DIZIONARIO DIALETTALE CALABRESE - Nuova Brianza – dedica un servizio al poeta calabrese calzolaio...

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1 Antonio Pisano DIZIONARIO DIALETTALE CALABRESE DI GASPERINA n.2015003036 - S.I.A.E (Società Italiana Autori Editori ) - SEZIONE OLAF - Parole 131.117 -2015-

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Antonio Pisano DIZIONARIO

DIALETTALE

CALABRESE

DI GASPERINA n.2015003036 - S.I.A.E (Società Italiana Autori Editori )

- SEZIONE OLAF -

Parole 131.117 -2015-

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DIZIONARIO DIALETTALE ENCICLOPEDICO CALABRESE

DI GASPERINA

Morèndu l’ homu, mora puru ‘a lingua Ed orvicàtu puru ‘stu dialèttu

Ch’ ammènzu a ccentumìla si distingua

Gasparrina Gasparina Gasperina Epoca Normanna Epoca Murattiana Epoca St. Albertino

1100 1815 1848

(Dagli epigrammi di Giuseppe Giusti / 1847 / : ( Il fare un libro /è meno che niente/ il libro fatto / non rifà la gente )

Giuseppe Giusti - Poeta e scrittore - 1809 + 1850

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Morendo l’ hòmu, mòra pùru ‘a lìngua ,

ed orvicàtu pùru ‘stu dialèttu

cha ammènzu a ccentumìla si distìngua !

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‘nTòni Pisànu

IL MIO DIZIONARIO LA MIA LINGUA REGINA

(S.I.A.E. – Sezione OLAF - PAROLE 131. 117 - ANNO 2015 - )

LA MEMORIA FA LA STORIA ! ( Questo lavoraccio “casalòru” , raccolto su pezzi di carta e blocchetti notes , e su modelli per tagliare > ‘a sola > suola > sòlea, mentre costruivo o riparavo scarpe seduto davanti al mio deschetto, mi impegnò continuamente a raccogliere vocaboli dialettali del mio paese ove sono nato il 17 aprile 1934 e dove per 14 generazioni i miei avi, bisavi, trisarcavoli ecc . vissero in Gasperina. Le mie scuole elementari non mi permettevano di conoscere parole italiane come : > Catalogare, ibrido, fonema; genesi, indicibile, disconoscenza; onomatopèa, vestali del dialetto; come i nomi propri : Gresham 1) Rolfhs 2) altrove letti… privi di note… Ho letto questi vocaboli in “ Parole e altro “ di Gori Celìa , “ gasperinese” , l’autore intende dire di essere nato in Gasperina, ma leggendo il suo “vocabolario dialettale “ , il dubbio è rimasto ad altri, come è rimasto in me, che non è gasperinese originale; potevo usare il vocabolo autòctono , per far capire che sono > studiàtu < ovvero, uno che sa, ma sono e sono erede di calzolai e me ne vanto.

Ma “ sùgnu sèmpa, e rrèstu casalòru ‘e Gasperina e mmi nda vàntu ! “ Questo mio Dizionario lo ho elaborato per i gasperinesi, non per intellettuali di elevata cultura italiana… tedesca… o polacca … non per questi analfabeti di ritorno che si fanno chiamare DOTTORI. L’ho reso ricco di note storiche locali, nonché, di un pizzico di polemica con questo vostro Gori Celìa, e inoltre di grandi personaggi della Letteratura italiana . (Vedi l’indice dei nomi citati e la bibliografia) Ho registrato nell’ordine alfabetico molte voci dialettali e spesso anche le varianti di uno stesso passo. Dove ho potuto ho dato l’etimo della parola offrendo, utili raffronti col latino. I ringraziame nti desidero che vadano agli studiosi delle cui opere mi sono valso per la redazione di questo mio lavoro; anche alla memoria di quelli che non sono più, invio un pio ringraziamento . Se leggerai qualche refuso, spetterà a te, amico lettore, correggerlo . Antonio Pisano .

2015

1) Gresham (Tommaso) . Negoziante inglese, fondatore della Borsa di Londra . 1519 + 1579 .

2) Rolfhs o Rohlfs . Grande medico e viaggiatore tedesco autore di un vocabolario calabrese 1831 + 1896 (?)

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Questo TESTO, fa testo al mio dialetto, vocaboli universalmente noti e conosciuti in Gasperina ; dialetto, mia prima LINGUA udita dai miei GENITORI; dagli anziani e vecchi del paese che mi hanno preceduto e

Ringrazio

Mio padre – Pisano Francesco Paolo fu Antonio e fu Fulginiti Teresa - Erede diretto di Pisano Cataldo > del 1500 . (Gasperina: 1875 + Gasperina 1953 ) Mia madre - Paparo Innocenza Maria “Cela” fu Nicola e fu Màcrina Marianna- (Gasperina: 1895 + Nova Milanese 1984 ) Mia sorella – Pisano Marianna (Gasperina: 1931+Nova Milanese 2011 ) per avermi educato , seduto al focolare , con l’ idiòma ereditato dagli Avi . Le mie figlie : Arianna – Paola – Mariùzza – per la loro attiva collaborazione .

A TUTTI LORO DEDICO

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SOMMARIO Sommario 06 Autobiografia 07 Del dialetto 09 Accenti e altri accorgimenti grammaticali 10 Alfabeto 14 Dizionario 17 Bande musicali di Gasperina 53 Caduti in guerra di Gasperina 67 Presidenti del Consiglio dei ministri 215 Mungipèdhu – Mongibello – Etna – eruzioni storiche. 221 Natale – Istituzione Festa del 25 dicembre - 227 Pontefici Chiesa Cattolica 261 Preti –Arcipreti di Gasperina 273 Presidenti della Repubblica 272 Re d’Italia 282 7 Sapienti dell’antica Grecia 295 Sindaci di Gasperina 316 Terremoto -Scala Mercalli e Scala Richter - 345 Indice nomi citati 381 G.Verdi: elenco di tutte le opere liriche 387 Bibliografia 388

DICTIONARY DIALECTAL CALABRIAN ITALY

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Antonio Pisano CENNO AUTOBIOGRAFICO

Il Poeta, è nato a Gasperina in Via Trento, 5 – 17 Aprile 1934. Secondo figlio di Francesco Paolo, artigiano e proprietario di fondi rustici dotali, di Paparo Innocenza Maria, proprietaria di fondi rustici dotali. Da bambino frequentò le Scuole elementari con la maestra Russo e il maestro Massara Cosimo. Al mattino andava a scuola, nel pomeriggio andava a imparare il mestiere ereditato dal padre e degli avi e bisavi, calzolaio. A 14 anni apprende nozioni musicali dal gasperinese Prof. Giuseppe Castanò, con lo stesso, uno strumento musicale facendo i relativi studi. Suona nel Complesso musicale di Gasperina. · 1953 Maggio giorno 3 muore il padre, egli contava 19 anni ed in tale anno parte per Milano (Ottobre 1953), dove si occupa come calzolaio per donna con Mariani in Largo Treves 10. Successivamente, per migliorare la condizione economica, va a lavorare con altri maestri della scarpa per donna ( la scarpa per donna, per la sua struttura, non è come quella per l’ uomo, più semplice, meno complicata, più rustica ); questi maestri sono stati: Quintè, Gianni, Siviero, Gianpiccolo, Granatelli, Paparo Saverio (cugino) in Corso Magenta 45. · 1954 rientra in Gasperina, avendo studiato musica, il Maestro Salvatore Caroleo della Banda musicale di Tiriolo lo volle con se per due anni 55-56 . · 1956 rientra a Milano. Passa il suo tempo libero frequentando: biblioteche, mostre d’Arte e musei. Nel 1956 all’ interno del cortile in Via Medici 7, ( a pochi passi dal Duomo), apre una sua bottega per scarpe per donna. Nel 1957 si iscrive alla Scuola serale di Pittura presso il Castello Sforzesco di Milano ( orario: 18- 20,30 ) Maestro: lo Scultore Carlo Russo, Direttore della Scuola, Arch. Boattini. Contemporaneamente si iscrive alla Scuola serale dell’ Accademia delle belle arti di Brera ( orario: 21- 23) Maestro: il pittore De Amicis ; Il Maestro De Amicis , tutte le sere, finita la lezione, lo invitava a cena al solito ristorante “ Delle Asse “ di Via Marcona (Porta Vittoria). La sera frequenta due scuole d’ arte. · 1958, lavora nella Calzoleria Olimpia di Corso Ticinese 58. In questa calzoleria, gli viene concesso di esporre un suo dipinto: il ritratto di Mike Bongiorno di cm. 200 X 250 firmato e incorniciato, cornice a cassetta di lire 13.000. Qui entra una ragazza per una riparazione di urgenza a una sua scarpa, per una mezza suola che le si era scollata ed entrarono anche: un vescovo accompagnato da un prete per rifare i suoi tacchi (portava ‘u coppulìnu rùssu, ‘na hfàsscja russa e ‘i scàrppi cu’ ‘a hfìbbia larga). La ragazza, il vescovo, il prete, sedettero nel retrobottega; prima di servire il vescovo, serve la ragazza che di tanto in tanto scambiava qualche parola come con gli altri astanti. Serviti i signori, pagarono alla cassa ed andarono via. Il giorno appresso, quella ragazza tornò – Pisano assente - dicendo alla Signora

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Olimpia : “ Mi fa una cortesia, può consegnare al suo lavorante questo biglietto? “. Tornato che era, la Signora Olimpia, ridendo gli disse: “ Antonio, quella ragazza di ieri, ti ha lasciato questo biglietto,”ma te la conoscevi ? “ Mai vista prima, Signora ! biglietto con su scritto: “Questo è il mio indirizzo e il numero del telefono, mi chiami ! “. Era la donna “ milanese ” che il 25 Giugno, nella Basilica di S. Eufemia diventa sposa del Pisano dinanzi a Monsignore Don Giuseppe Colombo ( Rosina Martorana, dei Martorana di Palermo e di Riesi ) che le diede tre figlie: Arianna, Paola, Mariuzza. · 1959 – Il 18 Aprile ore 20,50, prima de “ Il Musichiere “ , Mike Bongiorno lo presenta alla Televisione di Stato sul Primo Canale in veste di pittore e poeta facendo vedere dei dipinti del Pisano e facendogli cantare una sua canzone in dialetto calabrese “ Hfuntàna ‘e Prùppu “ , il 2 Giugno ore 20,50, prima de “ Il Musichiere “ lo ripresenta con il Maestro D’ Amico, pianista e con il grande cantante Bruno Rosettani, per cantare la canzone “Hfuntàna ‘e Prùppu” su parole e musica di Pisano. 1963 il 28 Novembre, giornale quotidiano - Corriere Lombardo – dedica un servizio al poeta calabrese ( Mario Galimberti ) , il 2 Marzo, il giornale settimanale - Nuova Brianza – dedica un servizio al poeta calabrese calzolaio con foto del Pisano e Bongiorno ( Dr. Augusto Pozzoli ). · 1967 , il 7 Maggio, il Dr. Piero Scaramucci, si presente a casa di Pisano e fuori i mezzi della RAI, per intervistare il poeta , non è stato possibile perché rifiutò, lo convocò presso la Sede Rai di Corso Sempione 27 per la radiotrasmissione delle ore 14,30 “ Il Gazzettino Padano “ dove andò e declamò il Carlo Porta, grande poeta dialettale milanese in traduzione calabrese. · 1980 31Ottobre ore 14 – Telespazio Cultura Calabria – di Catanzaro Il Dr. Domenico Teti , presenta Pisano e la sua raccolta di poesie “ Musa Bruzia ”. 1981: Il Critico letterario, Dr.Domenico Teti, in Telespazio Calabria, presenta Pisano Antonio, accompagnato dal Sindaco di Gasperina,Dr.Gregorio Macrina e dal grecista, Vittorio Jannoni, a Telespazio Calabria, per presentare altra raccolta di sue poesie e la prima “edizione casereccia”del Dizionario dialettale calabrese di Gasperina . 1982 Febbraio. Il mensile “ Orizzonti Turistici “ di Catanzaro, dedica una (1983) pagina intera al Pisano poeta ( S. A.). 1985 Il mensile “ Amici di Papa Giovanni “ Via Ceradini,1 in Milano, dedica al Pisano poeta, una intera pagina pubblicando un sonetto per Papa Roncalli. 1985 Napoli – I° Premio- al poeta Antonio Pisano,(Concorso di Poesia dei dialetti del Sud ) con la poesia “ ‘Na siràta ‘e pàcia “ > pubblicata dal Comune di Gasperina con apposito manifesto /100x70/ in Gasperina e Comuni del Circondario. Ha scritto : 1985 > Comedia : “Inferno - Purgatorio - Paradiso “ di Gasperina, versi endecasillabi 2441 in lingua . 1998 Rimario poetico dialettale – Volume I°

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vocaboli 11780 .2000, l'8 Febbraio ore 14 : Mike Bongiorno lo presenta alla “ Ruota della fortuna “ vincitore . 2003 23 Luglio ore 19,30. -R.A.I. TRE – manda in onda l’intervista di Pietro Melìa, giornalista, fatta al poeta Pisano nella propria casa di Gasperina. Da diversi anni cura un suo DIZIONARIO DIALETTALE di Gasperina; al giorno 3 marzo 2015 conta 119.000 parole .

S. Antonio Abate, Protettore dei dialetti d’Italia che sono 1.100 . Festa 17 gennaio.

DIALETTO IDIOMA

Particolare maniera di parlare; linguaggio proprio di una comunità locale. Idioma materno, lingua parlata, gergo dei nostri arcavoli, avi, bisavoli, trisavoli. Alito del nostro alito, carne della nostra carne, sangue del nostro sangue, vita di nostra vita, vita dei nostri antenati gasperinesi a noi tramandata, armonia con e nella sonorità dei vocaboli, musicalità tra vocaboli.

DIALETTO .

Parlata quotidiana / idioma particolare di una borgata,paese,regione . Àscoli ( Graziadio Isaia), filologo, glottologo, si occupò dei dialetti d’Italia. (1829 + 1907 )

IL DIALETTO CALABRESE : Il nostro dialetto ha pronuncia : ASPRA - DURA – FORTE – MARCATA In Gasperina : dha-dhe-dhi-dho- dhu . Desinenze queste, con suono particolare : dentale palatale ronzante con aria spinta .

“ S’io avessi le rime aspre e chiocce , “ ( Dante. I- XXXII- 1 )

Nello scrivere il dialetto, è necessario IL RADDOPPIAMENTO SINTATTICO di talune consonanti della : C ; D ; G ; P ; R ; S ; Z , come si evidenziano nella pronuncia . Esempi :

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Addùru : odore . Chjàcchjara : chiàcchiera . Cìcciu : Francesco . Cusscìnu : cuscino, guanciale . Ggiògghju : loglio . Pèppa : Giuseppe . E Ppèppa è bbònu: e Giuseppe è buono. Pìssciacàna : pescecane. (se scrivessi : pìsciacana, dopo la > pì < il suono

diventerebbe debole , smorzato e dolce non dialettale. Pèppa : Giuseppe Zzàzzarra : zazzera; capelli arruffati, nodosi, non puliti e non pettinati. Màmmata : tua mamma . Pàtratta : tuo padre . Ògghju : olio, > ògghju < pronuncia nasale. Pìsscia : pesce. Pìssciàzza : piscia, orina . Òrggiu : orzo . Agghjalòru : calazio, orzaiolo . Zzàccanu : Stazzo.

ALTRI ACCORGIMENTI GRAMMATICALI : Taluni vocaboli sia all’entrata di parola o in fine, avvertono l’esigenza dell’apostrofo ( spirito greco ) per indicare nella scrittura che vi è stato tolto qualcosa come negli Esempi : cu’ : con ‘na : una . ‘nu : un , uno. ‘n àtru : un altro . pe’ : per cha : che . (nel suono locale e nella scrittura in lingua cambia solo la vocale )

Altra nota dobbiamo farla per altre parole che in dialetto mutano la –B- bi- in -V- vu : Boàro, in Voàru ; Carbòne, in Carvùna ; Carbònchio, in Carvùnchju;Sàuro, in Sàvuru

ACCENTI FONICI E TONICI : Sono determinanti gli accenti tonici e fonici su tutte le vocali ove cade la voce : Hfarìna, hfocùna, hfòrggia, hfuntàna, hfurnnàcia, hfurnnacètta, hfùrnu. In italiano, la EFFE , sesta lettera dell’alfabeto, consonante sorda. si pronuncia facendo passare con un soffio d’aria con i denti superiori appoggiati al labbro inferiore .In dialetto diventa gutturale, si pronuncia con la gola e con aria sforzata, direi “gorgia” ; suono di metà Effe . La - H-Àcca, all’entrata di parola come nella parola Hfarìna > farina, serve per

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indicare al lettore che dovrà aspirare la consonante F, perché sappiamo che la H è lettera muta, non ha suono specifico. Infatti anche nella grammatica italiana, la troviamo tra la > C < e la > E < di CHE; e tra la > C < e la >I < di CHI ; senza la H, si legge : CE, e CI , particelle pronominali ; con la H invece diventano pronomi relativi. Ma nelle parole dialettali si deve pur sentire sfumatamene la EFFE . Se all’entrata di parola scrivessi la H seguita da vocale, come nell’esempio : harina , leggerei e leggo : arina , perché come ripeto la H e come tutti sanna, è muta non può dare alcun suono.Qualcuno molto DOTTO in Gasperina , per scrivere FARINA, ha scritto , stampato e venduto : HARINA. Altro accorgimento per la scrittura e per la pronuncia gasperinese di tante altre parole, pronuncia aspra, dura, forte, ronzante, si trovano nei seguenti vocaboli : Dhà: là. Jìvi dhà = sono andato là (in altri paesi dicono : dà, ddà o jà) Dhàna = dhà = là . Rebbèdhu : Cancan , chiasso, ribellione. Qualcuno molto DOTTO, scrive : Rebbezu . Questo DOTTO, legge la Z ? Non è che la sua Z , il vostro DOTTO, sostituisca la tipica pronuncia di Gasperina. La Z è leggibile, pronuncia dentale spinta verso l’alto, palatale, sorda o sonora. I DOTTI, hanno saputo cucinare il minestrone alla genovese… con vocaboli inesistenti tratti dal vocabolario italiano,diminutivi inesistenti, parole locali storpiate, ma secondo il Dotto “ Scripta manent “ . “ Eglino” si sono rifuggiati in Polonia… non presso gli Arabi; non presso la Spagna; non presso la Francia ; popoli questi che hanno dominato la Calabria lasciando le loro tracce nel nostro linguaggio locale. ( Vedi la voce Calabria con i suoi dominatori) All’uscita di tanti vocaboli, ovvero nelle desinenze, la tipica e rara nostra pronuncia trasformiamo la L semplice o doppia LL col suono aspro e ronzante; come con la T : Carddìdhu : Cardillo Conèdha : Conella = icona Hfùdha : Folla, = ressa. Morttìdha : Mortella = mirto. Murèdhu : Muretto = muro Nucìdha : Nocella Pèdha : Pelle Càdhu : Callo Gàdha : Galla,mallo, involucro esterno verde e carnoso del frutto del noce. Gadhìna : Gallina Gadhinèdhi –u : Fungo mangereccio, gallinaccio, di colore ranciato. Gàdhu : Gallo Pedharàra : Le calde arrosto, caldarrosto, castagne cotte con la scorza in

padella bucherellata. Pèdha ràra (pelle rara ) Padhùna : Pallone,palla di neve; uomo basso,grasso e tozzo. Pìdha : Argilla fangosa, mota .

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Le sillabe : dha-dhe- dhi- dho- dhu , si ribadisce, hanno suono locale in Gasperina: aspro, ronzante e sibilante con emissione del fiato sforzato, la lingua rivolta al palato, ma il suono si direbbe, non palatale, ma dentale. Nelle parole dialettali, la H muta, è convenzionale per dare il suono locale. La Erre – R- e altre lettere, prima di altra consonante, tolgono qualcosa o aggiungono qualcosa alla successiva lettera ; nel dialetto calabrese in generale e in particolare a Gasperina, per l’asprezza , durezza e forte pronuncia, bisogna usare il raddoppiamento sintattico delle consonante all’entrata di parole a ssuccessive lettere. ( Scarppàru = Scarparo,calzolaio, costruttore di scarape ) Nella grammatica italiana abbiamo la S impura; nel nostro dialetto, come ho precisato abbiamo la ” R “ impura “ e altri raddoppiamenti di consonanti per effetto della pronuncia che si distingue ovunque, tanto per essere imitata male anche alla TV. I vocaboli che all’entrata godono dello spirito greco (l’apostrofo) hanno inizio per vocale o per consonante sost’intesa con l’apostrofo; dicendo “spirito greco”, dico: la voce della vocale o di consonante non esiste e non è pronunciabile, se non nella versione in lingua. Nei 409 Comuni calabresi, si hanno, grosso modo, 409 dialetti con varie sfumature. Nel confinante Montauro, appena 2 chilometri di rotabile, usano dire : àra , per indicare il luogo : àra villa, - alla villa - ; àra casa - alla casa; àra a’ pràja - alla pràja . In Gasperina, quella loro “ àra “ , diventa: A’ ; a’ càsa - alla casa - ; a’ villa - alla villa; a’ pràja - alla pràja - . A’ = alla : > A’ preposizione articolata; ‘A = la . Per indicare luogo, avverbio di luogo, l’apostrofo ( spirito gerco) di ‘A ; si scrive all’entrata della ‘A , articolo Là , ovvero ‘A : ‘a càsa = la casa ; ‘a villa = la villa. Lo spirito greco, l’apostrofo, parla in modo sottinteso, dicendo: al mio posto vi era altro che ho celato, ma che esiste, comunque nell’ascolto del vocabolo si intuisce. ‘nTòni , è Antonio; lo spirito greco, l’apostrofo, prima della Enne, cela la A. Altro esempio dei dialetti locali: a Gasperina diciamo : “ Chìssu hàva ‘a zìrra ! “ per dire: costui ha voglia sessuale . Qui mi ripeto volutamente : A Girifalco, il vocabolo “ zìrra “ , indica “ ‘a ggiàrra ‘e ‘l’ògghju “, la giara per l’olio, grande contenitore per la riserva dell’olio ; mentre a Gasperina : ‘a ggiàrra ‘e l’ ògghjo, è stata sempre chiamata : “ ggiàrra “ ‘e l’ ogghju; da giàra, contenitore e misura di capacità . Voce giunta a noi dagli Arabi, perchè dominati anche da loro ; arabi anche i numeri : 1-2-3-4-5-7-8-9-10- ecc . sono numeri àrabi . ( Il primo a scrivere un Vocabolario dialettale calabrese è stato il tedesco Rolfhs , grande viaggiatore e medico . Giunto in Calabria attraverso qualche conoscenza ha cercato di condurre qua e là le sue ricerche dialettali. Ma da puro tedesco, non ha potuto fare altro che raccogliere poche parole nei luoghi ove è stato accompagnato, non in tutti i 409 Comuni calabresi. Il suo Vocabolario (edito dalla Garzanti in Bologna) , l’ho vagliato già negli anni 1960 . Nei paesi da lui visitati, poche sono le parole dialettali riportate. Gasperina viene annotata con n.5 ; ha poche voci e non

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tutte rispondono al vero dialetto.Ribadisco che Rolfhs , è stato un vero tedesco senza parentele vicine, lontane o lontanissime con calabresi. I tedesci, sono sempre stati i primi e originali in tutte le cose. ) Ho citato Rolfhs, a me non mi è servito . Il Dotto, ha scomodato questo tedesco citandone il nome, ma le sue “ Parole “ scritte stampate e vendute, non hanno nulla di gasperinese. La carne non è pesce… Nel nostro dialetto, ricordo sempre che la – R – prima di altra consonante, rafforzza la successiva per effetto della pronuncia dura. Esempi: Carttòcciu – Carvvùna – Scarppàru – Vàrcca -Varvvèri - Varvvùta .

Con questa mia fatica non apprèttu nessùnu, non pròvoco con ingiurie e soprannomi, perché nessun dizionario o vocabolario ha mai scritto e pubblicato

tali cose come ha ha fatto il Dr. in “Giurisprudenza” Gregorio Celìa. ( Il Cavaliere calabrese: Mattia Preti, nato a Taverna (Cz.); Il Caravaggio: Michelangelo Merisi, nato a Caravaggio; Il Manto: Virgilio, nato a Mantova ; Il Recanate: Giacomo Leopardi, nato a Recanate; queste non sono ingiurie . )

L’HOMU CHI NNO’ LLEJA… E’ CCOMU ‘U LINU CHI NNO’

mPASSA ‘O CARDDU ! ( chi non legge: è simile ai capelli nodosi che non passano ai denti del pettine ! )

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QUESTO DIZIONARIO L’ HO COMPILATO PER I GASPERINESI NATI IN LOCO COME LO SONO STATO

IO, NON PER INTELLETTUALI , INTELLIGENTONI… SAVI E SAPUTELLI, MA PER CHI SA LEGGERE E

SCRIVERE ALLA BUONA COME ME.

Alfabeto Italiano dialetto pronuncia a a a b bi mbè c cci ccè d ddi ndè e e e f èffa èffa g ggi ngè h àcca àcca ( lettera muta ) Ovunque si trovasse nella grafia dialettale, è convenzionale, indica la pronuncia locale i - j i - j i – j ( i banchi , jìvi, Jòniu ) ; jìvi a casa=sono andato a casa, andavi tu a casa; Jòniu- non Io-niu )

l l èlla m èmma èmma n ènna ènna o o o

( La o’ seguita dall’opostrofo, diventa preposizione semplice ) > o’ mùnta = al monte ; iìvi o’ catòju “ sono andato alla parte più bassa della casa

seminterrata ,

p ppi ppi

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q ccu ccu r èrra èrra s èssa èssa t tti tti u u u v ve ve z nzèta nzèta

Articoli determinativi grafìa

il il paese ìl ìl ( ‘u paìsa ) lo lo zaino lo ‘u ( ‘u zàjanu ) la la casa ‘a ‘a ( ‘a casa ) i i baci i i ( i vasi ) gli gli zaini ‘li - ‘i ‘i ( ‘i zàjini ) le le cose ‘i ‘i ( ‘i cosi )

Articoli indeterminativi un un banco ‘nu ‘nu ( ‘nu bàncu) una una casa ‘na ‘na ( ‘na casa ) uno uno solo ùnu ùnu ( ‘nu sùlu )

Esempi di verbi ausiliari ESSERE e AVERE :

ESSERE

Presente indicativo grafia dialettale Io sono èu sùgnu Tu sei tu sìni Egli è ìdhu è – ìdhu èsta Noi siamo nùi sìmu Voi siete vùi sìti Essi sono ìdhi 1)sùgnu

AVERE

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Io ho èu hàju (hàju > senza la acca indende in italiano : educatore, precettore, non verbo )

Tu hai tu hai Egli ha ìdhu hàva Noi abbiamo nùi avìmu Voi avete vùi avìti Essi hanno ìdhi hànnu

1) ìdhi – ì-dhi > la desinenza > dhi, pronuncia dentale, ronzante, sonora

Preposizioni semplici

di ‘e > di casa , ‘e casa ; di Milano, ‘e Milanu .

Lo spirito greco, apostrofo, toglie la D ‘e = di ; senza l’apostrofo, diventa congiunzione dando signicato diverso alla successiva parola. a a > a MMaria, a NNicola, a Bbicèncu, a Vincenzo . > a Maria, a Nicola, a Vincenzo . da da’ > dalla : l’apostrofo di da’ , toglie le elle, > da’ Chiàzza o’ mùnta , dalla Piazza al monte . in ‘ntra > ‘ntra casa > in casa ; ‘ntra Chiazza > in Piazza > entro. con cu’ > ppàna e ccasu > con pane e formaggio . su Sùpa > sùpa ‘a tàvula > sopra la tavola . per pe’ > pe’ ccasu mi trovàu > per caso mi ha trovato. fra tra > tra pòcu vègnu > tra poco vengo . tra tra > tra de nui > tra di noi . verso vèrzzu > vèrzzu menzijòrnu > verso mezzogiorno

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A ppàttu e ssàccu, chìdhu chi mmènti tròvi !

(nel patto scritto e nel sacco, quello che hai scritto o messo nel sacco troverai )

A

A : A – a : prima lettera dell’alfabeto italiano. A : A - a : terza preposizione semplice. “ Jìvi a casa ! “ , sono andato a casa ; “Jìvi a ccastàgni ! ” , sono andato a raccogliere castagne. ‘A = la : La, articolo : “ ‘a casa = la casa: ‘a Luna = la Luna . ‘à = là : Là, avverbio di luogo: “Jìmma dhà“, siamo andati là. Dhà : pronuncia, dentale, aspra, ronzante, sibilante. A’ = alla : Preposizione articolata : vàju a’ Mìssa = vado alla Messa,

lo spirito greco, l’apostrofo, toglie > lla , ma sottintende l’esistenza delle stesse .

A bizèffa : Bizzeffe; molto, a grande quantità, a josa . A bbùi àtri ! : A voi altri ! “ A bbùi àtri vi dìcu nòmmu gridàti ! “ A bbùi ! : A voi ! A voi dico ! A voi sto chiamando ! Àbassu : lapis, matita , Àbassu : Lapis, matita. Abbadàra : Abbadare, badare . Abbadàra : Badare. Abbàja : Abbàja . “ ‘u càna ch’abbàja mùzzica pocu ! “ Il cane che abbaia, morde poco. Abbajà : Che abbaia come il cane ma non morde. Abbajàra : Abbaiare, gridare inutilmente. Abbaiare alla Luna . Abbajàra : Parlare inutilmente. Abbajàu : Ha abbaiato, ha già parlato troppo, il cane ha abbaiato. Abbajàu : Ha abbaiato. Abbàlla : Abballa, ballo, tempo musicale, canzone, romanza. Abbampàra : Avvampare, incendiare; accalorarsi con rossore . Abbampàra : Incendiare. Abbampàru : Che hanno avvampato, incendiato, azione dolosa. Abbampàru : Hanno avvampato, hanno incendiato. Abbampàtu : Avvampato, che è bruciato. Abbampàtu : Avvampato, arso, bruciato. Abbandunài : Abbandonai, ho abbandonato. Abbandunàra : Abbandonare, lasciare. Dimenticare. Abbandunàru : Abbandonarono. Abbandunàsti : Abbandonasti, hai abbandonato. Abbandunàtu : Abbandonato.

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Abbàssu : Abbasso, voce che indica sfavore, essere contro. Abbàssu : Abbasso, di sotto, in giù ; voce che indica sfavore . Abbàssu : Abbasso, avversativo, contrario. Abbastànta : Che basta, abbastanza, in abbondanza. Abbastanza : Abbastanza, a sufficienza, anche di più del bisogno. Abbattaràru : Persona chiassosa, spara a Nord e colpisce a Sud . Abbattaràru : Persona chiassosa , spara a Nord e centra al Sud . Abbàttaru : Fiammifero di legno, solfanello, zolfanello , inventore

Hòlden + 1897 . Abbàttaru : Fiammifero di legno. Abbellimenti musicali: Appoggiatura, acciaccatura, gruppetto,mordente, trillo. Abbellimèntu : Abbellimento. Abbenìra : Avvenire, futuro : qualsiasi avvenire , detto futuro, porterà

come sempre ed eternamente porterà sul ciglio della fossa che altri venienti e … futuristi già stati e che vi saranno, scenderanno nella fossa da questi scavata, il presente ed il futuro nella profonda fossa . La Morte non ha presente, la Morte non ha futuro, ha sempre avuto: quiète, mistero e silènzio !

Abbèntu : Abbènto: quiete, riposo. “ Dàssami ‘u pìgghju abbèntu: aria, riposo ! ”Lasciasmi riposare, dammi respiro .

Abbilìra : Farne uso, rendere utilità ; a valere, valersene. Abbilisscìra : Farne uso, utilità. Abbisàmma : Abbiamo avvisato, abbiamo avvertito. Abbisàmma : Abbiamo avvisato. Abbisàra : Avvisare , avvertire. Abbisàra : Avvisare . Abbisaru : Avvisarono. Abbisàru : Hanno avvisato . Abbisàsti : Hai avvisato. Abbisàsti : Ha avvisato, hai allertato verso un pericolo. Abbisàtu : Avvisato. Hòmu abbisàtu mènzu sarvvàtu ! Abbisàtu : Avvisato. Abbisàu : Ha avvisato. Abbisògna : Che è necessario . ‘a menzògna duva abbisògna ! Abbisogna : Necessità per bisogno di cosa che serve. Abbisognàra : Che è di bisogno, necessario. Abbìssu : Abìsso, profondità immensa Abbistàra : Scorgere da lontano. Abbistàra : Avvistare /da vista /, scorgere da lontano. Abbistàru : Da vista, hanno visto da lontano. Abbistàru : Da vista, hanno da lontano . Abbistàu : Ha intravisto da lontano.

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Abbistàu : Ha avvistato . Abbìsti : Da vista, che vedi da lontano un aereo, una nave, ecc. . Abbìsu : Avvìso. Abbìsu : Avviso, avvertimento, manifesto. Abbitìnu : Abbitìno : diminutivo di abito; segno di devozione che si

porta appeso al collo con un nastro, ed è fatto di una immagine,per lo più della Madonna, adattata su due pezzetti di panno: è così chiamato, perché lo usarono per primi i terziari invece dell’abito del loro ordine .

Abbìtu : Abete, albero; legno di abete . Abbìvara : Dà da bere agli animali,dà da bere alle galline fuori

anche quando piove.Abbìvara ‘i gadhìni quàndu chjòva! Persona fuori tempo e circostanza inconcludente.

Abbìvara : Abbereva le bestie, gli ortaggi . Abbivaràru : Hanno abbeverato, hanno dato da bere . Abbivaràra : Abbeverare, dar da bere agli animali; dar l’acqua alll’orto. Abbivaràti : Abbeverati, dissetati . Abbivaràtu : Abbeverato, dissetato . Abbivaritìzzi : Terreno umido, ma che viene abbeverato comunque. Abbivisscìra : Risuscitàre , in poesie > resùrgere. Abbivisscìu : E’ risorto . Abboccàra : Abboccare. Abboccàra : Abboccare ad una lusinga come all’amo. Abbòla : Che vola, che prende il volo. Abbòla : Che vola, prende il volo. Abbolàra : Spiccare il volo. Abbolàra : Volare, far prendere il volo. Abbolàu : E’ volato, ha preso il volo; si è volatizzato. Abbonàra : Tenere pieni d’acqua recipienti a doghe e cerchiati. Abbonàra : Tenere pieni d’acqua recipienti a doghe per far sì che le

doghe si gonfiano tra esse e non fanno uscire il futuro mosto.

Abbottijàra : Bussare alla porta; “ bottijàra “ ; chiedere con un sottintèso. Abbottijàra : Bussare alla porta. Abbottijàu : Ha bussato alla porta. Abbranca : Arraffa tanto o tutto. Abbrànca : Che prende tutto , che arraffa tutto. Abbrancàra : Prendere tutto; usare le branche per stringere, afferrare. Abbrancàra : Vedi la voce precedente. Abbràzza : Abbraccia. Abbràzzami : Abbracciami, invito all’abbraccio. Abbrazzàra : Abbracciare. Abbrazzàra : Abbracciare, stringere tra le braccia..

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Abbrazzàsti : Hai abbracciato stringendo a te un amico, una causa, ecc. Abbràzzi : Che abbraccia per una partenza, abbracci. Abbrittàra : Abbrustiare, passare sulla fiamma per bruciacchiare peli o

piccole penne come del pollo; bruciacchiare col ferro da stiro un panno.

Abbrittàra : Abbrustiàre, passare sulla fiamma per bruciare la peluria.

Abbrìttu : Brucio leggermente la superfice ; che è stato abbruciacchiato, abbrustiato come i peli del pollo.

Abbucatìcchiu : Avvocato di cause perse ; avvocatesco . Abbucatìcchju : Avvocatesco . Abbucàtu : Avvocato è chi abbia superato tutti i Corsi legali: Giurisprudenza, conoscenza dei testi “sacri” di Giustiniano, Orazio, Catone, Gaio, Paolo , e degli altri

antichi a noi lasciati. Esegesi: / interpretazione/ esposizione critica e dichiarativa di un testo. Commento, spiegazione, ermeneutica, note .Pratica presso un affermato AVVOCATO per due tre anni attestandone la bravura, superato altro corso di due tre anni per l’avvocatura, potrà essere chiamto poi, AVVOCATO . A Gasperina, l’aggettivo > avvocato, si spreca …

Abbucàtu : Avvocato, sciacallo sulle sciagure e sfortune altrui; difensore di rei confessi e con diversi testimoni oculari . Dice egli al cliente: “Dimmi la verità, poi imbroglierò io

le carte sino a quando avrai l’ultimo soldo ! “ Abbucàtu : Avvocato. Avvocato è colui che abbia superato tutti i

corsi di giurisprudenza all’ultimo corso per poter acquisire il titolo di avvocato. Laureato in giurisprudenza significa avere studiato e superato questo corso relativo alla conoscenza dei testi “sacri” di Catone, Gaio, Orazio, Paolo, Giustiniano.

Abbùcca : Abbocca, abboccare; cade nel tranello; piega il recipiente: bottiglia, cannàta, cùccuma, lancèdha, vozza.

Abbuccàra : Piegare un recipiente per versare vino o olio . Abbuccàra : Piegare un barile, un caratello, un bottiglione col

contenuto senza sollevarlo, per versare il liquido. Abbùffa : Che mette a disposizione tante vivande per saziare oltre

misura l’ospite . > da bùffa = rana grossa, gonfia, rospo. Abbuffài : Ho saziato; mi sono saziato mangiando troppo, gonfiato. Abbuffàra : Saziare oltre misura . Abbuffara : Riempire di cibo e bevanda oltre a sazietà, la pancia, il

ventre, cràpula . Abbùsca : Cerca, fa la questua ; abbùsca, prende le botte,manate.

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Abbùsca : Cerca . Vedi la voce seguente . Abbuscàra : Buscare cercando; voce che viene dallo spagnolo . Abbuscàra : Buscare cercando ( voce spagnola) Abbùsu : Abùso. Abbùsu : Abuso, abusare Abbùtta : Che gonfia, che si gonfia; ha mangiato tanto ed ora si nota

la sua epa, “ hàva ‘a panza abbuttàta, uhffjàta chi nno’ mbìda chjù ‘a pùnta de’ scàrppi sòi ! “ ; persona che ascolta e ascolta tacendo e incassando, poi > sbarracèdha < con veemenza e interviene in risposta ad ogni parola udita.

Abbuttàra : Sopportare e sopportare tacendo, quando poi con ira , la sopportazione si scarica improvvisamente; saziarsi o saziare a crepapelle.

Abbuttunàra : Abbottonare, la camicia, la giacca , usare l’ asola > ‘a cchjètta .

Abbuttunàta : Abbottonata. Abèla : Abèle, secondo figlio di Adamo; ucciso da Caino suo

fratello. Simboleggia Cristo ed è ritenuto primo martire della chiesa . Gènesi > Capitolo 4 <

Abèntu : Abènto,quiete,riposo,tranquillità. Dàssami ‘u pìgghju abèntu ! Fammi riposare e prendere aria nuova !

Àbila : Abile, abilità. Abitài : Ho abitato di casa in quella località. Abitài : Abitai in Via Francesco Baracca . Abitàra : Abitare l’appartamento. Abitara : Abitare, stare di casa . Abitasti : Hai abitato sempre la tua casa . Abitàtu : Paese, centro abitato . Abitàtu : Abitato, locale abitato, occupato ; abitato, sito urbano. Abitìnu : Santino contorniato di ricami che si portava al collo e la

immagine sacra sul petto i visione a tutti . Abitìnu : Sorta di devozione di portare appeso al collo una immagine sacra contorniata da ricami con un santino . Àbitu : Abito di casa, abitare. Àbitu : Abito, vestito . Abitùtina : Abitudine, fare la stessa cosa, uso, tradizione , ripetizione. Ribadisco che il raddoppiamento sintattico di consonanti, per effetto della pronuncia : dura, forte e marccata del nostro dialetto, indica il raddoppio. ‘A cchjètta : La àsola che ospita il bottone; taglio simile all’àsola

prodotto sul volto o in altri parti del corpo, piccola ferita.

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A ccurramùni : Menare lanciando l’accetta, la scure, un legno, un bastone, un sasso; lanciare a distanza.

A ccappèlla : Cielo coperto pronto alla pioggia, agonizzante,cupo,

moribondo, ombroso . A ccappèlla : Grano duro, frumento pregiato che rende molta farina. A ccùcchja : A coppia . Àcca > H –h : Acca – H – ottava lettera dell’alfabeto > lettera muta < ,

non ha suono, non è una consonante , ovunque la trovi scritta, è lettera convenzionale, indica la pronuncia locale dialettale della prima consonante effe, come in : hfarìna, hfàvi, hfòcu, hfòrggia, hfuntàna ; indica che la F f va aspirata con aria gutturale sforzata .

Àcca : Acca > ( Ricorda che (H) , ottava lettera dell’alfabeto, è lettera muta) lettera che non ha suono, si usa per convenzione in questo mio dialetto, per suggerire suoni particolari all’entrata di parola che in tante desinenze . Roghudi (di Reggio Calabria) si legge: Rogudi /la pronuncia locale la ignoro/. Rho (di Milano) si legge Ro .

Accadarìa : Accadrebbe, dire qualcosa al momento giusto. Accadìa : Era il momento adatto, giusto per dirgli la verità. Accalìma : Soddisfa il palato e lo stomaco, accettato con gradimento Accalìma : Accetta al palato, saporosa, ottima. Accalùra : Che riscalda . Accapàrra : Che fissa l’acquisto o l’uso di una cosa dando la caparra. Accaparràra : Accaparrare, fissare l’acquisto versando una cifra. Accaparràra : Accaparrare . Accapparràta : Cosa da acquistare già impegnata con caparra. Accarìzza : Che accarezza . Accarizzàra : Accarezzare , carezzare . Accasàcciu : A casaccio, come viene viene, alla rinfusa, a vànvera. Accasciùna : Occasione, scusa, trovare una scusa, pezza giustificativa, Accascjùna : Occasione , opportunità, scusa. Accascjùna : Pretesto, occasione speculativa, con la scusa vengo a

trovarti. Accàtta : Compera, che compera, acquista . Accattàra : Acquistare, comperare. Accattàra : Comperare Accattàtu : Comperato Accattàtu : Acquistato,comperato ; che si è fatto comprare. Accattatùra : Compatore di merce e altro . hFatti: accattatùra e

bbindatura ! / Fatti: compratore e venditore per giudicare. Accattàu : Ha comperato .

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Accattàu : Ha comperato, ha acquistato, ha conquistato . Accàttu : Acquisto, compro qualcosa. Accàttu : Acquisto, compero. Accazzògna : Cosa fatta alla carlona, fatta male, malissimo, a casaccio. Accàzzu ! : Esclamazione negativa di chi non approva il discorso. Accàzzu ! Esclamazione negativa di chi non approva un consenso. Accentàra : Accentare, segnare con la voce o con loscritto, l’accento. Accèntu : Accènto. Innalzamento del tono o posa della voce sopra

una sillaba della parola più che sulle altre; accento fonico e tonico: contrario > àtono . Il vostro Dr. G. Celìa “ gasperinese e glottologo “ in “Parole e altro” sua opera, ha usato gli accenti ?

Accèra : Che guarda , punta lo sguardo con malignità . Accèra : Persona dallo sguardo minaccioso, che guarda male. Accètta : Accètta, scure, che si adopera con una mano sola, con ferro

affilato solo da una sola parte, alla testa un occhio dove è infilato un manico di legno.

Accètta : Che accetta, verbo, che accetta un dono. Accettàra : Accettare, accettare l’invito; contrario: rifiutare. Accettàra : Recidere un albero con l’accetta . Accettàra : Tagliare un tronco usando l’accetta. Accettàra : Accettare un dono . Accettàra : Prendere a colpi di accètta, colpire, tagliare un albero. Acchjàppa : Acchiappare, acchiappa, pigliare improvvisamente. Acchjàppa : Acchiappa, scappa per prendere con le mani. Acchjappàra : Acciuffare. Vedi la voce precedente. Acchjiappàra : Vedi la voce precedente. Àccia : Sèdano /appio / pianta erbacea, ricca di olio essenziale;

ha odore e sapore acuto; si mangia cruda o cotta; è usata come diuretico; il pinzimonio: le costole erette fistolose, tagliuzzate in olio,sale,pepe, con finocchi,carciofi . Sedano le cui costole fistolose all’esterno hanno dei fili lunghi per tutta la loro altezza, è detta àccia, /plurale àcce / àccia: filo greggio e ammatassato.

Àccia : Filo, gugliata . Àccia : Sedano, appio. Pianta erbacea, ricca di olio essenziale; ha

odore e sapore acuto; si mangia cruda o cotta; è usata come diuretico .

Acciacchi : Acciàcchi, acciacco / voce àraba sciaka , malattia/incomodo fisico abituale: gli acciacchi della vecchiaia. Acciàccu : Acciacco, acciacchi . Acciàccu : Acciacco, incomodo fisico, malattia; voce àraba > sciaka.

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Accìja: Tagliuzza col coltello la carne , azione di chi riduce con il coltello la carne in piccolissimi pezzi /trita /.

Accijàra : Tritare carne per polpette, fare minutaglia col coltello. Accijàta : Carne già trita. Accijàta : Tritata, carne fatta a pezzetti. Accimàra : Tagliare le cime delle piante e pianticelle. Acconzàra : Aggiustare, riparare. Acconzàra : Aggiustare, rimediare, riparare . Acconzàta : Aggiustata, riparata . Acconzàu : Ha aggiustato, rimediato, riparato. Accoppa : Copre col coperchio . Accòppa : Azione omicida . Accòppa : Copre con il coperchio . Accòppa: Azione omicida contro avversario, uccide. Accoppàra : Coprire con il coperchio Accoppàra : Coprire col coperchio; uccidere qualcuno. Accoppàu : Ha posto il coperchio sopra la pentola. Accoppàu : Ha coperto la casseruola, la pignata con il coperchio . Accòra : Che mette tristezza. Accòra : Accorare, mettere tristezza . Accoràra : Accorare, produrre un grande dolore . Accòrara : Mettere tristezza. Accroccàtu : accroccato al crocco, ad un uncino; rattrappito alle mani per

il freddo ; persona avara con le mani rattrappite. Accùcchja : Si avvicina a noi , ma non desiderato. Accucchjàra : Accoppiare, unire a due a due / da cùcchja = coppia/. Accucchjàra : Avvicinarsi, farsi vedere . Accucchjàra : Accoppiare, unire due parti, mettere insieme, raccogliere

risparmi. Accucchjàta : Accoppiata, avvicinata, unita ad altra unità. Contrari:

scucchjàra, dividere le due parti cose o persone in lite. Accuccùgghju : Porto meco il bambino per accovacciarlo e tenerlo al caldo. Accuccugghjàra : Vedi la voce > accuccùgghju < . Accuccugghjàra : Tenere vicino a se un bambino coprendolo e proteggendolo. Accuccugghjàtu : Accovacciato come un lepre, coniglio ecc. raccolto in se. Accuccugghjàtu : Accovacciato sotto le coperte, raccolto in se in un riparo. Accumpagnàra : Accompagnare, andare con uno come compagno del

cammino anche a fine di onorarlo o scordarlo. Accuntentàra : Accontentare, rendere soddisfatto. Accunzentìra : Acconsentire , approvare, dire di sì . Accunzentìra : Acconsentire, dare il consenso, accordare, approvare. Accurcciàra : Accorciare, fare corto o più corto; abbreviare, scorciare.

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(Le triple consonanti di seguito nei vocaboli dialettali, servono per la pronuncia locale: dura , forte , marcata )

Accurttàra : Scorciàre, rendere più corto; abbreviare il percorso con la

scorciatòia. Accurttatùra : Scorciatoia. Accusàru: Hanno accusato . Accusàstavu : Avete accusato ; nel giuoco delle carte accusare 3-3 e una

napoletana , avere tre assi e un 2 e un 3 e altre carte tutti di un un colore, di un seme di : bastoni-coppe-danari-spade

Accusasti : Hai accusato . Accusàtu : Accasusato . Accussì : Così, in questo modo . Accussì : Così, in questa maniera, in questo modo . Accùsu : Accuso, accusare. Accùtu : Non sapendo molare il coltello rendo il filo grosso non tagliente. Accuvèrchia : Invito a mettere il coperchio sulla pentola. Accuvercchjàra : Coprire con il coperchio la pentola . Àcidu : Acido . Àcidu : Acido, avariato, rancido, scaduto . Acìtu : Aceto . “ Ihi ! chìmmu jètti ‘a ‘acìtu ! “ Acìtu hfòrtta : Aceto , autentico aceto di vero vino di uva . (Un venditore ambulante di aceto, annunciava lungo le

strade il suo acerto forte di acidità : “ acìtu hfòrtta signori ! “ ; altro venditore ambulante di ombrelli , dietro questi, gridava : “ para àcqua, signori ! “ (para = sembra) Si sono bisticciati, perché il primo diceva che il suo aceto era forte, ottimo ; mentre l’altro annunciava, disprezzandolo, che era acqua e non vero aceto. Ma il secondo in effetti vendeva paràcqua, ombrelli )

Acitùsa : Che sa di aceto . Acitùsu : Che ha sentore dell’aceto. Acqua : Acqua. Primo miracolo, dei 31 di Gesù nelle Nozze di

Cana, l’acqua diventata vino ; l’ acqua del pozzo di Giacobbe della Samaritana: Vangelo di San Giovanni

Capitolo 2 versi dal n.1 al verso n. 10 – Le nozze di Cana . > Vangelo di San Giovanni : Capitolo 4 versi dal n. 1 al verso n. 10 ) .

Acqua ‘e Colonia : Acqua di Colonia: soluzione di olii eterici nell’alcool, adoperata come acqua odorosa . Inventore Giovanni Farina bolognese ( 17° Secolo )

Acqua ‘e mara : Acqua di mare salata .

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Acqua frìdda : Località rurale sulla mulattiera Gasperina-Montepaone. Acqua giogghjàna : Acqua sierosa dentro una vescichetta per trauma ricevuto da scottatura o da un colpo. Acqua raggia : Resina che cola da alcune piante . Acquarèdha : Vino annaffiato con acqua. Acquarèdha : Caffè molto ma molto lungo che sa di acqua calda; vino

annaffiato dall’oste. Acquàru : Rigagnolo, solco traverso fatto per ricevere acqua; condotto

artificiale nella terra in pendenza continua atto a portare l’acqua per l’irrigazione; basto rovescio, impluvio.

Acquasantàru : Acquasantièra, pila all’ingresso della chiesa riempita di acqua santa .

Acquasantèra : Acqua santiera, l’acqua santa. Acquàta : Pioggia improvvisa e abbondante che dura poco;

vino annacquato che sa di acqua . Peppantòni, s’avìa recogghjùtu ‘e sùsu chiovèndu, ligàu ìu ciùcciu a’ vuccàgghja do’ muru soi, hfìcia vìnti metri, trasìu ‘ntra Mmariùzza Carcchìdi, potihgàra ‘e vinu e dde tuttu; Peppantòni, ‘i dìssa : “ Mariùzza, mentitami ‘nu bicchèri ‘e vinu ! “

Mariùzza ‘l’ inchjìu ‘u bicchèri. Peppantòni, ‘u mì sa ‘o mùssu, ‘u ‘ssaggiàu , dòppu ch’ ‘u ssaggiàu, ‘i dissa : “ A Mariùzza, vidìti quand’acqua hàju ‘ncòdhu, puru de ìntra hàju u nda mentu ? “ . Il vino era stato annacquato, era acquàta .

Acquattàtu : Rannicchiato, nascosto, riparato. Acquazzìna : Ròrida , rugiada, brina; alba rorida,

“ ròrida di morte il bianco aspetto, giace la pia “( Manzoni ) Acquètta : Vino che sa di acqua, annaffiato dall’oste. Acquistàra : Acquistare, ottenere in possesso una cosa, progredire. Àcrata-i-u : Persona malaticcia, barlaccia, malazzata, che non mette

carne, anche se si nutre; uovo di gallina fatto con il solo velo, panno o pelle e privo di guscio > òvu àcratu < .

Adagghjàra : Mettere l’aglio nell’insalata di pomodori e altro. Adagghjàta : Condita con molto aglio . Adagghjàta : Agliata: salsa fatta con aglio e aceto. Adàgghju : Metto l’aglio nei pomodoro, nel sugo,nelle polpette. Adàggiu : Adagio, tempo musicale lento e sostenuto. Adàmu : Adamo, Adamà in ebraico = creta = uomo . Adàsciu : Adagio, piano piano ; poggiare, posare lentamente. Addàra : Addàre, entrare nelle simpatie altrui, addàrsi a

qualcuno, andare a genio. Addàssu : Punto preciso nel giuoco dei bimbi, dopo aver vagato e

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ritornato sul posto, toccava il muro indicato e non veniva punito esclamando: “ addàssu !! ”

A ddejùnu : A digiuno . A ddejùnu : A digiuno , privo di conoscenza, mente vuota. Addemùra : Fa ritardo . Addemùra, avverbio di tempo. Addemurài : Ho fatto ritardo, mi sono fermato con amici. Addemuràmma : Abbiamo fatto ritardo. Addemuràmma : Abbiamo fatto ritardo. Addemuràra : Ritardare il rientro a casa, rimanere ancora. Addemuràra : Fare tardi, ritardare, tardare . Addemuràru : Hanno fatto ritardo. Addemuràru : Hanno fatto ritardo. Addemuràstavu : Avete fatto ritardo, vi siete attardati.. Addemuràsti : Hai fatto ritardo, si sei attardato. Addemuràsti : Ha fatto ritardo, Addemuràu : Ha fatto ritardo, ancora non torna Addemuràu : Ha fatto ritardo, si è fermato più a lungo. Addemùru : Faccio ritardo, mi fermo ancora. Adderizzàra : Addirizzare: chiodi storti, bullette e semenze del calzolaio,

rendere dritto. Addièssa : Aidièsse (àids ) voce nuova non dialettale, grave malattia

provocata da virus, che distrugge progressivamente le capacità immunitarie a qualsiasi infezione.

Addivenìra : Che verrà in appresso. Addobbàra : Aggiustare , accomodare. Addormentài : Ho fatto dormire, addormentare. Addormentàra : Addormentare,, far dormire; annojare all’eccesso. Addormentata : Vedi la voce precedente. Addormentati : Addormentati, assopiti . Addormentàtu / a / i / : Addormentato, assopito /pigro, fiacco/; indolenzito; avere

una gamba, un piede, un braccio, una mano intormentita, pesante,non poterla muovere con senso di dolore, poi si riprende “si revìgghja” con turba circolatoria / formicolìo / .

Addormentàtu : Addormentato, assopito ; persona non sveglia di mente. Addovèra : A dovere . Il mestiere fallo come si deve, perfetto. Addùgnu : Vado a vedere per osservare “ vàju ‘u m’addùgnu “ . Addùna / si / : Va a fare presensa nella sua proprietà per eventuali danni ; / Jìu mu s’ addùna ! / è andato ad osservare le sue cose. Addùra : Che annusa, che cerca l’odore o l’aroma. Addùru : Odòro, che odòro ; odoràre . Addùru : Annusare, fiuto, odorare, odore .

La seconda sillaba di : > a-dha-zzà-ra < ha suono dentale sibilante ( dha : > dhà < , da sola, avverbio di

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luogo ) -dhe-dhi-dho-dhu < idem, suono dentale sibilante .

Adhàzza : Allaccia le scarpe; che cammina a piede lesto. Adhazzàra : Allacciare le scarpe o altro; camminare a passo. Adhazzàra : Allacciare, allacciare le scarpe; camminare di corsa, a passo. Adhòtta : Bisticcia, si lotta. Adhottàra : Che bistccia, che si bisticcia, che lotta con altri.. Adhùcia: Fa luce, illumina : persona buona che aiuta un bisognoso Adhucìra : Illuminare, far luce ; aiutare i bisognosi . Adhuciùtu : Acceso, illuminato ; aiutato Adobbiàra : Addormentare con tisana di oppio “ òppiu ” . Adòbiu : Faccio dormire praticando l’òppio . Adocchjàra: Guardare e lanciare un influsso maligno, lanciare il malòcchio. Adòcchju : Adocchiare, considero, guardo con interesse. Ad’ òcchju : Lavoro fatto senza misure, senza modello. Adorècchju : Cantare o suonare senza la conoscenza della musica ; fare un lavoro senza modello e misura. Adottàra : Adottare. Adumbràra : Adombrare, coprire d’ombra; nascondere, celare. Aèri : Ièri . Aèri : Ièri, il giorno immediatamente precedente in cui siamo. Affacciàra : Affacciare, affacciarsi . Affacciàta : Vista, veduta amena panoramica da dove dal’alto si gode. Affacciata : Persona al balcone, alla finestra che osserva i passanti. ‘A ffacciàta : Località rurale in agro di Gasperina lungo la ex

mulattiera larga 3 metri ed impietrata che faceva bivio con la mulattiera per “ jiricùccu “ che portava alla periferia di Gasperina detta “ Jiricùccu “ . Si trovava in fondo alla Madonna di Termini. Da questa impietrata, salivano gli sposi dalla frazione Pilìnga; salivano gli scomparsi nella cassa portati a spalla dalla medesima frazione; oggi è stato tutto chiuso, tutto proprietà privata di checchessia, grazie ai Sindaci per il tanto buon cuore e grande… per il bene e lo sviluppo turistico di Gasperina.

Affàcciu : Mi affaccio dal balcone, dalla finestra; veduta amena da dove il panorama fa richiamo .

Affàra : Affare, cosa fatta o da fare, negozio, faccenda ecc. Affarìsta : Persona d’affari commerciali. Affaròna : Grande affare . Affètta : Che affetta: il pane, le patate, il salame, ecc. Affettàra : Tagliare il salame a forma di bocca di clarino, tagliare . Affìbbiu : Gli affibbiai un pugnu, ho dato una cosa cattiva per

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buona. Affilàra ‘u curttèdhu: Raffilare, rifare il filo alla lama come fa il calzolaio al

suo trincetto usando ‘u ffilatùra, piccola pietra arenaria. Affilatura : Mola manuale del calzolaio per molare il trincetto, ha forma

rettangolare o ovale alta dai 3 a 4 centimetri. Affilatùra : Mola, pietra per molare forbici, coltelli e rasoi. Il calzolaio

usa la sua pietra abrasiva ogni volta che usa il coltello. Affittàra : Affittare. Affìttu : Affitto. Affìttu : Dò in affitto, prendo i soldi per l’affitto. Affregugghjàtu : Rattrappìto dal freddo, che è soggetto al freddo,

raccolto con le mani sotto le ascelle per il freddo. Affrìja : Fa asciugare i panni all’aria gelata diventando secchi. Affrìtta : Afflitta, persona sofferente. Affrìttu : Afflitto. A ffujùni : Scappando, presto, di corsa, di fretta; vedi hfùju . Affùca : Affoga; che l’affoga. Affucàra : Atto doloso di chi affoga una persona; affogare. Affucàta : Affogata . Affumicàra : Affumicare,tingere di fumo,esporre al fumo:carni,pesci. Affumicàra : Affumicare, formaggi, salami, aringhe . Affumicàru : Hanno affumicato. Affumicàti : Affumicati , come : aringhe, salami ecc. Àfra : Foglia dell’allòro pianta sempre verde. Àfra : Alloro, foglia di alloro. Àfrica : Africa. Africànu : Africano, dell’Africa . Agàzza : Sagina; pianta per scope, sorgo. Agghìra : Femmina del ghiro . Agghìru : Ghiro . Agghìru : Ghiro. Agghjalòru : Orzaruolo, foruncolo che si forma sulle palpebre, calazio. Agghjàta : Agliata: salsa fatta con aglio pestato e aceto. Agghjòtta : Alici o sarde conditi a base di aglio, peperoncino e origano. Àgghju : Aglio formato da spicchi per condimento. Agghjumbàtu : E’ ridotto quasi con la gobba, cammina curvato . Agghjuttìra : Trangugiare,deglutire ingordamente, trangugiare il pranzo. Aggiustàra : Aggiustare, riparare . Aggiùstu : Da aggiustare, riparo qualcosa, un contratto, una scarpa. Agghiuttìu : Ha trangugiato il boccone; ha accettato una falsa notizia, Aggrancàtu : Aggranchiato, - da granchio – irrigidito come le mani

per soverchio freddo, rattrappito.

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Agràncu: Granchio. Aggrappàra : Aggrappare,afferrare;afferrarsi fortemente a qualche

cosa. Aggràppu : Afferro, mi aggrappo a qualcosa. Àgna : Deriva da agnàti, parenti diretti in linea maschile .

Àgna, vìda chu bottìja ? > nipote, vedi chi bussa ? ‘A gghjànda : La ghianda , frutto della quercia . Agnèdhu : Agnello. Agonìa : Agonìa , lotta contro e verso la morte; angoscia che

precede il morire.‘U ràhgu da’ mòrtta,il rònco rumoroso. “ del vivere ch’è un correre alla morte“ (Dante 2 33 54 )

Àgra : Agra, non dolce, non matura. Agràncu : Granchio .. Agùstu : Agosto,VIII mese. (VI mese per i Romani partendo da

marzo ) . Ah !! Esprime: disprezzo,dolore, maraviglia, minaccia,sdegno. Ah-ccì ! Voce dello starnuto. Àh -zzì ! : Voce dello starnuto. Àhga : Suono gurrurale di chi espella, espettora il catarro. Ahi ! : Esprime grande dolore . Àhja ! : Espressione bonaria di chi riceve una botta, un colpetto. Àhja ! : Esclamazione di dolore. Ai vògghja ! : Hai voglia ! E’ inutile che tu ripeti, ti ripeti e insisti

nell’accattivare simpatia ! “Avògghja mu nda hfài rìcci e ccannòla, ‘u santu ch’è

dde màrmuru no’ ssùda ! “ > Frase rivolta a donna che si imbelletta per attirare l’uomo per essere piacente.

Avògghja mu lu hfài lu lanternnàru, si’ ddestinàtu pèmmu mòri ‘o scùru ! > hai voglia, tu, di fabbricàre lanterne, sei destinato di morire al buio ! > in miseria .

Àjamu : Azzimo, pane non lievitato; azzima, azzimi, pasta non lievitata. (Pane dell’ultima Pasqua.Vangelo di S. Matteo: 26, 17 )

Àjamu : Azzimo , pane privo lievito: pane azzimo, usato dagli ebrei per la celebrazione della Pasqua e dai cristiani di rito latino.

Aju e jìra : Debbo andare . Aju u vàju : Debbo andare. Ajùtami : Aiutami, perché ho bisogno . “ aiutami da lei, famoso saggio, “ ( Dante. II- XVI-133 ) Ajutàra : Aiutare, soccorrere . Ajutàra : Aiutare . Ajùtati : Aiutarsi, voce diretta a chi ascolta. Ajùtati cha Ddiu

t’ajùta ! > Ajùtati che Dio ti ajùta !

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Ajutàtu : Aiutato, soccorso . Ajùtu : Aiuto. Àju : Ho, avere . Àla : Ala, organo di volo degli uccelli e in alcuni insetti;

dell’aereo a destra e a sinista ; lato di un palazzo . Alalà : Alalà, grido di guerra o di gioia dei soldati greci;

ripristinato da Gabrile D’Annunzio nel 1919. “ ti getto allora un alalà di guerra “ (Pascoli ) .

Àlculu : Alcool . Alìcia : Alice, pesce azzurro. Dòppu chi si vìtta ‘mparinàta, dissa

all’amìca ‘o càntu : cummàra, ormài sìmu frìtti ! / dopo che si è vista infarinata, disse all’amica accanto : comàra, ormai siamo fritte ! / àlitu : Alito, fiato, respiro, lieve soffio del vento. Allarga : Che allarga, allargare. Allargàra : Allargare, fare e dare largo, spazio; la giacca, la gonna, i

pantaloni,le scarpe; lasciare spazio. Allargàru : Allargarono. Allargasti : Hai allargato . Allargàu : Ha allargato . Allascàra : Allontanare, allontanarsi. Allattàra : Allattare; imbiancare con il latte della calce. Allàzzu : Allaccio. Alleggerìra : Alleggerire, rendere leggiero, togliendo peso. Allènta : Allenta, allentare, molla, mollare; dimagrisce . Allentàra : Allentare, allargare ; allentare una fune; dimagrire . Allèntu : Allento un vestito; non essere celere; tempo musicale; diventare più nagro di fisico, Allètta : “ ‘U lèttu t’allètta ! “ , più stai nel letto, e il letto fa che tu

stia nel letto . Allèzza ! Ma guarda ! è vero e non è vero. Allibrata : Annotata, registrata. Allicchètta : Si veste in ordine, si cura nei dettagli, si trucca /si allicchètta

o allicchetta altri / Alligna : Mette radici ovunque va. Allignàra : Allignare, mettere radici. Allìgnu : Prendo dimora, dove vado, là faccio radici. Allimàra : Limare, emendare. Allìppa : Che mette carne sulle ossa. Allippàu : Ha messo carne sulle ossa.

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Allìsscja : Lisciare, che accarezza con la mano > “ t’allìsscia cha cèrca ‘ncùna cosa “ ; come il Diavolo ti accarezza, cercando la tua anima.

Allissciàra : Fare le carezza al gattino ; il leccare del cane che fa ai suoi nati; lisciare una supercie ruvida; adulare per ottenere.

Allònga : Allunga, allungo, un vestito, un percorso di strada, il discorso in polemiche, il dettato, il tema nello svolgimento.

Allongài : Ho allungato il cammino. Allongài : Ho allungato il discorso, lo scritto. Allongài : Sono cresciuto in altezza. Allongàra : Allungare. Allongàra : Allungare. Allongàsti : Ha allungato il discorso, il percorso, il vestito. Allongàtu : Allungato. Allongatùri : Cuoio spesso e smezzato, calcagnino che il calzolaio aggiunge sul calcagno della forma per allungare la

misura. Allongàu : Ha allungato, il vestito, la strada, il discorso, il percorso. Allòra : Allora, avverbio di tempo . Allora ! Allora ! negazione di ciò che si è udito nel discorso. Allorddàra : Lordare. Allòrddu : Che sporco. Allùcca : Prende confidenza e fa quello che non dovrebbe fare. Alluccàra : Prendere molto confidenza approfittando del momento,

troppa confidenza non richiesta . ( ‘A tròppu cumpidènza, è ppatrùna da’ màla criànza ! )

Alluma : Vede da lontano persona o cosa. Allumài : Ho visto da lontano . Allumàra : Vedere da lontano. Allumàu : Ha visto, ha spalancato gli occhi. Allumìniu : Alluminio . Allunàtu : Malaticcio di mente, che vede cose inesistenti. Alluntanài : Ho allontanato. Alluntanàra : Allontanare. Alluntanàru : Hanno allontanato. Alluntanàsti : Hai allontanato. Alluntanàu : Ha allontanato. Allupàra : Mangiare a sazietà come un lupo. Allupàtu : Allupato, affamato . Amànta : Amante . Amàra : Amare, voler bene, stimare, rispettare. Amàra : Amara, agra, piccante . Amàti : Amàti, dagli ipocriti e farisei, è difficile essere amati.

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Àmbu : Ambo, 2 numeri al giuoco del Lotto in una ruota o a tutte. ‘A mìa : La mia: la mia casa, la mia bottega, la mia famiglia. Amitàtu : Dato l’amido, inamidato. Àmitu : Amido. Ammaccài : Ho ammaccato, piegato, calpestato una lattina; ho sofferto

grande fame per povertà . Ammaccàra : Ammaccare, ammacco, ammacchi; da macco, percuotere o

premere fortemente cosi da produrre impronta o incavo o contusione; l’ùnghia è diventata nera per essere stata ammaccata, premuta, schiacciata tra due porte.

