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Graziea lui i

p r o d o t t imade in

Calabria per tuttala settimana hanno

impazzato a CasaSanremo all'interno di una

vetrina internazionale dieccellenze enogastronomiche,

organizzata in quello che è il salottoufficiale del Festival della Canzone

Italiana. Anche quest'anno Gigi Sarroino ha risposto

"presente" all'appello di Casa Sanremo, insie-me alle associazioni "Il mondo di Ugo", la cui pre-

sidente è la figlia Marika, e "Gigi Management" da luicapitanata. All'interno di Casa Sanremo, presso il

Palafiori di Corso Garibaldi, nel centro della cittadina, gior-nalisti, artisti, addetti ai lavori e migliaia di visitatori hanno potu-

to deliziare i loro palati lasciandosi travolgere dall'irresistibileBermè, il succo nato dall'incontro tra il bergamotto della costa ionica

di Reggio Calabria e le mele del Trentino; inoltre, grazie a Gigi Sarroino,a far cantare di vero piacere le papille gustative, i Salumi Calabresi da

Collezione.Casa Sanremo, durante la settimana del Festival, svolge un ruolo centrale e

strategico nell’offerta di intrattenimento di migliaia di visitatori che arrivano in città,organizzando numerosi eventi collaterali alla kermesse canora che vantano la presen-

za di personaggi illustri e conosciuti nel mondo della musica, dello spettacolo e della cul-tura. Ognuno di loro si è lasciato conquistare da alcune delle eccellenze che contraddistin-

guono la punta del nostro stivale e che, grazie a Gigi Sarroino, sono approdati in un parterrecosì vasto ed esigente che li ha promossi a pieni voti.

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DOMENICA12 FEBBRAIO 3www.rivieraweb.it

LIDIA ZITARA

Per otto secoli giovani e giovanette ave-vano avuto licenza annuale di darsi car-nalmente gli uni alle altre durante lafesta dei Lupercalia, per celebrare il rin-novarsi ciclico della vita stagionale,quando a Papa Gelasio – ché già basta ilnome a farti venire freddo – gli sischiodò il neurone e decise che stop, nix,nada: niente sesso a ruota libera persospingere nella giusta direzione l’avan-zamento della primavera. Tutta robacciapagana da far sparire in forza del nuovis-simo brand concept cattolico. Ed è quin-di dal 496 dopo Cristo! che i Lupercaliasono stati abilmente sostituti da unafesta romantic-sentimentale sì, ma senzascene di sesso. Praticamente un film conDrew Barrymore.Eh sì, san Valentino è una festa davveropallosa, e non per i motivi che sappiamo:consumismo, ipocrisia, superficialità.Ma per una ragione più profonda: per-ché è triste. Tutti sappiamo che è unaformalità, che è finta, e questo ci ango-scia. Perché non c’è uomo o donna sullaterra che non voglia credere all’amore.Amore vero, come quello di Bottondoroe Wesley, di Paolo e Francesca, diGiulietta e Romeo, dei due amanti diHayez che stanno pure sulle carte delMercante in Fiera. O amore come sia,fatto di bollette e conti da pagare, comequello dato in sorte a tutti noi, se la sorteè buona. San Valentino non ha appeal, si confon-de con San Martino e la storia del man-tello, con frà Martino campanaro, finiscein un tourbillon di santi e cioccolatini,troppo a ridosso dei cenoni di Natale,con gli stessi colori e gli stessi dolci,panettone a parte. Troppo sul collo aCarnevale e Pasqua, alla fine le palle diMozart ti vanno di traverso assieme allefrappe, i coriandoli, le nacatole e unafetta di colomba. Non sai se il vestito ècosì bello per andare a sfilare coi carriallegorici o per andare a cena, a mangia-re rigorosamente la pizza, perché piùdella pizza non si può. Già la crisi hamesso a dura prova i portamonete deibaldi giovani italiani ma tutte le donne

sanno che anche un baldo giovane italia-no ricco non va oltre la pizza (per la cro-naca: nessun essere umano con cromo-soma sessuale xy va oltre la pizza). La stanca prende già prima di uscire,nell’ansia del regalo. Chi lo dona cercadi fare bella figura risparmiando, ma chilo riceve ha in memoria i prezzi aggior-nati meglio di Amazon, e se il regalo èquello sbagliato, santa pace, la serata èrovinata in partenza! Chi è troppo giova-ne deve farsi accompagnare dai genitori,i quali imporranno severissime regole dicoprifuoco, e chi ha un bell’appartamen-to da condividere, non trova compagnia.Che spreco! Se poi uno dei due non hal’auto sono guai, perché potrebbe piove-re e di certo farà freddo, e senza auto,senza appartamento, dove potrebbeconsumarsi un decente dopocena? Chipuò permettersi una camera d’albergooltre un ristorante e un regalo? C’èanche chi “A San Valentino niente sessoperché è la festa dell’amore”. Ah,occhei, chiamate la neuro, non so se perme o per loro. Oh no no no! San Valentino va decisa-mente oltre le nostre possibilità, econo-miche e mentali! Per celebrarlo decente-mente ci vogliono centinaia di euro,altrimenti – mettevi l’anima in pace – ilregalo si compra al discount e la cenasarà un toast e una birra. Sorte peggiore agli “alternativi”, chefanno regali fai da te che si scassanodopo due minuti, con biglietti disegnati amano con decoro tipo “mio nipote del-l’asilo lo faceva più bello”, bacini e selfie,cenetta bruciata in casa, vinello da lat-tanti e filmetto sul divano, con il Riopanda un lato e il telecomando dall’altro. Mo’ dico, ma caro Papa Gelasio, nonpotevi farti i cavolacci tuoi quando haitolto i Lupercalia, ché si stava tantobene? Oggi i giovani si potrebbero scam-biare coccole sudate al modesto prezzodi una confezione di anticoncezionali edi profilattici, da consumare sperabil-mente tutti in una sera. Pensa al rispar-mio e all’autentico divertimento perintere generazioni di giovani che nonsanno più fare sesso se non glielo spiegaun tutorial di Facebook.

San Valentino non ha appeal, si confonde con SanMartino e la storia del mantello, con frà Martinocampanaro, finisce in un tourbillon di santi e cioccolatini,troppo a ridosso dei cenoni di Natale, con gli stessi colorie gli stessi dolci, panettone a parte. Troppo sul collo aCarnevale e Pasqua, alla fine le palle di Mozart tivanno di traverso assieme alle frappe, i coriandoli, lenacatole e una fetta di colomba.

Valentino San la festa più triste dell’anno

Ridateci i Lupercalia,vogliamo spendere solo i soldi dei profilattici!

CONTROCOPERTINA

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DOMENICA12 FEBBRAIO 4ATTUALITÀ www.rivieraweb.it

La “convergenza del molteplice” consiste nellaconfluenza di più dichiarazioni accusatorie,generalmente riferito a collaboratori o testimonidi giustizia, su uno stesso fatto o tema di prova,ove non risulti provato l’intento “calunniatorio”,è quindi in grado di attestare la “verità storica”degli stessi, non potendosi considerare indicirivelatori di inattendibilità le discordanze tra ledichiarazioni, fisiologicamente assorbibili in quelmargine di autonomia normalmente presentenel raccordo tra più elementi rappresentativi,allorché e sempre che risulti dimostrata la sostan-ziale convergenza dei rispettivi nuclei fondamen-tali (cfr. Cass. pen., sez. I, 4 novembre 2004 n.46954; sez. I, 20 ottobre 2006 n. 1263, Alabisio).A quest’ultimo proposito, per come riportato inrecenti sviluppi investigativi, e con specifico rife-rimento alle dichiarazioni orali confermative dichiamate in correità “giova rimarcare che talinarrative avranno ovviamente maggiore pre-gnanza quanto più puntuale sia la descrizione deifatti e disinteressato l’atteggiamento del testimo-ne verso la concreta vicenda processuale in corsodi svolgimento”.Certo, non bisogna estremizzare tale requisito,pretendendo l’estraneità del dichiarante rispettoalle vicende narrate, presupposto questo impre-scindibile per la testimonianza, ma non già per ledichiarazioni dei soggetti indicati ex artt. 210 e197 bis c.p.p., non dovendosi dimenticare checostoro, a cagione della loro provenienza daambienti criminali, sono necessariamente coin-volti neifatti oggetto delle loro conoscenze; anzi, propriotale provenienza può attribuire maggiore credi-bilità al loro narrato. All’opposto, quando gli altrielementi di prova siano costituiti da altra o altredichiarazioni di fonte analoga, occorre che il giu-dice proceda alla valutazione della loro credibi-lità intrinseca e controlli, eventualmente valoriz-zandola, la loro reciproca autonomia, sì da esclu-dere il pericolo di una coincidenza soltanto fitti-zia, derivante da fattori accidentali, ovvero la pos-sibilità di una concertazione tra i collaboranti sulcontenuto delle rispettive narrative. Il tipo diprova in esame, come puntualmente rilevato ingiurisprudenza, non deve essere assistita in ognisuo più minuto dettaglio da autonomi ed estrin-seci riscontri, perché in tal caso ne verrebbe deltutto obliterato il valore probatorio; le verifiche,come si legge nella pronuncia della Corted’Assise di Palermo del 16 dicembre 1987,Abbate ed altri, “devono piuttosto concerneretaluni aspetti o singoli punti della propalazioneche, per il loro numero, i particolari che riferisco-no, l’estrema difficoltà di loro conoscenza daparte di soggetti estranei ai fatti, conferisconoseria ed oggettiva attendibilità alle dichiarazioniche nel loro complesso riscontrano”.Ha precisato il Supremo Collegio che l’esigenzache le plurime dichiarazioni accusatorie, percostituire riscontro l’una dell’altra, debbano esse-re convergenti, non può implicare la necessità diuna loro totale e perfetta sovrapponibilità (laquale, anzi, a ben vedere, potrebbe essa stessacostituire motivo di sospetto), dovendosi al con-trario richiedere solo la concordanza sugli ele-menti essenziali del thema probandum, fermorestando il potere-dovere del giudice di esamina-re criticamente gli eventuali elementi di discrasia,onde verificare se gli stessi siano o meno da con-siderare rivelatori di intese fraudolente o, quan-tomeno, di suggestioni o condizionamenti diqualsivoglia natura, come tali suscettibili di infi-ciare il valore della suddetta concordanza. Non ènecessario neppure che l’ulteriore chiamata incorreità o dichiarazione accusatoria siano coeve,ben potendo verificarsi che il successivo elemen-to insorga a distanza di tempo dal primo, esigen-dosi esclusivamente che la credibilità del dichia-rante sia rigorosamente controllata. La possibi-lità di valida corroborazione reciproca fra piùchiamate in correità (c.d. mutual corroboration)provenienti da diversi soggetti, inoltre, operaanche nel caso in cui trattasi di chiamate fondatesu conoscenza indiretta della condotta attribuitaal chiamato, dandosi luogo, in tal caso, soltantoall’obbligo da parte del giudice di una verificaparticolarmente accurata dell’attendibilità intrin-seca delle dichiarazioni accusatorie, alla streguadel principio di ordine generale stabilito dalcomma primo del medesimo art. 192 c.p.p. e nel-l’osservanza del disposto di cui all’art. 195 c.p.p.,richiamato dall’art. 210, comma quinto, c.p.p.,dovendosi previamente procedere ad individua-re la fonte di provenienza della notizia e, quindi,a controllare ed apprezzare la sua affidabilità.

GIUDIZIARIA

La convergenzadel molteplice L

e piogge che hanno flagellato lanostra terra in questo umidissimoinverno stanno portando con séstrascichi che potrebbero segnarein maniera irrimediabile il nostrocomprensorio. Nell’ultima setti-mana, infatti, crolli, interruzionidi strade, smottamenti e danni divario genere a strutture e arterie

di comunicazione si sono susseguiti a un ritmoallarmante, a imperituro monito del dissestoidrogeologico dal quale è afflitta la nostraCalabria. I casi più eclatanti, nella Locride, sonocertamente stati quelli che hanno colpito lecomunità di Caulonia e Portigliola dove, rispet-tivamente, è stato denunciato dallaFederazione Architetti e Ingegneri lo sprofon-damento dell’intero centro storico e si è verifi-cato lo smottamento di una grossa sezione diterreno che ha cancellato alcuni ordini di palchipresso il teatro greco romano. Entrambi i siti, digrande valore storico-culturale, mai adeguata-mente tutelati da un programma puntuale da

parte del Ministero, rischiano ancora oggi divenire cancellati dalla forza degli elementi esat-tamente come da anni accade agli scavi dell’an-tica Kaulon, e questo in barba agli sforzi delleamministrazioni comunali e dei progetti diriqualificazione come quelli messi in atto conl’organizzazione delle stagioni teatrali estive daiRocco Luglio di turno. Se a Caulonia, comun-que, il F.AR.I. si dice preoccupato che la situa-zione possa peggiorare ben prima che venganopresi impegni concreti, con un comunicatostampa il primo cittadino di Portigliola ha inve-ce fatto sapere di aver coinvolto gli organi terri-toriali di tutela dei beni archeologici ottenendoun ottimo riscontro in merito e che gli è statoassicurato che, quanto prima, la zona del teatroverrà messa in sicurezza con interventi utili asalvaguardarne l’integrità strutturale. Non pos-siamo che riporre fiducia negli esperti e unirciall’appello relativo alla salvaguardia dei nostrisiti storici. La riqualificazione del territorio, nondimentichiamolo, passa innanzitutto dalla valo-rizzazione della sua storia.

