Dossier Fabio Martorano - Pianeta extracomunitario

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Dossier: Speciale Attualità Pianeta extracomunitario: alla scoperta di chi ci aiuta (di Fabio Martorano) Secondo l’ISTAT, se vogliamo mantenere il nostro attuale livello di benessere, garantirci lavoro, pensione, assistenza e soprattutto non impoverirci e arretrare, oltre agli immigrati che già in Italia ci lavorano, c’è bisogno di trecentomila nuovi arrivi ogni anno. Piaccia oppure no, di loro ne abbiamo bisogno. Senza di loro il nostro Paese non avrebbe futuro. Con il nostro tasso di natalità (1,19 figli a donna), la popolazione italiana si dimezzerebbe in pochi anni. Il ricco Nord Italia ad esempio, senza l’immigrazione interna ed esterna ricevuta negli ultimi decenni, oggi avrebbe dieci milioni di abitanti invece di quindici e con una persona su tre oltre i 60 anni. Peserebbe come un macigno su ricchezza, efficienza e assistenza sociale nell'area più ricca d'Italia. Una situazione insostenibile. Occorre riflettere: non sono lontani gli anni in cui a Torino si scriveva ”Non si affitta ai meridionali”. Eppure senza di essi la città non avrebbe conosciuto il boom economico che poi l’ha contraddistinta. Idem per il resto del Nord Italia: la crisi contadina del dopoguerra aveva costretto la gente a emigrare e la disperazione e la fame di chi era rimasto erano note: le famiglie si “passavano l’osso per il brodo” di casa in casa o, peggio ancora, vendevano i propri bambini per disperazione. Sono stati cognomi come Calò, Paternò, Riccio, Scarafone, Polito e tanti, tanti altri a dare forza, vigore, spinta e qualità alla rinascita. Oggi il ciclo tende a riproporsi. Abbiamo bisogno di nuova linfa. Un esempio: tra il 15 e il 24 dicembre, in Italia, i datori di lavoro hanno avanzato 664.215 domande di assunzione di extracomunitari non stagionali, a fronte dei 170.000 ingressi annuali autorizzati dal decreto legge sui flussi 2007. Ciò lascia intendere molte cose. - I dati parlano chiaro Nell’ultimo anno l’incremento di arrivi è stato il più consistente di tutti: oltre mezzo milione di persone. Attualmente ci sono 4 milioni di extracomunitari che lavorano regolarmente nel nostro Paese. Rappresentano il 7,4% dell’occupazione totale e contribuiscono per il 3,2% al PIL nazionale. E’ un’Italia che va avanti anche grazie a loro. E con il loro lavoro e con le loro tasse, contribuiscono all’economia e, più ancora, garantiscono una manodopera altrimenti destinata a scomparire in quanto rifiutata dagli italiani. La metà del totale (un milione e 816 mila individui, pari al 47,1% del totale) proviene dai paesi dell'Est europeo. La comunità più numerosa è quella romena che ha triplicato le presenze negli ultimi due anni. Erano 342.200 nel 2005. Ora 1.016.000 nel 2007).

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Pianeta extracomunitario

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Dossier: Speciale Attualità

Pianeta extracomunitario: alla scoperta di chi ci aiuta (di Fabio Martorano) Secondo l’ISTAT, se vogliamo mantenere il nostro attuale livello di benessere, garantirci lavoro, pensione, assistenza e soprattutto non impoverirci e arretrare, oltre agli immigrati che già in Italia ci lavorano, c’è bisogno di trecentomila nuovi arrivi ogni anno.

Piaccia oppure no, di loro ne abbiamo bisogno. Senza di loro il nostro Paese non avrebbe futuro. Con il nostro tasso di natalità (1,19 figli a donna), la popolazione italiana si dimezzerebbe in pochi anni. Il ricco Nord Italia ad esempio, senza l’immigrazione interna ed esterna ricevuta negli ultimi decenni, oggi avrebbe dieci milioni di abitanti invece di quindici e con una persona su tre oltre i 60 anni. Peserebbe come un macigno su ricchezza, efficienza e assistenza sociale nell'area più ricca d'Italia. Una situazione insostenibile.

