine di aumentare le potenzialità di e stensione dei muscoli stessi.

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✔ 2° prinCipio: il modo corretto di allungarsi non è mai doloroso; quando mettete in tensione il muscolo, pertanto, non spingetevi mai oltre la soglia del dolore.

✔ 3° prinCipio: una volta raggiunta la prima ten-sione muscolare, mantenetela fino a raggiun-gere il rilassamento; mantenetela, cioè, fino a che non vi sarete perfettamente abituati a quella tensione.

✔ 4° prinCipio: una volta abituati alla posizione di tensione, cercate di aumentare leggerissi-mamente la tensione stessa, fermandovi però al primo accenno di dolore, e continuando a respi-rare re golarmente.

✔ 5° prinCipio: frizionate il muscolo fino a che non vi sarete abituati al piccolo aumento di ten-sione sopra descritto. Quindi sciogliete i muscoli e rilassatevi.

esercizio: appoggiate il tallone su un tavolo, su un mu retto o su altra superficie (che comunque non su pe ri l’altezza dei vostri fianchi), mantenendo la gamba rigida; spingete la punta del piede verso di voi, fino a che non sentite “tirare” i muscoli del polpaccio e della coscia; mantenete la posizione per un paio di minuti; con la mano, quindi, andate a stringere la pianta del piede (mano destra per il piede destro; ma no sinistra per il piede sinistro). se il piede è trop-po “lontano” per voi, non preoccupatevi: riuscirete a rag giungerlo dopo qualche settimana di allenamen-to. rispettando i princìpi enunciati, evitate il dolore; e per le prime sedute afferrate la ca viglia anziché il pie de. infine, ripetete l’esercizio con l’altra gamba.

EsErCizi a Corpo LibEro flessioni

stendetevi a pancia in giù. Contraendo i muscoli in modo che il vostro corpo rimanga diritto, e che la schiena non si pieghi, appoggiate le palme delle ma ni a terra, im me diatamente a la to delle vostre spalle, e tiratevi su a forza di braccia

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(fino stenderle), guardando non ver so terra ma da vanti a voi. Mentre vi tirate su (sempre mantenendo il corpo lungo un unico asse, cioè senza piegare la schie-na), espirate con la bocca. Quindi riavvicinatevi al terreno, inspirando con il naso. ripetete 10 volte il movimento. Variando leggermente la posizione delle mani, cambierete anche la distribuzione dello sforzo sui muscoli.Con le mani parallele, la vo rerete soprattutto sui muscoli delle spalle e del petto (il rispettivo carico di lavoro dipenderà anche dalla distanza tra le mani).Con le ma ni rivolte verso l’interno o verso l’esterno, invece, tonificherete mag-giormente i muscoli della braccia. per ridurre la fatica delle braccia, si può ricor-rere ad una semplice va rian te: piegate le gambe, in modo che il sollevamento del corpo sia com piuto mantenendo a terra le ginocchia anziché le punte dei piedi.

sollevamenti per gli addominalisdraiatevi a terra sulla schiena, con le gambe piegate (a formare un angolo di circa 90°), il collo sollevato, e le mani incrociate dietro la nu ca: in questa posizio-ne devono toc care il pavimento soltanto le pian te dei piedi, il bacino e la schiena.

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Quindi sollevatevi a forza di addominali fino a toccare le ginocchia col busto. Torna-te (non troppo velocemente) nella posizione di partenza. anche in questo eserci-zio si deve inspirare quan-do si è sdraiati, ed espirare quando ci si solleva (cioè nel momento del massi-mo sforzo). per tonificare i muscoli addominali esisto-no tantissimi altri esercizi. Ma non è il caso, in questa sede, di dilungarsi nel loro e same. a chi volesse approfondire, consigliamo di consultare la letteratura specifica sulla preparazione fisica.

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E’ molto importante avere un minimo di preparazione fisica, può voler dire la differenza tra il “vincere” o il “perdere” e se perdete siete fregati!!!

