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DOSSIER EGITTO Aprile 2008 A cura del Settore Crediti Corporate

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DOSSIER EGITTO

Aprile 2008

A cura del Settore Crediti Corporate

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CONTENUTO

Presenza e operatività delle banche italiane in Egitto, assetto e performance

del settore bancario egiziano ed altri elementi di approfondimento su

questioni economico-finanziarie

Dati macroeconomici relativi all’Egitto e rapporti con l’Italia

Dati di sintesi sul sistema bancario egiziano

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Presenza e operatività delle banche italiane in Egitto,

assetto e performance del settore bancario egiziano

ed altri elementi di approfondimento su questioni

economico-finanziarie

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Indice 1. Le Banche Italiane in Egitto

1.1 Presenza delle banche italiane in Egitto

1.2 Accordi di collaborazione tra banche italiane e banche egiziane

1.3 Dati sull’operatività delle banche italiane con l’Egitto

1.4 Valutazione del rischio Paese Egitto

2. Elementi di approfondimento sull’evoluzione del sistema bancario egiziano

2.1 Struttura e assetti proprietari del sistema bancario egiziano

2.2 Riforme ed evoluzione del settore bancario egiziano

2.3 Effetti del programma di riforme e performance del settore bancario

2.4 Credito bancario: principali dati di settore

2.5 Prospettive di applicazione dell’Accordo di Basilea 2 e utilizzo degli IFRS (cenni)

3. Altre questioni economiche e finanziarie rilevanti ai fini delle relazioni bilaterali

3.1 Programma di riforme

3.2 Indicatori di Investment e Business Climate

3.3 Rapporti con le Istituzioni Finanziarie Internazionali

3.4 Politiche di integrazione regionale

3.5 Iniziative bilaterali

3.6 Rapporti con gli Stati Uniti

3.7 Rapporti con l’Unione Europea

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1. Le Banche Italiane in Egitto1

1.1 Presenza delle banche italiane in Egitto

In Egitto è presente Intesa Sanpaolo, che nell’ottobre del 2006 ha acquistato l’80% di Bank

of Alexandria, sesta banca del Paese per total assets (4,6 miliardi di euro a settembre 2007

con una quota di mercato del 3,7%). Bank of Alexandria opera come banca universale, con

5600 dipendenti, una rete di circa 200 sportelli sull’intero territorio nazionale ed oltre

1.300.000 clienti (cfr. par. 2.2)

Intesa Sanpaolo e Banca Monte Paschi Siena dispongono inoltre di due uffici di

rappresentanza al Cairo. Il Gruppo Unicredit si avvale della pluriennale esperienza di un

consulente in loco per seguire la clientela business nell’area.

BNP Paribas (capogruppo di Banca Nazionale del Lavoro) è operativa in Egitto dal 1975 con

una succursale, BNP Paribas Le Caire, che dispone di oltre 50 sportelli in varie regioni del

Paese (Il Cairo, Alessandria, Hurgada, Sharm El-Sheikh, Ramadam, Mansoura, Port Said,

Suez, Luxor, October City, Obour City, Sohag, Porto Sokhna).

Infine, Crédit Agricole (della quale Cariparma e Friuladria fanno parte) controlla per il 59,44%

il Crédit Agricole Egypt2, anch’essa presente con oltre 50 agenzie nei vari Governatorati.

1.2 Accordi di collaborazione tra banche italiane e banche egiziane

Alcune banche hanno optato per una presenza sul mercato in forma indiretta, attraverso

accordi di collaborazione con intermediari locali. In particolare, da un’indagine effettuata

presso le banche italiane più attive sui mercati internazionali, è emerso che cinque gruppi

bancari italiani hanno stipulato accordi con banche egiziane, finalizzati all’assistenza della

reciproca clientela ed alla gestione delle rimesse degli immigrati.

1 Il presente documento è stato redatto sulla base delle seguenti fonti: African Development Bank; Banca Europea per gli Investimenti; Banca Mondiale “Doing business Report”; Banca Mondiale, 2006 Economic Developments and Prospects – Middle East and North Africa Region; Central Bank of Egypt; CIA-The World Factbook; A.Cicogna, I sistemi bancari del Nord Africa, Bancaria Editrice; COMESA; Economist Intelligence Unit; Eurostat; Federation of Egyptian Banks; ICE; International Monetary Fund; ISTAT; Klaus Enders, Egypt—Searching for Binding Constraints on Growth, IMF Working Paper WP/07/57, Marzo 2007; Ministry of Economic Development; Office of the United States Trade Representative; Organization for Economic Co-Operation and Development; Rilevazioni ABI; SACE; Sahar Nasr, How Sustainable and Irreversible is the Banking Sector Reform in Egypt?, Oxford University, Novembre 2006; Sintesi 2000 srl; UIC-Banca d’Italia; UN Comtrade; Unctad; Unione Europea; World Economic Forum. 2 Crédit Agricole Egypt, costituita nel settembre 2006 con la fusione di Calyon Bank Egypt e Egyptian American Bank, è controllata per il 59,44% dal gruppo Crédit Agricole; il secondo maggiore azionista è il gruppo Mansour and Maghrabi Investment and Development (MMID), private equity investment company.

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Circa le prospettive di sviluppo dell’attività delle banche italiane sul mercato egiziano, dalla

medesima indagine è emerso l’interesse a monitorare il mercato e a valutare l’opportunità di

un ulteriore ampliamento delle linee di credito in essere e di un rafforzamento della

collaborazione con nuove controparti, laddove si registri un incremento della domanda da

parte degli operatori.

1.3 Dati sull’operatività delle banche italiane con l’Egitto

Al fine di disporre di informazioni dettagliate ed aggiornate sull’operatività del sistema

bancario italiano con l’Egitto, nel mese di febbraio 2008 è stata condotta una specifica

indagine presso il Gruppo di Lavoro Relazioni Internazionali dell’ABI, composto dalle maggiori

banche italiane più attive sui mercati esteri. Nella tabella che segue sono riportati i risultati

quantitativi di tale indagine.

Plafond Complessivo (mln di €) Plafond utilizzato (totale impegni in essere e disponibilità a (mln di €)

Febbraio 2008)

con Sace

senza Sace

Totale con Sace

export altro** senza Sace

export altro** Totale Util./Totale

Totale a breve 62,0 468,6 568,6 5,4 5,4 0,0 267,8 265,1 2,6 273,2 48%

Totale a m.l.t. 44,8 313,3 370,1 11,7 11,7 0,0 162,0 159,0 3,0 173,7 47%

Totale* 106,8 781,9 938,7 17,1 17,1 0,0 429,7 424,1 5,6 446,8 48% *Si segnala che gli importi stanziati sul medio-lungo sono comprensivi di alcuni plafond segnalati dalle banche come indistinti tra breve e lungo termine. **Finanziamenti concessi, anche attraverso succursali, a società locali partecipate da imprese italiane, e/o ad imprese a capitale interamente straniero; finanziamenti per l’acquisto titoli di Stato e di partecipazioni in società private.

Complessivamente risulta un plafond stanziato di 938,7 milioni di euro, di cui 446,8 milioni

utilizzati (48% del totale)3. Il 61% del plafond è destinato ad operazioni a breve, mentre il

rimanente 39% è allocato sul medio-lungo termine.

Tale allocazione riflette la natura della domanda di finanziamento per l’operatività delle

imprese con l’Egitto, che è sbilanciata sull’export a breve prevalentemente di prodotti chimici

e materiali plastici, piccola metallurgia, strumenti e componentistica per impianti.

L’89% del plafond stanziato non prevede copertura assicurativa ed è allocato maggiormente

sul breve termine (61% del totale).

3 Rispetto agli altri Paesi del Nord Africa, il plafond Egitto risulta inferiore solo a quello del Marocco, rilevato nel settembre 2006 e pari ad oltre 1,9 miliardi di euro di cui 1,4 milioni utilizzati (74% del totale). Il plafond Tunisia risultava, a dicembre 2006, pari a 512 milioni di euro di cui 176 milioni utilizzati (35% del totale) e quello Algeria, a marzo 2007, era pari a 544,6 milioni di euro, di cui 130,7 milioni utilizzati (24% del totale).

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Il plafond SACE (11% del totale) è allocato per il 58% sul breve termine.

Per quanto riguarda più in dettaglio il livello di utilizzo delle risorse, il plafond senza copertura

SACE (429,7 milioni di euro, pari al 96% del totale) è utilizzato quasi interamente per finalità

export (99% del totale).

Il plafond SACE (17,1 milioni di euro, pari al 4% del totale) è utilizzato per il 68% del totale

sul medio-lungo termine.

Il plafond SACE, oltre al finanziamento di specifiche operazioni, comprende anche

stanziamenti destinati a linee di credito; cinque tra le maggiori banche italiane hanno inserito

l’Egitto nell’ambito delle convenzioni stipulate con la società assicurativa per un plafond

residuo disponibile di 20 milioni di euro.

1.4 Valutazione del rischio Paese Egitto

A febbraio 2008, Moody’s e Standard & Poor’s assegnavano all’Egitto un rating “accettabile”

con attenzione, pari rispettivamente a Ba1 e BB+ (secondo le due agenzie non sussiste

pericolo di insolvenza a breve termine ma vi è vulnerabilità nel caso di mutamenti delle

condizioni di equilibrio economico generale).

Per quanto riguarda la valutazione del rischio Paese effettuata dalla SACE che segue la

classificazione stabilita in sede OCSE da uno specifico gruppo a cui partecipano le Export

Credit Agencies dei Paesi dell’Organizzazione, l’Egitto (a dicembre 2007) si colloca nella

quarta categoria di rischio (su sette), con un atteggiamento assicurativo di apertura senza

restrizioni.

2. Elementi di approfondimento sull’evoluzione del sistema bancario egiziano

2.1 Struttura e assetti proprietari del sistema bancario egiziano

Il sistema bancario egiziano consta, a dicembre 2007, di 41 banche con attivi totali pari a

1.020 mila miliardi di lire egiziane, circa 121 miliardi di euro4.

Il settore è dominato da sei banche pubbliche, tre commerciali (National Bank of Egypt5,

Banque Misr e Banque du Caire) e tre specializzate (Egyptian Arab Land Bank, Principal Bank

4 Central Bank of Egypt, Monthly Bulletin, Febbraio 2008.

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for Development and Agriculture Credit e Industrial Development Bank of Egypt), che

detengono, a giugno 2007, il 44,9% degli assets di settore (il 56,6% a dicembre 2006).

Le banche private (locali ed estere) e in joint venture (anche con partner esteri) sono

ventotto e includono tra le altre Bank of Alexandria, Commercial International Bank, HSBC

Egypt, Crédit Agricole Egypt, Barclays Bank Egypt, Suez Canal Bank, Egyptian Saudi Finance

Bank. In particolare, le banche private locali detenevano, a dicembre 2006, il 15,14% degli

assets di settore, mentre le banche estere controllavano il 28,19% degli assets di settore.

Sono presenti infine sette filiali di banche estere: National Bank of Abu Dhabi, Citibank, Arab

Bank, Bank of Nova Scotia, Mashreq Bank, National Bank of Greece e National Bank of Oman.

Si segnala che la Banca Centrale non concede attualmente autorizzazioni per l’apertura di

nuove sussidiarie (ovvero per la costituzione ex novo di un intermediario nel mercato) e di

succursali di banche estere, pur non essendovi limiti stabiliti dalla normativa. Ciò in quanto le

Autorità ritengono che vi sia già un numero elevato di operatori sul mercato e attribuisce

priorità all’ingresso di intermediari esteri nel capitale di banche locali già esistenti.

Nella tabella n. 1 sono riportate le prime dieci banche del mercato egiziano per totale attivo a

dicembre 2006.

