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DOSSIER PEDAGOGICO

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DOSSIER PEDAGOGICO

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Questa pubblicazione è realizzata nell’ambito delle attività del Progetto “Io viaggio... equo e solidale”cofinanziato dal Ministero Affari Esteri, Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo

Redazione del Dossier Pedagogico a cura di: Valentina Zoi, Areta Sobieraj, Roberto Secci (Ucodep),Silvia Di Laurenzi, Tata Ricci, Paola Berbeglia (CIES), Anna Abbate (Fairtrade Transfair Italia)

Impaginazione e allestimento grafico: Fabbrigrafica - Roma

2006

Prefazione p. 5

UN PO’ DI TEORIA... 7

Equo..che? Una breve introduzione al tema 9

Perché educare al consumo critico? Una nota pedagogico-educativa 15

Animare… ma come? Una nota metodologica 19

Mappa Concettuale 26

LE PROPOSTE DIDATTICHE 29

Il commercio equo e solidale entra a scuola 30

Tra miti, marche e diritti dei minori 34

Cosa c’è nel mio frigo? 38

Un’impronta sostenibile 43

Scopriamo con l’aiuto di Alisham la Finanza Etica ed il Microcredito 50

Nord e Sud. Indebitarsi, perché? 56

Facciamo Impresa Sociale 63

IndiceIndice

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PrefazionePrefazione

Questo dossier vuole approfondire il tema del commercio equo e solidale ealcuni argomenti collegati; è rivolto soprattutto ad insegnanti ed educatoridella scuola primaria e secondaria di primo grado. Il Dossier è una della attività di un progetto di Educazione allo Sviluppo(EAS), finanziato dal Ministero degli Affari Esteri Italiano: “Io viaggio..equo e solidale” partito nel giugno 2006 e nasce dall'esperienza e dallacollaborazione di tre organizzazioni che si occupano, ognuno con le suespecifiche, anche di sensibilizzare la cittadinanza sui temi legati al commer-cio equo e solidale: CIES (Centro Educazione allo Sviluppo), UCODEP eFairtrade TransFair Italia

Il progetto ha lo scopo di informare l'opinione pubblica su questi argo-menti, in particolare il mondo della scuola sull'educazione al consumo, at-traverso attività di informazione, formazione e sensibilizzazione. Nello spe-cifico, prevede di rafforzare una rete di Centri Risorse specializzati sul te-ma del commercio equo e solidale che fungano da polo di divulgazione delpatrimonio documentario reperito e catalogato su tutto il territorio nazio-nale; formare a Roma, Arezzo e Padova 36 operatori del commercio equoe solidale che promuovano la conoscenza di questi argomenti sul territorio;realizzare la mostra “io viaggio equo…e solidale” nelle stesse città. La mostra interattiva “Io viaggio equo…e solidale” rappresenta lo stru-mento più visibile e immediato a cui tutte le altre attività di progetto si le-gano concettualmente. Essa presenta scenografie a grandezza naturale sirealizza in uno spazio di circa 400 metri quadrati. La mostra, rivolta autenti dai 6 ai 13 anni, consiste in un percorso didattico basato sul gioco diruolo che ripropone il viaggio del prodotto dal luogo di produzione finoalla tavola del consumatore (per approfondimenti (v. Allegato).

Il Dossier ha una duplice finalità: I. essere un supporto per gli insegnanti che dopo aver visitato la mostra,

intendono approfondire e affrontare i temi del commercio equo e soli-dale a scuola.

II. Fungere da strumento di sostegno per le attività educativo/didattichesul tema indipendentemente dall'aver sperimentato la mostra. Per ap-profondimenti ulteriori, gli insegnanti si possono avvalere di animato-ri/mediatori esperti delle ONG e associazioni del progetto.

Buona lettura!!

ALLEGATI 67

La mostra interattiva “Io viaggio... equo e solidale” 68

Chi siamo 70

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Un po’ di teoriaUn po’ di teoria

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Equo... che? Una breve introduzione al temaEquo... che? Una breve introduzione al tema

Il 20% della popolazione mondiale ha a disposizione l’86% delle risorsedel pianeta; il 20% più povero della popolazione ha a disposizione l’1%delle risorse del pianeta: da questa considerazione e da altre, negli anni ‘60alcuni movimenti, cattolici e non, iniziano a porsi degli interrogativi sul fu-turo del Pianeta dal punto di vista sociale, ambientale, commerciale, perpensare alla costruzione di un mondo migliore. Si inizia così a parlare dicommercio equo e solidale, sviluppo sostenibile, consumo critico, finanzaetica e lotta allo sfruttamento minorile: sono i temi di cui cercheremo di il-lustrare le principali caratteristiche e la storia.

Il Commercio Equo e Solidale (Comes) è una partnership commercialebasata sul dialogo, la trasparenza ed il rispetto che contribuisce a realizzareuno sviluppo sostenibile offrendo migliori condizioni di scambio ed assicu-rando i diritti dei produttori e dei lavoratori svantaggiati nel sud del mon-do. Il movimento che ne ha dato origine, mosso dallo slogan “Trade notaid”, evidenzia come il modello dell’assistenza, della beneficenza non rie-sce a cambiare i fattori della povertà.

Il commercio equo e solidale si fonda su alcuni principi: • PAGAMENTI EQUI: i produttori stabiliscono il prezzo secondo il co-

sto delle materie prime, del lavoro, del salario regolare e dignitoso diogni singolo lavoratore, più un margine da reinvestire nell’attività. Unprezzo trasparente, concordato, stabile nel tempo e fisso (nel circuitodelle botteghe).

• PREFINANZIAMENTO: al momento dell’ordine, fino al 50% del pa-gamento totale, per permettere gli investimenti.

• RELAZIONI DIRETTE E DURATURE: per evitare speculazioni e ga-rantire la programmazione.

• TUTELA DELLA PERSONA E PIENA DIGNITÀ DEL LAVORO:ambiente salubre, nessuna discriminazione e non ammissione del lavorominorile.

• SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE: coltivazioni biologiche, prodotti abasso impatto ambientale, materiali riciclabili, metodi naturali.

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certificazione - hanno dato vita a FLO (Fairtrade Labelling Organization),il coordinamento internazionale dei marchi di garanzia, proprietario deidiritti d’uso del marchio “Fairtrade” che ormai caratterizza il commercioequo a livello mondiale. FLO fissa i criteri che devono essere rispettati af-finché un prodotto possa recare il marchio Fairtrade. Tali criteri, elaboratisulla scorta di strumenti internazionali quali le Convenzionidell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, sono riassumibili nelle se-guenti definizioni:

• Produttore: si sceglie di collaborare con gruppi che hanno scarse o nes-suna possibilità di accesso al mercato tradizionale, assicurandosi che tut-ti i membri partecipino al processo decisionale sull’utilizzo dei beneficiderivanti dal prezzo pagato dal mercato equo. Le strutture dei produt-tori rientrano nella maggior parte dei casi in Consorzi o Associazioni.

• Lavoratori: i principi del commercio equo sono sviluppo, promozionedei diritti fondamentali, non discriminazione, non sfruttamento del la-voro minorile, condizioni di lavoro salubri, libertà di associazione e con-trattazione collettiva.

• Prezzo equo: è stabilito un prezzo minimo che copra non solo i costi diproduzione, ma assicuri un margine di investimento. Viene inoltre rico-nosciuta una quota di prezzo destinata ad investimenti sociali, ilFairtrade Premium. La decisione sull’utilizzo del Premium spetta all’as-semblea dei soci e dei produttori.

• Supporto finanziario: i produttori hanno diritto a richiedere prefinanzia-menti e garanzie creditizie al compratore, fino al 60% del valore delcontratto. Questo per evitare che si inneschi la spirale del credito usu-raio e per garantire capitale di lavoro ai produttori.

• Relazioni durevoli: impegnano a stabilire relazioni commerciali stabili ea programmare gli acquisti nel lungo periodo, in modo che i produttoripossano pianificare con maggiore certezza il loro futuro. La durata diquesti accordi comprende almeno due raccolti e viene definita tra grup-po produttore e licenziatario.

IL CONSUMO CRITICO

Tra le funzioni economiche che l’uomo svolge, quella che sembra giocareun ruolo determinante per il sistema, è il consumo. Ogni giorno il cittadi-no è investito da una valanga di messaggi pubblicitari che lodano le novitàofferte dall’industria, che stuzzicano voglie e appetiti, che presentano unmodello da seguire in una corsa senza fine. I risultati sono altrettanto noti:il nostro consumo è ormai al livello dello spreco. Tra gli scopi del Comes viè quello di portare i consumatori a riflettere sul potere che possono eserci-tare quando vanno a fare la spesa. Il consumo critico è un atteggiamentoquotidiano che consiste nella scelta meticolosa di tutto ciò che compriamo,

• TRASPARENZA: su tutte le operazioni commerciali, scheda di traccia-bilità dei prodotti.

I principali soggetti del Comes sono i produttori, i trader (esportatori e im-portatori), i distributori ed i certificatori. I produttori sono rappresentatida piccole organizzazioni che s’impegnano a garantire il rispetto dei requi-siti riguardanti le condizioni di lavoro degli associati o dipendenti.Secondo i più recenti dati disponibili sull’Europa, riferiti in larga misuraagli anni 2004 e 2005, il commercio equo ha raggiunto dimensioni ragguar-devoli e ha mostrato una dinamica di assoluto interesse. Innanzitutto, dalpunto di vista della distribuzione, i prodotti equosolidali sono ormai di-sponibili ai consumatori in una vasta rete di punti vendita; si tratta di circa79.000 strutture, con una nettissima prevalenza della grande distribuzioneorganizzata (57.000), seguita dai normali esercizi commerciali (19.000) edinfine dalle botteghe del mondo (2.854). I punti vendita in cui sono dispo-nibili prodotti del Comes sono aumentati di circa il 24% rispetto al 1997.Attraverso questa amplissima rete distribuitiva il fatturato all’internodell’UE ha raggiunto nel 2004 i 635 milioni di euro. Le organizzazioni dicommercio equo e solidale s’impegnano a condividere ed attuare - nel pro-prio statuto o nella mission, nel materiale informativo e nelle azioni - la de-finizione e gli obiettivi del commercio equo e solidale. In particolare s’im-pegnano a garantire condizioni di lavoro che rispettino i diritti dei lavora-tori sanciti dalle convenzioni OIL (Organizzazione Internazionale delLavoro); a non ricorrere al lavoro infantile e a non sfruttare il lavoro mino-rile, agendo nel rispetto della Convenzione Internazionale sui dirittidell’Infanzia; a pagare un prezzo equo che garantisca a tutte le organizza-zioni coinvolte nella catena di commercializzazione un giusto guadagno (ilprezzo equo per il produttore è il prezzo concordato con il produttorestesso sulla base del costo delle materie prime, del costo del lavoro locale,della retribuzione dignitosa e regolare per ogni singolo produttore); a ga-rantire ai lavoratori una giusta retribuzione per il lavoro svolto assicurandopari opportunità lavorative e salariali senza distinzioni di sesso, età, condi-zione sociale, religione, convinzioni politiche, rispettare l’ambiente e pro-muovere uno sviluppo sostenibile in tutte le fasi di produzione e commer-cializzazione, privilegiando e promovendo produzioni biologiche, l’uso dimateriali riciclabili e processi produttivi e distributivi a basso impatto am-bientale.Tutti i principi su cui si fonda il Comes si possono trovare in forma inte-grale nella “Carta dei Criteri” presente nel sito dell’Agices che è l’assem-blea generale italiana del Comes (www.agices.it).Sin dalla seconda metà degli anni ottanta, infatti, sono nati e si sono svilup-pati alcuni marchi (come ad esempio Max Havelaar e TransFair), creatidalle diverse organizzazioni nazionali di commercio equo, per inserire iprodotti nei canali distributivi tradizionali garantendone la provenienza ele condizioni sociali di acquisto. Nel 1997 queste organizzazioni nazionali -riconosciuta l’esigenza di un unico marchio e di una adeguata struttura di

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La domanda di acqua è triplicata dal 1950 e si prevede che raddoppi entroil 2050. Gli investimenti internazionali sorpassano i 130 miliardi di dollari(dati UNP) ma con risultati non adeguati alle crescenti richieste.Un miliardo di persone nel mondo non ha acqua potabile e altri 2 miliardinon hanno un rifornimento adeguato. Queste sono localizzate soprattuttonei paesi del Sud del Mondo. Si diffondono le malattie causate da una cat-tiva qualità delle risorse idriche, che ogni giorno causano, la morte di 6000bambini. Sono colpiti particolarmente i poveri che non hanno i mezzi ne-cessari per accedere all’acqua potabile. Oltre al problema acqua, quando siparla di Sviluppo Sostenibile si pensa a tutte le risorse e le condizioni am-bientali del pianeta.

LO SFRUTTAMENTO DEL LAVORO MINORILE

Anche l’accesso all’istruzione presenta profonde disparità: rispetto alla po-polazione mondiale con più di 15 anni gli analfabeti rappresentano il 20%,ma il 98% vive nei paesi in via di sviluppo.La mancanza di scolarizzazione è strettamente legata allo sfruttamento dellavoro minorile. Secondo i dati dell’OIL sono più di 250 milioni in tutto ilmondo i bambini con meno di 14 anni che lavorano. I paesi coinvolti sono quelli poveri dominati da governi repressivi ed auto-ritari: Indonesia, Pakistan, Malesia, Brasile, Repubblica Dominicana. Le cause sono:

• Povertà in generale;• Disoccupazione o malattia (HIV/AIDS o invalidità da lavoro) degli

adulti della famiglia;• Vita media molto bassa;• Mancanza di misure di protezione sociale (scuola e sanità gratuite);• Ingiustizie sociali, speculazione sul lavoro infantile;• Iniqua distribuzione della ricchezza nel Paese;• Meccanismi internazionali.

Chi contribuisce a creare le condizioni per il lavoro minorile? Innanzitutto i Paesi che non investono nella spesa sociale, che in cambio diprestiti dalla Banca Mondiale accettano leggi che impongono condizioni dilavoro molto dure, senza controlli e garanzie, con salari bassissimi.Dagli anni ‘60 in poi i Paesi in via di sviluppo hanno finanziato la propriaindustrializzazione ricorrendo al prestito estero; dal 1979 l’Asia orientale el’area del Pacifico; l’America latina e Carabi, il Nord Africa, il MedioOriente e l’Africa subsahariana sono stati duramente colpiti dall’aumentodei tassi di interesse mondiali: per ripagare il debito devono produrre edesportare molto, tagliando sulla spesa pubblica (istruzione e sanità per pri-me).

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non solo in base alla qualità e al prezzo, ma anche in base alla loro storia ealle scelte delle imprese produttrici. Per questo, prima di comprare qualsiasi prodotto è indispensabile cono-scere anche il comportamento generale delle imprese produttrici e, di con-seguenza, porsi alcune domande rispetto ai singoli prodotti. Se si tratta diprodotti provenienti dal Sud del mondo è d’obbligo chiedersi: in qualicondizioni di lavoro sono stati ottenuti? Che prezzo è stato pagato ai pic-coli contadini/artigiani? I guadagni che procurano hanno spinto i latifondisti ad arraffare nuoveterre lasciando sul lastrico dei contadini? A volte il singolo prodotto puòrisultare perfetto da tutti i punti di vista, ma che dire se è stato fabbricatoda una multinazionale che possiede tante altre attività inquinanti, cheesporta rifiuti pericolosi nel Sud del Mondo, che nell’Europa dell’Estsfrutta i lavoratori, che è compromessa col militare? Consumando in maniera critica è come se andassimo a votare ogni voltache facciamo la spesa. Votiamo sul comportamento delle imprese, pre-miando quelle che si comportano bene e punendo le altre. Alla lunga leimprese capiscono quali sono i comportamenti graditi ai consumatori e visi adeguano instaurando fra loro una nuova forma di concorrenza, non piùbasata sulle caratteristiche estetiche ed economiche dei prodotti, ma sullescelte sociali ed ambientali.

