· Web viewfunzioni e fornisca il necessario per una vita degna. Poi dai beni morali, come...

9

Click here to load reader

Transcript of · Web viewfunzioni e fornisca il necessario per una vita degna. Poi dai beni morali, come...

Page 1: · Web viewfunzioni e fornisca il necessario per una vita degna. Poi dai beni morali, come l’amicizia, la solidarietà, la salvaguardia della famiglia, il rispetto per la vita, la

Seconda Sessione – Lezione 2

LA POLITICA AL SERVIZIO DEL BENE COMUNE.

PER UNA VISIONE NON QUALUNQUISTICA DEL BENE COMUNE

Quello di bene comune è un concetto comprensivo di tutti gli aspetti della buona vita di una comunità. Esso comprende il benessere, la giustizia, l’ordine pubblico, la pace … e così via. Non è quindi possibile esaminare nel dettaglio tutti i suoi contenuti, sarebbero gli stessi contenuti della vita politica in quanto tale.

La politica è ordinata al bene comune. Cosa significa? Molte attività umane hanno anche un risvolto politico, ossia una ricaduta sulla vita comunitaria, sulla polis. Per esempio, fare l’imprenditore, oppure l’insegnante o il medico, o la madre di famiglia sono attività con un grande risvolto comunitario. Eppure né l’imprenditore, né il medico, né la madre di famiglia considerano l’intera vita politica della comunità, ma solo un suo aspetto. Nessuno di loro adopera il punto di vista del tutto, getta lo sguardo sull’intero complesso della vita comunitaria. Questo, invece, dovrebbe fare il politico. Egli non sa fare niente di particolare, ma ha la capacità di guardare al tutto della comunità politica e guidarla verso il bene comune. Non verso il bene della mia impresa, di questo malato o della mia famiglia, ma di tutti e del tutto, o di tutti nel tutto.

La politica è orientata al bene comune, ma cos’è il bene comune? Oggi tutti i partiti dicono di volere il bene comune, ma di esso propongono delle versioni riduttive. I cattolici che si rifanno alla Dottrina sociale della Chiesa si distinguono perché non possono rinunciare ad una concezione metafisica e morale del bene comune.

Metafisica, perché esso riguarda il bene delle persone e dell’intera comunità politica, la vita buona della comunità e questo presuppone una visione della persona e della comunità di tipo qualitativo e non solo quantitativo. Questa visione non può risultare dalla considerazione dei fenomeni di ciò che accade – dall’andamento del Prodotti interno lordo o dall’indice di tassazione -, o dai desideri dei cittadini, ma da una considerazione oggettiva di cosa sia il fine di una comunità politica e questo può essere dato solo da uno sguardo metafisico, capace non solo di analizzare i vari fenomeni ma di cogliere l’insieme.

Morale, perché il bene comune ha a che fare con i fini – con il dover essere – di una comunità politica. Dai fini deriva poi il bene morale perché il bene è la conformità al fine e il male la difformità. Del resto nell’espressione “bene comune” c’è la parola “bene” che appartiene all’ambito della morale.

Ma qual è il fine di una comunità politica? Esso consiste nell’organizzare la vita della comunità in modo tale che tutti gli uomini, insieme, possano raggiungere la loro perfezione materiale, morale e spirituale, in modo che l’organizzazione della vita politica non sia in contrasto, ma anzi favorisca, la loro salvezza spirituale ed eterna. Il fine ultimo dell’uomo è raggiungere Dio nel premio eterno. Tutti gli altri beni sono beni intermedi che valgono solo se sono ordinati a Dio, fine ultimo.

Il bene comune allora è costituito dai beni materiali, che servono per la vita della comunità, quindi dalla produzione, del commercio, dal sistema economico in generale, affinché esso

Page 2: · Web viewfunzioni e fornisca il necessario per una vita degna. Poi dai beni morali, come l’amicizia, la solidarietà, la salvaguardia della famiglia, il rispetto per la vita, la

funzioni e fornisca il necessario per una vita degna. Poi dai beni morali, come l’amicizia, la solidarietà, la salvaguardia della famiglia, il rispetto per la vita, la giustizia, il buon costume pubblico e la buona educazione che permettono delle relazioni tra cittadini degne della dignità della persona. Infine dai beni spirituali e religiosi che elevano l’uomo al suo fine ultimo, lo rendono veramente libero e gli permettono di dedicarsi più compiutamente anche ai beni morali e materiali.