Ammaccàru : Hanno ammaccato; hanno sofferto e sofferto tanta fame. Ammaccasti : Hai ammaccato . Ammaccàu : Ha ammaccato, ha prodotto impronta, ha piegato; ha

sofferto la sua povertà nella miseria più cupa tanta fame. Ammàcchi : Da ammaccare Ammaèstra : Ammaestra, insegna / antico educatore l’ àio / maestro. Ammaestràra : Ammaestrare . Ammaèstru : Che ammaestro. Ammagàra : Ammaliare con inganno con sistema da maga. Ammalappèna : A malapena: a stento, a fatica. Ammalapèna : A malapena, risicata , a stento, a fatica. Ammalàra : Sciupare, buttare via cose e cibi ancora utili; procurare malattia. Ammalàtu : Ammalàto, malato. Ammanicàra : Infilare il còdolo del coltello, della lima, della raspa nel manico di legno. Ammanicàra : Mettere il manico all’oggetto: coltello,scure, zappa. Ammanicàu : Ha messo il manico all’oggetto; ha concluso l’affare in bene o in malo modo. Ammannàra : Atto del contadino che a ritroso raccoglie l’erba secca e fà la manna ( ammannare ), con un legno attorciglia il fieno camminando a ritroso come fanno i cordàri, poi

unisce la torcitura e fa intrecciare con l’altra cima opposta in unica manna come unico torciglione di erba secca. “ Mànna ‘e hfjènu “ .

Ammantedhàta : Gallina moribonda che sta accovacciata e muta . Ammàppa : Si trova sul luogo ad opera già fatta; si siede a tavola già pronta con le vivande nei piatti; che si nasconde,

s’ammàppa , si accovaccia. Ammappàtu : Abbassato per non essere visto come la lepre dal

cacciatore, accovacciato. (vedi la voce > acquattàtu < ) Ammappàu : E’ riuscito a godere il già fatto da altri. Ammarazzàra : Asciugare all’ asciutto legna e simili.

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Ammarazzàti : Legni e rami asciutti pronti per essere usati . Ammasciàtu : Abbassato, sottomesso come il cane con la coda tra le

gambe, calmato . Ammassàra : Impastare con l’acqua la calce con la terra o terra e

cemento,accatastare, fare catasta, fare di tutte le erbe un fascio.

Ammàssu : Mucchio, congerie.( “glottologi”locali, dovrebbero portare la loro mente all’ ammasso !)

Ammàssu : Luogo ove si raccolgono oli e simili; deposito. Ammasunàra : Mandare a dormire le galline. Ammasunatùra : Luogo fornito con trespolo, “letto “ delle galline. Ammàzza : Che uccide con la mazza / ammazzare con violenza/con altri

mezzi, uccidere. Ammàzza : “Ammàzza e mmàngia “ : “E una voce gli fu indirizzata, dicendo: Levati, Pietro,

ammazza, e mangia . (Atti degli apostoli. 10;13,14,15 ) Nei 10 Comandamenti, (Esodo-Capitolo 20 Verso 13- )

sta scritto: Non ammazzare . Ammazzàra : Fare mazzi di broccoli,cavoli, fiori, frasche, legna . Ammazzàra : Vedi la voce precedente. Ammazzàta : Fatta a mazzi : verdura fatta a mazzi: cavoli, cime di rapa,

lattughe, carciofi, etc. Ammazzàta : Uccisa . Ammèdha : Inventa di sana pianta, dice ciò che gli viene alla mente Ammèdha : Inventa di sana pianta, quello che ha in mente dice. Ammèndula : Mandorla . “ ammèndula ‘mmèndula “ . Ammèndula : Mandorla. Ammendulàra : Pianta, la pianta delle mandorle, il mandorlo . Ammendulàru : Mandorlo . Ammendulàta : Mandorle amare o semi simili come quelli dell’albicocca Ammènna : Amen , àmmen; voce ebraica significa : così sìa / un àmen,

in un momento . Ammènta : A memoria, memoria . Imprare una poesia a mente . Ammentàra : Inventare. Ammènta tùttu : Inventa tutto, cose non vere . Ammènzu : Fra. tra , in mezzo. ( A mmènzu da’ mamma e dda’

mammìna, ‘a cciòma s’ affucàu ! / tra la mamma partoriènte e la levatrice, la bambina si è affogata . /

Ammèra : Prende la mira . Ammètta : Ammettere, che ammette, lasciare entrare, lasciar perdere. A mmìa : A me . Ammiccàra : Fare intendere cosa incredibile. Ammìnda : Voce fanciullesca per chiedere (dàmmene) almeno un poco.

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Ammodhàra : Mettere a mollo. Ammodhàra : Ammollàre, rendere molle, tenere in acqua. Ammòdhu : A mollo. Ammògghja : Condisce il pane nel brodo, nel ragù . Prende parte al

discorso altrui , aggiunge qualcosa per soddisfare tale piacere come inzuppare il pane nel piatto altrui.

Ammogghjàmu : Inzuppiamo nel brodo, intingere nel sugo . Ammogghjàra : Inzuppare . Ammolàra : Molare: forbici, coltelli, rasoi. Ammùccia : Nasconde . Ammucciàra : Nascondere . Ammucciàru : Hanno nascosto. ‘A mmucciatèdha : Rimpiattìno. Giuoco infantile: uno si nasconde , gli altri

devono cercarlo e trovarlo. Ammucciatèdha, nascondino. ‘mmucciatèdha , mucciatèdha . La desinenza dha, suono dentale,palatale,ronzante.La desinenza di “Ammucciateza “

è leggibile > za ,mentre la pronuncia in Gasperina non è tale ( In “Parole e altro” di Gori Celìa si legge: “Ammucciateza” sf. Gioco del nascondino > (vedi: ‘a mmucciatèdha ) .

Ammucciàsti : Hai nascosto . Ammucciàtu : Nascosto. Ammùcciu : Nascondo . Ammucciùni : Di nascosto. Ammunzedhàra : Ammucchiare, legna, terra , carbone , fare monzicchio ,

mucchio. Ammunzèdhu : Faccio il mucchio, faccio la catasta . Ammussàtu : Bronciato, cruccio. Ammussàu : Mi fa il muso, ha il bròncio Ammusscjàtu : Che è moscio, floscio, dimesso. Ammusscjàu : Ammosciato, è floscio, è appassito. Ammutàra Ammutare, far muto, stare zitto. Ammutàsti ? Sei ammutolito, perché non parli ? Ammùtu : Che sto zitto, che sto muto, resto senza favella, mi

zittisco. Ammùzza : Compra a colpo e in contanti quantità di merce. Ammuzzàra : Acquistare a colpo una partita di merce offrendo una cifra. Ampràra : Scorinare i panni al sole, stendere. Ampràti : Sciorinati al sole . Amùra : Amore . Amùra : Amòre :

“ L’amor che move il sole e l’altre stelle “ (Dante : 3-33-145 )

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Amùra : Amore, voler bene, innamorarsi; affetto, fare l’amore con toccamento fisico, con baci, carezze; fare all’amore, fare sesso tra femmina e maschio.

Amùra : Amore: Dio è Amore. Da credente, confesso che mai ho capito Amore del mio Dio, Uno e Trino. Amore che non permette di non amare ad alcuno che sia

amato . “ Amor , ch’a nullo amato amar perdona, “

(Dante. Inferno V 103 ) Caino, Il primo assassino, il primo omicidio :

( Genesi . Capitolo IV ) L’ uomo di Dio, Mosè, uccise in gioventù un giovane.

(Esodo . Capitolo 2 : 11,12,13,14,15. ) Amùri: Amore, amori . Anticàgghja : Anticaglia, di cosa antica, voce per lo più dispregiativa

della cosa . nDàndali : nDàn-nda-li : tre sillabe, voce questa senza singolare, figura

simile al battaglio penzoloni all’interno della campana, testicoli dell’uomo a coppia, ghiandole sessuali contenute nello scroto.

nD’ hàva : Ne ha, ne possiede. nD’ avìmu : Ne abbiamo, ne possediamo; come conta: nd’avìmu 31 jòrni

‘e marzzu, contiamo 31 giorni di marzo. nD’ avìstavu : Ne avete avuto. nD’ èbbaru : Ne hanno avuto. nD’ èppa : Ne ha avuto . nD’ èpparu : Ne hanno avuto. Ànatra : Anatra . Ànca : Anca . Ancàra : Camminare . Ancàta : Ballo folkloristico tra una donna e un uomo, tipo di

tarantella, accompagnato o da chitarra battente a tre corde, o da piva e zampogna .

Anchìja : Cammina, che cammina speditamente; che deambula. Anchijàra : Camminare . Anchjanàmma : Abbiamo usato la scala per salire . Anchjanàra : Salire, salire le scale. Anchjanàru : Sono salite facendo le scale. Anchjanàsti : Sei salito dalla scala. Anchjanàu : E’ salitto dalle scale. Anchjànu : Vengo su, salgo per le scale. Ànda : Che va, andare. Ànda e ccàju : Ando e casco per debolesca fisica.

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Andamèntu : Andamento, stato, condizione, atto e modo di andare; trend / voce inglese/ usata in italiano al maschile, per indicare l’aumento o la diminuzione di periodo di varia durata dell’attività di un settore dell’econpomia del Paese.

Àndatu : Impalcatura di legno del muratore per il muratore. Nei buchi quadrati del muro in pietra, già formati allo scopo, si infilano le travette quadrate di legno, sopra queste si fa il tavolato con sponde per protezione delle maestranze. Il vostro Dotto ha scritto, stampato e venduto :

“ ànditu : soppalco, ponte che consente ai muratori a lavorare in altezza “

Il soppalco non è l’ àndatu. Soppalco, è un palco fatto sotto il tetto, per proteggere meglio la stanza .

Anellètti : Anellini metallici che si fissano al tomaio sui due quartieri per infilate le stringhe.

che si trovano sul collo del piede per infilare le stringhe. Anellìna : Anilina, tintura per tingere pelli “ nìgru do’ diàvulu”. Anfìbbiu : Tipo di pelle spessa per scarpe grosse di colore

melograno, conciata con accorgimenti tecnici per resistere nell’acqua e non asorbire l’acqua . Tomaia con gambaletto con 8 – 10 –buchi sul collo, i due quartieri nella parte anteriore sono uniti da una doppia linguetta “ mànticia “ mantice per non far passare acqua o terra; i buchi per l’allacciatura, possono ospitare gli anelletti, “ ‘nellètti “ oppure i becchetti per agganciare la stringa . Il vostro DOTTO, ha scritto,stampato e venduto : “ Anfibbiu : anfibio,scarpa grossa,alta, di corame “ L’anfìbbiu, non èsta ‘a coràma ! L’anfìbio, non è corame .

Angarìja : Ritarda a terminare un lavoro. Angariàra : Che non fa niente, che rimanda e ritarda un lavoro. Angialèdha : La pupilla dell’ occhio. Angialèdha : Diminutivo di Angela, Angelina. Angialèdhi : Le pupille degli occhi Àngialu : Angelo . Àngialu : Nome proprio di persona. Ànguli : Angoli : acuto, adiacenti, giro, complementari, concavo,

convesso, equilatero, opposti, ottusi, piatto, retto. Animàtu : Animato, aver dato vita ; riempimento del fondo della

scarpa tra la suola e il sottopiede all’interno della scarpa con pezzi di cuoi smezzato.

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Animulèdhu : Arcolaio fatto da 36 bacchette di legno, sfiancato al centro, dove ospita la matassa e formando il gomitolo gira intorno al suo puntale fissato sopra un manico fermo.Si chiude alla fine come un ombrello. ‘Nìmulu .

Anìmulu : Vedi la voce : “ animulèdhu “ – Annamurài : Mi innamorai, ho fatto innamorare. Annisètta : Anisètta, rosolio di anici Annàca : Che culla, che si culla come in una amaca. Annacàra : Cullare. Annàla : Annale, ricorrenza storica. Anna : Anna, Marianna . Annàta : Annata : anno; buona,cattiva,grassa,magra,asciutta,piovosa. Annètta . Pulisce . Annettàra : Pulire. Ànnicia : Anace, ànice . Annìna : Annìna, diminutivo di Anna e di Marianna. Annòssa : Gengiva del neonato e svezzato che incomincia a formare

l’osso creando al bambino una sensazione di prurito, per questo motivo porta in bocca le dita e altri oggetti.

Annotàta : Annotata, segnata, messa in nota. Annùzza Vezzeggiativo di Anna . Annu : Anno: Unità di misura temporale corrispondente al periodo

di rivoluzione della Terra , pari a 365 giorni 6 ore ; è detto anno sidereo o astrale/ l’anno civile risulta di 365 giorni divisi in dodici , con decorrenza dal I° gennaio al 31 dicembre ; ogni 4 anni viene aggiunto un giorno al mese di febbraio risultante dalla somma delle frazioni di tempo accumulatesi nei 4 anni ; l’anno di 366 giorni è detto bisestile. L ‘ ANNO di 12 mesi è composto di : 8. 760 ore. I mesi : jennàru , frevàru, màrzzu, aprila, màju, ggiùgnu, lùgliu, agùstu, settèmbra, ottòbra, novèmbra, dicèmbra. Anno, il tempo che la Terra impiega per compiere il suo giro attorno al sole; anno astronomico, è di 365 giorni e 6 ore e 49 minuti; civile è di 365 giorni; bisestile, anno civile che ha un giorno in più del comune per compensare le frazioni omesse dell’anno astronomico, e ricorre ogni quattro anni. Stagione, mese, settimana, giorno.

Hannu – ànnu : Hanno, voce del verbo avere. ‘A nòstra : La nostra : Nocino, gioco fanciullesco che si faceva con i

semi dell’albicocca, nocini “ nucìdhi “ ; 10 tenuti nel pugno per essere lanciati su pavimento liscio; poi si sceglievano le coppie più vicine e con la punta del dito indice si dava un

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colpetto per fare toccare l’altra, una delle due veniva vinta; se non veniva toccata una delle coppie, il gioco passava all’avversario che rimescolava i restanti nocini, e così di seguito; con i nocini si giocava anche “ ‘o castèdhu “ al castelletto ; si faceva un castelletto di nocini sopra un gradino, l’avversario saliva altro gradino, metteva sopra il labro superiore che teneva stretto sotto il naso, poi cercava dall’alto di cetrare la cima del castelletto liberando il suo nocini, quando faceva centro tutti i nocini erano suoi .

‘A spulicarèdha : Fagiuòla: sorta di fagioli bianchi o colorati dall’occhio rosso, gialli, romani,galletti; ancora nel baccello a due valve non maturi; a Gasperina “ ‘a ‘ncocciàta “ ; a Montauro, paese confinante : ‘a spulicarèdha” .

ànta : Affisso,telaio spesso di legno con zanche fissate nel muro dove coi gàngari ( dubbrùni) si collega la porta, stipite. “ Picchia ogni anta su l’anta “ (Giovanni Pascoli) Antìca : Antìca , gli antichi chiamavano così la parte anteriore di un

edificio, pòstica, cosa arcaica Anticàgghja : Anticaglia, cosa antica in senso spregiativo./ Ha sposato una

bella anticaglia ! / Oggetti museali . Anticamenta : Anticamente, nel tempo antico . A ‘ntìcasi : In antìcresi: prendere soldi in prestito con garanzia su uno o

più immobili di proprietà con legale contratto cedendo i frutti delle proprietà al creditore per tutto il tempo fissato, se entro il termine fissato non verrà restituita la somma presa in prestito, il creditore si approprierà legalmente degli immobili descritti sul documento con i dovuti interessi.

Antichi : Da antico, i nostri avi, bisavi, trisavoli. Antìcu : Antico.

“ un vecchio, bianco per antico pelo “ (Dante.1 3 83 ) Antoniètta : Antonietta, nome personale femminile. ‘nToniètta . Appazumàra : Rifocillare in qualche modo lo stomaco. Appatumàra : Vedi la voce precedente. Àpara : Apri; chiave adatta; apri l’anta dell’armadio, dello stipo. Aparèmmi : àprimi . Aparìmma : Abbiamo aperto . Aparìmmi : Aprimi, aprimi la porta fammi entrare. Aparìranu : Hanno aperto ancora prima . Aparìra : Aprire. Aparìru : Hanno aperto . Aparìstavu ; Avete aperto . Aparìti : Aprite . Aparìu : Ha aperto.

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Aparùtu : Aperto . Apèrtta : Aperta . Apèrttu : Aperto . Àpitu : Erba con larghe foglie, bollita è buona per fare impacchi Apocalìssa : Apocalisse : rivelazione / ultimo libro del Nuovo

Testamento di capitoli 22 / L’autore è San Giovanni, l’apostolo di Gesù.

Àppa : Ha avuto; àppa = èbba, èppa, ha avuto. Apparècchju : Aeroplano, aereo. Apparicchjàra : Apparecchiare / da parecchio/ prepare la tavola per

pranzare: tovaglia, posate, stoviglie, piatti, salvietta, oliera, ecc. . Contrario: sparecchiare.

Apparttàtu : Appartato . Apparttenìra : Appartenere, essere iscritto; appartenere all’eredità. Appatumàtu : Rifocillato, soddisfatto, sazio . Appedàra : Rincalzare una pianta con più terra alla base; lasciare a piedi

un persona. Appedhàra : Litigarsi con insistenza “ S’appèdha pe’ nnènta ! “ Appìccica : Accende lui, accendi tu. Appiccicàra : Accendere. Appiccicàtu : Acceso .

Ribadisco che la nostra parlata è : aspra, dura, forte, marcata . Tanti vocaboli hanno bisogno delle doppie consonanti dopo consonante.

“ Così è (se vi pare) > Luigi Pirantello (1867 + 1936)

Appiccicatùra : Stìpa, nome collettivo di piccoli arbusti , fuscelli o

altro,tagliati e seccati per far fuoco; “ ramèdhi sìcchi “, e altro; stoppie, per accendere il fuoco.

Appìcci : Accendi . Appizzàu : Ha mandato a male qualcosa. Apparàtu : Spianato, stirato, livellato. Apparàtu : Paramento di checchessia.

Apparècchju : Aereo, aeroplano. Aquilone giocattolo fatto dai bambini con fogli di carta e con delle cannuce , forma romboidale . Cannucce incollate ai quattro lati; altre due, una perpendicolare, una orizzonatale, dividendo il rombo in due

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da formare una croce e due triangoli equilateri , attaccato un lunghissimo filo, una lunga coda a catena di anelli di carta, altre due catene di anelli di carta più corte .Tirato di corsa il filo, ma contro vento, si innalza rimanendo in aria.

Apparttàra : Appartare, allontanare, isolare. Appassionàtu : Appassionato. Appatumàra : Dare del cibo all’affamato purchè viene rifocillato, saziare. Appatumàu : Ha saziato con del cibo, lo ha rifocillato. Appatumàu ‘e pùgni : Lo ha colpito ripetutamente di pugni ai fianchi come fanno i

pugili, lo ha saziato di pugni. Appatumàra = saziare, saziato. Appatùtu : Che ha sofferto, che soffre; malu appatùtu . Appazumàra : Vedi la voce : Appatumàra . Appedàra : Sistemare le piantine portando al piede la terra, rincalzare

una pianta. Appedàra : Appiedare , far scendere da cavallo il cavaliere per farlo

camminare a piedi; far camminare a piedi. Appezzantìra : Da ricco diventare pezzente, povero. Appìccia : Accendi . Appìccica : Accende: fuoco, candela, lampadina; discussione . Appicciàra : Accendere . Appiccicàra : Accendere: fuoco, lampadina; discussione . Appiccicasti : Ha acceso : fuoco, candela, lume , discussione. Appiccicàtu : Acceso, il fuco arde . Appiccicàu : Ha acceso, ha acceso il fuoco o altro . Appìccicu : Accendo: candela, discussione, fuoco. Appìzza : Manda a male qualcosa o butta via qualcosa di utile. Appizzàra : Vedi la voce precedente . Appizzàta : Mandata a male cosa utile. Appòja : Appoggia, posa qualcosa sull’altra. Vedi anche Appojàra . Appòja : Stuzzica, mangia qualcosa per chetare lo stomaco. Appojàra : Appoggiare,accostare una cosa all’altra, poggiare sul tavolo. Appojàra : Stuzzicare qualche cibo per chetare lo stomaco. Appojàsti ? : Hai mangiato qualcosa a colazione ? Appojàtu : Appoggiato, adagiato provvisoriamente sul letto. Appojàu : Ha mangiato qualcosa, spuntino; ha posato qualcosa. Apprètta : Che ingiuria, che provoca, che si intromette in negativo. Apprèttu : Provoco, provocazione, “ càcciami ‘e s’ apprèttu ! “,

togli questa occasione prima che sia tardi, altrimenti sarà peggio; allontanare la tentazione; ingiuria, offesa.

Apprèttu : Amido per le stoffe. Apprèzzu : Da apprezzare, che stimo. Apprìca : Ci mette dovizia sul lavoro che fa ; allo studio ecc. Appuntàra : Appuntare, fare la punta, aguzzare; dare fastidio, urtare.

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Appuntàra : Premontare il tomaio sulla forma, operazione del calzolaio; preparazione che fa il sarto per la priva prova del vestito. Appuntàsti : Hai urtato l’oggetto ed è caduto; appuntàsti, e ti sei fatto

male . Appuntàtu : Appuntato, ridotto con la punta come il lapis ; grado presso

l’emerita arma dei carabinieri . Appuntùtu : Appuntito, fatto con la punta . Appùra : Che viene a sapere un fatto, che sa indagando. Appuràra : Appurare, venire a conoscenza di un fatto. Appuràu : Che è venuto a conoscenza di un fatto. Aprìla : Aprile, mese che apre la stagione primaverile.

La durezza e forzza della nostra pronuncia, vuole che dopo la – R- la consonte successiva sia doppia . ( Ognùnu, ‘u pòrccu soi , ‘u scanna ‘e dùva vòla ! )

Àra : Preposizione =alla , in uso dialettale in Montauro (CZ) ; ara

casa, ara villa, ecc. Aranciata : Aranciata, succo, spremuta di arance. Aràncu : Razza di arancia, asprigna, agra, sgradita al palato. Aràtru : Aratro, vomere. Àrbitru : Arbitro, /voce nuova non dialettale, la vocale u muta in

daletto il vocabolo italiano arbitro / persona a cui le parti contendenti rimettono la decisione di una controversia.

Nei giuochi sportivi come nel calcio, è una figura ambigua che tende a favorire una delle due squadre in base al “tifo” che da ragazzo e da giovane > teneva < per una squadra, da

àrbitro, la passione - “tifo” , è scomparsa ? Il vero giudice onesto e imparziale è stato, re Salomone, libro dei Re- Le due donne meretrici e il figliuolo conteso: capitolo 3 versi: 16-17-18-19-20-21-22-23-24-25-26-27-28 .

Àrca : Arca di Noè, Noè figlio di Lamec . Genesi 5, 30; edifica l’arca Genesi 6, 1 . Arccàta : Grande volta a tutto sesto, navata . Arccàtu : Edificio con piano rialzato a volta ; ponte, galleria,

viadotto. Arcchèmussu : Alchermes , liquore rosso fatto con alcol e giulebbe;

giulebbe: sciroppo molto zuccherato, con succhi di erbe o di frutta.

Arcchèttu : Archetto degli strumenti musicale ad arco. Architèttu : Architetto . Arcchìviu : Archivio .

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Architràva : Architrave, membro principale dell’edificio in linea retta che sovrasta il vuoto e posa sui capitelli delle colonne o dei pilastri .

Arciprèvita Arciprete. Arcivìscuvu : Arcivescovo. Àrccu : Arco a tutto sesto o a pieno centro; a sesto ribassato o a

sesto scemo; a sesto rialzato o bizantino, ecc. Arccubalènu : Arcobaleno . Arccu ‘e Lumbàrddu: Arco che unisce i sue fabbricati in Via Cavour in

Gasperina:àrccu ‘e Lumbàrdu-Cinìti , Ceniti ; Lomabardo-Ceniti .

Lo rammentiamo con la luce arcata e soffito originale con 6 travi di legno, negli anni 1970 tutto abbattuto, oggi si notano dal fondo stradale i laterizi detti tavelloni nudi. Ma l’appartamento sovrastante è da quel tempo disabitato:Dio, ha adoperato la sua… “ vànga e la sua cazzuola “ .

Àrdda : Che brucia, ardere, fuoco, pira. Arddìra : Bruciare, ardere cose inutili;voce tedesca > hardi =duro. Arddìtu : Ardito, che si mette con animo sicuro in imprese difficili. Àrddu : Ardere, brucio qualcosa; ardo di passione.

“ Rispondi a me che ‘n sete e ‘n foco ardo. “ (Dante: 2-26-18)

Argagnàru : Venditore di tegami, padelle, testi, di argilla. Argàgni : Plurale di > argàgnu < - vedi la voce seguente. Argàgnu : Stoviviglia di coccio: tegame,tegamino; pitale ecc. Arganèttu : Organetto , strumento musicale a vento procurato dal

mantice e con tastiera a bottoni digitali.z< Argòhjari : Oggetti inutili di nessun pregio e valore .

Il nostro dialetto è : aspro, duro, forte, marcato; ha bisogno delle doppie consonanti, per la sua efficacia nel capire il senso della singola parola .

Ària afarùsa : Aria afosa , aria calda umida . Arìganu : Origano . Àrma : Arma (plurale armi), corpo di di milizia: fanteria/arma

benemerita,carabinieri /arma azzurra,l’aviazione militare . / Armmàra : Costruire qualcosa, armmàra l’ àndatu = il ponteggio . Armatùra : Foma, telaio, cèntina , finito il lavoro viene smontata . Àrmi invenzioni: Armi alcune invenzioni : :

acciarino a ruota 1527 d.C. da fuoco 680 d.C .

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Artiglieria con bombe 1346 d.C. Baionette 1640 d.C. Bombarde 1916 d.C. Bombe a molla, da aeroplani, Italia 1912 d.C. Cannone automatico 1907 d.C. Cannone a portata di 400 chilometri 1921 d.C. Fucile italiano a ripetizione 1891 d.C. Mitragliatrice automatica 1906 d.C. Petardo 1580 d.C. Pistola 1364 d.C. Rivoltella 1835 d.C. Schioppo a carica con pallini 1347 d.C. Sciabola-revolver 1860 d.C. Armacìja : Vuol fare qualcosa senza competenza come un bambino. Armàdiu : Armadio , mobile di legno per riporvi i vestiti. Armicedhàra : Trastullo di fanciullo che monta e smonta il giocattolo. Armmàta : Armata, flotta, naviglio da guerra. Armonia : Armonia . Arnnèstu : Ernesto . Aròculu : Calamo (?) (giungo) col fusto liscio internamente vuoto con

un solo internodio molto lungo fra nodi vicini alla base o all’apice. ( Il raddoppiamento di lettere, marca la pronuncia locale dura e forte )

Àrppa : Arpa, strumento musicale, in forma di triangolo, tra due lati del quale sono tese corde di minugia o di metallo, da suonarsi pizzicandole con le dita.

Àrppa : Falce fienaria con lama lunga leggermente ricurva assicurata in cima ad un manico lungo e con pioli (Falce della morte)

Arràda : Toglie il superfluo delle piantine o delle piante alte. Arràffa : Arraffare, pigliare o togliere con violenza. Arrahgàu : E’ rimasto in dietro con il passo, strascica le scarpe, non ha più forze, è stanco. > arrahgàu – arrahfàu < . Arràggia : Incita alla lite uno dei contendenti . Arraggiàtu : Arrabbiato, indignato; affetto da idrofobia, rabbia . Arranca : Salta il fosso da un lato all’altro, usa l’ànca, le anche. Arrancàra : Saltare un fosso allungando le anche, le gambe, passare da

un lato all’altro a tuffo eseguito a gambe e piedi tesi e col il corpo flesso ad angolo retto.

Arrancata : Visita improvvisa nel proprio fondo rustico, fa due passi. Arrancàu : Arrancare, camminare con grante fatica; passare un fosso saltando da un capo all’altro; fare un breve percorso per

visitare il proprio orto o fondo rustico , brevità di tempo.

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Arrància : Arrangia . Voce francese . si accomoda, fa alla meglio. Arranciàra : Arrangiare , accomodarsi, fare alla meglio. Arranciàu : Ha ricavato qualcosa con stento. Arrànciu : Mi accomodo alla meglio. Arràncu : Allungo le anche, le gambe per attraversare una cunetta. Arrappàra: Arrappare, arraffare, rubare, togliere con ingordigia. Arrasàmma : Abbiamo allontanato l’amico, abbiamo isolato l’amico; “Arrasàmma ‘i vràsci ‘ntro vrascèri “ – abbiamo isolato

la brace nel braciere, perchè la salsiccia non bruciasse dentro la carta, ma per rimanere sotto la cenere; abbiamo diviso il fuoco con la zappe .

Arrasàra : Passare rasente, allontanare, scansare, evitare un pericolo. Arrasàsti : Hai appartato, ti sei appartato, hai allontanto l’amico. Arrasàu : Ha appartato, allontanato l’amico. Arrebbèdha : Allarma gridando . Arrebbedhàra : Gridare allarmando la gente, allarmare un rione, un paese. Arrevòla : Vento infuriato che tutto solleva: capelli, tegole,vestiti. Arrevolàra : Vedi la voce precedente; il sollevare del vento furioso. Arrevolàta : Sollevata dal vento forte. Arricchja : Ascolta, mette l’orecchio per poi riferire. Arricchjàra : Ascoltare la lezione, ubbidire, udire, spiare . Arricchjàra ammucciùni: Ascoltare di nascosto, spiare . Arricchjatùra : Nel giuoco infantile (‘a vitriàta ) ,persona che sta accanto di

chi gestisce il giuoco da cui conosce i luoghi > “ mastru e arricchjatùra “ < quando il partecipante indovina il luogo > ‘u ‘rricchjatùra < conferma .

Arricchjàu : Ha ascoltato, a teso l’orecchio. Àridu : Arido, àlido, secco:

“Il legno per tutte le fibre àlide” ( D’Annunzio ) Arrìffa : Riffa, lotteria privata simile al Lotto; colui che arrìffa,

che rischia giocando. Arrimìniti : Dàtti da fare . Arringàra : Mirare e lanciare un oggetto contro cosa o persona. Arripàra : Riparare dal traffico, dalla pioggia ecc. Arrìppa : Che aggrinza la pelle, la stoffa, il vestito. Arrippàra : Fare grinze nel cucire qualcosa; l’aggrinzare della pelle. Arrippàta : Aggrinzata. Arripàtavi : Riparatavi dalla pioggia, allontanatavi, scostarsi. Arrippàti : Aggrinzati. Arrippàtu : Aggrinzato. Arrivàra : Arrivare, giungere la riva, approdare e toccare la riva. Arrivàru : Sono giunti con la barca, con la nave, hanno toccato la

riva.

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Arrivàstavu : Siate giunti, avete toccato la riva. Arrivàrunu : Sono giunti, sono approdati con la barca . Arrìzica : Che rischia. Arrizìcàra : Rischiare. Arrizicàstavu : Avete rischiato. Arrizicàu : Ha rischiato . Arrobbàra : Rubare . Arrobbàru : Hanno rubato. Arrocciulàra : Arrotolare come si fa con la cartina e il tabacco per la

sigaretta, avvolgere. Arrocculàra : Rotolare per terra. Arrotàra : Molare forbici, coltelli, rasoi. Arrotàra : Circondare, mettersi attorno con altri . Arroti : Che operi nel molare un coltello; ti circondi insieme ad

altri; t’arròti . Arrotulàra : Avvolgere nella carte qualcosa rotolando il contenuto. Arrùggia : Arrugginire, da ruggine , che forma idrossido di ferro, di

colore rosso bruno. Arrùgna : Si accosta senza essere invitato. S’ arrùngna ! Arrugnàra : Accostare, avvicinare; “arrugnàrsi” accostarsi. Arrugnàu : S’ arrugnàu, si è accostato, si è avvicinato al altri. Arrumbulàra : Aggomitolare, raggomitolare ; imbrogliare un lavoro, fare

presto e non buono un lavoro . S’ arrumbulàu : Nello scappare imbrogliarsi con i piedi e cadere; mettersi in

guai , confondersi , andare in tilt . Arrùnchja : Che lavora alla carlona abbreviando il da fare; fa alla

meglio. Arrunchjàra : Rammendare male una stoffa lasciando grinze. Arrùnchju : Che faccio un lavoro mal fatto, senza competenza. Arrunzàra : Fare un lavoro alla carlona, alla meglio senza avere

competenza artigianale. Arrussicàra : Diventare rosso in volto per vergogna o per ira e odio. Arrustìra : Arrostire . Arrustùta : Arrostita. Arttètica : Movimento giocoso incessante che fa un bambino, come da

giostra, come d’altalena “ ‘nDòzzica “ ,tutto che tocca e tutto che muova.

Arttìculu : Articolo grammaticale: femminile o maschile, plurale o singolare; determinativo o indeterminativo.

Arttiggiànu : Artigiano, chi esercita un mestiere. Arttìgliu : Dita delle mani per atti violenti, mezzi degli strozzini, Arttìsta : Artista, chi professa un’arte liberale e specialmente le

arti figurative (pittura e scultura)

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Arva Alba, aurora, mattino. Arvvùra : Albore, aurora, mattino. Àrvuru : Albero. Arzziòla : Uccelletto che nidifica nelle siepi. Ballerina, Arsiola. Arzzìra Ieri sera . La pronuncia di: ieri sera è > arzzìra, in

dialetto, non arzira . La nostra pronuncia è forte e dura, si pronuncia forte con due zeta.

Ascùtu : Obbedisco, ubbidisco. Àsma : Asma. Assàggiu : Assaggio, mostra, prova. Assai : Assai. Tanti e tanti Dottori, dottoroni,alla televisione

dicono: assai poco; molto poco; assai troppo, molto assai , pochino pochino ecc.

Questi Soloni sapienti, educatori dei nostri figli, ignobili Dottori, ignobili Insegnanti , non hanno vergogna di

incassare lo stipendio, soldi del popolo, che li mantiene a vita agiata a spese di chi ha imparato che 2 X 2 = 4 . La ipocrisia del dopo Seconda Guerra Mondiale contro i superlativi grammaticali della lingua italiana, diretta da “ maestri d’orchestra “ , mestieranti dell’antifascismo anche nella lingua e grammatica italiana , ha forgiato odio verso l’ “Uomo della Provvidènza “ e benedetto dalla Santa Sede (1929) dopo i Patti Lateranensi . Oggi siamo schiavi della grammatica inglese: “ perché non siam popolo / perché siam divisi. “

Assai antìcu : Epoca lontana di secoli, antecedentemente. Assammaràra : Portare i panni al fiume per essere lavati poi pel bucato. Assapìra : A sapere, fare a sapere la notizia . Assapùra : Assaporare , trattenere a lungo un cibo in bocca. Assapuràra : Assaporare, insaporire, dare sapore, condire; assaggiare con

attenzione, per lo più con gusto. A ssèmprasòna : A casaccio, ad orecchio, opera fatta senza misure e

competenza, > a sans facon (sanfasòn) , senza cerimonie. Asscjùca : Asciuga, carta per asciugare l’inchiostro; asciugamano . Assciucàra : Asciugare. Assciumàra : Vedi la voce seguente . Asscjumicàra : Indica asciugare, togliere umidità, come le castagne nella

stuoia per asciugarsi per poi metterli al forno; incensare con molto fumo una bara col morto dentro, assolvere, asciugare i peccati , “ ‘ngenzàra “ incensare.

Asscjù : Saluto locale in Gasperina d’un tempo, non conosciamo se per la partenza o per l’arrivo: asciò, ascì, asciò ? >

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comunque era un saluto per chi raggiungeva il luogo o il luogo lasciava.

Assettàmuni : Mettiamo a sedere : sedìmuni sùpa ‘a sèggia. Assettàta : Seduta . Assettàtà: Colpo, manrovescio, mazzata, data con durezza. Assettàtavi : Sedete, accomodatevi ; sedìtivi . Assettàti : Seduti Assèttati : Sièditi . Assimigghjàra : Assomigliàre, avere alcuna qualità o apparenza di un’altra

cosa o persona, rassomiglianza ; paragonare . Assimìgghju : Assomiglio . Aspètta : Aspetta, non andar via . Aspettàra : Aspettare.

“ E’ brùttu l’aspettàra e no’ mbenìra, stàra a ttàvula e nno’ mmangiàra, stàra a llèttu e nno’ ndormmìra ! “

Aspèttu : Aspetto, aspettare, attendere. Aspèttu : Aspetto, sembianza del volto umano. “ Io mi volsi ver lui e guarda il viso: biondo era e bello e di gentile aspetto, ma l’un de’ cigli un colpo avea diviso .”

(Dante. 2: III – 106-107-108 ) Assètta : Mette a sedere; innesta a coda di rondine due legni e trovano

sede perfetta; opera perfetta ; dare con durezza uno schiaffo. Assimigghjàra: Assomigliare; paragonare . Assimìgghju : Somigliare ad altra persona, sòsia . Assistìra : Assistere un ammalata, aiutare . Assolettàra : Solettare la scarpa, mettere la suola alle scarpe, dare con precisione un ceffone, uno schiaffo . Assuggettàra : Sottomettere . Assuggettàrsi : Sottomettersi . Assulicchjalòru : Luogo dove il sole è sempre presente dall’alba sino alle

ore 19; altezza sul mare di metri 504,10 ; estrema periferia della Via Garibaldi in Gasperina; un tempo solo ortali, un sentiero scorciatoia pubblica portava alla confinante Montauro sino al vicolo Chiasso -Cona. Dirupo questo luogo “Protetto” da un muro di sostegno largo 20 centimentri … OPERA PUBBLICA di Gasperina degli anni 1950. Qui uomini e donne anziani trovavano posto per godere il sole e raccontare segmenti del percorso della loro vita. Oggi si nota il cemento armato con case a destra e a sinistra .

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Assu : Asso, carta da giuoco munita di un solo seme: bastoni, danari,coppe, spade; carte napoletane. Cuori, fiori, quadri, picche: carte lombarde. Nelle competizioni, eccellente, campione.

Astutàra : Spegnere:candela,focolare,tizzone;ammazzare una vita umana .

Astutàtu : Spento. Astùtu : Spengo . Astùto : Astuto, furbo . Atarìnu : Altarino, piccolo altare costruito al momento. Atàru : Altare . Àtra : Altra . (vedi le voci successive con suono dentale ) Àtri : Altri . Àtru : Altro . à > tru < : ha suono dentale –palatale (vedi la voce

> te –à-tru > teàtro) Attàcca : Da attaccare, che incolla, che fa presa, che dà inizio

all’azione in una contesa con le parole, con vie di fatto: schiaffi, con arma bianca o con arma da fuoco.

Attaccàra : Attaccare / Vedi la voce precedente Attaccàra / Attaccàru : Attaccarono, hanno attaccato; hanno affisso il manifesto; hanno iniziato con le armi le ostilità in guerra; hanno

attaccato i bottoni ; hanno dato inizio alla discussione. Attaccàsti : Da attaccare, hai attaccato, hai affisso, hai incollato; hai

iniziato in orario il lavoro; hai iniziato a suonare il pezzo musicale al segno in battere o in levare dato dal maestro.

Attaccàu : Da attaccare, ha affisso, incollato ; ha iniziato il lavoro. Attacchi : Plurale di attacco, assalti militari; incolli con la colla ; dai

inizio al tuo lavoro; attacchi l’avversario con parole. ‘nTagnàra : Calafatàre. Vedi la voce sottostante. Attàgna : Medicazione con sego e stoppa alle doghe che perdono liquido, calafatare le doghe della botte. Si chiude, si salda. Attàgna : Si coagula, ferita medicata si chiude e garisce subito. A ttìa ! : Dico a te, a te chiamo ! Voce per chiamare altra persona. “ Tòcca a ttìa mu jòchi ! –Tòcca a ttìa mu pàrri ! nTìcasi : Antìcresi, uso in cambio. Convenzione giuridica per cui il

creditore acquista il diritto di far suoi i frutti dell’immobile del suo debitore a sconto degli interessi , e poi anche del capitale del suo credito.

Attillàtu : Attillato . nTìsa : Udito, ha sentito, che ha un buon udito. Attisàra : Stendere una corda ; stendere le gambe, il corpo, morire.

(vedi la voce > Spiràra ) Attizza : Che attizza il fuoco, mette legna ; incita in una contesa.

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Attizzàra : Attizzare, mettere legna al fuoco. Attizzàra : Aizzare in una discussione; mettere legna sul fuoco. Attorcigghjàra : Torcere a spira , torcere i pagni bagnati , torcere due fili per

farne uno spago. nTràgna : Matassa di lino greggio, lino grossolano. nTrasàtta : Improvvisamente > a’ ntrasàtta < all’improvviso. Attrassàra : Tirarsi indietro, fare passi indietro, indietreggiare . Contraio:

avanzare. ( ritarddara /ritardare/ fare tardi, in Gasperina si dice e si scrive in dialetto : ADDEMURARA , addemurài, addemuràsti, addemuràmma, addemuràstavu, addemuràru, addemuràu . Mi TARTTENIRU = tarttènìru , mi hanno trattenuto)

----------------------------------------------------------------- Gori Celìa “gasperinese” ha scritto stampato e venduto:

“Attrassara: ritardare,fare tardi/trattenersi in un posto “ ---------------------------------------------------------------- Nel dialetto di Gasperina si dice: mi tarttenìu, si tarttenìu; mi tarttègnu, restai tarttenùtu .

Attrìppa : Che si trastulla saltellando scotendo la trippa, il ventre, l’ epa .

Attùppa : Tappare, chiudere . Attrippàra : Il movimento che fa un bambino saltellando, vocabolo

derivato da > trìppa < pancia, ventre in movimento. Attùppa : Che tàppa, che chiude, sigilla, che non lascia passare liquidi

o solidi. Attuppàu : Si è turato, l’acqua non scende; si è tappato. Attùra : Che tappa un buco; che tappa la bottiglia; turare . Attùralu : Tàppalo . “ Chjùdalu c’ ‘u mbudhàgghju ! “ Atturàra : Saldare, chiudere, tappare. Attuvàtru ! A te altro, a te parlo, parlo con te , a te dico ! Aùffu : A ùfo (A.U.F) A Uso Fabbrica . A sbafo, mangiare a

scrocco, senza far niente. Nei navigli milanesi, sui barconi venivano trasportati i marmi e altri materiali per il Duomo, senza far pagare nulla a nessuno, ma per la fabbrica del Duomo (A.U.F.) : Devoto-Oli –vol. I pagina 239 – terza colonna ,voce 23- a. ufo - . ( Chìssu mangia a ùffu , a ggràtissi / gràtis latino gratis / mangia aùffu )

A ùmma a ùmma : In silenzio, nessuno deve sapere, di nascosto,a bocca chiusa. hÀva ‘a pìsma : Bambino che frigna per sonno mancato o che vuole dormire;

hàva = ha . Avantànnu : Due anni fa . Avantèri : Avanti ieri, due giorni fa . Avanza : Che vanta credito, che deve avere .

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Avanzàmu : Vantiamo credito in restituzione . Avanzàra : Avanzare, avere in accredito, vantare un credito;

vanzàra. Avanzàra : Avanzare, andare avanti. Avanzàra : Crescere, portare avanti la famiglia, i figli allo studio. Avanzàu : Avanzo per abbondanza di cibo o di altra cosa,

rimanenza. Avanzi : Tu devi avere, vanti qualcosa ; avànti. avanzi, innanzi. Avànzu : Io devo avere la differenza in soldi o in natura; ciò che resta

di qualcosa, rimanenza. Avìanu : Avevano . Avìmu : Abbiamo . Avarìamu : Avessimo, avremmo. Avarìanu : Avrèbbero, dovrèbbero. Avarìssavu : Avreste , dovreste . Avìmu : Abbiamo. Avìra : Avere . Avìssamu : Avremmo , dovremmo . Avìstavu : Avete avuto. Avìti : Avete. ‘A vòstra : La vostra: la vostra casa, la vostra bottega, la vostra

famiglia. Àza : Alza tu, solleva tu; alzare e tagliare le carte al gioco. Azàmma : Abbiamo sollevato, abbiamo alzato, abbiamo superato il

grado. Azàra : Alzare, sollevare . Azzarijàra : Rendere il ferro forgiato acciaio, immergendolo nella

colza. Azzarijàtu : Ferro rosso della forgia, viene immerso nell’olio di colza per la tempra,tempera, renderlo forte, acciaioso. Azìja : Bambino che si diverte, che salta, che giuoca, che strilla. Azijàra : Bambino che si diverte, saltellare, giocare. Azzìcca : Conficca, conficcare, piantare, trapiantare; che suda sui libri

perché atto ad apprendere ; che apprende un mestiere con passione.

Azziccàra : Piantare un chiodo, un palo accanto alla vite, conficcare. Azzumbulàra : Capitombolare, rotolare in giù . Azzumbulàu: E’ rotolato, ha rotolato, facendo un capitòmbolo. Azzùmbulu : Agisco creando capitombolo contro cosa o persona. Azzuzzàra : Cozzare. Azzuzzàta : Che ha cozzato . Azzuzzàta : Cozzata col la fronte Azzùzzu : Cozzo, che cozzo, che urto.

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Azzàru : Acciaio. Àzzu ! : Esclamazione negativa o positiva: àzzu, è bella assai ! Àzzu, chi fforttùna ! Azàru : Hanno rialzato il tetto della casa; hanno sollevato i

tacchi scappando. Azàta : Che è fuori dal letto ; sollevata, rialzata . Azàtu : Alzato, non più nel letto, non più seduto; sollevato . Azàti : Rialzati, sollevati ; Azàtu : Sollevato ; alzato , fuori letto. Ah zzìa : Voce dello starnuto. Ah zzì ! Suono dello starnuto. Azìja : Bambino che saltella per gioco e si diverte in movimento. Azìjanu : Che scappano, saltellano, si divertano, si trastullano . Azijàra : Divertirsi giocando saltellado qua e là . Àzi : Rialzi rigidi di cuoio che il calzolaio fissa sul collo delle

forme di legno per raggiungere la misura del collo del piede. Àzu : Alzo, sollevo . Rialzo di cuoio smezzato che il calzolaio fissa sul collo della forma per la giusta misura del piede. (“ ‘Nu pasànu ‘e Gasperina, dòppu ottu jòrni chi jìu a

MMilanu, trasìu ‘ntro bàrra d’Alfrèdu cu’ ‘u hfìgg hju: ‘U cciòmu jocàva cu’ ‘a pallicèdha chi ssatàva sula: ‘A pallicèdha satàu anàru sùpa ‘u bancu. ‘U pàtra ‘i dìssa ‘o hfìgghju :

“ Aspètta, cha t’ ìzu, vidiàmu si la chjìchi ! “ ) Azùrru : Azzurro: colore più pieno del celeste, e più chiaro del

turchino.

B

Babbàzzu : Babbàno / babulus / che ha le gote grasse e grosse; babbèo ,

sciocco . Babbèu : Babèo, sciocco. Babbijàra : Comportarsi da babeo. Babbuìnu : Babbuìno, la più numerosa popolazione del mondo di

questo animale si trova in Etiopia. Bàbbu ‘e porttùna: Scemo, stupido, ignorantone; volto, faccia a rilievo di ferro

che si fissano a porte e portoni con battente mobile per bussare .

Babbèla : Babele, dal nome della città di Babele, secondo la narrazione della Bibbia, gli uomini tentarono di costruire una torre alta fino al cielo e per tale presunzione furono puniti da Dio che confuse i loro linguaggi, il termine si usa

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ancora oggi anche in dialetto per indicare confusione. Baccallà : Baccalà , merluzzo seccato. Bacùccu : Bacucco, copertura del capo tipo cappuccio; scemo, stupido. Bàculu : Bàcolo : asta su cui si porta la croce nelle processioni . Bada : Bada, da badare . Badàra : Badare . Badhatùra : “ ‘mbadhatùra “ : Imballatrice, fune lunga fissata al basto

per legare fasci di rami e legna secca. Badhòttula : Donnola. Badogliàra : Badogliare, tradire . (Un Pietro negò 3 volte Gesù

suo Maestro; altro Pietro B. ( 1871+1956), tradì il suo Capo dopo averlo fatto Maresciallo d’Italia e Vice Re d’Etiopia .

Bàffi : Baffi , mustacchi . Bàffu : Baffo , mustacchio . Bagnacàdda : Bagna càuda o bagnacàuda , salsa piccante (olio,aglio,alici:

salsa servita bollente da usarsi come intingolo. Bajòrda : Donna di poco senno che ama a divertirsi, balorda. Balaùstra : Balaùstro, colonnino, colonnine in serie modellate e

bombate al centro,edificati sul fondo uno accostato all’altro con cimosa .

Balìcia : Valìgia Ballàra : Ballare a tempo musicale ; ballàra, saltare : “ Quando ‘a gàtta no’ nc’è, ‘u sùracia balla ! “ Ballatùra : Ballatoio esterno in testa alla scala dormiente nella

strada, il piano alto e largo . Ballista : Smargiasso, persona che raccolta fesserie. Banchètta : Che sta a pranzare nel banchetto degli sposi, mangia. Banchettàra : Stare in compagnia in un banchetto di festa. Banchèttu : Banchètto, piccolo banco di lavoro di forma quadrangolare

del calzolaio su cui tiene tutti gli attrezzi e il chiodame, bullette di tante altezze, e “ ‘i > “ zzìppi “ /zeppe/ di ferro dolce. Banchètto - deschètto.

Banchèttu : Banchètto nuziale per gli invitati al matrimonio. Banchèttu : Banchètto, àgape , il pasto in comune dei primi cristiani

con la consacrazione del pane e del vino . Convito di Betania : Vangelo di Matteo > Capitolo 26 . Bàncu : Banco della scuola; del Lotto ; Banco di Credito . Bancùna : Bancone del bottegaio . Bànda : Banda musicale. Bànda musicàle : Le Bande musicali storiche di Gasperina :

1800 – anni 1870 Maestro Orazio Samà . 1920 Maestro Orazio Samà.

1933 Maestro Venturino Juzzolini . 1946 Maestro Nicola Celìa.

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1946 Maestro Vittorio Ursini . 1950 Maestro Prof. Giuseppe Castanò.

1951 Maestro Prof. Giuseppe Castano. 1985 Maestro Gregorio Carelli 2000 Maestro Antonio Gallello .

Banda : Banda, lato destro o sinistro; banda “ , lato . “ Tènami ‘a banda ! “ , scaricando la soma legata al basto dell’asino, si chiamava qualcuno a sostenere il lato ancora non scaricato per far sì che il peso non facesse muovere il basto insieme all’asino per non farlo cadere.

Bandèra : Bandiera . Bandèri : Banditore, messaggero che annunciava per le strade del paese la vendita presso la Piazza, descrivendo con voce

alta, il tipo di pesce e il prezzo al chilogrammo; araldo . Bandìja : Barcolla . Bàndu : Bàndo, avviso scritto o gridato a voce alta lungo le vie del

paese. mBàndu : Affare, contratto lasciato in sospeso da definire, irrisolto

lasciato nell’aria, per il Sì o per il No . Bandijàra : Barcollare, camminare poggiando con lentezza una gamba

per volta, Bandulèra : Bandoliera bianca di cuoio dei carabinieri e dei

moschettieri Barbbìdhi : Barbiglio, barbigli , ciò che alcuni pesci, anche gli azzuzzi,

recano sotto e ai lati della bocca per fermare la preda, si allarga e si chiude, ha colore biancastro.

Bàrcca : Barca. ‘mBàrcca : Imbarca, imbarcare . Barccùna : Balcone . mBarddàra : Bardare l’asino,cavallo, mulo . Barùna : Barone . Bàscu : Basco, berretto di panno blu scuro, tondo e sensa falde. Basètta : Basetta, striscia di capelli che si congiunge con la barba

davanti alle orecchie sopra le guance . Bàssu : Basso, bassotuba, strumento musicale di ottone. Bàssu : Locale terranneo o sotterraneo . Bastàu : E’ stato sufficiente. Basulàta : Bàsola , lastra di pietra lavorata squadrata o rettangolare per

strade e piazze. Bàsta : Basta, invocare la cessazione di un fastidio. Bastàra : Bastare, essere sufficiente, a bastanza. Bastàrddu : Bastardo . mBàstu : Basto dell’asino.

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Bastimèntu : Bastimènto, nome generico di tutte le navi di notevoli dimensioni , e specialmente di quelle da carico.

Basulàtu : Basola, lastrone spesso di pietra per la sede stradale. Batòsta : Batòsta, percossa. Battàgghju : Battaglio, pendolo di ferro interno della campana penzoloni,

che batte sul bronzo per la chiamata dei consiglieri o dei fedeli.

Battaglia : Battaglia, combattimento. Battagliàra : Battagliare, combattere. Battènta : Battente, parte delle imposte / di uscio o di finestre/ che

batte nello stipite . Batterìa : Batterìa, /voce nuova non dialettale/ insieme di strumenti a

percussione musicali : grancassa, tamburo, piatti, timpani. Battipànni : Battipanni, oggetto di vimini intrecciati con forma simile

alla racchetta del giuoco del tennis , usato per battere coperte, vestiti ecc. per levare la polvere.

Battisòla : Batti suola doppio di ferro, si mette sulle ginocchia; pietra, sasso, su cui il calzolaio pesta col martello il cuoio dopo essere stato a mollo e poi asciutto.

Battaràru : Persona che esagera senza possedere nulla; che allarma altri; strofinando leggermente la capocchia rossa del fiammifero

scintilla, si incendia; così si comporta “ ‘u battaràru “ da esageratore.

Bàttaru : Fiammifero di legno, zolfanello; abbàttaru. Bavalòru : Bavaglino / piccola bavaglio // tovagliolino corto e tagliato

in tondo che si lega al collo dei bambini perché non si insudicino di bava il vestito. //piccolo tovagliolo che si lega al collo dei bambini durante i pasti . “Bavalòru” /da bava/ .

Bàvaru : Bavero, parte del vestito intorno al collo, più propriamente è la parte della giacca da uomo dove i sarti da un lato fanno l’àsola per il distintivo e qui si attacca il collo. Bavero, da bava.

Beàta : Beàta : Maria Immacolata e madre di Gesù . Beàtu : Beato : Il sermone sul monte , Le beatitudini di Gesù : Matteo, capitolo 5 ; Luca capitolo 6, 20 . Beccamòrttu : Bergamotto, frutto simile a una piccola arancia con fiori

molto odorosi . Pianta che si trova in rare zone di Calabria, dai fiori si estrae il profumo.

Beccamòrttu : Scemo, stupido, ingenuo che si fa imbgliare . mBeccedàriu : Abbecedario / da a.b.c.d. / abbicci, principi della lettura. Bèccu : Becco , il maschio della capra; essere becco e bastonato : Sùpa còrna guastunàti; capro, caprone, cornuto. mBè : Bi – B- b - , seconda lettera dell’alfabeto

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Bèdha : Bella : bè-dha – dhà, suono dentale, aspro, ronzante. Behfàna : Befana / da epifania / vecchia fantastica la quale si fa

credere ai bambini che scende dal camino a portare loro regali // strenna // “ strìna “ // donna brutta con nasone e una scopa. Festa del 6 gennaio. Festa dei bambini.

Bèlla : Bèdha,onesta, cara, accussì para. Bellezza ideale “ Beatrice “ : “ Tanto gentile e tanto onesta pare

La donna mia, quand’ella altrui saluta, Ch’ogni lingua divien tremando muta, E gli occhi non ardiscon di guardare. Ella sen va, sentendosi laudare, Benignamente d’umiltà vestuta E par che sia una cosa venuta Di cielo in terra a miracol mostrare. Mostrasi sì piacente a chi la mira, Che dà per gli occhi una dolcezza al core, Che intender non può chi non la prova.

E par che della sua labbia si muova Uno spirto soave e pien d’amore,

che va dicendo all’anima: sospira ! “ (Dante- La Vita Nuova – sonetto XXVI )

Bedhìccchja : Che è bella, carina . Bedhìssima : Non molto, ma abbastanza, discretamente, così così . Bèdhu : Bello . Bedhùsu : Biffa appesa in cima a delle cannette per allineare piantagioni . mBelàtu : Uomo irato, con gli occhi velati, sguardo da pecora . Bellèzza: Bellèzza, qualità di essere bello, uomo,donna o cosa bella;

dignità morale e spirituale di essere se stessi; la bellezza non è la cipria, il cerone, il rimmel , la depilazione, il rossetto, ecc. ; la bellezza è costume di vita, stile ; è la fede che propone e che non dispone per gli altri.

Bemòlla : Bemolle, accidente musicale indicante che la nota a cui si riferisce è abbassata di un semitono ; esso viene annullato dal bequadro.

Bèna : Bène, fare del bene; parlare bene; scrivere bene. Benadìca : Bene dico.Complimento e soddisfazione per aver notato

che la poca semina ha dato abbondante frutto, che il malocchio, influso malefico non venga contro; Benadìca quàntu crisscìsti ! ti sei fatto un bel ragazzo.Benadìca quàntu nda hfacìsti ! Benadìca, stai bonu ‘e saluta ! Che

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tutto rimane così, anzi che vada avanti, che il mio dire non ti faccia mancare nulla.

Benadìtta : Benedetta . Benadìttu : Benedetto . Benedetto XVI , papa, Vescovo di Roma. Benedizziona : Benedizione; l’atto e l’effetto del benedire; grazia, fortuna.

Ricordiamo ai gasperinesi, che negli anni 1950, Salvatore Lamonica, fece benedire il suo grande mezzo meccanico agricolo gommato, posteggiato sulla destra del portale della Chiesa, Piazza gremita di popolo, bandiera tricolore del Comune di Gasperina, il battezzante : il cognato, don Vincenzo Maria Raspa, poi diventato Cancelliere della Curia di Squillace e Monsignore. Manifestazioni queste che in Gasperina mai più si possono ripetere . STORIA DI GASPERINA . La Storia locale si racconta e scrive con fatti veri .

Bèngiu : Banjo , strumento musicale a pizzico o col plettro,con con bacino semisferico con pergamena, tastiera e corde.

‘mBentàru : Hanno inventato. ‘mBentàtu : Inventato. ‘mBentàu : Ha inventato. mBèntu : Cosa fatta con leggerezza, ha messo poca colla e non ha

fatto presa; ha fatto aria, gas , in modo silenzioso; pèto = > pìritu ‘mbèntu < solo aria senza rumore.

Bequàtru : Bequadro, accidente musicale indicante che una nota, precedentemente alterata da un bemolle o da un diesis, va eseguita alla sua altezza naturale; in pratica, esso annulla l’effetto di un precedente bemolle o diesis .

Bernnòcculu : Bernoccolo ( vedi la voce zzòmbu ) Berrètta : Berretta, copertura del capo “ còppula “ . Berrètta : Berrètta del prete a tre spicchi “ a tre mìcci “ . mBèrzza : Verso giusto della stoffa, della carta moneta, del

lenzuolo sul letto : sbèrzza. mBèrzzu : Verso mezzogiorno circa, verso le dieci . Bètta : Accorciativo di Elisabetta . Biacca : Biacca, carbonato di piombo o di zinco, di colore bianco, usato dai pittori come tinta . mBiàcu : Ubriaco di vino o di altro come di: sapere, super saputo. Biancumangiàra : Latterino , i piccoli neonati delle alìci; bisogna lavarlo tante

volte per eliminare rimasuglie si rena, poi cucinarlo con fuoco sotto e fuoco di sopra per una perfetta e saporita cottura. Neonati di colore bianco; pesce azzurro. LATTERINO.Per la cottura “ do’ biancumangiàra”, era maestro :“Saverùzzu do’ Custòdiu > Saverùzzu Raspa “

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> Saverio Raspa, genero di Michele Viola. Padre di : Monsignore don Vincenzo Maria; di Marianna; di Michelino; di Rosina; di Antonio; di Maria; di Dant e. Diceva che : “ ‘u biancumangiàra “ hàva bisògnu hfòcu ‘e sùtta e ffòcu ‘e supa “ . Personaggio. Esempio di onestà, di umiltà, di carità cristiana. La sera intorno al braciere, recitava il Santo rosario, amava silenzio e le risposte . Terminato il rosario, e parlando di altro, diceva : “ Chu hàva, e nno’ ssàpa u cucina, no’ ssàpa u càmpa ! “ . Saverùzzu Raspa, era stato ottimo musicante col Maestro Orazio Samà .

Biàva : Cibo per gli animali da soma: granaglie e cereali in genere. Bibbia : Bìbbia : Sacra scrittura; Antico Testamento,composto

di 46 libri; di 27 libri il Nuovo Testamento (73 libri ) La Sacra Bibbia in totale contiene 73 libri.

Bicchèri : Bicchiere ,bicchièri: > anche al singolare > bicchèri. Biccherìja : Che beve molti bicchieri di vivno. Biccherìnu : Bicchierino per rosolio, cognac, ecc. ‘mBicìna : Avvicina, si avvicina, avvicina un oggetto all’altro . ‘mBicinàra : Avvicinare, farsi vicino . ‘mBìdia : Invidia . Bidòna : Bidòne, tanica per liquidi . Bìffa : La cima ed estrema della fascetta di pelle che unisce i due quartieri della tomaia dietro il calcagno, lembo di

pelle doppio o semplice, in aiuto per calzare la scarpa. Lembi di stoffa che usano i geometri per allineare con paletti terre rustiche .

Bìhfaru : Ovino ancora lattante (?) Bihfòrccu : Bifolco, cafone; chi ara e lavora la terra coi buoi e ha cura

del bestiame; contadino, campagnolo, villano. mBìgghju : Sonno,quasi sveglio . Bigliàrddu : Biliardo,bigliardo : gioco con le bilie –buche laterali - fatte

sulle 4 sponde e sul piino con panno verde ( tavoliere), si giuoca con le lunghe stecche di legno, la buca = bilia , ove viene spinta dentro la palla dell’avversario.

Bìlicu : BASCULLA. Bilancia a ponte per grandi pesi. Bilancia a più leve articolate per equilibrare, con piccoli

pesi , carichi a decine o centinaia di volte maggiori . I piccoli pesi vengono posati all’estrema sinistra fuori stilo taccato in cui scorre il peso romano mobile.

Il vostro DOTTORE G. Celìa, dice di essere di Gasperina, ha scritto, stampato e venduto :

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( “ bilicu : bilico/posizione istabile di un corpo/ particolare tipo di bilancia per grossi pesi / “ )

‘mBìlicu : Bìlico, in bìlico : positura d’un corpo sopra un altro in

modo che lo tocchi in un solo punto restando in equilibro: mettere, restare in bilico, stare, tenere. Bìlico della bilancia, il punto intorno al quale essa oscilla. Figura di incertezza, dubbio, rischio . “ Mi tìnna ‘mbìlicu ‘nu misa ! “

Binòculu : Binòccolo o binòcolo; doppio cannocchiale, fatto in modo da guardare con tutt’e due gli occhi a un tempo. “A ffìgghjamma, ai ma guàrddi cu’ cannocchiàla ‘e luntànu, capisscìsti !! “

Birbànta : Birbante, uomo di poca onestà. Biròdhu : Biroldo, sanguinaccio . Vedi la voce “ sangunàzzu “ . Bìrra : Birra . mBiscàra : Mescolare, miscelare . mBihschjàtu : Mescolato, mischiato. Il suono dialettale di > “ ihschjà”

è gutturale con aria sforzata cadente sula > à < accentata. Bisògna : Bisogna per necessità . Bisognùsu : Bisognoso . Bisògnu : Bisogno, necessità .. Bìssi : Bis , acclamazione per ripetizione del brano musicale. mBitàra : Invitare a cena, al matrimonio ; avvitare un bullone . ‘mBitràtu : Vitreo, sguardo come gli occhi del morto, smorto e fermo. ‘mBìtu : Invito alla manifestazione ; avvito la vite . Bivèri : Abbeveratoio di forma rettangolare per far bere gli animali. ‘mBizzàra : Ammaestrare, educare, insegnare; apprendere, insegnare. ‘mBizzàtu : Ammaestrato, che ha appreso un mestiere, insegnato da altri Blànda,blànda : Blànda, lenta con lentezza, che è lenta . Bobina : Bobina . Boccàcciu : Vasetto di vetro con coperchio avvitabile. Bocàla : Boccale , da bocca; vaso di terracotta, con larga pancia,

con ansa da poterlo prendere, per l’acqua o per il vino. Bòccia : Boccia. Vaso per lo più di vetro,con la pancia grossa, con collo lungo e stretto, bottiglia, per l’acqua o vino. Bòccia : Boccia: bottiglia, contenitore di vetro; ampolla,boccale,

bombola,boccale,boccione, bottiglione, caraffa, fiale, fiasco. Bòja : Boia, voce latina, corda di pelle per legare il collo agli

schiavi o per strozzarli, giustiziere, carnefice. Bojàta : Boiata, azione da boia, opera malfatta . Bològna : Bologna, città, capitale dell’Emilia. Bòlu : Bolo, boccone masticato che s’inghiotte. “masticùna “ . mBoìna : Confusione, folla, ressa, baldoria, cancan .

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Bombarddàra : Bombardare con gli aerei lanciando bombe. Bombarddìnu : Bombardino, strumento musicale dei flicorni, baritono. Bonàca : Tasca continua e comunicante da destra a sinistra nel

lembo della giacca, bùggia . Bonànama : Buona anima , parola che sottintende un defunto. Bonànnu : Augurio che si fa il primo giorno dell’Anno. Buon Anno. Bonanno Pisano, scultore del 1100 d.C. Bòni e mmàli : Buoni e cattivi : Manète , eresiarca (secolo III d.C.) fondò

una sua dottrina secondo cui ammetteva 2 principi creatori o formatori del mondo, l’uno buono, l’altro cattivo, lotta tra loro . Manichèo, manicheismo . Questa dottrina settaria,in politica, l’ha sempre messa in pratica il socialcomunismo

in Russia, in Europa, in Italia specialmente dai comunisti.

‘mBorddacàra : “ ‘mborddacàra “ , mangiare oltre misura, alimenti con olio abbondante. “ Si ‘mbordacàu, tanto da rimettere .

Borddellàru : Uomo chiassoso che crea liti . Borddèllu : Casa detta chiusa con le meretrici, puttane, bordello. “ Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiero in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello ! “ ( Dante . 2; 6 – 76,77,78 ) Dante Alighieri nato a Firenze 1265 +Ravenna 1321. Borddèllu : Bordello, baldoria, cancan, chiasso, confusione; casa chiusa

per meretrici. Bòrza : Borsa , cartella scolastica; borsa della spesa ; degli occhi. ‘mBoscàtu : Imboscato, terreno impiantato a bosco; persona , chi elude la

legge per gli obblighi militare in tempo di guerra. Bòtta : Botta, colpo dato col bastone o altro ; colpo d’àrma da

fuoco. Bottìgghja : Bottiglia /dallo spagnolo botella / bòccia (vedi la voce

bòccia) ; bottiglia dal collo lungo con corona di vetro / cèrcine /e con tappo di sughero)

Bottigghjùna : Bottiglia che contiene 2 litri di liquido . Bottìja : Che bussa alla porta. Bottijàra : Bussare alla porta. Brachètta : Lo sparato dei calzoncini dei bambini, apertura sul davanti. mBràdi : Località rurale in agro di Gasperina . mBrahfàra : Perdere la voce, diventare rauco . Brànda : Branda, lettuccio di tela o di rete metallica attaccata ad

un telaio di legno o di ferro . Brànda è voce tedesca . La branda può essere pieghevole come quella militare

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per essere portata a spalla. (un esemplare originale con tubi di ferro, branda militare del soldati della prima guerra mondiale, la detiere in Gasperina Antonio Pisano )

Bràtta : Blatta, , scarafaggio. ‘mBràtta : Imbrattamento, lordare , che sporca. mBràtta : Accusa altra persona innocente mBrattàra : Inbrattamento, insudiciare ; accusare altra persona. mBrattàru : Hanno imbrattato, hanno sporcato. mBrattàsti : Hai imbrattato, hai lordato. mBrattàu : Ha insudiciato la tuta, il vestito, il muro, il pavimento. mBrèhjja : Non mi fa nessuna impressione, è non la fa a nessuno. mBrèhjju : Rottane di mattone sottile, spezzone. Brigadèri : Brigadiere . Brigànta : Brigante, bandito, malandrino . Brigichètta : Bicicletta . Drais, inventore tedesco della bicicletta . Brìndissi : Brindisi / voce tedesca > bringen / forma di augurio al fine

della mensa alzando il bichhiere pieno; vi faccia pro /pròsit . Brindàra : Brindare, fare brindisi . Brìscula : Briscola, giuoco di carte che si fa in due o in quattro

persone; nel quale hanno maggiore valore le carte dello stesso seme di quella che si lascia scoperta in tavola; ogni carta del seme della carta scoperta.

