DLF14 - Dove sei fratello

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Opuscolo Cultura di Destate La Festa 2014 - Fraternità, fondamento e via per la pace

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VOLONTARI-2014-DLF _ AGNESE _ ALBERTO _ ALESSANDRA _

ALESSANDRO 5 _ ALESSIA 5 _ ALICE4 _ ANDRE A 4 _ ANGEL A _

ANGELICA _ ANGELO _ ANNA _ ANNA-CLAUDIA _ ANNA-RITA _

A RI A NN A 4 _ A SI A _ BE AT RICE 4 _ BENEDE T TA 3 _ BI A NC A _

BORIS _ CAMILLA _ CARLO _ CATERINA _ CECILIA2 _ CHIARA8 _

CL AUDIA 6 _ CRIS TINA _ DAMIANO _ DANIEL _ DANIEL A _

D A N I E L E 5 _ D AV I D E 3 _ D E B O R A _ D E N I S E _ E D O A R D O _

ELENA7 _ ELEONOR A 3 _ ELISABET TA _ EMANUELE _ ENEA _

E N R I C O 3 _ E R I C A _ E S T E R _ E U G E N I O _ F A B R I Z I O _

F E D E R I C A 2 _ F E D E R I C O 5 _ F I L I P P O 2 _ F R A N C E S C A 6 _

F R A N C E S C O 6 _ G I A C O M O 5 _ G I A D A _ G I A N - M A R C O _

G I A N L U C A 3 _ G I A N M A R C O 2 _ G I A N M A R I A _ G I O E L E _

G I O I A _ G I O R G I A 3 _ G I O V A N N A _ G I O V A N N I 3 _

GI U L I A10 _ GI U L I A N O _ GI U L I O _ GI U SEP P E _ GL AU CO _

G R E T A 2 _ I L A R I A 5 _ I R E N E 3 _ J A C O P O _ J A R N O _

JESSIC A 2 _ JURGEN _ L AUR A _ L AVINIA _ LICIA _ LORENA _

L O R E N Z A 3 _ L O R E N ZO 5 _ L U C A 3 _ L U C I A 3 _ L U C R E Z I A 2 _

M A D D A L E N A _ M A R C O 6 _ M A R G H E R I T A 2 _ M A R I A 4 _

M A R I A - C H I A R A _ M A R I A E V A _ M A R I A N N A _ M A R TA 2 _

MARTINA 6 _ MA SSIMO _ MATILDE _ MAT TEO7 _ MAT TIA 3 _

MAYA _ MELISSA _ MICHELA3 _ MICHELE _ MIRCO _ MONICA _

N ATA S C I A _ N I CO L A 3 _ N I CO L A S _ N I CO L E 2 _ N O E M I 3 _

PAO LO 2 _ P IER LU I G I _ P IE T R O 3 _ R AC HEL E _ R EB ECC A 3 _

R I CC A R D O _ R I TA _ R O B ER TA _ R O D O L FO _ S A M A N TA _

S A R A 3 _ S E B A S T I A N O _ S I LV I A 4 _ S I M O N E 3 _ S O F I A 5 _

S TEFANO 3 _ S TELL A _ TEOD OR A _ TOMA S _ TOMMA SO _

VALENTINA 2 _ VALERIA _ VANESSA _ VERONICA _ VIT TORIA

progetto grafico alessandro dolciotti _ illustrazioni tommaso pigliapochi

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Quello di cui vogliamo parlare non è l’alluvione. Bensì del giorno dopo. Non si può non sottolineare la solidarietà profusa in modo così gratuito e spontaneo. Non si può sottrarsi dal pensare a quale sia la radice di questo dilagare di aiuto incondizionato.

Noi l’abbiamo trovata nelle parole del Papa, scritte in occasione della giornata mondiale della pace del primo gennaio 2014: la fraternità.Guardando la mostra e leggendo il libretto troverete il temadella fraternità riletto da noi giovani.