Il bene comune non è un insieme di beni collocati tutti sullo steso piano. E’ un insieme di beni ordinato e gerarchico. Ci sono beni meno importanti e beni più importanti. I beni materiali sono più necessari ma meno importanti, i beni spirituali sono meno necessari ma più importanti. Una società è ordinata quando non dà più importanza ai beni inferiori rispetto a quelli superiori. Oggi la tendenza della nostra società è di dare importanza ai beni materiali, ma in questo modo non si raggiunge il bene comune.

Del bene comune fa parte anche la religione, senza della quale la società non ordina i propri beni al fine ultimo e senza questo ordinamento essi perdono di vista anche il loro fine proprio. Una società atea o che esclude Dio non potrà conseguire il bene comune (si vedano le lezioni sulla secolarizzazione e sulla laicità della politica). Ne consegue che il potere politico ha un preciso dovere verso la religione vera, verso il cristianesimo, proprio per il suo compito di perseguire il bene comune.

Solitamente ci si rappresenta il bene comune come “davanti a noi”, ed è in un certo senso corretto, in quanto è un fine da perseguire. Ma il bene comune è anche dietro a noi, in quanto rappresenta un ordine da rispettare.

Il rispetto della legge morale naturale, dei dieci comandamenti in politica e dei “principi non negoziabili” (vedi la lezione 1 della prima sessione) fanno parte integrante del bene comune. La vita, la famiglia naturale, la libertà di educazione non possono mancare dai contenuti che qualificano il bene comune.

Da tutto questo si capisce ancora di più in che senso è un concetto metafisico: la sua visione riguarda anche Dio, quindi una visione dell’uomo come sostanza spirituale con un destino eterno, quindi l’ordine naturale da rispettare e in particolare la vita e la famiglia.

Essendo un concetto di ordine metafisico e morale, il bene comune si distingue dalla crescita, che è solo di ordina materiale; dal benessere, che è pure di ordine materiale; ma anche dall’interesse generale, che è la somma del soddisfacimento dei desideri dei singoli cittadini; e dal bene collettivo che è qualcosa di imposto da un potere centrale su basi egualitaristiche.

Il bene comune si può anche chiamare sviluppo, se si intende quest’ultimo non solo come crescita economica ma come la condizione che permette a tutti gli uomini di raggiungere il loro fine integrale.

Una cosa molto importante da chiarire è se il bene comune sia finalizzato alla persona o se questa sia ordinata al bene comune. In un certo senso si può dire che il bene comune consiste nello sviluppo di ogni uomo in tutte le sue dimensioni e che quindi il suo fine sia il perfezionamento della persona. Però, in questo caso, il fine ultimo diventa la persona e non Dio. Dio non farebbe più parte del bene comune in quanto non si può dire che Dio sia finalizzato alla persona. In realtà è vero il contrario, il criterio per stabilire il bene della persona è quello del bene comune e non viceversa. E’ la loro conformità al bene comune che rende legittimi i diritti della persona e non viceversa. Su questo ha avuto una influenza non sempre positiva il moderno personalismo cristiano che ha finito, magari involontariamente, con il porre la persona, e non Dio, come fine della comunità politica.

Page 3: · Web viewfunzioni e fornisca il necessario per una vita degna. Poi dai beni morali, come l’amicizia, la solidarietà, la salvaguardia della famiglia, il rispetto per la vita, la

Il bene comune è una situazione che riguarda le persone e non le cose. La crescita invece riguarda le cose e non le persone. Esso quindi da un lato presuppone l’autorità e dall’altro la libertà. L’autorità è resa necessaria dal bene comune in quanto ha il compito di ordinare la comunità verso di esso, di unificare gli intenti verso la vita buona. L’autorità serve a governare delle persone, non ad amministrare delle cose. Purtroppo oggi l’autorità prende le distanza dalla religione e dall’etica, e in questo modo si rende incapace di guidare la comunità verso il bene comune, limitandosi ad amministrare le cose materiali. Ciò che legittima l’autorità è la sua subordinazione al bene comune.

Ma c’è anche la libertà, come si diceva. Il bene comune è un fine e come tale esso deve essere liberamente scelto e voluto. Si fonda qui la partecipazione dei cittadini al bene comune. Esso non è imposto dall’alto, ma condiviso perché riconosciuto come un bene, e quindi partecipato.

La partecipazione dei cittadini al bene comune non fa automaticamente della democrazia un valore. Essa è un metodo, apprezzabile ma che diventa totalitarismo se non rispetta i contenuti del bene comune. La democrazia non fa parte costitutiva del bene comune.

