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Direzione e Redaz.: Piazza di Trevi, 86 - ROMA Anno XIII - N. 10 - ottobre 1965 Spedizione in abbonamento postale - Gruppo III I I ORGANO MENSILE DELL'ASSOC :IAZIONE ITALIANA PER IL CONSIGLIO DEI COMUNI D'EUROPA Dopo Bruxelles e dopo ancora Ci rendiamo ben conto di quanto fosse difficile condurre a buon fine la sessione del Consiglio dei Ministri comunitari - che si è svolta a Bruxelles il 25 e il 26 ottobre - dopo le contraddizioni con cui si era per- venuti al 30 giugno, gli errori che si erano compiuti nella famosa seduta e le zelanti e gratuite iniziative prese da alcuni conso- ciati durante l'estate. In tal senso (e vi si aggiunga la non ancora consolidata posi- zione del « nuovo > , Governo tedesco) non era largo il margine di manovra lascialo al presidente di turno: il quale, forte di una indubbia esperienza comunitaria e notoria- mente abile e stimato negoziatore, non po- teva far molto di più che incollare i pezzi rotti. Ne è uscita fuori una conclusione che, quanto meno, ha salvato la fa~cciadei Cin- que, attirandosi gli elogi di Monnet. Una conclusione utile, se si guarda a uno dei due aspetti del problema, cioè all'esigenza di verificare fino a che punto si può con- tinuare a integrare - in punta di piedi - sei società nazionali, formalmente dialogan- do col governo politico di una di esse, che è quello che è (e, anche sotto tale aspetto, eventualmente utile soltanto se si darà la sensazione al regime gollista che, dietro la cortesia, c'è autentica decisione, unità di intenti dei Cinque, forza). Ma una conclusione che, nel contempo, ci lascia perplessi sotto l'altro aspetto, sotto l'aspetto delle nostre responsabilità di fron- te ali'opposizione democratica ed europeista in Francia. Questa ha ricevuto - a suo stes- so dire - un brutto colpo dall'ultimo Consi- glio dei Ministri di Bruxelles. Sostengono infatti gli amici francesi - di diversa scuola politica - da noi interroga- ti che, sul terreno agricolo, i Cinque sono rimasti in parte ancora nel generico, nella platonica dichiarazione di principi; che non hanno stretto alle corde de Gaulle; che non gli hanno saputo o voluto togliere ogni pos- sibilità di insinuare e di sostenere che non c'è da parte altrui provata buona volontà di realizzare il MEC agricolo; che non lo hanno - in fondo - obbligato a rispon- dere a proposte definitivamente vantaggiose per gli agricoltori francesi e non gli hanno posto serie scadenze p~eelettorali. Cioè i (con.Einua a pag. 2, la colonna) dal 1" al 3 ottobre Al Congresso di Cannes il Movimento Europeo prende tempo le risoluzioni approvate I. Lealtà ai trattati I fatti hanno dimostrato l'efficacia delle istituzioni comunitarie, che hanno consen- tito una evoluzione più rapida di quella pre- vista; hanno dimostrato che un mercato in via di unificazione arreca una espansione economica senza precedenti, hanno dimo- strato altresì che senza unita politica i Paesi d'Europa non sono in grado di esercitare una influenza decisiva sui destini del mondo e sul consolidamento della pa~ce. Tutto quanto è stato edificato è minac- ciato di distruzione e le speranze di co- struire l'Europa politica, di cui le Comunità sono la pietra angolare, rischiano di esserne gravemente compromesse. Un governo membro ricusa, contro il Trat- tato, di partecipare alle sedute del Consiglio e rischia di paralizzare il funzionamento delle istituzioni comunitarie. Questo peri- colo deve indurre i governi che si procla- mano fedeli al proprio impegno europeo e la cui azione dà adito tuttavia a qual'che critica, non soltanto a combattere nei ri- spettivi Paesi le rinascenti tendenze nazio- naliste, ma a realizzare un fronte comune di salvaguardia della Comunità, senza ri- cercare circa la sostanza dei problemi un compromesso pericolo'so quanto illusorio. I1 Movimento Europeo, riunito in Con- gresso Straordinario proclama che l'Europa non può trovare salvezza né garanzia circa il proprio avve- nire al di fuori del rispetto dello spirito e della lettera dei Trattati, e che in partico~lare la rinunzia al dia- logo tra il Consiglio e la Commissione, ga- rante dell'interesse generale della Comu- nità e di quello degli Stati membri, ovvero una proroga del diritto di veto oltre le sca- denze stabilite dal Trattato della CEE, sa- (con.tinlca n yng. 2) presenti a Cannes (da sinistra a destra, dall'alto in basso): Sonnino (segretaria generale italiana AEDE), Bersani (PE) , Rumor (presidente UEDC) , Martini e Serafini, Labor (presidente ACLI) , Dozio, Barcth, Rippon (Chairman della Sezione inglese CCE) . Woodburn (vicepresi- dente Sezione inglese CCE) , Barnabei (vicepresidente CIME), Zagari (Esecutivo AICCE) .

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Direzione e Redaz.: Piazza di Trevi, 86 - ROMA Anno XIII - N. 10 - ottobre 1965

Spedizione in abbonamento postale - Gruppo III

I I

O R G A N O MENSILE DELL'ASSOC : IAZ IONE ITALIANA P E R IL CONSIGLIO DEI COMUNI D'EUROPA

Dopo Bruxelles e dopo ancora

Ci rendiamo ben conto di quanto fosse difficile condurre a buon fine la sessione del Consiglio dei Ministri comunitari - che si è svolta a Bruxelles il 25 e il 26 ottobre - dopo le contraddizioni con cui si era per- venuti al 30 giugno, gli errori che si erano compiuti nella famosa seduta e le zelanti e gratuite iniziative prese da alcuni conso- ciati durante l'estate. In tal senso ( e vi si aggiunga la non ancora consolidata posi- zione del « nuovo >, Governo tedesco) non era largo il margine di manovra lascialo al presidente di turno: il quale, forte di una indubbia esperienza comunitaria e notoria- mente abile e stimato negoziatore, non po- teva far molto di più che incollare i pezzi rotti. Ne è uscita fuori una conclusione che, quanto meno, ha salvato la fa~ccia dei Cin- que, attirandosi gli elogi di Monnet. Una conclusione utile, se si guarda a uno dei due aspetti del problema, cioè all'esigenza di verificare fino a che punto si può con- tinuare a integrare - in punta di piedi - sei società nazionali, formalmente dialogan- do col governo politico di una di esse, che è quello che è (e, anche sotto tale aspetto, eventualmente utile soltanto se si darà la sensazione al regime gollista che, dietro la cortesia, c'è autentica decisione, unità di intenti dei Cinque, forza).

Ma una conclusione che, nel contempo, ci lascia perplessi sotto l'altro aspetto, sotto l'aspetto delle nostre responsabilità di fron- te ali'opposizione democratica ed europeista in Francia. Questa ha ricevuto - a suo stes- so dire - un brutto colpo dall'ultimo Consi- glio dei Ministri di Bruxelles.

Sostengono infatti gli amici francesi - di diversa scuola politica - da noi interroga- ti che, sul terreno agricolo, i Cinque sono rimasti in parte ancora nel generico, nella platonica dichiarazione di principi; che non hanno stretto alle corde de Gaulle; che non gli hanno saputo o voluto togliere ogni pos- sibilità di insinuare e di sostenere che non c'è da parte altrui provata buona volontà di realizzare il MEC agricolo; che non lo hanno - in fondo - obbligato a rispon- dere a proposte definitivamente vantaggiose per gli agricoltori francesi e non gli hanno posto serie scadenze p~eelettorali. Cioè i

(con.Einua a pag. 2, la colonna)

dal 1" al 3 ottobre

Al Congresso di Cannes il Movimento Europeo prende tempo

l e r i so luz ion i approvate

I . Lealtà ai trattati I fatti hanno dimostrato l'efficacia delle

istituzioni comunitarie, che hanno consen- tito una evoluzione più rapida di quella pre- vista; hanno dimostrato che un mercato in via di unificazione arreca una espansione economica senza precedenti, hanno dimo- strato altresì che senza unita politica i Paesi d'Europa non sono in grado di esercitare una influenza decisiva sui destini del mondo e sul consolidamento della pa~ce.

Tutto quanto è stato edificato è minac- ciato di distruzione e le speranze di co- struire l'Europa politica, di cui le Comunità sono la pietra angolare, rischiano di esserne gravemente compromesse.

Un governo membro ricusa, contro il Trat- tato, di partecipare alle sedute del Consiglio e rischia di paralizzare il funzionamento

delle istituzioni comunitarie. Questo peri- colo deve indurre i governi che si procla- mano fedeli al proprio impegno europeo e la cui azione dà adito tuttavia a qual'che critica, non soltanto a combattere nei ri- spettivi Paesi le rinascenti tendenze nazio- naliste, ma a realizzare un fronte comune di salvaguardia della Comunità, senza ri- cercare circa la sostanza dei problemi un compromesso pericolo'so quanto illusorio.

I1 Movimento Europeo, riunito in Con- gresso Straordinario

proclama che l'Europa non può trovare salvezza né garanzia circa il proprio avve- nire al di fuori del rispetto dello spirito e della lettera dei Trattati,

e che in partico~lare la rinunzia al dia- logo tra il Consiglio e la Commissione, ga- rante dell'interesse generale della Comu- nità e di quello degli Stati membri, ovvero una proroga del diritto di veto oltre le sca- denze stabilite dal Trattato della CEE, sa-

(con.tinlca n yng. 2 )

presenti a Cannes (da sinistra a destra, dall'alto in basso): Sonnino (segretaria generale italiana AEDE), Bersani (PE) , Rumor (presidente UEDC) , Martini e Serafini, Labor (presidente ACLI) , Dozio, Barcth, Rippon (Chairman della Sezione inglese CCE) . Woodburn (vicepresi- dente Sezione inglese CCE) , Barnabei (vicepresidente CIME), Zagari (Esecutivo AICCE) .

2 COMUNI D'EUROPA ottobre 1965

(continuazione dalla 1 5 pag.)

Cinque ( e forse più particolarmente Bonn) tenderebbero a fare, in materia, una poli- tica né carne né pesce: non condizionano più l'approvazione delle misure agricole al- le altre due « proposte r della Commissione della CEE, condizionamento che scatenò il cnsus belli gollista del 30 giugno e che, d'altra parte, non aveva mai visto un fronte concordato, coerente e convinto degli stessi Cinque (con un freddo calcolo dei rischi e la relativa decisione di sopportarli); ma non sarebbero neanche capaci, offrendo il MEC agricolo e incondizionato B, di dimostrare perfino ai ciechi che de Gaulle in realtà cerca pezze d'appoggio per via dell'opinione pubblica francese e comodi alibi per sfa- sciare, pezzo a pezzo, la costruzione sovra- nazionale.

Sostengono altresì questi amici che, in- vece di proporre a scatola chiusa una ses- sione del Consiglio dei Ministri senza la Commissione (il che, anche se previsto dal regolamento, sa tanto di capitolazione e offre a de Gaulle ulteriore respiro preelet- torale), occorreva ormai avere il coraggio

di prospettare al Governo francese ( e alla opinione pubblica, golliata antigollista e in- certa) le linee di una comune politica euro- pea sui principali problemi internazionali. Se si crede nella sovranazionalità, se si ha una volontà europea, se si mira a un potere politico federale, si deve avere la capacità di formulare - e di aggiornare via via - alcune linee di tale politica; si deve quanto meno essere capaci di distinguersi dalLe in- dicazioni dei gruppi di pressione americani, che non potrebbero mai coincidere coi pun- ti di vista di un Governo democratico euro- peo, conservatore o progressista che fosse. Ciì) non significherebbe tradire l'alleato americano, ma permettersi - finalmente - di avere almeno tanta autonomia quanta ne godono gli stessi liberi cittadini americani, di volta in volta all'opposizione o dissen- zienti; ciò significherebbe cominciare a pre- figurare seriamente l'equa1 partnership; ciò significherebbe mostrare all'opinione pub- blica francese come il federalismo europeo (nato affinché gli europei da oggetti tor- nino soggetti della politica internazionale e compartecipi del controllo democratico sul- le cose del mondo, cioè liberi) non voglia rinculare - al modo appunto del vecchio generale maurrassiano - a prima dell'al- leanza atlantica e al nazionalismo balca- nico, ma al contrario si proponga una arti- colazione democratica del nostro blocco, nella prospettiva di una coesistenza che guardi alle Nazioni Unite, al loro effettivo rafforzamento, alla loro sempre più effettiva universalità.

Questo atteggiamento coerente dei Cinque (ci riferiamo sempre al pensiero degli ami- ci democratici francesi) varrebbe, in tutti i sensi, molto di più del tentativo di ingra- ziarsi ia Francia (quale Francia, del resto?) coi cediinenti a de Gaulle e con l'immobi- lismo, alternati ai colpi di spillo antigollisti.

Noi ci permettiamo di aggiungere che una linea europea dei Cinque dovrebbe com- prendere, anticipando i tempi della diplo- mazia gollista, un aperto atteggiamento uni-

tario verso l'Inghilterra, che non permetta, proprio a chi ha tenuto il Regno Unito fuo- ri del MEC, di fare il salto della quaglia e di proporre un indiscriminato accordo fra MEC ed EFTA - al livello N liberoscambi- s t a , dell'EFTA -, esattamente quando in Inghilterra - da parte di consapevoli élites che cantano e probabilmente di rilevanti zone della pubblica opinione - si è fatto qualche ulteriore passo avanti verso l'idea della sovranazionalità e verso quella di un « mercato comune istituzionale >>.

Dovrebbe comprendere anche l'inizio di uno storico discorso con l'Unione Sovietica (anche qui: perché lasciare l'iniziativa a de Gaulle?) che menasse la grande Potenza euroasiatica a rendersi conto di non aver nulla da guadagnare, a lungo termine, dalla rinnovata balcanizzazione europea. Infatti:

1) de Gaulle è un alleato infido; il suo riconoscimento della Cina di Mao, per esem- pio, può avere - anzi ha - un ben diverso significato (come sempre comporta il cini-

co strumentalismo nazionalista) da quello che, nel quadro di una politica ispirata dal federalismo, avrebbe lo stesso atto, compiu- to globalmente da tutti i Paesi dell'Europa comunitaria;

2) i l flirt sovietico con de Gaulle e il tentativo di staccare la Francia dalla co- struzione democratica europea, non deter- mina l'isolamento e la neutralizzazione del- la Germania occidentale, ma - al contra- rio - il suo incontrollato farsi avanti nel- l'ambito della NATO, come seconda poten-

za industriale e, potenzialmente (scusate il bisticcio), militare.

Ma torniamo agli immediati problemi del dopo Bruxelles », lasciando a una pros-

sima occasione di approfondire il nostro punto di vista sulla necessità urgente di raccogliere la sfida di de Gaulle e formu- lare una politica d e l l ' ~ Europa europea n

(che, naturalmente, dovrebbe essere « 1'Eu- ropa degli europei m, spettando ad essi, e non a loro autòcrati, di fungere da àrbitri del comune destino). Ebbene, non sarà forse il caso -- senza gingillarci ulteriormente a riflettere su a quel che è stato bene r e

quel che è stato male n della sessione di Bruxelles del 25 e del 26 ottobre - di pen- sare a una iniziativa spettacolare dei Cin- que, che preceda le elezioni presidenziali francesi del 5 dicembre e susciti un'ondata di favorevole emozione in Francia? Per esempio - Dio lo voglia - la concorde proposta, estesa ovviamente alla Francia « degli immortali princìpi », di fare a breve scadenza le elezioni a suffragio universale e diretto del Parlamento Europeo, in base al progetto elaborato (da tempo!) dal Par- lamento stesso?

Una cosa, in fondo, ha capito de Gaulle meglio di noi: che la costruzione dell'Euro- pa non può essere soltanto opera di con- tabili.

La proposta non avrebbe corso? Ma essa gioverebbe a rinforzare in Francia il « fron- te democratico europeo B. Le forze di base di oggi sono, se lo si vuole, se lo si vuole ancora, se fortissimamente lo si vuole, gli interlocutori diplomatici di domani.

I1 Movimento Europeo prende tempo

rebbe un fatale cedimento, suscettibile di impedire l'indispensabile definizione di una politica economica e sociale comune.

Chiede in modo pressante ai governi

a) di riprendere immediatamente, an- che in assenza di uno Stato membro, le riu- nioni regolari del Consiglio, il quale deve prendere tutte le decisioni che il Trattato richiede e consente, segnatamente in mate- ria di bilancio;

b) di procedere immediatamente nel- l'ambito del Consiglio all'esame delle ultime proposte della Commissione Economica Eu- ropea, al fine di giungere al più presto possibile ad una decisione circa il regola- mento finanziario e le questioni in sospeso in materia di politica agricola;

C) di prevedere nella designaziane dei membri dell'Esecutivo l'osservanza delle ga- ranzie di indipendenza sancite dal Trattato.

Afferma il proprio convincimento

che questa crisi sarà superata grazie alla pressione irresistibile delle forze che lo com- pongono ed alla determinazione di accele- rare il processo di integrazione e 'di demo- cratizzazione delle istituzioni fino alla crea- zione degli Stati Uniti d'Europa.

11. Comunità aperta

Il Movimento Europeo:

1) Riafferma la propria finalità di pro-

muovere la creazione di una Europa unita economicamente e politicamente, che com- prenda tutte le nazioni libere del Conti- nente e sia in grado di porsi quale contro- parte degli Stati Uniti su piede di ugua- glianza e di interdipendenza, nonché di con- tribuire all'espansione economica e sociale dei Paesi in via di sviluppo.

2) Sottolinea che, per essere in grado di sostenere con successo la concorrenza del resto del mondo, l'Europa dovrà concen- trare e razionalizzare la totalità delle ri- sorse di tutti i suoi popoli e che, per questc motivo, l'ampliamento della Comunità Eco- nomica Europea appare obiettivo essenziale

3) Pertanto f a appello ai Governi degl Stati membri della CEE perché si sforzinc di raggiungere nel prossimo futuro un ac- cordo circa l'ammissione nella Comunità d quelli tra gli altri Paesi democratici d'Eu. ropa che folssero desiderosi e capaci di assu. mere gli impegni imposti dal Trattato d Roma.

4) Invita al contempo i Governi degl Stati membri dell'EFTA a riconoscere chc la divisione economica dell'Europa occiden,

ottobre 1965 COMUNI D'EUROPA 3

tale potrà essere superata soltanto mediante la loro adesione alla CEE e a fondare la loro politica sul fermo convincimento che in tempo utile ne diverranno membri o associati e a cominciare immediatamente, quale atto di fede, ad adattare i loro sistemi economici a quello della Comunità.

5) Rzleucc che, per esercitare una e f f e t - t iva inf luenza nel mondo, l e nazioni d'Eu- ropa devono essere i n grado di esprimersi con una sola voce sui problemi della di- fesa e delle relazioni esterne e che esse dovrebbero cominciare a compiere i primi passi verso l'integrazione politica.

6 ) E' convinto che l'unione politica euro- pea dovrà fondarsi sull'ampliamento della Comunità Economica Europea, per quanto sia prematuro decidere la forma precisa cile tale unione finirà per assumere.

7 ) Rivolge il proprio saluto ai popoli d'Europa che, a motivo del loro regime po- litico, si trovano attualmente separati dalla corrente del pensiero e dell'azione europea e attende con impazienza il giorno i n cui potranno partecipare pienamente all'opera dell'unificazione europea.

111. Campagna di opirziorze

Ii Movimento Europeo, riunito i n Congres- so Straordinario

Decide di indirizzare le due risoluzioni approvate a tut t i i parlamentari dei Paesi interessati;

Da ma,ndato al proprio Presidente, assi- stito da una delegazione, di consegnare u f f i - cialmente tali r isolu~io~ni ai capi dei Go- verni degli Stati interessati;

Decide di lanciare una campagna di opi- nione adeguata alla psicologia di massa per dimostrare il valore e la necessità delle istituzioni comuni europee ai f ini della so- luzione dei problemi da cui dipende l'av- venire delle nuove generazioni europee;

I)~.z;tta il << Bureau Exécutif International 2 a prendere, f i n dalla sua prossima riunione, tutti i provvedimenti utili - tanto d'or- dine politico quanto di indole organizzativa - al f ine d i permettere al Movimento Eu- ropeo di svolgere il compito che gli spetta quale strumento essenziale di pressione e di mobilitazione dell'intera opinione pub- blica europea.

A prima vista si potrebbe anche essere soddisfatti del congresso di Cannes. Cedi- menti sostanz:ali al gollismo non se ne sono fat t i , si è ribadita la necessaria fedeltà ai Trattati, il problema dell'allargamento della CEE è stato trattato i n termini ortodossi - i n u n ~riomento i n cui esso può tornare particolarmente attuale, se i Cinque sono disposti a nlarciare anche senza la Francia (mct per la Francia ., come è stato aggiun- t o ) -. Il pztnto 4 della I I risoluzione ( C l n - vita ... i governi degli Stat i membri del- 1'EFTA a riconoscere che la divisione eco- nomica dell'Europa occidentale potrà essere superata soltanto mediante la loro adesione

alla CEE ecc. acquista u n suo notevole significato, qualora si sottolinei che è stato approvato dai delegati inglesi, laburisti e conservatori.

Ma, guardando più a fo~rdo, la soddisfa- zione scema. Le forze democratiche pre- senti a Cannes non hanno saputo fare una analisi dei problemi reali posti dal gollismo né delle insuf f icienze e degli errori dei cin- que Governi consociati (« la cui azione da adito tuttavia a qualche critica »: sic!). Le p~ospe t t ive aperte dallo storico congresso di Roma « Per l'Europa dei popoli >> (VI I Stati generali del CCE) sono state praticamente ignorate; e il discorso di Petrilli - che ri- portiamo integralmente - è caduto nel vuo- to proprio nella sua parte concreta, operu- tiva. Così Serafini - che v i rappresentava tut to il CCE - è stato sconfitto nella Com- missione delle risoluzioni: da questa jve- dasi 111 risoluzione) non è uscita la deci- sione di indire finalmente una conferenza politico-organizzativa del Movimento Euro-

peo, che pe~mettcc di superare la stasi del Comité ad hoc (il Comitato che coì~iprende i Paesi impegnati nelle Comunitù (L Sci ) e di lavorare nel senso di u n autentico s fron- te democratico europeo ». Ci si è conteìztati di invitare i l Bureau Exécutif International a prendere « f i n dalla sua prossima rizcnio- ne » tut t i i provvedivienti utili .). Cninpu cavallo ...

Eppure, malgrado Cannes, bisogna por- tare avanti la battaglia per la r i formu del Movimento Etiropeo. Tale r i forma e u n con- sapevole rilancio del movimento federalista riunificato sono due cardini del f r ~ n t o de- mocratico europeo. Frattanto il CCE non cessa di cercare, a tut t i i livelli, p i ì ~ strette intese con gli uomini della scuola ( A Z D E ) , con le organizzazioni dei lavoratori, con le associazioni giovanili; mobilita nei comitati cittadini, nei convegni e nelle federazioni regionali e sot~racor~fiìiarie e nei gemellaggi tut te le forze z ive e democratiche; prcsegue con tenacia la f i t ta tessitura sovranazionale.

i l d i s c o r s o d i G iusep .pe P e t r i l l i

Signor Presidente, Signore, cari amici, Consiglio ha chiarito iri termini inequivoci,

consentitemi di ricordarvi anzitutto che la convocazione di questo Congresso venne decisa nel corso della riunione straordinaria del Movimento Europeo tenutasi a Bruxel- les il 19 luglio scorso. I1 nostro compito è quindi quello di verificare, alla luce degli ul t imi avvenimenti, la validità dell'orienta- mento politico che il nostro Movimento si è dato con la risoluzione approvata a Bruxel- les. I n questa prospettiva, non è forse super- f luo ricordare che la Commissione della CEE non ha mancato di assumere - come da no: suggerito - le iniziative necessarie per fa- cilitare i lavori del Consiglio, pur m ~ t i t e - nendo coerente il complesso delle proprie proposte. Ritengo che a questo p r o p o s i t o l'Esecutivo della Co- munità, fat to segno ad una gratuita campagna denigratoria, meriti la n o s t r a incondizionata solidarietà, a prescin- dere dal giudizio che ciascuno di noi ritenga di esprimere sul meri- to delle singole propo- ste. Dobbiamo ricono- scere del pari che, dal canto suo, il Consiglio

attraverso le dichiarazioni del suo Capo di Stato, il significato della prcpria assenza e l ' e f f e t t i va portata del suo atteggiamento nei confronti della Comunità Europea.

Le dichiarazioni cui nii riferisco non hati- no infat t i confermato soltanto il r i f iuto delle pro,poste politiche della Commissione euru- pea, in cui talune rivendicazioni tradizionali del nostro Movimento avevano trovato I'av- v io ad una ossib bile realizzazione, i n forma peraltro moderata; come era purtroppo pre- visibile, si è giunti f ino a mettere in causa la cornice istituzionale del Trattato, che era stata l'oggetto di u n impegno solenne e irrevocabile da parte di tut t i Paesi membri .

Cifarelli (vicepresi- Lotti (segr. gen. CIME) e Dalla Chiesa dente CIME) (vicepres. intern. ME).

noi1 ha mancato di pro- seguire i propri lavori secondo la nostra richiesta, anche in assenza di u n o dei suoi membri , per quanto i n tali condizioni esso sia stato fin qui incapace di spingersi oltre u n atteggiamento di attesa e una dichiara- zione di buona volontà.

Non possiamo ignorare tuttavia che tali sforzi lodevoli non hanno impedito l'aggra- varsi della crisi che minaccia nel momenlo attuale la vita delle istituzioni comunitarie e l e cui conseguenze sono ormai percepibili i n tut t i gli ingranaggi dell'organizzariot~e comunitaria.