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tEnErsi in forma Con gLi EsErCizi a Corpo LibEroCome abbiamo già detto, è possibile raggiungere e mantenere la forma fisica senza particolari investimenti in attrezzature. in quest’ottica, gli esercizi a corpo libero rappresentano uno dei cardini del “programma minimo” da noi proposto.

“aL + aL”no, il computer di “2001 odissea nello spazio” non c’entra nulla... “al + al” significa “allenamento più alimentazione”: è un binomio importante.feuerbach sosteneva che «l’uomo è ciò che mangia». non serve, in questa sede, soffermarci sulle implicazioni ontologiche del materialismo feuerbachiano. Ma è certamente vero che la nostra forma fisica di pende anche dalla quantità e dalla qualità di ciò che man giamo. facciamo dunque attenzione tanto agli al le namenti quanto alla alimentazione. Vale la pena, su en trambi i fronti, chiedere qualche consiglio al nostro me dico di fiducia.

mEntE frEdda... in Corpo CaLdole “teste calde” non potranno mai comprendere appieno la filosofia della difesa personale. Conviene dunque mantenersi “freddi”, specie nelle situazioni diffi-cili, dove oc corre più che mai ragionare lu ci da mente. il discorso esattamente opposto va fatto per i nostri muscoli. se non vengono adeguatamente “scaldati”, rischiano strappi e contratture persino durante gli allenamenti.

quando farE risCaLdamEntoricorrete sempre agli esercizi di riscaldamento ✔ prima di cominciare gli allenamenti in palestra con il partner;✔ prima dell’allenamento a base di corsa;✔ prima delle eventuali sedute con i pesi (rammentiamo tuttavia che, nel pro-

gramma minimo da noi proposto per raggiungere e mantenere la forma fisica, i pesi non sono indispensabili).

il riscaldamento può sempre essere preceduto dallo stretching.

quando i mEzzi giustifiCano iL finEdi solito è il fine che giustifica i mezzi. Ma talvolta può accadere il contrario. se avete cominciato ad al lenarvi soltanto per paura, al solo scopo di essere pronti a difendervi, vi accorgerete, strada facendo, che la forma fisica è un premio in sé, capace di mi gliorare la qualità della vita. anche un semplice esercizio nel parco può procurare gioia e benessere...

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mEns sana in CorporE sanoper molti anni abbiamo vissuto con l’idea sbagliata che la ginnastica servisse soltanto per formare dei “mister muscolo”. ora, fortunatamente, si sta acqui-sendo un’idea chiara del modo in cui l’educazione fisica deve essere applicata: dagli allenamenti basati su movimenti scattanti e rigidi si è passati ad un siste-ma di movimenti eseguiti con grazia, eleganza e armonia. la ginnastica, infatti, è qualcosa di più che un mezzo per gonfiare muscoli e consumare energie; è, soprattutto, un mezzo per tonificare, abbellire, equilibrare il corpo umano, non-ché per renderlo più funzionale. la ginnastica aiuta a essere più forti e a vivere in salute e in armonia; ma per ottenere questi obiettivi occorrono impegno e volontà. Bisogna rammentare, allo stesso tempo, che non basta fare ginnastica per vivere una vita più sana. il nostro corpo e i nostri muscoli rappresentano solo una parte della nostra persona. l’altra parte è costituita dallo spirito, dalla volontà, dall’intelligenza. e anche queste componenti vanno stimolate e “allena-te”. Tra scu rarle sarebbe come camminare con una gamba sola avendole tutte e due in perfetto stato.

Cosa aCCadE quando si smEttE di farE ginnastiCail corpo umano si comporta come una macchina: se si smette di oliarla e di usarla, arruginisce e invecchia. Con uno svantaggio ulteriore: smettere di pra-ticare ciò che dà maggior salute e energia porta con sé l’avvilimento e la rovina di quel che si era ottenuto. Coloro che hanno praticato a lungo una ginnastica forte, dura e senza alcuna regola, e quelli che praticano un qualsiasi sport con la stessa mancanza di metodo, e senza una base di ginnastica, se cessano improvvisamente ogni atti-vità, tendono, continuando a mangiare nelle stesse proporzioni, ad ingrassare. È logico: se si consumano meno calorie e non si riduce la quantità di cibo, si accu-mulano i grassi ingeriti in eccesso.