LO SVILUPPO SOSTENIBILE

Rispetto all’ambiente, negli anni ‘70 si cominciavano a percepire gli incon-venienti che l’umanità avrebbe dovuto affrontare nel caso di una crescitaaffidata alle sole regole di mercato, e quindi basata sul profitto. Nel giro dialcuni anni le preoccupazioni in merito alla salvaguardia del patrimonionaturale si sono rapidamente trasformate in una riflessione più globale sul-le condizioni che lo sviluppo economico deve rispettare perché le genera-zioni future non si ritrovino penalizzate dalle scelte fatte. Tale riflessione poggia sul concetto di sviluppo sostenibile, illustrato dallaCommissione Bruntland (1987): “Per sviluppo sostenibile s’intende unosviluppo in grado di soddisfare i bisogni della generazione attuale senzacompromettere la capacità di quelle future di soddisfare i propri”.Prendere parte a un processo di sviluppo sostenibile significa operare scel-te che tengano conto di tre dimensioni: economica, sociale e ambientale. I risultati finora ottenuti nel quadro dei vari accordi internazionali sonoscarsi e deludenti rispetto agli obiettivi. Il degrado ambientale si mantienea livelli preoccupanti. Un esempio: 1 miliardo e 400 milioni di persone delpianeta su 5 miliardi e 800 milioni di abitanti non hanno accesso all’acquapotabile. Il grande rischio è che nell’anno 2020, quando la popolazionemondiale sarà di circa 8 miliardi di esseri umani, il numero delle personesenza accesso all’acqua potabile aumenti a più di 3 miliardi.

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Anche le imprese contribuiscono però a creare le condizioni per il lavorominorile, facendo di tutto per risparmiare sui costi di produzione ed ap-profittano della situazione già critica del paese.

MICROCREDITO E FINANZA ETICA

Da queste problematiche e non solo nasce l’idea del microcredito e dellafinanza etica. La finanza etica ritiene che il credito, in tutte le sue forme,sia un diritto umano. Finanzia quindi attività di promozione umana, socia-le e ambientale, valutando i progetti con il duplice criterio della vitalitàeconomica e dell’utilità sociale. È regolata dalla trasparenza, che è necessa-ria sia per quanto riguarda i finanziatori che per i beneficiati. Le bancheche si ispirano alla finanza etica sono aperte alla partecipazione dei soci edei risparmiatori nei momenti in cui vengono prese decisioni importanti.Il microcredito è uno strumento di sviluppo economico, che permette allepersone in situazione di povertà ed emarginazione di aver accesso a servizifinanziari. Nei Paesi in via di sviluppo, milioni di famiglie vivono con il reddito delleloro piccole attività economiche rurali ed urbane, nell’ambito di quella cheè stata definita economia informale. La difficoltà di accedere al prestitobancario, a causa dell’inadeguatezza o assenza di garanzie reali e delle di-mensioni delle microattività, ritenute troppo ridotte dalle banche tradizio-nali, non consente alle microimprese di svilupparsi o di liberarsi dai fortivincoli dell’usura. I programmi di microcredito propongono alternative soluzioni per questemicroattività economiche (agricolture, allevamento, produzione e commer-cio/servizi), pianificando l’erogazione di piccoli prestiti a microimprendi-tori o gruppi di questi che hanno forte necessità di risorse finanziarie, peravviare o sviluppare progetti di auto-impiego. L’incremento di reddito chene deriva porta a migliorare le condizioni di vita dei loro nuclei familiari,determinando contemporaneamente un impatto significativo a livello co-munitario. La metodologia del microcredito rivoluziona il modo di pensare l’aiuto al-lo sviluppo nei programmi di cooperazione internazionale. Si tratta infattidi uno strumento che stimola l’attività produttiva e la dignità delle personea cui viene data una possibilità di crescita che non viene regalata, ma “pre-stata”. Lo sviluppo economico viene sostenuto in questo caso attraverso laresponsabilizzazione dei microimprenditori, come protagonisti e fautoridella propria crescita.

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Perché educare al consumocritico? Una nota pedagogico-educativa

Perché educare al consumocritico? Una nota pedagogico-educativa

I grandi scenari di cambiamento che caratterizzano la globalizzazione lan-ciano nuove e continue sfide rispetto alle quali i sistemi educativi sono im-pegnati a individuare possibili risposte. Abbiamo tutti ben presente come il fenomeno della globalizzazione coin-volga le società dei paesi industrializzati e, limitandoci alla sfera economi-ca, abbia su di esse vari effetti: aumenta la interdipendenza tra zone geo-graficamente lontane del mondo, aumenta la concorrenza, accelera i pro-cessi di concentrazione industriale. Questi fenomeni avvengono in un contesto di progressiva liberalizzazionee privatizzazione che sta mettendo in crisi i tradizionali sistemi di regola-zione giuridica delle relazioni economiche, e che rischia di produrre unpauroso vuoto di responsabilità riguardo le conseguenze ambientali e so-ciali delle scelte economiche.Una delle risposte che sono state indicate, e anche in parte messe in atto,per contrastare i complessi fenomeni sopraindicati risiede nella capacitàdei cittadini-consumatori di autotutelarsi e di condizionare con le propriescelte di consumo il comportamento delle imprese. Questa funzione deiconsumatori nella realtà si può sviluppare solo se il cittadino è adeguata-mente informato e formato.Questa sommaria analisi fornisce un nuovo e aggiornato buon motivo affin-ché a scuola ci si preoccupi della "educazione al consumo". Motivo che siaggiunge a quelli già usati nei tre decenni precedenti per giustificare le atti-vità d’educazione al consumo che sono state realizzate in passato per inse-gnare ai giovani a prendere le distanze dalla cultura consumistica e a pro-teggersi dalla presenza invasiva e manipolatoria della pubblicità.Ricordare queste precedenti esperienze è importante perché i loro successie fallimenti hanno generato, in chi ha cercato di imparare da essi, la consa-pevolezza che un approccio puramente informativo, teso a far conoscere airagazzi il mondo del consumo (prodotti, strategie pubblicitarie, conse-guenze sull’ambiente, ecc.) è del tutto insufficiente per incidere sui com-portamenti reali. Infatti le scelte di consumo sono solo in parte determina-te dal possedere o meno quelle informazioni. Un ruolo altrettanto importante è giocato dalle relazioni che gli oggetti, e ilmondo di significati immaginari che socialmente viene costruito intorno ad

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finitiva consumando in maniera responsabile è come se andassimo a votareogni volta che facciamo la spesa."1

Il consumo responsabile promuove, inoltre, azioni concrete e semplici dicittadinanza attiva come per esempio il partecipare a campagne di pressio-ne e boicottaggio, il far parte di un GAS (gruppo di acquisto solidale),adottare comportamenti di risparmio delle risorse naturali (come l’acqua,l’energia elettrica..), acquistare prodotti del commercio equo e solidale ecosì via.

PAROLE CHIAVE

Ecco alcune parole chiave che riteniamo essere utili punti di riferimentoper l’attività di educazione al consumo:

• InterdipendenzaMeno ambiguo del concetto di globalizzazione, ci richiama all’impor-tanza dei rapporti che esistono tra le società, nelle tre diverse dimensio-ni: cultura, economia, politica. Essere consapevoli della natura relazio-nale delle nostre collettività organizzate, conoscere anche alcune sue vi-cende storiche, che ci riportano ad epoche lontane, è un importante an-tidoto contro la chiusura nei particolarismi, con il loro carico destabiliz-zante. Certo dobbiamo avere anche presente che c’è bisogno di riequili-brare la relazione tra locale e globale, valorizzando il livello locale comecondizione necessaria di un’evoluzione sociale compatibile con la soste-nibilità ambientale, la democrazia, l’autonomia culturale, la sicurezzaeconomica.

• EquitàLa disuguaglianza, quando supera certi limiti, diventa intollerabile, per-ché poche cose sono evidenti come l’ingiustizia di un assetto economicoe sociale che nega a chi lavora i mezzi per vivere dignitosamente, mentrealtri vivono nello spreco e nell’opulenza. È un buon punto di partenzaper riflettere su cosa significhi progresso, civiltà, e su quali valori ritenia-mo importanti.

• ResponsabilitàSiamo esseri sociali: non possiamo pensare noi stessi, come individui, aldi fuori delle relazioni che ci hanno fatto diventare quello che siamo.Individuo e società sono due polarità non separabili, unite insieme dalladomanda che fonda la politica: "come possiamo promuovere il Bene co-mune?". Ridurre il consumo a un atto individuale, che risponderebbesolo una logica privata, è frutto di una concezione fuorviata, che va con-trasta per riscoprire il bisogno umano di appartenere ad una comunitàtenuta insieme da obblighi di solidarietà reciproca.

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essi, hanno con l’identità di ciascuno. Noi siamo anche quello che consu-miamo nel senso che le cose che possediamo e usiamo sono parte integran-te di quello che comunichiamo agli altri di noi stessi (immagine pubblica),condizionano il nostro modo di passare il tempo nella nostra casa (spazioprivato), rispecchiano la nostra gerarchia dei bisogni e dei valori. Un modello educativo efficace dovrebbe allora trovare un equilibrio eun’integrazione tra due finalità:

• esplorare il mondo dei consumi come oggetto esterno di studio, ricer-cando e acquisendo informazioni intorno ai suoi vari aspetti;

• far emergere le implicazioni psicologiche, morali, esistenziali, dei consu-mi assumendo il punto di vista del soggetto, e favorire così la rielabora-zione dei significati simbolici e delle risonanze emotive che il consumoporta con sé.

Alla fine si tratta di rinforzare la capacità di scegliere in modo autonomofacendo dialogare, in modo consapevole, il mondo degli oggetti e dei lorosignificati, con il proprio progetto esistenziale ("chi penso di essere? chivoglio diventare?").Parlando di giovani, la questione che a questo riguardo emerge dalle ricor-renti analisi sociologiche sulle nuove generazioni, è però la debolezza, oaddirittura l’assenza, di un’identità capace di immaginare qualcosa di di-verso dal presente e dal quotidiano, dimensioni occupate in modo semprepiù invasivo dall’offerta di merci e di prodotti dell’industria culturale.L’educazione al consumo non può quindi dare per scontata l’esistenza diuno spazio interiore di soggettività capace di ospitare una riflessione suiconsumi e i loro significati sufficientemente libera da condizionamenti.Deve contribuire a crearlo lei stessa, cammin facendo.Così definito, il compito dell’educazione al consumo finisce con il sovrap-porsi con uno dei compiti fondamentali dell’educazione senza aggettivi:aiutare il giovane a diventare autonomo.Educare ad un consumo critico e responsabile significa, pertanto, promuo-vere un atteggiamento permanente che si attua ogni volta che facciamo de-gli acquisti e che "consiste nella scelta dei prodotti non solo in base alprezzo e alla qualità, ma anche in base alla storia dei prodotti stessi e alcomportamento delle imprese che ce li offrono. Il consumo responsabile punta a far cambiare le imprese attraverso le lorostesse regole economiche fondate sul gioco della domanda e dell’offerta.Infatti scegliendo cosa comprare e cosa scartare, non solo segnaliamo alleimprese i comportamenti che approviamo e quelli che condanniamo, masosteniamo le forme produttive corrette mentre ostacoliamo le altre. In de-

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1 Centro Nuovo Modello di Sviluppo, Guida al consumo critico, Emi, Bologna, 1996, pag.19, (conadattamenti).

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Questo capitolo vuole focalizzare le principali caratteristiche degli stru-menti metodologici utilizzati nell’elaborazione dei percorsi didattici e dellamostra interattiva Io viaggio equo e solidale. Un paragrafo è specificata-mente dedicato al Gioco di Ruolo, in quanto tecnica di animazione a carat-tere interattivo sulla base della quale è stata ideata e realizzata la mostra(per una descrizione della mostra si veda scheda sintetica allegata).L’approccio metodologico proposto scaturisce dalle esperienze di lavoroche CIES, FairTrade Transfair Italia e Ucodep realizzano ormai da anni nele con il mondo della scuola: interventi di animazione e educazione in scuo-le di diverso ordine e grado, corsi di formazione e aggiornamento per inse-gnanti, iniziative di informazione e sensibilizzazione a carattere interattivo.

I percorsi didattici proposti prendono il via dai contenuti programmatici edagli orientamenti didattico-pedagogici previsti per la scuola primaria e se-condaria di primo grado. Possono, pertanto, far parte integrante della pro-grammazione scolastica, sfruttando ogni occasione possibile per sviluppar-si secondo un approccio multi-disciplinare e per stimolare il confronto conla realtà ed il territorio prossimi agli studenti. I programmi delle singole discipline offrono, infatti, spunti e numerosiagganci concreti per percorsi didattici sui temi del Commercio Equo edell’educazione al consumo. Nell’ambito dell’educazione storica, civica egeografica, per esempio, molti sono i contenuti programmatici ai qualipossono fare riferimento i percorsi educativi di approfondimento deglisquilibri Nord / Sud. Funzione peculiare dell’educazione alla cittadinanza,infatti, è quella di far maturare il senso etico come fondamento dei rappor-ti tra cittadini, guidando l’alunno a realizzare comportamenti civilmente esocialmente responsabili; un senso etico che oggi è necessario estendere inun contesto non solo nazionale ma più ampio, invitando a riflettere sulcontributo che ciascuno deve portare alla risoluzione dei problemi dell’uo-mo e dei rapporti tra popoli diversi, attraverso una partecipazione diretta.Così come l’insegnamento della storia che è finalizzato - tra l’altro - all’in-terpretazione del presente e quello della geografia che è volto a far cono-scere la dinamica uomo-ambiente, richiamando l’attenzione sui mondi so-cio-economici diversi e sulla solidarietà mondiale.

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• SobrietàCrisi ecologica e squilibri Nord-Sud sono due aspetti della moderna ri-chiesta di ridurre i nostri sprechi, se non anche il nostro livello di consu-mi materiali. Ma la via maestra per la sobrietà è la ricerca di una saggez-za, di una misura, di un’arte del vivere che prima di tutto significa capa-cità di fare scelte consapevoli e libere, e quindi di sottrarsi all’ubriacatu-ra delle promesse che vengono dal "paradiso delle merci".

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Animare... ma come?Una nota metodologicaAnimare... ma come?Una nota metodologica

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proposti prevedono l’utilizzo di tecniche di animazione a carattere interat-tivo, quali Brainstorming, tela del ragno, metaplan.

IL BRAINSTORMING

Il Brainstorming è una tecnica realizzabile in gruppi, grandi o piccoli, chestimola nei ragazzi la capacità di concentrarsi e contribuisce al libero flussodelle idee. Diventa un agile strumento per sollecitare la discussione e scal-dare l’ambiente; inoltre, agendo a livello di pre-conoscenze e di socializza-zione, crea un’atmosfera ottimale per l’apprendimento e la sperimentazio-ne. Come evidenzia la traduzione italiana del termine inglese,Brainstorming significa usare il cervello (brain) per prendere d’assalto(storm) un problema. L’insegnante può iniziare ponendo una domanda oun problema, o introducendo un argomento. Su di esso gli studenti espri-mono opinioni o risposte possibili e propongono termini, metodi, alterna-tive e idee rilevanti. Le collaborazioni vengono accettate senza criticismo ogiudizi immediati. All’inizio, alcuni studenti possono essere riluttanti aparlare in un gruppo, ma il brainstorming è una attività collettiva aperta,che stimola anche il ragazzo più timido a partecipare. Esprimendo le loroidee e ascoltando quello che gli altri dicono, gli studenti affinano la loroprecedente conoscenza o comprensione, acquisendo le nuove informazionie incrementando il loro livello di consapevolezza. Gli insegnanti dovrebbe-ro stimolare l’ascolto attivo durante queste sessioni. Gli studenti dovrebbe-ro essere stimolati ad ascoltare attentamente e cortesemente i contributidei loro compagni.La tela del ragno è un tipo particolare di Brainstorming. La peculiarità diquesta tecnica è quella di stabilire un rapporto di tipo esclusivamente cau-sale fra il concetto da cui parte il Brainstorming e gli interventi dei parteci-panti.

