Dolcevita n. 56 gennaio-febbraio 2015

100
NUMERO 56 - GENNAIO/FEBBRAIO 2015 9 771970 859004 15056

Transcript of Dolcevita n. 56 gennaio-febbraio 2015

NUMERO 56 - GENNAIO/FEBBRAIO 2015

977

1970

8590

04

1505

6

Venite a visitare il nostro sito www.plagron.com ricco di nuovi tutorial e consigli

DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015 3

EDITORIALE

Oggi la donna non è più relegata alla vita domestica e si discute sempre più sulla parità dei diritti, ciò nonostante è ancora debole e frammentata la sua presenza dai vertici della vita sociale, economica e politica. Questa situazione, sfortunatamente, è tipica della società occidentale poiché se si guarda un po’ più lontano si potrà vedere come una gestione del potere da parte della donna è possibile e oltretutto funzionale.

Dalla Cina all’America le realtà in cui le donne guidano la vita pubblica e sociale sono multiple e differenziate, e lo scopo principale di queste “comunità” è quello di essere in armonia con la terra e con le persone intorno, di qualsiasi genere, sottolineando il loro modo di comandare genuino e solidale. Conoscendo la gestione matriarcale di queste realtà, in particolare i Moso e gli Irochesi, emergono e si evidenziano i limiti di una società, la nostra, in cui le differenze di genere sono discriminanti e continuano a porre la donna ad un gradino inferiore rispetto all’uomo.

Fortunatamente le eccezioni esistono, è il caso degli Stati Uniti dove l’industria della cannabis, oramai ampiamente riconosciuta, si tinge di rosa con un numero considerevole di donne che guidano la legalizzazione in prima linea.

In Italia, a differenza del Nuovo Mondo, si procede a piccolissimi passi nella strada per la liberalizzazione. Ne abbiamo parlato con il guru italiano Franco Casalone, che alla canapa ha dedicato la sua vita e con l’artista “psichedelico” Matteo Guarnaccia secondo cui la canapa si sta pian piano liberando dai pregiudizi che l’hanno seguita per secoli.

Una novità di questo nuovo anno, rigorosamente made in Italy, sarà l’apertura del primo Cannabis Info Point guidato da Ascia e a cui anche noi abbiamo di partecipare in prima linea.

Infine, per omaggiare ancora una volta il gentil sesso Loop Loona, calabrese DOC, ci racconta la sua carriera musicale e le sue difficoltà in un ambiente dominato da uomini, con orgoglio e superiorità tipici di una donna che non si abbassa ai cliché.

La Redazione

SOME RIGHT RESERVED Tu sei libero: di riprodurre, distribuire, comunicare al pubblico, esporre in pubblico, rappresentare, eseguire e recitare quest’opera. Alle seguenti condizioni:> Attribuzione. Devi attribuire la paternità dell’opera nei modi indicati dall’autore. (Ovvero “Fonte: Dolce Vita, alternative lifestyle magazine - www.dolcevitaonline.it”)> Non commerciale. Non puoi usare quest’opera per fini commerciali.> Non opere derivate. Non puoi alterare o trasformare quest’opera, ne’ usarla per crearne un’altra.

Art.21 della Costituzione ItalianaTutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

INDICE Anno X - Numero 56GENNAIO/FEBBRAIO 2015

Edito daAzienda ProdAction S.r.l.

Via Monferrato 9/11, 20094 Corsico (Milano)

in collaborazione con ENJOINT.com

Registrazione al Tribunale diMilano n.306 del 3.05.2006

Direttore responsabile: Fabrizio Rondolino

Direttore editoriale: Matteo Gracis

Coordinatrice:Enrica Cappello

Supporto legale: Avv. Carlo Alberto Zaina

Collaboratori:Scott Blakey, Maurizio Gazzoni, Ivan Art,

Markab Mtt, Mario Catania, Gianluca Carf ì, Fabio, Giulia Rondoni, Team ASCIA, Robert Murphy,

Organic Weed, Tamara Mastroiaco,Artevox Musica, Francois Le Jardinier, Sara Samuel,

Reggae Revolution Team, AcirnE, Nicola Pirozzi,La PianTiamo, Marco Cedolin, Mattia Coletto, Andrea Legni, Carlo Peroni, Stefano Mariani,Anna Scirè Calabrisotto, Francesco Cristiano,

Marta De Zolt, Sensi Seeds team,Michele Prvitera, MadMan

Impaginazione e copertina: Ernesto Corona

Sito web: www.dolcevitaonline.itEmail: [email protected]

Facebook: facebook.com/dolcevitamagazineTwitter: twitter.com/dolcevita_mag

Pubblicità: Prodaction Ltd. Email: [email protected]

Distribuzione Negozi:Email: [email protected]

Abbonamenti:Tel: 06.39745482

[email protected]

Distribuzione Edicole: REDSRete europea distribuzione e servizi, Coop a.r.l.,

via Bastioni Michelangelo 5/a - 00192 RomaTel: 06.39745482 - Fax: 06.83906171

Stampato presso:Vela Web Srl - Binasco (MI)

ATTENZIONELa redazione di Dolce Vita e i suoi collaboratori non intendono e non vogliono in alcun modo incentivare

e/o promuovere condotte vietate dalle attuali leggi vigenti nei Paesi dove la rivista è reperibile.

Tutte le informazioni contenute sono da intendersi esclusivamente ai fini di una più completa cultura

generale nonché sulle strategie di riduzione del danno. La redazione non si assume nessuna responsabilità per un uso improprio delle informazioni contenute in Dolce Vita e ricorda ai lettori che il possesso e la

coltivazione di cannabis sono VIETATE.Dolce Vita non è responsabile dei contenuti e dei

prodotti presenti sulle pubblicità della rivista.

Redazione esteraPostbus 978

1000 AZ AmsterdamOlanda

Azienda ProdAction è iscritta al R.O.C.Registro Operatori Comunicazione

Iscrizione n.14721

.03 Editoriale

.06 Guardando le stelle

.07 Ivanart

.09 Buone notizie

.10Eventi: The Factory Photographs - David Lynch e il fascino delle fabbriche in mostra al Mast, Cannabinoid Conference 2015 – L’invito della Iacm a presentare gli abstract

.11 Speciale: E se a comandare fossero le donne?

.12 Cover Story: Potere alle donne: passato e futuro dell’umanità?

.14 High Times

.17 ASCIA Corner: Apriamo insieme il primo Canapa info point di Ascia

.18 Legalize it: I partigiani della canapa

.19 Avvocato Rulez: La cessione gratuita di modiche dosi non va depenalizzata

.22 Animals: Mi vesto vegan

.23 Eco-Friendly: No ai pesticidi in nomedelle colture biologhiche

.24 Giardinaggio: 5 piante da appartamentofacili da curare

.27 Shantibaba’s bag of dreams

.32Cannabis Culture: Franco Casalone “Più studiamo la canapa e più ci rendiamo conto di non saperne nulla”

.35 Grow report: Super soil e coltivazione biologica

.38 Cannabis Terapeutica news

.42 Cannabis Terapeutica: LaPiantiamo

.43 Salute: Alla scoperta della Quinoa, un cereale fantastico per il corpo e la salute

.45 Canapa industriale news

.47 Canapa in cucina: Biscotti canaposi

.48 Canna Business: Le donne guidano la legalizzazione e la nuova industria della cannabis

.52 Strain & Seed Bank: Semi di Shiva Shanti

.54 Jack Herer book

.56 Growshop Page: Naturalstore/Agroline

.57 Psiconauta: LSD Il mio bambino difficile

.59 Psiconauta: Matteo Guarnaccia “Finalmentela canapa è libera dai pregiudizi”

.60 Input: libri, film, musica

.63 Hi-tech & web: Il futuro dell’intelligenza artificiale secondo Elon Musk

.67 Street Art: Flycat in mostra al “Rise Up! La città che non dorme”

.68 Speciale musica: “Musica che ti rende scemo”, l’indagine ironica di Virgil Griffith

.69 Speciale musica: Loop Loona, una luce nel buio del rap made in italy

.70 Reggae Vibrations

.72 HipHop Skillz

.75 Legends: David Grohl

.76 Electro Zone: La dubstep in Italia, Elasatica Records

.76 Suggerimenti musicali

.77 De vino veritas

.77 Birra corner

.77 Tea Time

.79 Oltreconfine: Le meraviglie dell’India del Nord

.81 Travelcuriosity: La fiera dei cammelli

.83 Voglio vivere così: 10 ottime ragioni per decidere di andare a vivere in Nuova Zelanda

.83 Survivalism

.85 Cronache da dietro il cancello:Donne prigioniere

.87 Ganja Friend

.89 Immagin*ando

.91 Campagna abbonamenti

.93 Pubbliredazionale

.97 Logout

.98 Info varie + Lista distributori

NUMERI CHE FANNO PENSAREPopolazione mondiale: 7 miliardi e 285 milioni

Uomini: 50.4% Donne: 49.6%Gli stipendi percepiti dalle donne si aggirano tra il 70%

e il 90% di quelli degli uomini che ricoprono lo stesso ruolo.Sono solo 14 le donne che ad oggi rivestono posizioni

di Capo di Stato o di Governo.Solo in 23 paesi le donne rappresentano una percentuale

significativa, oltre il 30%, nel proprio parlamento nazionale.Delle 500 maggiori società al mondo, solo 13 hanno avuto

un amministratore delegato di sesso femminile. La percentuale di donne che hanno subito violenza fisicaalmeno una volta nel corso della propria vita varia da un

minimo del 8% fino ad oltre il 59%, a seconda della zona in cui vivono. La percentuale di donne in carcere equivale a circa il

5% di tutti i detenuti nel mondo.

DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 20156

GUARDANDO LE STELLE

ACCUSATO PER DIFFAMAZIONEDAL SIG. PANIZ: VICENDA CHEHA DELL’INCREDIBILE«É una storia incredibile! Se frequenti siti online stai attento! Potrebbe capitare a ognuno di noi.» Con queste parole, La Cosa, web channel del blog di Beppe Grillo, introduce il servizio sul caso che mi vede, mio malgrado, protagonista.

I fatti in breve Un utente anonimo inserisce un commento sul forum di NuovoCa-dore.it (sito di mia proprietà). All’interno del commento è presente una critica politica all’ex deputato di Forza Italia e avvocato Maurizio Paniz. Ricevo dallo studio legale di Paniz una richiesta di rimozione del commento in questione. Accolgo in parte la richiesta modificando il commento e omettendo completamente la parte ipoteticamente diffamatoria. Ciò nonostante, ricevo una denuncia per diffamazione e il 15 gennaio 2015 avrò udienza al tribunale di Belluno a riguardo.

Mi trovo dunque accusato di diffamazione anche se: 1) il commento non l’ho scritto io 2) sono intervenuto come richiesto per moderare il commento 3) l’eventuale reato non sussiste più dal momento che il commento è già stato modificato

Per dirla in parole povere è come se chiunque di voi scrivesse sul proprio diario Facebook una critica o anche un insulto nei confronti di un’altra persona e ad essere responsabile di ciò non sareste voi bensì Mark Zuckerberg, proprietario del social network. Capite la follia?!

Ulteriori dettagli e approfondimenti nella video-intervistasu http://goo.gl/W2GEYX

LA SOLITUDINE SECONDO DE ANDRÈ «L’unico status mentale, spirituale e talvolta necessariamente fisico, in cui si riesce ad ottenere un contat-to con l’assoluto, dentro di sé o fuo-ri di se stessi. Intendo la solitudine come scelta, non l’isolamento che è sinonimo di abbandono e quindi di una scelta operata dagli altri. Personalmente mi considero una

minoranza di uno e spesso trovo nella solitudine il modo migliore, forse l’unico, per preservarmi da attacchi esterni tesi anche inconsapevolmente ad interrompere il filo dei pensieri o a disturbare le sempre più rare ver-tigini di qualche sogno. Aggiungo che riuscendo a vivere in solitudine, se ci si esime dall’essere condizionati dal ronzio collettivo, ci si esenta anche dal condizionare gli altri.»

Fabrizio De André

RESTIAMOUMANIC’è una pericolosa crescita di rabbia, odio, intolleranza e disu-manità. Basta poco per perce-pirlo. Fatevi un giro sulla pagina Facebook di Matteo Salvini (no

comment) e leggete i commenti ai suoi post. La gente non ne può più e alcuni politici come lui vanno a nozze con il disagio: più ce n’é, più prendono voti e consenso. É una guerra tra poveri. I veri nemici sono altri e godono nel vederci scannare. Non facciamoci fregare. Restiamo umani.

AD UN PASSO DALL’INFERNONuvole nel cielo, vola il mio pensiero leggero, mi chiedo se sia sempre vero ciò che vedo, non credo, ma prego lo stesso a modo mio, spero anch’io che ci sia un dio, spero che non debba dirgli addio prima del previsto, spero appunto che qualcuno stia vegliando su questo mondo, perchè siamo a un passo dall’inferno...

Matteo Gracisblog: matteogracis.it

Giornalista e editore indipendente.Viaggiatore. Creativo.

Fondatore e direttore editoriale di Dolce Vita.Amministratore di Enjoint.com

FUMETTO IVANART

DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015 7

DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015 9

BUONE NOTIZIE

PIÙ LIBRI LEGGI, MENO STAI IN CARCEREDopo il Paranà, anche lo Stato brasiliano del Ceará parteciperà al programma per incentivare la lettura nelle carceri. Lo ha dichiara-to, Mariana Lobo, la responsabile della segreteria per la giustizia e la cittadinanza del Ceará, annunciando anche l’acquisto di 3mila libri per i detenuti. Chi parteciperà al programma avrà uno sconto di pena di 4 giorni per ogni libro letto in prigione, con un massimo di un volume al mese. Sono previsti dei test per assicurarsi che il detenuto abbia realmente letto e compreso il testo.

UNA LEGGE CONTRO IL GIOCO D’AZZARDOPATOLOGICODopo Liguria, Lazio, Emilia Romagna, Lombardia, Friuli, Toscana e Pu-glia, anche Basilicata e Umbria si sono dotate di una legge per con-trastare il gioco d’azzardo patologico. Il provvedimento della Basili-cata prevede: il blocco dell’apertura di sale giochi a meno di 500 metri da luoghi sensibili, divieto di attività pubblicitaria per le sale, riduzione dell’Irap per gli esercizi che decidono di non installare o rimuovere le slot, coinvolgimento di enti e istituzioni per il recupero dei giocatori patologici conclamati. Diversamente in Umbria la legge prevede: isti-tuzione di un numero verde per segnalazioni e richieste di aiuto, un marchio “no slot” per gli esercizi che rimuoveranno o sceglieranno di non installare apparecchi, riduzione dell’Irap, formazione di operatori sociali e sociosanitari per prevenire i casi di gioco eccessivo.

L’Iva sugli e-book passerà dal 22% al 4%, come per i libri cartacei. È arrivato il via libera dalla commissione Bilancio della Camera. L’abbas-samento dell’IVA sarà effettivo con la nuova legge di stabilità.

E-BOOK: DIMINUISCE L’IVA

LA MAPPA DELL’ITALIA CHE CAMBIAÈ online la prima mappa virtuale delle buone pratiche messe in atto in Italia (www.mappa.italiachecambia.org). Uno strumento rapido ed efficace che nasce con l’idea di rendere visibile quella moltitudi-ne inarrestabile di realtà (comuni virtuosi, fattorie, gruppi d’acquisto etc.) che, lontano dai riflettori dei mass media, quotidianamente cam-biano le cose. L’obiettivo principale è quello di creare un circuito che offra una serie di servizi intrecciati di tutte queste realtà per spostarsi per il paese in modo sostenibile, fare acquisti in maniera consapevole, apprendere tecniche di autoproduzione e molto altro.

PICCOLE IDEE GENIALIRichard Turere è un ragazzo 14enne di Empakas, un villaggio al con-fine con il Nairobi National Park, in Kenya, che ha inventato un siste-ma geniale per proteggere gli animali allevati in famiglia dagli attac-chi dei predatori selvatici, in particolare i leoni. Richard ha installato nella fattoria diverse lampadine collegate a interruttori e poi a una batteria alimentata da un pannello solare. Le lampadine si accendono in modo sequenziale dando l’impressione che qualcuno con una torcia cammini lungo i recinti. Fonte: WORLD WIDE (WILD) WEB

Ogni giorno i mass media ci bombardano con notizie tragiche, cronaca nera,a volte falsi allarmi di epidemie in arrivo, altre volte imminenti guerre mondiali.La “strategia della tensione” è un metodo diffuso, un popolo che ha paura è più facile da governare. A noi piace andare controcorrente e abbiamo deciso di dedicare la nostra pagina news solo alle buone notizie. Be happy!

DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 201510

EVENTI

THE FACTORY PHOTOGRAPHS: DAVID LYNCH E IL FASCINO DELLE FABBRICHE IN MOSTRA AL MAST«Amo l’industria. Amo le cose artificiali. Mi piace vedere la gente al lavoro, e mi piace vedere fanghi e rifiuti di origine antropica.»

Centoundici foto in bianco e nero del regista David Lynch, contur-banti come i suoi film, sono state esposte al Mast (“Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia”) di Bologna in occasione della mostra “The Factory Photographs”, dal 17 settembre al 31 gennaio 2015. Tolti i panni da regista il famoso cineasta si interfaccia con l’o-biettivo della macchina fotografica lasciandoci a bocca aperta ancora una volta. Scatti raccolti tra gli anni Ottanta e il Duemila tra New York, New Jersey, Los Angeles, Inghilterra, Polonia e Berlino che mettono in primo piano le nuove “cattedrali” moderne. Vetri spezzati, comignoli, fabbriche abbandonate, ciminiere sono i soggetti principali delle foto in cui si palesa la fascinazione verso tutto ciò che riguarda l’industrializ-zazione nel senso più ampio. Il suo tocco è evidente e si può rivedere nelle atmosfere, nei soggetti scelti e nelle sequenze oniriche ed enig-matiche. Industrial Soundscape, Bug Crawls, Intervalometer: Steps sono i 3 cortometraggi proiettati durante la mostra che evidenziano il nesso dei temi a lui cari tra i suoi film e la sua fotografia.

Acirne

CANNABINOID CONFERENCE 2015: L’INVITO DELLA IACM A PRESENTARE GLI ABSTRACTIACM è un’associazione il cui acronimo sta per International Associa-tion for Cannabinoid Medicines. È appunto un’associazione interna-zionale composta da medici, tecnici e scienziati che si occupa della diffusione di studi scientifici sui cannabinoidi in medicina. Anche quest’anno l’associazione invita chi fosse interessato alla conferenza internazionale sui cannabinoidi che si terrà in Italia a Sestri Levan-te dal 17 al 19 settembre 2015. Il sito web della conferenza con il programma preliminare è online per la presentazione degli abstract e la registrazione dei partecipanti. Il termine per gli abstract orali è il 30 aprile 2015 e quello per il formato grafico è il 31 luglio 2015. Nel 2011 l’IACM ha già collaborato con l’European Workshop tenendo una conferenza congiunta di grande successo e stimolante presso l’U-niversità di Bonn. Per maggiori informazioni si può consultare il sito internet www.cannabinoidconference2015.org.

NEXT HEMP EVENTZ 4th SoCa Medical Cannabis Cup - California (U.S.A.)

7-8 Febbraio 2015 - www.cannabiscup.com/southern-california

Canapa Mundi - Roma (Italia)20-22 Febbraio 2015 - www.canapamundi.com

Spannabis - Barcellona (Spagna)20-22 Marzo 2015 - www.spannabis.com

SPECIALE

E SE A COMANDARE FOSSERO LE DONNE?

Sembra un’opinione comune abbastanza diffusa, quella che se fosse-ro le donne a detenere i posti di potere, attualmente occupati in larga parte dagli uomini, ci ritroveremmo in una società migliore, dove la violenza e le guerre diminuirebbero radicalmente, mentre verrebbero recuperate equità e giustizia. Impossibile non domandarsi se questa opinione corrisponda alla verità e se davvero le donne al potere possano essere garanzia di un “mondo migliore”. Volgendo lo sguardo verso le donne che detengono o hanno detenuto ruoli di potere, in Italia e nel mondo, in tutta onestà non si potrebbe che essere scettici. Le donne entrate in politica, nel PD come nel PDL, non sono sicuramente state migliori dei loro colleghi uomini ed un personaggio come Elsa Fornero si è distinta senza ombra di dubbio come il peggior ministro dal dopoguerra ad oggi. Parimenti sarebbe davvero difficile ritenere una Hillary Clinton migliore di Obama, una Condoleezza Rice migliore di Bush, una Christine Lagarde più umana di Draghi, una Margareth Thatcher più pacifista di Blair, una Tzipi Livni più attenta ai diritti umani di Netanyahu, una Angela Merkel più buo-

na di Schroder, una Susanna Camusso più vicina ai lavoratori di quanto non lo fosse Epifani. Ciò nonostante non possiamo nascondere il fatto che in tutti questi casi si tratta di donne inserite al potere all’interno di una società di stampo patriarcale quale quella attuale. Se all’in-terno di una società patriarcale, le donne che salgono al potere non si manifestano assolutamente migliori degli uomini, ciò non significa comunque che una società di tipo matriarcale non possa rivelarsi migliore rispetto a quella attuale.

Gli esempi che c’inducono a fare una riflessione in questo senso sono molti e riguardano sia il passato che il presente. Sia le varie società matriarcali che si sono succedute nel corso della storia, così come le poche comunità matriarcali che sopravvivono ancora oggi, prati-camente in tutti i continenti tranne l’Europa, mostrano un’organiz-zazione sociale di tipo mutualistico, attenta al principio di equità, basata sulla reciprocità ed in sintonia con i cicli della natura. In prati-ca si tratta di comunità, spesso dedite all’autoproduzione, molto più vicine allo spirito di una società della decrescita (così come l’hanno immaginata Pallante o Latouche) piuttosto che non al turbocapitali-smo globalizzato che stiamo sperimentando in tutti i suoi effetti nocivi sulla nostra pelle. Una direzione, quella del matriarcato, nella quale sarebbe bene volgere lo sguardo con interesse e senza precon-cetti di sorta, perché anche se è vero che oggi la donna al potere non è necessariamente migliore dell’uomo, questo non significa che una società “gestita dalle donne” non abbia nulla da insegnarci, anzi al contrario potrebbe sicuramente aiutarci ad uscire dalla gabbia che ci siamo costruiti con le nostre mani.

Marco CedolinNato a Torino nel 1963 vive oggi in Val di Susa nel piccolo comune di Mompantero. Scrittore e studioso di economia, ambiente e comunicazione, gestisce il sito web Il

Corrosivo e collabora da anni con alcuni fra i più importanti siti web.

DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 201512

SPECIALE COVER STORY

Immaginiamo una società nella quale la discendenza si trasmette per via materna, dove le attività degli uomini sono sottoposte al giu-dizio decisivo delle donne, dove sono le donne stesse a stabilire le linee guida della gestione del potere, del rapporto con la natura e, in definitiva, dell'intero sviluppo della società. Forse può sembrare impossibile ed utopico anche il solo pensarlo, eppure in passato è stato spesso così e, come vedremo, in alcune zone del mondo è così anche oggi.

Per secoli si è negata addirittura l'esistenza storica delle società matriarcali. Il solo evocarle doveva procurare negli uomini un vero e proprio terrore, tanto che nella letteratura greca come unico esempio di governo delle donne si riportava il mito delle amaz-zoni: società dominata da donne guerriere di ferocia inaudita, che si asportavano volontariamente il seno per poter tirare con l'arco con maggiore precisione, che uccidevano gli uomini dopo averli usati per procreare e che spesso riservavano lo stesso trattamento ai figli. È solo con la nascita delle scienze moderne che storici ed antropologi hanno cominciato a far luce sulla questione, i primi ricercando la verità attraverso miti e reperti archeologici, i secondi andando coraggio-samente ad esplorare le cosiddette società primitive ancora esistenti.

Abbiamo così conosciuto la realtà degli irochesi, che negli attuali territori di confine tra Usa e Canada costituirono per secoli una federazione di popoli uniti da una stessa organizzazione sociale, rimasta intatta fino alla colonizzazione da parte degli inglesi, ed ancora oggi in parte esistente tra i nativi rimasti. Tra gli irochesi, secondo i resoconti di fine '800 dell'antropologo Lewis Henry Morgan, la regola della filiazione passava attraverso le donne e la residenza era matri-locale, erano cioè i mariti a trasferirsi a vivere in casa della moglie, all'interno della quale governa la matrona: la donna più anziana. La matrona dirigeva anche il lavoro agricolo femminile che si svolgeva in comune su terreni di proprietà delle donne della famiglia e di-stribuiva personalmente il cibo dividendolo tra le famiglie. L'impor-tanza di queste donne era tale che esse facevano parte del Consiglio degli Anziani della Nazione: la loro opinione era affidata a un maschio ma la voce di queste non poteva essere ignorata in quanto le matrone avevano - per legge - diritto di veto per quanto riguardava le decisioni su eventuali guerre. Se le donne non ritenevano opportuna o giusta una guerra e gli uomini tendevano a ignorare la loro opposizione, ave-vano la possibilità di bloccare ogni operazione bellica semplicemente

vietando alla collettività femminile di fornire ai guerrieri le scorte di cibo indispensabili nei lunghi viaggi di spostamento verso il luogo degli scontri.

Una realtà che, con alcune differenze, è stata propria di moltissime organizzazioni sociali lungo l'arco di migliaia di anni (alcuni storici par-lano di 25mila), e che ciclicamente la ricerca archeologica riporta a galla, come recentemente è stato in Perù, dove gli scavi hanno prima scoperto i resti della celebre Lady di Cao, una delle prime sovrane in Perù, morta 1700 anni fa, e poi una serie di otto sacerdotesse dell'era pre-ispanica. Scoperte che hanno spinto i ricercatori ad af-fermare come non vi sia ormai più ombra di dubbio nel ritenere che il potere temporale e spirituale peruviano sia stato per millenni saldamente in mano alle donne.

Ma in cosa differiva il potere femminile da quello maschile? Erano go-vernanti migliori degli uomini che poi ne hanno preso il posto? Per dare una prima risposta basti pensare che alcuni studiosi pongono una differenza proprio sul termine da utilizzare: nelle società matrili-neari parlare di potere è scorretto, in quanto il governo femminile si basava sull'autorità, intesa come la capacità di convincere utilizzan-do la parola. Già una differenza notevole. Inoltre una linea generale emerge come comune a tutte le società matrilineari esistite, ieri come oggi: lo scopo primario della società è quello di porsi in armonia con la terra, rispettandola per evitare che si rivolti contro, e con le altre società vicine. Per questo gli irochesi, decisero di porre fine alle diatri-be tra tribù non con la guerra ma creando la Lega degli Irochesi, una confederazione di sei nazioni all'interno della quale, secondo i racconti di Morgan, le dispute venivano risolte pacificamente attraverso il Con-siglio degli Anziani della Nazione, all'interno del quale le donne avevano diritto di veto.

Si tratta certamente di realtà che oggi paiono molto lontane se lette dal nostro mondo, dove la donna ancora rincorre un’effettiva parità dei diritti. Eppure, come si accennava all'inizio, tutt'ora il potere, o me-glio l'autorità, delle donne è realtà in diverse zone del mondo. È così ad esempio tra i Moso, una società di oltre 50mila abitanti, posta nel sud-ovest della Cina, all'interno della quale vige il matriarcato sulla scia delle società antiche (approfondimento nel box affianco, ndr) ed è così in molte zone dell'America Latina, dove esistono società che negli ultimi anni hanno avuto il coraggio di mettere davvero in discussione il modello patriarcale sia nella famiglia che nella vita pubblica, arrivando a teorizzare e mettere in pratica livelli di condivi-sione del potere e dei compiti tra uomini e donne talmente alti, che nella civile Europa paiono ancora pura utopia. Così avviene infatti in tanti movimenti per la terra e per i diritti dei popoli indigeni, dove le donne rivestono ruoli chiave nelle organizzazioni contadine che si battono contro gli abusi di governi, latifondisti e multinazionali e così avviene anche all'interno del movimento zapatista in Chiapas. All'in-terno del quale la messa in pratica di una reale pari dignità tra i generi ha reso possibile il superamento delle stesse categorie di maschilismo e femminismo. Termini che vengono giudicati frutto dei limiti della società occidentale, all'interno della quale le donne si sono trovate obbligate a rivendicare di essere come l'uomo essendo chiamate agli stessi compiti produttivi. Mentre per le donne indigene ad essere difesa deve essere la parità dei diritti ma anche la diversità dei compiti, nella complementarietà dei ruoli che la natura ha assegnato a tutti gli esseri viventi, umani ed animali. Un percorso che ha porta-to gli zapatisti, che autogovernano alcune zone del sud del Messico,

POTERE ALLE DONNE: PASSATO E FUTURO DELL’UMANITÀ?

DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015 13

KOBANE, DOVE LE DONNE COMBATTONO IN PRIMA LINEA CONTRO L’ISIS

«Non si può che ripartire dalle donne se si vuole davve-ro dare un futuro a questo popolo martoriato da troppo tempo. Non si può che ripartire dalla vita per sconfigge-re questa aurea di morte che circonda non solo Kobane ma tutto il popolo curdo. Partire dalla vita, da chi la genera e da un’idea di società nuova». Questa è solo una tra le tante dichiarazioni che si possono tro-vare in rete da parte delle combattenti dell’Ypj, le milizie volontarie nelle quali combattono donne curde di tutte le età, armate di fucile e della spe-

ranza di fermare l’avanzata degli islamisti e liberare il proprio popolo che da sempre reclama l’indipendenza. È infatti dal 16 settembre scorso che gli abitanti della città di Ko-bane resistono all’avanzata, fino a quel momento inarrestabile, dei fondamentalisti islamici dell’Isis. Da una parte, sotto le bandiere nere del califfato islamico, uomini armati di carri armati e cannoni di ultima generazione razziati all’esercito iracheno, dall’altra la strenua resistenza di donne e uomini armati di soli fucili e della determinazione propria di chi sta lottando per difendere non solo la propria terra, ma anche un’idea di società. I Curdi del Pkk, movimento politico indipendentista di stampo socialista rivoluzionario considerato terroristico in Turchia, rappresentano da sempre un’utopia scomoda all’interno di una parte di mondo, quello arabo, che ormai abbiamo imparato a conoscere solo a causa delle guerre e delle costanti violazioni che subiscono le donne e le minoranze etniche e religiose. All’interno delle zone a maggioranza curda liberate, infatti, essi si autogover-nano seguendo i principi di ciò che hanno definito “Confederalismo Democratico”. Un’idea di autogoverno popolare che prevede, secondo principi di pluralismo etnico e religioso, democrazia partecipativa, parità di genere assoluta, rispetto dell’ecosistema e l’abban-dono della forma Stato in favore dell’autogoverno di cantoni confederati. Un esperimento sociale di autogestione dei territori che la dura realtà della guerra non è riuscita a spezzare, ma che anzi si è rafforzato. All’interno della regione del Rojava, cioè quella parte di Siria che i curdi governano difendendola con le armi, della quale è parte Kobane, il vuoto provocato dalla guerra e dalla perdita di potere del regime centrale siriano, ha consentito infatti di rafforzare e mettere in pratica questi principi. Il patto sociale di base è stata la straordinaria e avanzatissima “Carta sociale del Rojava”, la quale riconosce tre principi di base: la terra e le risorse sono un bene comune che appartiene a tutta la comunità; tutte le etnie e le religioni presenti vivono insieme secondo il principio della convivenza pacifica e della fratellanza; tutte le donne hanno il diritto inviolabile di partecipare alla vita politica, sociale, economica e culturale.

ha elaborare i cosiddetti 7 principi dell'autori-tà, all'interno dei quali è evidente l'influenza dell'antica distinzione tra potere ed autorità. Questi sono: servire il potere e non servirse-ne, rappresentare e non sostituire, costruire e non distruggere, obbedire e non coman-dare, proporre e non imporre, convincere e non vincere, scendere e non salire. Una visio-ne del potere all'opposto di quella dominante nelle società patriarcali odierne, nella quale i governanti si servono del potere, si sostitui-scono, distruggono, comandano, impongono, vincono e salgono.

Tra gli zapatisti del Chiapas è stata la realtà della lotta per l'indipendenza della loro re-gione a creare le condizioni per una nuova visione della società, ed allo stesso modo, cambiando parte di mondo, oggi è nella crisi generata dalla guerra contro i fondamentali-sti islamici dell'Isis che in Siria i curdi stanno rivoluzionando nella stessa direzione indicata dagli zapatisti la loro società (approfondimento nel box affianco, ndr). E se è vero che la sto-ria è fatta di corsi e ricorsi è difficile non pensare a momenti simili verificatesi in Eu-ropa nel recente passato. Fu così in occa-sione delle rivoluzioni sociali, come quella che in Spagna, nella seconda metà degli anni '30, vide migliaia di donne arruolarsi volontarie per combattere la dittatura franchista, occu-pando anche ruoli di prim'ordine all'interno delle milizie popolari. E così è stato anche in Italia in occasione della seconda guerra mondiale quando le donne, fino al giorno prima discriminate praticamente in ogni set-tore da una retorica cattolica e fascista che le considerava - parole di Mussolini - «esseri che debbono obbedire al marito e curare la casa» si trovarono a dover sostituire gli uomini par-titi per il fronte non solo nell'ambito edu-cativo e familiare ma anche nell'agricoltura, nelle fabbriche e nelle attività commerciali. Un periodo di rottura dell'ordine patriarcale che culminò con i tanti esempi di donne che esercitarono ruoli chiave nella guerra di Li-berazione come staffette partigiane ed anche come vere e proprie combattenti all'interno dei Comitati di Liberazione.

Le avvisaglie di una nuova crisi in Europa le viviamo sulla pelle da diversi anni, e questa crisi non riguarda di certo la sola economia, ma più profondamente un intero sistema di valori che ormai mostra tutte le sue crepe, accresciute da decenni di corsa al progresso e al consumo più sfrenato a danno dell'umanità e dell'ambiente. Se è vero che è essenzial-mente nei momenti di crisi che anche i rap-porti sociali e di genere vengono ridefiniti, forse è ora di cominciare a pensarci.

Andrea LegniGiornalista professionista freelance, vive a Bologna dove lavora insieme al gruppo media indipendente

SMK Videofactory. Ha scritto e realizzato video-inchie-ste per Il Corriere della Sera, La Repubblica, Altreco-nomia ed altri. Come documentarista ha realizzato il

lungomentraggio Kosovo versus Kosovo.

SUD-OVEST DELLA CINA,DOVE I MASCHI NON CONTANO NIENTE

Per mettere subito le cose in chia-ro a chi arriva da fuori, all'inizio del loro territorio hanno posto un cartello che dice così: “Ben-venuti nel paese delle donne”. Il territorio del quale si parla è quello dei Moso, comunità di circa 50mila persone che vivono nel sud-ovest della Cina, lungo le sponde del lago Lugu, divisi in 20 villaggi isolati a 2700 metri d’alti-tudine. E forse è proprio la lonta-

nanza dalla “civiltà” che gli ha permesso di vivere in maniera pacifica, conservando i loro costumi e la loro società matriarcale. Nella società Moso a comandare è la capofamiglia, detta Dabu, cioè la donna più anziana della casa. È lei a trasmettere il nome ai nuovi nati ed a gestire i beni della famiglia che sono comuni e indivisibili. Mentre le decisioni che riguardano tutto il villaggio vengono prese insieme dal consiglio delle Dabu. Tra i Moso non esistono classi sociali, non vi è violenza domestica, ogni nucleo è una piccola comunità la cui pace è tutelata dalla gestione delle donne. Matrimonio e convivenza non sono contemplati, ma le donne sono libere di vedere chi vogliono. Quando nasce un bambino, questo viene cresciuto dalla famiglia della madre, ma il padre può vedere il figlio ogni volta che vuole.