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CapiTolo 17

autodifEsa E dirittoil nostro sistema giuridico garantisce ad ognuno il diritto alla legittima difesa, che è considerata una “scriminante”.il che vuol dire che persino un omicidio può essere lecito se commesso per proteggere la propria vita. Ma la legittima difesa è ammessa dal codice con un limite preciso: la reazione, cioè, deve essere proporzionata all’offesa; altrimenti l’eccesso di difesa potrebbe configurare una fattispecie di delitto colposo.facciamo un esempio concreto: se subite un tentativo di scippo, siete certa-mente autorizzati a difendervi, ma senza procurare lesioni gravi (o addirittura la morte) al malcapitato scippatore. non ci sarebbe proporzione fra il diritto minacciato (quello di proprietà) e il dirit-to leso dalla reazione (quello all’integrità fisica). Così recita l’articolo 52 del Codice penale:«non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla neces-sità di difendere un diritto proprio o altrui contro un pericolo attuale di un’offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa».in questo articolo ci sono altre parole chiave, oltre a “difesa proporzionata all’of-fesa”. sono le seguenti: pericolo attuale di un’offesa ingiusta.sia pure sinteticamente, cercheremo di chiarirle bene.

pericoloil legislatore intende dire che l’offesa deve essere soltanto minacciata, non già realizzata. altrimenti saremmo di fronte alla vendetta, alla ritorsione. facciamo degli esempi concreti. Venite aggrediti: per evitare il pericolo di danni fisici alla vostra persona, colpite l’aggressore procurandogli la frattura del setto nasale. non siete punibili di “percosse” e “lesioni personali” (anche se il fatto in sé con-figurerebbe queste fattispecie di reati) perché avete agito in una situazione di “pericolo”. immaginiamo adesso un’altra situazione.

C a p it o l o 17 Autodifesa: nozioni giuridiche

la parola agli esperTi

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Venite ingiustamente aggrediti e malmenati. poche ore dopo, incontrate nuova-mente il vostro aggressore e questa volta siete voi a picchiare lui. Qui non si tratta di legittima difesa, perché, pur essendoci l’offesa ingiusta, non c’è l’elemento del pericolo (giacché l’offesa è già stata realizzata). a posteriori, insomma, non potete farvi giustizia da soli.

attualeil pericolo deve essere attuale: cioè reale e immediato. non può essere “ipoteti-co” o “eventuale”. perché la reazione si configuri come legittima difesa, insom-ma, deve interrompere una concatenazione di eventi che (senza la reazione stessa) produrrebbe la lesione del diritto.Un esempio concreto chiarirà come il concetto dell’attualità riguardi anche le armi (improprie o meno) che ciascuno di noi potrebbe usare per difendersi da una eventuale ag gressione.se venite aggrediti in una macelleria da un aggressore armato, potrete certa-mente impossessarvi del coltello da macellaio per difendervi...Ma non potete portarvi appresso quello stesso coltello (né tanto meno una pisto-la) senza apposite autorizzazioni.non vale invocare - per la detenzione di armi - la legittima difesa “eventuale”, proprio perché manca l’attualità del pericolo.

offesa ingiustaQui va precisato che l’offesa ingiusta è tale quando si concretizza in un com-portamento contrario alle leggi. il criterio per valutare l’ingiustizia, insomma, è oggettivo, e prescinde dal la percezione e dalle personali con cezioni morali dei soggetti coinvolti. Torniamo adesso al concetto di “eccesso di difesa”.Così recita l’articolo 55 del Codice pe nale:«Quando nel commettere alcuno dei fatti preveduti dagli articoli 51, 52, 53, 54 (sono gli articoli che si occupano delle “scriminanti”, tra cui - art. 52 - la legitti-ma difesa; ndr) si eccedono colposamente i limiti stabiliti dalla legge e dall’ordi-ne dell’autorità, si applicano le disposizioni concernenti i delitti colposi se il fatto è preveduto dalla legge come delitto colposo».Questo, naturalmente, non è un manuale di diritto. pertanto non approfondi-remo il concetto di “colpa”: basterà dire che è me no grave del “dolo”, e che è caratterizzata da negligenza, imprudenza o imperizia.nel caso specifico della legittima difesa, l’eccesso colposo può configurarsi in una errata valutazione o del pericolo o dei mezzi di difesa usati per affrontarlo.