IL METAPLAN

Il Metaplan è una tecnica interattiva di discussione visualizzata: tutte leinformazioni e i contributi dei partecipanti sono scritti in grandi lettere,simboli grafici o rappresentazioni pittoriche facilmente leggibili da tutti.Ciascuno può scrivere quel che ha da dire su schede che vengono poi at-taccate a grandi tabelloni. I tabelloni sono lo strumento visivo per il rag-gruppamento graduale dei contributi e costituiscono la testimonianza delleidee del gruppo. La visualizzazione riduce il rischio di “girare attorno”, èimprobabile che venga ripetuto quello che è già stato messo per iscritto.Inoltre, la visualizzazione aiuta ad immagazzinare idee, liberando i membridel gruppo dall’inutile sforzo di ricordare, e facilita il chiarimento di pro-

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Attraverso il tema del Commercio Equo e Solidale la scuola può quindi in-tegrare ed ampliare i tradizionali contenuti dei programmi curricolari isti-tuzionali e assumere un ruolo formativo rilevante entrando in una sfera -quella dei consumi - tradizionalmente considerata privata e familiare, fa-vorendo la comprensione critica di messaggi, la riflessione e la costruzioneattiva di attitudini responsabili.

Le metodologie operative dei percorsi didattici proposti si contraddistin-guono per una forte attenzione al coinvolgimento e alla partecipazione at-tiva dei ragazzi/e attraverso l’utilizzo di lavori di gruppo e tecniche di ani-mazione a carattere interattivo.L’obiettivo di queste metodologie è contribuire a stimolare nelle ragazze enei ragazzi atteggiamenti e comportamenti di cittadinanza attiva creandoconsapevolezza e proponendo nuovi atteggiamenti e nuovi comportamentisia attraverso lo studio di tematiche specifiche sia e, soprattutto, sollecitan-doli ad impegnarsi in prima persona nell’analisi e nella\e possibile\i risolu-zione\i dei problemi affrontati. Chi si assume il ruolo di docente-animato-re dovrebbe abbandonare la pretesa di consegnare un sapere pietrificato indati, notizie e concetti, per offrire invece alle ragazze e ai ragazzi l’opportu-nità di entrare direttamente in contatto con la complessità della realtà cir-costante, partendo dalla messa in discussione delle loro conoscenze, e arri-vando a responsabilizzarli verso la ricerca di nuovi significati. Per tale ra-gione, è opportuno che l’aula si trasformi in un laboratorio di esperienzadove gli studenti, attraverso l’animazione, il gioco e la discussione, possanoricercare nuovi modi di interpretare le problematiche proposte e diventareloro stessi gli autori della propria conoscenza.

L’inserimento di tecniche animate e interattive, quindi, oltre a vivacizzaregli incontri rendendoli meno noiosi, creano un contesto attraverso il qualei ragazzi possono porsi interrogativi, esplorare, raccordare esperienze, opi-nioni personali e di gruppo per poi riempire di un nuovo significato la pro-pria esperienza. L’aula diventa così un vero laboratorio in cui le classi pos-sono sperimentare strategie d’azione e di analisi e mettere in campo le pro-prie competenze sociali; la cooperazione e il lavoro di gruppo promuovonogià in sé l’apprendimento di atteggiamenti solidali. È attraverso il confron-to e la negoziazione delle proprie idee, delle proprie emozioni, delle pro-prie esperienze personali, che si arriva a ridefinire in modo condiviso unsapere e a interiorizzare strutture e significati.Il ruolo degli educatori è quello di chi sa porre attenzione alle modalità re-lazionali di ragazze e ragazzi per sollecitare e per incoraggiare atteggiamen-ti di ascolto e di comunicazione dialogica. L’educatore deve riuscire a rego-lare momenti di “astinenza”, ovvero mettersi da parte per far lavorare i ra-gazzi, e di partecipazione favorendo e stimolando gli apprendimenti pertutelare le discussioni e orientarle alla costruzione dialogica dei significati.

Per la traduzione concreta dei concetti sopra esposti, i percorsi didattici

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no gli strumenti per ridimensionare l’etnocentrismo, consentono di viverein prima persona l’esperienza del “decentramento-spaesamento” che sca-turisce dal percepire come relativo ciò che si era abituati a considerare co-me assoluto, o nel percepire come culturale ciò che si era abituati a consi-derare naturale. Giocare, inoltre, è uno dei sistemi più efficaci per lavorareal riconoscimento e alla denuncia degli stereotipi e dei pregiudizi, spessoassai difficili da rimuovere a “colpi” di informazioni e di conoscenze.Se non si vuole ridurre l’impiego del gioco nelle classi a puro momento ri-creativo tra un tempo di studio e l’altro, altrettanto importante è il mo-mento del “dopo gioco”. La valutazione delle attività svolte in classe deveessere parte integrante del percorso educativo compiuto con gli studenti.Valutare insieme un’attività, una lezione o un ciclo di lezioni, consente aglistudenti che ne sono stati protagonisti di “appropriarsene” fino in fondo,analizzando “a freddo” le attività svolte, in modo da comprenderne mecca-nismi di funzionamento e finalità. Come suggerisce il “padre” dell’attivi-smo pedagogico, John Dewey, ciò che rende educativa una esperienza è lapossibilità per il bambino (per il soggetto) di ritornarci creativamente so-pra, in un lavoro di integrazione e di trasformazione che fa di quella stessaesperienza il terreno fertile per una scoperta conoscitiva ulteriore.L’educazione come il gioco favorisce un processo in cui ogni soggetto riela-bora affettivamente e cognitivamente le esperienze concrete per trasfor-marle in conoscenze. Sarà compito dell’insegnante impostare e “facilitare” le attività di valuta-zione che potranno essere compiute con l’aiuto di questionari, test scritti oancora con giochi ed esercizi interattivi. La valutazione dei percorsi educa-tivi può essere compiuta a distanza di tempo oppure durante la lezioneconclusiva. Ulteriore elemento in comune fra i percorsi didattici proposti è la fase del-l’operatività, ovvero il coinvolgimento attivo e critico degli studenti nellaprogettazione e nella messa a punto di “prodotti”. Questi ultimi sono il ri-sultato concreto di itinerari formativi che coniugano attività intellettualeed attività manuale, mettendo insieme diversi saperi. Nello svolgimento deipercorsi didattici, infatti, non si punta più solo a perfezionare il piano delleconoscenze, ma si presta maggiore attenzione anche allo sviluppo delleabilità pratiche e si cominciano a prendere in considerazione le competen-ze socio-affettive.Ricerche storico-geografiche, letture commentate, lavori in piccoli gruppi,indagini sul territorio ed interviste possono produrre una grande varietà diprodotti: cartine ragionate, grafici comparativi o tabelle riassuntive, rap-presentazioni teatrali o messaggi pubblicitari, brainstorming o giochi diruolo, fumetti o cartelloni di sintesi, un calendario annuale in cui ogni me-se è dedicato ad un prodotto equo, carte d’identità dei prodotti e così via.Contenuti ed attività sono suggeriti pensando a capacità generali da acqui-sire o potenziare, d’accordo con l’età dei ragazzi ed il livello della classe.Alcuni dei percorsi che proponiamo prevedono esperienze realizzate fuoridalla scuola. Botteghe del Mondo, supermercati, centri di documentazione

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blemi, contribuendo alla mutua comprensione e all’interazione tra i mem-bri del gruppo. Il metodo Metaplan permette di far agire un gruppo, anche numeroso, in-torno a temi, problemi o frasi stimolo predefinite. Viene applicato quandoè necessario sviluppare idee creative e ricercare soluzioni pragmatiche aproblemi esistenti in modo da raggiungere un intesa comune in tempo li-mitato e mettere in atto congiuntamente ed efficacemente i suggerimentiemersi.

I GIOCHI INTERATTIVI

I giochi interattivi sono strumenti didattici ottimi per mantenere alto l’inte-resse degli alunni e tradurre in esperienza concreta concetti astratti. Oltread essere pragmatico, questo approccio offre un contesto ludico e rassicu-rante che incoraggia i ragazzi ad esprimersi e ad esporsi apertamente senzatemere di essere valutati, dato che non verranno giudicati i loro sbagli eche alla fine non ci saranno né vinti né vincitori. Si possono utilizzare varietecniche di gioco a seconda dell’obiettivo che si vuole raggiungere.

Il Gioco di ruolo (Role-playing), ad esempio, è utile per valorizzare una ri-flessione attenta sia agli aspetti relazionali sia a quelli emotivi, e per stimo-lare processi di decentramento. L’elemento che caratterizza il Role-playingè l’interazione verbale e comportamentale tra due o più ruoli drammatizza-ti. Mettendo in scena una problematica, una situazione, e interpretando al-cuni ruoli peculiari, i partecipanti hanno modo di vivere ed esprimereemozioni e riflessioni che si generano dall’immedesimazione (per una piùdettagliata descrizione del gioco di ruolo si veda di seguito).

La Simulazione giocata ha lo scopo, invece, di far vivere in gruppo un’e-sperienza che rappresenta un modello di realtà, con compiti definiti e di-stribuiti, per scoprirne le dinamiche e i processi al fine di comprenderne lacomplessità. Infine, se la finalità dell’attività è analizzare in gruppo i processi decisionalie le capacità di raggiungere un obiettivo preciso si può ideare un ProblemSolving le cui caratteristiche sono quelle di dare ai destinatari il compito ditrovare una soluzione praticabile ad un problema definito.Tutti questi metodi pedagogici attivi sono simili nelle modalità di prepara-zione e di conduzione. Per tale ragione, spesso vengono trattati insieme eclassificati con un’unica etichetta: Giochi di Ruolo oppure Simulate.Le tecniche e i giochi interattivi sono anche utilissimi per favorire un ap-proccio interculturale: nel promuovere l’interazione con persone e conte-nuti “altri”, nell’introdurre empatia nei confronti della diversità, nel sugge-rire linguaggi che ci aiutino a riconoscere come parziali e relativi i nostrilinguaggi e percorsi abituali. I giochi e le tecniche interattive, infatti, offro-

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il dibattito emergono le conoscenze sul tema (disciplinari e multidiscipli-nari), e si manifestano delle abilità cognitive e relazionali (nella ricerca didocumentazione, nell’efficacia argomentativi, nell’elaborazione di una stra-tegia di gruppo). Sulla base degli elementi portati dai gruppi a sostegnodelle rispettive posizioni, i decisori scelgono una delle alternative proposte,decretando al termine del dibattito la vittoria dell’uno o dell’altro gruppo. Il gioco di ruolo si svolge e si conclude ogni volta in modo diverso, a se-conda delle abilità di drammatizzazione, della creatività e competenza ma-nifestate dai personaggi, del livello di documentazione, delle strategie mes-se in atto all’interno dei gruppi, ecc. Non si può chiudere una sessione di role play senza che vi siano echi ecommenti da parte del gruppo. Dopo la conclusione del gioco i parteci-panti sono invitati a riflettere insieme sul gioco (utilità, valore didattico,potenzialità educative), sulle tematiche affrontate (analisi della documenta-zione, livelli di controversia, relazione tra fatti e valori), sul coinvolgimentopersonale (sensazioni provate, capacità di ‘entrare’ nel ruolo, di porsi in re-lazione con gli altri ecc.). L’obiettivo è riprendere e analizzare (registrare einterpretare) ciò che nel gioco è stato saliente. A questo livello il formatoresi occupa soprattutto di indurre, favorire e far nascere nel gruppo di lavoroquelle condizioni di clima relazionale atte a consentire una certa libertàespressiva.Il gioco di ruolo può essere utilizzato come metodo pedagogico.Lavorando con questa metodologia abbiamo potuto verificare che i gioca-tori gradualmente sono portati a esercitarsi in una serie di abilità, e ad ac-quisire nuove competenze: imparano a cercare e selezionare dati rilevantiattingendo da una varietà di fonti di informazione; si abituano a ‘vedere’ iproblemi da tanti punti di vista, sia in termini di conoscenze (il punto divista economico, biologico, sociologico, ecc.) sia in termini di visioni delmondo (le idee degli altri). In questa attività riescono più agevolmente acogliere la natura complessa delle situazioni, in cui si intrecciano dati, inte-ressi, valori, e si allenano a pensare non solo in termini di esperienze passa-te, ma anche di scenari futuri. Il coinvolgimento personale, la modalità in-terattiva del gioco e la metariflessione finale contribuiscono a sviluppareatteggiamenti riflessivi (sul proprio modo di pensare/agire); di ascolto (deipunti di vista, delle ‘ragioni’ degli altri); creativi (nella ricerca di alternati-ve; nello sforzo di immaginare i futuri possibili); assertivi (nel sostenere leproprie convinzioni), cooperativi (alla ricerca di soluzioni ‘positive’).Il gioco di ruolo deve essere preparato, chi ha a cuore un utilizzo pienodella tecnica deve avere le idee chiare sul contesto, sulla struttura delle re-lazioni nelle quali il gioco si farà e le dinamiche dei rapporti nel gruppo.Anche se conoscere tutto non è possibile, è compito del formatore cono-scere a fondo l’ambiente nel quale opera. Inoltre, bisogna avere idee chiareanche rispetto al tipo dei problemi sui quali si sta lavorando, ogni situazio-ne problematica ha infatti diversi livelli di lettura, diverse cause e varie in-terpretazioni.

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specializzati, ecc. possono costituire significative opportunità di collabora-zione e valide risorse per attivare l’itinerario didattico. Uscire dallo specifi-co ambito scolastico significa calarsi nella realtà quotidiana, consentendoagli alunni di trovare un contesto concreto dove può essere possibile met-tere in pratica quanto appreso a scuola.Infine, si sottolinea che i percorsi didattici sono stati pensati nel loro insie-me in modo tale che gli insegnanti (si sottolinea ancora una volta l’impor-tanza del lavoro multidisciplinare: la cooperazione tra i vari insegnanti èfondamentale perché linguaggi diversi concorrono all’acquisizione di unsapere unitario) possano realizzarli autonomamente nelle proprie classi.Tuttavia, CIES, Ucodep e Fair Trade Transfair Italia, potranno provvederea fornire agli insegnanti interessati la collaborazione di animatori-operatorididattici specializzati, tanto, in merito ai temi trattati, quanto, in strategie etecniche per stimolare il coinvolgimento attivo degli studenti.

IL GIOCO DI RUOLO

Il gioco di ruolo ha origine nello psicodramma moreniano. Lo psicodram-ma è una tecnica terapeutica , di cui ne è padre lo psichiatra rumeno JacobL. Moreno (1889-1974). Il gioco psicodrammatico consiste, per Moreno,nell’evincere, superandoli, i limiti della verbalizzazione. Un modo per trat-tare problemi relazionali e psichici senza fare ricorso al racconto ma reci-tandoli. Lo psicodramma è una tecnica terapeutica che si fonda sull’emer-sione attraverso la messa in scena. Viene chiesto di agire drammaticamenteil tema o il problema su una scena, interagendo con altri che rappresenta-no altri personaggi. In modo analogo allo psicodramma il gioco di ruolo è una tecnica di messain scena attraverso la drammatizzazione. Ma nel role play non sono in gio-co, se non indirettamente, categorie e aspetti personali; in esso si recitanoruoli, organizzativi o sociali in genere. Inoltre la differenza riguarda soprat-tutto gli obiettivi, terapeutici nel caso dello psicodramma, formativi nelgioco di ruolo.Sostanzialmente il gioco di ruolo consiste in un’attività di simulazione incui i partecipanti sono invitati ad assumere il ruolo di personaggi (per lopiù reali), ciascuno dei quali è descritto in una “carta di ruolo” che illustraetà, genere, posizione sociale e professionale, nonché conoscenze, opinionie interessi in merito alla controversia. Ogni giocatore assume un ruolo e lodeve sostenere nel modo più efficace possibile, sulla base delle indicazionidate nella carta di ruolo e delle informazioni a sostegno della sua posizione- che trova nel materiale di documentazione associato al gioco. In base alleopinioni sostenute dai personaggi, i partecipanti si organizzano in gruppiche difendono posizioni inconciliabili fra loro, mentre un altro gruppo co-stituisce una commissione di ‘decisori’, con il compito di ascoltare le argo-mentazioni delle parti e di organizzare un momento di confronto. Durante

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Mapp concettualeMappa concettuale

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Le proposte didatticheLe proposte didattiche

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REALIZZAZIONE

I INCONTRO ( 2 ore)

• Presentazione a tema dei bambini/e: ognuno in cerchio sipresenta attraverso un prodotto (es. “Mi chiamo Simona esono un pomodoro perché arrossisco sempre”)

ì• Ai bambini/e viene data l’opportunità di vedere, odoraree, se possibile, “gustare” alcuni prodotti del commercioequo e solidale, tra cui il cacao: l’insegnante li aiuta a riflet-tere sulla loro provenienza, introducendoli ai temi del com-mercio internazionale e dei rapporti Nord/Sud del mondo,con l’ausilio della Carta di Peters.