HIGH TIMES

OKLAHOMA E NEBRASKA DENUNCIANO IL COLORADO PER LA LEGALIZZAZIONE DELLA CANNABIS

Gli stati di Nebraska ed Oklaho-ma hanno presentato ricorso alla Corte Suprema contro la legaliz-zazione della cannabis in atto nel confinante Colorado. Secondo i procuratori dei due stati la lega-lizzazione sarebbe contraria alla legge federale ed inoltre la can-nabis del Colorado entrerebbe

anche all’interno degli stati limitrofi alimentando lo spaccio. La denun-cia congiunta è stata presentata lo scorso 18 dicembre con un corposo dossier di 83 pagine consegnato ai legali della Corte. Secondo i due stati ricorrenti la legalizzazione in atto dall’inizio del 2014 in Colorado sareb-be contraria alla legge federale, che considera la cannabis una sostanza illegale al pari delle altre droghe. Nebraska e Oklahoma si sono ap-pellate in particolare alla “supremacy clause” (clausula suprema) della Costituzione statunitense, la quale prevede che in linea generale la legge federale vada considerata superiore e preminente rispetto alle leggi dei singoli stati, nel caso vi siano dei contrasti normativi.In dei comunicati ripresi dell’Huffington Post i procuratori dei due stati ricorrenti, Jon Bruning per il Nebraska e Scott Pruitt per l’Oklahoma, hanno affermato che «i prodotti illegali venduti in Colorado stanno attraver-sando i confini dei due stati andando ad alimentare il mercato dello spaccio illegale» e per questo chiedono ora alla Corte Suprema di intervenire nei confronti del Colorado visto che “la legalizzazione della cannabis è senza ombra di dubbio contraria al Controlled Substance Act del 1970 ed alla legge federale nel suo complesso”.Il ministro della Giustizia del Colorado, John Suthers, ha prontamente ri-battuto alle accuse dicendosi “per nulla stupito della reazione di Oklaho-ma e Nebaska e della loro preoccupazione rispetto al possibile arrivo della cannabis sul loro territorio”, ma li ha invitati a “rispettare la volontà popolare espressa tramite un referendum dai cittadini del Colorado”. Mentre Mason Tvert, del Marijuana Policy Project, un gruppo di at-tivisti pro-legalizzazione, ha accusato i procuratori dei due stati di essere “dalla parte sbagliata della storia, come coloro che volevano mantenere la proibizione dell’alcol anche dopo la fine del proibizionismo degli anni ’30”. Ora quindi la palla passa ai giudici della Corte Suprema Usa, la quale sarà chiamata ad esprimersi ed a decidere se debba preva-lere la legge federale oppure la volontà popolare dei cittadini degli stati. La decisione della Corte, qualunque essa sarà, non avrà ricadute solo su questo singolo caso ma anche su tutti gli altri stati che hanno già legalizzato la cannabis o si apprestano a farlo.

I GOVERNI DI INGHILTERRAE BELGIO: È TEMPO DI RIPENSAREIL PROIBIZIONISMO DELLA CANNABISIl vento di riforma del proibizionismo della cannabis sembra che stia riuscendo lentamente anche a superare l’oceano Atlantico fino a rag-giungere i palazzi della politica del vecchio continente. Mentre in Ger-mania è in atto un’importante conferenza sul proibizionismo, anche in Inghilterra e Belgio esponenti di punta del governo si stanno comin-ciando ad esprimere in favore di una svolta.LE PAROLE DEL VICE-PRIMO MINISTRO INGLESE. Nick Clegg, vice premier del governo inglese, ha affermato che «la prossima sessio-ne speciale dell’Onu dedicata alle politiche sulle droghe, prevista per il 2016, deve essere un’occasione per trovare un’alternativa al sistema attuale, visto che la politica della guerra alla droga ha fallito e che ci sono moltissimi stati mondiali che sono d’accordo sulla necessità di un cambiamento». Il vice premier britannico ha anche dichiarato che «il governo inglese intende assumere un ruolo guida nel creare un’alleanza tra i diversi paesi europei e latinoamericani che credono nella necessità di ripensare il proibizionismo». A conferire ancora maggiore importanza alle parole di Clegg è il fatto che queste siano state espresse dopo l’incontro avvenuto con il pre-sidente della Colombia, Juan Manuel Santos, paese che in questi anni sta pagando un costo enorme in termini economici e sociali a seguito del conflitto con i cartelli della droga.IL BELGIO È PRONTO A CONSIDERARE NUOVE POLITICHE SULLA CANNABIS. Anche in Belgio i tempi per una riflessione sulla legalizzazione delle droghe leggere sembrano ormai maturi dopo le parole del ministro della Sanità, Maggie De Block, che ha dichiarato che «il divieto della cannabis non è il modo migliore per affrontare i proble-mi correlati al suo consumo, visto che la sua illegalità rende impossibile per il governo controllarne la diffusione e monitorarne i rischi che derivano anche dalle nuove tecniche di coltivazione che hanno reso la cannabis una sostan-za più forte e quindi con maggiori rischi sanitari». Le parole del ministro seguono la presa di posizione ufficiale delle organizzazioni e delle comunità belghe che operano nel settore delle dipendenze, che a seguito del loro congresso hanno emanato un comunicato nel quale chiedono “una depenalizzazione completa e rapida del consumo di cannabis”.

WWW.SKUNKATANIA.IT - [email protected]

Via Vittorio Emanuele II, 251 - 95124 - CATANIA - Tel. 095.82.64856 - Cell. 340.87.03.024Via Roma, 92 - 96100 - ORTIGIA SIRACUSA - Tel. 0931.19.95.625 - Cell. 340.87.03.024

Via Marchesa Tedeschi, 33/35 - 97016 - MODICA - Cell. 340.87.03.024NUOVA APERTURA

DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015 15

GUERRILLA PLANTATION,IL ROMANZO SULLA CANNABISDI GIANLUCA MANTELLI

"Che strano effetto gli facevano le parole della zia: «È proprio un bra-vo ragazzo!» mentre quelle della nonna gli parevano più appropriate: «Mah, speriamo lo sia diventato, perché da piccolo era proprio un gran lazzarone!»”. Il protagonista di questo romanzo è Paolo, stu-dente fuori corso con poca voglia di studiare ma tanta voglia di fu-mare erba. In una vita priva di stimoli e per niente appagante decide di fare soldi facili com-prando e rivendendo delle mo-nete antiche, ma queste riman-gono bloccate in dogana per via delle tasse da pagare. Cosi Paolo

mentre sta fumando uno spinello ha l’“illuminazione” per risolvere la spinosa questione… coltivare erba per fare soldi velocemente. Un piano che non si rivelerà così male, anche se incontrerà diversi im-previsti. Una metaforica corsa verso la felicità con momenti ironici e divertenti. Un romanzo che a tratti sembra quasi surreale ma che non mancherà di dare spunto per qualche profonda riflessione.

«Un libro ben scritto e avvincente che tiene il lettore attaccato alle sue pagine fino alla fine.» Matteo Gracis (direttore editoriale Dolce Vita)

POLIZIOTTI E CANI NELLE SCUOLE CHE RINCORRONO RAGAZZI PERUNA CANNA. NON SE NE PUÒ PIÙ.Ad ogni anno scolastico si ripete la stessa storia. Mentre nelle strade d’Italia evasori e grossi spacciatori la fanno sostanzialmente franca, le risorse pubbliche vengono impiegate per mandare vere e pro-prie squadre di poliziotti con tanto di unità cinofila nelle scuole. Controlli dentro agli scuolabus, all’ingresso degli istituti, nelle classi e fin dentro ai gabinetti per scovare pericolosi criminali in possesso di mezzo grammo di fumo o di un paio di cartine lunghe.Nel 2013 si era raggiunto il record in questa caccia alle streghe, che continua a svolgersi in onore di una malsana idea di sicurezza e tutela della salute, spesso richiesta dagli stessi presidi con l’approva-zione dei genitori. Con risvolti talvolta inquietanti, come quando in una scuola di Busto Arsizio la polizia ingaggiò una vera e propria caccia all’uomo con tanto di inseguimento in mezzo a studenti e professori tra i corridoi per bloccare un ragazzo in possesso di appena un gram-mo di erba.Anche nell’anno appena trascorso la repressione sembra non vo-ler essere da meno, ed è di poche settimane fa la notizia di due nuove operazioni “anti-droga”. In un liceo di Lucca la polizia citta-dina si è presentata in forze, coadiuvata da un cane antidroga da sguinzagliare tra gli studenti. I controlli si sono ripetuti sia all’ingresso dell’istituto prima delle lezioni, sia nei corridoi e nelle classi; il tutto per lo sconvolgente bottino di “un involucro di hashish del peso di circa 1 grammo che era stato nascosto nella fessura di un muro e di un altro involucro, di eguale peso, rinvenuto su un marciapiede, al di sotto di una finestra di un’aula”. Ore di attività, stipendi pagati a polizia e adde-stratori cinofili, lezioni interrotte per scovare due grammi di droghe leggere, oltretutto senza trovarne i proprietari.Nelle stesse ore a Siracusa un’operazione analoga ha addirittura riguardato numerose scuole superiori della città. Anche qui ore di controlli per trovare “un involucro contenente 6,5 grammi di so-stanza stupefacente di tipo marijuana, alcuni semi di cannabis, svaria-te cartine ed un bilancino di precisione”. Anche qui tutto materiale abbandonato dai proprietari non appena hanno saputo dei controlli.Non altrettanto bene è andata però a due studenti, trovati in pos-sesso di un non meglio precisato “materiale atto al consumo dello stupefacente”. La polizia con il preside ha convocato i genitori dei due malcapitati, che dopo adeguata ramanzina sono stati anche segnalati al Sert come consumatori di cannabis. E quel che è peggio, come da tradizione italiana, per uno spinello si dovranno ora trovare in fila in mezzo a tossicodipendenti veri, per essere analizzati e interrogati dagli psicologi del Sert.Insomma, mentre in tutto il mondo si comincia a parlare finalmen-te di un approccio più razionale e meno criminalizzante verso le droghe leggere, in Italia si continua a spendere denaro pubblico per reprimere dei ragazzini. Una vera e propria caccia alle streghe attuata con l’appoggio di presidi, media locali, e spesso degli stessi ge-nitori. Mentre gli stessi ragazzi perquisiti al mattino, quando viene la sera in discoteca potranno comodamente trovare bar che offrono il 3×2 sui cocktail alcolici e rappresentanti delle multinazionali del ta-bacco che li invitano a provare qualche nuova marca di sigarette. Alla faccia della tutela della salute dei minori.

PIANTA CRIMINALE:IL FALLIMENTO DEL PROIBIZIONISMO IN UN DOCUMENTARIO

“Pianta criminale” è il nuovo documentario sulla cannabis diretto da Marco Fabozzi. L’o-biettivo principale di questo progetto è quello di illustrare, in tutti i suoi aspetti, il fallimento del proibizionismo e gli innumerevoli utilizzi di una delle piante più an-tiche e conosciute dall’uomo. Il documentario mantiene un lin-guaggio semplice ma accurato, e illustra i risultati delle ricerche compiute con l’aiuto degli esperti competenti e con la speranza di riuscire a divulgare, nel miglior modo possibile, tutte le infor-mazioni necessarie per poter

dare un giudizio imparziale sulla criminalizzazione della cannabis. È strutturato in diverse parti, ognuna mira a mostrare un aspetto particolare della pianta: dal consumo alla legislazione, dall’uso ludico a quello terapeutico senza dimenticare l’uso industriale e l’aspetto le-gislativo, in particolare quello italiano in cui si ribadisce l’insensatezza della legge Fini-Giovanardi, oramai abolita. Personaggi di spicco del panorama cannabico, italiano e non, commentano e raccontano in base alle proprie esperienze come questa pianta sia eccessivamente criminalizzata. Al momento è disponibile il trailer, la data di uscita è prevista per il prossimo agosto. Da non perdere!

Guarda il trailer a questo link:http://youtu.be/XbbP82Vh3_k

Articoli originali a cura della redazione di Dolce Vita

NAPOLIVIA DEI CARROZZIERI 5 A MONTEOLIVETO80134 NAPOLI

AVERSAVIALE KENNEDY 681031 AVERSA

PADOVAVIA DEI SONCIN 2435100 PADOVA

SEMIILLUMINAZIONE

GROWBOXCOLTIVAZIONE

HEADSHOP

17DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

ASCIA CORNER

APRIAMO INSIEME IL PRIMOCANAPA INFO POINT DI ASCIA

Abbiamo la possibilità di aprire il primo circolo ASCIA a Santa Fiora sul Monte Amiata (Grosseto), che funzionerà come un info point sul-la canapa e sarà punto di riferimento per tutti i nostri soci e simpatiz-zanti. Questi sono gli obiettivi nelle nostre intenzioni:

1- Portare di nuovo la canapa alla conoscenza dell’opinione pub-blica attraverso l’esposizione, le informazioni e la vendita di tutti i prodotti che possono essere derivati dalla canapa, e confrontarci con le istituzioni e la cittadinanza tramite dibattiti, conferenze e cineforum, iniziando, da questo territorio, una consistente opera di sensibilizzazione sulle proprietà terapeutiche, nutrizionali ed eco-so-stenibili della canapa.

2- Costituire regolarmente il Canapa Info Point che avrà una sede fisica e legale, per acquisire ulteriore credibilità e potere contrat-tuale, nel lavoro e nella collaborazione che abbiamo sempre svolto e messo a disposizione delle forze politiche sensibili al problema.

3- Dare ai soci, che ad oggi sono circa 650, la possibilità di incontrar-si ed organizzarsi per l’apertura di altri circoli Info Point ASCIA in varie regioni e creare una rete visibile e operativa.

4- Avere inoltre una sede fisica dove poter svolgere l’assemblea annuale che da quel momento vedrà la strategia di ASCIA realmente elaborata e condivisa da tutti i soci, ed organizzare insieme, per la prossima estate, la prima “Festa della Canapa” promossa dalla no-stra associazione.

Lanciamo una colletta tra tutti i soci e sostenitori di ASCIA: obiettivo 6mila euro. ASCIA fino ad ora è andata avanti con l’autofinanziamen-to, cosa che ci ha permesso di coprire appena le spese di realizzazione

del materiale promozionale, di partecipare alle fiere, e di essere pre-senti in decine di altri eventi; anche se il costo è modesto, non siamo in grado di sostenere da soli i costi di questo progetto. La nostra as-sociazione oggi conta 650 soci, il che vuol dire 650 persone che hanno avuto il coraggio di metterci la faccia in una battaglia dura e delicata come quella che da 4 anni stiamo conducendo, e a questo punto, oltre la faccia vi chiediamo anche di partecipare attivamente per creare in-sieme la “Casa di tutti gli estimatori della Canapa”, basterebbe anche un piccolo versamento di 10 euro da ogni socio per poter raggiungere facilmente e in breve tempo l’obiettivo preposto.

Vi chiediamo quindi un piccolo sforzo, se entro la fine di mar-zo avremo raggiunto l’obiettivo, allora dalla prossima primavera ASCIA avrà una sua sede fisica da dove operare, altrimenti dovre-mo rassegnarci a continuare la nostra battaglia dal web, una lotta che abbiamo sempre condotto con il massimo impegno e con tutte le risorse che questo strumento ci ha concesso, ma che ora risulta in-dubbiamente limitato per le potenzialità organizzative dei coltivatori/consumatori.

Dobbiamo quindi fare un salto di qualità se vogliamo organizzarci re-almente per ottenere quello che ci spetta di diritto: l’autodetermina-zione nelle scelte individuali.

In base alle vostre disponibilità vi invitiamo a partecipare attiva-mente e contribuire con un versamento seguendo le indicazioni pubblicate sui nostri siti:www.legalizziamolacanapa.org - www.ascia-web.org.

Vi terremo aggiornati sull’andamento della colletta, come in seguito vi terremo aggiornati sull’impiego e la destinazione dei soldi raccolti.Grazie a tutti per quello che potrete e vorrete fare.

Direttivo ASCIA

SIAMO FELICI DI CONFERMARE CHE DOLCE VITA ED ENJOINT PARTECIPANO ALLA COLLETTA CON 1.000 EURO TOTALI.

Riteniamo che questa sia un’iniziativa importantissima e rivoluzionaria per il futuro della “cultura cannabica” in Italia e vogliamo essere al fianco di chi la

combatte in prima linea. Per noi è una cifra importante e che impegna alcune entrate di sponsor anche future, ma che sentiamo la responsabilità di affrontare.

Redazione Dolce Vita - Enjointeam

LEGALIZE IT

L'anno che si è concluso è stato molto importante per la canapa in Italia. È iniziato il 12 febbraio con la Sentenza di incostituzionalità (n. 32/2014) della legge detta “Fini- Giovanardi” (n. 49/2006), alla quale sono seguite molte audizioni alle camere incentrate sulla pianta di Ca-napa e i suoi derivati. L'apice si è avuto con l'accordo tra il Ministero della Salute e quello della Difesa sulla produzione di medicinali vegetali derivati dalla cannabis. L'importante è stato aver iniziato un percorso di affermazione dell'esistenza degli estimatori della canapa, grazie alle fiere che si sono tenute a Fermo “IndicaSativa trade”, a Napoli “Ca-napa in Mostra” e tra un mese anche a Roma con "Canapa Mundi". Il 2015 sarà un anno caratterizzato da un nuovo attivismo canna-bico, un movimento di cui stiamo gettando le basi e che farà vibrare tutta la penisola (isole comprese) con il fenomeno dei “Cannabis So-cial Club”, nulla avranno in comune con i cugini Spagnoli, trattandosi di "formazioni sociali ove si svolge la propria personalità" (cit. Art.2 costi-tuzione italiana).

Caratteristiche di un Cannabis Social Club (CSC): 1. È formato da almeno tre persone maggiorenni.2. Non ha scopo di lucro. 3. Ha lo scopo primario di sensibilizzare la cittadinanza ma anche di porre attenzione ed educare al consumo consapevole.

La volontà comune è quella di rinnovare l'antiproibizionismo attra-verso questi movimenti locali. Gli obiettivi sono molteplici, ma come evidenziato nel 3° punto dei dettami ENCOD, la sensibilizzazione del territorio e dell'opinione pubblica è il primo passo importante per rivendicare un diritto.

In questo gli attivisti avranno bisogno di sostegno sul territorio. Ognu-no di noi, oggi, può essere d'aiuto alla causa: dall'organizzare una cena con prodotti di canapa, a corsi sulle modalità di assunzione per i pa-zienti che usano la cannabis a scopo medico. Tutto collaborerà ad

aumentare la consapevolezza della cittadinanza e aiuterà a superare le intolleranze popolari create da 8 anni di dominio di una legge in-costituzionale e persecutoria. Dobbiamo creare un tessuto sociale, pronto ad accogliere consapevolmente i Cannabis Social Club; pa-lese è la sovranità territoriale espressa dal quartiere Pigneto di Roma (11 dicembre 2014) che si rivolge a consumatori e spacciatori con un messaggio inequivocabile «Sei venuto al Pigneto a comprare erba? I tuoi soldi arricchiscono le mafie, comprano la schiavitù dei ragazzi che spacciano. È ora che la coltivi a casa» (cit. C.A.P. Del Pigneto).

In Italia il consumo di infiorescenza di canapa è depenalizzato (cosa voglia dire, nessuno lo sa). Questo ci permette comunque di rivendi-care la nostra esistenza sia come singoli che come gruppo. Non sono necessarie gesta eclatanti, ma semplice buon senso, cominciando, ad esempio, con rivendicare il diritto guadagnato con il referendum del '93 e sottolineato dalle motivazioni delle sentenze costituzionali e or-dinarie.

In tutto il territorio italiano stanno nascendo occasioni di incontro e invitiamo tutti i nostri lettori a parteciparvi attivamente il prima possibile, per sostenere tutti quelli che si battono da anni per questo diritto comune. Ogni occasione è buona per conoscere concittadini che hanno la nostra stessa passione e con i quali eventualmente co-minciare un percorso per istituire un CSC locale.

Siamo animali sociali e questa pianta ama agevolare l'aggregazione umana.

BASTA PERSEGUITARE GLI ESTIMATORI DI CANNABIS!

Markab MttAntiproibizionista dal 2005, membro del direttivo OverGrow.it e ASCIA, Staff 4°, 5°, 6° Coppa Cannabica Italiana. Relatore presso la Commissione Giustizia della Camera

dei Deputati in rappresentanza dei fruitori di cannabis

DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 201518

19DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

AVVOCATO RULEZ

LA CESSIONE GRATUITA DI MODICHE DOSI NON VA DEPENALIZZATA

La pronunzia della 4° Sezio-ne della Corte di Cassazione, 15/4-5/5/2014, n. 18504, offre lo spunto per alcune riflessioni e desidero confrontarmi con una prima interpretazione della sen-tenza pubblicata sul sito www.dirittopenalecontemporaneo.it a firma di Eleonora Maresca1.L'articolo incentra la propria at-tenzione sulla finalità dell'“uso

personale” non terapeutico, inteso come scriminante comune ad una serie di condotte, applicabile anche alla cessione gratuita. Viene svi-luppata una critica a tre profili fondamentali: la metodica legislativa («..non è stato individuato a livello legislativo un concetto determinato di uso personale tale da distinguere la condotta in questione da quella di spaccio.»), la concezione giurisprudenziale che identifica «la finalità di consumo personale come un elemento negativo del reato, la cui pro-va graverebbe sull'agente», nonché la classificazione della condotta di cessione all'interno della categoria delle «condotte di spaccio a prescin-dere da una verifica in concreto degli elementi che concretizzano l'of-fesa al bene giuridico tutelato». Ritengo che - obbiettivamente - non possano e non debbano emergere dissensi sostanziali in ordine alle prime due osservazioni. Mi permetto, invece, di dissentire riguardo alla tesi della non punibilità della condotta di cessione (intesa come trasferimento gratuito da una persona all'altra). Si ipotizza la liceità della cessione gratuita, che assumerebbe la forma della condivisione di sostanza stupefacente fra consumatori, sostenendo, a tal fine, che tale comportamento risulti «...diverso dalla vendita e, più in genera-le da qualsivoglia attività di commercializzazione, essendo connesso piuttosto alla dimensione sociale del consumo di stupefacenti». Questa tesi muove dalla considerazione dell'esistenza di un fenomeno -esclu-sivamente radicato fra i consumatori di cannabis - per cui chi detenga un certo quantitativo di marijuana o hashish può porre a disposizione l'eccedenza del proprio fabbisogno - gratuitamente - ad amici, per condividere l'esperienza assuntiva. La tipologia della condotta e l'a-nimus dei protagonisti (racchiusi nella perifrasi “omogeneità teleologi-ca”) costituirebbero elementi distintivi rispetto allo “spaccio”, perché permetterebbero di rilevare che il cedente risulti interno al gruppo di persone «con cui condivide la sostanza stupefacente».

Si equipara, pertanto, la cessione gratuita fra consumatori con l'uso (acquisto) di gruppo di sostanze stupefacenti, istituto che, con la sen-tenza delle SSU 10/6/2013, n.25401, è stato ricondotto all'alveo della non punibilità, in condizione analoga a quella del consumo persona-le. Si ipotizza, così, che entrambe le situazioni in esame costituiscano espressione di una «dimensione sociale del consumo di stupefacenti», il cui carattere di “socialità”, pur di portata collettiva, esclude la dif-fusione delle sostanze psicoattive. Queste considerazioni, però, non convincono affatto chi scrive, perché qualsiasi cessione di droghe

presuppone un acquisto da parte di una persona che intenda farne un uso personale.

Un secondo aspetto, in senso opposto alla tesi esaminata, riposa nel fatto che l'uso di gruppo (meglio acquisto di gruppo) viene equiparato dalla giurisprudenza, al consumo personale solo a specifiche condizio-ni. La più eclatante delle quali consiste in un accordo preventivo e pre-cedente all'acquisizione dello stupefacente tra i membri del sodalizio. La cessione fra consumatori non presenta, invece, assolutamente tale profilo e ben poco rileva che il consumatore cedente si amalgami con il gruppo. Il punto importante e qualificante della condotta di grup-po, non riposa nel momento in cui i sodali assumono lo stupefacente (attività di carattere tanto comunitario, quanto individuale), quanto piuttosto attiene al momento in cui le singole volontà di acquisto dei singoli si fondono in un’unica, che prelude necessariamente ad un acquisto effettuato - da uno di loro - in nome e per conto di tutti.Sovente, poi, cessioni gratuite possono, essere effettuate da un con-sumatore verso un soggetto, che assuntore non è e che intende pro-vare, per la prima volta, sostanze psicotrope.

In questo caso la cessione è gratuita, essa viola, comunque, il bene giuridico tutelato dalla norma, la lotta alla diffusione del consumo del-le sostanze stupefacenti. Anche altre cessioni, all'apparenza gratuite, comportano per i cedenti/consumatori dei corrispettivi di valore economico, anche senza che avvenga un formale passaggio di dana-ro (restituzione di una dose, etc.). Non possono esistere, quindi, a parere di chi scrive, cessioni illecite e cessioni lecite, né tale distinzione può essere prospettata. Circoscrivere il ragionamento solamente ai derivati della cannabis e tralasciando di considerare le droghe pesanti costituisce poi un palese errore. La depenalizzazione ipotizzata non potrebbe mai essere limitata alle sole droghe leggere e per non venire accusata di incostituzionalità (art. 3 Cost.), dovrebbe finire per coinvolgere naturalmente anche le droghe pesanti. Non si può creare una situazione di doppio binario, in base alla quale la cessione gratuita di marijuana od hashish vada esente da sanzioni penali ed un’identica condotta, avente ad oggetto altre tipologie di sostanze (eroina etc.) debba, invece, essere punita, perché sarebbe scelta irragionevole. Né giustificazione a tale tesi potrebbe mai esse-re ravvisata nella citata dottrina della dimensione sociale del consumo degli stupefacenti, perché essa postula una condivisione/cessione che «può avvenire con altri consumatori della stessa cerchia sociale», situa-zione che risulta assolutamente applicabile anche alle droghe pesanti2. L'opinabile considerazione finale, per cui la condotta di cessione non rientra nei canoni della commercializzazione, rafforza in chi scrive il convincimento che non si possa assolutamente prevedere una depe-nalizzazione di qualsiasi forma di cessione gratuita o onerosa.

Avv. Carlo Alberto ZainaAvvocato Penalista e Patrocinante in Cassazione.

Componente effettivo dello staff redazionale di ALTALEX membro permanentedel comitato scientifico di DIRITTO.IT ed OVERLEX.COM.

LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI ARRETRATIDI QUESTA RUBRICA SUwww.dolcevitaonline.it/category/avvocato-rulez

1 L’uso personale di stupefacenti e le aporie del sistema penale nota a Cass. Pen. Sez. IV 15 aprile 2014 (dep. 5 maggio 2014) n. 185042 È esperienza forense e giudiziaria incontroversa quella del passaggio della medesima siringa fra più assuntori di eroina, oppure quella dell’assunzione comunitaria della stessa dose di cocaina da parte di più persone partecipanti a feste.

Siete d’accordo con quanto sostenuto in questo articolo?Inviateci le vostre considerazioni a [email protected] più interessanti saranno pubblicate sul prossimo numero.

22 DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

ANIMALS

MI VESTO VEGANCredo che la parola vegan sia la parola più inflazionata e usata nel 2014 soprattutto nel settore alimentare. Fino a pochi mesi fa, per trovare un prodotto senza derivati animali ci si doveva inesorabil-mente recare presso i negozi biologici o presso qualche erboristeria fornita. Oggi si possono trovare prodotti adatti ai vegani o addirittura reparti ad essi dedicati nei comuni supermercati o discount. Per non parlare dei ristoranti! Spuntano come funghi nei quartieri di ogni città. La macchina del business si è messa in moto limitandosi però al solo settore alimentare.

Sono tante le persone che scelgono di non mangiare animali o pro-dotti derivati da animali per moda, per emulare la star di turno o per salvaguardare la propria salute. Fino a quando le persone decideran-no di non mangiare animali o prodotti con derivati animali solamente per i suddetti motivi e non per ragioni etiche, ci saranno ancora stilisti che proporranno capi come le pellicce o produttori di divani imbottiti con le piume d’oca, tanto per citare alcuni esempi. “Spacciarci” per vegani perché non mangiamo animali o i loro prodotti, quando ancora indossiamo capi di lana o quando ci infiliamo ai piedi scarpe realizzate con pelle di vitello tanto per fare degli esempi, è sbagliato eticamente e crea anche molta confusione, snaturando la parola vegan inventata da Donald Watson, fondatore della Vegan Society.

Essere vegan significa rispettare tutti gli animali, impegnandoci a non acquistare, usare e consumare prodotti derivanti dal loro sfrut-tamento e dalla loro uccisione, ma anche non divertirsi a spese della vita e della libertà di altri animali (evitando per esempio di andare al circo o allo zoo). Limitandomi ad affrontare in questo articolo solo il settore dell’abbigliamento, vediamo come vestirci vegan. Voglio pri-ma di tutto chiarire che essere vegan non significa indossare abiti in modo anacronistico o essere sciatti! Anche a noi vegani piace essere glamour, vestire alla moda, facendo però attenzione a scegliere capi senza crudeltà, meno inquinanti e più sostenibili. Pelli, pellicce e piume non ci appartengono e non ci servono per scaldarci, anche quando le temperature sono davvero ostili, perché abbiamo a nostra disposizione una varietà di materiali alternativi reperibili sul mercato e alla portata di tutti, grazie alla diversificazione delle offerte nei gran-di magazzini, nei piccoli negozi e, soprattutto, online.

Sono nati tantissimi punti vendita all’estero e in Italia specializzati in abbigliamento, calzature e accessori vegan di ottima fattura, realizzati con materiali traspiranti, resistenti, rispettosi dell’ambiente e dei lavo-ratori. Per acquistare i prodotti basta un click, le spese di spedizione sono spesso gratuite, se si supera una certa cifra e se il negozio è si-tuato sul territorio italiano, il reso è gratuito. Esistono anche tantissimi negozi negli Stati Uniti che vendono prodotti a prezzi convenienti, ma dobbiamo fare molta attenzione alle spese di spedizione, poiché in alcuni casi possono addirittura superare il costo del capo acquistato.

Con la crescita dell’attenzione verso la moda etica sono nati diversi siti, dove vengono segnalati i negozi, le marche, i prodotti senza cru-deltà, le modalità di acquisto, il rapporto qualità-prezzo, come calzano i numeri di certe marche e addirittura le recensioni delle scarpe ac-quistate per agevolare quelle persone diffidenti verso l’acquisto onli-ne. Uno dei siti storici è StilEtico, realizzato da donne che ci guidano all’acquisto animal friendly. Il sito di moda etica, insieme a Agire Ora Edizioni, ha creato anche un opuscolo scaricabile on-line dal sito della casa editrice (o in versione cartacea facendone richiesta). Si intitola:

“Vestire vegan. Cosa evitare e cosa scegliere per un abbigliamento e arredamento senza crudeltà sugli animali”. Questo libricino, di cui consiglio vivamente la lettura se abbiamo intenzione di cambiare stile di vita ed essere più rispettosi verso gli animali e l’ambiente, è diviso in sezioni. Nella prima sezione sono indicati gli ingredienti crudeli (pelle, cuoio, pellicce, lana e seta) e cosa subiscono gli animali per la loro produzione. Nella seconda sezione troviamo i materiali alterna-tivi alla pelle, alle piume, alla seta, alla lana, le fibre tessili naturali (cotone, lino, canapa, iuta, kapok, bambù), le fibre artificiali (viscosa o rayon, modal, acetato, lyocell o tencel, cupro, microfibra e ramiè) e le fibre sintetiche (poliestere, poliammide, elastam o elastan, acrilico, modacrilica). La terza e ultima sezione è infine dedicata ai consigli per gli acquisti per creare il nostro guardaroba senza crudeltà.

«Vestire vegan si può, ce n’è per tutti i gusti e tutte le tasche. Niente scuse!» affermano Agire Ora Edizioni e StilEtico.

Tamara MastroiacoScrive per Il Cambiamento.it. Cura il suo blog su Il Fatto Quotidiano. Autrice/spe-aker: La Voce dell’Astice su Radio Godot e Lucciole per Lanterne su Radio Verde.

Autrice/conduttrice: Big Yellow Taxi su RoxyBarTv di Red Ronnie.

LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI ARRETRATI DI QUESTA RUBRICA SUwww.dolcevitaonline.it/category/lifestyle/ambiente-e-natura

23DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

ECO-FRIENDLY

NO AI PESTICIDI IN NOMEDELLE COLTURE BIOLOGHICHE

Il comune di Malles, in Val Ve-nosta (Trentino Alto Adige) po-trebbe diventare il primo comu-ne libero da pesticidi grazie allo sforzo di un comitato cittadino e alla partecipazione degli abi-tanti che hanno dimostrato che è possibile riprendere possesso dei propri territori rivalutandoli in nome dell’economia locale.

Malles è un comune che conta circa 5mila abitanti, per la maggior parte agricoltori e in particolare di mele, i quali hanno partecipato al primo referendum per l’abolizione dei pesticidi chimici nelle valli appartenenti al comune di Malles.

Il cammino per arrivare al referendum è stato lungo e non privo di difficoltà ed è stato portato avanti in primis dal farmacista del co-mune, il dottor Fragner con l’importante sostegno di 21 medici, 8 veterinari, 15 biologi e dai farmacisti del distretto sanitario dell’alta Val Venosta che hanno sottoscritto il manifesto. A dicembre 2013 il via libera alla raccolta di firme per il referendum, poi a febbraio la presen-tazione di oltre 500 firme (ne bastavano 300) depositate in Comune.Infine, tra il 22 Agosto e il 5 Settembre 2014, i cittadini sono stati chiamati ad esprimere la loro opinione; il quesito sottoposto agli abitanti di Malles era il seguente: «Sei favorevole alla realizzazione del seguente emendamento agli articoli del Comune di Malles?»

Il principio di precauzione, con l’obiettivo di tutelare la salute pubblica, stabilisce che tutte le misure che aiutano a prevenire un rischio per la salute dell’uomo e degli animali devono essere adottate. Il Comune di Malles ha come obiettivi specifici la tutela della salute dei suoi cittadini e ospiti, la conservazione della sostenibilità della natura e delle acque, così come la possibilità che le diverse forme di economia possono coesistere sul suo territorio in modo equo e rispettoso.

In conformità con questi obiettivi, Malles promuove l’uso dei prodotti fitosanitari biodegradabili all’interno dei suoi confini. Un regolamento comunale che descriva i dettagli di questa disposizione sarà emanato.L’affluenza al voto è stata di 7 cittadini su 10 e più del 70% dei votanti si è espressa per il divieto di utilizzo dei pesticidi e dei diserbanti chimici nei campi.

Il referendum ha ricevuto il premio della fondazione Waldthaler “Coraggio civile e responsabilità sociale” e rappresenta un esempio ammirevole di come i cittadini, abbiano la forza di reclamare i diritti

delle terre che abitano, ritornando alla coltura naturale e biologica che ha distinto per molti anni i prodotti del territorio. Questo comu-ne ha approfittato dello statuto speciale della regione per realizzare il referendum, e prima che effettivamente la val di Malles possa definirsi libera dai pesticidi passerà ancora molto tempo e potran-no succedere molte cose, ma resta il fatto che questo referendum rappresenta un primo passo verso il ritorno alle colture biologiche e al rispetto non solo dell’ambiente, ma anche degli abitanti e dell’e-conomia locale.

Da anni, infatti, la val di Malles si dedica all’agricoltura biologica e alla promozione del turismo orientato verso il rispetto della natura e la promozione dei prodotti del territorio (piste ciclabili, sentieri, servi-zi pubblici, visite guidate), ma sta diventando sempre più complicato mantenere le colture biologiche quando devono convivere a stretto contatto con colture che utilizzano pesticidi chimici.

Ritornare alle colture biologiche e naturali è un processo che avrà bisogno di tempo per essere realizzato, diminuendo gradualmente l’uso dei fitofarmaci ma non solo, è necessario rieducare la popola-zione al consumo dei prodotti locali e di stagione, dando importan-za al gusto e alla provenienza del prodotto piuttosto che all’aspetto.Non resta che augurarsi che questo passo compiuto dal comune di Malles non sia che il primo di un cammino verso la coltura biologica in tutta Italia e in Europa.

Giulia RondoniRomagnola d’origini, studia marketing e comunicazione prima a Bologna

poi a Bruxelles, dove attualmente vive. La comunicazione, la musica,condividere e pedalare sono le sue passioni.

Come per le biciclette è convinta che ogni cosa si possa riparare.

PASSAPAROLA

SALVIAMOLEAPISalviamoleapi.org è un progetto proposto da Greenpeace che ha come obiettivo la tutela delle api e la promozione di un’agri-coltura ecologica e sostenibile! Il gruppo ha lanciato una raccolta di firme che al momento conta circa 500.700 partecipanti. Le firme sono accompagnate da una lettera al ministro dell’agricoltura dove si chiede di:1. Monitorare la salute delle api e degli altri impollinatori2. Ridurre l’uso dei pesticidi

3. Sviluppare pratiche agricole non dipendenti da prodotti chimici e incrementare la biodiversità in agricolturaInoltre sul sito salviamoleapi.org si possono trovare altri consigli per fare la propria parte e per sostenere l’iniziativa, partendo innanzitutto dal proprio giardino. Per SOSTENERE l’iniziativa visitate il sito web www.salviamoleapi.org.

24 DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

GIARDINAGGIO

5 PIANTE D’APPARTAMENTO FACILI DA CURARE

YUCCAUna specie molto diffusa di pianta da appar-tamento è la Yucca elephantipes: ha foglie appuntite prive di spine, di colore verde luci-do. Richiede davvero pochissime cure, basta ricordarsi di annaffiarla quando il terreno è secco e di posizionarla in un punto della casa ben esposto alla luce. Nel periodo estivo può anche essere collocata sul terrazzo o sul bal-cone ma va ritirata in settembre.