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CapiTolo 17

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in entrambi i casi, gli effetti della reazione sono sproporzionati ri spet to alla reale entità del pericolo in essere.Vi renderete conto che prevenire un eccesso colposo di legittima difesa è... la semplicità difficile a farsi.occorre infatti la capacità di valutare esattamente la situazione, mentre le circo-stanze ci impongono spesso di reagire in una frazione di secondo... e la fretta, si sa, è generalmente una cattiva consigliera. Ma non dovete spaventarvi.la difesa personale, lo abbiamo già sottolineato, è molto più che un insieme di tecniche marziali: se vi allenerete con coscienza, seguendo i consigli di queste pagine, acquisterete una consapevolezza e una fiducia in voi stessi che vi aiu-teranno a prendere le decisioni giuste nel momento giusto. e non dimenticate quello che abbiamo già spiegato: il primo principio filosofico della difesa per-sonale è - per così dire - un principio “pacifista”; le situazioni di pericolo vanno evitate ad ogni costo, e lo scontro fi si co deve essere solo l’extrema ra tio per salvare la vostra incolumità.

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«Una vigile e provvida paura è la madre della sicurezza».(edmund Burke)

di fronte a una situazione di grave pericolo, sicuramente avremo paura. Questo è un dato assodato. dobbiamo “accettare” il sentimento della paura, perché in sé non è affatto ne ga tivo. il problema è come si reagisce a questo sentimento. Molto spesso, purtroppo, la paura ci impedisce di pensare freddamente per analizzare la situazione, e talvolta ci paralizza bloccando tutti i muscoli (ad ecce-

persino l’oggetto bramato dal rapi-natore può trasformarsi in un’ar-ma improvvisata. in questo caso, l’aggressore ci minaccia con una siringa, ma la nostra valigetta ci consente un allungo maggiore.

Mentre con la mano sinistra cer-cheremo di bloccare l’arto armato di siringa, con la destra sferrere-mo un colpo di valigetta al basso ventre.

in alternativa, il bersaglio può essere il mento. Quelli qui illustrati sembrano colpi semplici: vi con-sigliamo, tuttavia, di allenarvi col vostro partner anche nell’uso delle armi improvvisate.

C a p it o l o 18 Come dominare la paura

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CapiTolo 18

zione del muscolo cardiaco, che comincia a battere all’impazzata!). Capirete che, se ci troviamo confusi e paralizzati di fronte al pericolo, non abbiamo molte probabilità di reagire nel modo giusto. dobbiamo far sì che la paura diventi per noi un sentimento positivo. la paura è in grado di produrre un effetto opposto a quello della “paralisi” fisica e mentale: la scarica di adrenalina che susciterà in noi può velocizzare i nostri tempi di reazione, alzare la nostra soglia del dolore, aumentare la nostra determinazione e la volontà di sopravvivere.

ComE riusCirCi?in alcuni centri anti-violenza degli stati Uniti d’america, in cui si insegna la dife-sa personale, i partecipanti vengono avvisati che durante i corsi saranno coin-volti (quando meno se l’aspettano) in simulazioni di aggressioni “improvvise”: viene loro raccomandato di non reagire assolutamente a queste aggressioni, ma di limitarsi a viverle fino in fondo dal punto di vista emotivo, per poi pensare e ripensare alla paura provata. Certo: vivere in anticipo una situazione (che per giunta si sa simulata) non ci toglierà la paura quando la situazione si verifi-cherà davvero. Ma ci toglierà - almeno in parte - la sorpresa. non la sorpresa dell’evento, ma la sorpresa che ci coglie di fronte alla nostra stessa paura. il “trucco” funziona. di fronte al pericolo, la paura sarà sempre lì con noi; ma non ci coglierà impreparati; ci aiuterà, anzi, a reagire nel modo più giusto.