Tab. 1 – Prime dieci banche per totale attivo (milioni di dollari, dicembre 2006) Banca Assets Proprietà 1 National Bank of Egypt 32.215 Stato

2 Banque Misr 19.175 Stato

3 Banque du Caire 7.943 Stato

4 Nationale Société Générale Bank

6.914 Société Générale (Francia, 77%)

5 Commercial International Bank

6.561 Privati locali 25,9%, altre partecipazioni di origine estera

6 Bank of Alexandria 5.764 Intesa Sanpaolo (Italia, 80%)

7 Arab African International Bank

4.918 Stato 49%, Kuwait Investment Authority (51%)

8 Faisal Islamic Bank of Egypt

3.363 Stato 13,8%, Dar-al-Maal Al- Islami Trust 37%, Shamil Bank of Bahrain 9,33%

9 HSBC Bank Egypt 3.110 HSBC (UK, 94,53%)

10 Crédit Agricole Egypt 2.763 Crédit Agricole 46,35% e Calyon 13,09% (Francia) Fonte: Sintesi 2000 srl

5 La NBE a giugno 2007 deteneva il 24% degli assets totali.

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2.2 Riforme ed evoluzione del settore bancario egiziano

L’attuale struttura del sistema bancario egiziano è il prodotto di numerose trasformazioni. Per

lungo tempo il settore pubblico ha rappresentato il principale cliente delle banche statali,

arrivando ad assorbire il 75% dei prestiti all’inizio degli anni novanta; inoltre, la

partecipazione pubblica nelle banche ha prodotto inefficienze nella governance delle stesse.

Come risultato, il sistema bancario, all’inizio degli anni novanta, era caratterizzato da bassi

livelli di concorrenza, innovazione e scarsa performance.

Nel 1991 il Governo ha avviato una serie di riforme economiche e di politiche di

aggiustamento strutturale, che prevedevano, tra l’altro, la liberalizzazione e modernizzazione

del sistema finanziario. Tali misure hanno favorito l’introduzione di nuovi strumenti finanziari

e monetari e hanno gettato le basi per la creazione di un quadro legale favorevole alla

privatizzazione delle istituzioni finanziarie; tuttavia, nonostante l’annuncio iniziale del

Governo, nessuna delle banche pubbliche fu privatizzata e anche le partecipazioni detenute

dallo Stato in banche locali rimasero ancora elevate. Alla fine degli anni novanta, il

peggioramento delle condizioni macroeconomiche portò numerose imprese alla bancarotta. Il

sistema bancario ne subì le conseguenze, registrando bassi livelli di concorrenza, incremento

di non performing loans (NPL), bassa qualità degli attivi e debole governance.

Successivamente, nel settembre 2004, il Governo ha approvato un nuovo programma di

riforme di ampia portata, il Financial Sector Reform Program per il 2005-2008, finalizzato a

sviluppare un sistema finanziario solido, efficiente, competitivo e orientato al mercato.

Il piano si articola su quattro assi6:

i) consolidamento e privatizzazione del settore;

ii) ristrutturazione finanziaria e amministrativa delle banche pubbliche;

iii) riduzione dei NPLs;

iv) rafforzamento del sistema di supervisione del settore.

Significativi progressi sono stati compiuti nell’implementazione delle riforme previste.

Grazie ad una serie di operazioni di acquisizione e fusione, il numero di intermediari si è

ridotto da 60 nel 2004 agli attuali 41. Inoltre sono state vendute 12 delle 17 partecipazioni

pubbliche in banche locali. A seguito di queste dismissioni, lo Stato ha ridotto la sua presenza

nel settore alle tre banche pubbliche, le tre banche specializzate e, in misura non totalitaria,

6 Central Bank of Egypt, Annual Report 2005-2006.

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nelle seguenti banche: 46,1% nella Egyptian Workers Bank, 75,7% nella Export Development

Bank, 42% nella Housing & Development Bank e 29,9% nella Misr Iran Development Bank.

Nell’ottobre 2006 è stata avviata la prima privatizzazione di una banca pubblica, Bank of

Alexandria, acquisita per l’80% da Intesa Sanpaolo, per un valore totale dell’operazione pari a

1,6 miliardi di dollari. Il 15% delle azioni è stato invece collocato in borsa e la quota residua

del 5% è stata riservata ai dipendenti della banca. Al momento dell’acquisizione, Bank of

Alexandria rappresentava la terza banca del Paese per rete distributiva e total assets (4,7

miliardi di euro, con una quota di mercato del 5,5%) ed un patrimonio netto di circa 400

milioni di euro.

Infine, nel secondo semestre 2007 il Governo ha indetto la gara di privatizzazione di un’altra

banca statale, Banque du Caire, dopo il fallito tentativo di fusione con Banque Misr.

Il processo di vendita delle quote pubbliche nelle banche locali ha favorito la progressiva

entrata nel mercato egiziano di banche estere ed in particolare di quelle arabe. L’Arab

Banking Corporation ha acquisito la Egypt Arab African Bank, HSBC la Egyptian British Bank e

Société Générale ha comprato il 77,17% della National Société Générale Bank, che ha a sua

volta incorporato la Misr International Bank nell’ottobre 2006. Crédit Agricole Egypt

(controllata al 59,44% dal Gruppo Crédit Agricole) è stata costituita nel settembre 2006, a

seguito della fusione tra Calyon Bank Egypt, la sussidiaria del Gruppo Crédit Agricole, e la

Egyptian American Bank. La greca Piraeus Bank ha acquisito la Egyptian Commercial Bank nel

2006.

Inoltre, la libanese Blom ha rilevato la Misr Romanian Bank7 a dicembre 2005 e la libanese

Audi ha acquisito, a marzo 2006, Cairo Far East Bank. Infine, nell’agosto 2006, il gruppo del

Bahrain Ahli United Bank ha ottenuto l’89,3% della Delta International Bank, rinominata Ahli

Unites Bank Egypt.

Complessivamente sono otto le banche egiziane acquisite da banche estere negli ultimi anni e

la quota sugli assets totali delle banche estere (non arabe) e delle banche arabe nel mercato

egiziano, era pari rispettivamente al 18,5% ed al 9,6% ad ottobre 20068.

Per quanto riguarda la ristrutturazione delle banche ancora a capitale interamente pubblico, a

partire dal 2005 esse sono sottoposte ad una revisione contabile in conformità ai principi

internazionali.

7 Misr Romanian Bank, creata nel 1977 come una joint venture Romena-Egiziana, dispone di tre succursali in Egitto e quattro in Romania. 8 Fonte: Federation of Egyptian Banks.

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Rispetto al terzo pilastro del programma di riforme, relativo alla riduzione delle sofferenze in

portafoglio, sono state costituite specifiche NPL management unit sia presso la Banca

Centrale che presso le banche pubbliche e private, consentendo la regolazione ed il

riscadenzamento di circa il 50% dei crediti in sofferenza (cfr. par. 2.3).

Il Governo si è impegnato a ricapitalizzare le banche statali grazie ad un piano di sostegno

che prevede stanziamenti per un totale di 8,7 miliardi di dollari, cofinanziato dalla Banca

Mondiale, dagli Stati Uniti (6,4 miliardi di dollari), dalla Banca Africana di Sviluppo (500

milioni di dollari) dallo stesso Governo (500 milioni di dollari). Tale piano, approvato nel

settembre 2006, si poneva come obiettivi il consolidamento del settore bancario, l’aumento

della partecipazione del settore privato nel sistema bancario-finanziario, la sua

ristrutturazione attraverso la riduzione del 50% della quota di NPL entro la fine del 2008.

Nell’ambito di tale piano, le quattro banche pubbliche hanno sottoscritto un accordo con il

Ministero per gli Investimenti sull’ammontare di “debiti irregolari” (26 miliardi di lire egiziane,

circa 4,6 miliardi di euro) dovuti da imprese pubbliche statali. A gennaio 2006, il Governo ha

acquistato i NPL di Bank of Alexandria, pari a 6,9 miliardi di lire egiziane (circa 1,2 miliardi di

euro) ed è stato raggiunto un accordo anche per i restanti 19,1 miliardi di lire egiziane (3,3

miliardi di euro) di National Bank of Egypt, Banque Misr e Banque du Caire.

Infine, il quarto pilastro del programma di riforme del 2004 prevedeva l’ammodernamento ed

il rafforzamento della supervisione del settore bancario, l’allineamento alle best practices

internazionali e l’introduzione di meccanismi di supervisione risk-based. In quest’ambito, la

Central Bank of Egypt (CBE) ha firmato un protocollo con la Banca Centrale Europea e

quattro banche centrali dell’Unione Europea (Banca d’Italia, Deutsche Bundesbank, Banque

de France e Banca di Grecia) per un programma biennale di assistenza tecnica al fine di

rafforzare la funzione di supervisione.

2.3 Effetti del programma di riforme e performance del settore bancario

A seguito delle riforme attuate e delle operazioni di privatizzazione, il mercato bancario e

finanziario si è potuto sviluppare ulteriormente attraverso la creazione di fondi di

investimento, di società di asset management, di venture capital e di credit bureaux; è stato

altresì introdotto un meccanismo di assicurazione dei depositi.

L’impatto della ristrutturazione istituzionale e finanziaria è tuttavia visibile in maniera

disomogenea sulla redditività: il ROA è aumentato leggermente dallo 0,5% nel 2002 allo

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Graf. 1 Return-on-Assets

Banche pubbliche

Banche private

Sistema bancario

0

5

10

15

20

25

1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005

Graf. 2 Return-on-Equity

Banche pubbliche

Banche private

Sistema bancario

0

5

10

15

20

25

1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005

0,9% nel 2006 mentre il ROE ha subito un aumento più marcato, dall’8,9% nel 2002 al

17,4% nel 20069. Tali indicatori risultano molto più bassi per le banche pubbliche rispetto a

quelle private (grafici n.1 e n.2), come conseguenza dell’incremento degli

accantonamenti a fronte dei crediti in sofferenza, dell’inefficiente allocazione dei fondi,

nonché di bassi livelli di intermediazione finanziaria registrati dalle banche statali.

Fonte: Sahar Nasr, How Sustainable and Irreversible is the Banking Sector Reform in Egypt?, Oxford

University, Novembre 2006.

Inoltre, il rapporto tra non performing loans e prestiti totali è aumentato dal 16% nel 1999 al

24,7% a dicembre 200610. Secondo alcune analisi11, la ristrutturazione finanziaria

attraverso lo scambio di NPL con titoli di Stato in portafoglio influirà positivamente sugli

indicatori di solvibilità, ma non avrà necessariamente effetti sui costi, sui ricavi e sulla

redditività.

La tabella seguente (n. 2) compara gli indicatori di solvibilità e redditività dei settori bancari

nei Paesi del Nord Africa.

Tab. 2 Indicatori di solvibilità e redditività (2006) Marocco Algeria Tunisia Egitto NPL/prestiti totali 10,9 34,2 19,2 25,0 Return on Assets 1,3 0,6 0,2 0,6 Return on Equity 17,4 13,9 9,1 10,7

Fonte: elaborazione su dati Banca d’Italia

9 International Monetary Fund, Art IV Consultation, IMF Country Report No. 07/380, Dicembre 2007. 10 International Monetary Fund, Global Financial Stability Report, Ottobre 2007. 11 Sahar Nasr, How Sustainable and Irreversible is the Banking Sector Reform in Egypt?, Oxford University,

Novembre 2006.

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Per quanto riguarda l’intermediazione finanziaria, il rapporto tra prestiti e depositi si attesta al

54,4% (a giugno 2007), al di sotto della media mondiale dell’86% e pari alla metà del valore

registrato nelle economie industrializzate, in media del 110% (in Italia è pari al 114% a

gennaio 2008). Tale rapporto è diminuito negli ultimi anni (84% nel 2000) ad indicare che

l’intermediazione finanziaria non si è sviluppata. Inoltre, solo una piccola parte dei fondi

mobilizzati sono destinati al settore produttivo, ed ancora meno al settore privato,

nonostante il rapporto depositi/PIL sia circa il 100%, più elevato di molti Paesi emergenti12.

Le banche infatti tendono a prediligere l’investimento in titoli di Stato o altri non-loan

assets13.

A giugno 2006 il settore bancario egiziano deteneva l’80% dei titoli del Tesoro outstanding

(63% a giugno 2007), confermando politiche di investimento prudenti e una scarsa

propensione e/o capacità delle banche di selezionare progetti di investimento redditizi in cui

impiegare i propri fondi. Il settore bancario finanzia quindi il deficit pubblico di bilancio (-

7,5% nel 2007) e circa il 20% dell’attivo totale è costituito da titoli pubblici (11,6% le banche

pubbliche e 8,4% le banche private a giugno 2006).

Analizzando più in dettaglio il portafoglio titoli14 (pari a 180,9 miliardi di lire egiziane a marzo

2007, circa 24 miliardi di euro), emerge come il 30,1% del totale sia investito in

“Government bonds”, il 29,7% in “Treasury bills”, il 17,6% in “CBE notes”, il 13,7% in azioni

di imprese ed il 6,9% in obbligazioni estere (graf. n. 3).

