DOSSIER SANT'APOLLINARE 2015

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DOSSIER SANT’APOLLINARE LA STORIA, LO STATO ATTUALE E IL PROGETTO DI CEMENTIFICAZIONE SELVAGGIA ANNO 2015

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LA STORIA, LO STATO ATTUALE E IL PROGETTO DI CEMENTIFICAZIONE SELVAGGIA.

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DOSSIER SANT’APOLLINARE

LA STORIA, LO STATO ATTUALE E IL PROGETTO

DI CEMENTIFICAZIONE SELVAGGIA

ANNO 2015

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INDICE

La storia di Sant’Apollinare e il Porto di Brindisi

Planimetrie: stato attuale e intervento previsto

Iter amministrativo del progetto dell’Autorità Portuale

Le nostre richieste

Raccolta di articoli

Foto-racconto

Allegati

- Progetto Autorità Portuale 2013 “OPERE DI COMPLETAMENTO ACCOSTI

PORTUALI PER NAVI TRAGHETTO E RO-RO DI S. APOLLINARE NEL PORTO DI

BRINDISI”

- “Il sistema urbano portuale e la riqualificazione del Water-Front di Brindisi” -

Autorità Portuale di Brindisi, Dicembre 2006

- “Report Lavori” - Autorità Portuale di Brindisi, Febbraio 2014

GLOSSARIO

AP: AUTORITA’ PORTUALE

CSLP: CONSIGLIO SUPERIORE LAVORI PUBBLICI

DGR: DELIBERA DI GIUNTA REGIONALE

PPTR: PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE

PRP: PIANO REGOLATORE PORTUALE

PUG: PIANO URBANISTICO GENERALE

PUTT/P: PIANO URBANISTICO TERRITORIALE TEMATICO PER IL PAESAGGIO

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DOSSIER SANT’APOLLINARE - 2015

LA STORIA DI SANT’APOLLINARE

E IL PORTO DI BRINDISI

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BRINDISI: UN PORTO NATURALE UNICO AL MONDO PER LA SUA BELLEZZA

ASSERVITO ALL’INDUSTRIA E AL CARBONE

Dopo la tragedia della seconda guerra mondiale, lentamente la città iniziò a riprendere le sue attività ed anche la storica spiaggia di Sant’Apollinare tornò a vivere. Ma la sua

fine fu segnata dall’insediamento del petrolchimico che rese non più balneabili le vicine spiagge, compresa Sant’Apollinare, interrompendo il rapporto che sempre legava gli abitanti a quel luogo. Negli ultimi decenni altre industrie hanno occupato

gran parte del porto di Brindisi sia fisicamente (Edipower, SFIR, Sanofi ecc.) sia come utilizzo degli spazi (carboniere, gasiere, ecc).

L’Autorità Portuale continua a gestire, a decidere e a progettare (anche modifiche o costruzioni di grande rilevanza che cambiano forma e caratteristiche di quello che è un porto naturale considerato unico al mondo e che andrebbe tutelato fosse solo per

questo) senza tener conto che il porto è nella città, ne fa parte integrante e che da sempre è stato il cuore e la ricchezza di Brindisi.

La spiaggia di Sant’Apollinare, situata nel porto medio e adiacente al Parco Archeologico di Punta delle Terrare, oggi è soffocata da due orribili muri che impediscono una visuale fantastica dell’intera città, del porto, del monumento al

marinaio, delle colonne romane e dei due castelli… in nessun altro punto della città si può godere della stessa prospettiva.

Ed è a Sant’Apollinare che oggi l’Autorità Portuale propone un assurdo progetto di banchinamento, già inserito nel 2006 nel piano regolatore portuale e di cui si è recentemente approvata la versione definitiva, redatta nell'aprile 2013, che

significherebbe un ulteriore consumo di territorio con una inutile cementificazione che preclude altri spazi alla cittadinanza, nonostante l’importanza storica ed identitaria che

quel luogo rappresenta.

Tutto ciò per 3 attracchi (per traghetti ro-ro) che potrebbero essere individuati in strutture già esistenti. Vi è infatti tutta l’area ex Edipower, la vecchia centrale a

carbone attualmente ferma perché obsoleta e di prossima dismissione, con 40 ettari che dopo la bonifica potranno essere restituiti al porto e alla retroportualità, o la più

recente colmata di Capobianco nella zona del porto esterno (altra incredibile cementificazione di circa 20 ettari rubati al mare appena pochi anni fa), ad una inevitabile futura fine dell’uso di carbone per produrre energia (lo stesso A.D. Enel

Starace prevede la progressiva chiusura o conversione di 23 centrali termoelettriche alimentate a fonti fossili) e quindi la possibile disponibilità anche degli approdi ora

utilizzati dalle navi carboniere.

Alla luce di queste considerazioni il progetto del nuovo banchinamento appare

anche un inutile dispendio di fondi che potrebbero essere invece destinati a interventi di riqualificazione per restituire spazi alla città e trovare nuove forme di promozione turistica.

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LA SPIAGGIA DI SANT'APOLLINARE

Fonte: BRINDISI WEB

La nascita di un mito

Una rotonda con due lunghe ali di camerini tese ad abbracciare un arenile di sabbia dorata e

ombrelloni colorati come fiori di campo. E, di fronte, un mare al quale il Castello rosso da un

lato e le Pedagne dall’altro tolgono il senso dell’infinito. Un mare che diventa un’immensa

piscina solcata, come nelle fiabe, da bianche motonavi…

Era questa la spiaggia dei brindisini, era questa Sant’Apollinare, lo stabilimento balneare rimasto nel cuore di quanti hanno avuto la fortuna di frequentarlo.

La spiaggia di Sant'Apollinare vista da Villa Monticelli

La spiaggia, situata nel porto medio, poco oltre il Canale Pigonati, era già attiva agli inizi del

‘900, quando i lidi funzionanti in quel tratto di costa erano ben quattro: Lido Piccolo, Lido

Risorgimento, Lido Gaudioso e Lido Cafiero. Successivamente tutti unificati in

Sant’Apollinare.

Era l’epoca (primi anni Trenta) delle cabine su palafitte, con botola e scaletta incorporata per

consentire il diretto e discreto ingresso in acqua dei pudichi bagnanti. Nonostante questo

accorgimento e tenuto anche conto che i castigatissimi costumi lasciavano scoperti solo pochi

centimetri di pelle, l’Arcivescovo del tempo - Mons. Tommaso Valeri - condannò duramente

“l’usanza di svestirsi in spiaggia”... Senza immaginare che, nel corso del secondo conflitto

mondiale, allorché l’area divenne un accampamento militare, i soldati bruciando le cabine di

legno per scaldarsi, avrebbero accelerato l’inarrestabile processo di modernizzazione di Sant’Apollinare.

La spiaggia negli anni '20

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Si deve all’intuizione e all’imprenditorialità di Italo Mastrobiso la rinascita della spiaggia nel

dopoguerra. L’idea di un lido attrezzato maturò nella mente del ragioniere brindisino durante le

sue passeggiate sul lungomare del porto e si concretizzò grazie all’aiuto di altri sette

concittadini (tra i quali i rappresentanti più in vista delle famiglie Titi e Tarantini e i cugini

don Ugo e don Vitantonio Guadalupi). L’accordo fu ufficializzato con la costituzione d’una

Società.

Probabilmente non ci sarebbe stato bisogno nemmeno di una Società, visti i tempi che

correvano e i galantuomini chiamati a costituirla. Primo tra tutti il ragioniere Mastrobiso (foto a

lato). Una figura che, a giudicare dall’aspetto, appariva come un personaggio d’inizio

Novecento approdato chissà come sulle rive di una Sant’Apollinare degli anni Cinquanta. Fin

dal primo momento il Mastrobiso non si ritenne solo un imprenditore. Comprese infatti che, a

causa della frequentazione di una clientela che travalicava i confini provinciali e - grazie a un

eccezionale flusso turistico - anche quelli nazionali, la nascita e poi la gestione della struttura lo

investiva d’una sorta di funzione istituzionale.

Questo spiega, in aggiunta all’innata riservatezza del carattere, quel suo abbigliamento

certamente anomalo per un luogo vacanziero. Il ragioniere girava infatti per la “sua” spiaggia

con una candida camicia bianca su cui spiccavano le inseparabili bretelle. Non di rado

indossava disinvoltamente anche giacca e cravatta! L’unica eccentricità era costituita dalle

scarpe (non sandali!) prive di calze. In tal modo, al riparo del fresco panama e degli occhiali

scuri, seduto sulla poltroncina di vimini, dalla rotonda spingeva lo sguardo su quel mare che,

come l’arenile, considerava un po’ suo. E mentre fantasticava progetti ancora più grandi, a

tenergli buona compagnia c’era il vocio gioioso dei “suoi” bagnanti che, come una musica, si

levava nel cielo di una Brindisi a quel tempo magica.

Il progetto del lido, redatto dall’ing. Casamassima, prevedeva la costruzione di una rotonda

centrale e due semicerchi di cabine che dal Canale Pigonati arrivassero fin sotto la villa

Monticelli. Approvato dal Demanio e ottenuta la concessione dalla Capitaneria di Porto, già nel

1946 i lavori furono avviati e conclusi con l’inaugurazione dell’ala a ovest della rotonda:

complessivamente 110 cabine con veranda fronte mare e 50 cabine sul lato retrostante. L’anno

successivo fu completato anche il versante orientale, in direzione della villa Monticelli. Al centro

della spiaggia, quasi prospiciente la rotonda, fu realizzato un pontile in legno per l’attracco

delle barche e dei vaporetti. L’ottima gestione della spiaggia è rimasta per quasi trent’anni in

mano alla famiglia Mastrobiso.

Il traghettamento

Per recarsi allo stabilimento balneare era necessario raggiungere la banchina - carichi di tutto il

necessario per trascorrervi un’intera giornata! - nei pressi dei giardinetti di Piazza Vittorio

Emanuele. Da qui, infatti, partivano le barche dirette alla spiaggia.

Così Domenico Faraselli ricorda i preparativi e il “viaggio” fino a Santa Pulinara:

“Mia madre era solita alzarsi prima delle cinque per preparare il pranzo da portare in spiaggia:

melanzane ripiene, riso patate e cozze, la "tajedda" e tutto ciò che la meravigliosa cucina

brindisina sapeva offrire. Non mancavano "li piscuètti", "li cacchitieddi cu lu pepi o cu lu

finucchieddu". Verso le sette si usciva da casa per prendere la corriera di Moretto che da Via

Sicilia (rione Commenda) portava “abbasciu alla marina", ovvero al capolinea accanto alla

Capitaneria di Porto. Da qui si sceglieva l’imbarcazione che, in pochi minuti, ci trasportava fino

al pontile della spiaggia”.

Le motobarche, o vaporetti, erano le più numerose, veloci ma talmente “fumose” che si

giungeva in spiaggia con i polmoni saturi degli effluvi della nafta. Il costo della corsa era di 10

lire. “La più grande, distinguibile per la poppa tonda - ricorda Roberto Aiello - era la

Sant’Antonio, di proprietà della famiglia De Simone. Le imbarcazioni, con più fermate,

raggiungevano, nell’ ordine, le spiagge di Sant’Apollinare, della Pineta (proprio sotto la villa

Monticelli) e di Fiume Piccolo, la spiaggia più economica posta poco oltre il promontorio di

Punta delle Terrare”.

C’erano poi le motobarche che, nel tempo, sono appartenute a Vicienzi Guadalupi (detto

“Vicienzi di Luca”), tutte intestate alle sue figliole: Jole, Giuseppina, Antonietta… Non aveva

problemi il buon Vicienzi a dare alle sue barche il nome delle figlie, visto che ne aveva avute

sedici (quelle dichiarate…). E nessun figlio maschio!

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Vicienzi - a raccontare è il nipote (per via materna) Francesco Romanelli - per invitare i

gitanti a salire sulla sua barca e nello stesso tempo per tenerli allegri soleva sporcheggiare a

bella posta (nella realtà era istruito, tanto da leggere nel privato Dante!) gridando: “Saliate,

saliate che n’atru picca partimu”. Con i turisti stranieri l’approccio, invece, era di questo

tenore: “Matama, mussiù, matamasuella, vulè vinì cò muà a la plasce?”. Poi, per non creare

confusione al momento dell’imbarco, invitava tutti a spostarsi verso prua raccomandando:

“Avanti, avanti, attenzione che non sciolate”. All’arrivo, infine, salutava tutti con l’invito: “Scendiate, signori, scendiate ca ammu rrivvati”.

Vicienzi Guadalupi, indicato dalla freccia, sulla sua motobarca "Jole"

Le barche a remi erano quelle più caratteristiche. Lunghe circa sei metri, potevano

trasportare sino a 10-12 persone. I barcaioli, com’è intuibile, erano estremamente gelosi delle

loro imbarcazioni che costituivano l’unico cespite della famiglia, e per questo difficilmente

lasciavano i remi in mano a estranei, a meno che non si trattasse di gente esperta e di loro

conoscenza. Infatti, la rottura dello stroppo a causa d’una vogata troppo energica e scomposta

poteva comportare quella più grave dello scalmo o addirittura del remo, con il conseguente

forzato fermo della barca.

Tra i più noti proprietari di barche c’erano i fratelli Ghiatoru e Cocu Sinisi: indossavano

sempre linde canottiere ed erano di pochissime parole. Per loro il traghettamento costituiva un

lavoro serio e comportava responsabilità che mal si conciliavano con le distrazioni di battute e

canzonette.

Uno degli ultimi barcaioli di quei tempi felici, Raffaele Di Giulio, ci ha lasciato agli inizi del

2013!

Le barche a vela (più correttamente “lance”), le più poetiche per quelle vele latine simili a

bianche ali di gabbiani, erano prerogativa dei turisti e, in genere, di una clientela più giovane e

sportiva. Ma anche “importante”, annoverando tra gli habitué gente come don Ciccio

Scarparo (dei Magazzini Napoletani Scarparo Confezioni) e il noto geometra Mautarelli.

“Quando c’era vento forte - spiega Roberto Aiello - queste barche, bordeggiando, arrivavano

sino alla Sciaia e poi deviavano di bolina per tornare verso la spiaggia”.

Un altro apprezzato proprietario di barche a vela (la “Sirena del mare”) era Frangiscu

Romanelli - detto Sunillu - l’altro nonno (per via paterna) di Francesco Romanelli. Sunillu,

però, era un barcaiolo sui generis, nel senso che non faceva le corse per la gente comune. Lui

trasportava un’altra fetta dell’élite brindisina che faceva capo a Giammarco Gallinari e a

Beppe Patrono, per citare alcuni dei suoi più affezionati clienti. Ma non disdegnava

d’accompagnare a Sant’Apollinare anche i facoltosi turisti inglesi e americani che alloggiavano

all’Hotel Internazionale e dai quali, al loro rientro nei Paesi d’origine, riceveva decine e decine di cartoline di ringraziamento per l’eccellente trattamento ricevuto.

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Il primo barcaiolo a destra (vicino la banchina)è uno dei fratelli Sinisi.

Il secondo barcaiolo è Raffaele Di Giulio detto Ucciullalla. La prima barca a vela sulla destra è la "Sirena del mare" di Francesco Romanelli La barca a vele color rosa era di proprietà Paccali. La barca a vela alla banchina è "Stella di mare" di Giovanni Romanelli detto "Giuvanni Mmeli" (miele), per la sua bontà.

Ma la presenza delle barche e dei barcaioli non costituiva l’unico motivo di folclore: a dare allo

scenario il sapore di un set cinematografico felliniano c’era il contorno di personaggi anch’essi

unici, gente "alla bona", che “faceva la giornata” con le mance. Erano i musicanti, ché - con

tutto il rispetto - non si potevano certo confondere coi musicisti! Tra i più conosciuti “Nunnu

Furone”, il suonatore di fisarmonica che, nello sforzo sovrumano di mettere insieme le note

che, ahimè!, uscivano alla rinfusa e malconce dallo strumento, si esibiva in una serie di

esilaranti rictus che ripagavano largamente i passeggeri del costo del biglietto. Nunnu Furone

portava a tracolla un tascapane militare nel quale custodiva gelosamente una bottiglietta di

vino con cui si dissetava dopo i travolgenti assolo… e quando il pubblico gli chiedeva il bis

eseguiva quello che lui chiamava il “pezzo di ringraziamento” ripetendo la stessa canzone

appena suonata! Tra gli altri suonatori ambulanti di fisarmonica e mandolino sono da ricordare anche i fratelli Stefanizzi.

Una pratica consolidata tra i più giovani, per evitare il pagamento dell’ingresso a

Sant’Apollinare, era quella di gettarsi in mare una volta che l’imbarcazione giungeva nei pressi

degli scogli che segnavano l’ultimo tratto del Canale Pigonati. Da quel punto era infatti un

gioco da ragazzi raggiungere a nuoto la spiaggia. Solo un componente del gruppo, incaricato di

raccogliere gli indumenti di tutti gli altri, giungeva a destinazione con la barca e, ovviamente,

pagava un singolo accesso. Qualche “portoghese” che non poteva lasciare a nessuno i propri

indumenti superava il breve tratto di mare tra gli scogli e la spiaggia nuotando con una sola mano mentre con l’altra fuori dell’acqua teneva all’asciutto mutande e canottiera…

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Nel gabbiotto sul molo c’era la signora Maria Battaglia - consorte del

ragioniere Mastrobiso - a staccare i biglietti d’ingresso: il prezzo era di

50 lire, comprensivo dell’uso di spogliatoio e docce.

A coadiuvarla stazionava, poco più in là, il controllore delle tessere

d’ingresso sulle quali erano riportati, oltre ai dati del titolare e al numero

della cabina, le caselle dei mesi e dei giorni che poi venivano bucate con

l’apposita macchinetta. (nella foto a lato Irma Mastrobiso, figlia di Italo, nel gabbiotto biglietteria)

Erano invece in pochi, i più facoltosi, ad utilizzare le auto o i birocci per

recarsi alla spiaggia, mentre i contadini erano soliti portare l’intera

famiglia a bordo del “travino”, il tipico carretto trainato dal cavallo e utilizzato per i lavori in

campagna. Lasciato con le “stanghe in aria” per potervi appendere un lenzuolo costituiva

l’alternativa più economica per ripararsi dalla calura.

La spiaggia e i servizi

Come si è detto lo stabilimento balneare contava su una rotonda in carparo, con terrazza e due

ali di cabine le cui porte erano state costruite utilizzando l’ottimo legname ricavato da una

nave in demolizione. Nel corpo centrale, oltre al bar, vi era anche un ristorante che, nel tempo,

è stato gestito dai più noti ristoratori locali, quali Antonio Aiello (dal 1947 al 1951),

Giuseppe “Pino” Palermo (divenuto successivamente il proprietario della Grotta Azzurra, l’ex

sala biliardi di piazza Anime), e Pino Nobile (compianto proprietario de “La Lanterna” di via

Tarantini).

Al centro della spiaggia, di fronte alla rotonda, il pontile in legno e, a meno di una cinquantina

di metri da questo, il trampolino.

Il pontile della spiaggia e, a destra (oltre la motobarca), il trampolino

Lo stabilimento era dotato di docce sempre accessibili. Sull’ampio arenile, vicino il

bagnasciuga, si trovavano due fontanelle d’acqua potabile (foto sotto) che i ragazzi,

disattendendo le accorate raccomandazioni del ragioniere Mastrobiso, utilizzavano al posto

della più economica acqua di mare per alimentare i fossati dei castelli di sabbia o - i più discoli - per distribuire gavettoni a destra e a manca.

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Indicata dalla freccia una delle fontanelle di acqua potabile

Il prezzo stagionale delle cabine grandi - con veranda e copertura di stuoia - era di 35mila lire,

mentre l’abbonamento alle cabine piccole era di 28mila lire per quelle fronte mare e 21mila lire

per quelle disposte sul lato posteriore. L’assegnatario della cabina aveva diritto a otto tessere

d’ingresso. Le prenotazioni iniziavano a marzo e si completavano già dopo 10-15 giorni, dal

momento che la maggior parte dell’affezionata clientela confermava le stesse cabine anno

dopo anno. In definitiva, la richiesta è stata sempre di gran lunga superiore alla disponibilità,

tanto che in un certo momento si ipotizzò la possibilità di realizzare delle cabine sopraelevate.

Ma per motivi di sicurezza (l’eventualità che dal piano superiore cadesse giù qualcuno o qualcosa) il progetto non fu neanche presentato.

Chi non aveva la cabina poteva però accedere in spiaggia pagando un biglietto d’ingresso che

dava diritto all’utilizzo di cabine-spogliatoio ubicate nella parte posteriore dell’ala occidentale.

Di fronte, quasi a ridosso del muro di cinta, c’era il locale che fungeva da deposito degli effetti

personali. Era qui che, alla presentazione del biglietto, veniva fornito un attaccapanni di legno

munito d’una sacca reticolata che, a un esame superficiale, poteva apparire una semplice

retina non molto diversa da quelle usate a quei tempi dalle massaie per la spesa. E invece…

Invece in quel contenitore - così come nel magico gonnellino di Eta Beta - più roba s’insaccava

(scarpe e zoccoli compresi) e più spazio rimaneva a disposizione! Alla riconsegna

dell’attaccapanni veniva data una contromarca metallica numerata, unico titolo valido per il

ritiro del vestiario. Ci si chiede ancora oggi quale fosse la mostruosa organizzazione che

presiedeva all’immagazzinamento dei panciuti attaccapanni e alla loro veloce riconsegna.

Svelare questo segreto andrebbe a tutto vantaggio dell’attuale trattamento dei bagagli negli

scali aerei dove, a dispetto dei più elaborati software, si riesce a rientrare in possesso delle

proprie valigie anche dopo alcuni giorni d’attesa (se va bene!). Al contrario, non risulta che a

Sant’Apollinare si sia mai smarrito qualcosa o, peggio, qualcuno sia tornato a casa col solo costume da bagno (a parte i casi in cui si perdeva la contromarca!).

E lo stabilimento balneare, proprio per la molteplicità e la bontà dei servizi offerti, era a tutti gli

effetti una piccola impresa nella quale trovava lavoro più di una dozzina di persone. Infatti,

oltre ai due addetti al pontile e a un infermiere professionale per il primo soccorso, vi erano

ben sei-bagnini-sei (tre in ciascuna delle ali, a destra e a sinistra della rotonda). Completavano

l’organico l’addetto all’ingresso lato terra (cancello), quello allo spogliatoio, quello ai bagni, il

custode (che dimorava tutto l’anno in una casa di due camere e servizi poco distante dalla

spiaggia) e in seguito, con l’avvento delle automobili, anche il posteggiatore. Per ultimo, sembra incredibile per quei tempi, c’era anche un posto fisso di polizia.