Brìsi : Brìsi: località rurale a Este di Gasperina, fontana storica sin dai tempi di Ruggero il Normanno, fonte che forniva l’acqua ai 4 mulini e ai Frati del convento confinante. “ Vrìsi “ ; la medesima vena forniva e fornisce l’acqua alla fontana di Frate Antonio “ Vrantòni “

Bròcca : Forchetta per le pietanze con 4 o 6 rebbi /denti / . Brodèra : Scodella per il brodo . mBròccu : Riesco a imboccare la strada giusta, indovinare, far

centro, ‘mbòccu , ‘mbròccu . ‘mBrogghjùna : Imbroglione . mBròmu ‘e mara: “ mbròmu ‘e mara “ , piccola medusa ; persona scema;

larva di medusa acquosa, orticante, gelatinosa, provoca un lieve bruciore, si può trovare in riva al mare celata sotto la rena.

Brùhfuli : Piccole macchie sulla pelle di colore marrone chiaro, acne. Brunètta : Pane inferigno, farina bianca mescolata con cruschello. mBruhschjàra : Brustolare, abbrustiare. / mbru- hschja-ra / il secondo

gruppo di lettere > hschjà < ha suono gutturale palatale con aria sforzata, lo suggerisce la acca H – h – lettera muta convenzionale .

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mBrusscinàra : Usare per poco tempo indumenti come: camicia, giacca, pantalone ecc .per mutarli tutti i giorni .

mBrusscìnàti : Usati per poco tempo (vedi mBrusscinàra) > Il raddoppiamento sintattico in mBrusscinàra della ESSE è dovuto per la pronuncia dura,forte, marcata in Gasperina < .

Brùttu : Brutto, spiacevole a vedersi ed ascoltare. “Ma tu chi se’,che sì se’ fatto brutto?“ (Dante: 1-8-35 )

mBruhschjàtu : Abbrustolito, bruciato sulla pelle, come dei polli e uccelli che vengono accostati alla fiamma per bruciare la peluria rimasta .

mBrusscinàra : Indossare un indumento per poche ore per poi riporlo nell’armadio senza ripulirlo, nel tempo breve lo ha sporcato; simile alle pioggerelle estive “Cu’ vìdhi vìdhi” che i pochi minuti, dopo di aver distrurbato l’ambiente riappare il sole. ” ‘A nègghja, hfìcia ‘na pisscjàta e nnesscìu ! “

“ Un bruscinar di primavera “ ( Pascoli) mBrustulùtu : Abbrustolito,brustolato: caffè, cece , fave secchi,ghiande . Brùttu : Brutto . Bruvèra : Brughiera , albero, erica . Buàtta : Boatta, buatta, voce francese, “ buàt “ scatoletta , > scatola

cilindrica per la conserva di pomodoro, pelati ecc. > ‘na buàtta ‘e cunzèrva < .

mbuccàra : Imboccare i cibi , imboccare l’ammalato, i bambini. mbuccàra : Accettare, credere ad un racconto come fosse vero, ingoiare,

incassare cose inventate. ‘bBucàtu : Avvocatesco , avvocatìcchio . ‘mBùcca : Mette nella bocca, mangia. Vàcia ‘a Chjèsi ‘u ‘mbùcca

l’Ostia, comunicarsi > santa ‘ntra Chjèsi e ddiàvula ‘a casa !

‘mBùcca mùschi : Persona che sta sovente con la bocca aperta ; scemo,stupido. ‘mBùccu : Imbocco, metto nella bocca, mangio, io mangio. ‘mBùdha : Chiuda, chiudi, tappa. Chiudere il passaggio con la siepe. ‘mBudhàgghju : Turacciolo di sughero per la bottiglia; zaffo per tappare il cacume > cacunàru < il cocchiume , punto alto della

botte, tappare dopo versata l’uva torchiata lasciando una presa d’aria.

mbudhàra : Chiudere, tappare, recintare. mbudhàtu : Chiuso, tappato, sigillato , recintato. Bùffa : Rana . Buffètta : Tavolinetto da cucina di piccole dimensioni 80 x 50 . Bùggia : Tasca, “bonàca “.

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Buhjulàru : Doppio mento; guanciale del maiale. La – H – muta,di “buhjulàru “, è convenzione per significare la pronuncia locale dentale –palatale soffiante.

Bullètta : Bollètta di pagamento. Bullètta : Bullette , chiodini di acciaio di varia altezza, semensa del

calzolaio. Bullìtu : Bollito di carne. Bùllu : Bollo, impronta di un sigillo su qualche cosa. Bùmba a mmànu : Bomba a mano . Bùmba ‘e càrtta : Bomba di carta, castagnola. Bùmbula : Flittène, bollicina, vescichetta formata dall’epidermide

sollevata e contenente siero trasparente, si forma dopo una scottatura; bolla che affiore sulla superficie di un liquido.

Bundànza : Abbondanza . “ mbundànza “ . mBunnàra : Dare un colpo ai fianchi procurando dolore interno. mBunnàra : Colpire e offendendo moralmente e nello spirito una

persona ricordando cose lontane non piacevoli. mBunnàta : Oggetto schiacciato, come una lattina piena di birra, di pomodori pelati, ecc. lasciando all’esterno una cavità. Burràccia : Borraccia , dallo spagnolo: borràcha ; fiaschetta di

alluminio, chiusura con tappo avvitabile, coperta da un panno grigioverde per l’acqua o altro liquido, in dotazione ai militari in guerra.

Bùrru : Burro, pane e burro, condimento; il bùrro si ffa con la macchina detta zangola, recipiente a chiusura ermetica.

Buscàra : Buscare / dallo spagnolo buscar / procacciarsi ualcosa cercando la elemosina.

Buscàra : Buscare, ricevere delle percosse. Bùssula : Bussola, porta, uscio. Bùssula : Bussola, strumento di orientamento a 360°: Nord-Sud-

Ovest-Est ; strumento che per mezzo dell’ago calamitato serve a trovare i punti cardinali.

Bùssula : Bussola, porta di legno, o d’altro materiale, a uno o 2 battenti. > Chiùda ‘a bùssula cha tràsa vèntu . < Bussola per togliere a chi è di fuori la veduta di chi è dentro. “ Porttèdha “ mezza porta esterna .

Bùssula : Bussola, strumento per l’orientamento. In senso figurato: chìssu perdìu ‘a bùssula, ha persono il senso del ragionamento, ragiona male, è fiori del tema.

Bussulàra : Chiudere, arrestare, prendere , rinchiudere persona ricercata. Persona arruolata , abile alla leva militare.

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Bussulàra, vocabolo in uso nel tempo passato in Palermiti di Catanzaro.

mBùstu : Busto, reggiseno esterno sopra la camicia lunga della pacchiana;fascia armata di stecche per sostegno alla schiena.

Butìrru : Butirro, cacio di vacca . ‘mBùtu : Imbuto . Buttùna : Bottone . Buttunèra : Donna merciaia . Buzinòttu : Pentola panciuta di alluminio con due anse opposte. Buzunìja : Che tocca ai fianchi e con insistenza la persona accanto. Buzinijàra : Tattare con le mani sulle spalle qualcunu. Buzzùrru : Locale privo di luce, tugurio.

C

Cci : C – terza lettera dell’alfabeto italiano,consonante sorda, pronuncia palatale.

C , seguita da H = CH , ch , ha suono indurito, pronuncia palatale. Ca : Ca > per > Cha = che: Ca : erratu scrivere CA , per fare intendere

CHE, perchè corrisponde a CHE (anche io al principio 30 anni fa usavo questo pronome relativo : CA , per Che )

quindi è corretto scrivere CHA . “ cha poi no’ mbòi ! “ che poi non vuoi ! < espressione negativa ; “ mègghju tu cha ‘n àtru ! : meglio tu che un altro !

Cca : Qui, cca, avverbio di luogo; cca, non si accenta, come > qui < in italiano .

In “ Parole e altro “ l’autore Gori Celìa, a pagina 52 scrisse, stampato e venduto / egli DOTTORONE /

> Ccà : avverbio – qui, qua . Ma egli Celìa, nota accenti su > qui e qua < in italiano ? Cca ìntra : Qui dentro ( se in lingua: il Qua e il Qui, non si

accentano ; il Cca dialettale = Qui, nemmeno si può accentare ) . Ccajùsu : Quaggiuso, quaggiù . Cabbèdha : Contratto verbale tra il padrone del fondo piantato a

ulivi con chi a corpo acquista il frutto sulle piante dietro la stima fatta da persona competente ( stimatùra) ; il frutto e il supero per eccesso sulla stima, và a favore di chi si è impegnato al raccolto; mentre se il raccolto del

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frutto è per difetto, al padrone delle piante và pagata la differenza rispetto al patto stimato.“ Tànti si ruvinàru cu’ ‘a cabbèdha” !

Cacài : Ho defecato . Cacambò: Peso morto penzoloni presso il telaio della massaia. “ cacambò ‘e tilàru “ , uomo senza stima e senza valore. Cacàta : Cacàta, defecazione, gli escrementi. Cacàta : Lavoro fatto malissimo – hFìcia ‘na cacàta ! - Cacatùra : Pitale, vaso da notte, cesso . Càccamu : Grande e profondo recipiente di rame o zinco con

manico di ferro arcuato, caldaio dove si versa il latte per ricotte e formaggi . Do’ càccamu nèsscja ‘a ricòtta ! Nasce = nèsscja: emerge in superficie con la bollitura la ricotta e lascia sul fondo il siero.

Caccavèlla : Caccavèlla, strumento tipico folkloristico napoletano, è formato da un tamburo forato al centro della pella, un legno aderente al foro e che passando a tempo nel foro il legno, produce un suono basso per fregamento.

Ca-chè : Voce indiretta e riferita a chi prende una scusa che non è giustificativa, ma in senso negativo. Òja, cha ‘nu cha-chè, domàna cha ‘nu pisscè, e rimanda, oggi con scusa, e domani con altra scusa .

Prendere delle scuse per rimandare . Cacciàra : Cacciare, andare a caccia, // dare la caccia , inseguire,

mettere in fuga. Cacciàra : Cacciare, mandare via con veemenza; rimettere, vomitare

dalla bocca ; versare dalla pentola nel piatto la pietanza ; dire a qualcuno di allontanare qualcosa / “ Càcciala ‘e

dhòcu “ / allontànala dal luogo vicino a te . Ccajùsu : Quaggiùso, quaggiù ; contrario : ccassùpa , qui sopra . Ccàna : Qui, in questo luogo, vicino a me. Cacanìdu : Abitacolo,tugurio,mono locale simile a un nido dove l’uccello càca, defeca nel proprio nido; miserevole abitazione: “stàcia ‘e casa ‘ntra ‘nnu

cacanìdu !” Càca pràja : Pescatore che fa i suoi bisogni nella spiaggia. Cacaredhàta : Ciambella di farina di castagna e poca farina bianca . Cacaradhòzza : Frutto secco poroso a palla del papavero, > papagna < . Cacarrìja : Che opera lavoro non a regola qua e là senza ultimarlo. Cacarrìja / si / : Pauroso, pieno di paura; la fa di sotto . Cacàta : Defecazione / cacàta, vocabolo volgare / . Cacatàru : Spaccone, persona che esagera nel raccontare la cosa. Cacatìgghja : ‘nCacatìgghja , cadere per inesperienza e paura in errore.

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Cacatùra : Cacatoio, cesso, pitale. Cacatùra : Persona paurosa che si fa sotto . Càccia : Caccia, inseguimento degli anmali selvatici per prenderli

vivi o morti; di animale che insegue altro animale; aereo detto caccia.

Càccia : Manda via da casa. Cacciàra : Cacciare, mandare via, mettere in fuga, scomunicare ; Cacciàra : Togliere . “ Duva càcci e nno’ mmènti resta ‘u vacànta!

Dove togli e non rimetti altrettanto al suo posto, rimane il vuoto.

Cacciàra : Cacciare, andare a caccia. Cacciàta : Grande rimprovero in privato o fatto in pubblico. Cacciata : Espulsa, radiata . Cacciàtu : Cacciato, espulso, radiato. Cacciatùra : Cacciatore : assassino di povere animali creati da Dio. Cacciaviti : Cacciavite, strumento simile allo scalpello, da entrare

nell’ intacco fatto in capo alla vite. Càcciu : Mando via ; tolgo il di più del dovuto nel peso . Caciàta : Colpo dato col piede a persona come nel giuco del pallone. Cacijàra : Prendere a calci una persona. Cacijàta : Persona presa a calci in abbondanza. Cacìna : Detriti caduti per terra dai muri scrostati dall’intonaco,

calcinacci. Cacinàzzi .

Il vostro “Glottologo” gasperinese, scrisse, stampato e venduto : Cacina : calcina . Calcina, è la calce spenta e mescolata con rena per murare.

Cacinàri : Vasche ove si prepara la calce bianca, calcare per pietre Calcare ; “ ‘i cacinàri ‘e Vrìsi “ dove venivano conciate le pelli ad opera delle famiglie di Màcrina Giuseppe e Antonio in Gasperina.

Cacinàzzi : Calcinacci, pezzi di calcina seccati, staccati e caduti da un muro.

Cicirundèlla: Persona : donna o uomo mancante di parola data, di poca serietà.

Cacòcciulu : Sterco della capra di forma piccolo e rotondo, grandezza simile all’àcino dell’ uva (còcciu ) ca > còcciu < lu .

Cacùmmaru : Corbezzolo, arbusto con foglie ai margini seghettate, i fiori in grappoli panciuti, hanno forma di una cetra o

lira in superficie slabbrate, i frutti rotondi . Più maturo e ancòra verde, presentava e presenta una forma come una pipa modellata. I pipparèdhi , li chiamavano noi

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bambini, perché alla base infilavamo uno stecchino lungo, lo portavamo alla bocca, per imitare i fumatori della pipa. Hfumatùri da’ pìppa .

Cacunàru : Cacùme: cacumen, cima d’un monte,vetta. Punto centrale e più alto della botte del vino, che tra i due più spessi cerchi di ferro, si trova la doga più larga e il foro largo; apertura rotonda. Da un imbuto non conico, ma quadrangolare di legno con lati alti e con cannello di corno di bue ( anche questo tipo di imbuto è detto: cacunàru ) si versano le uve per la fermentazione. Apertura, che verrà chiusa poi, dopo la fermentazione con lo zaffo di sughero, grande tappo.

Caciòffulu : Carciofo. Còffulu : Crosta di sangue coagulato sopra una ferita in

guarigione. Cacòcciulu : Sterco della capra e pecora, palline . Cacòcciulu : Che ha forma piccola e rotonda; sterco della capra. Càcciu : Metto fuori, mando via . Cacùna : Cacone, pauroso. Càda : Cade. cadere, viene giù. Cadarìa : Cadrebbe, andrebbe giù . Cadàvara : Cadavere umano; cadavere avvolto nel lenzuolo privo di

tasche, nulla porta seco di sue ricchezze. Càdda : Calda, non bollente, tiepida. Caddarèdhu : Secchia del muratore . Cadènduli : Calènde; hanno inizio il giorno 14 di dicembre e

Finiscono Il 25 dicembre : 14 gennaio; 15 febbraio; 16 marzo; 17 aprile; 18 maggio ; 19 giugno; 20 luglio; 21 agosto;22 settembre ; 23 ottobre ; 24 novembre ; 25 dicembre .

Càdhapu Fruciandolo. pertica di legno con stracci bagnati e legati in cima per pulire il forno casereccio, spazzaforno .

Càdhu : Callo . Caddùsu : Accaldato, ha caldo; afoso . Cadìra : Cadere per terra . Cadìstavu : Siete caduto, siete caduti . Cadìsti : Sei caduto/ cadìsti da’ scala – cadìsti da’ sèggia / cadere. Cadìu : E’ caduto. Cadùta : Caduta, il cadere, in quella caduta si ruppe una gamba;

caduta d’acqua; fallo, colpa, peccato. Cadùti : Caduto,vinto, rovinato,decaduto;chi è morto combattendo Cadùti in guèrra : Cadùti in guerra > elenco dei cadùti gasperinesi :

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1915 – 1918 Procopio Domenico Catrambone Nicola Barbale Saverio

Candelieri Pasquale Catrambone Domenico Catrambone Vincenzo Corapi Giovanni De Vito Giuseppe Frojo Salvatore Fulginiti Pasquale Grande Fran. Saverio Lombardo Domenico Lombardo Gregorio Lupica Domenico Madonna Francesco Messina Giuseppe Morè Giuseppe Nocita Vincenzo Paparo Pasquale Pifano Vincenzo Spadea Francesco A. Valentino Vincenzo Voci Giuseppe Voci Vincenzo D’ Africa 1935 - 1936

Celia Saverio Viscomi Alfredo

Di Spagna Voci Antonio 1940 – 1943

Rossi Domenico Spadea Pandolfi Giovanni Caccamo Cosimo Corapi Domenico Corapi Giuseppe Caridi Saverio

Coroniti Alfonso Diaco Innocenzo Barbale Saverio Fiorentino Domenico

Fulginiti Francesco Fulginiti Francesco

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Lupica Francesco Macrina Giuseppe Macrina Salvatore Napoli Saverio Garzaniti Francesco Grande Saverio Paone Francesco Papucci Amedeo Parise Michele Screnci Saverio Spadea Francesco Spadea Francesco Spadea Giovanni Vatrella Pasquale Voci Antonio. Voci Giuseppe Voci Gregorio Voci Salvatore . Cadùtu : Caduto, è caduto / càtta / .

Del dialètto bisogna udire bene la pronuncia, sentire i raddoppiamenti sintattici di ogni parola e scrivere il vocabolo per come viene pronunciato, pronuncia universalmente nota in paese.

Caffettèra : Caffettiera “ ccicculatèra “ , da cioccolato,voce spagnola . La seconda sillaba > hfu < di - Ca-hfu-na – dei vocaboli

seguenti, ha suono gutturale con aria sforzata. Cahfòrcchja : Buca, buco, cavità profonda del terreno, apertura, squarcio

nella sede stradale. Cahfùna : Burrone . Cahfùna : Cafone, contadino dell’Italia meridionale (vedi : dizionari e

vocabolari italiani ) Cahfùna : Cafone, buzzurro, villanaccio, zotico. nCahfunàu : Ha buttato, ha rovesciato nel burrone. Càggia : Cagiòla, gabbia, gabbietta . (cagiòla, dal latino caveola ;

voce francese cager ) Caggiòla : Vedi la voce precedente . Caggiàru -i : Albero della acàcia . Cahfàssu : Masso, grande pietra .

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Cahfàssu : Caifa - Caifas; Caifasso,uomo assai brutto.Dal nome del sommo sacerdote ebreo di Gerusalemme che condanno Gesù . ( Matteo . Capitolo 26 verso 57 )

Cahfè : Caffè . Ca-hfè ; hfè < pronuncia gutturale con aria sforzata e sfumata con la > è < grave, la H, convenzionale, indica l’aspirazione della F annullando una F di caffè . ( Qualcuno, come Gori Celìa, in sue “Parole e altro “ , ha scritto : > Cahè < : s.m. caffè )

Stando alla sua grafìa dialettale > cahè < si legge: > caè < , perché la H –h , è lettera muta e convenzionale, la > acca < di Gori Celìa, non indica affatto la EFFE della pronuncia

dialettale CAHFE’ = CAFFE’ ; ma indicherebbe altra parola dialettale, anche sbagliata: CHE E’ > in dialetto si scrive . Cha è = che è , e mai > ca è .

Cahfìsu : Cafisso,misura di capacità per l’olio di 32 litri , voce giunta a noi dall’arabo ( gafàs ) . Cahfòrcchja : Grande buca come si nota a volte sulla sede stradale. Cahfùna : Burrone, gola tra due colline; persona ingorda, incivile, cafone. Cagnara : L’abbaiare di più cani ; litigio rumoroso fra persone. Caìnu : Caìno, figlio primogenito di Adamo e di Eva ; uccise il

fratel suo Abele. Fu maledetto lui e i suoi pòsteri . > Gènesi- Capitolo 4 < Cca-jùsu : Quagiùso, quaggiù . Càla : Cala, insenatura di mare : Calalònga o calilònga e Calaghèna, si trovano nei

territori marini di Montauro e Montepaone in prov. di Catanzzaro

Càla : Che scende, scendere; che abbassa il prezzo. Càla : Che scende nella gola / questo passa il convento / Càla : Cala, stazione navale; piccolo seno di mare buono per

approdare: Calilònca, Calaghèna ; siti presso la pianura marina di Montàuro e Montepaòne in Prov. di (CZ ) ; nel tempo remoto territorio di Gasperina .

Calabrèsa : Calabrese nato in Calabria . Calàbria : Calàbria . Ebbe per abitanti i Pelasgi ; gli Osci ; i Greci ;

i Romani ; i Goti ; i Greci del Basso Impero ; i Normanni. Portò diversi nomi : Enotria ; Italia; Morgezia ; Bruzia ; Calabria. Calàvra, Calabria: superficie : 15.075 chilometri quadrati . Bagnata dallo Jonio e dal Tirreno . Fiumi principali : Crati con l’Esaro, il Moccone, il Trio nfo, il Neto. Conta 409 Comuni. Al presente contra 6 Province :

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Catanzaro ; Cosenza ; Crotone ; Reggio di Calabria; Vibo Valenti. Capoluogo CATANZARO.

Calabrisèlla : Calabresella /da Calabria/ giuoco di carte simile al tressette, che si giuoca in tre persone; terziglio.

Calabrisèlla : Calabrisella / da Calabria/ Inno della Calabria. Calamàru : Calamaio, recipiente per l’inchiostro . Calamàru : Calamaro, pesce, mollusco marino, ha due larghe penne

laterali, conchiglia intorno come una penna da cui manda fuori il suo umore nero.

Calamindò : Persona molto alta di statura, scema, incretinita . Calamind’ùna : Idem come sopra. Persona adatta per la statura di

prendere una cosa con le mani e calarla giù : calarne una Calamìta : Calamita, magnetite . Calandàriu : Calendario: gregoriano , romano, russo , ecc. . Calandra : Tròttola di legno, stròbilo, smagrito, lanciato e slacciato

è velocissimo “ vàcia come ‘na calàndra ! “ velocissimo. Calàndri : Calzatura dello zampognaro con legacci legati alla

gamba . ( vedi anche la voce : Ciàscula ) Calàra : Scendere giù ; diminuire il prezzo. Calàta : Discesa dall’alto. Calàta : Calare nella gola un boccone di cibo> hfìcia ‘na calàta < Calata : Discesa di strada, pendìo . Calata : Dimagrimento fisico per malattia o per altro motivo. Stàva bònu , mo hfìcia ‘na calata ! Calàti : Le tempia, ciascuna delle due parti depresse che sono nella

faccia tra gli occhi e le orecchie, temporali . Calatùra : Companatico, ogni cosa che si mangia col pane: cacio,

cipolla, mortadella , pomodoro , salame, ricotta. Calàvra : Calabria. Calabrosa : Calabrese. Calavrèse: Della Calabria, calabrèse :

“ il calavrese abate Giovacchino di spirito profetico dotato “ (Dante . Paradiso: 12, 140 )

Càlicia : Càlice, bicchiere che va restringendosi verso il fondo, ed è fornito di un piede. Leggendario calice di Gesù nell’Ultima Cena > Graal <

Calìja : Che abbrustoliscia, Calijàra : Operazione dell’ abbrustolire nel testo. Calijàti : Abbrustolite . Calijàtu : Abbrustolito . Calligrafìa : Calligrafia, bella scrittura; l’arte di scrivere con bel

carattere. Calòsscja : Calòscia, soprascarpe di gomma contro l’umidità .

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Calòstra : Colostro, il primo latte della donna dopo il parto. Calunnia : Calunnia : /“La calunnia è un venticello, ecc. “/

dell’opera lirica “Il Barbiere di Siviglia (G.Rossini ) “ Calunniate, calunniate sempre : se la ferita guarisce, la

cicatrice rimane “ Calura : Calore del fuoco, del sole; affetto, amore ; afa . Camàrdi : Erbacce fitte, alte e secche, in luogo abbandonato. nCamàtu : Affamato; che non dà ad altri pur possedendo alimenti. Cambrìccu : Cambrì , tessuto fine di cotone, adatto per biancheria . (voce

inglese > cambric > , ma proprio della città francese Cambray .

Cammànda : Casa costruita da bambini con teli, cartoni, tavole, alla loro altezza o più bassa, fingere di essere in casa loro e giocarvi.

Càmmara : Camera, stanza, camera da letto, da pranzo ecc. Cammarèra : Cameriera. Cammarèri : Camerieri, famigli. Camazzùla : Donna che sta con le mani in mano. Camazzùlu : Scansafatiche, vagabondo, senza voglia di lavorare. Cambiala : Cambiale, firmare una cambiale in bianco. Càmicia : Càmice , veste lunga di tela bianca dei medici, medici che

notte e giorno tradiscono il Giuramento di Ippocrate. Camionètta : Camionetta, mezzo militare, gìppa = jeep . Càmmara : Camera, stanza . Cammìsa : Camìcia . Camòsscju : Camoscio . Campanàru : Campanile . Campanèdha : I ceci di forma ovale ancora verdi con dentro piccolo

seme detto anche pallottola, penzolanti dalla pianta. Campanèdhu : Campanello elettrico. Campanèdhu : Lobo dell’orecchio . Campanèdhu : Il pene dei bambini , ha forma > ‘e ‘nu turruvìu < . Vedi

la voce > Turruvìu < . Campanèdhu : Campanello,sferetta vuota di bronzo forata con dentro

una pallina di ferro che si attacca al collare dei gatti e cagnolini, muovendosi fanno sentire la loro presenza.

Campàra : Campare, vivere. Campàri : Campare > campàri< dialetto di Reggio Calabria. Campusàntu : Cimitero. Camposanto. In greco: Koimetèrion, camera da letto. Legge 22.12.1888 n:5849 tutela della sanità; i piccoli comuni si possono consorziare (art.56).

Polizia mortuaria regio decreto 25.7.1892 n:448) ; distanza dagli abitati e da opifici ecc. 200 metri (art.115).

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Gasperina non ha mai rispettato le leggi dello Stato. Iter amministrativo per il cimitero di Gasperina: (1875-1894 ) . Costruito nei terreni della Chiesa di Termini; del Comune e della Messina -Pastino. Cimitero disposto a terrazze con cancello, muro di cinta fascia di rispetto, alto 3 metri e largo 2 ; fascia di rispetto che negli anni 1960 è stata trasformata, lato Est ,con 4 file di colombari; al centro, per salirvi in alto, lunga scala in pietra . Nel 1980 per realizzare all’interno altri colombari, il campo primo a destra del cancello, è stato tutto scavato per esumare i dormienti nella pace eterna. Tutto il materiale cimiteriale è stato trasportato fuori dal cimitero e rovesciato in vari dirupi dalla Ditta Froio di Montauro, terra e detriti, casse dei defunti uniti ai resti umani. Nel 1981 >Pisano Antonio, autoctono gasperinese, con denuncia-querela alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro (planimetria acclusa del cimitero e dei dirupi) ; Interrogazione al Governo : Valensise, Tripodi,Servello; e.p.c. Al Prefetto di Catanzaro . Le autorità sanitarie, civili e militari della caserma locale ,hanno assistito agli scavi là indicati : Giuseppe Castanò, ha fornito le cassette di zinco al N. di 7 ; recuperati 27 teschi e 7 casse di ossa “mandati in ferie” dal CRISTIANO-SINDACO locale, pardon, DEMOSCRISTIANO . La ‘Ndràngata di Gasperina, sempre operante, per fare sfuggire dal reato penale tutti i responsabili, il SINDACO-CRISTIANO… attraverso un certo maresciallo di nome Barletta, sempre presente agli scavi fuori cimitero, fece inoltrare un documento secondo cui i resti non erano resti umani, ma di animali. Ma un’ossario è stato riempito di ossa e teschi umani. Custode del cimitero del tempo in pensione, si chiama Celia Michele. QUESTA INCIVILTA’ LOCALE, E’ STORIA DI GASPERINA NOTA AI GASPERINESI NEL MONDO.

Cammuccà : Panno che si usava anticamente. Càmula : Afa . Càmula : Camola; tarlo, tarma . Camulìja : Fa caldo afoso. Camulùsu : Tempo umido afoso. Camumìdha : Camomilla, malva .

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Camùrra : Camorra. Camurrìa : Sistema dei camorristi. Càmu : Càmo : freno, capestro.

“ed el mi disse:“Quel fu il duro camo “ Dante: 2– 14 -143 Càna : Cane , canis ; femminile : cagna : cattivo cantante, cattivo

attore; menar il cane per l’aia,mandar le cose in lungo. In astronomia,nome di due costellazioni, dette Cane maggiore e Cane minore. Razze di cani: mastino, segugio, bracco,lupo, bassotto, veltro, pomerano,volpino,danese, maltese, spagnolo, bulldog, terrier, pointer, setter di S.Bernardo, di Terranova.

Càna : Cana, antico Villaggio della Palestina dove Gesù compì il primo miracolo (Vangelo di San Giovanni /capitolo 2)

Canàta : Cognata . ( Co- agnata, parente non diretto); agnato è congiunto in linea mascolina.

Canàti : Cognati . Canàttatta : Tua cognata . Canàtu : Cognato . Canàtumma : Mio cognato . Cancarèna : Cancrèna . Càncaru : Cancro, tumore benigno o maligno . Cancèdhu : Cancello di legno all’ingresso di fondo rurale. Cancellàra : Cassare, cancellare i crediti pagati . Cancellèri : Cancelliere di pretura; persona vagabonda che nulla fa . Cancèllu : Cancello, chiusura di un passo con verghe di ferro . Cancèllu : Cassare, cancellare alla lavagna lo scitto con il gesso. Cancèllu : Cancello grande di tutti i cimitero per la citta dei morti. Cànciadhu : Cancello di legno all’ingresso di un podere . Cànciadhu rùssu : Cancello di legno di podere pitturato rosso… era presso Il fondo rustico di Pisano Francesco Paolo(1875) fu

Antonio ( 1823)nel fondo in agro di Gasperina detto “Suverello-Meseregoni- Parma –Gallo, confinante col fondo rustico Raspa; detta poi : “Porta rùssa “ ora : Porta rossa ,ormai cancello inesistente ; in Catasto : Partita Catastale 815 ; Particella 47 ; are 15,80 ( altre particelle possessorie sin dagli anni 1930- confinante con strada pubblica con altri eredi Pisano, con eredi Esposito G. ; con eredi Lupica) . Foglio di mappa 18 . Così confermata dal Comune di Gasperina.“Pòrta ròssa” .

Càncaru: Cancro. Cancellàra : Cassare, eliminare uno scritto sulla lavagna. Cancellata : Terrazza con cancellata , inferriata. Cancellàtu : Recinzione di ferri verticali, chiusura.

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Cancellèri : Cancelliere di pretura o tribunale. Cancèllu : Cancèllo di una villa . Cancèllu : Casso, cassare, abolire, abolisco, elimino. Cànciadhu : Cancello di legno in uso presso i fondi rustici nelle

campagne. Candìla : Candela . Candilèri : Candeliere,porta candele con un bocciolo nel mezzo, bugìa,

da infilarvi una candela . Candilìja : Che è bollente, acqua bollente; il forte calore del Sole ; la minestra, il braciere dinnanzi alle gambe le fa rosse, “ ‘i candilìja “ . Candilijàra : Versare aqua bollente sulla pelle e rendere: di primo,

secondo o terzo grado la bruciatura. Candilòra : Candelora, festa della Purificazione di Maria Vergine,

che cade il 2 febbraio; in tale ricorrenza si benedicono le candele.

Càngia : Cambia, muta, sostituisce . Cangiàmu : Cambiamo, mutiamo , scambiamo. Cangiàmma : Cambiammo, mutammo, abbiamo fatto scambio. Cangiàra : Cambiare, mutare. Cangiàru : Cambiarono, scambiarono. Càngi : Scambi, fai cambio; cambi la moneta o altro. Cangiàu : Ha cambiato, ha scambiato. Canìgghja : Crùsca della farina . “ Accademia della Crùsca: celebre Accademia fondata a Firenze nel 1582 da alcuni letterati fiorentini, tra i

quali Carlo Dati, Giambattista Grazzini, Bastiano Dei Rossi, Leonardo Salviati, sotto la protezione di Cosimo I dei Medici . Dizionaro e vocabolario della Crùsca per la purezza della lingua, passata allo “staccio” > crisàra < lascia passare la bianca farina mentre la crùsca, legnosa e priva di sostanze nutritive viene buttata via .

Canigghjòla : Forfora, squama del capo tra i capelli. Canìja : Che maltratta con parole dure come trattasse un cane. Canijàtu : Maltrattato come un cane . Cànna : Canna, vuota all’interno con una serie di nodi, nei nodi

all’nterno, un sottile velo circolare che tolto e applicato sopra una ferita funge da emostatico “attàgna ‘u sàngu “ ; canna di palude con grande pannocchia ramosa con spiga, alta da tre a quattro metri. Canna, misura di lunghezza : ‘Na cànna ‘e petra da 3 a 5 metri seondo gli usi locali. ‘Na cànna ‘e tila ‘e tilàru .

Cànna : Gola: ha tra-cannato una bottiglia di vino senza toglierla

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dalla bocca; gridare con tutta la canna . “Gridava quanto n’aveva in canna:Perpetua! Perpetua !

Perpetua ! tradimento ! aiuto ! “ ( Manzoni ) Cànna : Canna : fumaria ; canna dell’organo musicale ; canna con lo stoppino in cima per accendere in chiesa le candele; essere in canna, non avere un centesimo; bastone di canna . Cannamèlu - i : Acque ghiacciate che pendono dalle gronde come stalattiti e

si sciolgono goccia a goccia. Cannarìcchju : Fontanella, sorgente alla periferia di Monaturo (Cz.) Cannaròzza : Da canna: pasta, manicotti, mezze penne, chifferi. Cannaròzzu : Esofago, canale che va dalla faringe allo stomaco. Cannàta : Colpo dato con una canna . Cannàta : Tipo di anfora di terracotta per il vino, panciuta, con

collo breve, bocca slabbrata con becco opposto all’ansa . Cannèdha : Cannetta breve piena di filo sistemata nella spoletta

della navetta del telaio . Cannedhàra : Da canna : la donna che al suo mancano azionato da

manovella di legno, faceva girare la ruota lignea con una corda di trasmissione il lungo ferro rotondo, là vi erano infilate le cannette avvolte dal filo, quindi pronte per essere poste nella navetta romana del telaio grande di legno

Cannìtu : Canneto. “ A ttìa chi ttàgghj cànni a ‘ssu cannìtu, chu tàgghja matassàri , mòra aguànnu ! “ Il marito, sapendo la moglie ”camazzùla”, che nulla

faceva, e prendeva scuse dicendo che gli mancavano gli attrezzi per filare, il marito è andato al suo canneto per tagliare il fusto di una canna per costruirle un aspo o naspo. La moglie “camazzùla” , da lontano gridava come persona anonima questa frase: “ a ttìa chi ttàgghj cànni a ‘ssu cannìtu, chu tàgghja matassàri mora aguànnu ! per mettergli paura,ma il marito riconoscendo la voce continuò a tagliare la canna di 5 palmi per costruire il naspo proprio per lei per farla lavorare. La favola continua.

Cannìzza : Stuoia di canne schiacciate e intrecciate . Cannìzzi : Graticci (cannìzzi ,plurale di cannìzza) fatte di canne

tagliate sottili e intrecciate, con le stesse si fanno ceste,cestini e panieri , opere di abili artigiani locali.

Cannòccia : Cannètta vuota del fumatore di pipa come lungo filtro. Cannòzzu : Piccolo passo tra due nodi del sambuco tolto il midollo

bianco al suo interno, da cui facevamo “ ‘u scupettìcchju”trastullo di noi bambini: un legnetto di legno duro faceva da stantuffo dentro “ ‘u cannòzzu”,

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prima si introduceva una pallottola di stoppia insalivata, poi con pressione si spingeva detto lo stantuffo e la pallottola andava a colpire di nascosto la persona scelta.

Canòcchja: Bastoncino di legno di 30 centimetri, bombato al centro per avvolgere il lino o la lana per la filatura col fuso .

Il vostro GLOTTOLOGO ha scritto,stampato e venduto “ Canocchia : rocca , arnese di canna, su cui si avvolge la lana, il lino,il cotone per filarlo / treccia di fichi secchi . (Costui, non ha mai visto: né canocchia, nè rocca . La canòcchja, non è la rocca) Della canocchia in uso che fu in Gasperina,16 centimetri spettano alla base per essere impugnata; 7 cm. spettano al tondello torniato ovale, 7 spettano alla cima, al tondello inumidito con saliva o acqua ,si avvolge il lino cardato o altro, per essere filato col sottostante fuso penzoloni sostenuto dal filo . (Vedi la voce Rocca)

Cannòccia : Cannetta usata per fumare la pipa che si infila all’estremita del fornello tondeggiante che ospita il tabacco.

Cannùna : Cannone, arma militare , arma da fuoco. Cannunàra : Cannoneggiare . Cannunàta : Cannonata, colpo di cannone .

Da “ La calùnnia “ (Barbiere di Siviglia) di G. Rossini: “ Come un colpo di cannone “ .

Cantilèna : Cantilena , canto monotono e ripetuto, nenia . Cantina : Cantina, locale sotterraneo per tenervi il vino e altro. Cantùna : Canto, angolo formato da due muri . Cantunèra : Pietra angolare lunga e grossa per essere posta agli angoli

delle case, per il cantone, adatta per murature a pietra. Canusscìra : Conoscere . Canussciùta : Conosciuta. Canusscjùtu : Conosciuto. Canussciùti : Conosciuti . Cantàra : Cantare note musicali ; cantàre, parlare, dire la verità. Càntaru : Cantaro, vaso da notte. Cantàru : Hanno cantato, hanno confessato il reato, hanno parlato. Cantilèna : Cantilena, canto continuo , canto lungo e monotono. Càntu : Canto /cantus / modulazione della voce umana con certe

regole e misure. Càntu : Canto, piego, svolto, angolo tra due piani, specialmente

della strada. Lato, parte: sul canto della strada; crocicchio; cerchio della ruota; dall’altro canto .

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Cantùna : Cantone: canto, angolo di una stanza . Cantunèri : Cantoniere, chi sta a guardia di una strada maestra . Canzùna : Canzone , poesia lirica di elevata ispirazione e di tono

solenne: del Petrarca, del Leopardi . Càpa : Che sta, che trova posto nello spazio disponibile. Càpa : Frase che sta nel discorso, persona che può stare in

compagnia con gradimento . Capàcia : Capàce, disposto a fare qualcosa perché è capace di tutto. Capacitàra : Capacitàre, rendere persuasione, rendere qualcuno persuaso. Capàrra : Caparra, soldi dati in anticipo per accaparrare un una merce, Capicòdhu : Capicollo, capocollo ; salame, capo e collo del maiale

/coppa/ insaccato e stagionato. “Sovra le spalle, dietro dalla coppa” (Dante : 1-25-22 )

Capidhèra : Chioma folta, avere molti capelli. Capìdhi ; Capelli. Capìmu : Che ci stiamo tutti nello spazio per sedere, nel letto per

dormire; per entrare nel discorso che state facendo. Capisscìmma : Abbiamo capito . (doppia ESSE, per la pronuncia dura,forte,

marcata ) Capisscìmu : Capiàmo Capisscìra : Capìre . Capisscìru : Hanno capito. Capisscìstavu ? Avete capito ? Capisscìsti ? Hai capito ? Capisscjùti : Capìti nel discorso orale e nello scritto. Capisscìu : Ha capito. Càpita : Da capitare / càpiti – capito / giungere in un luogo inatteso. Capitàla : Capitàle, grande città: Roma, Capitale d’Italia dal 20

settebre 1870. Capitàla : Capitale, ogni bene che è fonte di ricchezza, di reddito

( Fabbricati , terreni, miniere, macchine, ecc) Capitàra : Capitare . Capitàta : Fatta recapitare. Capìti : Da capère, ci state, voce invitante per dire che c’è spazio per

sedere anche per loro. “ assettatavi cu’ nnùi cha capìti ! “ Potere entrare o potere stare in luogo : “ non capere in triangolo due ottusi “ ( Dante : 3-17-15 )

Càpiti : Giungi in questo momento inaspettato. Capitòmbulu : Capitòmbolo, caduta rovinosa a testa in giù, rotolare più

volte, in un dirupo, da una scala, ecc. Capitùna : Capitone, grossa anguilla. Capìzza : Cavezza , fune che serve per tenere legato l’asino o cavallo. Capizzùna : La bardatura di cuoio, tutta unita, che si mette all’asino

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Alla testa: occipitale , frontale, guanciali laterali e il sopra naso su cui e legata la briglia, la “serrètta” canaletto stretto e dentato che la cavèzza aziona stringendola sotto il mento per far camminare l’asino ; direi sevizie, torture verso l’animale.

Capòca : Capòca ! - espressione di disapprovazione, negazione di ciò che si è udito durante un racconto di un fatto visto e non.

Càppa Cavolaia ,tipo di bruco somigliante alla processionaria che vive e divora le foglie del cavolo .

Cappamàgna : Cappamàgna , sopravveste con strascico che indossano i prelati .

Càppara ! : Esclamazione di sorpresa e meraviglia . Càpparu : Cappero, si conserva in salamoia . Cappedhàzzu : Cappello con la tesa afflosciata e sporco . (Dha-dhe-dhi-

dho-dhu > suono aspro con labbra socchiuse, palatale-dentale, suono cadente sulle sulle vocali. )

Cappèdhu : Cappello . Cappèdhu a ppizzùtu : Cappello rigido calabrese con tesa breve e cocuzzolo. CCappòtta : Copertura a mantice dell’automobile. Ccappòttu : Cappotto, grosso pastrano per ripararsi dal freddo. Capubànda : Capo di una banda musicale . Capubànda : Capo malavitoso, gangster , bandito, malvivente. Capucàccia : Capocàccia, chi ha la direzione di una càccia. Càpucannàla : Capo canale, primo canale di acqua piovana

torrenziale durante l’inverno e non . I nostri avi gasperinesi hanno chiamato così detta Via Campanella, già Via san Giuseppe, perché in questo sito vi precipitavano come oggi 2011 le acque di

tutte le Vie che scendono a monte del paese: Via De Gasperi; Via Garibaldi,primo tratto; Via Cavour; Via

Mazzini (già Via Vitaliano)dal N.8 ; Vico II di Piazza E.Fermi, Piazza E.Fermi;Via Trieste e relativi Vichi; Via Campanella e relativi Vichi. Nel 1800 anni ’70, un bambino di 6 anni è stato trascinato ove le acque facevano gorgo con fragore, sito denominato “ Vadhùna “ che fu luogo per la discarica dei solidi urbani di Gasperina, confinava con gli ortali di Rossi Giuseppe.

Èglino: DOTTO e Soci di Gasperina, hanno stampato e venduto la seguente descrizione:

“ Capucannala : ruga del Paese, così chiamato perché c’era la prima fontana a partire dal distributor e principale del paese “ .

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Rispondiamo con la Storia locale : Il DISTRIBUTORE PRINCIPALE, Acquedotto comunale; È STATO REALIZZATO NEL 1931. (Podestà, Raffaele Milano); il serbatoio presso il sito rurale per salire alla “ Vasìa” che iniziava e inizia dalla “ Cùrccia “ , unica strada mulattiera del tempo. Acquedotto che forniva 10 fontane pubbliche distribuite in tutti i rioni di Gasperina. Il nome di “Càpu- cannàla “ è giunto a noi dai nostri Avi , Bisavi, Trisavi e Trisarcavoli . Capu cannàla > capo canale < portatore dell’acqua piovana torrenziale di mezzo paese, era e lo è . E’ il primo tratto della lunga già Via San Giuseppe (Ora Via Tommaso Campanella) dalla Piazza sino alla Filanda e termina al cosiddetto Largo Donato Graziano (nativo di Amato) padrone del frantoio, poi , forgia di Gregorio Macrina e figli : Raffaele, Giuseppe, Moisè . L’acqua torrenziale che scende da tante via a monte della Piazza, dalla via Garibaldi, via Cavour, via De Gasperi , dalla Piazza e via Mazzini, nel secolo XIX (1800) ha trascinato un bimbo sino al sito “ vadhùna” vallone, dove si formava un vortice; oggi coperto e fatto strada (qui immondezzaio successivamente per rifiuti solidi urbani e altro ) .

Capudànnu : Capodànno, primo giorno dell’anno, primo gennaio. Càpura : Capitella con la setola di cinghiale o di maiale, spago che usa il calzolaio per cucire; cima della capitella. Capuzzijàra : Muovere il capo senza dir nulla come segno di rampogna grave e di biasimo contro qualcuno. Càra : Cara, amabile ; merce che costa cara di prezzo. Carabina : Carabina, fucile corto di precisione .

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Carahfùnculu : Parola inventata da gasperinesi proprietari di fondi rustici, “ carahfùnculu” , fantasma inesistente che appare nelle campagne contro i ladri notturni, fare paura a ladri e ladruncoli.

Caramèlla : Caramèlla . Caràtulu : “Ogghjulàru” : persona competente nel frantòjo-trappèto >

troppìtu < che sa stimare e dividere equamente l’olio delle olive frantumate; da caràto, caratùra , quota di partecipazione del prodotto ottenuto, parte spettante. (vedi la voce caràtu , seme, legume del carrubo, legume che dà peso preciso all’oro e argento, 24/a parte ideale dell’òncia per la divisione dei detti metalli, legume duro questo, che rimane sempre lo stesso. )

Caràtu : Carato, seme del carrubo; la ventiquattresima parte dell’ òncia .

Carbinèri : Carabiniere, carabinièri, al singolare che al plurale:carbinèri. In ogni tempo e sotto qualsiasi Ordine Nazionale Politico; Il motto è : “Fedele nei secoli ! Ubbidir tacendo, tacendo ubbidir ! “ Mal pagati a volte ci rimettono la vita per difendere l’Ordine Pubblico. ARMA BEMERITA d’Italia fondata nel 1814 . che svolge in tutte le direzioni indagini di Polizia Giudiziaria e militare. ONORE ITALIANO.

Càrcca : Calca,ressa. . . Càrcca : Che sforza nel contenitore per indrodurre più merce. Carccàgnu : Calcagno del piede , tallone . Carccàra : Calcare, premere qualcosa con forza, calcare, premere . Carccàra : Fornace per calce, mattoni, metalli . Carccaràzza : Uccello simile alla gaza, cornacchia; sua voce: “cra cra cra “ Che calca, “carcaràzza “ che sforza la voce. Carccarìja : Voce della gallina dopo aver fatto l’uovo: canta o piange a

modo suo ; che sforza il suono della propria voce . Carccarijàra : Imitare la voce della gallina dopo aver fatto l’uovo. Carccàssa : In dialetto nostrano, carcassa: armatura di una nave,

scheletro, torace del pollo, macchina, automobile in cattivo stato da rottamare.

Carccatèrra : Contadino “ vrazzàla”, bracciante. Carcciarèri : Carceriere, custode, chi ha in custodia i carcerati. Carddìdhu : Cardillo . Carddìdhu : Lucchetto, serratura movibile .

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Carddinàla : Cardinale, /cardinalis/ che è come un cardine, fondamento ecc. porporato che nomina il Papa; fondamento, forza.sostegno spirituale della fede. 70 Cardinali, quelli che in Conclave (117) eleggono il Papa della Religione Cattolica. (Vedi anche > dubbrùna < = cardine, pernio )

Carddinàli : Cardinali, plurale di cardinale, porporati . Carddinàli : Punti cardinali : levante, ponente, mezzogiorno,

settentrione. Nord – Sud – Est – Ovest . Carddinàlu : Cardinale , Comune in provincia di Catanzaro. Càrddu : Cardo con irti e alti chiodi, attrezzo della massaia per cardare il lino e altro.

L’ hòmu chi nno’ llèja, è ccomu ‘u lìnu chi nno’ ppàssa‘o càrddu ! “Càrddu” . Pettine, il pettine, si ferma ai nodi dei capelli, così è l’uomo che non legge mai .

Carestìa : Carestìa / carère, mancare / scarsezza di checchessia

specialmente dei viveri. Carffutìja : Armeggia con attrezzi per tentare di aprire il già chiuso; insiste in cose impossibili: incita alla discussione i

presenti; insinua nella persona in cose non accadute: finge tutto facendo da istigatore; stuzzica, provoca confessioni.

Carffutijàra : Fare qualcosa con arnesi senza alcuna competenza; provocare, stuzzicare. Vedi la voce Carffutìja .

Carìci : Carucola . Cariàti : Cariati, Comune calabrese. Cariati : Cariati, denti cariati, attaccati dalla càrie. Cariàtu : Cariato, che è cariato . Cariòla : Carriuòla,carretto con una sola ruota dinanzi spinta a

mano. Carità : Carità, avere compassione, offrire l’òbolo; una virtù

teologale. (‘a tròppa carità, sscjànca ‘a vèrtula !) La troppa carità strappa la bisaccia .

Carìzza : Carezza, moìna, affettuosità specialmente infantile per lo più con l’intento di ottenere chicchessia o per coprire un capriccio.

Càrma : Calma, quiete. Càrma : Calma, che calma e lenisce il dolore. Càrma : Cielo piovoso e tempestoso che calma la sua furia. Carmmàra : Calmare, quietare . Càrmu : Calmo.

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Càrna accijàta : Carne ridotta a pezzettini, tritata, per involtini o polpette. Càrna-arrustùta : Carne arrostita . Carnnaggiòna : Carnagione, qualità e colore della pelle umana, e

specialmente del viso. Carnnalavàra : Carnevale / in Toscana – carnevale / . Tempo di

divertimenti pubblici, balli, maschere, ecc.; va dall’Epifania al primo giorno di Quaresima; figura grassa e di lieto aspetto, con cui si suol rappresentare il carnevale. Di carnevale ogni scherzo vale. Carnesciale; carne da levare: carne vale; vale: voce latina usata come saluto a chi parte / l’estremo vale, l’ultimo saluto a chi muore / ; vigilia della Quaresima; non mangiare carne, levare la carne, salutare la carne. Carnnalavàra, ‘na cammìsa avìa, s’ ‘a mutàu cu’ ‘nna prànca de salàtu, carnalavàra meu, tu si’ mmalàtu !! (Carnevale, non è la maschera di chi la indossa, ma è il popolo che dietro alla maschera forma il corteo .

Carna-rùtta : Dolore ai fianchi o alle spalle causato dalla posizione del corpo male posizionato, o da peso trasportato da un solo lato /slombare (?) / Un tempo > jèttàvanu ‘i coppètti “ > coppetta: bicchiere di vetro, una monetina di rame posata sulla parte dolorosa, al centro acceso un cerino subito coperto con il bicchiere, quindi funzionante come una ventosa per far risalire il sangue in superifice.

Carògna : Carogna, animale morto,carcassa dell’animale . Carognata : Mascalzonata, azione perfida e malfatta da persona viscida. Carpitèdhu : Tipo di carpìta, scialle casereccio della pacchiana, “vancàla”, con strisce di colore giallo ginestra e colore della ruggine, dell’erba ruggine. Strisce zebrate, intercalate, simili, per così dire, alle “strisce pedonali”.

Carpitèdhu da’ pacchiana; carpitèdhu do’ pana con strisce chiare e strisce marrone .

Carràcchju : Piccolo caratello di legno a doghe . Carratèdhu : Caratello a doghe . Carrèra : Località rurale in agro di Gasperina . Carrètta : Carriola, carretto con una sola ruota di ferro, che si spinge a mano per le stanghe. Carrètta : Carretta, mezzo di trasporto da rottamare . Carrèttu : Calesse . Carricàra : Carricàre / latino barbarico/ porre sopra veicoli , animali o

persone , cose più o meno pesanti ; il pittore carica le tinte; caricare la memoria , affaticarla .

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Nel giuoco delle carte a briscola, chiedere al compagno un carico: asso o un tre . Caricare di responsabilità, soverchiare in incarichi, oberare.

Carricatùra : Fune grossa e lunga per caricare e legale la soma. “Carricatùtura“ dovrebbe derivare da > caricare per legare < per poi legare sul basto . Carrijàra : Trasportare sul carro. Carrijàta : Trasportata sul carro ; trasportata nel secchio, sul capo. Carrìnu : Carlino, antica moneta di Carlo d’Angiò . Carrìsa : Conduttore che sta sopra il carro. Carròccia : Rocchetto, contenitore di legno per il filo per cucire a

macchina, ha un foro da collocare nel porta rocchetto. Carròcchju : Vedi la voce successiva . Carròcciu : Asinello svezzato che saltella dietro la madre. Carrò carrò ! ìhi !! Voce per chiamare l’asinello picolino, e farlo andare. Carròlu : Solco stretto nella terra per l’irrigazione del campi. Carrozzìnu : Calesse / dal boero kaloso/ piccola carrozza

elegante;carrozza, calesse tirato da un solo cavallo. /francese, calèche / “ sciarabàllu “ .

Càrru : Carro tirato da buoi per il trasporto di merci Cartta bullàta : Carta bollata per atti pubblici e privati .

Le doppie consonanti /raddoppiamento sintattico / dànno a significare la durezza della pronuncia dialettale calabrese .

Càrtta asscjùca : Carta asciugante . Càrtta pe’ scrìvara : Carta per scrivere, rigata o senza righi . Carttàta : Cartata, quanta roba si può involgere in un foglio di carta. “ ‘Na carttàta ‘e pìssci “ / una cartàta di pesci / Carttapìsta : Cartapèsta, pasta di cenci macerati, si fanno bambole . Càrtti ‘e jòcu : Carte da giuoco: Lombarde, napoletane; da pocker . Carttìna : Cartina geografica politica e fisica . Carttìna : Cartina, cartolina del farmacista, ostie con all’interno

polveri medicinali. Carttìna ‘e sicarètta : Carta bianca finissima e stretta per sigarette. Carttìni : Ostie circolari doppie che il farmacista applica al cento una

medicina, un tempo si ordinavano alla donna dopo il parto. Carttòcciu : Cartoccio, incarto, involucro di carta a forma di cono, per

lupini dolci e freschi, per i pesci, ecc. . Carttuccèra : Cartucciera, fascia per tenervi le cartucce.

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Carttùccia : Cartuccia, carica preparata per il fucile. Carttulìna : Cartolina: di precetto per la chiamata militare alle armi; cartolina (postale) illustrata, inventore il tedesco

(Schwavartz Bertoldo + 1908 ). Carttùna : Cartone . ‘nCarttàra : Incartare, involgere in carta . Carùsa : Che rasa, tosatura; carùso ,da carosàre . Carusàtu : Carosàto, tosato. Carusèdhu : Salvadanaio di terracotta. Carùsi : Che rasi, che tosi, da carosàre ,tosare. Carùsu : Carùso, da carosàre / voce dialettale per tosar,carosare /

che rasa, che tosa: capelli, barba; l’asino, il cane, le pecore; tosare.

Carvvùnchju : Foruncolo, pustoletta, tumore della pelle. Carbonchio,gravissima infezione provocata negli uomini

da un particolare bacillo. Negli anni 1940 -1950, Gasperi- na è stata isolata con dei grandi cartelli agli ingressi delle

strade rotabili e mulattiere con la scritta : ” ZONA INFETTA PER CARBONCHIO EMATICO .“ Dei

“signorotti” macellai in Gasperina. avevano acquistato in Crotone capre e pecore già ammalate di carbonchio ematico, macellate e venduti alla popolazione. Quei “signorotti pecorai” sono già defunti, CAMPA ancora un loro discepolo con una cicatrice sul mento causato da quel famoso e triste morbo,questi, si è salvato per miracolo.

Carvunèra : Carboniera, luogo dove si tiene il carbone;catasta di legna corta e grossa, si copre di terra, e accesa dalla cima ove

passa l’aria, vi esce il fumo,quando non si avverte più fumo, si toglie la terra per tirar fuori la carbonella. Carvvùna : Carbone di legna, anche la carbonella per gli arrosti. Casa : Casa , nome generico d’ogni edificio per uso d’abitazione. Tutto si fa per la casa, per la propria casa. Cìcero pro domo sua /Cicerone per la propria casa /. Casàcciu : Casaccio, caso insolito e cattivo, “a ccasàcciu “, senza

ordine, a vànvera . Casèdha : Capanna, riparo nella campagna. Casèntaru-i : Lombrico-mbrichi:nda càvi casèntari!prendere dei cavilli . Scavare con un legnetto nella terra per trovare il lombrico. Il vostro DOTTO, G.Celìa , il “glottologo”, ha scritto, stampato e venduto : “ Cacèntaru : lombrico “

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Casèrma : Caserma . Casìnu : Casino, piccola casa di campagna; casa di bordello. Cassalorèdhu : Piccola casseruola con manico per bollire latte e altro. Cassalòru : Piccola casseruola a un manico per scaldare il latte e altro. Casscètta : Cassetta di legno per frutta e verduta. Càsscja : Cassa, baùle . ‘nCàsscja : Che inizia a ridere a crepapancia . ‘nCasscjàra : Incassare perfettamente due unita, innestare, unire le

superficie . ‘nCasscjàra a rrìsi : Sbellicarsi dalle rise, ridere a crepapancia. Casscjùna : Cassone per conservare alimenti e granaglie. Cassìsta : Cassista, suonatore di strumenti a percussione. Castàgni ‘nzèrti : Castagne grosse, marroni : riccio, buccia, ballotta, pattona,

castagnaccio, balogia, succiola, bruciata, caldarrosta, caldallessa, mondina ecc. .

Castagni cùrci : Castagne piccoline difficoltose nel mondare la camicia o sanza.

Castedhàna : Catafalco funebre composto a >castello< un tempo in Gasperina veniva formato in Chiesa durante il rito per i defunti (disegnato e dipinto in grigio-scuro con angeli laterali dal pittore gasperinese Vito Macrina ).

Càsu : Cacio, formaggio / dal latino caseus / latte rappreso . Càsu do’ quàgghju : Cacio pecorino con abbondante caglio-lievito, a maturazione e giusta stagionatura, presenta

vermiciattoli piccolissimi che portando il loro capo urtando la coda saltano, formaggio raro, pregiato di alto costo.

Càsu ‘e pècura: Cacio del latte delle pecore, pecorino. Càsu ‘e vàcca : Cacio del latte delle vacche, butirro. Càsu ‘e cràpa : Cacio del latte delle capre, caprino. Casùpula : Casìpola, casa piccola e meschina. Cca-ssùpa : Qui sopra ; contrario : cca-jùsu ; quaggiùso, quaggiù ; cca

ssùtta , qui sotto. Càsu : Caso : avvenimento riferito al caso. “ Capitài pe’ ccàsu ! Càta : Prefisso di tani vocaboli dialettali : in basso, sotto,

profondità : catòju, càtu, catupèrma; catabàssa = catàbasi, la discesa dell’anima nell’oltre tomba secondo i greci; catacomba, ambiente sotterraneo per la sepoltura dei morti.

Catachìsmu : Catechismo, libretto con su scritte le prime nozioni della dottrica cattolica a domanda risposta .

Catàldo Pisano(1642): Dagli archivi parrocchiale di Gasperina > STORIA : “ Parrocchia S.Nicola Vescovo” 88060 Gasperina (Cz.)

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25 febbraio 1983. >Dal registro dei nati dell’anno 1662 della Parrocchia di S.Nicola Vescovo in Gasperina risulta quanto segue: > Addì 5 di Gennaio 1662 Gio. Pisano figlio legittimo e naturale di CATALDO PISANO e Caterina Catrambone, è stato battezzato da me D. DIEGO GRILLONE, lo tenne al sacro fonte Gio Domenico Grasso nacque die et annu ut supra et in fidem manu propria D. Diego Grillane. Il suddetto atto e registrato nel volume unico II-III-IV- che va dall’anno 1642 al 1720, pagina 93 . In fide : Sac. Carmelo Fossella – Arciprete. (sic. ) (Con timbro circolare e firma autografa nell’origin ale rilasciata a Pisano Antonio nato a Gasperina il 17 aprile 1934 via Trento, 5 in Gasperina ; erede diretto: figlio di F.Paolo(5.3.1875) e di Paparo Innocenza Maria “Cela” )

( Vedi documento storico ufficiale a pagina 5 )

Catanàcia : Mìgnola, bocciuolo del fiore dell’ulivo. Catanàci : Mìgnoli : “ gemme di pioppo e mignoli

d’ulivi “ ( Pascoli )

Il vostro DOTTO scrisse, stampato e venduto: “ Catanaci: infiorescenza dell’ulivo “ .

Pisano autòctono di Gasperina risponde : Infiorescenza: la botanica dice: disposizione di più fiori . Tante altre piante hanno la loro infiorescenza. Catanànnu : Arcàvolo, bisavolo, trisavolo, antenato diretto. Catanzzàru : Catanzaro ( al Nord Italia, la Z diventa quasi una S

/ Catansaro / noi calabresi, al contrario, facciamo sentire 2 > ZZ < se non 3 > ZZZ < . Ribadisco che il dialetto si scrive secondo pronuncia locale .

nCatarràtu : Pieno di catarro, secrezione anormale delle mucose, purulento nasale , bronchiale.

Catàrru : Catarro. Catasta : Catasta . ‘nCatastàra : Fare catasta, ammucchiare carbone, legna, terra. ‘nCatastàra : Registrare il rogito del notaio al Catasto. nCatàstu : Faccio catasta di cose come carbone, legna, etc. ‘nCatastu : Vado presso l’Ufficio del Catasto per accatastare

l’immobile comperato. Catàstu : Catasto, ove si accatastano gli immobili.

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Il raddoppiamento sintattico :Alcuni vocaboli dialettali vanno scritti sovente con doppie consonanti per evidenziare la durezza della pronuncia e la efficacia degli stessi .

Catazzùmbulu : Capitombolo, capitombolare, cadere col capo all’ingiù Cha t’azzùmbulu ! Ti spingo e ti faccio precipitare in fondo al dirupo ! Catazzùmbulu : Capitombolo . Catazùmbu : Tugurio con pavimento e muri rustici, senza luce, locale

interrato o seminterrato.

Antonio Pisano – dizionario dialettale calabrese di Gasperina - Caternnèdha : Mantide religiosa con antenne filiformi,zampe lunghe; detta

religiosa d.Cristo, perché con le gambe piegate come in preghiera.

Caternnèdha : Dispregiativo di Caterina. Caternnùzza : Vezzeggiativo di Caterina Caternnuzzè : Vezzegiativo di Caterina bambina. Catìna : Catena. Catòju : Locale interrato o seminterrato per custodire l’asino, basso.

Catòju: parola greca . Contrario : hfanò, luce, apertura sul tetto.

Catràmma : Bitume, catrame . nCatrammàtu : Suolo stradale battuto da catrame; persona rimasta ferma,

stòica, che non ride e non piange, privo di sentimenti. nCatrammàra : Asfaltare con catrame nCatrammàtu : Persona ferma, rigida, ritta, insipiente. Catrìcula : Trappola che si faceva con la foglia del cactus sopra un piccola fossa per prendere uccelli . Catrìculu : INFERNO > ‘mpèrnu do’ troppìtu > deposito dove dalle

vasche del frantòjo- troppìtu - trappèto, si immettono le morchie > i mùrghi , i rifiuti delle vasche .

Càtta : Io sono caduto; egli è caduto, cadere, farsi male per caduta. “ e caddi come corpo morto cade. (Dante: 1-5-142 ) Càttaru : Sono caduti . Cattiva : Donna vedova . Cattìvu : Uomo vedovo . Cattolica : Donna della religione cattolica; Chiesa Cattolica ; Azione Cattolica , Cattolica = universale . Cattòlico : Cattolico / plur ./ cattolici , universale .

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Càtu : Secchio a forma di cono tronco rovesciato, la base molto più stretta, con manico mobile di ferro ad arco.

Catu-pèrma : Località rurale di Gasperina, sito molto in basso confinante con la fiumara nei pressi della “sscinìa “ opposta nella gola divisa dalla fiumara con – i leùzzini. nCatusàtu : Chiuso con porte e finestre in casa . Cavadhèttu : Cavallètto, striscia di cuoio posta sulla groppa dell’asino

collegata al sottocoda(retrànga–retro anca“retrànga“ fermata ai lati opposti del basto) .

Cavadhìna : Mosca cavallina che molesta i cavalli. Cavadhùcciu : Cavalluccio: i casàri con la pasta della mozzarella o del

provolone, fanno dei cavallucci in miniatura per i bambini per essere mangiati.

Cavàdhu : Cavallo . ( dha- dhe-dhi-dho-dhu, corrispondono alla Doppia ELLE e in taluni casi alla doppia T ) : gadhìna, gallìna; gàdhu, gallo ; mòdhu , molle morbido; murèdhu = muretto . Cavagghjùna : Da covone, /gregni- fascine di grano mietute e legate al

centro/ Mucchio di covoni “ grègni” accatastate con le reste esposte all’esterno, in cima posavano delle pietre;

catasta, timògna. Cavallètti -grìdhi: Cavallette, locuste, tipo di grosso grillo saltellante.

“Or esso Giovanni avea il suo vestimento di pel di cammello, e una cintura di cuoio intorno ai lombi, e il suo cibo erano locuste e miele selvatico “

Vangelo di S.Matteo: Capitolo 3 Verso 4 . Cavallèttu : Cavallètto, sostegno, di più forme, di solito con due,tre,

quattro piedi. Cavalèri : Cavaliere, al plurale che al singolare, titolo onorifico. Cavàra : Cavare, estrarre, levare . Cavare il naso, cavare una fossa . Cavarccàra : Cavalcare . Cavarccatùra : Cavalcatura, l’asino o mulo, il proprietario veniva chiamato

di professione: vetturale, gli animali erano classificati delle vetture . Cavalcatore, luogo ove cavalcavano le bestie da

soma. Inizio della Via Santa Caterina in Gasperina, ( l’immobile con quattro gradini è stato demolito ) qui dal terzo gradino si cavalcavano gli animali . “ Cavarccatùra “ è anche l’animale da soma . Cavàru : Hanno cavato, hanno scavato nel terreno; hanno scavato nel

passato . Cavàsti : Hai cavato e fatto la fossa ; “cavasti ‘a vigna “ , hai cavato il

terreno in cui hai piantato le barbatelle per le future vite con

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tralci e grappoli dell’uva formati dai racèmoli e àcini con all’interno i vinacciòli, i semi.

Cavatèdhi : Pasta piccolina a forma di conchigletta, si fa con la punta del dito indice portandola verso l’interno e con leggera pressione sulla sfoglia .

