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    Indiceprefazioni

    Ermete Realacci, Presidente Comitato Promotore Voler Bene allItalia IIIMauro Guerra, Coordinatore Nazionale Consulta Piccoli Comuni Anci IVFrancesco Starace, Presidente Enel Green Power V

    introduzioni

    Vittorio Cogliati Dezza,Presidente Nazionale Legambiente VI

    Pierciro Galeone, Segretario Generale di Cittalia Fondazione ANCI Ricerche IX

    capitolo 1

    la geografia dei piccoli: la tenuta dei territori

    1.1 Piccoli, ma non comuni. Dal disagio insediativo alleccellenzadei territori italianiSandro Polci, C.D. Serico Gruppo Cresme 1

    1.2 Numeri dati e trend dai territori minori 3

    1.3 Le fragilit ambientali del territorio 5

    capitolo 2

    il primato della qualit

    2.1 Il made in Italy tra soft e green economyFabio Renzi, Segretario Generale Symbola - Fondazione per le Qualit italiane 8

    2.2 Le eccellenze ambientali: rinnovabili e riuti 11

    Buone pratiche 162.3 Le economie verdi tra ecoturismo e produzioni tipiche 19Buone pratiche

    capitolo 3

    la qualit culturale del territorio 22

    3.1 Comunit e coesioneVanessa Pallucchi, Presidente Legambiente Scuola e Formazione 25

    3.2 Scuola, presidio di qualit 27

    3.3 Un mondo di opportunit: il dinamismo culturale 30

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    A cura di:

    Alessandra Bonfanti, Katiuscia Eroe, Daniele Faverzani, Laura Genga,Matteo Ranalli, Giacomo Rovagna, Lucia Soccorsi, Paola Tartabini

    Fotograe:

    Matteo Tollini

    Graca:

    [email protected]

    Stampa:

    Grache Vieri - Stampato su carta ecologica con utilizzo di inchiostri atossici EuPIAProgetto di Legambiente, con la partecipazione di Anci, Cittalia e Symbola

    Fonti:

    Atlante dei Piccoli Comuni, Anci Cittalia, 2009

    Comuni Ricicloni 2009, LegambienteComuni Rinnovabili 2010, Legambiente

    Ecosistema Incendi 2009, Legambiente

    Ecosistema Rischio 2009, Legambiente

    Dossier tagli 2009, Legambiente, in Formazione Ambiente, settembre/dicembre 2009

    Gli istituti comprensivi come luoghi di coesistenza/convivenza di identit culturali/pro-fessionali diversicate, in Educazione & Scuola, Umberto Landi

    I comuni italiani 2009, Cittalia e Ifel

    I piccoli comuni il futuro tra slancio economico e sociale e conservazione di uno stiledi vita, Anci Cittalia

    Il futuro made in Italy, Symbola e Farefuturo, febbraio 2010

    Il turismo delle identit, Cittalia, settembre 2007

    Landamento del mercato delle Dop e Igp in Italia nel 2008, Ismea 2010

    LItalia delle qualit agro-territoriali, Ager-Legambiente, 2005

    La scuola in cifre 2008, MIUR

    La scuola nei territori diffusi, in Appunti di viaggio dai territori della scuolapiemontese, a cura di P. DElia, C. Galletto, V: Bonardo, F. Gramegna

    Rapporto sullItalia del disagio insediativo, 1996/2016 Eccellenze e ghost townnellItalia dei piccoli comuni, Confcommercio e Legambiente, 2008

    Verticale, che passione!...in Educazione & Scuola, Giancarlo Cerini

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    Ermete Realacci,

    Presidente Comitato Promotore Voler Bene allItalia

    quando il momento pi difcile che bisogna attingere alle migliorienergie del paese. Fra queste c sicuramente lItalia dei piccoli comuni, quellapiccola grande Italia, che se valorizzata e sostenuta, non rappresenta lereditdel passato ma una straordinaria occasione per difendere la nostra identit,le nostre qualit e costruire il futuro. da questa idea, del resto che nataVoler Bene allItalia, il cui nome ispirato da un bellissimo carteggio fra PietroPancrazi e Pietro Calamandrei Allora, nasce dentro di noi come un intenerimentoe si sente allora, come non mai, di volere bene, ma molto bene, allItalia. anche da questa convinzione che in questa legislatura ho ripresentato comeprimo rmatario, la proposta di legge Misure per il sostegno e la valorizzazionedei comuni con popolazione pari o inferiore a 5.000 abitanti, sottoscritta da

    oltre 100 parlamentari di maggioranza e opposizione, che recentemente ha iniziatoliter legislativo. Se in questa legislatura, questo disegno di legge diventer unalegge dello Stato, sar davvero un bel segnale per creare nelle aree minori leprecondizioni per lo sviluppo, le opportunit di crescita economica e riequilibrioterritoriale e investire sulle peculiarit di realt con politiche di valorizzazione, dimanutenzione, di opportunit che contrastino i pericoli di indebolimento.La convinzione che c dietro questa legge che per scommettere sul domani,lItalia deve, come tutti i Paesi avanzati, puntare su ricerca, innovazione,conoscenza e al tempo stesso valorizzare alcune sue caratteristiche peculiari:

    un intreccio unico al mondo tra citt e patrimonio storico-culturale, ambientenaturale e paesaggio, prodotti tipici e buona cucina, coesione sociale, qualitdella vita, capacit di produrre cose che piacciono al mondo. Tutti elementi chei piccoli comuni possiedono copiosi e che possono trasformarli in laboratori delnuovo made in Italy ed essere unarma invincibile nella competizione globale.Il futuro del nostro Paese dipende proprio dallorgoglio con cui riconosceremonel tessuto delle comunit e nella coesione sociale il lievito della competitivit;nel capitale umano, nellidentit e nei talenti del territorio un elemento portantedel nostro modello di sviluppo. Allora, per creare qualit, il welfare, la vita deilavoratori, la loro formazione, la salute delle comunit, del territorio e dei servizi

    non sono optional ma importanti fattori produttivi. E hanno un ruolo decisivosoprattutto per lItalia, che non ha chance di battere la concorrenza sul costo dellavoro e col dumping sociale e ambientale, per fortuna, ma pu essere imbattibilese parliamo di qualit, di capacit di produrre bellezza.

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    A nche quest anno, ANCI e Legambiente, rilanciano il proprio impegno a favoredei 5800 Piccoli Comuni, 55% del territorio nazionale e custodi di gran parte deitesori, delle identit e delle tradizioni italiche. Enti erogatori di servizi, presidiodel territorio, tessitori di coesione sociale, promotori di sviluppo sostenibile,

    innovazione e qualit, con una capacit di fare in autonomia, preziosa per linteroPaese. Modi di vita e di sviluppo che fanno dellambiente, del paesaggio e dellerisorse naturali un patrimonio di opportunit, luogo di incontro tra tradizione,innovazione e migliore qualit del vivere. Siamo e possiamo essere protagonistidelle esperienze pi avanzate e diffuse dellinnovazione; anche in una fase didifcolt economica e sociale, siamo una linea capillare e avanzata di ascoltoe di intervento per i cittadini, mettendo in campo nel modo pi efciente edefcace possibile, le risorse e gli strumenti disponibili. Occorrono per misure,coerenti, urgenti e adeguate. Non si tratta solo di aiutarci nel contrastare disagi

    e bisogni delle nostre comunit: le opportunit di ripresa stabile e di qualitdei nostri territori dipendono in larga misura da scelte almeno minimamentelungimiranti, che pregurino un nuovo sostenibile sviluppo che per noi centrato,innanzitutto, sulla qualit, operando scelte verso linnovazione, le riforme, lacoesione territoriale e sociale. Dallambiente allenergia, dalla ricerca e formazioneallinnovazione del sistema produttivo, dalladeguamento infrastrutturale alla qualitdella cooperazione intercomunale, per giungere a rafforzare le Istituzioni locali,no alla modernizzazione della Pubblica Amministrazione. Occorrono scelte checomprendano le peculiarit dei territori, costruendo, per loro e con loro, politiche

    capaci di valorizzarne lo straordinario patrimonio, superando limiti e fragilit chepure li contraddistinguono, accompagnandoli verso nuove forme di adeguatezza.Ci possibile, innanzitutto, con una normativa differenziata e semplicata dadenirsi partendo dalla Carta delle Autonomie, con un riscontro coerente nelprogetto di federalismo scale e, non da ultimo, nellaccettare e lavorare per vivereda protagonisti la sda delladeguatezza, sia nella ricerca di forme di cooperazioneintercomunale espressione diretta degli stessi Comuni, come le Unioni, sia rafforzandolo strumento della convenzione, comunque disboscando la giungla attuale in cuiversa il sistema delle cooperazioni tra Enti. Il decennale della Conferenza NazionaleANCI Piccoli Comuni (Riccione-25 e 26 giugno) rilancer un fronte di proposte politico-istituzionali a favore dei piccoli Comuni. Perch vogliamo bene allItalia. Se lo merita.

    Mauro Guerra,Coordinatore Nazionale ANCI Piccoli Comuni

    e Vice Sindaco di Tremezzo (1300 ab. in provincia di Como)

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    Enel Green Power, insieme a Legambiente, ha realizzato liniziativa Voler BeneallItalia in virt del collegamento naturale tra le energie rinnovabili e la valorizzazionedel territorio. Le energie rinnovabili non sono solo a basso impatto ambientale, mautilizzano al meglio le risorse presenti in ambito locale, con impianti distribuiti di piccola e

    media taglia. Per questo motivo si integrano molto bene con le diverse realt comunaliitaliane ricche di risorse naturali quali acqua, geotermia, vento, sole e biomassa. chiaro come il raggiungimento degli obiettivi comunitari di rivisitazione del mixenergetico nazionale al 2020 passi attraverso una volont ed un impegno comunetra cittadini, amministrazioni locali e imprese per trovare capillarmente soluzionienergetiche sostenibili. Linsieme di queste scelte, prese responsabilmente al nedi migliorare lambiente, la sicurezza propria e del Paese da un punto di vistaenergetico e cogliere unopportunit di sviluppo locale, porteranno al raggiungimentodellambizioso traguardo di sviluppo delle rinnovabili che lItalia si posta.

    Enel Green Power, gi presente in centinaia di Comuni dItalia con oltre 350 impianti,vuole essere parte attiva in questo processo di crescita stimolando un fattivo percorsodi dialogo e collaborazione con i Comuni che decideranno di cogliere le opportunitderivanti dallo sviluppo delle rinnovabili e dallincremento dellefcienza energetica.

    Enel Green Power tra i leader mondiali nel settore delle fonti rinnovabili con circa21 miliardi di chilowattora prodotti in Italia e nel mondo nel 2009, sufcienti asoddisfare i consumi di circa 7.500.000 famiglie, evitando lemissione in atmosferadi 15,5 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno. Ad Enel Green Power fanno capo leattivit di Enel nelleolico, solare, geotermico, idroelettrico uente e biomasse, inEuropa, Nord America e America Latina. Enel Green Power affronta il grande mercatodel solare distribuito con Enel Si., proponendo inoltre servizi, prodotti e soluzioni

    integrate per il risparmio e lefcienza energetica, con particolare focalizzazionesulle fonti di energia rinnovabili. La societ il maggiore operatore del mercatoitaliano nella realizzazione di impianti fotovoltaici. Enel Green Power gestisce oggiun portafoglio di oltre 600 impianti per una capacit installata pari a circa 5.700MW e con un mix di tecnologie ben bilanciato.