■il primo consiglio, pertanto, è quello di simulare più volte - magari con gli amici e/o le amiche con i quali leggerete queste pagine e con i quali vi allenerete - le eventuali aggressioni che potreste subire.

■il secondo consiglio è quello di aggiungere alla simulazione “fisica” (cioè alla ricostruzione concreta dell’aggressione) la simulazione “mentale”. Chiudete gli occhi e immaginate passo per passo il “film virtuale” di una aggressione che vi veda protagonisti: immaginate ogni attimo, immaginate l’aggressore, im maginate la vostra paura, immaginate la vostra reazione.facendo questo “gioco di ruolo” più e più volte, cercando di immedesimarvi al massimo grado nella parte di chi subisce un attacco violento, abituerete la vostra mente ad avere “confidenza” con certe situazioni. Quando queste si verifi-cheranno sul serio, saprete reagire con maggiore efficacia. ai fi ni dell’accumulo di esperienza, infatti, la no stra mente non fa di stinzioni tra emozioni vere ed emozioni virtuali. Basta che l’emozione ci sia. e la presenza dell’emozione faci-lita sia l’apprendere sia il saper applicare l’apprendimento.

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■il terzo consiglio è quello di esercitarvi a lungo con le tecniche di difesa persona-le che apprenderete in questo corso. allenatevi con i vostri amici e le vostre ami-che. abituatevi anche al contatto fisico, a dare e a ricevere i colpi (ovviamente in modo “controllato”, mi raccomando!). Ciò aumenterà la conoscenza del vostro corpo e delle vostre reazioni psico-fisiche, facendo crescere anche la vostra consapevolezza (in generale) e la fiducia in voi stessi.

■il quarto consiglio, infine, è quello di esercitarvi nelle tecniche di rilassamento e di concentrazione che vi proponiamo in uno specifico capitolo. anche queste tecniche consentiranno di migliorare l’armonia tra la vostra parte razionale e la vostra parte emotiva, permettendovi un maggiore autocontrollo nei momenti “topici”. se seguirete questi quattro consigli, scoprirete che paura e lucidità pos-sono “felicemente” convivere. e qualora dovesse capitarvi (ma non ve lo augu-riamo!) di trovarvi in circostanze difficili, la vostra mente sarà sveglia e lucida, pronta a cercare la soluzione giusta per la circostanza. fuggire? se sì, come? lottare? se sì, come?fare qualcos’altro? ad esempio parlare o gridare?non esistono risposte astratte, preconfezionate. Ma siamo certi che voi saprete rispondere.

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CapiTolo 19

«Il nemico da battere è dentro di noi. Le arti marziali non significano violenza, ma conoscenza di sé stessi».

(Wang Wei, Maestro di Kung fu e Tai Chi; 1996)

Un balzo nel tempo di oltre 2.000 anni. Un salto nello spazio di oltre 6.000 chilo-metri (dalla Grecia alla Cina). Ma c’è un filo preciso (un filo... sofico!) che collega socrate a Wang Wei. intendiamoci: se imparerete le tecniche di difesa perso-nale, non diventerete per questo esperti di gnoseologia; più semplicemente migliorerete il rapporto con voi stessi e con il mondo. Quella che vi proponiamo, in definitiva, è una filosofia pratica per la qualità della vita.