SPATIFILLOLo spatifillo è una pianta originaria delle zone dell’America tropicale, coltivata per la bellez-za del fogliame e la capacità di fiorire anche in condizioni di scarsa luminosità. La specie tipo hanno dimensioni abbastanza ridotte, non superano i 20-25 cm di altezza. Ama la luce ma è raccomandabile, soprattutto nella stagione estiva, non esporla a raggi diretti del sole in quanto si rischierebbe di bruciarla. Durante il periodo estivo è bene innaffiare la pianta abbondantemente affinché il terric-cio sia sempre umido, mentre nel periodo invernale le innaffiature dovranno essere più scarse.

PHOTOSIl sempreverde Pothos con il suo portamen-to cascante farà sembrare la vostra casa un angolo di giungla. La cosa importante è ga-rantirgli una posizione piuttosto luminosa, an-naffiarlo ogni tanto e potete quasi scordarvi di lui. Il photos però non si scorderà di cresce-re e in men che non si dica produrrà le sue belle foglie in abbondanza, abbellendo la zona dove viene coltivato.

Se siete amanti delle piante ma pensate di avere un pollice che di verde ha ben poco, ecco 5 piante da interno, facilissime da curare.Queste varietà richiedono pochissime cure: se dimenticate di annaffiarle loro sopravvivranno ugualmente.

FELCI Le felci da appartamento crescono facilmen-te senza richiedere grosse attenzioni: dovete solo decidere con cura dove posizionarla. Luoghi ombreggiati, lontani dai raggi del sole e lontano dai termosifoni: proprio per la sua passione per l’ombra la felce cresce benissi-mo negli appartamenti! Dopo aver posizio-nato la pianta nell’angolo migliore della vostra casa ci sarà solo una cosa di cui non dovete assolutamente dimenticarvi: l’acqua!

EDERA Cresce bene all’ombra e se per un periodo vi dimenticate di dargli l’acqua, riuscirà a soprav-vivere! L’edera: è sempreverde, si adatta a ogni tipo di terreno, resiste bene a periodi di siccità, non ha particolari esigenze di luce e può essere coltivata senza problemi in vaso. Queste caratteristiche, unite alla sua capacità di depurare l’ambiente (riesce ad assorbire la formaldeide), ne fanno la pianta ideale per tutti coloro sono alle prime armi.

SANSEVIERIA La sansevieria è l’ideale per i principianti o per coloro che spesso dimenticano di prendersi cura delle piante. La sansevieria non soppor-ta i terreni troppo a lungo umidi e, anche se nei periodi più caldi dell’estate si deve annaf-fiare con discreta frequenza, per sicurezza fatelo una volta al mese e vedrete che lei non ne soffrirà, anzi crescerà sana e vigorosa. In più la sansevieria è in grado di purificare l’ambiente in cui cresce ed è estremamen-te resistente alla siccità tanto da risultare una delle piante da appartamento più facili da mantenere. Il nome comune è “lingua di suo-cera” e si riferisce al fatto che sia praticamen-te impossibile bloccarne la crescita, anche se ignorata per lunghi periodi.

a cura di Francois Le Jardinier

27DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

SHANTIBABA’S BAG OF DREAMS

LA CANNABIS E LE DONNE NEL 2014

Tradizionalmente la cannabis era illegale, appartenente alla cultura underground e dominata da soprattutto da uomini. Nonostante questo e grazie ai cambiamenti avvenuti negli ulti-mi 20 anni in tema di legalizzazione, la possibilità per entrambi i sessi di prosperare in un clima di legittimazione è una vera possibilità!

La silenziosa minoranza femminile si sta risvegliando. Da quando la scienza ha dimostrato gli effetti positivi che alcuni composti della cannabis hanno; le madri, le mogli, le nonne, le sorelle e le zie stanno diventando uno stormo compassionevole di “donne di cannabis” con l’obiettivo di curare e alleviare i do-lori dei loro cari per farli tornare in salute.

La cannabis ha effetti sul corpo femminile e sembra essere efficace per alcuni aspetti del benessere delle donne. Ci sono prove risalenti alla fine del 7° secolo a.C. che documentano l’uso di marijuana da parte delle donne come afferma il libro di Ethan Russo “Cannabis Medicine Science and Sociology”.

I trattamenti con cannabis per le donne nel tempo hanno inclu-so: disturbi mestruali, dolore al seno, e vomito da gravidanza. Fino al 1934 nel Regno Unito, la British Pharmaceutical Codex utilizzava la cannabis nel trattamento della dismenorrea, il dolo-re durante il ciclo mestruale. Ci sono diverse prove che dimostrano che nel corpo uma-no si trova naturalmente l’anandamide: un endocannabinoide che ha un ruolo chiave nella regolazione della fertilità umana. Inoltre, si pensa che gli endocannabinoidi possano essere dei componenti fondamentali del sistema di controllo ormonale durante la gravidanza umana.

La cannabis è stata efficace nel gestire molti dei sintomi della sclerosi multipla, compresi la spasticità, il tremore e la fatica. La scienza e la ricerca sulla cannabis stanno rivelando nuove sfaccettature rilevanti per entrambi i sessi.

Uno studio ripreso dal magazine Marie Claire nel 2009 indi-ca che 8 milioni di donne in carriera con un livello d’istruzione elevato e posizioni di comando sono consumatrici regolari di cannabis negli Stati Uniti. Le donne, inoltre stanno emergendo in diversi settori, spesso superando gli uomini.

Naturalmente se si frequentano le fiere di cannabis in Europa o negli Stati Uniti si vedrà un altro lato delle donne in questo set-tore. La vendita di prodotti con belle ragazze vestite in modo succinto è fonte di distrazione per lo stoner maschio medio o per i coltivatori che per la natura del loro lavoro non sono abi-tuati a ritrovarsi spesso in contesti simili. Ma il sesso vende e l’industria della cannabis non fa eccezione, purtroppo. Tutta-via questo è solo un aspetto, la fumatrice media o utente di cannabis medica, non corrisponde alle donne assunte dalle aziende per distribuire opuscoli, campioni gratuiti etc.

Le donne come Mila dalla Società Pollinator in Olanda, e Mishka dalla società editrice francese Mamaeditions, e Fernanda de la Figuera da Malaga sono tutti esempi di eccezionali donne che svolgono un duro lavoro nel settore della cannabis e che hanno raggiunto grandi obiettivi in un ambiente dominato dai maschi. Anche se non era la norma, è stato possibile.

Mila è olandese, vive ad Amsterdam ed ha appena festeggiato il suo 70° compleanno. È una mia amica personale ed ha soste-nuto e lavorato attivamente per sviluppare nuovi utilizzi dei prodotti esistenti.

Sin dagli inizi degli anni ‘90 è impegnata alla scoperta di nuove tecniche di estrazione senza l’uso di solventi. Soprannomina-ta la Regina dell’Hashish ha insegnato a tantissime persone come fare alcune delle qualità di Hashish più pure conosciu-te. Forse la prima donna ad aver insegnato ai coltivatori a rici-clare le foglie e gli scarti inutilizzabili per creare un prodotto comunemente chiamato Nederhash!

«Sono una fumatrice di marijuana medicinale da nove anni. Trovo sollievo dai dolori gastrointestinali provocati della chemio, inoltre aiuta a regolare il mio sonno». Melissa Etheridge

28 DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

SHANTIBABA’S BAG OF DREAMS

Dopo aver viaggiato in Asia, Mila è tornata in Olanda ed ha aperto un negozio chiamato “The Pollinator” situato ad Am-sterdam. I suoi viaggi in Asia, ma in particolare in Afghanistan hanno dato origine alla sua prima “lavatrice manuale” per la produzione di hashish, il Pollinator.

Ricordo che cominciai ad utilizzarlo all’inizio degli anni ‘90, quando la maggior parte di noi sperimentava con i differenti ritagli e qualità la durata del processo, poi ci incontravamo con i nostri estratti di resina e li provavamo. Era l’inizio di una nuova ondata di prodotti “post raccolto” che sono entrati subito in competizione con alcuni dei migliori Charas, hashish afgani o marocchini.

Nonostante fosse prodotto dagli avanzi e scarti delle nostre growrooms, portava denaro extra offrendo un effetto incredi-bile ai consumatori.

Insomma, è stata una vera rivoluzione, sia per i coltivatori ama-toriali sia professionali.

Successivamente è arrivato il Pollinator motorizzato elettrico che aveva una copertura circolare rimovibile. Era in grado di separare la biomassa e le ghiandole di resina tenendo presente che 2°/4° è la temperatura ideale per la biomassa per eseguire il procedimento, perché a questa temperatura la resina diventa fragile ed è più semplice estrarla dalla biomassa.

Sono state portate innovazioni ad un processo millenario! In un tempo molto breve Mila e lo shop Pollinator diventano una tappa fondamentale ad Amsterdam per i produttori di

tutto il mondo. Non è un cattivo risultato per una signora che voleva solo essere in grado di produrre un buon fumo puli-to per se stessa dal materiale che fino a quel momento veniva buttato.

Avevano già parlato di estrazione tramite acqua anche Neville e Rob Clarke ma Mila è stata la prima persona che io conosca ad utilizzare il materiale da serigrafia unito al sistema dei sacchetti e ad averlo prodotto su scala commerciale.

La nascita dell’Ice-o-lator ha modificato i livelli di concentra-zione osservati nell’estrazione della resina, e ne ha fatto un metodo molto puro di consumare cannabis per gli utenti medici. Il governo olandese ha assegnato una sovvenzione per la ricerca alla Società Pollinator® nel 2001 e Mila ha lavorato faticosamen-te per perfezionare la ricerca, la raccolta di dati e ha utilizzato la scienza per entrare nelle applicazioni mediche della cannabis, tutto sulla base delle sue tecniche di estrazione.

Vista la purezza delle estrazioni a secco e dell’Ice-o-lator, questi prodotti sono diventati ricercati e in vendita nei coffee shop in Olanda, ma considerando il processo necessario sono i prodotti venduti al prezzo più elevato. Questi prodotti hanno fatto da ponte tra il mondo hippie dei coltivatori e il mondo della cannabis medica e dei prodotti farmaceutici che stiamo ve-dendo nel 2014.

Gli estratti senza solventi di Mila insieme alle tecniche di vapo-rizzazione sono un metodo medico comunemente consigliato ai pazienti che hanno bisogno di un alto dosaggio di differenti cannabinoidi senza contaminazione o sostanze cancerogene.

ATTENZIONE: LE INFORMAZIONI CONTENUTE IN QUESTO ARTICOLO NON INTENDONO IN ALCUN MODO ISTIGARE INDURRE OD ESORTARE L’ATTUAZIONE DI CONDOTTE VIETATE DALLA LEGGE VIGENTE. RICORDIAMO AI LETTORI CHE IL POSSESSO E LA COLTIVAZIONE DI CANNABIS AD ALTO CONTENUTO DI THC SONO VIETATE, SALVO SPECIFICA AUTORIZZAZIONE. E’CONSENTITA LA COLTIVAZIONE DI ALCUNE VARIETA’ DI CANNABIS SATIVA AI SENSI DEL REGOLAMENTO CE 1251/1999 E SUCCESSIVE MODIFICAZIONI. LE INFORMAZIONI CONTENUTE SONO DA INTENDERSI ESCLUSIVAMENTE AI FINI DI UNA PIU’ COMPLETA CULTURA GENERALE. L’AUTORE E LA REDAZIONE NON SI ASSUMONO

NESSUNA RESPONSABILITA’ PER UN USO IMPROPRIO E ILLEGALE DELLE INFORMAZIONI.

LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI ARRETRATI DI QUESTA RUBRICA SUwww.dolcevitaonline.it/category/cannabis/grow/shantibaba

Questo è uno degli esempi delle qualità tecniche dimostrate dalle donne nel campo della cannabis, un’invenzione per la quale Mila non è seconda a nessuno!

Al giorno d’oggi le persone migliori stanno trovando la loro strada e posti di lavoro che gli corrispondono e sempre più donne ricoprono posizioni di rilievo in tutte le diverse aziende che vanno dal farmaceutico alla ricerca, dalle aziende produttri-ci di sementi ai produttori di fertilizzanti.

A mio parere, non è più un settore dominato dagli uomini per quanto riguarda le aree legalizzate, ma i settori più oscu-ri, sono ancora - per qualche motivo - dominati dall’universo maschile. Ma questa è una mia osservazione personale e non dev’essere per forza condivisa.

La cannabis, in tutte le sue forme, non manifesta postumi tipici di sonniferi e ansiolitici, che le donne sono solite utilizzare per dormire. La legalizzazione darebbe la possibilità ai rivenditori di creare qualità specifiche di alto livello pensate apposita-mente per i consumatori di sesso femminile.

Alcuni negozi attualmente si concentrano sulla cura del corpo e della persona, e questi fanno notevolmente appello alle donne. Le opzioni per il consumo di cannabis sono differenti: tramite commestibili, vapori e oli aggiunti ai trattamenti estetici e altri ancora e permettono alle donne di abbracciare il movimento cannabis a loro modo.

Naturalmente siamo agli inizi di un mercato emergente e ci sa-ranno ancora un sacco di cambiamenti prima di arrivare alla legalizzazione nella maggior parte dei paesi. Ma il settore me-dico ha bisogno dell’innata compassione che le donne portano naturalmente a questo mondo e nella cura delle persone.

Non credo che sia mai esistito un settore dove le donne e gli uomini hanno un ruolo paritario, ma mi piacerebbe che la cannabis fosse il più grande equalizzatore del mondo!

a cura di SHANTIBABAbreeder della Mr Nice Seedbank tra i massimi

esperti mondiali di genetiche e semi di cannabis.Padre di alcuni degli strain più famosi al mondo tra cui

“White Widow” e “Super Silver Haze”

www.sweetseeds.eswww.sweetseeds.es®

® ®

C/ Dr. Nicasio Benlloch nº36-38 · 46015 · Valencia · España · +34 963 890 403 / +34 628 593 887Grossistas +34 963 473 730 / +34 963 404 289 · Fax +34 961 939 618 · [email protected]

Attenzione: i semi di canapa sono esclusi dalla nozione legale di Cannabis, ciò significa che essi non sono da considerarsi sostanza stupefacente. L.412 del 1974, art.1; comma 1,lett.B, convenzione unica sugli stepefacenti di New York del 1961 e tabella del decreto ministeriale 27/7/1992. In Italia la coltivazione di Canapa è vietata (artr.28 e 73 del dpr 309/90) se non si è in possesso di apposita autorizzazione (art.17 dpr 309/90). In assenza di autorizzazione i semi potranno essere utilizzati esclusivamente per altri fini (zootec-

nico, collezionistico, etc). I semi vengono venduti con la riserva che essi non siano usati da terze parti in conflitto con la legge.

Varietà: SWS45Raccolta Indoor/Outdoor: 8 settimane dalla germinazioneAltezza: 70-120 cmFiore Rosso: circa 85% degli individui

Varietà: SWS52Indica/Sativa: 80%/20%Fioritura interna: 7 settimaneRaccolta Esterna: inizio settembre

Varietà: SWS28Raccolta Indoor/Outdoor: 9½ settimane dalla germinazioneAltezza: 110-160 cm

Varietà: SWS01Indica/Sativa: 50%/50%Fioritura interna: 9 settimaneRaccolta Esterna: inizio ottobre

Devil Cream Auto

Ki� er Kush F1FV

Big Devil XL Auto ®

Black Jack ®

Devil Cream Auto

Ki� er Kush F1FV

Varietà: SWS44Raccolta Indoor/Outdoor: 8 settimane dalla germinazioneAltezza: 60-110 cmFiore Rosso: circa 85% degli individui

Varietà: SWS41Indica/Sativa: 70%/30%Fioritura interna: 6 settimaneRaccolta Esterna: fine agosto, inizio settembre

Varietà: SWS29Raccolta Indoor/Outdoor: 9 settimane dalla germinazioneAltezza: 50-110 cm

Varietà: SWS04Indica/Sativa: 90%/10%Fioritura interna: 8-9 settimaneRaccolta Esterna: fine settembreinizio ottobre

Bl� dy Skunk Auto

Gr� n Poison F1FV ®

Cream Mandarine Auto ®

Cream Caramel ®

3s. 22,90€ | 5s.37,90€ | 10s.75,50€

3s. 19,90€ | 5s.33,00€ | 10s.66,00€

3s. 26,50€ | 5s.43,90€ | 10s.87,80€

3s. 19,50€ | 5s.32,50€ | 10s.65,00€

3s. 19,90€ | 5s.33,00€ | 10s.66,00€

3s. 22,50€ | 5s.37,50€ | 10s.75,00€

3s. 23,90€ | 5s.39,50€ | 10s.78,90€

3s. 24,00€ | 5s.40,00€ | 10s.80,00€

INDICASATIVA50%

50%

SWEET SEEDS NON VENDE SEMI SFUSI NÉ NON CONFEZIONATI A GROW SHOP. GLI UNICI SEMI ORIGINALI E GARANTITI SONO QUELLI VENDUTI NELLA LORO CONFEZIONE ORIGINALE.

Un mix di 10 semi femminizzati

AD UN PREZZO STRAORDINARIO!

N!NUOVON!

10 semi femminizzati in un solo tubetto ¡¡il piú economico e con tutta la nostra qualitá!!

INDICASATIVA10%

90%

35€

INDICASATIVA30%

70%INDICASATIVA20%

80%

A�ive�ario

Fe�e�iamo!Fe�e�iamo!

®

32 DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

CANNABIS CULTURE

FRANCO CASALONE: “PIÙ STUDIAMO LA CANAPA E PIÙ CI RENDIAMO CONTO DI NON SAPERNE NULLA”«Ho riscritto il libretto del 1909 di un medico che si chiama Arpino. Spiega come godere delle fantasma-gorie dell’esperienza della cannabis che ti può in qualche modo aprire delle porte se lo fai con esperienza, o, se lo fai nel quotidiano, mettere in uno stato che ti favorisce in qualche modo l’accettazione del mondo».

In conclusione di una piacevo-lissima chiacchierata, durata circa 2 ore, abbiamo chiesto a Franco Casalone «se ci fosse qualcosa che non aveva fatto e che rimpiangeva»; per un istante la sua voce si è riempita di emo-zione e ci siamo resi conto di aver toccato un punto delicato della sua vita. Lui che ha scritto i primi libri mo-derni in italiano per diffondere le virtù della canapa e che a questa pianta ha dedicato la vita, si sentiva il peso di non aver fatto abba-stanza, e si dispiaceva se nella sua lotta aveva coinvolto persone vicine a sé. Probabilmente la colpa è di tutti noi. Ci siamo sentiti colpevoli come se avessimo lasciato il peso di una lotta così importante sulle spalle di una persona sola. Ed è per questo che siamo ancora più contenti di avere la possi-bilità raccontarvi i suoi pensieri e le sue parole, contribuendo con l’ennesima goccia d’acqua in questo oceano di squali, a fare in modo che uno tsunami si alzi prepotente e spazzi via una volta per tutte le menzogne e le ipocrisie portate avanti dai governi occidentali da quasi un secolo. Qui sotto trovate parte della nostra chiacchierata, l’intervi-sta integrale potete invece guardarla in versione video sul nostro sito.

«Anni e anni a studiare questa pianta, per cercare di coglierne i segreti e più vado avanti a studiare, più mi accorgo che non abbiamo capito niente». È questa la prima verità alla quale Franco ci mette davanti, entrando nel particolare di quanto il contenuto di THC influisca sull’e-sperienza del fumatore e quanto incida sull’intensità delle sensazioni provate.

«Il charas di Malana? 15% di THC e 25% di CBD e io ho visto un mucchio di gente svenire fumandolo. Nepali? 36%THC e 12%CBD, buonissimo, ma il Malana ti fa molto di più nonostante il THC sia meno della metà. Quando avevo 20 anni arrivava dell’erba dalla Columbia, piena di semi, da Santa Marta con il 6% di THC: facevi due tiri e rimanevi in acido per 4 o 5 ore. Quindi non è solo il THC ad influire è un fitocomplesso e probabilmente altre sostanze spingono e amplificano l’azione del THC».

E riguardo invece il fumo con molto CBD?Ne ho fumata una qualità con il 28%. Non stona: lo senti salire e l’ef-fetto dura molto, ma non sei stonato. Sei estremamente lucido, stai bene e rilassa molto i muscoli.

Cosa ci dici riguardo l’estrazione con il butano?L’estratto col butano è tossico, anche se lo fai evaporare bene. Lo fumi e ti toglie il fiato, senti i polmoni bruciare: non è una cosa sana. Probabilmente è troppo selettivo e gli toglie le sostanze che fanno da antinfiammatorio. Purtroppo tutti i derivati dal petrolio sono tossici, anche se presenti solo in tracce. Si arriva al 40/50% di THC quando usando l’alcool si arriva oltre il 60%. Inoltre la preparazione è peri-colosa e penso che sia meglio evitarlo. L’unica estrazione possibile in medicina era con l’alcool etilico; nemmeno con altri alcool come fa Rick Simpson che usa un materiale che lui chiama nafta ma è etere di petrolio ed è tossico anche quello.

Cosa pensi del crescente successo della canapa alimentare?Si sta cercando di far passare un limite accettabile di THC negli ali-menti, visto che per adesso vale il limite che c’è anche in Germania, 0,15%, più basso della pianta. In Svizzera è 0,9%, che è più che accet-tabile. Con un limite così potremmo proporre più alimenti, anche con valore curativo, e non solo le tisane che produciamo ora a Carmagno-la. Quelle sono fatte con la canapa che proviene dalla repubblica Ceca e hanno lo 0,15% di THC e lo 0,2% di CBD, praticamente niente. In più la si mette nell’acqua, in cui i cannabinoidi non sono solubili. Eppu-re fa effetto, io ho visto tanta gente che con la tisana ha avuto effetti benefici immediati. La consigliano all’Ospedale di Candiolo a chi è in chemioterapia. Io credo che funzioni perché fa effetto anche in dosi omeopatiche. Tanti medici non riescono a spiegarsi il perché, però succede. Così come tanti medici dicono che le medicine omeopatiche non possono funzionare, però funzionano.

E del tentativo di creare una moderna filiera industriale?C’è moltissima gente interessata, il problema è la carenza di centri di trasformazione. Dalle notizie che ho a Carmagnola, con l’impianto, si riescono a lavorare circa 500 ettari e l’anno prossimo ci sarà richiesta per almeno 600 ettari solo in Piemonte. Si spera che venga creato

33DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

un nuovo centro nel canavese per fare pellet, vedremo. Un altro im-pedimento è che non siamo mai passati alla meccanizzazione per la canapa tessile. La canapa tessile con la fibra lunga è l’oro dal punto di vista industriale, quello che al sud chiamavano l’oro verde ed è sem-pre stato il raccolto primario. Un’opportunità potrebbe essere quella di costruire macchine che tengano e muovano la canapa nelle vasche per separare la fibra, perché è un lavoro che a mano non vuole più fare nessuno.

E sulla produzione di cannabis terapeutica che sarà avviata nello stabilimento militare di Firenze?(Dopo una sana risata, ndr) Mi faccio una risata perché l’hanno data in mano a persone che non ne sanno niente, che non l’hanno mai fatto. Purtroppo c’è molta incompetenza in questo campo e questa opera-zione mi sembra solo business. Essendoci un giro enorme di soldi dan-no la gestione allo stabilimento militare così rimane in mano allo Stato. La Bayern fa l’estratto, lo purifica e lo vende ad 810 euro al grammo. Il Sativex costa 660 euro al grammo (in realtà, dalle informazioni che abbiamo, il prezzo indicato dovrebbe essere quello di una confezione per circa un mese di trattamento, ndr). Potessimo farlo a Carmagnola lo venderemmo a 5 euro al grammo con un abbondante guadagno. La chiave secondo me è che venga considerata dalla legge un prodotto erboristico e deve essere tolto dalle mani delle case farmaceutiche: è un’erba e secondo me si deve poter usare in erboristeria.

Secondo te è questa la chiave?Sì. Anche perché al giorno d’oggi si possono trovare sostituti delle cosiddette droghe, anche al supermercato. Perché nessuno le usa? Perché non sono proibite e non sei portato a farlo, inoltre non sono pronte da consumare. Anche solo per fare il fumo, si fa fatica, è un lavoro pesante. Un fumatore qualunque preferisce comprarlo già fat-to. E bisogna tener conto che lo fanno in Asia o in Marocco dove la manodopera non costa niente è per quello che costa relativamente poco, lo facessimo qua avrebbe prezzi assurdi. Forse si mantiene vie-tato proprio per quello, altrimenti costerebbe di più.

Franco Casalone come ha scoperto la canapa?Come pianta la conosco da sempre perché la coltivava mio nonno e la fumava, dopo averla conciata nella paglia; mio papà invece già non sapeva cosa fosse. Da ragazzino ho iniziato ad informarmi leg-gendo le pubblicazioni Penguin o i libri di Ciapanna che contengono informazioni incredibili valide ancora oggi. Poi dopo averla provata e constatato che mi faceva sentire bene, ho iniziato a informarmi di più sul perché fosse proibita.

E qui iniziano i primi problemi…La prima grana l’ho avuta nel 1977, ci hanno fermato in 17 con una canna, alcuni li hanno processati, gli altri davanti ad una commissione medica che cercava di convincere ciascuno che qualsiasi malattia o acciacco avesse, fosse causato dalla cannabis. Sono andato avanti a

raccogliere informazioni fino a quando è uscito il libro di Jack Herer nel 1993. Lì ho pensato di scrivere qualcosa, perché credevo di avere informazioni importanti da condividere, ma pensai che non l’avrei mai fatto se non fossi stato obbligato. Non l’avessi mai pensato: poco dopo mi sono entrati in casa e sono scappato in Olanda dove mi hanno chiesto di scrivere un libro visto che in italiano non ne avevano e ho scritto sia “Il Canapaio” sia “Canapa, benefici, potenziale economico, proibizione”, che ho mandato in procura come testimonianza.

Che bilancio fai della tua vita spesa per diffondere il valore della canapa?È una cosa che faccio con molto piacere, oramai è la mia vita. Ma lo sento anche come un dovere. Stando in India ho imparato che se una cosa non la si sa per ignoranza, non è un problema, ma nel momento in cui ti rendi conto di qualcosa, devi fare quello che ti senti per dif-fonderla.

E cosa pensi del fatto che dove non è riuscita l’intelligenza umana, ce l’hanno fatta i soldi creando un business enorme?Si è riusciti in qualche modo a far venire fuori la questione perché è diventata un business. Finché dicevamo che volevamo cambiare il mondo e che i soldi non erano la cosa principale, il potere ha sempre detto no. Nel momento in cui sente odore di soldi il sistema alza le orecchie. In America adesso c’è l’assurdo che puoi fumare a scopo ricreativo ma è ancora illegale la canapa industriale. Perché è un busi-ness tanto grosso che prima vogliono prepararsi e capire bene come funziona.

Raccontaci qualcosa di te… Fai sport? Che libri leggi? E che musica ascolti?Ero istruttore di nuoto, anche se oggi di sport non ne faccio più. Viag-gio tanto e mi stanco abbastanza. Mi piace la terra, mi piace stare fuo-ri, mi piace coltivare la mia verdura, farmi il mio vino. Ho anche le api e faccio il miele. Mi piacerebbe poter lavorare liberamente anche con la cannabis. Ho vissuto tanto in India ed è un altro mondo; mi piace molto vedere ciò che c’è di là. Musica in genere ascolto di tutto. Non mi piace la techno e nemmeno le canzoni melense, non le sopporto. Non mi piace il calcio perché è solo un business e non riesco a capire come la gente possa continuare a farsi ipnotizzare nonostante sappia che non è più uno sport.

Franco Casalone finisce il suo racconto commosso, spiegando che vorrebbe riuscire a vedere la pianta di cannabis ed i suoi frutti, fi-nalmente liberi. «Ci sono arrivato vicino tre volte: la prima nel ‘75/’76, dicevamo che avremmo cambiato il mondo. Eravamo in tanti. Poi c’è stata una repressione bestiale. Poi di nuovo nel ’93 quando siamo usciti con i libri e pensavo ok, adesso abbiamo scoperto come stanno le cose, visto che è un business, cambia. Son passati vent’anni».

a cura di Mario Catania ed Enrica Cappello

Via Dulcia, 1/a26100 CremonaTel. 366 3192109

Il primo e più fornito GROW E HEADSHOP a Brescia e Cremona

www.karkadeshop.com

Karkade Grow-shop

GROWSHOPindoor, outdoor, idro/bioponica

progettazione e consulenza

HEADSHOPvasto assortimento di articoli per fumatori

Official ROOR dealer & INDOORLINE point

Via Monte Cengio, 1725128 Brescia

Tel. +39 030 383174 [email protected]

Via Dulcia, 1/a26100 CremonaTel. 366 3192109

Il primo e più fornito GROW E HEADSHOP a Brescia e Cremona

www.karkadeshop.com

Karkade Grow-shop

GROWSHOPindoor, outdoor, idro/bioponica

progettazione e consulenza

HEADSHOPvasto assortimento di articoli per fumatori

Official ROOR dealer & INDOORLINE point

Via Monte Cengio, 1725128 Brescia

Tel. +39 030 383174 [email protected]

Via Dulcia, 1/a26100 CremonaTel. 366 3192109

Il primo e più fornito GROW E HEADSHOP a Brescia e Cremona

www.karkadeshop.com

Karkade Grow-shop

GROWSHOPindoor, outdoor, idro/bioponica

progettazione e consulenza

HEADSHOPvasto assortimento di articoli per fumatori

Official ROOR dealer & INDOORLINE point

Via Monte Cengio, 1725128 Brescia

Tel. +39 030 383174 [email protected]

Via Dulcia, 1/a26100 CremonaTel. 366 3192109

Il primo e più fornito GROW E HEADSHOP a Brescia e Cremona

www.karkadeshop.com

Karkade Grow-shop

GROWSHOPindoor, outdoor, idro/bioponica

progettazione e consulenza

HEADSHOPvasto assortimento di articoli per fumatori

Official ROOR dealer & INDOORLINE point

Via Monte Cengio, 1725128 Brescia

Tel. +39 030 383174 [email protected]

Via Dulcia, 1/a26100 CremonaTel. 366 3192109

Il primo e più fornito GROW E HEADSHOP a Brescia e Cremona

www.karkadeshop.com

Karkade Grow-shop

GROWSHOPindoor, outdoor, idro/bioponica

progettazione e consulenza

HEADSHOPvasto assortimento di articoli per fumatori

Official ROOR dealer & INDOORLINE point

Via Monte Cengio, 1725128 Brescia

Tel. +39 030 383174 [email protected]

Via 30 Ottobre n°11 - UDINE - tel. 347.2582098 - [email protected] - skype: cityjungle.ud

sistemi idroponici & aeroponici - antiparassitaridarkroom & growroom - fertilizzanti bio e idroponiciilluminazione - strumenti di misurazione - substrati e terriccitrattamento aria - serre - vasi e......tutto ma proprio tutto per i collezionisti!

35DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

GROW REPORT

SUPER SOIL E COLTIVAZIONE BIOLOGICAStrain: Kosher Kush,White Widow, Northern Light

In passato mi è capitato di lavora-re per un po’ di tempo in alcune fattorie dove si facevano produ-zioni biologiche e dove ho appre-so alcune interessanti tecniche di coltivazione; tecniche che ho de-ciso di provare ad applicare an-che alla coltivazione indoor della cannabis dopo aver letto nume-rosi commenti circa la presunta superiorità organolettica delle piante coltivate con fertilizzanti organici e metodi biologici. In particolar modo mi ha attirato la possibilità di migliorare la qualità dei fiori attraverso l’utilizzo di un terriccio bilanciato, cercando di limitarmi ad un travaso e cercando di evitare completamente la fertirrigazione durante tutto il ciclo.

SETUP E PREPARAZIONE DEL TERRICCIO Per questo mio primo ciclo ho voluto affidarmi ad un setup abbastan-za piccolo composto da una growbox in legno MDF da 65x70x175, una lampada HPS da 250 Watt con spettro “agro” abbinata ad un ballast Lumatek, un umidificatore, misuratori vari ed un aspiratore da 355 m³/h con filtro a carboni attivi. Un sistema d’aspirazione di questo tipo normalmente sarebbe da considerare sovradimensionato per uno spazio di coltivazione come il mio, però ho preferito puntare su una soluzione più potente da poter poi riciclare anche con setup più grandi.

Avendo come obiettivo quello di evitare l’aggiunta di fertilizzanti all’acqua di irrigazione, ho dovuto prestare particolare attenzio-ne alla preparazione del substrato e al bilanciamento di tutti gli elementi necessari per soddisfare il fabbisogno della pianta durante l’intero ciclo.A questo scopo ho preparato una personale variante del super soil:

- Suolo torbato 12,5g- Humus 2,7kg- NPK naturale (con sterco di gallina, farina di osso…) 200g- Farina di osso 30g- Calcario dolomitico 15g- 750ml d’acqua con 50g di zucchero

- Avena 50g- Sali minerali 40g- 5 gusci di uova sminuzzati- 3 bucce d’arancia- EM (microorganismi effettivi)- 5g di acido umico in 0,5L d’acqua- Alghe marine

Ho preparato tutto in un recipiente da 35 litri ricoperto con una pel-licola di plastica e un velo scuro per mantenere il composto al riparo dalla luce del sole per circa 45 giorni, rimescolando tutto ogni due o tre giorni e aggiungendo acqua non clorata quando necessario.

In totale ho ottenuto circa 15 kg di composto fortemente prefer-tilizzato con cui riempire per 1/3 i vasi delle piante, riempiendo i re-stanti 2/3 con un terriccio base composto da humus, terriccio torbato e perlite in parti uguali. Da una prima misurazione, il pH del super soil è risultato compreso tra 6.5 e 7, mentre il terriccio base è risultato leggermente più acido con pH 6.

Normalmente alcuni coltivatori consigliano di utilizzare il com-posto super soil al 50% della capienza dei vasi, ma essendo molto carico di elementi ho preferito limitarmi al 30% per evitare di bru-ciare le piante.Per introdurre successivamente più elementi ho preparato degli infusi a base di sterco di gallina, farina d’osso, alghe ed EM da lasciar riposare qualche settimana prima dell’utilizzo in modo da rendere già mobili i nutrienti (in agricoltura biologica questo è molto importante perché nei composti organici gli elementi ci mettono più tempo ad essere solubilizzati).

GERMINAZIONE E SEMINA Appena terminata la costruzione della growroom ho messo a germi-nare tre semi di Kosher Kush, White Widow e Northern Light. Per stimolare la germinazione ho lasciato i semi tra due fogli di carta assorbente inumidita con una soluzione al 2% di EM per germina-zione. In meno di 24 ore hanno iniziato ad aprirsi, li ho allora seminati in alcuni bicchierini di plastica riempiti con un po’ di terriccio e spruz-zati con una soluzione molto diluita di EM e di estratto di alga marina (Kelp) che libera un ormone naturale che favorisce molto la crescita.

Appena spuntate, ho impostato il fotoperiodo a 24/0 e l’ho man-tenuto durante i primi 10 giorni di crescita delle piante tenendo la lampada ad un palmo di distanza dalle cime. Un problema che ho dovuto affrontare è stata la poca terra utilizzata nei bicchierini, che

36 DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

GROW REPORT

mi ha costretto dopo pochi giorni a fare un piccolo rabbocco di terra per la Kosher Kush perché dopo l’allungamento iniziale ha iniziato a piegarsi sotto il proprio peso. A dieci giorni dall’emergenza ho pro-ceduto come pianificato con il travaso nei contenitori per la fase di crescita vegetativa. Ripensandoci ora, forse prima di travasare avrei dovuto aspettare una maggiore colonizzazione del panetto di terra in modo da non rischiare, come poi è effettivamente avvenuto, lo sgre-tolamento della terra durante il travaso ed evitare così un ulteriore stress alle piante. Ho riempito il fondo dei vasi, per circa il 30% del volume, con il composto super soil e il restante 70% con terriccio base, calcolando che le radici avrebbero impiegato circa una settima-na per raggiungere il fondo del vaso.

CRESCITA VEGETATIVA Fortunatamente tutte le piante sono sopravvissute al problematico travaso e, dopo circa due settimane dalla semina, ho cambiato il fotoperiodo a 18/6 ed ho posizionato la lampada a 40cm dalle cime per cercare di mantenere la temperatura sotto i 30°C. Proseguendo con irrigazioni regolari di sola acqua le piante hanno riacquistato vigo-re in pochi giorni, la KK e la WW hanno mostrato i primi segni di un eccesso di elementi per cui ho temporaneamente interrotto la som-ministrazione dello stimolante a base di alghe e proceduto con un’irri-gazione a pH 7.5, più abbondante del solito per lavare via dal terreno una piccola parte di elementi e riequilibrare i livelli del substrato. In questo modo ho recuperato in tempo la situazione e le piante hanno proseguito la crescita senza grossi problemi.

Dopo tre settimane dall’emergenza dei primi germogli, ho pro-ceduto con l’ultimo travaso in contenitori da 18 litri. Rispetto alla composizione del substrato utilizzata nel precedente travaso, questa volta ho riempito il vaso col 50% del mio super soil.