• Per facilitare la comprensione ci si concentra su un prodot-to tipo: il cacao (squilibri nel consumo Nord/Sud, luoghidi produzione, prezzo…), attraverso la narrazione della suastoria - Da dove vengo; chi mi produce; il mio viaggio…- •Ai bambini/e viene chiesto di descrivere/disegnare la pian-ta del cacao così come se la immaginano. In seguito, l’inse-gnante mostrerà loro l’immagine della pianta di cacao…quante sorprese!• I bambini/e quindi sono pronti per co-noscere la carta d’identità del cacao mostrata loro dall’in-segnante! (Vedi modello)

II INCONTRO (2 ore)

• Oltre al cacao, la classe andrà ad approfondire la storia an-che di alcuni degli altri prodotti (alimentari e non) prece-dentemente visionati, e delle etichette: i bambini/e, divisiin gruppi, sono guidati dall’insegnante ad osservare tutte leinformazioni che questi contengono ( marchi di garanzia,luoghi di produzione, informazioni sulla storia del prodot-to…) e soprattutto a notare le differenze rispetto ai prodot-ti che sono abituati a consumare, se ne trovano.

• I bambini/e realizzeranno diverse carte di identità da ap-pendere in classe.

• Si parte dai prodotti del Commercio Equo per far scegliereai ragazzi alcune ricette che utilizzano i prodotti delCommercio Equo, da sperimentare alla prima occasione difesta!

III INCONTRO (2 ore)

• L’insegnante mostra la cartina con le botteghe italiane,

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OBIETTIVI

¢

Promuovere la conoscenza della realtà/filosofia delCommercio Equo e Solidale

¢

Favorire la conoscenza di alcuni prodotti del commercioequo e solidale

¢

Stimolare la capacità espressiva di ognuno ◊

DESTINATARI

Alunni della scuola primaria (I, II, III elementare)

DURATA

Tre incontri di 2 ore ciascuno

METODOLOGIA

Il progetto mira a coinvolgere attivamente gli alunni stimolan-do la loro capacità critica e la condivisione delle idee, attra-verso attività di tipo interattivo che favoriscano l’apprendi-mento dei temi trattati.Si farà uso della narrazione, delle immagini e di un gioco dischieramento.

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Il commercio equo e solidaleentra a scuolaIl commercio equo e solidaleentra a scuola

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Consumatori, 1994Calì, D., Daviddi E., Mi piace il cioccolato, Zoolibri -Fairtrade-Transfair, 2004La Carta di Peters (distribuita da ASAL www.asalong.org,email: [email protected]

II INCONTRO:Bizzarri, P, Tutto il riso del mondo, Sonda, 2004Costanzo, P., Cucina del sud del mondo, Sonda, 2003Calamaro, V., Le spezie in cucina, Sonda, 2004

III INCONTRO: Centro Nuovo Modello di Sviluppo, Geografia delSupermercato Mondiale, EMI, 1996Beretta, G., Marcoli C, Il cacao - EMIVideo (allegato al videoil testo Franco, I, Il cacao, EMI)Per un approfondimento sull’utilizzo di tecniche interattive v.sito www.scintille.it

Siti utili: www.liberomondo.orgwww.commercioalternativo.itwww.altromercato.itwww.wikipedia.orgwww.agices.it

CARTA DI IDENTITÀ DEL CACAO

NomeFoto

Paesi produttori

Paesi importatori

Clima adatto

Utilizzi principali

Notizie particolari

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spiegando di cosa si tratta. Partendo dal tema della bottegasi affronta così anche l’argomento del circuito equo solida-le. (Suggerimento: Quando possibile, i bambini/e verrannoaccompagnati a visitare una Bottega del Mondo, segnalan-do le impressioni, le cose che li colpiscono di più…da rac-chiudere poi, una volta tornati in classe, in disegni, frasi,immagini, da incollare in un unico cartellone).

• Per concludere il percorso sul commercio equo e solidale,si guarda insieme un video sull’argomento (10/20 minuti):esso riprende anche la storia del cacao.

• Dopo la visione, i bambini/e esprimono le loro opinioni fa-cilitati dal gioco delle posizioni (un gioco di schieramen-to): si dispone una fila di fronte all’insegnante che si ponein alto, su una sedia, ad indicare una linea immaginaria sul-la quale la fila stessa si dispone. Poi, l’insegnante pone aglialunni una serie di domande (es. ti è piaciuto il filmato?; se-condo te il contadino poteva comprarsi un vestito nuovo conlo stipendio di un giorno? Ecc.) alle quali loro risponderan-no, uno ad uno, con un “Si” o con un “No”. La rispostaverrà data attraverso la posizione del proprio corpo: a sini-stra, si! A destra, no! Più si è convinti del “Si”, più ci sisposta verso sinistra e viceversa. Se si è incerti si rimaneverso il centro, segnato dalla linea immaginaria. Per facili-tare il gioco l’insegnante appenderà due cartelloni in classe,uno sul lato destro e l’altro sul lato sinistro della linea, consopra riportati rispettivamente le scritte NO e SI, in mododa ovviare ad eventuali confusioni. Dopo ogni risposta l’in-segnante chiede a un bambino/a del “si”, uno/a del “No” euno del centro di spiegare il perché della sua posizione espontaneamente verrà fuori un dibattito che verrà chiusodalla domanda seguente, e così via…

Attraverso questo gioco si gestirà un dibattito che consentiràdi far esprimere a turno tutti, anche i più timidi.

PER L’APPROFONDIMENTO DEI CONTENUTI…

Si consiglia la consultazione della seguente documentazionedi supporto e approfondimento, relativamente agli incontridescritti:

I INCONTRO: Bassanese T., Cacao, così dolce così amaro, EMI, 2003Davviddi G., De Lorenzi D., Lisi G., Prodotti delSud/Consumi del Nord. Educazione allo Sviluppo.L’interdipendenza Nord Sud nella vita quotidiana, Editrice

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REALIZZAZIONE

I INCONTRO ( 2 ore)

• Presentazione a tema dei ragazzi/e: in cerchio, ognuno di-ce il suo nome e descrive una marca conosciuta che piace.Anche l’insegnante partecipa alla presentazione.

• Si introduce una sagoma di cartone molto grande che ri-produce una persona:

¢

Si fornisce ai ragazzi materiale cartaceo (riviste, quo-tidiani, etc.) da cui estrarre delle immagini/loghi dimarche famose per “vestire” la sagoma con i prodot-ti da loro preferiti;

¢

I ragazzi attaccano le immagini sulla sagoma. Se cisono marche non presenti tra le immagini, si dise-gnano.

¢

Si posiziona la sagoma su uno sfondo bianco dariempire con le immagini degli accessori (es. lattinadi coca cola, pallone, borsa, etc.).

• Viene mostrata ai ragazzi/e una sequenza pubblicitaria pre-sa da una rivista e si chiede loro quali immagini o messaggivengono evocati / oppure chiedere ai ragazzi di descrivereuna pubblicità che li ha colpiti per poi analizzarla insieme.

• L’insegnante racconta la vera storia di uno dei prodotti (es.Nike ), sottolineando le condizioni di lavoro dei produtto-ri. Solo alla fine svelerà di quale prodotto si tratta!

• Discussione su quanto emerso e distribuzione dellaDichiarazione dei Diritti dell’Uomo.

II INCONTRO (1 ora)

Nel secondo e terzo incontro si approfondisce il lavoro svoltoprecedentemente chiedendo stavolta ai ragazzi di “immagina-re” le condizioni di lavoro dei produttori e il percorso dellaproduzione.

• Approfondimento guidato dall’insegnante sulle condizionidi lavoro dei produttori. Si consiglia la tecnica del brain-storming: alla domanda: “Quali sono secondo voi i diritti diun produttore/lavoratore?” i ragazzi/e rispondono utiliz-

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OBIETTIVI

¢

Favorire la conoscenza sulle condizioni dei produttori delsud del mondo (minori e adulti), a partire dai prodottiche si consumano

¢

Stimolare le capacità critiche degli studenti favorendo laconsapevolezza riguardo a temi legati ai diritti dell’uomo

DESTINATARI

Studenti di scuola secondaria di I grado

DURATA

Quattro incontri: due di 2 ore e due di 1 ora.

METODOLOGIA

La metodologia adottata richiede il coinvolgimento attivo ditutta la classe che è chiamata a partecipare a giochi e a mo-menti di riflessione facilitata, nell’ottica di un approccio spe-rimentale. Si utilizzano, quindi, metodologie interattive che favorisconol’immedesimazione e che facilitano l’assunzione di punti di vi-sta decentrati.Tra gli strumenti utilizzati: narrazione, immagini, brain-stor-ming; gioco di ruolo.

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Tra miti, marche e dirittidei minoriTra miti, marche e dirittidei minori

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¢

1 Giudice; ¢

1 imputato:¢

1 presunta vittima;¢

2 Avvocati (per la difesa); ¢

2 P.M. (per l’accusa);¢

2 Stenografe (per verbalizzare);¢

Testimoni (per la difesa: un lavoratore del Sud delMondo; per l’accusa: un lavoratore italiano);

¢

Giuria¢

Fotografo

• Alla fine della simulazione gli stenografi riportano i dati delprocesso in plenaria.

PER L’APPROFONDIMENTO DEI CONTENUTI…

Si consiglia la consultazione della seguente documentazione,relativamente agli incontri descritti:

I INCONTRO:Guadagnucci L:-Ravelli F., La crisi di crescita, Feltrinelli, 2002Gesualdi F.- CNMDS, Guida al vestire critico, EMI, 2005Gesualdi F.- CNMDS, Guida al consumo critico, EMI, 2004

Testo della Dichiarazione dei diritti dell’infanzia-unicef

II INCONTRO: Limbos, E., L’animatore socio-culturale. Formazione e auto-for-mazione. Metodi e tecniche, Armando 2006

III INCONTRO: EQUOMERCATO, Cosa farò da piccolo. Sono i bambini stessiche devono cambiare il loro mondo / Equomercato. ItaliaNats2006.

IV INCONTRO: Capranico, S, Role playing. Manuale ad uso di formatori e in-segnanti, Raffaello Cortina, 1997

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zando una sola parola-chiave da scrivere su un post-it chepoi avranno cura di posizionare su un cartellone. In un se-condo momento, l’insegnante leggerà le parole/diritti de-scritti e insieme ai ragazzi/e, che potranno spiegare il per-ché delle posizioni scelte e dei contenuti, li sistemerà se-condo un nuovo ordine, seguendo le priorità e i raggruppa-menti in “famiglie concettuali” da loro suggeriti. INSERI-RE LA DEFINIZIONE DEL BRAIN-STORMING(CHIEDERE A MARIA CRISTINA LA SCHEDA)

• Alla fine si osserverà la forma, il disegno emerso e si riassu-meranno i concetti condivisi.

III INCONTRO (1 ora)

• Percorso della produzione. Si divide la classe in 3 gruppi(lo stesso numero delle marche scelte dall’insegnante pergli approfondimenti. Suggerimenti: Nestlé, Coca-Cola,Nike). Ogni gruppo, dopo aver ricevuto alcune informa-zioni, scrive la storia di una marca dal punto di vista delprodotto. La stesura del racconto è strutturata sulla seguente griglia:1. Da dove vengo2. Chi mi produce3. Come vengo prodotto4. Il viaggio che faccio5. Dove vengo usato6. Chi mi compra

• Una volta scritte le storie, i ragazzi le condividono con glialtri gruppi.

• Viene distribuita della documentazione relativa ai marchidati che sottolinea le condizioni di lavoro dei produttori, inparticolare si sottolineano quelle di molti minori lavoratori.

IV INCONTRO (1 ora)

Si istruisce un processo il cui imputato è un marchio che sipresume abbia violato i diritti di un lavoratore del sud delmondo. La classe, divisa in due gruppi, legge la documenta-zione relativa ad un caso di cronaca che si considera comepresupposto processuale (gioco di ruolo). Struttura:

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REALIZZAZIONE (FASI)

I INCONTRO (due ore)

L’obiettivo è quello di stimolare una riflessione sui consumipersonali, sulle loro conseguenze a livello ambientale, socialee personale e sui criteri che guidano le nostre scelte. In parti-colare si vuole far riflettere sul ruolo che le nostre scelte diconsumo possono avere su alcuni meccanismi iniqui del com-mercio internazionale: l’acquisto può trasformarsi in un soste-gno alle forme produttive corrette o in un ostacolo alle altre.Cosa e quanto consumiamo? - L’insegnante divede la classein quattro o più piccoli gruppi (4/5 alunni ciascuno). Si attac-cano alla parete dei cartelloni, preparati precedentemente,pari al numero dei gruppi con in alto scritto: 1 “NEL MIOFRIGO C’È..”, 2 “NEL MIO GURDAROBA C’è…” 3 “NEL MIO MOBILETTO DEL BAGNO C’È..”. In questomodo è possibile riflettere su tre tipologie di prodotti: vestiti,alimentari e prodotti per l’igiene e la cura personale. Ciascungruppo dovrà scrivere nel proprio cartellone l’elenco dei pro-dotti che ha a casa. Prima di scrivere è importante che i parte-cipanti si confrontino tra loro.In plenaria si leggono e si osservano i risultati di ciascungruppo. L’insegnante può stimolare una prima discussione su:tipologia dei prodotti, la quantità, i tipi di marche.Una delle domande più importanti su cui riflettere è: quali so-no i motivi, i criteri che ci guidano nel comprare le cose?L’insegnate, a partire dalle risposte degli alunni, può sottoli-neare come spesso compriamo su pressione della pubblicità,della moda, guardiamo solo al prezzo, se un prodotto ci piaceo meno ma non ci chiediamo cosa ci sta dietro a quel prodot-to, quale è la sua storia prima di arrivare nel negozio/super-mercato.Viaggio a ritroso di un prodotto - l’insegnante porta in classealcuni prodotti rappresentativi delle tre tipologie presenti neicartelloni e ne ripercorre attraverso la narrazione o con l’aiutodi un video documentario la sua storia mostrando come spes-so dietro ad un prodotto ci sono storie di sfruttamento siadelle persone che dell’ambiente. Riportiamo qui come esem-pio la storia di una lattina di CocaCola1. L’insegnante pone al-cuni interrogativi, ascolta le risposte degli alunni e poi proce-de nel racconto. Sapete di che materiale è fatta la lattina?

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OBIETTIVI

• Stimolare la presa di consapevolezza su come e quantoconsumiamo

• Promuovere semplici comportamenti di consumo critico eresponsabile

DESTINATARI

• Alunni/e della classi IV e V della scuola primaria

DURATA

• Tre incontri di due ore ciascuno

METODOLOGIA

La metodologia è esperienziale ed induttiva sono privilegiati:il lavoro di gruppo, la narrazione e la discussione guidata.

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1 Centro Nuovo Modello di Sviluppo, Ai figli del pianeta. Scelte per un futuro vivibile, EMI,Bologna 1998.