Cavàu : Ha cavato, ha scavato, ha levato via la terra . Cavètta : Gavetta, oggetto del militare . Cavìllu : Cavillo, argomento fallace, con apparenza di verità, trovato

con sottile accorgimento. Cavulìma : Pianticella del cavolo da trapiantare. Cavàra : Cavare: estrarre, levare un dente, cavare una pena dal

cuore come fa il confessore . Càvulu : Cavolo, broccolo , fiore, verza . Càva : Cava / da cavo/ scavo che si nel terreno per cavarne pietra; cava aperta non sotterranea . Càvu : Cavo /dal latino cavare/ estrarre; io cavo un dente in qualità

di dentista. Càza : Calzetta . Càza : Che calza bene, che sa vestire; che calza e si adatta bene al

fisico. Cazàra : Calzare, vestire il piede con le scarpe o con la calza. Cazàtu : Calzato di scarpe . Cazatùra : Calzatoio di osso per aiutare a calzare la scarpa, cazatùra : nome generico d’ogni forma e tipo di scarpa. Cazètta : Calzetta. Cazètti : Calzette . Cazunètti : Mutande femminile con gamba corta . Cazùni : Calzoni . Cazzìdhi : Leggeri turbamenti creati da precedenti piccole

discussioni. > Cazzìdhi < da cazzìlli, dialetto di Palermo, piccoli polpettini quanto un cece. > Dàssami stàra, hàju tanti cazzìdhi ‘ntra testa !

Cazzi ‘e màra : Fandonie, bugìe. Tu cùnti càzzi ‘e màra ! Càzzo di mare, pesce oloturia. Ha forma cilindrica, allungata, molle .

Cazzìja : Che rimprovera con durezza . Cazzijàra : Rimproverare energicamente . Cazzijàta : Rimprovero duro . Cazzògna : A ccazzògna, lavora fatto a casaccio, alla carlona, senza

misura, senza disegno, senza competenza . Cazzottijàra : Dare cazzotti in continuazione . Cazzottàra : Fare a cazzotti, a pugni . Cazzòttu : Cazzotto, sberla a pugno chiuso .

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Càzzu ‘e màra : Càzzo di mare, pesce. Cazzùna : Cazzone, scemo, stupido . Cca : Qui . “ cca “ non si accenta mai, corrisponde a > qui . Cappellèttu : Cappelletto:cuoio affinato e smezzato tra la fodera e la pelle nelle punte delle scarpe. Ccappòttu : Cappotto . Cèbbia : Bacino artificiale per la raccolta delle acque . Cebbiùna : Vedi la voce precedente: Cebbia . Cenàculu : Cenacolo, celebre dipinto di Leonardo, i PERSONAGGI,

in gruppo di tre, parlano con i gesti delle mani, le loro bocche chiuse .

Cenàdi : Cenàdi, Comune in provincia di Catanzaro. Ceràntula : Ragno. Chi : Chi, pronome relativo, Ch ‘ ‘i dìssa ? = cosa gli ha detto ? Chi ddìssa ! = cosa ha detto ! Chi ddìci ! = cosa dici ! Chjavàta : Colpo dato in testa a persona con una grossa chiave . Chjavìnu : Chiave lunga con palettina da introdurre nella guida della

serratura . Cchjètta : Asola . Cchjètta : Ferita, lesione lunga quanto un’ àsola . Chijudènda : Mezzo per chiudere : cancello, lucchetto, siepe , saliscendi. Cchjùna : Più, di più . Cchjù : Più . Ciàba : Pseudo calzolaio, detto ciabattino (non conosce la

lavorazione della scarpa su misura ) Cianètta : Donna del volgo, donna ciana, “ vajàzza “ pettegola. Cciapparrijàra : Trascinare le scarpe perché grandi o rotte; da ciàba;

ciampàre, ciampicare /stroppicàra / ; strascicare . Cciàpparru : Scarpa da buttare via ; da ciàba. Cciapparrùsu : Persona scema e presuntuosa di voler sapere, ma nulla

sa: persona che strascica le scarpe come fossero grandi e slacciate.

Cciappètta : Uncino fissato sul collo dei quartieri della tomaia, becchetto rivolto all’esterno per agganciare la stringa

per allacciare con le stringhe la scarpa; rampino, uncino. Cciappètti : Plurale di cciappètta (vedi voce precedente) . Ciaràntula : Ragno. Cciàvula : Ciàola, uccello della famiglia dei corvi, persona che non

si stanca mai di chiacchierare . Cciàvuli : Ciàoli, simili ai corvi. HFinìtala cha sembrati cciàvuli ! Ccìccu : Cìcciu, Cìcco, Francesco, nome proprio.

“ Ccìccu, tòccami, ch’ ‘a màmma vòla ! “ / Cìcco toccami che mia madre è conseziente , lo permette, lo vuole/

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( Cìcco Simonetta, nato a Caccùri di Catanzaro, 1410 + 1480, grande politico in Milano al tempo di Francesco Sforza ; Amministratore di Milano e della Lombardia )

Una scusa vale l’altra: Lei fidanzata, diceva al fidanzato in casa : “ Francesco, toccami che mia madre fa finta, ma vuole che tu mi tocchi ! “

Cimètta : Francia, merletto, blonda trina, lavoro a uncinetto. Cciòma : Bambini, fanciulli; bambina, fanciulla. Cciomàrra : Insieme di tanti bambini . Cciomicèdhu : bambino . Cciòmu : Bambino, ragazzino . Ccipparèdhu : Sgabellino per bambino, da ceppo > ccìppu , privo di schienale. Ccippàrica : Donna robusta, tarchiata , di membra grosse; da cèppo . Ccìppu : Ceppo, basso tronco di albero tagliato per sedersi. Cìra : Cera per candele e altro. Civètta : Civètta , donna maliarda, rubacuori, sirena. Civètta : Civètta, uccello rapace notturno, simile al gufo. Cèbbia : Serbatoio artificiale nei campi, invaso per la raccolta di acqua per irrigare il campo, batro anche per le rane Cebbiùna : (vedi la voce precedente ) ; per estensione: persone che

beve molto, beone, mai sazio di bere vino. Cce : Ci – C- > terza lettera dell’alfabeto. Cècu : Cieco, privo della vista. Cèdhari : Legnetti rotondi alti 15 centimetri per bloccare le corde che fermano ai lati del basto, ceste, gerle, sacchi, bigonce /menzulorùni dogate/ le sàgole doppie portate

al centro dei contenitori vengono fermate dal legno verticalmente, se il legno si rompesse, le sagole si aprirebbero facendo cadere gli oggetti pieni o vuoti. Cèdhari : le tempia avallate , ciascuna delle due regioni del capo. “ i calàti “ Quando due persone bisticciano aspramente, l’uno dice all’altro: “ Vavattìnda,si nnò ti mìnu e tti rùppu i cèdhari ! “ Vattene via, altrimenti, ti meno e ti rompo le tempia, /i cèdhari/ ti faccio cadere morto . Ti mìnu ‘ntro sònnu e tti sdùrddu ! Le tempia = calàti - cèdhari – sonnu – sturddu / . Le tempia, si riferiscono ai “ cèdhari ” sopra descritti, Il vostro Dottorone, glottologo, Gori Celia, che si definisce gasperinese, ha scritto, stampato e venduto :

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“ Cèzaru : cerchio in legno per barili o botte // Non mi ruppira i cèzari, non mi rompere la testa, non mi rompere i timpani . “

Cèdhu : Uccello, volatile. ( Io, Pisano Antonio, sono un uccello e volo all’indietro per vedere sempre il percorso fatto, da dove sono

venuto e perché sono venuto; volo a ritroso affrontando il vento che mi farà cadere nella fossa ove dormirò e godrò il sonno arretrato della vita vissuta e non campata; continuerò a volare a ritroso salento sempre più in alto tornando a Dio, perché l’ amore produce il nascere e il rinascere, l’odio il perire )

Cedhuzzèdhu : Vedi la voce successiva . Cedhùzzi : Uccellini, nidiàta . Cedhùzzu : Uccellino, pulcino, neonato dell’uccello. Cèdhu : Uccello, volatile. Cèdu : Cèdo, rinuncio, concedo. Cèlu : Cielo, lo spazio in cui si muovono gli astri. “ con Beatrice m’era suso in cielo “ > Dante:3-11-11 < “ Non isperate mai veder lo cielo “ > Dante:1-3-85 < “ d’ogni pianeta, sotto pover cielo “ > Dante: 2-16-2 < Cenàdi : Cenàdi, Comune in provincia di Catanzaro . Centìlatru : Centìlitro,centesima parte del litro;dell’olio:

” limosinànta” Quando entrava nel trappèto qualche questuante per chiedere un po’ di olio , il frantoiano gli versava

velocemente ‘U limosinànta, che poi la metà del contenuto colava di ritorno per il frantoiano.Vedi gurttùna.

Centìlitru : Vedi la voce precedente . Centìmatru : Centìmetro, centesima parte del metro. Centìmitru : Centimetro. Cèntrachi : Cèntrache : Comune in provincia di Catanzaro . Cèntru-sinistra : Voce non dialettale:in Politica, è ipocrisia, suo “centro”

non è sinistra ? Centubòtti : Cento colpi dei battagli delle due campane esterne fissate

alla bade del cuspide esagonale del campanile della chiesa di San Nicola in Gasperina, cento colpi alle ore 24; campane presenti non più in uso, era una tradizione sin da quando installarono il primo orologio opera artigianale amaronese.

Centupèdi : Centopiedi, millepiedi . Centupèzzi : Omàso, centopelle,interiora,terza cavità dello stomaco dei

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ruminanti , trippa. Cènza : Innocenza ,Vincenza, Vincenzina . ‘nCenzàra : Incensare, adulare persona con ipocrisia . ‘nCenzèri : Incensière, turibolo. Cenzìna : Vincenzina . Cènzu : Innocenzo, Vincenzo. Cènzu : Cènso, censimento che si faceva a Roma ogni 5 anni dinanzi

al Censore; patrimonio, proprietà, entrata, rendita. nCènzu : Incenso / incensum / , resina aromatica di un albero di

Arabia che si arde nelle cerimonie religiose, olibano, fumo, odore.

Cèra : Cera, sembianza, figura del volto da ringhioso; brutta cèra. Ceràntula : Ragno, tarantola. Cerasàra : Pianta di ciliegie , il ciliegio . Cerasàri : Cerasàri, terreni piantati a ciliegi . Ceràsi : Ceràsa, lo stesso che ciliege; ceràso, lo stesso che ciliegio. Amarena, groffiùni, napoletani, pisscjalòri . Cceràu : Lo ha guardato fisso malamente > ‘u cceràu < da cera, o

ciera, umore , sguardo, espressione del volto. Cèrna : Cèrnia, pesce marino molto ricercato. Cèrna : Con lo staccio (crisàra) fa la separazione dalla farina la

crusca (canìgghja ). Cernnèra : Cernièra con cardine, bandella e spina . Il cardine è il perno

fisso che regge il peso . Cernìra : Setacciare la farina . Cèrvu : Dolce a forma di cuore da portare alla fidanzata. Cèrvu : Cervo , animale ruminanti . Cervvedhìnu : Voce ironica verso qualcuno che credesi intelligente. Cervvùni : Terzere di legno, pali di modesta grossezza che si fissano

sulle travi e scendono dal colmo del tetto seguendo la linea del displuvio, su questi vengono posate le gronde e le tegole curve e i coppi sopra .

Cesìna : Residuo del carbone rimasto per terra, minuscoli pezzetti. Chi opera riducendo male un materiale, disseminando il

contenuto . hFìcia ‘a cesìna ! Tutto ha ridotto a pezzi. Il “ gasperinese “ , Gori Celìa , così ha scritto, stampato e venduto per dialetto : Cesìna : operazione agricola di bruciatura delle stoppie o erbe secche, per arricchire il terreno con la cenere. / rovina, strage.

Cèzu : Gelso,albero delle more rosse o bianche . ‘Ccètta : Accetta, l‘accetta, è più piccola della scure .

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Cha : Che . Cha : Cha còmu no ! : Che come no ! ; frase di disapprovazione o

di approvazione. Cha pòcu ! Esclamazione in senso negativo verso persona che sostiene qualcosa di dubbia verità. Che : Che. Tanti Presidenti e personalità, dicono: CHE-CHI .

Il loro CHE-CHI- lo leggerete anche nei loro libri pubblicati, ma la grammatica della nostra lingua italiana non insegna CHE – CHI : > si dice : chi, o che .

Chi : Chi : chi ddìci ?- Chi ffài ? – Chi ccùnti ? – Chi sgàdhi ! Chi sgàdhi ! Che dici ! / cosa dici ! / Chiàcchiara : Chiacchiera, discorso di cose leggere per passatempo. ‘nChjaccàra : Mettere il cappio a qualcuno . Chiacchiarùna : Chiacchierone che non sa concludere nulla. Chiàccu : Cappio . ‘nChjàccu : Metto il cappio a qualcuno; mi metto il cappio. Chiàma : Da chiamare, che chiama persona o animale. Chiamài : Che ho chiamato persona o animale. Chiàna : Pialla del falegname . Chiàna : Piana, che è piana come aiuola; in geometria superficie

piana . Chianàra : Piallare con la pialla un legno, spianare / Piàlla = chianòzza

– chianòzzu / ‘nChianàra : Andar su, salire – anchianàra – ‘nchianàra . ‘nChianàta : Salita, èrta, luogo ripido per il quale si sale. Chianòzza : Pialla, sbozzino. Chianòzzu : Pialla, sbozzino. Chiànu : Piano, che ha superficie uguale in ogni sua parte. Chiànu : Piano, avverbio , parla piano; in musica – p = piano,

- pp = pianissimo . Chiànta : Piantare, che pianta un albero ecc. Chiànta : Che lascia, che abbandona . Chiantèdha : Piantella, la parte esterna della solatura della scarpa;

l’interna si chiama soletta, e anima la parte mediana ( animàtu ) tra la pianella e la solatura ( operazioni del calzolaio ).

Chiantàra : Piantare, piantare le patate, le cipolle ecc . Chiantàra : Abbandonare, lasciare . Chiàntu : Abbandono, lascio. Chiàntu : Pianto con lacrime per gioia o per dolore. Chiànu : Tratto pianeggiante da Est a Ovet , tratto traversale di

Via in Gasperina che collega via Trieste con la via San

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Giuseppe (oggi via T.Campanella 31 ) > chiusa, sbarrata al centro da cemento armato da un certo A.Gualtieri e cancello in ferro e lamiera al numero 31 . All’interno esiste ancora una scala > “mignanu” che appartenne alla Signora Maria Stella. Quando negli anni 1920, Gualtieri Saverio edificò la sua casa nell’esistente orto, casa a due livelli e terraneo. (Consigliere comunale. Storia amara di Gasperina, ripeto: Consigliere comunale, a cui in quel tempo, dedicarono una lunga satirica tiritera. Ancora oggi 2012… sali le scali del Municipio in qualità di Consigliere e tutto ti appartiene ) Le case rimpettaie, di Messina e Minucci, esistevano già, perché più antiche . L’altro fratello Gualtieri, acquistò la casa della Maria Stella, con scala interna per il primo livello e “mignànu” esterno nella Via ancora esistente e visibile. Questi per avere l’ingresso spazioso “domignanu” del Minacci, nel muro confinante aveva uno stipo , e gli stato concesso di aprire una porta . Si nota ancora chentrare in casa, si scende un gradino . Il Comune in detta traversa stradale sbarrata ,costrui la rete fognante e la rete idrica nel 1931. Negli anni 1990 è stata chiusa, sbarrata e con cancello al n.31 di via Campanella e dal lato opposto con porta in ferro. Signori: QUESTA E’ GASPERIN , lo è stata, lo sarà! Amministratori : arroganti, briganti, corsari, masnadieri, pirati sulla cosa pubblica. Andate a vedere dietro la casa Fossella in Gasperina /vico sbarrato da cancello / ; andate a vedere in Via Italia il marciapiede sbarrato da 5 gradini casa Ludica-Garcea; andata a vedere la cinquecentesca Chiesa di Santa Caterina già isolata dalle case private a sinistra e a destra dalle famiglie Spadea e l’orto alle spalle di essa Chiesa, oggi con porte in ferro e con citofoni moderni . Signori Sindaci di Gasperina, queste realtà, sono forse diffamazioni ? Anche questo vuole essere Dizionario dialettale di Gasperina .

Chianùra : Pianura . Chiàpparri : Capperi , pianta sempre verde, i fiori /capperi /si mangiano

conciati con aceto. Chiaravàdhi : Chiaravalle Centrale, Comune in provincia di Catanzaro Chiàssu : Chiasso, viuzza stretta e buia; baldoria festosa per allegria. Chiatàra : Sparlare delle pensone assenti. Chiàtru : Ghiaccio, freddo pungente Chiatatùra : Chi sparla per abitudine contro persone assenti per invidia. nChiatràra : Rimaner di gelo; stoico ; rattrappire per il freddo pungente;

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ghiacciarsi, da ghiaccio > “ chiàtru “ .

Chu nènta hfàcia, nènta dàssa e nnenta sbaglia ! Chi non fa niente, niente lascia e niente sbaglia !

nChiatràtu : Rimasto con la faccia degna di schiaffi, stòico, impassibile ; come essere di ghiaccio. Chiàtta : Piatta, avente forma piana . Chiattìdha : Piattola , vive nella regione ascellare e pubica dell’uomo

che si annida sotto la pelle procurando prurito; persona noiosa; persona petulante che non finisce mai di parlare, ripetitiva .

Chiàva : Chiave; strumento di ferro da infilare nella toppa della serratura per aprire o chiudere l’uscio, ha le tacche che formano il congegno sia nella chiave che nella serratura;

esistono: la chiave poligonale curva; chiave fissa semplice; chiave inglese; chiave tubolare. In musica: le 7 chiavi /setticlavio/ quadro degli spostamenti per collocare le note sul rigo musicale di 5 righi e 4 spazi e sotto il rigo e sopra il rigo. Segno convenzionale al principio del rigo musicale /pentagramma/ per la gradazione del suono e della voce e serve a determinare il nome delle note musicale .

Chiavàra : Chiavàre, usare la chiave. “ e io senti’ chiavar l’uscio di sotto “ (Dante :1-33-46) “Vel pria vel poi ch’el si chiavasse al legno “ (Dante :3-19-105) Chiavatùra : L’ insieme della serratura per chiusura della porta. Chiavìnu : Chiave lunga di ferro per serrature del tipo a scanalature per

chiusure di porte con scanalature nella paletta, paletta adatta per entrare nella toppa , buco della serratura.

Chiazza : Chiazza, macchia di olio caduto; capelli mancanti sul capo;piazza pulita che fa un ladro della merce rubata.,

Chiazza : Piazza lastricata, basolata del paese. Chiccàgnu : Voce usata più delle donne per non dire: chi ccàzzu ! Chìccara : Chìcchera, dallo spagnolo > jìcara , piccola tazza con manico che si usa per bere il caffè . Tazza o tazzina, è voce non corretta, perché non è appropriata per il caffè, la tazza è anche il sanitario nel bagno, che poi è il cesso. ‘Na chìccara ‘e cahfè ; il suono della effe si deve sentire,

pronuncia gutturale. Chiecchiarijàra : Scherzare, dire delle chiacchiere . Chièsi : Chiesa, chiese ; luogo di culto religioso .

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Chiesa cattolica, pàrti : abside,acquasantiera, altare,(maggiore, laterali- ancona, ciborio, corno destro, corno sinistro, dossale, o paliotto, mensa, pala, predella, reconditorio, residenza ), ambone, atrio, balaustrata, battistero, bifora, bossolo, bracci, campanile, cancellata, canonica, cantoria, capitolo, cappella, cattedra, ceppo, confessionale( camato, geruflessorio, graticcio, seggio ), confessione, coretto, coro ( badalone > grande legio e grande messale sopra un armadio quadrangolare al centro del coro con intorno gli stalli per i preti cantori, nella chiesa di Gasperina cose queste scoparse… ) , cripta, crociata, cupola,(costole, mela o palla, timpano), edicola, episcopio, finestrone, fonte battesimale, guglia, iconostasi, lavabo, navata o nave, nicchia, pergamo (pulpito, bigoncia ), pila dell’acquasanta, pinnacolo, portale, presbiterio, pronao, rosone, sacrario, sacrestia, sagrato, scalinata o gradinata, tabernacolo, transetto, tribuna, trifora, ampolline.

Ordini monastici: abate, anacoreta, archimandrita, badessa o abbadessa, camerlingo, canovaio,cellerario, cenobiarca, cènobita, cercatore, comunità, consultore, converso, eremita, fratacchione, frataglia, frate.

Chìmmu : Che ti giungesse un male. “chìmmu, prefisso, voce iniziale per inveire con una imprecazione : chìmmu càdi da’ scala ! / chìmmu ti nèsscja l’èrva avànti ‘u hfùrnu! chìmmu t’ammàzzi da’ scàla! chìmmu mòri domàna ! chìmmu mori allampàtu ! chìmmu nèssci pàcciu; chìmmu t’ammàzza ‘ncùnu ! chìmmu ti hfànnu ‘a casa pedàti pedàti !

Chìssa : Codesta, persona o cosa , plurale chìssi . Chìssi : Codesti . Chìssu : Codesto . Chitarra : Chitarra, strumento musicale a pizzico con 4 corde. Chiùmbu : Piombo. Chiùmpa : La ferita va malamente in maturazione creando pùs. Chiumpìu : Colpo sul dito, gonfio, andato a maturazione con il pus. Chjacchjàrìja : Chiacchiera, che chiacchiera. Anche: Chiecchjarìja. Chjacchiarijàra : Chiacchierare. Anche: Chjecchhjarijàra. Chjacchjàrijàtu : Chiacchierato, preso in giro, canzonato. Chjecchjarijàtu. Chjàccu : Cappio . Chjàna : Pialla del falegname; che è piana non collinosa. Chjànca : Ampia lastra di pietra rustica per trappole , lastra orizzontale

non molto spessa in altezza per ( con questo tipo di pietra in Campobello vengono edificat i trulli ) .

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Chjànca : La palma della mno, superficie della mano opposta al dorso; sinistra e destra accostate e leggermente incurvate insieme

formano una giumella / jùnta / , il concavo delle mani, così accostate.

/ ‘na jùnta d’acqua per bere; ‘na jùnta ‘e cìciri; ‘na jùnta ‘e hfàvi /

Chjancàtu : Piccola valle rurale pianeggiante poco soleggiata. Chiancàtu : Ballatoio in testa alla scala esterna , pianerottolo, mignàno

del tipo romano con scala esterna alla casa. Chjanòzzu : Piccola e stretta pialla, arnese del falegname . Chjantàra : Piantare un albero; lasciare repentemente persona . Chjantàu : Ha pianto un albero ; ha abbandonato il lavoro, la donna. Chjantèdha : Piantella, fondo interno della scarpa, sottopiede di cuoio,

cucita alla tomaia. Chjantèdha : Piantèlla, soletta interna della scarpa cucita unitamente alla

tomaia su cui si posa la pianta del piede; esterna, è la solatura del fondo della scarpa per il calpestio sul suolo.

nChjantedhàtu : Cucitura che fa il calzolaio unendo il sottopiede , la tomaia e il guàrdolo (guarddiùna) intorno alla scarpa in costruzione .

Chjantìma : Pianticella del vivaio per essere trapiantata . Chjàntu : Pianto, lacrime per dolore o gioia. Chjàntu : Trapianto un albero /agricoltura/ tolgo dalla piantonaia, dal

semenzaio . Chjàntu : Lascio, abbandono ; ti lascio . Chjànu : Piano, adagio ; p > segno musicale sotto il rigo e note =

Piano ; pp > segno musicale sotto il rigo e note= Pianissimo.

Chianùra : Pianura. Chjàru : Chiaro, limpido, onesto. “ l’ògghju chjàru vèna nzùmu “ Pìsscja chjàru, e ffuttatìnda do’ mèdicvu ! “ Chjatàra : Sparlare , criticare la persona non presente . Chjàtta : Piatta, oggetto di forma pianeggiante . Chjattìdha : Piattola, FTIRO . Si annida sotto pelle e nei peli del

pube,petto, ascelle, barba ecc. ; provoca continuo prurito. Quando una persona insiste e continua a ciarlare si dice : “ ‘A hfinìssci, cha pari ‘na chjattìdha !“ riferimento al continuo “mangiasùna” = prurito.

Chjattìja : Manovra di chi baratta una vittoria sicura , o per soldi o per altro interesse fa capolgere il risultato già positivo;

operazione dell’avvocato Azzeccagarbugli, avvocato da strapazzo , vile e intrigante “ il dottore “ di manzoniana memoria. Si fa il gesto con la mano aperta girando la

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palma : Stai attentu ch ‘a càusa t’ ‘a chjattìjanu, da così, diventa così!

Chjattijàra : Ingannare, tradire la fiducia. Vedi la voce precedente. Chiàttula : Piattola, persona nojòsa, pruriginosa; vedi >Chiattìdha < . Chjàva : Chiave . Chjavatùra : E’ il catenaccio di ferro che la chiave aziona, toppa . tutto l’insieme della serratura . Chjavìnu : Chiave sottile e lunga per aprire la serratura a scanalature. Chjàzza : Piazza . Chjàzza : Piazza . La Piazza di Gasperina si dirama con otto Vie come

i tentacoli del polpo,braccia, che portano alle estreme periferie del paese: Via Regina Elena; Via Mazzini ; Via San Giuseppe; Via Vittorio Emanuele; Via Trieste; Via Regina Margherita; Via Cavour, ecc. . Basolàta nel 1911 > da una ditta napoletana, assistente tecnico un catanzarese, (titolare della sua merceria e cartoleria negli anni 1950 all’angolo dell’odierna Piazza Matteotti per Tiriolo).

Chjìca : Piega . la prima piega del dito pollice piegato=chjìca; la seconda piega: “votatùra “ ; secondo la misura è: “ pàrmu =palmo della mano, seconda piega=chjìca; poi, ultima piega > votatùra : “ Pàrmu, chjìca e bbotatùra “ .

Chjìca : Giunge sul posto, là, o più lontano, o qui vicino . Chjìca : Ruga sul volto, piega della floscia pelle. Giunge sul posto vicino o lonatàno; pezzo di legno o di

stoffa che raggiunge la lunghezza rispetto alla misura da colmare;costura di stoffa; piega di qualsiasi materia.

Chjìca : Piega in una stoffa; che giunge sul posto. nChjicàta : Doppia stoffa infilzata con ago e filo come cucicitura

provvisoria per la prova, imbastita, imbastitura . Chjicàra : Giungere sul posto ; raggiungere in altezza con le mani. ‘nChjimàra : Rinfrinzellare due teli con ago e filo, appuntare, premontare

due stoffe con punti lunghi su cui poi si farà la cucitura con la macchina per cucire.

Chìmmu : Che ti , che ti succeda, che ti capita la mia maledizione: Chìmmu càdi da’ scàla e mmu t’ammàzzi ! Chìmmu ti nèsscja l’èrva avanti ‘u hfùrnu ! Chìmmu ti hfànnu ‘a casa pedàti pedàti ! Chìmmu ti nèsscja l’èrva avanti ‘a porta ! Chìmmu mori ammazzàtu ! Chìmmu ti nèsscia càncaru jettalòru ! Chjìppu : Rete che avvolge il fegato del maiale “ hfìcatu e cchjìppu “ .

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Chjìrica : Chièrica, rasura, tonsura rotonda quanto una moneta che si fa sulla sommità del capo ai sacerdoti ; Chjìrica, voce presa dal chierico , dopo la tonsura .

Chjò : Chiò , voce dell’uccello > Assiòlo . Chiòppa : E’piovuto, chiòppa e scampàu ! è piovuto ed ecco il sole. Chjòva : Chiodi : fucinati, per falegnameria, semenza /zzìppi/ per

calzature, bullettame per calzature, da maniscalco, ribattini per lattoniere, rampini.

Chjòva : Piove. ‘nChiovàra : Inchiodare due asse ; affligere, cagionare tristezza,

crocifiggere . ‘nChiovàra : Inchiodare come fa il calzolaio con bullette,il falegname;

bullettare . Chjòva e nnèsscja: “Quàndu chjòva e ttìra ventu, ti dicu èu com’hai de

hfàra: tu ti cònzi a ‘nnu stravèntu, dàssa chjòvara e nnivicàra ! “

Chiovarìa : Pioverebbe, magari pioverebbe acqua dal cielo ! ‘nChiovàta : Inchiodata, fissata con chiodi. ‘nChiovàtu : Inchiodato come Gesù in croce; inchiodato,unito,

attaccato con i chiodi . Chjovìu : E’ piovuto . Chjòvu : Chiodo di ferro o di legno . Chist’àtru : Quest’altro . Chìstu : Questo: luogo o persona, vicino di ascolta e di chi parla. Chiudìa : Chiudeva. ‘nChiudìa : Cielo nero, pioggia. Chjudìra : Chiùdere . nChiudìu : Tempo, cielo oscurato pronto alla tempesta che chiude in

casa le persone , animali ecc. Chjumbàu : Improvvisamente e senza volerlo, è piombato qui . Chjumbàu : Ha piombato il pacco. nChjumbàra : Piombatura, che si fa alla cima di una fune per non

sfilacciarsi, perche non si sfiocca . Piombare, sigillare un pacco . Chjùmbu : Piombo, metallo pesante . Chjùmbu : Operazione che si fa alla cima di una fune. /vedi la voce:

‘nChjumbàra / . Chjùmpu : Finisco, termino il lavoro.Quàndu ‘u chjùmpo,poi vègnu! Cchjùna : Più, di più /cchjù – più / Cchjù ppèju : Più peggio , peggiore . Chjùppu : Pioppo . Chissarapòzza : Invettiva maligna di maledizione. Vedi la voce Chìmmu . Chjusùra làmpu : Zipper ( cerniera ,chiusura lampo con i dentini e il corsoio)

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Chjùsu : Chiuso, chiusura . Cchjù : Più , di più . Chu : Che o chi , “ Ch’ ‘u dìssa ? – chi l’ha detto ? ch’ ‘i dìssa? Ciabatta : Ciabatta, pianella coperta solo dalla parte anteriore. Ciabattìno : Ciabattìno, riparatore di ciabatte > non calzolaio che

costruisce le scarpe nuove su misura < . Ciàmpa : Ciàmpa, ferro ai piedi degli animali da soma, zampa. nCiampàra : Ciampare, urtare > stroppicàra < inciampàare Ciancianèdhi : Fettucce di stoffa pregiata che alcuni signori nobili

facevano cucire dai sarti sui gomiti della giacca o sulla tesa del cappello,per distinguersi nella società dai ranghi inferiori. “ gradi “ sociali .

Ciàngia : Piange. Ciangiatùra: Prèfica . I ciangiatùri ‘e Sa’ mBitu ( di San Vito ).

Le prefiche di San Vito sullo Jonio (Cz.) che a pagamento si recavano nei paesi vicini per piangere e lodare un morto

non parente Ciangìra : Piangere. Ciangìru : Hanno pianto. Ciangìsti : Hai pianto. Ciàngiu : Piango. Ciangìu : Ha pianto. Ciangiulìja : Piagnucola , pianto di bambino, > murritùsu < Ciaramèdha : Ciaramella, cennamella, cornamusa ; anche ciaramèdha . “ udii tra il sonno le ciaramelle “ ( G. Pascoli ) Ciaramedhàru : Uono chiacchierone che racconta le cose a vanvera. Ciaramidìu : Luogo dove si costruivano i coppi, tegole . Ciaramidìu:

luogo ove si costruivano tegole per i tetti delle case . Ciaramìdu : Coppo, lastra di terracotta curva , copertura dei tetti per lo

scolo delle acqua piovane, sovrapponendo ai risalti altri coppi a ciò che tra l’uno e l’altro èmbrice non entri acqua. In un mq. si contano 21 > ciaramìdu < . Gronda /latino grunda / estremità del tetto che sporge in fuori dall’edificio perché la pioggia scoli senza bagnare la parete; grondaia.

Ciaràntuala : Ragno, taràntola, ceràntula . Ciarda : Fetta di pane tostato con sugo di carne arrostita di

maiale,e pezzettini di questa messi sopra , Ciarlatànu : Ciarlatano, chi vende oggetti e cose di poco valone. Ciarmmàra : Ciurmare, formula di parole col movimento delle lebbra e segnatura a forma di croce sui margini

dell’infiamazione dell’ impetigine (pitìhjana) per far sì che non vada avanti e guarisca . Ciurmare, ingannare uno, con imposture. Ciarmmatùra , ciurmatore .

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Ciarmmàra : Operazione che faceva “ ‘u sanpavulàru “ , uomo che in una custodia, cassetta con coperchio e appesa al collo, in essa cassetta custodiva delle serpi che servivono per togliere la paura di esse facendole toccare ai bambini ed adulti ponendole a forma di stola intorno al collo o sulle braccia. L’uomo che girava per le vie annunciava: “ ‘U sanpavulàru ! “ Voce questa derivata dal nome di San Paolo che non

temeva serpi e serpenti. (Vedi la voce : “ sanpavulàru“ ) anticamente , anche ciurmadore . .

Ciàscula : Tipo di calzatura rustica col solo fondo per riparare i piedi, priva di tomaio,fornita di legacci. “Calàndri “ molto grandi .

Cciàvuli : Ciàuli o ciàvoli, uccelli , cornacchie che continuamente gracchiano; quando un gruppo di persone ciarla vanamente gli si dice : “ ‘a hfinìti cha parìti cciàvuli ! “

La smettete che sembrate ciàvoli ! Cìca : Cicca della sigaretta “ muzzùna “ , mozzicone. Cicàla : Cicala: il suo frinire indica afa e grande caldo . “ Quàndu ‘a cicala cànta ‘ntra d’agùstu/ pe’ ssùpa ‘su retràttu ‘na lucèrtta/ > foto sulla lapide sepolcrale < rotìja e

rrotijàndu pìgghja gùstu “ / . ( Da > ‘A ‘ntìnna < poesia di Antonio Pisano. ) Ciccìdari : Vocabolo questo che indica le patate piccolissime. Ciccìdiri : (Vedi Ciccìdari ) Voce per dare nome alle patate più

piccole e rotonde. Cicèrculu : Cicerchia . Cichitìja : Attrezzo, mobile, sedia, che produce strano movimento;

persona che si atteggia con i suoi movimenti da guappo per attirare l’attenzione di chi guarda. Si cichitìja !

Cichitijàra : Muovere continuatamene qualcosa verso destra o sinistra,creare col movimento un piccolo rumore fastidioso, stare al volante d’un auto e muoverlo, stare seduto sulla sedia impagliata con i piòli > pirùni < allentati, e fanno il cigolìo ; persona che si atteggia da bullo coi movimenti per attirare a se .

Cichitijàra : Muoversi sulla sedia di legno, impagliata, sedia vienna, con i pioli malandati che si lascia andare e facendo attrito produce un piccolo cigolìo.

Cìci mia! Cìci mia! Voce per chiamare la gallina, il pollame. Cìciari-Cìciri : Ceci . Ciciarèdhi : Pesce ciciniello argenteo ,per indicare il piccolo del

latterino, ha forma cilindrica di 15-18 - 20 centimetri . Cìcimi ! cìcimi ! Voce per chiamare le galline .

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Cicipònna : Trastullo per bambini fatto dalla cima della pianta

verde del mais : si recide agli assi secondari, nodo; verticalmente si fanno a croce due spacchi con tutto il vestimento della pianta e della foglia (blattea) ; con la la foglia sottostante si spingono verso l’alto i due

spacchi aprendosi in quattro parti a forma di frusta per la miscelazione ; tirando in basso “ l’ombrellino” si chiude . La ripetizione del movimento in alto e in basso,

viene chiamato “ cicipònna“ . Cìci-pònna! cìci-pònna !

Cicirignòla : Canzone dialettale d’un tempo: (“ ‘U scarppàru, tìcchi tìcchi, quando ‘li mànca la ‘mpìgna (tomaia) e la sola, vàcia cantàndu la cicirignòla “) Cicòra : Cicoria . Cicròpu : Ciclòpe . Nella mitologia antica greca, favoloso gigante

che aveva un solo occhio in fronte. In Gasperina viene chiamato “cicròpu” l’uomo furbo rude che nasconde segreti che nessuno deve conoscere e sapere.

CCìccu – Cìccu: Francesco, nome proprio. Cìco Simonetta(Francesco Simonetta, nato a Caccuri di Catanzaro, Amministratore di Milano e della Lombardia al tempo di Francesco Sforza, Galeazzo Maria e Lodovico il Moro; che per gelosia e con 100 testimoni falsi, lo fece decapitare – Caccùri 1410 + Pavia 1480 - )

Ccicculàta : Cioccolata, cioccolato. Ccicculatèra : Cioccolatiera, da cioccolato; caffettiera di latta avente forma

di un cono tronco, bocca stretta con base larga, in alto un’ ansa , coperchio adeguato alla sua circonferenza .

Ciculìdhi : Cìccioli, cìccioli del maiale . Cìfra : Cìfra, / dall’arabo sifr , ZERO/ ciascuno dei segni con cui si

rappresentano graficamente i numeri dallo zero al nove. Alcune ricamatrici, chiamano CIFRA anche le lettere dell’alfabeto che riportate sui guanciali e lenzuola vengono ricamate.

Cifrèca : Ciofrèca / in napoletano/ . Fondo di vino in caratello, barile o in bottiglia, feccia, residuo.

nCignàra : Iniziare un’opera, un lavoro, iniziare a mangiare il pasto. nCignàru : Hanno iniziato l’opera. nCignàru : Primizie di frutti sugli alberi maturi, che rosseggiano come

le ciliègie ecc. . nCignàsti : Hai iniziato a mangiare, a lavorare, a leggere, a scrivere.

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nCignàu : Ha iniziato un lavoro; ha iniziato a tagliare un pezzo della pagnotta intera / ncignàu ‘u pàna / . nCignàu a cchjovìra .

nCìgnu : Inizio un lavoro; inizio a lavorare; inizio a mangiare. Cilènticu : Pazzoide . Cilìrzzi : Formichine rosse . Cimalòri : Ultimi frutti che restano in cima alla pianta, come fave ecc. Cimbràcula : Cimbraccola, donna volgare e sciatta. Cìmbula : Voce volgare : “ Mi ruppìsti ‘a cìmbula ! “ /mìnchja/ Cimètta : Da cima, bordo, orlo. Lavoro all’uncinetto per ornare

abbigliamenti femminili; camicie , polsini, ecc. . (Tipo di frangia, striscia di tessuto a fili o a cordoncini sciolti o intrecciati, che si mette a tende, ai lati dell’asciumani, coperte e simili . )

Cimèntu : Cemento . Cìmicia : Cimice . Cimiciùdhu : Da cimice, cimice, avaro, spilorcio. Cimiciùsu : Da cimice, pieno di cimici, avaro, succiasangue. Ciminèra : Ciminiera . Cimùsa : Cimosa cimmùsa; ciascuna dei due lati di un telo /vivagni /

orlo, bordo che evita sfilacciamenti . Cinànca : Persona che cammina male; zoppo, parola tedesca. Cinculìri : Ceffone, schiaffo. Cìngia : Sottopancia di cuoio (cinghia ) ,cinghia larga di cuoio o di

tela che passa sotto la pancia dell’asino o cavallo per fermare il basto o la sella sulla groppa, si affibbia da un lato al basto .

Cìnnara : Cenere Cinnaràru : Luogo dove si ammassa la cenere . Cinnarèdhu : Località rurale di Gasperina: estrema periferia della Via Trento, dietro le icone di Santo Nicola di “

Jiricùccu”. Cinnarèdhu : Fondo rustico alla spalle dell’icona di San Nicola,

estrema periferia di Gasperina detta: “Jiricùccu“ > da Pietro Jirìcolo.

Cintura : Cintura, fascia con cui si cingono le vesti intorno ai fianchi; cintura di tela o di pelle usata ancora da popoli primitivi per coprire anche gli organi sessuali, perizoma,

fascia legata ai fianchi simile a quella di Gesù sulla croce Cinquina : Cinquina nel giuoco del Lotto . Cìpia : Cipria . Cipitillàna : Donna che si atteggia ad ancheggiare per farsi notare. Cìppu : Ceppo, ccìppu . Cipùdha : Cipolla .

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Cipudhìma : Pianticella di cipolla per essere trapiantata. Cipudhùzza : Porro, scalogno . Cìra : Cera, prodotto delle api ; palla di cera per lo spago. Ciralàcca : Ceralacca . Ciràru : Ceraiolo , artigiano che lavora la cera e fa le candele. Circchjòna : Cerchione delle auto, biciclette, ecc.

Ribadisco che le doppie consonanti, raddoppiamento sintattico, servono per la pronuncia locale. Dura, forte, marcata e sforzata.

Cìrcchju : Cerchio di ferro o di altro materiale. Cìrcchju : Cerchio: della bicicletta, moto ecc. Cìrcchju ‘e hfèrru: Cerchio di tondino di ferro, giuoco infantile che per

tenerlo in equilibrio si usava “ ‘a crocchèra “ , un ferro ritorto a crocco che spingendo il cerchio rotolava in equilibrio senza sbandare; cerchio della botti e caratelli.

Cìrcchju ‘e lìgnu : Cerchio di legno per bigonce ( menzulorùni e menzalòri dogati di legno )

Cìrccu : Circo equestre . Cìrcculu : Circolo formato da Soci . Cìrcculu : Cerchio / circulus /, figura geometrica. Cirimòni : Cerimonie: apparenze, formalità,smangerie, smorfie . Cirinèu : Cireneo, persona che spesso risponde sempre male ; che si

accolla compiti gravosi. Cognome di Simone Cireneo, che aiutò Gesù a portare la croce sul calvario.

Cirolìnu : Basco con il picciolo al centro , copricapo. Cìrru : Fascetta lunga per essere fasciata intorno al dorso del neonato. Cìrru : Cìrro, ricciolo . Cìsta : Cìsta, recipiente cilindrico, canestro di canne e vimini. Cistèdha : Corba, cesta grande di rami diritti di castagno e canne, 2

manici opposti ravvolti di sole rami di castagno. Citìdhu : Località rurale “Citillo” sulla costa marina di Gasperina . In Catasto : Citillo. Titillo, (Marmotta ) . Città : Città,“borgo che s’incammina a diventar città (Manzoni) Cittadìnu : Cittadino, abitante di una città . Cìttu : Zitto : “ stàtti cìttu ! “ , fai silenzio., stai zitto. Cìttu cìttu : Dire qualcosa a bassa voce. Citùsa : Acidula ,odore , sapore che sa di aceto. Citusàru : Luogo dove si conserva l’aceto in contenitori di terracotta alti un metro e privi di anse . Citusèdha : Acetosella.

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Ciùcciu : Ciuccio, asino, persona ignorante . “ ‘U ciùcciu ch’è ‘mbizzàtu ala hficàra, tàndu dàssa ‘u vìzzu quàndu mora ! “ “ ‘I làvi ‘a hfàccia all’ àsinu, pèrddi : acqua, sapùna e lessìa ! “

Ciuciurundèlla : Persona poco seria che non mantiene la parola data. Ciùffu : Ciuffo, ciocca di capelli sulla fronte; cespo (d’erba) . Ciùmbia ! : Espressione di meraviglia per indicare una sorpresa

nell’effetto dell’azione in qualsiasi cosa sia negativa che positiva. Ciùmbia, avìa i sorddi e ffìcia tuttu ! Ciùmbia, avìa ‘nu mala brùttu e mmorìu prestu ! Ciùmbia, chìssu, nesscìu hforttunàtu e dduva jòca jòca vìncia sèmpa !

Ciuncàra : Perdere le forze nelle gambe; cioncare, crollare con le gambe per il bere molto vino;

rompere le gambe; aver malattia grave alle gambe . Ciùncu : Ciònco, affetto da malattia alle gambe da malferita ,

cionco,rotto,“marffarùta”, malattia che tocca anche i cavalli alle gambe; invalido agli arti inferiori. Imprecazione :

Chìmmu ciunchi ! chìmmu ti pìgghja ‘a marffarùta ! ( “ che sol per pena ha la speranza cionca “ ) Dante: 1-9-18 . Ciurma : Ciurma, complesso di schiavi : unione di tanti bambini che strillano. “ Timoniere, arranca, arranca, che la ciurma non si stanca “ ( F . Redi ) Ciurmmèdhu : Sacchetto cucito al grembiule e legato alla vita, grande

tasca, per riempirlo di frutta o di spighe di grano , raccolte nel fondo rustico dopo la mietitura.

Civàra : Cibare i bambini svezzati col cucchiaino; mettere legna sul fuoco fatto, “ civàra ‘u hfocu cu’ llìgna sicchi, tosti “ Cibare i neonati come fanno gli uccelli. Cìvulu : Razza di fico, bianco, molto saporito, piccolo e rotondo;

hfìcu cìvulu . Cìvu : Da cibare,dò da mangiare, imbocco il cibo al bambino ;

alimento; metto legna sul fuoco. Clàcca : Clàcca, claque, gruppo di persone pagate per applaudire in

teatro. Clarìnu : Clarino, strumento musicale della classe dei legni con

ància. Ccòbassi o ccòpassi : Risvolti dei calzoni . Còccia : Semi in generale: acini di uva, chicci di grano, ecc. Coccijàra : Raccogliere per bisogno frutti abbandonati dai padroni come

ad esempio: olive sul terreno o sui rami, a uno a uno . ‘nCocciàra : Ricercare, cercare, trovare una persona nel pascolo abusivo,

incontrare nella ricerca la persona sospetta.

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Coccijàta : Albero con scarsità di frutto come sull’ulivo. ‘nCocciàta : Fagioli sulla pianta dentro il baccello a 2 valve, non maturi e

non crudi . “ pòsa ‘ncocciàta “ Còcciu : Foruncolo, favo-antrace; di grano, àcino dell’uva, cece . Còcciu malu : Antrace, favo maligno . Cocipàna : Forno casereccio a legna. Cuoci –pane. Cocìra : Cuocere . Cociùra : Cocitore, bruciore, arsura. Cociùta : Cotta, cotta al fuoco. Cociuti : Cotti . Cociùtu : Cotto. Cocìvula /i-u / : Legumi come: ceci, fave secche, fagiuoli, cicerchia, ecc. che

nella bollitura si cuociono presto. Cocìvulu ! : Persona dura che non si presta a fare favori, del bene o

elemosina / Chìssu non è cocìvulu ! / Coo! co còoo!! : Voce della gallina, forse dolorante, dopo aver fatto

l’uovo.Ai bambini si diceva: “ mangia ‘u cocò ! mangia ‘u cocò ! voce fanciullesca , uovo .

Coddàra : Caldaia di rame con manico arcato mobile, grande paiuolo.

Coddarèdhu : Secchio del muratore. Còdha ‘e hfarìna : Colla di farina fatta sensa sale . Codhàru : Collare largo per animali come:capre, pecore, bue . Codhàta : Ciò che si porta sulla testa retta dal collo > “ còdhu”; la donna, prima forma la cèrcine di stoffa ravvolta a

ciambella, la pone sul capo, poi carica il peso su di essa.

Codhìzza : Lappa o làppola: pianta che cresce in luoghi sabbiosi e umidi,frutto rotondo con ritti aculei; come “ ‘ntre vìrdi “ oltre la riva del mare; frutto piccolo e duro coperto di minuscoli aculei, facile ad attaccarsi alle vesti di chi passa vicino. Persona inopportuna. (Arczio ).

Còdhu : Collo umano sotto la nuca. Còdhu : Collo della camicia . nCòdhu : Sul dorso, sulle spalle . Còffa : Cesta di corda intrecciata per formare due grandi

“ciambelle” unite in tutta la circonferenza , al centro ampia apertura circolare per collocare la pasta franta delle olive, dopo collocata nella pressa idraulica per sollevamento da cui, dalla catasta delle “còffe” , scende il prezioso liquido, olio di oliva.

Gabbia doppia circolare di corde. Donna molto gassa,

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obesa, “ para ‘na còffa ! “ parere,sembra una coffa di aspetto, goffa e rotonda nell’insieme. Ti rammento che la – hf-HF – va aspirata, gutturale, ma la –F- si deve sentire nell’emettere il fiato sforzato.

nCohfìna : Mette i panni già lavati nella cesta per essere lessati

nell’acqua bollente e cenere “ sùpa ‘a sscihfàrra “ . Còffulu : Indurimento della pelle sopra la parte ammalata in via

di guarigione; similmente si forma sul capo per la tigna > “ Cùzzica “ crosta .

Il vostro DOTTORE: G.Celìa, ha scritto, stampato e venduto :“ Cròxxiulu : crosta che si forma su una ferita o su un foruncolo “ ( Ma come si legge > “ Cròxxiulu ? “ )

Cògghja : Raccoglie:castagne,ghianda.olive. Per estensione: fa centro ove là mira ; ‘’ ‘A meravìgghja cògghja ! “ ,

fa sì che divente un bumerang , meravigliarsi del difetto altrui diventa un bumerang .

Cogghjìa : Raccoglieva frutta; mirava e faceva centro. Cògghjati : Invito a raccogliere per se della frutta; invito per fare la

scarpetta nel piatto col pane nel sugo rimasto. “ Cògghjati ‘u piattu ! “

Cogghjèndu : Colpendo; raccogliendo : “ jèndu e bbenèndu cugghjùni cogghjèndu; jèndu e bbenìa, cugghjùni cogghjìa “ Cogghjìra : Raccogliere frutta ; far centro nel punto giusto. Cogghjùtu : Raccolto, già raccolto dalla pianta. Cogghìu : Ha raccolto, la frutta dalla pianta; i panni stesi al sole. Cognàcca : Cognàc , francese, acquavite di vino molto invecchiato. Còla : Diminutivo di Nicola, nome proprio di persona. Còla : Che fa bene al corpo, cibo o altro, che è nutriente . Colamàru : Calamaio . Colàu : Località rurale in località Palermiti . Colèra : Querela, denuncia. Colèra : Colera, morbo epidemico . Coleràra : Querelare con carta bollata . Colicìssi : Località rurale in agro di Gasperina. Collàna ; Collana, perle unite col filo tenuta al collo in dono del

promesso sposo, nessun altro uomo poteva pretendere la mano della donna con la collana bianca. Per altri in Calabria viene chiamata : “ Fennàcca “ (hfjannàcca) che

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indica fede . Collètta : Colletta, raccolta di soldi per bisognosi. Collèttu : Coletto, il colletto della camicia da uomo, da collo e gola rotondo; a scialle . Collìriu : Collirio. Collocatòra : Collocatore al lavoro . Colonia : Colònia, colònia montana o marina per bambini e

anziani a scopo di cura o di riposo estivo. Colònna : Colonna / columna / : elemento verticale dell’architettura :

egizia, persiana, greca dorica, greca ionica, greca corinzia, romana bugnata.Parti della colonna partendo dalla base: zoccolo del piedistallo, dado del piedistallo, cimasa, base, fusto, foglio d’acanto, capitello, volute, fascia, tondino, guscio, fregio, ovolo, dentelli, gocciolatoio, gola rovescia, gola diritta, listello. Voci attinenti : stela, erma, cippo, obelisco, balaustra, cariatide, pilastro; alta, bassa, svelta, sottile, slanciata, tozza, rostrata, affusolata, a spirale, rastremata, scanalatura, striata, gemina o doppia o binata ; dorica / dei Dori /; jonica / della Jonia /

Colonnètta : Comodino, mobile in forma di cassettone che si tiene accanto al letto.

Còmba : Ematoma , gonfiore ; vedi la voce “ Zzòmbu “ . Còmmudu : Riserva di alimenti oli, vino ecc. per l’inverno. Compiùtarra : Computer , voce inglese; voce nuova non dialettale;

macchina elettronica, elaboratore . Comùna : Comune, Municipio . Un fu Sindaco di Gasperina mi disse : “ ‘A rròbba da’ Comuna a mu vàcia ‘o cahfùna ! ”

La proprietà del Comune, comunale, deve andare nel burrone.

Còmu : Como, Comune e provincia lombarda . Còmu : Come . Comunista : Iscritto al Partito Comunista; ateo, miscredente. Còna : Icona: Conèdha : Edicola, icona in muratura detto carvvàriu = calvario.

In Gasperina, località rurale confinante con altri comuni di Montepaone e Palermiti a Oveste sulla rotabile provinciale .La icona storica, non è quella ove si trova la fontana sulla strada, ma è quella all’interno dei campi sulla strada poderale che ha forma esagonale.

Conètta : Cunetta : cuna, basto rovescio di pietre o cemento per lo scolo delle acque lungo i margini stradali; cunetta ; luogo concavo dove si raccolgono le aque.

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Conettùna : Basto rovescio per lo scolo delle acque, più alto e largo; nelle campagne scavato nella terra “ acquàru “ , solco

traverso , fatto per ricevere le acque per i campi portandole ai fossati.

Conìgghju : Coniglio . Còntra : Piaga sulla pelle, lacerazione di forma rotonda che

spesso si nota sulla schiena dell’asino, causata dal basto male confezionato.

Cònu : Cono . Conzàra : Aggiustare, riparare . Cònzi : Aggiusti, ripari, riparare, mettere a nuovo le scarpe; porsi fisicamente in una data posizione. Còmu ti cònzi ! Cònzu : Torchio del tipo Meschini, a leva orizzontale a grande

pressione per la spremitura dell’uva con : madrevite al centro; vite; traversa fissa; volantino di comando; piastra mobile; piastra fissa con canale di raccolta del mosto; tamburo a doghe verticali di legno; leva di azionamento; gruppo di pressione; cilindri; leva di comamndo per il movimento degli stantuffi; tramoggia di carico; canale di raccolta. Altro tipo di torchio Auto-Decle Marmonier .

Cònzu : Aggiusto, riparo l’oggeto, la giacca, le scarpe . Còppass : Risvolto dei calzoni . Coppèdhu : Sito rurale, fondo rustico fuori periferia di Gasperina detto >

jiricùccu < Coppètta : Coppètta , bicchiere di vetro usato per fungere da ventosa

per lenire dolori, si scaldava una monetina di rame con piccolo batuffolo acceso sopra, si copriva col bicchiere, si notava che nel bicchiere emergeva pelle e carne, calore questo che prestava sollivo nella parte dolorante. Coppètta, con una mignatta / sanguisuga / per succhiare il sangue evitando l’eccessiva pressione sanguigna. Vedi: > carnarùtta

Coppijàra : Azione del mugnaio, il razziare la farina di nascosto nel mulino “ cu’ còppu “ , piccola misura simile a un barattolo di legno.

Coppìnu : Mestolo concavo privo di becco e mestolo con becco; mestolo forato scolafritto ; mestolo quasi piatto forato schiumarola .

Còppula : Còppola , copricapo maschile con visiera tesa. Coppulàru : Chi fa copricapo, ‘i còppuli , berretti a 6 triangoli con

visiera tesa. Coppulìnu : Coppola piccola senza visiera per bambini. Còppu : Barattolo cilindrico vuoto di latta . Coràdhu : Corallo.

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Corajìsima : Befana, figura di donna dal volto di megera , pupazzo. Coràma : Corame, coiame ; cuoio, pelle; conciatura ordinaria con colore giallo, conciato con il cromato di ferro; la stessa, se non viene alla giusta conciatura, col calore del piede si ristringe, la scarpa non si toglie più

facilmente.Tanti clienti, dopo avere calzato per qualche ora dette scarpe, venivano da noi calzolai costruttori, per scucire le parti unite della tomaia, quindi per scalzare il piede. ‘A coràma, no’ n’èsta anfibbiu, come scrisse G.C.

Coràta : Corata : parti intorno al cuore : fegato, cuore, polmoni, budella, centopelle “ centupèzzi”, elementi questi che in Catanzaro cucinano il morzello > morzzèdhu , specialità storica di Catanzaro, si mancia nella ciambella fresca.

Còrdda : Corda . Còrdda ‘e Tarzan: Liàna, le piante sarmentose con fusto legnoso e

lunghissimo; Tarzan, protagonista di una serie di romanzi avventurosi usava nelle foreste , personaggio dello scrittore E.R.Burroughs ( 1875+1950) .

Corddàru : Chi intreccia le corde camminando a ritroso come fanno i gamberi. Vàcia avanti comu ‘u corddàru !

Cordduàna : Passata di manate, mazzate a tutto andare, botte continue. Corddùna : Cordone ombellicale; cordone dei frati =simbolo di

castità, cordiglio. Cornnicèdha : Erba vescica delle razze vescicarie,fiorisce in marzo-

aprile,ginestrino, ginestrini. Pianta / corniculatus / nasce in luoghi aridi, ha tanti fusti striscianti sdraiat i, fiori gialli-oro, frutti in siliqua un po’ rigonfia, cili ndrici.Per raccogliere l’intera pianta erbosa, prendere una cima d’un fusto fiorito,sollevarlo per individuare la radice, estirpando questa, tutti i fusti con i fiori e frutto “Cornicèdha“, si evidenziano a fascio,i contadini li portavano a casa per noi bambini. Se raccolti in tempo dovuto, sono freschi e saporiti.

Cornnìcia : Cornice . Corna : Corna, fare le corna, segno di dispregio che si fa alzando

l’indice e il mignolo della mano chiusa; tradimento, infedeltà tra coniugi. Sùpa còrna, guastunàti; sopra le corna bastonate. Come dire, sopra sfortuna anche altre disgrazie.

Còrnu : Corno: strumento musicale a fiato degli ottoni . Còrnu : Corno:simbolo delle Poste italiane, simbolo che i postini

portavano sul berretto di servizio.

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Cornnùta : Vipera con un corno sopra la testa. Cornnùta : Donna tradita dal marita. Cornnùta-cornnùda : Cesto con due manici per servire vivande al cardinale in

conclave per la elezione del nuovo Papa. Cornnùtu : Cornuto , uomo fatto cornuto dalla moglie. Corpusdòmani : Corpus Domini : (festa del ); creata da papa Urbano IV

nel 1264; nel 1316 , il pontefice Giovanni XXII aggiunse la processione. Ora si celebra la domenica successiva a quella in cui si festeggia la Santissima Trinità, ma cadeva invece fino al 1976 il giovedì, ossia sessanta giorni dopo la Pasqua .

Còrppu umànu : Corpo umano: testa, tronco, estremità; il corpo umano è composto di circa 750 muscoli.

Còrvu : Corvo . Còsscj : Cosce . Costituziòna : Fisicità del corpo umano, “ è dèbula ‘e costituziòna ! “ Còtracu : Luogo incolto pieno di erbacce, felci, ortiche, rovi, sterpi . Cotràra : Giovane donna , signorina, signorinella. Cotrarànza : Giovinèzza, gioventù in generale, derivazione di > cotràra . Còtta : Cotta, sopravveste bianca con mezze maniche del

prete ; cottura , pietanza bollita, fritta,cotta; innamoramento, ha preso una cotta .

Còttimu : Cottimo / quotimus / contratto con cui si assume un lavoro a prezzo fisso e per un termine convenuto.

Cottura : Cottura, il cuocere e il suo effetto . Còttu : Cappotto per ripararsi dal freddo. Còttu : Còtto, alimento bollito nell’acqua o fritto nell’ olio. Cozètta : Calzetta . Cozettèdhi : Calzettine da bambini . Cozètti : Calzette. Còzza : Còzza, mollusco con conchiglia bivalve, mìtilo. Còzza : Ha colpito il punto desiderato, ha fatto centro, ha colpito. Cozzàra : Cozzare. Cozzèttu : Sfumatura alta o bassa che il barbiere opera nel taglio dei

capelli dietro la nuca. Cozzulàta : Bastonata data alle spalle, al collo = còdhu = còzzu . Cozzulàti : Manate, mazzate date dietro la nuca = “nùcia do’ còdhu “,

noce del collo = prima vertebra cervicale . Cozzulùna : Incivile, >tamàrru < , zotico . Còzzu : Collo fisico dietro la nuca dove il barbiere sfuma i capelli. Còzzu : Còzzo, colpo dato cozzando; urto / dal di cozzo, cozzare. Còzzu da’ ‘ccètta : Parte superiore dell’ occhio dell’accetta, della scure, della

Zappa, della marra, dove viene fissato il manico di legno;

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costa del coltello . Crà : Cra, voce della cornacchia. Cràcca : Crampo /dal tedesco krampf / contrazione dolorosa dei

muscoli. Crànu : Cranio, scatola ossea che contiene il cervello. Scatola

cranica, teschio, calotta cranica . Cràpa : Capra . Cràpa : Capo, testa . Crapàru : Capraio, pastore di capre. Crapètta : Capretta. Crapèttu : Capretto. Crapùna : Càpro, maschio della càpra . Crapùna : Caprone, uomo incivile, rozzo, tardo di mente , testardo. Crastatùra : Castraporci . Cràstu : Castrato. Cantante uomo , soprano, che nella sua infanzia fu

privato degli organi della generazione, evirato, senza testicoli. La voce è più acuta di quella della donna. Nel 1569 la cappella dell’elettore di Baviera possedeva 6 castrati ; il primo castrato ammesso alla cappella pontificia pare fosse un prete, Girolamo Rossini di Perugia, 1601. (“Tra le sue mura la città lasciva / D’evirati cantori allettatrice “ ) U.Foscolo: Dei Sepolcri. versi 73-74. (Ugo Foscolo:Didimo Chierico (1776 -1827)

Cràstu : Animale castrato. Cratùra : Creatura , bambina o bambino. Cravatta : Cravatta / da croata , perché l’uso venne dai Croati / striscia

di seta, o altro, che si porta dagli uomini attorno al collo, ed annodata sul davanti in vari modi.

Crèma : Crema, pomata . Crèpa : Crèpa, fessura più o meno lunga e sottile . Crepàra : Crepare, morire: è crepato quel mascalzone. Crètti : Grette, olive avare, meschine,anguste, prive di succo;

cadute dalla pianta e rinsecchite, ma saporose col il pane.

Crèsima : Cresima . Cresimàra : Cresimare, il compare accompagna alla Cresima il

figlioccio. Cresimàtu : Cresimato. Crèttu : Cretto, oliva taccata intorno col coltello; oliva gretta, che è

difettosa, caduta dall’ulivo e secca. Crìa : Crìa : ultimo nato dei figli nel nido; da criàre, criàtu .

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Criànza : Creanza, comportarsi da persona educata, come spiega il galateo, rispetto, educazione.

Criàra : Creare; cratùra, criatùra . Criatùra : Creatore , Dio. Criàtu : Creato, universo. Crìcca : Banda,combriccola, setta, ‘ndràngata, massoneria: crìcca napoletana: Asso, Due,Tre dello stesso colore nel giuoco del tressette . nCrìcchi – ncròcca : Voce diretta a chi stringe amicizia equivoca con altra

persona unendo i mignoli delle mani stringendoli,sollevandoli e abbassandoli due tre volte (bieco rito della ndràngata > ncrìcchi ncròcca jijitèdha < )

Crìccu –cric : Martinetto, crìcco, piccola macchina per sollevare pesi a poca altezza. Cric , si azione con una leva, gli automobilisti lo tengono in dotazione.

Crìda : Crede, che crede, che ha fede. Cridènza : Credito, merce comperata a credito. Cridènza : Credenza, mobile dove si ripongono le stoviglie o le cose da

mangiare > dispènza < : Cridìmma : Abbiamo creduto. Cridìra : Credere, aver fede. Cridìru : Hanno creduto. Cridìstavu : Avete creduto . Cridìsti : Hai creduto, hai avuto fede. Cridìu : Ha creduto . Crìgna : Criniera. Crijàra : Creare, mettere al mondo dei fili; creare un’opera

d’arte. Crìju : Credo, credere, io credo. Crimentìna : Clementina, nome di donna . ‘nCrinàta : Persona in posizione piegata, molto abbassata come fosse

seduta sopra una pietra. ‘nCrinàtu : Inclinato . ‘nCrinàtu : Piegato col corpo, inclinato . Criolìna : Crinolina, stoffa rigida per sotto la veste . Crìsa : Eclisse di Luna . “ ‘a Luna è ccrìsa ! “ Crisantèmu : Crisantemo . Crisàra : Buratto per la farina . Crisarijàra : Tornare ancora a stacciare la stessa farina. Criscè : Crocè, uncinetto per ricamare, bastoncino di ferro con capo

curvato, uncinato, usato per fare ricami. Crochet . Crisscimògna : Che sta crescendo, ragazzo in crescita . Crisscimògna : Che cresce come la Luna: Luna a ponente, Luna crescente;

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“Cummàra, ‘u cciòmu meu, àva ‘a frèva ! “ = Comara, il mio bambino ha la febbre ! > risposta: “ Esta frèva ‘e crisscimògna ! “. E’ febbre provocata dallo sviluppo fisico!

Crisscìra : Crescere, sviluppare, svilupparsi. Crìssciutu : Lievito naturale, pasta acidula per il pane ; voce napoletana. Crisscìu : E’ cresciuto, ha fatto lo sviluppo . Crìsta : Cresta rossa dentata che cresce sulla testa del gallo ecc. . Cristarèdhu : Cornacchia (?) , uccello, corvo dei rapaci. Cristiànu : Cristiano, credente in Cristo. Cristìna : Cristìna,nome proprio di donna / significa seguace di Cristo/ Crìstu : Il Cristo (Unto da Dio).Per antonomasia /Gesù di Nazareth/ Crìta : Creta, argilla verde. Crìva : Crivelli (plurale) , / “crìvu” / singolare di crìva / Crivàra : Donna che fa i crivelli; moglie del crivàru . Crivàru : Chi fa i crivelli . Crivàta : Crivello più grande e pieno di frutta, o di granaglia . Crìvu : Crivello. ‘nCròcca ‘ncròcca jijitèdhu:

Voce riferita a persone molto legate tra di loro che hanno stretto amicizia legando, stringendo i loro mignoli delle mani sollevandoli e abbassandoli. ‘nCròcca ‘ncròcca, che si attaccano come due crocchi ad uncini . Manifestazione schifosa , giuramento di chi entra nella NDRANGATA = ndràngata calabrese.

‘nCròccanu : Appendono al crocco . ‘nCroccàra : Appendere al cròcco. nCroccàtu : Appeso al crocco. nCroccàu : Ha appeso al crocco; si è impigliato. Croce Rossa Int. : Croce Rossa Internazionale /voce non dialettale /

Ideata dallo svizzero Henri Jean Dunant nel 1864 . Premio Nobel per la pace (1944 ) > 1828 + 1910.

Crocchèra : Ferro ritorto a cròcco per spingere il cerchio e per tenerlo in equilibrio senza farlo sbandare; giuoco infantile col cerchio.

Cròccu : Crocco, uncino , arpione, ferro uncinato che si fissa nel muro, e in cui entrano le bandelle delle finestre e delle porte (zànca di ferro); cardine , ganghero, appicicagnolo, attaccagnolo .

‘nCròccu : Appendo al cròcco. Cròma : Croma: figura della grammatica musicale,quando viene

scritta nel rigo musicale (5 righe e 4 spazi) diventa nota, colore, modulazione. Valore : ( Semibrève 4/4; Minima 2/4; Semiminima 1/4 ; Cròma 1/8 ; Semicroma 1/16 ;

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Biscroma 1/32 ; Semibiscroma 1/64 . ) Il denominatore indica la quantità per la formazione di una Semibreve . 8 Crome per una Semibreve; 4 Crome per una minima; 2 Crome per una Semiminima; 2 Biscrome per una Croma; 4 Biscrome per una Croma; 8 Semibiscrome per una Croma.

Cromatìna : Lucido per scarpe, che contiere cromo; cuoio e pelli conciate con il cromato di ferro: pella a ccròmu . ( Lucidi di vecchia granda marca: Brilli – Ebano – Tana .)