Due giorni dopo il travaso, quando le piante erano al quarto inter-nodo, ho iniziato le piegature LST usando del filo metallico rico-perto di plastica. La scelta delle piegature è stata fatta per cercare di ottenere delle cime più compatte evitando gli stiramenti verticali, oltre a formare uno stelo più grosso in grado di reggere meglio il peso dei fiori. Il resto della fase vegetativa è proceduto senza grossi intoppi, riuscendo a mantenere l’umidità al 60% e la temperatura tra i 23 e i 28°C; ho solamente avuto una situazione di leggero ingiallimento al trentesimo giorno, ma ho risolto irrigando con del solfato di magnesio (sale di Epsom). Durante il resto della crescita ho invece proseguito irrigando con 0,5L di sola acqua ogni due giorni.

FIORITURA E RACCOLTA A 42 giorni dall’emergenza, con la comparsa dei prefiori, ho sfoltito un po’ le foglie più grandi e ho preparato le piante per entrare in fioritura.

Il super soil ha continuato a svolgere bene il suo compito anche durante la fioritura, liberando in modo graduale elementi nel ter-reno e permettendomi di irrigare solo con acqua.

Anche se non sembravano averne bisogno, dopo circa 60 giorni dall’e-mergenza ho deciso di somministrare alle piante un’infusione (com-post tea) di torta di ricino, farina di ossa, EM, rapadura, acido umico, Kelp e compost, il tutto mescolato in 1,5L d’acqua ed areato con una pompa per acquari durante 48 ore. Con del bicarbonato di sodio ho alzato il pH della soluzione di 1 punto e mezzo, portandolo da 5 a 6.5.

Dopo 29 giorni dall’inizio della fioritura ho montato un cool tube per mantenere sotto controllo la temperatura ed ho sostituito l’HPS da 250W con una da 400W.

Dopo aver utilizzato per la terza volta il tè di compost, ho iniziato ad aggiungere sempre all’acqua di irrigazione un po’ di melassa. Purtrop-po la riduzione di foglie che avevo attuato si è rivelata eccessiva e le piante hanno sofferto un paio di giorni di blocco prima di riprendere a crescere normalmente.

Per attivarle un po’ ho seguito il consiglio di irrigare con più acqua facendo 3 giorni di irrigazioni consecutive da 80, 50 e 25ml per ogni pianta.

Con circa 10 settimane di fioritura, e dopo averle lasciate al buio per 24 ore, ho proceduto con il taglio delle piante giunte nel frat-tempo a maturazione.Non ho avuto un grande risultato ma trattandosi della mia prima vol-ta non posso che esserne soddisfatto, soprattutto in considerazione del fatto che il super soil ha funzionato egregiamente e del fatto che sono riuscito nell’intento di coltivarmi una ganja davvero naturale e biologica.

Un ringraziamento particolare va a tutti i coltivatori del forum che mi hanno seguito durante questo ciclo e che mi hanno aiutato. Il primo ciclo probabilmente non si scorda mai...

Organic Weed(dal forum di enjoint.com)

ATTENZIONE: LE INFORMAZIONI CONTENUTE IN QUESTO ARTICOLO NON INTENDONO IN ALCUN MODO ISTIGARE INDURRE OD ESORTARE L’ATTUAZIONE DI CONDOTTE VIETATE DALLA LEGGE VIGENTE. RICORDIAMO AI LETTORI CHE IL POSSESSO E LA COLTIVAZIONE DI CANNABIS AD ALTO CONTENUTO DI THC SONO VIETATE, SALVO SPECIFICA AUTORIZZAZIONE. E’CONSENTITA LA COLTIVAZIONE DI ALCUNE VARIETA’ DI CANNABIS SATIVA AI SENSI DEL REGOLAMENTO CE 1251/1999 E SUCCESSIVE MODIFICAZIONI. LE INFORMAZIONI CONTENUTE SONO DA INTENDERSI ESCLUSIVAMENTE AI FINI DI UNA PIU’ COMPLETA CULTURA GENERALE. L’AUTORE E LA REDAZIONE NON SI ASSUMONO

NESSUNA RESPONSABILITA’ PER UN USO IMPROPRIO E ILLEGALE DELLE INFORMAZIONI.

38 DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

CANNABIS TERAPEUTICA

THC E CBD INSIEME ALLA RADIOTERAPIA PER SCONFIGGEREIL CANCRO CEREBRALE

Quando i cannabinoidi naturali THC (delta-9-tetraidrocannabinolo) e CBD (cannabidiolo) sono usati per trattare il cancro in aggiunta al trattamento di radioterapia, le crescite tumorali possono virtual-mente scomparire. La nuova ricerca degli specialisti del St George, Università di Londra, ha studiato il trattamento del cancro al cervello su cellule tumorali e su topi, scoprendo che il trattamento più efficace è stato quello di combinare THC e CBD in associazione alla radio-terapia. I risultati hanno dimostrato con entrambi i cannabinoidi una riduzione della vitalità delle cellule tumorali in maniera dipendente dalla dose e dalla durata. La combinazione dei due cannabinoidi era più che cumulativa. Analogamente, pre-trattando le cellule con THC e CBD insieme per 4 ore prima dell’irraggiamento, aumentava la loro sensibilità alla radioterapia rispetto al pre-trattamento con uno dei cannabinoidi singolarmente.

Questi risultati con le cellule tumorali sono state confermate nei topi con glioma, un tumore cerebrale aggressivo. Hanno mostrato una drastica riduzione dei volumi tumorali quando entrambi i canna-binoidi sono stati utilizzati con l’irradiazione. Nel gruppo di topi trattati il volume medio è risultato ridotto al ventunesimo giorno di trattamento di circa il 90% rispetto al gruppo non trattato (5,5 mil-limetri cubici contro 48,7 millimetri cubici). I ricercatori hanno scrit-to: «I nostri dati evidenziano la possibilità che questi cannabinoidi possano portare le cellule di glioma a rispondere meglio alle radiazioni ionizzanti e suggeriscono un potenziale beneficio clinico per i pazienti col glioma utiliz-zando queste due modalità di trattamento».

Ricordiamo che una ricerca italiana guidata da Paola Massi che è stata effettuata su cellule di glioma in vitro, ha concluso che il CBD potreb-be offrire un trattamento efficace senza effetti collaterali per il cancro al cervello. «Il CBD è un fitocannabinoide non psicoattivo che risulta privo di effetti collaterali. I nostri risultati supportano il suo utilizzo come un far-maco anti-cancro efficace nella gestione dei gliomi».

NUOVE PROPOSTE DI LEGGI REGIONALI IN MOLISE E PIEMONTE

Anche in Molise e in Piemonte è stata depositata una proposta di legge sulla cannabis terapeutica, seguendo l’esempio delle altre 10 regioni che hanno già legiferato in materia.

In Molise la proposta di legge sull’«utilizzo di talune tipologie di farmaci nell’ambito del servizio sanitario regionale» è stata protocollata il 2 di-cembre presso l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale e fir-mata dai consiglieri Salvatore Ciocca (Comunisti Italiani), Domenico Ioffredi (Sinistra Ecologia Libertà) e Filippo Monaco (Costruire De-mocrazia). Nell’elaborazione di questa proposta di legge Ciocca, Iof-fredi e Monaco hanno inteso «condivisibile innanzitutto il riconoscimento del diritto di tutti i pazienti di vivere senza sofferenze inutili e di ricevere cure adeguate rispetto ai problemi di salute e di relazione, rendendo quindi lo sviluppo delle cure palliative e di fine vita tra le priorità dei servizi sanitari e sociosanitari».

Il giorno successivo in Piemonte Sel, con l’appoggio trasversale di esponenti del Pd e della lista Chiamparino per il Piemonte, ha pre-sentato una proposta di legge regionale sulla cannabis terapeutica. La legge prevede innanzitutto che i farmaci a base di cannabinoidi possano essere prescritti anche dal medico di base e non più solo dagli specialisti ospedalieri. Inoltre propone l’istituzione di acquisti centralizzati per abbattere i costi dei farmaci, e chiede una distribu-zione in tutte le farmacie. Infine apre anche alla possibilità di avviare progetti pilota di coltivazione in Piemonte, incentivando la ricerca in materia e destinando a questo scopo metà dei 200mila euro con i quali si intende finanziare la legge.

In Toscana, prima regione a legiferare in materia, la legge è stata mo-dificata per facilitare l’approvvigionamento del farmaco e le prescri-zioni. Nel concreto «si aggiorna il regolamento riguardo alle novità giunte dal ministero della Salute sull’impiego della specialità medicinale Sativex, sull’importazione di Bedrocan e simili, e sulle preparazioni magistrali contenenti sostanze vegetali a base di cannabis». Inoltre «si stabilisce, con certezza interpretativa, che tutti i medici, nei limiti previsti dalla normativa nazionale, possono prescrivere le preparazioni magistrali a base di cannabis e che la prescrizione e l’inizio del trattamento devono essere eseguite in strutture ospedaliere o a esse assimilabili».

39DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

USA: IL CONGRESSO VOTA LA FINE DELLA GUERRA FEDERALE ALLA CANNABIS TERAPEUTICA

Il Congresso americano durante il fine settimana ha approvato per la prima volta una normativa nazionale che chiude 20 anni di tensioni tra gli Stati e Washin-gton sull’uso medico della cannabis e segnala un importante cambia-mento nella politica delle droghe. Il provvedimento che il presidente

Obama ha firmato lo scorso dicembre impedisce al governo federale di interferire con le leggi statali sulla cannabis terapeutica e agli agenti della Drug Enforcement Administration (DEA) di effettuare interventi dove la cannabis terapeutica è legale. Secondo gli attivisti, il Congresso ha segnato la nascita di una nuova alleanza politica sulla cannabis tera-peutica: i repubblicani stanno infatti assumendo un ruolo di primo piano nel sostenere il diritto degli Stati nel consentire l’uso di un farmaco che nelle tabelle del governo federale è classificato come più pericoloso della cocaina. «Questa è una vittoria per tanti», ha detto la co-autrice della legge, la repubblicana Dana Rohrabacher di Costa Mesa. «È la prima volta da decenni che il governo federale ha ridotto la sua proibizione opprimente nei confronti della cannabis», ha puntualizzato. Ormai, 32 Stati e il District of Columbia hanno legalizzato la cannabis terapeutica nonostante la Drug Enforcement Administration continui a considerare la cannabis priva di doti mediche accertate. La legge vieta al governo federale di utilizzare una qualsiasi delle sue risorse per interferire con le leggi statali sulla can-nabis terapeutica

IN CANADA I PAZIENTI POSSONO CONTINUARE A COLTIVARE LA CANNABIS

Il governo conservatore canadese ha fallito nell’ultimo tentativo di vietare ai pazienti autorizzati la coltivazione di cannabis terapeu-tica. Secondo le regole introdotte nel 2001 in Canada ai pazienti che si registravano era permessa sia l’au-tocoltivazione di alcune varietà di cannabis, sia di potersi rifornire dal

ministero della Salute. Le nuove norme introdotte da aprile di quest’anno impediscono invece l’autoproduzione prevedendo un sistema di produt-tori commerciali con licenza federale. Ma, siccome la cannabis prodotta con il nuovo sistema è molto più costosa, alcuni pazienti hanno impugna-to la legge promettendo battaglia in tribunale in un processo che inizierà a febbraio dell’anno prossimo. Un giudice della Corte Federale ha emesso un’ingiunzione in primavera che ha permesso i pazienti precedente-mente autorizzati a coltivare cannabis di continuare a farlo fino a quan-do il loro caso non sarà risolto. Il governo ha fatto ricorso, ma la Corte d’appello ha deciso all’unanimità di sostenere l’ingiunzione. Kirk Tousaw, uno degli avvocati dei quattro querelanti, ha spiegato in un’intervista che: «La decisione è molto significativa. La grande paura era che se il ricorso del governo avesse avuto successo, tutte queste persone che sono state protette dall’ingiunzione sarebbero state trasformate in criminali dal giorno alla not-te». Come nel 2013 anche nel 2014 circa 38mila canadesi - la stragrande maggioranza dei quali ha scelto di coltivare in proprio marijuana, piuttosto che acquistarla dal governo federale - avevano ricevuto le autorizzazioni con il vecchio sistema. Il ministero della Salute canadese dice che non sa quanti pazienti continuano a coltivare la propria cannabis a causa dell’in-giunzione. Più di 13mila pazienti si sono registrati con i nuovi produttori concessionari, che insieme hanno venduto 1.400 chilogrammi di cannabis terapeutica tra il primo di gennaio e il 31 ottobre con prezzi che variano da un minimo di 2,50 dollari canadesi al grammo ad un massimo di 15, anche se la maggior parte sono compresi tra 8 e 10 dollari canadesi.

I PAZIENTI SONO PIÙ FAVOREVOLI DEI MEDICI ALL’USO DELLA CANNABIS PER L’EPILESSIA776 soggetti hanno partecipato ad un sondaggio su epilessia, cannabis e CBD realizzato dall’Università della California. Il 58% erano pazienti provenienti dal Nord America, mentre il 22% erano epilettologi e neurologi generici dall’Europa e dal Nord America. Una minoranza di epilettologi e neurologi generici hanno detto che ci sono dati sufficienti di sicurezza (34%) e di efficacia (28%) e il 48% consiglierebbe l’uso di cannabis nei casi di epilessia più gravi. In confronto, quasi tutti i pazienti e il pubblico hanno detto che ci sono dati sufficienti di sicurezza (96%) e di efficacia (95%) e il 98% consiglierebbe la cannabis in casi di grave epilessia.

COLLABORAZIONE SPAGNA-USA PER RICERCA SUI CANNABINOIDIIl Gruppo di Ricerca sui Cannabinoidi dell’Università Complutense di Madrid, in Spagna, e Voices Against Brain Cancer, una fondazione statunitense, annunciano di aver firmato un patto di collaborazione. Nel tentativo di tracciare rapidamente la diffusione di informazioni scientifiche accurate sulle opportunità terapeutiche dei cannabinoidi nel cancro al cervello, questi due gruppi hanno formato una partnership esclusiva negli Stati Uniti. «Abbiamo scelto Voices Against Brain Cancer come nostra voce nel Nord America, dove potranno sostenere e rappresentare i nostri sforzi», ha dichiarato il Dr. Manuel Guzmán, presidente del Gruppo di Ricerca sui Cannabinoidi.

18 CASE REPORT TESTIMONIANO L’UTILITÀ DELLA CANNABIS NELL’EPILESSIADiciotto pazienti con epilessia, su un totale di 800 del centro epilessia canadese del Dipartimento di Medicina dell’Università di Saskatchewan, hanno avuto una prescrizione di cannabis medicinale. Undici di questi (61%) pazienti avevano un’epilessia farmaco-resistente. Solo due pazienti (11%) hanno riportato effetti collaterali e tutti i pazienti hanno trovato la cannabis medicinale molto utile per il controllo delle crisi e per il miglioramento dei disturbi dell’umore.

CANNABINOIDI COME AIUTO NEI DISTURBI D’ANSIAL’attivazione del sistema endocannabinoide da parte dei cannabinoidi in una certa regione del cervello (il grigio periacqueduttale) attenua le conseguenze di stimoli avversi. I ricercatori del Dipartimento di Farmacologia dell’Università Federale di Minas Gerais, in Brasile in uno studio condotto sui topi hanno concluso che «questo processo può essere preso in considerazione per lo sviluppo di ulteriori trattamenti contro il panico e altri disturbi legati all’ansia».

NOTIZIE IN BREVE

Articoli a cura della redazione di www.cannabisterapeutica.info

GANJA MOMENTS

www.ganeshrecords.com

MEDICAL MUSIC

GANESH RECORDS presenta

60 minuti di musica rilassante e d'atmosferacomposti appositamente per rendere ancora piu' intensi e speciali

i tuoi momenti di relax.

nei migliori growshop e in tutti i digital stores - info e ordini: [email protected]

01. Sensi Star02. Nebula03. White Widow04. Russian Snow05. Purple Passion06. Northern Lights07. L.A. Confidential08. Skunk09. Zorba Haze10. Shaman11. Avalon12. Mango Dream13. Kaboom

ind

ica

s

ativ

a

uso notturno body high

allevia ansia e dolore sedativa

concilia il sonno good for CBD strain

uso diurnocerebral high

energeticastimola appetito e creativita'

allevia la depressionegood for THC strain

media partner

Tracklist

41DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

CANNABIS TERAPEUTICA

SATIVA INDICA

CELEBRALECHE AGISCE

SULLA MENTE

CORPOREOCHE AGISCESUL CORPOATTENZIONE

EUFORIA

CREATIVITA’

ENERGETICA

RILASSAMENTO

STIMOLANTEPER L'APPETITO

AGEVOLAIL SONNO

ALLEVIA IL DOLORE

IDEALE PER USO NOTTURNOIDEALE PER USO DIURNO

LAPIANTIAMO

“ABBIAMO STRAPPATO LA PROMESSA DI UN TAVOLO DI DISCUSSIONE NAZIONALE”«Avevamo promesso di far sentire in nostro fiato sul collo alle istituzioni, ed è quello che abbiamo fatto». Andrea Trisciuoglio (nella foto davanti al Parlamento insieme al gruppo che l’ha accompagnato) riassume così la visita fatta come portavoce di LapianTiamo in Parlamento ai senato-ri Ciampolillo e Airola del Movimento 5 Stelle.

«Ho anche approfittato della presenza dell’imitatore di Grillo (inviato di Striscia la Notizia), per far in modo che la nostra visita abbia maggior visi-bilità e il messaggio possa arrivare anche al ministro della Salute Lorenzin, perché noi non ci fermiamo».

Durante l’incontro al quale è stato accompagnato tra gli altri da Giancarlo Cecconi di ASCIA, Trisciuoglio ha raccontato ai senatori il percorso tracciato dall’associazione fondata da e per i malati, partito dalla fondazione del primo Cannabis Social Club, per arrivare all’approvazione all’unanimità della legge regionale pugliese sulla can-nabis terapeutica in cui sarebbe stato autorizzato anche il progetto pilota di coltivazione avanzato dall’associazione.

«Ci hanno detto che avvieranno un tavolo di discussione per fare in modo che leggi come quella pugliese possano essere applicate a livello nazionale», ha spiegato Trisciuoglio a raccontando come sia rimasto deluso del fatto che le opposizioni al progetto siano arrivate proprio dall’interno del movimento antiproibizionista italiano. Quando il progetto era stato presentato da LapianTiamo, spiegando che sarebbe stata co-stituita una srl per la produzione di cannabis terapeutica che secondo l’idea iniziale sarebbe stata possibile vendere ad 1,55 euro al grammo, qualche voce si era alzata additando l’iniziativa come la creazione di un monopolio sulla cannabis terapeutica.

Nel frattempo a livello nazionale è stata autorizzata la produzione allo stabilimento militare di Firenze, ma le polemiche non si sono placate. «Ma quale monopolio e monopolio - risponde Andrea interrogato su questo punto - come si fa ad accusarci di voler creare un monopolio? Noi che ci battiamo per i diritti dei malati come noi? Io, a maggior ragione da quando sono malato, sognerei un monopolio per la cannabis terapeutica che permettesse di venderla a quel prezzo. Il problema è che proponendola a quel prezzo si vanno a toccare molti nervi scoperti, in Italia così come dal punto di vista internazionale. Quello che mi ha molto deluso è che i maggior detrattori del nostro progetto siano stati alcuni antiproibizionisti italiani. Sia-mo stati vittima di un “fuoco amico”, ma noi andiamo avanti».

LapianTiamo

Sul prossimo numero notizie e aggiornamenti sul progetto ESILE SRL, la nuova società

guidata da LapianTiamo e altre istituzioni, che si pone l’obiettivo di coltivare, confezionare e

distribuire la Cannabis terapeutica attraverso un sistema controllato e strutturato,

mantenendo i prezzi accessibili ai malati (1,55 euro al grammo per le infiorescenze).

43DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

SALUTE

ALLA SCOPERTA DELLA QUINOA:UN CEREALE FANTASTICO

PER IL CORPO E LA SALUTELa quinoa è da secoli l’alimen-to di base delle popolazioni andine, tanto che gli Inca la veneravano come pianta sacra e la chiamavano chisiya mama, cioè la madre di tutti i semi. La quinoa è un cereale, la cui pian-ta viene coltivata da oltre 5mila anni sugli altipiani andini, tra i 3800 e i 4200 metri di altezza. Non necessità di particolari cure per crescere ed una volta svilup-patasi produce delle spighe piene di semi rotondi, simili a quelli del miglio.

TUTTE LE SUE PROPRIETÀ NUTRITIVE. Ma perché i popoli andini la considerano sacra? La risposta va trovata nelle proprietà nutrizionali e curative di questo cereale, caratteristiche che negli ultimi anni sono state riconosciute anche dalla medicina occidentale, al punto che l’Onu dichiarò il 2013 come “Anno internazionale per la valorizzazione della quinoa”. I suoi semi contengono fibre e minerali, come fosforo, magnesio, fer-ro e zinco. È anche un’ottima fonte di proteine vegetali in quanto contiene tutti gli amminoacidi essenziali in proporzioni bilanciate, che corrispondono alle raccomandazioni dell’OMS, fatto molto raro nel regno vegetale. Inoltre anche i suoi grassi sono di particolare qualità, essendo in gran parte insaturi. Tra l’altro la quinoa non conteniene glutine e quindi può essere consumata dai celiaci.

PROPRIETÀ E STUDI IN AMBITO MEDICO. In virtù delle sue pro-prietà la quinoa è considerata parte dei cosiddetti cibi “nutraceuti-ci”, cioè con spiccate qualità sia in ambito nutrizionale che farma-ceutico. In particolare la quinoa è considerata un ottimo alleato del sistema cardiocircolatorio, dell’intestino e dei muscoli. La ricerca ha ormai confermato anche la sua efficacia nella prevenzione di tumori e disturbi circolatori. Virtù che le è conferita dalla particolare presenza di vitamina E e di tocoferoli: molecole antiossidanti dalle riconosciute capacità di argine nei confronti della presenza di radicali liberi nelle cellule. Per quanto riguarda l’aiuto a corpo e cervello invece, la quinoa aiuta a sostenere e rafforzare i muscoli e le cellule cerebrali perché è ricca di vitamina B2 e contiene anche la lisina, un aminoacido che fa-vorisce la crescita e il rafforzamento delle cellule cerebrali. Proprietà che non erano certo sfuggite ai popoli delle Ande, che da millenni la utilizzano per prevenire e curare le emicranie.

UN CIBO ENERGIZZANTE NATURALE. Fino a pochi decenni fa la coltura della quinoa pareva a rischio, assediata da altri tipi di coltu-re considerate economicamente più redditizie. I popoli andini hanno avuto un ruolo fondamentale nel preservare la loro pianta sacra, tan-to che l’Onu ne ha premiato «l’impegno fondamentale nel preservare questa pianta per le generazioni presenti e future attraverso la conoscenza e le pratiche del vivere in armonia con la natura». I popoli delle Ande l’hanno da sempre utilizzata anche per i suoi valori nutritivi ed energizzanti: 100 grammi di quinoa sono infatti sufficienti per dare al nostro corpo circa 350 calorie dall’alto valore energetico in quanto particolarmente ricche di vitamine (C, E, B2), di proteine e di fibre. Proprietà che hanno garantito alla pianta l’appellativo di “super cibo”, derivante anche dal fatto che i suoi estratti sono stati introdotti nelle razioni per gli astronauti.

CONSIGLI PER IL SUO UTILIZZO IN CUCINA. I semi di quinoa si possono trovare facilmente anche in Italia, nei negozi specializzati in cibi biologici o su internet. Per consumarli bisogna però tenere a mente alcuni accorgimenti. Innanzitutto, devono essere lasciati a ba-gno per una notte ed accuratamente lavati, in quanto i semi sono ricoperti di una sostanza prodotta dalla pianta per autopreservar-si dall’attacco dei volatili, che è dannosa per l’uomo: la saponina. Inoltre il suo consumo è sconsigliato a chi abbia problemi renali in quanto è ricca di ossalati. Una volte tenute presenti queste indicazioni i suoi semi possono essere utilizzati al posto del riso nei risotti, o per preparare zuppe e minestre, da sola o accompagnata ad altri cereali e legumi.

Redazione Dolce Vita

FE

MI N

I ZE D

auto

AK-49

FE

MI N

I ZE D

auto

AMNESIA HAZE

FE

MI N

I ZE D

auto

NORTHERN L IGHTS

FE

MI N

I ZE D

auto

BLUEBERRY BLISS

FE

MI N

I ZE D

auto

LOWRYDER

FE

MI N

I ZE D

auto

WHITE WIDOW

FE

MI N

I ZE D

auto

SUPER SKUNK

FE

MI N

I ZE D

auto

DELHI CHEESE

AMNESIA

FE

MI N

I ZE D

AK-49

FE

MI N

I ZE D

JACK HERER

FE

MI N

I ZE D

RUSSIAN SNOW

FE

MI N

I ZE D

SILVER HAZE

FE

MI N

I ZE D

BUBBLE YUM

FE

MI N

I ZE D

SUPER SKUNK

FE

MI N

I ZE D

CHEESE

FE

MI N

I ZE D

NY DIESEL

FE

MI N

I ZE D

BIG BUD

FE

MI N

I ZE D

NORTHERN L IGHTS

FE

MI N

I ZE D

WHITE WIDOW

FE

MI N

I ZE D

CHOCOLOCO

FE

MI N

I ZE D

CRIT ICAL IMPACT

FE

MI N

I ZE D

LA BLANCA GOLD

FE

MI N

I ZE D

BLUE POWER

FE

MI N

I ZE D

CRYSTAL QUEEN

FE

MI N

I ZE D

VIS ION SEEDS - BRUSELSESTRAAT 8 - MAASTRICHT - THE NETHERLANDS - WWW.VISIONSEEDS.nl

VISI

ON SEEDSVISI

ON SEEDSVISI

ON SEEDS

WWW.VISIONSEEDS.NL

Femmini l izzada

01 AK-49 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 02 AMNESIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .03 BIG BUD . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .04 BLUE POWER .. . . . . . . . . . . . . . .05 BUBBLE YUM .. . . . . . . . . . . . . . . .06 CHEESE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .06 CHEESE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .07 CHOCOLOCO .. . . . . . . . . . . . . . . .08 CRITICAL IMPACT . . . . . . . . . .09 CRYSTAL QUEEN . . . . . . . . . . .10 JACK HERER . . . . . . . . . . . . . . . . .11 LA BLANCA GOLD . . . . . . . . . .12 NORTHERN LIGHTS . . . . . . .13 N13 NY DIESEL . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .14 RUSSIAN SNOW .. . . . . . . . . . .15 SILVER HAZE . . . . . . . . . . . . . . . . .16 SUPER SKUNK . . . . . . . . . . . . . . .17 WHITE WIDOW .. . . . . . . . . . . . . .

Autof iorente

18 AK-49 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19 19 AMNESIA HAZE . . . . . . . . . . . . . .20 BLUEBERRY BLISS . . . . . . . .21 DELHI CHEESE . . . . . . . . . . . . . .22 LOWRYDER . . . . . . . . . . . . . . . . . . .23 NORTHERN LIGHTS . . . . . . .24 SUPER SKUNK . . . . . . . . . . . . . . .25 WHITE WIDOW .. . . . . . . . . . . . . .

3 SEMI 5 SEMI 10 SEMI

€ 1 7 , 5 0 € 25,00 € 45.00€ 2 5 , 0 0 € 35,00 € 65.00€ 2 2 , 5 0 € 30,00 € 55.00€ 1 5 , 0 0 € 22,50 € 40.00€ 2 1 , 0 0 € 27,50 € 50.00€ € 1 8 , 0 0 € 22,50 € 40.00€ 2 2 , 5 0 € 30,00 € 55.00€ 2 1 , 0 0 € 27,50 € 50.00€ 1 5 , 0 0 € 22,50 € 40.00€ 1 7 , 5 0 € 25,00 € 45.00€ 1 7 , 5 0 € 25,00 € 45.00€ 1 7 , 5 0 € 25,00 € 45.00€ € 1 7 , 5 0 € 25,00 € 45.00€ 1 7 , 5 0 € 25,00 € 45.00€ 2 1 , 0 0 € 27,50 € 50.00€ 1 7 , 5 0 € 25,00 € 45.00€ 1 7 , 5 0 € 25,00 € 45.00

3 SEMI 5 SEMI 10 SEMI

€ 1 7 , 5 0 € 25,00 € 45.00€ € 2 2 , 5 0 € 30,00 € 55.00€ 1 7 , 5 0 € 25,00 € 45.00€ 1 5 , 0 0 € 22,50 € 40.00€ 1 7 , 5 0 € 25,00 € 45.00€ 1 7 , 5 0 € 25,00 € 45.00€ 1 7 , 5 0 € 25,00 € 45.00€ 1 7 , 5 0 € 25,00 € 45.00

VIA ROSOLINO PILO 14, [email protected] - 0236510646

FAI “LIKE” SULLA PAGINASEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK

45DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

CANAPA INDUSTRIALE

NOTIZIE DALLE ASSOCIAZIONIAbbiamo deciso di creare uno spazio e affidarlo direttamente alle associazioni che si occupano di canapa industriale nel nostro Paese per dare loro la possibilità di informare in prima persona sulle iniziative e i progetti che le caratterizzano.

ASSOCANAPAAttualmente Assocanapa sta valutando i risultati della stagione 2014. A fronte di circa 1500 ha di coltiva-zioni ed un raccolto importante in termini di produzione di paglie di canapa, questi risultati consolidano il “modus operandi” di filiera corta e diffusa, i nodi strategici, il rapporto diretto con gli agricoltori in tutta Italia e quello con i primi trasformatori Assocanapa srl a Carmagnola (TO) e South Hemp Tecno srl a Crispiano (TA). È stata confermata la validità delle scelte colturali e delle varietà impiegate, messe alla prova da un’annata caratterizzata da condizioni di precipitazioni e temperature particolarmente “anoma-le” e nel mese di dicembre saranno messi a punto i programmi per la coltivazione 2015 e ne verrà data notizia; sono inoltre previsti diversi incontri e convegni.

Si consiglia, a chi ha intenzione di avviare una coltivazione, di prenotare ed acquistare il seme mettendosi in diretto contatto con i nostri uffici. Se dovesse essere approvato il disegno di legge quadro sulla canapa industriale, attualmente in discussione, ne daremo tempestiva comunicazione tramite www.assoca-napa.org e www.facebook.com/Assocanapa, twitter.com/Assocanapa. Molto probabilmente il calendario delle consultazioni non permetterà l’approvazione in tempo per la prossima annata agraria e comunque se dovessero esserci dei cambiamenti Assocanapa darà immediato e pubblico aggiornamento.

CANABRUZZODopo l’esperienza di Canapa Food per il primo olio e prima farina di canapa d’Abruzzo, l’Associazione Canabruzzo propone un nuovo Crowdfunding con produzioni dal basso chiamato Canapa Food

2.0, si andrà a seminare 2 ettari di terreno a canapa sativa e con il seme raccolto si andrà ad ottenere olio farina e semi decorticati. Chi acquista una quota avrà diritto a 100ml di olio, 500gr di farina e 250gr di semi decorticati per €15,00, chi acquisterà tre quote per €45,00 avrà diritto ad una quota in omaggio, spese di spedizione a parte.

Canapa Food ha avviato collaborazioni con l’azienda dolciaria “Geni’s dolci e gelato srl” di Basciano (TE) che produce cioccolato ai semi di canapa, con il “Caffè Cristofori” di Notaresco (TE) per il caffè alla canapa, con la pasticceria “Mani di Fata” di Roseto degli Abruzzi (TE) per la produzione di cornetti, dolci, pasta secca e fresca con farina di canapa, con il “bar Centrale” di Di Vitantonio Roberta (Cermignano TE) per produrre cornetti alla canapa, e con lo “Scacco Malto” (TE) per la creazione di varie birre alla canapa di produzione estera e italiana. Infine lo spazio “0864 cibi e d’intorni” di Scontrone (AQ) dedica un giorno a settimana alla degustazione di prodotti a base di canapa, mentre il labora-torio “Salubris” (TE) si dedica allo studio della medicina naturale, con vari prodotti cosmetici a base di olio di canapa. W la canapa.

CANAPUGLIA«Giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole che si sappia, il resto è propaganda».

Così Horacio Verbitsky affermava tempo fa, consapevole della perdita di autonomia dei media rispetto agli interessi economici di aziende o organizzazioni più o meno influenti. Oggi più che mai bisognerebbe seguire il pensiero di Horacio poiché la questione dell’abbandono e della demonizzazione della pianta cannabis è figlia di una propaganda volta a favorire l’industria del petrolio, del sintetico, della defore-stazione spasmodica, della cultura dell’usa e getta.

Oggi, grazie a progetti come Dolce Vita e alle neo riviste di settore e all’impegno delle persone che ci lavorano, abbiamo visto rinascere il giornalismo, quello vero. Dal nostro punto d’osservazione, il processo di informazione sulla cannabis, primo scoglio da superare per la rein-troduzione della coltura sul territorio italiano, ha raggiunto un buon livello e non dobbiamo far altro che continuare con questa passione. Ma ora dobbiamo passare insieme alla fase operativa, ovvero fornire assistenza e accompagnare i portatori d’interesse nello sviluppo di progetti d’impresa.

Per questo, stiamo progettando l’evoluzione di CanaPuglia che, in assenza di imprevisti, dovrebbe concretizzarsi a marzo 2015. In cosa consi-sterà questa evoluzione, vi invitiamo a scoprirlo sui nostri canali nelle prossime settimane. www.canapuglia.it

Per essere sempre aggiornato su quello che accade nel mondo della canapa industriale italiana

e internazionale, vai su www.canapaindustriale.it,sito che si occupa di raccontare le novità in campo tecnico ed economico per diffondere la riscoperta di una pianta dai mille usi radicata nella tradizione e nella cultura di tutto il paese. Leggi e condividi gli articoli del

sito per contribuire a questa nuova rivoluzione industriale, più in sintonia con l’ambiente che ci circonda.

46 DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

CANAPA INDUSTRIALE

LUCANAPAL’annata agricola 2015 è alle porte e l’associazione Lucanapa è pronta ad affrontare le nuove sfide di questo nuovo anno: più tutela del territorio e maggiore informazione sulle tematiche ambientali sarà l’obiettivo generale da raggiungere. Solo la regione Basilicata, i lucani, possono darci l’indicatore giusto af-finché si possano misurare i risultati man mano raggiunti. Le principali novità riguardano il rapporto tra

Lucanapa e i soci produttori: fornire contratti anche per il conferimento del grano (utile per la realizzazione dei prodotti trasformati a base di farine cerealicole); insistere maggiormente sulla formazione rivolta ai produttori; mettere a disposizione più punti di raccolta. L’aspetto più importante sarà sicuramente quello di verificare la fattibilità a realizzare un semilavorato direttamente presso l’azienda agricola produt-trice con delle macchine già presenti sul mercato o comunque disponibili in conto terzi. Questi risultati saranno il frutto di un progetto in fase di realizzazione che stiamo portando avanti con degli istituti agrari presenti sul territorio lucano: “Coltivare per Costruire”. Un’altra novità è stata quella decisa dai soci fondatori di Lucanapa (Manuela Tolve, Riccardo Sabatiello e Giovanni Ettorre) che hanno voluto indire un premio green (ci sarà ogni anno) per il miglior prodotto innovativo realizzato dai soci produttori. Il premio è stato dato a Mancino Berardino che ha concepito un packaging completamente biodegradabile utilizzando prodotti tracciabili e a Km0. Ricordiamo la disponibilità di Lucanapa a dare il giusto supporto ai produttori affinché si avviino più filiere corte possibili. Dal 2015 si partirà con le nuove prenotazioni del seme: Uso 31, Fedora, Futura e Felina sono le varietà selezionate. Per qualsiasi info su come partecipare alle attività di Lucanapa scrivere a: [email protected]

TOSCANAPAAnche quest’anno l’associazione TOSCANAPA farà in modo che gli agricoltori intenzionati a seminare e coltivare canapa industriale lo possano fare utilizzando le sementi delle varietà di importazione re-peribili sul libero mercato. Sarebbe utile ed interessante disporre anche di varietà italiane, ma, al di là delle

buone intenzioni e degli sforzi di alcuni, e parliamo principalmente di Assocanapa, di G.Fibranova e di Eletta Campana, i quantitativi realmente disponibili sono esigui e si deve quindi necessariamente ricorrere all’importazione di sementi, dalla Francia - commercializzati in esclusiva da Assocanapa - dalla Germania e dall’Ungheria. Coloro i quali hanno inviato il modulo - richieste di coltivazione - tramite il link sul sito www.toscanapa.com, sono stati registrati sul nostro database e riceveranno in questi giorni una e-mail con le istruzioni per avviare la fornitura delle sementi ed usufruire, se lo vorranno, di alcuni servizi di consulenza e sostegno in convenzione. Coloro che non avessero ancora inviato il modulo, sono pregati di farlo al più presto, per via telematica dettagliando bene quali sono le caratteristiche dell’azienda, i progetti di coltivazione ed ogni informazione utile a comprendere meglio la situazione locale in cui operano, oppure inviando una email a [email protected], oppure telefonando al 338 4034628. Per maggiori informazioni e per la versione integrale dell’articolo vai su www.toscanapa.com.