Graf. 3 Struttura del portafoglio bancario(in miliardi di LE, marzo 2007)

Treasury bills; 53,7

Government bonds; 54,5

obbligazioni estere; 12.5

obbligazioni non statali;

3.4

azioni di imprese; 24.8

CBE notes; 31.8

Fonte: elaborazione su dati CBE

12 Tra l’altro, anche a livello di penetrazione territoriale, l’Egitto presenta una densità di sportelli inferiore a quella tipica delle economie a reddito medio-basso (4,4 sportelli ogni 100.000 abitanti). In particolare, in Egitto sono presenti 4,1 sportelli per 100.000 abitanti, contro 6,8 della Libia, 8,1 del Marocco e 9,8 della Tunisia (Fonte: A. Cicogna, I sistemi bancari del Nord Africa – Bancaria Editrice). 13 Sahar Nasr, Op. cit. 14 Central Bank of Egypt, Monthly Bulletin, Febbraio 2008.

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Infine, con la nuova legge bancaria, Banking and Money Law del 2003, è stato richiesto alle

banche di adottare entro la fine del 2005 (termine successivamente rinviato al 2008) nuovi

requisiti minimi di capitale, cinque volte più elevati rispetto a quelli precedentemente in

vigore (da 100 milioni a 300 milioni di lire egiziane per le banche locali, equivalenti a circa 20

e 60 milioni di dollari, e da 15 a 50 milioni di dollari per le filiali di banche estere). Tuttavia,

nonostante le nuove disposizioni regolamentari, le banche pubbliche rimangono

sottocapitalizzate, con un rapporto equity/assets intorno al 4%, rispetto al 7% delle banche

private.

2.4 Credito bancario: principali dati di settore

Nell’anno fiscale 2007 (che si chiude a giugno) i finanziamenti del settore bancario sono

aumentati del 9% rispetto al periodo precedente, raggiungendo i 353,7 miliardi di lire

egiziane (circa 46,5 miliardi di euro), pari al 37,7% degli attivi aggregati ed al 53,7% dei

depositi. L’incremento ha riguardato principalmente i finanziamenti in valuta estera (+ 24%)

rispetto a quelli in valuta locale (+4%).

L’aumento dei prestiti in valuta estera è riconducibile essenzialmente alla crescita

dell’indebitamento delle imprese private del 18% rispetto all’anno precedente, raggiungendo

complessivamente i 76 miliardi di lire egiziane (circa 10 miliardi di euro), pari rispettivamente

al 72% dei prestiti ed al 49% dei depositi in valuta estera.

Dalla tabella n. 3 emerge come il finanziamento alle imprese pubbliche sia aumentato tra il

1991 ed il 2000 e tra il 2002 ed il 2005, per poi ridursi rispettivamente tra il 2000 ed il 2002

e tra il 2005 ed il 2007. In particolare, nell’ultimo anno (giugno 2007) è diminuito del 26% in

relazione al periodo precedente. Per quanto riguarda il settore privato, oltre al notevole

aumento registrato nei finanziamenti alle imprese (+ 745% tra il 1991 ed il 2007), un

incremento esponenziale si rileva nel credito alle famiglie (+ 3383% tra il 1991 ed il 2007).

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17

Tab. 3 Credito bancario per settori (milioni di LE) 1991 1995 2000 2005 2006 2007 2007-dic

Totale 60.831 106.613 226.776 308.195 324.041 353.746 381.773 Valuta locale 48.064 83.303 180.673 233.141 238.926 248.544 258.780 Governo 11.727 15.611 9.152 10.938 11.285 10.787 11.024 Imprese pubbliche 13.166 21.682 27.727 30.164 26.269 18.097 19.611 Imprese private 21.040 32.902 115.171 152.193 150.491 163.292 164.174 Famiglie 1.470 12.256 27.708 39.354 50.158 55.453 63.278 Estero 661 852 915 492 723 914 693 Valuta estera 12.767 23.310 46.103 75.054 85.115 105.202 122.993 Governo 1.214 1.052 3.256 11.080 9.712 15.896 20.932 Imprese pubbliche 1.750 3.120 4.384 7.078 6.373 6.091 7.665 Imprese private 7.266 17.027 35.296 53.502 64.184 76.020 81.622 Famiglie 251 1.211 1.315 1.913 3.017 4.485 5.290 Estero 2.286 900 1.852 1.481 1.829 2.710 7.483 Fonte: elaborazione su dati CBE

Il settore privato – imprese - rappresenta la principale destinazione dei finanziamenti bancari

con il 68% del totale a giugno 2007 (grafici n. 4 e n. 5), seguito dalle famiglie (16,9%), dal

Governo (7,5%) e dalle imprese pubbliche (6,8%). Ciò nonostante, il credito alle imprese

private in rapporto al PIL è diminuito drasticamente negli ultimi anni. Tale quota (pari al

54%) è simile ad altri Paesi emergenti, ma corrisponde a circa la metà della media OCSE

(110%)15. Inoltre, la maggior parte dei finanziamenti al settore è destinato alle grandi

imprese.

Graf. 4 Finanziamenti bancari per settore (miliardi di LE)

0

50

100

150

200

250

300

350

400

1991 1995 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007

Famiglie

Imprese private

Imprese pubbliche

Governo

Fonte: elaborazione su dati CBE

15 Sahar Nasr, op. cit. Dall’elaborazione dei dati della Banca Centrale Egiziana, il rapporto tra finanziamenti bancari alle imprese e PIL risulta pari al 35% a giugno 2007.

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Graf. 5 Finanziamenti bancari per settori, 1991 - 2007

21.3%7.5%

24.5%

6.8%

46.5%

67.7%

16.9%

2.8%

0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%

100%

1991 2007

Famiglie

Imprese private

Imprese pubbliche

Governo

Fonte: elaborazione su dati CBE

Per quanto riguarda in particolare i finanziamenti alle imprese private, in valuta locale ed

estera, da una ripartizione settoriale (graf. n. 6) emerge che, a giugno 2007, il manifatturiero

assorbe il 41,6% del totale, seguito dai servizi (36,5%), dal commercio (18,6%) e

dall’agricoltura (3,3%).

Graf. 6 Finanziamenti al settore privato per attività economica (miliardi di LE)

0

50

100

150

200

250

300

1991 1995 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007

Agricoltura Manifatturiero Commercio Servizi

Fonte: elaborazione su dati CBE

Secondo alcune analisi16, solo il 17,4% delle imprese private avrebbe un prestito in essere

con un intermediario17. Lo scarso accesso al credito discende dall’inefficienza del sistema

16 Klaus Enders, Egypt—Searching for Binding Constraints on Growth, IMF Working Paper WP/07/57, Marzo 2007.

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finanziario nell’allocazione delle risorse, determinata dal predomino statale sul settore

bancario, dal ruolo preponderante dei titoli di Stato nel portafoglio delle banche, da un certo

grado di politicizzazione delle scelte di finanziamento, che limitano lo sviluppo dell’attività

bancaria secondo corretti criteri di valutazione del rischio e del rendimento.

Le difficoltà di accesso al credito sono inoltre più accentuate per le piccole e medie imprese,

anche a causa della problematicità che queste ultime riscontrano nella produzione della

documentazione necessaria (business plan, licenze, garanzia), connessa tra l’altro alle

lungaggini della pubblica amministrazione (cfr. par. 3.1).

2.5 Prospettive di applicazione dell’Accordo di Basilea 2 e utilizzo degli IFRS

(cenni)

Il sistema di regole di vigilanza attualmente vigente in Egitto accoglie i principi dell’Accordo

sul Capitale di Basilea I.

Al fine di rendere le banche idonee all’applicazione di Basilea II, la CBE ha raccomandato di

migliorare la struttura ed il funzionamento dei dipartimenti di risk management, sviluppando

metodi tecnici e analitici all’avanguardia, con un’attenzione allo sviluppo dei sistemi contabili

interni, attraverso l’acquisizione di tecniche quantitative e qualitative appropriate ed allineate

agli standard internazionali.

L’implementazione di Basilea II si rivela particolarmente difficile per le banche egiziane, a

causa delle lacune nella regolamentazione dell’accounting, nella trasparenza dei dati di

bilancio e nella supervisione del settore ancora non adeguata. Infine, se si dovesse tenere

conto anche dei non performing loans netti da dedurre dal capitale, i solvency ratios delle

banche egiziane si ridurrebbero ulteriormente.

3. Altre questioni economiche e finanziarie rilevanti ai fini delle relazioni bilaterali

3.1 Programma di riforme

Tra il 1980 ed il 2000 il PIL pro capite dell’Egitto è cresciuto in media del 2,4%, un risultato al

di sotto dei tassi medi delle economie asiatiche (Indonesia 3,3%, India 3,4% e Malesia 17 Secondo rilevazioni della Banca Mondiale, la quota di PMI che dispone di un finanziamento bancario è pari al 13% contro il 36% per le imprese maggiori (Banca Mondiale, 2006 Economic Developments and Prospects – Middle East and North Africa Region).

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3,9%), ma superiore a quello di alcuni Paesi emergenti (Brasile 0,7%, Marocco 1,2%, Turchia

2,2% e Tunisia 2,2%). Tra il 2001 ed il 2006 invece, il tasso di crescita del PIL pro capite

egiziano si è attestato su livelli inferiori sia ai Paesi limitrofi (un tasso del 2,2% rispetto al

4,3% del Marocco, al 3,5% della Tunisia ed al 3,2% della Turchia), sia ad altre economie

emergenti (India 5,4%, Indonesia 3,5% e Malesia 2,7%)18.

Tali risultati suggeriscono l’esistenza di limiti strutturali alla crescita del Paese. Come

conferma l’indicatore “ease of doing business” della Banca Mondiale (cfr. par. 3.2), che

classifica l’Egitto più indietro rispetto ad alcuni Paesi dell’area (graf. n. 7), gli operatori si

trovano infatti a dover far fronte a una serie di “barriere informali”, quali inefficienza della

burocrazia, alti livelli di corruzione, scarsa tutela dei diritti di proprietà, debole applicazione

dei contratti e limitato accesso al credito, che incidono negativamente sulla competitività del

Paese (cfr. par. 3.2).

Graf. 7 Ease of Doing Business 2008

113125

129

126

80 85 88

23

0

20

40

60

80

100

120

140

ArabiaSaudita

Giordania Libano Tunisia Yemen Algeria Egitto Marocco

Posi

zione

nel

la c

lass

ific

a

Fonte: Banca Mondiale, Doing Business 2008

Gli elevati costi per l’acquisizione di tecnologia e per il suo utilizzo nei processi produttivi

locali, ha reso difficoltosa la conversione delle produzioni egiziane verso attività più

sofisticate, per la realizzazione di beni a più alto valore aggiunto. La crescita delle

esportazioni continua ad essere guidata da beni a basso contenuto tecnologico, quali tessile

ed abbigliamento, agro processing, articoli di alluminio, materie prime e cotone.

18 Klaus Enders, Op. cit.

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Altro ostacolo è rappresentato dall’elevato tasso di disoccupazione dell’Egitto, che si attesta al

10%, e che secondo alcuni studi19, è legato a un mismatching tra domanda di lavoro

qualificata e offerta non qualificata, a causa dell’inadeguatezza del sistema

scolastico/formativo.

Infine, tra i limiti si annovera anche lo scarso accesso al credito (cfr. par. 2.4), ancorché dalle

analisi non emerga un effetto fino ad oggi significativo sullo sviluppo dell’economia egiziana;

è evidente d’altra parte come esso possa costituire in prospettiva un ostacolo ad un’ulteriore

crescita.

Secondo gli analisti del FMI20, le riforme avviate dal Governo nel 2004 (tra cui quelle rivolte

specificamente al settore bancario, cfr. par. 2.2) hanno favorito la rimozione nel breve

periodo di alcuni vincoli alla crescita sopra menzionati, grazie ad azioni volte al rafforzamento

del settore privato, al miglioramento della competitività delle strutture produttive, alla

promozione dell’export ed alla riduzione della disoccupazione e delle disuguaglianze.

In particolare, un rilevante contributo deriva dalla riforma del regime fiscale, che ha portato

al dimezzamento delle imposte sul reddito e sulle società (dal 40% al 20%), favorendo lo

sviluppo degli investimenti e il miglioramento del business environment (cfr. par. 3.2).