FRATERNITÀ: FONDAMENTO E VIA PER LA PACE

1 gennaio 2014 - Papa Francesco “Nel cuore di ogni uomo e di ogni donna alberga, infatti,

il desiderio di una vita piena, alla quale appartiene un anelitoinsopprimibile alla fraternità, che sospinge verso la comunione

con gli altri, nei quali troviamo non nemici o concorrenti,ma fratelli da accogliere ed abbracciare.”

3 maggio 2014Il f iume Misa esonda e allaga numerosi

quartieri della città di Senigallia.

4 maggio 2014 - Luisella“I tanti ragazzi che passano ad offrirci aiuto, cibo, sostegno…che spettacolo vedere che il cuore dell’uomo è fatto per il bene”

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Mare, mare, mare. Finalmente un po’ di relax.Tra poco arriveranno tutti i miei amici, ma una pennicasotto l’ombrellone non me la toglie nessuno! Certo chequesta maturità l’ho proprio sudata: chi si aspettava la versionedi Luciano. E pure la scelta dell’università: il test, la casa,i coinquilini. Si vabbè ma adesso basta. Solo mare, festee se proprio voglio fare qualcosa di più impegnativo…c’è sempre il palco di Destate la Festa da montare!

Certo che quest’estate ci sono molti turisti: ovvio Senigalliaè Senigallia! Ci pensavo due mesi fa a come sarebbe andatal’estate, eppure da qui sembra che non sia successo nulla.Mi vengono i brividi solo a pensarci. Mi ricordo tutto di quelle giornate. Il fango, le case distrutte, i ricordi più cari accatastati sui bordi delle strade travolti impetuosamente da un momento all’altro. Ma come dice quella strega della mia prof di fisica:“a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”.E ha proprio ragione. La reazione è stata fulminea: quanta gente è scesa per le strade con le pale in mano ad aiutare vicini di casa, amici o chiunque ne avesse il bisogno.

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Ho visto proprio tutti: compagni di classe, volontari, famiglie, perfino la mia prof di fisica con gli stivaloni di gomma.Ognuno ha trovato il proprio modo per aiutare il prossimo:chi spalava, chi accoglieva per la notte coloro che avevanola casa alluvionata, chi portava cibo ai volontari e alle famiglie,chi faceva le lavatrici a chi aveva gli armadi sommersi di fango.

A ripensarci più che il disastro dell’alluvione, mi ricordo e mi stupisco tuttora dell’immediatezza dell’aiuto. Ovviamentela situazione era critica, ma nessuno è stato obbligato ad aiu-tare; nonostante ciò eravamo tutti per strada sporchi di fango.All’inizio non c’era nessuno che coordinava noi volontari, eppure eravamo lì. E non eravamo lì solo per i nostri amicie per le nostre scuola. Ho sempre questo tarlo in testa… perché? Tanto ci dev’essere una ragione per la quale tutta quella gentesi è messa a disposizione della città. Non posso avere le stessemotivazioni del padre di famiglia che spalava accanto a me. Ma io, diciannovenne… sì ok, c’erano tutti i miei amici da aiu-tare… ok che sono bello e forte… infondo c’erano anche tante belle ragazze… la scuola era chiusa e non avevo niente da fare…ma, potevo benissimo stare a casa a studiare (magari Luciano), oppure tornare dopo aver aiutato i miei amici. Invece sentivo qualcosa dentro di me che mi muoveva ad aiutare chiunqueincontrassi; non mi sono mai sentito tanto cittadino comein quei giorni. La casa di uno era la casa di tutti, anche la mia. Come potevo stare con le mani in mano? Ma allora cos’è…

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Mammamia, che giornata piena. Sicuramente ho fatto un po’ di chiarezza. Però come faccio a farmi un’idea più precisa se ancora non ho sentito una voce fondamentale di tutta questa emergenza: la politica. Beh, avrei sempre l’indirizzo e-mail di quel politico che è venuto a scuola per farci un incontro sulla costituzione. Dai non ho nulla da perdere, provo a scriverle.