VERSILCANAPA: LA RISCOPERTA DELLA CANAPA TRA INNOVAZIONE E LAVORO

Nasce una nuova associazione che si pone come obiettivo la diffusione delle virtù della tanto vituperata pianta di canapa. Si chiama Versilcanapa e si pone come fine principale quello del-la sensibilizzazione sulla storia, il presente e il futuro di questa

pianta in campo industriale. L’idea portante è di esportare il modello nella comunità versiliese, zona per secoli adibita alla canapicoltura e produzione di derivati, soprattutto nel campo tessile, dei cordami e di attrezzature navali. Saranno divulgati e coinvolti i progetti di filiera esistenti ed in espansione sul territorio regionale (filiera corta) e nazionale. La priorità dell’associazione sarà far conoscere queste realtà realizzando sul tema dibattiti, convegni workshop, show co-oking e ulteriori iniziative ad esse correlate. Versilcanapa ha aderito alle associazioni ARCI per l’anno 2015 ed inizierà in questi giorni la campagna per il tesseramento dell’anno.

Il progetto ha vinto il bando pubblico “I GO” (Impresa Giovani Oc-cupazione) organizzato da UPI Toscana, in partenariato con Fonda-zione Sistema Toscana e in collaborazione con CNA Giovani Toscana e Confcooperative Toscana. Tra le 25 startup vincenti, Versilcanapa è stata scelta tra le migliori quattro per l’innovazione all’incontro con-clusivo tenutosi a Prato lo scorso dicembre.

In un comunicato l’associazione ha sottolineato come la canapa sia: «Una pianta multiuso che sta tornando ad elevato ritmo con un aumento del 150% dei terreni coltivati a canapa nel 2014 rispetto all’anno scorso. Un vero boom spinto dalle molteplici opportunità di mercato che offre questa coltivazione particolarmente versatile e dalla quale si ottengono dai tessuti ai materiali alimentari (farina di semi e olio di semi), edili (a partire da quelli

più innovativi come gli eco-mattoni di canapa da utilizzare nella bioedilizia che, oltre a garantire un’alta capacità isolante, sia dal caldo che dal freddo, assorbono anche CO2), ma anche olio, vernici, saponi, cere, cosmetici, de-tersivi, bioplastiche, carta o imballaggi».

In chiusura vengono ricordate le parole del presidente della Coldiret-ti Roberto Moncalvo che ha di recente ricordato come «proprio da queste esperienze di green economy si aprono opportunità di lavoro nelle campagne che possono contribuire alla crescita sostenibile e alla ripresa economica ed occupazionale del Paese».

47DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

IN CENTRO A PARIGI E NELLE GROTTE ANDALUSE: DUE ESEMPI DELL’EDILIZIA IN CANAPA IN EUROPA

Articoli a cura della redazione di www.canapaindustriale.it

Nel raffinato centro di Parigi o nelle selvagge grotte andaluse, la cana-pa fa bella mostra di sé nei contesti più disparati adattandosi perfet-tamente all’ambiente che la circonda. Portando in dote la salubrità e il confort per le persone che la abitano e il benessere per l’ambiente che la ospita sia durante le fasi di lavorazione sia durante la vita dell’e-dificio, sequestrando la stessa CO2 che l’edilizia tradizionale produce in enorme quantità.

Nel capoluogo francese si trovano due palazzi in canapa e calce costruiti tra il 2012 e il 2013, l’una con struttura portante in cemen-to armato e l’altra in travi di acciaio. Sono esperimenti interessanti non solo per provare le qualità termiche, acustiche e meccaniche della canapa, ma anche per valutare il materiale nei contesti urbani in un confronto stilistico e prestazionale con le costruzioni circostanti. Nel centro di Parigi, l’edificio in canapa calce ritratto nella prima foto in alto è progettato dallo studio Atelier D. Si trova in rue Bourgon 3, nel 13esimo arrondissement. Ottenendo la certificazione Effinergie BBC (Bâtiment Basse Consommation) ha dimostrato che un materiale a

bassa energia incorporata come la canapa è in grado di soddisfare facilmente le esigenze di alti rendimenti energetici nelle costruzioni. Nel 18esimo arrondissement, in rue Myrha 37, si trova l’edificio in canapa calce con struttura in acciaio (nella foto a sinistra). Il cantiere è parte di un programma di edilizia sociale, contiene 4 alloggi su 6 piani e un locale per attività commerciali. Il progetto è dello studio North by Northwest Architectes ed è il primo edificio residenziale francese con struttura in acciaio e tamponamenti in canapa calce. Al test di coesistenza fisica dei due materiali si aggiunge una prova del linguaggio architettonico proprio della canapa calce. In Spagna invece il composto di canapa e calce è stato utilizzato per la ristrutturazione delle antiche abitazioni spagnole scavate nella roccia, le cosiddette cuevas. Nella provincia di Granada, così come in tutta la regione iberica, esistono molti esempi di abitazioni di questo tipo che resistono al tempo in una simbiosi con il ventre della terra. Il recupero e il mantenimento di queste abitazioni richiede tecniche adeguate per conciliare comfort, sicurezza e preservazione delle caratteristiche architettoniche.

Queste due ristrutturazioni di cuevas in provincia di Granada sono state eseguite con materiali naturali e tecniche artigianali. Lo stile or-ganico delle abitazioni vernacolari è interpretato con differenti pose a secco e a umido di canapa calce su corpi di fabbrica in grave stato di degrado. I progetti sono dell’architetto tedesco Monika Brümmer, che ha fondato a Granada la Cannabric per produrre sistemi costrut-tivi e isolanti in canapa calce e altri materiali naturali. Il prodotto Can-nabric è un blocco da costruzione bioclimatica in grado di reggere carichi strutturali. La fibra di canapa è il componente principale e la costruzione di muri portanti in Cannabric può realizzarsi su tre livelli.

Stefano Mariani

CANAPA IN CUCINA

BISCOTTI CANAPOSIAlle prese con i dolci condivido con voi una delle ricette che sto proponendo: rapida, con ingre-dienti semplici, nutriente e buona perché deciderete voi come ar-ricchirla!

Ingredienti: 220 gr. di farina tipo1, 30 gr. di farina di canapa, 10 gr. di cremortartaro (è un lievi-tante naturale, si trova nei negozi bio o nelle drogherie), 60 gr. di zucchero di canna, 60 ml di olio

di mais, scorza di limone, 200 ml di acqua. L’acqua la potete sostituire con del succo di mela, mandarino, latte di mandorle, di riso, ricordate di diminuire lo zucchero se usate un liquido di suo già dolce.

Procedimento: Uniamo prima gli ingredienti asciutti eliminando i gru-mi, poi l’olio e l’acqua. Impastiamo con le mani fino ad ottenere un bell’impasto compatto e liscio. A seconda del momento in cui prepa-rerete questi biscotti potrete aggiungere all’impasto: semi di canapa

interi precedentemente tostati, nocciole, scaglie di fondente, uvetta, noci, frutta essiccata, spezie, o il residuo che abbiamo ottenuto dal latte di mandorle (vedi la ricetta nel numero precedente). Lasciamo riposare l’impasto coperto per mezz’oretta poi lo impastiamo nuova-mente e lo stendiamo con un mattarello e con l’aiuto di un coltello o di formine iniziamo a dar forma ai nostri biscotti.

Scaldiamo il forno a circa 180° inforniamo finché non risulteranno dorati. Far raffreddare su una griglia e riporli in una scatola di me-tallo. È un impasto decisamente versatile, oltre ai biscotti si presta molto bene anche come base per torte tipo crostate. In questo caso vi consiglio di passare prima la base per una decina di minuti in forno in modo che la frolla si crostifichi, poi farcirla e rimetterla in forno fino a cottura ultimata. Oppure di cuocerla e poi metterci sopra delle buone mele cotte e speziate, magari sfumate con un po’ di rum... alla canapa!

Queste solo alcune idee, raccontatemi le vostre varianti.Alla prossima ricetta canaposa!

Sara Samuelwww.cucinandosuruote.it

www.facebook.com/cucinandosuruote

48 DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

CANNA BUSINESS

LE DONNE GUIDANO LA LEGALIZZAZIONE E LA NUOVA INDUSTRIA DELLA CANNABISLa rivista emblema della moda femminile Elle, nella sua edizione americana, ha parlato degli influs-si della cannabis legale sul mondo della moda, del lusso e degli stili di vita. Nel corso di una settima-na dedicata a donne e cannabis, il più classico magazine per signore ha reso visibili su web le donne che utilizzano cannabis per i di-versi motivi e che lavorano con successo nella nuova industria.

DONNE A CAPO DI UN’IN-DUSTRIA NASCENTE. Elle ha presentato alcune delle più po-tenti donne della cannabis ame-ricana nel 2014, anno di reale esplosione del nuovo business. Nel mondo dei media e dello spettacolo troviamo la giornalista Charlo Greene, proprietaria dell’Alaska Cannabis Club e fer-vente attivista. Consegnata alla storia dei blob per il suo “Fuck it, I quit” quando ha dato le dimissioni in diretta dalla rete televisiva dell’Alaska KTVA in nome della legalizza-zione. Vediamo poi Cheryl Shuman, che ha lavorato nel grande por-tale media sulla cannabis KusH e oggi gestisce un fondo di investimen-to di 100 milioni di dollari in questa industria. È fondatrice del Beverly Hills Cannabis Club di Los Angeles, per i pazienti in difficoltà di quel quartiere. Sul sito web della sua agenzia di relazioni pubbliche e comunicazione la vediamo sorridere in un’enorme fotografia insie-me a una fiammeggiante Ferrari, da guidare responsabilmente. Amy Dannemiller, nome in codice Jane West, organizza cene gourmet a base di cannabis, eventi e celebrazioni a tema. È a capo della società Edible Events e dell’organizzazione Women Grow, che si occupa del supporto e della formazione per le donne che vogliono entrare nell’industria della cannabis.

SCIENZIATE, POLITICHE, ATTRICI E AUTRICI. La senatrice di Brooklyn Diane Savino è in prima linea per la cannabis terapeutica in pediatria e per la legalizzazione nello stato di New York. E anche Amanda Reiman, professoressa e ricercatrice. La sua conferenza del 2006 sulle modalità di funzionamento dei dispensari all’interno del sistema sanitario statale ha dato una spinta importante all’attuale pro-gresso legislativo per la cannabis terapeutica. C’è poi Lakisha Jenkins, naturopata, presidente della California Cannabis Industry Associa-tion e fondatrice di Kiona’s Pharmacy. E Salwa Ibrahim, proprietaria di un grande dispensario a Oakland, direttore di MediFarm e vice pre-sidente di TerraTech. Infine, a New York City le Green Angels imper-sonano un servizio di consegna a domicilio 24 ore su 24 di un’ampia varietà di prodotti. Un servizio di qualità con prezzi adeguati.

IL RUOLO DELLE DONNE NELLA LEGITTIMAZIONE SO-CIALE. Naturalmente non solo Elle parla delle donne nell’industria della cannabis. Il New York Times pubblica questo articolo nella se-zione moda e stili di vita a proposito delle fondatrici di Cannabrand,

un’agenzia di pubblicità guidata da due donne. I clienti sono i di-spensari di cannabis che vogliono riposizionarsi sul mercato e rag-giungere una nuova clientela. Il branding paga, come dimostra-no le campagne pubblicitarie per gli alcolici, e ora che negli Stati Uniti la cannabis ricreativa sta diventando socialmente ac-cettabile, al pari e più dell’alcol, il marketing punta su un nuovo pubblico. D’altronde è impos-sibile negare che il THC abbia meno calorie dell’alcol, e questo è un buon argomento femmi-nile al momento di scegliere un cocktail o un drink analcolico con cannabinoidi. Comunque sia, via da scaffali e siti web foto di Bob Marley, pipe stravaganti, immagi-ni psichedeliche e rapper con fac-ce stonate. Una sobria eleganza internazionale con un tocco di

creatività è quanto mostrano al pubblico i nuovi imprenditori e, soprattutto, imprenditrici della cannabis. A proposito di donne, cannabis e mondo del lavoro, tornando indietro nel tempo troviamo un articolo su Marie Claire versione USA intitolato Stiletto stoners che racconta come una su cinque donne americane consumatrici di cannabis guadagni più di 75mila dollari l’anno. Donne con carriere e vite sociali invidiabili che al termine di una giornata di lavoro, magari su tacchi alti, rivendicano il diritto alla cannabis senza discriminazioni e pregiudizi.

A PROPOSITO DI PARITÀ. Sulla pelle delle donne si è giocata un’in-teressante partitella mediatica nei talk show televisivi americani, dove le mamme che si dichiaravano pazienti e consumatrici di cannabis venivano sempre taciute di scarso amore verso i figli. Cosa che ai papà maschi succedeva più raramente. Qualche pregiudizio in più da affrontare quindi, anche in un’America più sessualmente paritaria rispetto alle coste del Mediterraneo. La risposta delle donne statu-nitensi e canadesi è stata semplicemente una partecipazione sempre più attiva nelle organizzazioni per la legalizzazione e nelle nuove attivi-tà imprenditoriali. Però, col passare degli anni, le donne diventano più avverse al rischio e tendono a credere maggiormente nelle autorità, dice Sabrina Fendrick, fondatrice della NORML Women’s Alliance. Secondo la dirigente di NORML per mantenere e aumentare il con-senso fra le donne serve un’informazione equilibrata, oltre a leggi che leghino i proventi delle tasse sulla cannabis a programmi di educazio-ne scolastica e assistenza sociale. Le associazioni di donne e mamme per la riforma delle leggi sulla cannabis si stanno moltiplicando: oltre a NORML c’è Mothers Against Misuse and Abuse, CannaMoms e Moms for Marijuana. Se Big Mama non è contenta, nessuno è con-tento.

Stefano MarianiCopywriter nei settori scientifici e tecnologici. Cresciuto a Milano fra Lambrate

e via Padova, ma dopo venti anni di lavoro per agenzie e grandi aziendeè diventato una persona perbene.

WWW.MINISTRYOFCANNABIS.COM/IT

52 DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

GROW PROMO

SEMI DI SHIVA SHANTI®Agli inizi degli anni novanta, due grandi collezioni di piante da selezione si fusero insieme e la Seed Bank divenne Sensi Seed Bank: una delle più importan-ti banche genetiche di semi esistenti.

Per celebrare Sensi Seeds lanciò varie nuove linee - sviluppate per essere accessibili ad ogni amante della ganja - facili da col-tivare, molto abbordabili e sem-pre mantenendo gli alti standard di qualità e potenza di Sensi.

Shiva Shanti era la prima di queste linee di cannabis speciali, una bellissima pianta denomi-nata in onore delle altrettanto meravigliose figlie gemelle di Ben Dronkers.

Questo ibrido è selezionato da una Afghana di vecchio stampo conosciuta come Garlic Bud, le cui qualità classiche sono state rinforzate incrociandole con un altro “erede” della varietà Kush. Riceve un’ulteriore spinta al suo vigore e potenza attraverso una profonda influenza Skunk.

Shiva Shanti è grande, vibrante e uniforme, produce poco odore durante la fioritura. Come linea, è molto affidabile in fioritura e matura velocemente, produ-cendo un raccolto abbondante di cime lunghe, compatte e a forma di punta di lancia.

Shiva Shanti eredita la potenza e l’aroma caratteristiche della sua famosa parente - il gusto pun-gente, acidulo di aglio crudo - che coesiste con l’aroma ricco e smielato del suo parente Skunk. L’effetto di Shiva Shanti è molto intenso.

Sensi Seeds Team

ATTENZIONE: QUESTA SEZIONE CONTIENE ARTICOLI PUBBLIREDAZIONALI E PROMOZIONALI. SI TRATTA DI ARTICOLI SCRITTI DIRETTAMENTE DALLE AZIENDE PRODUTTRICI O DAI NEGOZI CHE COMUNICANO LE NOVITÀ DELLA PROPRIA ATTIVITÀ. NON SONO QUINDI RECENSIONI REALIZZATE DALLA NOSTRA REDAZIONE E NESSUNO DEI PRODOTTI PROPOSTI È STATO TESTATO DAL NOSTRO STAFF. LA REDAZIONE PER TANTO NON SI ASSUME ALCUNA RESPONSABILITÀ PER UN USO SCORRETTO O PER QUALSIASI MAL FUNZIONAMENTO DEI PRODOTTI PROPOSTI. PER APPROFONDIMENTI E INFORMAZIONI A RIGUARDO FATE RIFERIMENTO DIRETTAMENTE AI CONTATTI DEL PRODUTTORE.

54 DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

JACK HERER BOOK

THE EMPEROR WEARS NO CLOTHESPARTE SECONDA

Jack Herer“The Emperor wears no clothes” è un libro del 1985 scritto da Jack Herer, famoso attivista Americano, un vecchio combattente da sempre in prima linea nella guerra per la depenalizzazione della cannabis, deceduto il 15 aprile 2010. Si tratta di uno dei più importanti documenti mai scritti a riguardo, ora disponibile in italiano. Pubblichiamo l’intero libro in questa rubrica, un capitolo ogni numero. E’ possibile scaricare il libro completo dal nostro sito internet (www.dolcevitaonline.it - sezione downloads)

CAPITOLO SEDICI

REPRESSIONE HIGH-TECH Per poter avere un’America senza marijuana, tutti noi, fumatori e non, dovremmo abbandonare la Carta dei Diritti... Per sempre! Dovrem-mo tutti conformarci a gente come Lyndon LaRouche, Jerry Falwell, Nancy Reagan, Edwin Meese, William Bennett, il Gen. Barry McCaf-frey, John Walters e alla linea di pensiero di quella schiatta repres-siva e ridicola. Tutti questi, nella loro compiaciuta ignoranza, hanno contribuito all’avvelenamento permanente della Terra, cercando nel contempo di annichilire completamente la cosa che ci può salvare: la CANAPA! Il computer, questo mezzo utilissimo per l’umanità, ironicamente potrà permettere alla polizia di portare a termine il lavoro iniziato dall’Inquisizione della Chiesa Cattolica romana perché la Chiesa non poteva sopportare che i “plebei” la deridessero, o che conoscessero i segreti, tra le altre cose, dell’igiene, dell’astronomia e della canapa. At-traverso il computer, la polizia dell’erba (the pot police) può analizzare il background familiare di un individuo, le sue ricevute di pagamento, le sue imposte sul reddito, e così via, e questo permette loro di ricat-tare e/o corrompere gli americani, così come possono distruggere giudici e uomini politici, e altri VIP minacciando di rendere pubblica qualche notizia compromettente sulla loro vita sessuale o sul loro uso personale di droghe. Ad esempio, il figlio dell’ex-Chirurgo Generale Jocelyn Elders, fu si-stematicamente e incessantemente vessato, per sei mesi, da un suo amico (che era stato arrestato e obbligato a lavorare sotto copertura per la DEA, appositamente per incastrare il giovane Elders) per con-vincerlo a comprare un piccolo quantitativo di cocaina per sé. Il figlio di Elders, che non aveva mai spacciato, rifiutò continuamente, ma alla fine cedette alle pressioni continue dell’amico. Il governo non rivelò a nessuno la notizia di questa transazione per altri sei mesi, finché non poté usarla per ricattare direttamente la Elders, e costringerla a cambiare la sua posizione moderata sulla can-nabis medicale. Rifiutando di essere zittita, la Elders si congedò. Con delle tattiche così spudoratamente disoneste, la DEA ci porta ogni giorno più vicini all’incubo di 1984 di George Orwell. COME SI SPRECANO I SOLDI DELLA NOSTRE TASSEApprossimativamente, il 50% di tutto il denaro per la guerra alla droga, fede-rale e statale, durante gli ultimi 70 anni è stato utilizzato contro la marijuana!Il 70-80% di tutta la gente che oggi è nelle prigioni federali e statali

non sarebbe stata rinchiusa lì dentro, solo 60 o 70 anni fa. In altre parole, noi, con la nostra ignoranza e il nostro pregiudizio (ispirati da Anslinger ed Hearst) abbiamo messo circa 1,2 milioni di persone nelle prigioni americane (questo nel 2005) per dei crimini che erano, al peggio, abitudini trascurabili fino all’Harrison Act del 1914, dove la Corte Suprema U.S.A. stabilì che i tossicodipendenti non erano sem-plicemente malati, ma infami criminali. L’80% delle vittime di questa “Guerra alla Droga” non spacciavano. Sono stati incarcerati per semplice possesso. Senza contare un altro quarto di milione di carcerati nelle prigioni delle contee (county jails).Ricordiamo che soltanto 29 anni fa, nel 1978, prima della “Guerra alla Droga”, c’erano soltanto 300mila americani in prigione, per ogni tipo di crimine. Qualche predicatore radio-televisivo ha aumentato l’isteria chiaman-do la musica rock “satanica” e “voodoo” e associandola alla cultura della droga. Vogliono proibire il rock, bruciare dischi e libri, e mettere dentro chiunque non sia d’accordo con loro. Così fa Carlton Turner. Così fa Lyndon LaRouche. Così fa William Bennett. Così fa il Generale Barry McCaffrey. Così fa John Walters. Durante le ultime tre generazioni, la propaganda e le bugie di Hearst e Anslinger sono state ficcate incessantemente nelle teste degli ame-ricani come ineffabile verità evangelica: nasce da qui il travaso massic-cio di soldi dei contribuenti, per costruire la macchina anti-droga del governo. E più o meno ogni Stato è nel bel mezzo della più grande espansio-ne carceraria della storia americana e mondiale, mentre gli avvoltoi politici, preoccupati solo ad accrescere i loro affari relativi a prigioni e sicurezza, esigono che si costruiscano più carceri, e aumentano le tasse per conseguire questa follia “law and order”* contro quelli che prima erano considerati irrisori in quanto crimini, o non erano affatto considerati tali.

*Espressione Inglese in cui l’unione dei due termini indica una “situazione di pace ba-sata sull’osservanza delle leggi”; in questo caso, giustamente definita follia dall’Autore, N.d.t.

DOPPI STANDARDS Negli anni ‘80, quando il Giudice della Corte Suprema degli U.S.A. William Rehnquist si “appisolava” in aula - e mandava altri fattoni in prigione per le loro abitudini - continuava a prendere otto Placidyl al

55DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

giorno. In dollari, “sballo”, ed effetti mentali, sono come 70/125$ di eroina al giorno.Il Placidyl, un cugino del Quaaludes, è conosciuto come “down pesan-te”, ed è molto popolare perché procura un senso di grande placidità nel consumatore.La dipendenza fisica e gli effetti mentali dati dall’uso di droghe* le-gali come Placidyl, Dilaudid, Quaaludes, etc., sono perlopiù gli stessi dei barbiturici, dell’oppio, della morfina e dell’eroina. In sostanza, essi stravolgono l’equilibrio delle “en-dorfine” (recettori e inibitori del dolore).

* Legal drugs, ovvero farmaci legali - o anche droghe legali - N.d.t. Rehnquist, che si dice abbia usato il Placidyl molto oltre le dosi consi-gliate, non doveva rapinare negozi di liquori, o assalire fisicamente i suoi concittadini, o commettere qualcu-na delle altre azioni anti-sociali attri-buite ai “junkies”. (tossici, fattoni, etc. - N.d.t.) Il suo vizio era mantenuto facilmen-te perché il Placidyl era un acquisto legale e facilmente sostenibile con il suo reddito. Il Placidyl aveva tanto di etichetta di garanzia di purezza e frequenza di dosaggio, mentre chi usa abitualmente sostanze illegali compra a scatola chiusa qualcosa la cui purezza - sia il 5% o il 95% - è sconosciuta. La stragrande maggio-ranza di overdose sono provocate dal fattore della purezza, assoluta-mente privo di controllo. Il governo riconosce che il 90% o più di overdose da sostanze illegali sarebbe potuto essere probabilmente evitato con un’etichettatura e le adeguate avvertenze d’uso. UNA POLITICA BASATA SULL’IGNORANZAMentre ci documentavamo per questo libro, durante gli ultimi 33 anni, abbiamo interrogato senatori, legislatori, giudici, poliziotti, scien-ziati, storici, premi Nobel, dentisti e dottori. Tutti conoscevano a pezzi e bocconi la storia e gli usi della cannabis, ma praticamente nessuno conosceva la marijuana a 360 gradi, tranne i medici da molto tempo

coinvolti nella ricerca come Ungerlieder, Mikuriya, e scrittori come Ed Rosenthal, Dean Latimer e il Dott. Michael Aldrich. Per esempio, 24 anni fa, ad un grande convegno di NORML in Ca-lifornia per raccogliere fondi, nel febbraio 1983, parlammo privata-mente con l’allora capogruppo parlamentare della maggioranza al Senato Tom Rutherford, del New Mexico. Egli è stato un politico pro-marijuana per un decennio ed era probabilmente, a quel tempo,

il rappresentante del governo più informato in materia di marijuana di tutti gli U.S.A.. Gli chiedemmo perché il governo non legalizzava la marijuana, con tutto quello che si sapeva in ambito medico, industriale e storico sulla cannabis. Restammo scioccati, quando ci rispose che non era a conoscenza di alcun argomen-to a favore della legalizzazione del-la marijuana, ma soltanto contro la criminalizzazione, per renderla un reato minore.

Allora iniziammo a elencare i fatti e a raccontare l’intera storia della canapa/marijuana, immaginando che almeno in parte ne avesse sentito parlare. Egli restò seduto, letteral-mente sconvolto da quelle informa-zioni che sentiva per la prima volta in vita sua. Quando finimmo, disse:

“ just say no” avessi la documentazione di tutto quello che mi avete detto, il governo, la polizia e il sistema giudiziario avrebbero finito di perseguitare l’erba”. “Ma è vero?” aggiunse.

Questo accadeva nel Febbraio 1983, in America i maggiori politici pro-erba non sapevano abbastanza sulla canapa da poterci riempire una singola pagina, e qualcuno aveva lasciato gli uffici pubblici dell’era “ just say no” di Reagan prima di avere imparato abbastanza per soste-nere pubblicamente la canapa/marijuana. Ma oggi, molti sanno che la canapa è potenzialmente la coltivazione numero 1 della Terra, che le leggi attuali sono totalmente ingiustifica-bili e che la posizione del governo nei confronti dell’erba è di assoluta ipocrisia e non può tollerare la luce della verità.

Continua sul prossimo numero...

Il 70-80% di tutta la gente che oggi è nelle prigioni federali e statali non sarebbe stata rinchiusa lì dentro,

solo 60 o 70 anni fa. In altre parole, noi, con la nostra ignoranza e il nostro

pregiudizio (ispirati da Anslinger ed Hearst) abbiamo messo circa

1.2 milioni di persone nelle prigioni americane (questo nel 2005) per dei

crimini che erano, al peggio, abitudini trascurabili fino all’Harrison Act del

1914, dove la Corte Suprema degli U.S.A. stabilì che i tossicodipendenti

non erano semplicemente malati,ma infami criminali.

GROWSHOP PAGE

NATURALSTOREAGROLINE Headshop, Seedshop,Hempshop & Growshop

Via Cherubini, 663074 San Benedetto del Tronto (AP) Tel: 0735.65.09.68 - 366.71.33.388www.naturalstore.com - [email protected] - [email protected]

56 DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

57DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

PSICONAUTA

“LSD Il Mio Bambino Difficile” è un libro del 1979 scritto da Albert Hofmann, famoso scienziato, comunemente conosciuto come il “padre dell’LSD”, psiconauta per eccellenza, deceduto nel 2008 all’età

di 102 anni. Fu il primo a sintetizzare e sperimentare l’LSD scoprendone gli effetti psichedelici e studiandone i potenziali utilizzi medici e scientifici. Pubblichiamo i capitoli più interessanti in questa

nuova rubrica. E’ possibile scaricare il libro completo dal nostro sito internet (www.dolcevitaonline.it - sezione downloads)

LSD IL MIO BAMBINO DIFFICILEDICIOTTESIMA PARTE

Negli stessi ambienti medici l’uso dell’LSD a scopi psicoanalitici o psi-coterapeutici con giovani che non abbiano compiuto i 18 anni viene, giustamente, secondo la mia opinione, sconsigliato. Gli adolescenti più di tutti mancano di un sicuro e solido rapporto con la realtà, che è necessario perché la sconvolgente esperienza di nuove dimensioni della realtà possa essere integrata in maniera significativa entro la propria visione del mondo. Anziché accrescere e approfondire la consapevo-lezza della realtà, un’esperienza di tale natura può provocare negli adolescenti insicurezza e senso di smarrimento. Per la stessa vivacità delle percezioni sensoriali e la tuttora illimitata apertura alla vita i giovani vivono esperienze visionarie spontanee assai più frequentemente che nei più tardi periodi dell’esistenza. Questo è un motivo ulteriore per cui dovrebbero evitare l’assunzione di agenti psicostimolanti. È possibile tuttavia che anche una persona adulta e in buona salute possa fallire un esperimento con l’LSD e soffrire di una crisi psicotica, nono-stante vi sia stata una completa osservanza delle misure preparatorie e protettive di cui accennavo. L’assistenza di un medico, che includa un esame preliminare dello stato di salute, è pertanto vivamente consi-gliabile, anche nei casi in cui l’LSD non venga impiegato a scopi terapeu-tici. Benché non sia necessaria la sua presenza alla seduta, nondimeno dovrebbe essere sempre disponibile l’intervento di un professionista.

Insorgenze psicotiche gravi sono eliminate e tenute rapidamente sotto controllo mediante un’iniezione di clorpromazina o altro se-dativo analogo.

La presenza di una persona amica, che possa richiedere l’aiuto di un medico in casi di emergenza, rappresenta un’altra indispensabile rassi-curazione psicologica. Sebbene le alterazioni causate dall’LSD provo-chino un’immersione nel mondo interiore dell’individuo, nondimeno si affaccia talvolta il bisogno intenso di contatti umani, specialmente nelle fasi depressive.

LSD DAL MERCATO NERO L’uso non terapeutico può anche provocare incidenti di tipo diverso da quelli descritti in precedenza, poiché la maggior parte dell’LSD presente sul mercato degli stupefacenti è di origine sconosciuta. Le preparazioni di dietilamide dell’acido lisergico provenienti dal mercato nero sono inaffidabili sia nella qualità, sia nel dosaggio. Raramente contengono la quantità dichiarata, di solito è minore, spesso non vi è traccia alcuna della sostanza e talvolta ve ne è per-sino troppa. In molti casi vengono spacciate come LSD droghe di altro genere o addirittura sostanze velenose. Queste osservazioni risultano dalle analisi eseguite nei nostri laboratori su un gran nume-ro di campioni illegali di LSD. Alle stesse conclusioni erano giunte le indagini svolte nei vari dipartimenti nazionali di controllo dei farmaci.

L’inaffidabilità della quantità indicata di sostanza può causare una pe-ricolosa overdose. Dosaggi eccessivi si sono rivelati spesso l’origi-ne di esperimenti falliti con conseguenze psichiche e fisiche gravi. Notizie di presunti avvelenamenti letali da LSD debbono tuttavia trovare ancora conferma. L’analisi attenta di simili casi ha stabilito invariabilmente l’ingerenza di altri fattori.

Vorrei qui riferire un fatto avvenuto nel 1970, che valga da esempio dei possibili pericoli legati al commercio clandestino di LSD. Rice-vemmo dalla polizia, per essere sottoposta ad analisi, una droga in polvere distribuita come LSD. Era stata sequestrata a un giovane ricoverato in ospedale in condizioni critiche; l’amico, che aveva inge-rito lo stesso preparato, era morto. Gli esami chimici mostrarono che la polvere non conteneva LSD, ma stricnina, un alcaloide molto tossico.

Continua sul prossimo numero…

59DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

PSICONAUTA

MATTEO GUARNACCIA: “FINALMENTE LA CANAPA È LIBERA DAI PREGIUDIZI”

Per l’artista Matteo Guarnaccia la vita è, come un prisma, fatta di di-verse facce e punti di vista che non possono essere interpretati univo-camente. In occasione della prima edizione di Canapa in Mostra, fiera napoletana dedicata alla canapa, abbiamo avuto l’occasione di fargli qualche domanda sulla rivincita della canapa, il suo valore culturale, e l’apporto della psichedelia alla vita quotidiana. L’artista che in passato ha ricevuto i complimenti direttamente da Albert Hoffman, è anche curatore di mostre, critico d’arte e saggista che ha seguito le avan-guardie storiche e i movimenti creativi antagonisti.

In base alla tua consolidata esperienza, come si è sviluppato que-sto movimento e cosa ne pensi del fermento che si sta creando attorno alla canapa?Mi fa molto piacere che finalmente si stia diradando la nebbia attorno al mostro che circonda questa povera e maltrattata pianta, che tutto sommato ha accompagnato la civiltà umana da almeno 10mila anni. Motivo per cui, tolte tutte queste sovrastrutture, mi fa piacere vede-re appunto che viene trattata per quello che è: una pianta importante per la cultura umana, importante come medicina, come strumento di lavoro, per l’industria e molto altro. Tra l’altro essendo un’artista ri-cordo sempre il fatto che tutte le tele su cui i grandi pittori hanno fat-to le loro opere, da Rembrandt in poi, erano tutte quante fatte di tela di canapa, per cui canapa e arte hanno sempre viaggiato a braccetto.Provo dispiacere per il fatto che sia il mercato ad aver dato la spinta alla canapa anziché il mondo intellettuale.

Questa situazione si sta affermando anche in America, ovvero dove non è riuscito l’antiproibizionismo sono riusciti i soldi. Se-condo te come può diventare un movimento forte anche dal pun-to di vista culturale e sociale?L’idea di base appunto è far capire che ci vuole molto rispetto per tutto ciò che riguarda le piante mediche. Quest’aspetto è molto im-portante perché va contro gli interessi dell’industria farmaceutica. Bi-sognerebbe riabbracciare la vecchia idea che le piante vanno trattate con rispetto e che hanno dei poteri particolari, non solo la canapa ma molte piante anche le più banali come la menta. È fondamentale an-

che ricollegarsi con l’idea di un mondo più vivibile, un mondo più ver-de, un mondo in cui non ci sia uno sfruttamento delle risorse. Questo è un punto molto importante che dovrebbe essere perseguito anche da chi si occupa di mercato.

Sappiamo che hai ricevuto dei complimenti per la tua produzione artistica da Hoffman in persona. A questo proposito, quale può essere il rapporto della psichedelia con questo movimento cultu-rale e cosa hai cercato di testimoniare con le tue opere in tutti questi anni?Essenzialmente con le mie opere offro agli essere umani la possibilità di vedere la vita da molti punti di vista non solo da un unico punto di vista che ci viene imposto dalla società. La vita non è uno specchio, non è un velo trasparente ma è un prisma. Perciò la psichedelia in qualche modo ci collega con la possibilità di considerare l’universo come multiverso. È importante capire che noi abbiamo un ruolo né marginale né prioritario rispetto a tutte le altre forme di vita. Questo ci aiuta molto perché ci ricollega con il senso dell’esistenza e dalla interconnessione con tutti gli esseri viventi che abitano il pianeta. Ci ricorda anche che abbiamo un preciso compito evolutivo in questo pianeta se vogliamo comportarci come semplici consumatori o di-struttori delle risorse. La psichedelia ci ricorda anche il fatto che sia-mo qui per evolverci e per capire più a fondo qual è il ruolo dell’uomo in questa grande ragnatela dell’esistenza.

Quest’esposizione a Napoli ha un sapore particolare? Ci troviamo a Napoli città molto importante, borderline per molti sensi. Ha una bellezza davvero commovente in molte sue espressioni ma d’altra parte ha anche una drammaticità molto reale e visibile. Una strana convivenza tra la bellezza assoluta e il totale disinteresse per la cosa pubblica, e di conseguenza per la bellezza che li circonda. Io la penso allo stesso modo di 30/40 anni fa ovvero che la bellezza può salvare il mondo.

a cura di Mario Catania ed Enrica Cappello

GUARDA LA VIDEO INTERVISTA SUHTTP://YOUTU.BE/I-WW15JXQNM

60 DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

INPUT

QUIDANIELE GAGLIANONE

Dieci storie di altrettanti val-susini per offrire ai fruitori una prospettiva inedita su uno dei movimenti di protesta e di cit-tadinanza attiva più chiacchierati dell’ultimo decennio, i No-Tav, che com’è noto si oppongono alla costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione. Attraverso il racconto di alcuni dei protagonisti di questa inter-minabile lotta civica, il film do-cumentario di Daniele Gaglione “Qui”, presentato al trentaduesi-mo Torino Film Festival, si pone l’obiettivo di indagare le motiva-zioni che hanno spinto un intero territorio a sollevarsi così ostina-tamente contro una delle opere più discusse dell’ultima decade, dando vita a uno dei movimenti di protesta più violentemente re-

pressi degli ultimi anni.

