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VITA DEI SANTI

FINALITA’: Ripercorrere la vita dei santi non solo per conoscere storie edificanti, ma per scoprire come

la loro vita è cambiata incontrando Gesù. Così anche i bambini sono chiamati a percorrere questa strada per incontrare Gesù, che chiede loro non di diventare buoni, ma di scoprire il pezzetto di Dio che la loro vita contiene. Questo pezzetto permette loro di trovare la loro identità e il loro compito nella vita.

PREMESSA:Quando si vuole presentare ai bambini la vita dei santi, lo si fa perché a volte ci sembra più facile raccontando la loro storia, sentirli più vicini a noi. Quello che è importante però, è far prendere consapevolezza ai bambini, che queste persone hanno cambiato vita perché hanno incontrato Gesù. Hanno visto che questa Sua vita era bella, ed è nato in loro il desiderio di mostrare agli altri qualcosa di Lui. La santità intesa come pienezza di umanità, di vita, mette in crisi il modo di vivere che si adegua al “così fan tutti”, al “tanto non cambia niente”. I santi infatti, partono proprio nel mettere in atto un primo radicale gesto di cambiamento, di conversione, a cui poi non vengono mai meno. Quindi, quando si racconta ai bambini la vita di alcuni santi, è per rendere visibile alcuni aspetti del volto, dell’umanità di Gesù. Attraverso la loro vita s’impara a conoscere di più Gesù, l’unico che già nel suo nome ha tutto un programma: Dio salva, il salvatore. I santi ci raccontano come sono stati salvati da Gesù. Questa salvezza li ha fortificati e resi capaci di attraversare anche esperienze dolorose, ma che non ha mai tolto loro la gioia perché si sentivano vicini a Gesù. Gioia e amore che hanno saputo esprimere, perché continuamente ricevuta e poi donata ad altri per contagio. Sapevano che portando agli altri qualcosa di Dio avrebbero reso migliore e più bello il mondo. Quindi non raccontare la vita dei santi per incentivare i bambini a diventare più buoni, ma per far nascere in loro il desiderio di restare sempre accanto a Gesù, tanto da riuscire a comunicare agli altri qualcosa di Lui.

Da dove partire quindi?Da un sentirsi chiamati (la chiamata nei santi si esprime in vari modi: sogni, incontri, luci, cadute… )

PRIMO PASSO: partire da una chiamata: quella degli apostoli o quella del piccolo Samuele …. Nel loro eccomi…. la strada che si apre alla santità, a lasciarsi fare da Dio, perché è Dio che

ci rende santi, non i nostri sforzi. Anche i bambini devono fare l’esperienza del sentirsi chiamati da Dio attraverso la

drammatizzazione di una di queste chiamate… Già il proprio nome contiene una storia incominciata dall’amore di Dio e dei genitori e che continua scoprendo le cose belle che ciascuno ha in sé, da accogliere per poi portarle agli altri. Sono scoperte di quel qualcosa di nuovo che Gesù ha portato tra noi e che ora ha bisogno di noi per fare delle cose belle come le sue e anzi ci dice: voi potete fare delle cose più grandi delle mie…

Esperienze dell’essere chiamati, sulla capacità di mettersi in ascolto, sulla scoperta del valore del proprio nome.

SECONDO PASSO: A Natale conversazione sul significato del nome di Gesù, venuto tra noi per salvarci, portandoci vicino, accanto, nelle nostre case, nei nostri cuori l’amore di Dio.

Passaggio da vivere a Natale:Non Gesù bambino come noi,

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ma un bambino inviato da Dio perché vuole salvarci dall’omologarci a quello che fanno tutti.I santi hanno avuto il coraggio di fare qualcosa di diverso.