In tema di commercio estero sono stati abbattuti i dazi medi doganali (dal 14,6% al 7%

circa) e le tasse e soprattasse sulle importazioni, contribuendo a rilanciare gli scambi

commerciali.

Inoltre, nel 2004 è stato istituito un mercato dei cambi interbancario nel quale le banche

possono scambiare liberamente valuta estera; sono state eliminate inoltre tutte le restrizioni

alle transazioni di conto corrente, tra cui in particolare, l’obbligo introdotto nel 2003 di

convertire in lire egiziane il 75% dei ricavi in valuta estera delle esportazioni21. Attualmente,

tuttavia (sebbene la vigente legge bancaria non preveda specifici limiti in materia), la Banca

19 Ibid. 20 Ibid. 21 A seguito della liberalizzazione del regime di cambio nel gennaio 2003, la CBE, al fine di incoraggiare gli egiziani a detenere valuta locale, ridusse la liquidità del mercato, spingendo in alto i tassi di interesse. Tale aumento avrebbe dovuto frenare le operazioni di conversione di lire egiziane in dollari, rendendo più attraente detenere valuta locale. Tuttavia la quota di depositi in valuta estera sul totale delle liquidità delle banche aumentò dal 23% a gennaio al 28% a luglio. Il problema della liquidità e della mancanza di dollari, oltre ai ritardi registrati dagli operatori nella conversione di lire egiziane in valuta estera, generarono un mercato dei cambi informale. Al fine di contrastare tale tendenza, il Governo, nel marzo 2003, introdusse il “surrender requirement” per tutte le transazioni in valuta estera, che obbligava gli operatori a vendere il 75% dei proventi in valuta estera alle banche entro una settimana dall’operazione. A causa della irregolare applicazione di tale misura, i flussi di valuta estera in entrata sono rimasti limitati, generando problemi di liquidità e riduzione del valore della lira egiziana.

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Centrale controlla (formalmente o informalmente) l'accesso e l’utilizzo della valuta (sotto

forma di acquisto, finanziamenti, ecc.).

Ulteriore contributo deriva dal processo di privatizzazione, avviato nel 1991, che ha subito

una rapida accelerazione negli ultimi anni (grafico n. 8): dalle 7 operazioni nel 2002/03 si è

raggiunto un picco di 53 operazioni nel 2005/06, incluse la cessione del 20% del pacchetto

azionario di Telecom Egypt e la privatizzazione di Bank of Alexandria (cfr. par. 2.2).

Nell’ultimo anno (fino a giugno 2007) sono state effettuate 16 transazioni per un ammontare

di circa 260 milioni di euro.

Graf. 8 Importo e numero di transazioni (milioni di LE)

381 5432.078

14.305

113

13.607

5.642

952

19

10 713

28

49

53

16

0

2.000

4.000

6.000

8.000

10.000

12.000

14.000

16.000

2000/01 2001/02 2002/03 2003/04 2004/05 2005/06 2006/07 2007/080

10

20

30

40

50

60

Valore in milioni di EGP N° di transazioni

Fonte: GAFI General Authority for Investment and Free Zones

Attualmente, il Governo egiziano è impegnato in un nuovo programma di riforme di lungo

periodo denominato “Vision 2022”, che prevede l’adozione di piani di durata quinquennale,

con l’obiettivo di raggiungere tassi annuali di crescita intorno all’8%22. In tale contesto si

colloca l’attuale piano di sviluppo nazionale “2007-2012”, che prevede la realizzazione di

investimenti per un ammontare di circa 20 miliardi di euro (158,5 miliardi di lire egiziane) in

vari settori economici tra cui, servizi sociali, educazione, trasporti, acqua, agricoltura e

sanità.

3.2 Indicatori di Investment e Business Climate

Secondo l’analisi annuale “doing business” della Banca Mondiale, nel 2007 l’Egitto è stato in

assoluto il Paese che ha effettuato il maggior numero di riforme con impatti positivi sulla

22 Dal 2002 ad oggi il PIL egiziano è cresciuto significativamente: il tasso di crescita si attestava al 3,2% nel 2002/03, al 4,1% nel 2003/04, al 4,5% nel 2004/05, al 6,8% nel 2005/06 ed al 7% nel 2007.

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propria economia23. Nello stesso anno, l’Egitto occupava il 126° posto su 178 Paesi analizzati,

con un miglioramento di ben 26 posizioni rispetto al 2006, nella graduatoria dell’ease of doing

business indicator, che misura le condizioni per lo sviluppo dell’attività imprenditoriale.

La tabella n. 4 riporta tutti gli elementi che compongono l’ease of doing business dal 2006 al

2008 (con l’indicazione per alcuni di essi delle singole sottovoci che lo costituiscono) ed il

raffronto sia con i Paesi della regione che con l’area OCSE per il 2008.

Tab. 4 Doing Business in Egitto

Egitto 2008*

Egitto 2007*

Egitto 2006**

Regione24 2008

OCSE 2008

Ease of Doing Business 126° 152° 141° - -

Avviare un’impresa 55° 126° - - -

Procedure (numero) 7 10 10 8,9 6,0

Tempo (giorni) 9 19 34 27,9 14,9

Costo (% reddito pro capite) 28,6 68,8 104,9 282,7 5,1

Capitale minimo (% of PNL per capita) 12,9 694,7 739,8 313,2 32,5

Ottenimento Licenze 163° 165° - - -

Efficienza del mercato del lavoro 108° 106° - - -

Registrazione della proprietà 101° 147° - - -

Accesso al credito 115° 156° - - -

Strength of legal rights Index (0-10)25 1 1 1 3,7 6,4

Depth of credit information Index (0-6) 4 n.d. 2 2,6 4,8

Public registry coverage (%adults) 1,6 1,5 1,2 3,6 8,6

Private bureau coverage (%adults) n.d. 0,0 0,0 8,1 59,3

Protezione degli investitori 83° 105° - - -

Prelievo fiscale 150° 152° - - -

Costi e procedure per l’import-export 26° 86° - - -

Enforcement dei contratti commerciali26 145° 146° - - -

Chiusura di un attività 125° 124° - - - * Studio realizzato prendendo in considerazione 175 Paesi ** Studio realizzato prendendo in considerazione 178 Paesi

23 Le riforme adottate hanno avuto un impatto positivo negli ambiti seguenti: Avviare un impresa (il capitale minimo per avviare un impresa è passato da 50,000 LE a 1,000 LE e sia i costi che il tempo necessario in fase di start-up si sono dimezzati), Ottenimento licenza, Registrazione della proprietà, Accesso al credito e Costi e procedure per l’import-export. Dal 2007 al 2008, il Paese ha migliorato la sua posizione in cinque ambiti. 24 Paesi della regione del Medio Oriente e Nord Africa. 25 Un punteggio elevato indica che le leggi in vigore favoriscono l’accesso al credito. 26 Gli indicatori dell’enforcement dei contratti misurano l’efficienza del sistema giudiziario (o amministrativo) nell’incasso del debito in sofferenza. Esso prende in considerazione il costo ufficiale delle procedure giudiziarie, incluso i costi per il tribunale e per gli avvocati, o il costo di una procedura amministrativa di recupero del debito, espresso in percentuale del valore del debito stesso. Inoltre considera il tempo ed il numero di procedure da effettuare dal momento dall’inizio di un azione giudiziaria all’esecuzione del pagamento.

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Per quanto riguarda la competitività, il World Economic Forum (WEF) posiziona l’Egitto al 77°

posto su 131 Paesi, con un Global Competitiveness Index (GCI) pari a 3,96 su 7 per il 2007 -

2008 27. Il GCI è un indice sintetico che viene calcolato in funzione del punteggio raggiunto

dal Paese con riferimento a una serie di fattori determinanti per lo sviluppo della produttività,

tra i quali: il quadro istituzionale28, le infrastrutture, le politiche macroeconomiche, la sanità,

l’educazione e la formazione, l’efficienza del mercato compreso quello del lavoro, la financial

market sophistication29, le tecnologie30, la dimensione del mercato, le innovazioni e la

business sophistication31.

Nella tabella n. 5 è evidenziato il rating dell’Egitto in ciascuno di tali ambiti posto a confronto

con i valori relativi all’Algeria, al Marocco ed alla Tunisia.

27 L’Egitto si situava al 71° posto (su 121 Paesi analizzati) nella classifica del 2006-2007; i primi posti nella graduatoria relativa al Global Competitiveness Index 2007-2008 sono occupati da Stati Uniti (con 5,67), Svizzera (con 5,62), Danimarca (con 5,55), Svezia (con 5,54) e Germania (con 5,51). L’Italia si situa invece alla 46° posizione con 4,36. 28 Per valutare l’efficacia delle istituzioni pubbliche, il GCI prende in considerazione cinque criteri: rispetto dei diritti di proprietà, fenomeni di corruzione, grado di indipendenza del sistema giuridico, complessità ed eccesso di pratiche burocratiche, sicurezza pubblica. Le Istituzioni hanno un ruolo centrale poiché influenzano le strategie di sviluppo, d’investimento e l’organizzazione della produzione. 29 Un settore finanziario efficiente deve allocare le risorse accantonate dai cittadini in modo produttivo tenendo in considerazione i rischi. In particolare, un sistema finanziario moderno dovrebbe: a) sviluppare prodotti e metodologie che permettano ai piccoli investitori di implementare i loro progetti; b) fornire capitale di rischio e prestiti con trasparenza; c) monitorare i rischi; d) concedere capitali (prestiti, securities exchanges, venture capital) in modo adeguato per far fronte alle esigenze del settore privato. 30 L’indice misura la capacità di adattamento del Paese alle nuove tecnologie al fine di aumentare la produttività del sistema industriale. 31 Tale indice si ottiene dalla misurazione della qualità e della quantità dell’offerta locale, dall’analisi dei processi produttivi e dalla valutazione della tipologia di prodotti realizzati nel Paese in termini di sofisticatezza.

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Tab. 5 Global Competitiveness Index 2007-2008

Composizione GCI Posizione

Egitto Posizione Algeria

Posizione Marocco

Posizione Tunisia

77° 81° 64° 32° Macroarea A: Condizioni di base

79° 49° 70° 34°

1) Quadro istituzionale 51° 64° 57° 21° 2) Infrastrutture 62° 82° 68° 32° 3) Politiche macroeconomiche 124° 2° 94° 72° 4) Sanità e educazione primaria 83° 67° 75° 24° Macroarea B: Efficienza 85° 97° 80° 47° 5) Educazione secondaria e formazione 80° 94° 83° 30° 6) Efficienza del mercato 76° 92° 68° 31° 7) Efficienza del mercato del lavoro 130° 124° 125° 79° 8) Financial market sophistication 113° 127° 88° 66° 9) Tecnologie 87° 105° 70° 52° 10) Dimensione del mercato 31° 42° 55° 60° Macroarea C: Innovazione 63° 102° 70° 29° 11) Innovazione 67° 114° 76° 35° 12) Business sophistication 67° 89° 60° 26°

Fonte: The Global Competitiveness Index 2007- 2008

3.3 Rapporti con le Istituzioni Finanziarie Internazionali

Banca Mondiale

Per quanto riguarda le relazioni con la Banca Mondiale, è in fase di attuazione la Country

Assistance Strategy (CAS) per il 2006-2009, che si articola sui seguenti pilastri: a) sviluppo

del settore privato tramite il potenziamento del comparto finanziario, la riduzione dei costi di

transazione e la creazione di un business environment sempre più favorevole; b)

miglioramento dell’offerta di servizi pubblici (infrastrutture, educazione, risorse acquifere); c)

riduzione delle disparità economiche32, di genere e in materia di assistenza sanitaria. In

particolare, al 31 agosto 2007, la Banca Mondiale aveva approvato circa 115 progetti in Egitto

per un ammontare complessivo di 6,3 miliardi di dollari, di cui 5,5 miliardi sono già stati

erogati; di questi, ad oggi, 14 progetti sono in fase d’attuazione - per un valore complessivo

di 1,2 miliardi di dollari - e riguardano principalmente le infrastrutture, l’agricoltura,

l’educazione, la sanità ed il settore finanziario. In particolare, l’”Egypt Mortgage Finance

Project” approvato nel 2006, si colloca nell’ambito del più ampio programma di riforme

32 La rapida crescita economica che caratterizza l’Egitto dalla metà degli anni novanta ha contribuito all’aumento dei redditi, dei consumi ed alla creazione di nuova occupazione, con ripercussioni positive sulla riduzione della povertà. Il numero di persone povere è sceso di 0,6 milioni dal 1995 al 2000 (Fonte: African Development Bank).