LA PAZZA DELLAPORTA ACCANTO

ANTONIETTA DE LILLOUna narrazione dal sapore au-tentico, intimo e familiare che celebra la grandezza umana ed artistica della poetessa dei Navigli Alda Merini. Il progetto della re-gista napoletana Antonietta De Lillo prosegue un lavoro iniziato nel 1995, quando dall’intervista con la poetessa era nato il doc-ri-tratto “Ogni sedia ha il suo ru-more”. Con il materiale rimasto fuori da quell’opera, recuperato e montato, e grazie alla collabo-razione con Rai Cinema, la De Lillo ci regala quest’altra perla densa di tematiche di rara pro-fondità a cinque anni di distanza dalla scomparsa della poetessa.

LE COSE VANNO USATE LE PERSONE VANNO

AMATEANDREA ARNOLDI E IL

PESO DEL CORPOUn album cantautorale pacato con accenti folk e fascinazioni acustiche, uscito il 4 dicembre e rigorosamente autoprodotto. Andrea Arnoldi è il suo gruppo di musicisti denominato “il peso del corpo” firmano gli undici bra-ni di “Le cose vanno usate le per-sone anno amate”, un album che ruota intorno al binomio temati-co morte/amore, ricco di citazio-ni e rimandi colti. Un’atmosfera musicale particolarissima, dove si incontrano fiati, archi, chitarra acustica, piccole campane, per-cussioni, organetti, sitar e there-min. Il cantautore bergamasco e i suoi musicisti riprendono e riela-borano accordi cari ad una certa tradizione cantautorale italiana e dedicano parecchia cura ai suoni

e agli arrangiamenti.

NON CI RESTA CHE RIDERE

ETRUSCHI FROM LAKOTA

Non ci resta che ridere è il se-condo album della band toscana Etruschi from Lakota, in uscita il 26 gennaio per l’etichetta disco-grafica Phonarchia Dischi. Que-sto secondo album del gruppo di Montecastelli Pisano è stato anti-cipato dal video del primo singo-lo “Cornflakes” estratto proprio dall’album in uscita a gennaio e visibile su YouTube, nel quale vi è un’aspra e spiritosa critica all’e-sterofilia dilagante. Intelligenti e dotati di una graffiante ironia, i cinque componenti della forma-zione toscana sono stati premiati come miglior rock band italiana 2013 da una giuria d’eccezione (Elio di Elio e le storie tese e Gio-vanni Gulino dei Marta sui tubi su tutti) dopo essere arrivati alle finali del concorso Arezzo Wave

Band 2013.

PASOLINI. L’INSENSATAMODERNITÀPIERO BEVILACQUA Edito da Jaca Book all’interno della colla-na “I precursori della decrescita” diretta da Serge Latouche, il libro di Piero Bevilacqua, ordinario di Storia contemporanea presso l’Università La Sapienza di Roma, dal titolo “Pasolini. L’insensata modernità”, raccoglie e commenta alcune delle previsioni distopiche

pasoliniane sulla modernità desunte da articoli, saggi, interviste, poe-sie e letteratura di vario genere. Con una lucidità fuori dal comune, le visioni di Pasolini analizzano i mutamenti sociali e antropologici che hanno investito il nostro paese a partire dagli anni sessanta e settanta, quando con il boom economico l’Italia è entrata a pieno titolo nell’era della dittatura del consumismo più sfrenato.

LASCIARSI. I RITUALI DELL’ABBANDONONELL’ERA DEI SOCIAL NETWORKFRANCO LA CECLA Nell’era dei rapporti liquidi, nessuno o qua-si ormai crede più all’amore per sempre. Chiunque abbia avuto o ha l’immensa fortuna di amare un’altra persona avrà, prima o poi, molto probabilmente, l’altrettanto immensa disgrazia di dovergli dire addio. Per governare queste spiacevoli situazioni, un valoroso aiuto

ci viene offerto dall’ultimo volume dell’antropologo e architetto Franco La Cecla: “Lasciarsi. I rituali dell’abbandono nell’era dei social network” edito da Eleuthera. «Questo libro vuol essere una denuncia della brutalità dei nostri addii e un tentativo di costruire un’arte del lasciarsi più consona ai nostri tempi e soprattutto meno dolorosa e violenta» scrive l’autore e sareb-be bene se seguissimo tutti il suo consiglio.

LIBRI

a cura di Gianluca Carfì

FILM MUSICA

63DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

HI-TECH & WEB

IL FUTURO DELL’INTELLIGENZAARTIFICIALE SECONDO ELON MUSKChe strada prenderà l’innovazione? Per alcuni il futuro è già meccanicamente determinato e opporsi alla “naturale” evoluzione della tecnologia è un compor-tamento essenzialmente scorretto e anti-storico. Secondo questa visione, condivisa da ideologi della Silicon Valley come Kevin Kelly, storico direttore di Wired, il destino degli uomini non è più deciso (se mai lo è stato) dal loro difettoso libero arbitrio: alla nostra specie non rimane che sottomet-tersi alla volontà delle macchine, assecon-dando i loro capricci senza contrastare la trionfale marcia della tecnica. Tutto questo può sembrare una banale speculazione fi-glia di una cattiva filosofia, eppure è proprio questa visione del mondo che si nasconde dietro molti dei discorsi dei teorici del no-stro tempo. Chi si oppone rischia di esse-re etichettato come uno sporco luddista che rifiuta il progresso.

Ma almeno si troverebbe in buona compa-gnia, visto che alcune delle menti più lucide del pianeta condividono almeno in parte l’esigenza di una riflessione critica sulla tec-nologia. Ma andiamo con ordine. La rivo-luzione dei nuovi media è ormai in fase avanzata e il tempo in cui internet rappresentava l’ultima frontiera da scoprire e colonizzare si è ormai esaurito. Il modello della rete si è imposto sulle nostre vite e le tecnologie di comunicazione contemporanee hanno rivolu-zionato vita privata, mondo del lavoro e gli spazi del tempo libero almeno altrettanto radicalmente di quanto avvenuto dopo la secon-da rivoluzione industriale. Le stigmate di questo passaggio epocale si trovano nelle tasche, ma più spesso nelle mani, di quasi tutti noi. Mi riferisco agli smartphone.

Un luogo comune dei nostri tempi è ribadire con un certo compiaci-mento che ciascuno si porta dietro quello che almeno in teoria è un computer incredibilmente più potente di quelli che hanno permesso lo sbarco sulla luna. Tuttavia se quei computer venivano gestiti da uno staff di dozzine di ingegneri della NASA, i nostri telefoni non hanno che noi. Ma se anche si può affermare che da un grande potere deri-va una grande responsabilità, non sembriamo preoccuparcene molto quando siamo impegnati a giocare a Candy Crush o a scorrere in modo distratto la bacheca di Facebook. Preferiamo un uso super-ficiale e inconsapevole della tecnologia, finendo per dare ragione a coloro che vedono nella sua cieca accettazione l’atteggiamento più saggio che oggi si possa avere nei confronti del futuro della società.

Eppure dietro l’innovazione ci sono sempre persone in carne ed ossa e, almeno alcune di esse, sono convinte che è possibile influenzare il progresso tecnologico o almeno controbilanciarne le spinte più peri-colose. Tra essi c’è senza dubbio Elon Musk. Se ammirate o invidiate il potere di personaggi come Mark Zuckerberg, sappiate che la carica innovativa del CEO di Facebook praticamente scompare di fronte a uno come Musk. Classe 1971, di origini sudafricane, è figlio di una mo-della e un ingegnere. A 12 anni programma videogiochi e a 17 emi-gra in Canada giusto in tempo per evitare il servizio militare. Studia poi negli Stati Uniti economia e fisica per poi abbandonare la carriera

accademica dopo appena due giorni dall’i-nizio del suo dottorato per seguire la sua vocazione imprenditoriale.

I suoi interessi vanno dall’economia digitale all’esplorazione del sistema solare, passan-do per le energie rinnovabili. Co-fondato-re di Pay Pal, la celebre azienda poi acqui-sita da eBay che ha sdoganato i pagamenti elettronici, oggi è CEO di Tesla Motor, la realtà più innovativa e temuta nel campo dell’automotive, che vende avveniristiche auto di lusso alimentate a energia elettrica. Siede anche nel consiglio di amministrazio-ne di SolarCity, il secondo produttore di energia solare negli Stati Uniti. Ma la sua creatura più ambiziosa è SpaceX: si tratta della più importante startup spaziale del pianeta ed è stata la prima azienda privata a far attraccare, nel 2012, uno dei suoi ve-livoli nella Stazione Spaziale Internazionale, l’attuale “casa” dell’astronauta italiana Sa-mantha Cristoforetti. Elon Musk è uno dei più fervidi sostenitori della colonizzazione del sistema solare e, in particolare, dell’invio di una missione di esseri umani su Marte.

Tutto sta per cambiare, il futuro è ormai alle porte e Musk pone i prossimi 5-10 anni come il lasso di tempo in cui l’umanità potrebbe subire alcuni tra i cambiamenti più grossi della propria storia. Ma c’è una cosa che teme su tutto: l’insorgere delle intelligenze artificiali. In più interviste ha paragonato la ricerca in questo campo come il tentativo da parte di goffi apprendisti stregoni di evocare spiriti de-moniaci.

Le intelligenze artificiali in un certo senso esistono già. I loro pezzi sono sparsi in giro tra startup e big player del settore. Il 2014 è stato un anno in cui sono stati compiuti alcuni passi che potrebbero portarci più vicini alla leggendaria “singolarità”, ovvero quel momen-to in cui le macchine saranno così intelligenti da poter gestire da sole la propria evoluzione. Google ha acquisito la startup inglese Deepmind per 400 milioni di dollari, che non sono esattamente pochi per un’azienda che non vede all’orizzonte il lancio di alcun prodotto o la creazione di utili. IBM ha invece aperto la sua intelligenza artificiale, Watson, al mondo degli sviluppatori, affinché possano trovare nuovi e creativi modi di usare il suo potenziale.

Musk è stato uno dei primi investitori di Deepmind, ma non per gua-dagnarci. Bensì per tenere d’occhio i suoi sviluppi, così da rimanere informato su quella che crede essere una minaccia superiore a quella delle bombe nucleari. Non è chiaro come interpretare i suoi avverti-menti. Quel che è certo è che la sua biografia fa davvero impressione ed è molto probabile che un giorno lo si ricorderà come una delle figure chiave del nostro periodo storico, sempre che le sue arcine-miche dal cervello di silicio non lo cancellino dai libri di storia, dando una volta per tutte ragione a chi crede che il progresso tecnologico sia qualcosa di necessario e incontrollabile.

Carlo PeroniConsulente web, si interessa dell’interazione tra tecnologia e immaginario.

Twitter: @freakycharlie

64 DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

HI-TECH & WEB

REPORTED.LY: IL GIORNALISMO SI FA SOCIAL L’informazione sta migrando dai siti dei giornali ai social network, che sono diventati una delle maggiori fonti di traffico per chiunque abbia una pagina web. Con gli smartphone, inoltre, è cambiato il consumo delle notizie e le modalità di navigazione. Si passa da una parte all’altra del web, lasciando perdere le homepage per essere reindirizzati, magari da un profilo amico, direttamente ai contenuti. Piattaforme come Twitter e Facebook sono passate dalla periferia al centro di internet. Forte di questi presupposti è stato lanciato il progetto Reported.ly: il sito non c’è ancora, il dominio reindirizza sulla pagina Medium di presentazione del progetto (medium.com/reportedly). La novità è grande e vuole essere il prodotto più al passo con i tempi in fatto di informazione: non più utilizzare i social network come semplice vetrina per la propria piattaforma, ma un modo di fare giornalismo che sia social-first. Finanziatore del proget-to è First Look Media, la nuova società editoriale che per il momento ha lanciato soltanto The Intercept, il sito di Glenn Greenwald, il gior-nalista a cui Snowden aveva passato gli scottanti documenti dell’NSA che hanno fatto scattare lo scandalo del Datagate. Per il momento Reported.ly coinvolge 6 giornalisti che si sono distinti negli ultimi anni per la loro presenza di spicco sui social media. C’è anche un’italiana, Marina Petrillo (su Twitter @alaskaHQ), diventata cele-bre per la sua dettagliata copertura della Primavera Araba seguita proprio utilizzando il social network cinguettante.

LE PROTESI STAMPATE IN 3D SONO FANTASTICHE

Il mondo della stampa 3D è sicuramente una delle cose più eccitan-ti capitate nel mondo della tecnologia negli ultimi anni. Oltre al cambiamento radicale nei mezzi di produzio-ne, a trarne vantaggio ci sono soprattutto persone che soffrono di alcuni tipi di disabi-lità come malforma-zioni e arti amputati. Queste problematiche rappresentavano fino

a ieri delle grosse limitazioni nella libertà di movimento individuale. Le protesi tradizionali inoltre, oltre a essere molto costose, sono spesso scomode. Specialmente per quanto riguarda i bambini, la situazione era molto infelice poiché la crescita impone di cambia-re spesso misura della protesi. Anche grazie ad associazioni come e-Nable (http://enablingthefuture.org), un network di volontari che sta crescendo sempre di più, questa realtà è cambiata in maniera spontanea e inaspettata. Le protesi stampate in 3D sono oggi mol-to più economiche e colorate e il fatto che non siano prodotte in serie permette una personalizzazione più ampia che può più facil-mente venire incontro alle esigenze specifiche (anche a quelle dei nostri amici animali).

DOLCEVITAONLINE.IT IN CONTINUO AGGIORNAMENTOContinua a riscuotere successo la nuova versione del sito dolcevitaonline.it con news, curiosità e approfondimenti continuamente aggiornati riguardanti il mondo della canapa, la contro-informazione e più in generale gli stili di vita alternativi. È possibile scaricare gli arretrati del nu-mero e altro materiale di approfondimento (libri, guide, manuali) nella nostra sezione download. Inoltre, ogni mese vi proponiamo un nuovo sondaggio a cui potete partecipare dando la vostra opinione. Tutto questo e tante altre novità vi aspettano sul sito dolcevitaonline.it.Un sentito ringraziamento a tutti i nostri lettori, seguiteci anche su Facebook, Twitter, Istagram e Google+!

LA NUOVA SEZIONE DEDICATA AGLI

SPONSOR È ONLINEUna nuova sezione dedicata unicamente agli sponsor è online sul sito di Dolce Vita

(www.dolcevitaonline.it/sponsor). Visitate le pagine per scoprire tutte le novità dei nostri sponsor e le loro

numerose attività.

SCARICA GRATUITAMENTE GLI ARRETRATI DI DOLCE

VITAÈ possibile scaricare tutti

i numeri arretrati di Dolce Vita nell’area download del sito web (www.dolcevi-taonline.it/download/dolce-vita) oppure leg-

gerli e sfogliarli direttamente online sulla nostra pagina issuu (www.issuu.com/dolcevitama-

gazine).

NUOVA VERSIONE ONLINE DA: MARZO 2014VISITE TOTALI AL 31.12.2014: 1.464.000GIORNO TOP: 17 LUGLIO 2014 CON 64.480 VISITEPROVENIENZA VISITATORI: 194 PAESIPAESI PRINCIPALI: ITALIA, USA, INGHILTERRA

ARTICOLI PUBBLICATI: 6585 articoli più letti:

1) 10 cose da sapere per comprenderela guerra in Palestina

2) Le tre sostanze tossiche con cuile mafie tagliano la cannabis

3) Esce di galera George Jung, il protagonista di Blow4) Nuovo Codice della strada: l'uso di sostanze dovrà

essere accertato al momento della guida5) Ubriachi contro sballati: il video

SENSISEEDS.COM

Buon anno!

67DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

STREET ART

FLYCAT IN MOSTRA AL“RISE UP! LA CITTA CHE NON DORME”

Hai fatto molte mostre in giro per il mondo e la tua arte è sempre molto apprezzata. A breve farai quest’altra mostra a Milano con lo scopo di aiutare l’associazione CISOM. Come è nata questa collaborazione?La collaborazione è nata all’inizio del 2014. Fui invitato a partecipare ad un’asta benefica organizzata sempre dal CISOM e in collaborazio-ne con Christie’s, si trattava di reinterpretare un elmetto che viene indossato dai volontari durante le loro attività di soccorso. In quel-la occasione i fondi ricavati furono destinati all’emergenza sbarchi a Lampedusa. I loro obiettivi sono nobilissimi ed io sono molto orgo-glioso di poter contribuire con la mia arte.

La mostra si terrà alla Rotonda della Besana, tra l’altro anche sede del Museo dei bambini. È la prima volta che esponi in questo spa-zio? Sì, è la prima volta e non ti nascondo una certa emozione. La prima volta che visitai questo stupendo sito rinascimentale, quale è La Ro-tonda della Besana, fu in occasione di un esposizione di Keith Haring nel 1986. Tutti i b-boys del muretto di Milano di quegli anni se lo ricordano benissimo, una giornata memorabile. Conservo ancora ge-losamente una maglietta con un mio ritratto che lui mi firmò e regalò.

Hai già collaborato con Ozmo in passato? In realtà no, però naturalmente conosco il suo lavoro che è notevole e molto diverso da ciò che faccio io. Apparteniamo a due distinte ge-nerazioni, con percorsi personali e artistici molto diversi e questo, se-condo me, rappresenta senz’altro un elemento di forza per RISE UP!

L’evento si concentra molto sull’aspetto didattico, tramite i wor-kshop, in particolare spiegando che la street art non è un movi-mento illecito ma fortunatamente gode di autorizzazioni e spazi dedicati. Tu che hai dedicato molto tempo a questa battaglia come vedi la situazione attuale?

La situazione è sempre in movimento, ed è questo che la rende viva più che mai. Ho sempre dedicato molto del mio operato all’insegnamento di questa grandiosa espressione artistica che è il Writing, e poterlo fare in concomitanza con una mia esposizione è molto importante. Il Wri-ting è sinonimo di energia e non lo si può impacchettare e presentare come una sorta di regalo di compleanno. Il Writing è vita, può apparire ad alcuni ricco di rabbia ma quella rabbia è propositiva, costruttiva. È necessario che chi si accosta a questo movimento lo faccia in piena co-scienza, non ci si deve limitare ad imparare una tecnica di disegno, c’è una storia molto profonda da comprendere prima di tutto.

Mi hai accennato anche di un incontro con l’associazione anti-graf-fiti. In cosa consisterà?Questa sarà certamente la parte più divertente! A parte gli scher-zi, sono sicuro che sarà un momento importante e utile per potersi confrontare con chi apparentemente non approva le tue azioni o i tuoi ideali, ma io non sono molto idealista. Credo che dopo il nostro incontro anche i membri dell’associazione (forse non tutti) potranno guardare le scritte sui muri con occhi diversi e cominciare a distinguere tra vandalismo ed espressione artistica.

Qual è il tuo invito per coloro che avranno modo di visitare la mostra?Invito tutti a visitare la mostra di due artisti che con il loro lavoro han-no voluto contribuire alla riabilitazione della strada. Una strada che sì, può essere ruvida in superficie, ma che nel suo profondo è ricca di AMORE.

www.riseup-cisom.com - www.flycatarte.comEnrica Cappello

Giornalista di origini siciliane e viaggiatrice estemporanea.Laureata in Scienze della Comunicazione ha lavorato nell’ambito della pubblicità.

Attualmente è caporedattrice di Dolce Vita.

Luca Massironi, in arte Flycat, è una pietra miliare del panorama della Spray art internazionale. La sua carriera, anche musicale, iniziata negli anni ‘80 è piena di successi e collaborazioni. Ha trascorso una parte della

sua vita in California e nel 2010 è stato nominato discepolo di Rammellzee, esponente di spicco del graffitismo newyorkese. Si distingue in particolare per i suoi progetti in ambito creativo e sociale confermando ancora

una volta che quest’arte può essere genuina. Dal 20 gennaio al 5 febbraio Flycat parteciperà, insieme ad Ozmo, ad una mostra e asta di beneficenza “Rise Up! La città non dorme”, organizzata dal C.I.S.O.M. (un organo di

volontariato che sostiene le fasce più deboli). Luca, che oltre ad essere un grande artista è anche una persona che trasuda passione per quello che fa, ci racconta la sua prossima mostra.

68 DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

SPECIALE MUSICA

"MUSICA CHE TI RENDE SCEMO"L’INDAGINE IRONICA DI VIRGIL GRIFFITH

Virgil Griffith, noto informatico nonché creatore del software Wiki-pedia Scanner (un software che capta da dove provengono i testi editati su Wikipedia), sta facendo discutere il web con la sua nuova infografica, “Musicthatmakesyoudumb” letteralmente “musica che ti rende scemo”.

Il suo studio, durato diversi anni, mette in relazione i risultati del SAT, cioè i test di ingresso ai college universitari americani, con i gusti degli studenti attraverso un’applicazione che scansiona i like messi a band e musicisti su FaceBook. In sostanza evidenzia cosa ascolterebbero i più ed i meno bravi.

Ovviamente questo studio non ha nulla di scientifico e lo stesso auto-re afferma che: «Non c’è nessun rapporto di causa-effetto, non inondate-mi di email per sottolinearlo».

Sarebbe più corretto, infatti, definirla come un’indagine condotta con ironia che ha suscitato grande curiosità nonostante la poca affidabilità scientifica.

Da quello che emerge gli studenti più dotati sembrano preferire Beethoven o i Radiohead, mentre i meno dotati preferiscono Lil Wayne o Beyoncè.

Detto questo, è evidente che l’indagine va presa con le pinze dato che il gusto musicale di ognuno di noi è legato spesso all’intelligenza emotiva piuttosto che a quella matematica, scientifica o addirittura linguistica.

L’“effetto Mozart” è uno dei vari esempi di come la musica è col-legata alla nostra emotività ed influenza l’organismo modificando lo stato emotivo, fisico e mentale. Uno dei maggiori studiosi del suono dal punto di vista medico, Alfred Tomatis, ha dichiarato addirittura che l’“effetto Mozart” ha un effetto terapeutico riuscendo ad agire nella modificazione dei problemi emotivi e quindi modificare, o alle-viare, alcune patologie.

A questo punto possiamo affermare con certezza che il gusto musi-cale è legato all’emotività, quindi rispettivamente chi vive d’istinto o ha bisogno di sfogo ascolterà generi vicini al metal, chi cerca emozioni durature preferisce musica ricercata o poco accessibile, chi è riflessivo prediligerà musica “soft” o classica, mentre tutti coloro che hanno sperimentato nel corso della propria vita uno spettro più ampio di emozioni apprezzeranno tutti i generi musicali o quasi.

Probabilmente il prossimo passo “evolutivo” è proprio quello dell’in-telligenza emotiva ed empatica che l’uomo non ha ancora raggiunto appieno, in cui la musica gioca un ruolo fondamentale poiché: «Music is a window into higher brain function» (lett. La musica è la finestra delle funzioni celebrali).

Affianco l’infografica completa che mette in relazione artisti e punteg-gi dei test d’ingresso.

Acirne

69DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

LOOP LOONA, UNA LUCENELLA NOTTE DEL RAP MADE IN ITALYUn metro e sessanta di altezza per 45 chili di femminilità esplosiva. Loop Loona ha uno sguardo felino accompagnato da una potenza quasi mascolina, che non le toglie fascino ma fa abbassare a tutti i maschietti i New Era ad ogni live in segno di rispetto. Un rispetto guadagnato spanna a spanna sui palchi «con la fronte che gronda», fatto di tanta gavetta fino alla partecipazione ad Mtv Spit e all’uscita del suo primo album ufficiale, “Senza Fine” (Antibemusic). Nelle produzioni di Turi impreziosite dagli scratch del giovane dj Fakser, del veterano dj Mike e del sempre più potente dj Drugo, si sente l’odore della Calabria più selvaggia e la raffinatezza orientaleggiante che ha segna-to la sua crescita nel periodo vissuto a Damasco. Un disco dove si respira l’orgoglio di essere donna, di essere terrona e di essere onesta, in cui spicca su tutto il tentativo di farcela con le proprie forze, passo dopo passo, puntando tutto sulla musica e sugli incastri di parole per arrivare all’obiettivo senza essere ricattabile da nessuno; perché, come ricorda l’intro del video di “Dalle mie parti”, in cui viene citato lo scrittore Corrado Alvaro: «La disperazione più grave che possa impadronirsi d’una società è il dubbio che vivere rettamente sia inutile».

In “Senza fine” citi la dea Ishtar, una dea guerriera che abbatte i nemici, ma anche simbolo di fertilità e amore che racchiude in sé molti contrasti. Ti ci rivedi?Certo che mi ci rivedo, sennò non l’avrei citata. Inoltre ho anche un legame affettivo con questa figura: quando vivevo a Damasco frequentavo spesso una famiglia irachena, sono stati loro a raccontarmi i miti della vecchia Babilonia.

Non hai avuto ancora il suc-cesso che secondo noi ti meriti perché sei ancora troppo one-sta come dici in “Eternità”? Il successo non è una mia priorità, quello a cui punto è avere maggiori risorse per realizzare i miei progetti, perché ho tante idee in mente. Poi dipende da cosa si intende per successo; per esempio sono sta-ta chiamata da un famoso talent per partecipare come concorrente, avrei avuto di sicuro molto successo se avessi accettato, ma quanto sarebbe durato? Il successo è una cosa che si vede a lungo termine. Sembrerò un po’ presuntuosa, ma sono sicura che fra dieci anni il mio disco, “Senza fine”, varrà molto di più dei tre quarti dei dischi usciti in questi anni di boom del rap, major e non. Inoltre mi sono messa a lavorare su cose nuove, con una maggiore maturità musicale, e questo non potrà che portarmi fortuna.

I giovani di oggi come possono riappropriarsi degli spazi e del futu-ro che è stato loro rubato, specialmente in una terra difficile come la Calabria dalla quale provieni?Dandosi da fare, nonostante le grandi difficoltà che ci sono. Coin-volgere i ragazzi più piccoli, partire dalle scuole elementari e medie, perché è in quel momento che si può agire per cambiare la mentalità.

Facendo un parallelo tra una produzione e una ricetta a che alimen-to paragoneresti i bassi? A quali invece la melodia? E gli scratch?I bassi alla cioccolata, la melodia a una crema, bianca e piuttosto liquida, scratch alle patatine, quelle nei pacchi. Si vede che mangio sano, eh?

Quanto ha contato e come ti ha cambiato la tua esperienza in Medio Oriente? Ha cambiato il mio modo di vedere la vita, mi ha fatto capire che il mondo è molto più grande di quello che si pensa e che, se voles-

si, avrei sempre una seconda casa lì. I miei tratti sono me-diterranei e la mia pronuncia in arabo molto buona, quindi non mi è venuto difficile con-fondermi tra loro e farmi ac-cettare. Lì non sono mai stata una turista.

Partendo dal fatto che “il rap è unisex come il culo”, è il rap ad essere sessista o sono i rapper ad approfittarsi di questo cliché? Il rap senza i rapper non esi-ste, quindi sono i rapper a es-sere sessisti e le donne, certe donne, si comportano come se fossero un oggetto nelle

mani del loro rapper preferito. La società ti dice che devi essere un Don Giovanni, andare a letto con più donne possibili e poi scaricarle, e i pecoroni seguono queste “regole”. I rapper sono più maschilisti in generale perché l’Hip Hop è nato nei ghetti statunitensi popolati da gente di colore, dove c’era molta ignoranza, e l’ignoranza porta con sé anche il maschilismo. Le cose si sono evolute con il tempo, e il maschi-lismo è rimasto soprattutto nel rap mainstream, dove per vendere devi mettere in mostra un bel po’ di culi e tette perché il sesso è la più grande forza d’attrazione che esista.

Oggi ci sono folle di ragazzine che impazziscono per il loro rapper preferito, ma poche ragazze che provano a fare rap seriamente e ancora meno che fanno freestyle. Secondo te perché? Non so, forse perché è più semplice. Portarsi a letto un uomo di potere equivale a possedere quel potere senza sforzo, anche se per un periodo limitato. C’è anche da dire che gli uomini fanno gruppo mentre le donne hanno sempre il fantasma dell’invidia. Vedi, ogni rap-per si proclama il migliore di tutti, è una cosa molto diffusa. Anche io l’ho fatto, in un verso di “Venere”, dicendo “Loop Loona è la rapper, il resto è troia”. Un uomo non si sarebbe mai sognato di prenderlo sul personale, mentre le donne sì: molte hanno detto e scritto cose non molto belle nei miei confronti, tra cui anche ragazze che io ho aiutato o fatto suonare. Secondo te la prossima volta, se ne avessi la possi-bilità, le aiuterò? No, perché non allevo serpi. Questo è il problema principale delle donne che si avvicinano alla cultura.

Mario CataniaGiornalista professionista freelance e praticante di Muay Thai.

Fa a pugni con le parole e usa la dialettica (inutilmente)quando volano calci e ginocchiate.

www.facebook.com/LOOPLUNARE

70 DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

REGGAE VIBRATIONS

20 ANNI DALLA SCOMPARSA DI GARNET SILK

Dopo la scomparsa di Bob Marley e Peter Tosh, si sarebbe potuto immaginare un

vuoto incolmabile; invece sulla piccola isola fucina di talenti, fu come sollevare il vaso di Pandora. Prese il predominio la dancehall

quella più sfrenata e violenta. Quando improvvisamente si aprì un varco di luce, un gruppo di giovani da soli riuscirono nei primi anni ‘90 a riportare l’attenzione sul

Reggae e sulla fede Rastafari. In pochi anni Garnet Silk ha creato un movimento

culturale e spirituale attraversato anche dalla rivoluzione del suono al sistema digitale: un esempio di come attenersi alle radici ed al messaggio contenuto nella musica anche con l’innovazione. Garnet si può accostare anche alla nascita del New Roots e della

Conscious music. In una manciata di anni ha compiuto qualcosa di prodigioso, una vita breve ma straordinaria. Nel ‘92 con “I Can See Clearly Now”, la cover di Johnny Nash con il poeta dub Yasus Afari,

decollò definitivamente la sua carriera conclusa prestissimo, il 9 dicembre del 1994, quando morì all’età di 28 anni in un incidente ancora inspiegabile, chissà

quanta strada avrebbe percorso il giovane Garnet se fosse vivo. Sul quotidiano The Observer, in avvicinamento alla data del

suo 20° Anniversario, sono stati pubblicati diversi articoli di approfondimento che ne ripercorrono la vita. Addirittura in un’intervista a Donovan Germain, suo

storico produttore, spunta forse uno scoop: ci sono ancora inediti e brani mai pubblicati di Garnet Silk nell’archivio della Penthouse che potrebbero uscire prossimamente, ma

non indica quando.

EARTH BEAT MOVEMENT RIGHT ROAD

Nell’agosto 2012 nasce il progetto Earth Beat Movement, che unisce la passione

per il ritmo in levare con arrangiamenti e melodie che guardano sia al reggae sia all’hip hop. Dopo due anni è pronto il loro primo

disco, “Right Road” prodotto da Ciro Princevibe Pisanelli. La scelta di affiancare alcuni brani in italiano a quelli in inglese

nasce proprio dalla necessità di far arrivare in modo più diretto il loro messaggio. Da

“Parlano di me” in cui c’è un invito esplicito a svegliarsi dal torpore della nostra società e far sentire la propria voce, a “Sono io”

che esprime il bisogno di essere sempre se stessi, di rendere unica la propria arte e di porre la sincerità e la coerenza davanti a

qualunque scelta. Aprire la propria mente, asciugarsi le lacrime, impegnarsi in ciò in

cui si crede, rispettare gli altri, amare, non arrendersi, sono i temi principali di cui

parlano le canzoni, così come dare un senso ad ogni azione, lottare per la propria libertà

intellettuale, rendere omaggio alla musica che, se rispettata e coltivata con passione e amore, può darti tanto in cambio. Un

disco ben fatto, fresco e con tematiche per nulla scontate di cui anche noi di RRCrew consigliamo l’ascolto e anche l’acquisto per

sostenere i nostri giovani Artisti!

BOB MARLEY DARÀ IL NOME A UN NUOVO MARCHIO DI

CANNABISPromette di essere meditativa, sostengono che è proprio quella che usava e piaceva a

Bob Marley. Sarà commercializzata tra breve con il nome del re del Reggae. Potrete quindi nei prossimi mesi acquistare un grammo o più, di una nuova qualità di ganja che porta un nome così famoso. Mentre in Giamaica c’è stato un freno

all’entrata in vigore della recente legge sulla produzione medica e depenalizzazione,

un accordo internazionale della famiglia Marley con una società internazionale,

anticipa e lancia sul mercato l’erba naturale, sarà di fatto il primo marchio

targato Giamaica e con un nome poi così evocativo. Questa mossa della famiglia

non è piaciuta a molti, iniziando proprio dall’unico dei tre Wailers ancora in vita. Bunny sostiene che tra i tre Bob è il meno indicato ad essere eletto rappresentante di un marchio internazionale ganja. Sia lui che Peter Tosh sono andati in galera per semplice uso personale e hanno lottato

molto di più per la legalizzazione. Meglio i Wailers, che Bob Marley, per un marchio

così importante. Il veterano denuncia anche l’uso speculativo della famiglia, soldi che non tornano mai in Giamaica. Mentre tra i

sostenitori della rete è giunta una riflessione importante: è giusto o no, chiamare Bob

Marley una nuova qualità di ganja?A voi la riflessione.

1. Garnett Silk feat.Tony Rebel - Christian Soldiers 2. Robert Minott - Love At First Sight

3. Cali P - Carry The Load 4. I-Octane feat. Gaza Slim - Cyaa Do It

5. Paul Elliott - Reggae Music Tun Up6. Magic - Rude

7. Christopher Martin - Steppin Razor8. Ishawna - Need Love9. Teflon - For a minute

10. Acsel & RRBand - Uomini

10 TOP CHART REGGAE DANCEHALL

a cura di:

Gratis un pacchetto con due semi femminizzata per ogni acquisto di una confezione da 5 o 10 semi ed

il Cofanetto Anniversario

Distributori:NPK

www.npksrl.comINDOORLINE

www.indoorline.com

72 DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

HIP HOP SKILLZ

BEST ALBUM 2014

Si chiude il 2014, un anno che per il rap italiano ha segnato la prima battuta di arresto dopo il boom delle scorse stagioni discografiche. L’hip hop ha continuato ad entrare in classifica e a ricevere rico-noscimenti numerici - si vedano i dischi d’oro consegnati a Gemitaiz e MadMan per “Kepler”, a Rocco Hunt per “A’ Verità”, ai Club Dogo per “Non siamo più quelli di Mi fist” e a Fedez per “Pop-Hoolista” - ma a mancare è stato l’atteso salto di qualità del genere, che tuttora accoglie grandi consensi solo con dischi chiaramente orientati ad un ascolto meno esigente. Alcuni progetti annunciati non hanno invece preso forma, e toccherà aspettare qualche mese per il primo album ufficiale di MezzoSangue, per gli annunciati “Status” di Marra-cash, “Laska” di Mecna, e del nuovo Colle der Fomento. Insomma, la sensazione che lascia quest’anno appena concluso è di essere stato inferiore alle aspettative: non tanti i dischi degni di nota, poche le po-tenziali stelle emerse dal panorama underground, ridotte al minimo le sorprese positive. Nonostante ciò, sopravvive un cuore pulsante di artisti che producono hip hop di qualità che non scimmiotta tendenze d’oltreoceano e punta al messaggio, piuttosto che ad un mero fine estetico. Cinque album su tutti, in questo 2014:

5. MURUBUTU - GLI AMMUTINATI DEL BOUNCIN’/OVVERO MIRABOLANTI AVVENTURE DI UOMINI E MARIUn titolo tanto complesso quanto lo schema lirico intessuto da Murubutu, rapper nei ritagli di tempo ricavati dal suo mestiere di Professore. Le sue mirabolanti avventure si servono delle onde della bellezza e del mistero per ricreare le più classiche metafore dell’e-sistenza: storytelling purissimo, pesato con meticolosità e sciorinato con un carico mai banale di chiasmi, incastri ed assonanze. Hip hop didattico e narrativo: un po’ troppo per l’ascoltatore medio?

4. GHEMON - ORCHIDEEAmbizione e caparbietà: “ORCHIdee” di Ghemon è il frutto maturo di un percorso avviato anni fa, grazie ad un approccio di chiara matri-ce soulful. Questo disco segna il passaggio più coerente e meno trau-matico possibile verso la nuova veste: un team di musicisti di prim’or-dine lo ha accompagnato in un viaggio in cui rap e canto si stringono la mano tra morbide atmosfere - con un taglio estremamente per-sonale. Ghemon canta, tanto e discretamente bene, ma forse sceglie di semplificare il suo rap con liriche meno complesse di quanto ci ha abituato finora.