Jacopo Giuca

Le piogge mettono in pericoloCaulonia e Portigliola

Non passa giorno che non si scopranoaltri pericoli nel comune di Siderno,ultima la scoperta di una sostanzacancerogena nel piazzale di una fab-brica chimica nella zona di Pantanizzi.La contrada ha avuto la sfortuna ditrovarsi nell’area destinata ad artigia-nato e piccole industrie secondo ilpiano regolatore degli anni ’80.All’epoca una fabbrica di intermedifarmaceutici, BP, prima collocata aTreviglio, in provincia di Bergamo,viene spostata, per le continue prote-ste dei cittadini, in Calabria.Un regalo imposto, malgrado le pro-teste, grazie alla connivenza di chicontrolla il territorio, intenzionato asvenderlo alle industrie del Nord.Non mi dilungo nella storia di questoimpianto e del Comitato Ecologico diPantanizzi, uno dei primi in Italia chenegli anni ’80 ha fatto fuoco e fiammeper bloccare la cosiddetta "fabbricadella puzza”. Alla fine una sentenzadei giudici ha fatto riaprire il centro,che nel tempo è stato autorizzatodalla Giunta Regionale dellaCalabria a smaltire anche materiali diprovenienza esterna.Una fabbrica collocata in una zonache, dall'inizio del 1900, aveva a pochimetri insediamenti di case e persone.Fortuna vuole che, dopo l'ultimaesplosione, la fabbrica sia finita sottosequestro, affidata un custode giudi-ziario e i cui titolari sono ancora oggisotto processo.Nel 2003 una prima bonifica dell’areaha portato allo smaltimento di circa500 tonnellate di materiale tossico,cancerogeno, teratogeno e nocivo perl'ambiente e la vita. Si trattava solo di

una parte delle 1400 tonnellate trova-te e abbandonate all'interno della fab-brica o nei terreni circostanti e bensuperiori alle 330 tonnellate che, perlegge, potevano trovarsi in situ.Nel 2016, dopo 13 anni, grazie all'ini-ziativa del Comitato a Difesa dellaSalute dei Cittadini Sidernesi, erededel Comitato Ecologico di Pantanizzi,sono usciti fuori i documenti "dimen-ticati" negli armadi della Regione, daiquali abbiamo scoperto che il previstopiano di smaltimento totale era statoabbandonato come sono rimastiabbandonati i fusti corrosi a rischio diinquinamento di tutta la zona circo-stante.In questi giorni, su iniziativa nostra egrazie a un'interpellanza al Ministerodella Sanità chiesta dall'on.Fratoianni di SI, qualcosa si sta muo-vendo, e l'Azienda Sanitaria diReggio Calabria (ASP 5) ha effettua-to una visita nell'azienda per verifica-re lo stato della situazione, confer-mando i rischi di danni incalcolabili eparlando, come ha già scritto il sinda-co di Siderno, di "bomba ecologica".Tra queste due date un'amministra-zione di centro-destra ha permesso aun'altra azienda, prima AXIM, acqui-sita poi dalla SIKA, di insediarsi sem-pre nella stessa zona, sempre a ridos-so delle abitazioni.L'iniziativa del Comitato a Difesadella Salute dei Cittadini Sidernesi hacomportato che l’azienda, dopo annidi autorizzazioni provvisorie e parzia-li, in attesa di autorizzazione integraleambientale (AIA) definitiva, dovessesospendere la produzione di una pro-duzione potenzialmente rischiosa.

Intenzionata a regolarizzare la pro-pria posizione, la SIKA ha fatto farecarotaggi in seguito ai quali si è sco-perto che, sotto il terreno del piazzaledella sede, si trova una sostanza chegli addetti SIKA dichiarano non per-tinente alla loro produzione.Si parla di sostanze per lavanderia,sempre cancerogene e in grado diportare a tre i rischi concentrati nellastessa area.In questi giorni ARPACAL si attiveràper analizzare i pozzi circostanti evalutare i rischi per terreno e popola-zione.Le ipotesi sono tante: le infiltrazionisono provocate da una vecchia azien-da produttrice di detersivi chiusaqualche anno fa nella zona, da scari-chi di piccole aziende meccaniche, damateriali abbandonati e sotterrati emai scoperti?E, per finire, nella zona di Siderno sipercepisce un aumento di morti perleucemia, quando ancora si è in atte-sa dei dati ufficiali del Registro deiTumori della provincia.Non vorremmo scoprire che sotto inostri piedi, distribuiti in vari posti, sitrovano sostanze cancerogene!Il Comitato a Difesa della Salute deiCittadini Sidernesi, sempre in contat-to con il Sindaco Fuda el'Amministrazione Comunale, haproseguito nella sua azione di denun-cia e di mobilitazione ed è in attesadei risultati delle analisi delle acquedei pozzi che effettuerà ARPACALla prossima settimana, per valutare leiniziative adatte a sbloccare la situa-zione.

Francesco Martino

Fabbriche nocive avvelenano Siderno

“In questi giorniARPACAL si atti-verà per analiz-zare i pozzi di

contrdaPantanizzi e

valutare i rischiper terreno epopolazione.

Non vorremmoscoprire chesotto i nostri

piedi, distribuiti invari posti, si tro-vano sostanzecancerogene!

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Mercoledì 9 febbraio sono state asse-gnate le deleghe ai ConsiglieriMetropolitani, che vanno in questomodo a completare l’organigrammaamministrativo del nuovo ente reggi-no. Come c’era da aspettarsi, ilSindaco Metropolitano GiuseppeFalcomatà non ha tradito il proprioreggiocentrismo, facendosi affiancareda un vicesindaco e da ben quattroassessori del proprio Comune. Al vice-sindaco Mauro, infatti, sono state affi-date le deleghe a Personale e organiz-zazione, Affari generali, Avvocatura,Società partecipate, Trasparenzaamministrativa, Anticorruzione, Pattiper il Sud e coordinamento dei consi-glieri delegati, a Demetrio Marinoquelle di Viabilità, Edilizia scolastica eprogrammazione della rete scolastica,Istruzione università e ricerca, Sport eimpiantistica sportiva, Turismo spetta-colo e marketing territoriale, a ToninoNocera Ambiente ed energia, Ambitinaturali, Forestazione, Parchi e areeprotette con i comuni montani,

Politiche di bacino, Servizi a rete, Atoidrico e Ato rifiuti, Demanio idrico efluviale e a Nino Castorina Bilancio,Politiche internazionali e comunitarie,Politiche per l’immigrazione, Politichegiovanili, Rapporti con gli Enti locali eRapporti con la Conferenza metropo-litana e i territori. Positivo, per il nostroterritorio, l’affidamento alla consiglie-ra locridea Caterina Belcastro delledeleghe alle Politiche del lavoro,Politiche sociali, Politiche abitative,Attività produttive, Caccia e pesca,Pari opportunità e Rapporti con laLocride, mentre al sindaco diTaurianova Fabio Scionti sono statelasciate le deleghe relative a Trasportie Urbanistica. Nonostante i tentativi dicollaborazione attiva espressi da PierPaolo Zavettieri e Peppe Zampogna,consiglieri di Area Socialista ePopolare, bottino magro per loro, conla sola delega alle minoranze linguisti-che per Zavettieri, costretto a lasciarele impellenze importanti al solo PD.

Falcomatà crea una Città Metropolitana a immagine e somiglianza del PD

I delegati sonotutti

appartenentialla grande

famiglia PD. Lanota positiva,per la Locride,è l’affidamento

di ben settedeleghe a Katy

Belcastro.

Attialità Si è deciso di tenerlo in carcere e, oggi, tutti noi pagheremo perla sua permanenza in cella (poco meno di duecento euro algiorno) e per l’ingiusta detenzione.Migliaia di euro che potevano essere spesi per il lavoro, per lasanità, per la scuola, per la giustizia sono stati sprecati pertogliere legittimità e autorevolezza allo Stato.

chi gli restituirà la libertà sottratta?Francesco Giorgi era innocente,

Oggi la stampa sbatte il“mostro” in prima

pagina, utilizzando leveline delle procure, eresta muta quando la

vittima sacrificaledimostra la propria

innocenza. Stampa diregime che tradisce lalibertà! Non si difende

così la “legalità”, né intal modo si combatte la

mafia anzi le siforniscono ragioni di

legittimità e di difesa. Ecosì si creano le

condizioni ottimali perfar dilagare il virus

dell’omertà anticameradella ‘ndrangheta.

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www.rivieraweb.it DOMENICA12 FEBBRAIO 07

ILARIO AMMENDOLIA

A volte avverto forte la tentazione dismetterla.Finirla con il mio “garantismo” econ il tentativo di dar voce al doloredi questa nostra Terra. Ho la sen-sazione che la battaglia garantistae meridionalista sia irrimediabil-

mente persa. Il “fronte” è sguarnito e non saràla mia “voce” rauca, stanca e flebile a rallentarela disfatta.Ma nel momento in cui più forte è la voglia dirifugiarti nelle “piccole cose” della tua vita e deltuo mondo, avverti la sensazione che la diserzio-ne è da vili. Allora raccogli le tue residue ener-gie e combatti ancora con la forza della dispera-zione.Tuttavia, al di là delle motivazioni personali, ifatti sono lì a dimostrare le ragioni di un impe-gno. Quella che racconterò non è una vicendache riguarda una singola persona ma la Calabriaintera, una terra dove la democrazia è agoniz-zante, gran parte della stampa non è libera, laminaccia criminale altissima, le garanzie costitu-zionali seriamente compromesse.Una morsa che schiaccia il cittadino che si trovasmarrito e senza difese.Durante la scorsa primavera abbiamo scritto diun giovane, Francesco Giorgi, 23 anni, di SanLuca detenuto da mesi nelle carceri di Locri.Abbiamo ascoltato il grido disperato dellamadre, gli argomenti forti e composti dello zio,già sindaco comunista di San Luca, e autenticocombattente - senza scorta - nella lotta contro la‘ndrangheta.

Oggi abbiamo una certezza: i nostri dubbi eranopiù che fondati, Giorgi era innocente!Lo hanno stabilito, la settimana scorsa, i giudicidi Locri.Noi non facciamo indagini e non emettiamosentenze. Ci siamo limitati semplicemente adevidenziare che, secondo due argomentate peri-zie tecniche, il giovane fotografato in una pian-tagione di canapa indiana che si coltivava inAspromonte non era Francesco Giorgi.E infatti non era Lui!Fino al momento dell’arresto era un incensura-to. Non aveva mai avuto nulla da fare con la“giustizia”, esattamente come suo padre, suamadre, i suoi nonni. È doloroso ma necessario -in un clima di “giustizia sommaria”- fare questaspecie di ricerca storica sul nucleo familiareanche se la responsabilità penale dovrebbeessere solo e soltanto personale.Giorgi non rappresentava una minaccia per lasocietà.L’unico indizio nei suoi confronti consisteva inuna foto che, come è stato stabilito, non era lasua.Si è deciso di tenerlo in carcere e, oggi, lo Stato- in questo caso tutti noi - pagherà per la sua per-manenza in cella (poco meno di duecento euroal giorno) e per l’ingiusta detenzione.Migliaia di euro che potevano essere spesi per illavoro, per la sanità, per la scuola, per la giusti-zia sono stati sprecati per togliere legittimità eautorevolezza allo Stato.Ma nessuno restituirà a Francesco Giorgi lalibertà sottratta.Nessuno restituirà a quel ragazzo di San Luca leore di amore e di spensieratezza che gli sono

stati tolti per rinchiuderlo tra le mura di unacella.Nessuno può garantire che la lunga detenzionenon provochi effetti devastanti sulla sua perso-nalità.Non voglio neanche pensare quella che sarebbestata la reazione se al posto di Giorgi fosse statouno dei tanti cittadini timorati di Dio e ossequio-si alla “legge” o, peggio ancora, un loro figlio.La libertà è preziosa ovunque e per chiunque.Lo è ancora di più a San Luca dove più delica-ta è la battaglia che dobbiamo condurre perdimostrare che le regole di sottomissione e dipaura che la ‘ndrangheta impone ai suoi affiliatinon valgono per noi che ci riteniamo uominiliberi e che sentiamo alle nostre spalle la forzaimmensa della Costituzione e dello Stato didiritto.Ribadiamo: sbaglia chi ritiene che il caso da noisollevato riguardi solo uno dei tanti ragazzi chevivono nei nostri paesi.Pietro Valpreda, dopo la strage di PiazzaFontana, era rinchiuso in carcere schiacciato daaccuse che avrebbero ucciso anche un toro.Eppure, in quegli anni difficili la stampa libera,l’opinione pubblica impegnata contestò le veritàufficiali e mille bocche e mille penne hanno “gri-dato” insieme la verità: “ Valpreda è innocente,la strage è di Stato”.La strage era a tutti gli effetti “di stato” e PietroValpreda da perfetto innocente, era la vittimadesignata dal golpismo che voleva stroncare lagiovane democrazia italiana.Valpreda divenne simbolo della verità contro lebugie di Stato.I casi sono diversi e lontani.