C a p it o l o 19 La filosofia della difesa

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la difesa personale

si racconta che demostene, rimproverato per essere fuggito da una battaglia, così replicasse: «Chi fugge può combattere un’altra volta».

parafrasando il noto proverbio sull’asino e sul professore, potremmo dire: è meglio un vile vivo che un eroe morto.Ma questa parafrasi, in effetti, è sbagliata: non può dirsi “vile” chi riesce ad evita-re un rischio inutile; sarà il caso, piuttosto, di definirlo “saggio”.non permettete mai, dunque, che un “deviato” senso dell’orgoglio vi impedisca di sottrarvi a un pericolo (del resto, dovrete pur mettere a frutto gli allenamenti a base di “corsa” che vi consigliamo in questi fa sci coli!).la cosa è diversa, naturalmente, qua lora la vostra fuga lasciasse in ba lìa degli aggressori altri innocenti indifesi: in questa ipotesi correre dei rischi avrebbe certamente un senso, e non sarebbe affatto inutile. anche in un caso come quello appena ipotizzato, tuttavia, non bisogna mai lasciarsi sopraffare né dall’emozione né dai propri “imperativi categorici”. Biso-gna invece mantenere - sempre - la massima lucidità: “fare l’e roe”, insomma, ha un senso soltanto se c’è almeno una possibilità di essere davvero d’aiuto a chi ne ha bi sogno.per concludere con una battuta, ri cor date sempre che la fuga ha di gnità filosofi-ca... e persino artistica: basti pensare alle fughe di Bach!

C a p it o l o 20 Dignità filosofica della fuga

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CapiTolo 21

Una legge del nostro parlamento stabilisce che lo stupro non è un reato contro la morale, bensì un reato contro la persona.a nostro avviso, la scelta del legislatore è correttissima: il tentativo di stupro, tra l’altro, rappresenta una delle aggressioni più pericolose per la donna. sotto ogni punto di vista. la violenza sessuale, infatti, produce traumi fisici e psichici che si protraggono nel tempo, fino a determinare, in taluni casi, danni irreversibili. ecco perché, al tentativo di stupro, bisogna reagire con la massima de ter-minazione, come se fosse in gio co la vita stessa: non sono rari, d’altronde, i casi in cui il maniaco, sùbito dopo lo stupro, uccide la propria vit tima. non sottilizze-remo sulle cau se della pulsione omicida: sia che il maniaco uccida per un piace-re per verso sia che uccida per pau ra di es sere denunciato, per la vittima cambia ben poco.nel caso in cui subiate un tentativo di stupro, pertanto, non abbiate freni inibitori; non preoccupatevi delle nor me del codice penale sull’eccesso colposo di legitti-ma difesa. ricor datevi, invece, che è in gioco la vostra vita.

prEvEnzionE E psiCoLogiaprima di affrontare l’argomento della “difesa contro il tentativo di stupro”, sarà utile ribadire l’importanza degli accorgimenti di prevenzione. sulla prevenzione abbiamo già fornito alcuni consigli generali. oltre a quei consi-gli, teniamo a mente quan to segue:

✔ se siete importunate da un molestatore con atteggiamenti da bullo, cercate di non provocarlo con reazioni verbali che possano farlo ar rabbiare: spesso, infatti, il “bullo” va a caccia di pretesti per “le git timare” le proprie violenze («Mi ha provocato? adesso le fac cio vedere io...»). limitatevi dunque a ignora-re l’importuno, cercando immediatamente una via di fuga.

il discorso è diverso se la molestia avviene in pubblico, ad e sem pio su un autobus: in questo ca so svergognare il molestatore con un «Giù le mani, por-

C a p it o l o 21 Difesa contro

il tentativo di strupro

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la difesa personale

co!» (o al tra espressione del genere) può attirare l’attenzione dei presenti e in durre l’aggressore ad allontanarsi.

prestate sempre attenzione, dopo questi episodi di molestie “pubbliche”, a eventuali pedinamenti da parte del molestatore. se vi ac corgeste di essere seguite, rimanete in zone frequentate dalla gente; se possibile, rivolgetevi ad un poliziotto oppure telefonate a qualche amico per procurarvi una “scorta”.

sarà utilissimo, in caso di pedinamenti sospetti, conoscere preventivamente la dislocazione delle sedi delle forze dell’ordine: così potrete condurre il pedi-natore in un luogo a lui poco gradito.

✔ all’interno della vostra auto op pu re nella vostra borsetta tenete sempre una torcia.