Occorre riflettere: non sono lontani gli anni in cui a Torino si scriveva ”Non si affitta ai meridionali”. Eppure senza di essi la città non avrebbe conosciuto il boom economico che poi l’ha contraddistinta. Idem per il resto del Nord Italia: la crisi contadina del dopoguerra aveva costretto la gente a emigrare e la disperazione e la fame di chi era rimasto erano note: le famiglie si “passavano l’osso per il brodo” di casa in casa o, peggio ancora, vendevano i propri bambini per disperazione. Sono stati cognomi come Calò, Paternò, Riccio, Scarafone, Polito e tanti, tanti altri a dare forza, vigore, spinta e qualità alla rinascita. Oggi il ciclo tende a riproporsi. Abbiamo bisogno di nuova linfa. Un esempio: tra il 15 e il 24 dicembre, in Italia, i datori di lavoro hanno avanzato 664.215 domande di assunzione di extracomunitari non stagionali, a fronte dei 170.000 ingressi annuali autorizzati dal decreto legge sui flussi 2007. Ciò lascia intendere molte cose. - I dati parlano chiaro Nell’ultimo anno l’incremento di arrivi è stato il più consistente di tutti: oltre mezzo milione di persone. Attualmente ci sono 4 milioni di extracomunitari che lavorano regolarmente nel nostro Paese. Rappresentano il 7,4% dell’occupazione totale e contribuiscono per il 3,2% al PIL nazionale. E’ un’Italia che va avanti anche grazie a loro. E con il loro lavoro e con le loro tasse, contribuiscono all’economia e, più ancora, garantiscono una manodopera altrimenti destinata a scomparire in quanto rifiutata dagli italiani. La metà del totale (un milione e 816 mila individui, pari al 47,1% del totale) proviene dai paesi dell'Est europeo. La comunità più numerosa è quella romena che ha triplicato le presenze negli ultimi due anni. Erano 342.200 nel 2005. Ora 1.016.000 nel 2007).

In 17 anni sono centuplicati e hanno superato i cittadini albanesi (450 mila persone) e i marocchini (385.908). Poi, via via, gli altri. Indefinibile invece ancora il numero esatto dei cittadini cinesi. Appartati e invisibili. Secondo la Confederazione Nazionale dell’Artigianato, si conoscono in Italia solo le loro imprese. Sono 18.205, in grande maggioranza individuali. L’unico dato sicuro sono i figli iscritti nelle scuole italiane: 22mila alunni. - Senza immigrati che Italia sarebbe? Lo scenario sarebbe deprimente1. L’assenza dei lavoratori stranieri creerebbe gravi ripercussioni e preoccupanti carenze produttive: dal settore infermieristico ed ausiliario a quello dell’assistenza agli anziani e ai non autosufficienti; da quello degli

addetti alle pulizie ai braccianti agricoli; dall’enogastronomia nazionale di qualità alla ristorazione e ai servizi turistico alberghieri; dall’edilizia alla cantieristica. Per non parlare dei lavori pesanti e pericolosi, oramai accettati solo dagli immigrati. - Professioni e percentuali 2 Questo l’elenco delle professioni meno preferite dagli italiani e la loro percentuale di occupazione: PROFESSIONE % Italiani (*) - Infermieri e assimilati (65,1%) - Saldatori e tagliatori a fiamma (52,9%) - Verniciatori industriali (49,6%) - Carrozzieri, lamieristi e assimilati (49,3%) - Carpentieri, tubisti e montatori (46,0%) - Cuochi in alberghi e ristoranti (42,1%) - Assistenti in case di riposo, a disabili e assimilati (40,5%) - Addetti alla lavorazione di metalli e trafilatori (39,8%) - Muratori in pietra, mattoni, refrattari (39,3%) - Conduttori di macchine per movimento terra (36,3%) (*) Le percentuali mancanti sono ricoperte da persone extracomunitarie. Ma le persone immigrate si insediano gradualmente ora anche nelle professioni qualificate, proprio in quelle che richiedono titolo, formazione e selezione per il reclutamento. PROFESSIONE % stranieri - Ingegneri meccanici (44,8) - Disegnatori artistici e assimilati (43,2) - Tecnici meccanici (40,3) - Tecnici delle costruzioni civili (39,1)

1 Stefano Molina:“Newdemos” (uno dei siti più noti dagli extracomunitari) 2“E' quanto emerge dai dati del sistema informativo Excelsior di Union-camere”. Il Sole XXIV ore.