Cosa c’è nel mio frigo?Cosa c’è nel mio frigo?

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2. Chicco - caso dell’incendio della fabbrica di giocattoli inCina

L’insegnante racconta le due storie e si ferma proprio a metàdel racconto del fatto senza dire il finale. Chiede le emozionie le impressioni agli alunni.Si divide la classe a piccoli gruppi si chiede di pensare e scri-vere come potrebbero andare a finire e/o proseguire, realisti-camente e secondo le loro conoscenze, le storie. Lettura deifinali delle storie e discussione in plenaria. In genere i finaliche i bambini scrivono sono molto pessimistici. L’insegnanteracconta poi il vero finale delle storie. È importante soffer-marsi a sottolineare come è possibile fare qualcosa e che leazioni sono partite da persone comuni come noi.

III INCONTRO (due ore)

L’obiettivo è far conosce il commercio equo e solidale, i suoiprincipi fondamentali e quali le principali differenze con ilcommercio tradizionale.Allestire in classe una piccola mostra di alcuni dei prodottidel commercio equo, (si possono trovare in una Bottega delMondo o nei supermercati come Coop, Esselunga..). Si consi-glia, per incuriosire maggiormente i bambini,di mettere alcuniprodotti conosciuti (cioccolato, tè, caffè..) altri meno noti(cous cous, zucchero di canna, spezie varie…).I prodotti ven-gono odorati, assaggiati, toccati. Questo servirà come puntodi partenza per riflettere su alcuni aspetti del nostro consu-mo:a. Molti dei prodotti che mangiamo quotidianamente (cioc-

colata, caffè, frutta tropicale, tè..) provengono dai paesi delSud del mondo perché?

b. Anche alcuni dei nostri capi di abbigliamento c. Far guardare le etichette delle scarpe e/o dell’abbigliamen-

to e vedere da dove provengono “made in…”d. Per quali motivi la produzione e le risorse provengono dal

Sud e come mai il Sud è sempre più povero?

L’insegnate invita a osservare e leggere le confezioni e le eti-chette dei prodotti del commercio equo in particolar modo isimboli e la provenienza. È interessante fare un confronto conetichette dei prodotti tradizionali e rilevare le differenze.

Visione del cartone animato sul commercio equo: “Un’altravia di uscita” a cura di Valerio Libertini, musiche di DanieleSepe prodotto da Pangea - Roma (per info www.commercioe-

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Alluminio, una lattina pesa 15 GR, un peso apparentementeinsignificante ma se lo moltiplichiamo per il milione di lattineconsumate ogni giorno nel mondo otteniamo la bella cifra di15 tonnellate di alluminioSecondo voi l’alluminio si trova "già pronto" in natura?Si ri-cava dalla bauxite che è un insieme di tanti materiali metallici.La conclusione per ottenere le nostre 15 tonnellate di allumi-nio occorre estrarre da terra una massa di materiale che pesaquattro volte tanto 60 tonnellate. In Italia la bauxite non esi-ste occorre trasferirci in Brasile dove si estrae questo materia-le. La prima scoperta che faremo è che la bauxite si trova nelbel mezzo della foresta amazzonica e che per arrivarci si sonocostruite delle strade che hanno richiesto l’abbattimento dimilioni di alberi. Gli abitanti sono stati costretti a sloggiare eaccanto alle fonderie si accumulano montagne di rifiuti indu-striali. Ogni prodotto che noi consumiamo può essere paragonato adun icerberg noi ci portiamo a casa la punta pensando che nonesista nient’altro. In realtà possiamo dire che ogni prodottoviaggia portandosi dietro due zaini:

1. ZAINO ECOLOGICO che contiene l'insieme delle con-seguenze ambientali (piante abbattute, gas di emissione..).Se il nostro tenore di vita fosse esteso a tutti gli abitanti delmondo, in breve tempo le risorse della Terra terminerebbe-ro: infatti non sono infinite;

2. ZAINO SOCIALE dietro ai nostri consumi si può nascon-dere anche lo sfruttamento del lavoro minorile, la violazio-ne dei diritti umani, questo zaino racchiude dunque le sof-ferenze umane.

II INCONTRO (due ore)

L’obiettivo è riflettere sul ruolo che ciascuno di noi può averenell’arginare alcuni “grandi” problemi frutto di meccanismiperversi dell’economia internazionale. Si tratta di dimostrarecome non solo sia possibile fare qualcosa ma già in passato cisono state iniziative da parte dei cittadini che hanno portatorisultati positivi.Racconto “a metà”: L’incontro si apre con il racconto di duestorie “a metà” relativamente a due casi eclatanti di misfattirealizzati da importanti multinazionali ma che hanno avutoun finale “positivo” grazie alla mobilitazione dei cittadini:1. Shell - caso dello smaltimento della piattaforma petrolifera

nel mare del Nord

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OBIETTIVI

• Introdurre e sensibilizzare gli studenti sui temi della soste-nibilità e degli squilibri fra Nord e Sud del mondo;

• Evidenziare le conseguenze ambientale e sociali dei consu-mi quotidiani;

• Introduzione, realizzazione ed analisi dell’impronta ecolo-gica e discussione del suo significato;

• Stimolare capacità, atteggiamenti di cittadinanza attiva e re-sponsabile, stili di vita sostenibili e specifici cambiamentipossibili per un sviluppo sostenibile.

DESTINATARI

Scuole Secondarie di Primo Grado

METODOLOGIA

Metodologie partecipative quali: lavori di gruppo, giochi diruolo, brainstorming, discussione in classe, quiz on line, ricer-ca individuale e a piccoli gruppi

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quo.org). Il video clip è un ottimo strumento per spiegare inmodo semplice e divertente il commercio equo. Inoltre vistoche è un video musicale può essere fatto vedere più volte e in-vitare la classe a cantare la canzone.

PER L’APPROFONDIMENTO DEI CONTENUTI...

Siti utili:

Commercio equo e solidale:www.commercioequo.orgAssociazione Botteghe del Mondo www.assobdm.itwww.altromercato.itwww.transfair.itwww.fairtrade.net

Consumo critico: Centro Nuovo Modello di Sviluppowww.citnv.it/CNMSwww.retelilliput.itwww.unimondo.orgwww.slowfood.com

Gruppi di consumo (GAS): www.retegas.org

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Un’impronta sostenibileUn’impronta sostenibile

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carta igienica (il rotolo) aggiungendo anche alcune delle al-tre risposte ottenute al punto precedente, rispetto a ciò cheinfluenza le nostre scelte di acquisto e pone ai ragazzi alcu-ne domande: Cosa mi aiuterà (o ai miei genitori) a sceglieredi comprare quel rotolo di carta igienica invece che l’altro?(il prezzo, la morbidezza, il fatto che sia ecologico). A que-sto punto l’educatore/insegnante induce a considerare an-che altri aspetti quando si comprano dei prodotti come adesempio i materiali utilizzati, gli effetti sull’ambiente, dadove proviene il prodotto, etc. L’educatore/insegnantechiede agli studenti di portare, per il prossimo incontro,un prodotto che i loro genitori hanno acquistato l’ultimavolta che sono andati a fare shopping.

II INCONTRO (2 ore)

• L’educatore/insegnante invita i ragazzi a sedersi in cerchioe mettere le loro prodotti/packaging nell mezzo.(L’educatore/insegnante dovrebbe portare in classe: uncartone di latte, zucchero, caffé, cioccolato, té, una bananao/e altri prodotti che sono importati da 'lontanto'.

• La classe viene divisa in coppie e l’educatore/insegnantefornisce ad ogni coppia 3 o 4 prodotti. I ragazzi devonoleggere l’etichette con attenzione e scrivere da dove provie-ne il prodotto, dov’é stato prodotto e impachettato ed inol-tre, stimare quanti chilometri il prodotto 'ha viaggiato' perarrivare nel supermercato.

• Mettere una fotocopia della Carta di Peters sul pavimentoal centro del cerchio. L’educatore/insegnante fornisce adogni coppia quattro fili, le forbici, diverse puntine e loscotch, che possono utilizzare per mostrare la distanza chei prodotti hanno viaggiato dal luogo di importazioneall’Italia.

• In plenaria si invitano i ragazzi a dire ciò che hanno calco-lato leggendo l’etichetta. Nel frattempo, l’educatore/inse-gnante divide la lavagna in tre colonne titolate: 'prodotto','locale' e 'globale' e scrive quanti chilometri ogni prodotto'ha viaggiato'. (Recordarsi di evidenziare che questo noninclude il trasporto del prodotto prima del suo imballag-gio!)

• L’educatore/insegnante pone l’attenzione sul il prodotto'latte' e chiede quali altre fonti di energia siano state usateper produrlo, scrivendole alla lavagna. Il latte viene da unamucca che ha bisogno di: sole, acqua, cibo oltre che ad unriparo (la stalla). Vari materiali di costruzione, varie fonti di

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REALIZZAZIONE

I INCONTRO (2 ore)

• L’educatore/insegnante organizza l’aula in modo che glistudenti siedano in cerchio con le sedie; viene chiesto di ri-cordare il loro ultimo acquisto: di cosa si tratta? Da doveproviene il prodotto? Perchè hanno comprato quel prodot-to.

• L’educatore/insegnante sistema una mappa di Peters* alcentro del cerchio e, partendo dall’esempio del “cioccola-to”, ne chiede agli studenti la provenienza. Viene poi chie-sto agli studenti di immaginare il tipo di risposta che un ra-gazzo proveniente da quel paese avrebbe dato se gli fossestata posta la domanda precedente in merito all’ultimo ac-quisto effettuato. La classe inizia la discussione riguardo altipo di influenza che hanno le cose che acquistiamo.L’educatore/insegnante riporta ciascuna parola chiave suun pezzo di carta igienica (necessaria per la successiva atti-vità) e li mette in giro nell’aula.

*ATTIVITÀ EXTRA: si può programmare un’attività chespieghi il significato e l’utilizzo della Carta di Peters, adesempio: come le mappe tradizionali rappresentano il mon-do? Quali paesi si trovano al centro della mappa e perché(paesi colonizzatori vs paesi colonizzati)? Prospettive cultu-rali, diversità, ineguaglianze fra Nord e Sud del Mondo)

• Gli studenti vengono divisi in gruppi e viene consegnato unfoglio e una penna per gruppo. Ciascun gruppo riporta sulfoglio tutti i prodotti (inclusi i quantitativi, come ad es. 2pacchi di pasta), che le loro generalmente acquistano rego-larmente al supermercato. Gli studenti poi attaccano i foglisu un muro dell’aula e ciascun gruppo si avvicina ai fogliper vedere anche cosa hanno scritto gli altri.

• L’educatore/insegnante chiede alla classe quale gruppo ri-sulta il “vincitore” (il gruppo che ha il maggior numero diprodotti), per trarre delle risposte e avviare una discussionein merito alla quantità di prodotti che compriamo e perchèli compriamo e se questi sono sempre così necessari. Vieneinfine chiesto agli studenti di individuare quelli che sono iprodotti che loro non considerano assolutamente necessari.

• L’educatore/insegnante dispone al centro del cerchio la

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energia: elettricità/gas/carburante dei quali c’è bisogno permantenere gli animali, per estrarre il latte, per trattarlo, pertrasportarlo...

• L’educatore/insegnante stimola il dibattito sulle conseguen-ze di diversi tipi di inquinamento: cosa succederà in futurose continuiamo a produrre così tanti rifiuti? Dibattito aper-to in classe rispetto alle alternative che si hanno per com-prare alcuni prodotti: alcuni sono "environmentalfriendly"* altri del commercio equo e solidale, altri biologi-ci, altri prodotti localmente…Gli studenti sono chiamati apensare agli aspetti positivi e negativi di comprare prodotti"locali" e "globali".

ATTIVITÀ EXTRA. Ai ragazzi può essere chiesto di fareuna ricerca a casa su altri prodotti, cercando di mappare tut-te le risorse consumate e i rifiuti prodotti.

III INCONTRO (2 ore)

L’educatore/insegnante posiziona due cartelloni con le se-guenti frasi in punti diversi della classe:

Vivi semplicemente. Gli altri semplicemente vivono. Questaterra ha risorse per tutti ma non per l'avidità di tutti.(Ghandi)

La Terra appartiene a tutti, non una parte di essa a certepersone ma tutta a ogni uno di noi per essere goduta e peraverne cura. (Michael Foreman, Dinosaurs and all thatRubbish. 1999)

• L’educatore/insegnante invita i ragazzi a 'schierarsi' sotto ilcartellone in cui vede espresso il concetto per loro più im-portante. L’educatore/insegnante chiede la classe le moti-vazioni della loro scelta, invitando un spazio alla discusionecollettiva che riguarda il nostro pianeta e il futuro e di cosadobbiamo fare per tutelare entrambi.

• L’educatore/insegnante chiede alla classe come possiamomisurare il nosto effetto sull’ambiente? Per esempio, si puòmisurare il numero di chilometri che fa la nostra spesa pri-ma di arrivare a casa? Quanto inquinamento produciamousando le nostre auto? etc.

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• L’educatore/insegnante spiega ed introduce che cos’è l’im-pronta ecologica* ed invita la classe a guardare come si faad utilizzare il sito web su internet per rispondere al quiz,chiedendo ai ragazzi di participare il più possibile.

• In coppia, i ragazzi pensano e scrivono alcuni suggerimentiper aiutare le persone e l’ambiente nel futuro.L’educatore/insegnante può proporre domande: su come sipuò ridurre la quantità di rifiuti; su come riutilizzare e rici-clare materiali; su come arrivare a scuola inquinando il me-no possibile; su come spendere meno - usando libri e videodisponibili in biblioteca piuttosto che comprarli in nego-zio. La riflessione sull’ineguaglianza sociale può essere sti-molate attraverso domande quali: come si può eliminare lafame e la povertà nell futuro? Come possiamo preservare lespecie in via di estinzione? Come possiamo fare per esserisicuri che l’aria che respiriamo è pulita?

• In plenaria, la classe sceglie i migliori suggerimenti propo-sti e scrive una 'carta per un futuro sostenibile'. Questasarà fotocopiata e distribuita nella scuola.

L'IMPRONTA ECOLOGICA

L'impronta ecologica è un metodo di misurazione che indicaquanto territorio biologicamente produttivo viene utilizzato da unindividuo, una famiglia,una città, una regione un Paese o l'inte-ra umanità per produrre le risorse che consuma e per assorbire irifiuti che genera. Il metodo è stato elaborato nella prima metàdegli anni '90 dall'ecologo William Rees della British ColumbiaUniversity e poi approfondito, applicato e largamente diffuso alivello internazionale da un suo allievo, Mathis Wackernagel,oggi direttore dell'Ecological Footprint Network, il centro più au-torevole e riconosciuto a livello internazionale. Il metodo consente di attribuire, sulla base dei dati statistici diogni paese e delle organizzazioni internazionali, un'improntaecologica di un certo numero di ettari globali pro capite comeconsumo di territorio biologicamente produttivo. Il WWF utilizzadal 2000 il metodo di calcolo dell'impronta ecologica nel suorapporto biennale Living Planet Report, commissionando aWackernagel ed al suo team il calcolo delle impronte ecologichedi tutti i paesi del mondo. Secondo i calcoli più recenti l' impron-ta ecologica dell'umanità è di 2,2 ettari globali pro capite, men-tre quella dell'Italia è di 3,8 ettari. Soprattutto nei paesi ricchidovremmo ridurre il nostro peso sull'ambiente e sulle risorse delPianeta: dobbiamo ridurre la nostra impronta ecologica.

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Città Sostenibili:www.cittasostenibili.minori.itwww.a21italy.netwww.comune.firenze.it/Agenda21Toscanawww.rete.toscana.it/sett/ptawww.csslegambiente.org

Trasporto alternativo:www.icscarsharing.itwww.ecotransporti.it.

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PER L’APPROFONDIMENTO DEI CONTENUTI...