    Francesco Starace,Presidente Enel Green Power

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    La scommessa della qualit per un nuovo benesseredi Vittorio Cogliati Dezza

    Piccolo non vuol dire necessariamente fragile o marginale. In alcuni casi pu essereun vantaggio se si consapevoli delle sde e si sanno cogliere le opportunit.In estrema sintesi questo il messaggio che emerge dai dati e dalle esperienzeraccontate nei capitoli che seguono. Un panorama frastagliato di eccellenze e dicriticit che fanno della piccola grande Italia un volano di modernit, forse troppopoco conosciuto.Sette anni fa Legambiente con la campagna Voler Bene allItalia inaugur unanuova stagione per i Piccoli Comuni riuscendo, anche sullonda della proposta dilegge presentata da Ermete Realacci, ad accendere i riettori su un mondo che no

    allora era stato solo oggetto di dibattito tra sociologi ed intellettuali illuminati. Daallora ha preso forma politica e consistenza organizzativa lobiettivo di valorizzarela Piccola Grande Italia. Lattenzione, sia istituzionale che sociale, in questi anni cresciuta e i cambiamenti avvenuti nelle coscienze hanno consolidato signicativee diffuse esperienze di qualit, anche se non si sono ancora trasformati in politichestabili.Essere oggi ottimisti pi facile. Il nostro ottimismo nasce da alcuni elementi dicontesto, che ci dicono che se non si spreca la crisi (quella economica e quellaenergetico-climatica) la situazione pu migliorare. La scommessa nel ruolo dei

    luoghi, dei piccoli luoghi, in opposizione alla deriva dei non luoghi, che stannospersonalizzando i centri urbani, dietro unidea di modernit molto semplicisticae ignorante, che coincide con il consumo massicato e le grandi opere. Conforza, invece, emerge oggi limportanza della qualit del luogo stesso, che datadallintreccio della qualit del paesaggio con la produzione, dellefcienza deiservizi con le occasioni culturali, della tecnologia al servizio dei cittadini con lerelazioni sociali.Oggi pi diffusa la consapevolezza che benessere e PIL si sono disaccoppiatie che non pi possibile leggere il secondo come indicatore del primo. Cos laCommissione convocata da Sarkozy e guidata da Stiglitz ha confermato quantonoi stiamo sostenendo da qualche tempo, ovvero che la qualit dei luoghi se nonsempre si traduce immediatamente in ricchezza, rimane per un fattore attrattivofondamentale, che produce stabilit e coesione, e quindi apre le porte al futuro.Un altro elemento che argomenta il nostro ottimismo che oggi, parafrasandoHegel, si pu tranquillamente sostenere che tutto ci che globale localee che il locale il concreto manifestarsi del globale. quanto sta avvenendonei territori, dove si produce, si consuma, si percepisce qualcosa di unico, che lidentit di quel locale, ed insieme si produce, si consuma, si percepisce qualcosadi globale. Una situazione antropologicamente nuova che gi il losofo Hans Georg

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    Gadamer1, interrogandosi sulleredit dellEuropa, aveva annotato sostenendo che:Il processo di omologazione e di burocratizzazione imposto ovunque dalla legge

    del progresso sembra anzi generare un fenomeno di segno opposto: un semprepi tenace attaccamento dei vari gruppi alle proprie particolarit locali. In altreparole quelle di Aldo Bonomi oggi pi globale corrisponde specularmene a pilocale [] come bisogno di costruzione di reti di prossimit sociale [] al di l delladissolvenza del locale che la globalizzazione dei processi pare delineare2. Ovverola dimensione del locale oggi un fattore ineliminabile e di grande modernit, ese si sviluppano le condizioni adeguate un fattore di sviluppo. Le grandi sdeattraversano anche le comunit pi piccole e apparentemente pi marginali.Un esempio di questo piano ben rappresentato dalla sda dei cambiamenti

    climatici, che signica anche sviluppare la produzione energetica distribuita neiterritori e pi vicino alle persone, con leffetto che le comunit se ne approprianoappropriandosi contestualmente delle nuove tecnologie. Non un caso che suquesto fronte di innovazione e modernit sono proprio i Piccoli Comuni a occuparei primi posti delle classica nelle energie rinnovabili e nel trattamento dei riuti,dando una spinta verso la costruzione di uneconomia a basse emissioni di CO2.Lo stesso vale per la difesa del suolo contro il rischio idrogeologico, che colpiscemolte aree del Paese, per la quale c bisogno di previsione e prevenzione, ovverodi persone che presidiano il territorio (ruolo svolto una volta, prima della fuga daicampi, dagli agricoltori di collina) e di tecnologie in grado di monitorarlo, insiemea nuove politiche che non hanno bisogno di emergenza e straordinariet, ma dellasaggia gestione ordinaria delle aree a rischio e del territorio nel suo complesso.Anche questa una sda che vede i Piccoli Comuni tra i soggetti pi esposti epi utili, perch garantire le condizioni di vivibilit nei territori diversi dalle grandiconurbazioni vuol dire salvaguardare lequilibrio territoriale, accrescere la sicurezzaidrogeologica, valorizzare il paesaggio e la biodiversit, naturale e culturale. Undiscorso che vale anche per lagricoltura che proprio nei Piccoli Comuni trova le sueragioni pi profonde per cercare nella qualit e nella tipicit la forza per reggere sulmercato e per costruire la forza delle produzioni di qualit in base alle quali no

    ad oggi questo paese riuscito a respingere i reiterati tentativi di penetrazionedegli OGM.Quello di cui oggi abbiamo bisogno che intervengano norme e risorse nazionaliche leggano correttamente la qualit culturale (in senso antropologico) dei territoricome investimento duraturo per la modernizzazione del Paese, questo signica,ad esempio, che nella societ della conoscenza occorre garantire pi conoscenzaper tutti e per tutto larco della vita. La scuola solo il primo gradino. Servonostrutture, servizi e aggregazioni amministrative che connettano i Piccoli Comuni in

    1 Hans Georg Gadamer, Leredit dellEuropa, Einaudi, Torino, 1991

    2 Giuseppe De Rita, Aldo Bonomi,Maniesto per lo sviluppo locale, Bollati Boringhieri,

    Torino 1998

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    base a originali criteri di omogeneit e vocazione territoriale, inventando ancheformule che oggi non sono sul tavolo. Ricordando, con Pasolini, che la cultura

    non si porta, la cultura nei luoghi: oltre a scuole e centri educativi territoriali,serve facilitare laccesso a biblioteche, musei, cineforum, convegni, internet point,servono occasioni di relazioni sociali per rendere concreti i processi partecipativi,per dirla con Marianella Sclavi3 serve garantire il pubblic learning, cio spazi estrutture organizzative che consentono agli attori locali di continuare ad ascoltarsie di considerare importante il reciproco protagonismo. Occorre fornire i territoridi quelle reti di intelligenza diffusa di saperi e di competenze che permettono unaqualit della vita adeguata4.Alla luce di queste considerazioni credo sia giusto sostenere la possibilit oggi

    di essere ottimisti, di vedere i Piccoli Comuni come presidi di modernit, senzanascondersi i tanti ostacoli da superare.Se pensi di essere troppo piccolo per fare la differenza, prova a dormire inuna stanza chiusa con una zanzara, la saggezza di un proverbio africano,raccontatomi dal sindaco di Rapino, un Piccolo Comune abruzzese, a indicarci lastrada per invertire la tendenza, puntando sulle molte cose buone che i PiccoliComuni stanno gi facendo e senza sottovalutare la forza che possiamo metterein campo.

    3 Marianella Sclavi,Avventure Urbane- progettare la citt con gli abitanti, Eluthera,

    Milano, 20024 Giuseppe De Rita, Aldo Bonomi, ibidem

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    Il Bello, il Buono e il Piccino. Laltra Italia dei Piccoli Comunidi Pierciro Galeone

    LItalia un Paese piccolo. Il suo punto pi a nord, la Vetta dItalia sulle AlpiAurine, dista 1.291 chilometri da quello pi a sud, Punta Pesce Spada sullisola diLampedusa. Le Ande sono una consecuzione di montagne lunga 7200 chilometri.LAntica Muraglia cinese si snoda per 10.000 chilometri; la parte in muraturafu eretta nel XIII secolo per una lunghezza di 6.400 chilometri. Ben altri spazi.LItalia un Paese piccolo, in gran parte montuoso, poche le pianure, pochi i corsidacqua importanti. Eppure su questo piccolo pezzo di terra si accumulata neisecoli una straordinaria variet di esperienze umane. E le tracce di queste storie,numerose e diverse, sono diventate paesaggi, opere darte, tradizioni e culture.

    Sono diventate citt, paesi, borghi e villaggi. Certo c unItalia maggiore, perchpi conosciuta, quella delle citt darte ssate in una sorta di costellazione dellabellezza dai narratori del Grand Tour. lItalia che si snoda lungo le tappe delturismo globale di massa e che si presenta come set di lm e di romanzi adiffusione internazionale. Ma c anche unaltra Italia fatta di piccoli centri abitati,di paesaggi meno attraversati, di tradizioni meno conosciute sebbene meglioconservate. Forse unItalia minore ma quella che contribuisce al carattereinconfondibile del nostro Paese. Quella abbondanza di variet, quella identit fattadi diversit che fanno unica la nostra piccola Penisola. Sono oltre 5000 i comuniitaliani con meno di 5.000 abitanti. In questi comuni vive 1/6 della popolazione

    italiana (circa 10,400 milioni di abitanti). I loro territori coprono il 70% del territorioitaliano. Lungo quei 1.291 chilometri che separano le Alpi Aurine da Lampedusa cisono 3.400 musei, 2.000 aree archeologiche. I siti Unesco italiani sono 43; pi chein tutto il nord America. unabbondanza di tracce del tempo o meglio, di tracceche la bellezza ha lasciato nel tempo - che non si esaurisce certo nelle grandi cittdarte ma che invece coinvolge pienamente laltra Italia, quella dei centri minori.Ed unItalia che ha gi lattenzione di una parte crescente di turismo. Nel 2008il 42% dei turisti stranieri che ha visitato lItalia si sono recati nei centri minori .Essi esprimono, rispetto alle singole componenti dellofferta turistica, un livello di

    soddisfazione generalmente superiore a quello delle grandi citt1

    .E se passiamo dal bello al buono, ovvero se consideriamo un altro grandepatrimonio italiano, quello legato allagricoltura e allalimentazione, il ruolo deipiccoli centri assume unimportanza analoga. Sono 4.396 i prodotti agricoli ealimentari tipici, espressione della cultura di luoghi determinati. Sono prodottitradizionali i cui metodi di preparazione, lavorazione, conservazione e stagionaturadevono essere stati codicati, almeno da 25 anni. La tipicit non risiede soltantonelle caratteristiche materiali. Sono prodotti tipici perch trasmettono unmessaggio, rimandano a un ricordo, rinnovano una tradizione. Nellambito