Frattanto, il Paese membro che aveva ab- bandonato il proprio posto nell'ambito del

E' apparso quindi evidente che i pretest~ invocati per giustificare la rottura delle trattative celavario il proposito di ridurre l'integrazione economica europea ad una semplice unione doganale, accompagnata da u n complesso di provvedimenti di sostegno nei confronti di singoli settori economici e di ritornare alle formule tradizionali della collaborazione intergovernativa.

Credo che il Movimento Europeo non pos- sa approvare i n alcun caso una revisione dei Trattati concepita con questi criteri e ciò non soltanto per motivi di principio, che sarebbe superf luo ricordare i n questa cede, ma , i n primo luogo, proprio per ragioni

4 COMUNI D'EUROPA ottobre 1965

Gerhard Paul F l a i g , deputato al Bundestag, membro dirigente della Sezione tedesca del CCE, ha affermato a Cannes che, alla base, il lavoro pratico di mutila comprensione europea non ha soste. I1 migliore esempio è che, al momerito della crisi del 30 giugno, hanno avuto luogo 19 gemellaggi di città francesi e tedesche (e il giuramento del gemellaggio prevede la lotta sino in fondo per la federazione europea). In totale più di 2.000 Comuni francesi e tedeschi sono ormai uniti da solidi legami d'amicizia

politica .. E' questo lavoro che bisogna continuare, ha concluso Flamig.

tecniche. Se infatti mi è consentito recare qui la mia testimonianza di ex-Commissario europeo e di dirigente industriale, non posso che avallare l'opinione secondo cui, allo stadio attuale di sviluppo raggiunto dai no- stri Paesi, una integrazione economica non può avere successo che nella misura in cui essa implichi la unità delle decisioni da cui dipende l'evoluzione ulteriore dell'economia e dell'intera società. E' superfluo aggiungere che, in tali condizioni, la stessa nozione di sovranità nazionale deve essere riconside- rata, dato che le istituzioni democratiche, attraverso cui tale sovranità concretamente si esprime, sono minacciate di asfissia ove non si accetti di pcrre in essere strumenti di controllo adeguati alle decisioni da pren- dere e ai poteri da controllare. Tutta la critica a quella che tanto leggermente viene definita la tecnocrazia comunitaria r si riduce in queste condizioni ad un pretesto polemico, ove non si tenga conto che le istituzioni della Comunità rappresentano il risultato di un compromesso tra le esi- genze dello sviluppo economico dei nostri Paesi, che esigono istituzioni federali, e la salvaguardia degli interessi acquisiti. Non è certo casuale che questa critica della Co- munità si accompagni al rifiuto della con- cezione kennediana dell'interdipendenza atlantica, che il Movimento Europeo aveva fatto propria al momento del Convegno ro- mano consacrato allo studio del problema. Anche in questo caso, la critica dell'ordine costituito non appare rivolta alla fondazione di strutture istituzionali che consentano a tutte le parti di partecipare in modo più responsabile alle decisioni comuni, bensì ad un semplice ritorno a quella anarchia degli Stati nazionali che ha causato tante rovine e che ha segnato, nel corso degli ultimi decenni, la progressiva decadenza dei nostro Continente.

E' tuttavia doveroso aggiungere che tale atteggiamento di uno dei Paesi membri è

stato per lo più un facile pretesto per giu- stificare le esitazioni, gli equivoci, la man- canza di coesione e di chiarezza che hanno generalmente caratterizzato la politica efi- ropea degli altri Stati membri. Sarebbe fa- cile moltiplicare gli esempi di tale condotta, ma credo di potermi limitare a dire in questa sede che basta seguire da vicino io svolgimento quotidiano della attività politica in ciascuno dei nostri Paesi per constatare la mancanza di interesse che si manifesta ogni giorno nei confronti dei problemi dell'Euro8pa.

Tali problemi sono tuttora considerati co- me una questione di politica estera da affi- dare alle cure di pochi specialisti e si è lungi dal camprendere come non sussistano più, a tutto rigore, problemi nazionali su- scettibili di soluzione a lunga scadenza al di fuori della nuova prospettiva.

L'Europa contemporanea e in particolare i Paesi membri della Comunità sembrano ripetere inconscientemente gli errori com- messi in altri tempi dai principi italiani che, sul cadere del XV secolo, erano ancora intenti a recitare la pietosa commedia del- l'equilibrio delle potenze, mentre oltralpe si aifermava ormai una nuova dimensione politica che avrebbe provato in modo vio- lento e definitivo il carattere illusorio di questo equilibrio anacronistico. La lezione che Machiavelli ci ha insegnato al riguardo potrebbe costituire un eccellente argomento di meditazione per le nostre cancellerie na- zionali che tanto si compiacciono di par- lare di « realtà politiche ».

In una situazione tanto difficile non è certo agevole prospettare un'alternativa con- creta che, pur lasciando la porta aperta alla ripresa di costruttivi negoziati con una controparte che attualmente si sottrae al dialogo, sia suscettibile di consentire un 11-

lancio delle istituzioni comunitarie e, per quanto possibile, un ampliamento delle at- tuali frontiere delle Comunità. I1 problema è tanto più delicato in quanto talune tappe recenti della costruzione europea - e in particolare il Trattato relativo alla fusione degli Esecutivi - rischiano di apparire, alla luce degli ultimi sviluppi, come il preludio di un disegno politico che suscita la nostra legittima preoccupazione.

Non vi è dubbio che il nostro Movimento non potrebbe rinunziare in nessun caso al suo diritto di prendere posizione circa le diverse soluzioni possibili dell'attuale crisi. Non credo tuttavia che il nostro compito naturale sia quello di consulenti dei Go- verni nazionali e delle istituzioni comuni- tarie. Ritengo viceversa più necessario che mai differmziare la nostra azione da quella governativa, per meglio svolgere la funzione di critica e di mobilitazione dell'oipinione pubblica che ci spetta. Consentitemi di ag- giungere con assoluta franchezza che in questa luce la sfida derivante dalle presemi circostanze mi sembra esigere in primo luogo una sorta di esame di coscienza da parte del nostro Movimento. Dobbiamo chiederci senza ambagi quale sia la nostra parte di responsabilità nelle attuali difficoltà.

E' venuto il momento di chiederci se, e in quale misura, le nostre strutture sono ancora rispondenti aiia realtà europea e di compiere un censimento realistico delle

forze che rappresentiamo, sul piano nazio- nale come su quello internazionale.

Sarebbe infatti impossibile scuotere l'opi- nione pubblica europea dalla sua indiffe- renza nei confronti dei problemi dell'inte- grazione se non fossimo capaci noi stessi di esprimere per primi una sintesi politica all'interno delle nostre strutture; per corn- battere la generale tendenza alla spoliti- cizzazione che minaccia le istituzioni de- mocratilche dei nostri Paesi, è indipensabile proporre concreti esempi di soluzioni euro-

I Il Movimento Europeo ( I l Molimcnto Europeo si è ufficialmente costi-

luito in seguito al grande congresso dell'Aja del inaggio 1948 (proinosso da un « Comitato inter- nazionale di coordinamento dei movimenti per L'Europa unita n, presieduto da Duncan Sandys, genero di Churchill: lo stesso Churchill presie- dette il congresso). Esso mirava, appunto, a coordinare i diversi movimenti e gruppi fautori dell'unità europea.

All'interno del ME si scontrarono a lungo federalisti e unionisti generici, funzionalisti e costituzionalisti, con prevalenza agli inizi della tendenza unionista (tesi inglese). Nel 1950 fu eletto presidente del ME Spaak: il quale, verso l a fine del 1951. resosi coiito del fallimento del Consiglio d'Europa, diede le dimissioni da presideiite della sua Assemblea Consultiva, e aùeri alle tesi federal?ste. promuovendo la costi- tuzione di un Comitato d'Azione per la Comunità sovranazionale europea. Sotto l a presidenza Spaak il ME: chiese che, senza attendere la ratifica del Trattata della CED o Comunità europea di difesa (il Trattato - grazie all'inizi'ativa di de Gasveri. che aveva accettato l'impostazione dei federalisti - prevedeva nel suo art. 38 un'As- semblea dotata di funzioni costituzionali), si attribuisse all'Asseinblea della CECA o Comu- nità per il carbone e l'acciaio, opportunamente integrata, il compito di rediiere un progetto di Costituzione europea (Assemblea « ad hoc »). La caduta della CED (estate 1954) mise fine a una fase della storia dell'integrazione europea e. nel contempo, del Movimento Europeo. Dal canto loro i federalisti (riuniti fino allora nell'unione europea dei federalisti) si scissero nel 1956 in due tronconi. uno cosiddetta massimalista e l'altro moderato.

Dopo il 1956 il ME, sotto l a presidenza di Robert Schuman, tentò vanamente di conciliare nel suo seno l a lotta per due forme ben diverse d'organizzazione europea, l'integrazione e l a coo- perazione, espresse in diversi quadri geografici. Comunque, soprattutto per impulso italiano. il ME tenne a Roma nel giugno 1957 un impor- tante congresso, ove si cercò - sulla forza d'inerzia delle due nuove Comunità, l a CEE e I'Euratom - un nuovo rilancio del processo di iiitegrazione politica.

La storia successiva del ME è probabilmente più familiare ai lettori affezionati di a Comuni d'Europa ». Molti di essi ricorderanno le nostre critiche al congresso di Monaco di Baviera (anno X, n. 6, giugno 1962) e il resoconto del Consiglio interiiazionale di Parigi del marzo 1964. che - in r i s ta degli Stati generali di Roma - accettò faticosamente l'idea di un fronte demo- cratico europeo (anno XII. n. 4, aprile 1964). Dopo i VI1 Stati generali del CCE il Consiglio internazionale del ME. sempre a Parigi (16 gen- naio 1965). procedette alla costituzione di un Comitato « ad hoc » (cui furono desimgnati i presadenti dei Consigli nazionali dei Sei, un rap!)resentante per ciascuno dei tre gruppi de~mo- cra t iu del Parlamento Europeo, i l rappresentante dei sindacati democratici europei e quello dei sindacati cristiani. il CCE, I'AEDE e il pre- sidente dei parlamentari del ME. oltre il presi- dente Maurice Faure e il segretario generale Van Schendel), vòlto a seguire particolarmente il processo di integrazione comunitaria a Sei.

I1 ME coiista di una somma di strutture, per così dire, orizzontali e verticali. Territorial- mente si divide in una seiie di Consigli nazio- nali, comprendenti praticamente tutte le Nazioni del Consinli0 d'Europa (a grande » Europa). e di Comitati rappresentanti esuli d'oltrecortina e della penisola iberica. Poi aderiscono ad esso direttamente una serie di organizzaz:oni interna- zionali: i diie troiiconi federalisti, MFE e AEF: il CCE; I'AEDE; il Movimento Socialista per gli Stati Uniti d'Europa (Sinistra europea), l'unione europea dei democratici cristiani (succeduta alle Nouvelles Enuipes Internationales) e il Movi- inento liberale per l'Europa unita: i sindacati della CISL (europea) e della ClSC; la Lega euro,pea di cooperazione economica (il cui scopo. come si leggeva in una vecchia pubblicazione della Campagna europea della gioventù, « è lo studio di tutti i problemi economici relaevi alla unificazione dell'Europa " nonché l a salvaguardia di specifici interessi costituiti " ») ; l'unione dei Resistenti per una Europa U n i t a Sono anche associati al ME il Centro europeo della cultura, di Ginevra (de Rougemont), e i l Collegio d'Eu- ropa. di Bruges (Brngmans). F a parte del M E anche un Consiglio parlamentare. con &e a Bruxelles (presidente Bohy. segretario de l a Vallée Poussin).

ottobre 1965 COMUNI D'EUROPA --

pee ai problemi di diversa natura posti dal- l'attualità politica. In quest'ordine di idee io vorrei sostenere qui una vera politica dei fatti, consistente nel porre a tutti i li- velli i grandi problemi della società con- temporanea - quali le prospettive di svi- luppo economico e sociale, la ricerca scien- tifica, l'aiuto ai Paesi in via di sviluppo - al fine di provare che tanto l'ambito na- zionale quanto le formule perenti di colla- borazione intergovernativa non sono più adeguate a tali problemi e che soltanto strut- ture federali possono garantire l'avvenire delle nuove generazioni. Un terreno ini- menso e fecondo si apre in questa prospet- tiva alla nostra futura attività: basti peinsare ad iniziative di rilievo come riunioni perio- diche dei Segretari nazionali dei partiti democratici e delle organizzazioni degli im- prenditori e dei lavoratori, degli eletti locali e di tutte le forze vive europee, per dibat- tere non già le beghe meschine di una realtà politica nazionale divenuta in gran parte l'agone di competizioni personali, bensì i problemi veri, che interessano tutta la società.

In ordine alla funzione che siamo chia- mati a svolgere si pone appunto il problema di una revisione delle nostre strutture, che potrebbe implicare segnatamente la possi- bilità di adesioni individuali e la creazione di Comitati regionali. Anziché indugiare nella proclamazione di principi che nessuno contesta tra i partigiani di un'Europa ve- ramente integrata, il Congresso potrebbe opportunamente convocare una conferenza interconsiliare incaricata di esaminare le modalità politiche di questa revisione delle strutture e i problemi che ne discendono sul piano organizzativo.

Consentitemi di riassumere il mio inter- vento chiedendo al Congresso, a nome dei miei amici italiani, di assumere riguardo ai problemi essenziali il seguente atteggia- mento:

1) invitare tutti i Governi della Comu- nità ad astenersi da qualsiasi iniziativa che possa provocare, direttamente o indiretta- mente, un processo di revisione dei Trattati;

2) affermare ancora una volta la nostra solidarietà con gli Esecutivi europei, esi- gendo che siano associati a qualsiasi nego- ziato intergovemativo concernente problemi di loro competenza;

3) dichiarare la nostra volontà di la- sciare impregiudicate le possibilità di av- vento di un'Europa più vasta, nell'ambito di strutture istituzionali suscettibili di con- sentire una vera evoluzione in senso fe- derale;

4) impegnare tutte le forze aderenti al nostro Movimento in un'azione di grande rilievo, che tenda a provare la necessità di una integrazione federale per risolvere i problemi reali dei nostri Paesi e per sal- vaguardare le nostre istituzioni democra- tiche;

5) prendere i prowedimenti necessari per avviare una riforma della nostra strut- tura, al fine di rafforzare gli strumenti di un'azione efficace del nostro Movimento nei confronti dell'opinione pubblica europea.

l ' i n t e r v e n t o d i G i a n C a r l o Zo l i

Riussumiamo l'intervento fa i to dall'avv. Gian Carlo Zoli, in rappreselatanza del CCE (è m e m - bro del Comitato sovia~aazioiaale d i Presidenza), iaella d i s c~~ss ione generale.

Zoli esordisce dicendo che una certa dif- ficoltà al suo intervento trova origine nel fatto che la maggior parte di quanto avreb- be voluto dire, parlando anche quale rap- presentante del Consiglio dei Comuni d'Eu- ropa, è stato già detto e bene. Sente co- munque l'opportunità di recare l'adesione alla richiesta unanime d'una precisa solida- rietà e d'un preciso impegno, e di portare due testimonianze significative.

Tutti hanno chiesto che il Congresso espri- ma il suo apprezzamento per l'azione della Commissione della Comunità Economica

Queste posizioni furono, già nel luglio scorso, la scelta convinta, vibrata ed una- nime del Consiglio dei Comuni d'Europa. Mi sia consentito, - continua l'oratore - non per spirito di corpo, ma per dare mag- giare valore a questo doveroso atteggiamen- to, di ricordare che il Consiglio dei Comuni d'Europa raggruppa circa 44.000 comun!, provincie ed altri poteri locali d'Eurcpa: è la più grande organizzazione di lotta per l'Europa oggi esistente. I rappresentanti dei piccoli Comuni come delle grandi città, delle zone rurali come delle città marittime, gli eletti locali di tutti, dico tutti, i Paesi della Comunità e di altri Paesi, attraverso la loro legittima dirigenza riunita a Marino, sui

Europea, e s'impegni a negare adesione od apiprovazione a compromessi che contrasti- no colla lettera e con lo spirito dei Trattati, e su tale richiesta si dichiara pienamente d'accordo.

Se l'accusa d'essere Jean-fohtres e d'es- sere senza patria - continua l'oratore - riguarda non solo la Commissione, ma anche ciascuno di noi, questa è stata inoltre ingiu- stamente accusata d'usurpazione di poteri. La nostra solidarietà deve partire anche dalla constatazione che le proposte che la Commissione fece in marzo furono attua- zione di inviti da parte del Consiglio dei Ministri. Accertata e ribadita questa verità, dobbiamo constatare inoltre, nella succes- siva indicazione della Commissione, il me- morandum del 22 luglio, la volontà di trova- re una soluzione accettabile per tutti. An- che per dovere di giustizia, dobbiamo affer- mare che le accuse rivolte alla Commis- sione cono basate su una distorsione dei fatti.

La nostra solidarietà alla Commissione si accompagna alla conferma della nostra fe- deltà ai Trattati. Le proposte della Com- missione del luglio sono il limite estremo d'un compromesso accettabile. Del Trattato, se non si vuole distruggere l'impegno ori- ginale e rinnovatore che ne è il signifi- cato, non può essere violato o mutato né la lettera né lo spirito. I1 nostro impegno di rispetto integrale dei Trattati f a sì che non riusciamo ad apprezzare, ma anzi ve- diamo con stupore, data la tradizione d'im- pegno europeo di chi ne è l'autore, la peri- colosa ed ingiusta proposta Spaak. Lungi da tentazioni donchisciottesche e manichee, che potrebbero suggerire di escludere qual- siasi ricerca di accordo, confermiamo però che la ricerca del compromesso non deve indurre a sacrificare qualcosa di essenziale. Essenziale è l'esigenza che non venga fatto nessun passo indietro nel tanto lungo cam- mino verso l'Europa sopranazionale della quale i Trattati di Roma sono un lento ma positivo awio.

Zoli sottolinea poi che questo atteggia- mento di solidarietà alla Commissione e di difesa dei Trattati e delle prospettive che questi aprono, personale convergenza sulle posizione al Congresso indicate da tanti auto- revoli amici, si aocompagna a due testimo- nianze che danno alle sue parole un valore che supera largamente la sua modesta persona.

Riffiet, pres. Esecu- Cornut Gentille, sin- tivo MFE daco di Cannes

colli romani. espressero due mesi fa e con- fermano oggi questo atteggiamento di fe- deltà al Trattato, di difesa della Commis- sione, di speranza nell'Europa sopranazio- nale.

Accanto a questa testimonianza Zeli ne porta una seconda, non meno sin- tomatica né meno incoraggiante. Non tutti hanno presente la struttura del Comitato Economico e Sociale delle Comunità Europee. Coloro che ne fanno parte non sono scelti in rapporto ad un impegno per la costru- zione dell'Europa, ed anzi la scelta è del tutto autonoma dalle loro convinzioni a tal riguardo. Sono scelti in funzione della re- sponsabilità che essi rivestono in ciascuno dei sei Paesi nel campo imprenditoriale, sindacale, professionale ed agricolo. Ebbene, 11 Comitato Economico e Sociale, così for- mato, espressione delle singole categorie delle singole nazioni, non certo assemblea di militanti per l'Europa, ha due volte scelto all'unanimità gli atteggiamenti e le posi- zioni che il Movimento Europeo in questo Congresso sta suggerendo. La seconda volta è stato il lo ottobre, in una dignitosa riunione in cui il Presidente Hallstein, d o p una relazione pacata e precisa sul passato e sul presente, ha avuto la solidarietà del Comitato; come unanime era stata l'appro- vazione il 26 maggio alle proposte della Commissione del 31 marzo.

Queste testimonianze - conclude Zoli - sono state da me recate come incorag- giamento e come conforto. Noi qui non sia- mo certo espressione di una minoranza, ma l'azione che ci prepariamo a compiere per spingere Parlamenti e Governi è la volontà di larga parte dei cittadini d'Europa. Ciò

6 COMUNI D'EUROPA ottobre 1965

aumenta la mia fiducia. Ma non è da me considerato preannunzio ad una vittoria che ignoro se conquisteremo. Io non sono deter- minista. Né so; naturalmente, che cosa la Provvidenza ha stabilito. Quello di cui non ho la minima ombra di dubbio è che la nostra è una buona battaglia, e che valeva la pena di fare anche questo viaggio, per portare il nostro piccolo contrib'uto.

Mi sia concesso di chiudere con una con- fidenza. Quando penso all'Europa mi torna spesso alla mente un episodio commovente. Confondo l'Europa con un vecchio mite e modesto, solo in una casetta di campagna. in un villaggio di Lorena, che in un pome- riggio di gennaio si incammina per una pas- seggiata serena. Cade nella neve, e passa una lunga notte nella neve. Viene ritro- vato, la mattina dopo e tutti gli uomini e le donne semplici del villaggio sono commos- si, perché gli vogliono bene. Mi colpisce il confronto fra quell'uomo e quell'affetto, e le preoccupazioni e i timori che un altro uomo, senz'altro in buona fede, suscita, alla vigilia d'ogni suo solenne discorso, presso tutti gli europei, ed ovunque. Io oso spe- rare, cari amici, malgrado tutto, che non sarà l'orgoglio a prevalere: che vincerà l'amore.

il parere di un Sindaco francese

Perdinand Arnoult, Sindaco di Joncreuil (Aube), comune di 120 abitanti, e membro del Comitato direttivo dell'AFCCE, ci ha in- viato subito dopo Cannes questa nota.

Secondo appuntamento dell'Europa a Can- nes. I1 10, 11 e 13 marzo 1960 si erano svolti al Palazzo dei Festival i V Stati ge- nerali del Consiglio dei Comuni d'Europa.

In questo inizio d'ottobre 1965, il Movi- mento Europeo, presieduto da Maurice Faure e di cui è presidente nazionale René Mayer, inquieto per l'ostilità del Governo francese nei confronti del Mercato Comune ha te- nuto in quello stesso Palazzo dei Festival un Congresso straordinario, al quale hanno partecipato i delegati delle varie organiz- zazioni europee, fra cui il Consiglio dei Comuni d'Europa.

Questo Congresso è stato in qualche mo- do, un tribunale in cui era posto sotto accusa il Governo francese e, benché io in nulla mi senta solidale con la pericolosa politica dei nostri dirigenti attuali, ne ho tratto una penosa impressione.

In effetti, la Francia che in passato te- neva a considerarsi il Campione nel rispetto dei Trattati, è oggi accusata, purtroppo a ragione, di rinnegare la sua firma.

Io vorrei che ogni francese si rendesse conto del pericolo di un simile atteggia- mento.

La costruzione europea, che ci avrebbe evitato la seconda guerra mondiale, se gli sforzi di Briand avessero avuto successo,

espresso l'intenzione di vedere l'Europa con- tinuare a cinque; e questa presa di posi- zione è lodevole in sé, perché essa testi- monia una volontà incrollabile di costruire l'Europa e di farla finita con le guerre che hanno dilanialo il nostro continente.

Tuttavia ci si può chiedere quali sareb- bero le possibilità di sopravvivenza di un'Europa amputata del 50% del suo poten- ziale agricolo; e se con l'aggiunta di nuovi membri, per esempio l'Inghilterra, essa riu- scisse ad uscire dall'impasse. quale sarebbe dunque la sorte di noi francesi ripiegati nel nostro piccolo esagono.

Ecco perché la responsabilità del governo francese è pesante e la sua politica contra-

ria, noil solo agli interessi dei nostri part- nel's, ma anche ai nostri.

I1 Presidente René Mayer ha creduto di dover fare una dichiarazione che costituisse un avvertimento contro gli interventi per- vasi di preoccupazioni elettorali: tuttavia il raggiungimento delllUnità Europea, che co- stituisce la nostra ultima occasione, dipen- de incontestabilmente da una scelta poli- tica che bisognerà fare; è dovere di ogni cittadino francese pensarci.

La risoluzione finale del nostro Congres- so riafferma la sua fedeltà al Trattato di

Roma. E' necessario dire che un vero go- verno repubblicano non l'avrebbe mai ri- messo in causa?

Colleghi olandesi in Piemonte

aveva suscitato una immensa speranza' ed una delegazione di 30 amministratori locali olandesi ha compiuto, dal 20 al 26 settembre, un vlag- ecco che il nostro governo, rifiutando l'ap- gio di studio organizzato dalllAICCE, dalla CECC e dalla Sezione olandese del CCE, attraverso il plicazione del ~ ~ ~ ~ t ~ t ~ di R ~ ~ ~ , ha rimesso Piemonte e la Valle d'Aosta, Gli amministratori olandesi hanno avuto incontri con i rappresen-

tanti dei Comuni e delle Province di Torino, Alessandria, Cuneo, Vercelli, della Provincia di tutto in questione. Novara, del Comune di Ivrea e della Regione della Valle d'Aosta. I delegati hanno inoltre com-

Certamente, la parte dei dele- piuto una visita alla FIAT e agli stabilimenti della Olivetti di Ivrea. Nelle foto: il presidente della Amministrazione provinciale di Alessandria, Sisto, saluta gli ospiti; il cordiale incontro fra il

gati saliti sulla tribuna del Congresso, ha presidente della Sezione olandese del CCE, Schmedding, e il presidente della FIAT, Valletta.

ottobre 1965 COMUNI D'EUROPA 7 -- .. .. - ~ .-e-..- P .~ . ~ .