Testi

Biggeri, U., Pecchioni, V., Rasch, A., 2004 QuotidianoResponsabile, EMIBorghi Chiara. 2005 Il consumo critico. Dal commercio equo-solidale al riciclo. XeniaCicerchia, A. 2004 Leggeri sulla terra. L’impronta ecologicadella vita quotidiana. Franco AngelliChambers, N., Simmons, C., Wackernagel, M. 2002 Manualedelle impronte ecologiche: principi, applicazioni, esempi.Edizione AmbienteC.N.M.S., 2003 Guida al consumo critico. EMIENEA 2002 Risparmio energetico nella casa, Noi per lo svilup-po sostenibile Henderson Hazel; Ikeda Daisaku. 2005 Cittadini del mondo.L’impegno di ognuno per costruire un futuro sostenibile.Sperling & KupferPapetti Roberto; Zavalloni Gianfranco. 2004 Piccoli gesti diecologia. Editoriale ScienzaRifkin, J. 2002 Economia all’idrogeno. MondadoriSaroldi, A. 2003 Costruire economie solidali. EMITerre di Mezzo 2005. Fa’ la cosa giusta! Guida pratica al con-sumo critico e agli stili di vita sostenibili a Firenze e in ToscanaWard, C. 2003 Acqua e comunità. Crisi idrica e responsabilitàsociale. Eleuthera

Siti utili

Impronta ecologica: www.myfootprint.org http://www.wwf.it/ambiente/sostenibilita/calcoloimpronta.asphttp://www.wwf.it/ambiente/impronta.asp

Rifiuti e riciclaggio: AISA Arezzo Impianti e ServiziAmbientaliwww.aisaspa.itSito del Consorzio per il riciclo della carta www.comieco.orgwww.rifiutinforma.it

Energia alternativa:www.fonti-rinnovabili.it/index.htmwww.enea.it

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REALIZZAZIONE

I INCONTRO

Drammatizzazione di un racconto, per facilitare il lavoro diassegnazione parti è già diviso in personaggi , l’insegnante leg-ge il racconto una volta e poi si scelgono i personaggi.

Consiglio: provarlo anche più volte in modo da far partecipa-re più bambini.

Inizia il racconto…

Alisham: Ciao mi chiamo Alisham e sono una bambina di 12anni , vivo in India precisamente a Saharanpur. La mia fami-glia è numerosa , ci sono mia mamma e mio papà,i due fratel-lini, mia sorella più grande e mio fratello maggiore, inoltre c’èla zia che è rimasta vedova e i nonni anziani che vivono assie-me a noi.

Carlo: Ciao! Raccontaci di te , io vivo in Italia e non so moltodell’India , ma sono curioso di sapere la tua storia..

Alisham: Con la mia famiglia viviamo tutti insieme in una ba-racca , in una stanza.Io a 12 anni sono considerata già donna, aiuto la mamma nel-le faccende da sbrigare, non vado a scuola, perché siamo po-veri.

Mamma di Alisham: Vieni ad aiutarmi a preparare , devi puli-re il riso …

Alisham: Ora vengo, sai Carlo noi mangiamo principalmenteriso e legumi, non abbiamo abbastanza soldi per comprare al-tro.

Carlo: Parlami dell’India.

Alisham: È un paese molto grande, siamo tantissimi , unamolteplicità di razze e culture, pensa che nel nostro Paese so-no state registrate 400 lingue. Il clima è determinato daimonsoni per cui è caldo e secco per otto mesi e molto piovo-so in estate. Ci sono tanti problemi in India, abbiamo pochisoldi, siamo tanti e tutti affamati,e l’economia del nostroPaese non funziona bene ma io sono fiduciosa che le cosecambieranno!

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OBIETTIVI

• Far conoscere la nascita della moneta ed il significato di ri-sparmio;

• Analizzare cosa succede se una persona povera del Sud delmondo ha bisogno di un prestito da una Banca tradiziona-le;

• Individuare i valori che caratterizzano le proprie scelte inambito finanziario;

• Conoscere come funziona il microcredito.

DESTINATARI

Scuola Secondaria di I grado.

DURATA

Tre incontri di due ore l’uno.

METODOLOGIA

In questo percorso si mira a stimolare le abilità dei ragazzi ela loro espressività, con la tecnica della drammatizzazione ,inoltre si privilegia l’aspetto cooperativo in tutte le attivitàproposte. Si prevedono: Attività di gruppo, Giochi di simula-zione, Brainstorming, Drammatizzazione,Lavoro di ricerca.

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Scopriamo con l’aiuto di Alisham la Finanza Eticaed il Microcredito

Scopriamo con l’aiuto di Alisham la Finanza Eticaed il Microcredito

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Papà di Alisham: Così tanto?… Sì, va bene, non ho alternati-ve.

Alisham: Povera me, ho perso i miei fratelli e mio papà fa fati-ca ad avere clienti perché dopo l’alluvione non circola più de-naro.. che succederà di noi?

Carlo: Oggi ho chiesto a mio papà se potevamo aiutare te e lepersone come te, e lui mi ha parlato del Microcredito e dellafinanza etica. Prova a cercare nel tuo Paese un fondo etico , lìti presteranno i soldi e avranno fiducia nel tuo progetto.Sai mio Papà dice che le banche non sono tutte uguali.

Alisham: Ma lo sai che grazie a questa informazione , miopapà ha incontrato una fondazione che collabora con chi faMicrocredito in Italia che ci ha prestato il denaro ..

Papà di Alisham: Finalmente tutto è tornato a girare bene, horestituito i soldi agli strozzini grazie al prestito che mi ha con-cesso il Microcredito, e ho recuperato tutto anche i miei figli.

Alisham: Grazie a voi, che risparmiate e mettete i vostri soldinelle Banche che adottano principi etici e credono nelMicrocredito.

Assegnazione dei personaggi e inizio della drammatizzazione

Debriefing: L’insegnante fa dire a chi ha recitato cosa ha pen-sato, cosa ha provato nella parte che gli è stata assegnata.L’insegnante coinvolge anche chi non ha recitato chiedendocosa hanno pensato durante la drammatizzazione.L’insegnante invita la classe a realizzare un cartellone con leemozioni rispetto a questa storia, usando la tecnica del brain-storming così ogni ragazzo/a potrà dire le sue emozioni, e unragazzo/a le scrive sul cartellone.

Ogni ragazzo/a disegnerà in un foglio A3, suddiviso in 6 qua-drati, le parti della storia che lo hanno colpito di più.L’insegnante dirà che per il III incontro dovranno fare una ri-cerca individuale portando in classe i testi o le fotocopie chetroveranno che parlano della finanza etica e del microcredito,come nasce la moneta, quando si inizia a risparmiare, come sifacevano una volta i pagamenti. L’insegnante fornirà le indica-zioni necessarie per fare la ricerca.Se la scuola ha internet, trovare un momento per fare la ricercaanche con l’insegnante presente. ( per i ragazzi di terza media).

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Sai io sono una bambina, non sono andata a scuola e non è fa-cile spiegarti il mio Paese, ma se tu vuoi fai una ricerca, io nesarei molto felice. Chiedi alla tua insegnante di aiutarti, cosìconoscerai la storia, le tradizioni, ... e tanto altro.

Carl: Grazie, sicuramente lo farò.

Papà di Alisham: Ciao, io sono un artigiano del legno, mi pia-ce molto il mio lavoro, mi faccio aiutare dai miei figli maschi,così posso insegnar loro questo mestiere.

Ad un certo punto… si alza il vento, le nubi diventano nere..eun alluvione allaga tutto il villaggio, il laboratorio e la casa diAlisham vengono distrutti, per le strade c’è disperazione.

I giorni seguenti:

Papà di Alisham: Ora sì che siamo poveri, come farò a rico-struire la casa e il laboratorio?

Mamma di Alisham: Andiamo a chiedere un prestito! In Banca.

Ma arrivati alla Banca….

Banchiere: Buongiorno, cosa posso fare per voi ?

Papà di Alisham: L’alluvione ha distrutto il mio laboratorio,ed io vorrei un prestito per ricostruirlo.

Banchiere: E che garanzie mi date? Cosa possedete? La bancaha bisogno di garanzie!!!

Papà di Alisham: Noi non abbiamo niente, l’alluvione ha di-strutto in un attimo quello che io e i miei figli abbiamo co-struito in una vita.

Banchiere: Mi dispiace, se è così…non posso fare niente pervoi! Proprio niente!

Papà di Alisham: Che posso fare? Sono rovinato! Andrò daglistrozzini.. è l’unica soluzione per i poveri come me…

Strozzino: Ciao, sei in difficoltà? ti posso prestare la somma chemi chiedi a patto che mi vendi i tuoi figli maschi e mi restituiscila somma con l’interesse del 20%. Se passano 4 mesi e non mihai ancora dato niente l’interesse và al 50%. Hai capito?

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gruppo ha capito dell’argomento.Integrazioni e risposte ai dubbi verranno forniti dall’inse-gnante o meglio si potrà chiamare in classe a testimoniare unapersona che lavora nell’ambito della finanza etica.Il gruppo classe viene diviso in due parti, e si realizzano due“spot” uno per far conoscere la Finanza Etica ed uno per ilMicrocredito. L’insegnante prima di far iniziare l’attività, ri-chiama l’attenzione dei ragazzi pensando ed illustrando glispot della pubblicità più famosi , in modo da sottolineare lastruttura dello stesso (serve a, a chi è rivolto, il disegno deveessere capito facilmente anche da chi non conosce l’argomen-to…).Un consiglio: lasciare la massima libertà di gestione sulla fasedi realizzazione al gruppo .

PER L’APPROFONDIMENTO DEI CONTENUTI...

Testi

I INCONTROCd Educational, I mille frutti… del risparmio solidale, BancaPopolare Etica, per informazioni : www.risparmiosolidale.itSpedaletti M, Chiara e l’uso responsabile del denaro, La finan-za etica e il commercio equo spiegati ai più piccoli, Sinnos, 2004(contiene carta dei principi della finanza etica).

II INCONTROAFE (Associazione Finanza Etica), Euro solidale: una cartad’intenti per la finanza etica, Emi, 2000F. Capriglione, Etica della finanza e finanza etica, Laterza,1997.

Siti utili: www.bancaetica.comwww.etimos.itwww.febea.org

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II INCONTRO

Questo incontro parte con una attività sul Risparmio.Attività sul Risparmio: L’insegnante attribuisce ad ogni bam-bino una somma di denaro, e il bambino può decidere cosafarne, pensando magari ad una situazione capitata realmente,cosa comprerebbe, li metterebbe da parte? e per farne cosa?Io con 50 euro farei…. A turno i bambini dicono la propria.L’insegnante fa riflettere sulla storia di Alisham sottolineandocome con il risparmio delle persone si è potuto aiutare la fa-miglia di Alisham. L’insegnante spiega cosa significa per unabanca fare un investimento, in seguito si dice ai ragazzi cheognuno dovrà immedesimarsi in un dirigente di banca.L’insegnante prepara una tabella con alcuni criteri etici (ri-spetto per l’ambiente, diritti dei lavoratori, no allo sfrutta-mento del lavoro minorile, progetti di utilità sociale) e non,che possono contraddistinguere le scelte di una ditta, di ungruppo multinazionale, e ne fa una fotocopia per ogni bambi-no.Ad es.La ditta è attenta al rispetto dell’ambiente ( criterio di eticità)Si prevedono test sugli animali per la realizzazione del pro-dotto.

Ogni bambino può scegliere 5 criteri e attribuirgli un voto da1 a 10 di importanza nella sua scala di valori, ne risulterannole caratteristiche che per lui dirigente di banca deve avere laditta in cui investe la sua banca.In seguito si chiameranno i bambini a spiegare cosa hannoscelto e perché.L’insegnante chiede ai ragazzi di realizzare un cartellone con icriteri maggiormente scelti dalla classe per vedere come devecomportarsi la ditta per cui la “loro” banca farebbe un inve-stimento.L’insegnante legge alla classe la carta dei principi della finanzaetica.

III INCONTRO

L’insegnante divide i ragazzi in 4 gruppi, con la tecnica dellanumerazione (1.2.3.4), fornisce loro il materiale prodotto dal-la ricerca a seconda del tema. Ogni gruppo preparerà unabreve relazione, gruppo A = Moneta e pagamenti B =Microcredito C = Finanza etica D = RisparmioOgni gruppo avrà un rappresentate che esporrà quello che il

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REALIZZAZIONE

I INCONTRO

L’insegnante appende la carta di Peters in classe, o eventual-mente usa quella già presente. La docente si fa indicare daibambini quali sono i Paesi in Via di Sviluppo e invita a rico-noscere quali sono alcuni dei Paesi del Nord del Mondo.L’insegnante prepara delle riviste, giornali per l’attività ora il-lustrata.Attività di gruppo: L’insegnante divide la classe in gruppi dasei bambini. I ragazzi sono invitati a ritagliare immagini chedescrivano “benessere, lusso” e immagini che indicano “po-vertà”.L’insegnante chiama un rappresentante di ogni gruppo ad in-collare le due immagini scelte tra quelle ritagliate nella cartageografica a seconda del significato.Viene fatta raccontare la “giornata tipo” a più bambini dellaclasse (mi sveglio alle.., faccio colazione con…), successiva-mente l’insegnante legge le storie che raccontano la giornatatipo di due bambini che vivono nel Sud del Mondo.

STORIE

Racconto di Den e Carlos:Ciao mi chiamo Den ho dieci anni e lavoro a Bangkok in unafabbrica di scarpe. Dormo in uno stanzone dentro la fabbricadove lavoro assieme a molti altri bambini come me. Alla mat-tina, quando mi sveglio, vado assieme agli altri al pozzo dietrola fabbrica, lì ci laviamo un po’ il viso. La colazione la faccia-mo tutti assieme nello stesso stanzone dove abbiamo dormito,mangiamo riso, verdura e qualche frutto. Subito dopo inizio alavorare, devo tagliare, cucire, incollare le scarpe che poi ver-ranno vendute in tutto il mondo. Verso metà giornata ci fer-miamo tutti per il pranzo, è sempre il riso il piatto fondamen-tale. Qualche volta, mangiando velocemente, riusciamo anchea tirare due calci a un pallone vecchio, in quelle occasioni midiverto moltissimo ma dura poco perché i capi della fabbricaci rimandano subito a lavorare. Lavoro 12-14 ore al giornoquasi tutti i giorni. Nelle poche giornate di festa con i mieiamici ci divertiamo a giocare assieme, a correre e saltare.

Io mi chiamo Carlos, ho otto anni e vivo nella comunità diBenito Juares nella selva Lacandona in Messico. Alla mattina

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OBIETTIVI

• Far riflettere sugli squilibri tra il Nord e il Sud del mondo;• Evidenziare il significato della parola Povertà;• Far conoscere le dinamiche del debito contratto dai Paesi

del Sud del mondo;• Incoraggiare la cooperazione e l’empatia.

DESTINATARI

IV e V elementare.

DURATA

Tre incontri di due ore l’uno.

METODOLOGIA

La metodologia utilizzata vede l’affiancamento del metodocooperativo a quello della scoperta. Sono previste: attività digruppo, giochi, discussioni, brainstorming.

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Nord e Sud. Indebitarsi, perché?Nord e Sud. Indebitarsi, perché?

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Per la Banca si chiamano due bambini.Nel Nord ci sarà il 20% della classe e avrà 80 euro a disposi-zione, nel Sud ci sarà l’80% della classe e avrà 20 euro. Ognicartoncino avrà un prezzo, ogni squadra dovrà comprare i be-ni di cui sente il bisogno.Se una squadra finisce i soldi potrà chiedere un prestito allaBanca, i banchieri rilasceranno un foglio che indica il prestitoe l’interesse di (+ 10 euro) per ogni richiesta.Si stabilisce un tempo (minimo trenta minuti) e alla fine delgioco l’insegnante vede insieme ai ragazzi chi ha comprato co-sa e chi ha debiti.Variante per giocare con una difficoltà in più: aggiungere indiversi momenti delle carte che vengono recapitate ai Paesidel Sud, con scritto “Calamità naturale: spesa di …” “Colpodi stato”, e così via.Momento di riflessione insieme (debriefing): L’insegnantechiama un ragazzo/a a scrivere su un cartellone cosa diranno isuoi compagni, quindi chiederà alla classe di raccontare l’e-sperienza del gioco, le emozioni vissute, i momenti di diffi-coltà…).