    1 P.Segardi, lItalia dei centri minori, LItalia ed il turismo internazionale, Venezia Aprile 2008

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    dellUnione Europea esiste un sistema di certicazione pubblica dei prodotti tipici. un sistema che garantisce e protegge qualit e storia dei prodotti. LItalia ilPaese europeo con il maggior numero di prodotti certicati: 176 tra Denominazionedi Origine Protetta (DOP) (114) e Indicazione Geograca Protetta (IGP) (62). IPiccoli Comuni rappresentano la spina dorsale del sistema delle identit alimentari

    italiano: il 94% ha ottenuto il riconoscimento di almeno un prodotto DOP. Il 60%dei Piccoli Comuni presenta tra 1 e 3 DOP, il 20% tra 4 e 5 DOP e il 14% addiritturatra 6 e 7 DOP. I villaggi e le aree lontane dai tradizionali itinerari turistici sonoi pi attivi nella riscoperta e valorizzazione della loro offerta enogastronomicacome leva di attrazione turistica. Cresce linteresse per la scoperta (e in molticasi, lacquisto) di prodotti tipici ed enogastronomici dei centri minori. Sempre pispesso, la motivazione culturale abbinata a quella enogastronomica, alla ricercadi luoghi fuori dalle tradizionali mete turistiche. E tuttavia, proprio con riferimentoallItalia dei Piccoli Comuni, occorre interrogarsi non solo sullaspetto quantitativo

    del turismo. Chiedersi non tanto quanti turisti vogliamo nel nostro paese, quantopiuttosto su quale turismo intendiamo investire, che tipo di servizi vogliamo offrire,quale livello qualitativo dellofferta turistica vogliamo raggiungere. Vanno presi sulserio i nuovi orientamenti al consumo turistico. Un consumo che vuole legarsi aivalori e alle identit del luogo visitato. Le risorse tipiche (e quindi uniche) deiterritori non sono solo quelle ambientali, ma anche (e soprattutto) le risorse diidentit e di comunit. Vista da questo punto di osservazione, la capacit di unacomunit locale di mantenere vivo il suo legame con il territorio, con la sua storia econ la sua tradizione pu essere un fattore di competizione economica, oltre che diqualit della vita e di coesione sociale. Il turismo delle identit nei Piccoli Comuni

    - che si muove alla scoperta del nostro ampio patrimonio, fatto di citt darte, dieventi, di manifestazioni, e di tradizioni enogastronomiche e religiose - fa registrareun andamento positivo, con un tasso di crescita medio annuo - negli ultimi 10anni -del 58%2. Nei comuni pi piccoli prevale, pi facilmente, il sentimentodi appartenenza ad un insieme di valori, ad una storia collettiva. Cos come piforte il desiderio di una visione comune del proprio futuro. quella che si usachiamare lidentit locale. Larte, lagricoltura e la cucina sono parte essenziale diqueste identit. La valorizzazione dei centri minori si esprime anche attraversola conservazione non solo dei centri storici ma anche del paesaggio rurale (i

    campi coltivati, le abitazioni di campagna, le fattorie ecc.). un lavoro che rafforzalimmagine di unarea autentica dove ancora sono vivi i valori della comunit. ladimostrazione di quanto una comunit rispetti il contesto naturale che ha ereditatodal passato e che vuole consegnare alle generazioni future. limmagine di unacomunit ricca anche di unalta qualit delle relazioni umane. Questa superiorequalit della vita pu innescare circoli virtuosi. Essa rende attrattivo il territorio,creando i presupposti per limitare lesodo della popolazione verso contesti urbanidi maggiore dimensione. La rivalorizzazione della cultura locale attiva la domandaturistica. Cos nascono servizi di ristorazione e di ricettivit. Anche altri settori ne

    2 Fonte: Unioncamere, Rapporto Impresa Turismo, BIT 2008.

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    beneciano: le impreseagricole e di trasformazione dei prodotti agro-alimentari maanche lartigianato. Esistono, infatti, importanti sinergie potenziali fra turismo evendita del prodotto enogastronomico. Il turista che ha conosciuto i comuni minoriin tutte le loro espressioni si fa portatore di questa conoscenza nel suo contestoabituale di vita. Egli trasmette queste conoscenze alle persone a lui vicine. la forzadel passaparola che diventa determinante nel turismo e nel consumo di qualit. evidente come in tale scenario, le tipicit divengano uno strumento attraverso il qualei territori e le comunit possono esprimere la propria capacit di evocare ed attrarre.I comuni minori hanno bisogno di puntare sulla qualit dellofferta che nasce dallavalorizzazione delle proprie risorse tipiche; sono custodi di tradizioni locali, di unpatrimonio artistico grande e vario, cos come di ricchezze e di energie ancora pococonosciute o valorizzate, capaci di contribuire allo sviluppo di un turismo sostenibile.

    Le politiche di valorizzazione e promozione delle tipicit locali da parte, inparticolare, dei comuni di medie e piccole dimensioni possono contribuire a:

    destagionalizzare la domanda di turismo sul territorio, poich essa non pi sololegata al bisogno di vivere lofferta turistica locale in periodi stagionali circoscritti(possibilit di fruizione in qualunque momento dellanno);

    decongestionare, in parte, i ussi turistici - i quali tendono a convergere neiluoghi ad alto contenuto storico-artistico - generando attenzione nei luoghi vicinialle citt darte, ove possibile vivere unesperienza diversa abbinando anche ilconsumo dei prodotti tipici del luogo;

    realizzare una sostenibilit ambientale, turistica e sociale, grazie alla gestionedei ussi turistici in entrata (politiche di destagionalizzazione e decongestione),al rafforzamento delle produzioni locali (ad esempio, non utilizzo OGM) ed allapreservazione delle tradizioni (tutela dellartigianato e delle produzioni tipiche).Costruire comunit e territori accoglienti un percorso continuo fatto di tappe.Di volta in volta, raggiunto un risultato si sposta in avanti lobiettivo. la culturadellascolto delle esigenze innanzitutto di chi vive nei comuni. una cultura dirispetto per la storia e lambiente che deve essere innanzitutto patrimonio dellestesse comunit locali. Non si possono costruire paesaggi e borghi per i turisti ninventare per loro una tradizione culinaria. Piuttosto, i turisti possono assaporare

    i sapori e condividere la bellezza di borghi e di paesaggi che sono il frutto dellafatica e dellamore di generazioni. Il bello e il buono sono il prodotto della storiadi comunit che hanno voluto bene alla loro piccola porzione dItalia.

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    Piccoli ma non comuni.Dal disagio insediativo alleccellenza dei territori italiani

    di Sandro Polci

    litalia dei piccoli comuni

    LItalia un paese ricco di comuni di piccole e piccolissime dimensioni che, se messiin rapporto alla popolazione totale, presentano una media trilussiana di circa 7 milaabitanti ciascuno. Sono infatti solo 43 i comuni italiani con oltre 100.000 abitanticon una popolazione complessiva pari al 23% di quella totale nazionale, e solo 12quelli con oltre 250.000 abitanti (i quali sommano il 15,2% della popolazione totale).Al contrario, sono 6.943 i comuni italiani con meno di 10.000 abitanti (85,7% deltotale delle amministrazioni locali) e rappresentano il 31,9% della popolazione.Dunque un terzo della popolazione italiana vive in comuni di piccola e piccolissimadimensione. Questo grande patrimonio di municipi, piazze e campanili rappresentauna indubbia ricchezza insediativa, non fosse altro per la dimensione territorialeche le compete. Infatti i 6.943 comuni con meno di 10.000 abitanti amministrano il71,3% del territorio. In sintesi i comuni no a 10.000 abitanti rappresentano l86%dei sindaci e delle amministrazioni comunali, oltre il 70% del territorio italiano e unterzo della popolazione. Ma la struttura dimensionale e localizzativa di questi comunipresenta altre peculiarit. Se ne possono evidenziare tre particolarmente rilevanti.

    il peso che hanno i Piccoli Comuni, cio il ruolo che rivestono nellorganizzazionedel territorio e nella sua gestione; infatti dal punto di vista amministrativo efunzionale, i Piccoli Comuni rappresentano una risorsa strategica per la gestione delterritorio e dei servizi (alla popolazione, alle imprese, ai turisti).

    La distribuzione territoriale dei Piccoli Comuni lungo tutta la Penisola:

    - in quattro regioni la loro percentuale compresa in una forbice che va dal 94,7%del Piemonte al 98,6% della Valle dAosta;

    - un gruppo di regioni presenta un numero di comuni con meno di 10.000 abitanti

    compreso tra l87% e il 92% (Sardegna, Abruzzo, Calabria, Basilicata, Friuli VeneziaGiulia, Liguria, Lombardia e Marche), per le quali dunque la dimensione organizzativaterritoriale fondamentalmente strutturata su una notevole articolazione insediativa;

    - un terzo gruppo di regioni (Lazio, Veneto, Umbria, Campania, Emilia Romagna, Siciliae Toscana) presenta un numero di comuni con meno di 10.000 abitanti compresotra 70% e 80% circa; sono regioni nelle quali la struttura insediativa incentrata sucentri di maggiore dimensione;

    - la Puglia presenta un modello specico, nel quale la percentuale di comuni di piccoladimensione pari al 57,4% del totale e nei quali risiede solo il 16,3% della popolazione.

    Dal punto di vista della popolazione residente, e dunque della rilevanza anchesociale ed economica che questi comuni rappresentano nel tessuto regionale enazionale, le percentuali vanno dai valori minimi del 15,8% del Lazio (dove va tenuto

    1.1

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    2

    in conto il peso della Capitale nella struttura territoriale) e dal 16,3% della Puglia,no al 72,1% della Valle dAosta. Vi dunque una specicit territoriale che fadellItalia uno dei paesi a pi alta ricchezza insediativa, intendendo per ricchezza ladiversit insediativa. Analogamente a quanto avviene in natura, laddove la ricchezza data dalla biodiversit, si pu affermare che una ricchezza insediativa fortemente

    differenziata, come quella italiana, una componente di qualit dei territori edunque va tutelata. Come la biodiversit, dobbiamo tutelare la sociodiversit.

    i problemi ci sonoIl Belpaese dei Piccoli Comuni una forbice sempre pi aperta, segnata dalla lamadelleccellenza - dei territori che hanno saputo fare rete e sistema - e dalla lama deldisagio, dei comuni a rischio di progressivo declino. un fenomeno che da territorimarginali di piccola dimensione si estende a territori di pi ampie dimensioni acausa di diverse criticit. La pi evidente quella legata alla popolazione residente,non solo nei piccolissimi comuni a rischio di disagio insediativo ma in oltre la met

    dei comuni italiani con meno di 10.000 abitanti. Inoltre, le condizioni strutturali cheportano al disagio, dipendono dal depauperamento delle potenzialit produttivee di depotenziamento dei propri talenti. Ci per la scarsa attrattivit e dunquelincapacit di accogliere nuove famiglie e imprese; per una limitata identit turistica(con un sistema di offerta sottoutilizzato); per un marcato divario nord-sud. Si notiche le differenze riguardano tipologie omogenee, cio comuni di montagna rispettoa comuni di collina o pianura, quanto le medesime tipologie: tra montagna ricca emontagna impoverita, tra collina valorizzata e collina dimenticata, tra citt al passocon i cambiamenti imposti dalleconomia della globalizzazione e citt in forte ritardo.