“Gentilissima Sig.ra RamazzottiSono un ex studente del liceo classico. Secondo il filosofo Hume, esiste solo ciò che si vede. Il problema è che io non riesco a vedere cosa c’è dietro il fenomeno di solidarietà seguente all’alluvione. Eppure qualcosa ci dev’essere: non può esserebastato il senso del dovere o la generosità di ciascuno.In fin dei conti siamo una comunità. Ci sono molti entie persone che aiutano il prossimo e imprimono un’improntadi solidarietà nella comunità, ma la città come istituzionepolitica cosa fa in tal senso? E lei, in quanto persona impegnatain politica, come si mette al servizio del prossimo e contribu-isce a far crescere un senso di corresponsabilità tra i cittadini? La ringrazio se mi vorrà rispondere. Distinti saluti.”

Ilaria Ramazzottiinsegnante di religione pressol’Istituto comprensivo di Corinaldo,da anni è impegnata nel servizio politico.

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“Carissimo giovane cittadino!Che piacere aver ricevuto questae-mail da un giovane come te!Son ben lieta di rispondertie voglio farlo così: usandole parole del Papa e la miaesperienza personale.

<Nel cuore di ogni uomo e di ogni donna alberga, infatti, il desideriodi una vita piena, alla quale appartiene un anelito insopprimibilealla fraternità, che sospinge verso la comunione con gli altri,nei quali troviamo non nemici o concorrenti, ma fratellida accogliere ed abbracciare>

La politica, cioè nel nostro caso il governo della città, ha trai suoi primi compiti quello di facilitare il raggiungimento diuna vita piena, completa, dove ogni cittadino possa vederenell’altro, nelle istituzioni, nell’ambiente che lo circondaun arricchimento, un giovamento e non un concorrenteo un nemico…a tal fine la politica attua una serie diprovvedimenti che hanno lo scopo di favorire le relazioni,il lavoro, la crescita culturale, la salute, il rispetto e la tutela dell’ambiente, la solidarietà, un equo uso delle risorse,per permettere ad ogni persona di sentirsi bene nel luogoin cui vive. Provo a portare alcuni esempi: Centri pomeridiani per i minori, per i giovani, luoghi di incontro per le persone

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anziane o pensionate, centri sociali, teatri, biblioteche, scuole,luoghi per lo sport, piazze, giardini, strade pedonali, pisteciclabili, percorsi ambientali sono luoghi, insieme alle tanteiniziative che in essi vengono attuate, che possono facilitare l’incontro e la scoperta dell’altro come fratello.Per realizzare tutto questo è necessario reperire risorse (tassee imposte) che permettano di promuovere tutti questi servizi che hanno la finalità di rendere “piena” la nostra vita. E’ anche fondamentale reperire risorse in modo equo ein maniera proporzionale al reddito percepito affinchéciascuno contribuisca in una percentuale tale danon compromettere la propria sussistenza.

<La viva consapevolezza di questa relazionalità ci porta a vederee trattare ogni persona come una vera sorella e un vero fratello;senza di essa diventa impossibile la costruzione di una societàgiusta, di una pace solida e duratura. Tale vocazione è peròancora oggi spesso contrastata e smentita nei fatti, in un mondocaratterizzato da quella “globalizzazione dell’indifferenza”che ci fa lentamente “abituare” alla sofferenza dell’altro,chiudendoci in noi stessi>

La cosa che cerco di fare principalmente è quella di ascoltare, innanzitutto perché credo che dovremmo cercare sempredi vedere in ogni persona un fratello o una sorella, chemolte volte ha dei problemi da risolvere, dei consigli da dare,

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delle proposte da offrire. La verità, soprattutto in politica,non risiede mai in una persona, nelle idee di un leader o diuna parte politica, ma la si sfiora di più, la si può raggiungerese maggiormente ampio e condiviso è il confronto.Questo atteggiamento ci permette di superare quella naturale diffidenza o noncuranza che spesso si riscontra tra le personee porta ciascuno di noi a sentire l’altro come un “diverso”o un “concorrente” o un impedimento.La politica, basandosi sulla democrazia, ti “costringe” ad avere necessità dell’altro a farti portavoce a cercare di far sì che proble-mi, ostacoli, ingiustizie siano superati trovando giuste soluzioni.Saper ascoltare, “entrare” nelle questioni, sentire i problemi come propri, riuscendo a raggiungere un’empatia con l’altro,con gli altri, con la città è fondamentale al fine di riuscirea discernere la soluzione migliore.Soluzione che deve avere sempre come criterio di verifica,per essere il più corretta possibile la tutela e la cura delle persone più fragili e deboli. Un aspetto fondamentale è che la soluzione dei problemi sia ricercata con l’obiettivo principale di praticarela giustizia, cioè permettere a tutti di avere le stesse possibilità,le stesse opportunità affinché siano il merito, le capacitàpersonali, le competenze ad emergere, siano i bisogni e le vere esigenze i protagonisti. Per questo vanno create e facilitatele condizioni perché ogni persona abbia la stessa considerazione, le stesse possibilità degli altri e nessuno si senta escluso, allontanato, o non tutelato.