Vi servirà, ad esempio, nei casi in cui dovrete fermare l’auto in ambienti parti-colarmente bui: prima di scendere, e prima di alzare le “sicure” delle portie-re, esaminate i dintorni con la torcia.

all’occorrenza, la torcia costituirà anche un’eccellente “arma impropria”.✔ se, nonostante le vostre precauzioni, vi trovate da sole di fronte a qualcuno

che cerca di stuprarvi, non perdete la te sta. Cercate di guadagnare tempo e di procurarvi un vantaggio psicologico.

a questo proposito, sarà molto utile un atteggiamento di finta sottomissione. ad esempio potreste dire: «non farmi del male, non ce n’è bisogno: farò tutto

quello che vuoi». op pure: «sii gentile con me, e non te ne pen tirai». Un atteggiamento del genere può allentare la tensione nel potenziale violen-

tatore, che talvolta s’illude di “dominare” già la vittima: e pertanto può favori-re (con un “effetto sorpresa”) l’efficacia della vostra reazione successiva.

Ci sono molti altri possibili diversivi psicologici. ad esempio potreste dire qualcosa del genere: «il sesso per me è sempre

stato un piacere: ma purtroppo devo avvertirti che sono sieropositiva. Hai con te un preservativo?».

la paura di un contagio potrebbe far desistere il violentatore dalle sue inten-zioni. la battuta sul preservativo, in particolare, testimonierà la vostra volontà di cercare delle soluzioni, e ciò renderà più credibile la vostra “storiella”.

Come alternativa alla “minaccia” della sieropositività, suggeriamo di ricor-rere a un ancora più esplicito “aids”, oppure a una malattia venerea. pos-sono essere efficaci anche riferimenti a una gravidanza o ai giorni del ciclo mestruale.

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CapiTolo 22

se la psicologia non dovesse funzionare, allora agite con “cat tiveria”. ri cor rete ai colpi più ef ficaci (compresi quelli “non ortodossi”), mirando agli obiettivi più vul-nerabili: oc chi, gola e genitali. se avete una buona dentatura, potreste simulare (co me extrema ratio) di gradire particolarmente un rapporto orale. la vo stra pri-ma mossa offensiva, in questo caso, sarà un morso molto, molto deciso!

Se subiamo un’aggressione men-tre siamo fermi in automobile, non dobbiamo allarmarci. possiamo ribaltare a nostro vantaggio la situazione apparentemente sfavo-revole.

È vero: noi siamo seduti, costretti in un abitacolo, mentre l’aggresso-re è più libero nei movimenti. Ma se riusciamo a tirarlo con forza verso di noi, lui sbatterà la testa sulla portiera dell’auto.

Una buona alternativa è quella di usare un’arma improvvisata. in que-sto caso, avremo sicuramente con noi le chiavi della macchina: cer-chiamo di colpire con la punta delle chiavi gli occhi dell’aggressore.

C a p it o l o 22 E se la psicologia

non funziona?

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la difesa personale

il titolo qui sopra è contraddittorio solo in apparenza. Vi spieghiamo perché. il primo principio del la di fesa personale è quello di evitare qualsiasi danno alla propria persona: “primo non prenderle”, in somma (cioè: prevenire). Tutta via, nelle situazioni in cui non è pos si bile evitare lo scontro fi sico, “pri mo non pren-derle” ri ma ne un prin cipio a stratto; nel l’adatta men to realistico alla si tua zione con creta, questo principio si trasforma, diventando: “pren derle il me no possibi-le”. l’imperativo categorico, in questi casi, è so prav vi vere. eb bene, le possibilità di so pravvivenza au mentano se aumenta la nostra ca pacità di re si stere ai colpi por-tati dal l’ag gres sore. pro vate a pensare ai gran di campioni del pugilato: la quasi totalità di questi campioni ha fondato le proprie vittorie an che sulla capacità di “incassare”. le “mascelle fragili”, per con verso, non hanno mai raggiunto grandi risultati. da ciò deriva che dobbiamo allenarci anche a subire i colpi. Col vostro partner, pertanto, cercate di abituarvi al contatto fi si co, sia pure senza esagera-re. prima, però, oc corre po tenziare le fasce muscolari che proteggono il vostro corpo. Va ribadito, a commento conclusivo di questa sequenza, che le tecniche di calcio al volto non si addicono ai principianti della difesa personale: è consigliabi-le, per i non esperti, ricorrere sempre a bersagli bassi, come le articolazioni del ginocchio o le caviglie, poiché sono più facili e più veloci da raggiungere e, nel con-tempo, riducono le possibilità di farsi afferrare la gamba dall’aggressore. rimane validissimo il principio generale: sfruttare il maggiore allungo degli arti inferiori.