    ma anche tanti talenti!LItalia dunque fortemente differenziata, con ambiti critici e altrettanti Comuni delbenessere nei quali si vivicano i talenti, producendo ricchezza e garantendo unfuturo prospero e duraturo. Una distribuzione, quella dei comuni del benessere, cheoggi privilegia principalmente due ambiti: il primo nel Centro Nord, dove i comuniinteressati sono distribuiti lungo le aree pi produttive e sviluppate del paese, e nelSud e nelle Isole dove la distribuzione, pi rarefatta, comprende comunque aree ecitt che sono nodi importanti a livello locale e che, nella quasi maggioranza dei casi,sono anche localizzati lungo la costa. Sono comuni dinamici che dimostrano una spic-

    cata vocazione alla promozione turistica; al sostegno delle autenticit locali; allapeculiarit e valorizzazione dei propri prodotti tipici; allassunzione di una propriavocazione e centralit nel sistema locale del lavoro; alla capacit di utilizzare linno-vazione tecnologica e produttiva per competere sui mercati attraverso la creazionedi nuovi prodotti e nuovi servizi; alla capacit di attivare un sistema di servizi allepersone e alle imprese in grado di rendere il territorio attrattivo sia dal punto di vistaresidenziale che produttivo; alla capacit di fornire un sistema di servizi di base checonsente di pensare a modelli di sviluppo endogeno. Se i miracoli non sono possibili,lavorare bene garantisce sempre risultati. Dunque necessario ripartire o continuarea investire sulle specicit, favorendo benchmarking, trasferibilit e innovazione. ormai nalmente condiviso il giudizio che nella globalizzazione economica il territo-rio come il lievito per il pane. Dove il territorio riuscito a mettere in atto sinergielocali costruendo sistemi-rete, decentramenti produttivi e attrattivit insediativa, si

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    sviluppata una maggiore crescita del benessere. Dove lo sviluppo bottom upemergono le eccellenze. Laddove invece il modello di sviluppo continua a proporregrandi centri e costellazioni accessorie di comuni intorno a loro gravitanti, il model-lo ripropone una dicotomia netta tra capoluoghi leader e comuni esterni, espulsidal processo di crescita. In molte aree del sud e delle isole, che sono di marginalit

    diffusa per le carenze di connessioni, principalmente non infrastrutturali, occorremutare le singole realt in nodi di una rete di territori connessi, vitali (per se stessi eper leconomia locale e nazionale). evidente che di fronte allevolversi di unecono-mia dellinformazione e della conoscenza, lessere separati crea disagio. ad esempioquesto il caso del digital divide, la mancanza di connessioni tecnologiche a bandalarga. Occorre dunque imparare dai territori di eccellenza tenendo presente che ilcapitale umano la componente fondamentale di questa sda, seguito dalle condi-zioni locali legate alla presenza di un tessuto di servizi alle persone e alle impreseampio, disponibile e costruttivo. Inne, va rimossa lalea di depressionismo spesso

    diffusa, il parlare senza azioni conseguenti che si pu comprendere - non giusti-care - solo nella qualit della vita comunque confortevole dei nostri borghi. Qualitdella vita che per soffre di miopia, quando legata alla propria persona, al propriosostentamento, al bastarsi e non ad una necessaria cittadinanza positiva cheprevede lobbligo morale per ogni generazione di garantire laccrescimento o almenoil mantenimento del livello ambientale, economico e sociale di cui ha potuto godere.

    linsegnamento

    La scorsa settimana nella mia campagna marchigiana ho incontrato un anziano,molto anziano, contadino, preoccupato di piantare al meglio una quercia nelsuo podere. La risposta che ho ricevuto - quando gli ho chiesto perch tantoimbarazzo stata: Qui mio nipote e i suoi gli verranno a cercare lombrafresca destate e non voglio sbagliare la posizione, altrimenti che diranno di me?

    Anticipo il prevedibile sorriso di sufcienza per questo aneddoto deamicisiano,dicendo che i miti o un sogno sono parte della crescita economica. Senza un sognosi vive di cinico realismo e, oggi, non avremmo querce umbratili e possenti piantateda avi fortunatamente lungimiranti.

    Numeri dati e trend dai territori minori1.2In Italia ci sono 5.703 comuni al di sotto di 5000 abitanti, pari al 70,4% del totale deicomuni del Belpaese. La popolazione che risiede nei centri minori ammonta a 10.317.104,il 18% di quella italiana. La maggior parte dei comuni sono molto piccoli: quelli conuna popolazione tra 0 e 1.999 abitanti sono ben 3.531, ossia il 43,6% di tutti i comuniitaliani e il 61,9% dei piccoli. Le regioni con la presenza pi signicativa di PiccoliComuni (PC) sono, nellordine, la Lombardia (1.093), il Piemonte (1.072), la Campania(334) e la Calabria (324). La densit territoriale dei PC notevolmente inferiore a

    quella dei centri pi grandi, basti pensare che vi risiedono mediamente 64 persone perchilometro quadrato, mentre nelle citt con pi di 250.000 abitanti ne troviamo 2.472.

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    DISTRIBUZIONE REGIONALE DEI PICCOLI COMUNI E RELATIVO PESO DEMOGRAFICO

    RegionePiccoliComuni

    % PiccoliComuni sultotale Comuni

    Popolazioneresidente neiPiccoli Comuni

    % rispetto allapopolazioneregionale

    Piemonte 1.072 89 1.319.505 30Valle dAosta 73 99 92.086 72

    Lombardia 1.093 71 2.145.162 22

    Trentino Alto Adige 307 91 467.910 46

    Veneto 314 54 805.721 16

    Friuli Venezia Giulia 157 72 298.499 24

    Liguria 183 78 248.766 15

    Emilia Romagna 153 45 416.437 10

    Toscana 135 47 329.420 9Umbria 60 65 130.613 15

    Marche 178 72 352.101 22

    Lazio 253 67 462.669 8

    Abruzzo 251 82 369.094 28

    Molise 124 91 153.138 48

    Campania 334 61 701.432 12

    Puglia 85 33 223.881 5

    Basilicata 99 76 197.955 34Calabria 326 80 669.861 33

    Sicilia 198 51 483.094 10

    Sardegna 313 83 530.094 32

    Fonte: elaborazione Cittalia su dati Istat 2008

    Al 2008 nei PC risiedevano 4.295.453 famiglie, composte in media da 4,76 persone.Se linvecchiamento della popolazione una realt assodata in tutta Italia, doveogni 100 giovani con meno di 15 anni ci sono 147 persone con pi di 65 anni, neiPiccoli Comuni - in cui questo dato arriva a 190 nei comuni no a 2000 abitanti

    - questo fenomeno assume una dimensione ancora pi forte. Dal 2001 abbiamoassistito a un decremento di popolazione di 273.624 unit, pari al 2,58%. Tuttaviail tasso di natalit, tra i pi bassi dei paesi europei, ha fatto segnare negli ultimianni un leggero incremento, legato anche allaumento dei fenomeni migratori.Limmigrazione inizia, infatti, a interessare perifericamente anche i comuni di ridottedimensioni. E per un gioco di percentuali, dei 12 comuni in cui la popolazionestraniera incide di oltre il 20% ben 9 sono piccoli. Allo stesso modo nel 2008 ilcomune di Villa Biscossi (Pv) ha registrato il pi alto indice di natalit (il 39,4),grazie ai 3 nati su una popolazione di 76 abitanti. Certo sono i PC quelli che soffrono

    un saldo naturale negativo pi alto, superiore a 4 ogni 1000 abitanti, rispetto auna media nazionale di 0,14. Per quanto riguarda listruzione nei PC si registranopercentuali inferiori nellistruzione di ogni livello: a fronte di una media nazionaledel 33,4%, la percentuale di laureati qui si attesta al 27%. Un dato legato anche

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    alla bassa istruzione delle fasce pi anziane, che rappresentano la percentualepi ampia della popolazione, difcilmente modicabile, vista la staticit di alcunicontesti deboli. La vera ricchezza dunque data dal territorio, dalla sua ricchezzainsediativa e dalle sue peculiarit culturali, sociali e economiche. Riconosciuti comesoggetto politico e istituzionale, i PC devono confrontarsi con un contesto europeo,

    preservando nel contempo lunicit della dimensione locale delle societ, delleculture, delle economie, delle tradizioni e di quanto costituisce lossatura del Paese.

    Le fragilit ambientali del territorioSe vero che i Piccoli Comuni sono un importante presidio di tenuta dei territori,il graduale abbandono delle terre e delle attivit tradizionali di manutenzioneespongono ancora di pi i PC a fenomeni di dissesto idrogeologico e di degradodelle risorse naturali e boschive. Il rischio di frane e alluvioni, cos come di incendi

    boschivi, interessa gran parte dei comuni italiani. Sono ben 4.009, infatti, i PiccoliComuni a rischio idrogeologico, quasi il 70% del totale. Ilfenomeno degli incendi boschivi, invece, non interessa inugual misura tutto il territorio nazionale. Sono 1.332 i PiccoliComuni che hanno avuto incendi negli ultimi 2 anni e di questioltre il 50% sono concentrati al sud, in particolare in Calabria(75%), Basilicata (68%), Campania (57%) e Sardegna(52%).Meglio invece per larea centro settentrionale: nelle Marche enel Veneto sono rispettivamente il 5% e il 4% i Piccoli Comuni

    interessati dal fenomeno e in Trentino Alto Adige solo in unpiccolo comune si sono avuti incendi, per lo pi di piccolaentit. Sono la Calabria, lUmbria e la Valle dAosta le regionicon la pi alta percentuale di Piccoli Comuni classicati arischio idrogeologico (il 100% del totale), subito seguitedal Lazio (98%) e dalle Marche (97%). Dati che evidenzianobene la fragilit di un territorio reso particolarmente espostoal rischio dallabusivismo, dal disboscamento dei versantie dallurbanizzazione irrazionale. Una situazione che derivasoprattutto dalla pesante urbanizzazione che ha subito lItalia,

    in particolare lungo i corsi dacqua. Se al sud la costante aggressione al territoriosi manifesta principalmente con labusivismo edilizio, al centro-nord si continuanoa portare avanti interventi di difesa idraulica che seguono losoe tanto vecchiequanto evidentemente inefcaci. Anche gli incendi boschivi rappresentano una delleprincipali cause di degrado del patrimonio forestale italiano. Ogni estate questofenomeno si trasforma in una vera e propria emergenza ambientale causando danniinestimabili di cui chiamata a pagare lintera comunit. Per ogni ettaro di forestabruciato se ne vanno in fumo migliaia di euro per danni indotti, con gravi perditeper le tante economie locali che ogni anno scommettono sul turismo ambientale.