STRASB'CTRGO - BRUXELLES - LUSSEMBURGO

Cronaca delle Istituzioni europee di Andrea Chiti Batelli

I. La seduta del Parlamento Europeo I1 Parlamento Europeo si è riunito in

un'unica seduta, la mattina del 24 settembre. Esso ha proceduto anzitutto all'elezione

del suo Presidente: l'on. Duvieusart infatti, in carica fino allora, non si era ripresen- tato alle elezioni belghe della scorsa estate, ed aveva quindi, correttamente, presentato le proprie dimissioni anche a Strassburgo. Una bella lezione per il Parlamento italiano, che si avvia alla fine della legislatura senza aver rinnovato la propria Delegazio'ne, composta in buona parte di K trombati » (v. K Comuni d'Europa del marzo 1965, n. 3), in nes- suna delle tre Assemblee europee, mostran- do co'sì per l'integrazione eurospea, lo stesso disprezzo, nel suo piccolo, e al di là delle semplici prese di posizione verbali, di cui fa prova, con ben altri mezzi di azione e di press'ione, il generale De Gaulle.

A succedere all'ex parlamentare demo- cristiano belga è stato chiamato il suo con- cittadino e collega di partito on. Leemans (che resterà in carica fino a quando non

a procedimento di epurazione. La cosa è di per sé meno grave per un belga fiam- mingo, dato che i procedimenti sono stati in questa regione eccezionalmente numerosi, e Leemans fu prosciolto da ogni accusa, e che il collaborazionismo aveva un signifi- cato particolare nelle Fiandre, dove la po- polazione si sentiva, come si sente tuttora, oppressa dall'elen~ento vallone e vedeva un po' nei tedeschi, per quanto ciò ~aradossale possa sembrare, dei liberatori: non diver- samente, in fondo, a quanto avvenne, via via, per i tedeschi della Saar, o per quelli di Dan- zica, dei Sudeti o, oggi, del Sud Tirolo. Sa- rebbe stato meglio, ad ogni modo, che a pre- siedere, sia pure per un breve periodo, un'As- semblea che si autodefnisce Parlamento Eu- ropeo fosse chiamata una personalità su cui non gravassero ombre di questo genere, sep- pure le più vaghe.

Nel corso della stessa seduta il Parla-

mento Europeo ha fulmineamente approva- to, senza discussione, la seguente risolu- zione sull'attuale situazione della Comuniti:

I1 Parlamento Europeo, garante dei Trattati di Parigi e di Roma e interprete della volontà popolare, da cui deriva la propria autorità,

sottclinea che nessun paese membro ha il diritto di sottrarsi agli impegni assunti in virtù di tali Trattati;

ricorda ai sci Pacsi membri delle Comu- nità che i Trattati devono essere integralmente rispettati ed applicati nei termini previsti, in particolare per quanto riguarda la costituzione, le competenze e gli obblighi di ciascuna isti- tuzione comunitaria;

rivolge un appello ai parlamenti nazionali affinché ottengano dai rispettivi governi l'appli- cazione di tale politica;

a p p r o v a l'azione della Commissione della CEE D.

Veni, vidi, vici. Se le chiacchiere faces- sero farina, la crisi comunitaria sarebbe già superata.

sarebbe s ~ i r a t o il mandato di Duvieusart, e cicè fino alla prossima primavera). I1 11. La riunione congiunta del P. E. e delllAssemblea Gruppo socialista si è astenuto dalla vota- zione, in considerazione del fatto che, nel

Consultiva: i rapporti commerciali Est - Ovest. dopoguerra, l'on. Leemans è stato sottoposto Questa riunione, che ha carattere annuale tanza per determinati settori. La relazione della

e dura un paio di sedute, 6 destinata ad un Commissione per il commercio estero del Parlamento Europeo ricorda, ad esempio, chc

giro di orizzonte sull'integrazione comuni- nei prossimi anni presumibilmente un terzo, di taria. Quest'anno l'accento è Stato posto sui tutte le esportazioni dcll'industria francese di problemi degli scambi est-ovest. beni strumentali sarà diretto verso l'Unione

Ecco quanto ha affermato, nella relazione sovietica; se si inseriscono gli altri paesi socia- listi, la percentuale oscillerà persino tra il 40

Per il Park-~mento Europeo (doc. 751, l'ori. e il 50%,. Come già menzionato, l'Italia copre Achenbach. liberale tedesco: circa il 20% del suo fabbisogno di petrolio nel-

La CEE e il CCE Relazioni con i rappresen-

tanti degli enti locali e degli Stati membri.

150. La Commissione ha contatti peri'odici con i rappresentanti delle organizzazioni nazionali ed interna- zionali delle amministrazioni locali, sia in occasione di riunioni a Bru- xelles, sia di colloqui organizzati da detti enti. Inoltre, la Commi~s:~one ha chiesto ai rappresentanti degli enti locali, attraverso il Consiglio dei Comuni d'Europa, di ricevere le osservazioni sulle conclusioni dei gruppi di lavoro, dando così inizio ad un fruttuoso scambio di vedute. La Commissione è disposta a ricer- care, con gli Stati membri, una pro- cedura che permetta di intensificare taii contatti.

(dall'u Ottava Relazione aene- rale aull'attività della Comu- nità » pubblicata dalla Co'm- missione della CEF. - giu- gno 1965, cap. 111)

C La maggiore o minore importanza del com- mercio estero dipende direttamente dall'am- piezza del mercato rappresentato da uno Stato o da un'unione di Stati retti da una volontà politica unitaria. Esso non dipende in alcun modo dal regime esistente in tale Stato o unione di Stati, sia esso di tipo democratico o dirigistico.

Nel 1963, le importazioni e le esportazioni dell'unione sovietica sono ammontate rispet- tivamente al 33% circa del suo prodotto sociale lordo. Nello stesso anno, le importazioni glo- bali degli USA ammontavano al 2,9% e le ecpor- tazioni al 3,9% del suo prodotto sociale lordo?

Se si considera la CEE nel suo complesso~, il suo commercio con paesi terzi rappresenta circa il 10% del prodotto sociale lordo, per quanto concerne le importazioni, e il 91, per quanto concerne le esportazioni.

Se si giungesse ad una fusione dei mercati della CEE e del!'EFTA, l'aliauota del com- mercio estero effettivo (ci06 con paesi terzi) si ridurrebb,? ulteriormente e si avvicinerebbe ai valori degli Stati Uniti e dell'unione sovie- tica. Nel 1963, le importazioni in un siffatto mercato eiiropeo dai paesi terzi sono state dell'ordine del 7,5% circa e le esportazioni del 6% del prodotto sociale lordo.

I1 motivo è evidente. I1 grado di autoappruv- vigionamento si eleva nella misura in cui è possibile una razionalizzazione dcll'economia. Gli scambi quindi sono ampiamente determi- nati dall'ampiezza delle singole economie.

I1 commercio con il " campo socialista ", ben- ché po'co rilevante, assume una grande impor-

- l'Unione sovietica.

In sé, questo fatto non dà luogo a preoccupa- zioni. Esso può essere ricondotto a due elementi: le economie nazionali dei paesi a ccmmercio di Stato non hanno possibilità di esportazione in altri settori della produzione e, d'altronde, le loro capacità industriali, che si trovano in una fase organizzativa, richiedono determinate im- portazicni prioritarie.

Questa situazione diventa preoccupante solo in relazione a due fatti:

1) nei coni-runti dei paesi a commercio di Stato non esistono basi concorrenziali equiva- lenti e qucsti paesi, in seguito a loro monopolio del commercio esterno, possono manipolare i loro prezzi;

2) in questi paesi, più che in qualsiasi altro paese del mondo, i1 commercio estero è pra- ticato secondo criteri essenzialmente politici e gli scambi commerciali possono, in seguito al nesso diretto che esiste tra Stato e organizza- zioni di commercio estero, essere orientati in breve tempo in funzione dei predetti criteri.

Per i1 primo probleina, le pratiche seguite dall'unione sovietica nella sua politica di espor- tazione del petrolio offrono un esempio signifi- cativo. Ne1 1963-64, i prezzi del petrolio sovie- tico ammontavano:

- negli Stati dell'Europa orientale, a 19-20 rubli, - negli Stati neutrali, al livello del rmer-

cato mondiale, - nell'Europa occidentale, a circa 11 rubli.

COMUNI D'EUROPA ottobre 1965

In q~iesta sitiiazione, la Comunità non dispone ancora di una politica uniforme.

Tale politica dovrebbe essere instaurata in due tappe:

1) ccordinamento delle politiche e pratiche commerciali degli Stati membri nei confronti dei ~ a e s i a c=mn:ercio di Stato, per sormontare l'impcssibile situazicne nella quale, come ha conrtatato la Commissione per il commercio estero d ~ l Parlamento Euro,-eo, "cgni Stato membro può ancora importare liberamente merci dai paesi del blccco orientale. senza il freno di un determinato limite di prezzo e invadere c m tale merce i mercati degli altri cinque paesi della CEE ";

2) instaurazione di una politica commer- ciale cgmune nei confronti dei paesi a com- mercio di Stato, che dovrebbe essere applicata dall'organo comunitario, la futura Alta Com- missicne.

Negli scambi tra grandi mercati, dunque fra USA, CEE e blocco orientale, il commercio dcvrebbe ritrcvare il suo vero obiettivo, il proprio utile inteso nel giusto senso, l'interesse dell'acquirente e del venditore. Un commercio praticato secondo questi principi, un commercio senza riserve mentali, migliorerebbe il clima generale e non ostacolerebbe i tentativi volti ad una intesa politica nell'interesse della pace universale n .

Anche l'Ambasciatore Guido Colonna di Paliano, membro italiano della Commissio- ne della CEE, ha ribadito l'esigenza di una politica c2mmerciale comune della CEE verso l'est, che la Commissione stessa ha proposto, nelle sue grandi linee, fin dal febbraio scorso. Tuttavia - egli ha ag- giunto prudentemente - condizione essen- ziale per poter addivenire a soluzioni sod- disfacenti è la volontà di tutti gli Stati occidentali di pervenire ad orientamenti omogenei D .

Non sembra che questa condizione esista, o debba esistere prossimamente: Vi sono tante politiche in materia di scambi com- merciali t ra est e ovest quanti sono i p m t - ners di tali politiche P, afferma la relazione pclitica sull'argomento presentata per 1'As- semblea Consultiva del Consiglio d'Europa dal gollista Nessler (Doc. 1961): il quale, p r t e n d o da questa base, tesse le lodi del bilateralismo, che permette ai Paesi del- l'est di affermare la loro sovranità n . (Que- sto, il ritorno a un piccolo e gretto nazio- nalismo, è tutto quello che oggi l'Europa può proporre loro!).

Del resto, i rilievi tecnici aggiunti molto opportunamente alle considerazioni generali fin qui accennate dalla relazione economica sullo stesso argomento, sempre per 1'Assem- blea Consultiva, dell'on. Hagnell, socialista svedese (Doc. 1964), aggiungono molto op- portunamente ulteriori argomenti, atti a ri- dimensionare il problema:

<<Due elementi essenziali distinguono le eco- nomie dei Paesi dell'Est da ouelli sviluppati dell'occidente: nei primi i prezzi del mercato interno sono stabiliti senza relazione con i prezzi del mercato mondiale e i piani del com- mercio estero, subordinati da pianificazione gencrale dell'economia, sono realizzati dai mcnc)poli di Stato.

... Il meccanismo di mercato - quale esi- ste, per quanto in modo imperfetto, in Occi- dente - esercita pertanto in questi Paesi una influenza soltanto ridvtta sulla fissazione dei prezzi interi, giacché tanto l'offerta come la domanda sono determinate in grande misura dai ~ i a n i economici.

... La stretta subordinazione dei piani del commercio estero ai piani di produzione di investimenti intruduce nella pianificazione delle im~crtazioni e dclle esportazicni una rigidità che ncn è sempre compensata da una stabilità e da una continuità corrispondente. Questi fat- tori non presenterebbero, probabilmente, gravi

inconvenienti se ad cssi non si aggiungesse l'incznvertibilità delle monete dei Paesi socia- listi, spesso res~cnsabili in essi della penuria di questa o quella divisa estera, nonché il fatto che in seguito a ciò i Pae?i ad ecmomia di mercato limitano generalmente, a loro volta, la trasferibilita delle loro divise ~ossedute dai loro clienti dell'Est. Così accade che i piani d'importazione stabiliti per questo o quel pro- dctto o gruppo di prodotti dall'organo di Stato competente, sono di solito divisi secondo le zone monetarie, i gruppi geografici o anche i Paesi, e rispecchiano in buona parte la forza o la debolezza relativa delle diverse divise estere rispetto alla mcneta nazionale. E' per questa ragione che i Paesi dell'Euro~a dell'Est sono costretti ad organizzare il loro commercio estero - con gli altri Paesi ad economia pia- nificata così come con l'occidente - sulla base di una rete di accordi bilaterali che stabili- scono normalmente un'equivalenza assai stretta

tra il valore delle esportazioni e quello delle importazioni, con cspertura degli squilibri tem- poranei tramite la concessicne di limitati cre- diti reciproci. Per ragioni analoghe gli organi dei Paesi orientali che esercitano i monopoli relativi al commercio estero esigono spesso che le ditte occidentali commercino con lcro sulla base di accordi di baratto, che essi sono spesso in grado di imporre, grazie al monopolio che assicura loro una posizione particolarmente Iavorevcle per negoziare S .

Nonostante la distensione, dunque, si trat- ta di un problema di importanza non capi- tale, e destinato a non avere alcuna influen- za decisiva né sulle future relazioni politi- che, né sui futuri sviluppi economici in cia- scuna delle due Europe divise dalla cortina di ferro.

111. La sessione dellnAssemblea Consultiva del Consiglio d n Europa.

E' noto che con l'integrazione a Sei il Con- siglio d'Europa ha ormai perso da molti anni ogni vera ragion d'essere, dal punto di vista politico. A questa sua inutilità esso cerca di rimediare moltiplicando relazioni e di- scussioni su problemi tecnici che interessano la collaborazione internazionale. Certo, cosi facendo esso risulta non di rado ugualmente inutile, anche se per altre ragioni: e cioh perché esso fa C double emploi n con altre organizzazioni internazionali, quali, secondo i casi, le Nazioni Unite e le sue K Agenzie specializzate n come la F A 0 o l'organizza- zione mondiale per la sanità, il . Bureau International de Travail a , l'OCSE, e così via. Tuttavia questi documenti rivestono non di rado un certo interesse, anche per i nostri lettori: maggiori, in ogni caso che non quello delle relazioni e discussioni di politica gene- rale. ormai sempre più stanche e in cui si ripetono sempre più malinconicamente i medesimi argomenti, come appunto è avve- nuto nel corso dell'ultima sessione. Rinun- ceremo perciò a riassumere l'ennesimo di- battito che in esso si è avuto intorno alla . politica generale del Consiglio d'Europa n, sulla base di una relazione (Doc. 1955) del- l'on. Edelrnan, laburista britannico, giacché dovremmo ripetere troppe cose già dette nei numeri prece~denti, prima esponendo il pro- blema dell'unione politica (numero di mag- gio 1965 di a. Comuni d'Europa u ), poi, più di recente, quello della crisi comunitaria (numero di luglio-agosto di Comuni d'Eu- ropa D ). Ciò vale anche per altri problemi delle relazioni economiche europee, trattati rispettivamente nella relazione dell'on. de Préaumont, gollista francese (Doc. 1950), dedicato appunto alla crisi del MEC, e nella relazione dell'on. Heckscher, conservatore svedese, su « La conclusione eventuale di accordi commerciali eurolpei provvisori s

(Doc. 1951). Lasceremo dunque da parte di proposito questo dibattito, e ci limiteremo agli argomenti non politici più importanti discussi in questa sessione.

Le politiche congiunturali

Questo è, in realtà, un tema altamente pditico; ma la relazione (D3c. 1952) del- l'on. Weber, socialista svizzero e professore d i università, si attiene soprattutto agli aspet-

ti tecnici e scientifici del problema. Essa non considera l'esigenza di una politica congiun- turale a livello sopranazionale, e in partico- lare nell'ambito della CEE, già apparsa chia- rissima nelle proposte della Commissione Hallstein che vanno sotto il nome di = Ini- ziativa 1964 B, e da noi più di una volta scttolineata con le parole stesse di Marjolin (V. ad esempio, Comuni d'Europa del febbraio 1965).

Eppure l'obiettiva esposizione del problema fatta dal professore svizzero è la più ener- gica conferma indiretta della necessità, per una politica congiunturale sovranazionale, di un vero governo europeo, il solo capace di mettere in funzione meccanismi così com- plessi come quelli da lui indicati, e destinarli così a incidere profondamente nella vita di un Paese e negli interessi dei singoli gruppi. Ascoltiatrio l'essenziale della sua esposizione:

A partire dalla seconda guerra mondiale dice Weber, una politica congiunturale è rico- nosciuta dovunque corne una funzione essen- ziale dello Stato, tanto che essa sia stata concepita come lotta contro la depressione e la disoccupazione, tanto che essa appaia, oggi, come mezzo per combattere il "surriscalda- mento " e l'inflazione; quali che siano i me- todi suggeriti e sia che si parli di cicli con- giunturali, sia che si preferisca ragionare in termini di modificazioni strutturali, da correg- gere e controllare, provocati dalla crescita eco- nomica.

L'obiettivo ultimo infatti è sempre lo stesso: quello di realizzare il cosiddetto "triangolo magico ", assicurando al tempo stesso il pieno impiego, la stabilità del livello dei prezzi e l'equilibrio della bilancia dei pagamenti. In realtà, più che di triangolo si dovrebbe par- lare di quadrilatero, dato che un quarto obiet- tivo fondamentale è ormai quello di una cre- scita economica ccstante: e tenendo conto di ciò, in luogo di equilibrio della bilancia dei paga- menti si dovrebbe parlare di stabilità del corso dei cambi o di moneta stabile (il che suppone pur sempre, alla lunga, un equilibrio della bi- lancia dei pagamenti); cosi come, invece di pieno impiego e di stabilità del livello dei prezzi, si dovrebbe piuttosto parlare di disoccu- pazione contenuta al di sotto dei limiti d.e1l1l% e di variazione dei prezzi annui di una ampiezza non superiore allo stesso ordine, Con queste precisazicni e Limitazioni il " triangolo magico " è, secrndo il relatore, realizzabile, anche se di fatto raramente e per brevi periodi realizzato; deve essere pertanto un obiettivo fo'ndamentale della politica economica di tutti i Governi.

ottobre 1965

Quali sono, prosegue Weber, gli strumenti essenziali della politica congiunturale?

La Banca centrale o banca d'emissione, inca- ricata di regolarizzare la circolazione moneta- ria di un paese e di assicurare l'equilibrio della bilancia dei pagamenti costituisce uno dei prin- cipali organi responsabili dell'orientamento e dello sviluppo economico. Fra i mezzi di cui essa dispone occorre ricordare la politica di credito sul mercato monetario per lo sconto degli effetti e la politica di open market (com- pra-vendita di oro e di carte-valori). In molti paesi la Banca centrale può fissare la misura di liquido (riserve minime) che deve essere posseduta dalle banche, influenzando cosi il volume del credito.

La disciplina del mercato dei capitali costi- tuisce egualmente una delle funzioni della Banca centrale. in collegamento cc1 Tesoro. L'obiettivo ~ u ò essere raggiunto attraverso il controllo delle emissioni interne e più partico- larmente di quelle all'estero, e attraverso pre- stiti in altri paesi.

Infine, se le banche sono sue creditrici, la Banca ccntrale ~ ; u ò limitare la concessione di crediti, con conseguente restrizione dell'atti- vità economica a carattere deflazionista n.

Queste considerazioni richiamano il com- plesso problema della politica monetaria in- ternazionale, a cui giusto un anno fa lo stesso Weber dedicò un'importante relazione (Doc. 1808), s3ttolineandone il dilemma fonda- mentale:

Si afferma spesso che è impossibile alla lunga assicurare la stabilità permanente della moneta all'interno e all'esterno; e poiché la stabilità interna è più importante, si ritiene che si dovrebbe rinunziare all'idea della sta- bilità dei tassi di cambio, come ha di recen- temente sostenulo il prcf, Albert Hahn (Kyklus- Verlag, Basilea 1964) D.

L'on. Weber ha buon gioco in detta rela- zione nel dimostrare la precarietà e gli in- convenienti, per il commercio internazionale di una tale soluzione più le economie na- zionali sono strettamente integrate, più gravi sono i perturbamenti causati dalle mcdifiche dei tassi di cambio B, anche se non e in grado di dire come, al di fuori di un sistema federale, si ,possa alla lunga esser certi di poter sfuggire a quel dilemma; e, in base ad argomentazioni di tipo funzionalistico assai abili, sostiene che una collaborazione inter- nazionale abbastanza ampia e bene studiata potrebbe, ove la buona volontà non facesse difetto, arrivare a risolvere, specie attraverso un sistema di crediti reciproci multilaterali, il problema della stabilità, senza pregiudicare la convertibilità e la stabilità dei tassi di cambio.

Ma quando - tornando al primo dei due rapporti - Weber enumera gli altri stru- menti, oltre alla politica monetaria, propri della manovra anticiclica, risulta difficile continuare a pensare che essi possano essere manovrati a livello internazionale attraverso acccrdi, e non decisioni vincolanti e - il che apy;are altrettanto grave - senza alcun in- tervento dell'opinione pubblica, cioè senza alcuna organizzazione di canali democratici al livello effettivo a cui le scelte vengono prese: insomma, anche qui, senza un vero e proprio Governo responsabile al livello dalle decisioni.

E Altro strumento, ed egualmente importante, della politica anticiclica - prosegue infatti Weber - è la politica finanziaria dello Stato:

COMUNI D'EURQPA 9

Lucca - Colmar - Sint Niklaas - Schongau

dal 3 al 14 seitembre scorso Lucca ha ospitato 32 giovani provenienti dalle città gemelle di Colmar, Sint Niklaas e Schongau che a loro volta avevano ospitato durante l'estate 30 giovani lucchesi (10 per ciascuna città). Durante il soggiorno a Lucca gli ospiti hanno preso parte a varie manifestazioni, fra le quali una visita a l l ~ città e alle località vicine (Pescia, Collodi, RIontecatini, Bagni di Lucca, Barga, Castelveccchio Pascoli, Castelnuovo Garfagnana, Gramo- lazzo, Orto di Donna, Viareggio, Torre del Lago Q Firenze) e incontri con le famiglie lucchesi che hanno ospitato i giovani, ed hanno infine assistito ad un torneo internazionale di scherma al quale pertecipavam le squadre di Lucca, Colmar e Schongau.

il bilancio esercita un'influenza profonda sul- l'attività economica, tanto per ciò che concerne le spese e le entrate tanto per quel che si riferisce alla politica del credito. Questa in- fluenza è proporzionale alla quantità di reddito nazionale controllata dallo Stato, e attualmente, se si contano anche le imprese pubbliche e le assicurazioni sociali controllate dallo Stato, que- st'ultimo ha sotto la propria influenza dal 25 al 40% del reddito nazionale.

Le spese pubbliche agiscono sul mercato come domanda; e se questa in parte è fissa (spese stabilite per legge) una parte invece è fles- sibile: può esser cioè aumentata o ridotta o orientata in detcrminate direzioni. Ciò avviene in particolare nelle prestazioni a terzi, e in specie nelle spese per costruzioni e negli investimenti di ogni genere. Un'influenza anti- congiunturale è esercitata altresì da spece come i sussidi di disoccupazione, che crescono auto- maticamente in periodi di depressione e dimi- nuiscono in pericdi di alta congiuntura.

Nel settore delle entrate le imposte possono essere utilizzate in modo molto efficace al servizio della politica della congiuntura. I1 migliore sti-umento è un'imposta progressiva sul reddito la quale esercita anche un'azione congiunturale, giacché via via che i redditi aumentano, essa. ne assorbe progressivamente una parte proporzionalmente maggiore, mentre quando essi diminuiscono, essa diminuisce più rapidamente di questi.

In certi casi un'imposta sul consumo (in par- ticolare l'imposta sulla cifra d'affari) può ser- vire ad aumentare o a ridurre la domanda. In genere solo le imposte percepite all'origine per- mettono un intervento rapido ..

Weber enuncia tutta una serie di altre misure capaci di influire sulla congiuntura, precisandone la natura e la px ta t a : il regime fiscale degli ammortamenti, la creazione di riserve di lavoro, la politica del credito puh- blico, che insieme a quella della banca di emissione influenza il tasso dell'interesse, le misure tendenti a favorire la mobilità della mano d'opera, il controllo dei prezzi e dei salari e, più in generale la K politica dei redditi P , a pro~posito della quale egli afferma:

s "Nella misura in cui aumenta la produtti- vità economica per unità di lavoro, il reddito reale può essere migliorato senza che n e co:l- segua un aumento dei prezzi: gli aumenti di salario il cui tasso non superi quello del miglio- ramento della produttività econcmica non eser- citano effetti inflazionistici ". Ma bisogna con- vincere i diversi gruppi economici, datori di lavoro e lavoratori, che essi " devono mantenere il miglioramento dei loro redditi entro questi limiti " . .

La relazione termina con due osservazioni fondamentali: anzitutto che l'elenco di cui sopra è tuttaltro che completo; in secondo luogo che l e misure indicate, se prese sepa- ratamente, hanno tutte un effetto unilaterale, sicché . un loro coordinamento è indispensa- bile in tutti i settori, se si vogliono ottenere risultati positivi D .