Uguale dovrebbe essere il nostro impegno adifendere la libertà anche dell’ultimo cittadino diquesta nostra terra. Nei confronti di chiunque.Oggi, invece, c’è in giro un conformismo spaven-toso che si manifesta con la tendenza di moltigiornali e giornalisti di sbattere il “mostro” inprima pagina, utilizzando le brutte foto forniteloro dai commissariati e le veline delle procure.Quella stessa stampa che resta muta e vigliacca-mente silente quando la vittima sacrificale dimo-stra la propria innocenza. Stampa di regime chetradisce la libertà! Non si difende così la “lega-lità”, né in tal modo si combatte la mafia anzi siforniscono a essa ragioni di legittimità e di dife-sa. E così si creano le condizioni ottimali perfar dilagare il virus dell’omertà anticamera della‘ndrangheta.Si va diffondendo una voglia matta di forche e digalere. Senza tener conto che in Brasile, inColumbia o in Messico, le orrende prigionisono piene di detenuti eppure si registra ilnumero di morti ammazzati più alto del mondo.In Norvegia le carceri sono quasi vuote e i delit-ti sono crollati.L’onta alla civiltà che il lager di “Guantanamo”rappresenta, ha legittimato il terrorismo senzasconfiggerlo. Non abbiamo dubbi: è il Dirittoche sconfigge il delitto e non l’arbitrio. Violenzainvoca violenza. Sangue invoca sangue.Non mi illudo, noi - per qual che vale - conti-nuiamo una antica lotta, consapevoli che lanostra è solo una vecchia pagoda di spiriti liberiche coltiva la velleità di fronteggiare una super-corazzata armata di missili atomici. Il confrontonon ha storia a meno che non scatti la scintillaluminosa della Libertà.

La libertà è preziosa ovunque e per chiunque. Lo è ancora di più aSan Luca dove più delicata è la battaglia che dobbiamo condurreper dimostrare che le regole di sottomissione e di paura che la‘ndrangheta impone ai suoi affiliati non valgono per noi che ciriteniamo uomini liberi e che sentiamo alle nostre spalle la forzaimmensa della Costituzione e dello Stato di diritto.

chi gli restituirà la libertà sottratta?Francesco Giorgi era innocente,

Martedì mattina l’assessore FedericaRoccisano ha presentato, in compagniadel presidente della giunta regionaleMario Oliverio, il Piano di azione per illavoro e l’occupazione. Il suo discorsointroduttivo dovrebbe permettere di avvia-re anche nella nostra regione il Reddito diinclusione attiva, una misura governativadi contrasto alla povertà che prevede l'ero-gazione di un beneficio economico allefamiglie in condizioni economiche disagia-te nelle quali almeno un componente siaminorenne oppure sia presente un figliodisabile o una donna in stato di gravidan-za accertata. Lo strumento, stando alleparole della Roccisano, dovrebbe garanti-re maggiore inclusione e rivolgersi inprimo luogo a giovani, donne, disoccupatie precettori di ammortizzatori socialiattraverso lo strumento delle politicheattive, più che mai, è stato sottolineato,pianificate in maniera sinergica con tuttigli attori istituzionali.

La Roccisano presenta il Piano per il lavoro: La Calabriaal passo con lo Stato

Pino Varacalli, ex primo cittadino diGerace, sconfitto alle ultime consultazionidel giugno 2016 ed ex presidente dellaConferenza dei sindaci per la Sanità inprovincia di Reggio Calabria è stato nomi-nato giovedì dall'amministrazione Oliverioin qualità di componente della «strutturaassimilata alla struttura ausiliariaSupporto alle funzioni amministrative inmateria sanitaria». Un giro di parole buro-cratese per dire che è divenuto bracciodestro del braccio destro del governatoreOliverio in materia sanitaria, FrancoPacenza. Due ruoli, quello di Pacenza eVaracalli, ideati da Oliverio forse nel ten-tativo di creare strutture parallele a quelladei commissari alla Sanità inviati dalgoverno, Massimo Scura e AndreaUrbani, fino a oggi inefficienti nella pro-duzione di soluzioni utili a far emergeredalla crisi il sistema sanitario regionale.

Sanità:Oliverio assegnaun incarico regionale aPino Varacalli

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Politica e politichese. I margini quotidiani per non cambiare

CALABRESE PER CASO * di Giuseppe Romeo

Sarà che ho abbandonatoda tempo la lettura diopere letterarie e di nar-rativa, e forse commet-tendo un errore dalmomento che non si può

solo pensare che politica edeconomia siano i sali del quoti-

diano. Ma se le ragioni del cuore, letterario,cedono il passo alle intemperanze dellapolitica e dell’economia diventa difficilepotersi sottrare al loro dominio. Al lorovoler essere motivo e argomento di discus-sione o di proposte che vorrebbero cambia-re, in meglio, la vita di ognuno di noi e,magari, della stessa Calabria oltre che dellanazione. Così come credere che - tra unacrisi e un’altra, con una quasi rassegnataidea del tanto peggio tanto meglio cheimpera negli animi di ognuno di noi - sipossa favorire il cambiamento riproponen-do formule politiche che di nuovo hannosolo il nome mentre di antico riprendonopassi e passaggi ha il sapore di un neovellei-tarismo piuttosto che di una umile, consape-vole, presa di coscienza della nostra debo-lezza. Un’affermazione di un’idea movi-mentista molto singolare che vorrebbe ricol-locare ogni sforzo andando oltre una matri-ce populista, oltre una matriceproletaria…se esiste ancora, per una certasinistra, un proletariato come riferimento.L’unica certezza è che sembra che tutti sianodemocratici, a destra, a sinistra e al centrosoprattutto. Un’area, quest’ultima, semprepiù popolata a tal punto da diventare unnon luogo ideale o una sorta di spazio poli-tico rivolto a ibridare quanto ancora possibi-le, visto che il trasformismo sembra ancoranon essere arrivato al limite della sua per-correnza ideologica. Ebbene, a quanto pareanche la Calabria non è immune da questariorganizzazione del pensiero considerata lavitalità che si diffonde sulle coste, tra partitivecchi e nuovi. Pronta a contribuire a quel-lo che sarà il sicuro cambiamento del doma-ni. Un cambiamento ritenuto imminente.Quasi epilogo di una profezia costruita

come nemesi del renzismo, come se unsistema politico sopravvissuto per volontàanche da chi oggi lo condanna non sia piùautoimmune dalle critiche e dagli insuccessiche giustamente gli vengono attribuiti.Insuccessi che non sono solo da ritrovarenelle scelte e nelle strategie di potere nazio-nale ma, e forse di più, nell’esatta speculareriproposizione delle dinamiche politichecentrali nelle realtà locali. Realtà orfane deipartiti di ieri che però, in toto o in parte connuove sigle, si reinventano, tra scissioni egruppi, andando alla ricerca del leader a cuifare riferimento, a cui ispirarsi, a cui affida-re le sorti di una terra che nessuno leader diieri, come di oggi, ha mai voluto veramenteconoscere. Questa volontà di accreditarsi aicongressi nazionali - pensando che di quan-to accade in Calabria possa interessare aqualcuno al punto da farne un disegno dipriorità – provocherà i risultati di sempre efarà si che la Calabria sarà ciò che è stata indecenni di politica: un bacino elettorale e divoti per conto terzi. Nuovamente sacrificatanel nome di uno sviluppo di cui tutti ne par-leranno, ma che in realtà nessuno avrà inmente di come e in che modo perseguirlovisti i successi a cui possiamo rivolgerci oggi.Perché, se così fosse, piuttosto che pensareai massimi sistemi politici volteremmo l’an-golo di casa e cercheremmo di guardare conocchi diversi al nostro cortile chiedendocicosa abbiamo fatto sino ad ora per cambia-re, per affermare un principio di democra-zia che non ha colore politico e che nonrichiede sostegno di alcun leader: ovvero,quali iniziative civili sono state condotte peravere sanità, trasporti e servizi adeguati equali i risultati ottenuti. Un atto dovuto allapropria terra, alla propria vita per unaregione che di parole né è straricca. Unaregione che non può muoversi nei tempidella velocità, che non si cura come dovreb-be, che non cresce e si anemizza ogni gior-no, che vede un flusso migratorio dei proprigiovani ancora una volta diretto verso quel-le regioni che forse avrebbero molto dainsegnarci iniziando proprio dal quotidiano.

DOMENICA12 FEBBRAIO 08www.larivieraonline.com IN BREVE

RIVIERA

In seguito alla polemica relativa al rinnovo cariche dell’Assemblea dei Sindaci della Locride, deflagrata sui giorna-li un paio di settimane fa, Giovanni Calabrese risponde alle accuse relative all’assenteismo che Giorgio Imperituraha mosso ai colleghi sindaci per giustificare il suo mancato abbandono della presidenza dell’organo chiedendo alproprio presidente di convocare urgentemente un’Assemblea che permetta il confronto dei primi cittadini delnostro comprensorio sulle impellenze più urgenti della Locride. A stretto giro di posta, il primo cittadino diMartone ha risposto accogliendo l’invito del collega di Locri e convocando l’assemblea richiesta per domani, lunedì13 febbraio, alle ore 17, presso la sala consigliare del Comune di Siderno. Le tanto discusse dimissioni del presiden-te dell’Assemblea sono state fissate come 6° punto all’ordine del giorno. Sta adesso ai sindaci del nostro compren-sorio dimostrare l’effettiva volontà di rinnovare le cariche innanzitutto presentandosi in numero adeguato all’assi-se, quindi discutendo in maniera celere ed efficiente i vari punti necessari ad arrivare a questo snodo che segneràindubbiamente il futuro dell’organo decisionale.

Calabrese chiama,Imperitura risponde

POLITICA

Sabato pomeriggio, al polifunzionale diSiderno, si è svolta l’assemblea congressualeprovinciale di Sinistra Italiana, durante laquale Domenico Panetta e ElisabettaPiccolotti, membro del comitato promotoredi Sinistra Italiana e consigliere comunale diFoligno, hanno fatto il punto della sinistranazionale e aperto i lavori utili a eleggere idelegato provinciale per il congresso nazio-nale che si terrà a Rimini a metà del mese.«L’alternativa c’è - ha affermato nel suodiscorso la Piccolotti - Attraverso SinistraItaliana ho scoperto un sud meraviglioso,fatto di persone che sanno immaginare unfuturo diverso. Dialogheremo per portarealle elezioni un progetto che possa raccoglie-re tutta la sinistra a sinistra del PD, che nonsi riconosce nel renzismo».Di opposizione al PD ha parlato anchePanetta: «Noi facciamo i congressi seriamen-te - ha affermato l’ex sindaco di Siderno - noncome altri partiti che si definiscono di sini-stra. Abbiamo un grande obiettivo, sappiamocosa ha provocato il liberismo nel mondo.Non vogliamo essere chiusi, ma una forzache abbia i numeri per parlare al popolo.«È necessario ridare speranza al territoriopartendo da noi stessi» ha continuatoPanetta, parlando poi delle controverse scel-te fatte da un PD che sembra “prigionieroinconsapevole o interprete consapevole dipolitiche liberiste, che stanno facendo diven-tare l’Italia il Paese delle cerchie di potenticon concentrazioni di potere nelle mani dipochi”.Al termine dei lavori, i delegati metropolita-ni eletti a rappresentanza del nostro territo-rio durante il il congresso costituente che siterrà al Palacongresso di Rimini dal 17 al 19febbraio, sono risultati: Domenico Panetta,Rita Commisso, Giusy Trimboli, TeresaMacrì, Antonio Guerrieri, Pietro Sergi,Giada Porretta, Danilo Loria, FrancescoRao, Luciana Bova e Angelo Broccolo.

Sinistra Italianaè pronta a farsvoltare il sud

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DOMENICA12 FEBBRAIO 10www.larivieraonline.com STORIE DI ORDINARIA (DIS)INTEGRAZIONE

Le tensioni sociali che da troppi anniaffliggono il medio oriente hannogenerato una vera e propria mareadi flussi migratori che, periodica-mente, si abbatte senza soluzione dicontinuità sulle coste dell’intero sud

