DOMENICA 19 MARZO 2017 Al Grand Hotel Ade Opera al … · 2018. 7. 5. · Al Grand Hotel Ade Opera...
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LA STAMPADOMENICA 19 MARZO 2017 .Spettacoli .33
In principio era Orfeo, ilsemidio che riporta in vi-ta Euridice con il potere
del canto, fin dai suoi inizi ilsanto patrono laico dell’ope-ra. Se il melodramma è natocon Orfeo, non poteva chemettere in scena Orfeo an-che questo curioso The Ope-ra!, sontuoso spettacolo hi-tech a metà strada fra il mu-sical e il melodramma il cuivero soggetto, però, è l’operastessa. Insomma, è un’operacon il punto esclamativo (ap-punto), un’opera sull’opera, un’opera al quadrato. Nellasfarzosissima Royal OperaHouse di Muscat costruitadal provvido Sultano Qabus,è stata molto applaudita daun pubblico glocal, signoreomanite velatissime e ragaz-zine inglesi in minigonna,gentiluomini locali in caftanoe turbante e incravattati bu-sinessman occidentali.
Tutti rapiti dalla solita an-data e ritorno dagli Inferi, qui spostati però in un«Grand Hotel Ade» moltobellépochiano, divertente masinistro, fra Offenbach eKafka, popolato di clientisarcastici (due attori, en-trambi torinesi e bravissimi,Sax Nicosia e Giancarlo Judi-ca Cordiglia), un po’ come unGrand Hotel Budapest, quellodel film, dove però si canta.Dei, semidei e mortali lamen-tano infatti le loro pened’amore intonando una com-pilation di arie celebri daMonteverdi a Mascagni, te-nute insieme da un librettorecitato (in inglese) e da unpo’ di effetti elettronici. Mu-sical? Opera? Diciamo teatromusicale tout court.
Compilation che diverteSi tratta di una coproduzionefra Muscat, il Centro di per-fezionamento del Palau deles Arts di Valencia, che ci hamesso i cantanti, e ProdeaGroup, una multinazionaledell’entertainment con sedea Torino, specializzata ingrandi eventi. Torinesi anchei due responsabili: Davide Li-vermore, librettista, registae drammaturgo, e Paolo GepCucco, direttore artistico diProdea, che firma le scene di-mostrando che oggi con i vi-deo si può fare davvero tutto.
Chiaramente, è una scom-messa. Dopo i primi cinqueminuti, si capisce anche cheè vinta. Le hit melodramma-tiche si inseriscono con natu-ralezza nella vicenda; lo spet-tacolo diverte, pieno com’è dieffetti speciali, cantanti chevolano appesi alle corde co-me nel barocco più esageratoed esagitato, acrobati chesaltano con numeri da Cir-que du Soleil, scene così can-gianti da sembrare quasi tri-dimensionali. È di Livermoree Cucco il fin la meraviglia,come a riannodare i fili con latradizione barocca e pazien-
za se, come succede in tutte leopere su Orfeo, la drammatur-gia è fatalmente bloccata.
I ragazzi di Valencia sono,come attori, tutti bravi e, comecantanti, di meriti variabili. Ame è piaciuto soprattutto unsoprano messicano che si chia-ma Karen Gardeazabal, maanche Euridice, Mariam Batti-stelli, era deliziosa, a partequalche acuto un po’ tirato.Dal podio, Steven Mercurio re-
gola il gran traffico di stili e au-tori con la Prague Philharmo-nie: ci vorrebbero però un coroper rendere giustizia al finaleprimo dell’Italiana in Algeri eun cembalo senza il quale l’ariadi tempesta dell’Olimpiade diVivaldi non funziona.
The Opera! è dunque unaGesamtkunstwerk postmo-derna, che prende atto che ladivisione dei «generi» oggi nonsi porta proprio più e che pos-
Al Grand Hotel AdeOpera al quadrato
tra musical e dramma
FOTO DI KHALID AL BUSAIDI, ROHM
siamo e anzi forse dobbiamofrullarli tutti. Resta da capire achi si rivolga. Gli autori neganoogni intento didascalico o, peg-gio, «educativo», parola che inteatro fa subito estrarre la pi-stola. Ma è chiaro che il pro-dotto è perfetto per i neofitidell’opera, cui mette a disposi-zione un succoso bignamino diarie celebri estrapolate dai ti-toli cui appartengono e ricon-testualizzate in un quadro ac-cattivante, coerente e breve.Infatti lo show verrà poiesportato in Brasile e in Cina,Paesi che una tradizione lirica
non l’hannoma ne sono in-curiositi.