    Sono solo il 15% gli incendi che si sviluppano per imprudenza e imperizia, tutto ilresto sono incendi dietro ai quali si celano speculazioni economiche e edilizie, faidee rappresaglie criminali, cos come incendi innescati da pericolosissime attivit dinatura economica e occupazionale no a ramicazioni illecite di fenomeni collegati

    1.3

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    2.1 Il made in Italy tra soft e green economy

    2.2 Le eccellenze ambientali: rinnovabili e riuti

    Buone pratiche

    2.3 Le economie verdi tra ecoturismoe produzioni tipiche

    Buone pratiche

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    Il made in Italy tra soft e green economydi FabioRenzi

    2.1

    Oggi che il territorio la principale categoria interpretativa degliorientamenti elettorali emergenti e della nuova geograa politicadel Paese, si pu forse meglio comprendere la lungimiranza dellavisione che punta sullintreccio tra identit, innovazione e territo-rio. lunico approccio oggi in grado di contrastare le grandipaure della globalizzazione, della delocalizzazione che fa evapo-rare le identit sociali e culturali, della multiutility quotata inborsa che gioca le risorse locali - da sempre percepite come pa-trimonio della comunit - su dimensioni vaste e lontane, la pauradella realizzazione di opere infrastrutturali avvertite come intrusi-ve e impattanti, del lento e inesorabile indebolimento della vita-lit del tessuto sociale e della conseguente rarefazione dei servi-

    zi di base, della inedita prossimit con persone, culture e religioni no a ieri di-stanti dai consueti e rassicuranti orizzonti di vita. Una chiave, quella del territorioe delle identit, capace di dare una risposta allo spaesamento, allagorafobia daglobalizzazione, per evitare cos di cadere nella claustrofobia delle paure e deirancori. A patto che si sia capaci di accompagnare territori e comunit, di dare loroducia e forza, di vedere opportunit e potenzialit laddove altri vedono debolez-za e marginalit. Come i territori di quel nuovo made in Italy i cui caratteri sono

    coerenti con la visione della soft economy, di un idea della qualit come orizzonte,come progetto generale per leconomia e per la societ, come risultato di un ap-proccio integrale, ma mai integralista. Una nuova sintesi, quella della soft economy,capace di tenere insieme in una tensione dialettica quello che altri ritengono ormaiirrimediabilmente separato. Locale-globale; tradizione-innovazione; identit- inte-grazione; memoria-futuro. Cogliere nella marginalit di queste aree non le ragionidi uno spaesamento ma quelle di una sda, di una opportunit di libert e di re-sponsabilit per immaginare uno sviluppo capace di fare della loro storica debo-lezza la loro forza. La stessa che in questi anni hanno dimostrato i tanti territoriche hanno puntato sulla qualit. Confermando cos una lettura che vede nelle ra-dici del nostro sistema imprenditoriale la forza per affrontare le sde del futuro.Nel 2008 si registrata la crescita di quelle piccole e medie imprese che affrontanola competizione del mercato globale incrementando la qualit dei prodotti - il 71%contro il 64% della media europea- e che ottengono in media, il 12% del lorofatturato dall immissione sul mercato di prodotti e servizi innovativi, meglio diGermania, Spagna e Francia. Abbiamo dimezzato le paia di scarpe esportate, ma aumentato il fatturato. Produciamo il 40% in meno del vino rispetto alla met deglianni 80, ma il valore dellexport quadruplicato raggiungendo i 3,5 miliardi dieuro. Alle olimpiadi di Pechino erano bresciani molti dei fucili che hanno vinto

    medaglie, marchigiane le macchine elettriche, piemontesi le pavimentazioni degliimpianti sportivi, lombarde le piscine, toscani gli sca del canottaggio. La ricercaGreen Italy, delle Fondazioni Symbola e Farefuturo, sottolinea come questi risultati

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    nascano dal saper fare della sda ambientale unoccasione di ripensamento disettori produttivi maturi e di innovazione tecnologica. Nella ceramica si puntatosul riutilizzo degli scarti di produzione non solo del proprio ciclo produttivo maanche di altri settori come quelli del vetro e dellacciaio, cos come sulla sanica-zione, cio sulle tecnologie attraverso le quali le ceramiche acquisiscono proprie-

    t depuranti. Ultima sda la produzione di piastrelle fotovoltaiche in grado ditrasformare la luce in energia elettrica. Nel conciario oggi la vera novit, che harilanciato il settore, la lavorazione delle pelli secondo i metodi vegetali. Unacrescita e una qualicazione dovuta anche ad una maggiore attenzione allambien-te e in particolare alle fasi di smaltimento e depurazione, che ha alzato il livelloqualitativo delle produzioni no a rispondere alle esigenze delle liere di alta gam-ma. Anche nel tessile la novit rappresentata dalla crescita del mercato del tes-suto biologico, come dimostrano le oltre 300 aziende che negli ultimi due annihanno richiesto la relativa certicazione. Ad esempio, nella zona di Prato torna ad

    affermarsi la vocazione originaria del riciclo dei cenci dalla quale nacque il primovero distretto tessile dEuropa. Siamo gli unici al mondo, insieme ai tedeschi, adavere tecnologie per la produzione di rubinetti e valvole senza piombo. Ben treassociazioni del settore, Assomet (metalli non ferrosi), Ucimu (macchine utensili) eAvr (valvole e rubinetti) hanno brevettato insieme un ottone puro, senza piombo,che rispetta i pi avanzati standard internazionali. Uninnovazione made in Italy che stata adottata dalla California, dove il governo ha approvato il Californian LeadRegulation che limita allo 0,25 la la percentuale di piombo che deve essere con-tenuta da prodotti destinati al contatto con acqua per il consumo umano. Unatten-zione allambiente, alla qualit dei prodotti che ci fa essere leader mondiali nella

    nautica come nella meccatronica. Nel legno-arredamento, oltre alle innovazioni nelsegno della sostenibilit in tutte le fasi della liera, da segnalare soprattutto lacrescita delle certicazioni forestali che riguardano lorigine stessa dei prodotti inlegno. La supercie forestale italiana certicata PEFC (Programme for Endorsmentof Forest Certication) oggi di 668.764 ettari, 55.908 ettari in pi rispetto al2007, mentre le aziende certicate nel 2008 sono state 54, portando il totale a136. Anche il FSC (Forest Stewardship Council) ha registrato una crescita nellatten-zione da parte del mondo imprenditoriale italiano, come dimostra il sensibile incre-mento del numero di certicati rilasciati, in tutto 111 nel 2008, per un totale di 355.

    Siamo secondi nel continente per diffusione e produzione biologica e insieme aFrancia e Germania siamo uno dei paesi in cui pi diffusa la vendita diretta deiprodotti agroalimentari. Ma anche nella Green economy dellinnovazione pi diret-tamente ambientale lItalia mostra di essersi messa in movimento. Ad essa infattiguardano il 40% delle piccole e medie imprese manifatturiere del nostro Paese persuperare la crisi, come segnalato da Unioncamere nel 2009. I buoni risultati otte-nuti di recente dallItalia nelle energie rinnovabili dimostrano le potenzialit delnostro sistema industriale e lattenzione verso questo settore da parte di molterealt istituzionali, soprattutto a livello locale. Anche se il divario rispetto agli altriPaesi europei rimane ancora ampio, lindustria eolica italiana molto avanzata,

    soprattutto per quanto riguarda i processi di gestione, manutenzione e sviluppodegli impianti, come dimostrano i circa 18 mila posti di lavoro creati negli ultimianni. Una tta rete di fornitori di componentistica alimenta un indotto molto qua-

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    licato e tecnologicamente allavanguardia chesi affermato sui mercati internazionali. Il tuttograzie alle tante piccole e medie aziende chehanno saputo riconvertirsi e adattarsi alle ne-cessit delle grandi aziende costruttrici di tecno-

    logia. Nel 2008 lItalia ha raggiunto il terzo po-sto in Europa e il sesto nel mondo per potenzae generazione di energia derivata dal vento e hasegnato un record assoluto sia per quanto ri-guarda la potenza installata, pari a 3.736 MW,sia per quanto concerne lenergia prodotta cheha toccato i 6 TWH, pari ai consumi domestici dioltre 7 milioni di italiani. Nel mercato dellener-gia solare le aziende italiane coprono il 74% del

    mercato per quello che riguarda la distribuzionee linstallazione. Nello stesso tempo si iniziatoa installare solare fotovoltaico in quantit signi-cative superando gli oltre 1000 MW. In questosettore alcune imprese italiane sono tra le pi

    innovative e davanguardia. Per quanto riguarda la chimica, litaliana Novamont leader mondiale nel settore delle bioplastiche, nonch vincitrice nel 2008 del pre-mio inventore europeo dellanno. Ben quattro aziende su dieci oggi nel nostroPaese si rivolgono a prodotti o tecnologie in grado di garantire risparmio energe-tico e minimizzare gli impatti ambientali. Nel comparto del riciclo di carta e cartone

    siamo ormai fra i leader mondiali, a dimostrazione che possibile recuperare ilritardo che ancora oggi il nostro Paese ha nei confronti del resto dEuropa perquello che riguarda la raccolta dei riuti. Anche sulla base del successo delle poli-tiche intraprese in altri Stati, primo fra tutti la Germania, le aziende italiane appa-iono quindi consapevoli delle opportunit di questo nuovo scenario, segnato dallarilevanza della questione ambientale e del cambiamento climatico nelle agendedelleconomia e della politica internazionali. infatti possibile prevedere nel nostroPaese, nei prossimi cinque anni, oltre un milione di posti di lavoro tra nuovi occu-pati e qualicazione delle imprese esistenti. Basti pensare al contributo che pu

    venire dalledilizia dove oggi il comparto dellefcienza energetica in forte cresci-ta grazie ad unutenza sempre pi sensibile al contenimento dei consumi e a com-portamenti ambientali virtuosi. La riqualicazione energetica dellenorme patrimo-nio edilizio esistente, per esempio potrebbe rappresentare una grande opportunitcreativa, non solo per affrontare con soluzioni architettoniche innovative il proble-ma dei consumi energetici degli edici, ma per migliorare la qualit delle cittcontemporanea. Un grande progetto strategico che soprattutto nel Mezzogiornopotrebbe sostenere le tante realt imprenditoriali e territoriali che vogliono essereprotagoniste del suo riscatto e del suo sviluppo.Emerge cos il quadro di unItalia che, pur tra contraddizioni e difcolt, capace

    di misurarsi con le sde del futuro, producendo quella qualit e quella innovazioneche animano le tante esperienze imprenditoriali e territoriali della soft economyedella green economy.

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    DIFFUSIONE REGIONALE DELLE RINNOVABILI NEI PICCOLI COMUNI

    REGIONE SF kWEOLICOkW

    MINIIDROkW

    GEOkWe

    BIOGASkWe

    BIOMASSAkWe

    ABRUZZO 2864,59 203820 10450 0 100 0BASILICATA 8443 212300 1520 0 0 0

    CALABRIA 6126 312615 14148 0 646 2000

    CAMPANIA 9476 793770 1552 0 2510 13794

    E. ROMAGNA 3180 12038 17360 72,4 6709 418

    FRIULI VEN. GIULIA 8385 0 15763 0 0 3898

    LAZIO 3627 9011 6471 0 0 300

    LIGURIA 1393 17970 22255 28 1384 3595

    LOMBARDIA 37291 120 88634 4142 36514 42416MARCHE 8460 23 23047 269 1700 113

    MOLISE 2269 251720 11040 0 0 20000

    PIEMONTE 34700 12612 122751 5751 15554 21550

    PUGLIA 8473 748960 0 0 0 0

    SARDEGNA 8223 605660 4490 0 2350

    SICILIA 3706 345981 950 0 0 0

    TOSCANA 6167 36900 18263 566008 5299 22846

    TRENTINO A. ADIGE 27233 1203 81203 191 5927 48249UMBRIA 5529 1500 750 0 0 90

    VALLE DAOSTA 515 12 27995 23 9250 27520

    VENETO 13618 1415 37580 128 6956 36240

    FONTE: Comuni Rinnovabili 2010, Legambiente

    i piccoli comuni del solare:ben 4.540 PC hanno installato sul proprio territorioalmeno un impianto solare, sia esso termico e/o fotovoltaico, e il 55% di queste

    Amministrazioni possiede entrambe le tecnologie . I PC del solare fotovoltaico sono,invece, 4.073 e nel complesso si dividono 207 MW di potenza installata, graziealla quale soddisfano il fabbisogno di 112 mila famiglie, evitando limmissione inatmosfera di 168 milioni di kg di CO