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macroeconomiche e strutturali, che prevedeva la modernizzazione del settore finanziario,

avviato dal Governo nel 2004. Più in particolare, l’obiettivo del progetto è sviluppare nel

Paese il mercato ipotecario (mutui casa), migliorando l’accesso al credito da parte delle

famiglie, attualmente ostacolato da condizioni poco favorevoli tra cui termini troppo brevi per

il rimborso.

Graf. 9 Destinazione delle risorse della Banca Mondiale per settori

Agricoltura 30,70%

Finanza 3%Educazione&

Sanità 17,60%

Infrastrutture 48,70%

Fonte: World Bank, Dicembre 2007

Banca Africana di Sviluppo

La Banca Africana di Sviluppo33 è un organismo multilaterale fondato nel 1964 con la finalità

di promuovere lo sviluppo economico ed il progresso sociale dei Paesi membri del continente

africano. Gli azionisti sono 53 Paesi del continente africano fra cui l’Egitto (Regional member

countries) e 24 Paesi di Europa (tra cui l’Italia34), America ed Asia (Non-regional member

33 La Banca Africana di Sviluppo è membro dell’African Development Bank Group al quale appartengono anche il Fondo africano di sviluppo (African Development Fund- AfDF) e il Fondo di sviluppo Nigeriano (Nigeria Trust Fund creato nel 1976 con un capitale iniziale di 80 milioni di dollari). Mentre la AfDB concede crediti a condizioni vicine a quelle del mercato in Paesi con reddito medio, i due fondi sopra menzionati, creati negli anni settanta per ridurre la povertà, concedono crediti a condizioni estremamente vantaggiose in quei Paesi più poveri, che in linea generale non possono accedere ai finanziamenti ordinari concessi dalla Banca, né tanto meno sono in grado di approvvigionarsi direttamente sui mercati dei capitali a tassi d’interesse di mercato. In particolare, il Fondo Africano di Sviluppo, le cui disponibilità provengono principalmente dai contributi dei Paesi membri, eroga finanziamenti a tasso zero, con un onere annuale (service charge) pari allo 0.75% dell’importo erogato ed allo 0,50% (commitment fee) dell’impegno. Il periodo di rimborso del prestito è di 50 anni, compreso un periodo di grazia di 10 anni. 34 L’Italia è diventata membro non regionale del Fondo africano di sviluppo nel 1982, acquisendone circa cinquemila azioni, pari al 2,4% del totale. Inoltre, nel 1986, ha istituito un Trust Fund con un contributo iniziale di circa 260 mila euro a cui hanno fatto seguito nel 2003, ulteriori 2 milioni di euro. Fino ad oggi il Trust Fund italiano ha finanziato attività di assistenza tecnica, di identificazione, implementazione e valutazione e cofinanziato progetti per un totale di circa 1,17 milioni di euro. Negli ultimi anni, le risorse mobilizzate dall’Italia a favore dell’AfDB sono state destinate principalmente all’iniziativa HIPC (Heavily Indebted Poor Countries) per un totale di 36,3 milioni di dollari. Nel 2003,

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countries). La Banca finanzia una serie di progetti di sviluppo attraverso prestiti al settore

privato e pubblico, acquisizioni di partecipazioni, assistenza tecnica, investimenti in capitale

privato o pubblico, interventi d’aiuto (fino a 500 mila dollari) in casi di emergenza. Per

rendere gli strumenti più efficaci e rispondenti alle esigenze del mercato, nel 1997 è stato

creato il single currency loan35 e nel 2002 sono stati introdotti un serie di prodotti (swap sui

tassi di interesse, sulle valute, sulle materie prime, opzioni cap e collar sui tassi di interesse)

per permettere la copertura dei rischi di mercato.

Tra il 1967 e il 2006, l’Egitto è stato il terzo Paese del Nord Africa36 a ricevere finanziamenti e

doni da parte della Banca Africana di Sviluppo, per 2.749,6 milioni di euro circa (19% del

totale destinato all’area).

Nel 2006 l’Egitto ha beneficiato del 59,6% del totale dei finanziamenti (circa 763 milioni di

euro), seguito da Marocco (36,7%), Tunisia (2,2%), Mauritania (1,4%) e Sudan (0,04%).

Graf. 10 Destinazione dei finanziamenti per settori (Nord Africa - 2006)

Educazione 9,10%

Multisettoriale 10,90%

Sanità 11,90%Trasporti 15,30%

Finanza 50,50%

Agricoltura 2,30%

Fonte: Banca Africana di Sviluppo, novembre 2007

nell’ambito delle operazioni finanziate dalla AfDB, le imprese italiane hanno ottenuto contratti per la fornitura di beni ed opere civili pari a 26,7 milioni di dollari, circa il 4,6% del totale del procurement della Banca. 35 Il currency loan permette di scegliere la valuta di finanziamento (dollaro, euro, yen, rand sudafricano) e il tasso di interesse (variabile o fisso). I termini di rimborso sono pari a venti anni (incluso un periodo di grazia inferiore a cinque anni) per i finanziamenti al settore pubblico, a quattordici anni (incluso un periodo di grazia inferiore a quattro anni) per le linee di credito con garanzia pubblica, compresi tra cinque e quindici anni (periodo di grazia inferiore a tre anni) per i finanziamenti al settore privato. 36 La regione del Nord Africa, composta da Algeria, Egitto, Libia, Mauritania, Marocco, Sudan e Tunisia rappresenta un mercato di 197,1 milioni di consumatori nel 2006 (pari al 21% della popolazione dell’intero continente). Dal 1968 al 2006, con un totale cumulato di circa 14,4 miliardi di euro -12,67 miliardi di UA- , la suddetta regione è stata la principale destinazione dei finanziamenti della Banca Africana di sviluppo (32,5% del totale). Le risorse sono state impiegate principalmente nei settori seguenti: finanza (23,8%), multisettoriale (17,7%), energia (14,5%), trasporti (13%), agricoltura (11,6%), educazione (6,9%), sanità (5,4%), industria (4,1%) e comunicazione (2,8%).

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In particolare, al fine di sostenere le riforme in atto nel settore finanziario nell’ambito del

programma di riforme governativo, la Banca Africana di Sviluppo, in cofinanziamneto con la

Banca Mondiale, Stati Uniti e Governo egiziano, ha contribuito per un ammontare di 500

milioni di dollari (cfr. par. 2.2), maggior prestito mai concesso dalla AfDB.

Un altro progetto dell’AfDB è il “Social Fund for development of Micro and Small Entreprises”

volto a favorire lo sviluppo delle piccole imprese37, che prevede finanziamenti per un totale di

circa 67,6 milioni di euro e contributi complessivi a fondo perduto pari a circa 680.000 euro.

L’obiettivo è quello di aumentare la percentuale delle PMI che hanno accesso al credito, dal

10% al 35% entro il 2011, e di fornire assistenza tecnica per sviluppare settori chiave

dell’economia.

3.4 Politiche di integrazione regionale

Le Autorità egiziane, data la posizione geografica strategica del Paese, hanno espresso

interesse per lo sviluppo delle relazioni economiche non solo con i Paesi dell’area nordafricana

e mediorientale ma anche con il resto del mondo, nell’ottica di una progressiva integrazione

regionale e di un maggior grado di apertura internazionale. Si collocano in tale contesto una

serie di iniziative di partnership con altri Stati della regione, tra cui l’area di libero scambio tra

i Paesi africani, la Greater Arab Free Trade Area e l’accordo di Agadir nella regione del Nord

Africa e del Medio Oriente, il negoziato in corso con gli Stati Uniti per la liberalizzazione degli

scambi bilaterali e l’Accordo di Associazione con l’Unione Europea nell’ambito del più ampio

processo di Barcellona.

Common Market of Eastern And Southern Africa (COMESA)

Nel 1998 l’Egitto ha ratificato l’adesione al Common Market of East and South Africa

(COMESA), zona di scambio preferenziale creata nel 1994 tra numerosi Paesi dell’Africa

subsahriana38 per sviluppare il commercio e per promuovere l’integrazione regionale con

l’obiettivo ultimo di costituire una zona di libero scambio, un’unione doganale regionale e

un’eventuale unione monetaria ispirata al modello europeo. Tra gli altri obiettivi principali del 37 Secondo quanto rilavato dal GAFI, le PMI formano attualmente circa il 70% del PIL mentre all’inizio degli anni novanta il loro preso era pari al 40% del PIL. Tenuto conto della loro importanza, il Governo ha avviato una serie di progetti che mirano a migliorare l’accesso delle PMI ai servizi finanziari ed al mercato, ad aumentare l’offerta di lavoro qualificato ed a incoraggiare l’adozione di innovazioni e di tecnologia internazionale nei processi produttivi. 38 Il COMESA è costituito da Burundi, R.D Congo, Comores, Djibuti, Egitto, Eritrea, Etiopia, Kenya, Libia, Madagascar, Malawi, Mauritius, Rwanda, Seychelles, Sudan, Swaziland, Uganda, Zambia, Zimbabwe.

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COMESA vi sono: il miglioramento della gestione delle reti di comunicazione e dei trasporti, la

costituzione di un contesto normativo e regolamentare che favorisca lo sviluppo del settore

privato, nonché la graduale armonizzazione delle politiche macroeconomiche e monetarie tra i

Paesi firmatari 39.

Attualmente, il commercio all’interno del COMESA si attesta ancora su livelli modesti40 e dei

19 Paesi africani - che rappresentano un mercato di circa 389 milioni di consumatori - 13 (tra

cui l’Egitto41) hanno costituito una zona di libero scambio, mentre i rimanenti 6 stanno

perfezionando l’adesione ed applicano al momento una riduzione tariffaria che oscilla tra il 60

ed il 90%. Data l’eterogeneità42 delle economie coinvolte, i tempi per la completa

realizzazione dell’area di libero scambio sembrano ancora lunghi.

Greater Arab Free Trade Agreement (GAFTA)

Fin dalla fine degli anni novanta, alcuni Paesi appartenenti alla Lega Araba43 hanno avviato i

negoziati per la creazione di un’area di libero scambio oggi denominata “Greater Arab Free

Trade Area”. L’accordo, entrato in vigore nel 1998 e sottoscritto da 17 Paesi arabi44,

prevedeva la graduale liberalizzazione del commercio di beni industriali, attraverso una

riduzione dei dazi nella misura del 10% annuo fino al 2004 e la completa rimozione delle

39 Al fine di contribuire allo sviluppo socio-economico di ogni Paese membro, di rafforzare gli scambi commerciali all’interno dell’area e di favorire i processi d’integrazione regionale, è stata costituita nel 1985 la Banca di Sviluppo Eastern and Southern Africa Trade and Development Bank (PTA Bank), di cui l’Egitto è membro (fanno altresì parte della Banca di sviluppo 16 Paesi membri del COMESA: Burundi, Comoros, Djibouti, Eritrea, Etiopia, Kenya, Malawi, Mauritius, Rwanda, Seychelles, Somalia, Sudan, Tanzania, Uganda, Zambia, Zimbabwe, The African Development Bank e la Cina). Inizialmente la PTA Bank rappresentava il “braccio finanziario” della Preferential Trade Area (PTA), zona di scambio preferenziale creata nel 1981 per favorire l’integrazione regionale, e sostituita successivamente dal COMESA. L’attività della PTA BANK non si limita alla concessione di prestiti ma comprende anche servizi complementari come assistenza finanziaria tecnica, joint-venture e cofinanziamenti. Dato l’importante contributo fornito dal settore privato per lo sviluppo economico dell’area, la PTA Bank sostiene principalmente attività commerciali legate ai settori chiave dell’economia quali l’energia, l’agricoltura, i trasporti/comunicazioni e alla fornitura di input industriali, concedendo prestiti che variano da un minimo di 500.000 dollari ad un massimo di 20 milioni di dollari a tassi d’interesse variabili in base al contesto geografico e alla rischiosità del progetto. 40 Secondo gli ultimi dati disponibili del COMESA, l’interscambio con i Paesi del COMESA pesa per circa il 3,2% delle esportazioni e l’1,7% delle importazioni egiziane. 41 Oltre all’Egitto, hanno aderito alla prima zona di libero scambio anche Burundi, Comores, Djibuti, Kenya, Libia, Madagascar, Malawi, Mauritius, Randa, Soudan, Zambia e Zimbabwe. 42 Alcuni Paesi non dispongono attualmente di efficienti canali di trasporto e/o di distribuzione nonché di strutture in grado di favorire l’interscambio. 43 La Lega Araba, che consta attualmente di 22 Paesi membri, è stata istituita nel 1945 dai seguenti Paesi fondatori: Egitto, Iraq, Giordania, Libano, Arabia Saudita, Siria e Yemen, a cui si sono aggiunti in seguito, Libia, Sudan, Marocco, Tunisia, Kuwait, Algeria, Unione degli Emirati Arabi, Bahrain, Qatar, Oman, Mauritania, Somalia, l’Autorità Palestinese, Gibuti e l’Unione delle Comore. L’organizzazione, si pone come obiettivo di consolidare i legami tra gli Stati arabi nelle questioni politiche-economiche, sociali e culturali. 44 Arabia Saudita, Bahrain, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Iraq, Kuwait, Libano, Libia, Marocco, Oman, Siria, Autorità Palestinese, Tunisia, Qatar e Yemen.