Italia. Per far fronte all’emergenza ingeneratadall’arrivo di centinaia e centinaia di disperatiche, affidandosi a criminali disorganizzati,approdano moribondi sulle nostre spiagge, loStato ha prodotto delle contromisure emer-genziali tristemente note per i disordini e idisagi che creano soprattutto durante i mesidella bella stagione.Se è vero, tuttavia, che di necessità si può(anche) fare virtù, alle palestre, agli alberghi,agli ostelli e ai campi attrezzati in fretta e furiaper ospitare (almeno sulla carta) tempora-neamente i migranti e dare loro i mezzi perproseguire il loro viaggio verso il nordEuropa, recentemente ha fatto da contraltareun progetto di inclusione sociale che fa diquesti soggetti una risorsa per le comunità piùperiferiche del nostro Paese e che cerca dicreare un modello di convivenza che garanti-sca crescita e multiculturalità per le periferiespesso in difficoltà dinanzi al fenomeno glo-balizzazione.Ci riferiamo al Sistema di Protezione perRichiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR), diffu-sosi a macchia di leopardo su tutto il territorionazionale e in grado di ottenere ottimi risulta-ti anche nel nostro comprensorio, da undecennio ispirato dal “modello Riace”.Presenti, oltre che nel paese amministrato daMimmo Lucano, ad Africo, Ardore,Benestare, Bianco, Bivongi, Camini,Caulonia, Ferruzzano, Gioiosa, Monasterace,e Sant’Ilario, gli SPRAR, per tre anni, hannogarantito a centinaia di richiedenti asilo di tro-vare una comunità disposta ad accoglierli eintegrarli a patto che essi contribuissero, aloro volta, a farla crescere economicamente eculturalmente.Questa splendidaesperienza, che hamostrato i suoi fruttipiù maturi con il giàaccennato “modelloRiace”, tuttavia,potrebbe incontraredi qui a breve unabrusca quanto terri-bile battuta d’arre-sto.A spiegarcene lemotivazioni è MariaPaola Sorace, presi-dente di una dellacooperativa che ha gestito il progetto aCaulonia e preoccupata dalle conseguenzeche un abbandono del Sistema potrebbeavere sulla Locride.«Lo SPRAR è una modalità di operare e pre-stare servizi ormai consolidatasi sul territorionazionale - ci spiega la dottoressa Sorace.«Nella Locride il primo progetto è stato quel-lo al quale ha aderito Riace a seguito di unapproccio all’immigrazione generato da unnumero consistente di sbarchi sulle propriespiagge. Cercando di trasformare l’emergen-za in opportunità il comune partecipò a unbando di evidenza pubblica indetto dalMinistero nell’ottobre 2013, che ha fin dasubito dato ottimi risultati. Osservandonel’approccio di successo, altre amministrazioninei dintorni decisero di avviare questo tipo disperimentazione, la cui validità sarebbe dura-ta fino allo scorso 31 dicembre.«In questo lasso di tempo il Ministero ha pre-visto il trasferimento della titolarità del pro-getto ai comuni che vi avevano aderito, affi-dando così direttamente alleAmministrazioni l’impellenza di indire unbando utile a individuare un ente di terzo set-tore con specifiche competenze disponibile agestirlo. La bontà del progetto ha fatto accet-tare di buon grado ai comuni questa clausolae convinto quasi tutti a decidere per tempo diprorogarlo anche nel triennio 2017-2019.Tuttavia, lo scorso 10 agosto, è stato pubblica-to un decreto che, prevedendo il superamen-to del bando utile a rinnovare la gestione daparte di un ente di terzo settore, ha fattoemergere problemi inaspettati.«Non avendo più direttive in merito alla sele-zione degli enti, infatti, alcuni comuni, chehanno già pubblicato il bando in questione, sisono affidati alla Stazione Unica AppaltanteProvinciale (SUAP) per rinnovare gli accordi,intraprendendo nuovamente la strada del

bando a evidenza pubblica. Affidarsi allaSUAP, tuttavia, ha implicato una lievitazioneinaspettata dei costi, considerato che laStazione Appaltante ha trattato questo bandoesattamente come sarebbe avvenuto nel casodella gara per la realizzazione di una strada.Richiedendo la propria percentuale e assog-gettando i costi all’IVA imponibile al 22%,infatti, la SUAP ha reso irrisoria la cifra messaa disposizione dal Ministero per realizzare ilpacchetto di servizi che lo SPRAR dovrebbeoffrire a chi aderisce al programma e, come senon bastasse, ha previsto di includere dellespese alle quali non solo i comuni non posso-no fare fronte in attesa del rimborso derivatodalla rendicontazione finale, ma che vannopersino contro la filosofia originaria del pro-getto e quanto dettato dal Ministero.«Considerata, poi, che gli enti dedicati, spessoin grado di svolgere il proprio lavoro graziealle donazioni e all’impegno dei volontari,sono a loro volta impossibilitati a soddisfare iparametri di una classica gara d’appalto, ènaturale che i comuni stiano temporeggiandonel rinnovo sempre più convinti che il gioconon valga la candela.«Vista la pubblicazione recente del decreto e

aspetti degli SPRAR, favorendo gli accordicon i privati e scavalcando le cooperativesociali. Continuando su questa strada, la can-cellazione dello SPRAR metterà in discussio-ne tutti i programmi di accoglienza non solodella Locride, ma dell’intera Calabria (chepure non sono moltissimi), vanificando laprogettazione attorno all’individuo che si ècercato di costruire in questi anni e cancellan-do esperienze che consideravamo ormai pie-namente consolidate.«Anche se gli enti che hanno già pubblicato ilbando hanno le mani legate, la speranza è chealtri comuni, che pare stiano intavolando inqueste settimane un discorso con il Ministeroe l’Agenzia delle Entrate, riescano a fare pres-sioni per la creazione di un bando maggior-mente sostenibile. Non è da escludere, e anzice lo auguriamo nella speranza di vederesopravvivere quanto meno i progetti piùimportanti, che proprio in queste settimanegli sforzi congiunti di questi enti faccianoemergere condizioni differenti per i successivibandi e che garantiscano, in definitiva, chequesta esperienza non muoia».

Jacopo Giuca

il fatto che sia la prima volta che si è costrettia far fronte a tale problema, è ovvio che laquestione non appaia di immediata (o quan-to meno semplice) soluzione. Alcuni comunihanno già sottoposto il problema direttamen-te al Ministero e stanno cercando di batterestrade alternative, ma il rischio che il progettoSPRAR, nel nostro territorio, fallisca o, peg-gio, finisca nelle mani di grandi holding del-l’accoglienza in grado di ragionare solo in ter-mini di ricavi, è sempre più concreto.«Dando spazio al business dell’accoglienza,infatti, il progetto perderà completamentesenso, smettendo di mirare all’inserimento diquesti extracomunitari nel tessuto sociale cit-tadino attraverso un percorso che renda resi-denti di fatto coloro che scelgono di restare inloco e finendo invece per l’assomigliare aicentri di prima accoglienza, che sono invecegestiti dalle prefetture e delegati a far fronteesclusivamente alle emergenze.«Non è infatti un caso se ultimamente sononate molte più strutture di prima accoglienza(come i Centri di Identificazione edEspulsione - CIE - o i Centri di Accoglienzaper Richiedenti Asilo - CARA) che di secon-da, e che si siano prodotte deroghe su molti

Seguendo l’esempio virtuoso di Riace, che tanto lustro ha portato al nostro comprensorio,sono diversi i comuni della Locrie che, nel 2013, hanno deciso di aderire allo SPRAR, checerca di integrare i migranti nelle nostre comunità rendendoli strumento di crescita per inostri borghi abbandonati. Tuttavia un cavillo burocratico, come spesso accade nelnostro Paese, sta mettendo in difficoltà i comuni che voglio proseguire il progetto.

CHIHAVISSUTO INPRIMAPERSONA

L’ESPERIENZASPRAR CI SPIEGA

NELDETTAGLIOPERCHÉ ILSISTEMAÈOGGI INCRISI E

CHECOSACOMPORTEREBBELASCIAREQUESTOPROGETTONELLEMANIDIHOLDINGINTERESSATESOLO

ALPROFITTO.

Ecco come muoionogli SPRAR

BUOROCRAZIA KILLER

Negli ultimi mesi siamo stati tutti ben lieti di gongolare per i successi conseguiti da Mimmo Lucano, inserito tra i 50 politici più influen-ti dalla rivista Fortune e bravissimo a far parlare di Riace come paese d’avanguardia nell’ambito dell’accoglienza e dell’integrazione.Ormai assuefatti a sentire esprimere solo critiche positive all’indirizzo del primo cittadino non ci ha ci ha certo stupiti che, proprio nellagiornata odierna, Lucano sia a Dresda, in Germania per ricevere il Premio internazionale della Pace Dresden-Pries. Il riconoscimen-to, ideato da Günter Blobel, che nel 1999 si aggiudicò il Nobel per Medicina, è stato motivato dalla capacità dimostrata da Lucano, sin-daco di un piccolo paese, di mettere in imbarazzo, in quanto a politiche integrative, i primi cittadini delle grandi metropoli europee edalla volontà di accogliere a braccia aperte i bisognosi senza stare a mercanteggiare sulle quote da destinare ai migranti. Il traguardoraggiunto oggi, certamente quello moralmente più prestigioso per il primo cittadino di Riace, rischia tuttavia di rivelarsi anche l’ultimose i comuni che aderiscono allo SPRAR non riusciranno a trattare con il Ministero. Benché Mimmo ci abbia abituato a ragionamentifuori dagli schemi, infatti, il ritiro delle cooperative paventato da Maria Paola Sorace potrebbe mettere fine anche a quel paradiso del-l’integrazione che si vanta di essere diventata la città dei bronzi.

JG

Un nuovo premio per Mimmo Lucano. Sarà anche l’ultimo?

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DOMENICA12 FEBBRAIO 14

Vogliamo ringraziare pubblicamente quanti operanonel reparto di Rianimazione dell'Ospedale di Locri.A medici e paramedici, e al primario FrancescoAdamo va tutta la nostra gratitudine per la professio-nalità e umanità che ogni giorno profondono nel lorolavoro.Tra dicembre e gennaio, nostra madre, Maria Ferrò,è stata ricoverata nel suddetto reparto, in condizioni

purtroppo molto gravi, per cui poi non ce l'ha fatta.Ma non è certo mancata l'assistenza costante e ladedizione di tutti gli operatori del reparto, primarioin testa, che non si sono risparmiati nel prestare curee conforto a mia madre così come a tutti gli altripazienti.Li abbiamo visti dedicarsi ogni attimo agli ammalatie ai familiari che soffrono con loro, con competenza,

pazienza e sensibilità.E sono tante le vite che grazie a tutti loro vengonosalvate, senza clamori, nel silenzio di un lavoroinstancabile.Questa per noi è la buona sanità, sanità d'eccellenza.A tutti loro il nostro più sincero grazie,

Mimmo e Anna (i figli della signora Ferrò)

Molti anni fa, fui nominato asvolgere il mio lavoro, per unanno scolastico, in un luogo vici-no al mio paese, chiamatoGrotteria. Tra tutte le cosebuone che vi trovai, c'era qual-cosa che, ricordandola dopotanti anni, mi fa rimpiangerequel periodo molto bello dellamia vita. Ricordo, tra l'altro, unprodotto che tutte le famigliepreparavano in modo egregio.Anche la soppressata, questoera il nome della specialitàsuina, può contribuire a renderefamosa una cittadina. Ma voglioricordare altro. Un giorno mitrovavo al lavoro nell'aula dovesvolgevo l'attività; c'era una fine-stra aperta, si era nel mese dimaggio e, mentre i ragazzierano intenti a svolgere un com-pito, di mattino, il sole splende-va e l'aria era calma e trasparen-te. Tutto profumava di primave-ra, guardai fuori il verde deglialberi - erano circa le undici,non c'era nessuno - e al di làdella strada scorreva una fiuma-ra. L'acqua faceva uno scrosciomusicale, rimasi incantato, tuttopreso dalla magia di Grotteria!Certo è che Grotteria, al di làdella sua storia, è un postopieno di magia, calma, propostain abbondanza dal suo clima,dalle sue primavere incantevoli.Ecco il luogo dove il giovanestudente Elio ebbe i primi pen-sieri della vocazione, che pro-gredì nei suoi anni più belli. Nonspetta all'uomo domandare ilperchè delle scelte di nostroSignore. Certo è che anche que-sta volta, il ragazzo prima, el'uomo poi, hanno dimostrato lagiustezza della volontà delPadre. La magia del luogo ha contri-buito, non poco, nella formazio-ne del carattere dolce, da vero

pastore, e soprattutto nel sorri-so accattivante. Oggi, dopo tanti anni dalla suaconsacrazione, l'aspetto non èpiù quello del ragazzo e del gio-vane, ma il sorriso che quasisempre erra sulle sue labbrailluminando il suo volto bona-rio, un sorriso che invita il fede-le ad avere un'immensa fiducia elo avvicina di più al sacro. Solo i veri forti sanno essereumili. Vederlo quando da solocammina per la strada, avendoun cenno e uno sguardo pertutti, e in modo particolare per ipiù umili. Oppure, mentre si reca a fare gliacquisti necessari. La vocecalma e pacata, nelle omelie,travalica il significato delleparole e avvicina a Dio. Nonsolo è fiorito nella fede, mal'aiuto del Supremo non gli èmai mancato. Il suo carattere serio e costante,gli ha fatto raggiungere traguar-di importanti nel suo lavoro

ecclesiale. Ha avuto affidatal'importante parrocchia dellaMadonna di Portosalvo dellacittà di Siderno (1996), incarichid'insegnamento, fino ad arrivarealla nomina di Vicario della dio-cesi di Locri-Gerace. Ha avuto iltitolo di Monsignore, è ammini-stratore diocesano e tante nomi-ne e incarichi ancora.Si prova grande soddisfazione, illavoro importante, l'auto, lacanonica ecc... Ma noi preferiamo vederloquando, ancora in età giovanile,appena arrivato a Siderno, eratutto chiesa e preghiere, tuttogenuino. Emanava dalla suapersona l'aria magica diGrotteria (anche se provenivada Mammola)! Poche volteaccade nella storia della chiesad'incontrare sacerdoti di talefede e cotanto ingegno. È sicuroche si manifesta in loro, chiara-mente, la volontà del Signore!

Brawn Giò

Parlando ancoradel 50° di

sacerdozio diDon Cornelio

Ospedale di Locri: la sanità d’eccellenza è lontana dai clamori

TONINO CARNERI

La politica difende il suo privilegio di con-tinuare in futuro a gestire risorse senza laresponsabilità che vincola una qualsiasipubblica amministrazione. Dall’immunitàdi sede e dall’assenza del giudice esterno siè ricavata un’esenzione dallo Stato di dirit-to: solo spazzando sotto il tappeto avràfinalmente termine una storia che delegitti-ma silenziosamente il Parlamento, espo-nendolo al risentimento popolare che ali-menta la sempre più nutrita schiera del-l’antipolitica.