    2. Nel settore del solare fotovoltaico il piccolocomune pi virtuoso Craco (Mt), che, grazie a 4.315 kW e una media di 5.420 kWogni 1.000 abitanti, vanta la maggior potenza installata sia in termini assoluti chein relazione al numero di abitanti. Seguono il Comune di Ottobiano (Pv), con unamedia di 3.920 kW/1.000 abitanti, e il Comune di San Pietro Mosezzo (No), con3.784 kW/1.000 abitanti. Con 2.505 presenze, i PC del solare termico sono cresciuti

    di 825 unit rispetto al 2009 e continuano ad essere concentrati nel Nord Italia.Considerando il rapporto tra i metri quadrati e il numero di abitanti, la miglioreprestazione la fa registrare Fi allo Sciliar(Bz), con una media di 1.152 mq ogni1.000 abitanti e 3.500 mq complessivi. Al secondo posto troviamo sempre Terento

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    (Bz), con 1.145 mq/1.000 abitanti, e al terzo Don (Tn), con 1.035 mq/1.000 ab.

    i piccoli comuni delleolico: i 198 PC in cui presente almeno un impiantoeolico possono contare complessivamente su una potenza installata di 3.569 MW.Su 198 ben 159 si possono denire teoricamente autosufcienti, in grado cio di

    produrre pi energia elettrica di quella necessaria alle famiglie residenti. Notevoleanche la crescita che si registrata in questo settore: + 17% solo negli ultimi dueanni. Oltgre alla tradizionale presenza in Puglia, Campania, Basilicata, Sicilia eSardegna, questa tecnologia inizia a diffondersi anche in altre Regioni, come laToscana, lEmilia Romagna e la Liguria. Il piccolo comune con la maggior diffusione il SantAgata di Puglia (Fg), con 97,2 MW, seguito dal Bisaccia (Av) con 93,6 MW eda Ulassai (Og) con 84 MW.Anche nelleolico i Piccoli Comuni giocano un ruolo daprotagonisti. Secondo Legambiente, infatti, il 66% dei centri italiani in cui presentealmeno un impianto eolico ha meno di 5.000 abitanti e questi PC detengono il 69%dellinstallato del nostro Paese. Grazie al vento i Piccoli Comuni delleolico sono ingrado di produrre circa 7 milioni di MWh annui di energia elettrica, pari al fabbisognodi 2.850 famiglie, evitando di immettere in atmosfera circa 4.282.000 di kg di CO2.

    i piccoli comuni del mini idroelettrico: in 571 dei nostri centri minori presente almeno un impianto mini idroelettrico, nellinsieme questi impianti hannouna potenza di 993 MW. Grazie a questa tecnologia i Piccoli Comuni produconoogni anno 3,9 miliardi di kWh/a di energia elettrica pulita, in grado di soddisfare ilfabbisogno di 1,5 milioni di famiglie. Il contributo del mini idroelettrico al bilancioenergetico nazionale permette di evitare in atmosfera circa 6,6 miliardi di kg di CO

    2.

    In questo settore il comune pi allavanguardia Falcade (Bl), che vanta 3 piccoliimpianti ed una potenza complessiva di 6,6 MW, seguito da Robbiate (Lc), da Moso inPassiria (BZ). Le Amministrazioni che grazie a questa tecnologia si possono denireautosufcienti sono 347, pari al 60% dei Piccoli Comuni del mini idroelettrico e al43% dei Comuni totali del mini idroelettrico censiti da Comuni Rinnovabili 2010.

    i piccoli comuni della geotermia: in tutto sono 92 i Piccoli Comuni in cui presente almeno un impianto da geotermico. Di questi 68 presentano impianti perla produzione di energia elettrica per una potenza complessiva di 214 MW elettrici,mentre 28 hanno impianti geotermici per la produzione di energia termica per

    una potenza complessiva di 11 MW. Le maggiori installazioni in questo settore sitrovano in Toscana, il cui potenziale energetico geotermico noto e valorizzato,tanto da soddisfare il 26% dei consumi totali energetici elettrici dellintera Regione.A livello comunale, invece, le migliori prestazioni si registrano aCastelnuovo Val diCecina (Pi) e Monterotondo Marittimo (Gr), rispettivamente con 6,3 e 4,6 MWt.

    i piccoli comuni della biomassa:centrali a biomassa sono presenti in 326 PC,mentre in 111 si trovano centrali a biogas. La potenza complessiva (biomassa +biogas) di 348 MW elettrici e 361 MW termici. Undici dei 111 PC del biogas sonodotati di impianti di tipo cogenerativo, ossia in grado di produrre sia energia

    termica che elettrica. I 94 MW di potenza installata di impianti a biogas nei PiccoliComuni sono in grado di produrre circa 705 milioni di kWh annua di energiaelettrica, una quantit pari al fabbisogno di circa 280 mila famiglie, che evitalemissione in atmosfera di 423 milioni di kg di CO

    2. Tra i 326 Piccoli Comuni in

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    cui localizzato un impianto a biomassa sono distribuiti complessivamente 254MW elettrici e 326 MW termici. Gli impianti a biomassa presenti nei Piccoli Comunisono in grado di produrre circa 1 milione 700 mila kWh/a di energia elettrica,pari al fabbisogno di 711 famiglie, evitando di immettere in atmosfera oltre unmilione di kg di CO

    2lanno. Un dato molto interessante viene dagli impianti di

    teleriscaldamento, ovvero una rete di tubazioni che hanno la funzione di distribuireenergia termica alle utenze ad essa connesse. Sono infatti 192 i Piccoli Comuni chehanno realizzato un impianto di questo tipo sul proprio territorio. Nella maggiorparte dei casi si tratta di impianti allacciati a centrali a biomassa solida (cippato),solo in 2 casi la rete di teleriscaldamento collegata a impianti a biogas, mentrein 3 casi il teleriscaldamento allacciato a impianti geotermici.

    PICCOLI COMUNI RICICLONI

    Nellultima edizione del concorso nazionale Comuni Ricicloni di Legambiente, i PCche hanno superato le soglie minime di accesso alle graduatorie - 55% di raccoltadifferenziata se collocati nellarea nord del Paese, 45% per tutti gli altri sono stati689, di cui 593 nellItalia del nord, 22 in quella del centro, 74 in quella del sud isolecomprese, per un totale di 1.648.886 abitanti. Il che equivale a dire che l86,1%dei PC ricicloni collocato nel nord Italia, il 10,7% al sud e solo il 3,2% appartieneallarea geograca del centro. Calandoci nellanalisi a livello regionale (vedi tabella)emerge che Lombardia, Piemonte e Veneto sono le regioni dove maggiore lapresenza di comuni virtuosi. Il che non ha nulla di sorprendente, si tratta piuttostodella conferma di un trend in atto da diversi anni. Potrebbe, invece, stupire che

    una regione come lEmilia Romagna contribuisca con

    un numero cos esiguo di comuni al successo dellaraccolta differenziata nel nord Italia. La cosa pu esserespiegata con la scarsa diffusione del sistema di raccoltadifferenziata domiciliare in questa regione, a vantaggiodella raccolta con cassonetto stradale, meno efcientesia in termini quantitativi che qualitativi. A livelloprovinciale, hanno fatto registrare numeri da record sia ilNovarese (Piemonte) che il Cremonese (Lombardia), chevantano rispettivamente 61 e 60 Piccoli Comuni ricicloni.Seguono le provincie di Torino (Piemonte) con 54 piccoliricicloni, Asti (Piemonte) a quota 49, Padova (Veneto)con 48 Piccoli Comuni virtuosi e Rovigo (Veneto) con40. Si tratta di aree dove il livello di gestione consortile ampiamente diffuso. Gli unici importanti contributi alladiffusione della raccolta differenziata nel resto del Paesesono quelli messi in campo da Sardegna e Campania,che, con rispettivamente 31 e 30 Piccoli Comuni ricicloni,giocano ad armi pari con Trentino Alto Adige (sarebbe picorretto dire solo Trentino) e Friuli Venezia Giulia. Da una

    comparazione tra la totalit dei comuni ricicloni e i PiccoliComuni ricicloni notiamo che, tra le regioni che vantanoun numero consistente di realt virtuose, Lombardia

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    (47%) e Veneto (46%) ricevono dai Piccoli Comuni un contributo, sul totale dellapercentuale di raccolta differenziata, del tutto paragonabile ai centri di maggioredimensione. Segno probabilmente del fatto che nelle regioni dove la percentualedi raccolta differenziata pi alta il contributo arriva un po da tutto il territorio.

    PICCOLI E GRANDI COMUNI RICICLONI A CONFRONTO 2009

    REGIONETotale regionaleComuni Ricicloni

    Numero PiccoliComuni Ricicloni

    Incidenza % deiPiccoli Ricicloni

    Lombardia 389 183 47%

    Veneto 372 171 46%

    Piemonte 235 176 75%

    Campania 61 30 49%

    Friuli Ven. Giulia 48 28 58%Sardegna 45 31 69%

    Trentino A.Adige

    37 31 84%

    Emilia Romagna 30 3 10%

    Marche 20 14 70%

    Abruzzo 13 9 69%

    Toscana 13 3 23%Lazio 6 3 50%

    Sicilia 5 4 80%

    Calabria 2 2 100%

    Umbria 2 1 50%

    Val dAosta 1 - -

    Basilicata 1 - -

    Ma qual il segreto di questi comuni per raggiungere dei risultati cos importanti?Dallanalisi appare evidente che un notevole contributo venga, com prevedibile,dal sistema di raccolta adottato. In 562 (quasi l82% del totale) di queste realt ilsistema di raccolta impiegato di tipo domiciliare con separazione secco-umido,cui vanno aggiunte 31 realt che adottano un sistema di raccolta misto. Trediciamministrazioni, ad esempio, hanno scelto di afancare al porta a porta anche unservizio di raccolta a chiamata, mentre in altri 10 PC il servizio porta a porta vieneaccompagnato dai cassonetti stradali e in altri 5 da piattaforme ecologiche. I PiccoliComuni italiani (280) non sembrerebbero particolarmente inclini alladozione delcompostaggio domestico, ma a queste 41% di realt che vantano almento il 10%

    dei nuclei domestici che vi si dedicano, sicuramente va aggiunta una buona partedi comuni che non hanno censito gli aderenti a tale pratica, essendo la stessatanto comune e diffusa da rientrare nei comportamenti normalmente adottati dalla

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    popolazione, in ambito rurale. Il sistema di tassazione pi diffuso ancora latassa riuti solidi urbani (TARSU), 66,9% del totale (461 comuni), contro un 19,6%(135 comuni) che ha introdotto la tariffa igiene ambientale (TIA), sicuramente nonagevolata dagli ultimi episodi legislativi che ne hanno ostacolato lintroduzione.

    dalleolico al bonus beb: sedini (ss)Centro di 1408 abitanti in provincia di Sassari, Sedini ospita sul proprio territorioun parco eolico Enel Green Power da 65,5 MW. Grazie ai proventi derivanti dallapresenza di questo impianto, il Comune ha potuto investire circa 205 mila euro (20%contributo della Regione Sardegna) per dotare di impianti fotovoltaici alcuni edici

    pubblici, come il mattatoio, la scuola elementare e la casa comunale, per 33 kWcomplessivi. Sono inoltre in fase di realizzazione altri 2 impianti pubblici per circa 25kW. Ancora. Parte dei proventi, circa 34 mila euro, sono stati destinati invece ad aiutidi carattere sociale a famiglie in difcolt economiche, bonus beb per le giovanicoppie, per le quali stato stabilito un bonus di 1.000 euro alla nascita pi 500 eurolanno per i primi 3 anni di vita. In altre parole ecoincentivi contro lo spopolamento.