III INCONTRO

Riflessione d’insieme sul gioco Nord-Sud, partendo dal car-tellone realizzato durante il debriefing, l’insegnante dovrebbeportare i bambini a seguire questo filo logico: “Un paeseprende a prestito una forte somma. Deve pagare gli interessiprevisti alle date stabilite. Deve restituire in rate successive ilcapitale prestato. Non riesce a farlo. Gli interessi non pagativengono sommati al capitale iniziale, che aumenta. Il paesecontrae nuovi debiti non produttivi, solo per pagare le rate”.

Gioco “Forme cooperative”: Si dividono i bambini in gruppi da cinque, occorrono suffi-cienti copie delle cartine del mondo in modo che ogni gruppone abbia una serie completa. Le cartine dovrebbero essere ri-tagliate dall’insegnante lungo le linee indicate ed i pezzi otte-nuti vanno raggruppati per lettera ( da A a E).Ogni gruppo riceverà una serie completa di buste, con cinquepezzi di cartina in ogni busta. Ogni gruppo di cinque siede at-torno ad un tavolo e ogni membro del gruppo riceve una bu-sta diversa. Le buste non devono essere ancora aperte.Vengono date le seguenti istruzioni: • ognuno di voi ha una busta contenente alcuni pezzi di una

cartina del mondo;

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mi sveglio presto, mi sciacquo il viso e mangio tortillas e fa-gioli che mia mamma prepara all’alba per mio papà che colti-va il caffè nel suo piccolo appezzamento di terra. Io sono for-tunato perché nella comunità abbiamo la scuola e posso sve-gliarmi più tardi dei miei compagni che vengono da altre co-munità. Il maestro è simpatico e mi insegna tante cose interes-santi ma la lezione che preferisco è quella di ginnastica. Tutticorriamo a casa a prendere il machete perché prima occorreripulire il campo dalle erbacce e dopo possiamo giocare a cal-cio. Come merenda beviamo “latte di mais” che è buono enutriente anche se io preferisco le bibite gassate. Dopo scuolacorro a casa per la cena e poi di nuovo a giocare con i mieiamici fino al tramonto, quando il sole va via non si vede piùniente perché nella comunità c’è un solo lampione e lì si riu-niscono gli adulti per parlare delle cose dei grandi. Il sabato ela domenica vado con il mio papà nel campo ad aiutarlo a col-tivare il caffè. Quando ci sono le feste tutta la comunità di-venta colorata e si riempie l’aria di musica, allora io e la miafamiglia possiamo stare assieme a divertirci.

L’insegnante divide la classe in quattro gruppi (A,B, C, D);ogni gruppo avrà un compito: il gruppo A descrive in sintesila giornata di Den; il gruppo B descrive la giornata di Carlos;il gruppo C scrive la giornata di un ragazzo/a della classe; ilgruppo D scrive la giornata di un ragazzo/a della classe.

L’insegnante chiede ai gruppi di iniziare il lavoro, in seguitochiamerà i gruppi A e C, B e D, a lavorare insieme, chiederàai due gruppi di realizzare un cartellone che servirà a metterea confronto le diverse situazioni (povertà e lusso).

II INCONTRO

Brainstorming: Guardando i cartelloni realizzati nel prece-dente incontro, l’insegnante propone due quesiti: “Quali so-no i beni fondamentali per l’uomo?” e “Quali sono i loro de-sideri?”L’insegnante chiamerà due ragazzi a scrivere le risposte alledue domande in due cartelloni diversi.L’insegnante chiederà alla classe di ritagliare dei cartoncinicolorati dove scrivere all’interno i beni fondamentali e i desi-deri emersi dal brainstorming.

Gioco: Si divide la classe in tre gruppi: Nord del mondo, Suddel mondo e la Banca.

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• il vostro gruppo farà cinque cartine uguali;• non avrete finito finchè ciascuno di voi non avrà una carti-

na che sembri uguale a quella degli altri;• ci sono due regole semplici: la prima è che durante il gioco

non bisogna parlare, né usare alcun tipo di forma comuni-cativa (segni, gesti con la testa...); la seconda è che non po-tete prendere pezzi da qualcun altro. Vi è solo concesso didare i vostri pezzi ad altri membri del gruppo ai quali pen-sate possano servire.

Finito il gioco, l’insegnante può stimolare la classe a rifletteresul significato di cooperazione.Ai ragazzi viene chiesto di rappresentare con un immagineNord e Sud del Mondo, per fare questo l’insegnante prepa-rerà la classe in modo che tutti possano lavorare attorno adun tavolo.

PER L’APPROFONDIMENTO DEI CONTENUTI...

I INCONTROSachs E., Dizionario dello sviluppo, Gruppo Abele, 1998Centro Nuovo Modello di Sviluppo, Geografia del supermer-cato mondiale, EMI, 1998

Materiale necessario per il primo incontro: Cartine da rita-gliare.

II INCONTROCastagnola A., Cancellare il debito. Danni, responsabilità emeccanismi debito estero, EMI, 2000.Bosio R., Moro R., Pagare con la vita. Lo scandalo dell’indebi-tamento dei paesi poveri, EMI, 2000.Richards D., Surian A., Oltre l’Immagine, strategie di comuni-cazione nell’era della globalizzazione, EMI, 2003.

III INCONTROA. Nanni, A. Surian, La geografia si può rinnovare, Asal,1995.

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OBIETTIVI

• Entrare in contatto con un’impresa sociale (cooperativa so-ciale).

• Imparare a lavorare in gruppo, • Incoraggiare l’empatia,• Promuovere etica dei principi.

DESTINATARI

Scuola secondaria di I grado.

DURATA

Tre incontri da due ore l’uno.

METODOLOGIA

La metodologia usata è quella partecipativa, si stimoleranno iragazzi alla cooperazione e alla condivisione tramite: attivitàdi gruppo, brainstorming, gioco di simulazione.

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Facciamo Impresa Sociale!Facciamo Impresa Sociale!

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Gioco di simulazione (durata almeno quaranta minuti): si di-vide la classe in gruppi da quattro ragazzi, ogni gruppo deveideare e creare un’impresa sociale, indicando nome, caratteri-stiche, perché nasce e che cosa vuole offrire. I ragazzi/e saran-no chiamati dall’insegnante a leggere il foglio da lei consegna-to in modo da ricordare i punti chiave di un’impresa sociale.Inoltre verrà chiesto loro di immaginare l’impresa sociale nelcontesto della propria città.A fine attività ogni gruppo riporta la propria impresa sociale.Ad ogni gruppo l’insegnante farà disegnare il logo, il simbolodell’impresa che hanno precedentemente creato, in un cartel-lone.

Suggerimento: se ci fosse la possibilità sarebbe bello organiz-zare un’uscita per visitare l’impresa sociale - cooperativa so-ciale più vicina alla scuola.

PER L’APPROFONDIMENTO DEI CONTENUTI...

A. Chiesi., Il bilancio sociale; stakeholder e responsabilità so-ciale d’impresa, il Sole 24 Ore, 2000S. De Pauli, Il valore dei valori: comunicare la responsabilitàsociale, Guerini e associati, 2004

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REALIZZAZIONE

I INCONTRO

L’insegnante scrive questa frase alla lavagna:"Le cooperative sociali hanno lo scopo di perseguire l’interes-se generale della comunità alla promozione umana e all’inte-grazione sociale dei cittadini"L’insegnante divide la classe in quattro gruppi (1,2,3,4). Tuttii gruppi dovranno scrivere in un foglio il significato delle pa-role attribuite. Il primo gruppo analizza il termine cooperati-va; il secondo gruppo analizza il termine comunità, il terzogruppo analizza il termine promozione, il quarto gruppo ana-lizza il termine integrazione sociale.L’insegnante invita i rappresentanti di ogni gruppo ad esporreciò che hanno elaborato.L’insegnante raccogliendo le stimolazioni dei ragazzi/e rileggela scritta sulla lavagna.L’insegnante porta i ragazzi in aula informatica e assieme a lo-ro, cerca le parole “impresa sociale” e “cooperativa sociale”in internet, si stampano le home page più interessanti e rile-vanti.L’insegnante dà ai ragazzi una ricerca da fare per il II incon-tro, cercare le cooperative sociali della propria città.

II INCONTRO

L’insegnante porta in classe la descrizione delle cooperativesociali della città, dove c’è scritto quali servizi offrono.L’insegnante fa esporre ai ragazzi quali cooperative hanno tro-vato e di cosa si occupano. L’insegnante fa leggere ai ragazzile informazioni che ha portato lei, in modo da avere un qua-dro completo sull’argomento. L’insegnante fa delle domandealla classe: quando nascono le cooperative? Perché, Che servi-zio offrono? Sono in tutto il mondo?…A queste domande insegnante e ragazzi troveranno delle ri-sposte, l’insegnante chiamerà un ragazzo/a a scrivere le rispo-ste in un foglio, che verrà utilizzato nel terzo incontro.

III INCONTRO

L’incontro incomincia con un gioco, l’insegnante darà ad ognigruppo una fotocopia del foglio che descrive le cooperativesociali realizzato nel II incontro.

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AllegatiAllegati

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degli stessi in tre gruppi, un gruppo per ciascun prodotto. 2. Ascolto della storia di vita dei tre personaggi protagonisti del viaggio:

coltivatore di cacao, coltivatore di banane, bambino-lavoratore in unafabbrica di palloni. L'ascolto della storia si svolge in un ambiente chefavorisce, attraverso oggetti, musica e immagini, la ricostruzione delcontesto di origine (Centro America, Africa Australe, Sud Est Asiatico).Dopo aver ascoltato la storia, saranno i bambini e ragazzi ad assumerel'identità dei lavoratori del Sud del mondo.

3. Sperimentazione diretta, da parte dei bambini e ragazzi, delle vicissitu-dini dei contadini e bambini-lavoratori costretti a ritmi di lavoro incal-zanti per paghe inadeguate e in condizioni precarie.

4. L'inserimento nel circuito del Commercio Equo e Solidale. Invitati daun animatore a prendere contatto con gli importatori del circuito Equoe Solidale, i ragazzi iniziano una “nuova vita”: un lavoro e un guadagnopiù dignitosi per i contadini, la scuola e il gioco per i bambini strappatiallo sfruttamento della fabbrica di palloni.

5. Il viaggio del prodotto. I ragazzi, smessi i panni dei produttori, indossa-no quelli dei prodotti per seguire il loro arrivo nei supermercati e nelleBotteghe del Mondo italiane. Prima però li aspettano nuove difficoltà:il mercato non è molto aperto nei confronti dei prodotti delCommercio Equo e Solidale…

6. Arrivo nei supermercati e nelle Botteghe del Mondo e confronto con iconsumatori: i bambini tornano in contatto con una situazione familia-re, quella dell'acquisto e del consumo, ma questa volta nei panni deiprodotti!

Vorremmo che la mostra “IO VIAGGIO EQUO E SOLIDALE”fosse visitata dal maggior numero di ragazzi possibile…. Lemostre del CIES sono pensate per essere facilmente spostate,con strutture leggere che si adattano a spazi diversi (è statarealizzata in musei, chiese, castelli, ex-fabbriche, tensostruttu-re…)Se pensate che il vostro comune sia interessato a far arrivarela mostra nel la vostra ci t tà, contattate i l CIES al lo0677264611 (chiedere di Pino Giordani) o per e-mail [email protected]

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Si tratta di una mostra - gioco interattiva sul tema del Commercio Equo eSolidale.I partecipanti sono guidati lungo un percorso che, attraverso animazioni,scenografie a grandezza naturale, video, immagini, suoni e “canovacci”,appositamente gestiti da animatori, ripropone le problematiche del com-mercio internazionale mostrando come vi si possa porre rimedio costruen-do un circuito alternativo: quello del Commercio Equo e Solidale.L'iniziativa, co-finanziata dalla Cooperazione Italiana e realizzata con ilcontributo della Coop-ANCC, è promossa dal CIES (Centro Informazionee Educazione allo Sviluppo), in collaborazione con UCODEP e FairTradeTransfair Italia.

A CHI SI RIVOLGE LA MOSTRA

L'iniziativa si rivolge in particolare ai bambini delle scuole elementari emedie inferiori, nella convinzione che da consumatori passivi possano di-ventare veicoli di comportamenti più consapevoli di acquisto e di consu-mo. L'azione è anche rivolta all'opinione pubblica in generale e al mondodei mass-media, in quanto l'obiettivo ultimo è, comunque, la sensibilizza-zione della società civile rispetto al tema degli squilibri tra Nord e Sud delmondo.

COME SI SVILUPPA IL PERCORSO DIDATTICO

Attraverso la metodologia del gioco di ruolo, i ragazzi ripercorrono il viag-gio, dal Sud al Nord del mondo, di tre prodotti tipici del CommercioEquo e Solidale (cacao, banana e pallone). Il percorso è allestito con scenografie teatrali costruite su pannelli alti 4,50metri in un'area espositiva di 400 mq. circa, i ragazzi sono guidati da circa10 mediatori linguistico/culturali nel ruolo di animatori esperti.L'intero percorso si sviluppa per tappe:1. Accoglienza da parte di un animatore dei bambini/ragazzi e divisione

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La mostra interattiva “Io viaggio... equo e solidale”La mostra interattiva “Io viaggio... equo e solidale”

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battiti e convegni, il CIES realizza attività di educazione, informazione esensibilizzazione dell’opinione pubblica sulle problematiche connesse airapporti Nord/Sud del mondo, all’interdipendenza tra popoli, alle migra-zioni, ai diritti umani e civili, al rapporto tra sviluppo e ambiente, alle cul-ture “altre”.Per la realizzazione e il sostegno delle sue attività, il CIES collabora con al-tre Ong e associazioni italiane e straniere, centri di ricerca e documenta-zione, Enti locali e istituzioni e cura la raccolta e la produzione di docu-mentazione, materiali didattici ed audiovisivi.Particolarmente curato è il legame tra le attività di cooperazione e quelle dieducazione allo sviluppo, affinché, attraverso i programmi di informazionee di sensibilizzazione realizzati in Italia, si verifichi un ritorno culturale del-le esperienze dei progetti realizzati nei paesi del Sud del mondo.Obiettivo dell’associazione, infatti, è di contribuire a creare nell’opinionepubblica, e nei giovani in particolare, una cultura della solidarietà e dellacooperazione che favorisca un impegno diffuso sui temi dello sviluppo edella povertà, nella convinzione che dal riequilibrio delle risorse del piane-ta possa dipendere un nuovo assetto internazionale più equo e fondato sul-la pace.

Mediazione interculturale

Attraverso il suo impegno nel settore della mediazione linguistico-cultura-le, il CIES si pone gli obiettivi di:• facilitare la comunicazione con i migranti e contribuire al loro inseri-

mento nella società di accoglienza;• aiutare i servizi pubblici e/o privati a superare le difficoltà di comunica-

zione con l’utenza immigrata;• favorire la realizzazione delle pari opportunità nel godimento dei diritti

di cittadinanza, da parte dei cittadini stranieri.Il CIES realizza corsi di formazione e aggiornamento per mediatori lingui-stico-culturali e organizza e gestisce un servizio di interpretariato linguisti-co e culturale rivolto ad enti e istituzioni operanti nell’ambito della sicu-rezza pubblica, della sanità, della scuola e dell’amministrazione degli EntiLocali.

Cooperazione allo sviluppo

Nel Sud del mondo, il CIES lavora in America Latina: Uruguay, ArgentinaPerù e Cuba; in Africa: Angola e Mozambico; nell’Est Europeo, inAlbania. In questi paesi il CIES realizza progetti di educazione e formazione profes-sionale, microimprenditoria (soprattutto femminile) e assistenza socio-sa-nitaria.