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barriere tariffarie rimanenti entro l’anno successivo45. L’obiettivo finale era stimolare il

commercio intra-regionale, attrarre un maggior flusso di investimenti diretti esteri, rafforzare

il potere negoziale dell’area nel contesto internazionale e creare le condizioni per una

maggiore stabilità e sicurezza nella regione. Tuttavia, secondo quanto riportato da alcune

fonti egiziane, la circolazione delle merci tra i Paesi sottoscrittori dell’accordo sarebbe ancora

oggi ostacolata da gravose richieste sulla conformità dei prodotti importati alle norme del

Paese importatore. Tali ostacoli hanno indotto i singoli Stati membri ad orientarsi su mercati

di dimensioni più ristrette, promuovendo iniziative sottoregionali, quali ad esempio l’Accordo

di Agadir.

Accordo di Agadir

Nel 2004 l’Egitto ha firmato l’accordo di Agadir, che mira alla creazione di un’area di libero

scambio con Tunisia, Marocco e Giordania, nel rispetto dei principi dell’Organizzazione

Mondiale del Commercio46. Il processo d’integrazione tra questi quattro Paesi arabi

mediterranei, che rappresentano un mercato di 120 milioni di persone il cui prodotto interno

lordo è pari a circa 150 miliardi di euro, prevede la progressiva armonizzazione delle politiche

macroeconomiche in materia commerciale, agricola, industriale, finanziaria, doganale e

consente l’accesso preferenziale nell’area per le merci provenienti dai singoli Stati membri.

L’accordo, che ha favorito lo sviluppo di relazioni commerciali e la stabilizzazione dell’area,

fornisce un contributo essenziale agli sforzi compiuti verso la realizzazione del progetto di

partenariato Euromed (cfr. par. 3.7). Al fine di migliorare la cooperazione interregionale

“Sud–Sud”, l’Unione Europea ha sostenuto sia politicamente che economicamente l’Accordo di

Agadir, incoraggiando il coinvolgimento di altri Paesi del Mediterraneo e stanziando 4 milioni

di euro per la fornitura di assistenza tecnica ai Paesi firmatari.

45 Si precisa che sono state concesse eccezioni al Sudan e allo Yemen che, in quanto Least developed Countries (LDCs), possono ridurre i dazi entro il 2010 e all’Autorità Palestinese. 46 Tra i quali la “clausola del trattamento nazionale” che obbliga un Paese membro a trattare allo stesso modo gli investitori nazionali e quelli esteri.

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Tab. 5 Principali accordi economico-commerciali

Accordo Paesi Membri Anno Obiettivi Grado di attuazione

Common Market of Eastern and Southern Africa (COMESA)

Burundi R.D. Congo Comores Djibuti Egitto Eritrea Etiopia Kenya Libia Madagascar

Malawi Mauritius Randa Seychelles Sudan Swaziland Uganda Zambia Zimbabwe

1994 Zona di libero scambio Unione doganale Unione monetaria

Area di libero scambio con 13 Paesi.

Greater Arab Free Trade Agreement

Autorità Palestinese Arabia Saudita Bahrain Emirati Arabi Uniti Egitto Iraq Giordania Kuwait Libano

Libia Marocco Oman Qatar Siria Sudan Tunisia Yemen

1998 Completa rimozione delle barriere tariffarie entro il 2005 per favorire gli scambi commerciali nell’area

Il commercio è ostacolato dalle richieste di conformità delle merci oggetto di scambio; gli scambi intra - GAFTA ammontavano al 9,1% nel 1997 e all’8,8% nel 2004 rispetto al totale degli scambi dell’area.

Accordo di Agadir

Egitto Giordania Marocco Tunisia

2004 Area di libero scambio

Completa rimozione delle barriere tariffarie e non dall’entrata in vigore dell’accordo

3.5 Iniziative bilaterali

Accordo tra l’Egitto e l’European Free Trade Association (EFTA)

Nel gennaio 2004 è stato firmato l’Accordo tra l’Egitto e l’European Free Trade Association

(EFTA47), per la creazione di una zona di libero scambio entro il 2020. Tale accordo, entrato

in vigore da agosto 2007, si pone principalmente l’obiettivo di rafforzare ed approfondire le

relazioni economiche già in essere tra i Paesi48 e di favorire nuove opportunità di

collaborazione e di investimenti. L’accordo riconosce l’immediato libero ingresso nell’area

EFTA dei beni industriali provenienti dall’Egitto, mentre la liberalizzazione delle importazioni

dall’EFTA avviene in modo graduale. I dazi su una serie di prodotti sono già stati azzerati nei

primi mesi dall’entrata in vigore dell’accordo, mentre gli ostacoli rimanenti verranno rimossi

progressivamente fino alla completa eliminazione entro gennaio 2020. L’accordo, rispettando

specifiche intese bilaterali tra l’Egitto ed i singoli Paesi membri dell’EFTA, garantisce altresì

47 L’EFTA è l'Associazione europea di libero scambio, un'organizzazione fondata nel 1960 al fine di promuovere il libero scambio dei beni tra i suoi Stati membri, come alternativa per gli Stati europei che non volevano entrare nell’allora Comunità Economica Europea (CEE). L’Associazione è attualmente formata da Norvegia Liechtenstein, Islanda e Svizzera. 48 Nel 2006 gli scambi commerciali tra l’EFTA e l’Egitto ammontavano a circa 428,5 milioni di dollari.

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l’accesso preferenziale nei Paesi EFTA per molti prodotti agricoli egiziani; non sono invece

disponibili informazioni circa la liberalizzazione dei servizi, anch’essa prevista entro il 2020.

Altre iniziative

In seguito all’ambizioso programma di riforme economiche avviato nel 2004 che ha

contribuito ad attrarre investimenti diretti esteri nel Paese, l’Organization for Economic Co-

Operation and Development (OCSE) ha proposto all’Egitto di aderire alla Declaration on

International Investment and Multinational Enterprises, che prevede l’applicazione della

clausola del trattamento nazionale agli investitori esteri e la promozione di un codice etico

internazionale. L’Egitto è stato il primo Paese Arabo ed Africano a firmare tale dichiarazione,

l’11 luglio 2007.

L’Egitto è inoltre membro del G-15, gruppo composto da 17 Paesi in via di sviluppo dell’Asia,

Africa e America Latina49 per rafforzare la collaborazione e favorire il dialogo tra gli Stati del

Nord e del Sud nell’ambito dei Summits organizzati dall’Organizzazione Mondiale per il

Commercio.

Accordo tra l’Egitto e la Turchia

L’Egitto e la Turchia, entrambi impegnati nel Processo di Barcellona (cfr. par. 3.7) hanno

siglato nel 2005 un accordo per la costituzione di una area di libero scambio. In seguito alla

firma di tale accordo, gli scambi tra l’Egitto e la Turchia sono aumentati notevolmente50.

49 Il G-15 comprende i Paesi seguenti: Algeria, Argentina, Brasile,Cile,Egitto, India, Indonesia,Giamaica, Kenya, Nigeria, Malaysia, Messico, Peru, Senegal, Sri Lanka, Venezuela e Zimbabwe. 50 Le esportazioni egiziane verso la Turchia sono cresciute considerevolmente nell’arco di un anno, passando da 362 a 624 milioni di USD dal 2006 al 2007, cosi come le importazioni, che sono aumentate da 645 a 827 milioni di USD. A novembre 2007 l’interscambio ammontava a 1,5 miliardi di dollari.

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3.6 Rapporti con gli Stati Uniti

Trade and Investment Framework Agreement (TIFA)

A partire dal 2003 il Governo americano si è fatto promotore di una serie di accordi51 volti a

rafforzare i legami economici con 16 Paesi del Medio Oriente52 e 4 del Nord Africa53, con

l’obiettivo ultimo di creare un’area di libero scambio, denominata Middle East Free Trade Area

(MEFTA), entro il 2013. Si colloca in tale contesto il Trade and Investment Framework

Agreement (TIFA) firmato con l’Egitto nel 1999, al fine di aumentare il commercio e la

cooperazione bilaterale e facilitare l’ingresso dei beni nei rispettivi mercati tramite la

rimozione delle barriere tariffarie e non tariffarie.

L’interesse americano alla creazione della MEFTA non è unicamente economico, ma è anche

riconducibile a ragioni geopolitiche e di sicurezza ed alla più ampia strategia statunitense

contro il terrorismo. D’altra parte, le motivazioni che hanno indotto i Paesi MENA alla stipula

degli accordi in discorso sono di carattere eminentemente economico e connesse agli obiettivi

di incremento degli investimenti e dei flussi commerciali anche vis-à-vis altre economie

avanzate54.

“Qualifyed Industrial Zones”55 Egitto, Israele e Stati Uniti

Nel 1996, il Governo americano ha avviato un progetto per la costituzione di “Qualifying

Industrial Zones” (QIZ) tra Israele e Giordania e successivamente tra Israele e l’Egitto.

51 Tali accordi bilaterali, che possono avere la forma di accordi commerciali preferenziali (GSPs), accordi sul commercio e sugli investimenti (TIFAs), trattati circa gli investimenti bilaterali (BITs) e accordi di libero scambio (FTAs), impongono ai Paesi firmatari dell’area MENA di migliorare il proprio sistema normativo introducendo misure di protezione per gli investitori e di aumentare la trasparenza in materia di regolamentazione, di politiche commerciali e di dazi doganali. Gli Stati Uniti hanno siglato TIFAs anche con Algeria, Kuwait, Qatar, Arabia Saudita, Tunisia, Yemen, Israele, Giordania, Marocco, Bahrain e Iraqe FTAs con con Israele, Giordania, Marocco, Bahrain, Oman e con l’Unione degli Emirati Arabi. 52 Bahrain, Cipro, Egitto, Striscia di Gaza, Iran, Iraq, Israele, Giordania, Kuwait, Libano, Oman, Qatar Arabia Saudita, Siria, Emirati Arabi Uniti e Yemen. 53 Algeria, Libia, Marocco e Tunisia. 54 Fonte: Office of the United States Trade Representative. 55 Al fine di diversificare la distribuzione territoriale degli insediamenti industriali, inizialmente concentrati nella zona del Cairo, il Governo Egiziano ha dato avvio alla costituzione di Zone franche private o pubbliche, Zone economiche Speciali e Zone Industriali Qualificate (QIZ) nel resto del Paese. Le Zone Franche, gestite dalla General Authoriy for Investment and Free trade (GAFI), sono aree in cui gli investitori beneficiano di maggiori incentivi, garanzie ed esenzioni (libertà di scegliere settore, la forma giuridica ed i partners; assenza di restrizioni circa la nazionalità dei capitali, libertà di rimpatriare il capitale investito ed i profitti, di operare per conto terzi, di determinare i prezzi dei prodotti ed il margine di profitto; protezione contro confische, sequestro, espropriazione e nazionalizzazione). Infine, gli investimenti realizzati nelle zone economiche speciali-SEZs beneficiano di numerosi vantaggi competitivi (10% tasse applicate su tutte le attività rispetto al 20% applicabile normalmente; un sistema amministrativo più flessibile, assegnazione agli esportatori dalle zone SEZs di un certificato di origine egiziano utilizzabile secondo gli accordi di commercio internazionale).