    100% rinnovabile: sluderno (bz)Realizza la migliore performance italiana sul fronte delle rinnovabili. Esempio pertutti, questo piccolo comune in grado di soddisfare la domanda di energia

    elettrica e di energia termica dei suoi residenti unicamente con energia provenienteda fonti pulite. Sluderno fonda la sua ricetta di successo su un mix di diversiimpianti da fonti rinnovabili di piccole e medie dimensioni, diffusi nel territorio.Un misto di energia verde che va dal solare termico ai pannelli fotovoltaici diffusisui tetti di case e aziende, passando per il mini idroelettrico e leolico. A scaldarele case sono, invece, gli impianti da biomasse locali e da biogas, proveniente perlo pi da liquame bovino, allacciati ad una rete di teleriscaldamento lunga 23 km.Questi impianti producono oltre 13 milioni di kWh annua di energia termica chesoddisfa il fabbisogno di oltre 500 utenze, residenziali e civili, sia del Comune diSluderno che del vicino Comune di Glorenza. Come gi accennato, i PC non solo

    si distinguono per la loro presenza massiccia tra i comuni italiani che ospitanosul loro territorio impianti alimentati da fonti rinnovabili, ma emergono anche daun punto di vista qualitativo. Accanto a Sluderno, infatti, ci sono altri 13 PC 100%rinnovabili. Ben pi numerosi (674), invece, i nostri centri minori che, grazie aduna sola tecnologia pulita, producono pi energia elettrica di quella necessaria alfabbisogno delle famiglie residenti. Per citare qualche nome, troviamo nel gruppodei 674 Radicondoli (Si) per la geotermia e Cocullo (Aq) per leolico. Dal punto divosta termico sono 15 i PC che entrano di diritto nella categoria 100% termici. Inquesti centri impianti a biomassa e geotermici allacciati a reti di teleriscaldamento

    soddisfano pienamente il fabbisogno di energia termica delle famiglie residenti.fotovoltaico chiavi in mano: florinas (ss)Unaltra esperienza di successo quella di Florinas, comune di 1567 abitanti. Al

    Buone pratiche...

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    ne di promuovere installazioni di pannelli solari, nel 2009 lAmministrazione,in collaborazione con il Circolo Legambiente Sassari, ha emanato un bandoper la selezione di unazienda che potesse fornire impianti solari fotovoltaicia residenti e piccole aziende con la formula chiavi in mano alle miglioricondizioni.Ad oggi sono stati realizzati oltre 20 impianti familiari (le dichiarazioni

    dinteresse sono circa 100). Lo stesso Comune di Florinas ha realizzato sulleproprie strutture edilizie 3 impianti fotovoltaici, per una potenza complessivadi 34 kW, grazie ai quali ogni anno eviter limmissione in atmosfera di circa27 mila kg di anidride carbonica. A questo va poi aggiunto il contributo datodal locale parco eolico, 10 turbine per 20 MW complessivi, installato nel 2004.

    energia a biogas: civitella paganico (gr)Tra le esperienze nel campo del biogas quelle che riscuotono sempre maggiorsuccesso riguardano le installazioni di impianti a biogas presso discariche. In impiantidi questo tipo possibile captare il biogas prodotto dalla fermentazione dei riuti

    e utilizzarlo come combustibile per produrre energia. Uno degli ultimi impianti diquesto genere inaugurato dal gruppo Marco Polo in collaborazione con TecnologieAmbientali srl, quello presso la discarica di riuti urbani di Cannicci, a CivitellaPaganico. Lenergia prodotta dallimpianto verr utilizzata per soddisfare il fabbisognoelettrico e termico di utenze produttive e domestiche che si trovano nelle immediatevicinanze della centrale. Secondo le stime, limpianto, grazie al recupero di circa 7milioni di metri cubi di gas (Nm3), produrr circa 4 milioni di kWh di energia elettrica,pari al fabbisogno di circa 1.600 famiglie. Pi di quelle residenti del Comune stesso.

    lidroelettrico sostenibile: turbigo (mi)

    Piccolo Comune lombardo situato lungo il Naviglio Grande e compreso tra leAmministrazioni consorziate del Parco Lombardo della Valle del Ticino, ospita sulproprio territorio limpianto mini idroelettrico Enel Green Power di Turbigo Inferiore.Centrale ad acqua uente costruita lungo il corso del Ticino, ha una potenzadi 1,64 MW e sfrutta un salto di 5,5 metri. Attraverso un canale denominatoCanale Industriale, limpianto sfrutta inoltre lacqua che viene scaricata dellacentrale di Turbigo Superiore. Questa centrale mini idroelettrica in grado difornire una potenza efciente complessiva di 1.640 kW e una producibilit mediaannua di 6,67 GWh. Costruita nel 1920, ristrutturata nel 1949 e rinnovata nel

    2007, Turbigo Inferiore parte integrante di un contesto industriale, irriguo e ditrasporto uviale antichissimo. Fin dalla sua origine, infatti, era stata concepitacon lobiettivo di sfruttare lenergia idraulica delle acque scaricate in Ticinodal Naviglio Vecchio, la cui opera di presa era costituita dalla Paladella degliSpagnoli, risalente al 1549 ed oggi dismessa. Oggi contribuisce alla gestionedelle acque del nodo idraulico di Turbigo (Canale Industriale) al netto dei prelievidelle antiche utenze irrigue e industriali: Naviglio Grande, Naviglio Langosco,Centrale Termica Turbigo. Situata allinterno del Parco del Ticino, Turbigo Inferioresi trova in una zona con forte valenza naturalistica e turistica. Anche in virt delpregio storico-naturalistico del territorio in cui la centrale ospitata, Enel GreenPower collabora con il Parco nelle attivit di gestione del territorio, riservandounattenzione privilegiata a piste ciclabili, aree attrezzate e aree di riserva di pesca.

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    campania felix, dove differenziare di casa: rofrano (sa)Il piccolo nucleo di Rofrano sorge tra le colline della provincia di Salerno a circa500 metri di altitudine e con una percentuale di raccolta differenziata dell81,4% tra i primi comuni ricicloni del sud, secondo Legambiente. I suoi 1786 cittadinisono raggiunti da un servizio di raccolta domiciliare per tutte le tipologie di riuto,

    ad eccezione di pile e batterie che possono essere conferite in un cassonetto stradalepreposto. Dai riuti ingombranti ai riuti elettronici, dagli oli esausti ai riuti inerti(piccole quantit) tutti i cittadini, previo appuntamento telefonico, usufruisconodel servizio di raccolta a domicilio afdato alla cooperativa sociale Rofrano Lavoro.Ovviamente carta, vetro, plastica, metalli e riuti organici sono raccolti in giornistabiliti. Attualmente sul territorio comunale non trova posto una piattaforma ecologicae i riuti sono collocati in unarea di deposito temporaneo nella quale rimangonoqualche giorno, prima di essere trasferiti negli impianti di trattamento e recupero.

    la raccolta monomateriale: montelupone (mc)

    Il comune marchigiano di Montelupone, in provincia di Macerata, collocato sullecolline a circa 10 km dalle spiagge dellAdriatico. Secondo Legambiente rappresentaun altro campione della differenziata porta a porta, con una soglia di raccoltadifferenziata del 75%. Tutte le tipologie di riuto domestico sono raccolte al domiciliodegli utenti a giorni stabiliti e tutte le raccolte sono di tipo monomateriale, adeccezione di plastica e metalli che sono conferiti in un unico contenitore. Per tutte glialtri riuti, ingombranti, olii, verde, Raee, i 3565 cittadini di Montelupone possonoservirsi della piattaforma ecologica comunale. Lamministrazione comunale premiai comportamenti virtuosi, cos le circa 200 famiglie che praticano il compostaggio

    domestico, usufruiscono di una riduzione del 50% sulla parte variabile della tariffa.i virtuosi del belice: salaparuta, poggioreale e gibellina (tp)Nella Sicilia dellemergenza riuti, si sono affermate anche esperienze di raccoltedifferenziate domiciliari secco/umido e di tariffazione puntuale, come quellepraticate con successo dallAto Trapani 2 - Belice Ambiente. Grazie allintroduzionedel servizio di raccolta porta a porta, tra il 2007 e il 2008 i comuni di Salaparuta,Poggioreale e Gibellina hanno avuto un incremento tale di raccolta differenziata(RD), che sono schizzati ai primi tre posti della classica dei Comuni Ricicloni 2009per la Sicilia. Salaparuta (1835 abitanti), Poggioreale (1715 ab.) e Gibellina (4385

    ab.), infatti, sono passate, rispettivamente, da una percentuale di RD del 14,79%,13,40% e 6,27% al 2007 alle percentuali record di 63,5%, 61,5% e 61,1% nel 2008.In queste Amministrazioni, come nelle altre dellATO2, stato inoltre effettuato unpassaggio dalla tassa alla tariffa sui riuti.

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    Le economie verdi tra ecoturismoe produzioni tipiche

    Il turismo per i Piccoli Comuni una risorsa fondamentale, in tanti casi valorizzatada politiche di tutela e promozione del territorio, delle tipicit e della cultura locale,diventando cos un grande motore di sviluppo. In altri le potenzialit dei centri minorinon vengono ancora adeguatamente sfruttate. Lofferta turistica dei Piccoli Comuni,misurata sulla base delle loro capacit ricettive, una realt composita e complessa,che dipende da una serie di variabili come la grandezza del comune, la sua ubicazioneallinterno di un parco naturale, la collocazione geograca o la specializzazioneeconomica dellarea. Una classicazione dei comuni su base regionale ci permettedi individuare la relazione tra Piccoli Comuni e offerta turistica.In genere i Piccoli Comuni montani del nord Italia hanno unampia capacit ricettiva,

    mentre la relazione si inverte al sud e nelle isole. La migliore performance larealizza la Valle dAosta, che per quasi il 60% dei casi ha Piccoli Comuni conpi di 64 posti letto ogni mille abitanti. Tra le regioni pi ricettive ci sono poi,nellordine, Trentino Alto Adige, Toscana e Umbria, i cui PC hanno a disposizionepi di 64 letti per mille abitanti in oltre il 50% dei casi, avendo sviluppato unacapacit di accoglienza diffusa e ben presenza. La regione con la ricettivit piridotta la Basilicata, con quasi il 97% dei Piccoli Comuni che non arrivanoa disporre di un offerta turistica di 40 posti letto ogni mille abitanti. Analogala situazione di Calabria, Campania, Molise, Puglia e Sardegna. Questo tipo di

    rapporto non riguarda solo i Piccoli Comuni, ma rimane vero anche se guardiamoai dati regionali generici. Nelle regioni in cui i Piccoli Comuni hanno le maggioricapacit ricettive, infatti, anche il dato complessivo indica i casi migliori a livellonazionale. Le regioni che nel 2009 avevano le pi alte percentuali di comunicon esercizi alberghieri erano Toscana (87%), Umbria (83%), Trentino Alto-Adige(83%), e Valle dAosta (80%), mentre quelle con le percentuali minori erano Molise(34%), Sardegna (39%), Piemonte (40%) e Calabria (41%). Anche se il dato non ponderato sulla base del numero dei comuni presenti nella regione, il che penalizzaregioni con molti comuni come il Piemonte, che da solo ha 1.072 Piccoli Comuni,la corrispondenza tra ricettivit regionale e capacit turistica dei Piccoli Comuni

    ancora evidente. Il forte legame tra Piccoli Comuni e zone di pregio ambientaleconferma la forza della vocazione turistica, un potenziale orientato soprattutto alturismo naturalistico ed escursionistico, attento a unospitalit diffusa e autentica,legato alle tradizioni dei luoghi, dallartigianato storico e di pregio, alle attrazioninaturali e paesaggistiche, alle produzioni enogastronomiche locali. In Italia ci sono23 Parchi Nazionali, 21 Aree Marine Protette, 146 Riserve Naturali Statali, 140 ParchiRegionali e 353 Riserve Naturali Regionali, a cui vanno aggiunte 3 Aree protetteNazionali e 141 Aree Protette Regionali di altro tipo, per un totale di 827 AreeProtette che coprono una supercie terrestre di oltre 3.000.000 di ettari e una

    marina di ulteriori 3.000.000 di ettari. Il numero complessivo di aree protette sialza notevolmente quando consideriamo anche boschi, paludi e oasi. Circa il 68%degli oltre 2000 comuni presenti allinterno delle aree protette hanno meno di5000 abitanti. Questi piccoli centri localizzati nelle aree protette sono ben 1633

    2.3

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    e rappresentano il 28,6% dei Piccoli Comuni italiani. Le regioni con il maggiornumero di PC facenti parte di aree protette sono il Piemonte (181), la Lombardia(179) e lAbruzzo (170). Se guardiamo invece al peso percentuale di PC a livelloregionale notiamo che un sorprendente 93,3% dei PC toscani rientra in parchi,riserve o aree naturali; seguono lAbruzzo, con il 67,7% e la Campania, con il

    49,4%. Si tratta in prevalenza di comuni montani, che grazie al turismo possonorendere le risorse intrinseche dei propri territori un valore, una forza di contrastoalle dinamiche di riduzione dei servizi e spopolamento a cui sono soggetti.