Cròmu : Cromo, elemento chimico per colorare / pella a ccròmu / pelle per scarpe conciata col cromato di ferro. Cròsta : Crosta, superficie indurita di checchessia// corteccia del

pane, del formaggio ecc. . Cròzza : Teschio umano . Cròzzu : Capo rasato a zero . nCròzzu : Insisto e sostengo la mia opinione per caparbietà

che contiene la mia ”cròzza”, la mia testa . Crùcia : Croce : pena massima ai tempi di Gesù ;segno accanto agli addenti dell’addizione ;segno che fa l’analfabeta come

firma;segno religioso sopra una tomba ;punto cròce del ricamo .

Crùcia : Croce,Egizia-greca-latina-antoniana-decussata-patriarcale-di Malta-uncinata-potenziata- tripla-ortodossa-ricrociata-aguzza-patente-a 8 punte-Stellata-mauriziana-ritrinciata-pisana-ancorata-pomata.

Crucìja : Si fa vedere nella zona, sul posto. Crucijàra : Farsi vedere sul posto. Crùcia da’ ‘cona : (vedi la voce seguente). Era altra Stazione della Passione

di Gesù, la icona, la grande croce di legno, si trovava sul muro della casa Jemmallo e che dal suo “mignànu” il prete descriveva la Stazione della Passione di Cristo.

Crùcia da’ Via : Croce della Via, grande croce di legno fissata al muro in Via Trieste, casa del fu Giuseppe Pisano, dal suo “mignànu” ogni Venerdì Santo della processione

della “Naca” (vedi la voce nàca ) il prete senza veste di rito, descriveva la Stazione della Via Crucis .

Crùcia ‘e Lèvuli : Località rurale in agro di Palermiti. Nel lontano 1600 quivi uccisero Evoli di Gasperina, vi era una icona e una croce dedicata alla sua pace eterna.

Crùcia do’ Munta : Era una grande croce di legno fissata sul parapetto del muro di sostegno rimpettaio alla casa Marsico- Procopio, croce esistita sino agli anni 1960 .

( Il vostro Dottorone un certo Gori Celia, così ha scritto

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nel suo libretto stampato e venduto: “Crucia da cona: ruga del paese “ . “Crucia da via : ruga del paese…. E anche perché al centro di un quadrivio “ . ) Antonio Pisano, puntualizza : � Al centro, poteva esserci una croce? .

Il quadrivio, è il > crocicchio, crocevia largo 1 metro e mezzo ( via Trento e via Trieste si sfiorano di fronte al portone dei Celìa-Brunùzzi e la casa di A.Clericò.)

In Gasperina tutte le Vie formano incroci con altre e con tanti vicoli , mai estite croci ! Rùga = rione : Poi, come rùga, si dice : ‘a Còna; ‘u Mùnta; ‘a Chjàzza ; ‘u cavarccatùra ; ‘a rìccia ; i sambùci ; tri ccrùci ; màstri-pètri ; ‘a pètra ‘e Pànghi ; patèdha ; hfilànda ; via-vecchja ; via-nòva ; sa nGiànni ; chjànu ; capu- cannàla; santa Caterina; san Giusèppa; lindinèdha ; jiricùccu; assulicchjalòru ; timbèri ; bàbbi ; virg ilèdhu .

Crùda : Cruda, acerba. Crùdu : Crudo, acerbo. Cu’ : Con : > cu’ ttùttu ‘u cora ! / con tutto il cuore ! / Cuccàgna : Cuccàgna : paese immaginario dell’abbondanza d’ogni

cosa; Bengodi . Giuoco che consiste nel salire su un alto palo liscio e insaponato in cima al quale sono posti diversi premi da conquistare . “ ‘ntìnna “ , si ‘ntìnna, si inerpica per conquista la cima . L’ albero della cuccagna

Cuccàra : Mangiare, succhiare, lucrare. Cùcchja ‘e hfìcu: Pìccia. Cùcchja : Due persone squalificate che camminano insieme : chi bella cùchja ! Cùcchja : Moneta di due soldi di rame con la figura dell’ape , fuori

corso dal 1945 (‘na cùcchja) Cùcchja : “ ‘Na cùcchja ‘e hfìcu cu’ ‘a nùcia “ fichi secchi tagliate

in due tenute uniti dal picciuolo che formano un 8 > una pìccia .

Cucchjàra : Grande mestola con manico lungo, cucchiaione di legno. “ I guài da’ pignàta ‘i sàpa ‘a cucchjàra ! “ nCucchjàra : Accoppiare due cose cucendo o incollando, unire.

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Cucchjaràta : Quanto sta in un cucchiaio . Cucchjarìna : Cucchiaino per il caffe . Cucchjarinàta : Quanto sta in un cucchiaino di caffè . Cùcci cùcci cùcci ! Voce per richiamare il cane a se . Cucinàmma : Abbiamo cucinato . Cucinàra : Cucinare . Cucinàru : Hanno cucinato. Cucinasti ? : Hai cucinato ? Cucinàstavu ? : Avete cucinato ? Cucinàtu : Cucinato, ciò che si ha di cucinato Cùccu : Persona ignorante, scema, stupida , rimbambito; aggettivo giunto in Gasperina dalla frazione Pilìnga. Cùccu : Cùcco, scemo. Cuccù : Voce infantile per indicare la bua, male per urto fisico. Cùccuma : Cùccuma, tipo di anfora di terracotta, panciuta, collo brevissimo con due anse opposte sotto il labbro. Cucù ! Cucù ! l’acquattarsi nel gioco e nascondersi che

fanno i bambini, farsi vedere con la faccia e non farsi vedere, e far sentire la voce: cucù, cucù, cucu !!

Cucù : Voce del cucolo, orologio a cucù . Cu : Chi . Si scrive CHU. E’ errato in dialetto scrivere CU ,

perché si intende pronome relativo CHI : “ chu dìssa cha tu sai ? “ Esta ch’ ‘u pèda ‘a hfòssa = è col piede nella fossa, morente.

Cùcudha : Grandine Cucùdhu : Baco di seta, bozzolo,seta . Cucugghjàta : Volàtile , uccello . Cucùmmaru : Cocomero . /Cacùmmaru / . Cucuvìu cucuvìu ! Voce della civetta (?) Cucùzza : Cocuzza, zucchina verde o gialla; testa, capo , zucca . Cucuzzàra : Pianta strisciante della zucca. Cucuzzàru : Venditore di zucche. Cucùzzulu : Cocuzzolo, monticello, cacume, cima, parte più alto del

capo; sommità di monte; sommità del cappello. Cudhùra : Ciambella di farina acqua e lievito, pane. Cùda : Coda : resta del grano, dell’aglio, della cipolla; della

gonna che la pacchiana raccoglieva sul fondo della schiena facendo vedere il panno rosso coperto davanti “ cu’ hfaddàla”. Hàva ‘a cùda ‘e pàgghja; ha la coda di paglia… brucia: non può intervenire in nessuna cosa, perché ha fatto o detto qualcosa che può essere un bumerang contro se stesso; per aver combinato qualcosa di negativo, non si avvicina e non si fa vedere . Hàva ‘a

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cùda ‘e pàgghja ; non si avvicina, perchè ritiene di essersi comportato male.

Cudarèdhi : I lembi del frac , frock , marsina . “ Cummàra Tirèsa, mi dìssaru, cha arzzìra, a ‘nnu carbinèri, ‘i tagghjàru i cudarèdhi da’ giubba > marsina

Cudètta : Parte terminale del fondo della scarpe da donna con tacco medio o alto: I° strato, spesso, sotto la pianta; II° strato, più sottile della pianta, più sottile coprente “ ’u schìnu” =fiosso = hfàmacia, il punto più stretto del fondo dalla pianta al calcagno; III° ultima parte finissima rialzata > coda > “ cudètta “ , incollata sulla parte cava anteriore del tacco .

Cudìdha : Dorso, schiena umana , spalle . Cugghjàndri: Confetti della sposa; semi bianchi di granturco tratti

dalla pannocchia –spiga; unti appena nell’olio e fatti scoppiare nella padella accoperchiata; popcorn .

Cugghjùna : Testicolo, coglione , ignorante, scemo . Cugghjunètta : Bazzecola. Cugghjunètti : Bazzecole, quisquilie . Cugghjunijàra : Coglionare, scherzare. Cugghjunijàtu : Coglionato, preso per i fondelli. Cugìnamma : Mia cugina. Cugìnammu : Mio cugino . Cugìnuttu : Tuo cugino . Cugnentùra : Caso, fatalità, occasione, opportunità; negativa o positiva Cùgnu : Cuneo di ferro o di legno, bietta , figura solida che dalla

base quadrilatera va di man in in mano diminuendo sino al termine in punta. Conio, bietta di ferro, adatto per spaccare la pietra ; zeppa di legno per sotto mobili per livellare.

nCùgnu : Conficco il cuneo con forza ; impongo il costo, il prezzo. Cùgnu : Cogno, /cogna / latino congius ; misura antica dei

liquidi, pari a circa dieci barili, quantità di oli o dovuto dal povero contadino al padrone del frantoio . Ancora oggi si dice : “ ‘Lu zziccàu ‘u cùgnu !! “ per indicare che gli è stato imposto un grande lavoro e prezzo .

nCugnàra : Conficcare il cuneo nella pietra, nel legno . nCugnàra : Procurare una perdita, imporre un prezzo, una sconfitta a

una persona. nCùjìna : Incudine . Culàcchju : Fondo della bottiglia; ultima parte del provolone; della

mortadèlla, del capicollo, della soppressata; fondo della lattina per i pomodori pelati. “culàcchju” da culo, fondo.

Cula-pàsta : Scolapasta, colapasta, attrezzo per la cucina.

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Culàra : Colare, far scendere il brodo, l’acqua ecc. Culattòna : Pederasta, invertito. Culìna : Donna che sa cucinare, culinaria. Culìstru : Pederasta, pedofilo . Cùla : Che passa un liquido per un setaccio, tè ; grondare

sudore. Cùlu apèrtu : Persona baciata dalla fortuna, fortunatissimo. Cùlu : Culo, deretano,sedere, fondo di bottiglia;cruna dell’ago. Cùlu : Colo, presente del verbo colare . Culùra : Colore . Culuràra : Colorare . Culuràtu : Colorato da tinte; roseo in volto . Cùlu strìttu : Persona avara, uomo avarissimo. Cumandamènti : Comandamenti ,comandi da superiori. I 10 Comandamenti

di Dio: Decalogo ,Èsodo,secondo libro della Bibbia, capitolo 20.

Cumandànta : Comandante, che comanda. Cumandàra : Comandare . Chi sa comandare, ha saputo fare . Cumandàtu : Comandato per portare una ambasciata.

” ‘mbasscjatùra no’ ppòrtta pèna “ (pronuncia forte,doppie consonanti, è dovuto il raddoppiamento sintattico )

Cumandèra : Donna di casa che chiama altri e manda ordinando acquisti. Cumandèru : Vedi la voce /Cumandèra /. Cumàndu : Comando, ordinare per comando, io comando; delegare terza persona per una commissione. Cumbinàra : Combinare, mettere insieme più cose in modo che

rispondano a un certo criterio; mettere d’accordo; combinare un matrimonio .

Cumbogghjàra : Coprire; insabbiare un’inchiesta, usare il coperchio; stendere il lenzuolo sul morto, contrario:

“scumbogghjàra” = scoprire . Cumbrìcula : Combriccola, unione più o meno segreta di più persone

per scopi non lodevoli, ‘ndràngata . Cuminciàra : Cominciare, incominciare, iniziare . Cuminciàru : Hanno incominciato . Cuminciàstavu : Avete incominciato . Cuminciàsti : Hai iniziato, hai cominciato, da cominciare, da iniziare. Cummàra : Comare: chi tiene a battesimo, alla cresima; testimone. Cummèdia : Commèdia. Ultimi versi delle tre Cantiche :

Infer. “e quindi uscimmo a riveder le stelle“ Canto 33–139. Purg. : “ puro e disposto a salire alle stelle “ XXXIII-145

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Par. “ l’amor che move il sole e l’altre stelle”XXXIII- 145 Cummediànta : Commediante, attore o attrice comica. Cummèntu : Convènto : sino al 5 febbraio 1783; data del terribile

terremoto che distrusse il Convento Certosino, Cistercense, di Gasperina e l’intera Calabria; Gasperina ha avuto 9 morti e 70.000 ducati di danni . ruderi esistenti a cavallo tra il territorio di Gasperina e Montauro, barattato dagli amministratori di Gasperina cedendo 50 metri di territorio a Monaturo. Documenti storici in nostro possesso (Napoli : Giovanbattista Puglisi 1774) spiega che nell’unica parrocchia di Gasperina si radunavano i preti al N. di 70 unitamente a quelli del monastero; che la chiesa di Gasperina doveva essere elevata a Certosa. Montauro, in questo documento storico, non viene affatto menzionato. Gasparina, nome del tempo alla fine del 1700 era a capo e mandamento di: Gasperina, Centrache, Cenadi, Olivati, Petrizzi, Stalettì, Santelìa, Montauro, Soverato. Ma gli amministratori di Gasperina, ruffiani e barattieri, hanno ridotto il proprio territorio a 6 88 ettari (Al momento, è capo di mandamento della sua frazione detta Pilìnga. ) Gasperina mandamentale con tutti gli Uffici pubblici: Pretura, Caserma CC. Ufficio Registro, Ufficio Leva militare, Telefono, telegrafo ecc. si è ridotta a 688 ettari di territorio. ( Nella chiesa di Montauro all’ingresso sulla destra, esiste un certo e direi affresco a firma di un Calabretta che ritrae una processione, ma si nota la Gasperina in alto( Per Montauro, non esisteva nel tempo sentiero mulattiero .) In Gasperina esiste il ritratto del sacerdote Procopio morto di anni 32 nel secolo XIX, opera del medesimo Calabretta. Il Calabretta dove dimorava ? donazione alla Parrocchia dell’erede Paolo Procopio, Montauro si trovava e si trova a sole 300 metri sul livello del mare come oggi ed alle spalle del pittore, e non poteva essere vista, perché in quel tempo Gasperina non scorgeva delle sue abitazioni, ma solo il Convento e parziamnete la chiesa di Montauro che dall’estrema periferia di Gasperina, a Est , diremmo che si tocca con le mani dalla sorgente Brisi, la storica fontana come storica quella di Frate Antonio “Vrantòni” erano e sono di Gasperina e perciò del Convento. A seguito della Cassa Sacra , le terre esterne del convento sono diventate proprietà private del

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Capitano Manni di Gasperina; l’interno, con delle piantagioni, è di proprietà degli eredi Celia: Dr. Modesto Celia, già Ufficiale Giudiziario) “RUFFIAN,BARATTI, E SIMILE LORDURA”

(Dante : 1-11-60 ) Il vostro DOTTO G.C. ha scritto, stampato e venduto il suo vocabolario : (Cummentu: e dice: - dopo avere scoperto l’acqua calda - che si è messo a piangere . Ma il Diritto pubblico proprietà del Comune, perciò dei cittadini, suo padre, non è stato il primo ha chiudere e sbarrare il sentiero “Mìzzina” sotto casa sua dove esisteva lo storico sentiero; esistente ancora in Catasto, che scende dietro la siepe dell’orto Clericò e l’odierne Case popolari ;là dentro al suo portone alla “CONA “? Ultimamente è stato sbarrato con un grande cancello di ferro l’androne sulla Via Garibaldi; l’interno era stato sempre illuminato dal Comune con una lampadina protetta “ da piattina “ essendo proprietà demaniale perciò comunale. L’ipocrisia, è qui che sta di casa ! (pure voleva amministrare il paese… l’ipocrita pseudo socialista)

Cummercciànta : Commerciante, bottegaio, merciaio, esercente, > potihgàru. Cummèrcciu : Commercio.

(Amico corregionale calabrese, potrai arricchire questo Dizionario “casalòru” con i vocaboli del tuo paese seguendo il criterio alfabetico, vocaboli del tuo paese universalmente conosciuti da tutti i tuoi compaesani, altrimenti non avranno senso. Non usare vocaboli italiani / carne / per farli diventare /pesce /in dialetto )

Cummiènti : Conventi . Cummiènti, dialetto di Girifalco (CZ) . Cummò : Comò / dal francese commode / mobile a più cassettoni e

specchio. Cumpà : Diminutivo di Compare di Cresima, battesimo,matrimonio. Cumpàffa : Unione continua notte e giorno tra persone di mala fede Cumpàgna : Compagna . Cumpagnìa : Compagnia . Cumpàgnu : Compagno di scuola, di viaggio, nella vita in matrimonio. Cumpagnùna : Compagno molto affiatato, umile e sincero, socievole . Cumpanàggiu : Companatico , ogni cosa che si mangia col pane. Cumparàggiu : Comparaggio, l’ essere compare.

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Cumpàra : Compare di Battesimo, Cresima, Matrimonio. Cumpàra : Apparire, comparire, farsi vedere, che si fa vedere. Cumparìa : Comparaggio, l’essere compare. Cumparìa : Appariva, si faceva vedere sul posto. Cumparìggiu : Diventare, entrare come compare . Cumparìra : Comparire, farsi vedere . Cumparìra : Fare bella figura . Cumparìu : Si è fatto vedere, si è fatto vivo . Cumpassiòna : Compassione, avere pietà, perdono. Cumpàpa : Vedi la voce “ Cumpàffa “ . Cumpàssu : Compasso : a verga; balaustrino; da disegno, ecc. Cumpatìra : Compatire, perdonare. Cumpatisscjùtu : Compatito, perdonato. Cumpèssa : Confessa, prete che confessa. Cumpessàra : Confessare . Cumpessiòna : Confessione Cumpidènza : Confidenza . Cumporttàra : Confortare . Cumporttàra : Convincere in un ragionamento. Cumpòrttu : Conforto. Cumprùnta : Incontro di due processioni della Madonna e San

Giovanni . Cumunicàu /si / : Si è comunicato, ha preso l’ostia consacrata. Cumunìsta : Del P.C. (Partito Comunista ) . Cuncèrttu : Concerto . Cunchjùdara: Concludere Cunchjudìra : Concludere un discorso, finire un lavoro, chiudere un’affare. Cunchjudìu : Ha concluso un discorso, una lavoro, una’ affare. Conchjudìru : Hanno concluso il contratto, il discorso, l’affare. Cunchjudìsti : Hai concluso . Cuncìma : Concime . Cuncimàra : Concimare . Cuncimàtu : Concimato . Cucinàmma : Abbiamo cucinato. Cucinàra : Cucinare . Cucinàru : Hanno cucinato. Cucinasti : Hai cucinato. Cucinàtu : Cucinato. Cùnda : Che òlia male,ùnge; “Chìssu: né ssàla e nnè ccùnda ! “ Persona scipìta, sciocca, stupida, scimunita. “ No’ ccaminàra cu’ cchìssu cha ti cùnda ! “ Cundìma : Olio, condimenti . Cundìra : Condire, > sporcare l’onestà altrui con calunnie .

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Cundìra : Condire le pietanze . Cunducìra : Costringere, ridurre , portare a cose negative. Cumdumèdha : Pianta erbacea mangereccia. Cundùta : Condita . Cundùttu : Condotto, canale adibito al passaggio di liquidi. Cundùtu : Condito, unto . Cungualàra : Mettere a confronto, cosa uguale come scarpa destra e

sinistra della stessa misura e colore , incontrare una persona amica per caso .

Cùnnu : Scemo, stupido. Per estensione e volgarmente detto il sesso femminile : “’U cùnnu ‘e màmmata ! “ Cùnta : Conta, racconta ; fa parte della Commissione, della Giunta. Cuntàra : Contare, computare, numerare. Cuntàra : Contare, avede credito, autorità. Cuntarìa : Raccontarei una favola e altro. Cuntrabbàndu : Contrabbàndo. Cuntrattàra : Contrattare, stipulare un contratto, pattuire . Cunzèra : Cunzièra, vaso per contenere i profumi . Cunzèrva : Conserva di pomodoro . Cunzigghjèri : Consiglieri. Cunzìgghju : Consiglio, verbo consigliare. Cunzìgghju : Consiglio dei Ministri, dei consiglieri Regionali e

Comunali; del condominio; di un Circolo ecc. Cunzumàra : Consumare , spendere. Cunzumàra : Consumare, logorare, sciupare progressivamente con l’uso. Cunzumàtu : Consommè , ristretto di carne . Cupanàta : Botto, sparo udibile da lontano di bombe carta di fuochi

artificiali ,castagnole festaiuole, cannonata . Cupanèdha : Stèrco dell’asino. (con l’ano rotondo la fa quadra; l’asino ha quadrato il cerchio…) Cupàra : Svuotare l’interno, come la noce per il gheriglio, la zucca e

zucchina, togliere il contenuto svuotando. Cupàra : Uccidere qualcuno: “ s’ ‘u cupàu ! “ l’ha ammazzato per

grave provocazione. Cupàra : Cavare,scavare un muro per creare uno stipo.

(Il “glottologo” gasperinese- Gori Celia – ha scritto,stampato e venduto per dialetto: > Cupara : bucare, forare, dimagrire, conquistare, mangiare, divorare ). Pisano, non >Dottorone< , non > glottologo < afferma : nulla di tutto ha questo significato. Il buco non ha luce come il foro, forare significa attraversare un corpo dalle

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due facce, da parte a parte, un chiodo fa il buco nel muro. Il verme, all’interno della nocella, disse a essa : dammi il tempo necessario CHA TI CUPU ! > dammi il tempo giusto ed io vengo fuori dopo averti logorato e bucato ! )

Cupàtu : Svuotato, scavato dal contenuto lasciando la corteccia, il

guscio, la melanzana ripiena, la zucchina ecc . Cupàu : Ha svuotato, ha scaricato, ha fatto un buco nel muro. Cupèta . Copata o cupata; dolce piccolo, fatto da un composto croccante di miele, noci, anici, chiuso tra due ostie. Dolce molto diffuso a Siena ( dall’arabo: qubbiat ) . Cuperttùna : Copertone, pneumatico di gomma per le ruote di auto. Inventata da Dunlop (1887) e fondatore della omonima

società ( 1890) . Quello della bicicletta, inventato dal calzolaio inglese Shergod + 1903 .

Cùpa : Che con attrezzo rende vuoto un cocomero, una zucca, una anguria ecc. .

Cupàra : Svuotare, rendere cavo. Cupàra : Pensare, pensare e pensare a qualche danno dato o ricevuto. Cupàra : Ammazzare per vendetta una persona. S’ ‘u cupàu ! Cupàtu : Svuotato, reso vuoto . Cùpu : Cupo, molto cavo, profondo, vuoto . Cùpula: Copertura , cùpola, come quella di S. Pietro in Roma. Cùra : Cura, curare un ammalato, curare un lavoro . Curàra : Curare, assistere un malato. Curàtu : Curato dal medico. Curàtu : Curato, parroco della parrochia. Curccàra : Corcàre, coricare, (pr. Còrico, còrichi) tr. / dal latino

collocare/ mettere giù disteso, porsi a giacere; andare a letto; giacere, sdraiarsi, stendersi, adagiarsi, dormire, corcàre . (Il raddoppiamento sintattico della “ C “ è dovuto per la pronuncia dura e forte del dialetto di Gasperina; lo stesso in altri vocaboli come : scarppàru = scarparo; scàrttu = scarto, ecc. )

Curccàta : Da corcare, coricata, distesa . Cùrccati : Mettiti a letto a riposare . Curccàti : Messi a letto, coricati nel letto; piegati alla base come

una scala portatile . Curccàtu : Coricato . ( Corcàre, corcàto , voci poetiche ); piegato. Cùrccia : Castagna piccola e selvatica, contrario: castagna

marrone,castagna “ ‘nzèrtta “ . Cùrccia : Località rurale in agro di Gasperina per salire alla “Vasìa”.

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Curmmàra : Colmare oltre misura di granaglia, di liquido; come dire: di persona che fa le corna e per aggiunta, sulle corna dà le

bastonate alla persona fatta cornuta : esagerare. Sùpa còrnna, guastunàti .

nCurmmàra : Fare in più il tumolo sul già colmo. nCurmmatùra : Colmatura (vedi le voci precedenti) nCurmmatùra : Colmare il sacco oltre alla la bocca . Esagerazione. Cùrppa : Colpa. ‘nCùrppa : Incolpa , che incolpa . Cùrra : Scorre, acqua che scorre; moneta in corso legale; cosa che è di moda . Cùrra : Corre, scappa; l’euro ha corso legale. Cùrra : Ciò che c’è nel quotidiano : Chìssu cùrra òja /

Oggi, questo passa il convento / Curràma : Usa l’abbacchio per le olive. Curramàra : Abbacchiare: usare l’abbacchio, la pertica per le olive,

noci ecc. sulla pianta.

In cotanti vocaboli dialettali, fortti e dduri, alcune consonanti vengono raddoppiate.

Currìa : Correva per la fretta; la fontana funzionava, l’acqua

scorreva. Currìa : La lira, moneta italiana, ha avuto corso “ currìa” prima

dell’èuro . Currìja : Cintura di cuoio, striscia di cuoio per i pantaloni,

correggia. Currìja : Manda via usando la corrèggia, striscia di cuoio. Currijàra : Mandare via . Currijàru : Venditore ambulante di corregge che annunciava per le

vie la sua merce : “ ‘u currijàru ‘e Messina ! “ Nel dialetto di Gasperina > “ ‘u currijàru < significa che l’hanno mandato via > da Messina , e nessuno acquistava la merce .

Curìna : La parte più interna e tenera del cavolo, lattuga e simili . Currìra : Correre, scappare . Currìvu : Bronciàto . Curiùsu : Curioso. Curruttèra : Diarrea, flusso di ventre , cacarella, dissenteria, sciolta . Curttàgghja : Stabbio, letame. Curttèdhàta : Coltellata, colpo inferto, con il coltello . Curttèdhu : Coltello / in Toscana – cultello / .

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Curttìna : Lenzuolo sotto il soffitto sopra il letto, ‘u lettu cu’ cielu ‘e curttìna .

Curttisèdhu : Località rurale in agro di Gasperina. Cùrttu : Corto. Curùna : Corona, canovaccio da cucina, straccio. Curùna : Corona , serto di fiori in onore dei caduti o del genitore

scomparso. Curùna sùpa ‘a testa : Cercine, panno ravvolto in cerchio, che si mette sul capo per protezione chi deve portare dei pesi; anello di vetro in cima al collo della bottiglia ; persona trattata come straccio, servile e sottomessa. Cùrta : Corte di appello- Giustizia – “ ‘A chjàmanu Cùrta, ma èsta lònga assài !

Sutta ‘u Crucihfìssu scrivìru nei Tribunali: >La legge è uguale per tutti < ma tutti… siamo uguali per la legge !

Gesù Cristo l’ha chiamati: farisei, ipocriti . Cùrta : Cosa corta, non alta, non lunga . Curttedhàta : Coltellata ., Curttèdhijàra : Prendere a coltellate una persona. Curttedhùzzu : Coltellino che si porta come ciondolo . Curttìna : Cortina, tenda delle finestre; tenda che si alza e si abbassa

sopra il letto; “ ‘u cièlu ‘e curttìna “ . Cùrva : Curva, svolta di strada . Curvvàra : Fare la curva, curvare, sterzare, svoltare. Curvvàtu : Curvato, piegato. Cùrvu : Curvo, piegato con la schiena. Cùrvvi ‘e livèdhu : Alcune Curve di Livello sul mare in Gasperina : Piazza Umberto I –tombino in ferro: metri 491 ; Via Garibaldi, dove esisteva la fontana pubblica, casa di

Domenico Carnevale, metri 510 ; orto dell’odierna Caserma CC. metri 516,30 ; zona Vasìa, case popolari, metri 579,90 ;incrocio al termine di Via Garibaldi con la vecchia comunale “Cùrccia” > strada rotabile per Montauro, metri 513, 8 ; Sa ‘nGiànni, curva per Palermiti, metri 513,5 ; largo negozio A.Romeo, metri 510 ; Santuario Termini, piede della colonna, metri 444,5 piazzale Scuole Medie, metri 488,30 ; termine della Via Santa Caterina “Riccia” case popolari, metri 495, 30 ; curva rotabile per Montauro“pònta ‘e Pùlicia”, metri 506,8 ; largo Varianta, metri 504,6 .

Curùni : Corone d’Italia : Stemma dello Stato ; reale ; stemma reale; principe del

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sangue; principe ereditario; principe reale; principe; duca; marchese; conte; barone; nobile; cavaliere; visconte; patrizio; città; provincia; comune :

Curùna : Corona, serto di fiori . Curùni : Canovaccio, strofinaccio, stoffa quadrata per la cucina.

I curùni diventàru sarvviètti, i sarvviètti diventà ru curùni ! Lo straccione e nullatenenti, diventato milionario;la persona colta,civile e benestante, diventata uno straccio.

Cusìra : Cucire con filo o spago, con filo e ago. Cusscinèttu : Cuscinètto a sfera, elemento meccanico delle macchine

destinato a ricevere il perno di un organo rotante // formato di due anelli concentrici, di cui l’anello interno è fissato al perno dell’organo rotante, e l’esterno è collocato nell’organo che sopporta il carico; tra i due anelli è una serie di sfere, che hanno l’ufficio di ridurre al minimo il contatto e perciò anche l’attrito.

Cusscinèttu : Cuscinètto, diminutivo di cuscino; attrezzo per cancellare sulla lavagna ciò che vi era scritto con il gessetto bianco sul fondo nero della lavagna.

Cusscinèttu d’ovatta: Cuscinetto, che il sarto adopera alle spalle della giacca tra stoffa e fodera .

Cusscìnu : Cuscino, guanciale. Custùra : Costura, cucitura di due pezzi di stoffa. Custurèri : Sarto . Cusùta : Cucita . Cusùta : Bocca chiusa, zitta, come fosse cucita . Cusùti : Cucite . Cusùtu : Cucito . Cùsu : Cucio, cucire; contrario: scùsu . Cutùgnu : Cotogno, albero melo cotogno; vi sono anche peri e

peschi cotogni. I loro frutti si mangiano. Cuttùna : Cotone. Cutùri : Zona rurale in agro di Montauro. Cuvèrcchju : Coperchio per la pentola; ( Marito becco e volontario che fa

da coperchio alla moglie che ha l’amante) . Cuverìra : Coprire . Cuverìu : Ha coperto. Cuvernnàra : Governare . Cuvèrnu : Governo di Stato; procaccio,governo con il lavoro la

famiglia. Cuvèrtta : Coperta , coperta per il letto.

Per la nostra pronuncia: fòrtte, dura e marccàta, serve il

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raddoppiamento sintattico della consonante successiva alla erre > R – r - .

Cuverttùna do’ lèttu : Coperta pesante, piumone ,trapunta. Cuverttùra da’ casa : Copertura della casa , tetto: piana, inclinata, corrugata, a

volta, a guscio, a vela . Cuverùtu : Coperto, che è coperto. Cùzza : Azione di chi recide sfrondando un ramo con la mno. Cuzzàra : Sfrondare, rompere un ramo . Cuzzàra : Urtare violentemente, andare a sbattere contro qualcosa. Cuzzàu : Ha sfrondato un ramo con tante ciliege , prugna ecc. . Cùzzica : Crosta che si forma sulla cuticagna della testa >

Còffulu < resti secchi della tigna che guarendo forma la crosta tra i capelli.

Cuzzùpa ‘e Pasqua: Ciambella di farina bianca zuccherata cotta al forno, tre uova sode fissati sulla corona circolare a simbolo dei 3 chiodi della croce di Gesù; dolce pasquale .

Cuzzurùpu : Brocca,vaso di terracotta panciuto con collo alto e piccola bocca ,due anse opposte, quando la bocca e il collo si rompono e il resto rimane integro, è detto:

“cuzzurùpu” da “cuzzàtu, cuzzara, smergulàtu, reciso.

Ricorda sempre l’accento tonico sulle vocali di ogni parole scritta in dialetto ,senza questo accorgimento le parole possono cambiare di significato.Similmente come in italiano ,come nelle parole, àncora, oggetto ,è sostantivo femminile; ancòra , è avverbio di tempo .

D Da : Da, terza preposizione semplice. Da qui all’eternità . Dà : Dammi una mano, dàmmi un aiuto. Verbo dare. nDa : Corrisponde a Ne : nd’ hàva = ne ha, ne possiede ;

si nda jìu – se nè andato. Dhà : Là, lontano di chi parla, vicino di chi ascolta.

Pronuncia di : -Dhà- : aspra, ronzante, dentale-palatale sonòra , strisciante. nDa : Ne : ne vuoi ? = ndà vòi ? Dàcia : Zècca, piccolo parassita che succhia il sangue . Dhà -ssùpa : Là sopra . (dhà=là ,avverbio di luogo in basso o in alto) pronuncia aspra ronzante, sonora, strisciante. Dhà-ssùtta : Là sotto . Dhà-ssuttèntara : Là in fondo in fondo , il punto più basso alla nostra vista. Dàdu : Dado, gioco con i dadi ALEA, gioco di sorte, rischio;

correre l’ ALEA . “ Il dado è tratto ! “ , ormai non si torna indietro. Il dado che Giulio Cesare trasse al Rubiconde/

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piccolo fiume della Romagna, il Pisciatelo/ nel I° secolo a.C. ; il fiume segnava il confine fra l’Italia e la Gallia Cisalpina. Cesare lo varcò nel 49 a.C. contro il volere del Senato, pronunciando la storica frase : “ Alea jacta est “

Il dado è tratto . Dàdu : Dado, cubetto di osso, ogni faccia ha un numero da 1 al 6 , le facce opposte sommano sempre 7 ( 1+6 ; 2+5 ; 3+4 ) . Damiggiàna : Damigiana, recipiente di vetro rivestito di vimini e cannette

con fondo di legno.Voce deriv.dal francese: Dame-jeanne, da donna robusta e larga ai fianchi.

Dammìnda : Voce fanciullesca, richiesta di avere, ottenere una parte ; Vedi la voce : “ Ammìnda “, diminutivo di “Dammìnda “ . Dannàtu : Dannato. Dànnu : Dànno, verbo. Dannu : Danno, tutto ciò che nuoce. Dàra : Dare. Darìamu : Daremmo . Darìanu : Darebbero. Darìssavu : Dareste. Darìssi : Daresti . Dàssa : Lascia, lasciare, mollare, smettere dal lavoro . Dàssa cha poi : Frase diretta a chi rimanda a domani il lavoro di oggi. Dàssa mu vìju ? Lascia che vedo ? Dàssala : Làsciala, abbandonala. Dassàndu : Lasciando . Dassàra : Lasciare: eredità; mollare la presa, abbandonare il lavoro. Dàssa stàra : Lascia stare le cose come sono; non ti immischiare. Dassàstavu : Avete lasciato, avete abbandonato . Dassàsti : Lasciasti: il bagaglio incustodito, la bicicletta, il lavoro. Dassatùra : Tipo di lussazione, slogatura alla schiena, ai fianchi, al

braccio, causata da peso , o posizione sbagliata nel letto o stando seduto.

Dàssala : Lasciala, abbandonala; lasciare, abbandonare. Dassàru /si : Si sono lasciati . Dassàtala : Lasciàtela. Dassàu : Lascò, ha lasciato . Dassàu /si : Si è scollato; si è diviso . Dàsti : Dèsti, hai dato. Dàttari : Datteri. Dazièri : Daziere, gabelliere.

“ Poi Gesù, passando oltre, vide un uomo che sedeva al banco della gabella, chiamato Matteo ; ed egli gli disse: Seguitemi . Ed egli levatosi, lo seguitò “

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( Vangelo di san Matteo: Capitolo 9 Verso 9 ) Dàziu : Dazio. Debitàtu : nDebitàtu , pieno di debiti, a tutti deve dare . Dèbitu : Debito, cosa dovuta. Debitùra : Debitore, chi è tenuto a pagare ad altrui del denaro. Dèbula : Debole, mancanza di forza, che regge poco poco alla fatica. Debulèzza : Debolezza, l’essere debole: di mente, di vista, di ragioni. Dècatu : La matassa del filato divisa in dècati, con il bandolo,

venivano divisi i fili in numero di 10 per tenere unita la matassa durante lo sciacquo . Sdecatàta, senza dècati, imbrogliata . Una donna senza pudore , veniva chiamata : sdecatàta .

Dèci : Dieci = 10 – numero arabo; X –numero romano . Dècima : Decima parte, parte del raccolto che gli Ebrei offrivano alla

tribù dei Leviti /offerta di parte dei redditi alla Chiesa per il mantenimento del culto /

Dècimu : Dècimo in classifica. Decimo, nome di persona. Decìna : Circa dieci . Dejùnu : Digiuno; io digiuno. Dellinguènta : Delinquente . Delìru : Delirio. Delìttu : Delitto. Democristiànu : Appartenente alla D.C. (Democrazia Cristiana, partito

politico di ispirazione cattolica ) Demograzìa : Democrazia: potere popolare. Dal 1948 ai giorni nostri, è stata ed è : camorra, cùpula, ndràngata, mafia, morti a

catena di tutti i ceti sociali. Stato italiano, dove tutti sono PRESIDENTI ; ovvero : magnàcci , speculatori, mangiapane a tradimento, profittatori . Stato italiano, ormai di uomini finocchi e pederasti; di donne lesbiche col tacco di 15 centimentri per meglio ancheggiare.

Stato italiano, in mano ai : Rosi Dinbì ; Lille Bergrù, Lùcia Annunciata , Finocchiare… tutte con clitoridi consumati, “ nasi “ che, hanno avuto fiuto per un pizzico di potere, scosciate e non scosciate, befane e non befane. Stato italiano, con il Parlamento di serie B con

“ Porta a Porta “ sul primo canale Rai ; sempre le stesse facce annotate nella agenda di una vespa, facce accreditate per predicare e dire meccanicamente sempre le stesse cose come ad esempio: molto poco – che chi- assai meno- molto carinissima, ecc. tutti DOTTORONI.

Dericàta : Radice o ceppo familiare, casato.

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Dericàta : Radice della pianta; del dente, del molare. Dialèttu : Dialetto, parlata quotidiana del popolo, prima lingua parlata

dopo la nascita attraverso i propri genitori. Protettore dei dialetti , è : Sant’Antonio, il grande Abate ( 251 + 336 d.C.)

Sua festa è il 17 gennaio . In Italia vi sono 8.122 dialetti, più di quanti sono i Comuni che sono 8.100 .

Dìcia : Dice – verbo dire - Diciannòva : Diciannove – 19 - Diciarìamu : Diremmo. Diciarìanu : Direbbero. Diciarìssavu : Direste . Diciarìssi : Diresti . Diciassètta : Diciassètte – 17 - XVII - Dicìsti : Hai detto. Dicitilìdhu : Dìteglielo, dìtelo voi a lei, o a lui (ambasciata , messaggi Dicìtili : Ditegli che sto bene. Dicìtami : Ditemi. Dicìtimi : Ditemi. Dicìstavu : Dicèste , avete detto . Diddittì : D.D.T. : DICLORODIFENILTRICLOROETANO. Appena finita l’ultima guerra, tutte le abitazioni, negozi, magazzini, catòja e ccasèdhi delle campagne, sono stati disinfettati con il Diddittì, con la siglia scritta

sui muri:D.D.T. nelle campagne come spunta della visita per la disinfestazione.

Dièsissi : Dièsis / di-è-sis / , invariabile in musica, l’accidente che accresce di un semitono la nota a cui è premesso o a cui si riferisce, se esso è scritto all’inizio del passo musicale. Se in principio del rigo musicale dopo la chiave di riferimento, si trovassero dei diesis ; esempio: i 7 diesis fa-do-sol-re-la-mi-si ( in chiave di sol , di violino) ; ovunque si incontra nello spartito altro diesis , la nota a cui si riferisce, viene inalzata di un tono, perché un diesis si trova in chiave (al principio), un altro lungo la lettura dello spartito .

Dìssa : Disse . Dìssaru : Dissero, hanno detto. ----------------------------------------------------------------------------------------------------

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La àcca > H-h < , è convenzionale, lettera muta, serve per indicare al gasperinese di dare il suono secondo la pronuncia locale dei vocaboli.

Dhà : Avverbio di luogo ; Dhà, pronuncia dentale, ronzante, sonora .

Dhà-bbàsscju : Là in basso, laggiù, molto in giù. Dhà – ll’ìrti : Là in alto, molto in alto in sito abitato che in sito rurale. Dhà- ssùpa : Là in alto, la sopra. Dhà-ssùtta : Là in basso, là sotto. Dhà, vàsscju : Là, basso, là, vàsscju ,luogo rurale in basso all’abitato. Dhàna : Là, avverbio di luogo ; dhà – dhàna . Dhòcu : Vicino a te, avverbio di luogo. ----------------------------------------------------------------------------------------------------- Dialèttu : Dialetto, parlata quotidiana locale . Diàvulu : Diavolo. Dicèmbra : Dicembre . Dìcia : Dice . Diciarìssavu : Direste. Dicìstavu : Dicèste, avete detto . Dicìsti : Dicèsti , hai detto. Dicìtami : Dìtemi voi. Dicitilìdhu : Dìteglielo voi : a lui, a lei. “Dicitincìllu vùje“ > (Na). Dicìvi : Dicevi, dicesti . Dihfèttu : Difetto . Dillùviu : Diluvio, pioggia dirotta, strabocchevole.

Dilùvio universale: primo libro della Sacra Scrittura; ( Gènesi: capitolo 6 ) L’uomo ha rubato le spiagge, i letti e le sponde dei fiumi, colli e colline . Il mare e il cielo, riprendono sempre ciò che era loro

Cento anni o cento mesi / cielo e mare fan ritorno / contro ladri nei paesi . (A . Pisano ) Dinamìta : Dinamite , la nitroglicerina trasformata in dinamite, da

Nobel Alfred Bernhard , industriale chimico svedese . Dinàri : Denari. (Denaro, moneta che valeva 10 assi ) moneta in

generale.Nel gioco con le carte napoletane a scopa: “ori- oro “ ; con le carte lombarde – quadri – di colore oro .

nDìndi : nDìndi, ndìnduli, voce infantile per indicare denari, soldi “ anzi che tu lasciassi il “il pappo” e il dindi ‘ “

(Dante.2-11-105 ) Dìnnu : Dicono. Dinòcchja : Ginocchia del corpo umano.

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Dinòcchju : Ginocchio . ‘nDinòcchju : In ginocchioni . “ Meglio morire in piedi, che vivere

cent’anni in ginocchioni ! “ (B.M. ) Dirìttu : Diritto di legge civile. nDirràu : Località rurale in agro di Gasperina . Disègnu : Disegno fatto con la matita; progetto, idea maligna. Dispènza : Dispensa, mobile dove si ripongono le cose da mangiar Disperàtu : Disperato. Dispèttu : Dispetto. Disprezzu : Disprezzo. Disìju : Desiderio, voglia, pica,capriccio di donna incinta, desìju . Per la voglia non soddisfatta, al nascituro possono apparire

sul volto o in altre parti del corpo, la figura desiderata o la frutta che non ha appagato il desiderio della donna incinta; la macchia viene detta : disìju .

nDisòstu : Antipatìa > l’ hàju ndisòstu ! < mi è antipatico, non lo posso vedere.

Dìssa : Disse, ha detto. Dìssamu : Abbiamo detto. Dìssaru : Dissero, hanno detto. Disscènzu : Diarrea giallastra e maligna dei neonati. “ no’ jjìu i disscènzi e mmorìu ! “ Non ha mandato via dal corpo “ i malamùri “ materia liquosa giallastra –itterica- gialla.

Il vostro DOTTO –G.C. di Gasperina, cosi ha scritto,stampato e venduto :

“ Discenzu: malattia infantile caratterizzata da una serie di attacchi convulsivi e perdita di coscienza / epilessia acuta infantile/ “

Disscìpulu : Discepolo . ( la pronuncia richiede la doppia – Esse - )

“Il discepolo non è da più del maestro, né da più il servitore del suo signore “ (Vangelo di Matteo. 10,24 )

Disscipulu : I nomi dei 12 discepoli : Simone, detto Pietro , e Andrea suo fratello; Giacomo di Zebedeo;, e Giovanni suo fratello; Filippo, e Bartolomeo ; Toa, e Matteo , il pubblicano ; Giacomo di Alfeo , e Lebbeo, chiamto per soprannome Taddeo ; Simone Cananita, e Giuda Iscariot . (Vangelo di Matteo :10, 2,3,4 . )

Disscipulu : Mattìa , 13° Discepolo eletto in sostituzione di Giuda il traditore : (Atti degli apostoli , capitolo 1 versi 23,24,25 )

Distàccu : Distacco, abbandono .

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Dìtta : Ditta ; detta, cosa detta. Dìtta : Ditta, azienda, casa, società commerciale . Dittòra : Dottore: in senso positivo per qualche genitore stupido;

in senso negativo per il popolo, > “ avvocatesco , avvocatìcchio “

Dìtti : Detti popolari locali. Dìtti : Detti, raccontate. Dìtti : Ditte, aziende . Dìttu : Detto, detto locale rimasto popolare; divulgato. DDìu : Dio: Creatore del Cielo e della Terra ; dal nulla ha fatto

tutte le cose . Per antonomàsia: Essere Sommo; Essere Superiore; Essere Eterno; Essere Amore ; Eterno Architetto; Fabbro dell’Universo. (Ma il Suo nulla, era un nulla ? Io, Antonio Pisano, credente in Dio, domando a Lui : prima della Creazione dell’Universo /Gènesi / Tu, mio Dio, eri già ; ma, di chi eri Dio prima della Creazione? Perdonami se oso bestemmiare, eri un Dio precario o un Dio disoccupato o un Dio desodato ? ) Ma Dio, invisibile, nostra natura, inconoscibile, Onnipotenza, Onniscienza, nostra vita in lui morto in croce per i nostri falli , io lo credo e chiedo perdono ! I preti, detti prelati, con la fede altrui nella religione cristiana, arricchiscono i propri averi e dei parenti, come quelli in Gasperina (CZ) osservando le loro abitazioni che erano già dei tuguri, ora lussuose case. Vedi in Via De Gasperi 61 in Gasperina; vedi in Vico IV in Via Campanella 5 ; vedi in Via Santa Caterina . Papa, Benedetto XVI, informato da migliaia e migliaia di lettere di credenti, avrà fatto le sue conclusioni con chi ha da fare nell’ambito delle parrocchie d’Italia ed estere che campano sfruttanto la fede altrui da ipocriti e farisei ; scandali di pedofilia , amanti e alto . Questo papa Benedetto XVI , riuscirà a sopportare questa “delinquenza” ecclesiale ipocrita e farisea ?

Divàca : Rovescia il contenuto dal sacco,dalla tasca,da bottiglia. Divàca / si / : Svuota il sacco della memoria, racconta tutto il fatto. Divacàra : Rovesciare il contenuto dal contenitore, svuotare . Divacàtu : Svuotato . Divànu : Divano. Diverttìmèntu : Divertimento. Diverttìra : Divertire. Divisa : Divisa militare .

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Divisa : Divisa, eredità . ridotto il tutto in parti, da dividere. Dìvu : Debbo, debito, devo dare, devo restituire . Si boi mu sai quant’hai, paga a cchu’ dìvi ! Do : nDò , nDòn ,dònno, sostantivo maschile / signore/ Titolo d’onore ai preti e ai nobili : don Rodrigo e don Abbondio ( Manzoni) . A Gasperina diversi don sono venuti al mondo figli di

NN potremmo fare dei nomi, data di nascita e delle donne che hanno partorito, meretrici . Ma l’etica morale mi dice a non farlo “ Mu mi hfàzzu i càzzi mèi ” ! “ .

Dò : Do, nome della prima nota della scala musicale : / do-re-mi-fa-sol-la-si / .

Dòga : Doga di legno delle botti, caratelli, barili , bigonce. Dòllaru : Dollaro. Domàna : Domàni, dimàni, dimàne. “ Quando fui desto innanzi la dimàne “ (Dante. 1-33-37 ) Dòmina : Che domina . Dòn : nDòn, /da donno, signore / . In Gasperina abbandovano i

Dòn ; persone senza titolo, né arte e mestiere, qualcuno analfabèta , proprietario di qualche ettaro di terra; qualcuno è morto ucciso per mano di questi Dòn , rimasto tale anche dopo uscito dalla galera ; taluno anche figlio di NN aveva il titolo di Dòn . Ancora oggi c’è qualcuno che accetta il Dòn , senza vergogna, persone queste che sanno leggere e scrivere, perché sono stati a scuola, e qualcuno anche col titolo scolastico . Titolo questo che spetta solo ai prelati.

Dònnama : Mia suocera. Donàtu : Donato, nome proprio di persona . Doppudomàna : Dopodomani . Dormmìra : Dormire, il vocabolo dielettale dormmìra , ha pronuncia

dura, forte, sforzata, perciò è necessario il raddoppiamento sintattico.

Dormmìru : Hanno dormito, dormirono. Dormmìstavu : Avete dormito. Dormmìsti : Hai dormito. Dormitura : Chiocciola in letargo , che dorme. Dormmìu : Ha dormito . Dhòtta : Lotta : come si noterà nel nostro dialetto, la –L- di –lotta- all’entrata di parola, diventa DHO, suono

aspro e ronzante, così anche in tante desinenze di cotanti vocaboli .

Dottòra : Dottore fisico con diploma vero di laurea . Dovèra-i : Dovere, ciò a cui l’uomo è obbligato dalla religione, dalla

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morale, dalle leggi ecc. nDòzzica : Altalena . nDozzichìja : Bambino che si comporta con la sedia come facesse

l’altalena, muovendo la sedia alternandola in avanti in dietro

nDozzichijàra : Non stare fermo. Vedi la voce precedente . nDràca : Erba fittonante,di color che va al marrone, portulaca,

porcaccia; incolta o coltivata, ramosa, con foglie carnose ovali, i fiori vanno al giallo; porcellana ,le foglioline buone in insalata .

nDDragunàru : Lavoratore, dedito al lavoro, uomo ponderato. nDDràmma : Goccia di olio: “ ‘nu ccè > forma della C, e ‘nnu mbè,

forma della B , da farsi per scarsità di olio “ ‘na nddràmma “ .

nDDràngata : nDràngata : mafia calabrese, unione di delinquenti appartenenti a tutti i ceti sociali … Alti, medi e bassi .

nDriànu : Località rurale in agro di Gasperina. nDrillàndri : Punti alti e molli che il sarto filza sul disegno a gesso per

marcarlo, poi tagliati al centro facendo rimanere sul doppione della stoffa la traccia del filo bianco..

nDrìnguli : Voce infantile che si rifà nella conta verbale nel giuoco: “ ndrìnguli ndrìnguli sant’anelli, sant’anelli hfà pupù, tràsa e nnèssci, vattìnta tu ! “ nDrìnnu : Trastullare sulle gambe un bambino per divertirlo . nDròngalu : Personaggio scemo e stupido; nel giuoco infantile:

portare a pentola sulle spalle per penitenza che deve fare l’avversario. ( nel giuoco della lippa > vedi la voce “ lignèdhu “ ) La desinenza di lingnèdu > dhu < , suono dentale sibilante secondo la tipica pronuncia in Gasperina; la –h- lettera muta, senza suono, convenzionale, indica al lettore di dare la pronuncia locale.

Dùbbiu : Dùbbio. Dubbràra : Piegare . Dubrèttu : Gonna della pacchiana fatta con minute pieghe ; “‘a tuvàgghja da’ testa, ‘ncuna ‘l’avìa cu’ dubbrèttu” Dùbbru : Doppio, “ hfìciaru dùbbru” : due fratelli hanno

sposato due sorelle, diventando anche cognati. Dùbbru : Che piego i panni stirati . Dubbrùna /i / : Dùbbru,= doppio= piego. Gangheri; mi dùbbru = mi

piego. Elementi validi di ferro atti a tenere a piombo porte e finestre: due anelli grossi, uno orizzontale e uno verticale incatenati, i loro còdoli, fissati nel telaio di legno già murato,l’altro opposto fissato sulla porta o

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finestra entrambi uniti , snodabili e girevoli. > Cardini < Arnesi di ferro in forma di pernio sul quale girano le imposte di porte e finestre . (Vedi anche : Cardinale cattolico ) “ Chìssu no’ rreggiùna, nesscjìu de’ gàngari ! “

Il vostro GLOTTOLOGO di Gasperina, G.C. ha scritto, stampato e venduto : “ Dubbruna : cerniera di porta fatta dal fabbro “

‘Ducàta : Persona educata e gentile. In dialetto > ‘ducàta < . ‘Ducàtu : Uomo educato e gentile . In dialetto > ‘ducàtu < Ducàtu : Moneta d’oro o d’argento . “ Cummàra Maria, sèppa cha ‘i hfìciaru ‘a mòrta ‘e 12 ducati ! “ . Ducaziòna : Educazione. ( nello scriverla in dialetto > ‘ducaziòna < . Dùcia : Dolce, non agra, non amara , non piccante. Dùcia : Duce, condottiero: Mosè, duce e liberatore degli Ebrei

(1625 avanti Cristo) ; Brènno, duce dei Galli ; Cesare Caio Giulio ; Napoleone I Bonaparte ( 15.8. 1769 + 15.5.1821 ) ; Benito Mussolini ( 1883 + 1945 ) .

Dùgnu : Dò,dòno,donare. “ No’ nda vògghju, e nno’ nda dùgnu ! “

Dùi : Due, numero cardinale = arabo 2 = romano II .

Le doppie consonanti servono per dare al vocabolo dialettale il vero colorito.

Dui ràgghj : Bicchieri piccolissimi di vetro bombati, si offrivano pieni di rosolio e altro agli ospiti invitati per visitare e festeggiare il neonato; dui ràgghj, due qualità di liquore, due vagìti : “ nguèe ! nguèe ! “ Dùna : Dà , che dà in beneficenza . Dùna : Da donare, che dona bellezza, grazia alla persona ; ‘i mèra . Dunàra : Donare , dare. Dunàru : Hanno dato. Dunarìssavu : Dareste voi . Dunarìssi : Daresti tu. Dunàrunu : Hanno donato .

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Dunàsti : Hai dato . Dunàtu : Donato, participio. Dùnca : Dunque . Duppiètta : Doppietta, fucile a due canne. Dùra : Dura, che dura . Duràra : Durare . Durcciàmata : Dolci di vario tipo e sapori , dolci in generale. Dùrcciu : Dolce, biscotto, confetto . Duvachè – dùva che : Ovunque, in qualsiasi luogo è. Dùva hfùstavu ? : Dove siete stato ? Dùva jàti ? : Dove andàte ? Dùva sìti ? : Dove siete ? nDuvèdhi : In nessun luogo. Dùva vai ? – nduvèdhi ! – dùva ti hfàcia

mala ? – nduvèdhi; dove ti fa male ? in nessun posto . dùva ti senti màla ? - nduvèdhi ! in nessuna parte del corpo. Duv’èri ? : Dove eri ? nDuvinàgghja: Indovinello:

Ditemi che son quelle / che nascono senza pelle / muoiono cantando / senza veder le stelle / .

“ E’ cchìdhu chi mmàngi, chi ssi vìda ‘ntra hfàccia ! “ / è quello che mangi, che si vede nella faccia, sul volto ! /

E

Èbba : Ha avuto, ebbe. Èbbamu : Abbiamo avuto . Èbanu : Ebano, legno pregiato per strumenti musicali . Èbaru : hanno avuto . Èbbiu : Sambuco selvatico. “ Jìvi mu tàgghju l’èbbiu ! “ Ebbìva : Evviva , acclamazione di esultanza . Ebrèu : Ebreo, ebraico. Ebrèu : Ebreo, avaro, sfruttatore, speculatore . Ebrèu : Zona marina nel Comune di Montàuro (CZ) Ebbùi ? E voi ? Èbuli : Eboli, città della Campania. “Crìstu si hfermàu a Ebuli” ( Cristo si è fermato a Eboli > Levi ) Eca : E.C.A. ( Ente Comunale Assistenza ) Eccahàa ! Esclamativo per porre una domanda Eccapòi ! Esclamazione del dire: E che poi ! per incredulità. Cha pòi! Èccassa : Ex , cha hfù ; chi ffù ; non più in carica, rimosso; già morto.

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Eccètara : Eccètara, e le altre cose, e il resto . Eccèttu : Eccetto, pur che, salvo che . È ccha tu ! : E’ che tu ti comporti bene quando vuoi . Eccòmu ! Eccòme ! e come ! a conferma . Èccula : Eccola là . Ècculu : Eccolo qua. Èccumi : Sono qui, sono presente. Èccuni : Eccoci . Èccuti : Eccoti, è giunto in orario, è stato puntuale. Èccu : Ecco . Èh-ccia ! : Voce dello starnuto. Eh-ccì ! : Voce dello starnuto . Eccacòmu ? E come fece ? ; consenso quasi negato. Eccapòi ! E’ che poi ci vediamo ancora ! Abbreviato: ecc. Eccapùru tu ? Ed anche tu, anche tu intervieni ? Ècchessa : Ex : preposizione latina ; ex = già ; è stato . Eccòmu ! : Eccòme ! , affermazione di certezza . Eccu-ccà : Ecco qua, ecco qui Ècculi : Eccoli qua . Èccuti ! : L’avvicinarsi di persona per consegnare qualcosa . Èccu : Ecco , avverbio . Edifìciu : Edificio scolastico . È : E’ , voce del verbo essere, terza persona singolare. E : E , congiunzione > “ èu > e < Mmìcu “ /io e Domenico/ . Èffa : Effe, F , sesta lettera dell’alfabeto. Effèttu : Effetto , ciò che è prodotto da una causa. Èguru : Euro: in Gasperina (Cz)vi sono già diverse persone

anziane e vecchie che chiamano questa nuova moneta europea del 31.12.1998, ore 12, 50 : “ èguru “ ( vedi la voce LIRA ) L’Italia del 1998 , ha sotterrato la lira senza consultare il suo popolo con un referendum , se favorevole o contrario alla nuova moneta. I dittatori, dicono questi ipocriti democratici, non esistono più …

Questa nuova moneta europea, farà l’Europa unita ? In Italia vi sono le Vie intitolate ancora agli “eroi” del

Risorgimento pro Italia; dicono gli addetti ai lavori, che dovremmo esser fratelli con gli austriaci, ai francesi, agli slavi, etc . L’ èuro: moneta di affari, speculazione, ingrassamento di chi era già grasso; è l’euro, doveva unire l’Europa: una sola lingua, una sola religione, una tradizione culturale e alimentare ? E’ nazione ? Sarà nazione ? Ha un suo esercito ? Ha una sua banca ? Ha

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un suo Presidente eletto dal popolo ? Ha un parlamento eletto dal popolo ? NIENTE DI QUESTO .Come potrà essere Unita l’Europa, se siamo storicamente divisi tra di noi tutti gli italiani governati da Ipocriti e f arisei ? � L’ EURO, è stato approvato con referendum

popolare dai singoli popoli europei nel 1998 ? NO . � DEMOCRAZIA, potere popolare, questo significa.

Eh : Eh , che ddìci ? Èja èja ! Esclamazione di stupore, non è così, non esagerare ! Èja : Fai presto . Èja, èja alalà : Eia, èja alalà: saluto; grido di festa (G.D’Annunzio) Èjala : Stai zitto, spettila, fai silenzio. . Èjanu : Sbrìgano, si sbrìgano . Èjara : Apprestare, apprestarsi, lasciare là, abbandonare, lasciare. Ejàtavi ! Fate presto ! Èjati : Sbrigati . Èju : Mi sbrigo, mi muovo . ‘E jocàra : Da giocare, è da giocare . Elèttu : Eletto. Elezziòni : Elezioni . Elìa : Cognome in Gasperina. Elìa il profeta . Elìa : Elìa, profeta ebreo al tempo di Acab verso il 900 a.C. , non

morì , ma fu rapito in Cielo, lasciando il suo mantello al suo discepolo Eliseo.

Èlica : Elica . Elicòttaru : Elicottero . Èliu : Elio, nome proprio di persona in Gasperina. Èlla : Elle –L- decima lettera dell’alfabeto . Eh mbè ? : Che vuoi ? cosa cerchi ? Cosa vai cercando ? Èmma : Emme, undicesima lettera dell’alfabeto. Èmma : Nome proprio di donna in Gasperina : donna Emma . E mmò ? : E adesso ? E mmòna ? E ora , ora cosa vai trovando ? > mo = ora = mòna . Ènna : Enna, città e provincia della Sicilia. Ènna : Enne, nome della duodicesima lettera dell’alfabeto, N

consonante nasale . Eh nnò ! E non , e non è vero ; no’ = non . Èntru : Entro, avverbio, entro questa sera alle otto fatti vedere ! Ènza : Diminutivo di Vincenza . Ènzìna : Vezzeggiativo di Vincenza . Ènzìnu : Vezzeggiativo di Vincenzo . Ènzu : Accorciativo di Vincenzo.

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Èppa : Ha avuto . Vedi la voce APPA . Èppamu : Abbiamo avuto . Èpparu : Hanno avuto . Eppùru : Eppure. Èprica : Epoca . Èppa : Ha avuto. Èppamu : Abbiamo avuto . Èpparu : Hanno avuto . ‘E poi : Di poi , dopo, appresso , “ ‘e pòi ni vidìmu ! “ Eppòi : E poi, dopo, domani, più tardi. Eppùru : Eppure , indica opposizione . Èprica : Epoca, tempo passato Èra : Era, verbo essere , ora non c’è più . Èravu : Eravate . Erbaggiu : Erbaggio, erba del pascolo Erèda : Erede . Ernàni : Ernàni, opera lirica di Giuseppe Verdi . Ernèstu : Ernesto, nome proprio di persona . Eròa : Eroe . Ervvàggiu : Erbaggio, terreno da pascolo . Èppa : Ha avuto. Èppamu : Abbiamo avuto. Èpparu : Ebbero . Èrra : Erre-R- sedicesima lettera dell’alfabeto. Èru – euru : Euro (apeliota ): è il vento che spira da Sud-Este, vento

dell’Est, vento di levante. I nostri avi lo chiamavano èru o vòria, bòria; ma la boria è il vento di tramontana.

Èrva : Erba dei campi per pascolo . Ervàggiu : Erbaggio,ortaggio, erbe dell’orto mangiarecce . Èrvi : Verdure , piante selvatiche mangiarecce . Èrva ‘e vèntu : Erba pareteria, ha foglie appiccicose,

se date ai conigli muoiono per soffocamento . Ervalènta : Ervalènta, specie di lenticchia, farina di lenticchia. Ervalòra : Acaro dell’erba, zècca minutissima rossastra che si forma su

piante di fusto basso, come dire: sulla pianta del cece; infesta i cani a contatto con questo tipo di erba; érva, ervalòra, succhia il sangue annidandosi nella pelle simile alla piattola , zecca .

Ervvàzza : Erbaccia . Èrvu : Pianta selvatica, verdura; èrvo, cicoria,lenticchia, veccia. Esàma : Esame, analisi, prova , test . Esàttu : Esatto, preciso . Èssa : Esse – S – diciassettesima lettera dell’alfabeto.

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Èsta : E’ , verbo essere. Èstaru : Estero. Età : Età: poeticamente /etade-etate/.Vita,periodi che si

suddividono la vita umana. Le quattro età dell’uomo: la prima età; la verde età ; l’ età fiortita; l’adolescenza; la giovinezza; l‘ età matura . ( al mattino, cammina con quattro zampe; a mezzogiorno, cammina con due zampe ; alla sera, cammina con tre zampe . > L’ Enigma della Sfinge, Edìpo re di Tebe, sciolse l’enigma della Sfinge ) ; è l’uomo .

Èttaru : Ettaro, misura agraria. (voce poco usata) . Èttaru : Ettore, nome di persona, Ètticu : Tubercoloso . Ettòlatru : Ettolitro, da etto e litro, misura di capacità pari a 100 litri. Èva : Eva, la prima donna, nata da una costola di Adamo. Evèru ? : Davvero ? Evitàra : Evitare . Esèrcitu : Esercito militare ; moltitudine di gente. Èssa : Esse –S- diciassettesima lettera dell’alfabeto . Èttaru : Ettaro. Ètticu : Malato di tisi, tubercoloso . Ettòlatru : Ettolitro . Èttu : Etto . > “ centugràmmi < Èu : Io, pronome personale. Dico bene di me; èu, con valore di

bene, anche di vero, perché io sono; spesso ha forma di (evangelo) in greco eù “ bene “

‘E-vàsscju : Dabbasso, in basso,di sotto, sotto; ‘e vàsscju . ‘E sùtta. Èvitu : Evito, evitare . Èxssa : Ex , non più in carica, che non c’è più. Eziandìu : Eziandìo: ancora, altresì . Ehe-zzìa ! Voce dello starnuto . Èziu : Ezio, nome proprio in Gasperina .

F

F = HF – hf < pronuncia gutturale. Altri vocaboli in –F- aspirata, gutturale, seguono con –hf . ( va ricordato che l’aspirazione gutturale di HF, si direbbe che è simile alla C di casa, nella pronuncia dei fiorentini . )

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hFìbbia : Fibbia / fibula /, fermaglio di metallo traversato da un

pernio con una o più punte, dette ardiglioni, che si infilano nella cinghia o nel cinturino e simili, per tenerli fermi.

hFicàra : Pianta dei siconi, del fico. hFicaràzza / i : Pianta selvatica del fico , fico selvatico. hFiccàra : Ficcare, introdure, mettere dentro. hFìcu : Fico /ficus/ pianta di siconi: cotignolo, brogiotto,

castagnolo, dottato, primaticcio, gentile, sampietro, settembrino, gocciola, sicofante, sicomoro, caprifico.

HFicundianàra : Pianta grassa a foglie, pale ovali spinose del ficodindia . hFicundiànu / i : Ficodindia , cacutus . hfjèta : Ti è antipatico e ti allontana. Hfiè : pronuncia gutturale

facendo sentire la sola > è < molto aspirata con aria sforzata.

hfjètanu : Ti hanno in antipatia, si stancano della tua presenza e della tua presenza .

Fìfa : Fìfa, paura , vigliaccheria. F.I.F.A : Calcio, giuoco del pallone . Siglia della (Federazione

Internazionale Footbal Associazione ) . hFilàtu : Filato, ordinato , ragionamento filato; fibra tessile filata. hFìlu : Filo, ridotto lungo e sottile per mezzo della filatura:

raddoppiato, aggrovigliato, arruffato, crudo, grosso, semplice, sottile; gomitolo,agugliata, fune, spago, gomitolo, batuffolo, bioccolo, fiocco, groppo, maglia, matassa, rete, viluppo; accia, bandolo, ordito, trama; nodo, rocchetto,; aggrovigliare, ammatassare , ecc. .

hFìlu : Filo tagliente di vari oggetti: accetta, coltello, forbice, rasoio Flanèlla : Flanella, tessuto di lana, morbido e fine, per far camicie,

mutande e simili . Flàutu: Flauto traverso, strumento musicale in >do ;

do, prima nota musicale , anticamente ut .

II vostro DOTTO, un certo Gori Celìa in Gasperina, così ha scritto,stampato e venduto : “ Frautu : flauto “ .

hFòrvicia : Forbice . hFòrvici : Forbici. Fòrvici : Forbici. hfòrvici < > dizione in Gasperina: costituita da:

anelli per le dita > pollice e medio, braccio, perno, filo della lama, punta, molla, gancio di chiusura. Forbice da : lavoro,

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da ricamo, per taglio di stoffe, da giardiniere, per la vendemmia, per potare .