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La vita di spiaggia

Gli orari di apertura e chiusura del lido erano segnati dall’accensione/spegnimento delle luci

della rotonda. I Mastrobiso giungevano in spiaggia subito dopo l’alba. I primi bagnanti dopo le

otto.

Le giornate sulla spiaggia, oltre ai commenti più o meno benevoli sui concittadini

(Sant’Apollinare rappresentava la versione estiva dello struscio sui Corsi…), erano all’insegna

dei giochi sul bagnasciuga e sulla sabbia (bocce, tamburelli, ecc.). Chi invece optava per la

terrazza del bar o la rotonda poteva divertirsi al calciobalilla o rilassarsi ascoltando al jukebox

le canzoni più gettonate del momento.

Ma, soprattutto, a differenza degli altri lidi “sassosi”, Sant’Apollinare era la spiaggia dove i

bambini potevano sguazzare su un fondale “morbido” come una pezza di velluto stesa sul

banco d’un merciaio. La sabbia, a causa dei dolci movimenti della risacca, modellava dossi alti

qualche centimetro e tra loro equidistanti così da formare le righe d’un grande spartito sul

quale conchigliette e murici segnavano le note della sinfonia musicata dal mare. Quei “gradini”

di sabbia, a meno d’un centinaio di metri dalla riva, scomparivano tra la verde massa d’una

posidonia pigramente ondeggiante come messi al vento: era, quello, il naturale limite di

sicurezza per i bambini e coloro che non avevano ancora acquisito una sufficiente confidenza

col mare e, di contro, le Colonne d’Ercole da cui i più arditi iniziavano l’avventura verso il

trampolino e oltre…

Infatti, raggiungere il trampolino, ovviamente senza l’ausilio d’una ciambella, consacrava i

ragazzi “nuotatori” agli occhi delle fanciulle che, trepidanti, li osservavano da riva. La seconda

prova, quella dei tuffi di testa (non a coffa!) richiedeva una dose supplementare di coraggio

che si acquisiva col tempo e dopo la dolorosa esperienza delle panciate e delle testate

(piantate fortunatamente sulla sabbia e le alghe). Con la nuotata in solitario dal trampolino alla

prima boa (soprannominata “la boa di lu Francisi”, con riferimento al sig. Skirmunt - o Skirmut

- proprietario della villa che poi sarebbe divenuta Monticelli) le fanciulle erano definitivamente

conquistate. La seconda boa, quella nei pressi di Maremisti, costituiva il sogno proibito di chi

cercava la gloria!

C’erano anche i mosconi a remi, precursori dei pedalò. Infatti Cosimo Romanelli (un altro

Romanelli della grande famiglia di barcaioli e pescatori), detto Musuncieddu per via d’un

mento sfuggente, e Antonio Giove, detto Cantarata, avevano acquistato al Nord quelle

imbarcazioni ancora sconosciute dalle nostre parti e le noleggiavano a chi desiderava dedicarsi

al canottaggio.

Per fare divertire i bambini, invece, in assenza dei gommoni e delle barchette di plastica (di là

da venire), l’ingegnosità locale aveva ricavato dei sandalini sui generis dai gloriosi idrovolanti

CANT Z 506 oramai fuori uso. Quegli stessi velivoli che per anni avevano utilizzato le tranquille

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e sicure acque del porto medio per i decolli e gli ammaraggi, suscitando lo stupore e

l’ammirazione dei primi bagnanti delle vicine spiagge. Le “gondole” in duralluminio, quelle che

avevano consentito il galleggiamento degli aerei, infatti, opportunamente adattate,

diventarono - per la gioia di pochi fortunati! - delle indistruttibili e inaffondabili canoe…

Una “gondola” ottenuta dai sandalini degli idrovolanti (ph. collezione Irma Mastrobiso)

Gli appassionati di pesca, invece, si dilettavano a catturare sparatieddi che, insieme a cuggiuni,

vope e cefali popolavano le acque del porto interno, o a prendere tiratufoli (tunicati di mare del

genere Microcosmus, detti anche limoni di mare) e spuenzuli, frutti di mare da qualche anno

oramai vietati alla vendita e al consumo. I golosi di mitili, dal canto loro, raccoglievano le cozze

nere cresciute sotto le grandi boe che segnalavano alle navi l’ingresso del porto, mentre

vongole, cozze a noce e coccioli si trovavano numerosi nella sabbia.

I genitori più esperti insegnavano ai loro bambini a smuovere la sabbia con i piedi per scovare

questi molluschi, e quando saltava fuori una “imperiale” un grido si levava al cielo, come se

avessero trovato un tesoro. Questa “tecnica”, però, poteva avere un risvolto negativo perché

ogni tanto una Parasaura (Tracine chiamate anche "pesce ragno" - Trachinus araneus)

pungeva un piede del malcapitato bagnante ed erano dolori… Necessario, a questo punto,

l’intervento dell’attrezzato Pronto Soccorso.

Sempre in tema di pesce, una prerogativa della spiaggia e un evento quasi giornaliero, era

l’arrivo di una barca di pescatori che approdava sul bagnasciuga e con laboriosa maestria

tirava a riva le reti col pescato dando la possibilità ai bagnanti incuriositi di assaggiare “alla

crudele” qualche alicetta o polipetto. Si anticipava così la moda di gustare il pesce crudo

appena pescato ed acquistare a buon prezzo la famosa “frittura di paranza”.

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“Ricordo come un incubo il costume da bagno in lana, tipico dell'epoca - racconta Faraselli -.

Era una fornace che diventava pesantissima entrando in acqua e si allungava all'inverosimile. Il

tessuto produceva inoltre, all’interno delle cosce, frequenti bruschamienti (arrossamenti),

favoriti dallo sfregamento della lana contro la pelle. Per lenire i quali si rendevano poi necessari

impacchi casalinghi con un'emulsione a base di acqua e olio”.

I numerosi turisti che in quegli anni giungevano a Brindisi a bordo dei treni, in attesa

d’imbarcarsi in serata sulle navi per la Grecia, venivano riuniti in gruppi e accompagnati in

spiaggia dove trascorrevano la giornata in tutta tranquillità. Qui, infatti, potevano utilizzare le

cabine, le docce e, come per i forestieri del circondario, noleggiare costumi, ombrelloni e sedie

a sdraio al costo di 100 lire. La loro permanenza terminava poco dopo l’arrivo delle bianche

navi che attraversavano il Canale Pigonati per entrare in porto. Cominciò allora la consuetudine

del tanto chiacchierato “inchino” da parte dei Comandanti? Non è dato saperlo, anche se... Sta

di fatto che queste bellissime imbarcazioni (tra cui l’Appia, la prima nave traghetto

dell’Adriatica in pool con l’Egnatia dell’Hellenic Mediterranean Lines, e le mitiche Angelica,

Africa, Europa, Asia, Esperia, ecc…), al suono delle sirene, salutavano, unitamente ai

passeggeri riuniti sui ponti, quel lido baciato dal sole e lambito da acque limpide come quelle

greche. E i bagnanti, in specie i bambini, rispondevano al saluto agitando festosi le braccia.

Era, quello, un rituale che si ripeteva tantissime volte al giorno e che, come si è detto, per i

turisti rappresentava la chiamata per rientrare alla Stazione Marittima e prepararsi all’imbarco.

In questo modo Sant’Apollinare aveva fatto loro un altro regalo: trasformare un noioso giorno

di sosta in un anticipo di vacanza.

La spiaggia e una motonave mentre entra nel porto di Brindisi (1950)

Durante le sere d’estate venivano spesso organizzate riuscitissime feste da ballo con musica

dal vivo. Le più esclusive di tutta la provincia e sempre molto frequentate anche dalla buona

società brindisina. In queste occasioni non mancavano le elezioni di “Miss spiaggia”, di “Miss

sorriso“ e di una più prosaica e sensuale “Miss coscialunga”. A tal proposito una leggenda

metropolitana riferisce di un curioso incidente occorso in occasione di una di queste

manifestazioni: a causa dell’eccessivo numero di spettatori assiepati sul pontile la struttura

cedette facendo cadere in mare una settantina di scalmanati fans…

Le modalità del concorso non scimmiottavano il regolamento di Miss Italia, assomigliando di

più a quelle della Lotteria Italia che sarebbe stata inventata molti anni dopo (anche in questo

Sant’Apollinare si è rivelata una antesignana!). Dai fans più accesi (in primis nonni, genitori,

fidanzati ufficiali e aspiranti tali, fidanzatini ecc.) venivano infatti acquistati i biglietti sui quali

era possibile esprimere la propria preferenza, vale a dire il nome della ragazza. Colei che

riceveva il maggior numero di consensi veniva eletta reginetta della spiaggia. La vincitrice e le

damigelle d’onore, al posto dei lauti contratti cinematografici o pubblicitari dei tempi attuali,

ricevevano, insieme all’ambita fascia, i doni offerti dai negozianti della città, molti dei quali

erano abituali frequentatori della spiaggia.

Page 14: DOSSIER SANT'APOLLINARE 2015

10

Il Ferragosto

Naturalmente il clou dell'estate rimaneva il ferragosto: canti, balli, giochi e, soprattutto,

tantissime angurie. Quintali di meloni rossi - i cosiddetti sarginischi - venivano sacrificati per la

rinomata mellonata del 15 agosto. Una tradizione, questa, che si richiamava alle antiche Feriae

Augusti di epoca romana, fortemente voluta dal canonico brindisino don Pasquale Camassa.

Ma i meloni venivano utilizzati anche dopo ch’erano stati degustati… I bambini, infatti, si

servivano delle bucce per farne, con l’aggiunta d’un bastoncino e di una vela di carta, graziose

barchette con cui giocare.

Sin dal mattino venivano organizzate partite di pallavolo (forse proprio qui è nato il Beach

Volley…), gare di nuoto sui 100 e 150 metri, le corse con i sacchi e il popolare “albero della

Cuccagna”, dove i partecipanti si cimentavano ad arraffare i premi in palio (in genere salumi e

altri generi alimentari) posti in cima a un palo piantato nella sabbia e ricoperto di grasso per

rendere più difficoltosa l’arrampicata.

Una variante era costituita dalla “Cuccagna a mare”. In questo caso il palo veniva fissato alla

punta del pontile e chi non riusciva a inerpicarsi cadeva in mare tra le risate generali dei meno

sportivi.

I bagnanti assistono ai giochi in spiaggia il giorno di ferragosto

Per il pranzo si utilizzavano i piatti in alluminio che poi venivano lavati con sabbia e acqua di

mare.

Le bottiglie di vino e di acqua, così come le famose angurie brindisine, venivano tenute al

fresco nella sabbia del bagnasciuga, sotto rigoroso controllo visivo dei componenti della

famiglia.

All’imbrunire le cabine venivano illuminate con lampade e lampadine colorate, mentre il porto

diventava una fantasmagorica giostra gremita di ogni tipo di imbarcazioni spesso provviste di

orchestrine.

Poco prima della mezzanotte, sugli scogli nei pressi del canale Pigonati, venivano lanciati i

fuochi d’artificio. Un rito atteso da tutti e portato personalmente a compimento dal direttore

dello stabilimento Italo Mastrobiso con la sua speciale pistola, tutt’oggi custodita dalla figlia

Irma. Era anche il momento per fare l’ultimo tuffo in mare e concludere la giornata.

Le trasgressioni

Sant’Apollinare - la spiaggia all’avanguardia nello scenario salentino, anche grazie alla

presenza d’una clientela internazionale - non poteva non fare proprie le mode in voga nei più

famosi lidi italiani ed esteri. In particolare, tra gli anni ’50 e ’60, anche i gay brindisini,

vincendo il timore di mostrarsi in pubblico, cominciarono a frequentare la spiaggia. La

qualcosa, inutile dire, provocò accese discussioni tra i fautori del nuovo e il provincialismo

dell’ambiente più conservatore.

Page 15: DOSSIER SANT'APOLLINARE 2015

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Lo stesso accadde con la comparsa dei primi “due pezzi”. Durante l’estate del 1951 (o del ’52)

- racconta Roberto Aiello - una signora settentrionale decise di prendere la tintarella

indossando uno dei primissimi bichini che, nonostante fosse molto più castigato rispetto ai

costumi del momento, veniva considerato un simbolo di trasgressione in quanto lasciava

scoperto… l'ombelico. Si racconta al proposito di un agente di polizia che intimò alla signora un

categorico “si tolga subito quel due pezzi; non lo sa che è vietato?”. E quella, senza scomporsi:

“quale dei due pezzi devo togliere?”. Sembra che l’agente, visibilmente imbarazzato

dall’inattesa replica, decidesse di lasciare perdere, andando via senza aggiungere parola.

Inoltre la ventata di modernità portata a Brindisi dai giovani saccopelisti che, chitarra a

tracolla, andavano a praticare il nudo sulle spiagge greche lasciò strascichi anche da queste

parti. Si racconta di una notte in cui la luna pitturava d’argento una Sant’Apollinare

sonnecchiante. In quelle condizioni di luce non fu difficile a Nicola il guardiano individuare un

buon numero di agili figure: due, sei, dieci, dodici… tra ragazzi e ragazze, giunti via mare in

barca. E con l’aiuto della luna Nicola riuscì anche a identificarne alcuni: rampolli di famiglie che

avevano la cabina proprio lì. Che stava succedendo? si chiese. Dalla barca tirata sveltamente a

riva i ragazzi, dopo essere scomparsi per qualche minuto nelle cabine “buone” (quelle fronte

mare), ne uscirono vocianti e poi, levando alla notte un unico grande grido, cominciarono la

corsa verso il mare. Un innocente bagno di mezzanotte, pensò Nicola. Poi guardò meglio e fu

colpito dalla visione del nudo integrale dei corpi efebici dei giovani e delle acerbe ma sensuali

fattezze delle ragazze. Fu un lampo. Un istante dopo la spuma del mare ricoprì quel groviglio di

corpi festanti. Sembrava una danza irrituale che rinnovava, a distanza di qualche millennio, e

nello stesso luogo, quelle che dovevano svolgersi in onore del dio Apollo. Ma Nicola non arrivò

a fare questo collegamento. Arrivò, invece, al telefono a gettoni e avvertì il padre di uno dei

giovanotti. Qui la privacy impedisce d’andare oltre nel racconto. A meno che qualcuno dei

protagonisti dell’episodio, oggi affermati professionisti… in pensione, non voglia sollevare il

velo sull’epilogo di quella nottata…

Un giornale dell’epoca molto diffuso dedicò la prima pagina a quell’evento corredandolo di un

bellissimo disegno opera del grafico che in quel periodo immortalava gli avvenimenti nazionali

più rilevanti.

Gli amori

Nel 1964 Fred Bongusto lanciava Una rotonda sul mare e a Sant’Apollinare, ancora da prima,

c’era il mare, la rotonda e il disco che suonava… No, sicuramente l’ispirazione per quella

canzone di successo non è venuta da qui, ma gl’ingredienti per innamorarsi c’erano tutti.

“Quanti amori sono nati a Sant'Apollinare - ricorda ancora Domenico Faraselli - quanta allegria

ha donato a tutti noi quella che io continuo a considerare la più bella spiaggia del mondo”.

Gruppo di amici sul terrazzo della rotonda

Né la rotonda ha fatto differenza tra amori leciti e proibiti. Ha tenuto conto solo dei sentimenti

e delle passioni che l’accoppiata sole-mare fa esplodere d’estate. Lasciando da parte qualsiasi

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giudizio o, peggio, qualsiasi condanna. E gli amanti che sceglievano questo lido perché fuori

dalla portata degli sguardi indiscreti (forse anche un po’ invidiosi), sapevano di potere contare

su una discrezione che consentiva loro di cogliere gli attimi di felicità cui sentivano d’avere

diritto. Sant’Apollinare costituiva per loro l’isola felice nel vasto mare delle convenzioni

parruccone. Insomma, una specie d’isola di Wight degli anni Settanta. Lo testimonia l’episodio

in cui il guardiano Nicola (sempre lui!) inibì l’accesso via terra a quel marito che, messo

sull’avviso da una soffiata (ma oramai le voci erano diventate troppe e insistenti…), era

fermamente determinato a sorprendere sul fatto la coppia fedifraga (probabilmente appartata

in una delle cabine).

La fine di un’epoca

E come terminò la mitica età dell’oro, così avvenne per Sant’Apollinare. Solo che, nel nostro

caso, non fu Zeus a decretarne la fine. A sacrificare il lido fu l’incalzante processo

d’industrializzazione della fine degli anni Sessanta e il miraggio di chissà quali fortune per la

città di Brindisi. Le acque del porto vennero inesorabilmente inquinate e la balneazione fu alla

fine inibita.

A settembre del 1973 la spiaggia chiuse definitivamente i battenti. Il Destino s’era compiuto,

ma quello che ancora oggi addolora è il modo in cui è stato scritto. Infatti, oltre all’efferato

delitto commesso, non si è neppure provata l’umana pietas di nascondere alla vista i resti

vergognosi di quella meraviglia che per i brindisini fu Santa Pulinara…

A proposito, esiste nel codice una norma che punisce chi uccide i sogni della gente? E, in

questo caso, di un’intera città?

Testo di Guido Giampietro e Giovanni Membola

La spiaggia di Sant'Apollinare - aprile 2010

Nota degli Autori Il presente lavoro è stato realizzato grazie ad una serie di testimonianze raccolte da coloro che hanno vissuto e frequentato per anni la spiaggia di Sant'Apollinare. Un lavoro avviato in collaborazione con la redazione del magazine Ciclostyle e portato avanti con il contributo di Gianfranco Perri, del gruppo Facebook dei "Brindisini la mia gente" e di appassionati della storia e

delle tradizioni locali. Pertanto si intende ringraziare i i sigg.ri Irma Mastrobiso, Domenico

Faraselli, Roberto Aiello, Antonio Caputo, Roberto Di Campi, Romeo Tepore, Ugo Imbriani, Damiano Guadalupi, Francesco Romanelli e Pierluigi De Castro per le utili informazioni fornite. Sono graditi ulteriori contributi di ricordi, immagini e informazioni di ogni genere. Alcuni particolari, relativi alla spiaggia prima del secondo conflitto mondiale, sono stati estratti dal libro di Antonio Caputo Memorie brindisine (‘Ncera na vota 3) del 2004.

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Fonte: BRINDISI WEB

PUNTA DELLE TERRARE

(Eta’ del Bronzo)

Resti dell'insediamento preistorico a Punta delle Terrare

L’insediamento preistorico di punta delle Terrare, nei pressi della villa Monticelli/Skirmut, è

situato nella parte media del porto e risale alle varie fasi dell’età del bronzo, in particolare fra

la seconda metà del XV e gran parte del XIII secolo a.C.

Fu scoperta dagli archeologi negli anni '60 e il materiale oggi si trova in parte nel Museo

Archeologico Provinciale "F. Ribezzo" di Brindisi (MAPRI) ed in parte nel Museo Nazionale di

Egnazia.

Fra i reperti trovati sono di particolare interesse i bellissimi vasi di tipo domestico (ceramica

appenninica), gli importanti vasi di importazione Egea che attestano i contatti con questa

civiltà, un ascia e un pugnale. Nel sito sono state trovate diverse strutture di capanne che

attestano che esso fu frequentato in più fasi, durante l’età del bronzo. Di particolare interesse

è una fornace a ferro di cavallo. Il villaggio era difeso da un muro di cinta. La scoperta di

macine, di numerosa ossa di animali domestici e selvatici e di varie conchiglie marine, da l’idea di un economia basata sulla pesca, l’agricoltura, l’allevamento del bestiame e la caccia.

Fonte: GRUPPO ARCHEO

Punta delle Terrare - Età del Bronzo

Con "terrare" si identificavano appunto i "cocci" che affioravano abbondanti dalla collinetta

prospiciente la parte esterna del seno di Levante, prova evidente della frequentazione del sito

già in età protostorica, nell'età del Bronzo. In Puglia l'introduzione della metallurgia del bronzo

avvenne attorno all'inizio del secondo millennio avanti Cristo; il bronzo, lega di rame e di

stagno, risultò un materiale molto più duttile e malleabile del rame per la produzione di

utensili, ornamenti, armi (lo stagno si estrae dalla cassiterite che proveniva da giacimenti in

Nord Italia e Nord Europa). La ricerca di tali materiali spinse gruppi di uomini provenienti da

varie parti del Mediterraneo a spostarsi incrementando così i traffici commerciali e gli scambi

culturali. L’utilizzo di attrezzi in bronzo e la diffusione dell’aratro permisero l'intensificarsi delle

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attività agricole con conseguente aumento demografico che portò a un incremento del numero

e dell’estensione degli insediamenti posizionati principalmente in punti topograficamente

strategici come appunto il porto medio di Brindisi. Presso punta delle Terrare, il lavoro degli

archeologi che hanno studiato i vari livelli stratigrafici dell'area ha permesso la datazione dei

reperti al periodo del bronzo medio e quindi all'età micenea (Miceneo I e II).

Antichi navigatori si insediarono in questa posizione strategica per i loro traffici ed al contempo

generosa di acqua dolce fornita dagli antichi canali di Fiume piccolo e di Fiume grande. Il

retroterra era ubertoso e ricco di cacciagione (un meraviglioso palco di cervo

rinvenuto nell'area è conservato al Museo di Egnazia). Continui scambi con le popolazioni

elladiche arricchirono le popolazioni locali dal punto di vista materiale e anche socio-culturale.

Nell'area di Punta delle Terrare si sono svolte campagne di scavo curate della Soprintendenza

negli anni 1966 - 72 (Lo Porto) e nel 1979-81. Gli studiosi hanno ipotizzato che il sito

dell'insediamento doveva essere ben più esteso di quello attuale occupando l'odierna zona di

costa Morena e molto probabilmente anche l'isola di Sant'Andrea. Bisogna considerare che il

livello del mare era almeno due metri più basso rispetto ad oggi. Con fondate evidenze

archeologiche è quindi possibile sostenere che tutta questa zona debba essere considerata "la

prima Brindisi storica".

Nel sito sono state trovate diverse strutture di capanne protette da mura di cinta a secco, aree

di lavoro, e (di particolare interesse) una fornace a ferro di cavallo con pani di argilla pronti per

essere lavorati; gli scavi hanno portato alla luce una grande quantità di reperti di ceramica di

produzione domestica liscia preparata a mano con argille di provenienza locale e ceramica di

importazione a decorazione appenninica con motivi a spirale o a meandri ottenuti con

l’incisione. L'abbondante presenza di scarti di cucina e vasellame ha permesso di risalire alle

abitudini alimentari e allo stile di vita degli antichi abitanti di questo insediamento dediti alla

raccolta di molluschi e alla pesca (come si deduce dal ritrovamento di resti di molluschi, in

particolare patelle, e resti di fauna ittica come saraghi e addirittura cerni ), alla caccia

(ritrovamento di palchi e ossa di cervo e di cinghiale), alla produzione di ceramica domestica,

all’allevamento; il ritrovamento di fuseruole in argilla (pesetti per filare), fa supporre che gli

abitanti dell'insediamento fossero dediti alla lavorazione della lana. Come molti altri siti dell’età

del bronzo della costa pugliese (per esempio i recenti scavi sugli scogli di Apani), Punta delle

Terrare fu abitata per alcuni secoli e poi abbandonata prima dell’età del ferro. Il ritrovamento

di vasellame in ottimo stato nell'insediamento e le tracce di incendi fanno pensare a un

abbandono repentino dell’area e attestano (come per altri insediamenti coevi della Puglia), che

il periodo fu caratterizzato da sconvolgimenti socio-politici che lasceranno spazio all'arrivo di altri popoli indoeuropei e alla nascita della civiltà Iapigio-Messapica.