TERZO PASSO: tanti nomi, tanti colori (vari aspetti di Gesù sottolineati dalla vita dei santi)Dopo Natale puoi avvicinare i bambini a qualche vita di santi componendo un puzzle che completa pian piano la persona di Gesù. es. san Giovanni Bosco era uno che sapeva vedere tutti quei bambini che stavano male, soli, abbandonati (occhi di Gesù), sapeva accogliere, farsi casa (mani e braccia di Gesù). San Francesco uno che sapeva cantare, lodare la vita (bocca e voce di Gesù); madre Teresa un cuore grande che si faceva solidarietà, tenerezza (cuore di Gesù) ecc…

Passaggio pasquale: dal fare quello che fanno tutti, a sentirsi impegnati a portare agli altri il pezzetto di Dio che è dentro ciascuno.Avere il coraggio di essere diversi dalla massa, non per il gusto di protestare, ma perché quello che ci consegna Dio, va contro la mentalità comune: prima te, dopo gli altri… rispondi all’offesa con l’offesa…. Dio dona tutto se stesso a noi in Gesù per mostrarci come vivere la violenza, l’odio, il non amore in un altro modo (come hanno fatto anche i santi), e anche noi accogliendo questo amore vogliamo non essere più competitivi (io più grande di te), selettivi (voglio giocare solo con lui o con lei e tu no), egoisti (tutto per me e niente a te) ecc…

TERZO PASSO: insieme …cose grandi! (Gv 14,12-17)Anche i bambini con i loro eccomi sono chiamati a diventare santi, cioè a manifestare qualcosa di Gesù… con le loro mani, con il loro cuore, con la loro voce ecc…. Es. oggi sono stato le mani di Gesù perché ho accarezzato il mio amico che piangeva; oggi sono stato voce di Gesù perché ho detto una parola d’amore a uno che mi aveva fatto un dispetto ecc…Non si tratta di diventare bravi, ma di sentirsi chiamati a continuare a portare in questo mondo qualcosa dell’amore di Dio che noi conosciamo perché Gesù continua ad essere presente oggi, qui, con noi e ci chiede di diventare Lui. INSIEME FORMIAMO UN GRANDE, BEL PUZZLE: LA PERSONA, IL VOLTO DI GESU’

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UN CAMMINO CON PAPA FRANCESCO.

PERICOLO: quello che lui propone con i suoi discorsi sono cose che immediatamente ci sembrano belle da far vivere ai bambini: es. per educare un bambino ci vuole un villaggio. Bello! Ma se i bambini non li facciamo vivere dentro questo villaggio fatto di una rete educativa intessuta dalle relazioni tra le insegnanti tra di loro, con i genitori, con la comunità …cosa abbiamo comunicato con questo slongan? Altro esempio con le sue parole grazie, scusa, per favore…sono cose di cui i bambini non sentono il bisogno, ma sono regole che noi insegnanti vorremmo che i bambini imparassero. Ed effettivamente le possono imparare perché noi glielo insegniamo, ma quello che hanno bisogno di fare è un percorso della meraviglia, dello stupore, per poi far nascere dentro di loro il “grazie”.

Allora si rischia di mettere in atto un percorso basato su valori universali importanti, ma che rischia di diventare solo un cammino etico-morale. Il percorso IRC chiede invece di spianare la strada per vivere l’incontro con Gesù, l’unico che ci cambia la vita e perché ci ama ci rende capaci di vivere determinati valori. Se poi non si riesce sarà Lui per primo che ci perdona, ed ecco che a nostra volta diventeremo capaci di chiedere scusa, di dare perdono. Quando il papa manifesta tenerezza non si stanca di ripeterlo che Lui l’ha riceve continuamente da Dio padre. Quando inneggiano a lui, Lui continua a ricordarci di inneggiare a Gesù. L’esempio che il papa ci dà è per farci conoscere, per condurci a Gesù, non solo per vivere dei valori, perché è da Lui che proviene l’amore che ci salva. La tenerezza prima i bambini devono riceverla da Gesù che ha a cuore la vita piena per tutti, solo così diventano capaci a loro volta di portarla agli altri. Altrimenti è solo una fatica da fare, un “dover essere” che diventa un peso che li fa cadere a terra, senza sapere a chi rivolgersi per rialzarsi.