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13 1- LA CRISI DELLA POLITICA E' indubbio che la politica viva una fase di profonda crisi. Di questa crisi, la cosiddetta antipolitica è solo un sintomo. Si tratta di un fenomeno complesso che è più corretto definire come rifiuto, o rigetto, del sistema dei partiti e della classe politica, considerati responsabili principali della situazione di estrema gravità in cui si trova l’Italia. Certo non è con il populismo, con la demagogia dell'insulto, con le proposte inattuabili, con la protesta fine a sé stessa, che si possono risolvere i tanti problemi del nostro Paese. Ma il segnale è chiaro: senza una riforma della politica, senza un ritorno alla funzione propria dei Partiti, che è comunità

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1- LA CRISI DELLA POLITICA

E' indubbio che la politica viva una fase di profonda crisi.

Di questa crisi, la cosiddetta antipolitica è solo un sintomo.

Si tratta di un fenomeno complesso che è più corretto definire

come rifiuto, o rigetto, del sistema dei partiti e della classe

politica, considerati responsabili principali della situazione di

estrema gravità in cui si trova l’Italia.

Certo non è con il populismo, con la demagogia dell'insulto, con le

proposte inattuabili, con la protesta fine a sé stessa, che si possono

risolvere i tanti problemi del nostro Paese.

Ma il segnale è chiaro: senza una riforma della politica, senza un

ritorno alla funzione propria dei Partiti, che è comunità di valori,

laboratorio di programmi e rappresentanza di interessi, siamo

destinati alla confusione istituzionale, o peggio alla sublimazione

della voglia, sempre latente, dell'uomo forte, dell'uomo della

provvidenza, delle scorciatoie percorse lungo la strada del

populismo.

La crisi di questa politica, non della Politica, è conclamata

dall'esperienza del governo dei tecnici.

E' servito un governo "non politico", per quanto sostenuto con

responsabilità da una parte della politica, perché il Paese ritrovasse

una guida obiettiva, capace di fare le scelte che servono anche se

frutto di provvedimenti dolorosi e impopolari.

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Scelte e iniziative finalizzate non a vincere le prossime elezioni

ma a salvare la Nazione, restituendole dignità e credibilità.

Per mettersi alle spalle definitivamente questa stagione e ridare

una speranza ai cittadini, non si riparte dalle alchimie sulle

alleanze, dalle illusioni secondo cui basta trovare una leadership

carismatica per risolvere i problemi.

La politica non è solo un fatto di nomi di partito, di coalizioni e di

facce: è' una questione di sostanza, di valori, di idee e di

programmi concreti.

La buona politica è fatta del coraggio di scegliere per il bene

comune, anche quando le scelte da compiere sono complicate e

impopolari.

La buona politica non accondiscende, ma indica la strada.

2- ECONOMIA E LAVORO

I fronti aperti sono molti e tutti complessi.

Siamo preda di una crisi provocata dalla finanza che ci pone di

fronte a temi che non si possono evitare.

Per chi considera la persona il punto di riferimento fondamentale

della politica, e noi pensiamo che così debba essere, la critica alla

degenerazione della finanza globale non può che essere radicale e

incondizionata.

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Il capitalismo finanziario è un nemico insidioso per la libera

economia di mercato quanto lo è stato l'idea comunista.

L'economia reale crea ricchezza e la distribuisce, valorizza

l'ingegno degli individui, ripaga il merito dell'impegno e della

laboriosità, crea le condizioni per comunità prospere.

Le degenerazioni della finanza globale invece fanno nascere

un’ingiusta distribuzione delle risorse e sono distruttive del

sistema produttivo.