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<Inoltre, le molte situazioni di sperequazione, di povertàe di ingiustizia, segnalano non solo una profonda carenzadi fraternità, ma anche l’assenza di una cultura della solidarietà… La fraternità genera pace sociale perchécrea un equilibrio fra libertà e giustizia, fra responsabilitàpersonale e solidarietà, fra bene dei singoli e bene comune.>

Credo che una buona vita politica debba essere in gradodi favorire la fraternità, anzi sia essa il buon frutto di una sana vita politica. Sempre la politica richiede di ascoltare, conoscere, valutare e poi decidere. La decisione è fondamentale per dare risposte, dar avvio a processi ma questa è sempre fruttodi accordo, di sintesi. E’ la caratteristica della democrazia,affinché una proposta prenda avvio in tanti, cioèla maggioranza, si deve convenire sull’utilità e importanzadi quella proposta. Se si riesce, anche in un ambiente così unico ed eterogeno, così a volte “ostile” a raggiungere un legamefraterno anche con chi governa con te la città, ecco chele decisioni saranno migliorate dal confronto reciprocoe non semplicemente frutto di compromessi, di concessioni, ma di sintesi. Arricchendosi del contributo di tuttisi potrà riuscire ad elaborare una proposta di cui tuttisi sentiranno corresponsabili e costruttori.Inoltre, è fondamentale sperimentare la fraternitàanche con la realtà economica e sociale e non temeredi ricercare la sussidiarietà che non vuol dire delegare,

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ma riconoscere che, in un territorio, certi servizi di cuiil pubblico sostiene l’utilità e le finalità, possano essere svoltida associazioni, enti, cooperative, privati in un modo ottimalee complementare a ciò che il pubblico potrebbe garantire.Altro cardine dell’agire politico è la solidarietà, perché tuttistiano bene è necessario partire dalle esigenze dei più piccolie indifesi dando loro priorità nel destinare risorse di bilancio. Sta proprio nell’avere chiaro questo principio, che a voltesi scontra con interessi e gli “egoismi” di parte, la possibilità,una volta attuato, di costruire una comunità vera dove la vitadiventa migliore per tutti. Spero di aver chiarito i tuoi dubbi! Continua ad interessarti e a cercare le risposte anche quando non si vedono! Ilaria”

Cavolo, quante cose che non sapevo.Soprattutto questa “fraternità”. Non è il bisogno, perciò, che ci dovrebbe far sentire comunità, ma è proprio nella natura umana e nel tessuto delle relazioni sociali che emerge questo legameinvisibile. Mi rivengono giusto in mente le parole che ho letto una volta in un articolo scritto da una signora alluvionata:“il cuore dell’uomo è fatto per il bene!”.

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Finalmente hanno trovato l’ospite della serata culturaledi Destate la Festa: Filippo Pizzolato. Mi hanno parlatodi un suo libro proprio sulla fraternità, speriamo che quiin libreria ce l’abbiano così potrei informarmi un po’ di più.

“Prof, ma cosa ci fa lei qui?E con le ricette di Antonella Clerici in mano?”

“Buongiorno, sai mangio anche io.E tu invece con quel libro così accademico?”

“Beh sa, ultimamente mi sto documentando sul temadella fraternità. Anche perché a scuola non ne ho maisentito parlare e nemmeno l’ho sperimentato…potreste mettere un corso di“fraternologia”, è una cosa molto importante.”