Però, comesuccede a tut-ti i prodottiriusciti, ci so-no più livelli dilettura. Quin-di gode anchel’appassiona-to, che cogliesubito l’ironiache c’è dietrocerte scelte,dall’inizio conla Toccatadell’Orfeo diMonteverdi(come dire: ri-prendiamo dadove abbiamocominciato) alPlutone-con-cierge che sipresenta conla ballata delfischio del Me-
fistofele. L’oud che accompa-gna (benissimo) Il lamento del-la ninfa di Monteverdi è unomaggio alla tradizione localementre, sorpresa, l’Intermez-zo di Cavalleria rusticana stabene anche senza fichi d’In-dia, e serve perfettamente perraccontare l’happy end ro-manticone in technicolor. Po-tenza dell’opera (e di The Ope-ra!), appunto.
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ALBERTO MATTIOLIINVIATO A MUSCAT (OMAN)
Reportage
Da martedì l’album «Botanica»Il ritorno dei Deproducers uno scienziato e 4 musicisticercano poesia nelle piante
Dopo le stelle e i pianeti, lepiante. Il percorso dei Depro-ducers ha pochissimi parago-ni, forse neppure uno, e nonsolo in Italia. Sono in quattro,tutti con molta storia allespalle, vissuta nel mondo del-la musica non proprio legge-ra: Max Casacci, torinese, dapiù di vent’anni è una dellementi dei Subsonica; VittorioCosma, milanese, ha suonatoe prodotto tanta musica ita-liana e accompagna da sem-pre il percorso di Elio e le Sto-rie Tese; Gianni Maroccolo,fiorentino, è stato nei Litfiba enei CCCP poi Csi; RiccardoSinigallia, romano, è cantau-tore e produttore.
Ogni tanto, quando le agen-de collimano, i quattro si in-contrano nel progetto Depro-ducers, che ha il singolareobiettivo di avvicinare musicae scienza. Cinque anni fa l’al-bum Planetario raccontava -appunto - di stelle e pianeti,ora, da martedì, primo giornodi primavera, si parla e si suo-na di alberi. E se in Planetario ibrani erano costruiti, conmolta elettronica, intorno allavoce dell’astrofisico Fabio Pe-ri, questa volta i testi sonoscritti e letti da Stefano Man-cuso, autore di oltre 250 pub-blicazioni su fisiologia e com-portamento dei vegetali.
«Siamo ospiti di un giardi-no nel quale il 97,3 per cento
PIERO NEGRI
In stile Belle ÉpoqueNel libretto di Livermore, Euridice viene
rapita in un hotel di cui Plutone è concierge
della biomassa è vegetale»: so-no queste le prime parole dellaprima «canzone» dell’album.Ed è subito chiaro qual è lascommessa artistica dei Depro-ducers, distillare tutta la poesiache è possibile trovare nel lin-guaggio della scienza senzaperdere neppure un solo fram-mento di verità.
Fotosintesi, Dendrocronolo-gia, Radici, Disboscamento sonoalcuni dei titoli di Botanica, cheriesce incredibilmente a non di-ventare mai didascalico né in-tellettualistico. È musica d’am-biente, alla quale abbandonarsipur rimanendo vigili. Perché èovvio, conoscenza significa sal-vezza, e sapere come nasce e sisviluppa un fiore, e perché, ènon bello, e utile per sopravvi-vere. In più, promettono i De-producers, può essere anche di-vertente, magari in concerto:martedì a Roma e mercoledì aGenova le prime date.
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Scenea effettoBellissime
le scenedi Paolo
Gep Cucco,realizzatecon video
spettacolarie cangianti
che sembranoquasi in tredimensioni
Una ricca«Opera!»
«The Opera!»è anche una
carrellatadi arie celebri,da «La donna
è mobile»a «Un bel dì
vedremo»,legate insiemeda un libretto
recitatoin inglese
La copertina di «Botanica»
KHALID AL BUSAIDI, ROHM
KHALID AL BUSAIDI, ROHM
Il racconto del sontuoso spettacolo hitech alla Royal Opera di MuscatArie celebri da Monteverdi a Mascagni, effetti speciali barocchi, acrobati