Un programma di vera libertà e sviluppo si scrive restituendo alla

politica il primato sull'economia, sostenendo la libertà d'impresa,

assicurando la vera concorrenza, le vere liberalizzazioni, il valore

dell'impegno e del merito; si creino le condizioni perché possano

nascere nuove imprese e quelle esistenti possano continuare a

lavorare; si ampli la possibilità dell'IVA per cassa; si dia

attuazione a quella flessibilità europea di cui si sente tanto il

bisogno ma nel contempo, se vogliamo essere realmente europei,

mettiamo in campo un sistema di welfare attivo che protegga nei

fatti il lavoratore dal rischio di perdere l'occupazione, che ne

stimoli la formazione continua in senso responsabilizzante.

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E infine si riformi la struttura della finanza per garantire maggiore

trasparenza e impedire le commistioni tra sistema bancario e

sistema industriale, va eliminato il meccanismo dei contributi a

fondo perduto per le imprese e il denaro così risparmiato sia

investito per la creazione di attività innovative con effettive

possibilità di mercato, con meccanismi di garanzia del credito.

3- RIFORMA DELLA BUROCRAZIA E DELLA PUBBLICA

AMMINISTRAZIONE

E’ la riforma delle riforme, uno Stato moderno non può avere un

motore inefficiente, che consuma tanto, rende poco e frena quando

premi l’acceleratore, gli imprenditori sono soffocati dai lacci

burocratici, le poche decisioni politiche coraggiose spesso

rimangono sulla carta perché il mostro della burocrazia le affossa

rendendole inapplicabili e così via…

Purtroppo è questa l’Italia di oggi e quindi, nonostante le

fortissime resistenze corporative, il nostro futuro si gioca sulla

nostra capacità di realizzare due azioni:

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- Predisporre un grande disegno strategico di riordino e

semplificazione dell’assetto amministrativo (con la riduzione del

numero dei dipendenti pubblici, riorganizzazione dei Ministeri con

l’introduzione dello Spoil System, eliminazione radicale degli enti

inutili, revisione generale delle procedure amministrative e

burocratiche secondo i principi della digitalizzazione e della

semplificazione) che accompagni quello istituzionale

(federalismo, eliminazione delle Province, accorpamento dei

Comuni);

- Agire chirurgicamente sulle sacche di spreco ed inefficienza

centrali e periferiche (Introduzione obbligatoria del controllo di

gestione, introduzione di rigidi parametri di efficienza

organizzativa e strumenti di effettiva responsabilizzazione dei

lavoratori).

4-

5- WELFARE

Un programma di giustizia sociale, uguaglianza e sviluppo si

scrive con il vecchio lapis bicolore: il rosso per tracciare una linea

sotto la quale nessuno deve finire, la linea della dignità economica

della persona difesa dalla Costituzione.

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Il blu della responsabilità individuale, di un welfare che sostenga

gli individui, ma non votato all'assistenza, perché nessuno debba

vivere di carità e nessuno si senta in diritto di vivere di prebende,

di false pensioni di invalidità, di assistenzialismo, di

raccomandazioni, di clientelismo.

6- RIFORMA FISCALE

Ci sono proposte serie e necessarie che possono essere messe in

campo subito: la riforma del sistema fiscale deve guardare alla

riduzione delle imposte sui redditi da lavoro e di impresa e invece

alzare il prelievo sui redditi da rendita o speculazione finanziaria;

si dia attuazione subito al “fattore famiglia” per restituire potere

d'acquisto alle famiglie; si metta in campo il principio del

contrasto di interesse per frenare la vasta evasione fiscale; si

continui con determinazione la lotta all'evasione fiscale.

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7- SCUOLA E FORMAZIONE

E' necessario costruire un progetto che abbia a riferimenti la

formazione permanente e la riforma del sistema scolastico,

investendo non solo sui programmi di studio e sugli

indirizzi,questione peraltro già affrontata, ma ora anche nella

selezione e formazione dei docenti e dei dirigenti, nelle strutture e

negli strumenti, con particolare riferimento alle nuove tecnologie.

I nostri figli non possono rischiare la vita in edifici fatiscenti, si

rende quindi indispensabile una seria politica di edilizia scolastica

che liberi le risorse ferme in tante iniziative scoordinate ed

inefficienti.