La partecipazione al bene comune non avviene solo da parte dei singoli cittadini, presi come degli individui, ma avviene da parte dei cittadini aggregati nelle società naturali, come la famiglia o la nazione, o nelle associazioni volontarie della società civile. Questi vengono detti di solito “corpi intermedi”, in quanto si collocano tra l’individuo e lo Stato.

La società nata dall’Illuminismo e dal liberalismo ha eliminato i corpi intermedi ponendo il cittadino, da solo, come una unità, davanti ad un’altra unità, quella dello Stato. Anche oggi avviene così, come dice la Centesimus annus. Contro questa visione hanno sempre combattuto i cattolici, secondo i quali quello di bene comune è un principio organico e sussidiario. Organico perché come in un organismo, vive della vita dei singoli organi, ossia i corpi intermedi. Sussidiario perché fondato sul principio di sussidiarietà, secondo cui deve svolgere una certa azione chi he ha la titolarità originaria e non lo Stato.

Il fine ultimo è Dio, ma i fini intermedi sono molti. C’è quindi un bene comune per ogni famiglia, per ogni comunità locale, per ogni nazione, per ogni impresa e così via. Quello di bene comune non è un concetto unico, valido per tutti. In questo caso appiattirebbe le persone e gli organismi, e bloccherebbe la libertà e la partecipazione. Esso è un bene articolato e vario, seppure coordinato dall’autorità. Il bene comune richiede la giustizia e questa è dare a ciascuno il suo, non dare lo stesso a tutti. Sono i totalitarismi ad imporre un bene comune unitario. Il bene comune si fonda sulla soggettività e creatività delle persone e dei gruppi e società intermedie. Una società di benessere in cui tutto venisse svolto dallo Stato non sarebbe una società con un vero bene comune.

Il principio di sussidiarietà dice che una società di ordine superiore non deve sostituirsi ad una di ordine inferiore per svolgere quanto spetta svolgere ad essa, se non temporaneamente e con spirito suppletivo ossia per metterla in grado di fare nuovamente da sé. Il principio di sussidiarietà riconosce spazi di libertà per l’assunzione di responsabilità. Le società e i corpi intermedi possono chiedere spazi di libertà solo a fronte di una assunzione di responsabilità, questa è la differenza tra la versione cattolica e quella liberale della sussidiarietà.

La forma dello Stato assistenziale, che è cosa diversa dallo Stato sociale, è contraria al bene comune in quanto deresponsabilizza la persona, la società civile e i corpi intermedi. Fornisce servizi pianificati e privati del loro fondamento etico ad una società amorfa, costituita solo da individui passivi. Nello Stato assistenziale la combinazione sbagliata tra privato e pubblico raggiunge la massima evidenza: tu cittadino pensa alle questioni private che a quello

Page 4: · Web viewfunzioni e fornisca il necessario per una vita degna. Poi dai beni morali, come l’amicizia, la solidarietà, la salvaguardia della famiglia, il rispetto per la vita, la

pubbliche ci penso io Stato. E’ così che si tenta di combinare il nichilismo con il buon funzionamento dei servizi.

APPENDICE

Definizioni di Bene comune

“Il bene comune comprende l’insieme di quelle condizioni della vita sociale per le quali gli uomini, le famiglie e le associazioni possono raggiungere più pienamente e più facilmente la loro perfezione” (Gaudium et spes n. 74). “E’ il bene di quel «noi-tutti» formato da individui, famiglie e gruppi intermedi che si uniscono in comunità sociale” (Caritas in veritate, n. 7)

“Come l’agire morale del singolo si realizza nel bene, così l’agire sociale giunge a pienezza realizzando il bene comune. Il bene comune infatti può essere inteso come la dimensione sociale e comunitaria del bene morale” (Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, n. 164)

“Il vero sviluppo non può consistere nella semplice accumulazione di ricchezza e nella maggiore disponibilità dei beni e servizi; se ciò si ottiene senza la dovuta considerazione per le dimensioni sociali, culturali e spirituali dell’essere umano” (Sollicitudo rei socialis, n. 9).

“Il bene comune della società non è un fine a se stante; esso ha valore solo in riferimento al raggiungimento dei fini ultimi della persona e al bene comune universale dell’intera creazione. Dio è il fine ultimo delle sue creature e per nessun motivo si può privare il bene comune della sua dimensione trascendente, che eccede ma anche dà compimento a quella storica… Una visione puramente storica e materialistica finirebbe per trasformare il bene comune in semplice benessere socioeconomico, privo di ogni finalizzazione trascendente ossia della sua più profonda ragion d’essere” (Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, n. 170).