“Considerando il carattere sempre più interculturaledella nostra scuola,noi docenti ci impegniamoal massimo, per una questione

Simonetta Mengarelliinsegnante di lettere pressoil Liceo Scientifico “E. Medi”di Senigallia.

enrico Franceschettilavora presso Fondaz. Opera Pia Mastai Ferretti, volontario Avis e Punto Giovane Calcio.

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di basilare deontologia professionale,al fine disollecitare ogni forma di collaborazione e di proficuoconfronto. Il fine di un educatore serio e responsabilenon è assolutamente quello di indurre gli studentia rivaleggiare ma di esortarli a rispettare il prossimoper garantire la solidarietà e la pace nel mondo.”

“Ma alla fine è normale la competizione.Ci mettete a confronto solo sulla base delle valutazioni.”

“Il voto è solo lo strumento convenzionale che qualsiasiscuola del mondo adotta non certo per praticità operativaa vantaggio di un insegnante, ma perché si dà per scontato che ogni valutazione della scala numerica adottatacorrisponda ad un preciso livello di conoscenze-competenze e capacità di cui lo studente deve essere necessariamenteinformato dai suoi educatori.”

“Ci penserò su prof. Se vuole poi le passo il mio libro.In cambio però voglio le ricette.”

“Sei sempre il solito scavezzacollo. Alla prossima.” “Buona giornata prof.”

Cavolo, ho scoperto questa cosa proprio ora che ho finito la scuola. Sarebbe stata una bella palestra per mettere in pratica questoatteggiamento nel quotidiano. Ehi, ma oggi sono tutti in libreria.

“No! Enrico, anche tu con le ricette di Antonella?” “Mi devo tenere in forma.

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Ci sei oggi agli allenamenti? Saremo tutti insieme.” “Sì, ci sarò. A proposito di tutti insieme… ho appena incontra-to la mia prof e abbiamo discusso sul tema della competizionein contrasto con quello della collaborazione che ci dovrebbeessere in ambienti come scuola e sport. Che ne pensi tu?”

“Nello sport c’è ancora più competizione che nella scuola. Ma penso sia giusto così. Nello sport, come in ogni ambito della vita, “se non ti poni in competizione parti sconfitto”. L’obiettivo di ognuno, deve essere quello di alzare semprela propria asticella. Prendere coscienza del proprio limite per provare a superarlo. Se ci si accontenta della propria mediocrità, la vita perde sapore... E’ chiaro che nellasquadra ci sia qualcuno più forte di me e qualcuno meno. Personalmente dai più bravi, persino qualora ostentinola loro eccellenza, cerco di “rubare” qualcosa, di prendernespunto chiedendomi: “se lui ce la fa, perché io no?”.Ad ogni modo, se i più forti non si mettono a serviziodi tutta la squadra, colmando le lacune dei più deboli,finiscono per perdere anche contro squadre menoattrezzate. Perciò lo spirito di gruppo è sempre la prima cosa da ricercare, se si vogliono raggiungere grandi traguardi.Damiano Tommasi, protagonista dello scudetto della Roma del 2001, racconta spesso che quell’anno vinseroil titolo già nel ritiro estivo, guidato da Mr. Capello,ballando tutti insieme sui tavoli dei locali di New York.Da lì in poi il gruppo fu così cementato, che riuscì

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a conquistare il titolo. La vera scommessa che anche come squadra del Punto Giovane Calcio ci prefiggiamo è proprio questa: provare a portare lo spirito di gruppo dentro e fuori dal campo. In questo è la fede che ci aiuta. Amati da Cristo, riusciamo ad amare, al di là delle difficoltà quotidianeche nella vita come nel calcio ci si trova ad affrontare.Non è sempre facile. In una squadra, siamo tutte personediverse con esperienze diverse alle spalle, ma “costrette”a collaborare per un obiettivo comune. Questo legamecosì forte, porta per forza di cose a frizioni e contrasti,ma è la via del confronto e del dialogo che porta ad uscirefuori di sé e a mettersi in discussione per crescere comepersona e come cristiano. E le vittorie conquistate con tale fatica, diventano entusiasmanti!”