3. MACHETE MIXTAPE VOL.IIIUn mixtape del Machete Empire è sempre qualcosa su cui soffer-marsi: decine di strumentali inedite, ospiti di spessore, la sicurezza

del self-made unita alla capacità di legare l’hip hop alle contaminazioni pescate dal metal, dal rock e dall’universo skate. In pratica, la bellez-za di un concept nuovo. Il capo-machetero Salmo guida tutti col suo cinismo creativo e comunicativo, seguito a ruota da uno strepitoso Jack the Smoker: il suono è moderno, ma ben orientato al boom bap classico, e tra i tanti spiccano nuovi producers degni di nota - vedasi Yazee, tra gli altri. Leggermente sottotono rispetto ai precedenti, ma è certo che il rap italiano sia in mano a questi ragazzi.

2. KENTO & THE VOODOO BROTHERS - RADICIUn album di Kento vuol dire un lavoro mai banale, la summa di una ricerca musicale, stilistica e culturale che viene perseguita dagli albori. Il rapper calabrese sceglie anch’egli un ensemble di musicisti e dà vita ad un disco coraggioso: il coraggio di prendere una posizione netta; il coraggio di schierarsi dalla parte degli sconfitti, dei migranti e dei ba-stardi. Il coraggio di dare vita ad un disco nuovo, che ponga sul gradino più alto delle priorità quello di avere un senso e un concetto intensi e spiccati. Un lavoro “che pesa una tonnellata”: un album sagace, di uno spessore raro.

1. THE NIGHT SKINNY - ZERO KILLSO.K., Zero Kills è il disco che consacra The Night Skinny al rango di producer più influente d’Italia. Gran parte della migliore scena ita-liana degli ultimi periodi raccolta dall’artista molisano in un progetto completo e coerente, che sa muoversi abilmente tra suoni di ampio respiro, senza scadere nella banale elettronica o nella dance da cassa dritta. Un disco sapientemente urban, che si serve dello straordina-rio talento di Pat Cosmo dei Casino Royale per unire le sfumature viscerali del soul con gli impulsi più pop. “Resta vivo” il brano più ra-dio-friendly di un album che riesce a riunire sulla stessa traccia anche Lord Bean e Colle der Fomento.

Migliori dischi emergenti: BARILE + GHEESA - TERZO TEMPO; DUTCH NAZARI - DIECIMILA LIRE; FUNK SHUI PROJECT - FUNK SHUI PROJECT.

Nicola PirozziNasce nel 1988 a Benevento. Laureato in Relazioni Internazionali e Diplomatiche

all’Orientale di Napoli, dove vive.Nel 2005 entra a far parte del team di Moodmagazine,

per il quale sarà caporedattore.Il suo sogno nel cassetto è arrivare a 1000 recensioni

di rap italiano e dunque candidarsi al Pulitzer.

Il Primo Official

RooR Shop

a Brescia

Coming Soon

Via Leonardo Da Vinci, 18

25122 BRESCIA

Tel. 349 5606813

In collaborazione con:

IL NUOVO LAVORO DI BLU A ROMA È SPETTACOLARE

Qualche settimana fa balzò agli onori della cronaca la decisione di Ignazio Marino, il sindaco di Roma, di rimuovere la nuova

opera dello street artist Blu, raffigurante i poliziotti come maiali. La nuova opera dello straordinario writer italiano stavolta non è politically uncorrect: è nato questo muro, in

zona Ostiense, che raffigura una nave, carica di gru e macchine da lavoro, assaltata da

soldati rossi.Continua su: www.myhiphop.

it/2014/11/05/il-nuovo-lavoro-di-blu-a-ro-ma-e-spettacolare

L’HIP HOP AMERICANO IN PRIMA FILA NELLE PROTESTE

DI FERGUSONContinuano le tensioni e gli scontri di Fer-guson, dopo la mancata incriminazione di Darren Williams, l’agente che nello scorso agosto uccise Michael Brown, un giovane

18enne afroamericano disarmato. La decisio-ne del giudice è stata accolta dalla comunità

nera come l’ennesima ingiustizia a sfondo razzista della società americana: appresa la sentenza, migliaia di persone si sono river-

sate in strada e la contestazione non è stata sempre pacifica. A St.Louis, ad esempio, un poliziotto è stato raggiunto da un colpo di pistola al braccio. “Hands up, don’t shoot!” è invece lo slogan che più di ogni altro viene

cantato nelle sfilate pacifiche: una di esse si è svolta a Times Square a New York, e a capo

della protesta vi era Q-Tip.Continua su: www.myhiphop.

it/2014/11/25/lhip-hop-americano-in-pri-ma-fila-nelle-proteste-di-ferguson

WU-TANG CLAN - A BETTER TOMORROW (RECENSIONE)

Recensire un nuovo disco del Wu-Tang Clan è un’impresa ardua: è fin troppo facile ascoltarlo con la speranza di riavvicinarsi ai

fasti di un tempo, rimanendo inevitabilmente delusi. I Generali non sono più dei ragazzini (GZA ha quasi 50 anni!) e non passano più il tempo a fumare guardando film di kung-fu, vivendo tutti sotto lo stesso tetto. Bisogna dunque accettare un’evoluzione stilistica e di contenuti soprattutto da parte di RZA, che potrà piacere o meno, come la scelta di eseguire le basi con strumenti dal vivo (seguendo il credo di Adrian Younge). Va

anche detto che le enormi difficoltà dietro il processo realizzativo del disco (ancora

per colpa di Raekwon, come sette anni fa) hanno notevolmente turbato il concept nato

dall’ennesima visione di RZA.Continua su: www.myhiphop.

it/2014/12/06/wu-tang-clan-a-better-to-morrow-recensione

NEWS

[email protected]

NUOVO RECORD!!

Pianta Unicadi Soli 75 Giorni

Seguici su..Grass O Matic

1 seed 3 seeds 5 seeds 10 seeds

Genetics Brazilian Sativa x Auto AKType 100% auto-�owering hybridSex feminizedHeight 50 to 120 cm.Flowering automatic from the forth weekHarvest within 75 days from germinationYield 40-100 grams per plantHabitat indoors, outdoors, greenhouse

Spagna - Outdoor 2013

Report Completo YOU Tube“marihuana Television News 15”

su

75DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

LEGENDS

DAVID GROHL Nome e cognome: David Eric Grohl

Nazionalità: Stati Uniti Gruppi: Scream, Nirvana, Them Crooked Vultures, Foo Fighters

David Eric Grohl nasce a Warren nel 1969: è il secondogenito di Virginia e James Grohl. Il padre era un flautista di formazione classica che istillò in Dave la passione per la musica jazz. Nel 1975 i genitori divorziano e lui va a vivere con la mamma a Washington. Qui inizia da autodidatta a suonare la chitarra e la batteria ascoltando Kiss, Mo-torhead, Black Sabbath e Germs. Impara a conoscere il mondo del rock attraverso riviste come Maximumrocknroll e grazie al nuovo fidanzato della mamma che si trasferisce a casa loro portando con sé una vasta collezione di vinili. Virginia, notando le qualità del figlio, decide di fargli prendere lezioni private di chitarra, ma, dopo circa un anno, essendo stufo delle lezioni, Dave mette in piedi la sua prima band. In questo periodo si fa tatuare il simbolo dei Led Zeppelin e ricorda: «Ho passato anni in camera mia ad ascoltare la batteria di Bonham cercando di emulare il suo swing, la sua spavalderia dietro la batteria e la sua potenza». A 16 anni lascia la scuola e fa un provino per una delle band underground più note di Washington: gli Scream, coi quali inizia a suonare nel 1987. È un periodo di fibrillazione per Dave che durante le tournée riesce a conoscere Buzz Osborne dei Melvins. Dopo un inizio incoraggiante però la band si scioglie inaspet-tatamente. Si ritrova senza gruppo e in cerca di nuovi stimoli, chia-ma Osborne che a sua volta lo mette in contatto con Kurt Cobain e Krist Novoselic che sono in cerca di un batterista. Grohl vola a Seattle per essere provinato. È il momento perfetto per suonare in quella città, sta iniziando l’epopea dei Nirvana. Nel 1991 per la Geffen Records esce l’album “Nevermind”, che in breve tempo scalza dalla vetta delle classifiche Micheal Jackson e il suo album “Dangerous”. “Nevermind” vende oltre venticinque milioni di copie diventando una delle più importanti creazioni Rock della storia. All’interno Smell Like Teen Spirit, l’inno generazionale degli anni ‘90, tanto semplice nella struttura quanto aggressiva, con la batteria di Dave che la fa da padrone. Nell’album altri capolavori come In bloom, Polly, Lithium, Something in the Way e On a Plain. Il successo è devastante, diven-tano la band più importante del decennio. Nel 1993 esce “In Utero” con grandi successi come Rape me, Pennyroyal Tea, All Apologies e Heart-Shaped Box. Nel 1994 l’ultima storica registrazione per l’MTV

Unplugged in New York. Nello stesso anno Kurt Cobain muore e Dave si prende alcuni mesi di pausa a causa della forte depressione. Della musica dei Nirvana dice: «Ascoltando una canzone mi ricordo immediatamente come stavamo il giorno in cui è stata registrata, cosa mangiavamo o com’era il tempo. È come aprire una scatola di vecchie fotografie, e non mi piace farlo spesso». Da quello che doveva essere il suo progetto solista nascono i Foo Fighters (UFO). A dispetto della sua precedente esperienza questa band è disponibilissima con i fan e diverte i teenagers con video strampalati e spesso ironici che spopo-lano sui canali musicali. All’inizio si pensava che ne avrebbe fatto par-te anche Novoselic, che però rifiutò allontanandosi lentamente dalle scene musicali. Il primo album è “Foo Fighters” del 1995, quasi tutte le parti strumentali sono eseguite da Dave, che si fa notare per le sue grandi doti di polistrumentista. Tra i grandi successi troviamo The Pretender, Everlong, Learn to fly, Rope e Something from nothing. Quello dei Foo Fighters è un rock classico, patinato al punto giusto che non delude se ascoltato senza troppe pretese. Nel 2009 la band ha pubblicato il suo Greatest Hits. Nel 2001 corona un suo sogno, quello di riunire le grandi figure del Rock metal anni ‘80 e ‘90 in una squadra di All-Stars. Tra i componenti di maggior spicco dei Probot troviamo Lemmy Kilmister (Motörhead), Max Cavalera (Sepoltura), Josh Homme (Queens of the Stone Age) e John Paul Jones (Led Zeppelin). L’album che pubblicano è l’omonimo “Probot”. Nella sua carriera ha collaborato anche con Brian May per la realizzazione di alcune cover dei Queen, e ancora con Tenacious D, Neil Young, David Bowie e Slash. Con i Queens of the Stone Age collabora come batterista per l’album Songs for the Deaf che è poi quello della consacrazione della band. Nel 2006 interpreta la parte di satana nel film “Tenacious D e il destino del rock”, con Jack Black. Grohl è stato sposato dal ‘93 al ‘97 con la fotografa Jennifer Youngblood da cui divorzia per riposarsi nel 2003 con Jordyn Blum, da lei ha avuto due figlie Violet e Harper.

Robert MurphyNato a Torino, vive oggi nella sorridente Bologna.

Studioso di storia e appassionato disegnatore vive alla giornata.

LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI ARRETRATI DI QUESTA RUBRICA SUwww.dolcevitaonline.it/category/legends

SONO IO IL VERO UOMO Nei primi anni ‘70 Waters e Gilmour erano grandi amici. Una volta scesi dal palchi su cui davano vita ai grandi spettacoli dei Pink Floyd, continuavano a frequentarsi e a divertirsi con spirito ado-lescenziale in giro per il mondo. C’è stato in Arizona un avvenimento che rappresenta a pieno lo spirito libertino dei due artisti. I due, usciti dallo studio di registrazione e dopo una ghiotta bevuta, scherzavano e come al solito Roger incalzava David con richieste al limite del ragionevole. Waters dice a Gilmour: «Secondo me non sei un vero uomo»; dopo un battibecco durato alcuni minuti il bas-sista dei Pink Floyd affonda il colpo dicendo: «Lo vedi questo pacco di dollari? Se entri nel ristorante in sella alla moto passando per la vetrata sono tuoi, dimostrami di essere un vero uomo». Gilmour a

quel punto sale sulla sua Harley Davidson e punta dritto sulla vetrina dell’affollatissimo ristorante. Quando il padrone del locale isterico gli urla: «Ma cos’hai fatto?», lui risponde: «L’uomo!». Una pessima idea, e ancora peggiore diverrà il loro rapporto negli anni a venire quando lo spettro di The Wall porterà al limite l’ego di entrambi, culminando con la fine degli stessi Pink Floyd.

MUSICURIOSITY

76 DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

ELECTRO ZONEELECTRO ZONE DOLCE VITA SEGNALA

Dolce Vita in collaborazione con Nextpress vi segnala gli artistipiù interessanti della scena musicale. Dal rock al rap, dal jazz all’elettronica, le migliori band del momentosolo per i lettori di Dolce Vita.

LA DUBSTEP IN ITALIA:ELASTICA RECORDS

Tappa in una delle label italiane più importanti per la bass music made in Italy. Mentre in Inghilterra iniziava a spopolare la dubstep, in Toscana alcuni dj e produ-cer di ampie vedute, misero su la prima etichetta che parlava inglese, Elastica Records: ne abbiamo parlato con il fondatore “Tuzzy”.

Ciao Tuzzy, rompiamo il ghiaccio: come nasce Ela-stica?Il progetto Elastica nasce nel 2006 da un’intuizione di Simone Fabbroni (titolare dell’Exmud, il tempio della

drum’n’bass) che mi propose di lanciare una label dubstep. Io in quel periodo avevo un marchio che si occupava di minimal/house e l’idea di fondare una label che si occupasse di altre sonorità mi intrigava molto. Quindi andammo a Londra per un weekend. Due serate con Mala e Dmz ed ebbi la folgorazione. Voglio produrre dubstep! Rimasi stu-pito dal modo di vivere il club. Per 3 anni pubblicammo solo vinili esordendo con un disco rimasto storico “Numa Crew”. Ai tempi eravamo appena diciottenni. Coinvolsi poi tutta la vecchia guardia raggae/dub con cui avevo lavorato e collaborato in passato tra cui Madaski, Zion Train, Almamegretta con l’idea di fare dei remix dei loro brani. Fu da subito un successo. Sono passati quasi dieci anni ed Elastica è fiorente più che mai!

Quali sono i principi e le sonorità della label?Elastica nasce come label dubstep. Da subito però ho notato che il nostro suono era trasversale e, per questo, ho suggerito agli artisti di mantenerlo tale. Abbiamo sempre cercato di anticipare i tempi con sonorità reggae quando spopolava solo il wobble e sonorità notturne e introspettive agli albori della bass music. Ci siamo perciò sempre trovati a nostro agio nel cambiamento di genere e di gusti. Attualmente in casa Elastica la parola d’ordine è: stupire con nuove sonorità. C’è un’aria democratica nella label e mi affido molto alla sensibilità artistica di ogni produttore. L’importante è che dietro alla produzione ci sia un concetto, un’idea che vada al di là del solo aspetto musicale. E il 2014 che anno è stato per voi?Ottimo, per un sacco di motivi. In primis per la nostra partecipazione al Red Bull Cul-ture Clash a maggio, contesto mainstream che ci ha dato la possibilità di comunicare il nostro linguaggio ad un pubblico distratto. Il successo è stato grande. Il 2014 è stato anche l’anno che ha consacrato Elastica come label di riferimento non solo per la dub-step. Abbiamo ricevuto un sacco di ottimi dischi e proposte. Abbiamo lanciato artisti come Ioshi, Bangalore, Gropina già proiettati nel futuro con produzioni di Bass music. Abbiamo pubblicato una compilation di successo prodotta da Andypop incentrata sul suono garage. E ancora The Natural dub cluster, Dedubros, Insintesi, Deleted Soul e molti altri. Consiglio un ascolto sui nostri canali, rimarrete stupiti dal nostro eclettismo. E nel 2015 vi stupiremo ancora di più!

Come sta la creatura Antiplastic?È un progetto in divenire, nel 2013 è uscito il disco di esordio, scritto quasi interamente da me di getto in 3 mesi, che ha riscosso un ottimo successo. Adesso la band è più matura e stiamo completando il secondo disco. Abbiamo invitato ospiti a cantare e suonare con noi, un paio di nomi su tutti: Dub Fx ed Ensi. Ne comincerete a sentir parlare da marzo!

Per chiudere: tre dischi fondamentali. Il disco consigliato è “Numa Crew”, anche se sono personalmente coinvolto avendo-lo sentito e visto nascere, lo considero un disco ben fatto, calibrato ed efficace. Un secondo disco che consiglio molto e il nuovo di Leonard Cohen “Popular problems”, tutt’altro genere ma lì c’è la vera essenza della musica. Il terzo disco che ho ascoltato con interesse è “C’mon Tigre”, un collettivo italo francese che propone un sound a cavallo tra l’elettronica e il rock. Molto interessante, graffiante e ipnotico.

Francesco Cristianowww.ciroma.org

NABIHAGià celebre nella sua Da-nimarca, Nabiha arriva in Italia con il singolo Ani-mals. Soul dance contem-poranea che affonda le radici nel continente afri-

cano: dalla melodia al gioco sincopato dei ritmi.

ZONA ROSSA KREWTrio rap dell’Aquila com-posto da Keso, Nasty e Coll’asso. Per il nuovo album pubblicato da Ja-

mrock Records ha scelto l’omonimo nome della band.

RAZZA KRASTAAfteRap è il titolo dell’ul-timo album di Daniele Cortese in arte Razza Krasta pubblicato nel mese di novembre per Paige Recordings. Hip-Hop misto alle sonorità

più varie, metafore, storie vere e verosimili.

PETER PUNKDopo un periodo di pau-sa tornano i Peter Punk, una delle punk band più famose d’Italia. Il loro nuovo album “Il seme del-

la follia” è un insieme di ritmi travolgenti e testi diretti e senza fronzoli.

NICOLA CIOCENicola Cioce, artista po-liedrico che si divide tra musica e teatro, debutta con “L’ora blu”. Nel disco anche “La fortuna non esiste”, singolo e brano che dà il nome al proget-to itinerante di Cioce.

TELESPLASHDa Ponticino, Arezzo, arrivano i Telesplash con il loro terzo album “Non è più poesia”. Nel cd un featuring d’eccezione re-

alizzato con il conterraneo Pupo per il brano ‘Freddo’.

77DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

DE VINO VERITAS

CERASUOLO DI VITTORIA, PLANETA 2012Dai terreni sabbiosi e calcarei della Sicilia sud-orientale nasce questo vino straordinario che si sta afferman-do a livello nazionale e non solo. L’azienda Planeta, con sei unità produttive sull’isola e una grande varietà di prodotti, può essere considerata ambasciatrice del vino siciliano. Il cerasuolo di Vittoria 2012 DOCG è ottenuto da uve autoctone nero d’avola e frappato, con fermentazione a 25°C e affinamento in acciaio. Al naso è piacevole nonostante la spiccata vinosità, libera profumi fruttati di melograno, fragola e ciliegia: il nome cerasuolo deriva proprio da cerasa, ciliegia in dialetto siciliano. Emergono note speziate e minerali tipiche dei terreni di produzione che rendono più complesso e fine il quadro olfattivo. In bocca è caldo, fresco e sapido, con un tannino che risulta delicato e bilanciato dalla morbidezza dell’alcool (13%). Da assaggiare subito o dopo massimo 3-4 anni di invecchiamento, dà il meglio di sé con i classici della cucina siciliana da gustare nelle piazze barocche di Ragusa, Modica o Scicli! Ma grazie alla sua versatilità i nostri lettori potranno apprezzarlo anche a casa per accompagnare primi piatti complessi, sia di pesce sia di carne, formaggi a media stagionatura, ma anche piatti conditi con spezie che spesso risultano di difficile abbinamento.

Daniele BandiHa appeso da tempo sia la laurea in storia sia gli scarpini da calcio. È entrato nel mondo del vino per passione. Di professione

giocatore di fantacalcio e indefesso burocrate; ama leggere e cucinare, possibilmente non contemporaneamente.

LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI ARRETRATI DI QUESTA RUBRICA SUwww.dolcevitaonline.it/category/vino

BIRRA CORNER

PILS AND LOVENell’articolo precedente ho scritto un paio di inesattezze, per cui ne approfitto per correggermi. Il tipico luppolo tedesco nobile non è il Saaz, ma l’Hallertau (con la sua enorme famiglia); il Saaz è un tipico luppolo ceco, nato e coltivato nelle vicinanze della città di Žatec, dalla quale prende il nome. Viene utilizzato nelle Pils, che a loro volta prendono il nome dalla città boema di Plzeň, dove lo stile fu codificato da J.Groll nel 1842. Una delle novità dell’epoca era la possibilità di utilizzare malti chiari, e non necessariamente tostati e quindi tendenti all’ambrato scuro. Ne è un degno esempio la “Pils and Love” del Birrificio La Buttiga di Piacenza, nato nel 2011 in una splendida corte immersa nel verde. Come vuole la ricetta originale, anche qui sono utilizzati luppoli che ben si sposano con la bassa fermentazione, ossia Perle (in amaro), Her-sbrucker-Saaz-Tettnanger in aroma e Saaz in dry hopping. Il risultato, per me ottimo, è una birra leggera, ben carbonata, con un piacevole aroma fresco di erba, un amaro delicato e non invadente, una schiuma pannosa che fa da cappello ed un buon equilibrio nei malti. Prosit!

Michele PriviteraTitolare de “Il Pretesto Beershop” di Bologna

LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI ARRETRATI DI QUESTA RUBRICA SUwww.dolcevitaonline.it/category/birra

TEA TIME

MASALA CHAI: IL TÈ SPEZIATOMasala chai, letteralmente tè speziato a base di latte, è una specialità dell’India che si può acquistare a tutte le ore del giorno dai chaivalas, venditori di tè, servita in tazzine di terracotta monouso. La modalità con la quale viene preparato il masala chai prevede l’uso di un bollitore che mantiene sempre l’acqua calda. Il tè, assieme a variegate tipologie di spezie, viene fatto bollire con l’aggiunta di latte e il masala chai, pur essendo la bevanda nazionale indiana, non ha una ricetta standard ed inoltre si può servire sia caldo che freddo. Anche in Tibet troviamo una preparazione analoga: in una specie di zangola viene sbattuto un decotto di

tè e spezie assieme a burro rancido di yak, sale e latte.Ricetta Masala ChaiPer una tazza: 2/3 acqua; 1/3 latte fresco interoIngredienti: tè nero Assam un cucchiaino; 4 grani di pepe nero; 1 stecca piccola di cannella; 2 bacche di cardamomo; 2 chiodi di garofano; mezza stecca di vaniglia. Preparazione: bollire 5 minuti l’acqua con le spezie (pestare leggermente il cardamomo) e far riposare per altri 5 minuti aggiungendo il tè. Nel mentre scaldare il latte per versarci poi il tè filtrato. Se possibile fare la schiuma e infine guarnire con cannella in polvere e zucchero di canna.

Marta De ZoltLa passione per il tè l’accompagna sin dall’infanzia: dalla collezione ventennale di bustine ai barattoli di foglie sfuse che invadono la sua dispensa,

il tè è un rito quotidiano al quale non può rinunciare. Laureata in Economia e Gestione delle Arti e delle Attività Culturali a Ca’ Foscari,come libera professionista si occupa di promozione ed organizzazione di eventi d’arte e turismo.

Facile da usareper un raccolto gustoso e naturale.

79DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

OLTRECONFINE

LE MERAVIGLIE DELL’INDIA DEL NORDStato: IndiaRegione: Uttar Pradesh - RajasthanCapitali: Nuova Delhi - Lucknow - JaipurClima: Umido subtropicale - Temperato - DeserticoSpecialità gastronomiche: Naan, Sultani dal, Raita, Shahi paneer, Puri, Kachauri, Sabji, Pulav e le Papad

La Repubblica Federale Indiana con i suoi 28 stati è una delle nazioni più estese e impegnative da visitare: il consiglio è quello di dividere il paese in settori cercando di esplorarlo a più riprese. Dopo aver visto come organizzare un itinerario nel sud del continente è la volta del nord tra deserti infuocati, palazzi maestosi e l’immancabile traffico indiano.

Il punto di partenza è la capitale del paese, Nuova Delhi. Fulcro dell’antico regno dei Moghul, Delhi divenne prima capoluogo del Raj britannico nel 1911 e infine capitale della nuova Repubblica Indiana con l’indipendenza del 1947. La città è il tipico prodotto dell’urbaniz-zazione selvaggia che spesso si può incontrare in India: con un’esten-sione di 1483 Km quadrati e una popolazione di più di tredici mi-lioni di abitanti, questa megalopoli può non piacere al primo impatto, ma ad un’occhiata più approfondita può regalare scorci mozzafiato in bilico tra un maestoso passato e un presente caotico.

Una volta lasciato l’aeroporto generalmente i turisti convergono verso il centro della città, scegliendo come destinazione o il quar-tiere di Paharganj, ritrovo di tutti i viaggiatori più o meno fricchet-toni, oppure si dirigono verso l’area di Connaught Place, più centrale e tranquilla. Con due o tre giorni a disposizione è possibile visitare tranquillamente la città. Un buon inizio potrebbe essere il Museo Nazionale Indiano. Con la sua vasta esposizione di reperti arche-ologici, statue e dipinti ci si può fare un’idea della millenaria storia del subcontinente indiano: grandi e antichi regni, guerre, leggende e rivoluzioni coprono quasi 5mila anni di storia. In particolare la sezione dedicata alle miniature di epoca Moghul, la dinastia che resse le sorti dell’india del nord dal 1500 fino alla metà dell’ottocento, sono splen-dide e permetteranno al visitatore di apprezzare meglio le successive visite ai principali monumenti della città.

Lasciato il museo che si trova a sud, nel distretto amministrativo co-struito dagli inglesi ad inizio del novecento, bisogna prendere un mez-zo, possibilmente un rickshaw, per dirigersi verso il cuore della città, Old Delhi. Segnata dall’occupazione di numerose dinastie di raja, i re indiani e dal colonialismo inglese, la città vecchia comunque man-tiene delle caratteristiche ben distinte. Attraverso le grandi por-te che un tempo delimitavano il perimetro cittadino è impossibile non imbattersi nell’immenso Red Fort, una massiccia costruzione militare in mattoni rossi. Iniziato nel 1638 venne terminato solo dieci anni dopo e rimane tutt’ora uno dei più importanti simboli dell’espressione del potere dei Moghul. Il palazzo è composto di

diversi padiglioni e residenze immerse in un parco rigoglioso; molte delle miniature presenti nel Museo Nazionale sono proprio ambien-tate tra queste mura.

Appena fuori dal Red Fort si estende il quartiere di Chandni Chowk, una specie di enorme bazar coperto dove e possibile tro-vare di tutto, dalle spezie ai tessuti passando per piccoli gadget elet-tronici. Qui si trova la magnifica moschea di Jama Masjid, considerata la più grande moschea dell’Asia. Costruita nello stesso periodo del Red Fort, anche in questo caso la maestosità dell’impero Moghul si esprime nell’architettura, regalandoci un complesso di cupole, mina-reti di oltre quaranta metri e una spianata in grado di ospitare fino a 25mila persone. Un altro spettacolare esempio di questa architettura e l’arcinoto Taj Mahal che si trova ad Agra, città poco distante da Nuova Delhi e visitabile in giornata dalla capitale.

Il Taj è una delle principali icone della nazione indiana, la storia della nascita di questo mausoleo è molto famosa, alla morte della moglie Mumtaz Mahal, l’imperatore Shah Jahan è distrutto; inna-moratissimo, decide di costruirle il più importante mausoleo del paese e nel 1631 dà il via alla costruzione. L’opera venne completata venti anni più tardi ma il povero Shah Jahan nel frattempo venne imprigionato da uno dei sui figli e non vedrà mai la fine del suo grande progetto che prevedeva una copia esatta del tempio realizzata però in marmo nero proprio di fronte al candido Taj Mahal. L’interno della tomba è mozzafiato, circondato da un parco con piscine e fontane, spicca il corpo centrale del mausoleo che contiene i resti dell’impera-trice Mumtaz, costruito con marmi provenienti dall’Europa e pietre preziose acquistate in tutta l’Asia il Taj sembra davvero uscito da una favola.

Rientrati a Delhi non dovreste farvi mancare almeno una cena in uno dei rinomati ristoranti della capitale. Dalla fondazione dell’impero Moghul, la città è diventata non solo la capitale del paese, ma anche del cibo; non fatevi mancare l’assaggio dei famosi piatti byriani, a base di riso con l’aggiunta di pollo e spezie, oppure il tandoori burra, montone al forno o il famoso sharabi kababi tikka masala al ristorante Chor Bizarre, spiedoni di pollo flambé accompagnati da applausi e fischi di incoraggiamento.

Da Delhi ci sono numerose opzioni di viaggio per continuare l’esplo-razione del paese, le montagne del nord sul massiccio dell’Himalaya, la piana gangetica con le sue città sante o il grande deserto del Raja-

Udaipur-CityTaj Mahal

80 DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

OLTRECONFINE

sthan ad ovest. Caratterizzato da una storia millenaria di scontri e tradizione cavalleresche il Rajastan è la terra dei famosi maraja che con i loro palazzi nel deserto e le loro meravigliose ricchezze hanno creato un immaginario letterario e culturale. In realtà è il deserto il vero protagonista di questa regione: tramonti infuocati e colline sassose ricoprono gran parte del territorio che a ovest arriva a confinare con il Pakistan. La porta d’ingresso a questa incredibile regione è Jaipur, la capitale del Rajasthan. Detta anche la Città Rosa, per via delle sue mura dipinte, Jaipur può essere un buon po-sto dove comprare souvenir caratteristici. La città vecchia infatti segue l’antica divisione in quartieri legati alle attività commerciali o manifatturiere; dopo aver visitato negozi di tessuti, artigianato locale, gioielli e spezie potrete godere del tramonto spettacolare da alcuni dei ristoranti della città che sorgono sui tetti con un trionfo di colori tra il rosso del cielo e il rosa della città.

Proseguendo lungo la superstrada undici, la più importante della re-gione, si trova un’altra perla del Rajasthan, Pushkar, città di pellegri-naggio dove esiste uno dei pochissimi templi dedicati a Brahma. La leggenda vuole che Brahama, fondamentale divinità della trimurti insieme a Shiva e Visnu, abbia lasciato cadere un fiore di loto nel de-serto e da qui sia nato il lago della città di Pushkar, in effetti la città è permeata da qualcosa di magico e le sue acque si dice siano mira-colose. Circondata da una serie di alte colline sassose la cittadina con il suo lago attira ogni anno migliaia di turisti, gli alberghi migliori e più caratteristici sono quelli della città vecchia, ma se desiderate

un po’ di tranquillità e di clima rilassato forse potreste optare per le piccole pensioni che sono spuntate negli ultimi anni nelle zone peri-feriche della città, alcune anche con vista lago. Il lago, che è di origine monsonica, soffre di pesanti fasi di evaporazione durante l’estate ma ritorna ai suoi livelli normali durante gli abbondanti monsoni dei mesi di agosto e settembre. Lungo tutta la costa del lago sono stati co-struiti templi e piccoli caseggiati destinati alle funzioni religiose per cui l’accesso all’acqua avviene attraverso grandi scalinate che fini-scono sommerse. Assolutamente da visitare il tempio dedicato al dio Brahama dove si può ammirare la meravigliosa statua di marmo con i quattro volti del dio scolpiti, uno per ogni direzione cardinale. Infine l’ultima tappa alla scoperta del Rajasthan potrebbe essere Udaipur, la Venezia dell’India. Considerata una delle più belle città del paese, Udaipur sorge sulle rive del lago Pichola dove galleggia maestosamen-te il Lake Palace, un vero e proprio palazzo galleggiante costruito nel 1754 da uno dei maraja di Udaipur.

La città viene considerata il luogo perfetto per una coppia di inna-morati, quindi nei periodi tra ottobre e dicembre si può trovare un certo affollamento di famiglie in viaggio di nozze o di piacere. Il posto migliore dove pernottare è la zona della città vecchia dove si trovano diverse guest house a prezzi abbordabili; se però doveste avere a disposizione un budget un po’ più consistente potreste optare per alcuni degli alberghi con vista lago come il Jagat Niwas o il Kankarva ricavato da un antico haveli, termine con cui si indicano i classici palazzi dell’architettura araba e persiana. Oltre alla visita al Palazzo Galleg-giante, oggi un hotel super-lusso, la città di Udaipur offre numerose attrattive come il City Palace, un immenso complesso architettoni-co costruito agli inizi del settecento e ultimato solo un secolo dopo: qui l’impressione è quella di essere nel film “Indiana Jones e il tempio maledetto”. Dopo esservi persi in mezzo ai vicoli e alle strade del-la città un’altra interessante attrattiva è Shilpgram, un villaggio di artigiani a pochi Km dalla città dove è possibile vedere alcuni dei più raffinati artisti di tutta la regione intenti a lavorare minuziosa-mente statue e gioielli che vengono venduti in tutto il subcontinente indiano.

Salutando Udaipur è possibile prendere un treno che vi riporti verso Nuova Delhi, da cui poter proseguire la scoperta di questo incredibile paese.

Mattia ColettoViaggiatore appassionato nasce nel secolo sbagliato.

Avrebbe voluto fare l’esploratore.

LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI ARRETRATI DI QUESTA RUBRICA SUwww.dolcevitaonline.it/category/lifestyle/viaggi

City Palace Jaipur

Red Fort

TRAVELCURIOSITY

LA FIERADEI CAMMELLI

Ogni anno nella città di Pushkar si tiene per cinque giorni la Pu-shkar Mela o Fiera dei Cammelli. Migliaia di allevatori si riversano in città con tende e animali e si stima che ogni anno circa ventimila cammelli vengano portati alla fiera per essere commerciati. Il cammello, chiamato anche la nave del deserto, è stato per secoli il simbolo di ricchezza dei maraja che assieme al cavallo consideravano merce più importante della vita stessa.

Negli anni la fiera ha preso un forte carattere turistico e spesso gli allevatori fanno più affari con i turisti che con la vendita degli animali. Adornati di tutto punto i cammelli vengono esibiti in gare di corsa, di combattimento o si aggirano penzolanti per le tende. Oltre ai quadrupedi ultimamente hanno iniziato ad imporsi anche gare bizzarre tra gli stessi allevatori. Vestiti nei loro tradizionali abiti bianchi e con i larghi turbanti arancioni, questi uomini dalla pelle cotta dal sole spes-so sfoggiano grandi mustacchi che sono divenuti oggetto di competizione: non è raro infatti trovare un giudice bandire sfide e accettare scommesse sulla lunghezza o rigogliosità dei baffi e delle barbe dei partecipanti. Un altro gruppo di personaggi che si possono normalmente incon-trare nella città ma che alla Fiera dei Cammelli diventano prota-gonisti assoluti di balli e canti sono la tribù dei Kalbelia, gli Zingari del Deserto.

Con i loro tradizionali abiti neri ricoperti di pietre luccicanti e specchietti, questo popolo vive generalmente nel deserto in piccoli campi divisi per clan. Malvisti dalla popolazione cittadina in realtà appartengono ad un anti-chissimo popolo nomade di cui poco si conosce e che solo studi recenti ha individuato come vero e proprio gruppo antropologico. Non possedendo nessuna scrittura la loro tradizione è totalmente orale. I kalbelia vengo-no considerati ottimi musicisti e fantastici danzatori, le loro donne sono considerate tra le più belle del paese e i loro tratti somatici sono mol-to diversi da quelli degli abitanti di città; ciò che li rende invisi ai resi-denti dei centri urbani sarebbero le loro peculiarità zingaresche, il furto e l’accattonaggio. Non è difficile incontrare questi personaggi nei mercati cittadini dove cercheranno di coinvolgervi in qualche attività. Il consiglio migliore è quello di assistere ad uno dei loro spettacoli di danza e musica e se vi sarà piaciuto magari comprare un cd musicale o farvi accom-pagnare al loro campo nomadi dopo aver acquistato con loro qualcosa al mercato; risate garantite.

VE SENT DICDE. E. E.

www.radiopopolareroma.it

Radio Popolare Roma è la radio libera e indipendente della Capitale.Produce ogni giorno quasi dieci ore di informazione: sugli interni, gli esteri, la cultura, gli spettacoli.

E' una radio locale: Roma è il nostro principale teatro di azione, di cronaca e di racconto.