Fòffici : Forbici, dizione dialettale non di Gasperina. Fòvvici : Forbici, dizione dialetalle non di Gasperina . Fràbbica : Fabbrica, muratura ; ditta, stabilimento . Frabbicàra : Fabbricare, edificare muratura . Frabbicàtu : Fabbricato, casa, edificio in muratura . Frabbicatùra : Muratore . Fracassàtu : Verbo fracassare, rompere violentemente Fracàssu: Frattàzzo , oggetto del muratore per spianare e

lisciare la malta su di una superficie ; frattazzo di legno duro, metallico e frattazzino. Fracàssu : Fracasso, fragore di cose che si infrangono ; grande

confusione, rumore intenso e confuso, baccano, chiasso . Fràga : Odore nauseànte, puzzore Fragàgghja : Fragàglia, pesciolini novelli di varie specie per frittura. Francabùllu : Francobollo con : dentatura, cornice soggetto,

sovrastampa, dicitura. Franciscàni : Francescani . Vedi la voce seguente . Francìscu : Francesco. Francesco d’Assisi (San) : / il suo nome

anagrafico GIOVANNI / il “ Serafico “ ( 1182 + 1226 ) Patrono d’Italia . Gasperina lo festeggia tutti gli anni sin dal 1727 anno della fondazione del (T.O.F.) Terzo Ordine

Francescano ; nel documento storico in alto a sinistra, si legge la firma di un Giovanni Pisano ( J. Pisanus ). Francescani (Frati Minori); Ordine religioso, fondato da S.Francesco d’Assisi nel 1209; approvato da Papa Onorio III nel 1223. Dette uomini illustri( Jacopone da Todi, Tomaso da Celano; san Bonaventura; Ruggero Bacone, ecc.) e parecchi papi( Nicola IV ; Alessandro V ; Sisto IV ; Sisto V ; ClementeXIV ecc . )

Francìscu : Francesco (San) da Paola; insigne religioso di Paola (Calabria); fondatore dell’Ordine dei Minimi ( 1416 + 1507 (29 Gennaio)

Fràncu : Franco, libero, che non paga nulla ; schietto, libero . “ I mostri onde tu con serena giustizia farai franche le genti “ ( Carducci)

Fràncu : Franco, Francesco, Francìscu, Franciscùzzu . Cìcciu, Cicciùzzu, Cìccu.

Fràsca : Frasca, fronda . Frascatulàru : Persona che mischia, che imbratta senza competenza;

da “ frascàtuli “ , da - mènta e rrimìna – versa farina e

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rigira per mantecare: polenta con finocchi selvatici non solida , ma appena “ quagghjàta” .

Frascàtuli : Polenta di farina bianca con finocchi selvatici . Fràta : Fratello, fratello germano, nato dagli stessi genitori. Fràtamma : Mio fratello di sangue. Fratèdhumma : Mio primo cugino di sangue con lo stesso cognome . Fratèdhutta : Tuo primo cugino di sangue con lo stesso cognome. Fràttatta : Tuo fratello, tuo fratello di sangue. Frèccia : Fionda, tirasassi : Attrezzo di legno duro avente forma di

una Ìpsilon Y con il gambo più lungo per essere impugnato con la mano . In cima alle due punte legate due strisce elastiche, strisce elastiche unite da larga e spaziosa pelle di cuoio per locare un sasso che stretto tra le dita e stirando le due strisce elastiche ( di camera d’aria di bicicletta ) si lascia andare il sasso per colpire qualcosa lontano. Fiònda o tirasàssi .

Qui si parla del dialetto di Gasperina non di altro .

Il vostro DOTTO, G.Celia , ha scritto, stampato e venduto :

“ Freccia: dopo la visione dei primi film westem, ogni ragazzo si fabbricava un arco, piegando un ramoscello tenero ed attaccandolo con pezzo di spago, che portava orgogliosamente sulla spalla: le frecce, invece, mancando la faretra , venivano infilate e fermate alla cintura dei pantaloni “

Antonio Pisano :

Bisognerebbe intervistare la gente di tutti i rioni di Gasperina per sapere cosa è la frèccia e la faretra; chi erano i ragazzi arcieri, allievi di Gugliemo Tell .

Eroe popolarissimo , ma leggendario, dell’indipendenza svizzera, morto il 1354 . > Guglielmo Tell : Opera lirica ( 1829) di G.Rossini < .

Frenàra : Frenàre. Frenata : Frenata, fermata, sosta; rallentamento. Frènu : Freno. Frèsa : Fetta di pane tostata cosparsa di aglio,olio, pomodoro;

“ pàna frèsa “, bruschètta .

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Fressùra : Padella fornita di lungo manico, utensile metallico da cucina, di forma rotonda e poco fondo.

Fressuràta : Padellata piena di cibi cotti . Fressurèdhu : Padella piccolina per cucinare uova e altro. Frètta : Fretta, necessita di fare presto, rapidità ; “ prèscia “ . Frettalòru : Persona che tutto usa fare con la fretta. Frevàru : Febbraio, secondo mese dell’ anno di 28 giorni; bisestile

ogni 4 anni con un giorno in più; 29 giorni. Flicòrnu : Flicorno, strumento musicale degli ottoni : Baritono ;Contralto ; Flicornino ; Tenore . Frìca : Che inganna, che sottrae, che ruba , saccheggio, rapina. Fricàra : Ingannare, rubare, prendere per i fondelli, sottrarre; fregare il pavimento, pulire il pavimento. Friccicàra : Darsi da fare, interessarsi, aprire gli occhi, guadagnare. Friddulùsu : Freddoloso, persona che ha sempre freddo. Frìddu : Freddo. Friddùsu : Infreddolito . Frìgu : Voce nuova: frigorifero /refrigerant ; frigidair / frigorifero. Frijìra : Frìggere nell’olio . Frìhschja : Fischia, che fischia con la bocca, col fischietto.

( vedi la voce Frihschjavòi) Frihschjalòra : Che fischia : oggetto ricavato dal coperchio del

contenitore del lucido per le scarpe ( cromatina ), si ammaccava il bordo corona circolare, poi si piegava il dischetto per formare due mezzelune, vicino alla piega ed al centro, si faceva un forellini alle quattro facce, le due mezzelune venivano un po’ allargate, portate alla bocca si soffiava e si udiva un fischio molto acuto .

Frihscjalòra : Vento impetuoso, sibilante, boria = vòria, che dagli spifferi si ode come un sibilo.

Frìhschjna : Tratto della Via Mazzini in Gasperina, dalla fu “Scala lònga” sinu alla curva del primo tratto. Fischia, giunto in Gasperina da Cariati verso il 1600 . (la prima > i +

s, e – j – lunga, la àcca, lettera muta, indica la pronuncia locale, si devono sentire i suoni delle 2 – i – le altre molto aspirate, con aria sforzata gutturale sibilante .

Frihschjavòi : Uccello- capovaccaio- che si posa sui Buoi, fischia e becca gli insetti sulla pelle dell’animale: “Vòi “ = Bue. Uomo di poco valore, scansafatiche. Il gruppo di lettere > hschja < ha suono sibilante palatale, sonoro, sforzato, la S sonora, si confonde nel gruppo sino alla A finale. Tutte i vocaboli che al centro di essi formano il gruppo indicato, hanno il medesimo suono.

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Frìja : Che Frìgge . Frijìra : Friggere . Frìnguli : Pezzetti, pezzettini di qualsiasi cosa, resti, rimasuglie. Friscanzàna : Aria fredda con vento molto freddoso , tramontana:

> “ mìna ‘na friscanzàna ! “ Frisculìja : Frescura, aria fresca . Frìschi : Freschi, alimenti appena raccolti presto, in giornata. Frihschju : Fischio . Friscùra : Frescura, luogo posto al fresco rispetto al sole. Frìscu : Fresco come il pane caldo fresco; frescura. Frisìlla /i –u / : Ceffone, sberla . Frìtta : Pietanza fritta in madella . Frittata : Frittata fatta con le uova; ingarbugliare, mescolare . Frìttula : Pelle del maiale, cotica del maiale cotta . Frittulùsu : Frettoloso . (‘A gatta frittulùsa /presscialòra/, hfìcia i hfìgghj

ciechi !) Frìttu : Frìtto, frìtto nell’olio. Fròda : Frode, inganno; per non pagare il dazio; > hfàcia ‘u zìngaru

e ‘u ‘mbiàcu nommu vàcia ‘n guèrra ! Frògastu : Oggetto vecchio,inservibile, malandato, rotto. Frògna : Frogia, froge - “naso” narici ; papògna . Fròsciu : Pederasta, omosessuale, finocchio. Frufrù : Frufrù, rumore delle vesti trascinate per terra. Tràhfanu . Frustàgna : Fustagno, tele rozza, frustàgna , tessuto resistente . Frustàra : Frustare : calunniare una persona, infamare,

maltrattare, come con la frusta si maltratta un animale senza riguardo.Cummàra: ‘ha frustàu pe’ mmàra e ppe’ tterra !

Frùstu : Frusto : logoro, consumato, duro ; pane frusto, tozzo secco. “Mendicando sua vita a frusto a frusto “ (Dante:3-6-141) Frùstu : Diffondo cose non vere contro qualcuno, calunniare. Frùstu : Punto del ramo dell’albero dove si ridamano altri rami . Fuculàru : Focolare > fuculàru < dialetto di Raggio Calabria .

hf - f – aspirata – gutturale-con aria sforzata , simile alla gorgia della lettera C , di casa, dei fiorentini .

( LA –H- è lettera muta convenzionale rispetto al dialetto. Serve per l’aspirazione della successiva consonante che fa sentire, comunque in modo sfumato con l’aria della gola, gutturale, la Effe – F- : hfarìna =farina, hfuntàna = fontana; hfòcu = fuoco; hfòrgia = forgia )

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ha : Ha, voce del verbo avere . Chu no’ hàva no’ n’è ! hÀju : Ho, ho in possesso, ho in antipatia, ho in simpatia; vedi il

vocabolo > cciò < Chi non ha, non possiede nulla, non è, non esiste! hàva : Ha, avere: un disturbo, un dolore, una gioia; possedere.

La àcca H , è convenzionale, lettera muta priva di suono. Adattamento per dare l’esatta pronuncia gutturale locale. Qualcuno ha osato scrivere l’ entrate dei vocaboli che seguono con > fha – fhe – hfi. fho – fhu . Ripeto qui e mi ripeto, che la àcca H è muta, quindi le parole si leggono come in italiano : fa-fe-fi-fo-fu .

hfaccètta : Faccètta, faccia picola ; mascherina della tomàia, la parte anteriore che forma la scarpa con la linguetta sotto i lacci.

hfàccia : Faccia, lato; sembianza , viso, volto. ( Giàno : aveva due facce; qualcuno lo fa di quattro facce)

Il VOSTRO glottologo G.C. gasperinese, ha scritto, stampato e venduto:

“ Vurtu : volto “

I nostri antenati al cimitero, i nostri viventi anziani e vecchi, hanno mai sentito la parola vùrtu

di Gori Celia : > VURTU ? < La Calabria, conosce la parola > vùrtu ?

hfàccia ‘e bbàbbu : Volto di figura umana, altorilievo di ferro attaccato alla Porta, maniglia mobile per bussare. hfàccia -hforìa : Presenza ipocrita per farsi notare, finzione; hfacciahforìa, faccia apparente, falso saluto, ipocrisia . hfacciàta : lato di un foglio, pagina . hfàccia-tòsta : Faccia tosta come di bronzo, senza rossore e vergogna. hfàcci : Fàcce umane, parte anteriore del capo , plur. di faccia; parti o superficie esterne di un corpo. hfacendìju : Da faccenda, mi adopero per non oziare, mi dò da fare. hfacèndu : Facendo . hfàcia : Fa, voce del verbo fare, fa, faceva , facevo. hfàcia : Falce per mietere. hfacìa : Faceva, facevo. hfacìamu : Facevamo. hfacìanu : Facevano . hfacìstavu : Avete fatto.

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hfacìtami : Verbo fare, fàtemi un favore. hfacìti : fate, verbo fare. hfacìsti : Facesti . hànda : Fai: fai il numero di 100 pezzi e poi finisci; hfànda, verbo

rivolto a chi ascolta . Hfànda quàntu nda voi, cha cca t’aspettu! Anche la morte lo preannuncia a ciascuno di noi : fai quello che vuoi, io qui ti aspetto !

hfàndu : Facendo, gerundio del verbo fare. hfànnu : Fanno, verbo fare . hfanò : Abaìno sul tetto, luce, passaggio di luce. hFanò, voce

greca. hfarìa : Facessi , farebbe, farei, verbo fare. hfarìamu : Faremmo. hfarìanu : Farebbero. hfarìssavu : Fareste, verbo. Hfarìssi : Faresti hfacìsti : Hai fatto. hfacìti : Fate, verbo. hfàdda : Falda della gonna, la parte bassa, lembo del vestito. hfaddàla : Grembiule, pezzo di stoffa con tasca e due lacci per legarli alla vita . hfalasscìnu : Da > falaschi > “ hfalàssci “ delle paludi e pantani . hfaddalàta : Quànta roba sta ‘ntro > hfaddàla = grembiàle > grembiàta,

una grembiàta di fave . hfàmacia-hfàmaci : Fiosso : il punto più stetto del fondo della scarpa tra il

tacco e la pianta ; i lati della “ hfàmacia “ si chiamano ràscia ; il punto più duro “ schìnu” (schiena, spina dorsale della scarpa ), hfàmacia: fiosso, cambriglione. ( Il vostro G.Celìa di Gasperina, così dice lui, così ha scritto: copertura a soffietto del collo del piede in certe scarpe “ )

( Io Pisano, mi vanto di essere: pronipote, nipote, figlio di calzolaio, io calzolaio per scarpe su misura su miei modelli con sistema geometrico, perciò non tollero questo analfabetismo dialettale di Questi e suoi collaboratori. )

hfamàzza : Pagliuzza, residuo di minuscole schegge volatili; fuscello; lunga scheggia di legno; cespuglio secco per accendere il fuoco, svèrza.

Hfantalàta : Manàta , ceffone, manrovescio, colpo dato nel viso col dorso della mano.

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hfarffarèdhu : Diavoletto ; folata di vento, tromba d’aria . hfarmàcia : Farmacia . hfarmacìsta : Farmacista, speziale .

H > ACCA > OTTAVA LETTERA DELL’ALFABETO ITALIANO, LETTERA MUTA PRIVA DI SUONO,LETTERA CONVENZIONALE PER LA PRONUNCIA LOCALE IN GASPERINA . In tanti vocaboli che seguono, è lettera convenzionale ; sia all’entrata di parola, sia al centro di parola, sia nelle desinenze delle parole . La H posta prima della F , indica che la EFFE và aspirata, gutturale, sforzando l’aria nella gola, direi gorgia, facendo sentire la EFFE sfumata, come i fiorentini la usano per dire CASA (hfasa ) , ripeto EFFE aspirata. Tutti i questi vocaboli dialettali calabresi in generale: farina=hfarìna; fuoco= hfòcu; forgia=hfòrggia; si aspirano facendo sentire appena , comunque, il suono della EFFE . La H, posta dopo la EFFE, indica l’aspirazione della prima vocale seguente ignorando la EFFE che indica in dialetto, gli oggetti e soggetti ecc. .

hfahfòmula : Pianta lunga strisciante in luoghi non soleggiati, frutto piccolino, tipo di fragola avente lo stesso sapore. Hfalascìnu : Falasco dei pantani, della famiglia dei càrici ) hfalignàma : Falegname, maestro che lavora il legno; artigiano . Strumenti : banco, morsa, morsetto, sergente, capretta,

squadra falsa, squadra, calandrino, compasso, graffietto(singatùra), pialla, cagnaccia, barlotta, piallone, sbozzino, sponderuole, incorsatoio, sega, saracco,, gattuccio, martello, mazzuola, mazza, trivello, succhiello, menarola, trapano, accetta, ascia, scure, bicciacuto,, scalpello, pedani, sgorbia, tenaglia, raspa, lima, limaiuola, triangolo, scuffia, raschiatoio, rasiera, cacciavite, punteruolo, quartabuono, ghimbarda .

hfamàzza : Fuscello di paglia e simili . hfamuriàla : Altruista, largo nel donare col cuore, con la mente e con

mezzi materiali propri ; sociale . hfànda : Verbo fare: fa ; fanne, fai, produci ancòra, crei ancora .“

hfànda quàntu nda vòi cha cca t’ aspèttu ! “ Fanne quanto ne vuoi, io qui t’aspetto ! Dice la morte.

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hfàndu : hFàndu,gerundio=facendo. . hfanèstra : Finestra . hfanò : Apertura rettangolare sopra il tetto per far passare luce hfànnu : Fànno, hfantalàta : Ceffone, manata, sberla, manrovescio . hfàra : Fare. Chi non ha saputo fare, non sa comandare . hfarìa : Farebbe, farei. hfarìna : Farina, macinato. hfarmacìa : Farmacia , parte della medicina che studia i farmaci e l’arte

di prepararli . Farmaco, medicina, medicamento. Eglino dicono e scrivono: “ attenzione, leggere attentamente il foglio illustrativo: il farmaco può avere effetti nocivi collaterali. “ Non essendone accertata la sicurezza d’impiego, il prodotto non va somministrato , puo avere effetti indesiderati “ ; foglio illustrativo con parole incomprensibili lunghe 10 cm. e con caratteri tipografici 4 ; la Enciclopedia Treccani, è una misera nel leggere questi fogli illustrativi : per contadini, artigiani e casalinghe, foglio incomprensibile a qualsiasi profano. Farmacia : > luogo ove esiste l’angolo con il teschio con la scritta: VELENI. Essa FARMACIA, è VELENO ! ma gli scemi vi accorrono.

La morte è nostra ombra, amante, innamorata pazza, onesta. “del viver ch’è un correre alla morte “ (Dante. 2 33 54 ) hfartticchjàra : Persona che imbroglia il discorso, che inventa e tutto

mischia. HFartticchjàra, è sostantivo femminile, non verbo. Il vostro DOTTO di Gasperina Gori Celìa così ha scritto,stampato e venduto : “ Harticchiara : raccogliere col fuso “ hfarttìcchju : E’ il fusaiuolo o fusaruolo, ciambellina più spessa e più

pesante con foro al centro di un centimetro che si infila nella cocca inferiore del fuso perché prilli più regolarmente e per tenerlo a piombo, perché ancora il fuso è vuoto.

Il vostro DOTTO sopra ricordato, cosi ha scritto stampato e venduto :

“ Harticchiu : tondello pesante inferiore del fuso “ hfarvètta : Uccello siepaiolo . hfasscèdha : Cestino costruito con gli steli del giunco marino avente

forma cilindrica, per essere riempito di ricotta freschissima; per il cacio idem, ma di forma circolare più alta dare forma al cacio.

hfàsma: Sbadiglio, inspirazione involontaria per stanchezza. hfasmijàra : Sbadigliare, spalancare la bocca .

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hfasmìja : Sbadiglia per sonnolenza o per stanchezza .

In alcune voci seguenti la esse – S – è doppia, raddoppiamento sintattico secondo la pronuncia locale dura, forte, sforzata.

Hfàsscia : Fascia, benda, fascia lunga per fasciare i neonati . hfàsscja grigioverde: Mollettiera, fascia di tessuto di lana che i militari

avvolgevano alle gambe, dalla caviglia al ginocchio. hfasscìsta : Appartenente ai Fasci di combattimento, poi : P.N.F.

( Partito Nazionale Fascista ). Partito fondato da Benito Mussolini a Milano il 23 marzo 1919; Mussolini era nato il 1883 in un casolare di Dovia frazione di Predappio (Forlì)

hfasscìsti : Fascisti, appartenenti al Partito Fascista . hFàsscju : Fascio Littorio di Cesare, composto di verghe

come simbolo delle categorie sociali, corporazioni. Hasmijàra : Sbadigliare . hfatìga : Fatica, lavoro, sforzo. hfatìga : Egli lavora, è un lavoratore, fatica . hfatigàra : Faticare, lavorare hfatigatùra : Faticatore, che riesce alla fatica, grande lavoratore. hfàtta : Fatta, finita, ultimata . hfàtta : Orma, traccia, indizio; dassàu ‘a pedàta . hfàtti : Fatti accaduti, racconti; fatti concreti . hfàttu : Fatto vero, concreto; compiuto, finito . hfàttu : Fatto, racconto. hfàva : Fava, frutti grossi cilindrici, a baccello contenenti semi

ovali tra le due falve attaccati a queste con il loro ilo. hfavalèjina : Cassia . hfavàra : Favùle, gambo della fava secca, pianta delle fave. hfavarèdhi : Fave selvatiche per animali e concime . hfavàta : Vivanda di fave, faceto, campo di fave . hfavòzzulu : Fava selvatica per foraggio. hfàvu : Fava, frutto della pianta leguminosa,futti gossi ,cilindrici a

baccello. hfàvu : Antrace, malattia detta anche vespaio, si presenta dietro il

collo nell’età dello sviluppo e oltre. hfàzzu : Faccio, verbo fare . ( hfa-hfe- hfi- hfo- hfu ) > suono

gutturale aspirato sforzando l’aria, come usano i fiorentini in tanti loro vocaboli locali; suono gutturale come usano gli Arabi nella loro lingua o dialetti ( il Sud d’Italia è stato anche dominato dagli Arabi, specialmente la Sicilia )

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hfèda : Fede: / fides / credere,ferma credenza in qualcosa: aver fede nella virtù di Dio. Credenza in Dio: religione: la fede in Cristo; martire della fede. Credere, Obbedire, Combattere; aver fede e praticare il vangelo di Cristo: Fede-Speranza-Carità ; le tre Virtù teologali della nostra Chiesa . Fede, è Amore. Chi non ha mai amato con fede, non è mai vissuto .

Gesù disse : “ Chiunque è radunato in nome mio, io sono tra di loro ! “ Chi è morto per la sua dottrina : Crocifisso, impiccato, o con la testa in giù… avrà gloria sicura presso i pòsteri .

hfedelìni : Fettuccine, tipo di tagliatelle . hfegurèdhi : Figurine dei santi , santìni ; da figura, immàgine . hfelicità ; Felicità, la felicità si può ottenere con una lagrima o con un

sorriso; beatitudine, benessere, bonaccia, contentezza, delizia, dolcezza.

hfèrma -capìdhi : Fermaglio dei capelli, ferretto, > hferrèttu < hfermàra : Fermare . hfermàta : Fermata . hferrètti : Vedi la voce successiva . hferrettìnu : Ferretto, il ferma capelli. hfèrru : Ferro . hferrulìdha : Piccolo bottone di ferro . hferrùpa : Carruba , frutto del carrubo con lungo e grosso baccello; il suo seme durissimo è il carato 24/a parte ideale

dell’oncia rispetto all’oro. hferrupàra : Pianta del carrubo hFerrùzza : Lama del coltello estraibile con manico di legno; persona

che usa e porta con se il coltello a serramanico, con l’intenzione di litigare per offendere il prossimo .

hferrùzza : Nome dato a persona che tiene con se il coltello e lo usa contro le persone. Vedi la voce precedente .

hfetènta : Fetente, persona puzzolenta, arrogante. hfetenzìa : Lordura, fetidume,fetore , immondizia . hfèta : Emana puzza, fetore. Hfèti : Puzze, puzzore ; tu hfèti . tu pùzzi, emani cattivo odore, sei cattivo e maligno. hfètu : Fetore,cattivo odore, puzzore ; persona che ovunque va crea

cattive azioni. HFàcia hfètu “ > fa puzzore . hfètu d’àrzzu : Puzzore di bruciato, di arso. hfetùsu : Fetente, puzzolente . hfèzza : Feccia, fondo del vino. hfìbbia : Fibbia, fermaglio di metallo traversato da un pèrnio con una o più punte, dette ardiglioni, che si infilano nella cigna .

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hficàra : Pianta del fico che produce siconi ; ficaia,luogo piantato a fichi.

( “E la mattina, ritornando nella città ebbe fame. E vedendo un fico vicino alla strada, andò da esso, ma non trovò nulla se non delle foglie. Ed egli disse: “Giammai più in eterno non nasca più frutto da te. E subito il fico si seccò. “ )

Vangelo di S.Matteo: 21, 18 < hficcàra : Mettere dento, spingere . hficaràzza : Pianta di fico selvatico. hfìcatu : Fegato. hfìcatu e cchjìppu : Fegato di maiale e la rete che lo avvolge. hfìcia : Ho fatto, ha fatto.

hFìciamu 30,hfacìmu 31 : “Abbiamo fatto 30. facciamo 31 “ Frase detta da papa Leone X nel 1517. Dovendo nominare alcuni cardinali, il Pontefice giunse a stilare la lista finale , ma si accorse di aver dimenticato un prelato importante. Per rimediare all’ errore, lo nominò in fretta, pronunciando : “ Abbiamo fatto 30, facciamo 31 ! “

hfìciaru : Hanno fatto. hfìcu : Fìco (fi-co) plurale (fichi )/ ficus/ pianta dei siconi;

albero che ha fusto ramificato e contorto (si’ stòrttu, comu ‘u lìgnu da’ hficàra, sulu ‘u hfòcu l’adderìzza ! ) con corteccia liscia, foglie grandi e ruvide. Ciò che è comunemente ritenuto il frutto di tale pianta e che propriamente è un’infruttescenza di sapore dolce. Appena sbocciato forma “ ‘u scattagnòlu” che tra i denti si sente come uno scatto perché duro il siconio , infiorescenza e infruttescenza del fico. ( Il fico seccato. Vangelo di Matteo- Capitolo 21, 18 ; Vangelo di Marco - Capitolo 11, 12 )

hfìcu ‘e hfjùra : Fico fiorone il primo a maturare. > hfjùra < pronuncia palatale dentale con fiato sforzato , nel suono si deve sentire il suono della – u -

hfìcu a mmalangiàna : Fico di forma e color melanzana. hfìcu bòffi : Fichi bianchi più rotondi .

hfìcu cu’ ‘a nùcia : Fico secco spaccato in due con dentro il gheriglio della noce, anche a coppia > a ccùccghja ( piccia )

hfìcu catalànu : Fico allungato saporoso dal colore violàceo , della Catalogna spagnuola.

hfìcu cìvulu : Fico bianco piccolo e rotondo, dal sapore squisito. hficundiàni : Fichidindia. Cactus .

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hficundianàra : Pianta a pale carnose e spinose del ficodindia, cactus . hfìcu làttaru : Fico bianco allungato hfìcu rahfàci : Fico color viòla col picciòlo ( pedàla) lungo, badalène . hfìcu tòsti : Fichi secchi. hfìcu-ottàti : Fichi dottati primaticci di grana fine . “hFìcu ottàti” che

tagliato in due, lasciando il suo picciòlo al suo posto, prende forma del numero 8; una coppia di questi con dentro il gheriglio della noce forma una pìccia “ ‘na cùcchja “ .

hfìcu paradìsu : Fico bianco dalla pelle sottilissima molto saporoso. hfìda : Fede nuziale di oro degli sposi . hfìdati : Fìdati . hFidelìni : Tagliolini, tagliatelle finissimi. hfìgghja : Figlia, prole ; che partorisce hfigghjalòra : Che prolifica . hfìgghj : Figli . hfìgghj : Che partorisci. hfigghjòla : Figlia, bambina . hfigghjòlu : Figliuolo . . hfìgghja : Figlia . hfigghjalòru : Che si ricrea continuamente . hfìgghjammu : Mia figlio . hfìgghjanu : Figliano, fanno prole. hfigghjàstru : Figliastro . hfìgghjattu : Tuo figlio . hfigghjòli : Figliuoli . hfigghjàra : Figliare, partorire . hfigghjàstru : Figliastro. hfìgghju : Figlio . hfìgghju ‘e càvulu : Ballonzolo, tallozzolo, germoglio del cavolo “jettùma “ . hfìgghju veru : Figlio legittimo e naturale nel dialetto gasperinese. Figlio del vero dialetto o figliastro del dialetto ? : (Parafrasando Il giudizio di Salomone: E il re continuò :“ Portatemi una spada “ . Quando ebbero portata la spada davanti al re, egli

soggiunse : “ dividete… il > “dialetto vivo “ < in due parti e datene una metà all’uno e una metà all’altro “

Il padre , padre del vero suo dialetto vivo, (siccome si sentì commuovere le viscere e per amore del proprio dialetto vivo, disse al re: “ Te ne scongiuro, o signore, dà a lui il dialetto vivo e non volerlo uccidere “ Al contrario l’altro disse: “ Non sia né mio, né tuo, ma sia diviso “ . Rispose allora il re e disse: “ Date a costui il dialetto vivo e non si uccida, poiché lui è vero padre del dialetto “ .

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/Bibbia. III libro dei RE. Capitolo 3 versi: 24-25-26-27/ � Ho inteso accostare il bambino portato al re

Salomone, al mio dialetto gasperinese, ed al dialetto “gasperinese” di Gori Celia in “ Parole e altro “ > scritto-stampato a spese altrui e venduto nel 2001. Né carne, né pesce ; non italiano, non dialetto. )

hfìgghjamma : Mia figlia . hfigghjàstra : Figliastra . hfigghjàstru : Figliastro hfìgghjumma : Mio figlio . hfigùra : Figura, fare bella figura; forma esteriore dei corpi, faccia-

volto dell’uomo; immagineetta, santino. hfìla : Fila, che fila col fuso. hfìla : Fila, fare la fila, mettersi in coda . hfìla-hfìla ! Vai via, fila ! hfilànda : Filanda . In Gasperina ultimo tratto dell’odierna Via T.

Campanella; le stanze della casa di G.Romeo e sottostanti bassi, erano la filanda del baco da seta , do’ cucùdhu che ivi si allevava.

hfilèra : fila di cose o di persone, fila di perle, grani del rosario,coda. hfìlici : Felci . hfilòssara : Filossera, parassiti delle piante specialmente della vite. hfìmmana : Femmina. hfimmanàru : Puttaniere . hfinòcchja : Finocchi selvatici dei campi hfinocchjàra : Orto seminato per i finocchi . hfinòcchju : Finocchio, pianta ombrellifera , di fusto verde; pederasta . hfjalòna : Tartaruga terrestre . hfjanchi: Fianchi . hfjètamu : Tipo di bisturi, tipo di coltello con manico di legno con una lama affilatissima, un laccio lungo, serviva a segnare una vena al collo del maiale per fare uscire del sangue quando l’animale mostrava la faccia molto rossa, cianotica. “ ‘i jìu ‘u sàngu a’ testa “ , annu mu sàgnanu ! “ hfìnta ; Finta, atto del fingere, finge di non vedermi ; parte del vestito che copre gli occhielli o che fa finimento

alle tasche. hfjòcchi: Fiocchi, piccole e strette strisce di stoffa colorate che si

legavano alle ali della gallina per essere riconosciuta dal padrone. “ ‘i mìsa ‘u hfjòccu ! “ .

hfjùri : Fiori in generali ; e infiorescenza di tanti alberi .

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hfocarèdu : Hfocarèdhu ‘e Sant’Antoni : Herpes zoster , attacca il torace e le spalle con grosse vesciche, eruzione cutanea a forma di cintura.

hfocàticu : Focàtico, imposta diretta personale su ciascun fuoco , cioè, su ciascuna famiglia , la tassa di famiglia che abbiamo pagato sino agli anni 1960-70 – 80 . > Legge n. 164 del 04.05.1898; Ministro delle Finanze del

Governo > Quintino Sella . Vedi la parola,macinàtu . hfòchi : Fuochi d’artificio pirotècnici . hfochìsta : Chi confeziona i fuochi pitotècnici . hFòcu : Fuoco . “ S’i’ fosse foco, arderei ‘l mondo “ ( C.Angiolieri-1260) hfòcu mèu ! : Fuoco mio ! ; espressione di chi ha subito un dolore

direttamente o indirettamente, o verso persona stimata. Hfòcu ‘e Sant’Antòni : Fuoco sacro di Sant’ Antonio , Erpes zoster . hfoculàru : Focolare.Ha forma quadrata, alto un 20 cm. e largo 1 metro; il piano con mattoni cotti refrattari . hfocùna : Grande ceppo che arde lentamente al focolare. hfòdara : Fodera per vestiti; fodera del tomaio delle scarpe; soppànna,

fasciuòla delle scarpe. hfòdara ‘e cusscìnu : Federa del cuscino . hfòdaru : Fodero, custodia . hfòdera : Fodera della giacca, della tomaia di pelle. hfògghja : Foglia, fogli ; foglia di cavolo, di fico, ecc. hfògghja : Pagine di libro, di quaderno, di rubrìca / non rùbrica / . hfogghjàma : Fogliame, intesa come verdura con foglia larga, verdura

mangiareccia. hfògghju : Foglio di due pagine per scrivere o già stampato. hfolèa : Nido degli uccelli . hfòra : Fuori, fuori di casa, andare all’aperto; mi tolgo di mezzo ;

Mi càcciu hfòra ! hforìsa : Forestiero ; contadino che vive sempre in campagna. hformmìcula : Formica . hformmiculàru : Formicaio. hformiculìja /mi / : Avere il formicolìo, il brulichio alle braccia o alle gambe

(turba circolatoria del sangue per ragioni di pressione o per vita sedentaria che si fa : “ hàju ‘i hformìculi ‘ntre vràzza “ )

hformmìculi : Formiche . hfòrtta : Forte: cuoio duro bene lavorato che si incolla nel calcagno

della tomaia tra la pelle e la fodera . hforttiànu : Località rurale rimpettaia all’estrema periferia della Via San Giuseppe in Gasperina, di là della gola che divide lo “ schioppo “ dalla mulattiera che và per Montepaone .

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hforttùna : Fortuna. hforttunàtu Fortunato, hfòrvici : Forbici . La acca di – hf – indica l’aspirazione gutturale

della effe – f- F : hfa, hfe – hfi - hfo- hfu . La effe si deve sentire pur con l’aspirazione gutturale.

Hforviciàta : Colpo, taglio dato con la forbice. hforvicìja : Usa la forbice per tagliare; criticare persona non presente. hforvicijàra : Criticare a sproposito una persona non presente,

attaccare,tagliare, per invidia o altro motivo. Hfossètta : Fossetta, diminutivo di fossa / la fossetta del mento, quella

piccola depressione che si vede al mento di alcune persone, specie quando ridono. // fossetta nella terra per piantare e trapiantare ortaggi e altro.

hfucìla : Fucile . hfùdha : Folla che si accalca, fare la fila, accalcarsi. hfùja : Fugge, scappa hfujìra : Fuggire, scappare . hfùju : Fuggo, scappo a gambe levate . Fùio = ladro . Sottrarsi. “ non è ladron né io anima fuia ( Dante: 1. 12,90 ) hfjuhffjalòru : Attrezzo di canna con fusto diritto e vuoto, interrotto da

spessi nodi, questi nodi vengono forati, l’ulimo nodo alla base forato al centro viene lasciato, mentre il lato superiore della canna lasciato tagliato a becco da cui si emette l’aria per soffiare a distanza per accendere il focolare. “soffietto”.

hfjuhffjùna : Soffione, accresc. di soffio; soffiare con maggiore aria ; con un soffione lo mandi giù; hfju, palatale,dentale, si deve sentire più di tutto, la – u all’entrata di parola e con più forza la –ù- all’uscita della parola.

Hfjumàra : Fiumara, da fiume. hfùhffju : Soffio, azione dell’aria emessa dalla bocca per spegnere : un

fiammifero, una candela ; sulla brace per fare fiamma . hfùma : Fuma “ Annu s’arddìu ‘u pagghjàru, aguànnu hfùma ! “

( L’anno scorso bruciò il pagliaio, quest’anno si vede il fumo) . Ricordi di fatti spiacevoli passati, ricordati ora ).

hfumàra : Fumare . hfumìja : Che si nota uscita di fumo; vapore della minestra

caldissima, “ chi ccandilìja “ , bisogna raffreddarla. hfùnda : Profonda, casseruola profonda . hfùnda : Recipiente che perde liquido dal fondo. hfundamèntu : Voce femminile per indicare l’interno della vagina

infiammata: “ Cummàra, soffru ‘ntro hfundamèntu ! “

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hfundìa : Perdeva liquido, il recipiente non era integro. hfundu-ària : Fondo-area, tassa sui fondi rustici . hfùndu : Fondo rustico, terreno. hfùndu : Profondo, oggetto alto e profondo come il pajuolo. hfùndu : Profondo, piatto per vivande. hfùndu : Cervello, mente molto erudita, personaggio colto. hfùngi : Funghi : mangerecci e funghi velenosi; i loro semi sono le

spore ; (il fungo porcino-boleto ); al singolare : hfùngiu . Chu mòra, cha mangiàu hfùngi cogghjùti de ìdhu stèssu, sènza mi canùsscja, maladìttu èsta chu lu ciàngia ! Chi muore, per aver mangiato funghi, raccolti dalla stessa persona senza la conoscenza delle varie razze, defunto ormai, maledetto sia chi poi lo piange. ( A mmìa, quàndu mi vèna ‘u spìnnu de hfùngi, accàttu i champignon. A.P.)

hfùngiu : Fungo : da cui è stata scoperta la PENICELLINA ; sostanza del gruppo antibiotici ricavata da colture di uno

speciale fungo, il / Penicillum notatum / fu scoperto nel 1928 da Alexander Fleming . (Ricorda sempre,il simbolo della–H- ,le doppie consonanti e l’accento )

hfuntàna : Fontàna.La effe,labiale, si deve sentire gutturale,con la gorgia lieve e sfumata .

hfuntàna da’ rota : Località rurale in agro di Gasperina . hfuntanèdhi : Località rurale di Gasperina sulla costa marina . hfùrcca : Forca . hfurccàtu : Pertica di legno robusta, attrezzo tirabrace del forno. hfurccìna : Forcina . hfurcùna : Vedi la voce > Hfurccàtu < . hfùrga < si - : Si presta in aiuto, si precipita, accore a dare una mano. hfùrgari : Petardi con polvere pirica. hfurgurùna : Petardo, involucro cilindrico di cart one, pieno di polvere

pirica, che viene fatto esplodere in segno di festa, in occasione di spettacoli pirotecnici ecc. / che scappa volando e molto veloce . /

hfurminànta : Fulminante, fiammifero di legno, appena acceso si spegne > “ abbàttaru , ‘bbàttaru. Fulminante come certe malattie che provocano la morte in pochi istanti.

hfurnnacètta : Fornello: a gas ; a legna ; con resistenza elettrica . hfurnnàcia : Fornace. hfùrguru : Bomba pirica lanciata in aria che serpeggiando scoppia: “ ‘U pigghjàsti ‘u hfurggurùna ! “

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Frase diretta a persona che per godersi i fuochi artificiali, la bomba gli è caduta accanto . Insuccesso.

hfurnnàcia : Fornace . hfùrnnu : Forno . “ guarda sèmpa quala hfùrnu hfùma ! “ Guarda sempre il forno che fuma dove fanno il pane guadagnato col sudore della fronte . hfurracchjùna : Giovinastro . hfurràjina ‘e hfòrggia: Scorie di ferro durante la lavorazione del ferro battuto hfùsca do’ rànu : Lòppa, pula del grano , >hfùsca < gluma , rivestimento del

chicco, invoglio. hfusòlu : Fusolo: la parte bassa del fuso di legno tornito, prima del

punto corpacciuto dove la rondella (fusaiolo) con foro centrale “hfarttìcchju” che viene fermato .

hfùsu: Fuso : strumento di legno, lungo circa 30 centimetri, diritto,tornito e corpacciuto nel mezzo, sottile nelle punte, che si usa per filare ; tra le due punte : giahfaredhìa, rondella sottile con foro al centro posta in alto ; hfarttìcchju, rondella doppia di spessore, rispetto alla prima, con foro al centro; si infila dalla punta inferiore per fermarsi al punto più corpacciuto; in cima un crocco “ ‘a vìrgula “ un chiodino curvato esattamente come un punto interrogativo alla quale “ vìrgula “ viene agganciato il filo già ritorto .

hfutta-cìttu : Chi senza dir parola inganna e lede una cosa altrui; persona che inganna in silenzio ; hfuttacìttu , cìttu = silenzio.

fòttere il prossimo in silento .. hfùtta : Chi sa imbrogliare, ruba, rubare il prossimo; fare sesso. Hfuttatìnda ! : Tu, frèghetene, bada ai fatti tuoi ! hfuttìra : Fòttere, ingannare e rubare il prossimo. Hfuttìu : Ha fottuto, ha rubato, ingannato. hfuttùtu : Fottuto, villano ; scemo, ti hanno ingannato .

Dizionàriu casalòru ‘e ‘nTòni Pisànu / dizionario casereccio di Antonio Pisano /

Gioventù , è ffòrtta a passàra !

/ Gioventù, pare che non passi mai /

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G Gabbàra : Gabbare, ingannare con raggiro Gabbàtu : Ingannato Gabìna : Cabina . Gabinèttu : Cesso, latrina Gàbbu : Gabbo (voce tedesca), scherno.

Farsi meraviglia, fare imitazione di un difetto altrui, mimare. “ ‘A meravìgghja cògghja ! bumerang verso la persona che ìmita o mima un difetto altrui. Il vostro DOTTO – G.C. ha scritto, stampato e venduto “ Gabbu : imbroglio, scherzo, beffa “

Cotanti vocaboli dialettali con desinenza in: dha-dhe-dhi-dho-dhu , o che si trovano all’entrata o al centro di parole, sostituiscono la elle – L – semplice o doppia. In dialetto hanno suono locale gasperinese: aspro, dentale sonoro , siblilante

Gàdha : Galla della noce, il guscio verde. Gadhèdhu : Gallèllo, cognome questo, rivalutato e valorizzato

culturalmente da Gregorio Gallello di Francesco, laureato in filosofia. Come avvertirai : dhè – dhu – rispondono alle doppie elle – LL – maiuscole o miniscule dialettali.

Gadhìna : Gallina . Gadhìna chi nno’ mmàngia, già mangiàu ! Gallina che non becca, ha già beccato. Gadhinàru : Gallinàio, pollaio. Gadhindiànu : Tacchino . Gadhinàzza : Gallinàccia , sterco della gallina. Gadhinèdhi : Gallinelle . Gadhinèdhi : Pipite, pellicine che si sollevano alla base delle unghie. Gadhòhfaru : Omosessuale maschile, pederasta , pedofilo. Gàdhu : Gallo . Gàdhu : Gallo: sito rurale in agro di Gasperina o Suvarello o Pàrma. Gadhùna : Vadhùna : luogo gasperinese dove venivano rovesciati i

solidi urbani, immondezzaio; ove precipitavano le acque piovane di mezzo paese formando gorgo e fragore .

Ancora oggi nel 2011 la cosa, nel fatto del torrente, non è mutata affato, nonostante milioni e milioni a disposizione del Comune, almeno ieri… in mano alla Democrazia Cristiana amministratrice, mai ha saputo bonificare il paese.

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Gàdhu-vagnàtu : Gallo bagnato, bagnato per far sì che cessi la voglia sessuale e focosa – frase diretta anche all’ uomo puttaniere, Dongiovànni da strapazzo .

Galantòmu : Galantuomo . Galatèu : Galatèo: scritto da Giovanni Della Càsa ( 1503 + 1561 ) . Galeòttu : Galeotto, uomo cattivo, avanzo di galera. “ Galeotto fu il libro e chi lo scrisse : “ (Dante:1 - 5 -137 ) Gàmba : Gamba, parte degli arti inferiori dell’uomo .

‘A gàmba cuvèrna ‘a gànga “ = la gamba, le gambe, il camminare, il muoversi nel da farsi, governa la bocca, gànga , è singolare di Gànghi , che sta per guancia – guance bocca , cibo .

Gambàla : Gambale, parte dello stivale che copre la sola gamba. Gambalètta : Gambale disunita della scarpa. Gambèdhu : Attrezzo grosso di legno, pezzo intero, per appendere il

maiale dopo essere stato ucciso, un po’ arcato, ai lati estremi due punte scavate per inserire i nervi delle gambe del maiale, dai nervi per non farle divaricare oltre.

Gambùna : Gamba di animale macellato. Gànga : Gòta, guancia laterale; gànghi, gòte, entrambe le guance . Garggarìsma : Gargarismo, sciacquo con soluzioni di natura diversa, per la

malattia della bocca e della gola, che si fa tenendo la testa dietro, poi rigettato fuori.

Gangulàru : Guanciale, mento, mascella . Gangùtu : Che ha le guance grasse, piene , paffuto in volto. Gàppu : Bullo, guappo, persona sfrontata e arrogante; malandrino.

(gàppu : dalla voce spagnola > guapo < ) . Gàrggia : Bocca, la bocca.

Rispettare la nostra pronuncia: dura, forte, marcata nei raddoppi di consonanti.

Garggiàla : Chiassoso, persona che gridando pensa di avere ragione. Garggiapèrtu : Uomo sprovveduto che si fa imbrogliare, bocca aperta, gàrggia = bocca ; bocca aperta fa entrare anche la mosca. Garìda : Càccola, cispa degli occhi che si attacca alle ciglie e vi si

rassoda. Garrùna : Calcagno, tallone . Gasparisànu : Gasperinese, nativo di Gasperina (CZ) . Gasperìna : Gasperina . Alla fine del 1700 era a capo del

mandamento di: Cenàdi, Cèntrache, Gasperina Montàuro, Olivàti,Petrìzzi, Santelìa (Vallefiorita) , Montepaòne,Soveràto. Carcere, Pretura, Ufficio

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Registro, Ufficio Leva Militare,Ufficio Postale, Telegrafo. Nel 1925 contava 3307 abitanti. Oggi 2013 , è… Capitale d’una sua frazione chiamata “ Pilìnga “ , già adocchiata… da Montepaone , confinante in marina.

Suo territorio ridotto a 688 ettari tra fossi e burroni. Nel 1098 ricosciuta Casale dal re Ruggero il Normanno,

contava 30 fuochi, 30 famiglie, aveva la sua chiesa di rito greco di Santo Nicola nel rione “Patedha” vico frontale alla chiesa di San Giuseppe (1745-1752 ) . Il rito religioso latino, lo introdusse in tutta la Calabria Ruggiero il Normanno. / Sommario di scrittura per la Chiesa e Communeria di Gasparrin / Napoli 1774 / Giovanbattista Puglisi / Documento storico conservato da Pisano Antonio . ( Censimenti recenti : 1991- 2001 – 2011. Abitanti: 1991 > 3.059 ; 2001 > 2.203 ; 2011 > 2.160 . In 10 anni sono scappati da Gasperina 899 abitanti. “ Dalla Chiesetta che non dista un miglio / il sacro bronzo

salutando va / quella partenza dell’amato figlio / che forse a casa più non tornerà “ / / > dalla poesia di A.Pisano >Al paese natìo ! < //

Tutti i Sindaci sono stati sempre dei ladri, ruffiani e barattieri . “ruffian, baratti, e simile lordura.” ( Dante 1-11-60)

Gàtta : Gatta , gatto , genere dei carnivori : persiano; abbissino;

Aragonese; siamese; europeo soriano; certosino;birmano . ( accarezzando, lisciando la gatta sopra la schiena sino alla coda, vi accorgerete che solleva la coda per indicarvi : qui… finisco ! )

Gattugghjàra : Solleticare, fare il solletico. Gattumammùna : Gattomammone , spauracchio per i bambini nei racconti. Gàttu servàggiu : Lince, animale felino con orecchi lunghi e acuti Gattùzzi : Tosse e catarro che la gola rauca emette un suono simile a

quello dei gatti quando cercano di rimettere qualcosa. Gàvita : Nasconde. Gavitàra : Nascondere qualcosa: documenti, oggetti; notizie; celare,

tacitare. Gàza o gàrza : Gàrza: velo di cotone o di seta, assai fino. Gàzza-làtra : Gazza ladra : Opera lirica di Gioac. Rossini. Gazzàrra : Gazzàrra: clamore di gente chiassone . Gazzòsa : Gassosa .

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‘nGegnèri : Ingegnere, ingegneri . In loco vi sono di questi “laureati” che dicono : > se io avrei < .

Gelatàru : Gelatiere . Gelàtu : Gelato, un cono gelato di torrone, panna, pistacchio . Gelusìa : Gelosìa, assillante e tormentosa ansietà da chi teme di

perdere. Gelùsu : Gelòso . “ L’ hòmu gelùsu, mòra cornnùtu ! “ Gendarmi : Gendarme, voce francese, militare ; da noi i carabinieri. Gendùglia : Gianduia , cioccolata . Gènissi : Strumento musicale verticale in Mi , fratello del Ficorno Contralto orizzonate, Genis , è il nome dell’inventore. Gènta : Gente, folla, persone. Gènta : Gente: Rivista settimanale di attualità,spettacolo e

cultura. N. 27 del 5 luglio 2007 ; pagina 11: Due tesi di laurea : “ Desidero ringraziare di cuore due amici lettori che mi hanno fatto dono della loro TESI DI LAUREA. I neolaureati sono Antonio Pisano di Gasperina (Cz),di anni 73, e Raffaele Pascarito, di Poggiardo (Le), di anni 81. “ ( Il Direttore )

Gentaglia : Gentaglia, gente spregevole,marmaglia,genìa,canaglia. ‘nGessàtu : Avvolto con bende bagnate nel gesso liquido, per causa di

caduta e rottura delle ossa : d’ un braccio, del femore, dita, polso ecc . .

Gèssu : Gesso . Gesù : Gesù (Salvatore ) , in àrabo : Isa.Gesù: nome comunissimo in Palestina ai tempi della Sua nascita . Per antonomàsia: il Figlio unigenito ; il Figlio di Dio ; il Salvatore .

Operò 31 miracoli: il primo, l’acqua in vino, invit ato alle Nozze nella città di Cana; l’ultimo , quello della sua risurrezione da morto in croce, il terzo giorno dopo della sua crocifissione.

nGhèlla : Donna amante, “ ‘a nghèlla “ . Gghjànda : Ghianda . Giacchètta : Giacchètta, diminutivo di giacca. Giacchètto : Giacca da donna. Giallàstru : Di colore che batte al giallo. Gialèccu : Gilet, panciotto senza maniche abbottonato con tasche. Ggialinùsu : Giallastro, volto di colore itterico. Ggiannèdhu : Giannèllo, località rurale ai piedi della costa di Gasperina Ggiàppa : Pezzo di mattone sottile che giocavano i bambini ; “ và ! jòca e’ ggiàppi cha no’ nsài nènta !! “

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Giàrra : Giara, contenirice di olio; di sott’aceti ; di olive ecc. Giarrùna : Da giàra; grande contenitore di olio o alimenti vari. Ggigghjàra : Germogliare, che rifà le gemme. Ggìgghju : Argine, orlo di un precipizio; gemma nascende in un ramo, germoglio, rinascita di un ramo, di una pianta. Gillètta : Gillètta, lamètta, rasoio di sicurezza a più lame; inventore lo

statunitense Gillètte King (1855+1922) . nGimbèrna : Giberna, custodia portatile legata alla bandoliera dei

carabinieri per portare le pallottole. Giòbba : Affare, lavoro, occupazione “ Mi trovài ‘na ggiòbba ! “ Job : voce americana- inglese = occupazione.. Giòbba : Giòbbe, personaggio biblico. Colpito da Dio con tutte le

sventure, le sopportò pazientemente.Pazienza di Giubbe. Giocàttulu Giocattolo, un tempo chiamato, balocco, trastullo per i

ambini : carretto, cavalluccio sulle 4 ruote, bambola . Ggiògghju : Loglio . nGiràra : Girare, andare a zonzo ; rivoltare un oggetto. nGirèra : Donna che sta sempre per le strade o nelle case altrui. gGiuggiulèna : Giugiolèna, sesamo .. nGiuràra : Ingiuriare . ‘nGiurijàra : Ingiuriare . Ghètti : Ghette, copriscarpe di tela dura e bianca . Ghigliottina : Ghigliottìna, macchina per esecuzioni capitali ideata dal

medico francese Guillotin (1792 ) Giacchètta : Giacchetta . Giahfaredhìa : La prima rondella sottile di legno in cima al fuso. Giangùrgulu : Giangùrgolo. Maschera calabrese seicentesca, Capitano

millantatore, vorace, libertino e codardo, satireggiante, il cavaliere calabrese- non Mattia Preti, di Taverna - Prov. (Cz), il più grande pittore calabrese del 1600 detto il Cavaliere calabrese) . Giangurgolo, suo costume: giallo e rosso.

Giannèdhu : Giannèllo, località rurale in agro di Gasperina . Giànni : Diminutivo di Giovanni. Giannùzza : Vezzeggiativo di Gianna, Giovanna . Giannuzzè : Vezzeggiativo di Giovanni bambino. Giannùzzu : Vezzeggiativo di Giovanni . Giàppa : Rottame di mattone cotto e rustico di forma piatta . Giappòna : Giappone (Nippon) stato dell’ Asia orientale . Giàrra : Giàrra , giàra di terracotta per l’olio. Giàrra : Giara ( in Girifalco (Cz) viene chiamata “ zìrra “ . Giarrùna : Grande giara di terracotta. Gibilèi : Assilli preoccupanti per la mente.

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Gigghjàra : Oziare, stare sempre a letto, vacare, così facendo fai e farai “ germogli “ > ‘U lettu t’allètta ! < .

Gìgghju : Germoglio, rinascita della pianta. gGìgghju : Ciglio,greppo, orlo di un dirupo, il ciglio del fianco ripido e scosceso di un’altura. gGiòmatra : Geometra / misuratore di aree, di terra / . In loco, vi sono di

questi “diplomati” che dicono: > se io avrei < Giornnàla Giornale, stampa , quotidiano. Gìppa : Camionetta in dotazione ai militari, JEEP . nGiradìschi : Gira dischi , fonografo , grammofono . nGiràra : Girare,andare a spasso; girare la chiave nella toppa; curvare,

fare la curva. Gìrdda : Gìlda, figlia di Rigoletto, opera di Giuseppe Verdi. nGiràta : Girata, curvata, girare pagina, voltare in curva, girare la

chiave. Giubilèu : Giubileo: Anno Santo . Periodo secolare di pace e di

perdono concesso dalla Chiesa ai credenti. Il I° fu inaugurato da Bonifacio VIII ( Gaetani )nell’ anno 1300.

nGiudhàra : Aprire, togliere il tappo, fare scorrere il liquido. nGiudhàtu : Recipiente o pozza piena, aperto, tolto il grosso tappo per

fare uscire il liquido . nGiudhàu : Ha aperto la chiusura, lo sbarramento della pozza per fare

uscire l’acqua per l’irrigazione ; ha aperto la spina della botte.

Giùgnu : Giugno . ‘nGiùra : Ingiuria, impropèrio; versetti della Bibbia in cui Dio

rimprovera agli ebrei la loro ingratitudine. L’ultima ingiuria data e fatta a Gesù in alto alla croce sul > cartiglio < è stata la scritta ironica > I. N. R. I. ( Jesus Nazanerus Rex Judaecorum. ) Gesù Nazareno Re dei Giudei , ( Matteo: 27, 37 )

‘nGiùra : Ingiuria. ‘nGiuràra : Ingiuriare . ‘nGiuràu : Ha ingiuriato. ‘nGiurìja : Che ingiuria gli altri. ‘nGiurijàra : Ingiuriare, offendere . ‘nGiurijàtu : Ingiuriato. ‘nGiurijàu : Ha ingiuriato . ‘nGiùrra : Ingiuria. ‘nGiùrru : Ingiurio, che ingiurio. ‘nGiùru : Ingiurio , ingiuria. Giùstu : Giusto, onesto, preciso. ‘Ggiùstu : Aggiusto ,metto in ordine, da aggiustare, aggiustare .

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Gghjànda : Ghianda . ‘Gnàtu : Agnato /agnatus/ congiunto in linea mascolina.(vedi àgna ) Gnàu : Gnào, gnàu, miagolio del gatto, gnaulo, voce del gatto. ‘Gnèdhu : Agnello. Gnìcchiti-gnàccata ! : Sì, e no . Chi tiene in bìlico una decisione come in un

matrimonio. ( Per una grande quercia dotale e confinante alla casa annessa all’orto, due sorelle in Gasperina, sono morte zitelle , perché i pretendenti chiedevano la casa, l’orto e la grande quercia cose a questi negate e i matrimoni mai celebrati.

‘Gnìna : Agnìna, pelle d’agnello con la sua lana, da mettersi in commercio. “ Pelli agnine “ ( Giovanni Pascoli )

Gnìrru : Porcellino neonato della scrofa. Gnòccu : Gnocco, gnocchi . Gnòtu : Ignaro, che sa di innocenza, credulone . Gnùra : Signora, “ Gnùra, dùva jàti ? / Signora, dove andate ?/ Gocciulìja : Gocciola , stillicidio. Gòllu : Goal / goul / traguardo; fine ; meta . Giuoco calcio, quando

la palla si inoltra dentro i pali della porta avversaria ; gòl , è voce inglese,è più corretto dire > rete, perché la palla entra e viene pescata dalla rete e nella rete come il pesce .

nGonàgghja : La piega posteriore del ginocchio in alto al polpaccio, alla sura > sùrra < ; posteriore della formazione del ginocchio con la rotula o patella; ngonàgghja > poplite / pòples /, potrebbe derivare dal vocabolo > go-nal-gìa < ; poplite; in alto del polpaccio , della SURRA = Sùra, polpaccio della gamba, l’insieme dei muscoli della gamba sulla parte posteriore che appare in rilievo tondeggiante; mentre nGonàgghja, potrebbe derivare anche da > gònna < ovvero il punto dove scende la gonna della donna moderna per mostrare all’uomo ‘a ngonàgghja e così facendo : guarda dietro alla gonna le mie gambe noterai che sono già una donna ben formata.

Gònna a campana: Godè, godet, gherone. ‘nGòrddu: Ingordo, vorace in sommo grado nel mangiare, avido,

insaziabile, bramoso, cupido, smodato, ghiotto. ‘nGorèdhi : Persone chiassose, che gridano, urlano per nulla . Gòri : Diminutivo di Gregorio . “ Gòri, Gòri gorà, pìgghja ‘sa chjàva e àpara cca ! “ Gòri : Gori Pietro, anarchico, nichilista, socialista ( 1869 + 1911 ) Gràciala : Gracile, non atto a sopportare le fatiche, debole, debolezza. Altri nelle loro “ Parole “ hanno scritto,stampato e venduto: Gràciala : gracile, magro .

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Gradàssu : Spaccone per nascondere la propria miseria. Gradìra : Gradire, accettare con piacere. Contrario: sgradìra . Gràdu : Grado, grado militare; ceto sociale. Graduàtu : Graduato, caporale, caporal maggiore, sergente. Gramàra : Gramare, essere gramo, soffrire trascinando unna malattia. Gramigna : Gramigna, erba… infestante in qualsiasi luogo. Grammòhfanu : Grammofono, fonografo per dischi musicali, màcchina

parlante , > màchina parllànta < . Gramòna : Staccio di ferro con maglie larghe usato per il granturco. quello per la farina ha fondo di seta e corona lignea.

“gramòna “, è probabile che gli antichi abbiano sfasato > granone < con > gramòna dando il nome all’oggetto / vaglio, staccio per il granone, formentone, frumentone, grano siciliano, mais, granturco.

Gràna : Molestia, rabbuffo, scandalo, sollevare una questione; formaggio grana . Granatàra : Pianta della melograna ; granàtu . Grànciu : Granchio . Gràncu : Granchio . Granatàra : Pianta del melograno . Granàtu : Melograna, granato, frutto del melograno . Grancàsscia : Grancassa, strumento musicale a percussione. Granìja : Che guadagna, che spende, che si mette in soldi. Granijàra : Mettersi in soldi . Granìscu : Palato della bocca . Granùnchju : Picolo granchio; ancora è bambino. È ‘nnu granùnchju. “ Spusàtavi spusàtavi granùnchj cha si spusàu lu pàtra de’ lu gràncu ! « Grappicèdhu : Racimolo, parte del grappolo dell’uva che forma coi

racimoli lintero grappolo. Gràppu : Grappolo dell’uva composto da tanti > racimoli, ha forma di

una piramide capovolta, tipo di infiorescenza e d’infruttescenza costituito da molti fiori o frutti riuniti per mezzo di un picciolo ad un asse centrale allungato .

Gràsscina : Che graffia con le unghie . Gràssa : Donna in carne robusta; abbondanza, a iosa.

“ Hàva ‘a gràssa ! “ ; ha troppo , perciò sciupa . Gràssu : Uomo grasso e con epa fisicamente; grasso di maiale, strutto

fatto struggere al fuoco per separarlo dai carnicci, usato in cucina.

Gràsta : (voce meridionale), vaso di coccio per fiori . Grastèdhu : Rastrello, rastello con 5 o 6 rebbi con manipolo di legno

lungo e denti larghi e radi.

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Grastìja : Oggetto di terracotta, tegame, tegamino che sà di lesione, ma la lesione all’intero è coperta dallo smalto; prima dell’ uso, strofinare con aglio o con patata l’oggetto, all’esterno

e all’ interno per far penetrare nelle “ferite” quasi invisibili l’amido della patata o il succo dell’aglio come saldatura.

Gràtissi : Gràtis /lat. Gratis / senza pagare nulla . Grattacasòla : Grattugia per il cacio, formaggio, “càsu” ; attrezzo di

lamiera con fori grossolani , occhi, e con irte sporgenze laterali , attrezzo che si usa in cucina.

Gràtta : Che si gratta la pelle per prurito. Gràtta : Ruba, sottrae la roba altrui . Ognunu, ch’ hàva ‘a rùgna, pèmmu ‘i pàssa, a mu s’ ‘a

gràtta cu’ ‘i mani soi ! ( Chi ha un prurito, deve grattarlo al posto giusto dove lo sente, ma con le sue mani, le mani altrui, mai troveranno il punto con il prurito )

Grattàra : Rubare , raspare . Grattulijàra : Rubacchiare qualcosa. Gravùra : Stitichèzza nell’andare di corpo, si deve sforzare; “ Cummàra Maria, vi dìcu, ch’ hàju ‘u garvùra, e nno’ nsàcciu com’ hàju ‘e hfàra ! “

“ Sapìti chi bbi dìcu: gugghìtivi ‘nu pùgnu ‘e cicèrcculu > cicèrchia < ‘ntro pignatèdhu, v’ ‘u cundìti e bbu mangiati, vidìti cha dòppu, tutti i minùti jàti ‘o cessu ! “

Gràzzia : Gràzia, concessione di cosa richiesta. Grègna: Covòne, fascio di spighe di grano mietuto con le reste e legate insieme , bica , fascina di grano mietuto.

(Il vostro DOTTO G.Celìa, ha scritto, stampato e venduto : “ Gregna : fascio di grano “ ) Il GRANO è un cariosside coperto da pericarpo

/ intorno/ l’involucro del seme, loppa, crusca /canìgghja- canìgghj / del grano macinato; abbiamo il grano duro e il grano tenero. I chicchi non formano fascio come scrisse il Celia > “fascio di grano” < .

Grègni : Covoni , biche di grano con le reste, falciate e legate insieme . Il vostro DOTTO G.Celìa: ha scritto, stampato e venduto :

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(“ Gregni : mietitura “ ) Grègni, sono i COVONI legati a fascine che formano “ ‘u cavagghjùna o covogghjùna “ / la catasta / . Grìcu jàncu : Vitigno greco che fa grandi grappoli di uva bianca, àcini

grossi ovali dolcissimi e pregiata, diremmo zibibbo . Grìcu nìgru : Vitigno greco che fa grandi grappoli di uva nera pregiata. Gridàra : Gridare, strillare . Gridàru : Hanno gridato cercando aiuto . nGridhàra ‘l’òcchj: Socchiudere gli occhi per poter leggere senza occhiali. Gridazzàru : Strillona - strillone, chi strilla molto; chi o che suole parlare

a voce alta // strillone che grida il titolo dei giornali e le notizie principali, per le vie .

nGridhàra ‘l’òcchj : Socchiudere gli occhi per scarsità della vista nel leggere o per troppa luce abbagliante; anche strabuzzare gli occhi da stralunato.

Grìdhu : Grillo . Grìdu : Grìdo, da gridare. Grìngia : Smorfia, boccaccia . Grìppa : Grìppe , malattia catarrale rumorosa . Groffiùma : Cerasa, ciliegia grossa delle Marche, marchigiana; ciliege o ciliegie dette marchiane, grosse e nere con

nocciolo piccolino . nGrozzulùna : Brivido causato dal freddo o dallo stridìo di qualcosa che fa

rizzare i peli , che fa venire la pelle d’ oca ; brivido da febbre; tremore .

Grùdhu : Giunco marino, dagli steli lisci, si fanno fascelle per contenere la ricotta freschissima.

nGrugnàra : Lasciare, depositare, porre ad un angolo. nGrugnàtu : Messo all’angolo, si è posto all’angolo; mobile angolato

posto all’angolo del muto; persona non gradita che tenta di avvicinarsi ad altri.

Grugnijàra : Grifare a bassa voce simile a un maiale, pentirsi dopo aver dato una cosa , rammarico per aver dato.

parlare da solo a bassa voce come il grugnire del porco. Grùgnu : Grugno, muso del porco, grifo.. nGrumàra : Lasciare grumi della farina impastata nell’acqua ; fermarsi

in una processione o corteo facendo massa senza andare avanti .

Grumìja : Voce che indica rincrescimento dopo avere donato o fatto un regalo, pentimento a rampogna, biasimo . Grumijàra : Dispiacersi, pentirsi, dopo avere dato o fatto del bene

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col pensiero rappreso. Era mègghju cha nènta hfacìa ! Grùmu : Gruma, tartaro interno che rimane attaccato alla botte. Gruppèdhu : Groppello, vitigno di uva nera . Grùpa : Grùpa, è buco al plurale . Grupàra : Bucare. Grupàu : Ha bucato nel muro, nel legno; la ruora della bicicletta. Grùpu : Buco: il buco, non è un foro, il foro fa passare la luce . Grùtta : Grotta . Grùttu : Singultìo, singhiozzo, fitto e continuato . Rutto durante

la digestione. “ con un immenso singultìo sonoro “ ( Pascoli ) nGruzzulùna : Senso di brivido per il freddo o per febbre in arrivo; umore

da pelle d’oca . Hàju ‘nu ‘ngruzzulùna, mi pìgghja ‘a frèva ! Guadagnàra : Guadagnàre . Guadèrnu : Quaderno . Guàdhara : Ernia. “ s’ ‘a guàdhara hfùssi ‘mbìdia, tutti quandi

l’avarìanu ! “ Se l’èrnia fosse invidia, tutti quanti l’avrebbero.

Guàffu : Guàffo, sgarbato, rozzo . Guàrddahfìli : Guardafili, chi e addetto alla sorveglianza e alla riparazione

dei fili telegrafici e telefonici. Guarddaròba : Guardaroba, armadio dove si ripongono i vestiti. Guarddiànu : Guardiano, uomo di fiducia per sorvegliare la casa e i

terreni altrui. Guarddiòla : Guardiola, posto di chi fa la guardia, guardiola del portinaio. Guarddiùna : Guàrdolo intorno alla scarpa cucito unitamente alla tomaia

tramezzo di rinforzo / da guardare in senso di protezione del tomaio / (guarddiùna, la doppia > dd < , questo è dovuto per effetto della pronuncia locale, dura, forte, sforzata )

Guccèri : Macellaio, macellai. Guccerìa : Beccheria, macelleria, negozio del macellaio. Gùccia: Goccia: di acqua, di aceto, di vino. Goccia, plurale, gocce. Goccia, dal latino gùtta / gùtta cavat lapidem / La goccia

scava la pietra . Gùcci : Gocce medicinali ordinate dal medico. Gùgghja : Ago con la cruna / da agùglia / ago semplice e ago grande “

saccud’àfra “ adoperato per cucire sacconi per il letto pieno di cartocci di granoturco. Prima ancora usavano foglie di alloro ( àfra ) .

Gùgghja : Gorgoglia, acqua che bolle nella pentola; nella pignata con ceci ,fagioli o fave .

Gugghjàta : Gugliata, filo nella cruna dell’ago.