il piano “b”

duE soLuzioni sono mEgLio di una!Tenere pronto un “piano B” potrebbe salvarvi la vita. Quando vi allenate con il partner, pertanto, preparate sempre almeno due risposte per ogni ti po logia di aggressione. fate in modo che la ri spo sta “B” coinvolga un arto diverso rispetto alla ri sposta “a”.

C a p it o l o 23 Primo: non prenderle.

Secondo: prenderle!

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CapiTolo 23

arrivEdErCi!nel salutarVi, amici lettori, formuliamo l’auspicio che non dobbiate mai aver bisogno di mettere in pratica quanto appreso da queste pagine. da parte nostra, abbiamo cercato di presentarVi un’opera il più possibile completa, per metterVi in grado di acquisire da soli, senza dover ricorrere ad ulteriori esperti, tutte le competenze necessarie alla difesa personale. adesso dipende da Voi. la volontà, l’applicazione, la costanza negli allenamenti Vi saranno indispensabili. Buon lavoro dunque. e arrivederci!

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l’autore, il maestro Giandomenico Bellettini, campione mondiale di kick boxing, nel 1977.

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Molte sono le ragioni che possono indurvi a prendere in mano questo libro, se non avete mai seguito dei corsi di arti marziali per imparare tecniche di difesa perso-nale, questo libro è essenziale per voi. Se invece avete frequentato palestre di arti marziali, questo libro amplia e completa le vostre conoscenze e le vostre tecniche.è, insomma, un compendio di tecniche di difesa personale condotto con un metodo sperimentato dal più grande maestro di arti marziali che abbiamo in Italia, l’unica cintura Nera 9° Dan di Kick Boxing del Mondo.

Giandomenico Bellettini è nato a ravenna il 21-03-53, il primo giorno di primavera, segno zodiacale “ariete”. lau-reato in Giurisprudenza con il massimo dei voti è iscritto nell’elenco speciale dei Giornalisti. direttore della rivista “living informa - Contact internazional - Beach Magazine”. sportivamente parlando proviene dal Karate / Kick Boxing, dove attualmente è il presidente della iaksa-italia, la fede-razione di kick boxing riconosciuta dalla iaksa internazionale (international amateur Kick Boxing sport association). È l’unica cintura nera 9° dan nel mondo, dopo Geert lemmens, peter land e Jeremy Yau (10° dan).

Ha scritto 15 libri, tra cui il “Karate del futuro” nel 1977 (il primo libro della storia sulla kick boxing) e il “Beach Tennis (il primo libro al mondo sul beach tennis).un autentico primatista. il primo e unico che ha portato il Karate Contact (semi, light e full contact) in italia nel 1975. la prima federazione in assoluto a fare il contatto pieno. il primo che ha portato Bill Wallace in europa ed in italia.Campione italiano di Kick Boxing dal 1975 al 1980. nel 1977 è stato Campione Mondiale di kick boxing. detiene, tutt’ora, due titoli Mondiali di smashing cars e tameshi wari (dimostrazioni di potenza). nella sua carriera agonistica vanta un record di 71 vittorie per K.o.attualmente si è specializzato in “diritto sportivo” ed è il procuratore dei più forti atleti di Kick Boxing. È responsabile legale della federazione Mondiale della iak-sa (international amateur Kick Boxing sport sssociation).

prezzo consigliato

E 30,00