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Centro Informazione e Educazione allo Sviluppo

Il CIES è una Organizzazione Non Governativa (una ong) e un’associazio-ne no profit (Onlus) impegnata nella costruzione di società multiculturalifondate sulla piena integrazione e il reciproco rispetto delle diversità. Nato nel 1983, per iniziativa di un gruppo di educatori e operatori dellacooperazione, da allora, lavora per contribuire a ridurre l’enorme divariotra Nord e Sud del mondo e disegnare nuovi equilibri fondati sulla pace el’equa distribuzione delle risorse del pianeta.La storia del CIES è segnata da alcune tappe fondamentali: negli anniOttanta, dalla partecipazione attiva ai movimenti antirazzisti e dalla costi-tuzione in ong per realizzare progetti di cooperazione allo sviluppo; neglianni Novanta, dal lavoro nel settore dell’educazione all’intercultura e allaglobalità.Dal 2005 CIES è inoltre stato certificato ai sensi della norma ISO 9001 /UNI EN ISO 9001:2000 per le attività di formazione.Oggi il CIES articola le sue attività in tre settori di intervento: l’educazioneallo sviluppo, la mediazione interculturale e la cooperazione allo sviluppo.

Educazione allo sviluppo, all’intercultura e alla globalità

In Italia, attraverso il lavoro nelle scuole con insegnanti e alunni, la realiz-zazione di mostre, rassegne video, campagne di informazione, seminari, di-

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Chi siamoChi siamo

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CIESvia Merulana 198 00185 RomaTel.: 06 772746 Fax: 06 77264628Sito: www.cies.it e-mail: [email protected]

Centro Documentazione CIESVia delle Carine, 400185 RomaTel.: 06 46207711Fax: 06 46207777e-mail: [email protected]

È un’Organizzazione Non Governativa (ONG) autonoma e senza fini dilucro (Onlus) regolarmente riconosciuta dal Ministero Affari Esteri italia-no.Fondata dal 1976 (e ricostituitasi poi nel 1990 con un nuovo statuto) suivalori di solidarietà, giustizia, equità, sobrietà, democrazia e partecipazio-ne, opera in Italia, in Europa e nel mondo seguendo una visione unitariadello sviluppo nel Nord e nel Sud del Mondo, con l’obiettivo di contribui-re alla costruzione di società dove siano soddisfatti i bisogni fondamentalidi tutti e dove sia possibile la convivenza pacifica di culture e stili di vitadiversi, seguendo una visione unitaria dello sviluppo del Nord e del Suddel mondo.Gli ambiti in cui Ucodep interviene sono quelli della cooperazione allo svi-luppo, dell’educazione allo sviluppo e dell’educazione interculturale, dellapromozione di forme di economia solidale, dell’inserimento sociale dellapopolazione immigrata.Ucodep è riconosciuta come agenzia formativa dalla Regione Toscana e dalMinistero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca.Dal 2005 Ucodep è inoltre stata certificata ai sensi della norma ISO 9001 /UNI EN ISO 9001:2000 per la progettazione e gestione di attività di coo-perazione internazionale per lo sviluppo e di aiuto umanitario (estero) e diattività di formazione, orientamento, educazione ricerca sociale e media-zione linguistico culturale.A partire dal 2005 inoltre Ucodep produce un bilancio sociale annuale.

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Nel tempo, l’attenzione alla condizione dell’infanzia e adolescenza a ri-schio è divenuto ambito prioritario del nostro intervento, pur con la neces-saria flessibilità ed apertura ad azioni in altri settori, laddove emergenti danecessità identificate nelle aree di presenza dell’organismo. I progetti di cooperazione internazionale del CIES si svolgono in collabo-razione con le ong e le istituzioni locali dei paesi in cui opera.Il partner locale è il protagonista del progetto per la conoscenza specificadel contesto di intervento; il CIES offre il proprio bagaglio di esperienzatecnico-professionale e promuove scambi culturali con l’Italia.

Il Commercio Equo e Solidale

Nell’ambito della strategia adottata dal CIES il tema del Commercio Equoe Solidale suscita un interesse particolare. Questo tema può rappresentare un anello di congiunzione tra le attivitàche il CIES realizza nel Nord e nel Sud del mondo. Da una parte, infatti, la diffusione del Commercio Equo e Solidale è unmodo per realizzare l’educazione alla globalità, in tutte le varie accezioni diquest’espressione: educazione all’intercultura, ai diritti umani, all’ambien-te, al consumo, ecc. Dall’altra parte, la pratica del Commercio Equo e Solidale può apportareun valido contributo alla riflessione sulla cooperazione allo sviluppo e rap-presentare uno strumento concreto e innovativo nell’azione di aiuto allosviluppo. I progetti di cooperazione realizzati dal CIES si basano su unametodologia d’intervento non assistenziale, ma, al contrario, partecipativae centrata sul rapporto di interscambio con gli interlocutori del Sud delmondo, in modo che essi siano considerati non semplici beneficiari, ma ve-ri partner del progetto. Come attuare nel migliore dei modi questa meto-dologia è al centro di una riflessione continua, riflessione alla quale stadando un importante contributo la pratica del Commercio Equo eSolidale. Quest’ultimo rappresenta, infatti, una forma concreta di coopera-zione con i paesi del Sud che valorizza e si basa sul lavoro locale, e sul suogiusto riconoscimento, piuttosto che su interventi esterni, assistenziali ocaritatevoli. Si tratta di Trade not aid: commercio e non aiuto, come è stato definito daipionieri del movimento. La traduzione in norme e comportamenti concretidi concetti come interdipendenza e interscambio tra Nord e Sud del mon-do interessa e coinvolge l’intero mondo della cooperazione allo sviluppo.Solo procedendo in questa direzione sarà possibile fare in modo che l’im-pegno di aiuto allo sviluppo attuato dai paesi industrializzati non vada di-sperso e, soprattutto, favorisca una riduzione del divario economico traNord e Sud.La pratica del Commercio Equo e Solidale rappresenta un esempio di co-me sia possibile realizzare questa “traduzione” di teorie in comportamenticoncreti.

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le), di consulenza tematica e di consulenza on-line. Insieme al Centro diDocumentazione Città di Arezzo, Ucodep ha creato uno “Sportello scuo-la” che gestisce l’offerta completa dei servizi rivolti al mondo della scuolain tutti suoi ordini, dalle elementari alle superiori. L’associazione realizzainoltre materiali di contenuto didattico-pedagogico e di ricerca rivolte sia ainsegnanti che ad operatori.Oltre che per insegnanti e studenti, Ucodep realizza le proprie attività edu-cative in ambiti extra-scolastici, nei confronti di gruppi e associazioni delterritorio, amministratori e funzionari pubblici, personale delle ONG.

Promozione dell’economia sociale e solidale

Dal 1990 Ucodep promuove e sostiene il commercio equo e solidale a li-vello locale, regionale e nazionale. Ha contribuito attivamente alla nascitadella cooperativa Wipala che dal 2000 promuove stabilmente la vendita diprodotti attraverso tre Botteghe del Mondo. In collaborazione con la cooperativa organizza numerose iniziative di for-mazione, sensibilizzazione e informazione rivolte a scuole, associazioni,parrocchie, giovani e adulti. Nel 2002 Ucodep ha promosso un progettoregionale di formazione per operatori del commercio equo e solidale epromozione delle attività di rete fra le Botteghe del Mondo che ha datoorigine alla realizzazione di “Equofesta”, la prima fiera regionale toscanasul commercio equo e solidale. L’associazione è socia di Banca Etica e dal2003 è impegnata in attività di promozione della finanza etica e della re-sponsabilità sociale delle imprese.

Lotta alla discriminazione e immigrazione

Da sempre Ucodep si impegna per favorire una pacifica convivenza di cul-ture, stili di vita e modelli di sviluppo attraverso azioni di lotta alla discri-minazione, concentrando in particolare modo il proprio intervento a favo-re della popolazione migrante. La promozione e l’inserimento lavorativo dei migranti nel territorio areti-no, i servizi di mediazione linguistico culturale (attraverso l’AgenziaJacaranda nata nel 2001), la gestione di centri di ascolto per la popolazionestraniera, la partecipazione al Consiglio territoriale per l’immigrazione diArezzo, la promozione di una partecipazione attiva dei migranti nella vitapolitica e la formazione di operatori dei servizi privati e pubblici, sono leprincipali attività che Ucodep realizza al fine di favorire i processi di inte-grazione. Dal 2002 l’associazione ha creato inoltre, in collaborazione con laProvincia e l’Università di Arezzo, un Osservatorio locale sul fenomenodell’immigrazione e della discriminazione che realizza rapporti periodicisulla presenza degli immigrati nella Provincia di Arezzo.

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Si riporta qui di seguito una breve presentazione delle principali attivitàportate avanti nel corso degli anni da parte di Ucodep:

Cooperazione allo sviluppo

La nascita di Ucodep è legata all’impegno nella cooperazione allo sviluppocon attività e iniziative diversificate nei vari paesi. Albania, Macedonia,Kosovo, Serbia, Bosnia Erzegovina, Croazia, Palestina, Vietnam, SriLanka, Burkina - Faso, Nicaragua, Repubblica Dominicana, Ecuador,Bolivia sono i paesi in cui l’associazione ha operato ed opera. Ogni azione è caratterizzata da un approccio a base partecipativa che agi-sce a partire dal coinvolgimento dei soggetti destinatari, promuovendo lacostruzione di un tessuto sociale autonomo in grado di dare continuità aiprogetti finalizzati al miglioramento delle condizioni di vita delle popola-zioni più povere. Il lavoro di Ucodep si sviluppa in modo differenziato a seconda del conte-sto in cui si trova ad operare: sviluppo agricolo, interventi di sostegno allasalute e prevenzione delle malattia infettive, rafforzamento dei servizi pub-blici, sostegno al sistema educativo ed allo sviluppo economico locale,prevenzione disastri, tutela ambientale, assistenza psicologia e sociale aiminori, formazione professionale.Elementi caratterizzanti di tutto il lavoro sono: il rafforzamento delle isti-tuzioni locali, la promozione della cooperazione decentrata e lo sviluppolocale come paradigma di riferimento. Attraverso i propri interventi Ucodep ha cercato inoltre, a seconda delleesigenze del contesto, di prestare attenzione a varie fasce di età (bambini,giovani, adulti) e a diversi gruppi di popolazione (donne, popolazioni indi-gene, contadini, artigiani), ricorrendo anche ad interventi di aiuto umani-tario di fronte a disastri naturali o provocati dall’uomo.

Educazione alla cittadinanza

L’educazione rappresenta per Ucodep uno dei principali modi attraversocui promuovere un cambiamento sociale. Educazione allo sviluppo signifi-ca aiutare a comprendere le ragioni della disuguaglianza che esiste traNord e Sud del Mondo e comprendere cosa possiamo fare per cambiarequesta situazione. Educazione interculturale significa aiutare la conoscen-za, il rispetto e il confronto tra persone portatrici di diverse culture. È a partire da queste riflessioni che Ucodep interagisce con il mondo sco-lastico attraverso la realizzazione di percorsi di animazione e sensibilizza-zione nelle classi, formazione di operatori e insegnanti, servizi formativi edi orientamento (facilitazione linguistica e mediazione linguistica cultura-

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plicazione dei criteri del commercio equo e solidale.– Aumento della distribuzione dei prodotti del commercio equo sia attra-

verso i canali convenzionali (Grande distribuzione) che attraverso i ca-nali delle organizzazioni socie, delle Botteghe del Mondo, degli entipubblici secondo i principi del Green Public e Social PublicProcurement.

Il Consorzio Fairtrade TransFair Italia fa parte di FLO (FairtradeLabelling Organizations international), Federazione internazionale deimarchi di garanzia, che raggruppa attualmente 20 organizzazioni che ope-rano in Europa, Stati Uniti, Canada, Giappone, Australia, Nuova Zelanda,Messico. Flo e Fairtrade TransFair garantiscono che i prodotti che portanoil marchio Fairtrade siano stati ottenuti senza causare sfruttamento e po-vertà nel Sud del mondo e siano stati acquistati secondo i criteri del com-mercio equo e solidale. Il sistema Fairtrade opera attualmente con 455 or-ganizzazioni di produttori che rappresentano circa 400 mila strutture diprimo livello. Nel sistema Flo inoltre sono coinvolti 500 partners tra tra-ders, importatori e licenziatari nei paesi in cui i prodotti vengono commer-cializzati. Complessivamente beneficiano del commercio equo e solidaleattraverso i canali Fairtrade quasi un milione di famiglie di lavoratori in 45diversi paesi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina con totale stimatodi circa sei milioni di persone.Le organizzazioni di produttori sono prevalentemente cooperativistiche esi impegnano ad una gestione comune e democratica della loro struttura ead impiegare parte dei ricavi in progetti di sviluppo sociale per le comunitàe il territorio. Il margine aggiuntivo del Fairtrade consente loro di renderepiù agevoli le vie di comunicazione, di accedere all’acqua potabile e all’e-nergia elettrica, di costruire scuole ed ambulatori medici, oppure di crearemedia locali per favorire un’informazione democratica e maggiore coesio-ne, in particolare nelle aree rurali. Nelle produzioni in cui non sia semprepossibile la gestione cooperativistica (come nel caso di succhi concentrati,della frutta esotica o nella lavorazione semindustriale dei palloni), FLO halavorato all’inserimento di aziende nel circuito del commercio equo e soli-dale subordinandolo alla costituzione di un fondo per i lavoratori, al ri-spetto dei diritti sindacali (normative OIL, Organizzazione Internazionaledel Lavoro), alla corresponsione di un salario adeguato, nonché al coinvol-gimento dei lavoratori nella gestione dell’azienda attraverso organismi de-finiti convenzionalmente “Joint Bodies”.

Fairtrade TransFairPassaggio De Gasperi ,335131 PadovaTel: 049 8750823Fax: 049 8750910Sito: www.fairtradeitalia.ite-mail: [email protected]

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Ucodep Via Madonna del Prato, 42 52100 Arezzo Tel.: 0575 401780 Fax: 0575 401772Sito: www.ucodep.orge-mail: [email protected]

Il marchio di garanzia italiano del commercio equo e solidale viene fonda-to come associazione non profit nel 1994 con il concorso delle centrali delcommercio equo, dell’Associazione Botteghe del Mondo, di alcune asso-ciazioni importanti quali Arci, Acli, Agesci, ACU, CGM, Pax Christi,ANCC e di alcune tra le principali Ong italiane come Mani Tese e Focsiv.L’associazione si è trasformata in consorzio alla fine del 2003, nel quadrodi uno sviluppo delle attività di certificazione e diffusione del commercioequo e solidale. I soci attuali del Consorzio sono 25 organizzazioni, cheoperano nella cooperazione internazionale, nella solidarietà, nella finanzaetica, nel rispetto dell’ambiente e nel commercio equo e solidale, comeArci, Acli, Banca Etica, Cies, Ucodep, Unicef, ManiTese, Legambiente. Ilruolo ed il lavoro svolto da Fairtrade TransFair è riassumibile nei seguentipunti:

– Concessione del marchio di sublicenza Fairtrade alle aziende che voglio-no inserirsi nel circuito del commercio equo, contrassegnando il proprioprodotto con il marchio.

– Organizzazione di campagne informative e di sensibilizzazione sui prin-cipi e i prodotti del commercio equo.

– Verifica del rispetto delle condizioni contrattuali da parte dei licenziatari(rapporti con i produttori, comunicazione, utilizzo del marchio).

– Creazione e sostegno di legami diretti fra aziende e produttori del Suddel Mondo e valorizzazione del ruolo delle Ong, che attraverso il com-mercio equo cercano sbocchi di mercato per i propri progetti nei Paesidel Sud del mondo.

– Ricerca e sviluppo di progetti innovativi, quale quello del pallone, deisucchi di frutta o delle banane, per cercare nuove strade, attraverso l’ap-

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