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Lònga gugghjàta, hfìmmana sgarbàta ! Lunga gugliata, con troppo filo, femmina sgarbata ! Guagliùna : Bambino, ragazzo “ cciòmu “ . ‘Guàla : Uguale , che non differisce in nulla da altri o da altro. Femmine-donne; maschi –uomini , non sono uguali e non

possono essere uguali, perché fisicamente non sono uguali, la natura non le ha fatte uguali nelle funzioni e per le funzioni della vita. Non sono maschilista, ma le 7 meraviglie del mondo, non sono nate dalla mente della donna che ha i capelli lunghi e la mente corta, che è bassa di statura ma alza i tacchi di 15 centimentri per apparire grande, alta, importante dinanzi a Leonardo alto 1.60 .

Guantèra : Guantiera, vassoio da prrenderi con le mani coi guanti. Guanti : Guanto, plurale /guanti /: indumento che copre le mani.

Nel secondo Medio Evo, un signore con il guànto infilato alla mano, strinse la mano dell’altro signore facendolo cadere per terra morto. ( “e càddè come corpo morto cade . “ ) Dante: 1-33-125 . Nell’anello nascosto sotto il guanto, aveva uno spillo del tipo siringa collegato all’anello, stringendo con “affetto” la mano, ha iniettato il veleno. Da quel giorno del funesto evento, chi ha le mani nei guanti, toglie il guanto della mano destra, come dire : nulla ho nascosto, sono sincero, e stringe la mano all’amico. Vi sono tanti tipi di guanti: quadrello ; moderno;del 1500;liturgico del 1500; di camoscio del 1935. ( guanti > nacàtuli , chiacchiere , dolce di carnevale) .

Guàrdda : Guarda, che guarda; guardiano, portiere . Guarddìna : Guardina, stanza di custodia , camera di sicurezza. Gua’ ! : Gua’ ! , guarda ; gua’ = troncamento di > rda , esprime

meraviglia o rassegnazione . Guà’ chi succedìu ! Guarddiùna : Guàrdolo, striscia di cuoio della scarpa cucito alla tomaia –

tomaio- e al fondo del sottopiede. Guàsta : Acida, rancida per ossidazione. Guastàra : Guastare, vastàre, peggiorare una cosa dalla sua

condizione naturale. Guastùna : Bastone della vecchiaia Guccedhàta : Carne tagliata dalla parte dove là l’animale è stato

trapassato nel collo col coltello / da > goccia – gùccia- stilla , che gocciola il sangue / Guccèri : Macellaio nella beccheria . Gùccia=goccia di

sangue dell’animale ucciso: agnellaio, beccaio, carnaiuolo, cicciaio, macellatore, norcino, pizzicagnolo, salsamentario, salsicciaio, salumiere, scannatore, scortichino, straccino, trippaiuolo.

Guccerìa : Macelleria, negozio per la vendita di carne ; beccheria.

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Gùccia : Goccia, stilla di acqua, di aceto, olio, vino , sangue . Gudèdha : Budella, interiora degli animali e dell’uomo. nGudhìtu (òvu) : Fungo,dal latino > Gonfidius < attraverso il greco >

Gòmphos = chiodo (?) Gùgghja : Ago(plurale: aghi ) di acciaio piccolo e sottile appuntito da

un un lato, dall’altro lato la cruna: di calza, cilindrico di ferro; di alluminio; di legno grossi e lunghi attrezzi ( hfèrra) che serve a far maglie; della bilancia; della bussola; per ricamo, ferretto curvato alla punta /uncinetto = criscè / crocè /crochet /

Gùgghja : Acqua che bolle, che cuoce , bollizione, bollitura . ‘Gùgghja : Aguglia, pesce molto apprezzato. Gùgghj : Aghi per cucire. Gùgghj : Cotture ripetute nella pignata con l’aggiunta di acqua calda

per i ceci quando manca, con acqua fredda per altri legumi. > ‘a posa = fagioli, hfìcia 2 gùgghj ; i cìciari, hfìciaru 3 ggùgghj .

Gùgghj – ti - : Ti gùgghj de ìntru, vai in collera dentro di te per un torto ricevuto .

Gugghjàta : Gugliata, quanto di filo /refè/ si infila nella cruna dell’ago. Lònga gugghjàta, donna sgarbata . Lunga gugliata, donna sgarbata .

Gùgghju : Gorgoglio, rumore discontinuo dell’acqua nella pignata che cuoce cereali, o nella pentola verdure .

Gugghjìu : Ha bollito per il tempo giusto, ha lessato, ha cotto. Gugghjùta : Bollita, lessata . Gulèdha : Far vedere per dispetto, qualcosa a qualcuno che non

possiere la cosa o cibo , sapendo che la cosa è appetibile; da gola, “gulèdha, mettere l’acquolina in bocca, ingelosire, solleticare il palato altrui.

Gulèu : Gulèo, uccello Strix aluco, Allocco. ‘nGulìja : Invita l’amico insistendo per accettare qualcosa. ‘nGuljiàra : Invitare con insistenza una persona per accettare

qualcosa . ‘nGumàra : Ingoiare, incassare un colpo tacendo: dispiacere, dolore,

parola, rimanendo stoico e in silenzio; ingoiare il rospo; masticare con denti malfermi o con le gengive schiacciando il cibo; fare un lavoro alla buona, alla carlona.

Gumìja : La botte piena d’acqua per il suo riassetto delle doghe, le doghe, presentano delle perdite, perciò gli spazi vanno

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chiusi con calafàto dal calafatàro con stoppa e sego lasciando piena d’acqua la botte sino a quando non si avvertono perdite .

Gungìja : Cigola, che geme nel gocciare , geme la botte lacrimanto acqua o vino dalle doghe.

Gungijàra : Cigolare, gocciare gemendo . Gunnaràdi : Località rurale in agro di Gasperina. Gùrdda / si : Si ingozza di cibo, ingoia con avidità, riempie la pancia. Guarddàu /si : Si è riguardato per precauzione, “ Chu s’ ‘i grarddàu, s’ ‘i

sarvvàu ! Guarddàu : Ha guardato – da guardiano – ha sorvegliato. Gunnèdha : Gonnèlla. Gurddàva/si : Si ingozzava di cibo, riempiva la pancia; si allontanava dal

luogo delle ricerche per non essere arrestato. Gùrnna ‘e l’acqua : Piccolo bacino artificiale per la raccolta delle acque, pòzza .

( Ribadisco che il dialetto di Gasperina, ha pronuncia: dura, forte, marcata; nei vocaboli dialettali, è necessario il raddoppiamento sintattico di talune consonanti )

Gùrnna da’ càcia : Calcinaio, buca dove si spegne la calce viva. Gurnnàla : Ampio bacino artificiale per la raccolta delle acque, grande

pozza, cebbiùna. Gùrnna-Rìticu : Località rustica di Gasperina tra s’ nGiànni e la fine del primo tratto di Via Mazzini, in questo fosso le

donne lavavano i panni in quell’acqua sorgente, sorgente… e sito che il“progresso“ ha estinto per dare spazio alle automobili. Attuale ( Via Maria Grande )

Gurnnèdha –i : Acqua ferma, giuoco infantile che si fa con l’acqua piovana in una piccola fossa nella strada. Da > gùrnna < pozza d’acqua .

Gùrppa : Volpe . Gurppìgnu : Volpino , uomo furbo come la volpe . Gurttùna : Goloso; persona insaziabile.

“ Muscirìdha, ti mangiàsti ‘a pisscicèdha, a mmìa no’ mmi nda dàsti: gurttunèdha ! gurttunèdha !! “ Filastrocca per i bambini: Si prendono le manine, si portono sulle guance dell’adulto, si abbassano con cadenza delle parole, la bambina ascolta e guarda negli occhi, alle ulime due parole, con lestezza, le manine vengono portate sulle guance della bimba esclamando: Gurttunèdha! gurttunèdha !! “ muscirìdha “ riferimento

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alla gatta, carezza ; pisscicèdha = pesciolino, perché la gatta è ghiotta e golosa di pesci .

Gurttùna : Recipiente di latta e spazioso dove i frantoiani depositavano e lasciavano gli oggetti misure di capacità già unti e usati prima, ivi scolare dentro i residui. Direi: ‘ngòrddu = ingordo. Il vocabolo “ gurttùna “ dei frantoiani “troppitàri” , non è vocabolo universale in Gasperina, ma soltanto nei frantoi = trappeti > “troppìti e soltanto da queste poche persone veniva usato il vocabolo > gurttùna; frantoiani ormai estinti in Gasperina.

Gùrza : Tasca. “ Chìssu sempa ‘ngùrza ! “ = sempre intasca, incassa; “sparàgna “ = sparagnare, risparmia e mai che spende;

questi pensano che il mangiacarne > tambùtu < e il lenzuolo che copre la loro morte HANNO LE TASCHE .

Gùrza : Borsa che si forma sotto l’occhio, gonfiore . Gurzèdhu : Mini borsello di stoffa appeso al collo, salvadanaio dei Bambini . Gùstu : Gusto, uno dei cinque sensi, sensazione dei sapori,, e risiede

nel palato e nella lingua, Gùstu : Gusto, inclinazione, ognuno ha le sue sensazioni ,

maniera,qualità. Gustùsu : Gustoso, dilettevole al gusto. Gutuhfàu : Uomo cafone, goffo, scemo, stupido. La terza sillaba di Gu-

tu-hfà-u >hfa< ha suono aspirato–h-lettera muta è convenzionale, indica al lettore l’aspirazione della – f -

Gutuperàtu : Persona che è cagione di vitupèrio. Gutupèru : Vitupèrio, grave disonore, atto o detto che reca ignominia. “ Ahi, Pisa, vituperio delle genti “ (Dante. 1 /33 / 79 ) Gùtta : Botte a doghe per il vino: spina-cerchio-zaffo-doga-sedile- cocchiume sulla doga in cima alla botte cerciata, turacciolo largo/ zaffo/ per tappare in alto “ ‘u cacunàru” . Guttàra : Goccia piovana, stilla, stillicidio interno di acqua piovana . Guttàzzu : Caratello più grande e più panciuto a doghe.

Da “gùtta “ = botte. Guttìja : Gòcciola, perde liquido / dal latino gùtta = goccia /

Ribadisco che la lèttera H è convenzionale, è muta, non ha suono.

H

Ha : Ha, possiede.Chu no’ n’hava non è ! (Chi non ha non è !)

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Hài : Hai, possiedi. “ Chu hàva ‘a mugghjèra bella sèmpa cànta, chu hàva pòcu dinari sèmpa cùnta ! “

Hài Possiedi : “ Si boi mu sai quant’ hài, paga a cchui dìvi ! “ Se vuoi sapere quanto hai nel portafoglio, prima vai a

pagare a chi devi dare . Hànnu : Hanno. Hàva : Ha , avere, che ha . Hjalòna : Dal greco , khelòne /latino, chelonia / Chelònia, tartaruga .

( Il gruppo di lettere all’entrata della parola “ H ja “: gutturale-palatale, suono non sforzato, ma sfuggente. )

Hjàvu : Odore. ( Hja : per il suono, vedi la parola presedente ) Hjettulìdha : Primo apprendimento delle bambine per costuire la calzetta adoperando i due ferri e il filo . Hjìcchju : Spiffero di aria, soffio; luogo non lontano, a quattro passi,

“a ‘nnu hjìchju arrivi sùpa ‘u pòstu ! “ (Le iniziali dei 3 vocaboli precedenti: hja-hjà-hjì – suono dentale con aria sfuggente )

hjìffudhu : La piccola scodella della ghianda detta cupola. ( persona insignificante, nessuno) La h all’entrata di parola di hjìffudhu , serve per indicare al lettore la pronuncia labiale e ventosa, sibilante, simile a quella di taluni serpenti minacciosi. La desinenza di hjìffudhu – dhu - ha suono aspro, dentale, ronzante.

In questo mio DIZIONARIO DIALETTALE,

non leggerete INGIURIE e soprannomi di famiglie di Gasperina, come

Gori Celia ha scritto, stampato e venduto nel 1991, per allungare il

suo brodo; è passibile di querela aggravata, perchè l’ingiuria pubblicata a mezzo stampa.

( CODICE PENALE: - 594 – 596 – 597 – 598 – 599 - ) Ma Egli : – è Dottorone in… giurisprudenza ! -

(Una mia raccolta di ingiurie e soprannomi di 1.342

esistenti in Gasperina, in questa mia ricerca e modesto lavoro non troverete

traccia di ingiurie come nel libercolo di Gori Celia che pensa di

essere gasperinese ) Il cibo, alimenta lo stomaco; il leggere,la mente.

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Hfuttatìnda : Fottetene, fatti i tuoi affari, non pensare ad altri.

J = i Jamunìnda : Andiamo via . Jàmu : Andiamo . Janchijàra : Imbiancare le pareti di casa hjannàcca : Vedi la voce : Collàna fatta di perle o di corallo. Jacciàtta : acqua ghiacciata, da ghiaccio, neve ghiacciata; rugiada

brinata che cade . Jacciàta : Ghiacciata, bibita di sciroppi vari versati sul ghiaccio tritato;

gelato, gramolata, sorbetto ; “ granita “ . Jàcciu : Ghiaccio . Janchìja : Che và sul bianco , che sta diventando bianco; Verbo - persona che sta imbiancando le pareti di casa – Janchijàta : Imbiancata, resa bianca con la calce . Jàncu : Bianco : albune dell’uovo; candido; della calce, del latte, del

lino stoffa. della prezza . Jàncu ‘e l’ùnghia : Lùnula : bianco dell’ unghia. Parte dell’unghia di colore

bianchiccio , di forma semicircolare. Jarddìnu : Giardino . Jarìa : Andrei, andrebbe. Jarìamu : Andremmo . Jarìanu : Andrebbero . Jànni : Cognome estinto in Gasperina . Jannùni : Plurale di Jannòne e Jannoni, cognomi in Gasperina, Jarìssavu : Andreste . Jàti : Andate . Jativìnda : Andatevene, andate via . Ìdha : Ella, lei , essa. Ìdhi : Egli, eglino, loro, essi . Ìdhu : Egli, lui . Jèlacu : (?) - forse è una larva che derivi da > jèlu < gelo . Jelàta : Gelata notturna, brina , gelo. Jelatìna : Gelatina,brodo sostanzioso,ristretto,rappreso,raffreddato.

“ ombra degna più d’esser fitta in gelatina “ ( Dante: 1 – 32 - 60 ) Jelàtu : Gelato per il freddo con le mai rattrappite Jèlu : Gelo. Jèna : Jena, chi campa sulle carogne degli animali morti e sugli

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uomini defunti, i preti sono delle “jène” nei funerali e successivamente dopo la sepoltura con le Messe; gli avvocati sin quando il cliente ha l’ultima lira… .

Jènca : Vitella figlia della vacca “ signorina “ prima di essere accoppiata ( un tempo per accoppiarle le portavano a Cèntrache o a Chiravàlle Centràle )

jennàru : Gennaio, uno dei 12 mesi . jènnaru : Genero . jerìa : Zona marina preferita dai gasperinesi durante il periodo

di Agosto per fare i bagni. Jerìta : Culla del neonato di legno o di canne; culla a forma di barca jermànu : Segale . jestìma : Bestemmia . jestimàra : Bestemmiare . jestimatùra : Bestemmiatore. jestimàu : Ha bestemmiato. hjètamu : Arma bianca, bisturi a una taglio con manico di legno, punta

col lato alto con la gobba, lama concava, lancetta ( parang), serviva per salassare al collo il majale o altro animale quando il sangue lo rendeva cianotico; prima con una cordicella bloccavano la vera, poi ‘i jettàvanu ‘u hjètamu , tagliavano la vena principale del collo, fuoriuscito il sangue, tappavano il taglio con una pezza.

Jètta : Butta via, rifiuta. jettàra : Gettare, buttare via. Jettàra : La pianta che rinasce, che rifà germogli. Jettàra : Stendere il braccio aprendo le dita della mano come nel giuoco della morra. Jettàstavu : Avete gettato via con le mani qualcosa; avete gettato 1-2-3-

4 –5 con la mano nel giuoco della morra per la conta. Jettàsti : Hai buttato via come rifiuto. Jettatùra : Scalogna, “scarogna” , jella causata da invidia, malocchio. Iettatore, chi porta iettatura. Jettàtu : Albero potato che ha rifatto le gemme, nuova vita. Jettàtu : Gettato via, rifiutato. Jettàu: La pianta è rinata, ha fatto i germogli. Jettàu: Ha buttato via, gettare allontanando da se. Jètti : Butti via cose che rifiuti. Jètti : Germogli rinati sulla pianta, rinascita dei rami. Jèttu : Gètto, rinascita, la pianta ha rifatto il germoglio, rinata.

“Hfìcia ‘u jèttu “; getto di acqua, zampillo che viene fuori da un tubo, butto via nei rifiuti, dalla finestra, lancio, gettare fuori.

Jettùma : Germoglio della pianta sviluppata , polloni nati da gemme .

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Jettùmi : Giovani ramoscelli di albero, germogli spinosi e non; germogli nati ai cèrcini , ceppi lasciati con le radici nella terra da vecchio taglio dell’ albero.

Jìa : Andavo io , o andavi tu . Gìa , Dante nel suo Inferno e col suo dialetto fiorentino, usa il vocabolo > gìa < = jìa .

Jìanu : Andavano. Jìavu : Andavate . Jìru : Sono andati . hjòccu : Fiocco, fettuccia di stoffa di colore vario. Ìh ! : Esclamazione di raccapriccio o di stupore . Ihii !! Vai !! – voce diretta all’asino o cavallo per farlo muovere,

per farlo camminare . Jiiitàla : Ditale della sartina e del sarto. Jìjata : Dita della mano . Jìjiti : Dita della mano . Jìiitu : Dito della mano. Jìmma : Siamo andati : “ Jìmma a Ccatanzàru ! “ Jìna : Erba cervino. Togliendo dalla cima le spighette dalla

stessa cima si faceva un nodo scorsoio largo quando la testa della lucertola, come un cappio, appunto, per prendere con destrezza le lucerole ferme al sole.

Quando si vuole deridere una persona viene chiamata : ‘nchjàcca lucèrtti = impicca lucèrtole (chjàccu=cappio) persona che nulla sa fare e senza un mestiere. jinòstra: Ginestra, di cui si costruiscono “ ‘i maròtti rettangolari ” per

fare asciugare al sole: castagne, uva, pomodoni, e simili. Jinostràra : Pianta della ginestra . ìntrà : Dentro, in . ìntru : Dentro casa, in casa. jìra : Andare . “ haju ‘e jìra a’ càsa ! “ , debbo andare a casa. jìru : Sono andati . Jìstavu : Siete andati. Jìu : E’ andato . Jìvi : Sono andato io, andavi tu. “ Jìvi dhòcu a Mmarìa, vìtta ‘nu sùracia chi llejìa, e llejìa ‘ntro colamàru, nèssci tu lu pignatàru ! “ mbadhatùra : Fune lunga per riserva sul basto, imballatrice,fune non

grossa per legare sul basto fascine o altro rimaste sul terreno. Fune imballatrice .

nCapizzàra : Bardare l’asino o cavallo con la cavezza completa, sul muso e sulla fronte e > capìzza = cavezza < lunga .

nCassàra : Incassare, fare cassa ; accostare,incavo in cui si incassa una cosa; incuneare due tavole una nell’altra in modo precise.

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nCàstru : Incastro, collegamento del legname diretto ad ottenere un’unione in linearetta o ad angolo: a coda di rondine, a dentatura merlata, a dente cuneiforme, a sovrapposizione.

nCatastàra : Accatastare carbone, detriti legna, fieno, paglia, pietre . nChjàcchi : Che impieghi il cappio > chjàccu < con la corda nel nodo

scorsoio. Ciuncàra : Ammalarsi alle gambe, non usare le gambe. Chiancàtu : Ballatoio in cima alla scala esterna della casa, l’insieme

viene detto > mignànu < . Chiancàtu : Terreno quasi piano . Ciùncu : Persona affetta di malattia alle gambe, paralizzata in

carrozzella, mozzo, rotto alle gambe. Cionco. (“ che sol per pena ha la speranza ciònca “ ) Dante : 1-9-18 .

Contràttu : Contratto scritto. Coràdhu : Corallo. Coràma : Corame, cuoio . Còtracu : Terreno abbandonato infestato da rovi e altro . ‘nGiùra : Ingiuria . hJìffudhu : La cupoletta legnosa della ghianda come una scodellina.

Pronuncia all’entrata del vocabolo: hjì , gutturale con aria sforzata ; pronuncia della desinenza– dhu - : palatale-dentale, ronzante, sibilante.

‘nTravatùra : Intravata di travi . Jativìnda : Andate via . Jètta : Ramo dell’albero che rifà il germoglio, che rinasce . Jètta : Nel giuoco della morra è l’atto del lancio del numero delle

dita . Jètta : Getta via qualcosa, gettare, lanciare con le mani. Jettàra : Gettare. Jettàu : Ha gettato via i rifiuti o altro. Jocarèdhi : Trastulli da bambini con giocattoli; da giuoco = jòcu . Jocatùra : Giocatore . Jocatùra : Snodatura di articolazione a un elemento rigido; del polso,

delle dita , del piede, del braccio – gomito. Jòcu ‘e Lòttu : Giuoco del Lotto: a ruota fissa o a tutte le ruote: primo

estratto, ambo, terno, quaterna, cinquina . Jòcu : Giuoco. Jòrnni : Giorni: lùni, màrti, mèrcuri, jòvi, vènnar i, sàbatu,

domìnica. Filastrocca > : lunedì, ha mandato martedì da mercoledì, per sapere da giovedì, se venerdì, aveva detto a sàbato, che domènica era festa .

Jòniu : Jònio, mare Jònio .

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Jornnàta : Gionata di 24 ore; tempo lavorativo di 8 0re. “ ‘A matinàta hfàcia ‘a jornnàta ! “ Jornnatèri : Giornalieri, contadini o operai con lavoro precario. Jòrnnu : Giorno della settimana; giorno, chiarore del sole. Ìngia : Astio, rancore accumulato per fatti passati da vendicare. Innu : Inno. Inno nazionale italiano del musicista compositore

Novàro Michele (1822+1885) genovese , composto nel 1847-8 su parole di Goffredo Mamèli poeta genovese (1827 + 1849). Viene chiamato : Inno di Mameli (Fratelli d’Italia), ma sempre si suona la musica del Novaro Michele. “Fratelli d’Italia “ Inno scritto dal Mameli in senari, conta 55 versi, quando lo canta qualcuno usando le parole, si ferma all’undicesimo verso. Era Inno provvisorio dal 1948, diventato ufficiale con la Legge del novembre 2012 (Governo…tecnico Monti per accontentare l’alto “Presidente“ comunista) . Nel 38° e 39° verso si legge: “ i bimbi d’Italia / si chiaman Balilla / ( Giovanni Battista Perasso genovese, alias , Balilla (1729 +1781) . Per la Aida, si dice Verdi; per la Cavalleria Rusticana, si dice Mascagni ; per la Norma, si dice , Bellini ; Perché, per l’Inno “italiano” non si dice: Novàro ? Presidente della cosiddetta Repubblica italiana in carica, abitante in Roma in Via Dei Serpenti o delle Vipere, sei vissuto da uomo o da caporaletto ?

Ìrggia : Solleva, sollevi , sollevare da terra, porre ritto. Irggìra : Sollevare, alzare, poggiare una scala portatile. Irggiùta : Irta, sollevata come una scala a pioli poggiata sul muro. Jiricùccu : Estrema periferia di Gasperina della Via Trento (già Via Risorgimento) alla fine del secolo XIX ; il rione prese il nome di Fabio Pietro Jirìcolo- vedi Archivio Parrocchiale – Registro dei morti del 1600 . Jìru : Sono andati. Irttàta : Strada , salita scomoda e irta. Jìstavu : Siete andati . Jocàra : Giocare, giuocare . Jocarèdhu : Piccolo trastullo per bambini. Jocatùra : Giocatore . Jocatura : Giuntura delle ossa della mano, giunture delle nocche . Jocatùra : Giuntura degli arti, il punto dove la giuntura fa “gioco”. Jocatùri : Giocatori : di carte e di tutte le discipline sportive. Jocatùri : Giunture delle ginocchia, dei menischi sopra la cartilagine “ rusicarèdha “ ; nocche delle dita ecc. ; che fanno gioco .

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jòchi ‘e cciòma : Giochi da bambini: ‘mpedinciòlu = portare a pentola; ‘a seggiulìdha = portare a predilino tra due; a mmùsca cieca

= a mosca cieca; ‘a ndòzzica = altalena ; l’apparècchju ‘e carta = l’aquilone ; scàrrica valìri = scaricabarile; ad agnèllu = l’avversasio chinato tutto con schiena,l’avversario a gambe larghe salta l’intera sua schiena senza toccare la testa.

Joculìja : Giocherella, bambino che giuoca. Jòcu : Gioco, giuoco . Jòcu : In Guardavalle (Cz.), è avverbio di luogo; vicino di chi

ascolta, in Gasperina= dhòcu. Dhò,suono aspro, sonoro, nasale-palatale.

Jòmmara : Gomitolo di canapa che usa il calzolaio . Jornnatèra : Giornaliera, donna che lavora a giornata. Jornnatèru : Bracciante giornaliero. Jornnàta : Giornata. Jòniu : Jònio, il mare che bagna a Est la Calabria . Chi scrive

IONIO, fa leggere: I-O-NIO x Jònio . Jòrnnu : Giorno. Jòta : Nome della nona lettera dell’alfabeto greco. Non

sapere, non valere un jota, non valere uno zero. interieziòne d’un tempo : “ Ti cogghìsti tutti i jòta ! “ Jòvu : Giogo che i buoi portano sul collo legati al carro. hjùhjja : Indica : soffia; sul fuoco, per spegnere la candela, ecc. . hjuhjjàra : Soffiare, fare vento con la bocca. Jùda : Giuda, traditore del suo Maestro, Gesù. hjuhfjalòru Soffiare dentro, attrezzo di canna con fusto diritto e vuoto,

fatto da 4 passi che reciso al disotto del nodo inferiore, si pratica un piccolo foro al centro del nodo e si forano con un ferro i nodi interni superiori, il lato superiore libero, tagliato a doppia bocca di clarino come imboccatura da dove si emette l’aria con la bocca e stando seduti al focolare, soffiando nella canna, si dà fuoco ai tizzoni . Hju-hfjja-lò-ru , suono sforzato palatale, attrezzo che si soffia dentro; la seconda sillaba > hfjja < con maggiore sforzo, con maggiore aria.

hjuhjjùna : Soffio : “A cchìssu, cu ‘nnu hjuhfjùna ‘u jètti ‘ntèrra ! “ A questo tizio, con un soffio lo butti per terra ! “ hjuhjjùna : soffio con aria emessa forte, come spegnere con un soffio in colpo, tutte le candeline sulla torta.

hjùhjju : Soffio, io soffio nei tizzoni per accenderli meglio. Jùmba : Gobba. dorso deforme della persona dietro la schiena. Jumburùsu : Persona che ha la gobba .

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Jumènta : Giumenta , asina o mulo, animali da soma; jumento /jumentum/ .

Jùnchi : Erba mangiareccia, ha foglie ai margini spinose della razza dei taràssici (?)

Jùncu : Vedi la voce Jùnchi . Jùngia : Unisce due o tante cose insieme. Jungiatìni : Unità composta di vari pezzi; unione di alimenti nello stesso

piatto; cime di rape con spaghetti a pezzetti “ruttàma” , aglio e peperoncino; come la pizza 4 stagioni, etc.

Jungìra : Incollare due parti, unire due parti ; combinare un matrimonio unendoli insieme all’altare .

Jungiùta : Unita, cucita, incollata . Jungiùti : Uniti, cuciti, incollati . Jùnta : Giumella , Il concavo delle mani unite . Jùnta : Giumella, mani unite concave. Bere nelle mai come usava Diògene, il Diògene che cercava l’uomo con la lanterna

beveva nella giumella delle mani, quanto sta nelle due mani unite. > Chu cùnta, mènta ‘a jùnta < Chi racconta un fatto mette una sua aggiunta non vera .

Jùnta : Spunta, si fa vede improvvisamente e si presenta agli amici. Jùnta : Dal seme spunta dalla terra la piantina. Juntàra : Giungere sul posto improvvisamente . Juntùri : Nocche delle dita, giunture . Juràra : Giurare . Jurài : Ho giurato . Juràmma : Abbiamo giurato . Juràru : Hanno giurato . Juràsti : Hai giurato . Juràstavu : Avete giurato . Juratu : Giurato . Juràu : Ha giurato . Jùssu : Jùs : nel Diritto romano, il passaggio in un fondo altrui

per accedere al proprio fondo. ( Mitico e presunto diritto feudale cui sarebbe spettato al Signore di passare la prima notte ( ius primae noctis ) con la moglie di un cittadino andato in matrimonio . In Gasperina è esistito questo > jus < presso il Manni, Signore di Gasperina, barone di Rocca di Neto (Cz.) ; palazzi feudali esistenti presso il rione “ ‘Cona “ al termine della Via già Vitt.Emanale, oggi Via Felice Antonio Fiorentino ( benefattore dei bambini 1933 )

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Justèrna : Cisterna fissa per l’acqua piovana . Unica in Gasperina presso la Madonna Dei termini tra le scale esterne unite al Santuario, la prima a sinistra, gradini in granito, demolita.

‘ncacatìgghja : E’ caduto nella confusione di pensieri strani, pauroso . “ càtta ncacatìgghja “ , non ha saputo regolarsi; è capitato come la pulce nella stoppa ‘ncaggiolàta : Chiusa nella cagiòla /gabbia / . ‘ncamàtu : Che nulla dà e nulla concede; morto di fame; che ha fame. ‘ncannalàra : Incanalare. Ridurre acque correnti in canali . ‘ncantàra : Incantare, lasciare perplessi, ammaliare ; vendere al pubblico al migliore offerente, mettere un prezzo. ‘ncantàtu : Incantato, rimasto come uno stupido . ‘ncappàra : Capitare in un fatto, in una lite, incappare . ‘ncàstru : Incastro . ‘ncatìna : Incatena . ‘ncatusàtu : Chiuso, tappato in casa . ‘ncazzàtu : Arrabbiato . ‘ncazzunùtu : Istupidito, imbecillito . ‘ncenzèri : Incensiere , turibolo . ‘nchiantedhàtu : Cucitura con lo spago peciato di: tomaia, guàrdolo e

sottopiede di cuoio insieme, opera essenziale del calzolaio . ‘nchjèmu : Uomo ingenuo che si fa imbrogliare, scemo . inchjìra : Riempire . inchjìru : Hanno riempito il recipiente . inchjìru : Hanno riempito la testa di fandonie . ‘ncocciàta : Fagiuòla , fagiuòlo non maturato ancora dentro le valve che

liberata e cotta presenta altro sapore. / fagiuòla = pòsa ‘ncocciàta / > ( còccia- còcciu, seme . Còcciu, voce generica, anche l’àcino dell’uva diciamo: ‘nu còcciu ‘e racìna , ‘nu còcciu ‘e ranu , ‘nu còcciu ‘e gghjànda, ecc. ) .

‘ncòdhu : In su le spalle, a cavalluccio . ‘nchiòstru : Inchiostro . ‘ncodhàra : Incollare . ndùccu : Imbecille, scemo . ‘ndùdha : ‘ndùdha – ‘ndùja ; sacca, vescica piena di cìccioli e altri

resti del maiale, molto piccante a base di peperoncino rosso tritato .

‘nduvèdhi : In nessun luogo, in nessun posto. ‘nduvìna ? : Indovina ? ‘nduvinàgghja : Indovinello . ‘nduvinàmma : Abbiamo indovinato . ‘nduvinàsti : Hai indovinato . ‘nduvinàu : Ha indovinato .

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‘nduvinàru : Hanno indovinato . ngàgghja : Indovina il luogo; fessura che traspare luce o non . ‘ngagghjàra : Indovinare un nascondiglio, un indirizzo, una via . ‘ngàgghju : Indovino, risolvo l’indovinello. ngègna : Trasmette la sua malattia, infetta . ngegnàra : Infettare . ‘ngègnu : Ingegno, facoltà dell’anima per cui l’uomo intende e

apprende facilmente. Ìngia : Vecchia ruggine insoddisfatta tra due nemici , odio,rancore. ‘nginòcchju : In ginocchio . ‘ngiùra : Ingiuria . ‘ngiurijàru : Hanno ingiuriato. ‘ngiuràru : Hanno ingiuriato . ‘ngiurijàsti : Hai ingiuriato . ‘ngiurijàtu : Ingiuriato . ngnòmmarra : Gomitolo di canapa che usa il calzolaio. ngonàgghja : Lato cavo posteriore del ginocchio, ngonàgghja , pòplite . ‘ngòrddu : Ingordo . ngranàtu : Appena concepito; pane di farina di granturco con farina

bianca. “ pàna ngranàtu “ , pane che ha preso corpo,legato. ngrùpa : Nasconde nel buco i suoi risparmi . ngrupàra : Nascondere qualcosa in un buco, risparmiare . Bùco= grùpu. ngrùppa : Cibo non masticato bene e inghiottito male che va traverso. ngualàra : Indovinare il posto nascosto, la persona indirizzata. ngumàra : Premere qualcosa in bocca con le gengive mancanto i denti;

ingoiare in silenzio qualche dispiacere. ‘ngurnnà : Acqua piovana che si ferma e fa una pozza. ‘ngurnnàra : Rendere pozza con acqua residua. ‘ngùrza : Incassa soldi mettendoli nella “gùrza” , nella tasca . I.N.R.I : Cartiglio,stretta lista con iscrizione di Pilato,affisso

sulla croce di Gesù, ultima ingiuria. “scrivo sul cartiglio invisibile “ ( D’Annunzio )

‘ntàcca : Fessura ; tacca che si fa all’oliva nera “ olìvi ‘ntaccati” : intaccare negativamente la sensibilità altrui. ntassàra : Schiantare;sensazione improvvisa di paura per notizia grave

ricevuta; sussultare ,balzare per gioia o spavento. ‘nterèsi : In anticrèsi . “ Si prestàu sordi ,e ssi ‘mpignàu ‘a casa “ ‘nterèssi : Interessi . ntilàta : Muro divisore confinante tra due case diverse fatto di canne,

tavole, e fango rosso “ tàju “ . ‘ntinàta : Stirpe, casato . ‘nTòni : Antonio . ‘ntossicàra : Avvelenare .

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‘ntossicàtu : Avvelenato. ‘ntrà : Dentro, in, nella . ‘ntrà: pronuncia dentale sibilante ;

pronuncia tronca. ntràgna : Stoppa, lino cardato usato dagli idraulici nel pane della

filettatura di tubi ; manna, mannella “ marrèdha “ . ‘ntravatùra : Travatura, il complesso di tutte le travi che fanno parte di

un’opera, in legno o in ferro. ‘ntravìda : Che intravede, intravvede, vede osservando la fuga. ‘ntrè : Dentro, in, nelle, ‘ntra: ‘ntrè mia, dentro la mia proprietà,

nella mia proprietà, nelle mie cose, tra le mie cose. ‘ntrillàndri : Punti lunghi e molli che il sarto infilzando il filo sulla

traccia del disegno col gessetto fa su due teli, con la forbice taglia il filo nella metà lasciando la traccia su ambo i versi dei teli .

‘ntrò : Dentro, in , nel . ‘ntrò lèttu; ‘ntrò piàttu, ‘ntrò catòju.

Dizionarietto dialettale calabrese di Gasperina a cura di Antonio Pisano / 2013 /

Ovunque incontri la lettera > J – j = I – i < si legge I-i , ma col suono di Jò-nio , come nella pronuncia di Jòdio, mar Jònio;altrimenti si potrebbe leggere: i-o-nio.

‘nzalàta : Insalata . ‘Nzalàta mia ‘nzalàta, de sala ‘na pizzicàta, de

ògghju ‘na d’ogghjàta ! = insalata mia insalata, di sale una pizzicata, poco; di olio in abbondanza !

‘nzalatèra: Insalatiera , vassoio assai fondo per condirvi l’insalata. ‘nzèma : Insieme. ‘nzèrtta : Infila dentro il filo nella cruna dell’ago; indovina la Via,

l’indirizzo, il sito . Castagna nzèrta , castagna marrone . ‘nzerttàra : Infilare il filo nella cruna dell’ago; indovinare una

indicazione stradale; orientarsi . nzìru : Zìro , tipo di cannàta bombata al centro, collo breve, con due

anse opposte, slabbrata, con quattro becchi opposti. Un raro esemplare lo conserva in Gasperina A.Pisano. ‘nZòmma : Insomma, in conclusione, finalmente; voce di

impazienza: > ‘nzòmma, chi bbai trovàndu ? = insomma, cosa vuoi, cosa vai trovando ?

‘nzonnumbìgghju: In sonno-veglia . nzùma : Viene a galla . “ l’ògghju chjàru vèna ‘nzùmu “ . nzumàra : Venire a galla. “ L’ògghju chjàru vèna nzùmu ! “ ìrggia : Solleva, mette ritto in piedi; “ s’ ìrggia comu testimoni “

si presenta in pretura come testimone .

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irggiùtu : Alzato, in piedi ; sollevato; “ s’irggìu do’ lettu “ . irggìu : Ha sollevato e poggiato al muro una scala portatile a pioli; sollevo, metto in piedi. ìrggiu : Sollevo la scala poggiandola al muro;mi sollevo sul letto. Ìhisci !! Voce diretta all’asino o al cavallo per fermarsi . Jùta : Aiuta, che aiuta. Jùta : Andata, è andata; cosa consumatata, usurata. Jutàra : Aiutare. Jùti : Sciolta, diarrea di neonati e bambini. Izàra : Alzare, sollevare. Izàsti : Hai alzato, hai sollevato. Izàsti ‘a manu; izàsti ‘a scala. ìzu : Alzo, sollevo .

Può capitare di incontrare durante la lettura, qualche refuso, errore di battura sulla tastiera, come per il tipografo che nella scomposizione, rimette una lettera nella cassetta non propria .

L’ àrvuru chi nno’ ffrùtta, accètta accètta !

L Làbbra : Labbra . Labbrùsu : Labbrone, chi ha labri molto grossi . Labbrùtu : vedi la voce precedente. Làcca : Lacca, / dal persiano lak , vernice / . Lacciàta : Brodaglia, mescolanza di varie cose. “ hfìcia ‘na lacciàta “ . Làganu : Làudano, preparato di oppio. Ha proprietà antispastiche

e antidolorifiche; in dosi eccessive è velenoso. Làgna : Lagna, lagnarsi, lamento . Làgnu : Languore, lamento per dolore , pen insoddisfazione. Lagnùsu : Che sempre di lagna. Làgu: Lago. “ prima che noi uscissimo del lago“ ( Dante.1-8-54 ) Lamètta : Lamètta, > vedi la voce : Gillètta < . Làmpa: Lampada votiva, lumino acceso. Vedi la voce > lumìnu . Lampadàriu : Lampadario .

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Lampadina: Lampadina elettrica, illuminazione . Lampìja : Si avvertono lampi nel cielo, la pioggia è pronta . Lampiùna : Lampione. Lampàu : Si sono visti i lampi nel cielo, temporale vicino. Làmpu : Lampo che anticipa il tuono; in un lampo, presto. Làmpu : Chiusura làmpo, ( ziper / fastener / amer zipper / )

con dentini e corsoio per unire due lembi. Lancèdha : Piccola giara di terracotta,panciuta al centro, collo breve, con due o quattro anse opposte, per attingervi acqua; per conservare sotto aceto: peperoni, pomodori verdi, olive verdi . (Recipiente per l’ancella al servizio di signori per recarsi ad attingera l’acqua alle fontane ). “ ‘a lancèdha, no’ ssi mènta cu’ ‘a pètra ! “ Lancedhùna : Oggetto più grande > da’ lancèdha < Lànda : Latta, lamiera di ferro che lavora il lattoniere. Landràra : Oleandro . Landùna : Grande recipiente di latta cilindrico per depositare oli. Lanètta : Lanetta di lana leggiera, maglietta intima. Langùru : Languore, voce del lamento di chi in malattia soffre

dolore. Voce di chi piange il caro defunto; le prefiche a pagamento fingono > “ ‘u langùru “-lacrime di coccodrillo.

Lantèrna : Lanterna . Lanternnàru : Lattoniere che fa lanterne. “ Avògghja cha tu hfài ‘u lanternnàru, si’ ddestinàtu cha mu mori ‘o scùru ! “ Lanùsa : Donna con peluria in volto:frutta con peluria sulla buccia Lànza : Spina lunga sulla pala, “pìtta” /foglia del cactus /

avende forma della punta della lància,base più larga. Lanzàra : Lanciare, lanciare un sasso , lanciare imprecazione. Lanzètta : “ Bisturi “,oggetto di chi innesta vite: lametta di ferro

di 2 centimetro e un po’ curva in punta, per estrarre con grande maestria l’occhio del tralcio dopo essere stato segnato con il 4 lame. ( vedi la voce: 4 lami )

Lànzu : Lancio, io lancio. Làpida : Imprecazione, maledizione . Làpida : Lastra di marmo o di pietra che chiude un sepolcro. Lapidata : Da lapidare, uccisa a colpi di pietra, coperta di sassi.

La donna adultera : Giovanni 8, 7 > “ Chi di voi ch’è senza peccato, getti il primo la pietra contro a lei “

Làpidi : Imprecazioni, maledizioni rivolte contro persona. Làpidi : Lastre di marmo o pietra che chiudono le bocche dei

sepolcri.

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Lapidijàra : Maledire con odio e rancore , imprecare. Lapidijàta : Maledetta con imprecazioni. Lapidijàti : Maledetti . Lapùna : Bombo, apìno; in greco: bòmbos , rombo = ronzio.

Il vostro DOTTO di Gasperina ha scritto, stampato e venduto : “ lapuna : grossa ape che ronza “ Ripeto: per effetto della pronuncia dura,forte,marcata del nostro dialetto, è necessario scrivere consecutive delle doppie o triple consonanti .

Larddijàra : Spendere e spandere; nuotare nel lardo, nell’abbondanza. Làrddu : Lardo, strato adiposo del maiale, si asporta insieme alla

pelle del dorso ed anche dall’addome, si conserva salato o affumicato. “ Làrddu “ , le doppie D di “làrddu, vanno scritte per la pronuncia – dura- forte- sforzata – del dialetto locale, come in cotanti vocaboli in questo testo riportati .

Làstri : Lastre, “ Roentgen “ raggi X . Làstricu : Rimanere a terra, in miseria . Làstru : Vetro , vetri per le finestre ecc. Làtri : Ladri . ‘L’àtri : Gli altri . Làtru : Ladro . L’àtru : L’altro . Làtta : Latte di capra, di pecora, di vacca . Làtta ‘e càcia : Calce viva per imbiancare le pareti. Làtta ‘e ciùccia : Latte d’ asina, latte pregiato per neonati. Làtta ‘e hfìcu : Latte del siconio (siconio, infruttescenza del fico) Lattina : Piccola tanica di latta . Lattùca : Lattuga. Lattuca, dell’italiano del secolo XV e XVI ; gala di tela o di pizzo pieghettata nell’abbigliamento

maschile intorno ai polsi, al pètto e collo. Lattùca : Lattuga: pianta che si coltiva negli orti, ha foglie larghe,

lunghe e tenere, le quali si mangiano in insalata , ha la radice “ rìza “ = fittone, tenero e saporosa.

Lattuchìma : Semente della lattuga , pianticella del vivaio. Lavagna : Lavagna della scuola, pietra della Liguria, pietra nera; Lavagna in provincia di Genova con miniere di lavagna. Lavandìnu : Lavandino della cucina, del bagno ecc. Lavata : Lavata con acqua, pulita. Lavata ‘e hfàccia : Aspro rimprovero detto in faccia alla persona, gli ha lavato

la faccia, il viso con parole adeguate .

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Lavatàru : Contenitore di terracotta per conservare il lievito per il pane, oggetto di terracotta con 2 anse opposte, panciuto e basso. Lavati : Lavati, netti, puliti. Lavatrìcia : Lavatrice, voce nuova non dialettale, elettrodomestico con

motore, valvole, e cesto girevole interno per lavare i panni. Lavàtu : Lievito acidulo per il pane , lèvitu . Lavàtu : Lavato, pulito, netto . Lavoràtu : Lavorato, opera realizzata , elaborato . Lavòru : Lavoro . Lazaròna: Lazzerone, persona furba e pigra. Làzaru : Làzzaro, e il ricco epulone. Vangelo di S.Luca 16, 19 . Làzzu : Laccio , spago lungo per legare pacchi. Làzzu : Laccio, stringa per le scarpe. Làzzu : Laccio, legame a nodo scorsoio, cappio. Làzzu : ‘U pigghjàu ‘o làzzu /l’ha preso in giro, lanciando il suo

laccio / : tergiversare il discorso, per appurare, sapere un fatto, una verità; forma di inganno.

Lèbbra : Lèbbra, malattia infettiva. Lebbròsu : Lebbroso . Lebburìnu : Leporino, di lepre: labbro superiore dell’uomo, fesso nel

mezzo. Lèburu : Lepre . Lèccu : Da eco: “mi hfàcia ‘u lèccu ! “ ripete ciò che ho detto ; ripetizione, ripete per sfottere le mie parole.

Eco, la Eco; (mitologia) ninfa condannata da Era a ripetere le parole altrui; non rianimata da Narciso, per il dolore rimase pietrificata, e conservò solo la voce. Eco: a più di 17 metri dall’ascoltatore, per suoni semplici; a più di 34 metri per suoni articolati di due sillabe; a distanza ancora maggiore, per suoni polisillabi; distanze minori danno il rimbombo.

Lèccu : Lecco, provincia della Lombarda. Leggèra : Leggièra . Lèggia : Legge dello Stato . “La legge è uguale per tutti “ così sta scritto sotto il Crocifisso alle spalle del giudice; MA TUTTI NON SIAMO UGUALI DINNANZI ALLA LEGGE …! La legge è come il mantice della fisarmonica, è come la pelle dei testicoli, con soldi… la tiri, la allunghi, l’accorci a tuo piacere. Lèggia : Leggièra di peso . Leggièro : Leggiero di peso. Legulèju : Persona cavillosa e di poco merito; paglietta sporca.

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Lèja : Legge, che legge . l’ homu chi nno’ llèja, è ccòmu ‘u lìnu chi nno’ mpàssa ‘o càrddu !

Lèjala : Leggila, dai un’ occhiata; verbo leggere. Lejìmma : Abbiamo letto il libro e altre notizie sul giornale. Lejèndu : Leggendo . Lejìra : Lèggere, leggere libri per arricchire la mente con i pensieri

di grandi maestri della Letteratura, leggere per capire e per sapere; leggere per conoscere gli altri, arricchire la mente.

L’ hòmu chi nno’ llèja, è ccomu ‘u linu chi nno’ mpàssa ‘o càrddu ! = L’uomo che non legge, è come il lino che non

passa agli irti chiodi del cardo ! / come i nodi dei capelli che si fermano ai denti del pettine / .

Lejìstavu ? : Avete letto ? Lejìsti ? : Hai letto ? Lejìtala : Leggètela, è una buona notizia . Lejìti ? : Leggete o non leggete ? Chi llejìti ? Lejùtu : Lètto, il libro l’ho finito di lèggere. Lèju : Leggo . Lejìu : Ha letto . Lèmaci : Finzioni per non accetare ciò che viene offerto per atto

di riguardo, ma dopo insistenza, viene accettato . Lèmma lèmma : Lemme lemme, molto piano, molto adaggio, lentamente,

lentezza, lavorare, operare con lentezza. Lèmma: in italiano: ciò che si prende o si riceve; proposizione preliminare .

Lemùri : Lèmure. I nostri antenati credevano che le anime dei defunti tornassero al mondo ogni mercoledì sera per molestare i viventi; così credendo, ogni sera di ogni mercoledì, accendevano le lumère, uscivano dai mignàni o dalle finestre con il lume acceso salutando la vicina accanto e recitando: “ Sia lodàtu ‘u Signùra e Mmarìa,mu ni guàrdda ‘e l’ànimi morùti, nòmmu pàssanu mo;Cummàra, èu mi nda tràsu e ppregàti dòppu ‘e mìa ,ch’ ‘o Signùra tuttu po’ ! “Rientrando in casa, si affacciava la vicina con il lume acceso ripentendo meccanicamente la stessa cosa all’altra vicina accanto; e cosi facendo per tutti i rioni.

Lèna : Lena : forza, respiro, voglia di lavorare, volontà . Lènta : La lente degli occhiali ; lènta, lentezza . Lènta : Persona fisicamente molto magra. Lènta : Corda che si è allentata, molle. Lenticchia : Lenticchia. ( “ Per un piatto di lenticchia, Esaù figlio di Isacco, vendette la prima sua prima genitura al fratello Giacobbe. Gènesi: 25, 29-30-31-32-33-34 )

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Lènza : Striscetta di lino per legare qualcosa come una ferita. Lènza : “ Chìssu ti tèna a llènza ! “ – costui ti tiene, ti attira nel

continuare nel suo discorso per farlo ancora più lungo; Lènza : Striscia di terra rustica “ èsta ‘na lènza “ . Lenzòla : Lenzuola, la coppia del letto; la coppia di lenzuòli . Lenzòlu : Lenzuòlo al singolare, al plurale in dialetto lenzòla. Lepìcia : Libeccio, tempo che va a piovere, aria che viene dalla Libia Lèsina : Lesina, attrezzo del calzolaio . Lessìa : Liscivia, ranno del bucato. Lèstu : Lèsto, rapido, veloce. Lettèra : Lettiera fatta di canne e paglia, giaciglio in uso in campagna Leùzzini : Località rurale in agro di Montepaone limite a Gasperina . Lèu : Diminutivo di Pantaleone, Leo, molto diffuso nella città

di Montauro, quivi il Patrono, è San Pantaleone – Medico e Martire nel 345 sotto Massimiano (?)

Levantina : Vento che soffia da levante > Est . Levàra : Levare, accompagnare un morto al camposanto dietro la

bara che viene portata, levata da portantini; portare un dono ad un amico; sollevare , togliere .

Levàu : Ha portato via l’oggetto; la tovaglia dalla tavola calda per scuoterla.

Levàu : Ha condotto in matrimonio la sposa all’altare. Lèvitu : Lievito , lavàtu , crìsscitu . Lèza : Ha coscienza sporca; hàva ‘a cuscènza lèza = falsa da

ipocrita. ha la coscienza lercia per malefatte, lèza , da lèzzo. Lìbaru : Libero, che non è soggetto a nessuno; che metto in libertà . Liberàla : Liberale, del P.L. I ( Partito Liberale Italiano ) ; che usa

lodevole larghezza nel donare; Arti liberali . Libertà : Libertà, l’essere libero . “ libertà va cercando, ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta. “ ( Dante. 2 – 1- 71 ) Libreria : Libreria, luogo dove si conservano i libri .

( La mia piccola e modesta libreria nella casa in Gasperina, conta 1.202 volumi, vanno del 1500 al 2013 )

Librètta : Libro, notes , quaderno. Librèttu : Libretto bancario o postale . Lìbru : Libro . Lìcca : Lècca, leccare il cono pieno di gelato, la caramella. Liccacùlu : Persona servile, portaborse, leccapiedi, lecchino. Liccapiàtti : Leccapiatti, ghiottone, parassita. Liccapèdi : Leccapièdi, adulatore, lecchino. Liccàra : Leccare .

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Liccàrda : Leccarda, ghiotta, persona golosa ; recipiente per raccogliere il grasso che cola dall’arrosto.

Liccàrdu : Vedi la voce > Liccàrda . Liccàta : Leccata, l’atto del leccare. Lìccu : Lecco, leccare dell’eredità qualcosa, assaporo, ottengo. Licòri : Licòre, liquore; licòri: liquori . Lihijmìtu : Uomo insipido, sciocco. Lì-hij, suono con aria sforzata

palatale sibilante. Ligàgghja : Fettuccia, legaccio: qualunque cosa con cui di legano

calze, scarpe e simili. Corda, laccio, stringa, fettuccia, giarrettiera.In senso figurato: amicizia, convivenza, fidanzamento, non bene scelte.“Cummàra, hfìciaru ‘na ligàgghja ! “

Ligàra : Legamento per tenere unita una fascina di legna o frasche, Ligàra: costruita da lunghi rami freschi e verdi per legare; Ligàra : unire, convenire; contrario: disunire, sciogliere .

“ ‘U Sì , ti lìga , ‘u No, ti ssciògghja ! “ / il Sì’ , ti lega; il No, ti scioglie, ti libera dall’impegno !

Ligàra : Legare con atto notarile o olografo una proprietà ad erede o persona estranea in beneficenza .

Lìgna : Legna. Lignàggiu : Razza, stirpe . Lignàra : Legnare, colpire con un legno, bastonare . Lìgna : Legna . Lìgna : Strumenti musicali di legno come di èbano: Ottavino(flauto

piccolo); flauto traverso; oboe (con ancia doppia) ; corno inglese (con ancia doppia); Clarinetto(con ancia piatta e semplice); clarinetto basso (con ancia piatta e semplice); fagotto con doppia ancia .

Lignèdhu : Giuoco infantile della Lìppa : bastoncino di 60 centimetri,diametro come di manico di scopa, un legnetto di uguale rotondità di centimetri 15 appuntito ai lati; il legnetto lanciato a terra va percosso da uno dei due lati che saltanto e colpito con la mazza si mnda lontano; con la lunghezza della mazza si misura la lontananza ( come dire, palmo a palmo ) quante lunghezze si hanno dalla postazione originale da dove è partito il giuoco: Si disegna per terra un cerchio, dal lato destro interno al cerchio, si segna un arco di corda dove poggiare dentro il piede destro, poi con la mazza si lancia “ ìu pìzzu” il legnetto; sia il bastoncino che il legnetto sono LA LIPPA. Formula locale: “ Pìzzu, pàna e ssozìzzu ! “

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Lìgnu : Legno. Lìgnu : Barca, nave. “ Jìmma a’ ‘Mèrica c’ ‘u lìgnu

/ Ci siamo imbarcati sulla nave per andare in America / Lignùsa : Dura, legnosa, polpa di frutta ancora dura e non matura. Lignùsu : Legnoso . Ligonìza : Liquirizia con radice giallastra e legnosa,steli anche legnosi,

per droghe e dolciumi. Liquirizia = radice ; riza = radice. Lìlla : Lilla , colore fra il rosa e il viola . Lìma : Lima, attrezzo del fabro . Ahi angosciosa e disperata lima Che sordamente la mia vita scemi (Dante: ) Limàra : Limare, pulire con la lima. Limàra : Limare, usare la lima, raffinare, emendare. Limasùrda : Persona che non parla, ma si esprime col suo silenzio. Limbàstru : Limpidezza, nettezza, pulizia. ‘U hfìcia ‘nu limbàstru ! Lìmba : Grande ciotola di terracotta senza manici avente forma

conica rovesciata e profonda con larga bocca, ciotola, scodella, zuppiera, terrina , priva di anse e manici.

Limbàdi : Comune in provincia di Catanzaro. Limbiccàra : Lambiccare, aguzzare la vista per ficcare nella cruna

dell’ago, il filo. ‘ndovinellu da’ gùgghja : (L’imbìccu, lìmbìccu, ‘ntro cùlu t’ ‘u hfìccu ) : l’ago . Lambiccarsi il cervello a ricordare qualcosa, ficcare il filo il filo aguzzando la vista nella cruna dell’ago .

Limbò : Limaccia, limaccia senza guscio . La nostra lumaca bianca o nera, è la Chiocciola rivestita di guscio .

Lìmbu : Limbo: luogo di inferno, dove erano, senza pena, in attesa del Messia, le anime giuste nate prima di Gesù Cristo; e dove vanno le anime dei bambini non battezzati. Nel cimitero di Gasperina, i neonati non battezzati, venivano sepolti in un angolo appartato, ma fuori del cimitero(oggi si nota là una fontana pubblica avendo demolito il vecchio muro di rispetto che era la cinta legale del camposanto )

Limerdijàra : Che maltratta, per abbondanza, cibo o altro. Limosina : Elemosina, limosina . “ Vangelo di Matteo, capitolo 6 “ Limosinànta : Il centilitro di latta pieno di olio che il frantoiano versava a chi cercava la elemosina. Limùna : Limone . Limunàra : Pianta del limone . Limunàta : Limonata , bevanda d’acqua con zucchero e limone.

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Limuncèdha : Limoncella,tipo di arancia biancastra con buccia lucida e di colore al giallo da cui si fa l’acqua di Colonia .Vedi la voce > Acqua > .

Limùrggu : Uomo coi vestiti logori, sporchi,unti, uomo conciato male. Linàrddu : Leonardo . Lìnda : Nitida, pulita, pulitezza, lindo. Lìndina : Lèndine, uovo di pidocchio > lens lendis < Lindinèdha : Rondinella, rondine. Lindùna : Rondone . Lindùna : Persona presa in giro da tutti, vagabondo. Lìngua : Lingua /latino lingua / Organo muscoloso e mobile del

corpo umano o animale che sta nella bocca per le funzioni del gusto, della deglutizione e dell’articolare della voce. Ho il cuore sulla lingua, sono schietto. Il mio testo del presente Dizionario dialettale è lingua di Gasperina calabrese, calavrèse. > ( il calavrese abate Giovacchino, “ ) Dante. Paradiso XII –140 .

Lìngua ; Lingua parlata ; lingua lunga… di chi sa linguecciare . Lingualònga : Persona che parla troppo a sproposito. Linguìni : Pasta del tipo di tagliatelle molto strette, fettuccine, dal

toscano tagliatelli “ tagghiatèdhi” , Lingùtu : Linguacciuto, pettegolo, mordace. Lìnu : Lino: pianta erbacea con 140 specie ; battere, conciare,

canapulare, dirompere, macerare, pettinare; linteo, tela, àccia ( àcia, lino greggio e ammatassato), refe, corda, stoppa, lisca (àsula), linosa.

“ I balsami beati Per te le Grazie apprestino, Per te i lini odorati Che a Citerea porgeano Quando profano spino Le punse il piè divino “ ( Da ODI : U.Foscolo )

Linùsa : Linosa, semi del lino ottima per impacchi e per fare”picàti”. Lipòrddu : Leopoldo Lìpparri : Carne floscia, pelle floscia vecchia e cadente come si nota

alle braccia o al collo delle persone più vecchie. Lipparrùsu : Vedi la voce > “ Lìpparri “ . Lìppu : Fango, limo, lito . Lippùsu : Luogo che sa di lito. Lira : Lira italiana : moneta italiana valore 100 centesimi. La Conferenza internazionale monetaria di Lisbona

stabilì che la lira italiana equivalga a : 1 corona per l’Austria e la Bosnia Erzègovina; 1 dramma per la

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Grecia e l’isola di Creta ; 1 lei per la Romania ; 9 pence e 6 decimi per l’Inghilterra, l’Australia, il Natal , il Transwaal, l’Orange e la Nova Zelanda; 0,85 marchi per la Germania; 1 peseta e 13 centesimi per la Spagna; 200 reis per il Portogallo;0,25 rubli per la Russia;0,80 corone per Danimarca, la Norvegia e la Svezia ; ecc. La lira in “pensione” il 31 dicembre ore 12,50 1998. Jacques Santer, Presidente della Commisione, presenta “ scuverèndu ‘u quàtru : LA PARITA’ CHE FISSA L’EURO . LA LIRA VALE 1936, 27 DI 1 EURO . Gli 11 Stati che hanno aderito : Italia, Germania, Lussemburgo, Spagna, Francia, Irlanda, Olanda, Austria, Portogallo, Finlandia.

Lìra : Strumento musicale a corde , usato dagli antichi. Lìra : Poesia lirica ; licenza poetica, lira per poesia. Lìru : Colore itterico giallo, malattia della bile. Lissciòttu : Capone Alfonso. LISCIOTTO, perché in tutte le sue

imprese la passava liscia. Nomignolo di ALPHONSE detto AL : Capòne Alfonso ( 1897+1947) ; camorrista, ndrangatìsta, mafioso, famigerato GANGSTER negli Uniti Stati America durante il proibizionismo > il divieto di produzione e vendita delle bevande alcooliche dal > 1919 al 1934 .

Lìsscju : Liscio. “ ‘U lìsscju ‘e Mariùzza Carchìdhi . È stato il primo marciapiede di cemento lisciato per tutta la laghezza della casa della Carchidi in Via Mazzini sino agli alberi acaci e quivi anche la

fontana pubblica del primo acquedotto del 1931. La mia vista è quella di un uomo di 81 anni e più (il 17.04. 2014) con occhiali o senza… ma vedo benissimo con la mente, queste poche parole bastano per chi sa che sa di non sapere, e di sapere che sa di sapere quello che sa. Lìsta : Lista, lungo pezzo di checchessia più lungo che largo;

striscia. Nota; conto lungo. Filza, filo . Litenìa : Litania , preghiera, supplicazione ; ci sono le lauretane. Liticàra : Litigare ; parlottare, Litràru : Persona che fa due facce, poco attendibile, beone, che beve litri e litri di vino. Lìtru : Litro.

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Lìttara : Lettera. Livèdhu : Livello, altezza sul mare, curva di livello; livella, strumento per riscontrare due o più oggetti che

siano nello stesso piano orizzontale; livella a bolla d’aria; livella ad’acqua; livello, traguardo; livello a cannocchiale. ( Nella pronuncia locale di Gasperina,la Elle doppia e la T doppia, in tanti e tanti vocaboli, ha suono aspro e dentale. Altrove in Calabria, scrivono: Da o dda . Il vostro G.Celìa di Gasperina,dice lui, ha scritto stampato e venduto : “ Liveza : livella “ per livello,oggetto.

Lìvi : Lìvi, olive, così la pronuncia nella città di Montauro, comune confinante col comune di Gasperina dove le olive vengono chiamate: olìvi .

Lìvra : Libbra, quarta parte del chilo; quarta parte del litro. Livrèri : Uomo che non mantiene la parola data; bevitore,beone. Locanda : Locanda, albergo. Lòccu-lòccu : Va via come cane bastonato con la coda tra le gambe. Lòcu : Luogo. Locculòccu : Va via come bastonato, come il cane con la coda tra le

gambe. Lòhfanu : Persona di poca sensibilità, antipatica, priva di “sapidità”. Lònga : Lunga. “ ‘A scàla lònga ‘e Gasperina “, anche questa

demolita (1981), qui terminava il centro cittadino nel 1800 ; poi seguivano gli ortali sino alla costruzione della strada provinciale rotabile per il bivio della strada nazionale di Palermiti. (Sindaco di Gasperina del tempo S. Romano )

Lòngu : Lungo. Lora : Vinu do’ reògiu (del sacco appeso a una fune che fa

pendolo, pieno di feccia e vinaccia con sotto un recipiente ove scola vino senza valore )

Lorddazzerìa : Lordura , sporcizia . Lorddàzzi : Lordi, sporchi, sporcaccioni in tutti i sensi. Lorddàzzu : Persona più che lorda, più che sporca . Lorddùna : (vedi la voce precedente) Lordìca : Ortica ( Chi càca sull’ortìca, il cùlo gli formica… ) . Lòrddu : Lordo, sporco . Lòttu : Lòtto, giuoco del Lotto: primo estratto, ambo, terno,

quaterna, cinquina. Lùcca : Lùcca, città e provincia toscana. Lucerttùna : Lacerta di colore verde, maschio della lucertola, ramarro. Luciacùlu : Lucciola femmina che attrae il maschio con luce

intermittente dalla coda.

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Luciacùli : Lùcciole.Vedere lucciole per lanterne; dare a intendere una cosa per un’altra.

Lucìgnu : Stoppino della lumiera alimentato dall’olio e che fa luce . Lucìsa : Fuoco : “ appìcica ‘u lucìsa!” = accendi il fuoco ! . Lùgliu : Luglio . Lùma : Lume a petrolio con tubo di vetro, luce. Lùma a ppetròlu : Lume a petrolio con serbatoio a cipolla , lucignolo-calzetta,

chiavetta per la regolazione, tubo alto e bombato . Lùma a ògghju : Candeliere con piedistallo e fusto, può essere : a un becco, a

due becchi, a tre becchi . Lùma e llùstru : Il calare della sera, il crepuscolo . (poesia crepuscolare ,

poesia dal tono dimesso, in penombra, come la poesia meridiana del Carducci, Pascoli e del D’Annunzio. )

Lumbàrddu : Lombardo, della Lombardia . “ I carmi che il lombardo pungean Sardanapàlo “

(Ugo Foscolo) Lumèra : Lumiera di latta con serbatoio per l’olio, di forma

triangolare, arrotondata posteriormente, davanti il becco per il lucignolo, manico di latta ripiegato, alto 20 centimetri. un cròcco per essere appesa .

“ V. Mazzotta, in Gasperina, unico maestro lattoniere, costruiva “lumèri” a regola d’arte. A suo tempo un bestemmiatore. Una mattima, Donna Mariannìna, si recava a Messa, passando accanto al Mastro, sempre vestito con la solita tuta di lavoro, l’ha udito a bestemmiare ad alta voce, lei con stupore, lo ha richiamato: “ Vicenzè, ‘u Signùra mu ti dùna lùma! ( lùme, luce) “ Egli rispose, sorridente: “ E a Bbùi, ‘a lumèra ! ”

(“ e attesersi a noi quei santi lumi “ ) Dante. III - XIII – 29

Lumèra ‘e troppìtu : Lumiera che si usava nei frantoi, serbatoio grande e

Quadrato, quattro becchi agli angoli per i lucignoli . Lumerìcchju : Piccola lumiera a olio di latta . Lumìnu : Piccola stella di latta con un foro al centro, 3 sugheri nelle

punte della stella, al centro lo stoppino/fiore vegetale/ per la lampada votiva, lampada in un bicchiere di vetro, mezzo pieno di acqua e mezzo di olio su cui galleggia il lumino.

bucata al centro su cui si pone il lucignolo per ardere. Lùna : Luna, satellite della terra che rischiara la notte con la

luce riflessa dal sole. Lunàtacu : Lunatico,persona fantastica, capricciosa, stravagante .

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Lùni : Lunedì : ( lunedì ha mandato martedì da mercoledì per sapere da giovedì se venerdì aveva detto a sabato che domenica era festa ) .

Luntanànza : Lontananza . Lupàra : Fucile a canne mozze . Luppìnu : Lupino . Luppinàra : Pianta del lupino. Luppìnu : Lupino . Lùpu : Lupo . Lùssu : Lusso . Lùstru : Lustro, decoro, luce, splendore . Lùttu : Lutto, dolore vivo cagionato dalla morte di persona cara. A Gasperina si usava che per otto giorni non si accendeva Il focolare per cucinare e fare cibi caldi; i più vicini alla

famiglia colpita dal lutto, portavano ‘u cùnzulu , pietanze a base di brodo caldo e altro; alla porta si fissava una fascia nera; sul petto della giacca maschile, al posto del distintivo, una striscette nera o una fascia nera sul braccio sinistro; le mogli vedove sempre vestite di nero.

Lùvra : Lentiggina macchia della pelle / latino lentigo/ Lùvri : Lentiggini, macchie della pelle. Luvrùsa : Donna con molte lentiggini sul viso. Luvrùsu : Uomo con molte lentiggini sul volto. Dizionario dialettale calabrese di Gasperina a cura di Antonio Pisano autodidatta; autòctono gasperinese da 14 generazioni .

“ Mègghju ‘a gadhìna òja, cha l’ òvu domàna ! “ Meglio la gallina oggi, che l’uovo domani !

M

Macàcu : Macaco, persona che ha atteggiamenti da scimmia. Macàri : Magari, esclamazione di desiderio; Dio volesse ! . Maccarrunàru : Matterello: legno lungo e rotondo , con cui si spiana e si

stende la sfoglia ,pasta di farina+uova, acqua e sale ; “maccarrunàru “ , voce derivata da maccheroni filati a mano per formare lunghe > scialatèlle > da scialare, o > scilatelli , che si sciolgono durante la cottura .