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IL PORTO

« Ove il mare Adriatico bagnando l'estrema parte d'Italia si distende entro la penisola,

che Japigia (parte d'Italia bagnata dal mar Ionio, detta poi Magna Grecia) dagli antichi si nominava, quivi è formato dalla natura il porto di Brindisi, porto il più celebre che

immaginar si possa in tutta l'antichità, e che racchiudendo in se stesso più porti, oltremodo si rendette rinomato ne' tempi della Romana repubblica. »

(Annibale De Leo - Memoria, 1846)

Presentazione del Porto

Fonte: Avvistatore Marittimo Brindisi

Brindisi, ponte verso la Grecia ed il Medio Oriente, fu fondata nell' VIII secolo a.C..

Sin dall'antichità ha sempre avuto rilevanza di crocevia per gli scambi economici e culturali tra

le genti della penisola italica e quelle dell'area greca e dell'Asia Minore.

Raggiunse livelli di magnificenza e splendore sotto l'impero Romano e divenne, nei primi secoli

dell'attuale millennio durante le crociate, punto strategico anche sotto il profilo militare.

Alla fine dell'ottocento, la sua posizione quale porto naturale, lo rese sicuro nodo terminale

europeo dei traffici mercantili e passeggeri per la leggendaria "Valigia delle Indie" che

s'identificava con la Peninsular and Oriental Ldt di Londra, società concessionaria dei servizi

postali fra Inghilterra, attraverso il land bridge europeo, verso l'Egitto, le Indie, la Cina e

l'Australia.

In questi ultimi anni, Brindisi con la costruzione della diga foranea, ha potuto sviluppare le sue

aree portuali, creando nuove banchine e nuovi spazi a terra dedicati al traffico merci e

passeggeri ed alle attività industriali della petrolchimica e dell'energia.

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Morfologia del Porto

Brindisi gode di un magnifico porto naturale, che grazie alla sua conformazione e alla posizione

geografica (latitudine 40°39'00'' nord, longitudine 17°58'00'' est), è stato da sempre

classificato come il più sicuro del basso Adriatico italiano.

L'esclusiva e ramificata morfologia del porto naturale di Brindisi (a forma di testa di cervo)

è il risultato dell'erosione operata dalla foce dei corsi d'acqua, oggi canale Cillarese che

confluisce nel seno di ponente, e canale Palmarini-Patri a levante, che hanno formato una valle

fluviale in cui si è insinuato il mare.

Sorge in una vasta insenatura a forma d'imbuto che si incunea nella costa.

Corograficamente è suddiviso in tre bacini:

- Il porto esterno, della superficie di 3.000.000 mq, limitato a Sud dalla terraferma, a est

dalle isole Pedagne, a ovest dall’isola Sant'Andrea e dalla parte esterna del molo di Costa

Morena (3), e a nord dalla diga di Punta Riso;

- Il porto medio, della superficie di 1.200.000 mq, si sviluppa nello specchio d'acqua

racchiuso a nord dalla diga di Bocche di Puglia, che ne forma il relativo bacino, a ponente dal

canale d'accesso al porto interno, detto Canale Pigonati, a sud dalla parte meridionale del Molo

di Costa Morena;

- Il porto interno, della superficie di 727.000 mq, è formato da due diramazioni detti:

- "Seno di Ponente", adibito, ancora in parte a porto militare, lungo circa 1 ,5 km;

- "Seno di Levante" , con funzioni a porto commerciale, lungo circa 1 km.

Entrambi, larghi circa 200 metri, abbracciano a nord e a est la città "vecchia" di Brindisi.

Il centro abitato, infatti, si è sviluppato ed esteso negli anni solo verso l'interno, considerate le

servitù militari ed industriali che occupato molte aree delle zone portuali, limitandone lo

sviluppo civile.

L'esclusiva e ramificata morfologia del porto naturale di Brindisi è il risultato dell'erosione

operata dalla foce dei corsi d'acqua, oggi canale Cillarese che confluisce nel seno di ponente, e

canale Palmarini-Patri a levante, che hanno formato una valle fluviale in cui si è insinuato il

mare. In passato vi era anche una terza diramazione del porto interno, un canale chiamato la

Mena localizzabile sull'attuale Corso Garibaldi, che fu coperto nel XVIII secolo.

L'ansa portuale così formata nei secoli è stata in parte modificata nel suo aspetto originale

dell'azione dell'uomo che nel tempo ha operato creando colmate, dighe e banchine. Anche nel

porto esterno confluivano, sulla costa a sud, altri due grossi canali, denominati nel medioevo

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Delta e Luciana, conosciuti poi come Fiume Grande e Fiume Piccolo, oggi in parte ancora visibili

a ridosso della zona industriale.

Banchine e Infrastrutture

Nel seno di levante del porto interno sono attive dieci banchine, tra cui Santa Apollinare,

Punto Franco, Feltrinelli, Carbonifera (con il Terminal di Levante), Dogana e Centrale,

per uno sviluppo di 1.925 metri lineari con fondali da 8,5 a 10 metri. Nel porto medio,

destinato principalmente alle attività commerciali, vi sono le banchine di Costa Morena che si

sviluppano per 1.170 metri, con profondità di 14 metri, e piazzali per 300.000 metri quadrati.

Sulla diga di Costa Morena si sviluppa il sistema per lo sbarco dei combustibili delle centrali

termoelettriche di Brindisi sud e nord. A Punta delle Terrare sono operativi 270 metri di

banchine per il traffico ro-ro.

Nel porto esterno vi sono i moli industriali con strutture utilizzate per lo sbarco di materie

destinate agli stabilimenti del polo chimico industriale. Brindisi ha sempre avuto una storica

funzione di cerniera, è stato per decenni lo scalo privilegiato di collegamento tra Italia, Grecia e Mediterraneo orientale.

Brindisi - Porto Interno

Il porto interno è ampio oltre 700.000 mila metri quadri per un totale di 2 km di banchine

che possono accogliere contemporaneamente fino a 8 navi Ro-Ro. E’ dedicato

principalmente ad attività di tipo turistico: passeggeri, crociere e diporto.

A vegliare sul porto interno gli uffici dell’Autorità Portuale, realizzati all’interno della vecchia

stazione marittima completamente ristrutturata. Nel porto interno hanno inoltre sede gli

uffici della Capitaneria di Porto, la Sanità Marittima, la Corporazione dei Piloti, il Gruppo

Ormeggiatori e l’Avvisatore Marittimo. Il Seno di Ponente ospita invece la Lega Navale

Italiana e la Base Navale delle Forze da Sbarco della Marina Militare.

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Brindisi- Porto Medio

Il porto Medio è dedicato alle attività commerciali ed ha una superficie di 1,2 milioni di metri

quadrati, oltre 3 chilometri di banchine e fondali di 14 metri. L’area di Costa Morena est, di

recente ultimazione, è dedicata ai traffici di piccole carboniere, rinfuse e general cargo.

Costa Morena ovest, invece, è suddivisa tra molo energetico e terminal passeggeri.

Nella zona di Punta delle Terrare ormeggiano i traghetti che collegano giornalmente Brindisi

alla Grecia (fino a cinque contemporaneamente), con un ampia e moderna stazione

marittima. La zona più esterna, con una banchina di circa 500 metri, è dedicata alle navi

carboniere, mentre la banchina di Riva è utilizzata da piccole portacontainer. La banchina

Nuovo Sporgente è suddivisa tra un terminal gasiero (Gpl) e una zona commerciale per

rinfuse e general cargo.

Brindisi - Porto Esterno

Il porto Esterno ha una superficie di 3 milioni di mq, e si estende dalle Isole delle Pedagne

all''Isola di S. Andrea, dal Molo di Costa Morena alla diga di Punta Riso lungo tutta la costa

fino a Cerano. Vi si svolgono principalmente attività di tipo industriale, e accoglie le strutture

dedicate allo sbarco delle materie prime per gli stabilimenti del Polo petrolchimico.

La Diga di Punta Riso, con fondali a 18 metri, offre possibilità di ormeggio per le operazioni di

allibo

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Banchine

Accosti nel Porto di Brindisi come da Ordinanze n.48/2004 della Capitaneria

di Porto Brindisi

Caratteristiche delle Banchine

Acc. N.04 Banch. Centrale - Lato ponente banchina

Dogana

Acc. N.19/B Banch. Prolungamento di Nuovo

Sporgente - Lato Terrare

Acc. N.05 Banch. Stazione Marittima Dogana - Lato tunnel - Cap.di Porto

Acc. N.19/C Banch. Prolungamento di Nuovo Sporgente - Lato Terrare

Acc. N.06 Banch. Carbonifera - Sez. Nord Acc. N.20 Banch. Prolungamento di Nuovo Sporgente - Sez. Centrale

Acc. N.07 Banch. Carbonifera - Sez. Sud Acc. N.21 Banch. Prolungamento di Nuovo Sporgente - Lato Ipem

Acc. N.08 Banch. Traghetto - Vecchia Rampa Acc. N.22 Banch. Nuovo Sporgente - Lato Ipem

Acc. N.09 Banch. Traghetto - Vecchia Rampa Acc. N.23 Banch.Nuovo Sporgente - Lato Radice

Acc. N.10 Banch. di Levante - Nuova Rampa Acc. N.24 Banch.Costa Morena Riva

Acc. N.11 Banch. Feltrinelli - Lato Levante Acc. N.25 Banch.Costa Morena Diga - Lato Riva

Acc. N.12 Banch. Feltrinelli - Lato Punto Franco Sud Acc. N.26 Banch.Costa Morena Diga - Lato Testata

Acc. N.13 Banch. Punto Franco - Lato Nord Acc. N.## Banch.Costa Morena Nord

Acc. N.14 Banch. Montecatini - Rampa S.Apollinare Acc. N.# Banch.Costa Morena Est - Lato Radice / Centro/ Testata

Acc. N.15 Banch. Costa Morena Terrare Punta Acc. N.27 Molo Polimeri - Punto 5

Acc. N.16 Banch. Costa Morena Terrare Acc. N.28 Molo Polimeri - Punto 7

Acc. N.17 Banch. Costa Morena Terrare Acc. N.29 Molo Polimeri - Punto 12

Acc. N.18 Banch. Costa Morena Terrare Acc. N.30 Diga di Punta Riso - Centrale - Alto fondale

Acc. N.19/A Banch. Prolungamento di Nuovo Sporgente - Lato Terrare

N.B. : Acc. N.# e Acc. N.## Banchine ancora non regolamentate dalla Capitaneria di Porto

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DATI CATASTALI SANT’APOLLINARE

Dal sistema informativo del demanio marittimo (SID): Agenzia del Territorio di Brindisi -

Comune di Brindisi Foglio 56, particella 120 Superficie: 11.033,00 mq

Si riferisce alla particella che coincide con la spiaggia, esclusa la zona archeologica e il

piazzale.

Planimetria con le particelle catastali, quelle in giallo sono di proprietà demaniale, quelle in

grigio di proprietà non demaniale.

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PLANIMETRIE

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PROGETTO DELL’AUTORITÀ PORTUALE DI BRINDISI

planimetria generale con indicazioni funzionali

(ultima versione approvata dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici il 19 giugno 2013)

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PROGETTO DELL’AUTORITÀ PORTUALE DI BRINDISI

planimetria generale - complessivo

(ultima versione approvata dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici il 19 giugno 2013)

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DOSSIER SANT’APOLLINARE - 2015

ITER AMMINISTRATIVO

2012-2013

1-Relazione Tecnica Regione Puglia - marzo 2012

2-Nota Regione Puglia ad AP di richiesta parere Soprintendenza - giugno 2012

3-Parere Comune di Brindisi - giugno 2012

4-Parere Ministero Beni Culturali – ottobre 2012

5-DGR Regione Puglia di autorizzazione paesaggistica - novembre 2012

6-DGR Regione Puglia di presa d’atto parere CSLP – gennaio 2013

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Bollettino Ufficiale della Regione Puglia - n. 31 del 26-02-2013

PARTE SECONDA

_________________________Deliberazioni del Consiglio e della Giunta_________________________

DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA REGIO-NALE 29 gennaio 2013, n. 40

Proposta di adeguamento tecnico-funzionaledelle opere previste dal Piano Regolatore Por-tuale di Brindisi - Presa d’atto del parere n.230/2011 del Consiglio Superiore dei LavoriPubblici - Terza Sezione.

L’Assessore alle Infrastrutture Strategiche eMobilità, Guglielmo MINERVINI, sulla base del-l’istruttoria espletata dal Dirigente dell’UfficioLogistica e Grandi Progetti del Servizio Reti edInfrastrutture per la Mobilità ing. Enrico CAMPA-NILE e confermata dal Dirigente del Servizio Retied Infrastrutture per la Mobilità ing. CarmelaIADARESTA, riferisce quanto segue:

Il Porto di Brindisi, è sottoposto al Piano Rego-latore Portuale attualmente vigente approvato conD.M. n. 375/1975 a seguito del parere favorevoledel Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici n.694/1974;

Dal 2002 il Porto di Brindisi è stato interessatoda un processo di coordinamento e pianificazione acarattere promozionale, attivo e moderno incen-trato sul tema della riqualificazione urbana e por-tuale promuovendo l’azione di partecipazione ecooperazione dei soggetti istituzionali coinvolti fina-lizzato ad una politica di governo del porto basata sudiuna programmazioneattivaed integrata.

Ne è scaturita l’esigenza di ridurre le interferenzetra il traffico portuale e quello urbano e tra le diversetipologie presenti di traffico portuale rendendo piùfluido il complesso di collegamenti trasportistici trail porto e le direttrici di comunicazione nazionalied europee.

A tal fine è stata adottata dal Comitato Portualeuna Variante al Piano Regolatore Portuale condeliberazione n. 3/2002 finalizzata ad ottimizzare icollegamenti tra il l’interno e l’esterno del porto

limitando le interferenze tra le rotte interessanti ilCanale Pigonati;

Con voto n. 225/02 del 08.11.2002 il ConsiglioSuperiore dei Lavori Pubblici, ha espresso parerefavorevole alle opere previste dalla variante alPiano Regolatore Portuale di Brindisi, purchésubordinato all’ottenimento da parte dell’AutoritàPortuale, della verifica di ottemperanza alle prescri-zioni del Ministero dell’Ambiente in merito all’otte-nimento del parere paesaggistico secondo normativavigente e del concomitante parere favorevole del-l’AutoritàdiBacino territorialmentecompetente;

Con Decreto Interministeriale DEC/DSN2005 /00405 del 26.04.2005, adottato dal Ministero perl’Ambiente e della Tutela del Territorio di concertocon il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, èstata prodotta la pronuncia di compatibilitàambientale e paesaggistica;

Con DGR n.1190 del 04.08.2006, la RegionePuglia ha approvato la Variante al Piano Regolatoredel Porto di Brindisi, inerentemente alle “Opere dicompletamento degli accostiportualiper naviRo-RodiS.Apollinarenelporto diBrindisi”.

Tuttavia, iIn fase di redazione del progetto, èemersa la necessità di apportare alcune modifiche“funzionali”, rispetto a quanto previsto nellavariante approvata, facendo scaturire la necessità diavviare una procedura di Adeguamento TecnicoFunzionale, (ATF) secondo gli “ Indirizzi tecnici,metodologici ed ambiti procedimentali…..” dettatidall’Assemblea Generale del Consiglio Superioredei Lavori Pubblici nell’Adunanza del 09.10.2009,n. prot. 93 che, in merito alla connotazione di ade-guamento tecnico-funzionale, ha disposto:

Il Piano Regolatore Portuale (PRP) è uno stru-mento di programmazione che definisce l’ambito el’assetto del porto, le aree destinate ad attività indu-striale e cantieristiche, le infrastrutture a serviziodell’attività portuale. Il piano si articola sia in pro-getti di più o meno immediata attuazione, che in pre-visioni di sviluppo del sistema portuale da attuare intempimedio-lunghi.

…Nel rispetto delle finalità che il Legislatore ha

inteso perseguire con la previsione di una pianifi-cazione integrata dell’ambito portuale, l’Assem-blea ritiene che - ai fini di un corretto utilizzo delleprocedure - debba aversi riguardo agli obiettivi ed

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aicontenutidellemodificheproposteinrelazioneallanecessità di valutare la compatibilità con le previ-sionidelpianoportuale.

In base a tale criterio le modifiche proposte pos-sono dividersi in due distinte categorie: quelle chehanno rilevanza significativa sulle previsioni dipiano, da definire pertanto “ modifiche sostan-ziali” e modifiche che non incidono sulle scelte esugli indirizzi di piano, che possono essere defi-nite “non sostanziali”, costituenti semplici ade-guamenti tecnico- funzionali delle opere, secondola definizione del Direzione Generale delleOO.MM.”

…In questo rinnovato e più organizzato contesto

metodologico e concettuale, dunque, la “modificanon sostanziale” è riconoscibile allorquando nel-l’ambito del “sistema porto”, per effetto di unasopravvenuta “forzante”, sia necessario modificarel’assetto plano-altimetrico e batimetrico delleopere previste nel PRPper perseguire i traguardatiobiettivi, mantenendo le stesse scelte strategiche.

Ma, come detto, il modello di “piano strutturale”presuppone un assetto plano- altimetrico e batime-trico delleopere intrinsecamente flessibileche, per-tanto, ben si adatta ad accogliere al suo interno“modifica non sostanziale”. Quest’ultima, per-tanto, introduce soltanto un adeguamento infra-strutturale delle opere previste nel piano nell’am-bito delle originarie e confermate scelte strate-giche atte a perseguire i prefissati obiettivi..

Rispetto alla soluzione progettuale prevista nellaVariante al PRP, comprendente l’estensione dei trenuovipontili,necessarialimitare leinterferenzedellerotte in avvicinamento al Canale Pigonati, quellaconsiderata nella proposta di Adeguamento Tec-nico Funzionale, prevede la soppressione del pon-tile minore più prossimo al canale, l’arretramento elospostamentodeirestantipontiliinaggiuntaalla rea-lizzazione di una piastra di collegamento ubicata inconnessione al terminal Costa Morena;

Con Delibera di Comitato Portuale n. 25 del08.11.2010, è stato adottato un unico progetto diAdeguamento Tecnico Funzionale riferito a dueinterventi distinti:a) intervento relativo alle “Opere di completa-

mento accosti portuali navi traghetto ro-roSant’Apollinare nel Porto di Brindisi”;

b) al “Consolidamento e messa in sicurezza dellaDiga di Punta Riso e Bocche di Puglia”;

Con istanza a protocollo 10938/2010, l’AutoritàPortuale di Brindisi ha chiesto al Comune di Brin-disi, in conformità alle indicazioni contenute nelparere n.93 del Consiglio Superiore dei Lavori Pub-blici, la pronuncia in merito alla verifica di noncontrasto dell’intervento proposto, con il PianoRegolatore Comunale vigente;

Con nota n. 12654/2010 il Comune di Brindisiha attestato l’insussistenza di contrasti delle opereoggetto dell’Adeguamento Tecnico Funzionalerispetto alle tipizzazioni urbanistiche del vigentePiano Regolatore Generale della Città di Brindisi edinoltre, essendo i siti interessati ricadenti nelle peri-metrazioni di tutela dell’adeguamento del P.R.G.del Comune di Brindisi e al P.U.T.T/p dellaRegione Puglia, ha richiesto procedure di valuta-zione e autorizzazione paesaggistica;

Con nota 12111/2010 l’Autorità Portuale diBrindisi inoltrava al Ministero dell’Ambiente edella Tutela del Territorio e del Mare, istanza diverifica di assoggettabilità degli interventi inoggetto al procedimento di V.I.A. in ottemperanzaa quanto normato dal D.Lgs. 152/2006 all’art. 20in quanto gli stessi interventi rappresentano modi-fica o estensione di progetti oggetto di precedenteautorizzazione, già realizzati o in fase di realizza-zione;

Con nota n. 12119/2010 l’Autorità Portuale diBrindisi ha trasmesso al Consiglio Superiore deiLavori Pubblici, per esame e parere, la documenta-zione relativa alla proposta di adeguamento tecnicofunzionale;

In conseguenza delle considerazioni e delle per-plessità sorte in corso di sopralluogo con la nomi-nata Commissione Tecnica di VIA, in meritoall’Adeguamento Tecnico Funzionale della “Confi-gurazione geometrica degli ormeggi per navi pas-seggeri della Banchina S. Apollinare e rettifica emessa in sicurezza della diga di Punta Riso eBocche di Puglia………..”, l’Autorità Portuale diBrindisi ha invitato la commissione di VIA a volerdisgiungere i due interventi e di esprimersi inmerito al solo intervento di Adeguamento TecnicoFunzionale relativo alle “Opere di completamentoaccosti portuali navi traghetto ro-ro di sant’Apolli-nare nel porto di Brindisi”, giusta nota prot. 3534

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del 28.03.2011 inoltrata alla Commissione Tecnicadi V.I.A. e contestualmente al Consiglio Superioredei Lavori Pubblici, Regione Puglia e Comune diBrindisi con nota prot. 3879 del 05.04.2011;

Con nota prot. 16338 del 07.07.2011 il Ministerodell’Ambiente e della Tutela del Territorio e delMare - Direzione Generale per le ValutazioniAmbientali ha determinato l’esclusione dallaprocedura di V.I.A. del progetto di Adegua-mento Tecnico Funzionale relativo alle “Opere dicompletamento accosti portuali navi traghetto ro-ro di sant’Apollinare nel porto di Brindisi” subor-dinatamente al “preventivo ottenimento dell’auto-rizzazione paesaggistica ai sensi dell’art. 146 delD.Lgs. 22.01.2004 n. 42”;

Con voto n. 230 del 21.09.2011 il ConsiglioSuperiore dei Lavori Pubblici - Terza Sezione haespresso parere favorevole alla proposta di Ade-guamento Tecnico Funzionale in oggetto, prescri-vendo:• l’ottenimento del parere favorevole dell’Autorità

di Bacino della Puglia;• il parere paesaggistico secondo quanto dettato

dal procedimento di esclusione di V.I.A. delMinistero dell’Ambiente e della Tutela del Terri-torio e del Mare;

• la presa d’atto della Regione Puglia dello stessoparere del Consiglio Superiore dei Lavori Pub-blici n. 230/2011.