Ricordo che al ginnasio il compiantoProfessor ARENA, Docente diFilosofia, chiedendomi la definizione di“Enclave” e degli esempi a proposito,risposi in maniera baldanzosa e tronfia “Territorio completamente chiuso entro iconfini di uno stato diverso da quello cuiappartiene” e, in riferimento agli esempi,in Italia, la repubblica di San Marino e lostato Città del Vaticano. Accendendol’ennesima sigaretta Nazionale, zigrinata,perché comprata nel Vaticano dagli affe-

zionati ex allievi universitari a Roma,rispose: io che cerco di sviluppare in voila libertà di pensiero, non desidero coar-tare la vostra mente, ma in Italia esiste unaltro stato enclave che scoprirete neglianni. A cosa si riferiva il Professore? L’hocapito leggendo il libro di Irene Testa“Parlamento zona franca. Le camere e loscudo dell’autodichia”. Confesso di esse-re ignorante, d’altronde anche il grandeSocrate ammetteva di sapere di nonsapere (comodo ed opportunistico alibida parte mia) e di non conoscere il signi-ficato di autodichia e di autocrinia.Autodichia, autodìche - «giustizia»domestica, fatta in casa. Autocriniaautokrìno «secernere» Produzione dellanorma giuridica da parte dello stessosoggetto che ne è ildestinatario. Intendiamoci, quando iPadri costituenti scrissero laCostituzione, l’Italia era reduce dallanefasta esperienza fascista e, quindi, giu-stamente dovevano tutelare il principiodi autonomia ed indipendenza della rap-presentanza politica dall’ingerenza dialtri poteri. Oggi, in quasi tutto il mondo

è ormai abbandonata. L’art. 64 dellaCostituzione recita: Ciascuna Cameraadotta il proprio regolamento. Giusto,ovunque esiste un regolamento per otti-mizzare la funzionalità dell’organo. Ma,come direbbe Di Pietro, questa interpre-tazione del regolamento che c’azzecca?Di fatto ci troviamo di fronte ad unazona franca dove non entrano la guardiadi finanza, la magistratura ordinaria econtabile, e neppure il giudice del lavoro.Nel 2010 Emma Bonino guidò l’opposi-zione al rifiuto di accesso opposto dalPresidente Renato Schifani all’ispettoredel lavoro che voleva entrare al Senatoper vedere i contratti di lavoro. Di recen-te il vicepresidente Luigi di Maio ha ten-tato, senza successo, di introdurre unlimite al mandato del superfunzionariodella Camera Ugo Zampetti che dal1999 ininterrottamente è il capo assolutodell’amministrazione, con uno stipendiodi € 600.000. E nessuno, al di fuori deglistessi parlamentari, può sindacare sucome impiega quel miliardo di risorsemesse come posta nel bilancio delloStato per garantirne il funzionamento

senza dipendere da altri organi.Risultato; il segretario generale è unadelle figure più potenti della burocraziapubblica italiana. Quante volte si è parla-to del barbiere della camera che guada-gna più di un chirurgo? Ma chi lo deci-de? Ancora una volta l’Ufficio diPresidenza, applicando il proprio regola-mento che, grazie all’autodichia, nell’en-clave assume il valore assoluto di legge esi applica ad “insindacabile giudizio”. Manon è un dipendente pubblico? Macché,è un dipendente della Camera, o delSenato o del Quirinale. E questo vuoldire che che le regole che valgono pertutti non valgono per lui, e per altremigliaia di dipendenti, nel bene e nelmale. Nel bene, significa stipendi e riva-lutazioni decisamente superiori a quelli,per omologhe funzioni, riscontrabili inaltre amministrazioni dello stato.Esempio: un operatore tecnico (barbie-re, centralinista, elettricista…) entra conuno stipendio intorno ai 30 mila euro,dopo 10 anni arriva a 50.000 ed a finecarriera a 136.000 euro. Le progressionisono decise ad insindacabile giudizio di

una commissione interna.Assolutamente niente a che fare con ilavoratori del pubblico impiego, ma èpure giusto che le teste...dei parlamenta-ri vengano tutelate.Però, nel male idipendenti della città stato devonovedersela con l’altra faccia dell’autodi-chia, vale a dire l’impossibilità, in caso dicontroversia, di rivolgersi ad un giudicedel lavoro, in quanto il loro “giudicenaturale” non è quello ordinario (art. 25Costituzione:Nessuno può essere distol-to dal giudice naturale precostituito perlegge), ma una commissione contenziosicomposta da parlamentari e dalSegretario generale. E’ triste ammetterloma laddove si legifera si infrangono leleggi!Antonio Ghislanzoni Libro proibito1878Fra noi dell’umil schiera,Per falso giuramentoSi può andare in galera Al Senato, alla CameraMiglior sistema è invalso…vi per molti è titoloD’onor giurare il falso.

ll letale ed anacronistico ossimoro del Palazzo

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ATTUALITÀ

85.000

PASQUALE GIURLEO

C’è un nemico sotto inostri piedi pronto acolpirci in qualunquem o m e n t o .Spendiamo decine dimiliardi di euro percomprare aerei emissili da schierarecontro eserciti fanta-

sma. Ma dedichiamo pochi spiccioli perdifenderci dall’unico attacco reale che inpochi secondi potrebbe uccidere decine dimigliaia di italiani. Questi dati provengo-no dal dipartimento della Protezione civi-le con cui viene pianificata l’emergenza incaso di terremoto. Migliaia di schede,aggiornate periodicamente (raramenterese pubbliche). Una per ogni Comunecon tutti i numeri necessari a valutare glieffetti di un sisma e predisporre così i soc-corsi. La banca dati, è da anni sfruttatadalla Protezione civile. È stata realizzatada un gruppo di lavoro del Servizio sismi-co nazionale . L’intensità di un terremoto viene calata sulpatrimonio edilizio attuale della cittàpresa in considerazione. Il calcolo tieneconto di parametri locali come la densitàdegli abitanti, la vulnerabilità degli edificiin base all’anno e al materiale di costruzio-ne, l’altezza dei palazzi e tutto quanto laProtezione civile aggiorna nel Sige, il siste-ma informatico di gestione delle emer-genze. Ogni scheda offre tre scenari: ter-remoti di intensità più bassa (maggioreprobabilità che si verifichino nell’arco di50 anni), media e forte (corrispondentialla massima intensità storica registrata inquel luogo). Gli “Scenari di danno comu-nali” così ottenuti sono comunqueapprossimati, basandosi su un calcolo sta-tistico. La qualità delle costruzioni è un’al-tra variabile decisiva. Per la statistica, uncondominio in cemento armato costruitonel 2010 dovrebbe avere una buona capa-cità antisismica. Nella pratica moltodipende dal tipo di suolo, dalla qualità delcemento usato, dall’eventuale sovrapposi-zione di più onde sismiche durante il ter-remoto. E soprattutto dalla professiona-lità di progettisti e costruttori. Per questogli stessi scenari di danno, nel loro range divariabilità della stima, ipotizzano ancheconseguenze più gravi, considerandoleperò meno probabili. Una rete di monitoraggio internazionale,alla quale partecipa il dipartimento diMatematica e Geoscienze dell’Universitàdi Trieste, ha acceso un segnale d’allarmesull’Italia centrale e sul Meridione, in par-ticolare sulla Calabria e la Sicilia orienta-le. Nel Centro, l’allerta è stata attivata dalnovembre 2012. In Calabria e Sicilia dalgennaio 2012, dopo diciotto anni di silen-zio del sottosuolo. La situazione vienevalutata ogni due mesi in base all’attivitàsismica di fondo. Il gran numero di picco-le scosse (7116 che dal 21 giugno del 2016sino a gennaio 2017 si sono registrate incentro Italia ma anche in Calabria – l’8gennaio scorso) dimostra che la nuovaenergia che da qualche tempo attraversala crosta terrestre tra l’Africa e l’Europanon si è dissipata e l’allarme degli scienzia-ti per un forte terremoto è ancora incorso. Le stime sulle persone che in futuropotrebbero essere coinvolte, cioè il totaledi morti e feriti nel caso di un forte terre-moto, sono agghiaccianti: 161.829 aCatania, 111.622 a Messina, 84.559 aReggio Calabria, 45.991 a Catanzaro,31.858 a Benevento, 19.053 a Potenza,73.539 a Foggia, 24.016 a Campobasso,20.683 a Rieti. Ipotizzando un sisma dimagnitudo 7 nelle aree internedell’Appennino meridionale, compren-dente la Sila e l’Aspromonte, di intensitàritenuta possibile perché già registrata inpassato, si prevedono fino a 11.000 mortie più di 15.000 feriti. La media mondialeper un sisma di quel livello si ferma a 6.500morti e 20.500 feriti. In Giappone a 50morti e 250 feriti. La grande differenza neinumeri tra Italia e Giappone è chiara-mente dovuta alle tecniche di costruzione

impiegate e agli investimenti nella preven-zione. I terremoti non si possono prevedere conprecisione. Una previsione, pur nonessendo dettagliata nell’indicare il luogo oil giorno, non serve a evacuare milioni diabitanti. Basterebbe che le Regioni neapprofittassero per allertare le reti di soc-corso. Un terzo dei sindaci in Calabria,che tra l’altro è una delle regioni del Suddove la Protezione civile è più allenata,non ha un piano comunale. Significa che,in caso di emergenza, gli abitanti nonsaprebbero dove raccogliersi e i soccorri-tori dove portare i feriti. Luoghi dove ci sirassegna alla scaramanzia non essendociobbligo di prevenzione. «Abbiamo popolazioni inconsapevoli delrischio e perciò esse stesse poco esigentiverso chi li amministra - dice il direttoredella Protezione Civile, Carlo Tanzi. -Girando per l’Italia, ho notato sempregrande sensibilità sulle risorse da destina-re agli esiti di eventi calamitosi, essenzial-mente risarcimento dei danni che negliultimi anni hanno riguardato oltre l’80 percento delle somme erogate. Mai per unaseria politica di messa in sicurezza dei ter-ritori. Ancora troppi Comuni non hannopiani di protezione civile. E quelli che cel’hanno sulla carta, in massima parte nonsono conosciuti dai cittadini». Il diparti-mento ha messo a disposizione uno stafftecnico per supportare gli uffici comunalinel predisporli. Non sembra avere avutogrande attenzione!

La copertina Ci ha terrorizzati la mucca pazza e da lì molti sonodiventati vegetariani. Ci hanno terrorizzato i vaccinie abbiamo preferito i virus. Ci hanno terrorizzato ivirus e ci siamo rimessi in fila perchè cirisomministrassero i vaccini. Poi ci dicono chepotremmo scomparire, non tutti ma buona parte, da unmomento all’altro e ce ne infischiamo baldanzosamente

Secondo il dossier choc dellaProtezione Civile, a tantoammonterebbero le vittime nellaprovincia di Reggio Calabria nelcaso di un terremoto di magnitudo7. In Giappone un sisma dello stessolivello provocherebbe 50 morti e250 feriti. La grande differenza neinumeri è chiaramente dovuta alletecniche di costruzione impiegate eagli investimenti nella prevenzione.

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www.larivieraonline.com ATTUALITÀ DOMENICA12 FEBBRAIO 17

85.000

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

Ho notato che colpassare deltempo si riesce ac o n v i v e r emeglio con legrandi paure,mentre quel-le piccole si

acuiscono. Ci ha ter-rorizzati la muccapazza e da lì molti

sono diventati vegeta-riani. Ci hanno terrorizzato i vaccini eabbiamo preferito i virus. Ci hanno terro-rizzato i virus e ci siamo rimessi in fila per-chè ci risomministrassero i vaccini. Ci ter-rorizzano i ladri e corriamo a installarci unsolido portone blindato. Ci terrorizzano igermi sui mezzi pubblici e tiriamo fuori lanostra sprezzante amuchina, simboloquotidiano di un fanatismo purificatore.