E' appunto quanto basta a dimostrare che le vaghe consultazioni previste dall'art. 103

1 O COMUNI D'EUROPA

BANCO DI NAPOLI Istituto di credito di diritto pubblico fondato nel 1539

Fondi patrimoniali e riserve: L. 22.842.51 7.1 71 Riserva speciale Cred. Ind.: L. 7.745.754.018

Direzione Generale - Napoli

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Corrispondenti in tutto il mondo

del Trattato CEE per una politica congiuri- gioventù, nell'ambito del Patto franco-ger- turale comune sono tutt'altro che sufficienti, manico; sia infine - Last bu t not least - e che in situazioni veramente difficili solo perché l'argomento è strettamente connesso un Governo europeo riuscirà a svolgere una con quello di un programma organico di politica continentale della congiuntura. scambi intercomunali, e interessa quindi

direttamente gli Enti locali. Anche a questo problema perciò, per la

stessa ragione, dedicheremo una trattazione Coordinamento dell' aviazione a ,arte Drossimo numero

civile in Europa

Questo tema, a cui sono state dedicate due relazioni dell'on. Duynstee, riveste una tale importanza, presenta una tale attualità ed è stato svolto, nei due documenti sopra ri- cordati, in modo così esauriente ed acuto, che preferiamo dedicare ad esso una trat- tazione a parte, insieme con quanto sull'argo- mento è stato detto e proposto in seno al Parlamento Europeo, a pag. 11 di questo numero.

Creazione di un ente europeo della gioventu

Difesa dall' inquinamento delle acque

Se l'aviazione civile o la politica anticon- giunturale sono argomenti tipici per la col- laborazione a livello sovranazionale, quello della lotta contro l'inquinamento delle acque è invece tema che interessa, assai più che non organi internazionali o comunitari, i singoli governi, e soprattutto le regioni e gli altri poteri locali: come ricorderanno i lettori del numero di luglio-agosto di « Co- muni d'Europa » dedicato alla pianificazione regionale in Germania, quest'argomento aveva largo spazio.

Anche questo argomento riveste un'impor- I1 Consiglio d'Europa ha dedicato a questa

tanza particolare: sia perché di esso si inte- ressano tanto l'Assemblea Consultiva del assillante esigenza una delle sue migliori e

consielio d,EuroDa che il Parlamento Euro- più ampie relazioni (Doc. 1965) che è do- - peo (anche il ~ ~ ~ d ~ ~ t ~ ~ ha non vuta dall'on. Housiaux, socialista belga, e che

molti mesi fa approvato una risoluzione in verrà presto pubblicata, con aggiunte e ag- questo senso); sia perché il problema ha giornamenti, in un volume a parte. Va1 la acquistato una certa attualità, dopo il note- pena di segnalarlo, ora che anche in Italia vole successo dell'Ente franco-tedesco per la sembra che ci si sia resi conto della gravità

ottobre 1965 P- P-

del problema, messo a fuoco da alcuni im- portanti pubblicazioni e atti di congressi cu- rati dall'Associazione Nazionale di Ingegne- ria Sanitaria (e, più brevemente, da una nota del prof. G. Evangelisti dell'università di Bololgna, apparsa nel Quaderno n. 70, del 1964, dell'Accademia Nazionale dei Lincei), e ora all'attenzione dei politici attraverso la nomina, avvenuta nell'ottobre 1964, di una commissione di studio presso il Ministero dei Lavori Pubblici, presieduta dall'ing. Fe- derico Biraghi.

La stessa ampiezza della relazione Hou- siaux rende impossibile un riassunto partico- lareggiato. Ci contenteremo di dare un'idea generale dell'importanza della questione ci- tando ciò che esso afferma in forma intro- duttiva, sotto il titolo paradossale L'acqua, risorsa rara e preziosa »:

8 Fra le risorse naturali, l'acqua occupa un posto a parte, a ugual distanza fra il regno vivente e quello inanimato. Senz'acqua, ogni vita scompare. L'acqua non è infatti soltanto una soreente di ossieeno e di idrogeno; è anche l'elemento costitutivo più importante degli esseri viventi, giaccilé costituisce il 60% del peso dell'uomo e fino al 95% di quello di una pianta.

Lo studio quantitativo dell'acqua mostra che il 98% delle acque terrestri sono salate. La quasi totalità di acqua dolce che rimane è costituita dalle calotte glaciali. L'uo'mo ha a sua dispomsi- zione 5310 35'0.000 km3 di acqua dolce di superficie. 150.000 km3 di acqua sotterranea e 13.000 km3 di acqua atmosferica (di cui, pra- ticamente si può non tener conto).

Nel complesso queste risorse sembrano impor- tanti e sono bastate, nel corso dei millenni, ai bisogni dell'uomo, il quale ha appunto sfrut- tato sia le acque di superficie - fiumi, torrenti, laghi e stagni - sia quelle sotterranee. me- diante fonti. trivellazioni, pozzi e gallerie.

Di recente tuttavia, in seguito allo straordi- nario aumento nuinerico dell'umanità e alla sua evoluzione sociale, economica, tecnica e culturale, che l'ha condotta al dominio effettivo del pianeta, l'uomo è arrivato ad un punto in cui le risorse di acqua disponibili non gli bastano più o non gli basteranno entro ua breve spazio di tempo. Se si tiene conto del ritmo di consumo attualmente raggiunto dai Paesi industrializzati - e che aumenta pro'gres- sivamente - la popols.zione della terra, quale essa sarà tra l00 anni, si troverà a scarseggiare di acqua.

Alla rarefazione, dovuta all'aumento dei biso- gni, corrisponde il deterioramento della qualità dell'acqua, che costituisce l'aspetto negativo, il prezzo del progresso sociale e tecnico che è alla. base dell'evoluzione umana. L'inquinamento delle acque ad opere dell'uomo, che le rende disadatte a diversi usi, deve essere considerato come uno dei fattori più importanti della dimi- nuzione delle risorse complessive.

Non si tratta di drammatizzare la situazione, ma di riconoscerne l'effettiva gravità. L'acqua. che sembrava inesauribile, sta per divenire un bene raro! Senza c!ie vi sia penuria per l'imme- diato futuro, è necessario conservarla con cura fin d'ora, tanto quantitativamente come quali- tativamente.

Con gli Stati Uniti, l'Europa Occidentale è oggi in testa allo sviluppo econcmico sociale. I1 suo aumento demografico è tale che le sue città e i suoi centri industriali si estendono e si n~oltiplicano a ritmo accelerato. In molte regioni europee molto popolate e molto indu- strializzate la situazione delle risorse d'acqua può già essere considerata, senza tema di esa- gerazione, critica. Si hanno difficoltà di alimen- tazione e peggioramento della qualità. Tanto in Francia, nei dipartimenti delllEst o del Nord, in Germania, nella Ruhr, nel Belgio o nei Paesi Bassi il problema ha acquistato una importanza notevole e minaccia lo sviluppo economico. ( E il relatore avrebbe potuto citare anche la sit?tazione di alcune grandi città ita- liane).

Orbene, la ripartizione delle risorse idriche sulla terra non è uniforme: l'acqua non è sempre disponibile, né la sua erogazione 6

ottobre 1965 - P-

- - - -- P -- COMUNI D'EUROPA 11

- - - . - - --- - -- - . p

regolare e costante: la curva delle erogazioni e la curva dei consumi non ccncordano affatto, anzi presentano spesso un fenomeno di diver- genza spiegabile con il fatto che le punte di consumo corrispondono ai periodi di erogazione minima.

D'altra parte non si possono sottoporre inde- finitivamente a sfruttainento eccessivo le falde sotterranee (si ritiene che vi sia sfruttamento eccessivo quando si pcjmpa più del 1.0% della loro capacità annua). Così, dei 150.000 km" di acque sotterranee di cui dispone la terra, s'e n e dovrebbero usare scltanto 15.000, riservandoli agli usi domestici quando si tratti di acque adatte al consumo 1).

Ed ecco alcune considerazioni pratiche re- lative all'Europa, contenute nella risoluzione proposta dall'on. Housiaux e approvata dal- l'Assemblea:

C C L'inquinamento delle acque dolci raggiunge in Europa una gravità tale che, senza un'azione rapida coordinata ed efficace, la situazione può divenire preoccupante e, in certi casi, irrever- sibile. L'approvvigionamento in acqua potabile delle popolazioni e il fabbisogno d'acqua del- l'agricoltura e dell'industria sono spesso com- promessi; la situazione dei laghi e dei grandi fiumi europei è allarmante, mentre il consumo d'acqua aumenta tanto rapidamente che se ne prevede il raddoppio entro 20 anni.

Pertanto il problema generole dell'acqua deve essere oggetto di una politica d'insieme a lungo termine la cui responsabilità incombe ai governi. Ogni azione volta ad evitare una maggiore degradazione dell'acqua e a ridurre l'attuale inquinamento deve essere concepita nell'ambito di questa più vasta politica. Al tempo sttsso dovrà essere organizzata una col- laborazicne internazionale sistematica nel campo della ricerca, della formazione del personale scientifico e tecnico, così come della centraliz- zazione della documentazione in materia legi- slativa, amministrativa e scientifica, tenendo conto degli importsnti lavori già compiuti da vari enti, e in particolare dall'OMS e dalla F A 0 ..

Nel campo nazionale l a risoluzione propone l a creazione di:

a) un ente centrale, responsabile davanti a l Ministro competente o davanti a l Capo del Governo, fornito di poteri amministrativi ade- guati per fare applicare la legislazione contro l'inquinamento;

b) per ciascun bacino di drenaggio, un ente incaricato di fare applicare le norme relative e di prendere le disposizioni necessarie alla lotta contro l'inquinamento;

C) commissioni consultive miste composte dai rappresentanti dei poteri pubblici (ivi com- presi, aggiungiamo noi, i ~appresentanti dei poteri locali), di rappresentanti dei consuma- tori e di esperti indipendenti, incaricate di aiutare e di consigliare tali enti n.

Dall'esaurientissima relazione - troppo vasta, come s i diceva, p e r poter esser rias- sunta compiutamente - t rarremo solo d u e osservazioni particolari. L a pr ima concerne il costo de l depuramento delle acque:

1, Per quanto indispensabili, queste misure di depuramento non sono applicate in modo abba- stanza generale, a causa delle notevoli spese che esse implicano. Inquinare l'acqua non costa nulla; prevenire l'inquinamento costa molto caro. Si pone qui un problema nuovo per le economie nazionali, che non è ancora stato risolto: le spese di depuramento non hanno ancora trovato il posto che meritano nei bilanci nazionali o comunali, né in quelli dell'indu- stria. E' normale comprendere, nelle previsioni sul costo di una costruzione urbana o di un impianto industriale, le spese per condutture d'acqua; è raro che si preveda una spesa per un impianto di depuramento deiie acque uti- lizzate.

... La Repubblica Federale Tedesca valuta il costo degli impianti di depuramehto delle acque usate, per i prossimi dieci anni, a 10 miliardi di marchi, di cui 6 miliardi per le collettività urbane e rurali e 4 per l'industria B. -

L a seconda osservazione si riferisce al- La creazione di autorità di bacino, chiamate l'importanza decisiva che h a in questo set- alla funzione di perno e di strumento fonda-

tore il decentramento, e quindi ai compiti mentale della lotta contro l'inquinamento, non

capitali che spettano agli enti locali: ccstituisce una novità. Nuove sono però le vaste competenze e le concrete responsabilità

seguendo gli insegnamenti dEll,esperienza, che ad esse sono conferite e che fanno di esse le legislazioni più progredite si sforzano di l'organo arnministrativo d'azione per eccellenza. organizzare la lotta contro l'inquinamento delle Un buon esempio è costituito dai rivers boards acque secondo i limiti geografici e naturali e di del Regno Unito p .

rcmpere gli schemi delle delimitazioni ammi- nisti-ative-tradizionali, che rispondono ad altre E, auspicabile che una esauriente necessità. L'esperienza ha perentoriamente mo- strato che la lotta niù efficace contro llinauina- zione sia d i stimolo, anche in ~ t a l i a , per mento si ha al livello del bacino di drenaggio. passare dalle parole ai fatti .

L' aviazione civile, problema europeo Mentre l a Comunità Economica Europea

è in crisi, ment re tale crisi sembra riflet- tersi anche sugli sforzi - essi p u r e are- nat i - volti a dar vita ad u n organismo modesto come « Air-Union n, e mentre , d'al- t r a par te , il progresso aeronautico si trova davant i a quella grandiosa, duplice rivo- luzione che ci annuncia p e r il prossimo de- cennio, tanto con l'avvento, anche nel set- tore dei trasporti, dell'era supersonica, quanto, e più, con l e nuove pussibilità che l e conquiste della scienza e della tecnica aprono, nel campo subs;.nico, a una gran- d e aviazione di massa, con appareclchi d i ol t re 1.000 passeggeri e con tariffe ridotte anche a meno d i u n terzo d i quelle at tual i (una rivoluzione alla quale l'aviazione eu- ropea appare del tut to impreparata) sembra particolarmente oliportuno f a r e il punto sulla situazione, per cercar d i definire chiara- mente i termini del problema, tanto nei suoi data tecnici quanto nelle sue implicazioni politiche; per rendersi quindi conto delle cause delle difficoltà e degli insuccessi che i tentativi d i organizzare l'aviazione civile su basi europee hanno finora conosciuto; e per cercare così d i suggerire e x informata conscientia rimedi validi per l'avvenire.

L'indagine è senza dubbio necessaria, per- ché vi sono verità i n campo europeo che, per quanto evidenti, si finge costantemente, a l -livello ufficiale, di ignorare o d i mini- mizzare; e perché l'« accelerazione della storia r f a sì che i dati tecnici cambino, anche i n questo settore, con rapidità verti- ginosa. Ma in real tà quelle cause e quegli ostacoli hanno carat tere permanente e si presentano così chiari e così poco opinabili, che chi possed-eva insieme competenza spe- cifica e sensibilità politica aveva già rico- nosciuto f in dall'immediato dopoguerra - quando i traffici aerei erano una assai pile- cola par te degli a t tual i - che l'Europa, come ebbe a d i re André Siegfried, « costi- tuisce per sua na tura una uni tà aerea n ;

cioè, conle già quindici anni fa spiegava il sen. Caron:

(1 da un lato gli intralci derivanti dalle divi- sioni politiche e doganali che frazionano il già ristretto territorio del continente e dall'altro la coesistenza di =n gran numero di compagnie autonome e concorrenti nuoce allo sviluppo dei trasporti aerei e alla diffusio'ne di questi verso nuove e più larghe classi di utenti potenziali e fa si che di fronte alla organica saldezza del sistema aereo degli Stati Uniti i trasporti aerei del nostro continente rappresentino un coacervo di individuali anarchie; e ciò in conseguenza dell'importanza politica che ogni stato annette alla propria Compagnia di bandiera, il che rende estremamente difficile la creazione di un mercato comune. aereo in. Europa, e cioè

la stipulazionc di un accordo multilaterale per la liberalizzazione dei diritti di traffico nello spazio aereo europ,co 1, (*).

la situazione

P e r compiere la nostra analisi ricorre- remo soprattutto all'ausilio d i t r e relazioni ( e d i t r e dibattiti) , presentate e svoltisi, alle Assemblee Europee: l'una, discussa nel maggio scorso da l Parlamento Europeo ( l ) ; l e a l t re due, presentate all'Assemblea Con- sultiva de l Consiglio d'Europa dall'on. Duynstee, nell'ottobre dello scorso anno (2) e nella sessione di set tembre d i questo (3) .

Ecco appunto come l a p r ima di queste d u e relazioni enuncia i dat i fondamentali della situazio'ne (riassumiamo l'essenziale) :

I1 traffico aereo passeggeri è aumentato dal 1951 al 1962 del 400'3, ed offre pertanto grandi possibilità. Ciò nonostante, specie l'apparizione degli apparecchi a reazione, la loro adozione dal 1955 in poi, da parte di alcune compagnie americane e quindi, in una lotta di concor- renza sfrenata, da parte di tutte le altre, quar?- do i vecchi apparecchi non erano ancora am- mortizzati e continuavano ad essere in ottima efficienza, ha determinato delle gravi crisi finanziarie; ed altre e maggiori è facile pre- vederne per quando entreranno in funzione gli apparecchi supersonici, e cioè, presumibil- mente, a partire dal 1970.

E' dunque indispensabile una maggiore col- laborazione tra compagnie e costruttori, con più deciso intervento pianificatore delle pub- bliche autorità a l livello europeo.

Ragioni di meschino nazionalismo e di pre- stigio ostacolano nel mondo, e non solo in Europa, sia la razionalizzazione, la colla- borazione e la fusione di varie compagnie, sia la realizzazione delle famose cinque libertà dell'aria stabilite alla Conferenza di Chicago del 1944:

1) Diritto di sorvolare il territorio di uno Stato senza atterrare;

2) diritto di atterrare per fini non com- merciali;

3) diritto di sbarcare passeggeri, posta e merci in provenienza dallo Stato di cui l'aero- nave ha la nazionalità;

4) analogo diritto d'imbarco verso detto Stato;

5) stesso diritto di cui ai punti 3) e 4) nei confronti di qualsiasi Stato, col che si realiz- zerebbe l'assoluta libertà di volo da e verso qualunque punto del globo.

Più di cinquanta Stati hanno K liberalizzato b)

le due prime libertà. Nell'ambito europeo si è fatto qualche progresso verso la realizza- zione delle t re altre libertà ma, almeno per i voli regclari, solo sulla base di accordi bila- terali i quali in genere prevedono la conces- sione di diritti reciproci identici (per la stessa linea) o equivalenti (su diverse linee di impor- tanza analoga).

(9 G. CARON, Scritti e discorsi si~ll'aviazioize civile, Roma, Litostampa, 1958, pp. 71-72; 226.

12 COMUNI D'EUROPA ottobre 1965

Siamo - in un settore così progredito, dal rigi che risale al 1919 e che stabilisce il prin- temo di queste di orari e d i frequenze d i punto di vista scientifico e tecnico - ancora cipio 'Ovranità di ciascun Paese volo studiate con uguale razionalità - che

al di sopra del prcpri:, territorio in materia allo stadio delle economie più primitive, di traffico aereo ,,, semplificherebbero considerevolmente i tra- quello del baratto: tu mi fai fare un volo sporti aerei intra-eurcpei, che diventerebbero a me, io ti fo fare un volo a te.

Si può ad ogni modo affermare che, anche se i piani ambiziosi che alcuni paesi avanza- vano nel dosoguerra non sono stati realizzati, n6 sembrano poterlc essere (creazione di una vera e propria autorità sovranazionale aerea mondiale, capace di gestire tutte le linee, sug- geriti dal ~artit:, lsburista inglese nel 1944 ccn l'cpiiscslo Le ali della Pace; proposta in senso analogo, nello stesso anno, deli'Australia e della Nuova Zclanda alla Ccnferenza di Chicago); e certo tuttavia che gli organi con- sultivi di disciplina del traffico o di coope-

.razione commerciale che si è riusciti a met- tere in funzione - Organizzazione dell'Avia- zi-ne Civile Internazicnale (OACI); Associa- zione di Trasporto Aereo Intornazionale (IATA) - hinnc realizzato a livello mondiale il non molto che era possibile ottenere, sia, come si è visto, per quanto riguarda le prime due delle cinquc libertà, sia, attravers3 YIATA, per ciò che concerne la realizzxzione di un sistema di acc-rdi sulle tariffe minime e rela- tivi a compensazioni atte a consentire al pos- sessore del biglietto di una società di viag- giare su aerei di tutte le altre compagnie ade- renti all'accordo.

Ma, al livell:, europeo, e tenuto conto dei progressi che l'integrazione ec-nomica ha ràg- giunt3 nel ncstro continente in altri settori, si può affermare che nel campo dell'aviazione civile si è fitto proporzionalmente molto meno che non a livello mondiale.

gli obiettivi : razionalizzazione del traffico . . .

Due sono gli cbiettivi essenziali da rag- giungere: anzitutto rompere la sovranith aerea nazionale, creare una vera e propria autorità sovranazionale euroyea, realizzare ~ienaniente a livello continentale l e cinque libertà (questo ncn è detto esplicitamente nella relazione, ma si può considerare una conseguenza logica delle sue premesse). In secsnda luogs è parallelamente raggiungere una integrazione così profonda delle com- pagnie aeree europee quale quella delle ccmpagnie dei tre Paesi scandinavi hanno realizzato in seno alla SAS (Scandinavian Airlines System), il primo passo per giun- gere pci ad una vera e propria compagnia eurc;pea unica, dotata di una propria per- sonalità giuridica.

Data l'importanza del problema, e poiché mai fino ad ora si era avuta l'occasione, in queste nostre cronache, di affrontarlo, allargheremo le nostre considerazioni un po' al di là delle due relazioai citate.

Sul primo punto (creazione di un'auto- rità aerea europea) unanime è l'opinione degli esperti:

Una libertà controllata, applicata al tra- sporto aereo nell'area comunitaria, permette- rebbe di aumentare l'estensione delle linee e contribuire a ridurre i costi di produzione che il trasporto incontra sui percorsi attuali, oggi ostacolati dal principio della scvranità sullo spazio aereo nazionale V ,

scrive ad esempio un recente numero d i una rivista italiana specializzata. (4) E il prof. Rossger, in un articolo particolar- mente notevole apparso in una rivista tede- sca dello stesso tipo (5), ribadisce:

LIO stesso autore ha dato la dimostrazione più ccrnvincente di questa affermazione in uno studio pubblicato lo scorso anno dal- l'università di Berlino (6). In esso egli dimo- stra che se lo spazio aereo europeo potesse venir considerato come un'unità sovrana- zionalmente organizzata, superando così i difetti insormontabili del bilateralismo (*), sarebbe passibile organizzare un sistema ra- zionale di grandi linee europee - e, all'in-

(*) Tali difetti - aggiunge Duynstee - di-

al tempo stesso più pratici per il consuma- tore e più redditizi per il trasportatore, giac- ché fondati sulle esigenze effettive del traf- fico e sulle possibilità tecniche, e non le- gate ad accordi bilaterali.

Non è possibile qui addentrarsi più oltre in questa interessantissima indagine; ma sa- rà almeno opportuno indicare quali sono. secondo il Rossger, queste grandi direttrici europee del traffico aereo ( C europaische Hauptrouten D), e riportare il diagramma relativo:

~~ -

venteranno addirittura un ostacolo capitale H~~~~~~~~~ 1: scandinavia - ~ ~ ~ ~ b b l i ~ ~ F ~ - quando, con l'avvento dei Supersonici, e Per derale Tedesca - Svizzera - Italia - Grecia, evitare i rumori molesti relativi, si dovrà far in modo che quegli apparecchi volino il meno Hauptroute 11: Gran Bretagna - Benelux - possibile su territori abitati, stabilendo pcchi Francia - RFT - Iberica.

c c p3ints de rentré? ), in connessione con grandi Hauptroute III: Scandinavia - RFT - ~ e - aeroporti e il traffico superjo- ~ E ~ U X - Gran Bretagna - Francia - Peniso'la nico: il che sconvolgerà l'attuale rete e renderà lberica. il bilateralismo al livello europ~eo e se possibile Haupt~.oute 1V: Penisola Iberica - Svizzera ancor più superato. - Germania Meridionale - Austria.

c c Ur, esame retr~spettivo degli sforzi compiuti per cercar d'integrare il traffico aereo in Europa mostra che auesti hanno tutti urtato contro l'ostacolo costituito dali'Accordo di Pa-

Europaische Hauptrouten

ottobre 1965 COMUNI D'EUROPA

Hauptroute V: Italia - Svizzera - Benelux - Gran Bretagna - Irlanda.

Hauptroute VI: Irlanda - Gran Bretagna - Francia.

Hauptroute VII: Italia - Francia - Penisola Iberica.

Ancora qualche cenno sulla p iù razionale organizzazione di orari e frequenze, c h e riassumiamo dal Rossger:

Per stabilire le frequenze minime neces- sarie, si considerano quattro tipi di viaggi infraeuropei:

I - Viaggi di zon oltre 500 km (un'ora di volc) - Sono viaggi in genere di mezza gior- nata o di un giorno: sono quindi necessarie almeno tre corse nei due sensi: al mattino presto, a metà della giornata e la sera.

I1 - Viaggi di circa 800 km (1:-2 ore di volo) - Sono viaggi in genere di un giorno, e qui basta che vi siano un numero sufficiente di aerei la mattina e altrettanti la sera nei due sensi.

111 - Viaggi da 800 a 1.200 km (2 ore-2.5 cir- ca). - Scno viaggi, in genere, di due giorni, e valgono le stesse osservazioni fatte qui sopra al punto 11.

IV - Viaggz sui 1600 km. - Sono viaggi, in genere, di tre giorni: e qui basta una sola frequenza giornaliera nei due sensi. Tenendo conto di ciò, e volendo, al tempo stesso, orga- nizzare voli che abbiano in media il 65% dei pssti cccupati, si dovrebb-ro impiegare, sulle (1 Hauptrouten 11 da I a IV, cinque Boeing 727, quarantatre Caravelle, ventisei BAC 1-11 (che saranno presto disponibili) e 16 Viscount. E così via.

. . . e fusione delle compagnie Veniamo ora a l secondo punto - l a fu-

sione delle Compagnie europee - e ascoll- t iamo in proposito l a seconda delle d u e relazioni Duynstee:

ve delle previsioni serie e indipendenti a livello europeo sull'aumento potenziale del traf- f i c ~ aereo nel prossimo decennio sono della più grande importanza se si vusle evitare il probabile ritorno dei pesanti passivi circa il traffico europeo che la maggior parte delle compagnie aeree europee hanno subito da 5 anni a questa parte. Queste previsioni sono di estrema importanza anche quando si tratta di determinare quale tipo d'apparecchio dovrà essere cvstruito per i trasporti aerei nel pros- simo decennio )).