    PICCOLI COMUNI AVENTI UNA PARTE DEL PROPRIO TERRITORIO DESTINATA A PARCHI,AREE NATURALI E RISERVE

    REGIONIPC CON TERRITORIOIN AREE PROTETTE

    % SU PC DELLAREGIONE

    REGIONI ITALIANE EAREE PROTETTE

    ABRUZZO 170 67,7 50

    BASILICATA 44 44,4 18CALABRIA 122 37,4 23

    CAMPANIA 165 49,4 28

    EM. ROMAGNA 45 29,4 50

    FRIULI-VEN. GIULIA 31 19,9 42

    LAZIO 87 34,4 81

    LIGURIA 40 21,8 25

    LOMBARDIA 179 16,4 187

    MARCHE 36 20,2 11

    MOLISE 16 12,9 7

    PIEMONTE 181 16,9 114

    PUGLIA 10 11,8 35

    SARDEGNA 37 11,8 22

    SICILIA 94 47,5 85

    TOSCANA 126 93,3 115

    TRENTINO A. ADIGE 143 46,6 221

    UMBRIA 22 36,7 8 VALLE DAOSTA 22 30,1 11

    VENETO 63 20,1

    TOTALE PICCOLI COMUNI 1633 28,6 827

    Fonte: Elaborazione Legambiente su dati Cittalia/Istat 2004/Federparchi

    A conferma della vocazione turistica dei Piccoli Comuni e come segnale dellepotenzialit ancora da scoprire nei loro territori si evidenzia il ruolo che il settorealberghiero e quello della ristorazione svolgono allinterno delleconomia dei PC .

    Infatti quasi un quarto degli addetti, il 22,38%, lavora nei suddetti campi. Unpeso decisamente rilevante, il 24,71%, occupato dal terzo settore, in variemisure legato al turismo, mentre lindustria totalizza un 20,68%. Un dato daafancare a questo ci dice che lattrattivit del mercato del lavoro nei PC spesso

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    bassa, congurando una situazione in cui solo il 17,71% dei casi rappresentaun polo attrattivo dal punto di vista occupazionale. Questi comuni sono situatisoprattutto nella fascia alpina, in zone della Toscana e delle Marche. Nel restodei casi, diventa frequentemente evidente il fenomeno del pendolarismo. Daltrocanto da notare che quasi 1500 PC fanno parte di un distretto industriale,

    appartenenza che sta a indicare la vitalit produttiva, occupazionale e sinergicadi queste realt. I settori maggiormente coinvolti sono quello della meccanica,che pu contare sulla presenza di 566 PC, il 37,9% dei piccoli inclusi nei distretti,del tessile/abbigliamento, con il 27,3% e quello dei beni per la casa, con 228comuni, il 15,26%. Ma le economie dei Piccoli Comuni possono giocare soprattuttola carta delle produzioni di qualit, basate sulla capacit di realizzare produzioniirripetibili e uniche come le tipicit locali, che sono un valore aggiunto delleeconomie locali. Da questo punto di vista lItalia pu vantare il primato europeonei prodotti con riconoscimento DOP, IGP e STG, sinonimi non semplicemente di

    qualit ma di quella vita che nei territori di origine diventa tradizione, cultura enalmente eccellenza. In questo i Piccoli Comuni sono speciali: il 94% di essipresenta almeno un prodotto DOP, e la maggior parte ne presenta pi di uno.

    i piccoli comuni ditalia che presentano dop:a livello nazionale, il trend di nuovi riconoscimentie fatturati incoraggiante: a ne 2009 lItalia haregistrato il maggiore incremento in Europa, con

    ben 20 denominazioni in pi rispetto allannoprecedente. La maggior parte di tali prodottiappartiene alla tradizione di tanti Piccoli Comuni:si va dai PC veneti produttori dellAglio BiancoPolesano e dellInsalata di Lusia ai romagnoli conil Formaggio di Fossa di Sogliano, dal LimoneInterdonato di Messina al Marrone di CapreseMichelangelo, un particolare tipo di castagna giconosciuta dagli Etruschi, apprezzata dal Maestro

    Buonarroti e oggi prodotta a Caprese Michelangelo ed Anghiari, in provincia diArezzo. Per quanto riguarda il valore stimato dei fatturati alla produzione, nel2008, anno critico per la crisi mondiale, ha subito un incremento del 3,4%,giungendo a pi di 5 miliardi di euro, mentre quello al consumo, nel solo mercatonazionale, cresciuto del 5,8%, per un valore stimato intorno ai 7,8 miliardi.Gli incrementi sono legati in particolare ai settori dei formaggi e dei prodottia base di carne1, tipicit in cui i piccoli eccellono, contribuendo in manieradecisiva a strutturare unofferta decisamente signicativa per il nostro paese.

    1 Dati prelevati da Landamento del mercato delle Dop e Igp in Italia nel 2008, Ismea 2010

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    categorie dop e piccoli comuni:sul totaledei Comuni DOP, il contributo dei PC incideal 75% per quanto riguarda la produzionedi formaggi, al 73% per salumi e insaccati,al 60% per gli oli, al 41% per le essenze,

    al 12% per lortofrutta e al 46% per gli oliessenziali.2

    2 Da LItalia delle qualit agro-territoriali, Ager-Legambiente, 2005

    Buone pratiche...

    la green economy nel cuore dellumbria: massa martana (pg)Come accade spesso in un piccolo comune che batte il cuore della green eco-nomy. A due passi da Perugia stata appena inaugurata la costruzione di unimpianto a concentrazione solare, un sistema che fa convergere i raggi solari perraggiungere temperature tra i 400 e i 1000 gradi e che produce energia utilizzandosali fusi al posto di oli potenzialmente nocivi per lambiente. un sistema av-veniristico, realizzato dallArchimede Solar Energy, parte del Gruppo AngelantoniIndustrie, in collaborazione con Siemens. Uno di quegli esempi legati al territorio,che produce innovazione a livello internazionale. Va precisato che non si trat-ta semplicemente di un impianto: il progetto, che coinvolge numerosi soggettipubblici e privati, prevede la costruzione di un polo energetico dalle molteplicifunzioni: ospitare una centrale cogenerativa a biomasse, impianti per la produzio-ne di biocombustibili, nonch per la realizzazione di componenti per la produzio-ne di energia solare. Massa Martana diventa cos un polo di eccellenza a livelloeuropeo nel settore dellenergia, grazie alla collaborazione tra pubblico e priva-to nella condivisione di obiettivi e grazie a uno sguardo attento allinnovazione.

    la lombardia a consumo di suolo zero: ronco briantino (mi), cassinettadi lugagnano (mi)Hanno approvato dei piani regolatori a crescita zero, scegliendo di lascia-re liberi i terreni non ancora edicati o cementicati. Cosi i Piccoli Comu-ni di Ronco Briantino e Cassinetta di Lugagnano hanno sposato la difesa delterritorio, come requisito per una buona qualit della vita, trasforman-dola in un Piano di Governo del Territorio a consumo zero: la terra viene ri-conosciuta come un bene comune e una risorsa non rinnovabile. Lassediolegato a tanti attacchi speculativi, progetti strutturali tanto inutili quanto co-stosi e dannosi, stato contrastato anche grazie allattivazione di proces-si di partecipazione cittadina. A loro volta questi hanno condotto le comunit

    a recuperare e valorizzare il patrimonio architettonico ed ambientale esistente.

  • 8/9/2019 Dossier Piccoli Comuni

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    il paesaggio ritrovato: le cinque terre (sp) - riomaggiore, monterosso,vernazza, corniglia, manarolaCinque miglia di costa rocciosa nella Liguria orientale, due promontori alle estre-mit, migliaia di chilometri di muretti a secco coltivati a vite, cinque paesiniarroccati su speroni di pietra. Il pittoresco paesaggio delle Cinque Terre un

    gioiello tutto italiano. Per Piccoli Comuni che ne fanno parte, un vino specia-le, DOC e Presidio Slow Food, lo Sciacchetr, non rappresenta solo una tipici-t ma stato n dal medioevo vero e proprio architetto del territorio dandoorigine, data la morfologia della zona, ad una vera e propria arte: quella deiterrazzamenti. Questo patrimonio culturale, diventato nel tempo simbolo di qua-lit, ha rischiato nel tempo di perdere sia in qualit, che in quantit prodotta,per essere poi diventato oggetto, negli ultimi anni, di una spettacolare operadi recupero che ha sapientemente mescolato innovazione scientica, tradizionee collaborazione con enti locali, tra i quali il Parco Nazionale delle Cinque Ter-re. Nellultimo decennio i produttori riconosciuti sono passati da meno di 10 a23, restituendo alle Cinque Terre una ricchezza che sembrava doversi perdere.

    trasformare la debolezza in risorsa: castel del giudice (is)Castel del Giudice un antico borgo di origine medioevale nellalto Molise e contapoco pi di 350 abitanti. Da qualche anno si scelto di puntare sul coinvolgimentodei cittadini nelle scelte di sviluppo della comunit e di trasformare, laddove pos-sibile, elementi di debolezza in risorse. cos che sono nate due societ: una perla gestione di un centro di sostegno agli anziani e laltra per la produzione di melebiologiche. Quello che era un problema, noto a tanti Piccoli Comuni, cio labban-dono della vecchia scuola elementare per mancanza di iscritti, stato trasformatoin unopportunit: una struttura di accoglienza per anziani e disabili. Questa hadato lavoro ad una ventina di persone, per la maggior parte donne. Il progetto stato cos ben accolto dalla popolazione che si deciso di bissare puntando sulrecupero dei terreni incolti a forte rischio idrogeologico. stata costituita con 50cittadini la societ agricola Melise per la produzione di mele biologiche e sono sta-te messe a dimora le prime piantine. Visti i successi in termini di sviluppo economi-co e occupazionale, lamministrazione comunale ha deciso di non fermarsi qua. Laprossima tappa prevede la ristrutturazione delle vecchie stalle del paese per farnealloggi per i