Dato atto che:• la Giunta Regionale con delibera n.2492 del

27.11.2012 ha disposto il rilascio del provvedi-mento di Parere Paesaggistico ex art. 5.03 delleNTA del PUTT/P e di Attestazione di Compati-bilità Paesaggistica ex art. 5.04 delle NTA delPUTT/P con prescrizioni, in deroga (art. 5.07delle NTA del PUTT/P), atteso che le opereautorizzate rientrino nella fattispecie delle opereammissibili “in deroga” ex art. 5.07 delle NTA,con effetto di Autorizzazione Paesaggistica exart. 146 del D.Lgs. 42/2004;

• l’Autorità di Bacino della Puglia, con nota prot.13631 del 30.11.2011 ha espresso parere favo-revole alla procedura di integrazione e modificadel PAI, art. 25 delle N.T.A., inoltrata dall’Auto-rità Portuale di Brindisi.

Per quanto sopra riportato, si propone allaGiunta regionale:

• di prendere atto del parere N. 230 della TerzaSezione del Consiglio Superiore dei Lavori Pub-blicidel21.09.2011che, sullapropostadiAdegua-mento Tecnico Funzionale (ATF) delle “Opere dicompletamento degli accosti portuali per navitraghetto e ro-ro di S. Apollinare” previste dal-l’Autorità Portuale di Brindisi, si è espressafavorevolmente; parere che, unitamente all’ela-boratografico:“SovrapposizionePVPRP/ATF”,siallega al presente provvedimento e di esso è parteintegrante.

COPERTURA FINANZIARIA AI SENSIDELLA LEGGE REGIONALE 28/2001 ess.mm.ii.

La presente deliberazione non comporta impli-cazioni di natura finanziaria sia in entrata che dispesa e dalla stessa non deriva alcun onere acarico del bilancio regionale.

L’Assessore relatore, sulla base delle risultanzeistruttorie come innanzi illustrate, propone allaGiunta Regionale l’adozione del conseguente attofinale, in attuazione dell’art. 4, comma 4, lettera K,Legge Regionale 4 febbraio 1997, n. 7, attesa l’at-tribuzione di competenza riveniente dal disposto dicui all’art. 3 della Legge Regionale 30 novembre2000, n. 20.

LA GIUNTA

Udita la relazione e attesa la proposta dell’Asses-sore alle Infrastrutture Strategiche e Mobilità;

vista la sottoscrizione posta in calce al presenteprovvedimento dalDirigente dell’Ufficio Logisticae Grandi Progetti,dal Dirigente del Servizio reti edInfrastrutture per la Mobilità e dal Direttore del-l’AreaPoliticheper laMobilità e QualitàUrbana;

a voti unanimi e palesi espressi nelle forme dilegge;

DELIBERA

1. di prendere atto del parere N. 230 della TerzaSezione del Consiglio Superiore dei Lavori Pub-

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blici del 21.09.2011 che, sulla proposta di Ade-

guamento Tecnico Funzionale (ATF) delle

“Opere di completamento degli accosti portuali

per navi traghetto e ro-ro di S. Apollinare” pre-

viste dall’Autorità Portuale di Brindisi, si è

espressa favorevolmente; parere che, unita-

mente all’elaborato grafico: “Sovrapposizione

PVPRP/ATF”, si allega al presente provvedi-mentoe di essoè parte integrante;

- di pubblicare il presente provvedimento sulB.U.R.P.

Il Segretario della Giunta Il Presidente della GiuntaAvv. Davide F. Pellegrino Dott. Nichi Vendola

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1

LE NOSTRE RICHIESTE

All’Assessore Regionale

Prof.ssa Angela BARBANENTE

Regione Puglia

Via Gentile, 52

70126 BARI

e, p.c. All’Autorità Portuale di Brindisi

Piazza Vittorio Emanuele II

72100 BRINDISI

Al Sindaco del Comune di Brindisi

Piazza Matteotti, 1

72100 BRINDISI

Alla Direzione Regionale per i Beni Culturali

e Paesaggistici della Puglia

Strada dei Dottula, Isolato 49

70122 BARI

OGGETTO: Ipotesi di rigenerazione urbana nel porto di Brindisi.

Recupero e riqualificazione della spiaggia e dell’area di Sant’Apollinare.

Gentile Assessore Barbanente,

con la presente intendiamo offrire un modesto contributo nell’ambito delle iniziative di

rigenerazione urbana in Puglia, in linea con gli attuali principi ed indirizzi del quadro

normativo e della pianificazione del territorio regionale.

Ci rivolgiamo a lei in quanto interlocutore istituzionale particolarmente attento alle

dinamiche che coinvolgono cittadini e territorio, in una logica di tutela e corretto utilizzo

delle risorse e non del loro sfruttamento. Come dimostrato anche dal suo intervento dello

scorso 16 settembre a Brindisi, in occasione dell’incontro organizzato da “Sviluppo e

lavoro”, a proposito della redazione del piano urbanistico generale e del piano comunale

delle coste di Brindisi.

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2

A questo proposito siamo convinti che per questo territorio sia necessario ed urgente

disporre di nuovi strumenti di governo, a partire da una pianificazione capace di rispondere

in modo armonico alle attuali esigenze della città, ben diverse da quelle che condussero al

vigente PRG, adottato nel 1980. Una pianificazione coerente con una complessiva e

diversa visione del territorio, in cui andrebbe completamente ripensato sia l’assetto

dell’area portuale (il PRP è del 1975!), che di quella industriale, entrambe comprese, tra

l’altro, nel sito di interesse nazionale per le bonifiche di Brindisi.

Di questa nuova visione fa parte la tutela e la valorizzazione delle risorse del territorio,

legate al suo ambiente ed alla sua storia: è sotto gli occhi di tutti come Brindisi, così come

con il resto della regione, stia vivendo una stagione di notevole crescita nelle presenze

turistiche, in conseguenza della scoperta e dell’apprezzamento delle sue caratteristiche

paesaggistiche, ambientali e culturali, sia in ambito nazionale che internazionale.

Sono queste le ragioni che ci spingono a chiedere una maggiore attenzione da parte delle

autorità competenti al governo del territorio, al fine di scongiurare la realizzazione di opere

che impoveriscono e spesso distruggono il nostro patrimonio naturale e storico, in favore

di iniziative di recupero e riqualificazione ambientale ed urbanistica.

Per questo il movimento No al Carbone di Brindisi ha deciso di impegnarsi in un progetto

per il recupero e la riqualificazione della storica spiaggia di Sant’Apollinare, situata nel

porto medio di Brindisi, tra il lato est del canale Pigonati e la foce di Fiume Piccolo.

Si tratta di una spiaggia a cui la città è particolarmente legata, lasciata in completo

abbandono a partire dalla metà degli anni ’60, in conseguenza della scellerata scelta di

uno sviluppo industriale devastante per il territorio, al quale anche gran parte del porto è

stato asservito.

Un pezzo della storia e della cultura cittadina, che oggi rischia di scomparire del tutto per

lasciare il posto ad una nuova banchina con moli per navi traghetto e ro-ro, secondo il

progetto predisposto dall’Autorità Portuale di Brindisi.

Non siamo certo contrari allo sviluppo delle attività portuali legate al traffico turistico e

commerciale, al contrario riteniamo che queste andrebbero incentivate, collegandole alla

riqualificazione della città, allo sviluppo delle risorse locali ed ai flussi verso i territori

circostanti. Ma tutto questo non ha nulla a che fare con il progetto dell’Autorità Portuale.

Il progetto denominato “opere di completamento accosti portuali per navi traghetto e ro-ro

di S. Apollinare nel porto di Brindisi”, è stato inserito nella variante al piano regolatore

portuale approvata con D.G.R. n. 1190 del 04.08.2006. Dopo alcuni adeguamenti tecnici e

discutibili passaggi amministrativi, è stato oggetto di autorizzazione paesaggistica con

D.G.R. n. 2492 del 27.11.2012, concessa in deroga alle prescrizioni del vigente PUTT/P

regionale.

Come accennato, il progetto si propone il banchinamento (e quindi la distruzione) della

spiaggia e la realizzazione di due pontili sporgenti, della lunghezza di 181 e 282 metri,

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3

quest’ultimo collegato alla banchina di Costa Morena, per ottenere complessivamente

cinque nuovi accosti.

Secondo il proponente, questo porterebbe ad adeguare l’offerta di attracchi in vista di una

eventuale crescita della domanda. Una scelta “strategica” che però non viene supportata

da alcun elemento di analisi e di proposta, dando per scontata, tra l’altro, la presenza

ingombrante e nociva dell’attuale traffico industriale ed energetico, che non viene quindi

minimamente messo in discussione.

Al contrario, con una seria pianificazione e progettazione, oltre a prevedere una prossima

“liberazione” dal traffico di carbone sia del porto che di tutta la costa a sud di Brindisi, si

potrebbero utilizzare al meglio gli enormi spazi già esistenti (compreso il riempimento di

circa 15 ha, realizzato nel porto esterno in località Capo Bianco), oltre a quelli che si

potrebbero recuperare a breve (basti pensare all’area di circa 40 ha della centrale elettrica

ex Edipower).

Oltre a non essere necessaria, l’opera proposta avrebbe anche conseguenze molto

negative su diversi aspetti, affatto secondari, che vogliamo brevemente ricordare:

- cancellazione di un importante elemento di memoria collettiva, oltre che un

eccezionale “affaccio” verso il porto medio, con la suggestiva visione del castello di

mare;

- svalutazione della zona archeologica di Punta le Terrare, sede di importanti

testimonianze di età neolitica e considerata il primo insediamento umano di Brindisi;

- posizionamento a ridosso del canale Pigonati, con evidenti interferenze sul traffico

da e verso il porto interno;

- modifica morfologica della zona esterna dell’ingresso nel porto interno (canale

Pigonati), già elemento storico ed identitario della città, con possibili fenomeni di

erosione o interramento;

- interferenza sul cono visivo dal centro storico della città verso l’esterno, attraverso il

canale Pigonati, in direzione del forte e del castello di mare;

- inibizione della libera fruizione dell’area e della sua valorizzazione a servizio della

città, in relazione alle risorse e potenzialità presenti, tra cui: la zona archeologica e

la ottocentesca villa Skirmunt; il grande piazzale con affaccio panoramico sia sul

porto interno che su quello medio; il capannone ex Montecatini; il possibile

collegamento sul lungomare con il centro storico (parte dell’auspicato percorso su

tutto il perimetro del porto interno) e la funzione di cerniera dell’area tra lo stesso

centro storico ed il terminal passeggeri di Costa Morena (di cui è previsto

l’ampliamento); il possibile collegamento via mare verso il castello, il porticciolo

turistico, l’aeroporto e la città.

Senza entrare nel merito degli aspetti tecnico-amministrativi e delle motivazioni che hanno

incautamente portato all’approvazione del progetto, anche in deroga ai vincoli già

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4

riconosciuti, riteniamo quindi necessario fermare questo ulteriore intervento calato

dall’alto, inutile e sprezzante dei valori locali.

La nostra visione si colloca invece all’interno di un processo partecipato tra la comunità

cittadina e il territorio, dove sia possibile per le nuove generazioni conoscere, tutelare e

trasmettere il carattere identitario ed il patrimonio storico, artistico e paesaggistico di tutta

l’area portuale.

Pensiamo ad una mappa di comunità che documenti l’unicità complessiva e la moltitudine

di relazioni e di saperi che contraddistinguono non solo il territorio ma anche chi ci abita.

Nella memoria collettiva, per tantissimi anni, Sant’Apollinare ha rappresentato l’immagine

più emblematica e fascinosa di tutto il porto brindisino. Sin dagli inizi del secolo scorso era

considerata a buon titolo la spiaggia dei brindisini, rinomata per la balneoterapia ed

elioterapia, con un intenso programma d’intrattenimento serale.

A questa si aggiunge la tanta memoria da recuperare e restituire alla storia, anche

attraverso l’importante sito archeologico di Punta le Terrare ed il fascino decadente della

villa Skirmunt.

Riteniamo quindi assai più funzionale ad una reale crescita del nostro territorio il recupero

e la valorizzazione della spiaggia di Sant’Apollinare e del suo intorno, in una prospettiva

culturale e turistico ricettiva, che allo stesso tempo favorisca la conoscenza delle

potenzialità e delle storie che la rendono così unica.

Le chiediamo pertanto un incontro per poterle illustrare quelle che sono le nostre idee per

il recupero di quest’area, partendo dal coinvolgimento dei giovani attivi in città e per ridare

dignità ad un luogo ed una città che faticano nel ritrovare la propria identità.

Il Comitato NO AL CARBONE di Brindisi

Brindisi, 30.09.2014

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DOSSIER SANT’APOLLINARE - 2015

RACCOLTA DI ARTICOLI

2009-2015

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PATRIMONIO SOS

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BRINDISI — Progetto Sant’Apollinare, protesta «Italia Nostra». No allo spostamento della caserma dei vigili Marcello Orlandini 13 AGOSTO 2009, CORRIERE DEL MEZZOGIORNO

L’accusa Coprirebbe la visuale del Castello Alfonsino dal Lungomare Nell’affaire dell’area espositiva sulla banchina di Sant’Apollinare prova a metterci le mani anche Italia Nostra. Dopo la lunga e dettagliata lista di perplessità e contrarietà resa nota dal presidente del Propeller Club, Nicola Zizzi, è il presidente brindisino dell’associazione che si batte per la tutela dei beni paesaggistici, artistici ed ambientali, Domenico Saponaro, ad aggiungere dubbi pesanti sull’operazione. Italia Nostra da questa faccenda estrae un elemento: la nuova caserma dei Vigili del Fuoco del distaccamento portuale è prevista esattamente sulla banchina del futuro approdo traghetti, in un punto non si sa quanto compatibile con l’area espositiva - che cancellerebbe la visuale dal lungomare di Forte a Mare. Altro che «Città d’Acqua». Quindi lettera alla Soprintendenza competente, alla direzione dei Beni architettonici e paesaggisti del ministero dei Beni culturali, agli assessori regionale (Angela Barbanente) e comunale (Tonino Bruno) all’Urbanistica. Nel frattempo il presidente dell’Autorità Portuale, Giuseppe Giurgola, principale sostenitore del progetto- area espositiva assieme al sindaco riconfermato Domenico Mennitti, cerca di cavare almeno una delle castagne dal fuoco. Quella del concorso di idee per l’impiego e la sistemazione dell’ex capannone Montecatini e dell’area circostante (eliminazione e spostamento dell’attuale caserma dei pompieri inclusa). Per chi non conosce Brindisi e il suo porto, parliamo dell’area dove nel giugno 2008 il Pontefice celebrò la Messa. L’intento originario di Giurgola era quello di fare della struttura il cuore dei servizi ai passeggeri della nuova stazione marittima, che sarebbe dovuta sorgere proprio a Sant’Apollinare, in prossimità dei nuovi 5 accosti per traghetti e navi ro-ro (intervento finanziato da anni, e progettazione preliminare, esecutiva e definitiva aggiudicata invece il 25 maggio scorso per 198 mila euro, ribasso del 52%, alla Acquatecno Srl di Roma). Ma due settimane fa il colpo di scena: dato che la Regione Puglia è disposta a cofinanziare la nascita di strutture per aree espositive, Authority e Comune di Brindisi candideranno Sant’Apollinare. E la nuova stazione marittima, di cui Brindisi ha urgente bisogno? Non si sa. E il concorso di idee giunto quasi a termine (settembre)? Revocato di fatto: «Si ritiene opportuno rinnovare la procedura indetta con il bando di concorso del 29.04.2009, integrando in forma ampliativa e qualitativa l’oggetto delle proposte progettuali sottoposte al giudizio dell’Ente», ha fatto sapere Giurgola il 7 agosto. Ma qualcuno che si è affrettato a depositare un progetto di massima per la sistemazione di Sant’Apollinare (capannone, banchina e piazzale) ad area espositiva c’è, ed è stato Giuseppe Meo, presidente di Area Progetti, la società che organizza il salone nautico Snim, il quale parla dell’esistenza di una cordata che vuole gestire anche un approdo turistico che sorgerebbe in quel punto. Ma la legge regionale, per la scelta dei partner privati, parla chiaramente di «percorsi di evidenza pubblica». E non risulta che siano state indette selezioni ufficiali.

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Ambiente Ambienti

“Sant’Apollinare, ricordi che non possono sbiadire” è un progetto che ricostruisce la storia della spiaggia più famosa di Brindisi, attraverso la composizione di ricordi e documenti storici.

Pubblicato alle 3:47 am del 27 aprile, 2010 da Gianni Avvantaggiato & nella categoria Progetti sul territorio.

«Trentasette anni. Sono passati trentasette anni. Ma quanto sono lunghi trentasette anni? Una vita, una vita e mezzo?! Sarà…! Eppure anche dopo trentasette anni quella terrazza di Sant’Apollinare ancora me la ricordo. Perché lì, a quattordici anni, ragazzetto timido e timorato di Dio, feci la mia prima dichiarazione a Cetty. “Ti vuoi mettere con me?”, le sussurrai mentre, in silenzio, guardavamo il mare di fronte e una nave che passava. Io cercavo di prendere fiato per dire tutte insieme quelle importanti parole. Mi guardò e mi disse: “Si”. Certo, a onor del vero, lei già sapeva che proprio su quella terrazza le avrei fatto la fatidica domanda. A quei tempi e a quell’età c’è sempre una amica comune che accorda e concorda tutto, per il bene di entrambi. Ma, vuoi mettere la spiaggia, il sole, il pontile, la motobarca che scaricava bagnanti a getto continuo, quella rotonda fatta di carparo, il mare…! Questa era Sant’Apollinare: un luogo magico, dove dichiararsi a quattordici anni! Era il 1973. L’ultimo anno di vita di Sant’Apollinare. La spiaggia chiuse i battenti a Settembre. E anche Cetty se ne andò, a settembre, in un’altra città. Ma l’ultima magia quella spiaggia, l’aveva ancora fatta».

Sant'Apollinare - il pontile

Del mare da fare invidia, della sabbia bianchissima nell’ampio arenile e del lido attrezzato è rimasto ben poco da quel lontano 1973.

la spiaggia di Sant'Apollinare com'è oggi

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È, però, rimasta la memoria. Fotografie e testimonianze dirette di chi nella prima metà del secolo scorso, ha frequentato la terrazza di Sant’Apollinare, per un appuntamento d’amore oppure semplicemente per fare un bagno.

Sant'Apollinare - la rotonda

“Sant’Apollinare, ricordi che non possono sbiadire”, è un progetto che ricostruisce la storia della spiaggia più famosa della città, attraverso la composizione sia dei ricordi dei brindisini sia con la raccolta di materiale storico, come foto, documenti, video ecc.. È coordinato da Giovanni Membola e Serena Passarelli, dell’associazione Vetrine Inedite, con il supporto della redazione di CicloStyle, PiazzaVittoria.net e Brindisiweb.com. L’idea è di coinvolgere tutti coloro che possono contribuire a recuperare la memoria di Sant’Apollinare e tramandare alle future generazioni un importante pezzo di storia brindisina. Il progetto di Giovanni Membola e Serena Passarelli, prevede l’allestimento di una mostra di tutto il materiale raccolto; la creazione di un sito web e una pubblicazione che racchiude le testimonianze raccolte. «È un modo per rivivere quei ricordi, coinvolgendo chi ha potuto viverne lo splendore, per trasmettere queste sensazioni a chi ne ha solo sentito parlare». Per informazioni telefonare allo 0831-529491 oppure al 347-0466197 – email [email protected].

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Opere portuali, il caso Brindisi e le regole del gioco

Alla luce di diversi articoli di stampa e servizi giornalistici di questi giorni, ritengo mio dovere riportare le brevi note seguenti seguenti, al fine di fornire alcuni elementi di chiarezza al dibattito su un argomento che sta tanto a cuore alla comunità brindisina cui appartengo. Il piano regolatore di cui è dotato ogni porto italiano (ad eccezione dei porti destinati alle piccole imbarcazioni per il turismo nautico) ha un ruolo fondamentale. Infatti qualsiasi infrastruttura può essere realizzata solo se esplicitamente prevista dal piano regolatore in vigore.

Roberto Serafino* 18 novembre 2010

Alla luce di diversi articoli di stampa e servizi giornalistici di questi giorni, ritengo mio dovere riportare le brevi note seguenti, al fine di fornire alcuni elementi di chiarezza al dibattito su un argomento che sta tanto a cuore alla comunità brindisina cui appartengo. Il piano regolatore di cui è dotato ogni porto italiano (ad eccezione dei porti destinati alle piccole imbarcazioni per il turismo nautico) ha un ruolo fondamentale. Infatti qualsiasi infrastruttura può essere realizzata solo se esplicitamente prevista dal piano regolatore in vigore.

I passaggi necessari affinché il piano regolatore entri in vigore sono esattamente definiti dall'art.5 comma 3 della legge 84/94, che precisa: 1. il piano regolatore è adottato dal comitato portuale (ove esiste l'autorità portuale) o dall'autorità marittima (dove non c'è l'autorità portuale), previa intesa con il Comune o i Comuni interessati: 2. il piano quindi è inviato per il parere al Consiglio superiore dei lavori pubblici. 3. il piano viene poi sottoposto alle procedure per la valutazione di impatto ambientale 4. il piano viene infine approvato dalla Regione.

Il piano rcgolatore è costituito da una serie complessa documenti, frutto di ricerche, studi, progettazioni, etc. L'esperienza insegna che il tempo mediamente necessario al completamento dell'iter non è inferiore ai 4 anni. Il Cslp nel giugno 2003 ha emanato le "Linee guida per la redazione dei piani regolatori portuali". Particolare attenzione è stata posta nel cercare di rendere il nuovo piano regolatore il più flessibile e adattabile alle esigenze rapidamente mutevoli dei traffici marittimi, ed alle interconnesioni con il territorio circostante e le altre modalità del trasporto.

Quasi tutti i principali porti italiani hanno già (o hanno in iter in fase avanzata) il loro piano regolatore. Il piano regolatore del porto di Brindisi (costituito da una cartograIia a colori e da una relazione) risale al 1975: ancorché i progettisti siano stati lungimiranti, tuttavia non potevano prevedere l'avvento dei container, della attuale tipologia di traffico crocieristico, del traffico del carbone, le autostrade del mare, eccetera. A tutt'oggi non risulta essere stata avviata alcuna procedura per l'adozione del nuovo piano regolatore.