M a tut to ciò evidentemente non basta: anche se si riuscirà a raggiungere questo obiettivo, ed anche se è vero che

l'aumento del numero dei passeggeri ha finalmente cominciato a compensare l'eccedenza di capacità che ha accompagnato l'entrata in funzione degli apparecchi a reazione subsonici, sì ché le compagnie aeree europee sono giunte, nel complesso, ad equilibrare il loro bilancio e ad assicurare la loro redditività, ciò non significa che esse abbiano anche solo comin- ciato a risolvere i problemi che verranno posti nel futuro dall'avvento degli apparecchi da trasporto supersonici e dagli apparecchi da tra- spc'rto subsonici a grandi dimensioni. Allo stesso modo esse non sono riuscite ad offrine ai passeggeri la miglior rete di percorsi e la più grande varietà di frequenze possibile al- l'interno della Europa occidentale, m'2ttendo in comune tutti i mezzi di cui essi dispongono. I Governi e le compagnie aeree potrebbero fare molto per realizzare una diminuzione delle spese e quindi una riduzione, in misura note- vole, delle tariffe aeree, sovrapponendo alle attuali compagnie una struttura e una orga- nizzazione analoga a quelle della Genera1 Mo- tors. Si raggiungerebbe in tale modo l'unità nei settori del controllo, dei comandi, della direzione, delle finanze, della pianificazione e della ricerca, pur lasciando a ciascun elemento dell'insieme o a ciascuna compagnia aerea molta della sua indipendenza e originalità ' 1 .

Non basta dunque superare la sovranità spaziale nazio'nale (è l 'aspetto del problema messo i n luce, come si è visto, da l Rossger); occarre altresi mettere in comune l e attività economiche del settore: e an'che qu i si u r t a contro l'eterno identico ostacolo. Ecco come esss è prospettato nella citata relazione del- l'on. Drouot L'Hermine (1) :

c c Le reticenze dei Governi si spiegano co'n il fatto che ogni compagnia aerea battente la bandiera nazicnale simboleggia in certo qual modo la presenza del Paese su tutti i Conti- nenti. o per lo meno nel maggior numero possibile. La flotta aerea è un basticne di quel- la so'vranità che gli Stati sembrano voler di- fendere fino in fondo, e ciò indipendentemente dalle condizioni di redditività delle compagnie e dei sacrifici finanziari che il Paese deve so- stenere >,. Ed ecco perché ,, non esiste un vero coordinamento del complesso delle attività del- le compagnie aeree dei sei Paesi, mentre negli altri settcri della vita economica l'evoluzione tecnologica e delle condizioni di produzione si traduce in un raggruppamento delle f ~ r z e e in una fusione dei mercati U .

Insomma, per dirla con l o Zanghì (7), nella CEE, i n questo settore, a esiste il vuoto giuridico; ed è questo vuoto - egli aggiun- ge - c h e deve essere colmato dall'azione del Consiglio n. (Ma quando?)

un storia di fallimenti: dal (( piano Sforza . . .

P e r rendersi conto di quanto vaghe siano l e possibilità che il Consiglio dei Ministri comunitario possa soddisfare l e incaute spe- ranze dello Zanghì, sarà bene d a r e uno sguardo retrospettivo, sulla scorta della pri- m a delle d u e relazioni Duynstee, alla storia degli sforzi finora compiuti - e regolar- mente falliti - per realizzare un'organiz- zazione europea dei trasporti aerei.

L a pr ima prop3sta a livello europea, fil il cosiddetto P iano Sforza B presentato nel

1951 e che Duynstee così riassume:

cc Gli spazi aerei nazionali dei paesi contraenti verrebbero uniti e formerebbero uno spazio aereo unico; l'esercizio della ssvranità nazio- nale di ciascun Governo verrebbe affidato ad una comune autorità sovranazionale che rap- presenterebbe i Gcverni. Questa, eletta dagli Stati contraenti, voterebbe a maggioranza sem- plice, c m un sistema di ponderazione dei voti tale da tener canto della popolazione, della superficie totale e della posizione geografica di ciascun Stato membro. L'amministrazione dello spazio aereo comune sarebbe affidata all'autorità comune.

Oltre alla creazione di quest'organo esecu- tivo il Piano Sforza propone che si crei un (< Pool Europeo dell'Aviazione ,,, comprendente l e compagnie aeree dei paesi contraenti e re- sponsabile di frcnte all'Esecutivo comune, con il con~pito di realizzare una politica comrner- ciale comune, una comune direzione tecnica e una unificazione degli apparecchi, delle at- trezzature e delle ricerche tecniche e scientifi- che, evitando ogni doppio impiego ,n.

Poco dopo un parlamentare francese, l'on. Bonnefous, riprendeva l a proposta sugge- rendo d i applicare non più alla sola avia- zione, m a a tutto il settore dei trasporti. lo stesso principio comunitario che proprio allora aveva portato alla creazione della CECA; e in senso analogo si pronunziò il re latore della Commissione economica del- l 'Assemblea Consultiva, m. van d e Kieft.

I1 P iano Bonnefous aveva senza dubbio il meri to di comprendere che il problema ave- v a bisogno di u n a soluzione globale e che non si poteva l imitare al settore aereonau- tico. Ma esso peccava a sua volta di funzio- nalismo, perché non si rendeva conto che solo nell'ambito di una generale integra- zione economica s i poteva pensare a u n programma così ambizioso. E anche questa, d'altra parte , non è concepibile alla lunga e in tut te l e s u e implicazioni - senza un'au- torità politica federale, com'è ulteriormente provato anche da l fatto che dopo quasi dieci ann i di mercato comune i problemi d i una aviazione civile europea non sono nemmeno stati sfiorati dagli organi comunitari, e ap- pena delibati da l Par lamento E u r o ~ e o , co- m e l a stessa citata relazione Drouot L'Her- mine francamente riconosce

Così, « tut to arrosto, tut to fumo D : i var i progetti, dopo aver conosciuta una certa effi- mera popolarità, sono tut t i caduti ne l di- menticatoio, e a tutt'oggi l a sola, assai mo- desta f o n n a di cooperazione c h e h a potuto essere realizzata è stata quella d e l l ' ~ Euro- contro1 B (Organizzazione Europea per l a Sicurezza della Navigazione Aerea) , di cui il diret tore dell'Agenzia istituita nell'ambito di ta le en te così enuncia l e finalità (8):

La sicurezza del traffico aereo dipenderà nei prossimi anni non solo dall'esistenza di un controllo rinnovato da una concezione unica, e dallo sviluppo e dalla mo'dernizzazione della infrastruttura, ma anche, a l di là delle mo- derne tecniche operative, da una formazione professionale dei controllori sempre più per- fezionata e quanto più possibile uniforme negli Stati europei 1).

. . . a (( Air Union D

P e r l a ver i tà v i è stato in Europa, negli ultimi anni, u n progetto più ambizioso, che risale a l 1959: quello che v a sotto il nome d i Air-Union s (Originariamente Euro- pa i r »), diretto, come al t r i h a precisato,

t, a costituire un organismo di collaborazione e di stretto coordinamento fra le compagnie aeree dei paesi delle Comunità a Sei, allo scopo di cansentire loro di affrontare, in più favorevoli condizioni, attraverso una migliore ecsnomia di esercizio e grazie all'istituzione di servizi comuni, i crescenti cssti di gestione i m ~ o s t i dall'inasprirsi della concorrenza inter- nazionale, dalla sempre continua evsluzivne delle tecniche di volo e dalla già prevista in- troduzione degli aerei su?ersonici, che com- porterà ingenti investimenti )I (9).

I n particolare, aggiunge l a p r ima rela- zione Duynstee,

i, si propone che nell'ambito dell'Air-Union le compagnie che n e faranno parte mettano in comune l'insieme dei loro servizi interna- zionali: ... i s ~ r v i z i internazionali di dette com- pagnie funzionerebbero sotto il nome di Air- Union, mentre i nomi nazionali sarebbero ag- giunti fra parentesi H.

P e r d a r un'idea relativamente a u n de- terminato settore, dei vantaggi che p3treb- ber0 derivare d a questo e d a accordi ana- loghi, prendiamo, sempre dalla pr ima rela- zione Duynstee, questa osservazione.

Alcuni esperti hanno richiainato l'atten- zione, a proposito di collegamenti extra-euro- pei, sul fatto che le spese di vendita e di pubblicità hanno raggiunto l'incidenza fanta- stica del 355 , e hanno fatto csservare che è gran tempo che l e compagnie esaminano la possibilità di un'aviazione concertata 1).

COMUNI D'EUROPA ottobre 1965

L a vita dei negoziati p e r Air-Union è stata fin dall'inizio difficile - citiamo ancora dalla fonte ricordata po~c'anzi (9) :

la rivoluzione aeronautica dei prossimi anni

e a u n consumo di massa, che la raziona- lizzazione delle linee, degli orar i e delle frequenze, di cui si è det to sopra, dovrebbe ancora incrementare. E si dovrebbero rista- bilire, a u n d i presso di quello che avviene oggi per i t reni di lusso e di superlusso, tariffe differenziate rispetto all'aviazione ultrasonica: e ciò tanto più che il lusso - e

La seconda relazione Duynstee offre spunti interessanti per approfondire tale crescente divorzio f ra tecnica e organizza-

'' Basterà accennare alla complessità che pre- sentava la ripartizione delle quote di traffico fra le compagnie, ciascuna delle quali riven- dicava, per motivi considerati validi, una parte maggiore di quella che le veniva offerta. L'estrema difficoltà di tale problema fece sì che KLM. scontenta per la quota attribuitale, preferisse ritirarsi dal negoziato > I .

Nel settembre 1961, prosegue la medesima fonte, si giunse, ad ogni modo, ad un pro- getto di accordo; ma tutto veniva rimesso in discussione nel gennaio 1963, quando il Go- verno francese proponeva un progetto di ac- cordo del tutto nuovo (che rafforzava note- volmente i poteri dei governi rispetto alle compagnie, ma soprattutto introduceva un cri- terio preferenziale intercomunitario nella scelta del materiale di volo, con evidenti finalità pro- tettive ispirate ai noti principi di = neo-nazio- nalismo europeo ,) che scno alla base della idea gollista dell'~, Europa delle Patrie ,).

zione, f r a economia e politica. Essa fornisce indirettamente una ulteriore dimostrazione

cioè il progresso tecnico, ma anche il costo che difficilmente avranno successo sforzi set- d i esercizio - sembra che i n questo campo non conosca limiti. (Si pensi - è ancora

toriali intrapresi limitatamente all'aviazione civile (così come quelli che ogni tanto si

Duynstee che parla - che e una compa- progettano, regolarmente si dimenticano, e gnia americana h a già preso in considera- zione la realizzazione d i veicoli balistici

s i torna regolarmente a proporre nel campo della ricerca scientifica, o della medicina,

capaci d i trasportare 170 passeggeri i n u n qualsiasi punlo della terra in 45 minut i n).

o d i qualsiasi a l t ro settore in cui la scienza e la tecnica, p e r poter continuare a d operare

Basta enunciare questi semplici dati,. o a l servizio dell.'uomo, hanno bisogno di una queste più che fondate previsioni, p e r com- prender tut ta la portata della rivoluzione

dimensione sovranazionale e continentale), senza salde istituzioni politiche europee ca-

che così si annuncia. Quando essa sarà rea- lizzata - e dipende da noi, e da come sa- premo organizzarci, che lo sia anche in

paci d i vincere il nazionalismo che altri- menti rifiorisce e finisce alla lunga per pre-

L e ul t ime notizie sono delusive: valere nei singoli settori, perché esso non viene mai affrontato, finché s i r imane nel loro ambito, nella sua radice ultima, che è

Europa - il cielo sarà solcato da apparecchi dal costo d i esercizio e dalla velocità degli 11 I lavori per Air-Union si sarebbero are-

nati, senza alcuna speranza di sollecita solu- zione, anche nella recente conferenza di Bru- xelles del 20 maggio. I1 Presidente della con- ferenza, il oelga Jean den Bosch, ha dichiarato che i punti principali in discussione erano: 1) l'entità dei controlli che i sei governi do- vrebbero avere su Air-Union; 2) quale pro- porzione di aerei e di attrezzature dovrebbero essere acquistati dalle aereolinee presso i paesi membri di Air-Union. La Francia vorrebbe vendere agli altri soci i propri aerei, compreso il superscnico franco-inglese Concorde, mentre la maggior parte degli altri partecipanti vor- rebbero acquistare aerei di produzione ameri- cana; 3) la ripartizione delle quote di traffico tra le sei aereolinee j) (sei, perché anche l'Olan- da partecipa ai negoziati, e la KLM sembra disposta, come informa Duynstee, a rivedere la sua posizione).

attuali, e d i dimensioni non d i molto mag- poi anche la sua vera ragion d'essere. Conclusione questa che, beninteso, non

deve spingere alla pigrizia e indurre ad abbandonare i singoli tentativi settoriali, come appunto quello di Air-Union, m a in-

giori, m a capaci d i contenere tante persone quanto u n t reno internazionale (con ridu- zione delle difficoltà che il moitiplicarsi degli apparecchi i n volo e l a conseguente K saturazione dello spazio» produce); l e tariffe saranno uguali e forse inferiori a quelle attuali delle ferrovie o degli au-

vece spronare a sostenerli con maggiore energia, inquadrandoli però, più di quanto non s i sia saputo f a r e in passato, in una

totrasporti; e il numero dei viaggiatori aerei - specie se si saranno sviluppate l e

visione d'insieme dell'integrazione europea s u basi sovranazionali.

attrezzature aeroportuali, prevenendo anche qui il so~vraffollamento - subirà un incre-

M a veniamo alla seconda relazione Duynstee e a ciò che essa dice circa il

mento comparabile a quello dell'ultimo quin- progresso tecnico: dicennio, e forse maggiore: fino a trasfor- m a r e l'aviazione, come si diceva, i n u n Nel campo subso'nico si avrà soprattutto

un miglioramento del rapporto t ra peso e spinta (peso unitario), si che i nuovi appa- recchi consentiranno di aumentare il carico utile e il numero dei posti, che sarà da 500 a 1.000 passeggeri.

Mentre per i motori attuali i l rapporto peso- spinta varia da 0,25 a 0,20, nei futuri appa- recchi esso sarà inferiore a 0,10, e sarà infe- riore a 0,05 negli agparecchi della seconda generazione.

Questi progressi, uniti a quelli relativi alla riduzione del consumo di combustibile delle turbomacchine, all'alleggerimento delle strut- ture e al perfezionamento delle caratteristiche aerodinamiche, con aumento della portata e riduzione del rullaggio, faranno sì che mentre oggi un apparecchio da trasporto a reazione porta con sé alla partenza una quantità di ccmbustibile equivalente al 50% del suo peso, mentre i motori ne costituiscono il 10% e le strutture delle attrezzature il 25%, di modo che per il carico pagante non rimane che il 15%; nella prossima generazione di apparecchi le proporzioni saranno: 45% per il combusti- bile; 5% per i motori; 20% per l e strutture e le attrezzature e quindi 30% per il carico pa- gante; mentre per la seconda generazione si avranno le seguenti percentuali: 401L per 11 combustibile; 2% per i motori; 13% per le strutture e le attrezzature, e quindi 45% per il carico pagante. Si avrà così una capacità tre volte maggiore dell'attuale, senza sostan- ziale variazione del peso, della velocità e del raggio d'azione: il che significa che ormai è possibile costruire apparecchi da 600 a 1.000 e anche a 1.400 passeggeri. Le tariffe aeree potrebbero essere ridotte alla metà entro dieci anni e a meno di un terzo entro venti, senza diminuzione dei benefici )).

mezzo d i trasporto popolare e d i massa. Queste informazioni, fornite da K Trasporti

Aerei r del giugno 1965, non sono ancora con grande vantaggio non solo per l'eco- nomia e p e r i singoli, ma anche per la

s ta te smentite. Così il nazionalismo gollista - in felice simbiosi con l'indifferenza, per

causa dell'integrazione europea e, in genere, per quella della comprensione internazio-

non d i r connivenza, degli a l t r i Cinque - nale e della reciproca conoscenza dei polpoli. ha esercitato, anche nei confronti d i Air- Union ,, l o stesso effetto disgregatore che E d ora vediamo, sempre sul la scorta della esso ha svolto relativamente a i progetti d i Unione politica o d i Università europea, e finalmente anche relativamente a l Mercato

relazione Duynstee, il problema dei costi

da affrontare, perché ta le rivoluzione aero- nautica si realizzi:

Comune e alla creazione d i entrate comu- nitarie ,per il finanziamento della politica 1, E' evidentemente impossibile valutare con

precisione le spese che occorreranno, nel campo supersonico come in quello ultrasonico. Negli Stati Uniti si valutano ad un minimo di circa 10 miliardi di dollari (senza contare i costi di produzione) le spese per i lavori di ricerche e di sviluppo necessari nei prossimi venti anni. Queste spese sono spaventose per gli Stati Uniti; esse lo sono infinitamente di più per i paesi europei presi isolatamente. Se l'Europa vuol partecipare alla rivoluzione che sta per prodursi nel campo aeronautico, essa dovrà unire le proprie forze, anche nel campo delle costruzioni, in modo che essa possa diventare nei due prossimi decenni il partner uguale e il concorrente degli Stati Uniti nel campo del- l'indiistria aeronautica.

I francesi, con la duecentesima " Caravelle ", e i britannici, con la vendita di più di 100 apparecchi del tipo "Comet-Trident" hanno mostrato che i prodotti europei possono ven-

agricola: sì che è veramente u n voler cercar farfal le sotto l'arco di Ti to il lamentare, come f a Drouot L'Hermine, che i negoziati p e r Air-Union non abbiano corso in seno alla CEE, quasi che i Sei miilistri compe- tenti dovessero assumere di colpo la buona volontà europea che non hanno, solo che sulla porta della sala delle riunioni ci fosse scritto . Consiglio dei Ministri Comunita- rio n. Nell'ormai lontano 1954 l'« Institut d u Transport Aérien » scriveva, in una sua nota ( " ) :

C. Cinquant'anni sono passati dal primo volo contrcllato dei fratelli Wright. Durante questi cinquant'anni la tecnica è stata quasi tutto; il pensiero organizzatore, nel campo politico come in quello economico, ben poco 11.

gio verticali, con motori speciali, in funzione solo per sostenere l'aereo durante il decollo e l'atterraggio, aventi un rapporto peso-spinta di 0,03). Questi apparecchi potrebbero traspor- tare lo stesso carico pagante, a raggio d'azione uguale, degli apparecchi a decollo classico, e cioè da 150 a 200 persone 1 1 . E' evidente infatti che anche apparecchi di queste dimen- sioni continueranno a esser utili per il tra- sporto di gruppi di passeggeri o di turisti meno numerosi.

Questa malinconica osservazione resta an- cora, a più di dieci anni di distanza, una Sono evidenti l e conseguenze: è oppor- t r is te verità, e in modo particolare per tuno d a r e l a priorità a questo tipo d i avia-

zione subsonica (**l; tendere a basse tariffe l'aviazione europea (10).

('9 Cornment agir sur le bilan humain de l 'aviation, nota di lavoro n. 250, del feb- braio 1954, dell'Institut du Transport Aérien, cit. dal Dutoit ( i n f ra , n. 11).

(*"l Duynstee sottolinea anche, nella seconda relazione, l'opportunità di sviluppare, paralle- lamente ai grandi giganti dell'aria, i, gli aero- plani UTOL (apparecchi a decollo e atterrag-

ottobre 1965 COMUNI D'EUROPA 15

dersi i11 Europa e nel mondo; m a la concor- renza degli Stati Uni t i è fortemente accre- scriita con i numerosi apparecchi o f fer t i da Bceing e da Douglas.

E' evidente dunque che un'industria della costruzione aeronautica economicamente valida non h a buone possibilità d i sopravvivere a lungo termine su basi strettamente nazionali N.

E' la conclus ione a cu i già a r r i vava alcuni ann i f a , corredandola d i n u m e r o s i sugge- r imen t i , i n gran parte t u t t o r a val id i , u n a ~ r e g e v o l e b rochure del Dutoi t ( 1 1 ) .

conclusione

Così vas to così dif f ici le è d u n q u e i l com- pito c h e a t t ende l 'av iaz ione c iv i le europea nel prossimo ven tenn io . Cosa propone 1'As- semblea Consu l t i va , a conclus ione del la re la- z ione Duyns t ee? Essa propone che si r iu- nisca un s y m p o s i u m in ternazionale , n e l senso i n cu i gli americani i n t endono ques ta parola, e cioè u n a con fe renza d i esper t i e d i economis t i che s tudi u l t e r io rmen te i pro- b l e m i indicati - sui qual i o rma i t u t t o è stato d e t t o - e i l cu i compi to d o v r e b b e esser « u n i c a m e n t e quel lo d i perme t t e re un largo scambio d i opinioni , e n i e n t e a f f a t t o que l lo d i rendere decisioni ( l a sola cosa, i n v e c e , c h e re s t e rebbe da f a r e ) .

Ora , cosa ci si può a t t endere d a un s imi l e s y m p o s i u m » all 'americana, o d a proposte,

s e possibile ancor p iù inconsis tent i , d i u n a ul ter iore prosecuzione degli s tudi , f a t t e dal Par lamen to Europeo? - N i e n t e più c h e u n a serie d i s imposi all 'europea: t u t t i , natural - m e n t e , a spese del con t r ibuen te , compreso Io champagne e il « Courvois ier D finali.

T a n t o l;iù oppor tuno appare qu ind i c h e l e organizzazioni federal is te p rendano l ' ini- ziativa per convocare , su l l 'argomento , un c c n v e g n o in t e rnaz i cna le assai p iù serio, 11 qua le si proponga per l 'appunto - n e i l im i t i , beninteso , de l l e proprie possibilità - d i decidere , e n o n d i con t inuare il b a ~ a r d a g e : vogl io d ire d i sugger ire c o n e s t r ema precisione qua l i dovrebbero es- sere i compi t i , e sopra t tu t to i poteri d i un 'organizzaz ione c o m u n e d e i t rasport i

nales Archiv f u r Verkehrswesen D, gennaio 1965. U n a più ampia dimostrazione delle tesi de l R . - e della tendenza del diritto aeronautico non verso una maggiore, m a verso una sempre minore libertà - da A. WEGERDT, V o m Wesen und Wandel der bilateralen Luftverkehrsab- kommen , i n = S t u d i i n onore d i A . Ambrosini n, G i u f f r è , 1957. Milano.

( 6 ) E. ROSSGER, Et~ropaische Flugplangestal- tuitg, Institut f u r Flugfuhrung und Lu f t ve rkehr (dell 'università d i Berlino), s Berichte D, n. 31 e n. 32 (gennaio C febbraio 1964).

(7 ) C . ZANGHÌ, La disciplina dei trasporti aerei ne l Trattato della CEE, = La Comunità Internazionale D, aprile 1965.

(8) R. B U L ~ N , Eurocontrol: une organisation européenne, = Trasporti Aerei s, dicembre 1964.

( 9 ) B . C., I1 progetto a Air-Union B, e Rela- zioni Internazionali n. 'i novembre 1964. Per informazioni più particolareggiate sulle ragioni, sulla storia e sulla probabile ingloriosa f i ne d i s Air-Union D si vedano S . Tomasino, Clae cosa

si dice d i Air-Union, Politica dei trasporti D, giugno 1981; dello stesso, La crisalide di Air- Union, ecc., = Trasporti aerei =, aprile 1962; Comrnunitarius, La CEE e l'Ai?.-Union, = Tra- sporti aerei ., gennaio 1965.

(10) Chi si voglia render conto d i quanto esi- gue, per non dir nulle, siano l e realizzazioni avutesi f i n qu i i n Europa, confronti lo stato at- tuale de l problema, onestamente esposto nella relazione Duynstee, con l e speranze mani- festate ne l tronfio saggio d i L . ACAMPORA, La nascita del trasporto aereo europeo 2 - 8 mag- gio 1954 negli s Studi i n onore di A . Ambro- sini = cit. nella n . 5; m a soprattutto consideri. i n detto volume, i l lucido saggio d i M . B o u c ~ É , Comment peut-on se proposer d'agir sur l ' e f f i - cacité d u transport aé:ien, importante anche per una analisi critica delle a cinque libertà n e delle loro conseguenze pratiche.

(11) R. DUTOIT, L'aviation e t l'Europe, Centre d e Recherches Européennes de l 'université d e Lausanne, 1959.

La morte d i Guglielmo Canevascini

aerei i n s eno alla C E E , e d i un pool n

'Ompagnie tipo Air-Union, 11 Canton Ticino ha perduto il decano dei a Vol ta a volta oppositore e ministeriale, aveva Frefigurazione e p r imo e m b r i o n e dei p iù suoi Amministratcri. l 'uomo che per quaran- esverienza d i noverno come nessun altro. anche v a s t i compi t i e de i p iù a m p i poteri c h e dovranno esser p r o ~ r i doman i , per ques to se t tore , de l Minis tero f edera le de i Traspor t i e de l la i s t i tuenda Compagn ia f edera le euro - pea d i nav igaz ione aerea.

B IBLIOGRAFIA S O M M A R I A

(1) On. DROUOT L'HERMINE, Problemi relativi all'integruzione dell'aviazione civile nella Comu- nità, relazione al Parlamento Europeo. 1965, doc. 24.

( 2 ) On. DUYNSTEE, Di alcuni aspetti f inan- ziari ed economici delle operazioni d i trasporto aereo, relazione all'Ass. Consultiva del Consi- glio d'Europa, 1964, dcc. 1751.

( 3 ) On. DUYNSTEE, Risposta al Rapporto della V sessione della Cummissione Europea dell'Avia- zione Civile, relazione all'Ass. Consultiva, 1965, dcc. 1954.

( 4 ) COMMUNITABIUS , La navigazione aerea e i l Trattato d i Roma, E Trasporti aerei 2, mag- gio 1965.

(5 ) E. ROSSGER, Gedanken zu einer gesamt- europaischen Flugplangestaltung, a Internatio-

t'anni è stato consigliere di Stato e sette volte Presidente Cantonale.