- Specialisti nei rapporti col mercato (33,6) - Informatici e telematici (32,8) Ciò dimostra i cambiamenti in atto e il progressivo declino e l’affaticamento della società italiana, sempre più anziana, stanca e pessimista. - Dal loro lavoro si crea … lavoro

750.000 sono le badanti regolari che in Italia garantiscono cura e conforto ai nostri lungodegenti. Con il loro impiego, esse supportano altrettante famiglie italiane e soprattutto permettono alle donne italiane, di lavorare e quindi di contribuire anch’esse allo sviluppo del proprio nucleo familiare e al benessere del Paese. Altre 900.000 badanti sono costrette al lavoro in nero. E non certo per causa loro. - Badanti? Fonte immensa di risparmio per lo Stato. Le badanti rappresentano un risparmio

per lo Stato italiano pari a 45 miliardi di euro annui. Il ricovero di un lungodegente in una struttura pubblica convenzionata infatti costerebbe al giorno ciò che il privato spende in un mese. Per questo motivo sindacati e associazioni sociali chiedono di detrarre dalle tasse le spese per la badante.3 - Immigrati: ottimi contribuenti. Lo dichiara l’Inps. In questi anni i contributi pagati dai lavoratori immigrati e dai loro datori di lavoro sono una risorsa importante per la previdenza italiana. Di contro le prestazioni da erogare agli immigrati sono ancora poche. Le nostre pensioni e lo stesso Welfare centrale senza questi introiti sarebbero a rischio nel tempo. - Cittadini consumatori e risparmiatori. Attualmente nelle banche italiane si contano un milione e mezzo di conti correnti aperti da persone immigrate e un sesto in più di mutui immobiliari per la prima casa. Soldi dunque che in parte vanno anche allo Stato. Inoltre: il contributo di queste persone, con l’invio del denaro anche a casa loro, apporta sviluppo ai loro Paesi. Un beneficio che alleggerisce agli obblighi dell’Italia. - Curare e valorizzare chi vuole integrarsi. Le ricerche dimostrano che le famiglie straniere che si integrano e lavorano regolarmente, si impegnano sia nel lavoro, sia

3 Carlo Pieri (Presidente Adoc); Pietro Soldini (Responsabile all’immigrazione).

nell’educazione dei propri figli al pieno rispetto delle regole della comunità. Questi ragazzi frequentano le nostre scuole, imparano in fretta l’italiano e sanno più lingue; studiano e apprendono; hanno una gran voglia di migliorare le proprie condizioni di vita e di assomigliare ai loro coetanei. Conviene tenerceli cari e creare le condizioni migliori per un inserimento rapido di queste persone. Si deve investire su di loro. Se è vero che da un lato sono loro che hanno bisogno dell’Italia, è ancor più vero che avremo noi, presto, assoluto bisogno di loro. - Italiani: prossimi alla pensione Dal 2015 il nodo al pettine arriverà con età della pensione di tutta quell’ondata di figli nota come “baby boom” degli anni ‘50 e ‘60. Se non ci premuniamo, il rapporto di un anziano ogni tre abitanti sarà realtà. Impossibile per i giovani lavoratori italiani avere sulle spalle un fardello di simili proporzioni. Già rischiano di non avere garanzie per se stessi e per la propria vecchiaia. Figurarsi per quella degli altri. Piuttosto è meglio emigrare all’estero. - Fuga dei cervelli

Ed è proprio così. “L'Italia si conferma come un popolo di migranti; risulta fra i primi in Europa. Sono circa 4 milioni gli Italiani che hanno deciso di risiedere all'estero; gli oriundi sfiorano i 60 milioni. Una migrazione fatta da persone colte, ma non priva di problemi”.