“Lo sviluppo richiede una visione trascendente della persona, ha bisogno di Dio; senza di Lui lo sviluppo o viene negato o viene affidato unicamente alle mani dell’uomo, che finisce per produrre uno sviluppo disumanizzato” (Caritas in veritate, n. 11).

“Senza prospettiva di vita eterna, il progresso umano un questo mondo rimane privo di respiro” (Caritas in veritate, n. 11)

Esso … “richiede un’autorità che convogli le energie di tutti i cittadini verso il bene comune” (Gaudium et spes, n. 74).

Il Bene comune, lo Stato e il principio di sussidiarietà

“Lo Stato ha il compito di sovraintendere al bene comune e di curare che ogni settore della vita sociale contribuisca a promuoverlo, pur nel rispetto della giusta autonomia di ciascuno di essi” (Centesimus annus, n. 11).

Page 5: · Web viewfunzioni e fornisca il necessario per una vita degna. Poi dai beni morali, come l’amicizia, la solidarietà, la salvaguardia della famiglia, il rispetto per la vita, la

“Ciò però non deve far pensare che ogni soluzione della questione sociale debba venire dallo Stato Al contrario egli [Luigi XIII] insiste più volte sui necessari limiti dell’intervento dello Stato e del suo carattere solo di strumento, giacché l’individuo, la famiglia, la società gli sono anteriori ed esso esiste per tutelare i diritti dell’uno e delle altre, non già per soffocarli (Centesimus annus, n. 11).

“Non perciò dall’opera sua si debba aspettare tutta la salvezza, ma perché, per il vizio dell’individualismo le cose si trovano ridotte a tal punto che, abbattuta e quasi estinta l’antica ricca forma di vita sociale, svoltasi un tempo mediante un complesso di associazioni diverse, restano di fronte quasi solo gli individui e lo Stato. E siffatta deformazione dell’ordine sociale reca non piccolo danno allo Stato medesimo, sul quale vengono a ricadere tutti i pesi, che quelle distrutte corporazioni non possono più portare, onde si trova oppresso da una infinità di incarichi e di affari” (Quadragesimo anno, n. 79).

“Siccome è illecito togliere agli individui ciò che essi possono compiere con le forze e l’industria propria per affidarlo alla comunità, così è ingiusto rimettere a una maggiore più alta società quello che dalle minori e inferiori comunità si può fare. L’oggetto naturale di qualsiasi intervento della società stessa è quello di aiutare in maniera suppletiva le membra del corpo sociale, non già distruggerle e assorbirle” (Quadragesimo anno, n. 80).

“Sembra che conosce meglio il bisogno e riesce meglio a soddisfarlo chi è ad esso più vicino e si fa prossimo al bisognoso. Si aggiunga che spesso un certo tipo di bisogni richiede una risposta che non sia solo materiale, ma che ne sappia cogliere la domanda umana più profonda” (Centesimus annus, n. 48).

“Quello comune è un bene a cui hanno diritto di partecipare tutti i membri di una comunità politica, anche se in grado diverso e secondo i loro compiti, meriti e condizioni” (Pacem in terris, n. 34)

“E’ nel molteplice intersecarsi di rapporti che vive la persona e cresce la “soggettività della società. L’individuo oggi è speso soffocato tra i due poli dello Stato e del mercato. Sembra talvolta che egli esista solo come produttore e consumatore di merci, oppure come oggetto dell’amministrazione dello Stato mentre si dimentica che la convivenza tra gli uomini non è finalizzata né al mercato né allo Stato, poiché possiede in se stessa un singolare valore che Stato e mercato devono servire” (Centesimus annus, n. 49).

“Disfunzioni e difetti dello Stato assistenziale derivano da una inadeguata comprensione dei compiti propri dello Stato. Anche in questo ambito deve essere rispettato il principio di sussidiarietà: una società di ordine superiore non deve interferire nella vita interna di una società di ordine inferiore, privandola delle sue competenze, ma deve piuttosto sostenerla in caso di necessità e aiutarla a coordinare la sua azione con quella delle altre componenti sociali, in vista del bene comune” (Centesimus annus, n. 48).

Page 6: · Web viewfunzioni e fornisca il necessario per una vita degna. Poi dai beni morali, come l’amicizia, la solidarietà, la salvaguardia della famiglia, il rispetto per la vita, la

“Intervenendo direttamente e deresponsabilizzando la società civile, lo Stato provoca la perdita di energie umane e l’aumento esagerato degli apparati pubblici, dominati da logiche burocratiche più che dalla preoccupazione di servire gli utenti, con enorme crescita delle spese” (Centesimus annus, n. 48).