L'Istituto Europeo di S tudi e Relazioni Inter- comuitali ha perduto il suo Presidente Onorario che, con chi scrive e con Piero Pellegrini, n e preparò la costituzione, convinto della utilità della Istituzione i n appoggio al vasto mov i - mento per la Federazione Europea, della quale Canevascini f u sempre convinto assertore. Pre- sidente Onorario, f u sempre presente alle riu- nioni dell'Eseculivo e nelle Assemblee; f u anche presente alla costituzione della Sezione Svizzera del Consiglio dei Comuni d'Europa.

La larga partecipazione di popolo alle ono- ranze funebri ha testimoniato d i quanta stima Canevascini fosse circondato anche da uomini d i fede politica diversa dalla sua. Ripeto, a que- sto proposito, u n brano della commemorazione tenuta alla Radio Svizzera Italiana dal Consi- gliere Nazionale Brenno Galli:

= Pericolosamente paterno, come collega, G u - glielmo Canevascini, e met to tutto i l m io a f fe t to i n questa definizione e rispetto per la person,a, con le regole del gioco politico che non perinettono d i confondere o annullare il dovere i n nome dell'amicizia; comprensivo del resto egli medesimo, per antica ormai esperienza della fluidità del potere politico e dei suoi elementi costitutivi. 11

perché le vicende lo avevano messo alla testil ormai d i quasi tutt i i Dipartimenti S .

a I quarant'aitiai d i governo d i Canevascini costituiranno sicurameitte franamento impor- tante del mosaico da cui uscirà la visione sto- rica del Ticiizo i n questo secolo. 11

Canevascini f u Presidente della Radio Sviz - zera Italiana f i n dalla fondazione e può dirsi che Egli n e abbia voluta la ccstituzione nel 1931, perché Monte Ceneri diffondesse i n lingua italiana le libere parole che i n Italia, allora, costituivano reato contro il fascismo; Egli f u , f ino al termine dell'ultima guerra, amico nel più completo significato, d i tutt i gli anti fa- scisti, da Nenni a Malvestiti, da Egidio Reale a Saragat, anche quando l'attività fascista si manifestò, purtroppo, anche nella libera Repub- blica Ticinese.

La foto che riproduciamo è stata eseguita nel 1959 all'atto della sostituzione, ne l Consiglio d i Stato Ticinese, di Guglielmo Canevascini, allora già ultrasettantenne, col suo discepolo prediletto, Piero Pellegrini, allora Vice-Presi- dente dell'Istituto, che, purtroppo, abbiamo i m - provvisamente perduto alcuni mesi più tardi.

Renato Brugner

16 COMUNI D'EUROPA ottobre 1965

Dalla XXIX Fiera del Levante verifica e prospettive di sviluppo del Mezzogiorno. La Puglia area europea: lo studio dell'Italconsult

di Dornenico Sabella

Spente le luci sulla XXIX edizione della Fiera del Levante, non è nostro intento redigere un consuntivo merceologico che,

, pur essendo interessante, rappresenta solo l'aspetto o, almeno, uno degli aspetti este- riori della Campionaria. A noi in terasa in- vece e soprattutto l'intima relazione che si è stabilita tra la dinamica fieristica e la dinamica di s v i l u ~ p o del Mezzogiorno nel- l'ambito della politica nazionale e nell'am- bito degli orientamenti comunitari; a noi occorre csllegare detta dinamica con i pro- blemi territcriali e settoriali che, nell'am- bito fieristico vengono affrontati e dibattuti a livello internazionale nei convegni di studio, per inquadrare il tutto nel dialogo tra Mezzogiorno e Governo italiano. Detto dialogo, ormai è tradizione, si è instaurato annualmente a Bari e non può prescindere dalle prospettive che possono schiudersi al Mezzogiorno, qualora l'integrazione econo- mico-politica della Ccmunità proceda senza bizzose eli-isi, Farallelamente alla decisa vo- lontà sia delle pop3lazioni meridionali im- pegnate a realizzare il proprio autonomo svi- luppo, sia della classe politica nazionale ed europea che deve essere impegnata a con- cretizzare prospettive valide per la futura generazione più che per le prossime elezioni.

I1 dialogo tra Governo e Mezzogiorno

E' una sorta di dibattito triangolare che si svolge tra i fatti ed i problemi, l e con- crete aspirazioni, e gli indirizzi della poli- tica governativa. I1 risultato che ne scatu- risce, soprattutto per la formulazione delle richieste che vengono presentate all'Esecu- tivo, del cahier des doléances meridionali- stiche, da alcune autorevcli riviste specia- lizzate come a Relazioni Internazionali >%,

n Mondo Economico D , ecc., è stato denomi- nato « tesi di Bari D. Ovviamente queste tesi possono essere discutibili; tuttavia esse rap- presentano una componente notevole della verifica critica annuale della politica di svi- luppo delle regioni meridionali.

Un altro fatto, forse meno conosciuto, è dato dalla coincidenza stagionale tra il ca- dere della manifestazione espositiva della Fiera e gli orientamenti di politica econo- mica che incombono sulla responsabilità del Governo. Col settembre si è concluso un ciclo dell'attività economica annuale e co- mincia a delinearsene uno nuovo con l'ar- rivo degli ordini per la stagione autunnale ed invernale, e per la elaborazione di nuovi programmi di investimento. In questo deli- cato periodo, gli operatori economici e gli uomini di Governo non hanno ancora una visione completamente chiara dei futuri svi- luppi congiunturali e, nonostante ciò, pro- prio in questo periodo gli uni e gli altri sono indotti dalla necessità a dover prendere impegnative decisioni per il futuro.

Di conseguenza, se si ha la pazienza di scorrere gli atti ufficiali della Fiera del Le- vante, non sarà né infrequente, né raro,

ma quasi consuetudinario il fatto che il Governo a Bari dia delle anticipazioni sulle linee orientatrici della prossima politica eco- nomica.

Non deve sembrare esagerato il fatto che a Bari, anche per la naturale e legittima tendenza degli uomini politici appulo-lu- cani, il Governo esponga il rendiconto del- l'attività a favore dello svilupps del Mezzo- giorno e delinei gli orientamenti della prossima politica econcmica nazionale, che è condizionata da quanto nel Mezzogiorno si realizza al fine di renderlo autol;rcpulsivo nel proprio sviluppo per raggiungere la sal- datura civile ed economica del Paese.

Alla stessa guisa, la Fiera di Bari è dive- nuta un termometro della politica economica nazionale, non solo in funzione meridicna- listica, anche se questo è l'aspetto precipuo. Infatti, se dietro la manifestazione esposi- tiva non ci sono idee chiare e concrete, azioni valide, indirizzi meditati e precisi nella politica economica del Paese e se essa politica non è vista in funzione del riequili- brio territo'riale e settoriale del Paese stesso, la Fiera del Levante dà qualche guizzo, che poi è la rendita dei capitali precedente- mente investiti, ma palesa subito la crepa e la frattura nella continuità, denuncia la carenza proprio perché in essa confluiscano i tests di verifica del 40% del Paese, parti- colarmente sensibilizzato alle variazioni, ccme una creatura che, gracile e ncn ancora adulta, è maggiormente soggetta alle in- fluenze delle ipcostanze atmosferiche.

Una prova? Per quasi una settimana, nell'edizione di

quest'anno, le operazioni della domanda e dell'offerta nazionali si sono trascinate in- torno a livelli molto bassi e solo la* domanda e l'offerta estere, in seno alla borsa affari, registravano il consueto ritmo sostenuto. Si era creata un'atmosfera preoccupante so- prattutto per quel che denotava l'orienta- mento politico economico del Paese fatto dall'alternarsi dell'immobilismo della palude con inafferrabili fuochi fatui che non gio- vano alla spinta propulsiva del Mezzo~giorno, specie quando si accompagnano a crisi come quella che attualmente paralizza la Comu- nità Europea.

Quasi improvvisamente però c'è stato un risveglio, e la curva degli affari si è impen- nata verso indici molto alti e tale si è man- tenuta per tutto il resto della manifesta- zione, al punto che non poche contrattazioni sono continuate anche do~po la chiusura uf- ficiale.

E' vero che spesso sono anche cause im- prevedibili di ordine indefinito, indefinibile e psicologico ad influire sull'andamento di un mercato fieristico. Probabilmente l'ope- ratore per alcuni giorni ha preferito orien- tarsi. Però non è estranea alla staffilata del risveglio la promulgazione del decreto sul- l'edilizia popolare, avvenuta proprio in quei giorni. Ed infatti il primo settore che ha risentito della benefica a puncicata m è stato

proprio quello delle macchine edili e stra- dali, la cui scossa si è subito riverberata sugli altri settori, proprio perché l'edilizia è un'industria motrice.

Non è nostra intenzione né è nostro com- pito analizzare o sottolineare i &regi ed i difetti del decreto su citato A noi interessa evidenziare il fatto.

Illuminante, no?! L'evoluzione delle cose e degli uomini,

insomma, ci ha portato ad un tale grad:, di repentina sensibilizzazione ed interazione che gli equivoci ed i funambolismi, anche se gabellati t ra gli orpelli, non bastano piìi a co~prire i tentennamenti delle ambiguità

Chi si nasconde con gli occhi dietro ad un dito, se non vede è visto D, dice un vec- chio proverbio lucano.

Nuovo ciclo della politica meridionali- stica

Con l'approvazione e la promulgazione della legge n. 717, che disciplina gli inter- venti per lo sviluppo del Mezzogiorno, siamo alla vigilia di un nuovo ciclo della politica meridionalistica, inquadrata negli orienta- menti e nella prcblematica della politica eccnomica generale sia italiana che comuni- taria. Si ha un bel dire che non si può rinunciare all'assoluta sovranità dei nostri stati nazionali. E' un delirio al di fuori del tempo e della realtà, , ~ e r c h é tutti i problemi vitali che urgono e premono all'interno dei nostri rispettivi Paesi sono condizionati, per essere risolti, dallo sviluppo federale del- l'Europa. Een lo sanno gli operatori eco- nomici francesi, siano essi dell'industria, del commercio o dell'agricoltura. Altrettanto bene lo sanno i lavoratori tutti. Perciò non è stato senza significato il congresso dei sin- dacati agricoli della CEE che si è riunito durante le manifestazioni della Fiera del Levante. Come è noto il pretesto formaie che ha originato la crisi del 30 giugno è sulla questione del finanziamento del Fondo Eurcipeo di garanzia e di orientamento in agricoltura. Però è contraddittorio l'atteg- giamento di chi chiede una rapida e com- pleta attuazione della politica agricola co- mune e mira, nello stesso tempo, ad inde- bolire le istituzioni ccmunitarie. Ben lo sanno i lavoratori sia a livello nazionale come a livello comunitario che essi sareb- bero i primi a pagare le gravi conseguenze della rinascita del nazionalismo. Ne è senza significato, quasi a ribadire l'unanime riso- luzione dei lavoratori agricoli nel Congresso di Bari, che il Comitato Esecutivo di tutti i sindacati liberi europei, or è qualche set- timana, ha proclamato quasi uno stato di agitazione per a apporsi ad ogni tentativo rivolto al ritorno del sistema delle relazioni bilaterali o multilaterali tra i Governi, in- debolendo le istituzioni comunitarie nella loro struttura e nei loro uomini e per n respingere con energia la procedura con- traria al Trattato ed alle regole della demo- crazia D.

Ben lo sappiamo noi delle regioni peri- feriche della Comunità che qualsiasi ritorno di fiamma alla scaduta politica di potenza dei nostri Stati nazionali rappresenta il più grave attentato e la più pesante remora alla politica dello sviluppo regionale. Gih dicemmo altra volta che de Gaulle è il più temibile avversario del Mezzogiorno d'Italia.

Periciò non senza timori e dubbi di carat-

ottobre 1965 COMUNI D'EUROPA 17 -

tere generale consideriamo le concrete pos- sibilità del nostro sviluppo.

Tuttavia, per quel che ci concerne più da vicino, è da stimare che la nuova legge che proroga la Cassa per il Mezzogiorno abbia ritenuto di dover sancire esplicita- mente che il 40% della spesa ordinaria dello Stato nel primo quinquennio sia indirizzata al Mezzogiorno, sicché l'intervento straordi- nario della Cassa è un intervento aggiuntivo e non scslitutivo della spesa ordinaria.

Facendo, però, un rapido bilancio tra i bisogni del Mezzogiorno, le richieste finora pervenute e quelle che per esperienza pos- sono già calcolarsi, e poi confrontare il tutto alla somma della spesa sia ordinaria che straordinaria da investire nel Sud du- rante l'applicazicne del prcgramma, la som- ma stessa risulterà sempre insufficiente ri- spetto ai bisogni ed alle richieste.

Nell'interesse del Mezzcgiorno e di tutto il Paese, perciò, si impone l'imperativo di sottrarre al frammentarismo gli interventi sia ordinari che straordinari. A tale prin- cipio si ispira il concetto della colncentra- zione negli investimenti. Ne consegue il corollario che i programmi di sviluppo de- vono essere predispssti nel quadro di una visione coordinata in modo che gli inter- venti ordinari e straordinari dello Stato e gli interventi da richiedersi alla Comunità Europea (Fondo Sociale e FEOGA) risul- tino convergenti, sinergici su precise ed in- derogabili scelte di priorità.

Date queste premesse, le tesi meridiona- listiche emerse quest'anno dalle giornate di studio e dai convegni s~ecializzati svoltisi durante la Campionaria barese, possono es- sere sintetizzate nei seguenti (punti:

1 ) l'accelerato progresso ccientifico-tec- nologico generale e l'evoluzione delle re- gioni meridionali in particolare pongono di fronte a problemi nuovi tra i quali premi- nenti sono:

- la necessità del potenziamento e dello sviluppo della ricerca scientifica;

- la ricerca più opportuna ed adatta delle vie e dei mezzi idonei alla massima valorizzazione del fattore umano;

- la qualificazione più approfondita della manodopera;

2) ai fini dell'eliminazione non solo de- gli squilibri fra Nord e Sud, ma anche di quelli esistenti all'interno dello stesso Mez- zogiorno, occorre ipotizzare la creazione di una struttura socio-economica e territoriale pluriregionale, attrezzata in modo da con- trobilanciare gli effetti delle concentrazioni metrcwolitane non solo del Nord italiano, ma anche quelli della classica Lotaringia, i cui effetti saranno tanto più sensibili, quanto più si procederà sulla strada dell'integra- zione europea. Le trasformazioni in atto, per effetto dell'azione propulsiva delle aree e dei nuclei di industrializzazione e per ef- fetto delle trasformazioni che fin qui si sono avute in agricoltura, mostrano come il processo di sviluppo si vada orientando lungo fasce direttrici che si ramificano nel ter- ritorio.

Orbene, il problema consiste nell'inserire quei centri di interessi economici che si vanno formando in sistemi più ampi, me- diante l'organizzazione di grandi unità ur- bane a scala territoriale, considerate veri e propri motori di sviluppo economico e di cultura, e collegarli t ra loro in modo da

Geme1 laggio La Spezia - Tolone

nel quadro del gemellaggio La Spezia-Tolone sono state organizzate nel corso dell'estate, sia in Francia che in Italia, una serie di manifestaziorii. Fra queste particolare successo ha avuto l'incontro di ritorno fra le rappresentative di atletica leggera, ginnastica e judo delle due città avvenuto a La Spezia dal 16 al 20 settembre scorso ed al quale hanno partecipato circa 75 atleti tolonesi ed altrettanti spezzini con le relative delegazioni ufficiali. Nelle foto: la squadra di ginnastica femminile di Tolone mentre si esibisce in un esercizio coreografico e un momento

dell'incontro di jado fra due cinture nere.

creare un'unica rete di sviluppo, le cui trame operino la rottura delle sacche di abban- dono che spesso permane tra un'area e l'altra, tra un nucleo e l'altro. Si tratta in- somma di saldare fra loro i fenomeni dello sviluppo integrando le localizzazioni indu- striali in modo polarizzato, e le localizza- zioni industriali con le trasformazioni agri- cole e con le opportune valorizzazioni turi- stiche;

3) si pone quindi il problema delle grandi opere infrastrutturali di interesse comune a più regioni, opere capaci non solo

a collegare il Mezzogiorno col Nord Italia e col Centro Europa, onde sottrarre deA- nitivamente le nostre regioni al secolare isolamento, ma capaci altresì di stabilire collegamenti validi e celeri tra le regioni meridionali medesime. Perciò si chiede:

- sollecito completamento dell'Auto- strada del Sole fino a Reggio Calabria, acce- lerando i tempi di realizzazione;

- realizzazione dell'Autostrada Adria- tica che dovrà collegare il versante Est della Basilicata, della Calabria, la Puglia, il Molise e l'Abruzzo a l Nord Italia e quindi all'Europa;

18 COMUNI D'EUROPA ottobre 1965

- acceleramento dei tempi di esecu- zione dell'autostrada Bari-Napoli e della Superstrada Basentana;

- programmazione della Superstrada Molisana che dovrà collegare il Molise con il Lazio e la Puglia; questa arteria, partendo da Foggia e passando per Lucera, Campo- basso. Isernia e Venafro, dovrebbe inne- starsi a l l 'h tos t rada del Sole al casello C San Vittore D.

Inscmma: dati i due assi di sviluppo del- l'Autostrada del Sole e dell'Autostrada Adriatica, che verrebbero a collegare in longitudine i versanti tirrenico ed adriatico del lL1ezzogiorno al Nord Italia e alllEuropa, occorre programmare o sollecitare l'esecu- zione delle trasversali meridionali che do- vranno mettere in comunicazione non solo i due assi fra loro, ma dovranno costituire i vasi comunicanti per quattro regioni del Mezzogiorno;

4) nel quadro della politica di riequi- librio del territorio e dei settori economici, l'agricoltura occupa un posto preminente proplrio perché nel Mezzogiorno i'agricol- tura resta ed è destinata a restare un pila- stro fondamentale dello sviluppo economico. Pertanto, il disegno di legge, noto come

Piano Verde n. 2 X , è necessario che con- ferisca una ulteriore e più profonda incisi- vità alla politica di miglioramento delle strutture agricole aziendali, delle tecniche colturali, di adeguamento degli strumenti produttivi alle esigenze ed alle prospettive di mercato, con particolare riguardo allo sviluppo della zootecnica e dell'ortofrutticol- tura.

Non è sufficiente, però, trasformare i tra- dizionali ordinamenti se non si affronta ra- dicalmente il problema dei prodotti agricoli. Occofrre perciò essere particolarmente vigili perché siano create nuove strutture di mer- cato, sia affrontata la ricomposizione fon- diaria, sviluppate ed incoraggiate l e fornie di libera cooperazione ed asisociazione, e sia affrontata radicalmente la tradizionale e gravissima questio~ne dell'enorme divario fra i prezzi alla produzione e i prezzi al consumo.

I Comitati regionali per la program- mazione

per entrare nel secondo ed ultimo ciclo. Dopo del quale, se non saremo capaci di camminare da soli o, almeno, non ci sare- mo posti nelle migliori condizioni per farlo, sarà inutile attendere altre grazie dal cielo.

Se l'asino non mette la coda a t re anni, non la mette più D, dice un vecchio pro- verbio lucano.

La Comunità e il Mezzogiorno: la Puglia area europea

Di'cevamo poc'anzi che i maggiori proble- mi che preniono nell'ambito dei nostri stati non possono essere affrontati e risolti se non nella prospettiva che superi i limiti dei nostri stessi stati nazionali. I1 problema del Mezzogiorno d'Italia fu posto, molto oppor- namente all'ordine del giorno del Trattato di Roma sia attraverso la Convenzione alle- gata al Trattato, come nell'ambito delle linee programmatiche del Trattato stesso ed in- tese al riequilibrio ed ailo sviluppo armo- nioso delle varie regioni della Comunità. Fino ad o~ggi l'azione cosmunitaria nei con- Fronti del Mezzogiorno si è avuta attraverso i prestiti della Banca Europea per gli Inve- stimenti e attraverso il contributo del Fondo Sociale. L'evoluzione delle cose, dell'espe- rienza hanno portato in sede comunitaria alla impostazione, dopo meditati studi e lar- ghe consultazioni, della prima comunica- zione sulla politica regionale della CEE, do- cumento reso pubblico l'undici maggio 1965 e nel quale sono delineati gli orientamenti che la Commissione intenderebbe seguire per favorire, con i mezzi ed i poteri che le sono propri, il riequilibrio territoriale e settoriale delle regioni europee per poter avviare la Comunità verso un più armonico sviluppo, secondo i fini del Trattato. Nel- l'ambito di questo programma, ma con no- tevole anticipazione sul medesimo, è da con- siderare lo studio intrapreso dalla Commis- sione della Comunità Economica Eurolpeo per la creazione di un polo industriale iii Puglia.

Da alcuni anni a questa parte si è ripe- tutamente parlato e scritto intorno a questo studio che la Commissione della Comunità Economica Europea, d'acco~rdo con le auto- rità italiane. aveva affidato all'Italconsult

Sono tesi di innegabile validità generale per tutto il Mezzogiorno; possono essere prese a base di discussione per essere mi- gliorate, approfondite, sviluppate a seconda delle caratteristiche e delle necessità regio- nali, ma non si può dire che esse non sor- gano dall'interpretazione di una realtà viva e vissuta giolrno per giorno da tutti. I1 punto sta negli indirizzi di politica generale del Governo e nella volontà di porsi all'opera alla base, soprattutto attraverso la saggezza dei Comitati regionali per la programma- zione economica, i quali, ci sia consentito un sommesso suggerimento, dovrebbero aver cura, la massima cura nell'evitare le disper- sioni centrifughe, clientelistiche e campa- nilistiche. Per opere e programmi di inte- resse interregionale sarebbe opportuno ed auspicabile il ricorso alle reciproche con- sultazioni allo scopo di far convergere gli sforzi in base a piani precisi ed impegnativi.

Non ultima cosa: occorre tener presente che il periodo delle vacche grasse dell'in- tervento pubblico straordinario nel Sud sta

perché, nella zona che ha per vertici le città di Bari-Brindisi-Taranto, fossero rile- vate tutte le condizicni e le ptrospettive ef- fettuali e potenziali per una industsializza- zione intensiva dell'area, industrializzazione basata sulla produzione e trasformazione dell'acciaio. Noi stessi, su Comuni d'Euro- pa D, nel numero doppio 7/8 del 1963 consa- crato alla nostra monografia K I1 Fondo So- ciale Europeo nella Politica della Comunità e nello sviluppo del Mezzogiorno n , a pagi- na 34 e 35 dedicammo in nota qualche cennc allo studio in oggetto.

Lo studio avrebbe dovuto essere conse- gnato all'Esecutivo comunitario entro giu- gno 1964. Diversi contrattempi però hanno contribuito a determinare il ritardo di un anno, sicché il documento è stato ufficial- mente consegnato a Bruxelles solo agli inizi di questa estate. I1 documento è ancora ri- servato ed è all'esame degli organismi co- munitari. Tuttavia, da indiscrezioni trape- late, da notizie raclcolte qua e là, cerche- remo di ricavare alcune ipotesi indicative le cui linee, probabilmente, potrebbero non

essere molto discrrste da quelle contenute nel documento dell'Itnlconsult.

Per una più esatta intelligenza del pro- blema, occorre ricordare che, anni addietro, i8n previsione dell'incremento dei consumi di acciaio nel Mezzogiorno in primo luogo e snc~cessivamente in previsione di un aumento della richiesta di prodotti dell'acciaio da parte dei Paesi dell'area mediterranea, fu pro'gettato ed avviato a realizzazio'ne il quar- to centro siderurgico dell'Italsider a Taranto, alla cui realizzazione ha contribuito l'inter- vento positivo con rilevanti prestiti dell'Alta Autorità della CECA. I1 complesso, a ciclo integrale, ha assorbito investimenti per circa 200 miliardi di lire e, su un'area di 5 mi- lioni di metri quadrati, è dotato di una cokeria, due altiforni, una acciaieria L.D., un treno sbozzatore, due laminatoi per pro- dotti finiti a caldo (lamiere e lamierini), una fabbrica di tubi saldati ed una fonderia per lingottiere. I1 tubificio, pur facendo parte del complesso, è però un impianto autonomo ed è in funzione dal 15 otto- bre 1961 con una capacità produttiva annua di 300 mila tonnellate. Tutto il complesso a ciclo integrale invece è entrato in fun- zione nel primo quadrimestre di quest'an- no e le produzioni iniziali annue dovreb- bero raggiungere 1.800.000 tonnellate di ghisa, 2 milioni di tonnellate di acciaio, 400 mila tonnellate di lamierini a caldo, 785 mila tonnellate di larghi nastri a caldo, 330 mila tonnellate di lamiere a caldo, 80 mila tonnellate di lingottiere.

Un'industria di base di tale mole risulte- rebb,e però in buona parte come un'isola nel deserto, qualora intorno ad essa non sor- gessero altre industrie utilizzatrici dell'ac- ciaio. La politica di sviluppo del Mezzo- giorno aveva stimolato e va stimolando un pro~mettente inizio di industrializzazione nella regime pugliese. Tuttavia si è reso necessario folrnire indicazioni valide e con- crete a lunga scadenza perché gli investi- menti della libera iniziativa 8potessero tro- vare nella zona il massimo incoraggiamento col minimo rischio. Da tale premessa, in- sieme ad altre ragioni convergenti, nacque l'idea dello studio, il cui compito è il rile- vamento e la elaborazione di tutti i dati effettuali e potenziali dell'area considerata perché la medesima possa trasformarsi in

Per polo bisogna intendere il tentativo di riprodurre un ambiente industriale simile - qualitativamente anche se quantitativa- mente più ridotto - a quello delle zone europee ad alta concentrazione, come la Ruhr, ad esempio, e far sì che le nuove in- dustrie possano trovare l'ambiente adatto a stabilirvisi, in quanto vi possono trovare le infrastrutture necessarie, la manodopera e i tecnici ben qualificati, servizi generali e tecnici per riparazioini e manutenzioni, pic- cole imprese di sottocommittenti, ecc., fat- tori che, per una serie di imprese, rappre- sentano tanti elementi di favorevole inci- denza sui costi di produzione.