261113

[email protected]: 0039 (0) 687 121 079

[email protected]: 0039 (0) 697 607 008

P KNFUTURE IS GREEN

[email protected]: 0039 02 54 700 73

[email protected]: 0039 059 692 819

[email protected]: 0039 (0)121 341 186

[email protected] • WWW.ATAMI.COM • TEL.: 0031(0)73 522 32 56 • FAX: 0031(0)73 521 32 59

Follow us on

ROOTBASTIC B’CUZZ

BIO-BLOOMBASTIC BLOOMBASTIC

ATAATA ORGANICS

83DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

VOGLIO VIVERE COSÌ SURVIVALISM

10 OTTIME RAGIONI PER DECIDERE DI ANDARE A VIVERE IN NUOVA ZELANDANuova Zelanda, la terra dei vulcani, dei Maori e agli antipodi rispetto all’Italia e al continente europeo, è una nazione di forte attrattiva, soprattutto per coloro affascinanti dai luoghi lontani, i paesaggi verdi e una popolazione estremamente accogliente. Decidere di andare a vivere dall’altra parte del mondo non è una scelta facile, ma noi vi diamo almeno 10 ragioni per farlo e andare quindi a vivere in Nuova Zelanda.NATURALa natura è qualche cosa di semplicemente spet-tacolare in Nuova Zelanda ed è presente pratica-mente ovunque, anche nelle zone più civilizzate o sviluppate dell’intero Paese. La fauna e la flora sono rigogliose e sarà impossibile non innamorarsi di così tanta varietà. VITA ALL’ARIA APERTA Patria di alcuni dei più famosi sport estremi, la Nuo-va Zelanda è il paese perfetto per chi è sportivo nel midollo. Le attività che si possono fare in Nuova Zelanda sono innumerevoli e sarà un piacere farle perché sarete sempre circondati da un paesaggio mozzafiato e davvero incontaminato.

STILE DI VITA PIUTTOSTO RILASSATO A differenza della sorella Australia, la Nuova Zelan-da gode di uno stile di vita piuttosto rilassato e la frenesia, anche nelle grandi città o nei centri urbani di maggiore importanza, è meno percepibile.

L’OSPITALITÀ DELLE PERSONE I neozelandesi hanno la nomea di essere tra le per-sone più ospitali del mondo e bisogna dire che è assolutamente vero. Inoltre, la comunità expat è piuttosto fiorente anche in questa nazione sperdu-ta e agli antipodi del mondo che, ogni anno, conta moltissimi viaggiatori o lavoratori temporanei che contribuiranno a dare un volto ancora più cosmo-polita al Paese.

GASTRONOMIAAnche se potrà sembrare strano, in Nuova Zelan-da si può mangiare e soprattutto bere molto bene. Ovviamente la cucina è per lo più internazionale ma il brunch, il caffè e il vino saranno parte della vostra quotidianità e non sarà così facile sentire la mancanza dei prodotti nostrani e di casa.

LAVORO ALL’ARIA APERTAPer chi sogna di lavorare in campagna o all’aria aperta, non c’è posto migliore della Nuova Zelan-da. Alcune delle maggiori entrate del Paese sono per l’appunto l’agricoltura e l’allevamento, perciò, se

siete alla ricerca di un lavoro manuale e in cui po-trete respirare aria buonissima, la Nuova Zelanda è il vostro paradiso.

BASSISSIMO TASSO DI CORRUZIONE Secondo le recenti classifiche, oltre che uno stile di vita ottimo, la Nuova Zelanda propone anche un sistema sociale in cui la corruzione sembra essere molto bassa. Questa componente è molto impor-tante non solo dal punto di vista sociale ed etico ma anche nel momento in cui vorrete avviare una vo-stra impresa e quindi non incappare in spiacevoli si-tuazioni che, altrove, potrebbero invece verificarsi.

OTTIMO POSTO DOVE CRESCERE I BAMBINI La Nuova Zelanda è un paese sicuro e soprattut-to un ottimo posto dove decidere di far crescere i vostri figli. Le scuole sono di ottimo livello, l’assi-stenza sanitaria eccellente e il contesto sociale non-ché culturale piuttosto stimolante. Senza contare la meravigliosa natura e la varietà di attività all’aria aperta che potrete vivere e sperimentare insieme ai vostri figli.

LA CULTURA MAORI Oltre che alla cultura anglosassone, la Nuova Ze-landa offre un panorama culturale piuttosto inte-ressante se si pensa all’affascinante cultura Maori. Per tutta la nazione sono sparsi musei dedicati a questa importante etnia e gli stessi Maori sono un popolo decisamente orgoglioso delle loro tradizioni e tutto da scoprire.

TRANQUILLITÀIn Nuova Zelanda ce n’è per tutti i gusti. Se siete più tipi da città e amate la folla allora le città come Wel-lington, Auckland e Queenstown faranno al caso vostro. Se invece, al contrario, siete amanti della pace più estrema, la Nuova Zelanda potrà regalarvi piccoli pezzi di paradiso e località in cui non verre-te assolutamente disturbati e in cui potrete godere della tranquillità più assoluta.

Anna Scirè Calabrisotto

CREARE DEI SOTTOBICCHIERI CON I VECCHI CD E DVDMolto spesso capita di butta-re un CD o un DVD non più funzionate, senza pensare ad un eventuale riutilizzo.

Un modo originale per riu-tilizzare CD/DVD vecchi e dargli un nuovo uso è quello di trasformarli in sottobicchieri.

Prendete i CD o i DVD che non utilizzate più, tracciate su un cartoncino il contorno del disco, 2 per ogni disco, in modo da coprire il buco centrale.

Spalmate la colla su ogni faccia del cd ed attaccate i cartoncini.

Fatto questo si può ripetere l’operazione con della stoffa per rivestire i CD o DVD, lasciate asciugare per qualche minuto e i sottobicchieri sono pronti per essere utilizzati.

85DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

CRONACHE DA DIETRO IL CANCELLO

DONNE PRIGIONIEREA pensarci bene, le donne imprigionate sono molte di più di quelle rinchiuse nelle sezioni femminili delle carceri. Come succede per ogni minoranza delle donne in carcere si parla di rado e, come spesso accade, anche questa minoranza non se la passa bene; non se la passa bene nessuno in carcere.

Le statistiche riguardanti le carceri italiane sono parziali e difficilmente aggiornabili, il pianeta penitenziario è un universo cosi intricato che al di là dei grandi nume-ri, diventa davvero difficile districarsi nel marasma; le donne sono certamente in minoranza rispetto alla popolazione maschile, tuttavia di loro si sa poco, eccezion fatta per il gossip che ruota attorno a delitti famosi e storicizzati dalla cronaca oppure a personaggi di una certa fama.

Le donne devono avere ed hanno sempre più coraggio, provate a pensare a quelle che, anche colpevoli, si portano i figli in carcere perché in tenera età e la legge lo consente. So, ed anche loro sanno, che bisognava pensarci prima, tuttavia non credo che, quanto meno per motivi biologici, una madre stia serena allevando il suo cucciolo in cattività.

L’assistenza sanitaria è stato pian piano smantellata anche nel mondo di fuori, in carcere è stato fatto di più e prima. Non riesco ad immaginare una donna che viene arrestata incinta e debba fare una gravidanza in carcere.

In realtà delle donne in carcere so poco e, se devo essere sincero, so poco anche delle donne in generale, ma non riuscirei ad immaginare la mia vita ed un mondo senza di loro… Un carcere invece sì, poiché, se sei uomo, le donne in carcere le puoi vedere soltanto nei colloqui con i famigliari. Se una di loro ti viene a trovare, se è innamorata e fedele (cosa che alla lunga distanza è davvero difficile) si trasfor-ma suo malgrado in una vedova di Stato, poiché a differenza che in altri Paesi, i rapporti personali e sessuali con la propria moglie, in Italia sono vietati.

Chissà per quanto tempo ancora… Nel nostro paese le cose cambiano rapida-mente solo quando devono farlo in peggio.

A presto Amici.

Maurizio [email protected]

Libero e professionista, scrive su Dolcevita dal numero 0. Ha tradotto per l’Italia il romanzo “Los Contrabandistas de l’Estrecho” di Rafaèl Rossellò Cuervas Mons.

Sul nuovo sito di Dolce Vita puoi trovare tutti gli articoli della rubrica “Cronache da dietro il

cancello” dei numeri arretratiwww.dolcevitaonline.it/category/cronache-cancello/

QUI DENTRO SI MUORE

ANNI SUICIDI TOTALE MORTI

2000 61 165

2001 69 177

2002 52 160

2003 56 157

2004 52 156

2005 57 172

2006 50 134

2007 45 123

2008 46 142

2009 72 177

2010 66 184

2011 66 186

2012 60 154

2013 49 148

2014 41 126

Totale 842 2.364

Suicidi in carcere: quando la “conservazionedel principio di legalità” è venuta meno.

* Aggiornamento al 30 Novembre 2014

87DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

GANJA FRIENDS

in collaborazione con GANJA FRIENDwww.facebook.com/GanjaFriendOfficial

89DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

in collaborazione con:

IMMAGINANDO

NUMERO 52 - MAGGIO/GIUGNO 2014

NUMERO 55 - NOVEMBRE/DICEMBRE 2014

Puoi abbonarti

anche online su:

www.dolcevitaonline.it

REGALATI O REGALAUN ABBONAMENTOA DOLCE VITA!E’ UN REGALO ECONOMICO, ORIGINALEE ALTERNATIVO, CHE DURA TUTTO L’ANNO!

Un abbonato Dolce Vita :• Riceve la rivista in anticipo, rimanendo comodamente a casa.

• Gode di massima discrezione: spedizioni sempre in buste bianche o colorate.• Sostiene una realtà editoriale indipendente, non filtrata e alternativa come la nostra!

CEDOLA PER ABBONAMENTO (6 NUMERI DI DOLCE VITA)

FORME DI PAGAMENTO - Ho versato l’importo :

Si, sottoscrivo l’abbonamento annuale a Dolce Vita al prezzo di 15€.

Si, regalo un abbonamento annuale a Dolce Vita al prezzo di 15€.

Si, mi abbono e regalo un abbonamento a Dolce Vita al prezzo di 30€.

Sul C/C postale n° n.76450048 intestato a “Reds rete europea distribuzione”.indicando nella causale oltre ai dati di spedizione la dicitura “Abbonamento Dolce Vita”.Con bonifico bancario: iban IT20 V031 2403 2100 0000 0202 614, intestato a “Reds rete europea distribuzione”indicando nella causale oltre ai dati di spedizione la dicitura “Abbonamento Dolce Vita”.

Tramite assegno non trasferibile intestato a: Reds Area Abbonati V.le Bastioni di Michelangelo 5 / a - 00192 Roma.

Carta di credito

N° Codice di sicurezza

SCADENZA: mese anno data e firma perautorizzazione prelievo

COMPILA E INVIA CON COPIA DEL VERSAMENTO TRAMITE fax 06.83.90.61.71 o email [email protected]

NOME COGNOME

VIA N° CAP LOC. PROV.

TEL EMAIL P.IVA o C.FISC

DATI PER L’ABBONAMENTO IN REGALO

NOME COGNOME

TEL EMAIL P.IVA o C.FISC

N°56 GENNAIO FEBBRAIO 2015

93DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

PUBBLIREDAZIONALE: NEWS E PRODOTTI

PROFESSIONAL QUANTUM GX LED LINE: PROGETTATO IN SVIZZERA, ASSEMBLATO E TESTATO IN ITALIA

Con la linea “Quantum GX Professional” crediamo di aver raggiunto un obiettivo che ci eravamo prefissati da tempo: realizzare una gamma di prodotti per la coltivazione indoor a base LED che avessero caratteristiche professionali. Un punto importante è che questa linea di prodotti offre la possibilità di sostituire ogni modulo LED in maniera facile e

veloce anche dall’utilizzatore senza necessità quindi di inviare l’intero sistema in assistenza e soprattutto senza interrompere il servizio. La linea GX, infatti, ha un cablaggio elettrico

che permette di continuare ad utilizzare il sistema anche se privo di uno o più moduli senza conseguenze sulla salute dei restanti. I moduli di ricambio sono disponibili sia presso i rivenditori autorizzati sia nel sito del produttore e possono essere facilmente sostituiti. Tutto ciò non solo offre una garanzia di continuità per il ciclo di coltivazione ma anche la possibilità di installare moduli acquistabili posteriormente per sperimentare nuove soluzioni o per adattare il LED a differenti utilizzi, passando dalla VEGETATIVA al FULL CYCLE o al FULL SPECTRUM. Sono già disponibili moduli a 5 bande per l’intero ciclo,

moduli a 3 bande per la vegetativa e moduli a 3 bande “full spectrum” includenti il bianco, per soluzioni più estetiche, indicati laddove è preferita la percezione reale dei colori.

La longevità del prodotto è garantita quindi dalla possibilità di sostituire soltanto i moduli e non l’intero sistema.Le lenti ottiche montate sulla linea GX sono da 90° ma vista la necessità di alcuni utilizzatori di avere un fascio più largo e meno penetrante, il produttore include nelle confezioni anche lenti da 120° facilmente sostituibili.Il “Turbo

Cooling System” inoltre rende possibile un buon raffreddamento anche in condizioni estreme. I quantum GX sono infatti dotati di ventole di grandi dimensioni, circa il doppio sia in dimensioni che in quantità, rispetto alle ventole normalmente montate sui prodotti di analoga potenza. Generalmente i problemi e danneggiamenti, nei LED per coltivazione,

derivano direttamente dal surriscaldamento dei led-chips. Con la linea Quantum GX però, abbiamo un cabinet di notevoli dimensioni, grande quasi il doppio della media e che ospita una buona massa di aria circolante diretta sui radiatori. In questo modo il flusso di raffreddamento non solo è sufficiente ma addirittura sovradimensionato e questo fa sì

che anche in piena estate ed in condizioni di caldo estremo il sistema possa lavorare senza problemi. Le numerose e grandi ventole sono suddivise in 2 batterie: in operatività normale

una sola batteria lavora e raffredda, in caso di raggiungimento di temperatura elevata un sensore interno avvia la seconda batteria di ventole che si può comunque avviare anche manualmente. Le potenti ventole generano un flusso d’aria che aiuta anche a ventilare

l’atmosfera all’interno della growroom e che nel caso di piccole growbox potrebbe forse sostituire il ventilatore. Il case in acciaio temperato e verniciato a forno è di dimensioni

abbondanti, per assecondare l’abbondante circolazione di aria ottenuta dalle ventole di grandi dimensioni.Gli alimentatori dedicati all’accensione dei moduli sono separati da quelli dedicati alle ventole e tutti sono sostituibili dall’esterno senza aprire il case della macchina.

I quantum GX si possono collegare in cascata, alimentandosi uno con l’altro. Il cavo di alimentazione supplementare è in dotazione. L’assistenza tecnica è veloce e precisa (La Phytolite garantisce la riparazione in 4 giorni lavorativi). Le parti di ricambio sono sempre

disponibili a stock. Esistono centri di assistenza autorizzati in Europa. L’elenco dei punti già attivi è pubblicato nel sito www.phytolite.com. I prodotti sono reperibili presso molti

rivenditori specializzati ed in caso di irreperibilità il cliente può acquistarli direttamente nel sito tradotto in 6 lingue.

MINER PRESENTA LA SUA LINEA DI FERTILIZZANTI

Miner è un giovane marchio spagnolo di fertilizzanti che si sta facendo strada nel mercato internazionale con una vasta

gamma di prodotti appositamente studiati per la coltivazione di cannabis. Miner

propone un gruppo di prodotti a base di minerali, sviluppati considerando ogni singola fase della pianta, dalla crescita alla fioritura.

I fertilizzanti Miner sono composti dalle migliori materie prime e sono il risultato di

un’intensa attività di ricerca. Uno sforzo che assicura l’elevata produttività dei tuoi raccolti

e garantisce prezzi molto competitivi. Bloomax e Vegemax sono gli ultimi arrivi

nel catalogo di Miner.Bloomax è un integratore per stimolare

la fioritura delle tue piante e aumentare le dimensioni e il peso dei loro fiori. Grazie al suo contenuto di estratti vegetali, vitamine e aminoacidi, Bloomax favorisce i processi

biologici della pianta aumentando il numero e le dimensioni dei boccioli. Produce

maggior contenuto di clorofilla e promuove la divisione cellulare, accelerando lo sviluppo della pianta e aumentando sensibilmente il

volume dei fiori. Vegemax è un integratore ricco di estratti vegetali, vitamine e aminoacidi. Favorisce i processi biologici della pianta per una

crescita veloce e un buon sviluppo delle radici. Stimola i processi di divisione cellulare.

Promuove la formazione e la crescita di radici, steli e foglie, migliora l’attività

enzimatica, e aumenta il ritmo di crescita della pianta, facendo così risparmiare tempo

e denaro al produttore.Per Maggiori informazioni visitate

www.hemptrading.com.

MAGICA ITALIA 2015 SI RINNOVA!La prima guida dei growshop italiani e il sito web GrowShopMaps si uniscono per un progetto comune e per realizzare un prodotto ancora più completo e dettagliato. L’edizione cartacea della guida uscirà a Marzo 2015 e oltre al censimento dei negozi con tutti i relativi contatti, presenterà

contenuti speciali che si svilupperanno anche sul web. Gli spazi pubblicitari disponibili sono limitati quindi il consiglio è di affrettarsi (scadenza acquisto 31 gennaio 2015). Ulteriori dettagli su www.growshopmaps.com Per acquisto spazi scrivere a [email protected]

PROMUOVI E COMUNICA LE NOVITÁ DELLA TUA ATTIVITÁ. QUESTO SPAZIO

É GRATUITO E A DISPOSIZIONE DEI NEGOZIANTI. PER MAGGIORI

INFORMAZIONI E INVIO COMUNICATI:[email protected]

94 DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

TOP CROP, FERTILIZZANTI FINO A 4 VOLTE PIÙ CONCENTRATI

TOP CROP si basa su due principi fondamentali: l’alta professionalità e la

maestria dei loro prodotti. La caratteristica della gamma è massima qualità ad un prezzo eccellente. I nostri fertilizzanti garantiscono

la giusta presenza di tutti i nutrienti in ciascuna fase della pianta, massimizzando i

risultati attraverso l’uso della semplice tabella di fertilizzazione. In TOP CROP abbiamo cercato l’efficacia del prodotto e i migliori risultati per i raccolti. Tutta la nostra linea di fertilizzanti è stata provata e testata con la coltivazione di cannabis. Il coltivatore può

essere sicuro della sua efficacia, dato che dietro la famiglia di prodotti TOP CROP c’è un grande lavoro di R&S. L’efficacia di questo

tipo di fertilizzante dipende da quando avviene la proliferazione biologica ovvero dalla freschezza di quest’ultima; pertanto i prodotti Top Crop vengono fabbricati in piccole partite, evitando lo stoccaggio in

massa a lungo termine che peggiorerebbe il risultato finale del prodotto. La nostra

gamma comprende tanto prodotti biologici al 100%, quanto prodotti che contengono i concimi necessari, inevitabili, per rafforzare la fioritura e aumentare le dimensioni e la

densità delle cime. La gamma di fertilizzanti TOP CROP è caratterizzata dalla sua elevata

concentrazione e qualità ad un prezzo basso. TOP CROP garantisce, per alcuni dei suoi fertilizzanti, una concentrazione fino a

quattro volte superiore a quella dei principali marchi del panorama grow. TOP CROP ha aumentato recentemente la sua offerta per l’agricoltura biologica: ci sono già sei prodotti

della linea che fanno parte di questa categoria e sono stati certificati da Sohiscert, un organismo spagnolo indipendente per il controllo e la certificazione agroalimentare

biologica e altre norme di qualità. Per maggiori informazioni visitate

www.topcropfert.com.

GROWMIX DELLA PLAGRON Plagron Growmix è stato formulato specifi-catamente per una fase di crescita facile ed

una fase di fioritura controllabile. L’eccellente equilibrio del composto di torba bianca e

nera di alta qualità dona una perfetta aera-zione a questo mix.

Plagron Growmix contiene molta torba bianca. La torba bianca è ricavata dallo stra-to superiore dei depositi di torba, lo strato più giovane. Questa torba è aerata e drena estremamente bene. Il mix di torba chiara, torba nera e vermicompost assicura una fase di crescita facile. L’utilizzo di nutrienti

durante la fase di crescita delle piante non è necessaria. Il vermicompost, assieme al ferti-lizzante minerale aggiunto, assicura un’ade-guata nutrizione alle giovani piante. Il basso valore nutrizionale rende questo terriccio perfettamente adatto per il trapianto di

talee e piantine con radici. Plagron Grow-mix dona alle vostre piante un inizio sano e vigoroso, una base eccellente per una ricca

fioritura e un raccolto abbondante.

Vantaggi di Growmix:• Torba della migliore qualità per una strut-

tura leggera del terreno• La fertilizzazione è rimandata nella fase di

fioritura• Ideale per piantare giovani talee/piantine

radicate

Per ottenere risultati migliori, abbinare l’uti-lizzo di Growmix con Terra Bloom.

Avete delle [email protected]

Per ulteriori informazioni su Plagron Growmix ed altri prodotti consultare

www.plagron.com.

GROWSHOP CONTESTGrowshop contest è il nuovo concorso fotografico che premia i growshop. Per

partecipare è necessario inviare 5 foto ad alta risoluzione del vostro negozio all’indirizzo [email protected] ed i dati dell’attività commerciale. In palio una pagina di

pubblicità gratuita su Dolce Vita.

LA SCELTA DEI SEMI: REGOLARI O FEMMINIZZATI? UNA GUIDA

IN 3 PUNTATE(SECONDA PARTE)

In natura si osserva che in particolari condizioni e in assenza di maschi le piante

femmina possono “cambiare sesso” (diven-tando piante ermafrodite, ovvero con fiori

maschili e femminili) per assicurarsi di poter produrre semi quella stagione.

I fiori maschili così ottenuti producono un polline fecondo (polline femmineo) che venendo in contatto con fiori femminili

produce semi che daranno origine esclu-sivamente ad esemplari femmine, perché portano in dote solamente informazioni

genetiche femminili. Ovviamente le tecniche devono essere eseguite in maniera perfetta, in caso contrario il rischio di ottenere piante

ermafrodite è elevatissimo. Questo era particolarmente vero alcuni anni fa, quando

a tale scopo venivano utilizzate piante “spon-taneamente” ermafrodite, la cui progenie

tendeva spontaneamente a diventare erma-frodita. Oggi è più diffuso l’uso di spray che costringono piante senza alcuna tendenza

all’ermafroditismo a produrre fiori maschili, diminuendo il rischio di ottenere una linea

genetica femminizzata tendente all’ermafro-ditismo spontaneo.

Piero Battistella, Amministratore Unico di NPK srlNPK, con oltre 3.000 genetiche a catalogo è il più gran-

de distributore di semi in Italia e serve la maggior parte dei growshop italiani. Dal 2014 vende online ai

privati su www.npk-seeds.com.

PUBBLIREDAZIONALE: NEWS E PRODOTTI

canapamundi.com | [email protected]

MEDIA PARTNER:

MAIN SPONSOR:

SPONSOR:

FIERAdella

CANAPA

20-21-22 febbraio 2015Teatro TendastrisceVia G. Perlasca 69ROMA - ITALIA

97DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

LOGOUT

Essere donna è così affascinante.

È un’avventura che richiede talecoraggio, una sfida che non annoia mai.

Avrai tante cose da intraprenderese nascerai donna.

Per incominciare, avrai da battertiper sostenere che se Dio esistepotrebbe anche essere una vecchia coi capelli bianchi o una bella ragazza.

Poi avrai da batterti per spiegareche il peccato non nacque il giornoin cui Eva colse la mela: quel giorno nacque una splendida virtù chiamata disubbidienza.

Infine avrai da batterti perdimostrare che dentro il tuo corpo liscio e rotondo c’è un’intelligenzache chiede d’essere ascoltata.Oriana Fallaci

O donne povere e sole,violentate da chi non vi conosce.

Donne che avete mani sull’infanzia esultanti segreti d’amore,

tenete conto che la vostra voracità naturale non sarà mai saziata.

Mangerete polvere come io mangio polvere cercherete di impazzire

e non ci riuscirete, avrete sempreil filo della ragione

che vi taglierà in due.

Ma da queste profonde feriteusciranno farfalle libere.

Alda Merini

98 DOLCE VITA | Gennaio - Febbraio 2015

INFO VARIE

DISTRIBUTORI UNDERGROUND

DISTRIBUZIONESIETE UN NEGOZIO, UN CENTRO SOCIALE,

UN’ASSOCIAZIONE O SEMPLICEMENTE UN GRUPPO DI AMICI E VOLETE DISTRIBUIRE DOLCE VITA?

CONTATTATECI E VI FORNIREMO I DETTAGLI. SPEDIZIONE A CARICO NOSTRO.

ORDINE MINIMO 25 COPIE.

INFO DISTRIBUZIONE E [email protected]

INFO ABBONAMENTI Tel. 06.39745482

[email protected]

• Abbiamo mantenuto un prezzo ridotto, perchè il nostro obbiettivo è quello di far girare la rivista il più possibile; con queste cifre, un negozio

può anche utilizzarla come OMAGGIO per i suoi clienti nel caso di qualche acquisto. Sarà un pensiero apprezzato e contribuirete a divulgare

la rivista.

• Dolce Vita NON è un progetto riservato ad un pubblico di nicchia; puntiamo infatti a NORMALIZZARE determinati argomenti che ad

oggi, nel mondo e soprattutto in Italia, sono ingiustamente considerati “scomodi” e “pericolosi”. Invitiamo quindi a distribuire la rivista in

QUALSIASI negozio o luogo (edicole, negozi di sport, di musica, di vestiti, associazioni, eventi, ecc).

• Divulgare Dolce Vita signifi ca SUPPORTARE l’antiproibizionismo, la contro-informazione, la cultura della canapa, la libertà in tutte le sue

forme (di parola, pensiero, espressione, comunicazione, stili di vita, ecc) e in generale, qualsiasi realtà italiana del settore.

• E’ ora possibile distribuire Dolce Vita anche nelle edicole. Invita il tuo edicolante di fi ducia a contattarci per richiedere la distribuzione della

nostra rivista.

BARI BELLUNO BERGAMO BOLOGNACAGLIARI FIRENZE LA SPEZIA LECCE

MILANO PERUGIA PESCARA PORDENONERIMINI ROMA TORINO TRENTO

TREVISO UDINE

NELLE PRINCIPALI EDICOLE DI

PROSSIME USCITEN.57 - 15 MARZO 2015

N.58 - 15 MAGGIO 2015N.59 - 15 LUGLIO 2015

FRIULI VENEZA GIULIA• CITY JUNGLE, VIA 30 OTTOBRE 11, 33100, UDINE• EL CANTON DELA CANAPA, VIA SVEVO 22/1, 34144, TRIESTE• IL PUNTO G GROWSHOP, VIA GIANDOMENICO TACCO 42, 34144, TRIESTE

TRENTINO ALTO ADIGE• CHACRUNA, CORSO 3 NOVEMBRE 72/2, 38100, TRENTO• CHACRUNA, VIA CAVOUR 3, 39100, BOLZANO

VENETO• BOOMALEK, VIA EUGANEA 78, 35141, PADOVA • GRACE, VIA SALVORE 3-5, 30170, MESTRE • GROWSHOP MANALI, VIA B. LORENZI N°40, 37131, VERONA • HEMPORIUM, S.S. 11 PADANA SUPERIORE 279, 36100, VICENZA

• IL GIARDINO IDROPONICO, VIA LUCIANO CACACE 7, 30030, MAERNE DI MARTELLAGO• LEGALIZED, VIA DEI SONCIN 24, 35141, PADOVA • NUOVA DIMENSIONE, VIA ROMA 13, 36045, LONIGO• HAPPY LIFE, VIA VARLIERO 1B, 45026, LENDINARA• DR.GREEN THUMB, PIAZZA MUNICIPIO 26, 30020 MARCON (VE)

LOMBARDIA• GROWRAMA, VIA MANDELLI 49 ANG. VIA FILANDA, 20884, SULBIATE• ROOTS TEAM SNC, VIA BAIONI 5/E, 24122, BERGAMO• CAMPACAVALLO,VIA RIMEMBRANZE 18, 20039, VAREDO• CANAPALIFESTYLE, VIA ISONZO 25/F, 20090, BUCCINASCO• GANESH SHOP BRESCIA, VIA PIETRO DEL MONTE 22, ZONA OSP CIVILE, 25123, BRESCIA• GHIRIGORI FAMILY, VIA VALERIANA 155, 23015, DUBINO• GHIRIGORI FAMILY, PIAZZA GARIBALDI 7, 23848, OGGIONO• GREEN CORNER, VIA BELFORTE 178, 21100, VARESE• GREEN TOWN, VIA ROSOLINO PILO 14, 20129, MILANO• KARKADE’, VIA MONTE CENGIO 17, 25128, BRESCIA• MY GREEN HOUSE, VIA SAN PAOLO 27 ANGOLO VIA FERRINI, 27100, PAVIA• MY GRASS, VIA TORRICELLI 26, 20136, MILANO• NON SOLO ERBA, VIA MAGENTA 26, 23900, LECCO• NPK, VIA A. GRANDI 25, 20068, PESCHIERA BORROMEO• LA BOTTEGA DEL ROSSO, OGNI SABATO FIERA DI SINIGAGLIA, 20150, MILANO• SHIVA ART’S TATOO, VIA STAZIONE 66/68, 26013, CREMA• VIRGOZ’ STUDIO, VIA VOLVINIO 31,20141 MILANO• SECRET GARDEN, VIA ANTONIO VIVALDI 21, 24125 BERGAMO• EFFETTO SERRA GROW & HEAD SHOP, VIA ANDREA GOSA 34, 25085, GAVARDO• BIO GROWSHOP, VIA GARIBALDI 26, 46043, CASTIGLIONE DELLE STIVIERE (MN)• GREEN CORNER, VIALE BELFORTE 178, 21100, VARESE

PIEMONTE• ALTER ECO, VIA OZANAM 10, 10153, TORINO• CRAZIEST’09, VIA CORTE D’APPELLO 7 BIS, 10122, TORINO• EVERGREEN GROWSHOP, VIA ROMA 148/I, 10060, NONE (TO)• INDOORLINE, REGIONE ARTIGIANALE CONTI 15, 10060, GARZIGLIANA• NEW BIOGROUP, VIA SOLERO ANG. VIA GORIZIA, 15100, ALESSANDRIA• GREENWORLD, VIA S. FRANCESCO DI SALES 52/5, 10022, CARMAGNOLA (TO)• PANORAMIX WIPEOUT GROWSHOP, VIA FRANCESCO BELLEZIA 15, 1022, TORINO

EMILIA ROMAGNA• ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE GREEN RIOT, VIA BONESI 3, 41059, VIGNOLA• BOTTEGA DEL VERDE, VIA DI ROMA 82, 48121, RAVENNA• BOTTEGA DELLA CANAPA, VIA MARSALA 31/A, 40126, BO• BOTTEGA DELLA CANAPA, VIA CERVESE 1303, 4752, CESENA• CANAPIO DUCALE, PIAZZA GUIDO PICELLI, 11, 43100 PARMA• CANAPAJO’, VIA PASCOLI 60, 47841, CATTOLICA• CANAPERIA, VIALE DELL’APPENNINO 117, 47121, FORLI’• DEEP GREEN, VIA GALILEO GALILEI 43, 48124, RAVENNA• DELTA 9, VIA PARENTI 53,41013, CASTELFRANCO EMILIA• FOGLIE D’ERBA, VIA DE MARCHI 29/A, 40123, BOLOGNA• HIERBA DEL DIABLO, VIA MONTE GRAPPA 27/C, 40121, REGGIO EMILIA• IDROGROW, VIA LOMBARDIA 10, 41012, CARPI• ORA LEGALE, VIA MARCHE 2/E, 40139, BOLOGNA• SECRET GARDEN, VIA MATTEOTTI 61, 41049, SASSUOLO• GROWSHOP REGGIO, VIA CESARE COSTA 29, 41123, MODENA• GROWSHOP REGGIO, VIA VALENTI 4, 43122, PARMA• FOGLIE D’ERBA, VIALE TRIPOLI 150, 47921, RIMINI• SENSATION, VIA NAZIONALE PONENTE N° 6B, 44011, ARGENTA (FE)

TOSCANA• ALTRA CAMPAGNA, PIAZZA DON CESARE STEFANI, 55012, CAPANNORI• CAMPO DI CANAPA, VIA LEOPARDI 4/R, 50121, FIRENZE• TOSCANAPA, ASS. CULTURALE, VIA DON MINZONI 100, 56048 VOLTERRA• MCK BIOGARDENING, VIA PADRE NICOLA MAGRI 118, 57121, LIVORNO

MARCHE• GUERILLA GARDEN, VIA GIOVANNI PERGOLESI 2 , 62012, CIVITANOVA MARCHE (MC)• ZONAUFO, VIA PASSERI 155, 61121, PERSARO

UMBRIA• MYSTICANZA, VIA SAN FRANCESCO 9, 06100, PERUGIA

LAZIO• GROWERLINE POMEZIA, VIALE MANZONI 33, 00040, POMEZIA• AREA 51, VIA CORRADO GRECO 32, 00121, OSTIA• EXODUS, VIA CLELIA 42, 00181 ROMA• FILO D’ERBA, VIA R. GRAZIOLI LANTE 46, 00195, ROMA• HORTUM DEUS, VIA RAFFAELE DE COSA 9, 00122, OSTIA LIDO• FILO D’ERBA, VIA VAL DI CHIENTI 19, 00141, ROMA• FILO D’ERBA, VIA IPPOCRATE 61, 00161, ROMA• ALIEN SEEDS, VICOLO DEI MONTI DI SAN PAOLO 51, 00126, ROMA

CAMPANIA• FUMERO’, VIA SEDILE DEL PORTO 60, 80134, NAPOLI• LEGALIZED, VIA DEI CARROZZIERI A MONTEOLIVETO 5, 80134 NAPOLI• LEGALIZED, VIALE J.F.KENNEDY 6, 81031, AVERSA (CE)

PUGLIA• ASSOCIAZIONE LA PIANTIAMO! - CANNABIS SOCIAL CLUB RACALE• ASSOCIAZIONE CULTURALE CANAPUGLIA, VIA ADUA 33, 70014, CONVERSANO• A.S.C.I.A. ASSOCIAZIONE PER LA SENSIBILIZZAZIONE DELLA CANAPA AUTOPRODOTTA• BHANG SHOP, VIA F. QUARTA 65C, 73055, RACALE (LE)• LA PIANTIAMO CANNABIS SOCIAL CLUB, VIA DELLE ORCHIDEE, 71122, SALICE• DEVIDA SRLS, VIA DEI MILLE 105, 70126, BARI

SICILIA• AMNESIA ROCK BAZAR, VIA DE NARO 2, 97015, MODICA• BIG UP, VIA ALESSANDRO MANZONI 44, 91016, ERICE (TP)• HEMPATIA, VIA LASCARIS 381n.8, 98100, MESSINA• IL CANAPAIO, VIA TORREARSA 6, 91100, TRAPANI• KALI’, VIA CAVOUR 31, 90133, PALERMO• SKUNKATANIA, VIA VITTORIO EMANUELE 251, 95124, CATANIA• SKUNKATANIA, VIA ROMA 92, 96100, ORTIGIA, SIRACUSA• SUPER NATURAL, VIA CROCIFERI 68, 95120, CATANIA• THE OTHER PLANT, VIA FRANCESCO BATTIATO 13, 95124, CATANIA• VUDU PALERMO, VIA PIGNATELLI ARAGONA 15, 90141, PALERMO• SICILCANAPA TRADE S.R.L., VIA OLIVO SOZZI 12, 97014, ISPICA-RAGUSA• ROCK BAZAR GROWSHOP, VIA ROMA 13, 91026, MAZARA DEL VALLO• GROW GO, VIA EMPEDOCLE RESTIVO 116/B, 90144, PALERMO• A.C. LA VIDEOTECA, VIA FRANCESCO LOJACONO 41/43, 95030, SANT’AGATA LI BATTIATI (CT)

SARDEGNA• ORTO BIOLOGICO SHOP, VIA TIGELLIO 60, 09123 CAGLIARI• SUN INSIDE, VIA R. SANZIO 45, ALGHERO (SS)

VISITA LA NOSTRA WEBPAGE SEGUICI ONLINE #PARADISESEEDSPARADISE-SEEDS.COm

GRAVENSTRAAT 12 - 1012 Nm AmSTERDAm - THE NETHERLANDS - TEL.: 0031 20 67 95 422 - EmAIL: [email protected]

A M S T E R D A M

‘ ‘

WHITE BERRy • SENSI-STAR • DELAHAzE • PANDORA • BELLADONNA • WAPPA • ALLkUSH • ATOmICAL HAzE • ICE CREAm • NEBULA

www.canna-it.com

Fotografata da eserciti di turisti. La terra della pasta, della pizza, della Fiat 500 e della Vespa. Che vive per l’eccellenza, nell’arte e nell’architettura, creata per il resto del mondo, ammirata per l’eternità.

Se sai da dove sei venuto, saprai anche dove andare. Se hai rispetto del tuo passato, potrai infl uenzare il tuo futuro.Solo chi possiede una storia, ottiene il massimo.

Coltiva la tua tradizione

CMP_IT_14_ROME_ADV_DOLCE_VITA.indd 1 11-09-14 11:52