9 - FEDERALISMO E RIFORME COSTITUZIONALI E

GIUSTIZIA

Sì ad un federalismo solidale.

Realizzato su base regionale, garantendo ampia autonomia ed il

massimo grado di permanenza delle risorse sul territorio, deve

comunque esse inserito in un contesto di solidarietà nazionale.

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Vanno definitivamente eliminate le Province; serve inoltre tornare

a parlare, in tempo di spending review, di sussidiarietà,orizzontale

e verticale, per un modello di Stato in cui vengano valorizzate le

risorse spontanee della società, senza che questo significhi

deresponsabilizzazione del Pubblico.

A livello centrale crediamo nella necessità di superare l’attuale

bicameralismo per semplificare il processo legislativo e nella

necessità di una riduzione del numero dei Parlamentari e dei

Consiglieri Regionali.

Va realizzata una riforma della giustizia, che garantisca certezza

del diritto e riduzione dei tempi attraverso la maggiore efficienza

della struttura burocratica e la semplificazione normativa; vanno

reintrodotti i reati di falso in bilancio ed emissione di titoli

scoperti.

10 - STATI UNITI D’EUROPA

Ogni riforma nazionale sarà inutile se non sapremo costruire un

luogo politico in grado di influire sulle rivoluzionarie dinamiche

sociali politiche ed economiche in corso a livello mondiale. E’

tempo quindi di costruire davvero gli Stati Uniti d’Europa e la

nostra azione politica sarà tesa a questo obbiettivo indispensabile

per garantire un futuro sereno ai nostri figli.

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PER QUESTO SERVE

11 - RIFORMA DELLA POLITICA E COSTRUZIONE DEL

UN NUOVO PARTITO

Affrontare la questione programmatica, in tempo di scollamento

tra società civile e partiti,vuol dire anche affrontare con

determinazione la riforma della politica e, con sincero coraggio,la

necessità di dare vita a un nuovo soggetto politico e quella del

rinnovamento della stessa classe politica.

Vanno creati meccanismi virtuosi che stimolino il rinnovamento,

che stimolino una sana competizione, che aiutino i migliori ad

emergere.

Rimane fondamentale la riforma della legge elettorale in senso

proporzionale e con l'introduzione del voto di preferenza, anche di

genere.

Pur convinti che il numero dei Parlamentari e dei Consiglieri

Regionali vada ridotto, riteniamo sbagliata la riduzione del

numero dei rappresentanti nelle amministrazioni locali praticata in

questi anni, perché non ha generato nessun risparmio significativo

e svilisce la rappresentanza politica dei cittadini.

Ciò che riteniamo indispensabile è l’eliminazione di ogni forma di

privilegio per la classe politica ad ogni livello ed anche per i

manager pubblici.

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A ciò si aggiunga che le retribuzioni devono essere adeguate al

ruolo ed all’impegno ed in linea con le medie europee, chiare,

omnicomprensive e certe nella loro quantificazione.

La credibilità della politica non può prescindere dalla credibilità

dei politici, bisogna dire con chiarezza che riteniamo doveroso

sancire l'incompatibilità tra carica elettive e condanne anche per

gravi reati contro la pubblica amministrazione o per reati legati

alla criminalità organizzata;

Tale criterio, fino a che non sarà sancito dalle norme, sarà

comunque inserito nello statuto del nostro Partito.

Riteniamo necessario sgombrare il campo da questa bruttissima

sensazione che la volontà popolare espressa con un Referendum

sia stata aggirata, facendoci carico di rivedere il meccanismo del

finanziamento pubblico dei partiti, scrivendo subito una legge che

impedisca un rimborso che vada oltre le spese effettivamente

accertate.

12 –

13 - PARTITO

La capacità di essere un partito di programma, che parla di cose

concrete, implica il bisogno di essere un soggetto che sappia e

voglia dialogare con la gente.