“Oh grazie Enrico, sei proprio un vero allenatore.Ora devoproprio andare, ci vediamo tra poco per gli allenamenti.”

Quindi oltre che aiutare il prossimo indistintamente, cercaredi costruire uno spirito di cittadinanza, ora bisogna ancheessere educati ed educare alla fraternità. Ma come si fa?Un conto è la professoressa che vuole creare una classe compattao un allenatore che punta tutto sullo spirito di squadra…Ma adesso che non vado più a scuola?O quando appenderò le scarpe da calcio al chiodo?Dove troverò questi semi di fraternità? Certo in effettiun esempio concreto potrebbe essere quello della famiglia.

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Livio Marangioinsegnante di matematica e fisica presso Liceo Scientifico “E. Medi” di Senigallia.

Don Paolo CampolucciParroco dell’Unità Pastorale Cinque Pani e Due Pesci, responsabile delloUff. diocesano di Pastorale Sanitaria.

Cavolo sono sempre in ritardo, la riunione inizia tra solidieci minuti. Stasera c’è pure il prete: farà uno dei suoi sbobboni introduttivi. Dai, va bene ormai ci sono abituato…poi sotto sotto dice sempre cose interessanti.

“Ecco il mio giovane vicino di casa sempre di corsa!”(Nooooo, ci mancava Livio.)“Ciao Livio. Sto andandoalla riunione per Destatela Festa e sono già in ritardo.”

“A chi lo dici, pure iosono in ritardo. Devo andarea prendere i miei pupi al centro estivo. Vuoi uno strappo?”

“Magari, Grazie.”

Oh ma tu guarda, mi chiedevo proprio dove trovarela fraternità ed ecco: qui nel sedile al mio fiancoho un padre di famiglia. E che famiglia!Poi Livio è un uomo così colto:saprà sicuramente rispondermi.

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“Livio ho una domanda per te:se ti chiedessi cos’è la fraternità come mi risponderesti?”

“Ma ci stai serio? Allora, cominciamo col definire i termini della questione. Cos’è la fraternità? Il vocabolario Garzanti la definisce un -sentimento di affetto simile a quelloche lega fra di loro i fratelli- e -amicizia disinteressata-”.

”Oh Livio, a sapere che conosci il vocabolario a memoria,ti avrei portato con me all’esame!”

“Shh. Mi hai fatto una domanda? Adesso ascolta! Ma davvero crediamo che l’assenza della ricerca diun tornaconto personale è connaturata al rapportotra fratelli? E trasmettere l’idea di fraternità consiste solo nell’insegnare ai propri figli ad estendere tale sentimento all’e-sterno della famiglia? A mio avviso la propensionea nutrire sentimenti fraterni nei confronti del prossimo, chiunque esso sia, facente parte oppure no del proprionucleo familiare, pur essendo naturale per ciascuno di noi, ha bisogno ugualmente di essere portata alla luce dall’azioneeducatrice dei genitori per evitare che, rimanendo inespres-sa, sommersa essenzialmente dalla paura per l’altro, finisca per alienare il futuro adulto dalla comunità in cui si troverà a vivere. A tale scopo il bambino deve essere costantemente aiutato a trovare chiavi di lettura dei comportamenti altrui senza assumere, nel caso di contrasti interpersonali,atteggiamenti protettivi o colpevolizzantinei suoi confronti.”

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“Ma allora centra qualcosa il fattoche hai adottato un bambino?”

“Mia moglie ed io abbiamo desiderato, fin da adolescenti,di adottare un bambino. Il motivo, probabilmente,è che l’adozione sembra essere la metafora perfetta dellagenitorialità in quanto presuppone la disponibilitàad amare incondizionatamente un bambino che,fin dall’inizio, è un essere umano distinto dai suoigenitori e non una loro emanazione. Non ritengoche l’adozione sia una scelta di fraternità: adottareun bambino non è come prestare servizio in una ONLUS

che si occupa di infanzia abbandonata.Ecco perché provo sempre imbarazzo e fastidioquando ricevo complimenti per la nostra scelta.”

“Cavolo interessante! Ma allora io che non ho figli,come posso trasmettere questa fraternità?”