L’Italia figura al 4 posto fra i Paesi industrializzati dell’area euro che decidono di cercare lavoro altrove. Dal 1861 ad oggi sono 28 milioni i cittadini italiani che hanno abbandonato la terra natale. Il flusso attuale delle partenze riguarda soprattutto i giovani, molti dei quali con titolo di studio universitario. L’Italia, che ha investito molto su di loro, non sa cogliere l’importanza dell’immenso patrimonio umano che ha per le mani. Non sa valorizzarlo, né impiegarlo, né retribuirlo. Sa solo offrirlo su un piatto d’argento al servizio degli altri Paesi. Perdiamo i migliori. Oltre a tutto… giovani.4

4 studio condotto dalla fondazione Migrantes: “Rapporto italiani nel mondo 2007"

Al fondo dei problemi

Irregolari e clandestini La tratta degli sfruttati: piaga dell’economia sommersa.

Il punto dolente: la clandestinità. Se da essa gli immigrati regolari si dissociano e la condannano, la clandestinità piace invece agli sfruttatori di casa nostra, cioè a quegli italiani che traggono lucro dagli irregolari attraverso il lavoro in nero. Quest’ultimo è la causa principale del fenomeno clandestino e vero motore dell’economia sommersa. Di fronte alla prospettiva di un lavoro, i clandestini accettano condizioni di vita disumane e gli sfruttatori “starnazzano”. Ecco le loro condizioni: diritti zero, la paga da terzo mondo e sottomissione assoluta. Persone senza scrupoli, pronte a punire

al minimo sgarro. Le campagne del meridione soprattutto sono teatro di profonde ingiustizie. Immigrati irregolari ricattati e costretti a vivere in strutture abbandonate, senza servizi igienici, senza acqua, senza corrente, senza riscaldamento. E “chi si ribella viene punito severamente! Come esempio per gli altri. Sindaci, forze di Stato, Ispettorati del lavoro, Associazioni di categoria e di tutela, ministeri: tutti sanno ma poco o nulla viene fatto. Occorre rivedere il meccanismo della legge, intenta solo a rendere più difficili gli ingressi regolari e a inasprire le norme sui permessi di soggiorno. I risultati sono opposti agli intenti”. 1 La criminalità va combattuta in altro modo: vanno perseguiti i reati individualmente e puniti i comportamenti illegali del mercato del lavoro. Occorre intervenire contro lo sfruttamento delle persone, pianificando, d’intesa con i Paesi di Provenienza degli immigrati, una progetto strutturale comune. Invece si continua a inquadrare il fenomeno dell’immigrazione come un’emergenza. Ma i flussi sono e saranno costanti e a lungo termine. Se non si riesce a cambiare l’ottica del problema, se non si previene questa situazione, non si arriverà mai a regolamentare i nuovi arrivi e a risolvere seriamente i problemi dell’Italia. Continueremo a incamerare clandestini, ad accrescere il lavoro in nero e a creare delinquenza.

1 Antonio Virgilio, responsabile progetti italiani di Medici senza Frontiere – per scaricare il rapporto: http://www.medicisenzafrontiere.it/Immagini/file/pubblicazioni/una_stagione_all_inferno.pdf

- Lavoro in nero: cifre da capogiro

Il danno che il lavoro in nero crea è incommensurabile. Fuoriesce dal Rapporto Eurispes Italia 2008. L’economia sommersa ha generato in Italia nel 2007 un giro d’affari imponente: 549 miliardi di Euro, pari ai Pil di Finlandia, Portogallo, Romania e Ungheria messi insieme. Nella mappa del sommerso sono coinvolti tutti i settori del nostro Paese: dall'agricoltura all'edilizia, dai servizi all'industria. A contribuire maggiormente all'economia sommersa è il lavoro in nero (54,6%),