Poi ci dicono che potremmo scomparire,non tutti ma buona parte, da un momen-to all’altro e ce ne infischiamo baldanzosa-mente. Continuiamo a sentirci protetti dauna casa che, qualora venisse previsto,vanterebbe un certificato di classificazionesismica A, vale a dire il più basso, vale adire “tengo con la sputazza”. Eppureabbiamo la possibilità di buttarla giù ericostruirla. Sì, potremmo farlo, esisteanche una legge, la 77/2009. Ce l’ha ricor-data un mese fa con un suo articolo suRiviera l’architetto Pasquale Giurleo. Conquesta legge è stato istituito il FondoNazionale per la Prevenzione del RischioSismico. Dal 2009 al 2016 sono stati messia disposizione 963 milioni di euro, daripartire tra le regioni a maggiore sismi-cità. Sì, anche in questo caso “uno sputo”rispetto a quello che bisognerebbe (ri)farema pur sempre un inizio, un nuovo inizio.Grazie a questa legge tutti i comuni posso-no indire l’avviso pubblico “Interventistrutturali di rafforzamento locale o dimiglioramento sismico o, eventualmente,di demolizione e ricostruzione di edificiprivati” e provare a contenere i dannidelle scosse. Un avviso uguale per tutti acui serve solo apporre un timbro e la firmadel sindaco. Non bisogna scervellarsi aredigerne uno diverso per ogni comune.Nell’era del copia e incolla e del bradipi-smo acuto anche gli avvisi pubblici ci ven-gono incontro e si prestano ad essere vali-di per tutti. Ci siamo chiesti, pertanto, icomuni della Locride l’avranno indetto?Siamo andati a spulciare gli albi pretoridei 42 comuni e con sorpresa - sebbeneormai non ci si sorprenda più di niente -solo sette comuni lo hanno pubblicato,due dopo l’uscita dell’articolo dell’archi-tetto Giurleo. Gli altri, nel migliore deicasi, hanno pubblicato l’ultimo bandol’anno scorso - ma sono pochi anche que-sti ultimi, visto che c’è chi è fermo al 2012e chi non ha mai pubblicato un bando (inquest’ultimo caso valutiamo l’ipotesi che,non essendo presente un archivio, potreb-be anche essere stato pubblicato neglianni scorsi ma non riusciamo a rintrac-ciarlo). Ottantacinquemila nella sola Calabria tramorti e feriti. Scomparirebbe la nostrabellezza che brilla e la nostra ricchezza chescroscia. Eppure i nostri amministratorisono lì a presidiare in negletta solitudine il“bene comune”. Non so in cosa esatta-mente si condensi quel bene comune, dalmomento che l’aver salva la vita ne restafuori. C’era un tempo in cui la politicacontava tanto quanto la vanagloria perso-nale di chi si cimentava in questo campo.Tranne poche eccezioni le due semirette,perfettamente parallele, procedevano dipari passo. Poi qualcosa di imprecisato habloccato brutalmente la semiretta “politi-ca” e così “vanagloria”, sgusciando comeuno scoiattolo, ha potuto sorpassarla, spa-randole una pernacchia. Anzi no, unapuzzetta, come lo scoiattolo scorregginodella pubblicità della vigorsol che anni fafu pure censurato. Una puzzetta e puf ilgelo tutto intorno. Dovremmo smetterladi farci “cosificare” dai politici, lasciarciimbrigliare dalle loro individualità, unichenel loro genere. C’è un momento in cui ticonsiderano, poi ti posano, ti riprendonoper posarti di nuovo da qualche altraparte. Discorsi in stampi da budino con glistessi sorrisi negli stessi angoli della con-versazione. Ciarpame trionfalmente scial-bo o scialbamente trionfale che serve soloa inspessire il nostro senso di abbandono.Oggi buona parte dei nostri amministra-tori crede di dover mostrare la propriaottundente passione politica attraversouna contundente violenza verbale. E piùottundono, più contundono. Noi da partenostra continuiamo a considerarli un’en-tità superiore che non va disturbata, sti-molata, ridestata e di cui non va sfilaccia-ta l’imbottitura delle parole cuscinetto. Il prossimo 10 marzo scade la possibilitàdi aderire al bando: amministratori, sve-glia! Siamo in 85 mila a rischiare la pelle.Non voglio pensare che un giorno ci dis-solveremo sullo sfondo come quelle com-parse dei film di guerra e non ci sarà nem-meno concesso di essere doppiati.

Quandol’asinonon vuolebere èinutile chegli fischi

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CULTURA

L’avv. Filippo Racco è membro dellaDeputazione di Storia patria per laCalabria, nonché socio di altri sodalizi sto-rico-culturali calabresi. È autore di variepubblicazioni per la storia dell’età moder-na, tra le quali, riguardo alla famigliaCarafa, Una codificazione feudale delSeicento calabrese. Gli “Ordini, Pandette ecostituzioni” del principe Carlo MariaCarafa e il buongoverno dello Stato dellaRoccella. Seconda edizione aggiornata eampliata (2010, prima ed. 1996) e La Crocee la Mezzaluna. Il principe Fabrizio Carafa,Sinàn Bassà Cicala e l’assedio diCastelvetere. 9 settembre 1594 (2014). In occasione del convegno tenutosi, il 15gennaio scorso, per il 485° anniversariodell’autonomia municipale del casale diSideroni (odierno Comune di Siderno) perprivilegio imperiale concesso all’allora feu-datario Giovanni Battista Carafa, marche-se di Castelvetere e conte della Grotteria,Filippo Racco ha trattato la figura di quelsignore feudale, ancora controversa insede storiografica, con una relazione cheha suscitato l’interesse dell’uditorio anche

per la peculiare biografia di quel personag-gio, il quale morì in Napoli, giustiziato,dopo un lungo processo giudiziario.Avv. Racco, chi fu Giovanni BattistaCarafa e quale fu la sua politica feudale?Giovanni Battista Carafa “della Spina”,nato nel 1492, coniuge di Lucrezia Borgiadei principi di Squillace (nipote di papaAlessandro VI), fu un importante perso-naggio nel viceregno di Napoli della primametà del XVI secolo, sul quale aleggia, dasecoli, un dibattuto “chiaroscuro” storio-grafico. Successo al padre negli estesi feudidi famiglia (Grotteria con i casali diMartone, San Giovanni, Agnana,Mammola e Sideroni; nonché MottaGioiosa, La Roccella e Castelvetere), G.B.Carafa sostenne la politica imperialistica diCarlo V con l’iperbolica spesa di 59.100ducati. Per i servigi così resi alla corona,l’imperatore, nel 1530, lo nominò marche-se di Castelvetere (odierna Caulonia) e, inseguito, lo insignì dei prestigiosi titoli dicavaliere di S. Giacomo e di Grande diSpagna di prima classe. Nei feudi domina-ti, il marchese promosse l’istituzione dilocali fiere e mercati ed istituì, nel 1529,l’annuale mercato, nel castello di MottaGioiosa, della durata di otto giorni (1/8agosto). Nel settore militare, G.B. Carafacurò inoltre l’apparato difensivo delle pro-prie terre feudali per fronteggiare le conti-nue incursioni turchesche e, a tal fine,munì di mura urbiche (di cui oggi sonoancora visibili pochi resti) il casale diSideroni, per il quale ottenne l’autonomiamunicipale con privilegio imperiale del 16gennaio 1532. In riconoscenza di tutto ciò,in onore di quel feudatario, i sidernesi glieressero una statua trionfale che lo raffigu-rava, purtroppo dispersa prima del 1674,come ciò discende da una coeva lapide,rinvenuta in Siderno superiore non moltianni or sono, nella quale risulta la memo-ria di quel monumento.Quale fu il rapporto tra G.B. Carafa e ivassalli feudali?Dal 1528 fino al 1534, il marchese avviòuna decisa azione per la reintegrazione deibeni feudali un tempo concessi a molti vas-

salli dal padre, il conte Vincenzo Carafa.Tale operazione, promossa, anche esoprattutto, al fine di recuperare le ingen-tissime spese sostenute per l’imperatore, fuinoltre diretta a reprimere una sorta dianarchia fiscale perseguita da molti vassal-li e ancor più aggravata, per le finanzecarafiane, dall’usurpazione delle proprietàfeudali. Sovente, autore di tali illeciti, spac-ciati per antiche concessioni del genitoredel marchese, non fu soltanto il popolo, maanche l’aristocrazia locale e la classe socia-le dei cosiddetti “honorati” (proprietariterrieri ed esercenti professioni liberali), iquali li perpetrarono, in particolare, nelmarchesato di Castelvetere, laddove i vas-salli furono, da sempre, i più ostili al domi-nio della casa feudale carafiana. Dopo lareintegrazione di molti appezzamenti fon-diari, la superficie di territorio feudalecastelveterino aumentò nella misura del4,4%, mentre quella della contea dellaGrotteria si attestò intorno all’8,5%. Aseguito di quelle reintegrazioni, tuttavia,derivarono profonde incrinature nei rap-porti tra il feudatario e molti suoi vassalli,specialmente castelveterini, alcuni deiquali, per una presumibile conflittuale

ritorsione per gli spossessamenti fondiarisubiti, nel 1548 denunciarono il marchese,per presunti suoi gravissimi crimini, alvicerè del tempo Pedro de Toledo.A seguito di quella denuncia, G.B. Carafafu processato?Dopo che il feudatario fu imprigionatonelle carceri di Castel Capuano in Napoli,sede del Tribunale della Vicaria, giunse inCastelvetere il commissario RodoricoAlferes, insieme a un cancelliere, per svol-gere le opportune indagini investigative.Costoro però, come pure denunciato daivassalli castelveterini, furono corrotti dallamarchesa Lucrezia Borgia, la quale, aven-do spesi ben 30.000 ducati, riuscì anche adintimidire e a subornare molti testimoniaddotti a carico del marito, essendo statacoadiuvata, in tale sua illecita opera, dauna violenta masnada di pregiudicaticomandati da Pietro Carafa, figlio natura-le del feudatario incriminato. Appreso ciòda una successiva denuncia, parimenti pre-sentata da alcuni cittadini, il vicerè deToledo revocò l’incarico ad Alferes e inviòquindi, in Castelvetere, altro commissarioper svolgere ulteriori indagini, dopo lequali a G.B. Carafa furono contestati moltidelitti nel processo “criminale” promossoa suo carico. Tali fatti, così come il seguen-te iter processuale, sono documentati inincartamenti conservati nell’Archivio diStato di Napoli e, in Spagna, nell’ArchivoGeneral de Simancas. Il 26 febbraio 1552,nelle tetre prigioni napoletane, il marchesefu sottoposto a interrogatorio con la tortu-ra della “corda”, vero e proprio strumentodi sevizie fisiche e psicologiche, per effettodella quale, come è ben immaginabile, iltorturato confessava anche reati che nonaveva realmente commessi. E, di ciò, ne èriprova la dichiarazione difensiva resa daG.B. Carafa, testualmente verbalizzataall’inizio della sua tortura, “Io me protestoche se dico alcuna cosa lo dico per dolorede li tormenti”. Il marchese confessò i crimini per i qualifu denunciato dagli abitanti diCastelvetere?Durante l’interrogatorio, tra i dolorosi tor-

L’ntervista

I delitti del marcheseGiovanni Battista Carafa

Mattarella all'Unical:occasione pe

Giovanni Battista Carafa “della Spina”, nato nel 1492, coniuge di LucreziaBorgia dei principi di Squillace (nipote di papa Alessandro VI), fu unimportante personaggio nel viceregno di Napoli della prima metà del XVIsecolo, sul quale aleggia, da secoli, un dibattuto “chiaroscuro” storiografico.

Dalla confessione di G.B.Carafa durante il

processo emerge ilritratto di un feudatariocollerico, cinico, dispotico

e violento (fu ilmandante di cinqueomicidi) ma anche,

paradossalmente, quellodi un impenitente

tombeurdes femmes

La poesia

VOGGHJIU...Vogghjiu 'i rrestu ccà, tra chista genti,'nta chista terra duci e maltrattata,aundi puru 'a persuna cchiù fetentitrova 'na casa pemm'esti ospitata.

Vogghjiu 'i rrestu ccà, cu chistu mari,limpidu e chiaru comu 'nu velu,e du barcuni i mi pozzu ffacciarie 'i mi cumpundu l'acqua cu cielu.

Vogghjiu i rrestu ccà, 'nta chista paci,'i mangiu cannarozza e quattr'alici,i 'mbivu 'u vinu 'i casa chi mi piaci,a' facci 'i cu' non voli e d'i nemici!

Vogghjiu 'i rrestu ccà, 'nta chistu regnuchi dintra o' cori meu dassau 'nusignu,e vogghjiu finu all'urtimu 'i mi 'mpeg-nu'i cacciu 'a nominata ch'è malignu!

Giovanni Ruffo

La cerimonia di inaugurazione dell'annoaccademico dell'Università della Calabria havisto la partecipazione del Presidente dellaRepubblica Sergio Mattarella.Nei giorni precedenti all'evento, l'ateneo diArcavacata si è preparato all'arrivo del Capodello Stato con numerose operazioni chehanno, sicuramente, "ritoccato" l'immaginedell'Università: strade appositamente asfalta-te, segnaletica stradale rinnovata e così via.Operazioni che hanno destato il malcontentodi quanti, giornalmente, sono costretti a subi-re le inefficienze del sistema e che pertantonon hanno sopportato questi interventi di fac-ciata.Alla polemica si sono aggiunte le forti e asprecritiche al rettore da parte dei docenti e degliallievi che, da qualche tempo, animano la vitadel Campus.Lo scontento ha animato naturalmente ancheil giorno dell'inaugurazione, durante il qualele numerose autorità impiegate per la sicurez-za hanno dovuto mantenere l'ordine e conte-nere quanti si erano organizzati per portareavanti una manifestazione di protesta controla situazione politica italiana, e che nonhanno risparmiato parole accusatorie controla polizia e persino nei confronti degli studen-ti che si apprestavano a dirigersi nell'AulaMagna per assistere alla cerimonia.Al di là di questi prevedibili episodi, la ceri-monia è stata seguita da molti studenti e si ècontata la presenza di molti politici e persona-lità di spicco calabresi. Bisogna dire che quasi

l'intera Aula Magna dell'Università era occu-pata da professori, rettori, giornalisti e politi-ci, pochissimo lo spazio riservato ai giovani eagli studenti. Si è, però, cercato di rimediare,proiettando la diretta della cerimonia in unadelle aule universitarie.Mattarella ha fatto il suo ingresso salutandotutti i presenti in prima fila con una stretta dimano, dopodiché si è accomodato al suoposto. La telecamera fissa su di lui ha permes-so di notare quanto rispetto abbia mostratoper i numerosi interventi che si sono sussegui-ti. E, mentre gli altri sono stati immortalati eripresi più volte distratti dal cellulare, lui nonha mostrato il benché minimo segno di distra-zione. Un coro ha intonato l'Inno di Mameli,un video ha presentato il Campus, un lungointervento basato sull'efficienza dell'Unical ha