“L’educazione alla fraternità non può limitarsi almicrocosmo della famiglia, altrimenti si ridurrebbea semplice difesa del territorio, ma deve necessariamentetentare di varcarne i confini. Poi, nella vita di tutti i giorni, giovani e adulti, che pure hanno ricevuto un’educazionealla fraternità, si trovano a misurarsi con una societàche li istiga alla competizione a tutti i costi perché forieradi maggiore produttività e di maggiori consumi: chi èin carriera non si preoccupa del vicino, non tende la mano e compra in modo compulsivo per saziare la propria sete di

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affetto. La strada per la liberazione da questicondizionamenti passa per una presa di coscienzadella loro esistenza e della loro forza ma anche della lorocapacità di generare infelicità.”

“Livio sono arrivato. Possiamo riprendereil discorso la prossima volta.”

“No no, la prossima volta parliamo di calcio. Ciao fratello!”“Ciao Livio, alla prossima!”.

Quanti stimoli in soli due giorni. Non pensavoche questa fraternità avesse cosi tante sfaccettature.Comunque se ci penso una cosa in comune ce l’hanno tutti: ognuno ha scelto la sua modalità di donarsi all’altro.

“Mamma mia che faccia pensierosa.” “Ehi don, non sai che confusione ho in testa.”

“Mi hai incuriosito. Dimmi un po’.”“Sai ho incontrato tanta gente in questi giorni e ho scopertoquesto atteggiamento: la fraternità. Ma io ancora non l’hoben capito… qual è veramente la sua radice? Perché sembrauna cosa così difficile eppure ad esempio nell’alluvioneè emerso così fortemente?”

“Per rispondere alla tua domanda mi sono venuti in mente quattro aspetti, quattro “perle preziose” che possonoaiutarci a capire cosa intendiamo per fraternità.Innanzitutto: AMORE. Sì, perché noi viviamo veramente

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se amiamo. Questo lo possiamo sperimentare tutti!Sentiamo dentro di noi una spinta naturale ad amare,ad andare verso l’altro. Se non amiamo, vivacchiamo,ci trasciniamo in una vita spenta. Come credente ti posso dire che ho scoperto l’Amore quando Gesù mi è venutoincontro e mi ha amato per quello che sono con tutti i miei limiti e difetti. Ti accorgi che questo ti dà forza…semplicemente ti innamori dell’Amore!Travolto dall’Amore, sei spinto a ridonarlo agli altrie non puoi farne a meno.Più ridoni l’Amore più incontri l’Amore. Consultando il vocabolario di latino tra le possibilitraduzioni di fraternità c’è “amore fraterno”. Quindi, primo punto da considerare quando si parla di fraternità è amore.E l’amore mi rimanda subito a Colui che è l’Amore. Quindi, secondo punto: parlare di fraternità è parlare di DIO. Terzo elemento che si inserisce nel discorso sulla fraternità:i FRATELLI. Ancora il latino mi viene in aiuto.La parola fraternus è resa con amato, prediletto, e questomi richiama immediatamente “Questi è il Figlio mioprediletto, nel quale mi sono compiaciuto” (Mt 3,17).Ecco quindi il quarto punto: FIGLIO.È interessante trovare il filo rosso che lega questiquattro punti: La fraternità è un modo per amare Dio,attraverso i fratelli che incarnano il Figlio. La fraternità èla modalità con cui Padre, Figlio e Spirito santo mostrano

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ai fratelli come si ama veramente. Da lì la raggiuntaconsapevolezza del fatto di essere creatura amata da Dioche è Padre, mio Padre, di non essere più figlio unico, perché Egli ha una moltitudine di figli come me, che sono quindi miei fratelli; consapevolezza che i fratelli non sono “miei”, ma “suoi”, ed esistono come tali nell’ottica del dono.La consapevolezza che in ogni mio fratello posso scorgerei lineamenti del Figlio, consapevolezza che è il Figlio coluia cui voglio tendere insieme ai miei fratelli. Vivere la fraternità, con le sue meraviglie e le sue fatiche,sta diventando pian piano il modo in cui più mi sentodi vivere “secondo natura”. Con fiducia e timido abbandono mi lascio portare “Là, dove, il Signore dona la benedizionee la vita per sempre.” Scusami ma devo scappare che staper iniziare la riunione. Ci vediamo dentro.”