seguito dall'evasione fiscale da parte di imprese e di commercianti in proprio (28,4%). Poi l'economia “informale”, come il mercato degli affitti (16,9%). Pagare le tasse è un dovere. Però, attualmente, in Italia le pagano tre cittadini per ogni cinque. Se le pagassimo tutti, l’onere sarebbe meno gravoso e più sopportabile per tutti. I servizi pubblici non agonizzerebbero. Anzi investirebbero su sviluppo e ricerca. Lo fanno tutti i Paesi a noi limitrofi. Rispettano il sistema e lo esaltano. Sono orgogliosi di come vanno le cose. Una dimostrazione? Chi evade viene punito in maniera severissima, ma più ancora pesa l’umiliazione morale e sociale e la perdita d’immagine della persona.

ITALIA: Quale convivenza con l’altro? “Sociologi e psicologi sociali ci insegnano che gli individui riescono più facilmente a nutrire fiducia reciproca e a collaborare quando minore è la distanza sociale tra loro. Quando la distanza sociale è ridotta, c’è un sentimento di comune identità, vicinanza e condivisione delle esperienze. Quando la distanza sociale è significativa, però, gli individui percepiscono e trattano l’altro come se appartenesse a una diversa categoria”.1 (ROBERT PUTNAM)

In Italia, dal 2005 ad oggi il numero degli immigrati che hanno acquisito la cittadinanza, è raddoppiato. L'immagine che l'opinione pubblica aveva fino a pochi anni fa degli immigrati in Italia è cambiata. Prima si pensava all'immigrazione come a un fenomeno di passaggio, un transito di stranieri che prima o poi sarebbero rientrati nel paese di origine. Oggi la maggior parte degli italiani ha capito che l'immigrazione è un fenomeno oramai stabile e che la maggior parte degli immigrati presenti nel territorio rimarrà in questo paese. “Questa consapevolezza ha provocato vari tipi di reazione. Una parte dei cittadini ha capito che non vi è alternativa se non quella di imparare a convivere con la presenza di persone di culture diverse, altri nutrono preoccupazione o indifferenza; altri ancora si dichiarano apertamente contro. Allo stesso modo è cresciuta la paura degli italiani nei loro confronti. La paura è diventata un pericoloso luogo comune: l'immigrato o il rifugiato vengono visti come soggetti minacciosi".2

La paura è un’esemplificazione pericolosissima: va superata con campagne di sensibilizzazione sul fenomeno migratorio, a 360 gradi. La politica ha la responsabilità di promuovere la convivenza civile, non di alimentare la paura. Gli italiani sono pronti a dire spesso che gli immigrati fanno paura, salvo la persona che conoscono o addirittura che hanno in casa; quella, chissà perché, risulta sempre perbene. Ciò deve indurre a riflettere: quando si conosce non si ha paura. Quando invece ci si affida alla politica e ai media, si ha una percezione alterata del fenomeno immigrazione".3 In Italia e in Europa qualche partito, per ideologia o per opportunità politica, cavalca il malcontento. Leader politici fanno lucidi calcoli di interessi: sanno che trattare l’immigrazione in termini di delinquenza o di pericolo per la sicurezza sociale, significa attirare la propria attenzione sull’opinione pubblica, già così fortemente condizionata da paure e pregiudizi. L'immagine dell'immigrato che viene trasmessa molte volte dai media è talmente stereotipata in senso negativo e talmente abbruttita che anche in molti immigrati nasce un senso di rifiuto per quelle comunità maggiormente prese di mira. 1 ROBERT PUTNAM: “La Repubblica” del 24/11/07 2 LAURA BOLDRINI portavoce dell'Unhcr: “Immigrati/ Troppi in Italia? Paura c'è, ma senza vero motivo” 8 Jesus Maria De Lourdes, giornalista Rai