A proposito della variante di piano regolatore, lo strumento è impiegato quando la struttura che si vuole realizzare non è prevista dal piano regolatore del porto in vigore, ma non si ritiene opportuno avviare le coinplesse procedure per un nuovo piano regolatore (anche se l'iter è uguale a quello di un nuovo piano regolatore). Nel 2002 l'Autorità portuale di Brindisi ha previsto l'iter per la variante relativa a 5 nuovi accosti a Sant'Apollinare. L'iter si è concluso nel 2006; il progetto esecutivo, come previsto dall'art.5 comma 9 della legge 84/94, deve essere successivamente approvato dal Consiglio superiore dei lavori pubblici.

A proposito invece degli adeguamenti tecnico-funzionali dei piani regolatori portuali, nell'adunanza del 9 ottobre 2009 l'assemblea generale del Cslp ha adottato gli indirizzi tecnici, metodologici e ambiti procedimentali per gli adeguamenti stessi. Però, mentre per i piani regolatori e le varianti esiste una procedura precisa prevista dalla legge (chi deve dare cosa e

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quando), ciò non è per quanto riguarda le proposte di adeguamento tecnico-funzionale. Nell'adunanza del 26 ottobre 2010 la 3^ Sezione del Cslp ha dato il parere (favorevole) per la proposta di adeguamento tecnico-funzionale presentata dall'Autorità portuale di Salerno (l'esame della proposta è stato avviato nella seduta del 16 settembre 2009). Questa rappresenta il predcedente ed il prototipo cui dovranno fare riferimento tutte le proposte che perverranno al Cslp.

Le caratteristiche da evidenziare sono: - si tratta di infrastrutture già esistenti e previste dal piano regolatore un vigore; - si tratta di allungamento ed ampliamento della banchina destinata alle crociere e della banchina destinata alla movimentazione dei container; - è enfatizzato il fatto che è esplicitamente previsto quale dato progettuale il non incremento di traffico passeggeri e container, bensì si tratta di adeguamento ai fini della sicurezza e per la funzionalità delle banchine che tenga conto delle maggiori dimensioni delle maggiori dimensioni delle nuove navi.

Della commissione esaminatrice hanno fatto parte tra gli altri, oltre all'Avvocato generale dello Stato, due alti esponenti del Ministero dell'Ambiente, un rappresentante della Autorità Portuale e di ciascuno degli enti locali (Regione, Provincia e Comune). La proposta è stata inviata al Ministero dell'Ambiente per essere assoggettata alle procedure previste dall'art. 30 della L.15212006 (VIA e VAS).

Ciò premesso, gli atti ufficiali prodotti dal Cslp concernenti l'Autorità Portuale di Brindisi. durante l'intera presidenza Giurgola, sono i seguenti: - lavori di manutenzione straordinaria della banchina Dogana e Carbonifera. Lavori progctto di dragaggio . . ." : è stato ricevuto dal C.S.L.P. nel novembre 2009. L'esame da parte della 3a sezione del Cslp è stato avviato nella seduta del 16/12/2009; dopo essere stato rinviato in tutte le successive sedute, nell'ultima seduta prima delle ferie estive (21 luglio 2010) è stato restituito all'Autorità portuale perché non era pervenuta la documentazione integrativa tecnica ripetutamente richiesta;

- progetto definitivo dei nuovi accosti di Sant'Apollinare: è arrivato al Cslp il 23 ottobre 2010 ed è stato immediatamente accantonato, perché prima del progetto deve essere dato il parere dal Cslp alla proposta di adeguamento tecnico-funzionale approvata dal Comitato portuale di Brindisi l'8 novembre 2010;

- le due proposte di adeguamento tecnico funzionale approvate dal Comitato Portuale di Brindisi l'8 novembre 2010, sono pervenute al Cslp il 15 novembre 2010: deve essere quindi nominata la commissione istruttrice (composta come per Salerno) sul cui lavoro si dovrà esprimere la 3^ sezione del Cslp (tempo prevedibile non inferiore a 6 mesi).

E' da evidenziare che, ad esempio, nel caso di S. Apollinare, il progetto definitivo dovrà tener conto delle delle prescrizioni, raccomandazioni, suggerimenti, etc. che accompagnano il parere della 3^ sezione del Cslp: in altre parole il progetto definitivo già inviato dovrà essere completamente rifatto. Per quanto riguarda la proposta di adeguamento tecnico-funzionale per la diga di Punta Riso, tenuto conto dei vincoli imposti a tale strumento (il caso Salerno docet) appare del tutto inverosimile che la proposta che la proposta possa ottenere il parere dal 3a sezione del Cslp.

*membro della 3a sezione del Consiglio superiore dei lavori pubblici

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Brindisi, 28/07/2011 Si farà il collegamento tra Costa Morena e l'area di Sant'Apollinare Si è tenuta a Roma una riunione istruttoria presso il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici per l'esame dell'intervento di realizzazione degli Accosti ro-ro a S. Apollinare. Alla riunione hanno preso parte, oltre all'Autorità portuale, i rappresentanti del Comune e della Regione Puglia. Il progetto e' stato ritenuto coerente con le linee guida redatte dallo stesso Consesso in merito agli "adeguamenti tecnico funzionali" al Piano Regolatore Portuale. La realizzazione dell'intervento, che prevede il collegamento tra la banchina di Costa Morena e l'area di S. Apollinare, significherà un importante passo avanti per lo sviluppo della portualita' brindisina. Al completamento delle opere, la banchina continua di Costa Morena e S. Apollinare potra' ospitare fino a 8 navi passeggeri contemporaneamente. COMUNICATO STAMPA AUTORITA' PORTUALE DI BRINDISI

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Porto di Brindisi: le precisazioni di Serafino sugli accosti a Sant’Apollinare

Scritto da Redazione News, Porti mercoledì, agosto 3rd, 2011

La proposta di variante di piano regolatore presentata dall’Autorità Portuale di Brindisi nel 2002 venne approvata nel 2006.

Il 24 ottobre 2010 l’A. P. presentò alla 3^ sezione del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici (C.S.L.P.) il progetto definitivo dei nuovi accosti di S. Apollinare: tale progetto venne immediatamente accantonato dal C.S.L.P. perché difforme da quanto previsto dalla variante approvata; fu suggerito di presentare la proposta di adeguamento tecnico funzionale, che l’A. P. ha presentato all’inizio di quest’anno.

L’adeguamento tecnico funzionale è uno strumento di programmazione molto particolare; ha un iter molto più veloce degli altri strumenti di programmazione (piano regolatore e variante) ma ha dei forti limiti di applicazione (l’infrastruttura deve essere prevista dal piano regolatore in vigore, deve essere previsto che non vi sarà incremento di traffico, etc.); inoltre, e soprattutto, non è normato, (mentre per piani regolatori, varianti, progetti preliminari, definitivi ed esecutivi vi è un iter ben definito, stabilito dalla legge).

Di conseguenza, oltre all’attenta verifica da parte del C.S.L.P. dei limiti imposti, è indispensabile che tutti i soggetti interessati siano d’accordo. È per questo motivo che solo ed esclusivamente nel caso di proposta di adeguamento tecnico funzionale, la commissione del C.S.L.P. preposta all’istruttoria ha come membri effettivi anche rappresentanti degli enti locali (regione, provincia, comune ed A. P.), oltre che del Ministero dell’Ambiente.

Per la cronaca, finora è stata approvata una sola proposta di adeguamento tecnico funzionale, per il porto di Salerno. La seduta della commissione che doveva esaminare la proposta di adeguamento tecnico funzionale per i nuovi accosti di S. Apollinare era stata fissata presso il C.S.L.P., non a caso, alle ore 15,00 del 27 luglio 2011; l’assemblea (adunanza) della 3^ Sezione era fissata alle ore 16,00 dello stesso giorno (con all’ordine del giorno l’esame di progetti dei porti di Genova, Ancona, Cagliari e Gioia Tauro).

Prima dell’avvio della commissione, in quanto membro della 3^ sezione, ho avuto un colloquio riservato di un ora e mezza, a partire dalle ore 13 e 15, con il primo relatore della commissione. Abbiamo verificato che in quella sede, dal punto di vista tecnico, non vi erano ostacoli particolari, (per quanto riguarda la foce di Fiume Piccolo, sono ormai ampiamente sperimentate ed adottate per casi analoghi le banchine ”a giorno”); inoltre è previsto che l’Autorità di Bacino (per il proprio parere concernente la foce di Fiume Piccolo) e la Regione

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(per il nulla osta paesaggistico) si esprimano sul progetto esecutivo; infine tutti i soggetti interessati erano d’accordo.

In commissione, ovviamente, è filato tutto liscio; per l’approvazione definitiva della proposta di adeguamento tecnico funzionale necessita solo il passaggio nell’assemblea della 3^ Sezione; peraltro non è stato possibile esaudire la richiesta del Presidente Haralambides di inserimento nell’ordine del giorno dell’assemblea della 3^ Sezione, che stava per iniziare, solo perché la definizione dell’ordine del giorno richiede una serie di passaggi istituzionali che non era possibile espletare seduta stante.

In ogni caso la proposta di adeguamento tecnico funzionale sarà all’ordine del giorno ( e quindi approvata) nella seduta già prevista per il 15 settembre p.v. Dopo la successiva pubblicazione sul Bollettino della Regione Puglia, l’Autorità Portuale dovrà ripresentare alla 3^ Sezione del C.S.L.P. il progetto esecutivo, corredato di tutta la documentazione richiesta, tra cui il parere dell’Autorità di Bacino, il nulla osta paesaggistico della Regione, il parere della Sovrintendenza (considerata la vicinanza alle opere da realizzarsi di un sito archeologico e della cosiddetta “casa degli spiriti”).

L’ing. Sessa, presidente della 3^ sezione del del C.S.L.P., nominerà quindi la nuova commissione (di cui non faranno parte i rappresentanti degli enti locali) che esaminerà accuratamente ed in tutti i suoi aspetti il progetto; l’esito di tale esame sarà portato all’assemblea della 3^ Sezione per l’eventuale approvazione definitiva del progetto, dopo la quale l’Autorità portuale potrà partire con la gara di appalto.

Peraltro, alla fine dei lavori della commissione e prima dell’avvio della seduta, ho avuto modo di chiarire con il Presidente Haralambides, che ha molto a cuore l’area del Castello Alfonsino ed il terminal crociere, che per quell’area e quel progetto è indispensabile l’approvazione di un’apposita variante al piano regolatore.

Mi sento infine obbligato ad auspicare, per l’ennesima volta, che da parte di tutti si pongano da parte le sterili e dannose polemiche, e, con spirito di collaborazione piena e senza riserve, si persegua l’obiettivo del “RILANCIO E SVILUPPO DEL PORTO DI BRINDISI”.

Ing. Roberto Serafino Membro della 3^ sezione del C.S.L.P.

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05/08/2011 Cemento a Sant'Apollinare. Di Carlo Sciarra Una precisazione al comunicato stampa dell'Autorità Portuale su S. Apollinare. Carissimo Presidente, ritengo doveroso da parte mia, dover rispondere alle Sue precisazioni, ma con delle premesse. Ritengo che nell’attuale situazione di mercato ”passeggeri”, sia più utile, nell’immediato, rivolgere la disponibilità delle proprie risorse finanziarie a potenziare le strutture esistenti; nel nostro caso le banchine e con esse i servizi collaterali, potrebbero trovare una giusta collocazione nel seno di Levante (su ambedue le sponde ovviamente) ciò anche per motivi di diretta “osmosi” con la Città. La”spiaggia” di S. Apollinare con annessa area archeologica - ma questo è un mio “personalissimo pensiero o sogno, una idea o esercizio accademico” - recuperarla alla fruizione della Città, senza alcuna cementificazione. . In quanto all’essere “soggetto esterno” all’Autorità Portuale vorrei ricordarLe che quello che Lei regge è un Ente pubblico che si occupa di un territorio appartenente ai cittadini tutti, quindi stiamo parlando di interessi legati alla “res pubblica”. In Italia i cittadini hanno il diritto (L. 241 e s.m.i.) di partecipare ai processi pianificatori (qualunque essi siano)( chiamasi giusto procedimento) posti in essere dagli Enti pubblici e che impiegano risorse economiche pubbliche, ergo Interessarsi della “res publica” è un diritto/dovere inalienabile. La L.84/94 all’art. 5 c.3 sancisce in maniera inoppugnabile che la pianificazione dei Porti vada fatta «previa intesa con il comune o i comuni interessati» e, dagli atti in questione non trovo presenza del Comune di Brindisi nelle Conferenze di Servizi, collegate a tale intervento. Detto questo, nel Suo comunicato ci sono altri aspetti più meramente tecnici che meritano approfondimento e chiarimento. Lei ha dichiarato che il progetto è stato approvato dall’Autorità di Bacino, mentre nel parere rilasciato il 7 luglio scorso dalla Commissione Ministero Ambiente alla lettera q) delle prescrizioni (che sono ben 23) così testualmente si legge: «La realizzazione delle opere in progetto è subordinata all’ottenimento preventivo del nulla osta di competenza dell’Autorità di Bacino della Puglia». Dov’è l’approvazione da Lei citata? Avrà sbagliato il Ministero a scrivere? Passiamo ora all’adeguamento tecnico funzionale. La variante approvata nel 2006 collegava la realizzazione degli accosti alla realizzazione di una nuova Stazione marittima sull’attuale piazzale, stabilendo un legame progettuale unico, ovvero l’esistenza degli uni era a giustificazione dell’altra e viceversa. Le riporto testualmente il passaggio di cui alla DCC n. 61/2002, avente per oggetto: Richiesta di intesa alla proposta di variante al PRP : «in particolare le opere consistono: Realizzazione sulla spiaggia di S, Apollinare di tre pennelli per traghetti e ro/ro capaci di cinque nuovi accosti funzionalmente collegati con l’area ex Siac di circa 70.000 mq dove costruire la nuova stazione marittima». Ciò stabilisce urbanisticamente un legame di previsione progettuale inscindibile, instaurando il pilastro portante della motivazione pianificatoria che ha generato la Variante al Piano del 2006. Tale indicazione programmatoria e progettuale è sancita dalla Tav 0 di detta variante, con ciò sancendo una valenza di destinazione d’uso urbanistico dell’area in questione. L’attuale adeguamento funzionale ,a mo’ di “tappo” alla foce del fiume, ha una spiegazione nel cercare un passaggio carrabile sul mare creando un collegamento con la famigerata Stazione di Costa Morena, come da Vs. relazione. Ma la cosa straordinaria è che in detta Vs. nota si ammette di non voler più realizzare la Stazione prevista con la variante del 2006, ma di voler realizzare una nuova altrove. E questo, se mi consente è in aperto contrasto con gli strumenti urbanistici vigenti (v, decreto approvazione PRP1975) difatti l’area prescelta ha tutt’altra destinazione e il cambio di destinazione d’uso delle

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aree è una sostanziale variante allo strumento Urbanistico. A supporto di quanto dico Le faccio presente che, non solo la Commissione Ministeriale ha stralciato la proposta inerente tale Stazione, ma al punto f) del voto n. 82/2010 del CTA regionale si prescrive: «che comunque è indispensabile attivare a cura dell’Autorità Portuale … la conformità urbanistica inerente la nuova realizzazione dell’Area Terminal ai sensi dell’art. 2 comma 3 del DPR 383/1994», stabilendo che tale conformità urbanistica debba essere accertata: «… prima dell’avvio delle procedure di gara d’appalto». Quanto dico può essere confutato solo in presenza del certificato di destinazione urbanistica del sito interessato. Qualora la detta Stazione fosse realizzata, (ma esiste quanto previsto dalla L.383/94?) potremmo, per assurdo, essere in presenza di un’opera abusiva. Mi convinca ancora che l’intervento di questa stazione non sia una nuova edificazione e non come, si legge su tutti gli atti, ristrutturazione. La dottrina urbanistica in materia di ristrutturazione è oramai consolidata e lascia poco spazio a interpretazioni bizantine (v. T.U.edilizia DPR 380/2001) Le faccio inoltre presente che, nella variante del 2005, la linea di costruzione dei moli aveva una distanza maggiore, dall’area archeologica, distanza imposta dalla Sopza ai Beni Ambientali e Paesaggio; tale distanza, attualmente non solo sborda tale limite, ma avvolge l’area archeologica, tanto che al punto p) della citata nota Ministeriale si richiede il rilascio di un parere di natura vincolante ... ovviamente da parte della Sopza. A supporto della mia tesi rimando al contenuto della DGR n1190/2006 (di approvazione della variante al PRP) laddove riporta il sopralluogo in data 06/09/2004 con cui la Sopza al Paesaggio : ha chiesto ai progettisti una variante agli accosti insistente nell’arretramento della banchina adiacente l’area archeologica al limite dell’area da dragare. Variante conclamata nella Tav0. Mi scusi ma dov’è il parere preventivo della Soprintendenza Regionale al Paesaggio? Ancora non capisco a che servano degli accosti se le navi non possono attraccare. Il perché è semplice, mi pare di leggere che le batimetriche siano leggermente diverse da quanto dichiarato (8-10 metri). Guardi, non lo dico io ma è scritto alla pag. 14 del Parere Ministeriale, che, per Sua comodità Le riporto: «allo stato attuale i fondali esistenti non garantiscono il pescaggio minimo necessario all’ormeggio delle navi di progetto: il Proponente dichiara che il dragaggio per l’approfondimento dei fondali sarà effettuato in una fase successiva e non è incluso nel presente progetto.». Lascio a Lei il commento. Per quanto riguarda i “cassoni forati” non trovo traccia negli elaborati presentati, bensì si prevede la realizzazione delle opere su pali. A questo punto non so a quale progetto Lei faccia riferimento. Mi pongo un’altra domanda: le risorse finanziarie saranno sufficienti per quelle opere di dragaggio necessarie? Vi è forse il rischio che dopo aver impiegato cospicue risorse economiche per delle opere non poterle utilizzare o utilizzarle con notevole ritardo per mancanza di fondi? Ovviamente vi sarebbero altri elementi da chiarire, però mi fermo per non tediarLa oltre. Non mi spiego, però, una cosa, perchè mai Lei, porti avanti il “Piano del Past President”. La gestione del suo predecessore ha sollevato un mare di critiche e dissensi, possibile che tutto ciò non Le suggerisce nulla? In tutta sincerità personalmente mi sarei aspettato, data la Sua provenienza Universitaria e scientifica, un approccio di rivisitazione della programmazione portuale, rivedendo e valutando tutto il Porto e non agire sulla scorta della passata pianificazione. La prego nuovamente di scusarmi, ma La assicuro che è proprio il mio interesse per Brindisi, mia Città natale, che mi induce ad occuparmi di fatti, che non so perché, non mi dovrebbero riguardare e di rappresentare argomentazioni che a Lei possono apparire il contrario di quello che sono ma, che Le posso garantire, vogliono essere un modesto contributo per una sua crescita (della mia Città) sociale ed economica, anche a costo di apparire scocciante. La presente con l’augurio sincero che Lei possa riuscire là dove altri hanno clamorosamente fallito. Distintamente Carlo Sciarra - Architetto (ma mi consideri un brindisino qualsiasi)

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Brindisi, ora un quartiere fieristico a Sant'Apollinare?

di PIERLUIGI POTI' BRINDISI - Il capannone ex Montecatini (e, più in generale, l’area di Sant’Apollinare) molto probabilmente presto diventerà un quartiere fieristico. La notizia è senz’altro da valutare in senso positivo, sia perchè in questo modo si valorizza maggiormente una delle zone più belle e caratteristiche di Brindisi (adibendo la grossa struttura e l’area limitrofa a “vetrina” per ogni grande evento), sia anche e soprattutto perchè così si eviterà di effettuare le sistematiche operazioni di... montaggio e smontaggio di tutto ciò che è legato all’utilizzo del capannone, come è avvenuto negli ultimi anni in occasione dell’allestimento delle edizioni del Salone Nautico, della Fiera Mediterranea e, in tempi recentissimi, dell’Assemblea dell’Anci. L’idea piace a tutti e, a dimostrazione di ciò, pochi giorni fa - su iniziativa del presidente della Camera di Commercio, Alfredo Malcarne - si è svolto un incontro al quale hanno partecipato il presidente della Provincia Massimo Ferrarese, il Commissario prefettizio del Comune Bruno Pezzuto, il dirigente dell’Autorità Portuale Vittoria Ligorio, il presidente del Consorzio Asi Marcello Rollo e il vice presidente dell’ente camerale Cosimo Convertino. Nel vertice, è emersa una condivisa disponibilità a percorrere un cammino finalizzato alla realizzazione di un quartiere fieristico con la individuazione del sito (appunto, l’area di Sant’Apollinare e il capannone ex Montecatini) che risulta naturalmente vocato ad essere utilizzato per tali scopi. A dire il vero, l’Amministrazione Mennitti aveva orientato la sua scelta, dapprima nel polo fieristico di Brindisi, area “Posillipo”, detto anche “ex-Carboniera” (che sarebbe quel lembo di circa 30.000 mq. che costeggia il Canale Pigonati dal lato del rione Casale), poi verso il piazzale di Sant’Apollinare, escludendo, però, il capannone ex Montecatini che per la sua funzione storica e monumentale meritava, secondo l’ex sindaco, una destinazione diversa anche da quella di stazione marittima prospettata dall’Autorità Portuale. Oggi, invece, il Commissario Pezzuto “rema” - come tutti gli altri enti ed istituzioni - in quest’ultima direzione e, allo stato, a prescindere dalla stipula di un protocollo d’intesa come punto di partenza del progetto, esistono ancora alcuni ostacoli che, tuttavia, si possono anche superare. A parte quelli di natura strutturale e finanziaria (perchè è evidente che il completamento della riqualificazione del capannone e dell’area richiede risorse finanziarie non indifferenti), c’è l’ostacolo legato alla proprietà dell’area che è di pertinenza dell’Autorità Portuale la quale, sinora, in occasione dei vari avvenimenti che si sono succeduti in questi ultimi anni, ha concesso in “prestito” la zona, a condizione che la stessa fosse liberata da tutto e tutti a conclusione di ogni evento. Se si vuole creare un quartiere fieristico, è chiaro che l’Autorità Portuale dovrà garantire la disponibilità continuativa dell’area e, in quest’ottica, tale opportunità dovrebbe conciliarsi con l’idea che l’Autorithy ha da sempre di questa zona: quella, cioè, di creare un attracco per i traghetti. Insomma, per ora si sono gettate le basi di un progetto a lungo inseguito nell’immaginazione dei brindisini che, da tempo, ben vedono la zona antistante il lungomare come ideale per ospitare un numero ancora maggiore di eventi che possano creare un importante indotto per l’economia locale.

22 Ottobre 2011

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FUSI ORARI.ORG

Porto di Brindisi, le responsabilità del declino (Parte I)

Mercoledì 12 Settembre 2012 10:53 Bruno Virdò Local - Attualità

Nonostante una gloriosa storia e una posizione privilegiata per i collegamenti con l’area balcanica e il vicino Oriente, nell’ultimo decennio il porto di Brindisi è stato vittima di ostruzionismi e incapacità politiche e manageriali. Un declino dai connotati irreversibili.