Chi ci pensava che la fraternità avesse questa radice? Ecco cosa mi mancava. Il filo rosso che legava tutto. Pensavo fosse il fango ad averci tenuti insieme per tuttiquei giorni, invece era solo il pretesto per far emergerequel sentimento di fraternità, o per meglio dire di amore,che è innato in noi. Allora ecco la cosa che mi ricordo megliodi quei giorni: i volti dei miei fratelli sporchi di fango e nonil fango che li sporcava. Nessuna organizzazione, neanchela più perfetta, può sostituirsi alla potenza dell’amorefraterno e spontaneo che alberga nei nostri cuori.

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Ora so che quando penso a “mio fratello”, non pensoa possedere una persona ma mi sento corresponsabiledella sua vita. Il bello è che per vivere tutto ciò non serveuna situazione di emergenza come quella dell’alluvione,ma è nella natura umana questo slancio verso l’altro.In effetti se siamo fatti veramente a immagine e somiglianzadi Dio e Dio è relazione in quanto trinità, allora anche noisiamo fatti per le relazioni e non per l’individualismo.

Ora so chi è mio fratello!E tu, dov’è tuo fratello?

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Laureato in scienze politiche, dottore e docente diDiritto Pubblico e di Dottrina dello Stato presso le Università

di Milano, ha pubblicato fino ad oggi numerosi studi in vari campi del Diritto e altrettante pubblicazioni, di carattere

monografico o su rivista; in particolare ci hanno colpito i suoi approfondimenti sul principio di fraternità applicato al diritto,

allo stato sociale, finanche alla Costituzione Italiana.

filippo pizzolato

massimo e danila nicolai Sono una delle prime famiglie ad aver animato la comunità di Villapizzone, ora strutturata all’interno di una rete più grande, l’associazione “Mondo di comunità e famiglia”. In questaesperienza, definita “condominio solidale”, vivono 5 nuclei familiari e un gruppo di gesuiti per un totale di 50-55 persone; ogni nucleo familiare è autore della propria vita, ma ci sisostiene l’un l’altro, nel rispetto dei personali progetti familiari.

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Simone Cristicchi nasce a Roma nel 1977.Frequenta il Liceo Classico Francesco Vivona di Roma.Secondo di tre figli, cresce assieme al suo cespuglio di capelli sotto i quali maturano parallelamente la passioneper il fumetto e un amore autentico per la canzone d’autoree non solo italiana. È sposato con Sara, archeologa romana,dal giugno 2010. La coppia ha due figli:Tommaso, nato nel 2008 e Stella, nata nel 2011.Approda a Sanremo nel 2006 con “Che bella gente”,che gli permette di ottenere la seconda posizione nella sezione Giovani. Nel marzo 2007 vince il 57° Festival di Sanremo,categoria Campioni, con la canzone “Ti regalerò una rosa”,il cui testo è ispirato alla sua esperienza di volontarionel centro di igiene mentale di Roma.

simone cristicchi

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16 agostopiazza del ducadalle ore 21.30

Paola Turci nasce a Roma il 12 settembre 1964.Appassionata di musica da sempre debutta al Festivaldi Sanremo nel 1986, con la canzone “L’uomo di ieri”.Acclamata dalla critica come una delle realtà più promettenti della musica italiana, si conferma a Sanremo nel 1989 conil brano “Bambini” inserito nell’album Paola Turci.Nel 1996 viene pubblicata con successo la raccolta Volo cosìcoronata da una splendida partecipazione al Festival di Sanremo.Nel 2001 arriva una nuova partecipazione a Sanremo,con il brano “Saluto l’inverno”, scritto da Carmen Consoli.Nel 2007 assieme a Marina Rei e a Max Gazzè, Paola si esibisce in un tour italiano dal titolo Di comune accordo; lo stesso triosi ripresenta sul palco di Sanremo nel febbraio 2008 nella serata dei duetti per la canzone “Il solito sesso” di Max Gazzè.

paola turci

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