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DOMENICA12 FEBBRAIO 19www.larivieraonline.com

menti della “corda”, dei quarantuno delitticontestatigli il marchese confessò di esserestato mandante di cinque omicidi (avendo-ne però negati altri due di cui era stato accu-sato) e, in relazione a sei casi di lesioni per-sonali gravi, dichiarò esserne stato l’esecu-tore materiale per alcuni e per altri, invece,soltanto il mandante. Dalla confessione diG.B. Carafa (verbalizzata, si rammenti,sotto tortura) emerge il ritratto di un feuda-tario collerico, cinico, dispotico e violento:ma anche, paradossalmente, quello di unimpenitente tombeur des femmes, come ciò,infatti, discende allorquando si protestò deltutto innocente per ventotto capi di accusaper violenza carnale, avendovi eccepito ilconsenso scriminante delle donne castelve-terine, sue presunte vittime, da lui tutteamate in corrispondenza di amorosi sensi(tra cui, come in una novella boccaccesca,anche tale suor Giulia, monaca di clausuranel locale monastero di S. Maria diValverde) e con due delle quali procreòpure due figli naturali, Pompeo e il già cita-to Pietro.Quale fu l’esito del processo “criminale”cui fu tratto il marchese?Quella causa penale durò quattro anni. Asfavore del marchese, oltre alle risultanzedella sua deposizione confessoria, pesaronole conseguenze dei violenti tumulti popola-ri avvenuti in Napoli, un anno prima del suoarresto, contro l’introduzione del Tribunaledella Santa Inquisizione. Quella rivolta,sostenuta (non già con finalità anti-imperia-le ma, sottesamente, antivicereale) dallanobiltà partenopea, che mal tollerava il“prorex” Pedro de Toledo e la sua politica,fu capeggiata da importanti nobili deltempo, tra i quali Cesare Carafa dei duchidi Maddaloni (cognato di G.B. Carafa peraverne sposata la sorella Giulia), il quale,processato e torturato per quei moti, riferì ildiretto coinvolgimento di Pietro Carafa,figlio naturale del feudatario diCastelvetere. Il vicerè de Toledo usò la durarepressione, che seguì ai quei tumulti, comesevero monito alla inquieta aristocrazia delviceregno e il processo “criminale” contro

G.B. Carafa, uno dei più importanti feuda-tari del tempo, gli offrì anche tale opportu-nità. Tanto è che nessun esito sortì una sup-plica del 12 agosto 1552, per la concessionedi grazia al marchese di Castelvetere, sotto-scritta da potenti feudatari del tempo,parenti dell’imputato, quali Luigi Carafa,principe di Stigliano (che partecipò allarivolta antitoledana), il di lui fratelloFederico Carafa, marchese di San Lucido(sostenitore, invece, del vicerè), nonchéFabrizio Carafa, conte di Ruvo, DiomedeCarafa, conte di Maddaloni, GiovanniFrancesco Carafa, conte di Montecalvo eGiovanni Battista Carafa, conte diPolicastro. La condanna alla pena capitale,a quel punto, apparve già segnata ed infattipochi mesi dopo, il 17 dicembre 1552, G.B.Carafa fu giustiziato, in Napoli, mediantedecapitazione. Si compì così, su quel pati-bolo, il fatale e tragico destino di uno deipiù importanti e potenti feudatari del vice-regno napoletano. Dopo l’esecuzione capitale, che ne è statodella memoria di G.B. Carafa?Nella seconda metà del Seicento, la “dan-nata” memoria del marchese diCastelvetere fu riabilitata grazie al patroci-nio dell’Utriusque Juris Doctor GiovanniFrancesco Pasqualino, noto avvocato e giu-rista di origine roccellese, all’uopo incarica-to dal principe Carlo Maria Carafa, succes-sore di quel feudatario. Ma l’oblio deltempo e degli uomini sembra ancora infie-rire sul ricordo (ancorché controverso) diGiovanni Battista Carafa, il cui nome,almeno nella locale toponomastica,Siderno potrebbe - e dovrebbe - oggi ricor-dare per una migliore conoscenza dellapropria identità storica e civica: essendostato infatti quel feudatario, si rammenti,colui il quale, 485 anni or sono, ottenne l’au-tonomia municipale di Sideroni e il qualeinoltre, con la da lui voluta costruzione dellemura urbiche difensive, provvide così atutelare intere generazioni di sidernesi, daallora e per i secoli successivi, contro il peri-colo delle incursioni turchesche.

Vladimir

er fare polemica?

La manifestazione ha avuto il momento clou con laconsegna dei riconoscimenti ai Benemeriti della Scuola -presidi, docenti e personale ATA - i quali si sono caratterizzati,durante la loro carriera, per gli alti meriti educativi e lavorativial servizio delle giovani generazioni.

In una straordinaria cornice di pubblico, alla presen-za dell’Arcivescovo di Campobasso-Bojano Mons.Giancarlo Maria Bregantini e del Vescovo di Locri-Gerace Mons. Francesco Oliva, si è svolta a RoccellaJonica il 29 gennaio scorso la III ̂Edizione dellaFesta della Scuola promossa dall’AssociazioneMuseo della Scuola “I Care” di Siderno e dalComune di Roccella Jonica.Tema della giornata è stato: “A scuola di inclusione a50 anni dalla morte di Don Lorenzo Milani e dallapubblicazione di Lettera ad una professoressa ”.La Festa della Scuola 2017 ha incluso al suo internola premiazione del concorso “Il bosco dei ricordi: l’al-tra Marcinelle” a seguito della Mostra di MaxPelagatti ed Enrica Buccione ospitata sempre nelcomplesso dei Minimi di Roccella Jonica dal15 al 30 novembre 2016 per ricordare il 60°anniversario della strage di Marcinelle, inBelgio, dove morirono 262 emigranti di cui136 italiani, 4 calabresi. Il lavoro premiato èstato realizzato dalla Scuola Primaria “SanGiovanni Bosco” di Agnana Calabra coordi-nato dagli insegnanti Rita Piscioneri e BarbaraForestieri. Il programma della manifestazione ha avuto ilmomento clou con la consegna dei riconosci-menti ai Benemeriti della Scuola (presidi,docenti e personale ATA) i quali si sono carat-terizzati, durante la loro carriera, per gli altimeriti educativi e lavorativi al servizio dellegiovani generazioni. Quest’anno i riconosci-menti alla memoria sono andati ai familiari delpreside Domenico Cappelleri e del preside PaoloDomenico Guarneri, figure eminenti di studiosi e dicapi d’istituto che hanno segnato con la loro opera ilcammino dei prestigiosi licei della Locride, e dell’in-segnante sidernese Lucrezia Albanese Cento, figurainsigne di docente ricordata affettuosamente dai suoicolleghi. Le altre benemerenze sono andate: al presi-de Giorgio Papaluca, storico dirigente scolasticodell’ITC “G. Marconi” di Siderno; all’ins. GiuseppeRicupero, docente per tanti lustri nella scuola ele-mentare di Siderno Superiore; all’ins. ElisabettaDattilo, maestra di Gioiosa Jonica che ha strappatoalla strada intere generazioni di ragazzi; al segretariorag. Giacomo Pagano, DSGA per tre decennidell’ITT “Umberto Zanotti Bianco” di Marina di

Gioiosa Jonica, figura di riferimento per tanti ammi-nistrativi della Locride. L’Ufficio Scuola della Diocesi Locri-Gerace, direttoda Mons. Cornelio Femia, ha proposto la beneme-renza a Mons. Giancarlo Maria Bregantini fatta pro-pria dall’Associazione Museo della Scuola “I Care”con questa motivazione: “A Padre Giancarlo MariaBregantini, Pastore dei piccoli gesti, per aver saputo,durante il suo apostolato in terra di Calabria, esseremaestro di speranza e operatore di riscatto guardan-do principalmente alla scuola e camminandole afianco; operando in mezzo alle criticità della Locrideper «far strada ai poveri senza farsi strada» ”. Nel corso della cerimonia è stata consegnata unatarga all’insegnante centenaria di Siderno Michelina

Speziale rappresentata dal figlio dott. DomenicoAmmendolia attuale DSGA dell’ITC “G. Marconi”.Al dibattito, introdotto dal Presidentedell’Associazione Museo della Scuola “I Care!” prof.Vito Pirruccio, hanno partecipato: il sindaco diRoccella Jonica prof. Giuseppe Certomà, l’Assessorealla Pubblica Istruzione della Regione Calabriadott.ssa Federica Roccisano e i Vescovi Mons.Francesco Oliva e Mons. Giancarlo Maria Bregantinii quali hanno esaminato, alla luce del nuovo corsodella Chiesa di Papa Francesco, il problema dell’in-clusione nell’attuale contesto storico e con la lenteindagatrice della pedagogia milaniana.

A Roccella Ionica la festa della scuola 2017

visto protagonista il rettore, Gino MirocleCrisci, una Lectio Magistralis sull'intelligenzaartificiale è stata tenuta dal professor NicolaLeone, e poi tre interventi, hanno animatol'intera cerimonia.Gli interventi sono stati quello dellaRappresentante del personale Tecnico-Amministrativo che ha sottolineato più voltele difficoltà relative a contratti e pagamenti,quello del Presidente del consiglio degli stu-denti, Domenico Tulino, che in maniera sem-plice e brillante ha rivolto un appello al Capodello Stato riguardante la questione dellafuga dei cervelli e l'emigrazione dei giovani e,infine, quello del rappresentante della comu-nità degli studenti internazionali, BasharSwaid, scappato da Aleppo, che con le sueparole non ha smesso di ringraziare chi lo haaccolto e gli ha dato una possibilità di studio edi vita all'Università della Calabria.L'intervento del Presidente della Repubblicaè stato l'ultimo.Nessun monologo scritto, nessuna retorica,ma un discorso semplice e concreto; ha postol'attenzione sulla crisi delle Università che haattanagliato in particolare il Sud Italia, sul-l'importanza di risorse e catalizzatori, sebbe-ne non tutto funzioni alla perfezione.Infine ha invitato a non dimenticare di man-tenere viva l'attenzione sui grandi risultatiottenuti.L'aver accolto all'Unical Bashar Swaid è unodi questi.

Sara Leone

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DOMENICA12 FEBBRAIO 20www.rivieraweb.it CULTURA E SOCIETÀ

Nell’ottobre 1881, durante un corso da lui tenuto sulgreco di Calabria a Bova Marina, il raffinatissimoellenofono, Bruno Casile, defunto nel 1996, poeta-contadino di Cavalli di Bova, rappresentante dellaminoranza linguistica grecanica in alcuni congressiinternazionali, lanciò un appello disperato, oltre cheper la salvezza della nobilissima lingua degli antena-ti, anche a favore del germoplasma calabrese.Relazionò in modo efficace sulle varietà dei graniperduti per colpa della politica dissennata della CEEche nello spazio di appena un decennio era statacapace di distruggere le varietà antiche di millenniche avevano superato centinaia tra guerre e invasio-ni, ma non avevano evitato le insidie dell’Europacomunitaria.Infatti bastò la decisione di pagare i premi di produ-zione solo per i coltivatori che avessero seminato lavarietà Creso o Patrizio, che in pochissimi anni il pro-dotto di selezione varietale di millenni, fu vanificato.Scomparvero il Granoro, il Ciciaruni, lo Squadremo,la Maiorca Tignusa, la Maiorca Campanella ecc. e

tutto fu ridotto a quelle varietà imposte dalle regolecomunitarie. Ricordò a questo punto il rischio checorreva la Mavrafacì (lenticchia nera che in effetti èuna veccia) ed il grano strategico delle annate piovo-se: Il Triminì che in greco di Calabria significava TreMesi.Infatti nelle annate quando pioveva per tutto l’autun-no si ricorreva al Triminì, che a differenza delle altrevarietà di grani che si seminavano ai primi di novem-bre, si seminava ai primi di marzo ed in tre mesi cre-sceva e arrivava a maturazione prima degli altri eveniva mietuto alle fine di maggio.Esso era un grano duro e con la sua farina si produ-ceva il pane, ma anche i migliori maccheroni, perché“tenevano “ ossia non si spezzavano come avvenivacon quelli confezionati con la farina di “Maiorca “che era un grano tenero.Fu avviata un’indagine, ma fu tutto inutile perché ilTriminì ormai era stato perso per sempre.Si ricorda che un grano analogo, se non identico ècoltivato in Sicilia, il Tuminia, che possiede il signifi-

cato di mesi (minia) e quello di tre (tu), che con i suoiprodotti di pregio (pane, biscotti, dolci, ecc.) ha con-quistato tutta l’Italia del centro-nord; esso è un granoprimaverile che cresce e matura in tre mesi.Nell’autunno del 2014 il Movimento 5 Stelle orga-nizzò a Cosenza un convegno sulla biodiversità a cuifurono invitati fra l’altro Antonello Canonico di SanMarco Argentano, la dott. essa Samanta Zelascoricercatrice del Crea di Cosenza e lo scrivente checominciò a relazionare sugli OGM (organismi gene-ticamente modificati) voluti dalle multinazionali deisemi, tra cui le americane Monsanto e Dupont e lasvizzera Syngenta. Passò a parlare dei semi perdutiper sempre in Calabria, poi della necessità di salvarele antiche cultivar di peri, meli, viti ecc. e a un certopunto si soffermò sul Triminì, il grano strategico delleannate piovose, perso per sempre. Gli replicò immediatamente Antonello, rincuoran-dolo e informandolo che esso era stato salvato nelsuo paese, San Marco Argentano, dove viene chia-mato Marzuolo, grazie al fatto che solo con la sua