LA STORIA - Fin dall’antichità Brindisi è stata una città le cui fortune sono state indissolubilmente legate a quelle del proprio bacino portuale. Interi eserciti e immense flotte sono salpati da quello che è stato considerato uno dei porti più strategici d’Europa. E’ noto, infatti, come valenti generali e uomini politici dell’antichità (Pompeo, Crasso, Giulio Cesare, Ottaviano Augusto, Marc’Antonio Ibrida ecc.) siano transitati da Brindisi alla volte delle terre d’Oriente, dove li attendevano battaglie epocali e gloria imperitura. In epoca romana, inoltre, il porto di Brindisi costituiva il terminale occidentale della via Egnatia che dal capoluogo messapico giungeva via mare fino a Durazzo, per poi proseguire attraverso i Balcani fino a Costantinopoli. Durante il Medioevo Brindisi ha visto partire alla volta della Terrasanta i Crociati, mentre gli aragonesi vollero costruirvi un fortilizio sul mare, chiamato “Forte a mare”, a tutt’oggi un’attrazione senza eguali per imponenza e bellezza.

LA VALIGIA DELLE INDIE - Nella seconda metà dell’Ottocento dalle banchine del porto giganteschi piroscafi navigarono alla volta di Bombay, in India; a bordo uomini d’affari, leader politici, gente comune si rilassavano sui ponti di queste navi lussuosissime, dopo un viaggio di una settimana in treno da Londra sino a Brindisi, diretti a Bombay: nacque la leggendaria “Valigia delle Indie”(1871). Figure epiche come Gandhi, Churcill, e il poeta francese Arthur Rimbaud stilarono appassionati resoconti di quell’esperienza unica nel suo genere.

IL TURISMO DI MASSA - Terminata l’epoca dei viaggi in smoking e cilindro, ne iniziò un’altra. Nel 1960 la motonave Egnatia della compagnia greca Hellenic Mediterranean Lines collegava a giorni alterni il porto di Brindisi ai porti di Corfù, Igoumenitsa e Patrasso. L’anno successivo la motonave Appia dell’Adriatica di navigazione iniziò a traghettare i vacanzieri dal porto messapico sino al porto di Patrasso nel Peloponneso: si inaugurò un periodo trentennale di ineguagliate fortune e prosperità economiche per gli operatori marittimi brindisini. L’Adriatica di navigazione (società un tempo controllata dalla Tirrenia) e altre importanti compagnie elleniche solcavano il mare adriatico ed il mar Ionio con a bordo famiglie italiane e giovani in sacco a pelo provenienti da tutta Europa.

L’INIZIO DEL DECLINO - Purtroppo, questo lungo periodo di sviluppo era destinato ad interrompersi. La paurosa crisi di identità socio-culturale che la città conobbe ad inizio anni novanta con la piaga del contrabbando di sigarette ebbe anche catastrofiche ripercussioni sulla gestione della propria più importante risorsa economica: la gestione del traffico passeggeri verso la Grecia e l’Albania. Infatti, l’utilizzo esclusivo per l’ormeggio delle navi traghetto delle banchine del porto interno limitò la manovra di attracco esclusivamente alle navi di piccole dimensioni; dimensioni che si riverberarono sulla velocità (modesta rispetto alla concorrenza) e sui servizi (spesso non

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all’altezza di quelli offerti dalle cruise ships in linea su altri porti).Così, si decise di costruire un enorme molo sito a Costa Morena, dove non si sarebbero registrati problemi di spazio e di manovra per le navi di grandi dimensioni e per la circolazione dei tanti trailers e automezzi da imbarcare. Ma oramai era troppo tardi! La concorrenza dei porti di Ancona e Venezia, supportata da una strategia marittimo-imprenditoriale più efficace e da politiche regionali lungimiranti, si rivelò esiziale per le fortune dello scalo messapico. Da Ancona partivano enormi cruise- ships come la Ionian Galaxy, la Ionian Island, la Fedra, la Erotokritos (le prime due appartenenti alla compagnia greca Strintzis lines, le seconde alla cretese Minoan Lines) che offrivano servizi a bordo di elevata qualità e comfort; il colpo di grazia definitivo alle velleità dello scalo pugliese si registrò con l’introduzione ad Ancona sulle linee Italia - Grecia di una innovativa classe di traghetti superfast: le navi della compagnia greca Superfast ferries e le cruise ships della cretese Minoan Lines. Questi mastodontici traghetti (lunghi più di 200 metri e di stazza lorda superiore alle 35.000 tonnellate), grazie alla loro velocità in navigazione (possono raggiungere la velocità massima di 30 nodi) e grazie ai servizi di bordo di eccelsa qualità, ottennero uno strepitoso successo in termini di passeggeri e di tir, bissato dalle stesse navi anche in partenza dal porto di Venezia. In secondo luogo, la grande velocità raggiungibile da queste navi vanificò il principale vantaggio che Brindisi poteva vantare rispetto agli altri “competitors”: la vicinanza geografica con i porti ellenici e albanesi.

L’ISTITUZIONE DELLE AUTORITA’ PORTUALI - E come se non bastasse nel 1994, con la legge n.84 del 2 gennaio, furono istituiti enti pubblici non economici di chiara matrice politica: le Autorità portuali. Questi enti, i cui presidenti e i relativi organi vengono designati sulla base di chiari indirizzi politici, sono diretta emanazione di strategie politiche nazionali e regionali e quindi privilegiano dinamiche elettorali ed equilibri di potere, piuttosto che il naturale andamento del mercato.

L’ASCESA DEL PORTO DI BARI - Tali acclarate dinamiche hanno portato il governo centrale e la Regione Puglia a puntare su di un porto la cui conformazione e posizione geografica è e sarà sempre peggiore rispetto a quella di Brindisi: il porto di Bari. Questo scalo più lontano dalla Grecia e dall’Albania rispetto a quello salentino presenta un bacino portuale più angusto e peggio strutturato rispetto a Brindisi. Eppure, ingenti investimenti europei, nazionali e regionali, hanno dotato il porto di Bari di due terminal passeggeri all’avanguardia, di nuove banchine e di una protezione politica ad alto livello. Malgrado la costruzione di recenti banchine e di faraoniche “colmate”, il porto di Bari è l’incubo di ogni Comandante di nave di grossa stazza che si accinge a fare scalo in questo porto. Spazi limitati, margini di manovra ridotti al minimo e navi attraccate in stretta vicinanza, mettono a dura prova l’abilità di manovra degli equipaggi e il corredo tecnologico degli immensi bastimenti che a fatica ormeggiano a Bari. Perché negli anni Bari non solo ha accolto navi traghetto che collegano (con maggior dispendio di carburante rispetto ad analoghe tratte percorse da Brindisi) il capoluogo pugliese con Durazzo e i porto ellenici, ma anche le più prestigiose navi da crociera delle più rinomate compagnie mondiali. A Brindisi, invece, l’Autorità portuale ha sempre agito contrariamente agli interessi del porto e del suo indotto. Nella seconda metà degli anni novanta lo scalo salentino ha perso i propri collegamenti con la città albanese di Durazzo (a favore della più lontana Bari), senza vederli più ripristinati. Un passato Presidente dell’Authority, barese di origine e quindi in evidente conflitto di interessi, non solo non ha mai intrapreso alcuna attività promozionale nei confronti degli armatori per Brindisi, ma ha addirittura promosso la realizzazione di un terminal passeggeri in una location errata rispetto agli attracchi delle navi. Per di più, l’infima qualità della costruzione e la sua risibile disposizione degli spazi interni hanno fatto sì che la stessa venisse immediatamente degradata a semplice “sala d’aspetto” e che venisse snobbata dai passeggeri in transito.

Porto di Brindisi, le responsabilità del declino (Parte II)

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Martedì 18 Settembre 2012 00:00 Bruno Virdò Local - Attualità

E’ di questi giorni la notizia che dopo un iter amministrativo eccessivamente lungo e appesantito dagli immancabili risorsi delle società non vincitrici della gara di appalto, finalmente sono iniziati i lavori di ristrutturazione del terminal di Costa Morena (giudicato dal quotidiano il Sole 24 ore come uno tra i dieci più belli rendering italiani). Puntualmente, però, un’implacabile “mano invisibile” ha spedito gli agenti della Guardia di Finanza a far sospendere i lavori, per acquisire gli atti del contratto di appalto inficiato (a loro dire) da gravi irregolarità.

LA MANO INVISIBILE - A tal proposito viene da chiedersi: perché simili eccezioni, certe presunte irregolarità amministrative o tecniche non vengono sollevate prima dell’inizio dei lavori, negli spazi temporali concessi dalla legge, ma vengono segnalate dopo l’inizio della cantierizzazione? Un altro mega progetto tanto strombazzato dagli enti locali e dal governo centrale è quello della mega banchina per traghetti ro/ro e navi da crociera da costruirsi in zona Sant’Apollinare, non lontana dagli attuali ormeggi di Costa morena ovest. La sua concretizzazione permetterebbe di disporre di un piazzale di dimensioni inusitate, favorirebbe l’ormeggio di circa otto grandi navi contemporaneamente e la movimentazione a terra di migliaia di automezzi. I relativi finanziamenti sono stati garantiti (fin dal 2002) da fondi statali e comunitari a sostegno dell’istituzione delle autostrade del mare. Il problema è che, nonostante la disponibilità delle somme necessarie alla costruzione delle banchine e all’esistenza di un progetto credibile, i lavori non sono mai stati appaltati e quindi non sono mai partiti. La scorsa estate, a seguito di un adeguamento tecnico-funzionale al progetto voluto dall’Autorità portuale, la Terza sezione del Consiglio superiore dei Lavori pubblici, ha promosso il progetto dei nuovi accosti per navi da crociera e ro/ro, subordinandolo, però, a un serie di prescrizioni di salvaguardia (a dire il vero pretestuose) ambientali e storico-artistiche. Decisione questa ribadita a settembre dello scorso anno. Dunque, sembrava tutto pronto per la pubblicazione del bando di gara e per l’inizio dei lavori di un’opera che segnerebbe il definitivo rilancio del porto. Invece, il progetto, sebbene approvato e finanziato, giace nei cassetti delle stanze della Terza sezione del Consiglio dei Lavori pubblici. Si paventa persino la perdita dei finanziamenti che verrebbero dirottati altrove! Non meno stucchevole è la vicenda concernente la costruzione del terminal crociere a Costa Morena est. Questa maxi banchina di circa 300.000 metri quadrati di superficie è stata costruita per implementare le attività logistiche e commerciali già presenti nel porto adriatico. Una volta ultimata, però, l’Authority ha deciso di destinare parte di quella gigantesca area all’ormeggio di navi da crociera. Questa scelta ha scatenato le furiose proteste degli operatori marittimi locali, i quali si sono dimostrati contrari alla affidamento a società non brindisine della costruzione di un terminal crociere in una zona circondata da impianti industriali e tetre centrali elettriche a carbone. Sfortunatamente, la soluzione delineata dalla AP sembra quella più logica, considerato che la location ideale per questo genere di traffico, la diga di Punta riso, necessita di un intervento tecnico-funzionale non ancora previsto nel né dal Piano regolatore portuale ( la cui stesura risale al 1975),né in quello cittadino. Pertanto, rinunciare per tanti anni ad entrare in un settore (quello delle crociere) così remunerativo per il territorio, ma altrettanto aggressivo per via della competizione (sostenuta ad alti livelli istituzionali) con il porto di Bari, sarebbe esiziale per la principale risorsa economica di cui la città dispone.

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CONFLITTO MAI SOPITO - La vicenda dell’affidamento del terminal crociere a Costa Morena est, al di là delle seppur importanti disquisizioni tecniche sull’argomento, ha fatto emergere un’altra causa dell’irreversibile declino del porto: l’eterno conflitto tra gli operatori marittimi locali e l’Autorità portuale. Infatti, qualunque decisione del Comitato portuale sulla gestione delle attività portuali è oggetto di feroci scontri dialettici e infide campagne diffamatorie. Alcuni giornali locali, sempre proni alle esigenze dei consolidati gruppi di potere locale, non esitano a fare da cassa di risonanza a questa continua tensione, disinformando e non contribuendo affatto ad instaurare un clima costruttivo tra la cittadinanza e l’Ente che gestisce il porto. Emblematica a riguardo è la storia della breve reggenza di Hercules Haralambides, stimato cattedratico di fama europea, il quale, designato lo scorso anno dall’allora Ministro dei Trasporti e delle infrastrutture, Altero Matteoli, ricevette il gradimento per la propria nomina persino dall’Assessore ai Trasporti e dal Governatore della Regione Puglia. Puntualmente, le critiche preconcette e le illazioni più basse non si fecero attendere. A pochi giorni dal suo insediamento la stampa locale cominciò ad insinuare che il Professore greco fosse occupato esclusivamente a trascorrere lussuose vacanze nel Salento, che il suo lauto stipendio dovesse essere da lui stesso ridotto, che costituisse un intollerabile affronto per la comunità brindisina il fatto che egli negli eventi pubblici si esprimesse solo in inglese e non in italiano. Poi, ricevuto il tanto sospirato ok dalla Terza sezione del Consiglio superiore dei Lavori pubblici sul summenzionato adeguamento tecnico al progetto dei nuovi accosti di Sant’Apollinare, ecco intervenire autorevoli professionisti brindisini della materia, i quali a mezzo stampa espressero tutte le loro infondate paure per un’opera vitale per il porto, che avrebbe potuto (a loro modo di vedere) segnare la morte di Fiume piccolo, un piccolo torrente privo di qualsivoglia fauna e di qualsiasi attrattiva. In un secondo momento, un capzioso sondaggio lanciato sull’argomento evidenziò (la mai acclarata) volontà della cittadinanza di ripristinare sul sito di Sant’Apollinare l’omonima spiaggia, abbandonata circa cinquant’anni fa e oggi non più visibile, dal momento che la flora e la fauna del sito sono stati negli anni irrimediabilmente compromessi. Sul punto, è lecito chiedersi come faccia una comunità che da tempo immemore lamenta gravi carenze occupazionali e che vede i cittadini migliori costretti ad emigrare al Nord Italia o all’estero per trovare lavoro, a voler sostenere un’utopia (il ripristino della spiaggia) e ad abbandonare una prospettiva di sviluppo economico concreto attraverso la realizzazione della maxi banchina di Sant’Apollinare. Per il Professore greco, però, i travagli non sono affatto finiti. La sua decisione di convincere una prestigiosa compagnia di navigazione (l’italiana Grimaldi Lines) ad attivare un collegamento quotidiano per tutto l’anno con la Grecia fu bersagliata da critiche, poiché alla base di tale convincimento vi fu l’offerta di tariffe per i servizi portuali “scontata” per le compagnie (come la Grimaldi Lines) che mettessero in linea navi con non più di 15 anni di servizio. Per alcuni agenti marittimi questa politica tariffaria avrebbe penalizzato le compagnie greche che solitamente dispongono di navi più datate. A riguardo, ogni commento guasterebbe. A fine giugno, dopo il ribaltone alla guida del Governo dello scorso anno e dopo le elezioni comunali di maggio 2012, il TAR di Lecce, sconfessando le precedenti sentenze sulla legittimità della nomina alla guida di un Ente non economico di un cittadino non italiano, ma greco, ha statuito che il Professore Haralambides non può più essere il Presidente dell’AP di Brindisi. Al suo posto, il Ministro Passera ha nominato il commissario straordinario nella figura dell’Ammiraglio Lolli, un uomo esperto e di grande sensibilità per le tematiche portuali.

UN FUTURO DI INCERTEZZE - Ma, nell’attesa della sentenza di urgenza del Consiglio di Stato sul caso Haralambides, il porto vivrà un altro periodo di incertezza e di forzosa paralisi nelle scelte strategiche per il rilancio del traffico passeggeri. Certo, fa rabbia vedere un porto, come quello di Bari, inferiore per posizione geografica e conformazione naturale, venire osannato dai media per i risultati in termini di traffico raggiunti; quello di Brindisi, invece, appare dimenticato da tutti, dalle Istituzioni, e dalla sua città che sembra non tenere in debito conto della propria immensa risorsa e della gloriosa storia che lo ha contraddistinto.

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Una nuova banchina crociere

BRINDISI - Sono stati presentati, questa mattina, i lavori di costruzione di una nuova banchina di collegamento tra le esistenti Punto Franco - Montecatini e rettifica del dente di attracco della Banchina di Sant'Apollinare. Il commissario straordinario dell'Autorità Portuale, l'ammiraglio Ferdinando Lolli, insieme all'ingegnere Pasquale Fischetto, direttore dei lavori, e all'ingegnere Giacomo Magliano, direttore tecnico di Cantiere per Grandi Lavori Fincosit, hanno descritto, accompagnando la stampa all'interno dell'area portuale, tutte le fasi d'intervento dei lavori che dureranno in totale 13 mesi e la cui fine è prevista per settembre 2013.

13 dicembre 2012

I lavori della nuova banchina

BRINDISI - Sono stati presentati, questa mattina, i lavori di costruzione di una nuova banchina di collegamento tra le esistenti Punto Franco - Montecatini e rettifica del dente di attracco della Banchina di Sant'Apollinare. Il commissario straordinario dell'Autorità Portuale, l'ammiraglio Ferdinando Lolli, insieme all'ingegnere Pasquale Fischetto, direttore dei lavori, e all'ingegnere Giacomo Magliano, direttore tecnico di Cantiere per Grandi Lavori Fincosit, hanno descritto, accompagnando la stampa all'interno dell'area portuale, tutte le fasi d'intervento dei lavori che dureranno in totale 13 mesi e la cui fine è prevista per settembre 2013.

La necessità di destinare e utilizzare da subito la banchina per accosti crocieristici comporta l'urgenza di dragare il fondale lungo tutto il fronte banchina compreso tra il dente di attracco di Sant'Apollinare e la "Banchina Montecatini" - dice l'Autorità Portuale - per una lunghezza complessiva di circa 400 metri fino a -10,50 metri, quota utile necessaria per consentire l'agevole attracco delle navi da crociera su un fronte banchina più ampio.

Il materiale dragato con benna meccanica sarà trasferito mediante bettoline e rimorchiatore fino alla testata della banchina di Costa Morena Est per poi essere scaricato all'interno della vasca di colmata esistente e già dotata di autorizzazione ministeriale.

"Saranno spostati alcuni varchi portuali come quello di Sant'Apollinare, riavremo in restituzione la strada dalla Marina Militare così che potremo avere al termine dei lavori un unico circuito portuale da collegarsi in un secondo tempo, già nei primi mesi del 2013, dalla banchina del seno di Levante con la parte industriale di questo porto, che è Costa Morena" dove sono già iniziati i lavori per una nuova stazione marittima", ha annunciato l'ammiraglio Lolli, riferendosi ad una recente intesa con Maridipart Taranto per liberare il passaggio all'altezza della ex zona Pol.

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22/12/2012 Il casino di campagna Skirmunt. Di Guido Giampietro (ovvero come da un luogo degli spiriti può nascere un luogo dello spirito …) Come l’immagine paesistica di Napoli, per tantissimi anni, si è identificata con un secolare pino marittimo e, sullo sfondo, la veduta del Vesuvio dal Vomero, così quella del porto di Brindisi riporta alla memoria la spiaggia di Sant’Apollinare e, sullo sfondo � immersa anche qui tra i pini � una bellissima villa di fine Ottocento. Villa che, per la cronaca, fu costruita da un polacco � tale Simone Skirmunt � originario di Pinsk, un paesino turistico che, a causa dei continui “taglia e incolla” a cui è stata sottoposta nel tempo la Polonia, oggi si ritrova in Bielorussia. Come mai lo Skirmunt (al quale i brindisini � e questo è il primo dei misteri in cui c’imbattiamo � affibbiarono il sopranome di “lu francesi”) capitò nella nostra città? Già! Perché proprio a Brindisi? E questo è il secondo dei misteri di una storia che avrebbe stuzzicato la curiosità di Dario Argento se mai ne fosse venuto a conoscenza. Di certo si sa � secondo quanto si legge nelle carte dell’Archivio di Stato di Brindisi � che era “gentiluomo e proprietario”; che aveva impiantato nelle campagne brindisine uno stabilimento enologico; che con atto del 30.3.1888 aveva venduto al Comune di Brindisi il Convento domenicano con annessa chiesa della Maddalena (immobile destinato poi a divenire l’attuale sede del Palazzo di città); che aveva costruito, in località “masseria Perrino”, quello che viene indicato con il nome � oggi un po’ démodé � di “casino di campagna”. Sempre per completezza di cronaca va detto che tale fabbricato, nel 1903, passò per successione a Skirmunt Alessandro e Enrico, presumibilmente figli di Simone che, nel frattempo, doveva essere rientrato a Pinsk (in effetti non aveva mai trasferito la residenza a Brindisi). Nel 1911 la villa fu acquistata dal conte Salvatore Balsamo e successivamente, nel 1930, venduta al dott. Antonio Monticelli. Ed è proprio in quest’ultimo periodo che il casino acquista la triste nomea di “villa degli spiriti”. Come mai? Qui le preziose carte vengono surrogate dalla memoria di quell’autentico patrimonio costituito dai nostri cari ottuagenari (o giù di lì). Lo scrittore Javier Marìas avrebbe sentenziato che, in casi come questi, “è alla letteratura che compete raccontare il mistero senza spiegarlo”. Io invece, in mancanza di testi autorevoli, insisto col dire che bisogna ascoltare la voce del popolo. E la voce del popolo parla di una tragedia che forse fu all’origine del rientro dello Skirmunt a Pinsk. Si sussurra (non certo per omertà, ma per il rispetto che tuttora gli anziani portano alle persone ancorché trapassate) di uno statuario guardacaccia della villa (sembra si chiamasse Vincenzo o, più realisticamente, Vicienzi) che, in aggiunta ai compiti “istituzionali”, s’era assunto anche quello � non autorizzato � di guardia del corpo (nell’accezione letterale del termine!) della padrona … Come dire che a Brindisi, prima ancora di ciò che avrebbe pubblicato D. H. Lawrence nel 1928, esistevano già un guardacaccia (Vicienzi s’identificherebbe con il Mellors del romanzo) e una dama antesignana di quella Connie meglio conosciuta come Lady Chatterley! In compenso la storia brindisina sarebbe più movimentata di quella del Lawrence perché annovera anche un sicario (assoldato dal marito della signora) che, dopo l’uccisione del guardacaccia, viene associato alle patrie galere. Il dramma si conclude con il suicidio (o omicidio?) dell’amante superstite. Sembrerebbe infatti che la Lady Chatterley brindisina � o sua sponte o perché spinta � dalla terrazza della villa precipitasse sugli scogli sottostanti che lambivano le … chiare, fresche e dolci acque (allora!) di Sant’Apollinare. Ma una leggenda, per essere tale, ha bisogno di testimoni e, allo stesso tempo, di un concreto interesse a mantenerla in vita. Requisiti, questi, entrambi presenti nella nostra storia. Da un lato, infatti, c’erano i tantissimi pescatori che sciabbicando alle prime luci dell’alba in quel tratto di mare giuravano e spergiuravano di vedere una signora dai pepli svolazzanti aggirarsi inquieta sulla terrazza della villa. Dall’altro c’erano i contrabbandieri che, per poter agire indisturbati nei momenti dello scarico merci, diffondevano voci sempre più circostanziate sulle