Le linee generali dello studio

Ordunque, lo studio nella prima parte ana- lizzerebbe la situazione economica e sociale della regione, le possibilità e le disponibi- lità materiali ed umane sia nel senso qua- litativo che qualificativo, la realtà attuale e i progetti delle ilndustrie esistenti. La se-

ottobre 1965 COMUNI D'EUROPA 19

conda parte determinerebbe le attività mo- trici più adatte a sostenere lo sviluppo eco- nomico della regione; come anche le atti- vità collaterali delle quali si avrebbe bi- sogno per un normale funzionamento della produzione e del ritmo produttivo. La terza parte cercherebbe di prevedere le conse- guenze di tali attività sulle altre attività del- la regione per quanto concerne le industrie collaterali, le trasformazimi in agricoltura e lo sviluppo economi~co generale dell'area (localizzazione ed incidenze sulle aree turi- stiche, ecc.).

In funzione di tali prospettive, verrebbero determinate le necessarie infrastrutture sia- no esse umane ed intellettuali (insegna- mento generale, preparazione e formazione tecnica a livello medio ed universitario, qua- lificazione e specializzazione per i quadri esecutivi), siano esse materiali (viabiliti stradale ed autostrade, comunicazioni fer- roviarie, marittime ed aeree, attrezzature portuali ed aeroportuali, strutture urbano- territoriali, acquedotti, ecc.).

Industrie principali e collaterali

L'Italconsult avrebbe svolto un'inchiesta molto particolareggiata ed approfondita sul- l'attuale struttura industriale della regione. La parte riservata aile attività già esistenti sarebbe completata dallo studio dei progetti già approvati ed in via di esecuzione O già - oggi - in funzione, in particolare il quar- to centro siderurgico di Taranto e le ini- ziative della Breda a Bari, insieme alle

altre pur notevoli attività metalmeccaniche nel campo dei trasporti, dell'agricoltura, chi- miche, ecc., in massima parte sorte per ini- ziativa privata

Quali industrie richiamare nella regione.? Sembra che lo studio cerchi di determinare un certo numero di settori, i cui bisogni di mano d'opera, corrispondenti alla riparti- zione dei qualificati, si possono trovare in Puglia e nel Sud. Pare inoltre che le ri- cerche siano orientate verso attività che po- trebbero impiegare molta mano d'opera an- che se poco qualificata.

(In parentesi, sia consentita una som- messa osservazione: considerati i costi so- ciali della mano d'opera e l'elevato nu- mero prevedibilmente da impiegare, non ne verrebbero a soffrire per negativa e pe- sante incidenza i costi di produzione? O forse si vorrebbe intendere che quando una fabbrica è in costruzione, l'effettivo di mano d'opera è press'a poco il doppio di quello o ~ ~ ~ r r e n t e a l funzionamento ottimo della stessa? Sarà da chiarire)

Dopo i settori, verrebbero studiate le in- cidenze che il progressivo elevarsi del te- nore di vita avrebbe sul mercato, favotren- dosi così la creazione di attività industriali dedicate per lo più ai consumi della regione.

Per sostenere, però, lo sviluppo e quindi i l miglioramento delle condizioni di vita del- le popolazioni interessate, è necessario un afflusso di ricchezza che solo le esporta- zicmi possono garantire. Ne consegue, per logica di ragionamento, ma ne è premessa

indispensabile nella realtà, il fatto che le attività motrici e quelle di base devono es- sere concorrenziali nell'ambito della Comu- nità e del mercato internazionale. Solo a questa condizione, e facendo leva sull'area pugliesse, l'Italia meridionale potrà fare del- l'area mediterranea il proprio naturale mer- cato non solo per ,preesistenti ragioni sto- rico- geografiche, ma anche per ragioni eco- nomiche.

Determinate le attività principali, per ognuna di esse lo studio prevederebbe un rapporto finanziario particolare, in modo da poter disporre di una serie di dossiers, molto fondati nei dati e nelle analisi, da ,proporre ai gruppi finanziari italiani, europei ed ame- ricani, desidercsi e capaci di realizzare in- vestimenti verso quei progetti che lo studio indicherebbe come i più adatti allo svi- luppo della regione.

L'analisi del funzionamento delle indu- strie principali rende palese la necessità del- le industrie collaterali, ciolè di quelle indu- strie minori che forniscono le maggiori, alle quali sono collegate, di quelle parti che servono al prodotto finito. In altri termini e nel tentativo di r iu~~c i re più chiari, ricor- riamo ad una analogia. Industria principale e motrice è l'industria automobilistica. Però essa non fabbrica direttamente i cuscinetti a sfera, né il materiale elettrico, né la tap- pezzeria, né le maniglie, ecc., bensì, per questi pezzi, apparati ed accessori si serve di industrie collaterali che diventano le na- turali fornitrici dell'industria motrice sicché

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t ra l'una e le altre si stabilisce una sim- biosi diretta.

Per queste attività collaterali, indispen- sabili al complesso, e le quali saranno le più numerose, lo studio prevede progetti sommari e si cercheranno nella regione, nel Mezzogiorno o nel resto d'Italia e della Co- munità gli imprenditori capaci di realiz- zarle.

Industrie secondarie e agricoltura

Come abbiamo detto, il flusso di ricchezza che per diffusione investirà la regione, ren-. derà l'ambiente favorevole alla creazione di altre industrie le quali, pur non essendo di base, motrici o collaterali, ma essendo piut- tosto legate al tenore di vita e quindi ai consumi, costituiscono in buona parte, in- sieme ai servizi, il tessuto connettivo di una economia equilibrata tra i pilastri di una sana e prugredita industria di base e mo- trice e di una moderna ed efficiente agri- coltura.

Queste industrie, che impropriamente chia- miamo secondarie, lavorano sograttutto per il mercato regiolnale o interregionale e pro- fittano degli investimenti che si fanno nella regione. Lo studio cercherebbe di prevedere i tempi della loro possibile entrata in fun- zione, ma non entra nei particolari e, non prevedendo i possibili settori di sviluppo di queste industrie secondarie, tanto meno pre- vede la redazione di dossiers. E' perciò un settore di attività che sarà lasciato comple- tamente aperto all'inventiva, all'iniziativa. al fiuto ed alle capacità dell'imprenditore la cui unica guida sarà il libero gioco delle forze di mercato.

A questo punto il dccumento introdurreb- be il discorso sull'agricoltura e pare che si diffonda sui riflessi importanti e benefici che si avranno nel settore agricolo. Non v'è alcun dubbio. E' noto che un ambiente in- dustrialmente progredito ha anche un'agri- coltura snella, redditizia e tesa più agli scambi che ai consumi locali.

Se si tiene presente che l'agricoltura ri- mane sempre un settore fondamentale del- l'econoniia non solo della regione economica appulo-lucana, ma di tutto il Mezzogiorno, non potrà non essere esaminata con la mas- sima attenzione, e via via seguita con vi- gile cura in fase di concreta realizzazione, l'incidenza che l'industrializzaziane intensi- va avrà sull'agricoltura i cui benefici van- taggi ricevuti dallo sviluppo industriale, non rimarranno isolati o assorbiti cornpletameii- t e dall'agricoltura, ma saranno dall'agricol- tura medesima riflessi con una maggior? incidenza sul tasso dell'industrializzazione.

E' superfluo ricordare che lo scopo prin- cipale dello studio è la preventiva ricerca delle vie e dei mezzi idonei ad elevare li tenore di vita delle popolazioni dell'area considerata. Ciò comporta un aumento quan- titativo e qualitativo dei prodotti agricoli, ma soprattutto una trasformazione del!a na . tura di questi prodotti per l'aumento del consumo delle proteine animali: uova, pol- lame, latticini freschi e secchi. Questa evo- luzione del consumo, secondo lo studio, do- vrà essere seguita molto da vicino in modo

ottobre 1965 COMUNI D'EUROPA

che la produzione si adatti ai bisogni senza premere sui prezzi il cui aumento è deter- minato, tra l'altro, quando non è previsto l'aumento del consumo, quando cioè viene a crearsi squilibrio tra la domanda e l'offerta.

La trasfcrmazione delle strutture agricule però, a nostro modesto avviso, può essere canseguita non solo nella regione appulo- lucana, ma in tutto il Mezzogiorno, a condi- zione di coordinare nella maniera più eco- nomica e redditizia gli interventi previsti dal Piano verde n. 2, le direttive ccmuni- tarie ccn le pcssibilità di intervento pre- viste dal Fondo Europeo di Orientamento e di Garanzia Agric3li (FEOGA), combinate con la evoluzione generale dell'ambiente medesimo: nel senso che, procedendo paral- lelamente lo svilupso industriale e l e tra- sformazioni in agricoltura, l'eccedenza di mano d'cpera in questo settore (dove ac- cora c'è) potrà essere via via assorbita dal- l'industria e dai servizi sicché, a termine, si potrà stabilire l'optiinum della popola- zione attiva in agricoltura.

A tale riguardo ( è una nostra riflessione), i1 Comitato regionale per la programmazio- ne economica dovrebbe non solo essere pre- sente neli'attuazione pratica di quanto è previsto dallo studio dell'Italconsult, ma do- vrebbe essere l'elemento attivo per coordi- nare tutti i mezzi di intervento che devono essere previsti dal piano regionale per es- sere messi in opera al momento opportuno. Questo è i1 caso, tanto per fare un esempio, del Fondo Sociale Europeo, cioè quel con- tributo (50%) con il quale la Comunità in- terviene per la rieducazione professionale. Ne abbiamo ampiamente trattato a suo tem- po nella monografia precitata.

Dicevamo testè che la ristsutturaziont? agricola e l'aumentato livello del tenore di vita delle popolazioni incideranno con ri- flessi benefici anche dall'agricoltura verso l'industria. Infatti i bisogni di alimentari ricchi saranno seml;re più vasti; ciò deter- ininerà un incrementc degli impianti di surgelazione (industrie meccaniche ed elet- triche), delle industrie conserviere e, per asseccndare i crescenti bisogni nell'ambito comunitario, delle industrie dei trasporti opportunamente attrezzati (catena del freddo)

Come si può notare, è probabile che co- minci a spuntare all'orizzonte una concreta speranza per la quale il processo cumula- tivo che per secoli si è svolto a noi sfavo- revole, potrebbe cominciare ad invertire la tendenza in senso a noi positivo e senza danneggiare gli altri.

Metodo delle analisi

L'Econonrist, in un numero dell'inverno scorso, rese nota la metodologia che 1'Ital- consult avrebbe adottato per seguire le varie fasi di realizzazione previste nello studio.

In breve e con una certa semplificazione approssimativa, il metodo consisterebbe nel rappresentare l'attività economica di una data regione, come se questa attività fosse conclusa in un vasto ma unitario impianto contabile. In tal modo verrebbero comprese

non soltanto le transazioni nel dare e nel-

l'avere di tutte le singole unità che operano nei settori dell'agricoltura, dell'industria e dei servizi, ma anche quelle cui danno ori- gine i singoli bilanci familiari. Un tale si- stema di contabilità descriverebbe da un lato il flussc dei beni e servizi che entrano in ogni impresa considerata e dall'altro quel- lo dei beni e servizi che ne escono. Contra- riamente però alla contabilità ordinaria e corrente, questo tipo non verrebbe riferito ad un momento particolare, ma piuttosto ad un periodo di tempo medio (intorno ai cin- que anni). In tale guisa, tutto quanto con- fluisce nell'attività economica potrebbe es- sere rappresentato da una tavola a doppia entrata proprio perché le spese di una unità aziendale o familiare diventano le entrate di una o più aziende e viceversa, con un totale generale in cui vengono consolidati i valori economici di tutte le singole tran- sazioni.

Un quadro contabile di tal sorta, riferito alla situazione industriale di una zona con- siderata, offre la possibilità di avere a di- sposizione i dati sulle interrelazioni tra le diverse industrie. Attraverso questi dati si possono evidenziare i rapporti intercorrenti tra un'industria e l'altra e, più particolar- mente, tra industrie trasformatrici e indu- strie prestatrici di servizi ausiliari

La mancanza di equilibrio tra queste due serie di aziende può I;rovocare defezioni e ritardare lo sviluppo della zona considerata. Infatti, buona parte del ritardo del processo industriale del Sud è da attribuire alla ca- renza di aziende co~mplementari e alla di- stonia tra aziende principali e complemen- tari. In termini più concreti; non basta l'esi- stenza del quarto centro siderurgico di Ta- ranto (per quanto utile in termini diretti d i occupazione e produzioni primarie) per determinare da solo e per virtù propria di attrazione la creazione spontanea di indu- strie trasformatrici che utilizzino i prodotti siderurgici di Taranto. Si è notato che le industrie più dinamiche di trasformazione tendono a rinsaldare maggiormente le loro interrelazioni laddove si è vicini alle indu- strie fornitrici ed ai clienti da una parte, e dall'altra dove possono contare su u n , am- biente tecnologico specializzato molto evoluto

Qualche considerazione sulle aree e sui nuclei delle altre regioni

Dunque le industrie meccaniche preferi- scono orientarsi verso zone dove esistono industrie intermedie ed ausiliarie indispen- sabili alla loro efficienza e competitività, piuttosto che verso i complessi siderurgici. L e industrie di trasformazione, a valle della petrolchimica, si orientano di preferenza verso i raggruppamenti di industrie utiliz- zatrici. Gli approvvigionamenti di prodotti primari possono anche venire da centri pa- recchio distanti poiché ciò che incide sui costi di produzione e determina il dinamismo di una impresa meccanica non è il trasporto del prodotto primario, bensì l'esigenza di contare sulla vicinanza di industrie forni-

trici e di clienti, sul contatto tecnico, sui controlli di qualità, ecc., il cui tutto si ri- flette sui tempi e costi di trasformazione e di stockaggio.

Nel Sud (qui si pone la nostra conside- razione) sono state promosse e avviate a realizzazioni certe concentrazioni industriali in determinate aree e nuclei. Però, a bene csservare, buona parte di esse si limitano al solo aspetto geografico. Infatti queste unità industriali appaiono tra loro scarsa- mente integrate in quanto mancano quelle unità intermedie ed ausiliarie che, nelle regicni industrializzate per processo, dicia- mo così, naturale operano a loro servizio.

A questa assenza si cerca di rimediare effettuando all'interno della stessa unità principale il tipo di prodotto che dovrebbe essere fatto dall'unità intermedia, oppure ricorrendo ad altre unità princi,pali che si prestano a fornire queste lavorazioni op- pure, infine, per certi prodotti si ricorre addirittura ai centri industriali del Nord.

CI traviamo dunque al cospetto di pesanti incidenze sui costi di produzione e non di rado incombe anche un notevole scadimento della qualita.

Occorrerebbe trasformare - e lo si va autorevolmente proponendo da più parti - le attuali concentrazioni iniziali in poli fon- dati sui settori più dinamici delle industrie di trasformazione ed operanti con adeguate interrelazioni industriali. Infatti le industrie lccali o, per meglio dire, collegate al mer- cato lccale (alimentari, arredamento, abbi- gliamento, cemento, materiale da costruzio- ne, ecc.), potranno espandersi solo paralle- lamente ad un processo di s v i l u ~ p o che esse seguono; non è concepibile d'altra parte sti- molare le tendenze di espansione delle in- dustrie di base oltre i limiti di omortunità di investimento.

Invece l e industrie della media meccani- ca, dell'elettromeccanica, dell'elettronica, dei filati sintetici, ecc., possono operare nel Mezzogiorno, nel mercato nazionale, in quel- lo comunitario ed internazionale alla condi- zione di trovare un ambiente che assicuri loro la vicinanza di industrie fornitrici e di clienti, il contatto tecnico, il controllo di qualità e tutte l e altre condizioni inerenti, come si è già detto e ripetuto

I cinque gruppi di industrie presenti nel Sud

I ricercatori dell'Italconsult avrebbero raggruppato, a seconda del grado di inter- relazioni, in cinque categcrie le attività in- dustriali già presenti nel Mezzogiorno.

1. Settori delle industrie meccaniche che necessitano della presenza di aziende in- tennedie e sono perciò orientate verso le grandi concentrazioni.

2. Industrie conserviere, delle calzature, tessili, ecc., le quali esigono proiprie unità intermedie, ma anche particolari fattori pro- duttivi e mostrano la tendenza a localiz- zarsi in concentrazioni specializzate.

3. Industrie metallurgiche, chimiche e pe- trolchimiche, le quali non hanno bisogni no-

22 COMUNI D'EUROPA --

tevoli di interrelazioni, ma in pi-evalenza sono condizionate dalla facilità degli approv- vigionamenti e perciò - avendo nel Sud dimensioni anche notevoli - sono localiz- zate in prossimità del mare o sul mare.

4. Officine per riparazioni meccaniche, in- dustrie dei prodotti del legno, alimentari, vestiario, cemento e materiale da costm- zione. Esse, basate come sono sui mercati locali, mostrano scarse esigenze di interre- lazioni, ma possono prosperare solo in aree economicamente sviluppate.

5. Industrie delle vernici, materie plasti- che e derivati dell'industria chimica e pe- trolchimica.

Ad una osservazione appena un poco ap- profondita, appare evidente che il plrocesso evolutiva dell'industrializzazione nel Mezzo- giorno non può essere legato al quarto grup- po, alle industrie basate sui mercati locali. giacché l'esperienza insegna che esse se- guono ma non stimolano lo sviluppo. Altret- tanto dicasi per il terzo gruppo - siderur- gico e petrolchimico - che, già presente nella regione, è ormai consolidato in rap- porto alle esigenze nazionali ed internazio- nali. I1 secondo e il quinto gruppo potreb- bero dare buoni risultati. Ma è soprattutto il primo gruppo, la meccanica che potrebbe aprire nuovi orizzonti non solo alla regione ccnsiderata, ma a tutto il Mezzogiorno, lad- dove, si intende, i nuclei e l e aree vengano

polarizzate », cioè poste in condizione fa- vorevole alle interrelazioni necessarie. Ben si intende che tutto ciò non deve essere di- sgiunto dalla massima valorizzazione tecnica del fattore umano e dell'ambiente.

I1 documento dell'Italco~isult avrebbe cal- colato che in tutto il Mezzogiorno sia loca- lizzato solo il 10% delle aziende metalmec- caniche del Paese. Vi sarebbero quindi buone prospettive anche quantitative, se però si parte da sane impostazioni qualitative.

La metalmeccanica perno della nuova struttura

Individuato il settore, 10 studio ne deli- neerebbe la struttura. Sarebbe percih pre- vista la enucleazione d i nove grandi unità industriali:

l. ponti e carpenterie pesanti;

2. cucine, vasche da bagno, radiatori in lamiera e vasellame metallico;

3. bruciatori, pompe centrifughe, paran- chi, martinetti;

4. macchine agricole;

5. macchine utensili;

6 . macchine scavatrici e sterratrici, au- togru;

7. installazioni e mezzi di sollevamento;

8. carrelli elevatori e trasportatori;

9. bilance.

Attorno a queste unità maggiori si for- merebbe una costellazione di una trentina di unità intermedie che sarebbero sostenute dalla domanda delle prime. Precisamente sarebbero previste:

3 diverse attrezzerie per l'asportazione dei trucioli;

1 attrezzeria per deformazione;

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CASSA DI a 6 RISPARMIO DI ROMA

FONDATA NEL 1836

CREDITO ORDINARIO CREDITO FONDIARIO CREDITO PIGNORATIZIO

S E R V I Z I O E S T E R O

TUTTI I SERVIZI E LE OPERAZIONI DI BANCA

ottobre 1965 - --p-

2 unità di modelli;

2 unità d i revisione e manutenzione di impianti;

1 unità per macchinario ed apparecchia- ture elettriche;

3 unità per la parte elettrica di macchi- nario vario;

2 unità per macchinario di asportazione e deformazione;

1 unità di fo~nderia di ghisa e acciaio per conto terzi;

1 unità di fonderia metalli non ferrosi;

1 unità di fonderia per sola ghisa;

2 unità di fucine;

5 diverse unità di lavorazione per conto terzi per asportazione di trucio!~;

2 unità di ingranaggi;

2 unità per la lavorazione per conto terzi di deformazione delle lamiere;

2 unità per trattamenti termici;

1 unità per trattamenti galvanici;

1 unità per bullone~ria.

Totale: 31 unità intermedie, più 9 grandi unità, uguale 40 unità. Costo previsto: 170 miliardi di lire. Mano d'opera prevedibil- mente da assorbire: 10 mila addetti, soprat- tutto meridicnali. Solo nella fase di decollo, un gruppo di specializzati verrebbe fornito dal Nord.

L'Italconsult prevederebbe che il I'dezzo- giorno verrebbe a disporre di una struttura organizzata superiore e più razionale a certe strutture esistenti nel Nord, per la qual cosa la convenienza ad investire nel Sud dovrebbe essere più che evidente.

Qualche conclusione

Come già abbiamo avuto cccasione di dire su queste stesse pagine, lo studio di cui sopra è un piano ad ampio respiro e del mas~simo impegno. Ma esso potrà avere va- lore non soltanto teorico qualora venga su- perata senza risentimenti ma anche senza dannose condiscendenze l'attuale crisi. Ipo- tizzando, com'è nei voti di tutti, tale supe- ramento, rimane il fatto che per realizzare il piano proposto oggi all'esame della Com- missione, occorre far convergere alla sua realizzazione quei provvedimenti e quelle iniziative, sia a livello del Comitato regio- nale pugliese, sia a livello governativo ita- liano come a livello esecutivo comunitario, capaci di concentrare al massimo il coordi- namento degli sforzi nella zona individuata So~ra t tu t to alla base, cioP a livello del Co- mitato regionale, S necessario essere consa- pevali ed informati di tutti i mezzi in quan- to, conie suggerisce il documento della Com- missione sulla politica regionale dell'undici maggio, è a livello regionale che devono essere coordinati i piani e i mezzi per rea- lizzarli. I1 Comitato regionale pugliese ha una responsabilità che supera ampiamente l'ambito delle sue funzioni: come la realiz- zazione del polo di sviluppo in Puglia in- veste tutto il Mezzogiorno, così la respon- sabilità del Comitato viene estesa di fronte a tutto il Mezzogiorno.

o:tobre 1965 COMUNI D'EUROPA 23 -- p . - .-p -

PENSIERO E AZIONE DEI FEDERALISTI EUROPEI s t e s ) , da da qua1,che te,tnpo segni d i u n a La risolgzione approvata al XV Congresso di Europa Union nuova ed appare provveduta d i

Dezltschlund, svoltosi a Bdd Godesberg il 9 scorso senso critico. Frattanto continua il riavvici- n a m e n t o f r a A E F e MFE (il M o u v e m e n t

A che punto è oggi l 'Europa? V e n l i anni or sono, negl i u l t imi sussulti

della guerra, i combat tent i della Resistenza europea si scoprirono u n o spirito fraterno e l ibero da odii. F u allora che essi richiesero che fosse smantel la to il sistema ormai as- surdo degli S tat i nazionali sovrani, e che quesl i si riunissero i n u n a federazione soli- d a m e n t e s trut turata , gli S tat i U n i t i d'Europa.

Quindici anni or sono, partendo dal pro- get to elaborato da Jean Monne t , Robert S c h u m a n h a messo l 'Europa sul cammino della sua uni tà . L a dichiarazione d i Robert S c h u m a n h a scatenato un processo i l cui mo tore fosse u n a isti tuzione ind ipenden te dai governi e dedita al solo servizio degli i n - teressi del la Comuni tà . Da allora è tra,cciata la v ia i n cui osson no inserirsi a loro vol ta , i n u n o svi luppo comunitario, la politica este- ra e la di fesa. Da allora è aperta la strada che porta dall 'Europa a Se i a un 'Europa più vasta e persino, il giorno i n cu i la cortina di f e r ro sarà stata abbat tuta , all lEuropa tu t ta intera. Da allora u n a s imi le Europa è i n grado di d iventare u n par t~ ier a parità di dirit t i degli S tat i U n i t i d 'America. Senza alcun dubbio, t u t t o questo postula c h e esista la volontà politica at t iva d i percorrere la strada fino i n fondo.

Oggi Europa U n i o n domanda d o v e si t rova questa volontà politica. Cer to , la si v e d e al- l'opera n e l l e Comuni tà europee, c h e conti- n u a n o a v i v e r e con v igore e ad andare avant i , grazie al d inamismo dei trattati , alle isti- tuz ioni create per dare loro esecuzione, e ai sent iment i europei degli u o m i n i a t t iv i che v i lavorano.

M a altrove? I popoli dicono sì all'Europa, su auesto n o n c'è a lcun dubbio. I n essi v i v e ancora qualche cosa del lo spirito della Resi- s tenza: l a Resistenza di oggi d e v e opporsi alle for ze del passato, alla ristrettezza dello S ta to nazionale restaurato, alla politica degli in te- ressi a b r e v e scadenza, alle promesse illusorie.

Ma d o v e , nei parlamenti e nei governi riazionali, c 'è u n a vera? vigorosa, spinta i n favore dell 'Europa, dove c'è un u o m o di S ta to cne, levandosi al di sopra della realtà quotidiana, abbia ancora a cuore l'idea? Pic- colo o grande c h e sia, u n neonazionalismo, al servizio dei pretesi interessi nazionali , si s tende s u u n campo sempre più vasto. L 'Eu- ropa div iene sempre più l'alibi d i obiett ivi puramente nazionali. Nessuna etichetta può cambiare questa realtà: a t tua lmen te si è mol to lontani dallo s tato d'animo che defi- n i v a il fine vent 'anni or sono e che , con un colpo d'audacia, h a dato v i ta , quindici anni f a , alla Comuni tà Europea.