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Ma il dialogo e il confronto non sono di per sé sufficienti: oggi

serve una contaminazione ampia e profonda con la società, che

significa tornare a coinvolgere i cittadini, restituire loro lo

strumento del partito come soggetto di rappresentanza e di

esercizio della partecipazione democratica.

Basta con partiti casta, partiti chiusi, partiti che guardano a quello

che c'è fuori dalla loro sedi solo qualche mese prima delle

elezioni, basta con partiti con classi dirigenti eterne e inamovibili,

delle porte chiuse e delle opportunità solo a parole.

Dobbiamo dare vita a un partito partecipato, a un partito che "sa

mettersi a disposizione" della cittadinanza, aperto al contributo

delle energie più fresche e nuove, che abbia il coraggio di fare

crescere nuove classi dirigenti.

Un soggetto politico che riconosca nell'autonomia uno strumento

per rendere migliore il governo della cosa pubblica deve saper

dare il giusto ruolo alla classe dirigente locale.

I territori sono serbatoio di idee e di proposte, sono il luogo dove

viene fatto sistema delle istanze collettive, dei bisogni sociali ed

economici.

I territori hanno specificità e peculiarità che non possono essere

massificate.

Il protagonismo delle classi dirigenti locali è la linfa di un partito

vivo e vitale, a contatto con la realtà.

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E' una risorsa per la dimensione nazionale del partito, non un

impiccio.

14- SISTEMA DELLE CANDIDATURE

E se parliamo di candidature alle elezioni, i territori sono il luogo

della rappresentanza virtuosa.

Ovvero: basta con candidature al Parlamento calate dall'alto,

completamente slegate dal collegio elettorale, basta con candidati

che sanno a malapena quanti elettori andranno a rappresentare, che

non conosco nulla delle specificità del tessuto economico e di

quello sociale, dei problemi e dei punti di forza, pertanto riteniamo

che la definizione delle candidature debba essere realizzata a

livello regionale.

Il cuore dell’attività politica è sul territorio, ed è lì che vanno

destinate le risorse attraverso un sistema di regole chiare e

trasparenti, con obblighi stringenti di rendicontazione come del

resto l’UDC Nazionale sta già facendo.

I bilanci dovranno inoltre essere certificati e totalmente trasparenti

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15- OLTRE L'UDC, NEL SOLCO DELLA NOSTRA STORIA

Sentiamo urgente passare da una eterna fase costituente di una

"nuova cosa" alla costruzione concreta di una cosa nuova.

L'Unione di Centro ha nei fatti concluso la propria esperienza e la

strada per il suo superamento deve caratterizzarsi come una fase di

apertura a quel mondo vasto dell'elettorato moderato.

Destra e Sinistra sono parole ormai vuote di senso politico e lo

hanno bene dimostrato i governi italiani degli ultimi 20 anni.

Per questo motivo l’area moderata, se saprà dire con chiarezza e

coraggio ciò che vuole e come ottenerlo, non è certo il luogo

dell'indeterminatezza e della non scelta, ma una idea politica,un

sistema di valori che persegue l'equilibrio e l'interesse generale

rifuggendo e contrastandogli estremismi radicali di ogni colore.

E' il luogo della politica di rappresentanza di quel ceto medio,

composto sia da lavoratori dipendenti, sia da lavoratori autonomi e

piccoli imprenditori, che oggi è stato spazzato via dalla crisi e a

volte è diventato, senza esagerazione, un nuovo proletariato.

E' quella grande maggioranza della popolazione che oggi è

privata di prospettive e che non trova, nelle attuali proposte della

politica figlia del bipolarismo muscolare, un'adeguata

rappresentanza nel populismo della destra e o nella

indeterminazione della sinistra.

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Vogliamo costruire un partito saldamente ancorato alla famiglia

del PPE, un partito moderato e riformatore, socialmente avanzato,

un partito concreto di programma che non abbia paura,al centro

come in periferia, di assumersi non il privilegio ma la

responsabilità di governare.