- “Se potessero, se ne andrebbero via subito dall'Italia” Il sito Stranieri in Italia l'ha chiesto ai suoi lettori subito dopo l'approvazione del pacchetto sicurezza. Ne è venuto fuori un sondaggio emblematico. Oltre 4 mila risposte. Il 77% non ha dubbi, andrebbe via. Il 6% è indeciso. Il 17% rimarrebbe. Insomma, solo 17 stranieri su 100 sono contenti di vivere in Italia. Gli altri No. C'è chi ha paura dei gruppi razzisti, chi non ce la fa con i soldi, chi non può tornare a casa perché rischia la morte. C'è di tutto. - Fare a meno di loro? Certo, ma a che prezzo? Molti italiani ritengono possibile un’Italia senza stranieri. “Pochi ma buoni” - sostengono. Tutto è possibile, ma a un patto: che ognuno sia pronto a rinunciare a molti aspetti del benessere conquistato e a sentirsi pronti a fare marcia indietro per adattarsi a una vita ricca solo di molte rinunce… e soprattutto con molti meno servizi. Un esempio: L’Ocse4 stima necessaria in Italia una presenza di 6,9 infermieri ogni mille abitanti. Per ora non si supera la soglia del 5,4. Per fare marciare a regime il nostro sistema sanitario, mancherebbero all’appello ancora 50 mila infermieri. Si cerca di recuperare con la formazione universitaria e il reclutamento dall’estero. Già nel 2006 c’è stato bisogno di rilasciare 3.896 decreti per entrare in Italia a infermieri professionali extracomunitari o a neocomunitari. Di questi, il 70,4% a infermieri rumeni, il 6,8% a peruviani, il 3,7% ad albanesi, ed il 3,2% ad indiani. Fare a meno di loro? Meglio rifletterci su. E molto.

4 Parigi, 21 febbraio 2008 – “International Migration Outlook 2007” rapporto annuale dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse) sul tema dell’immigrazione e delle relative politiche: ”Profilo della popolazione immigrata nel 21/mo secolo”.

Per la realizzazione di questo servizio ci si è avvalsi dei dati pubblicati dalla rivista “Focus Immigrazione” - Rivista periodica d’informazione del Servizio Politiche Territoriali Uil Dipartimento Politiche Migratorie. Tel. 064753292- 4744753- Fax: 064744751 E-Mail: [email protected] Per saperne di più: http://www.uil.it/immigrazione/news2008.htm Si ringraziano gli autori degli articoli pubblicati sulla rivista on line “Focus Immigrazione” (lo studio e i dati estrapolati hanno il fine di consentire la divulgazione pubblica delle problematiche da essi studiate e ha l’intento di sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema IMMIGRAZIONE).

Riflessioni....

Se credi di non essere felice, guarda loro:, g

Se credi che la tua pagaè bassa, che dici di lei?

Se credi di non avere molti amici...

Quando pensi di lasciar andareQuando pensi di lasciar andare, pensa a questo uomo...

Se credi che soffri nella vita, soffri tanto come…

Se ti lamenti dei tuoimezzi di trasporto,

che ne dici di loro?

Se la società è ingiusta con te, che succede con lei?

•Godi della vita così come è e come ti si presenta giorno per

igiorno.

• Le cose sono peggio per altri e p gg pmolto migliori per noi.

Ci sono molte cose nella tua vita. Ci sono molte cose nella tua vita che meraviglieranno i tuoi occhi, ma solo poche meraviglieranno il tuo cuore...

Ti i l t di ? A l !Ti annoia lo studio? A loro no!

L’affetto dei tuoi genitori ti stanca?Loro non ne hanno!

Detesti le verdure?

Essi muoiono di fame!

Annoiato dagli stessi giochi? Loro non hanno scelta!

Ti hanno regalato Adidas invece di Nike? L h l !Loro hanno solo una marca!

Sei riconoscente di avere unletto per domire?

Loro preferirebbero non svegliarsi!

Ti lamenti ancora?

Osserva intorno a te e sii riconoscente per tutto quello che hai in questa vita passeggera...p gg

Siamo fortunati, abbiamo molto di più di quello di cui abbiamo bisogno per essere felicifelici...

Cerchiamo di non alimentare questo ciclo senza fine di consumismo e immoralità in cui questa società

'moderna e progredita' dimentica e ignora gli altri due terzi di

fratelli e sorellefratelli e sorelle.

Cerchiamo di lamentarci di meno e di aiutare di più!