L 'avvenire dell'Europa è i n gio'co. E' dove- r e e impegno d i Europa U n i o n dichiararlo, con t u t t a la serietà e l a chiarezza necessarie i n occasione del suo X V Congresso. Essa in - v i ta i cit tadini della Repubbl ica Federale a opporre tu t ta la loro resistenza a ques to neo- nazionalismo, e a esigere dai loro deputat i attuali , c o m e da quel l i c h e eleggeranno f r a poco, c h e essi lo t t ino con t u t t e l e loro forze per l 'unità d i un 'Europa sopranazionale e deniocratica. Essa si r ivolge ai m e m b r i del

Bundestag e al g x e r n o federale per ricordar loro i t e rmin i della Cost i tuz ione; questa di - spone che la Repubblica Federale d e v e m e t - ters i al servizio della pace del m o n d o i n un 'Europa un i ta ; essa prevede espressamente c h e si debba a tal fine tras fer ire certi dirit t i sovrani a del le isti tuzioni sovrannazionali . Europa U n i o n è convinta che il miglior m o d o per servire gl'interessi del popolo tedesco - riunificazione compresa - consiste nel perseguire metodicamente la costruzione eu - rapea. N o n si perverrà al fine fissato dalla Cost i tuz ione c o n la pd i t i ca del " t r o p p o poco " e del " t roppo tardi ", con proposizioni minimal is te o scappatoie, avanzate con il pretesto c h e altri n o n sarebbero pronti a fare quel lo c h e noi stessi n o n vogl iamo.

Prendete d i n u o v o l 'Europa sul serio! Pren- detela sul serio nei fa t t i e nel la realtà! A p - provare Robert S 'chuman a fior d i labbra n o n vuol d ire niente . Quel lo c h e occorre, è conipletare la sua opera. Quan to avevano intui to ven t i ann i f a i migliori europei del- la Resistenza resta sempre vero: la l ibertà, la pace e il progresso sono dei doni d i c u i tu t t i i popoli d 'Europa d e v o n o godere insie- m e , se n o n vogl iono t u t t i ins ieme perderli ».

Europa U n i o n Deutschland, cioè l'unione tedesca dei federalisti , che c o n la Sezione olandese forma la parte più consistente del- 1'AEF ( A c t i o n européenne fédéraliste, l'ala modera ta della scissione avvenu ta ne l 1956 in seno al l 'union européenne des fédérali-

Fédéraliste Européen, n o m e che acquistò l 'UEF, o megl io il suo troncone maggiorita- ?io, n o n mol to t e m p o dopo la scissione, quan- do s i diede u n a s trut tura ~ a d i c a l m e n t e so- zranazionale) .

O c c o ~ r e ora renders i sempre megl io conto del preciso marg ine politico che assegna a un m o v i m e n t o federalista l'attuale fase del processo di integrazione f r a società nazionali i n Europa. Intendiamo per m o v i m e n t o fede- ralista un movimei i to di persone, i l cui scopo primo ed unico è quel lo d i battersi per l'af- fermazione delle soluzioni federaliste. Il pro- b lema è presente ai federalisti del MFE e del- l 'AEF, ai federalisti « senza tzsszra », a coloro che in seno al Mov imen to Europeo agiscono o vorrebbero agire d a federalisti e propon- gono - pensiamo - in tal senso l 'eventua- lità d i adesioni indiv idual i al Mov imen to Europeo (che per ora prevede solo l'ade- sione di ent i col le t t iv i ) .

S ' in tende che i l discorso sui compit i del federalismo europeo richianra quel lo del nesso fra strategia e tatt ica, r ichiamn l'alter- na t i va - che poi forse n o n è tale - f ra az icne d i « quadri » e azione p o p o l a ~ e di- re t ta , richiama la questione della un i tà di azione coi m o v i m e n t i federalisti d i settore o specializzati, richiama in f ine la s trut tura autent icamente federalista - cioè n é confe- deralista n é mono l i t i can~en te centralizzata -- da conferire, dopo insoddisfacenti soluzioni passate o presenti , al Mouvement F a é r a l i s t e Européen o alla ricostituenda U n i o n Euro- péenne des Fédéralistes.

Diekirch, Comune d'Europa

Diekirch, il Comune lussemburghese del presidente del CCE Cravatte, non poteva mancare - noblesse oblige - all'appello della campagna -Sindaci d'Europa, pavesate Europa>. I1 5 maggio scorso, in occasione della Giornata d'Europa, esso ha inaugurato alle sue =entrate n

le targhe n Comune d'Europa n. Tali targhe in molti Comuni portano anche l'indicazione degli altri Enti europei, con cui si è stretto un = gemellaggio .. E' stata condotta già dal CCE una inchiesta presso giovani, presso automobilisti, presso amministratori locali, ecc., e tutti con- cordano sull'efficacia di queste targhe. Non si fa l'Europa coi francobolli, si diceva un tempo, giustamente, al movimento federalista: ma si fa anche coi francobolli, se essi sono la manife- stazione esterna di un reale atteggiamento politico e morale, e lo rappresentano - per così dire - visivamente. Le targhe Comune d'Europa a, diffuse ovunque, cominciano a dare la

sensazione di questa enorme tessitura europea. di cui è prdagonista il CCE.

24 COMUNI D'EUROPA ottobre 1965

alla Regione Friuli - Venezia Giulia

l1 popolo d'Europa deve poter decidere il suo destino Pubblichiamo il testo integrale dell'espo-

sizione dell'ordine del giorno che il Consi- gliere Giambattista Metus - m e m b r o della Direzione dell'AICCE - ha presentato per l'adesione della Regione Friuli-Venezia Giu- Zia alla Sezione italiana del Consiglio dei C o m u ~ l i d'Europa, ordine del giorno che è stato accolto con favore dalla Giun ta Regionale.

L'iizserinzento dei pvoblemi della Regione Friuli-V-enezia Giulia nel più vasto quadro della Cornunità Europea 2 t enu to costaq~te- m e n t e presente da Metus ne i suoi inte?- vent i : ecco quanto ha detto in sede d i replica nella discussione generale del D.D.L. sulla « disciplina giuridica dell'artigiali-ato r d i cui era relatore (dal resoconto stenografico del- la sedu ta ) :

... Ma u n a considerazione d'ordine poli- tico, mi consenta- senatore Pellegrini, i n ordine alla libera circolazione dei lavora- tori neil'area del MEC e che lei traduce n e l trisle ~locabolo " emigrazione ". Quand'io ed altri sosteniamo la libertà d i mov imento delle forze del lavoro, dei capitali e delle merci , apriamo sicuramente ad un avvenire , che lascia dietro dz sé vecchi ed arruginzti s t rument i nazionali, vecchie e moderne - se vziole - co~rcezioni politiche basate peraltro sulla di fesa dell'assurdità del m i t o dello S ta to nazionale ( interruzione S e m a : ... abbia- m o vis to per i C R D A ...) ... collega S e m a , io sono stato ad ascoltare con attenzione t u t t i i vostr i in tervent i (...Sema: ...q uando si di- cono cose serie ...) ... S i apre, senatore Pel- legrini, una grande prospettiva con quest i propositi. Propositi che dovrebbero esse? i?

accolti dalle forze v i v e e democratiche cile operano nel la Comunità Economica Europeu. M a v i è i l dubbio, in chi parla, che oggi nella Comunità nazionale, queste forze v i v e siano u n a stretta minoranza, per cui si as- siste al triste - questo si che è ancor più triste - spettacolo che le forze della con- servazione parlano lo stesso linguaggio, sui problemi d i fondo interni ed esteri, delle forze cosiddette progressiste.

L'emigrazione che i o voglio, senatore Pel- legrini, è quella d i un popolo europeo libero d i muoversi e stabilirsi in qualsiasi parte dell'area comunitaria, cioè u n a nuova citta- dinanza per i nostri lavoratori. S e la pa- t en te Ù i mest iere e la legge in esame potrà aiutarci i : ~ questa direzione, i nostr i f igli ce n e saranno sicuramente grati D.

e la med ia dimensicne pey apertura e schie- rament i ecorio.mici di questo genere.

L a dimensione del l 'Azienda, quindi, è pro- blema esrensiale per lo svil7cppo economico delia socielà moderna.

V u o i A i e n d e pubbliche, v u o i Aziende private, verché sia l'una che l'altra n o n pos- sono ignorare questa realtà.

E' stato det to inoltre che la Regione Friuli- Venez la Giulia paga la sua posizione a causa deile decisioni dcl G o i e r n o nazionale in favore della Comunità Economica Europea e della poli.tica atlantica. Direi che ( inter- ruzione del cons. S e ~ n a ) n o n è s u quel t e r - reno che il problema v a posto.

Vorre i dire a coloro che af fermano che nell'ambi,lo della Conzunità Economica Eu- ropea l e forze che dominano la situazione soil» quelle cielle concentrazioni economiche- finanziarie, e che è vero, vorrei dire a co- storo che cosa hanno fatto i mov iment i dei lavoratori perché ciò n o n avvenga.

( Interruzione da parte comunis ta) . Presidente: Collega S e m a , collega Ber-

gotizas ... Metus: e allora colleghi comunis t i un m o -

m e n t o ... al prof. S e m a che si dice inten- ditore d i storia e anche agli altri colleghi del gruppo comunista voglio ricordare un fatto seiwplicissimo ...

Senia: Io n o n sono intendi tore d i niente . Metus: Risulta agli a t t i della CGIL; per

la prima vol ta la CGII, in preparazione del- l'ultinro congresso nazionale si è posta il problema della integrazione econonrica eu- ropea con u n a visione moderna. L a C G I L prima d i quella posizione h a considerato il proble~no. della integrazio~ie economica co- m e groblema contrastante con gli interessi dei lavoratori.

Ho voluto fare un accenno a questa si- tuuzione perché se no i oggi constatiamo che a iivello comunitario, i lavoratori n o n pesano come avrebbero dirit to d i pesare (in un dialogo anziclzevole con qualche collega comunista si riconosceva esatta questa po- sizione; si riconosceva purtroppo che i la- voratori n o n sono stati posti nel la condi- zione o n o n si sono posti nel la condizione d i essere e lemento determinante nella poli- t ica comunitaria) la responsabilità, i n questo caso, n o n è di quelli che si sono interessati a t t ivamente per porsi in posizione d i do- min io a quel l ivello, cioè i gruppi impren- ditoriali s.

Qualche giorno più tardi, in tervenendo sul documento dell 'Amministrazione regio- nale concernente ril ievi, osservazioni e pro- poste d i modi f iche allo schema d i piano quinqueiznale nazionale, per le sue correla- zioni alla situazione ed alle esigenze d i sv i luppo della Regione Friuli-Venezia Giu- lia, Metus , dopo aver chiarito che soste- nere unci linea d i politica economica d i difesa ad oltranza d i prerogative d i carat- tere nazionale è porsi in una situazione anti- storica, h a detto: n S i deve considerare in- vece che l'apertura del Mercato, l'ampiezza del Mercato, presuppongono concentrazioni economiclze e dimensioni dell 'Azienda va- ste, poiché n o n è più sufficiente la piccola

Ed lza concluso af fermando: « S e la nostra Regione come tu t t e l e Re-

gioni d i confine, come tu t t e le Regioni se volete sottosviluppate, si t rova in u n a posi- zione di emarginazione ne l quadro nazio- nale e n e l quadro europeo, ebbene, colleghi consiglieri, noi d o v r e m m o rispondere anche ad un'altra domanda mol to importante (chiedo venia se tcilune cose le ripeto, m a d o v r e m m o rispondere a questa domanda) . Mentre a livello regionale noi abbiamo la possibilità d i fare u n a politica economica, per quanto riguarda le nostre competenze, m e n t r e a livello nazionale noi abbiamo pure la possibilztà d i fare u n a politica economica programmata, a l ivello europeo questa ca- pacita n o n l'abbiamo. Nel m o m e n t o in cui

ta lune decisioni prese dalla Regione e dal Governo nazionale dovrebbero inserirsi in un quadro organico e ne l m o m e n t o i n cui noi v i v iamo nella realtà deila Comuni tà Eco- nomica Europea, abbiamo il bisogno e il dovere d i dire agli italiani, ai francesi, ai tedeschi e agli europei i n genere, che de- v o n o darsi un potere che at tualmente n o n hanno, collega Bacicchi; la Comuni tà Eco- noinica Europea è stilla carta sovranazio- nale, m a n o n d i fatto.

Noi abbiamo il dovere d i creare questo s trumento ael potere politico anche a li- vel lo europeo perché allora così ai t re stadi dello sviluppo, allo stadio dello s v i l u w ~ o re- gionale, allo stadio dello svi luppo nazio- nale, allo stadio dello svi luppo europeo, noi a v r e m o le t r e scale d i potere che avranno delle precise competenze per indirizzare lo svi luppo economico in m o d o equilibrato. Poi n o n ci si lament i se troviamo che la poli- tica ciegli oleodotti proprio n e l nostro Paese e i n Europa segue linee che n o n sono certo quelle dello sviluppo equilibrato i n m o d o particolare della periferia.

Quando siano d i m e z z o Ent i pubblici o no, noi ci t roviamo d i fronte a situazioni che tengono i Govern i nazionali in u n a po- sizione d i insuf f ic ienza rispetto ai fini dello svi luppo equilibrato dell'ecomomia. E questo esempio noi lo abbiamo proprio dalla poli- t ica degli oleodotti e nel la politica delle grandi concentrazioni in genere e da questa politica, collega Bergomas, n o n si libera n é l'azienda pubblica e tan to m e n o l'azienda privata.

E allora per risolvere questo problenra noi abbiamo i l dovere, a m e pare, d i for- mulare l'azispicio che si addivenga tanto più presto possibile alla creazione anche a quel livello, dove ormai mol t i interessi ope- rano, alla costituzione d i poteri e f f e t t i v i e reali perché solo con la costituzione dei poteri e f fe t t iv i e reali anche a livello comu- nitario noi avremo la possibilità d i far di- rottare lo svi luppo economico ne l senso da noi auspicato B.

* *

I1 discorso di Metus

Nelle dichiarazioni programmatiche il Presidente della Giun ta Regionale e b b e ad a f f e r m a r e c h e la Regione del Friuli-Vene- zia Giul ia d e v e assolvere ad u n a funzione internazionale, i n quan to l o esigono obiet- t i v e esigenze e realtà regionali. S e pren- diamo i n considerazione l e v i e di comuni- cazione: l e strade, l e l inee naval i e ferro- viarie, ci06 i mezz i di contatto di questa Regione con il m o n d o centro-orientale, se prendiamo i n considerazione l a funzione internazionale c h e d e v e svolgere il porto d i Tries te , n o n d o v r e m m o avere alcun dub- b io sulla funz ione internazionale della no- stra Regione, che def inirei funz ione d i pri- m o piano, specie per quanto riguarda l o svi- luppo della integrazione economica e poli- t ica del cont inente eurapeo.

Qluando il pro f . Maternini, del l 'univers i tà d i Tries te , sosteneva c h e c'è da auspicare che la Jugoslavia e l 'Austria entr ino nel M E C , egli auspicava un fa t to mol to impor- tan te che e quello d i r idare alla Regione Friuli-Venezia Giulia e i n m o d o particolare a Tries te , il suo retroterra - anche se m i rendo conto c h e l 'attuale situazione del porto di Tr ies te attraversa un m o m e n t o d i f f i c i l e , specie per quan to riguarda l a concorrenza

ottobre 1965 COMUNI D'EUROPA 25

che viene fatta dai vicini porti di Fiume, Pola e Capodistria.

Sui problemi del porto di Trieste vorrei soffermarmi anch'io un istante. L'art. 70 dello Statuto, è stato detto anche ieri, pre- vede l'istituzione dell'Ente Porto e tale Ente doveva essere costituito entro un anno dal- l'entrata in vigore dello Statuto stesso.

C'è poi. l'art. 47 dello Statuto che, in sostanza, impegna la Giunta ad esprimere pareri ed opinioni in merito a problemi di carattere internazionale, specie per quanto riguarda l'aspetto commerciale.

Comprendo l'esigenza che l'Ente Porto debba essere costituito quanto prima come Ente avente natura pubblicistica. Sono del- l'avviso, comunque, che a farne parte do- vrebbero essere chiamati la Regione, la Pro- vincia ed il Comune di Trieste.

L'Ente Porto, come diceva l'on. Belci, in un suo interessante articolo pubblicato sulla rivista Trieste », dovrebbe essere un ente ,< che piloti in modo coordinato, efficiente e snello, il complesso del Porto Industriale, che nelle sue due componenti sempre più intrinsecamente connesse, caratterizza la nuova realtà economica triestina ».

Si vuole, diceva ancora l'on. Belci, in definitiva, un istituto che dia vita ad un vero e proprio ente di sviluppo D.

Credo che il problema dell'Ente Porto non possa prescindere, a sua volta, dall'in- tervento dello Stato con contributi finan- ziari, in quanto l'Ente Porto deve assolvere ad una funzione di politica tariffaria per conseiltire al porto di Trieste di svolgere una politica commerciale efficiente che ab- bia le capacità finanziarie per assolvere a questa funzione.

Problema importante, connesso a quanto detto, mi pare sia quello di tener sempre viva l'esigenza di premere sulle Autorità governative centrali, al fine di ottenere per il porto di Trieste le stesse agevolazioni concesse ai porti di Brema e di Amburgo, ai sensi dell'art. 70 del Trattato del Mer- cato Comune.

Si sa che l'elemento principale dell'atti- vità economica triestina è il porto, intorno al quale vive la vita triestina, intorno al quale si sviluppa principalmente l'attività economica triestina. Ebbene, dall'esame del- le cifre concernenti la capacità del reddito della Provincia di Trieste, che ho dovuto citare e che qualche collega ha voluto con- testare, nii pare che i dati e le tesi svilup- pate nella conferenza economica di Trieste debbano essere tenute in debita conside- razione. Debbo chiarire al collega Sema, che contestava i dati da me riportati circa il reddito delle tre provincie, che i dati sono precisi, solamente bisogna dar loro un'interpretazione che sia veramente coe- rente.

Quando parlo del reddito di oltre 500 mila lire pro capite per il cittadino della Pro- vincia di Trieste, indubbiamente mi rendo conto che questo reddito pro capite non è il risultato della capacità di produzione del cittadino, del lavoratore triestino, ma è an- che il risultato dell'apporto di finanziamenti pubblici che solo indirettamente possono avere un significato economico. Ciò significa però, che quando il lavoratore, il con- sumatore possiede una quantità di danaro

Gemel laggio Verona- Nimes

si trova nella condizione di spenderlo, per cui si può concludere che quella cifra di 500 e passa mila lire pro capite rappre- senta un'effettiva capacità di acquisto e di spesa da parte dei relativi possessori.

Mi auguro che i problemi di Trieste e del Porto abbiano ad essere sempre tenuti nella dovuta considerazione, se è vero che, come si diceva nella conferenza economica citata, per risolvere i problemi di questa Città occorrono circa 150 miliardi.

Infine la funzione della Regione nell'unità

dando seguito ai rap- porti iniziati nel mag- gio 1960 tra Verona e la sua città gemella, Nimes (Francia), nei marzo scorso si sono svolte delle competi- zioni sportive, e tra l'aprile e il luglio sono avvenuti scambi di stu- denti, mentre è previ- sta, per il prossimo anno la partecipazione di Ve- rona alla Foire-Exposi- tion della città di Ni- mes. Nelle foto, un mo- mento della cerimonia svoltasi a Verona, nella Sala della Loggia di Fra' Giocondo, e la pergamena ricordo del

gemellaggio.

dell'Europa ha importanza sia per lo svi- luppo economico e sociale, sia per gli inte- ressi della classe lavoratrice. Opporsi alla tesi dell'unificazione del Continente Euro- peo significa collocarsi in una posizione storicamente non valida dato che il pro- blema dell'unificazione ddl'Europa è un problema che discende da esigenze precise della realtà tecnologica, della realtà econo- mica del mondo moderno.

I piccoli mercati, le piccole dimensioni sono incapaci ed insufficienti ad affrontare

COMUNI D'EUROPA ottobre 1965

uii altro grande vuoto nel CCE: Walter Kobel, Vice Presidente della Sezione teàesca del Consiglio dei Comuni d'Europa, Borgomastro di Russelsheim, è deceduto, dopo breve malat- tia, il 9 settembre scorso. Era Presidente del Kreistag Gross-Gerau, deputato del Land ed attivo collaboratore delle Giornate dei Co- muni, prima a Muhllieim e poi a Russelsheim. Propugnatore convinto delle autonomie locali in seno alla Federazione europea, era stato uno dei fondatori della Sezione tedesca del CCE, che con lui perde uno dei più capaci

ed attivi esponenti.

e risolvere i problemi che la vita economica moderna pone; tant'è vero che se noi guar- diamo quello che sta accadendo nel mondo, sia sul piano economico che su quello mi- litare, ci si accorge che i piccoli paesi non contano, in quanto devono ruotare intorno ai grandi. I piccoli paesi non hanno la ca- pacità di decidere delle loro stesse sorti. E richiamandomi ai grandi valori della Re- sistenza che, prima di essere nazionale, è stata un fenomeno europeo, poiché com- battenti che si trovavano a centinaia, forse a migliaia di chilometri l'uno dall'altro, avevano nel loro cuore, nelle loro ansie lo stesso problema: quello dell'Europa che ha visto i suoi figli scontrarsi in una guerra non tanto imperialista o nazionalista, ma fratricida.

Vorremmo che il popolo dell'Europa fosse nella condizione di poter decidere del suo destino. Quando facciamo questa battaglia diciamo che attualmente i popoli dei sin- goli Stati non sono nelle condizioni di de- cidere in modo autonomo, sovrano, del loro destino, perché la dimensione dei problemi economici moderni non si esaurisce nel- l'ambito degli schemi di una politica na- zionale.

Basterebbe prendere in considerazione lo sviluppo tecnologico, lo sviluppo scientifico, la situazione internazionale in genere, per avere la sensazione che noi non contiamo a livello internazionale, che tutti i popoli che non abbiano una dimensione di tipo continentale in questo momento non con- tano, se non come supporto a posizioni di potenze egemoniche che noi possiamo indi- viduare con assoluta precisione.

Ebbene, oggi non c'è la possibilità di fare una politica concreta, di fare una poli- tica a livello internazio'nale; se non si han-

no le dimensioni degli Stati Uniti, della Russia, della Cina, dell'India ci si trova neila condizione di non poter portare avanti un dis,corso veramente concreto.

Per questa ragione noi vogliamo che ef- fettivamente il popolo d'Europa sia sovrano nelle sue decisioni, sia egli stesso arbitro del suo destino, ed è per questo che noi, federalisti da parecchi anni, combattiamo per la integrazione del Vecchio Continente, con la consapevolezza di servire i valori della libertà, del benessere e della pace.

Siamo convinti che solamente quando met- teremo i nostri cittadini nelle condizioni di decidere responsabilmente, noi avremo posto in modo concreto il problema di questi valori.

Ed è perciò, e concludo, che una grande forza popolare, come quella del Consiglio dei Comuni d'Europa, che ha posto a sua base la battaglia delle auto'nomie lo~cali e delle autonomie regionali ma, anzitutto, il problema di una federazio'ne democratica sopranazionale eurolpea, è uno degli stru- menti primari: ai fini della realizzazione di tutti questi obiettivi. Ed è per questo che, pur sapendo che la Giunta Regionale ha preso contatto con questa associazione so- pranazionale, stabilendo con essa dei rap- porti co~ncret~i, ho voluto portare in questa Assemblea il problema, che non è solamente d i carattere amministrativo, ma è anzitutto politico, per cui raccomando vivamente che ques8to ordine del giorno sia aclcolto e nella lettera e nello spirito.

Nuovi pokri locali aderenli all'AICCE

Conzuni : ab.

ACQUI TERMF: (Alessandria) . AGOSTA (Roma) . . . . . AICURZIO (Milaiio) . . . . AZZANO MELLA (Erescia) . .

BORDOLANG (Cremona) . . . BOTTICINO (Brescia) . . . . BRENO (Brescia) . . . . .

BUSNAGO (Milano) . . . . . CASAL CERMELLI (Alessandria) CASTELSEPRIO (Varese) . . . CASTELSPINA (Alessandria) . . CERVETERI (Roma) . . . . CIIIESA IN VALMALENCO (Son-

drio) . . . . . . . . . CORNA IMAGNA (Bergamo) . . GHEDI (Brescia) . . . . . LAGLIO (Como) . . . . . . LISCATE (Milano) . . . . . LOGRATO (Brescia) . . . . . PALAZZOLO SULL'OGLIO (Bre-

scia) . . . . . . . . . SANTERAMO IN COLLE (Bari) . VENARIA (Torino) . . . . ~

Province : POP.

Gemellaggio Verbania - Bourg de Péage

rappresentanti di Verbania e di Bourg de Péage celebrano in Francia la ricorrenza del patto di gemellaggio che unisce le due città da quattro aiuii.

ottobre 1965 COMUNI D'EUROPA 27

Diffusione e indipendenza

Abbonati ordinari sostenitori e bene-

meriti, rinnovate tempestivamente il

Vostro abbonamento per il 1966 a

« Comuni d'Europa n.

La nostra rivista vive e s i diffonde

sul Vostro appoggio, ,ormai costante, e

anche nel 1966 godrà della sua piena

indipendenza economica e quindi poli-

tica grazie a Voi.

Sarà ormai il 14O anno d i libera e

indipendente battaglia per gli Stati Uniti

d'Europa.

COMUNI D'EUROPA Organo deli'A.1.C.C.E.

Anno XIII - n. 10 - ottobre 1965

Direttore resp.: UMBERTO SERAFINI

Redattore capo: EDMONDO PAOLINI

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Autor. del Trib. di Roma n. 4696 deu'll-6-1955 - w r i o i - m u - r o 6 5

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