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passeggiate notturne dell’infelice donna. Alla fine anche a questa storia è toccato il destino di buona parte delle cose di Brindisi: l’oblio. Finché, percorrendo la strada che porta al parcheggio riservato ai visitatori dello Snim (leggasi Salone Nautico del Salento), non l’ho rivisto il casino. Purtroppo dell’aggraziata costruzione d’un tempo non è rimasto che un rudere che mostra le orbite vuote delle finestre in un paesaggio che ha � è il caso di dirlo � dello spettrale. A questo punto, tralasciando i fatti dei secoli XIX e XX, appare opportuno concentrarci su quelli del secolo in corso. Cominciamo col dire che l’ex casino di campagna, attualmente nella disponibilità dell’Autorità Portuale di Brindisi, insiste su un’area � Punta Le Terrare � che costituisce un interessantissimo sito archeologico a motivo della presenza d’importanti tracce di insediamenti neolitici. Per l’esattezza, la Soprintendenza Archeologica della Puglia ha effettuato sistematiche campagne di scavo negli anni 1966 – 1969 – 1972 – 1979 e 1981 rinvenendo nel sito numerose “capanne sovrapposte, realizzate con battuti argillosi e muretti a secco in pietra, nonché focolari e aree di lavoro, databili alla metà del II millennio a.C.”. Come dire che tra i più antichi segni di antropizzazione nel nostro territorio vi sono proprio quelli di Punta Le Terrare! E tra il materiale rinvenuto, attualmente custodito presso il locale Museo Archeologico Provinciale, spiccano, tra l’altro, anforette di produzione egea con decorazione dipinta a fasce del Tardo Elladico, asce e pugnali in bronzo, fusaiole per l’attività tessile, punteruoli in osso, olle per la cottura dei cibi, brocche e perfino un palco di cervo che, a parte le disquisizioni linguistico-messapiche sull’origine del nome della città, testimoniano la presenza di tali animali dalle nostre parti. A causa di queste importanti testimonianze rinvenute nelle vicinanze del casino ex Skirmunt vige pertanto un vincolo imposto con D.M. 03.04.1985. D’altro canto si deve rilevare come l’Autorità Portuale, pur “nel rispetto delle prescrizioni in materia ambientale ed archeologica, contenute nella delibera di approvazione del Piano regolatore portuale e nel decreto di Valutazione di Impatto Ambientale”, con il Piano Operativo Triennale 2010-2012 intenda riqualificare la zona di Punta Le Terrare, realizzando “un’opera di grande pregio, significativa di benvenuto ed accoglienza a Brindisi per chi arriva dal mare”. Questo, però, malgrado le lodevoli intenzioni dell’Autorità Portuale significa che il nostro casino rimarrà � chissà per quanto tempo � in quelle miserevoli condizioni offrendo, di fatto, un pessimo biglietto da visita ai turisti che sbarcano in quel sito. Che fare allora per sbloccare la situazione? Sarebbe, a mio avviso, auspicabile che l’Autorità Portuale facesse pressione sul Ministero dei Beni Culturali per una rapida definizione della questione, al limite contribuendo, con stanziamenti ad hoc, al completamento della campagna di scavi. In tal caso, ove continuassero a venire alla luce ulteriori reperti, si valorizzerebbe definitivamente l’intera area con un conseguente ritorno d’immagine a tutto vantaggio di quanti sbarcheranno nei prossimi nuovi accosti di Sant’Apollinare. E il romantico casino? Opportunamente ristrutturato potrebbe costituire un’appendice museale del parco archeologico e/o ulteriori locali a disposizione dell’A.P. Sempre che tutto questo trambusto non risvegli dal sonno gli spiriti … GUIDO GIAMPIETRO

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Approvato l’adeguamento tecnico funzionale del porto di Brindisi

Scritto da Redazione Italia, News giovedì, gennaio 31st, 2013

Due nuovi pontili per far attraccare le navi traghetto cariche di camion nell’area di Sant’Apollinare nel porto di Brindisi, la realizzazione di una piastra di collegamento in connessione al terminal Costa Morena e la rettifica e messa in sicurezza della diga di Punta Riso e Bocche di Puglia, sono gli effetti dell’approvazione dell’adeguamento tecnico funzionale del porto approvato dalla giunta regionale.

A darne notizia l’assessore regionale alle infrastrutture e mobilità. L’intervento si è reso necessario per limitare le interferenze delle rotte in avvicinamento al Canale Pigonati. La variante al Piano regolatore portuale ha previsto la soppressione del pontile minore più prossimo al canale, l’arretramento e lo spostamento dei restanti pontili. Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare aveva già determinato l’esclusione del progetto di adeguamento tecnico funzionale dalla procedura di valutazione di impatto ambientale. È seguito il parere favorevole dell’autorità di bacino della Puglia e in ultimo, prima dell’approvazione della giunta, il parere della terza sezione del consiglio superiore dei lavori pubblici.

A completamento dell’intervento potranno attraccare cinque nuove navi, spiega l’assessore. Ai due pontili di 181 e 282 metri accosteranno due navi passeggeri di poppa, una di poppa e di murata e con il collegamento al terminal costa Morena si apriranno altri due accosti. L’autorità portuale adesso potrà procedere con la progettazione esecutiva.

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Porto di Brindisi: sbloccati i fondi Cipe per gli accosti a Sant’Apollinare

Scritto da Francesca Cuomo Authority, News, Sud giovedì, giugno 20th, 2013

L’incontro che si è svolto mercoledì a Roma, per il ministero per Infrastrutture e Trasporti, è servito a sbloccare i 50 milioni di euro per la realizzazione dei cinque accosti, previsti a Sant’Apollinare, per navi ro-ro e traghetti. Congelati per i ritardi accumulati dall’Autorità portuale di Brindisi, durante la gestione del presidente Giuseppe Giurgola, i fondi saranno destinati a Brindisi quando l’Authority presenterà il progetto definitivo.

Ritenendo la documentazione incompleta, relativamente al progetto di adeguamento tecnico funzionale, il ministero aveva bloccato l’iter e il denaro chiedendo l’approfondimento ma, nel frattempo erano scaduti i termini per mettere a bando l’opera. “Quei soldi sembravano ormai persi – ha spiegato il sindaco Mimmo Consales che ha partecipato alla riunione presso il Consiglio superiore dei lavori pubblici – invece siamo tornati da Roma con buone notizie. Ora non resta che preparare un progetto definitivo ed avremo accesso a quei fondi”.

Anche la Regione, nel frattempo, seppur con qualche prescrizione, ha rilasciato un parere paesaggistico favorevole per l’adeguamento di Sant’Apollinare. Nel suo provvedimento la Regione aveva specificato che “il Progetto di adeguamento tecnico funzionale del terminal di Sant’Apollinare del porto medio di Brindisi, destinato al traffico commerciale, garantisce la facilitazione delle manovre di ormeggio delle navi e la riduzione delle interferenze delle rotte passanti per il Canale Pigonati, dal quale si transita per arrivare al porto interno, che riacquisirà così la sua dimensione storico-turistica”.

Dopo le modifiche apportate nel progetto di variante al Piano regolatore del porto del 2006, il nuovo terminal ro-ro, ridisegnato nella proposta di ATF, per garantire l’operatività di navi traghetto e passeggeri, “prevede la realizzazione di 5 accosti grazie all’inserimento di una banchina, due pontili ed una piastra che garantirà anche continuità con la banchina di Costa Morena-Punta Terrare. I pontili, la banchina e la piastra verranno realizzati con fondazioni a pali trivellati, travi prefabbricate e sovrastruttura gettata in opera; in particolare la banchina sarà del tipo cosiddetto a giorno con sottostante scogliera di assorbimento dell’agitazione ondosa e retrostante terrapieno del piazzale di servizio previsto in progetto.

L’intervento originario, previsto nel Progetto di variante al Piano Regolatore Portuale del comune di Brindisi, ha subito delle modifiche dal punto di vista geometrico.

Francesca Cuomo

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ago 26, 2014 Posted by Redazione news mellonata, nac, sant'apollinare 0

NAC: sabato 30 “Mellonata di fine estate” a Sant’Apollinare

Sabato 30 Agosto dalle 16.30, si terrà la “Mellonata di fine estate”, nel luogo simbolo dell’estate brindisina: Lido Sant’Apollinare. In questa piccola insenatura in prossimità dell’ingresso del porto – soffocata da quella scellerata visione del futuro che tanti anni fa, ha segnato indelebilmente il volto della nostra città – sono racchiusi tantissimi ricordi e testimonianze di una Brindisi che hanno voluto cancellare. In questo angolo, che era paradisiaco, non si può non avvertire un senso di appartenenza, anche oggi, nello stato di abbandono in cui è stata lasciata, un senso di comunanza che esiste perché nei ricordi di ognuno di noi, almeno una volta, si è vissuta direttamente o solo per sentito dire la magia di Sant’Apollinare. Per preservare quanto di questa magia si è salvato e tentare di ripartire proprio da qui, per riprenderci pezzettino per pezzettino la nostra terra e i nostri spazi, il 20 luglio, abbiamo lanciato questa iniziativa: “RIPRENDIAMOCELA”, più consapevoli che speranzosi della risposta che la cittadinanza

avrebbe dato. In sole quattro uscite, senza eccessiva pubblicizzazione dell’evento, abbiamo sentito tutti, il ricrearsi di piccoli attimi di quel senso di comunità che questa spiaggia sapeva regalare. Tante persone si sono unite alla nostra “folle” idea, tutte sorridenti e volenterose, hanno reso possibile quello che da soli non saremmo riusciti a portare a termine, per lo meno per quanto riguarda l’entusiasmo e la certezza della bontà del progetto. La “Mellonata” dunque, si pone come obiettivo quello di creare un momento di aggregazione sociale, anche e soprattutto coinvolgendo e rendendo partecipi le persone che sentono ancora di amare questo luogo e la sua città. Per questo motivo, tra le varie attività, la principale sarà quella di creare un vero è proprio “MURO DELLA MEMORIA”, realizzato attraverso le foto d’epoca di Sant’Apollinare che invitiamo a portare con voi alla Mellonata e che scansioneremo e stamperemo in loco, per comporre così, su di una porzione di quel muro che vuole dividere, un collage di foto che raccontano momenti familiari di vita vissuta e condivisa. Per ogni foto regaleremo simbolicamente una “fedda di muloni” e chi lo vorrà potrà raccontare storie ed aneddoti che riguardano questo luogo. All’idea della “Mellonata”, di certo non sfugge la situazione ed il contesto non certo idilliaco in cui versa la zona, ciò nonostante, si vuol dimostrare che è possibile riqualificare il “salotto” dell’estate brindisina. L’abbattimento di quell’orribile muraglione che ad oggi inibisce il congiungersi del lido di Sant’Apollinare con l’omonimo piazzale, creerebbe un parco in riva al porto, che diverrebbe gemello di quello realizzabile sull’altra sponda del canale Pigonati, nei pressi del Monumento al Marinaio. Quella di sabato 30, sarà “la puntata pilota” di quello che vuole divenire un laboratorio in cui possano convogliare esperienze, competenze e soprattutto tanto entusiasmo di chi sogna una Brindisi diversa.

COMUNICATO STAMPA NO AL CARBONE

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ago 29, 2014 Posted by Redazione news mellonata, nac 0

Il Gab aderisce alla “Mellonata di fine estate” per Sant’Apollinare

La spiaggia di Sant’Apollinare, che ospitava il famoso stabilimento balneare, è per la città di Brindisi un luogo che ha incarnato il desiderio di rinascita morale e civile del Paese dopo gli anni della guerra.

Un patrimonio di ricordi, di speranza collettiva nel futuro che appartiene alla storia della città e del suo porto. Dal punto di vista archeologico, l’area di Sant’Apollinare, oggi abbandonata al degrado e assediata dal cemento e dalle ciminiere, è di rilevante importanza. A poca distanza dalla spiaggia, sullo sperone roccioso nei pressi della villa Skirmut-Monticelli (conosciuta dai brindisini come la casa dei fantasmi), sono stati infatti ritrovati numerosi e importanti reperti che confermano che proprio in quel luogo, circa 3200 anni fa, è nata quella che possiamo considerare la prima Brindisi storica: Punta delle Terrare, il primo insediamento protostorico “stanziale” della città.

Gli studiosi segnalano, sempre nei pressi della stessa spiaggia, la presenza di terme e altre strutture di epoca romana.

Il Gruppo Archeologico Brindisino invita tutti i cittadini a prendere parte all’iniziativa promossa dal movimento “No al Carbone” per sostenere il suo sforzo di sensibilizzazione sul tema della salvaguardia del territorio e dare un’indicazione chiara in questo senso a chi gestisce le politiche di sviluppo della città.

COMUNICATO STAMPA GRUPPO ARCHEOLOGICO BRINDISINO

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Eventi

30-08-2014

Brindisi: Italia Nostra per Sant’Apollinare

DI: Redazione

La spiaggia di Sant’Apollinare è uno dei luoghi della memoria della comunità brindisina: vi si conservano ricordi e affetti, evoca e promana emozioni, è parte importante del porto di Brindisi e della nostra storia. Sant’Apollinare, da grande e splendido lido, punto di riferimento e luogo di socializzazione per migliaia di brindisini e turisti, negli ultimi decenni si è gradualmente e inesorabilmente ridotto a una lingua di sabbia circondata dal cemento e dalle ciminiere e continuamente insidiata da progetti di banchinamento.

Italia Nostra, nel fornire il proprio sostegno all’opera di sensibilizzazione del Movimento “No al carbone” nei confronti di questo sito così sensibile e vulnerabile, comunica la propria partecipazione alla “Mellonata di fine estate” che si terrà sabato 30 agosto proprio sulla spiaggia di Sant’Apollinare a partire dalle ore 16,30.

Riteniamo che la “mellonata” sia l’occasione per avviare un progetto socio-culturale che miri a consolidare la tutela di un luogo di grande importanza, non solo nell’ambito della tradizione e del costume locale, ma anche sul piano della valenza storica e archeologica attestata da rilevanti testimonianze, esistenti nelle sue adiacenze e documentate da diffusa e consolidata bibliografia.

Saremo quindi presenti anche noi sabato 30 agosto a Sant’Apollinare, con il nostro contributo di testimonianze e ricordi, per prendere parte a un evento che – ne siamo certi – si caratterizzerà per la sentita e cordiale partecipazione dei nostri concittadini che hanno a cuore le sorti di Brindisi e del suo porto e che vogliono essere orgogliosi della storia e del futuro della loro città.

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ott 3, 2014 Posted by Redazione news 0

Recupero Sant’Apollinare: Nac chiedono incontro con Assessore Barbanente

Con l’iniziativa della “mellonata” sulla spiaggia di Sant’Apollinare organizzata lo scorso 30 agosto, a cui hanno partecipato e aderito numerosi cittadini ed associazioni, abbiamo già voluto ricordare, a noi stessi ed a tutti i brindisini, l’esistenza di un luogo bellissimo e suggestivo del porto di Brindisi, miracolosamente sopravvissuto alla devastazione operata a partire dalla fine degli anni ’50 nella zona a sud di Brindisi. Un luogo che rappresenta un pezzo della storia e della cultura cittadina e che oggi rischia di essere definitivamente distrutto, per lasciare il posto a nuove banchine e nuovi moli di attracco, proprio a ridosso del canale Pigonati, secondo l’assurdo progetto predisposto dall’Autorità Portuale di Brindisi, con l’avallo della Regione Puglia, del Comune di Brindisi e dello stesso Ministero per i Beni Culturali (vista la presenza della zona archeologica di Punta le Terrare). La nostra iniziativa, che è stata preceduta da un’azione dimostrativa ma molto concreta di recupero dell’area, con la rimozione di montagne di rifiuti e la disposizione di un minimo arredo, non ha certamente un carattere nostalgico. Al contrario, attraverso la memoria, la conoscenza e la consapevolezza del valore del nostro territorio, vogliamo impedire che esso venga ancora una volta violentato da opere che riteniamo del tutto estranee alla volontà dei cittadini ed al reale interesse pubblico. Vogliamo quindi proporre un progetto che si colloca in una nuova visione della città, in un processo partecipato tra la comunità cittadina e il territorio, dove sia possibile per le nuove generazioni conoscere, tutelare e trasmettere il carattere identitario ed il patrimonio storico, artistico e paesaggistico di tutta l’area portuale. Un progetto di rigenerazione urbana che si basa sul recupero e la valorizzazione della spiaggia e dell’intera area di Sant’Apollinare, da destinare ad attività culturali e turistico ricettive. Abbiamo quindi deciso di chiedere un incontro all’assessore regionale Barbanente, conoscendo la sua competenza, disponibilità ed attenzione verso questi temi, per chiedere in primo luogo che la Regione intraprenda ogni possibile azione per fermare la distruzione di questo luogo, come la revoca dell’autorizzazione paesaggistica rilasciata dalla stessa Regione nel novembre 2012 (in deroga ai vincoli del vigente PUTT-P regionale). Ma anche e soprattutto per illustrare quelle che sono le nostre idee, partendo dal coinvolgimento dei giovani attivi in città, per ridare dignità ad un luogo ed una città che faticano nel ritrovare la propria identità.

COMITATO NO AL CARBONE

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Sabato 17 gennaio 20158 PUGLIA E BASILICATA

AMBIENTEFIRMA TRA VENDOLA E FRANCESCHINI

I COMPLIMENTI DEL MINISTRO«Spero che altre Regioni seguano l’esempiodella Puglia». Il governatore: «Ci siamodotati di uno strumento di conoscenza»

Paesaggio, ecco il piano«La Puglia arriva prima»

ALESSANDRA FLAVETTA

l ROMA. La Puglia è la prima Re-gione ad approvare il Piano Paesag-gistico territoriale (Pptr) - una sortadi carta d’identità del territorio re-gionale con l’Atlante del Patrimonio -introdotto in base al Codice dei beniculturali del 2004, che riconosce alpaesaggio un ruolo centrale nella for-mazione del benessere individuale esociale, affermando la necessità del-la sua salvaguardia, gestione e pia-n i f i c a z i o n e.

Si è arrivati alla firma finaledell’accordo tra il Presidente dellaRegione Puglia, Nichi Vendola, e ilministro dei Beni culturali, DarioFranceschini, dopo 8 anni dalla pri-ma intesa interistituzionale del no-vembre 2007 e l’esame di 2.400 os-servazioni presentate da enti locali,associazioni, rappresentanti di cate-gorie e dei cittadini. Gli enti localipugliesi, con cui si sono stipulati 50protocolli d’intesa, devono ora ade-guare i propri strumenti urbanisticie territoriali al Piano paesaggistico,che riconosce le peculiarità del ter-ritorio e in base alle caratteristichelo suddivide in 11 ambiti di paesag-gio, con specifiche normative d’uso etutele: ad esempio per i siti Unesco, leemergenze naturalistiche, la riqua-lificazione delle coste, il consumo delsuolo, i 16 ecomusei riconosciuti.«Uno strumento fondamentale per lasalvaguardia del territorio e per ren-dere più veloci e trasparenti le au-torizzazioni e gli atti amministrati-vi», spiega il ministro Franceschinisiglando l’intesa presso il dicasterodi cui è titolare.

«È una giornata importante per-ché, seppure con tanto ritardo, fi-nalmente si firma il primo PianoPaesaggistico e spero - afferma il mi-nistro - che le altre Regioni prendanoesempio dalla Puglia, che serva dastimolo e riferimento, perché i con-tenuti di questo Piano sono moltoinnovativi». Vendola, accompagnatodall’assessore al territorio, AngelaBarbanente, esprime «l’orgoglio dirappresentare quella parte del Sudche vuole essere un po’ più avanti,che vuole cimentarsi con le buonepratiche, ragionare sul proprio pae-saggio, sul proprio deposito di bel-lezza e cultura». La dimensione este-tica del paesaggio, infatti, segna la

modernità, quando scienza e tecnicafanno sì che la natura non faccia piùpaura, ma oggi, con le bombe d’acquae gli smottamenti, è tornata la pauraper un territorio vulnerabile e abu-sato. «L’Italia è il paese dei paradossi- prosegue Vendola -, da una partevincoli anche eccessivi, vessatori, in-comprensibili. Dall’altra gli abusi, icondoni, le deroghe, le sanatorie. Noiabbiamo cercato di andare oltre que-sta logica. Le regole non devono es-sere punizioni nei confronti dei cit-tadini, ma devono essere convenien-za e devono essere condivise. E allorail Piano è uno strumento di appro-fondita conoscenza di tutto ciò che c’èin un territorio per metterlo a valore.Oggi la Puglia è terra di avanguardiae prova ad essere una luce nell’Italia

buia degli abusi, per riqualificare iterritori, difendere la buona econo-mia capace di tutelare valori fonda-mentali, come quelli legati alla di-mensione naturale, storica e cultu-rale del nostro territorio».

L’assessore Barbanente rileva la«grande opportunità culturale e lavalenza politica» rappresentate dalPiano, come «capacità di far pene-trare nella comunità l’idea che il ter-ritorio non è soltanto il suolo o lasocietà insediata, ma il patrimoniofisico, sociale e culturale costruitonel lungo periodo, un valore aggiun-to collettivo che troppo spesso - ri-corda - è stato distrutto in nome di unindefinito e troppo spesso illusoriosviluppo economico di breve perio-do».

LA SCHEDA IL PPTR MANDERÀ IN PENSIONE IL VECCHIO PUTT: SCATTANO NUOVI VINCOLI, PIÙ TUTELE AI PEZZI PREGIATI DEL TERRITORIO. I VINCOLI VANNO RECEPITI NEI PRG

Altri 30 giorni per il «sì» definitivo in giunta, poi tocca ai Comuni

Gli architetti«Ma ora si passi dai divieti alla salvaguardia»

Esprimono «soddisfazione», ma chiedono «impegno» affinché sipassi «dalle rigidità del regolismo a una salvaguardia territoriale condivi -sa e capace di immaginare e progettare trasformazioni ed economie nelnome della qualità». Gli architetti pugliesi salutano con favore la firma aRoma dell’intesa sul piano paesaggistico. Ma, tramite il presidente dellafederazione degli Ordini degli architetti, Massimo Crusi, chiedono uncambio di passo: «Uno strumento di tutela e salvaguardia - dice Crusi inuna nota - è importante se riesce a divenire opportunità di crescita e oc-casione di lavoro, parte essenziale della vita concreta del territorio, essostesso “bene comune” per tutte le componenti chiamate ad attuarlo. Ciauguriamo che il Piano possa rappresentare uno strumento che aiuti asalvaguardare il territorio e che permetterà di rendere le autorizzazionipiù veloci e trasparenti». Il consigliere Michele Mazzarano (Pd) fa invece icomplimenti all’assessore Barbanente: «Il suo operato rappresental’espressione più evidente della capacità di innovazione che la Puglia hasaputo dimostrare».