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In particolare, l’accordo di cooperazione industriale e commerciale privilegiata siglato nel

2005 tra Stati Uniti, Israele ed Egitto, ha individuato aree geografiche circoscritte all’interno

del Paese - identificate dal Governo egiziano ed approvate dal Governo americano - nelle

quali vengono prodotti beni industriali, a partire da fattori produttivi israeliani, che godono di

un accesso preferenziale al mercato statunitense. Tale accordo riconosce infatti libero

ingresso nel mercato statunitense ai prodotti originati per almeno il 35% all’interno delle QIZ

situate nel Nord del Paese - ovvero nei pressi del Cairo, di Alessandria e del Canale di Suez -

di cui almeno l’11,7% va realizzato con fattori produttivi di origine israeliana. I suddetti

vantaggi si applicano a tutti i prodotti indipendentemente dalla dimensione dell’azienda e dal

fatto che essa sia privata o pubblica56.

Le QIZ hanno contribuito in modo significativo alla crescita del Paese, all’aumento

dell’occupazione, alla promozione delle esportazioni, alla modernizzazione delle strutture

produttive ed all’incremento del grado di apertura del Paese al mercato internazionale. Come

risultato, secondo il Ministry of Industry, Trade & Labor di Israele, le esportazioni israeliane

verso l’Egitto sono aumentate del 300% dal 2004 al 2005 (passando da 29 a 93,2 milioni di

dollari), per poi attestarsi a circa 125 milioni di dollari nel 2006. Per quanto riguarda invece le

esportazioni egiziane verso gli Stati Uniti, esse ammontavano a 1,3 miliardi di dollari nel 2004

ed hanno raggiunto la soglia dei 2 miliardi di dollari nel 2005, continuando a crescere anche

l’anno successivo.

3.7 Rapporti con l’Unione Europea

Nel novembre 1995, quindici Paesi membri dell’Unione Europea e dodici Paesi del sud e

dell’est del Mediterraneo (Algeria, Tunisia, Marocco, Egitto, Israele, Giordania, Autorità

Nazionale Palestinese, Libano, Siria, Turchia, Cipro e Malta) hanno avviato il c.d. “Processo di

Barcellona”, ovvero il Partenariato Euromediterraneo finalizzato alla creazione di un’area di

pace, stabilità e prosperità tra i Paesi Europei e quelli del Sud del Mediterraneo57, attraverso il

rafforzamento del dialogo politico e culturale, la cooperazione economica e finanziaria e la

progressiva integrazione dei mercati.

56 Attualmente il settore tessile utilizza maggiormente il canale delle QIZ rispetto ad altri comparti merceologici. 57 Con l’allargamento dell’Unione Europea del maggio 2004, Cipro e Malta sono diventati membri dell’UE cosi come Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria. Inoltre il 1 gennaio 2007, sono entrati anche Romania e Bulgaria; attualmente pertanto il Partenariato Euro-Mediterraneo riunisce i 27 Stati membri dell’UE e 10 Partner mediterranei (Algeria, Tunisia, Marocco, Egitto, Israele, Giordania, Autorità Nazionale Palestinese, Libano, Siria, Turchia). La Libia ha status di osservatore dal 1999.

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Il Partenariato Euromed si sviluppa lungo due direttrici complementari: una dimensione

bilaterale che si esplica nel quadro degli Accordi di Associazione58 tra l’UE e i Paesi dell’area

mediterranea59 con l’obiettivo sul piano commerciale di creare un’area di libero scambio entro

il 2010, e una dimensione regionale finalizzata a promuovere l’integrazione tra tutti i

Partners; inoltre, particolare importanza è attribuita alla cooperazione “Sud-Sud” tra i Paesi

mediterranei.

In seguito all’entrata in vigore dell’Accordo di Associazione con l’Egitto nel 200460, gli scambi

bilaterali tra l’Unione Europea e l’Egitto sono aumentati considerevolmente, passando da 11,5

a 13,3 miliardi di euro nel 2005, per poi attestarsi a 16,3 miliardi nel 2006. In particolare, le

esportazioni egiziane verso l’area sono aumentate del 45% nel 2006 e le importazioni sono

cresciute del 6%61. L’interscambio con l’Egitto riguarda essenzialmente minerali ed energia

(29%), macchine (26%), prodotti chimici (14%), metalli (11%), prodotti agricoli (7%),

manufatti (7%) e prodotti tesili (6%).

European Neighbourhood and Partnership Instrument (ENPI)

La Politica Europea di Vicinato (PEV)62 stabilisce le modalità con cui l’Unione Europea si

propone di cooperare con i Paesi ad essa vicini ed ha sostituito ed inglobato le precedenti

politiche comunitarie rivolte alla Sponda Sud del Mediterraneo, ampliandone la portata anche

a Paesi dell’Europa Orientale e dell’Asia Centrale. Essa si esplica in attività di assistenza 58 L’entrata in vigore degli Accordi si ha soltanto a seguito della ratifica degli stessi da parte di una serie di Autorità (Parlamento Europeo, Parlamenti dei Membri UE, Parlamento del Paese Partner), comportando di norma un lungo intervallo di tempo, anche di alcuni anni, tra la sottoscrizione e la ratifica. 59 I Paesi sottoscrittori assumono una serie di impegni che vanno dal dialogo politico, al rispetto dei diritti umani e della democrazia, alla liberalizzazione del commercio di beni secondo regole compatibili con i principi dell’Organizzazione Mondiale per il Commercio. 60 L’Accordo di Associazione Egitto-UE entrato in vigore nel 2004 prevede l’immediata esenzione da dazi o quote per i prodotti industriali egiziani diretti in Europa mentre la rimozione delle restrizioni sulle importazioni di prodotti europei avviene in modo graduale secondo un piano specifico in base alla categoria merceologica: materie prime ed apparecchiature industriali (la riduzione annuale del 25% era prevista dal 2004 al 2007); semilavorati, materiale edile (dopo l’iniziale riduzione del 10%, è prevista, fino al 2013, una riduzione annua del 15%); abbigliamento, cosmetici, elettrodomestici, mobilio e automezzi per il trasposto di beni (è prevista una riduzione del 5% a partire dal 2009 ed una successiva riduzione annuale del 15% fino al 2016); automezzi per il trasporto di persone (è prevista una riduzione del 10% annuale dal 2010 al 2019). Tuttavia, in casi eccezionali, esiste una deroga di cui l’Egitto può avvalersi a tutela di industrie nella prima fase di sviluppo o in ristrutturazione, in virtù della quale possono essere reintrodotti o incrementati specifici dazi. Per i prodotti agricoli è stato invece adottato uno schema di smantellamento diverso: quelli egiziani diretti in Europa sono esenti da dazi già dal 2004, mentre le quote saranno progressivamente aumentate; per i prodotti europei è prevista invece una riduzione che può variare tra il 25% ed il 100%. 61 Fonte Commissione Europea. 62 La PEV viene attuata sulla base di specifici Documenti di Strategia che coprono un periodo di sette anni e che prevedono a loro volta Programmi Indicativi Nazionali (PIN) di durata triennale in funzione dei quali la Commissione adotta, d’intesa con il Paese partner, Piani d’Azione Bilaterali (di norma su base annuale) che stabiliscono gli obiettivi da raggiungere, i settori d’intervento, le azioni da finanziare, i risultati attesi, le modalità di gestione nonché l’importo del finanziamento previsto.

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tecnica e finanziaria tramite specifici strumenti comunitari, con l’obiettivo di promuovere

riforme economiche, politiche e sociali nei vari Stati partner. Dall’inizio del 2007, quindi, i

programmi MEDA e TACIS sono stati sostituiti da uno strumento unico, l’European

Neighbourhood and Partnership Instrument (ENPI)63.

Il Programma Indicativo Nazionale attualmente in corso in Egitto, per l’utilizzo dell’ENPI nel

periodo 2007-2010, prevede uno stanziamento complessivo di 558 milioni di euro e riguarda

tre settori di intervento prioritari: 1) supporto alle riforme in ambito di democrazia, diritti

umani e giustizia; 2) sviluppo della competitività e miglioramento della produttività; 3)

sostenibilità della crescita, sotto il profilo della gestione delle risorse umane e naturali64.

Graf. 11 Programma Indicativo Nazionale Egitto Stanziamenti previsti (2007-2010)

137

139140

142

134135136137138139140141142143

2007 2008 2009 2010Co

ntr

ibu

ti in

Mln

di E

uro

Graf. 12 Aree d'intervento (2007- 2010)

Trasporti, energia e ambiente

10%

Istruzione 22%

Supporto finanziario26%

Assistenza tecnica13%

Modernizzazioneamministrazione

giudiziaria2%

Sviluppo economico, decentralizzazione, good governance

2% Diritti umani3%

Sanità pubblica22%

Fonte: Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’Unione Europea - ENPI 2007-2013 63 Al momento il programma ENPI interessa i seguenti Paesi: Algeria, Armenia, Azerbaijan, Bielorussia, Egitto, Georgia, Israele, Giordania, Libano, Libia, Moldova, Marocco, Siria, Tunisia, Ucraina e Russia. 64 In particolare, tale priorità verte sulle riforme in materia d’istruzione, di sanità pubblica e sulla promozione degli investimenti nei settori dei trasporti, dell’energia e dell’ambiente.

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Gli strumenti della Banca Europea per gli Investimenti: FEMIP

La Banca Europea per gli Investimenti, in qualità di istituzione finanziaria dell’Unione

Europea65, svolge un ruolo chiave nel finanziamento delle iniziative che promuovono lo

sviluppo dei Paesi Mediterranei, nell’ambito degli obiettivi fissati dalla Dichiarazione di

Barcellona e dalla Politica Europea di Vicinato. Per il periodo 2007-2013, il nuovo mandato

comunitario conferito alla BEI66 stabilisce un tetto massimo pari a 8,7 miliardi di euro di

prestiti da concedere ai Paesi MEDA67.

Il Consiglio di Barcellona del marzo 2002, al fine di potenziare gli interventi della Banca

Europea degli Investimenti nel Mediterraneo, ha deciso di creare la Facility for

Euromediterranean Investment and Partnership (FEMIP), integrando in un unico programma

tutte le precedenti attività svolte dalla BEI nell’area, sia con fondi propri che con risorse

comunitarie68. Il FEMIP interviene attraverso una molteplicità di strumenti finanziari di cui

possono beneficiare sia soggetti pubblici che privati: prestiti a medio-lungo termine per

grandi progetti69, operazioni di finanza strutturata, prestiti globali concessi ad intermediari

finanziari, operazioni di equity e quasi-equity70, garanzie, fondi di assistenza tecnica.

Dal 1978, la BEI ha erogato finanziamenti per 3,9 miliardi di euro in Egitto, con un

incremento maggiore a partire dal 2002.

65 Il Consiglio dell’Unione Europea (Decisione 2006/1016/EC) ha conferito un nuovo mandato alla Banca Europea degli Investimenti per finanziare, con garanzia comunitaria, progetti nei Paesi del Vicinato per il periodo 2007-2013. 66 L’attività di finanziamento della BEI è svolta sia su mandato comunitario, a valere su risorse comunitarie, sia a valere sui fondi propri che provengono dalla sua attività di raccolta e dai proventi collegati al lending. 67 Il precedente mandato (Euromed II 2000-2006) era stato pari a 6,5 miliardi di euro, a cui si aggiungeva un ulteriore miliardo di euro per finanziamenti senza copertura comunitaria dei rischi commerciali e politici nel settore energetico e delle comunicazioni. Gli interventi sul capitale di rischio e di assistenza tecnica sono finanziati a valere sul budget dell’Unione Europea (rispettivamente 200 mln di euro tra il 2001 ed il 2006 per il capitale di rischio e 105 mln per l’assistenza tecnica tra il 2003 e 2006) e con i fondi del FEMIP Trust Fund costituito nel 2005, con un dotazione di 33,5 mln di euro provenienti dai contributi volontari degli Stati Membri. 68 Tra il 2002 ed il 2006 la BEI ha finanziato progetti di investimento per 6 miliardi di euro nel Mediterraneo In particolare, la ripartizione settoriale dei prestiti della BEI è stata la seguente: infrastrutture energetiche (44%), protezione ambientale (24%), industria (15%), sostegno alle PMI (8%). In termini di distribuzione geografica, il 64% del volume totale (1354 milioni di euro) è stato destinato ai Vicino Oriente, il 33% al Maghreb ed il 3% a progetti regionali. 69 Per progetti di investimento di importo non inferiore a 25 milioni di euro. 70 Tali tipi di intervento sono mirati, tra l’altro, al rafforzamento del settore finanziario dei Paesi beneficiari. Infatti il FEMIP può acquisire partecipazioni dirette in istituzioni finanziarie, oltre che imprese private. Il FEMIP può inoltre investire in fondi di investimento specializzati in PMI, in particolare in fase di start-up, concedere prestiti partecipativi e prestiti subordinati.