farina vengono preparati da sempre particolari ciam-belle, pane biscottato, dolci particolari, pasta ecc.;nessuna altra varietà di grano può assolvere le stessefunzioni importantissime per le tradizioni di SanMarco. Esso viene seminato ai primi di marzo e allafine di maggio è pronto per essere mietuto, comeavveniva per il Triminì, con cui s’identifica ilMarzuolo.È scattata la solidarietà e immediatamente Antonelloha provveduto a portare in dono a Nino Sigilli e DinoAudino di Siderno, a Raffaele Scali d Gioiosa Marinae allo scrivente 50 chili di Marzuolo che ai primi dimarzo sarà seminati a Siderno, assieme a circa trentavarietà di fagioli, due varietà di ceci, numerosi ortag-gi, rigorosamente calabresi.Domenica prossima a Soverato Superiore, nell’agri-turismo di Gianni Pittelli, la Valle dei Mandorli laricercatrice del Crea di Cosenza, dottoressa SamantaZelasco, metterà in relazione i suddetti con unimprenditore-ricercatore del Nord Italia che cercheràdi valorizzare tutto quello che di biodiverso sarà pro-dotto in alcuni campi di Siderno, Gioiosa,Monasterace e Stilo dove saranno coltivati le varietàdi ortaggi, legumi ecc. in estinzione.Solamente con gli scambi tra coloro che amano lapropria terra, che rigorosamente devono fare rete, traloro, sarà possibile scongiurare i progetti diabolicidelle multinazionali dei semi che stanno diventandosempre più pericolosi con la loro strategia di federarele loro forze, vedi il caso della Bayer, leader a livelloplanetario nella produzione di pesticidi, diserbanti,anticrittogamici ecc. che di recente ha comprato laMonsanto, americana, a sua volta la più potente nelsettore dei semi.L’esempio di scambiare i semi è divenuta una praticaormai anche istituzionalizzata, tanto che in questigiorni a Torino si è tenuta una manifestazione apposi-ta, dove gli utilizzatori dei semi antichi di tutt’Italia sisono incontrati e scambiati i semi.Queste pratiche semplicissime, attuate in modoampio e generalizzato, sarebbero capaci di delimitarel’arroganza delle multinazionali dei semi, guidati dagliStati Uniti, che hanno tentato di far approvare aipaesi dell’Europa comunitaria i TTIP, TransatlanticTrade And Investment Partnership, trattato di liberoscambio tra Europa e Stati Uniti secondo cuil’Europa avrebbe potuto mandare negli Stati Unitiuna certa quantità di propri prodotti indifferenziatiper qualità per cui non ci sarebbero stati più i marchiDop, Doc ecc., mentre a loro volta gli americaniavrebbero riversato in Europa il doppio (per contrat-to) delle loro merci, compresi gli OGM transgenici edi conseguenza una marea di cibo spazzatura avrebbeinvaso le mense degli europei. Ci fu una forte resi-stenza specie da parte di stati detentori di marchi diqualità, italiani, francesi, tedeschi ecc (ad esempio ilSan Daniele, il Parmigiano reggiano, ecc.) e il trattatonon fu ratificato, specie per la resistenza dei giovani.Di recente invece, un trattato analogo, il CETA èstato siglato tra la Comunità Economica Europea e iCanada, dove però, nelle grandi società produttrici dibeni alimentari canadesi sono presenti gli investimen-ti americani e c’è il rischio che ciò che non è entratodalla porta possa in prospettiva entrare attraverso lafinestra.

I FRUTTI DIMENTICATIA CURA DI ORLANDO SCULLI E ANTONINO SIGILLI

PASQUALE GIURLEOPROBABILMENTE ARCHITETTO

Fra “gli errori dei medi-ci”, che danneggiano equalche volta uccidonoi pazienti, e gli erroridegli architetti, chedevastano il corposociale riempiendo diorrori città e campa-

gne, c’è davvero una forte analogia.

Lo spazio in cui viviamo è un formidabi-le capitale cognitivo che costruisce l’i-dentità collettiva delle comunità. Laframmentazione prodotta dal vandali-smo privato e di stato che semina di edi-fici abbandonati e incompiuti i nostri ter-ritori, la veloce modificazione dei pae-saggi, il moltiplicarsi di rovine, discari-che, non-luoghi residuali che cresconocon una malata obesità che innesca pato-logie individuali e sociali, che sradica leidentità acquisite e modifica i comporta-menti, che segna di piaghe indelebili ilcorpo della società, non possono essereesclusivamente addebitate alla perversa

alleanza tra forze dell’imprenditoria,della finanza, della politica e delle mafiema ne sono responsabili anche i nostriprogettisti...L’Architetto non opera nei cieli empireidominati dalla sola ragione della bellez-za e delle forme, senza alcun rapportocon la società, la cittadinanza, la memo-ria culturale; al contrario il suo mestiereha un forte e capillare impatto sulla vitadi tutti attraverso le modificazioni del-l’ambiente urbano e del paesaggio, cioèdelle dinamiche della società civile. Cichiediamo se l’architetto deve solo obbe-dire alle richieste del committente priva-to e pubblico (decisori) oppure, quandoprogetta e costruisce un edificio o tra-sforma un paesaggio o una città, deveavere tener conto del contesto storico,naturale, ambientale in cui opera?

Salvatore Settis, archeologo e storicodell’arte, in occasione della laurea hono-ris causa in architettura conferitagli aReggio Calabria nel 2014 ha proposto diintrodurre, per analogia al giuramento diIppocrate, con cui il medico s’impegna aoperare solo per il bene del paziente, un

“giuramento di Vitruvio”, secondo ilquale gli architetti promettano di «lega-re etica e conoscenza impegnandosi arealizzare sempre edifici di qualità evi-tando scempi ambientali» Questa propo-sta modellata sul giuramento diIppocrate (un testo, scritto intorno al400 a.C., che viene dalla scuola ippocra-tica), richiamando la celebre pagina delDe architectura di Vitruvio in cui l’archi-tetto romano (tardo I secolo a.C.) deli-nea la figura dell’architetto ideale, elen-cando fra le sue virtù necessarie la cultu-ra che noi chiameremmo umanistica, laconoscenza storica, il rispetto della salu-brità dell’ambiente” Pertanto ci permettiamo di fare unamodesta proposta fatta a viva voce che èla seguente: i progettisti della Locride,che siano architetti, ingegneri o geometrio agronomi, lancino una “obiezione civi-le collettiva” nei confronti del consumodi suolo e delle devastazioni ambientali eche sottoscrivano questo giuramento diVitruvio in cui si impegnano solenne-mente a «operare con dignità senza sog-giacere ad interessi, imposizioni e sugge-stioni di qualunque natura».

«Gli errori dei medici finiscono sottoterra, gli errori degli architetti sonosotto gli occhi di tutti»: questo aforisma ha la versione più nota

attribuita a Frank Lloyd Wright «i medici possono seppellire i loroerrori, gli architetti possono solo coprirli con piante rampicanti»

Il giuramento di Vitruvio per gli architetti,ingegneri e geometri della Locride

Triticum turgidum L.Fam. Poaceae

Triminì

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Numeri importantiUna vecchia scheda di DemocraziaCristiana. In vista della nuova legge elet-torale ci piace ricordare ai nostri lettoricome, una volta, si potevano esprimerele preferenze anche attraverso i numeri.

Rappresentati giovaniliWalter De Flores, il sindaco diCinquefrondi Michele Conia e il vice-sindaco di Benestare DomenicoMantegna si antepongono a Macrì eD’Agostino rappresentando il nuovobaluardo della sinistra locridea.

Storia incredibileIn occasione del convegno sui 500 anni dellariforma luterana, si è registrato un (inaspet-tato?) pienone di giovani e giovanissimi,nonostante l’incontro si svolgesse di dome-nica. Questo è vero amore per la cultura, allafaccia di chi dice che i nostri giovani nonvogliono leggere e non sanno scrivere!

PresenzeimportantiUn inedito scattodella giornalistaSky Diletta Leottapoco prima del-l’ingresso sulpalco del TeatroAriston diSanremo, chetanta polemica hagenerato suisocial.

Celebrità epoliticiIl famoso “Vicidu campu” posain compagniadel consiglierecomunaleGianlucaLeonardi in queldel comune diSiderno.

Un po’ più a sinistra…Amedeo Macrì e Cosimo D’agostino,compagni COMUNISTI (e non socia-

listi come avevamo erroneamenteriportato l’ultima volta che erano

comparsi sul nostro Blob)…

Per non dimenticareIl post che Repubblicaha pubblicato sul pro-prio profilo twitter inoccasione del giornodella Memoria ci ricor-da, attraverso PrimoLevi, l’importanza dellacultura storica.

Il ritorno del figliol prodigoErnesto Riggio e Frank Passarelli

guardano a Bivongi al Futuro!

Qui ospedale a voi studio Tutto esaurito per la partita

Crotone-Juventus! E per chi nonfosse rimasto abbasta impressionato

dalla folla sugli spalti, il post twitterdella pagina “Gli Autogol” dimostrache i tifosi, pur di guardare la parti-ta, si sono asserragliati in ospedale.

ScolarizzatiLa classe VªB del plesso Rodinò di Marina di

Gioiosa ci ha fatto visita in redazione assiemealle professoresse Saraco, Agostino e Romeo

Knock-outIl nostro amico Giuseppe Belligerante,

accantonata (solo momentaneamente!) lapassione per il pallone, si dedica a sportanticonvenzionali e si da al pugilato con

ottimi risultati. In questa foto vi mostriamocome mette al tappeto Pasquale Spirlì.

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DOMENICA12 FEBBRAIO 22www.larivieraonline.com

SETTIMANALE

Lincoln

"Bellavita" commedia in un atto unico diLuigi PirandelloRegia di Tonino Marando e Mico Cundari(Personaggi e intepreti)- Bellavita, dolciere : Mico Cundari

- il notajo Denora : Cosimo Racco- l'avv. Contento : Alfredo Serafino- la sig.ra Contento, sua moglie : LauraGiambanco- il sig. Giorgino, scrivano : Antonio Fazzolari

(Siderno, Teatro Nuovo, 19 marzo 1956)

All’inizio del 2013 l’attenzionedelle principali testate giornalisti-che che si occupano di cinema fuattratta da un progetto che daval’impressione di avere le carte inregola per essere ricordato permolti anni: un regista ormai dive-nuto una leggenda, un cast stellare,molti riconoscimenti ai principalifestival di tutto il mondo, una pro-duzione faraonica e un argomentocaro agli americani e non solo. Ilprogetto in questione riguardava“Lincoln”, ed è stato il più grandefiasco del regista statunitenseSteven Spielberg, probabilmentel’unica pecca di una carrieramemorabile. Non è un caso se housato l’espressione “grande fia-sco”, perché ciò che è successo aSpielberg girando Lincoln è statofallire in grande stile.Probabilmente non è possibile cri-ticare la produzione sotto nessunaspetto: i costumi sono meraviglio-si, la colonna sonora è una vera epropria opera d’arte, l’oggetto e lasceneggiatura del film sono curatialla perfezione nei più piccoli det-tagli, gli interpreti sono efficaci e atratti virtuosi, il montaggio è preci-so, la padronanza della storia e lacifra della regia è limpida, in pocheparole sembra che la tavola siaimbandita per la cena più raffinatae deliziosa che si possa mai servi-re…senonché, quando tutti i convi-tati sono accomodati ai propriposti, tutti si rendono conto che ilvino è annacquato, la pasta è scot-ta, la carne è insipida e via discor-rendo.Lincoln racconta le vicende privatee politiche del celebre presidentedalla sua rielezione fino al giornodel suo assassinio in un teatro di

Washington DC, riecheggiando lamorte in guerra del suo primogeni-to, le tensioni col figlio di mezzo econ la moglie, ma soprattutto i gio-chi di potere che hanno portato altredicesimo emendamento.Lincoln ha un solo grosso proble-ma: annoia chi lo guarda. E lacausa è molto semplice, all’impian-to lento ed esplicativo di un docu-mentario storico sono state appli-cate le pompose sovrastrutture diun film drammatico, prova ne siache i pochi momenti che riescanoad emozionare lo spettare sianotutti caratterizzati da un regime diintimità, nel quale il contesto stori-co, la guerra e la schiavitù passanoin secondo piano e vengono (perfortuna) quasi dimenticati. I tre oquattro momenti intensi della pel-licola (che supera le due ore emezzo) sono tutti incastonati nellavita privata dei protagonisti eriguardi istinti umani ed emozioni,non strategie politiche o dinamichebelliche.La sensazione che un occhio pocoattento ha alla fine della pellicola èdi aver aspettato quasi tre ore pervedere accadere qualcosa che giàconosceva. Un valore aggiunto alfilm è la strepitosa performance diDaniel Day-Lewis (premiato pro-prio per Lincoln con il suo terzooscar), che però alle orecchie di noiitaliani è stata deturpata da unbrutto doppiaggio di PierfrancescoFavino, un vero peccato.Purtroppo Spielberg, con questolavoro, è stato protagonista di unenorme spreco, un po’ come se uncecchino infallibile usasse unbazooka per uccidere un mosceri-no.

Domenico Giorgi

" E così, caro professore, sono lontani i tempi in cui noi bambini amavamo la neve. Quanti bei viaggi abbia-mo fatto assieme per andare a vederla. Ci piaceva costruire tanti Pupazzetti con lo sguardo rivolto al cielo eun sorriso luminoso. Adesso, invece, fatti troppo tristi accadono sulle montagne innevate : vedi la slavina diRigopiano o l'elicottero caduto. Tutto questo fa quasi allontanare i giovani dalle bellezze della natura, nevecompresa. Che pensi professore?"-" Personalmente mi dispiace molto ed è difficile accettare questa realtà.Ma occorre prima di tutto una riflessione non tanto sulla natura quanto sul rapporto che nel tempo abbia-mo, o non abbiamo, costruito con essa.......

Franco Parrello

I Bambini e la NeveL’ANGOLO DI PARRELLO

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