LA FIRMA A ROMAIl governatore NichiVendola con il ministroEnrico Franceschini (asin) e l’assessoreregionale AngelaBarbanente, che inotto anni ha condottol’iter per il nuovo pianopaesaggisticoregionale

.

Il Pptr riguarda anche i territori già costruiti

l BARI. La Regione ha 30 giorni di tempo perapprovare in giunta il Piano paesaggistico. Poi il Pptrentrerà in vigore, mandando in soffitta l’attuale piano(il Putt) e facendo scattare una serie di nuovi vincoli enuove regole.

L’idea centrale è che attraverso un piano paesag-gistico adeguato al nuovo Codice dei beni culturali nonsarà più necessario chiedere il parere paesaggistico perl’attuazione dei piani di dettaglio: per una lottizzazione,ad esempio, significa risparmiare molti mesi. Ma perarrivare a questo punto è necessario che i singoliComuni recepiscano i contenuti del Pptr nei propripiani urbanistici generali, ed è questa la fase che siaprirà dal giorno della approvazione definitiva.

Un passaggio non semplice, perché consiste nelprendere atto di tutti i vincoli imposti nel Pptr (quelli

esistenti, ma soprattutto quelli nuovi) e riportarli suipiani urbanistici culturali. In alcuni casi ciò potrebbecomportare lo stop alle trasformazioni del territorio, edunque a progetti già esistenti. Ma l’idea generale dellaPuglia, oltre che la salvaguardia del paesaggio, èl’imposizione di vincoli che inducano ad uno sviluppocollegato con le peculiarità e le naturali inclinazioni delterritorio. Ecco perché oltre ai vincoli classici chediscendono dalla legge Galasso (coste, lame, fiumi ed i156 beni sottoposti a tutela, dai Trulli di Alberobello alleTremiti, definiti nel complesso «beni paesaggistici»), ilPptr ha introdotto una serie di «ulteriori contesti» ditutela che vanno dalla città storica alle strade pa-noramiche, dalle grotte, alle masserie: dovrebbe esserepiù difficile assistere a certi scempi perpetrati negliscorsi decenni.

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2 Sabato 17 gennaio 2015

ATTUALITA'

d La Puglia è la prima Regioneche ha sottoscritto con il Mini-stero dei Beni culturali l’accor-do per l’approvazione del Pianopaesaggistico territoriale regio-nale sulla scorta di una normadel Codice dei Beni culturali edel paesaggio del 2004. La fir-ma è stata apposta ieri a Romaad opera del ministro dei Beniculturali e del turismo DarioFranceschini e del presidentedella Regione Nichi Vendola.Era presente l’assessore AngelaBarbanente che ha seguito pas-so dopo passo gli sviluppi delPiano.

Franceschini ha elogiato iltraguardo raggiunto e ha invita-to le altre Regione a «prendereesempio dalla Puglia». Il Piano,ha spiegato il ministro, «è unostrumento fondamentale che aiu-ta a salvaguardare il territorio eche aiuterà anche a rendere piùveloci e trasparenti le diverseautorizzazioni e i diversi attiamministrativi». Vendola ha sot-tolineato di «essere molto orgo-glioso di rappresentare quellaparte di Sud che vuole essereun po’ più avanti, che vuole ci-mentarsi con le buone pratiche,che vuole ragionare sul proprioterritorio, sul proprio paesag-gio, sul proprio deposito di bel-lezza e di cultura. E lo vuole fa-re non in maniera astratta e reto-rica, bensì immaginando che lìc’è la chiave per aprire la portadel futuro, per riqualificare i ter-ritori, difendere la buona econo-mia che è capace di tutelare va-lori fondamentali come quelli le-gati alla dimensione naturale,storica e culturale del nostro ter-ritorio».

«Oggi noi siamo terra diavanguardia. Nell’Italia del fan-go e degli eventi estremi, dellavulnerabilità di un territorio feri-to mille volte, noi proviamo avoltar pagina e diamo un buonesempio per tutta il Paese», hadetto ancora Vendola.

Il quale ha ricordato che«l’Italia è il paese dei due mo-numenti: da una parte vincolianche eccessivi, vessatori, in-comprensibili e criptati; dall’al-tra abusi, condoni, deroghe, sa-natorie. Questa è l’Italia dei pa-radossi. Noi abbiamo cercato diandare oltre questa logica. Leregole non devono essere puni-zione nei confronti dei cittadini,ma devono essere convenienzae devono essere condivise».

Il Piano paesaggistico nellaversione siglata ieri da Vendolae Franceschini dovrà essere ap-provato dalla giunta regionaleentro 30 giorni prima di diventa-re operativo a tutti gli effetti.La giunta adottò il Piano pae-saggistico territoriale regionaleil 4 agosto del 2013. Alcunigiorni dopo con alcune modifi-che alle norme tecniche di attua-zione. Da quel momento partì ilperiodo entro il quale ammini-strazioni pubbliche e privati cit-tadini potevano presentare le os-servazioni. In Regione ne sonoarrivate circa 2.000. Gli ufficile hanno valutate e verificate,così da poter modificare il Pia-no tenendo conto delle osserva-zioni ritenute degne di essere re-cepite. I gruppi di opposizionedi Forza Italia e dell’Udc hannocontestato la decisione dellamaggioranza di evitare un pas-saggio in Consiglio regionale

nella fase di approvazione di«uno strumento che condizione-rà le scelte economiche di mi-gliaia di cittadini».

Il Piano contiene un quadroconoscitivo, l’Atlante del Patri-monio, il quale «fornisce la de-scrizione, interpretazione e rap-presentazione identitaria dei pa-esaggi della Puglia, relativa al-

l’intero territorio regionale e aciascuno degli 11 ambiti paesag-gistici nei quali esso è articola-to». Agli enti locali è affidato ilcompito di entrare nel dettaglioe di adottare decisioni rispettoai singoli territori di competens-za. Vi è poi lo scenario strategi-co, che comprende l’insiemedelle strategie considerate neces-sarie per «migliorare la qualità

del paesaggio regionale, contra-stare i processi di degrado, favo-rire la fruizione socioeconomicadegli elementi patrimoniali iden-titari». Esso si articola in obietti-vi generali e specifici, che «as-sumono valore di riferimentoper i Progetti territoriali per ilpaesaggio regionale, i Progettiintegrati di paesaggio sperimen-tali, le Linee guida». Lo scena-

rio strategico è approfonditoper ciascuno degli undici ambi-ti paesaggistici, nei quali è sta-to diviso il territorio della Re-gione, «mediante la definizionedelle invarianti strutturali, degliobiettivi di qualità, di progetti eazioni che il Pptr propone di at-tivare, su iniziativa di soggettipubblici o privati».

O.Mart.

Parco Paduli in garaal premio europeodi ecosostenibilità

L’esperienza dei Comuni del Sud del Salento tra le buone pratiche

d C’è un’esperienza tutta salen-tina tra le eccellenze del paesag-gio italiano. Si tratta del Parcodei Paduli, un uliveto secolareche tra canali, vore e costruzio-ni a secco, si estende per 5.500ettari nel cuore della provinciadi Lecce, inglobando anche unaporzione dell’antico Bosco Bel-vedere, il querceto più estesodella Puglia fino alla prima par-te del 1800. Si tratta di un’espe-rienza molto densa, scelta perrappresentare l’Italia nell’ambi-to del premio del Paesaggio delConsiglio d’Europa, che ognidue anni, a Strasburgo, vieneconferito alle pratiche più inno-vative ed esemplari di valorizza-zione del territorio.

Su quest’area, che ricade inun agro condiviso da dieci pic-coli comuni (San Cassiano, Bo-trugno, Nociglia, Surano, Giug-gianello, Supersano, Scorrano,Sanarica, Maglie e Muro Lecce-se), si lavora da diversi anni auna nuova idea di parco, che so-stituisce alla mera apposizionedi vincoli il recupero e la frui-zione delle terre in stato di pro-gressivo abbandono attraversopratiche neorurali, che dalla pro-duzione olivicola al turismovengono riviste in una chiavesostenibile e innovativa.

Il concetto che guida l’espe-rienza dei Paduli nasce da unprocesso di partecipazione av-viato da un gruppo di futuri pro-gettisti (l’associazione Lua) giàa partire dal 2003, con il coin-

volgimento delle comunità loca-li in una serie di esperienze la-boratoriali, che negli anni han-no chiamato a raccolta anchenumerosi professionisti “ospiti”in arrivo da altre regioni e an-che dall’estero. Un piccolo eser-cito di architetti, urbanisti, so-ciologi, designer, agronomi, chein estate per diversi anni hascelto di fermarsi per un perio-do a San Cassiano (comune ca-

pofila del progetto) prestato leproprie visioni e attenzioni aquesta porzione di terra dimenti-cata nel cuore del Salento rura-le, collocazione che l’ha tenutaal riparo dal turismo di massadella costa e dalle speculazioniedilizie .

Dall’ascolto delle comunitàlimitrofe, tutte in grande o pic-cola parte ricadenti nei Paduli estoricamente legate a quei luo-

ghi, è emersa la volontà colletti-va, poi condivisa dalle ammini-strazioni locali, di ridareun’identità all’ immenso ulivetoche la frammentazione delleproprietà e la fuga dalle campa-gne ha mantenuto pressoché in-tatto nel suo valore paesaggisti-co.

È nato così il progetto Abita-re i Paduli, che dal 2012, attra-verso Bollenti Spiriti, ha coin-volto diverse associazioni delterritorio in un percorso di riap-propriazione del posto, attivan-do cinque diversi laboratori digestione del parco, dove si orga-nizzano passeggiate a cavallo epranzi a base dei prodotti dellaterra, si produce olio extravergi-ne e si fornisce ospitalità per lanotte. Ma dove si sperimenta an-che l’arte contemporanea.

Chi arriva ai Paduli, infatti,può decidere di pernottare all’in-terno dell’albergo diffuso neicomuni limitrofi, che attraversouno dei laboratori reperisce glialloggi sfitti permettendo agliabitanti di attivare piccole eco-nomie. Oppure durante l’estatepuò fare un’esperienza unica:dormire all’interno di uno dei“nidi” presenti nel parco. All’in-terno dell’uliveto pubblico cheil Comune di San Cassiano haacquistato per permettere al pro-getto di avere una sua base logi-stica nel parco, sono stati infattirealizzati – oltre al recupero diun vecchio manufatto rurale -alcuni alloggi temporanei biode-gradabili, fatti di fascine, sacchidi iuta o reti per la raccolta del-le olive. Si tratta di prototipiunici, in arrivo da un concorsointernazionale (Nidificare i Pa-duli) e dalla collaborazione del-l’artista Dem, che realizza intutta Europa opere ispirate alrapporto tra l’uomo e la natura.Un percorso che – anche grazieal finanziamento della Fondazio-ne con il Sud – passa anche perla raccolta di racconti fiabeschilocali con i ragazzi delle scuolee per la creazione di un corodei Paduli, ispirato ai vecchicanti di lavoro della zona, coor-dinato dalla musicista del taran-tismo Enza Pagliara.

NidiAttraverso l’utilizzodi materiale biodegradabilevengono realizzati nidi

La firmaIl ministro dei Beni culturalie il governatore Vendolahanno firmato l’accordo

IL CONCORSO

L’approvazioneEntro 30 giorni la giuntaapproverà definitivamentele Norme di attuazione

EsperienzaDurante l’estate è possibiledormire su sacchi di iutasotto querce o ulivi secolari

«Se uno offende mia madre gli do un pugno».Sua Santità? Lo chiamavano Trinità.

LADIFESADELTERRITORIO

Tradizionee innovazione

SEQUEL

Puglia prima al traguardodel Piano paesaggisticoL’elogio di Franceschini e le polemiche delle opposizioni

Nichi Vendolae Dario Franceschini

LETTOL’mmagine di

un giacigliorealizzato sotto

un albero diulivo nel Parcodei Paduli con i

sacchi di iutache vengono

utilizzati comedivano-letto

(C) Quotidiano di Puglia S.p.A. | ID: 00518972 | IP: 88.45.185.155

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3Sabato 17 gennaio2015

ATTUALITA'

«Una sfida che ci coinvolge e che vogliamo vincere»GLI ARCHITETTI

di Oronzo MARTUCCI

«Con la firma dell’accordosul Piano paesaggistico abbia-mo condiviso con il ministroFranceschini una serie di nor-me che permettono nella faseattuale di corregge errori sullascorta di segnalazioni che pro-vengono sia da amministrazionipubbliche che da privati. Ma ilPiano paesaggistico approvatonon è fatto solo di norme. Essocontiene progetti che trasforma-no il paesaggio in qualcosa dimeglio. Per questo motivo nesottolineiamo il valore cultura-le»: così l’assessore regionalealla Tutela e valorizzazione delterritorio, Angela Barbanente,ha spiegato la conclusione diun percorso fatto di partecipa-zione ma anche di polemiche.

Assessore Barbanente, inche cosa consiste “il dipiù” che il Piano garanti-sce alla Puglia?«La Puglia è una regione

fortemente antropizzata nellaquale ci sono elementi che testi-monia il passaggio dell’uomoattraverso i secoli. Il riferimen-to è ai muretti a secco, allemasserie, allo stesso paesaggiorurale. Ecco: ciò che l’uomo hacreato, l’uomo non deve di-struggere. Semmai bisogna pre-occuparsi di garantire un au-mento della qualità del paesag-gio».

Come si fa crescere la qua-lità?«Attraverso i progetti di ri-

qualificazione delle aree costie-re, attraverso la valorizzazione

di luoghi e paesaggi, attraversoil sostegno a progetti sperimen-tali come quello del Parco deiPaduli, dove si incrociano turi-smo, biodiversità, difesa del ter-ritorio e cultura. Quel parco èun pezzo di Piano paesaggisti-co».

Durante il percorso di de-finizione del Piano paesag-gistico ci sono stati cam-biamenti significativi?«Abbiamo apportato tutti i

cambiamenti che si sono resinecessari, senza stravolgerel’impianto generale ma ricono-scendo errori e criticità. Abbia-mo condiviso con le categorieimprenditoriali e professionalile scelte e abbiamo avuto unconfronto serrato, ma di merito,nella Commissione consiliare IlPiano che verrà approvato defi-nitivamente è stato miglioratocon il contributo di tutti».

Alcuni esponenti dell’op-posizione consiliare hannocontestato la decisione del-la giunta regionale di adot-tare prima e approvarepoi il Pptr, ritenendo chesiano atti di competenzadel Consiglio regionale.«L’avvocatura regionale e

l’Ufficio legislativo hanno chia-rito che si tratta di un atto dicompetenza della giunta. Il Pia-

no approvato dalla giunta per-mette procedure snelle nei per-corsi autorizzati e nella realizza-zione di eventuali correzioni.Se tutti siamo convinti che biso-gna velocizzare non possiamo

trasformarci in contestatoriquando ciò accade. Se avessi-mo operato in sede legislativa,ogni variazione alla legge sareb-be dovuta approdare in Consi-glio. Si sa che il percorso consi-

liare è molto più lungo di unpassaggio nell’esecutivo regio-nale. Voglio ricordare che laCommissione consiliare compe-tenze si è riunita 20 volte perdiscutere e chiedere modificheal Piano».

A proposito delle modifi-che, ci sono state polemi-che sul divieto previstonel Pptr adottato nell’ago-sto del 2013 di realizzarepiscine in Valle d’Itria osull’estensione e definizio-ne delle aree boschive...«Si tratta di criticità segnala-

te da più parti sulle quali siamo

intervenuti. Per quanto riguardale aree boschive e a pascolo inmodo netto. Per quanto riguar-da le piscine prevedendo lapossibiliutà di realizzare piccoliimpianti nel rispetto delle tipo-logie di costruzione esistenti.Se si vuole la piscina vicina aun trullo penso sia corretto tene-re conto del trullo, utilizzandopietre a secco e colori che si in-seriscono nel paesaggio ed evi-tando l’inserimento di vaschein resina in un contesto chedavvero non le accetterebbe».

Il Pptr prevede anche unaumento di volumetrie deimanufatti?«Nelle aree vincolate abbia-

mo previsto un aumento dellecubature autorizzabili dal 10 al20 per cento, avendo come rife-rimento le percentuali previstenel cosiddetto Piano casa. In ca-so di abbattimento e di ricostru-zione la volumetria assentita di-venta del 35 per cento».

Negli ultimi mesi la Regio-ne ha avviato un percorsoformativo che ha coinvol-to i tecnici che dovrannointeragire con il Pptr.Con quali risultati?«Mille professionisti hanno

potuto partecipare via stree-ming, presso le sedi degli Ordi-ni professionali, a questo con-fronto. Il Piano ora è chiaro atutti e tutti hanno potuto porredubbi e segnalare errori ecriticità che abbiamo cercato dirisolvere. Nelle prossime setti-mane organizzeremo un incon-tro in ogni provincia per vederepraticamente come si dovrà ope-rare con il Pptr».

L’INTERVISTA

d «Auspichiamo che il PresidenteBerlusconi e il Partito nazionale individuinoin tempi brevissimi una candidatura in gradodi portare alla vittoria il centrodestra e chepossa trovare l'unità della coalizione tutta insede di tavolo nazionale». È questo l'esitodell'incontro di ieri tra il gruppo consiliarepugliese ed il coordinatore regionale di Fi, ilsenatore Francesco Amoruso, in vista delleelezioni regionali in Puglia. «Fino ad oggi»,sostengono i consiglieri di Fi, il gruppoconsiliare ha svolto un granlavoro di opposizione allasinistra. Tra qualche mese, citroveremo a dover affrontareuna difficile campagnaelettorale, pur essendoconvinti che la partita siatutta aperta, specieconsiderando i fallimenticollezionati dallamaggioranzaVendola-Emiliano, cheportano quotidianamente glielettori a chiederciun'alternativa concreta aquesto centrosinistra cheabbiamo l'obbligo morale direalizzare».Il centrodestra al momento èspaccato. Il Nuovo Centrodestra ha deciso disostenere l’oncologo Francesco Schittulli.Forza Italia gradirebbe un candidato indicatoattraverso le primarie. Ma è fin troppochiaro che Berlusconi non le vuole e cheRaffaele Fitto non può imporle. E allorapiuttosto che perdere con Schittullipreferirebbe mettere in campo un giovane,tipo il sindaco di Andria Nicola Giorgino.Che potrebbe andare bene allo stessoBerlusconi.

d «Un fatto è certo: Sel parteciperà alleprossime elezioni regionali in Puglia,anche se la formula della suapartecipazione è una cosa che definiremoinsieme, d'intesa, per dare la massimaproiezione elettorale alle primarie»: èquanto ha detto ieri il senatore DarioStefàno, leader della Puglia in più.Stefano alle primarie con cui ilcentrosinistra ha scelto il propriocandidato presidente dellaRegione, ha raccolto il32% delle preferenze. ESel, spiega il senatore, «hapartecipato alle primarie,ha sostenuto la miacandidatura, e le primariesono state il preludio perpartecipare poi alleelezioni regionali: quindiSel ci sarà». Sullapossibilità che lo facciacon proprie liste, ilsenatore spiega che «c'èuna discussione aperta cheha l'obiettivo di trovare lamigliore soluzione per darela proiezione elettorale aquel 32%. Non si è deciso ancora nulla».«Noi - ha aggiunto Stefàno - partiamo dadieci anni di esperienza comune, negliultimi cinque dei quali siamo stati gruppifederati, al Senato io sono stato in quellalista, abbiamo fatto le primarie insieme».«Abbiamo tutti quanti l'obiettivo - haconcluso - di non disperdere questaenergia».

IL GRUPPO DI FORZA ITALIA STEFÀNO

d «La sottoscrizione del Piano paesaggistico è un momentoimportante e una sfida che si apre per l’intera Puglia», hadetto Massimo Crusi, presidente della Federazione degliOrdini degli Architetti di Puglia. «Uno strumento di tutela esalvaguardia è importante se riesce a divenire opportunità dicrescita e occasione di lavoro, parte essenziale della vitaconcreta del territorio. Noi come architetti garantiremo ilmassimo dell’impegno perché questo strumento assolva aquesto ruolo fino in fondo, augurandoci che pubblicheamministrazioni, stakeholder e attori sociali sappianocompiutamente coglierne e comprenderne la portata», haaggiunto.

Appello a Berlusconi«Indicaci il candidatoper le elezioni regionali»

PISCINEInterventi in Valle d’Itrianel rispetto dei luoghi

«Sel e la Puglia in piùparte di un solo progettodiscussione in corso»

VOLUMETRIEPrevisto un aumentodel 20 per cento

Barbanente: superati errori e criticità segnalati dai tecnici e dal Consiglio

Nicola Giorgino

«Ora abbiamo norme e progettiper valorizzare le eccellenze»

Dario Stefàno

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DOSSIER SANT’APOLLINARE - 2015

LA PULIZIA DELLA SPIAGGIA

DI SANT’APOLLINARE

NO AL CARBONE

Agosto 2014

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RICORDANDO SANT’APOLLINARE.

FOTOGRAFIE RACCOLTE DURANTE LA MELLONATA DEL 30 AGOSTO 2014

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Foto di: Antonella Capone

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Foto di: Antonella Capone

1952

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Foto di: Antonella Capone

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Foto di: Roberto Bari

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Foto di: Cinzia Caforio

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Foto di: Cinzia Caforio

1956

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Foto di: Enza Stasi

1962

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Foto di: Antonella D’Elia

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Foto di: Antonella D’Elia

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Foto di: Nausicaa

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Foto di: Nausicaa

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Foto di: Sara Bevilacqua

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Foto di: Sara Bevilacqua

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DOSSIER SANT’APOLLINARE - 2015

ALLEGATI

- Progetto Autorità Portuale 2013 “OPERE DI COMPLETAMENTO ACCOSTI

PORTUALI PER NAVI TRAGHETTO E RO-RO DI S. APOLLINARE NEL PORTO DI

BRINDISI”

- “Il sistema urbano portuale e la riqualificazione del Water-Front di Brindisi” -

Autorità Portuale di Brindisi, Dicembre 2006

- “Report Lavori” - Autorità Portuale di Brindisi, Febbraio 2014