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EGITTO (marzo 2008)

Key Numbers dell’economia

Indicatore 1997 2002 2005 2006 2007 Italia* UE25*

PIL nominale (mld US$) 75 84 93 108 130 2.124 16.686

PIL reale (mld - valuta locale) 303 379 425 454 489 1.279 n.d.

Variazione PIL Reale (%) 5,5 3 4,5 6,8 7,1 1,8 2,8

PIL pro-capite (US$) 1.199 1,220 1.279 1.455 1.710 36.530 33.890

Tasso di disoccupazione (%) 8,4 10,2 10,3 9,6 10,1 6,2 7,4

Tasso di inflazione medio (%) 4,5 2,7 4,9 7,6 9,5 1,8 2,3

Debito Pubblico mld (valuta locale) 92 101 125 125 140 1.633 n.d.

Debito estero (mld US$) 40 29 30 29 30 995* n.d.

Debito Pubblico/PIL % 121,6 122,7 133,4 115,4 105,8 105,1 n.d.

Debito estero/PIL % 37,6 36,8 29,9 24,7 20,9 46,9 n.d.

Saldo bilancia Commerciale (mln di dollari) -9 -7 -11 -13 -17 -26,9 -91 Popolazione (milioni di abitanti) 62,9 69 72,8 74,2 76 58,1 500 Tasso di crescita della popolazione (%) 1,9 1,8 1,8 1,8 2,4 0,0 0,3

Fonte: EIU su elaborazione Sintesi 2000, Banca Mondiale, CIA The World Factbook, Eurostat *miliardi di US$

Interscambio Italia – Egitto (Valori in milioni di euro)

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007*

Esportazioni 1.541,7 1.491,8 1.202,7 1.201,2 1.351,6 1.387,4 1.550,1 2.145,3

Importazioni 1.130,6 1.086,8 1.126,4 995,0 1.280,2 1.276,2 2.186,7 1.825,5

Saldo 411,1 405,0 76,3 206,2 71,4 111,2 -636,6 320,8

Interscambio totale 2.672,3 2.578,6 2.329,1 2.196,2 2.631,8 2.663,6 3.736,8 3.971,8

Fonte: ISTAT *Dato provvisorio

Secondo i dati pubblicati dall’ISTAT nel periodo 2000-2006 le esportazioni dell’Italia verso

l’Egitto non hanno subito incrementi rilevanti (attestandosi a circa 1.550 milioni di euro),

mentre le importazioni sono aumentate del 93% circa (passando da 1.130,6 a 2.186,7 milioni

di euro). Conseguentemente, l’interscambio commerciale complessivo con l’Italia è cresciuto

del 40% circa, passando da 2.672,3 milioni di euro nel 2000 a 3.736,8 milioni nel 2006. Nel

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200771, le esportazioni italiane hanno subito un notevole aumento rispetto all’anno

precedente (+38%) raggiungendo 2.145,3 milioni di euro mentre le importazioni sono

diminuite del 17% attestandosi a 1.825,5 milioni di euro.

Secondo gli ultimi dati disponibili, nel 2006 l’Italia si è confermata secondo partner

commerciale dell’Egitto dopo Stati Uniti e prima di India, Arabia Saudita, Francia, Cina,

Spagna e Germania.

In particolare l’Italia è risultata il secondo acquirente delle merci egiziane, con una quota di

mercato pari al 9,2%, dopo l’India (10,1%) e seguita da Stati Uniti (8,7%), Spagna (7,5%),

Francia (5,8%) e Regno Unito (3,3%). Le principali merci importate dall’Italia sono: petrolio

greggio e gas naturale, carburanti per motori, combustibili minerali e gassosi, alluminio,

semilavorati, prodotti delle siderurgia e concimi chimici, prodotti di rame e semilavorati,

piombo, zinco piombo, prodotti petroliferi raffinati, verdure e prodotti ortofrutticoli.

L’Italia è inoltre il quinto fornitore del Paese, con una quota pari al 4,1%, preceduta da

Stati Uniti (7,8%), Arabia Saudita (6,9%), Cina (5,8%), Germania (5,3%) e seguita da

Federazione Russa (3,8%) e Brasile (3,7%). Le principali merci italiane esportate sono:

macchine per impieghi speciali, macchine di impiego generale, prodotti chimici di base,

macchine ed apparecchi per la produzione di energia meccanica, abbigliamento e macchinari

per produzione tessile.

La quota dell’Italia sulle importazioni egiziane è diminuita passando da 6,7% nel 1996 al

4,1% nel 2006. Per quanto riguarda i maggiori Paesi europei, la Germania ha visto ridursi la

propria quota di mercato dall’8,4% nel 1996 al 5,3% nel 2006, così come la Francia (dal

4,4% al 3%), il Regno Unito (dal 3,4% all’1,7%) e la Spagna (dall’1,6% all’1,3%). Al di fuori

dell’Unione Europea il peso della Federazione Russa è aumentato (dal 2,8% nel 1996 al 3,8%

nel 2006) così come quello della Cina (dal 2,2% al 5,8%), mentre si è ridotta

considerevolmente la quota degli Stati Uniti (dal 20% nel 1997 al 7,8 % nel 2006)72.

71 Dati provvisori a dicembre 2007 – Istat. 72 Dati UN Comtrade.

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Investimenti Diretti Esteri

Nel 2006 l’afflusso di investimenti diretti esteri in Egitto è stato pari a 10.043 milioni di

dollari, con un aumento dell’87% rispetto all’anno precedente (5.376 milioni nel 2005)73.

Secondo il World Investment Report del 2007 (Unctad), l’Egitto rappresenta la principale

destinazione in Africa con il 43% dei flussi di IDE in entrata74.

Flussi di IDE in Entrata

548 734 5951235

510 647237

2157

5376

10043

0

2000

4000

6000

8000

10000

12000

1980 1990 1995 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

Mili

oni di dolla

ri

Fonte: UNCTAD

Come emerge dalla tabella sottostante, il peso degli IDE sul PIL è cresciuto dal 0,9% nei

primi anni di attuazione del Piano quinquennale di sviluppo al 9,3% nel 2006/07. Tale

incremento è legato a molteplici fattori tra cui anche il miglioramento dell’investment climate

(cfr. par. 3.2) e un forte impegno nell’adozione di pratiche di good governance (trasparenza,

responsabilità e divulgazione d’informazioni).

73 Nel 2007, gli IDE in Egitto si sono attestati a circa 9.000 milioni di dollari; per il 2008 è previsto un ulteriore aumento che porterebbe il flusso di IDE in entrata a circa 9.500 milioni di dollari (Fonte: Stime EIU- Bureau Van Dijk). 74 Nel 2005 l’Egitto era la prima destinazione del Nord Africa e la seconda nel continente africano, preceduto dal Sud Africa (Unctad - World Investment Report del 2006).

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Peso degli IDE sul PIL (%) 2002/03-2006/07

0,9

2,8

4,6

6,1

9,3

0123456789

10

2002/03 2003/04 2004/05 2005/06 2006/07

Fonte: Ministry of Economic Development

Per quanto riguarda la composizione degli IDE, si è verificata una diversificazione dei flussi

per settore. Il peso del settore non petrolifero è infatti raddoppiato nell’arco di 3 anni e, nel

2006/07, ha raggiunto i 5,2 miliardi di dollari; al contempo gli IDE relativi al settore

petrolifero si sono attestati a 3,1 miliardi di dollari ed i ricavi derivanti dalla gestione di assets

appartenenti allo Stato a 2,8 miliardi di dollari75.

65%

30%28%

24%

55%

47%

11%15%

25%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

Settore petrolifero Settore non petrolifero Privatizzazioni

Composizione degli IDE

2004/05 2005/06 2006/07

Fonte: Ministry of Economic Development (le percentuali si riferiscono alla quota annua per ciascun settore)

75 Dati: Ministry of Economic Development.

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Nel 1997, secondo i dati di Banca d’Italia (ex Ufficio Italiano Cambi), il flusso di investimenti

dell’Italia in Egitto era pari a 11,6 milioni di euro. Tra il 1997 ed il 2005, il flusso medio annuo

di IDE si è attestato a circa 20 milioni di euro con dei picchi di 47,8 milioni di euro nel 1999 e

di 28,5 milioni euro nel 2000 e 2001. Successivamente, gli IDE sono notevolmente diminuiti

fino all’acquisizione di Bank of Alexandria nel 2006 che ha fatto aumentare il flusso a circa

1,2 miliardi di euro. Il Paese rappresenta infatti l’undicesima destinazione del flusso di

investimenti esteri diretti italiani ed il primo mercato africano; inoltre, l’Egitto è il

quarantottesimo investitore in Italia.

Per quanto riguarda invece il flusso di investimenti dell’Egitto in Italia, tra il 1997 ed il 2006 il

flusso medio annuo di IDE ammontava a 8,2 milioni di euro. In particolare, nel suddetto

periodo, i flussi hanno oscillato da un minimo di 202 mila euro nel 2000 ad un massimo di

29,6 milioni di euro nel 2005 per poi ridursi notevolmente l’anno successivo (3,7 milioni di

euro).

Presenza di imprese italiane in Egitto

In Egitto, secondo dati presenti nell’ultimo Rapporto Congiunto ICE/Ambasciata del

1°semestre del 2007, sono presenti 53 imprese italiane. Si citano in particolare le imprese

che operano nei servizi (Ama international, Iacorossi/Gesenu), nell’impiantisicta (Ansaldo,

Castagnetti Spa, Danieli, Nuova Pignone, Technit CIMI Montubi, Gavazzi impianti, Impregilo

Spa), nell’industria (Italcementi, Pirelli pneumatici, EMB Electrical Industries SAE, Valvitalia,

Vinavil Egypt, Miro Radici Group, Contonificio Albini, IVECO), nel settore petrolifero (IEOC-

ENI, Enichem, Saipem, Edison International Spa) e nei trasporti (Grimaldi group, Ignazio

Messina&Co., Alitalia, Tarros Spa).

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Dati di sintesi sul sistema bancario dell’Egitto

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KEY NUMBERS SISTEMA BANCARIO EGITTO

a cura di Sintesi 2000 Struttura:

Dati in milioni di US$

Num. effettivo

Num. per cui i dati sono disponibili

Total Assets (valore e % su

totale)

Mercato dei prestiti

(valore e % su totale)

Mercato dei depositi

(valore e % su totale)

Banche statali 10 7* 67.933 56,67% 27.076 57,82% 61.092 57,56% Banche private 7 7* 18.149 15,14% 9.404 20,08% 15.556 14,65% Banche estere 15 15* 33.795 28,19% 10.352 22,10% 29.496 27,79% Non identificate 2 0 Totale 34 29 119.877 46.832 106.144

* Per 2 banche i dati sono a dicembre 2005.

Indicatori dell’andamento del settore:

I dati medi si riferiscono al campione di 23 banche dell’analisi (che costituiscono oltre il 90% degli assets di settore del sistema bancario dell’Egitto).

Dati a dicembre 2006 Tasso di interesse medio sui prestiti 12,6% Tasso di interesse medio sui titoli a lungo termine n.d.

Tasso di interesse medio sui depositi 6,0%

% Non performing loans (lordi) 20%*

ROE 14,87%

Margine di intermediazione (Mg interesse + commissioni nette + attività di trading nette)

2.241 US$/mio

Margine di interesse 1.433 US$/mio

* Dato fornito dalla banca centrale. Secondo Fitch il valore più corretto è del 25%-30%.

Livello di bancarizzazione dell’economia:

Dati in milioni di US$ a dicembre 2006 In valore assoluto e percentuale (depositi+prestiti) /PIL (106.144+46.832)/107.90

0 141,77%

Depositi /PIL 106.144/107.900 98,37%

Prestiti /PIL 46.832/107.900 43,40%

Processo di privatizzazione:

In corso di realizzazione. Vi sono buone opportunità per le banche estere interessate ad entrare nel mercato dell’Egitto. Regolamentazione di vigilanza:

Vengono applicati i requisiti di Basilea I. L’Egitto è in serio ritardo sull’applicazione di Basilea II. Gli IAS non sono obbligatori, ma la Banca Centrale li consiglia vivamente.