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Maccarruncìni ‘e casa: Pasta filata a mano, spaghetti pieni senza buco . Maccarrùni ‘e casa : Pizzòccheri ,scilatelli, maccheroni non molto lunghi senza

foro. Maccatùra : Da moccio, muco, “ mòccu” . Fazzoletto per il naso, Màcchia : Màcchia, sudiciume, macchia di colore, di grasso,

d’inchiostro; onta, infamia ; che macchia la cosa pulita. Macchiavellàru : Machiavèllico, machiavellìsmo, machiavellìsta; chi opera

astutamente e subdolamente a propria utilità. “ Cicero pro domo sua “ ( Cicerone Marco Tullio 106 + 43 a.C. ) . Il fine giustifica i mezzi.(Nicolò Machiavelli 1469 + 1527 )

Màchina : Macchina . Màchina parllànta : Grammofono, fonografo. Macinèdhu : Macinino per il caffè manuale o elettrico. Màcina : Che macina; le ruote di pietra del mulino . “ Acqua passàta no’ mmàcina mulìnu ! “ Màcina : Quantità di olive da frantoiare , 3-4-5- tùmana - tòmoli

(tòmolo misura di 50 Kg.) Macinàra : Macinare . Macinàtu : Macinato , frantumato. Nella seconda metà del secolo XIX

è stata introdotta la TASSA SUL MACINATO ai cittadini che tornavano dal mulino col macinato: Quintino Sella, Ingegnere, ministro delle finanze nel Gabinetto politico Rattàzzi (1862) e nel Governo La Marmora,(1866-67) introdusse la tassa sul macinato .

Macinìnu : Macinino, qualsiasi apparecchio per la macinazione a mano, con manovella e pomello, campana, tramoggia, cassa di legno e cassetto; macinino elettrico .

Macinìnu : Macinino, con questo nome, tra i tanti frantoi esistiti in Gasperina, si indicava l’ultimo frantoio e il Frantoiano titolare del trappèto > troppìtu < , ormai chiuso.

Macramà : Macramè, /dall’arabo che significa frangia / lavoro donnesco che si opera mediante nodi e l’intrecciare

in vari modi i fili , frangia annodata . Madònna : /da -mia donna / anticamente fu titolo d’onore a donna

di qualità: madonna Laura; donna e madonna, padrona assoluta// la Madonna. Maria, madre di Gesù, e secondo i titoli sotto i quali si venera: la Madonna del Carmine, la Madonna di Loreto, la Madonna degli Infermi, ecc. // Vergine, Assunta, Addolorata. Nelle LITANIE LAURETANE: la Madonna viene nominata e venerata con 50 aggettivi . Testo- Titolo: “ LA VERA MADRE DI FAMIGLIA “ del 1897 pagina 555; pagine 639. Autore : Giambattista Fenoglio; Giacomo Arneodo – stampatore .

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Madonna : Madonna, cognome in Gasperina molto diffuso. Maèstru : Maestro. Màffia : Mafia . Màgghju : Maglio . Màgi : Magi d’Oriente, sacerdoti persiani,assiri, egiziani. Vangelo di San Matteo: Capitolo 2 ; ( Baldasarre; Gàspare ; Melchiorre ) Màgicu : Magico, della magìa , fatato. Magulàu : Il sottomento del maiale, guanciale. Majìa : Magìa, fattura , malìa, maleficio. Majìdha : Màdia per intredervi, impastare la farina e lasciarla lievitare. Majìsi : Maggese, terreno lavorato per l’anno successivo. Màju : Maggio . Màla : Male “ hFài bena e scòrdati, hfài > màla < e gguàrdati ! “ Màla : Male, malattia, malore; il tuo dire mi ha fatto male; il lavoro

l’hai fatto male. Malacàrna : Cibo che ingoiando và di traverso. Malaccùntu : Persona inaffidabile . Maladìttu : Maledetto, imprecazione: “ maladìttu mu sìni ! “ Maladizziòna : Maledizione . Vedi le voci : > Chìmmu e Làpida . Malaffàra : Malaffare, vita turpe . Malamùra – i : Vomito di liquido giallastro, acre, amaro, che sa di bile. Malandrìnu : Malandrino, brigante, mafioso ; malandrino è voce tedesca. Malangiàna : Melanzana . Malaparàta : Malaparata, situazione di pericolo;

ambiente di persone malconcio per cui, visto che si mette male qualcosa, il signor Rocco scappa via . “ Vìtta ‘a malaparata, e ssi nda scappàu ! “

Malapàsqua ! Malapàsqua , imprecazione di morte. “ La malapàsqua ! “> Cavalleria Rusticana < ( Verga ) Malapèna : Malapèna, a malapèna, a stento. Malaria : Malaria, malattia infettiva trasmessa dalle zanzare anofeli

procurando la febbre. Malasòrta : Malasorte, circostanza di avversità e persecuzione. Malata : Malata . Malàtu : Malato. Màlia : Località rurale in agro di Gasperina rimpettaia al panorama. Malòcchju : Malòcchio, influsso malefico che si eserciterebbe

guardando altra persona, jèlla, jettatura. Malòhja : Malva . La desinenza di “malòhja” > hòja < palatale-

dentale, sibilante. Il vostro G.Celìa ha scritto: Marva, dialettizzando la parola italiana Malva.

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Malògna : ( ? ) Malùmbra : Malombra , fantasma , spettro, persona magrissima. Maluntramàtu: Persona male concepita, ordita male l’intima trama. Malupàssu : Località rurale in agro di Palermiti , proprietari gasperinesi. Mammalùccu : Persona scema, ingenua, cretino;cone dire > ssciàcqua -lattùchi , come dire accalappiacàni . Màmmata : Tua madre . Mammìna : Levatrice. “ pe’ ccùrppa da’ màmma e dda’ mammìna, ‘u cciòmu s’ affucàu ! “ ( A Gasperina è giunta nel 1934

appena dopo la istituzione statale di tale assistenza alle donne incinte e parto, di cognome era una Rotella ; prima esistevano donne praticone non diplomate come levatrici, qui si chiamavano i Cianci , nell’Ottocento esisteva Teresa Lombardo ,poi la sua erede sino al mese di Agosto 1934.

Mammulìnu : Bambino molto attaccato all’amore della mamma. Manàta : Colpo dato con la mano, manrovescio, schiaffo . Manàta : Manàta, quanta materia si può prendere con una mano. Mànca : Mancante,che manca; mano sinistra, mànca, mancina. Màncu : Mancamento, mancare al dovere; che non è destro è

mancino. Mancamèntu : Che viene a mancare; che non assolve al dovere. Mànca : Mànca, mano manca, mancina , sinistra. Mànca : Mànca, che manca, che è di meno; persona non presente. Màncu : Mancìno, che usa la mano sinistra. Màncu : Mànco, meno, che viene a mancare, assente. Mancùsu : Rezzo : luogo aperto, ma non batte il sole. Mandàla : (vedi la voce seguente ) . Mandalèdhu : Pezzo di legno lungo un 6 centimetri e alto 2 cm. con un

foro al centro, con un chiodo fissato esternamente per essere mobile e girevole a margine dello sportello dello stipo, girato in orizzontale ferma lo sportello o entrami gli sportelli, tenuto in verticale apre.

Mandolìnu : Mandolino. Màndra : Mandria . La desinenza di > màn - > dra < ha suono

dentale-nasale, la > d < e la > r < non si devono sentire come tali ,

Manèdhu : Località rurale e marina in agro di Gasperina (manèllo). Manèggia : Da maneggiare, trattare con le mani, maneggiare soldi e

affari , avere larghezza di mezzi. Mànèra : Maniera . cu’ mmòdu e mmanèra. /con modo e maniera/ Manèri : Maniere . cu’ mmòdi e mmanèri / con modi e maniere/

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Manètti : Manette, anelli di ferro con chiave con cui i poliziotti stringono i polsi a un arrestato.

Manganèdha : Sedile di legno, manganella, panca degli stalli che si alza e si abbassa nei cori dei religiosi come si notano negli stalli nella sacrestia della chiesa San Nicola di Gasperina.

Mànganu : Mangano, attrezzo della filatrice per rompere il lino mietuto. Mangiacàrna : Sarcofago, cassa funebre, tambùtu, tavùtu;

per i greci : mangiacarne; lasciando lo scheletro nella cassa, la carne del corpo umano chi l’ha mangiata ?

Mangiài : Ho mangiato, ho pranzato . Mangiàra : Mangiare, alimentarsi. Mangiàra : Alimento, cibo (cibus) . ‘A pànza chjìna, no’ ccrìda

chìdha ch’ èsta vacànta , vuota, addejùnu , a digiuno . Mangiàra : Nel giuoco della dama sottrarre all’avversario la sua pedina

per la mossa non vista a suo favore; soffiare la pedina . Mangiàsti ? : Hai mangiato ? hai pranzato ? Mangiasùna : Prurito . “ Chu no’ ssi gràtta cu’ ‘i mani sòi, ‘u

mangiasùna no’ mpàssa mai ! “ Ci non si gratta con le proprie mani, il prurito… non passa mai !

Mangiàta : Mangiata, ciò che si mangia in una sola volta Mangiùna : Mangione, ingordo. Mangiasùna : Prurito , molesto senso d’ irritazione alla pelle che provoca

il grattarsi . Mangiatìnda : Mangiatene, assaggia . Mangiatùra : Mangiatoia, greppia, rastrelliera per sopra la mangiatoia, per

mettervi il fieno per gli animali . Mangiùna : Mangiòne – chi mangia eccessivamente, insaziabile. Manica : Manica . Manichìnu : Manichìno ( dalla voce olandese “mannekin “) ; usato dai sarti in sostituzione del cliente per i vestiti.

I grandi magazzini per esporre in mostra i vestiti vestiti, li espongono anche fuori . Un gasperinese: M.G. costumava e costuma salutare tutti; trovandosi a Catanzaro sul Corso Mazzini, passando davanti ad un emporio, salutò un uomo ben vestito e fermo davanti alla porta, ma non ottenne risposta. Tornato a Gasperina raccontò il fatto dicendo : “ A Ccatanzzàru, sùgnu pitòrri, sùgnu tamàrri; ‘i salùti e mmàncu ti respùndanu! “M.G. aveva salutatu un manichìno !

Manihfèstu : Manifesto, avviso pubblico.

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Manicciòla: Manàle del calzolaio per salvaguardare il dorso della mano sinistra ; parziale guanto di pelle robusta per

protezione quando tira e stringe lo spago per la cucitura. Manicòmiu : Manicomio. Manìgghja : Maniglia : attrezzo che per funzionale bisogna usare le mani Manìgghja : Battente con supporto avvitato nel legno della porta con

dado di bloccaggio e anello- battente, tutto in ferro. Manigghjùna da’ porta: Maniglia grande e grossa di ferro fatta da un tondino, per

chiusura interna di sicurezza, ha forna simile all’occhio di una forbice con due lunghi bracci orizzontali atti a scorrere nelle tenute, quindi farlo entrare nel singolo occhiello frontale fissato nel controtelaio (ànta) .

Màni : Mani del corpo umano. Mànu : Mano, parte del corpo umano con cui termina il braccio. Manìja : Che usa le mani prendendo il cucchiaione per mescolare

vivande nella padella che nella pentola, mantecare. Manìja /si : Che mette le mani in tasca per cercare qualcosa. Manijàra : Usare le mani, dimenare, mantecare, rimestare, con la

mestola nella casseruola o nella padella; mettere la mano in tasca per tirar fuori qualcosa come soldi o altro; saccheggiare le tasche altrui; usare le mani toccando una donna. In commercio: maneggiare soldi. In cucina, mescolare, il mantecare di cibi già cotti unendo i contimenti, col cucchiaio di legno vengono rigirati nel tegame o nella padella; in Banca, il bancario, usa maneggiare sempre soldi.

Manijàta : Saccheggiata; iter, pratica imbrogliata da manigoldi. Manìjati : Voce rivolta a chi deve pagare un debito in soldi. Manìpula : Cazzuola del muratore. Mànna : Mànna: fascetto di paglia, di grano mietuto e simili ; fieno,

lino; diminutivo , mannèlla . “ Corbe d’uva e manne di spighe “ (Pascoli ) . Mànna : Mànna /voce ebraica /, cibo caduto miracolosamente dal

Cielo agli Ebrei nel deserto, secondo la Bibbia // manna celeste// cosa utile e gradita.

Mannàra : Mannaja . Mannèja : Imprecazione che anticipa la persona da bestemmiare. Mànta : Mazzate a più non finire, coprire di manate una persona. Mantella : Mantello da donna . Mànticia: Mantice. Màntu : Mànto, vestimento ampio. Manzìna : Terrano messo a riposo per essere pascolato. Mànu : Mano , destra o sinistra; brevi manu, voce latina,

direttamente, senza intermediari

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Manuàla : Manovale, operaio che serve di materiali il murtore. Màppa : Ciò che abbonda in più sulla bocca della canestra di giungo

marino e priva di manici riempita di ricotta / come sul cono del gelato /

Mappìna : Disco spesso di legno per coprire l’apertura del cesso. Màra : Mare. (Dàmmi hforttùna e jjèttami a mmàra ! : Se sono un fortunato e mi butti in mare, il mare mi

restituisce nella rena “ bagnasciuga “ delle onde ) Màrcca ‘e bbùllu : Marca da bollo . Marcchisàtu : Marchesato, zona del crotonese. Marccicàra : Mettere sotto i piedi, calpestare, frantumare con i piedi;

offendere una persona . Marcicàta : Calpestata . Marccicatùra : Grande tino in cui venivano frantumate le uve con i piedi. Marccùcciu: Località rurale in agno di Montepaone che delimita con la

strada comunale il confine del territorio di Gasperina col sito rurale, in Catasto: > “Prùppo“.

Marffarùta : Corba, malattia dei cavalli alle gambre. ( Imprecazione contro qualcuno: Chìmmu ti pìgghja ‘a marffarùta ! > ciuncàra, cionco , rotto da malattia alle gambe )

Màrgiu : Terreno non arato, non coltivato, atto per il pascolo. Marìa : Marìa, nome della madre di Gesù; le tre Marie, le tre donne

con questo nome che accompagnarono Gesù al calvario : Maria Maddalena; Maria madre di Giacomo e di Iose ; Maria madre dei figliuoli di Zebedeo (Matteo: 27, 55 ) .

(“ Marìa, oh Marìa, tu sai li mèi guài, tu voi, cha poi, Marìa ajùtami tùuu !“; oh bella tu Marìa, o màmma de Gesù, tu poi, cha voi, Maria ajùtami tùuu ! “ ) ; canto di donne nelle processioni.

Marìa : Marìa , da una voce egiziana che vuol dire amata da Dio. Marìa : Nome comune femminile.

Filastrocca : (“ jìvi dhòcu a Mmarìa, vìtta ‘nu sùracia chi llejìa, e llejìa ‘ntro calamàru, nèsscj tu lu pignatàru ! “)

Filastrocca d’un giuoco delle bambine . Mariètta : Mariètta, vezzeggiativo di Maria. Mariòla : Donna furfante, maliziosa, imbrogliona. Mariòlu : Mariuolo, uomo di malafede, ladro, truffatore, imbroglione. Marionètta : Marionetta, persona sottomessa e manovrata da altri. Maritàta : Maritata, donna congiunta in matrimonio , coniuge, consorte Maritàrsi : Coniugarsi, prendere marito o prendere moglie. Maritàtu : Maritato, di maritare, che è congiunto in matrimonio. Marìtu : Marito, da maritare, dare in sposa .

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Marìtu : Marito, maschio, uomo congiunto in matrimonio , rispetto alla moglie.

Maritùzzu : Maritòzzo , panino lungo senza sale con olio, uva passa /pàssuli/ e con altre cose, si mangia in quaresima.

Màriu : Mario . Mariùzza : Mariùzza, vezzeggiativo di Maria . Marmellata : Marmellata . Marmìtta : Casseruola, pentola più grande di metallo per cuocere

vivande e ministre. marotta : Oggetto di forma rettangolare con bordo perimetrale

rialzato, lungo 80 cm. Largo 40 costruito nell’armatura fatta di rametti diritti di castano e da ginestra ritorta in matassa; maròtta, che prende il colore marrone perché esposta sempre al sole per essicare: fichi, uva, pomodori ecc. ; di forma circolare con diametro di 40 cm. , priva di armatura lignea

costruita da sola ginestra a matassa ritorta iniziando dal centro e terminando l’ultimo giro della circonferenza a rilievo .

Marràma : Residui , scorie , resti di ferro e lamiere . Marramàzza : Vedi la voce – marramàzzi - . Marramàzzi : Cianfrusaglia di oggetti inutili, stoppaglie; tanto catarro

duro e mucose da espettorare e spurgare. Marrànciu : Marrancio, grande coltello del macellaio per squartare

le bestie uccise. Marranzànu : Ticarra, scacciapensieri . Marrèdha : Mannella di lino che usano gli idraulici, canapa. Marrèdha : Fascio di prezzemolo, di basilico, di broccoli ecc. . Marrùggiu : Manico di legno della marra, di accetta, di zappa. Voce

derivata da > màrra < attrezzo del muratore per impastare la calce, zappa di ferro larga e corta.

Marsiglièsa : Marsigliese.Celebre canto nazionale francese. Fu composto in casa del prefetto di Strasburgo, Dietrich, cantante tenore,

il 24 aprile 1792 .( canto di guerra dell’esercito del Reno) Martellìna : Bussetto di ferro, attrezzo del calzolaio che si usa caldo per

le cere e per dare il lucido al cuoio. Rammentiamo che il nostro dialetto ha pronuncia: aspra, dura, forte, sforzata ; per cui è necessario il raddoppiamento sintattico di alcune consonanti nello scrivere alcune parole dialettali. / màrzo = màrzzu /

Martellina : Martello che usano i muratori, da un lato ha il taglio affilato e piatto.

Martellina : Manovella azionata a mano per il freno manuale del carro tirato da due buoi azionata dal lato posteriore.

Marttèdhu : Martello.

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Marttòru : Martòro, campane a morto, tormento, strazio. Marucchìnu : Marocchino, nativo del Marocco. Marvasìa : Malvasia, uva dolce e di delicato profumo; vitigno della

Morea, vino bianco grechetto. Marvvìzza : Marvizza, marvìzzo, uccello del genere tordo . Màrzzu : Marzo, primo mese dell’anno dei Romani . (Idi, nome dato

dai Romani ai giorni 15 di marzo, luglio, ottobre; il 13 negli altri mesi, nel calendario romano. Cesare fu ucciso agl’idi di marzo, gli era stata predetta in quel giorno la morte, egli non se ne guardò ) . “ Màrzzu “ = marzo; per la pronuncia dura,forte, marcata, si raddoppia la – z = màrzzu .

Màscara : Maschera. Mascatùra : Serratura con il nasello fermo e visibile dall’esterno . Masscìdha : Ascella, concave sotto le braccia nella sua appicicatura con

le spalle . Masculùna : Aggettivo che si appioppa a una donna per i suoi

atteggiamenti e comportamenti da maschio. Màsculu : Màschio (dal latino masculus), di sesso

mascolino;figliuolo maschio: forte, generoso, virile. Chiave maschia, che ha il fusto pieno ed è terminata da una punta rotonda che entra in un foro della toppa. (“ Si ssì’ màsculu ti ‘mpèndi , si ssì’ ffìmmana ti dihfèndi “ ) > detto locale in senso sessuale : Il maschio afferra, cavalca, monta; la femmina che non accetta queste maniere contro la sua volontà, si difende )

Massàru : Massaio. “ il giovine che, da quando aveva messi gli occhi addosso

a Lucia, era divenuto massaio “ ( Manzoni ) . Masticàra : Masticare. Masticàra : Masticare. Masticùna : Bolo , alimentare, cibo masticato: pane e noci , pane e

mandorle, scorza di pane duro con poco formaggio, pane con altro, che si dava ai bambini già lattanti per svezzarli, passandolo da bocca a bocca come fanno gli uccelli.

Màstru : Mastro artigiano. Màstru-Scaravàgghju: Scarabeo stercorario che fa palline con sterco. Persona

maestro che opera e fa le cose come lo scarabeo . Màstru - d’ àscja : Falegname, artigiano del legno. Mataràzzu : Materasso. Matàssa : Matassa. Matassàru: Nàspo, oggetto di 5 nodi di canna con due pioli alle estremità su cui viene raccolto il contenuto del fuso che forma la matassa .

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Il vostro DOTTO, G..Celìa , stampato e venduto : “ Matassaru : arnese di legno che serviva per raccogliere in matasse il filato “

Matinàta : Mattinata . Màtra-màmma : Madre-mamma: Chi non è stata mamma, non sa cosa

significhi figlia : amore puro,vero, procreazione, vita. Matrigna : Matrigna, chi adotta un figlio non partorito da lei. Matrimònu : Matrimonio . Mattùna : Mattone . Mattùna chjìnu : Mattone pieno. Mattùna hforàtu : Mattone forato : laterizio a 2-3- 4- 6 fori . Màuma . Mia madre . Màzara : Peso morto, grande sasso rotondo levigato, come peso, sopra un disco spesso di legno, atto a premere Il contenuto in salamoia e sottostante nel recipiente. Màzza : Mazza di ferro o di legno. Mazzacàni : Pietre, “ ammazza cani “ , pietre un po’ grosse per

riempimento di muro in costruzione. Mazzata : Colpo dato con la mazza, bastonata. Mazzijàta : Serie di botte, di schiaffi, di legnate. Mazzùna : Mazzetto, fare il mazzetto nel gioco delle carte, barare;

predisporre le carte da gioco in modo che risultino favorevoli al giocatore che le ha preparate mischiandole .

Medhalòru : La fontanella sul capo dei neonati. Forse da > mente < punto della mente sul capo. “ chìssu tuttu s’ ammèdha “ , tutto con la mente inventa. “ medhalòru “ . Piccola area al sommo del capo che, nei bimbi, sino a qualche tempo dopo la nascita,resta indifesa dalle ossa del cranio.

Mèdhuru : Merlo, uccello, volatile. Mèdhuru : Ematoma, gonfiaggine per un colpo ricevuto in testa,

“mèrcu – còmba – piricòcculu – zzòmbu “ . Medicina : Medicina che si pratica agli ammalati . Mèdicu : Medico fisico. Pìsscja chjàru e ffuttatìnda do’ mèdicu ! Quando l’orina è limpida, significa che la salute è buona; morale : quando la tua coscienza è limpida e pulita in tutto,

dormirai con tre guanciali e lascerai anche la porta aperta, perché nessuno verrà a molestare la tua serenità . Mèdicu : Dr. Fisico: in questi tempi, siamo al 2013, è un personaggio che a pagamento… uccide i suoi “pazienti”

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con false fiale con liquidi dentro, coi bisturi ecc. ; con il Consenso informato di “pazienti” analfabeti, ciechi, sordi o muti, e costringono questi a firmare con un segno di croce, così anche per il sangue per le trasfusioni. Medici questi, traditori, affaristi, carrieristi, ipocriti e faris ei, traditori del > GIURAMENTO DI IPPOCRATE < . I “pazienti” entrano vivi negli ospedali dall’ accettazione, escono morti dal lato nascosto, MORTI. Gli ospedali, all’atto del ricovero chiedono il numero telefonico della famiglia, solo e soltanto, per usarlo poi per avvertite che il loro parente è morto. “ Venite, portate i vestimenti, il vostro parente è morto ! “ W la Sanità italiana ! W i miliardi, stipendi per i mangiapane a tradimento ed assassini autorizzati con il “ Consenso informato “. Mi vergogno di essere italiano ! Qualora entrassi in qualche ospedale italiano all’età di 78 anni (nato il 17 aprile 1934 ), questi, per avere il letto libero, con flebo( vena = fleboclisi ) , con pastiglie, con sacca di “vinavil bianca “; con tubi, tubicini,canne e cannucce che fanno entrare nel naso, nella bocca e nel fisico, finta alimentazione a sostegno, mi fanno morire SILENZIOSAMENTE, tirando la spina, senza che i miei prossimi parenti sanno nulla. Si muore, senza l’ultima estrema unsione come conforto spirituale, senza conforto dei parenti, e il conforto religioso di qualsiasi religiosa o religioso , perché non chiamati, perché cacciati dagli osperali . A tutti i Dottorini, nobel per la medicina, a tutti i Direttori Sanitari degli ospedali italiani, io sputo in faccia, anzi, negli occhi, loro, /sono già vecchio / ed ai loro docenti che furono loro maestri. ( Questo, è anche mio DIZIONARIO dialettale e italiano per chi legge )

Mèdicu : Che mèdico, che pratico unguenti e altro, come praticone . Medùdha : Cervello, coscienza, memoria, volontà, ingegno; materia

grigia dentre il cranio / latino, MEDULLA / Midolla, midollo .

Mèdhuru : Merlo. Mègghju : Meglio . Melùna : Melone . Mmèndula : Mandorla . Memòria : Memoria / latino memoria/. Facoltà dello spirito umano per

cui l’uomo conserva e risveglia in sé le immagini delle cose viste o sentite o scritte e delle idee acquistate. Ricordanza,

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rimembranza, ricordo, mente, menzionare, reminiscenza, facoltà, ritentiva, tradizione, annotazione, nota.

Mènta : Menta, pianta profumata. Mènta : Mente, cervello, memoria, ricordi. Mènta : Metti, aggiungi, aumenta la dose . Mentarìmìna : Metti, versa farina nel paiolo e rigira = rimìna

la polenta con finocchi selvataci . Mentìra : Mettere. Mentravìsi : Montaurèsi, cittadini di Montauro. Mentràvu : Monàuro, Comune in provincia di Catanzaro. Mentìra : Mettere.“ dùva càcci e nno’ mmènti, rèsta ‘u vcànta ! ” Mentìru : Hanno messo imbrogli e falsità . Mìsaru . Mentìru : Misero, hanno messo. Mentìstavu : Avete messo. Mentugàra : Nominare, citare un nome > Non nominare il nome di Dio

invano. Menzanèdha : Barilotto cerchiato a doghe di 14 litri . Mènza : Metà , relativo a : “ Mmenzalòra “ ½ di essa quasi 13 kg. Mènza: Metà porzione, metà razione. Menzàta : Area seminativa di 13 kg. di grano e simili . Mènu : Meno, sottrazione, ammanco, che è di meno . Menu-màla : Meno-male , danno minimo, è giunto al momento giusto.

Menzalòra : Misura pubblica per ganaglie di 25 Kg. scavata nella

pietra e bene modellata ; una feritoia alla bse per far scendere le granaglie, feritoia che viene tappata con una nottola a incastro; la metà da’ “ menzalòra” è “ ‘a mènza “ ; “ ‘a menzalòra “, è la metà del tòmolo “ tùmanu “ . Di questo tipo di pietra, misura pubblica d’un tempo,nella provincia di Catanzaro ancora si trovano nelle piazze 4 esemplari : a Gasperina ( con la scritta esterna sulla corona circolare : Vitaliano Spadea) a Davoli, Petrizzi, Mongiana . Esiste anche “ ‘a menzalòra” di legno a doghe avente forma conica rovesciata, bigoncia , tipo ‘e “ menzulorùna “ a doghe.

Mènza-Lìra : Metà di una lira, moneta fuori corso. 50 centesimi. Menzalòra : Misura per granaglie di Kg.25 . Misura pubblica scolpita

nella pietra, in Gasperina esiste ancora un esemplare esposta nella Piazza principale, opera di Vitaliano Spadea . Esisteva anche > ‘a menzalòra ‘e lignu a doghe < simile alla bigoncia.

Menza-lòra : Lòra : misura di capacità; lòra: vinaccia allungata con acqua e torchiata . “ vinu de’ ssciuttùri “ .

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Menzàna : La donna che sta di mezzo in età tra tre sorelle . Menzanèdha : Barilotto a doghe e cerchiato, bombato al centro, e al centro

in una doga, muso largo che si tappa con lo zaffo “ ‘mbudhàgghju làrgu “; misura di capacità di 14 litri.

Menzijòrnu : Mezzogiorno : istante del passaggio del Sole al meridiano superiore. Sud , meridione, meridionale, da dove si vede il Sole a mezzogiorno .

Menzìna : Metà del maiale intero dopo appeso e spaccato con l’ accetta “ M’accattài ‘na menzìna, cha nui sìmu pocu, n’abbàsta

pe’ ttùttu l’annu ! “ In dialetto a Gasperina in dica metà di una cosa , la voce > carccàssa < indica una macchina malandata da rottamare e altro, in Gasperina, carcassa è voce non in uso rispetto al majale ammazzato e spaccato.

Menzògna : Menzògna: nella mente sta la verità, con la parola dice il contrario.

Menzognàri : Menzogneri, mentitori. “ menzognàri e ttulupèri “ Mènzu : Una metà dell’intero; mezzo per giungere, per ottenere. Mènzu cahfìsu : Metà cafisso = 8 litri di olio . / cahfìsu = 16 litri / . Menzulorùna : Bigoncia . Mèra : Mira, mirare: pigghjàu ‘a mera e ffìcia cèntru = ha preso la

mira e ha fatto centro . Mèra : Che sta bene al suo fisico, è di moda, gli sta bene, intonato. Merccialòru : Merciaio che vende: bottoni, spille, pettini, filo. Aghi, ecc. . Mèrccu : Vedi la voce “ Zzòmbu “ . Mèrcuri : Mercoledì Mmerddùsu : Merdoso, sporco di merda; uomo lercio e lurido con la sua

sporca coscienza . Mèrica : America > ‘Mèrica < . Meridionàle : Meridionale,del Sud, del Mezzogiorno (meridias) . Mèri : Che stai bene tra pari tuoi. Merìjàra : Stare all’ombra durante l’afa . Meritàra : Meritare . Mèta : Mèta: prezzo del grano, del pane,della farina :

calmiere “ fissò la mèta del pane al prezzo che sarebbe stato il giusto “ ( Manzoni )

Mèta : Che miete il grano : “Cavagghjùna ‘e gregni “; gregna: covone.

“Alzaron due tonde mète di spighe “ (G. Pascoli ) Mètara : Miètere, miètere, sfalcio . Mètru : Metro: del falegname, del sarto ; metro,

quarantamilionesima parte del meridiano terrestre; metro del poeta > mètrica .

Mètru-musicàla : Il tempo musicale del metrònomo: strumento a pendolo che

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con le sue oscillazioni regolari segna il tempo della musica per le misure, battute sul pentagramma divise da stanghette verticali.

Mèza : Milza . Mìcciu : Asino; stoppino della lumèra; pene . Mi ‘mpàgghju : Mi metto in affari, in soldi, mi copro di qualcosa. Mi si mangia ccàna : Ho prurito qui . Mi tarttègnu : Mi soffermo, mi fermo, sosto. Mìcciu : Lucignolo della lumiera . Mìcciu : Pene, il pene , il cazzo, organo maschile. Mìcranu : Ugola , l’ùgola del velo velatino di forma conica, molle e

carnosa, separa la bocca dal retrobocca Mìcu : Domenico . Micuzzè : Vezzeggiativo di Domenico Mignànu : Ballatoio e scala esterna dormiente sulla strada pubblica. Mignànu : Mignano, Comune in provincia di Napoli. Milanèsa : Milanese, di Milano, nato a Milano :

� Il milanese, se viene a trovarti, bussa con i piedi, perché ha le mani impegnate di doni. Milan ha il cor in man ; Milano ha il cuore in mano; chi lascia Milan, gira le spal al pan .

Mìlitru : Misura di capacità superiore al litro.

Dizionario dialettale di Gasperina - Antonio Pisano - Mìlla : Mille . Mimmìdhu : Capezzolo “ mìstricu “, cosa minuta, piccolissima. Mina : Mina, che mena, che picchia . Mina: Arma di polvera da sparo sotterranea, plurale dielettale >

mìni . Durante l’ultima guerra mondiale in Gasperina esistevano due strade rotabili minate: a Est , sul primo tratto rettilineo, provinciale per Montauro, sotto gli ortali di “Mìzzina” ( oggi si nota un muro in pietra a facciavista); in cima vi stanno le case “ ‘e Peppùzzo da Cona Macrina Giuseppe ; dei Celìa e di tante altre famiglie . A Ovest di Gasperina “ , e’ cèrzzi de’ Carùsi, sùpa a ssa’ nGianni “ . Questo perché : Gasperina era a Capo di mandamento con comando del Carabinieri, Pretura e Carcere. Al termine della Via Regina Elena “ ‘o garàci “ sulla destra , accostata al muro di cinta e proprio ” ‘o garaci” , vi era la postazione della mitraglia e la mitraglia coperta di frasche , con la bocca rivolta verso le mine e Montauro,

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tutto sotto la provinciale confinante al garage di Raspa Salvatore; i militari dormivano nei locali terranei di Salvatore Raspa “ mastru Sarvatùra “ ; era un bunker, rifuggio sotterraneo con scaletta in cemento per deposito di armi e di altro ; postazione militare italiana. Mentre la postazione a Ovest di san Giovanni, era la tedesca, i militare dormivano nei locali terranei di Carmelo La Sorte. Dopo i tradimenti e la salita per la rotabile da Montauro scalo per Montauro di tutti i carri armati ecc. dei canadesi, sono stati smantellate queste postazioni.

Minàra : Menare, agitare con forza, menare con forza , menare con le mani, col bastone, con la scopa, picchiare.

Minàu : Ha menato, ha usato le mani. Mìnchja : Sesso maschile. Minchjùna : Minchione . Mìngra : Voglia del neonato svezzato che preso dalla voglia del

sonno, si rende irrequieto perché vuole dormire o che abbia smesso di dormire per rumori e ama ancora continuare a

dormire. “ mìngra = pìsma “ . Minìstru : Ministro, chi esercita un dato ministero; ministro di Dio o

del culto; ministro del Governo . Ministri italiani dopo il Fascismo-PRIMI MINISTRI :

1943 - 2015 Vergogna repubblicana italiana-in 70 anni 62 Governi - Badoglio (1°) dal 25-7- 43 al 17-4-44 . ( vedi badogliara)

Badoglio (2°) 22- 04- 44 al 18- 06- 44 . Bonomi (1°) 18- 06- 44 al 10- 12- 44 . Bonomi (2°) 12-12- 44 al 19- 06- 45 . Parri 21- 06-45 al 08- 12- 45 . De Gasperi (1°) 10- 12- 45 al 01- 07- 46 .

De Gasperi (2°) 13- 07- 46 al 28- 01- 47 . De Gasperi (3°) 02- 02- 47 al 31- 05- 47 . De Gasperi (4°) 31- 05- 47 al 23- 05- 48 . De Gasperi (5°) 23- 05- 48 al 14- 01- 50 . De Gasperi (6°) 27- 01- 50 al 19- 07- 53 . De Gasperi (7°) 26- 07- 51 al 07- 07- 53 . De Gasperi (8°) 16- 07- 53 al 02- 08- 53 . Pella 17- 08- 53 al 05- 01- 54 . Fanfani (1°) 07- 07- 54 al 30- 05- 54 . Scelba 10- 02- 54 al 22- 06- 55 . Segni (1°) 07- 07- 55 al 06- 05- 57 .

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Zoli 16- 05- 57 al 19- 06- 58 . Fanfani (1°) 01- 07-58 al 26- 06- 59 . Segni (2°) 15- 02-59 al 24- 02- 60 . Tambroni 25- 03- 60 al 19- 07-60 . Fanfani (3°) 26- 07- 60 al 02-02- 62 ( Centro Sinistra ). Fanfani (4°) 22- 02- 62 al 16- 05-63 . Leone (1°) 21- 06- 63 al 05- 11-63 . Moro (1°) 05- 12- 63 al 26- 06-64 . Moro (2°) 22- 07- 64 al 21- 01-66 . Moro (3°) 23- 02- 66 al 19- 05-68 . Leone (2°) 25- 06- 68 al 19- 11-68 . Rumor (1°) 12- 12- 68 al 05- 07- 69 .

Rumor (2°) 05- 08- 69 al 07- 02- 70 . Rumor (3°) 27- 03- 70 al 06- 07- 70 . Colombo 06- 08- 70 al 15- 01- 72 . Andreotti (1°) 17- 02- 72 al 26- 02- 72 . Andreotti (2°) 26- 06- 72- al 12- 06- 73 . Rumor (4°) 07- 07- 73- al 02- 03-74 . Rumor (5°) 14- 03- 74 al 03- 10- 74 . Moro (4°) 23-11- 74 al 07- 01- 76 . Moro (5°) 12- 02-76 al 30- 04- 76 . Andreotti (3°) 29- 07-76 al 16- 01- 78 . Andreotti (4°) 11- 03-78 al 31- 01- 79 . Andreotti (5°) 20- 03-79 al 31- 03- 79 . Cossiga (1°) 04- 08-79 al 19- 03- 80 . Cossiga (2°) 04- 04-80 al 28- 09- 80 . Forlani 18- 10-80 al 26- 05- 81 . Spadolini (1°) 28- 06- 81 al 07- 08- 82 . Spadolini (2°) 28- 08-82 al 13- 11- 82 . Fanfani (1°) 01- 12-82 al 29- 04- 83 . Craxi (1°) 04- 08-83 al 27- 06- 86 . Craxi (2°) 01- 08-86 al 03- 03- 87 . Fanfani (2°) 17- 04-87 al 28- 04- 87 . Goria 28- 07-87 al 11- 03- 88 . De Mita 13- 04-88 al 19- 05- 89 . Andreotti (6°) 22- 07-89 al 29- 03- 91 . Amato (1°) 28- 06-92 al 28- 04- 93 . Ciampi 28- 04-93 al 16- 04- 94 . Berlusconi (1°) 10- 05-94 al 22- 12- 94 . Dini 17- 01-95 al 11- 01- 96 . Prodi (1°) 17- 05-96 al 09- 10- 98 (Ammucchiata:Ulivo,Comunisti italiani, Rifondazione

Comunista,Udier,Verdi, Italia dei Valori, Rosa nel Pugno )

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D’Alema (2°) 22-12- 99 al 19- 04- 2000 .

Amato (2°) 25-04-2000 al 11- 06- 2001 . Berlusconi (2°) 11-06-2001 al 23- 04- 2005 . ( eletto ) Berlusconi (3°) 23-04-2005 al 16- 05- 2006 . Prodi (2°) 16-05-2006 al 08- 05- 2008 . Berlusconi (4°) 08-05-2008 al 16- 11- 2011 . Monti 16-11-2011 al - 2013 . (Non eletto ) Letta - 2013 . (Non eletto ) Renzi - 2014 . (Non eletto ) ( s.e.o. ) Mìniti : Cammina prendendo per quella strada, giungerai prima. Mìniti : Dàtti da fare . Mìnna : Mammella della donna . Mirò : Ingorgo linfatico (?) glàndola, che si nota lontano dal posto

ove è sorto un forùncolo e simili. Mìsa : Ha messo . Mìsa : Mese di 31 giorni . Misaricòrdia : Misericordia, profondo sentimento di pietà. Misarrìzza : Misirizzi, ( che si deve rizzare, rizzarsi in piedi ):

giocattolo, trastullo infantile in forma di figura di legno leggiero o di altro materiale, che impiombata alla base, comunque si getti, non può che restare diritta / terza persona singolare / rizzarsi in alto .

Mìsaru Hanno messo, hanno ingiunto, hanno imposto le tasse; hanno messo, affisso il manifesto al muro; hanno messo mano sul lavoro ; hanno messo, appioppato, l’ingiuria .

Mìsaru : Misero, povero. Misàta : Mesata, mensile, pagamento alla fine del mese. Misatàri : Erano le donne con il marito in guerra, ogni mese, presso l’Ufficio Postale , incassavano il mensile erogato dallo

Stato ma non del re, Vittorio Emanale III , ma da Benito Mussolini, come il premio in lire ai genitori che davano il nome ai neonati: Benito, Vittorio, Elena, Margherita, ecc. .

Miscredènta : Miscredente, chi non crede nelle cose divine, di fede e religiose; ateo, eretico, settario. Manichèo, seguace dell’eretico Manète ( 3° secolo d.C.) ammetteva due principi creatori del mondo o formatori del mondo, l’uno buono, l’altro cattivo. Manète, fondatore della setta dei Manichei, credenti all’esistenza dei due principi il bene ed il male, in perpetua lotta fra loro.

Misdèa : Misdire, uomo bestemmiatore, che dice male, che contraddice tutto e tutti.

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Mìsi ‘e l’annu: Jennàru, frevàru, màrzzu, aprila, màju, ggiùgnu, lùgliu, agùstu, settèmbra, ottòbbra, novèmbra, dicèmbra .

Mìsi : Messi, messi al suo posto, sistemati . Misìnguli : Postille, scuse . “ nda mènta misìnguli ! “ Brighe fastidiose

a parole per imbrogliare, cercar rogna in affari altrui. Mìssa : Messa, rito domenicale cattolico – cristiano . ( Jàmu alla Mìssa, jàmu vigilanti, duv’è l’amànta nostru, stàmuni attènti; no’ ‘nghjàmu cu’ ppalòri stravagànti, si nno’ la Mìssa no’ nni sèrva nènta. La Mìssa ch’èsta

cosa assai ‘mporttànta, èsta ‘a passiòna ‘e Cristu e li turmènti. L’ànama mia tràsa dhà ìntru, e li penzèri mei stànnu davanti, e quàndu si lèva lu Càlicia Santu, lu Pàtra, lu hFìgghju, lu Spìrutu Santu ! ) Filastrocca che mia madre ,Paparo Maria “Cela” (1895 + 1984 ) , prima di andare a Messa, la diceva a memoria. ) > A cosa serve l’udir la Messa la domenica e nei giorni comandati, quando i vostri agi sono stati e lo sono il frutto di sfruttamento, di ipocrisia, ladronèccio ?)

Mìssa : Mèssa di requiem , opera di G.Verdi per A. Manzoni. Missàla : Messale, libro che contiere le preghiere da recitarsi dal

sacerdote durante la Messa. Missèra : Sòcero , padre del matito o della moglie / secerus / . Missèramma : Mio suocere . Mìssimu : Minimo, il pallino delle bocce. Mista : Scommessa, sfida . Mistèru : Mistero, arcano, cosa sacra; ciascuna delle verità,

soprannaturali e incomprensibili per la mente umana, che i fedeli, debbono credere: il mistero della Trinità ; cosa arcana : i misteri della natura ; cose le cui ragioni si tengono occulte: i misteri della politica ; i misteri del rosario : gaudiosi, dolorosi, gloriosi.

Mìstricu : Capezzolo della mammella; cosa piccola; cosa minuta di nessun valore ; oggetto inutile.

Mistùra : Mistura, mescolanza di varie cose, solfato di rame per irrorare le viti contro la peronospora; unguenti, ecc.

Mità : Metà, quantità di una delle due parti. “ hFìciaru a mmità ! “ Mìzzina : Località rurale, ortali, dirupo confinante con le case popolari di Gasperina all’estrema periferia di Via Marconi; ove vi è il sentiero pubblico che sale per la “ ‘Cona “ comunicante con il portone dei Celìa, ora sbarrato con

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grande cancello ; dirupo che scende sulla strada provinciale per Montauro / durante la seconda guerra mondiale, vi erano sotterrate 6 mine ove oggi si nota un muro secco di pietre. /

Mo : Mo, ora, adesso “ Mo vègnu, aspètta ‘nu minùtu ! “ Ora vengo, aspetta un minuto ! Mobìlia : Mobilia, arredamento per la casa. Mo mò : Mo, ora: or ora è venuto, all’istante, ma è andato via ! Mòccu : Moccio, escremento che esce dal naso, mucco, muco. Moccùsu : Moccioso . Mòda : Mòda. Modèstu : Modesto, che ha modestia . Modèstu : Modesto, nome proprio di persona. Mòdha : Molle, tenuta in acqua; pastella con acqua e farina. Modhàma : Parti molli, interiora degli animali macellati . Modhìca : Mollìca, briciola di pane ; midolla, parte interna del pane. Modhicàta : Mollicata di pane grattato. Modhìchi : Molliche di pane ; “ t’ ‘i cogghìsti tutti ‘i modhìchi ! “ Ovvero: la tua stirpe è tutta in te . Modhicùna : Impasto in bocca di mollica e altro. Mòdhu : Mollo, non duro o solido, tenuto in acqua, umido. Mòdu : Modo, maniera . Mòla : Mòla, macina da mulino, da frantoio; ruota di pietra arenaria

per arrotare coltelli e simili. Mòla : Molare, dente. Mòlla : Molla, lama sottile di acciaio o di altro metallo molto

pieghevole, che, lasciata libera, ritorna nella sua prima posizione: cilindrica o tensione; conica o compressione; a nastro elicoidale; a balestra .

Mòlla : Mòlla , lascia, lascia andare . Mollàra : Mollare, lasciare andare, mollare . Mollìja : Si lascia andare piano piano . Mòlussu : Pietra molle facile a rompersi , a screpolarsi. Monàrchicu : Monarchia, del partito monarchico . Morbbidèzza : Morbidezza, qualità di ciò che è morbido, delicatezza. Morìa : Morìva, da morire; grande mortalità per contagio;pestilenza. Morìmma do’ frìddu: Abbiamo sofferto, come morti, pel grande freddo . Morìmu : Moriremo. Morìra : Morire. Morìra : Morire . Morìu : Da morire, è morto. Morìrunu : Morirono. Morìru : Sono morti .

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( NEI VOCABOLI DIALETTALI SEGUENTI, si nota il raddoppiamento sintattico della T – t – per sottolineare la pronuncia locale di Gasperina, dura e forte . )

Morttàru : Mortaio col pistello “ morttàru e ppistùna “ . Mòrttu : Morto : defunto; palo morto di legno per staccionata e siepe; “ e caddi come corpo morto cade. “ (Dante. 1 5 142 ) Morttu : Morto: quando moriva un vicino di casa, i vicini portavano

ai parenti del morto, ‘U CUNZULU = cùnzulu ; vivanda a base di brodo con pastina o altro, per CONSOLARE / cùnzulu/ gli stretti parenti del morto, perché il focolare rimaneva spento per 8 giorni di lutto. Tradizione scomparsa nel nostro tempo della > “ nutella “ . Il rito della messa, veniva celebrato il mattino appresso, i parenti tutti si recavano in chiesa, in testa al piccolo corteo, un ragazzo portava un braciere acceso perché serviva al sacerdote per accendere con le bracia il turibolo /incensiere/ al centro della navata centrale > ‘a castedhàna < , parato di angeli e altro .

Mòrtti : Morti , defunti. Ma Gesù gli disse :

“ Lascia i morti seppellire i loro morti “ (Matteo:8, 22 ) Morvvìdha : Càccola, mòccio secco del naso . Morzzarèdha : Pezzettini di pane o di altro ridotti a pezzetti . Mòrzza : Morsa, strumento di legno o di ferro a tanaglia con una vite

per allargarlo o stringerlo per tenere fermo il lavoro,attrezzo usato da fabbri e falegnami .

Morzzèdhu : Prima colazione fatta con caffè o altro; morsello /da morso / boccone, pezzeto; specialità catanzarese composto da interiora di bestia vaccina : rognoni, trippa, coratella, ecc. al peperoncino piccante e salsa di pomodoro.

Mòrzzu : Pezzetto di pane , spizzico, un poco alla volta; può essere avverbio di tempo: “ ‘n’àtru mòrzzu , poi vègnu ! “

Ancora un minuto, poi vengo ! > mòrzzu > pezzetto ,spazio. Moticàra : Allontanare, muovere, spostare; rimuovere, muoversi . Mòtichi : Muovi, sposti, ti muovi, ti sposti . Motòra : Motore . Movìra : Muovere, muovere con le mani; spostare un oggetto. Movìru : Hanno mosso, spostarono come la pedina nel gioco della

Dama; hanno mosso la sedia, il mobile, la scrivania. Movitàri : Bambini giocherelloni che tutto toccano . Movitàru : Persona che non sta ferma; bambino che tutto muove come

trastullo. Mòviti : Muoviti, datti da fare, sbrigati.

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Mucatèdhu : Località rurale in agro di Gasperina. Mùca : Alimento ammuffito, mucido, che fa la muffa. Mucàtu: Pane o altri alimento vecchio già stantio. Mùciudu : Uomo lento sul lavoro, che si muove con lentezza. Mùffa : Muffa. Mugghjèra : Mogliera, moglie . Mugghièramma : Mia moglie. Mugghièratta : Tua moglie. Mugugnàra : Mugugnare, brontolare, lamentarsi. Mugùgnu : Mugugno, lamento. Mulinàru : Mulinaro, mugnaio . Mulinèdhi : 4 Mulini ad acqua lungo la mulattiera in Gasperina che

porta alla marina per comunale di Brìsi = Vrìsi . Mulinèdhu : Arcolaio fatto da 16 e più bacchette di legno intorno a cui si

colloca la matassa girando sullo stile dove è imperniato, la dipana e la massaia forma il gomitolo.

Mùlu : Mulo. Mulo: figlio di NN.In Gasperina vi sono tanti NN qualcuno ha avuto il Don .

Mùlu: Mulo, nato da un asino e da una cavalla. Figlio di nessuno. Mundàra : Mondare, togliere la buccia . Mundàti : Mondati, sbucciati, tolta la buccia. Mundizzàru : Luogo ove vengono scaricati i rifiuti, immondezzaio. Mundìzzi : Rifiuti di solidi urbani. Mùngia : Tu mùngi , mùngi=mùngia, io mùngo, da mùngere. Mungìra : Mùngere: le capre,le mucche, le pecore. Mungìra : Spremere un frutto, arancia,limone, uva. Mungipèdhu : Mongibèllo /Etna / vulcano siciliano alto metri 3279.

Eruzioni : 1603-1609-1634-1640-1646- 1689-1694-1702- 1780-1787-1802-1809-1838-1842-1886-1892-1896-1923. I Pagani finsero di esservi la fucina di Vulcano: i Ciclopi, che fabbricavano fulmini a Giove. Imprecazione bonaria verso un bambino per qualche marachella o scaramuccia . La mamma diceva : Ihìi, scustumàtu ! Chìmmu ti pìgghja ‘u Mungipèdhu !

Mungìru : Hanno munto, da mungere, mùnsero. Mungìstavu : Mungeste: arancia, limore, uva. Mungìsti : Hai munto, hai spremuto. Mungìtavi : Stringetevi per darmi e farmi posto. Mungiùta : Donna molto timida e di pochissima parola . Mungiùta : Spremuta, uva già torchiata; arancia spremuta . Mùnta : Rione pianeggiante in Gasperina, ultimo tratto di Via De

Gasperi ( già Via R.Margherita) vi era la fontana pubblica; rione che saliva per i campi, detta anche “ Vasìa “ , ora zona

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abitata con Ufficio Postale, Caserma Carabinieri e sale ancora il colle per la Via Aldo Moro, un tempo uliveti . (Mùnta cu’ mmùnta no’ ss’ affrùnta, frùnta cu’ ffrù nta s’affrùnta ! : monte con altro monte non si incontrano, ma fronte con altra fronte di persona, prima o poi s’ incontrano… )

Mùnta : Monte . “ vàssciati mùnta c’ ‘o tèmpu vìnna ! “ Abbassati monte che il tempo è giunto, è maturato. Frase riferita a chi si credeva essere alto, potente, forte, ma poi si è ridotto a zero nella bara . Mùnta : Voglia sessuale . Mùnta : Monte, rione di Gasperina (ultimo tratto dell’odierna via De

Gasperi, già via Regina Margherita ) Muntapaùni : Montepaone, Comune in provincia di Catanzaro. Muntaponìsi : Montaponesi, cittadini di Montapaone. Mùnti : Monti, montagne. Muntùna : Montone, maschio della pecora, ariete. Muntùra : Montura, uniforme . Munzèdhu: Macìa , monzicchio, monziglio ,mucchio, come legna,

terra ,carbone. Monzicchio, mucchio di checchessia, mucchio di pietre ecc.

Mùra : Muri, plurale di muro , mùra . Mùra : Frutti del gelso nere o bianche > mùra ‘e cèzu < ; mùra ‘e

ruvèttu, mora di rovo. Mùrga - mùrghi : Morchia dell’olio, > amùrca . Mùrga : Morchia dell’olio che nel frantoio viene incanalata nell’inferno, in dialetto “ Catrìculu “. Murggiùna : Uomo insensibile, cafone, scemo. Murinèdhi : Dolce di farina, mosto cotto (sàpa = vinu còttu) lunghi 6-8

cm. fritti in olio abbondante che si sfarinano in bocca. Mùrra : Morra, antichissimo gioco d’azzardo italiano che si gioca

con le dita della mano: due persone abbassano contemporaneamente il pugno destro distendendo velocemente le dita e gridando un numero tra 2 e il dieci; se il numero gridato corrispondende alla somma delle dita distese ( il pugno chiuso vale uno) si segna un punto a favore di chi abbia indovinato . Questo giuoco è proibito dalle leggi dei giuochi d’azzardo . Giuoco diffuso in Cina.

Mùrra : Tanta gente insieme, folla , massa di popolo. Murràta : Tanta gente insieme . Murrìti : Moine dei bambini che fingono di piangere per ottenere

qualcosa, rifiutando o accettando la cosa. Murritùsu : Bambino che fa il broncio, moìne ; hfàcia murrìti .

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Murzzionàta : Emulsionata, emulsione, ; sistema costituito da due liquidi non miscibili tra di loro, uno dei quali è distribuito nell’altro sotto forma di minutissime gocce sospese, il latte è una emulsione. Si dava ai bambini

Mùsca : Mùsca,Mosca, insetto fornito di proboscide a ventosa (musca domestica ) E’ irato, > òja hàva ‘a mùsca comu ‘u cavàdhu !

Mùsca cèca : Mosca cieca > gioco infantile: uno bendato agli occhi doveva cercare l’altro o gli altri, se toccati e indovinare i nomi, era una sua vittoria. Mosca cieca, altro giuoco > ( Il braccio sinistro alzato a manico d’ombrello, mano aperta sul lato a sinistra parietale per nascondere la vista, avambraccio e mano destra aperta dietro l’ òmero a sinistra; uno della squadra, dà nella mao aperta un ceffone e tutti gli altri intorno alzano l’ndice della mao destra, come dire : sono stato io e che fra i tanti deve indovinare chi è stato a dare il ceffone, se non individuato dovrà riprendere la stessa posizione, se indovinato, questi prenderà il suo posto )

Mùsca ciuccìna : Mosca asinina o cavallina, ippobosca, alata con zampe alte. Muscarèdhi : Moscerini fatti dalla vinaccia, resti dell’uva torchiata /

vinaccioli/ buccia dell’àcino e vinaiuoli ammassati / nòzzulu / ; insetto alato, invisibile e silenzioso, che punge succhia e va . (mangia, succhia e tace: (pappatàci ).

Muscatèdha : Razza di una bianca un po’ dura . Muscatedhùna : Uva zibibbo . Muscatèdhu : Uva con acini grossi come il zibibbo, zibibbo. Mùsca zzezzè : Mosca tse tse , glossina; mosca temibile. Muscàtu : Moscato , moscatello , vino ; vino di lusso con aroma

caratteristico di muschio. Mùscj ! mùscj !! Voce, carezze, fatta al gattino, o chiamare il gattino. Mùsscj : Flaccidi, mòsci . Mùssci, con doppia > ss < . Mùsscju : Floscio, moscio . invalido di un braccio “Hàva ‘nu vràzzu

mùsscju ! “ ; flaccido . Mùscula : La parte bassa del fuso di legno diritto e tornito, corpacciuto

al centro, qui il fusaiòlo = harttìcchiu viene fermato per far tenere a piombo il fuso ancora vuoto.

Mùsculi : Muscoli del corpo umano ed animali .

(Se ti venisse in mente di scrivere in dialetto, ricorda sempre le doppie consonanti e gli accenti tònici).

Muscùna : Moscone, simile alla mosca, che fa grande ronzio, è molto

sonoro .

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Musèu : Museo, raccolta di cose interessanti oer eccellenza d’ arte, per antichità ecc. .

Musica : Musica : armonia, arte dei suoni,lingua musicale, melica, melodia, musicaccia, musichetta, solfa. Segni musicali :

rigo musicale(5 linee e 4 spazi ); Chiavi : di sol (violino); di do (soprano) ; do (mezzosoprano) ; do (contralto) ; do (tenore) ; fa (basso) . Figure : breve, semibreve, valore 4/4; minima, 2/4; semiminima, ¼; croma, 1/8; semicroma, 1/16; biscroma, 1/32 ; semibiscroma; 1/64 . Per formare l’unità intera in uso, la semibreve di 4/4, occorrono le frazioni dei denominatori sopra indicate.

Alterazioni: diesis, bemolle, doppio diesis, doppio bemolle , bequadro, ritornello. Legature : di valore e di portamento.

Abbellimenti:acciaccatura,appoggiatura,gruppetto,mordentee trillo. Strumenti : legni ad ancia, ottoni, percussione ( batteria ), triangolo, campane, tam tam .

Musicànta : Musicante, professionista capace di suonare uno strumento e leggere lo spartito musicale /che musica-canta con lo strumento .

Musicista : Musicista: maestro compositore di musica. Musulìnu : Musulìnu, Giuseppe Musolìno, calabrese, definito brigante,

ma non lo è stato. Vendicò la sua innocenza scappando dal carcere, uccidendo tutti i testimoni falsi in un suo processo.

Mussalòra : Museruola /da muso / arnese fatto a strisce di cuoio o con altra materia, che serve a serrare il muso ai cani, e altrimenti perché non mordano, ai cavalli quando vengono ferrati, la mordacchia .

Mùssari : Cognome estinto in Gasperina, abitava a’ > cruciadavia < . Mùsscja : Flaccida, moscia . Mussìdhu : Ficodindia non maturo, con grinze e rughe al suo muso. Mussulìnu : Mussulìnu : dizione locale in Gasperina dei vecchi locali

in quel tempo. Mussolini Benito ( 1883 –1945 ) fondatore dei Fasci di Comabattimento in Milano nel 1919 . Primo Ministro, Presidente del Consiglio sino al 1926 , Governo di coalizione . Duce del fascismo, condottiero. ( Mussolini: Legge Agraria 7 dicembre 1928 bonifica integrale in Italia . 1926 Edificio Scolastico in Gasperina e in tutti i Comuni d’Italia ; 1926 Luce Elettrica in Gasperina ; 1928 Carta del Lavoro ; 1931 primo Acquedotto con 10 fontane pubbliche in Gasperina ; Carta di Identità ; 1933 IRI (Istituto Ricostruzion e Industriale ; 1933 Strada Statale 106 Reggio Calabria

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Taranto ; 1934 INAM –INPS ; 1935 Libretto del Lavoro etc. etc. etc )

Mùssu /a / : Muso, labbra e bocca ; grugno. Mùssu : Mùsso, cognome estinto in Gasperina : coniugi > Fulginiti-

Mùsso , abitavano in via Trento . Mussùtu : Con labbra grosse e sporgenti . Mustachedhùna : Zibibbo, uva pregiata . Mustàrdda : Mostarda, da mosto, salsa fatta son senape, farina, aceto,,

mosto e simili, e talvolta con aggiunta di frutta candite. Sàpa.

Mustazzòla : Mostacciolo, dolce a base di sapa ( mosto cotto – vìnu còttu) con poca farina, mandorle, uva sultanina, fichi secchi, ecc. : secondo gli usi e tradizioni locali .

Mùstra : Mostra, fa mostra ,rivolta di panno che si fa nel vestito. Mùta : Muta /da mutare /, il mutare // muta del vino, travasatura. Mùta : Muta, donna priva di voce:

“ ‘A hfìgghja muta ‘a mamma ‘a capìsscia ! “ = La figlia muta, la sua mamma la capisce !

Mutanti : Mutande . Mutàra : Mutare, cambiare ; mutare con altra cosa simile.

Mutàtis mutàndis / fatte le debite varianti // mutate le cose che devono essere mutate .

Mùtu : Muto. Muzzàra : Muzzare, mutilare, tagliare con un colpo forte e secco una

parte del tutto; mozzare le gambe. Impedire il respiro ; mozzare il fiato, il respiro ; e figur . un discorso .

Muzzàra : Mozzare, potare i rami. Muzzarèdha : Mozzarella, cacio fresco non fermentato , di forma per lo

più rotonda ; provola Muzzàta : Potata, troncata, recisa . Muzzàta : Comperare a colpo una partita di merce; offrire una cifra . Muzzatùra : Mozzatura, il mozzare, la parte portata via mozzando. Muzzètta : Mozzètta, piccolo mantello di seta con cappuccio, portato

dagli ecclesiastici, cardinali, vescovi, canonici ecc. Muzzarèdha : Mozzarella, cacio fresco non fermentato, forma rotonda. Mùzzica : Morde, pinza , punge come l’ape . Mùzzica-cùlu : Forbicina, insetto lungo un 10 cm. , con due setole dure e

curve a forma di pinza sull’addoma . “ Muzzicacùlu “ . Forficula auricularia ; vive sotto le cortecce; Forbicchia, Farvecchia . ( mùzzica, muzzicàra, muzzicàu : le api, le zanzare ecc. usano il pinzare )

Muzzicàra : Pinzare, morsicare. Muzzicàtu : Morsicato , pinzato, punto .

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Muzzicàta : Azione che si fa col pollice e l’indice stringendo un corpo sensibile; puntura, morso della tarantola, pappatàci, zanzara, mosca, pulce, scorpione ; morsicone .

Muzzàtu : Potato, troncato, sfrondato. Muzzicùna : Morsicata con i denti o con il pollice e indice della mano; puntura da insetto . Muzzùna : Mozzicone di sigaretta, cìcca . Mùzzu : Da mozzare, potare, io poto la pianta . Muzzètta : Mozzetta, piccolo mantello di seta con cappuccio, portato

dagli ecclesiastici, vescovi, canonici, ecc . . Muzzicùna : Morso, da morsicatura.

“ Nessùnu ti dìcia làvati, mu si’ cchjù bèllu ‘e mia ! “ Nessuno ti dice: làvati ! per apparire più bello di me !

N

Nabùccu : Nabùcco, opera lirica di Giuseppe Verdi . Nàbuc . Nàca : Portantina, letto funebre del Cristo morto il Venerdi santo;

portantina che dai tempi più remoti: imperatori, re, regine venivano portati a spalla da quattro sudditi; portantina che portandola in processione e solito che barcolla per Il fondo stradale o perché i quattro portantini non uguali di statura fanno barcollare il cataletto di qui e di là. Lettiga romana.

Nàca : Natica, movimento delle natiche, ancheggiare . Nàca-nàca : Che barcolla,movendo con le natiche; dente cariato, cadente

e dondolante che va a destra e sinistra . “ Cummàra, hàju ‘nu dènta chi mmi vàcia nàca-nàca ! “ Nacàtuli : Chiacchiere, dolce di carnevale, costituito da striscioline di

pasta fritte e spolverate di zucchero, altrove: frappè, cenci, crostoli . Il “glottologo” gasperinese certo G.Celia, ha scritto, stampato e venduto Per “ nacàtuli : “ ‘i pìtti cu’ ‘a nìpita “

Nàccari : Nacchera: voce di origine curda. Bossolo a forma di conchiglia, ciascuno dei pezzi di avorio che, interposti tra le dita della mano e movendo questa in modo che i due pezzi urtino l’uno contro l’altro , producono un suono col quale s’accompagnano in cadenza certi balli di origine araba o spagnola. Nella Carmen > di Giorgio Bizèt ,musicista francese (1838+1875), nella danza di odono questi suoni.

Nàhjja : “ Frògia “ narice del naso: Nà- hjja , la desinenza > hajja < ha suono soffiante, palatale con labbra aperte, suono unico.

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Nànna : Ava, nonna paterna o materna . ( nànnu, nonno; paterno o materno ) Un vostro “gasperinese” , ha scritto,stampato e venduto:Nanna:sf.- ninna nanna// hara a nanna,fare la ninna nanna .Sin dalla sua nascita in casa sua parlavano e cantavano la ninna nanna ? (ma la frase che ha scritto in dialetto: “ hara a nanna “ , si scrive e si scriverà : hfàra ‘a nànna = fare la nànna )

Nànnu : Avo, nonno materno o paterno. Pàtra do’ pàtra. Nàsscita : Nascita, natalità, natività .Dio disse : “ Crescete e

moltiplicatevi “ ( Gènesi : 1, 28 ) “ Quando le culle diventeranno vuote, la nostra società è in decadenza ! “ profezia di (Benito Mussolini ) Nàtaca : Natica . Natàla : Natàle : nascita di Gesù 25 dicèmbre . Natàla cu’ i toi, Pasqua cu’ cchu voi . Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi .

Natale: la festa di Natale venne istituita nel 138 dal vescovo Telesforo. Nei primi secoli, si celebrava in tempi diversi, causa la disparità delle opinioni, il giorno della nascita di Gesù Cristo. Fu il papa Liberio, primo, nel 357, lo celebrò il 25 dicembre.

Natàra : Nuotare . Natica : Natica . Natura : Natura, > ‘a natura < la natùra, la vagina, organo naturale

da dove la donna partorisce nuova vita per la procreazione. Naturàla : Naturale. Nàtu : Nàto. Nàtu : Che nuoto . Navata : Navata : la Chiesa di Gasperina ha tre navate, una centrale e

due laterali a crociera , rette da dodici colonne ottagone di grandi blocchi di pietra lavorata.

Navètta : Navetta romana del telaio con la cannetta col filo . nChjèmu : Vedi la voce > nDùccu < . nchjìmàra : ‘Nchjimàra, imbastire, imbastire con filo e ago due stoffe . ndè : D -Di – quarta lettera dell’alfabeto : a- mbè – ccè – ndè . ndiànu : Granturco, granoturco, mais . ndiànu cazzùna : Mais alto per foraggio, persona molto alta e stupida. ndròngalu : Portare a pentola, l’avversario vincitore della lìppa sulle

spalle. Ndrògalu, è il perditore che sta sotto. Persona scema. nDùccu : Ingenuo, cretino, scemo, si è fatto ingannare . Nàbuccu : Nabucco, opera lirica di Giuseppe Verdi,; Coro del

Nabucco: gli ebrei piangono la loro patria perduta . ( Vedi all’indice dei nomi citati : Verdi, tutte le sue Opere liriche).

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Né dèzza nènta : Né, negazione; non gli ho dato niènte , non gli ha dato niente.

Né òja e nnè ddomàna: Né oggi e né domani. Né òja né mmài : Nè oggi nè mai . Nèngastu : Frutto nè crudo né maturo. Negghjùsu : Annebbiato, cielo adombrato. Nellètti : Vedi la voce > Anellètti – ‘nellètti - . Nemmènu : Nemmèno, neanche / avverbio./ Nènta : Niente . Nepùta : Nipote . Nepùtamma : Mio nipote . Nepùttata : Tuo nipote . Neputèdha : Nipote, femminuccia. Neputèdhu : Nipote ancora bambino. Nervatura : Nervatura, complesso dei nervi ; le parti di tutte le parti di

una foglia. Nèrvi : Nervi , causare irritabilità e malumore. Nèrvu : Nervo , frustino fatto di nervi e pelli disseccati. Nervvùsu : Nervoso, irascibile. Nèsscia : Esce , va fuori; il cielo torna soleggiato . Nesscìa : Da nascere. Veniva al mondo. Il seme germogliato veniva,

usciva fuori dalla terra per salutare il sole. Nèssci : Esci, uscire . Tu nèssci ? – Tu èsci ? Nèssci : Nèsci, trasi e nnèssci, fingere di sapere e non sapere, fare il

finto tonto. Nesscìmma : Siamo usciti ; siamo nati, venuti al mondo. Nesscìra : venire al mondo , uscire di casa, uscire,scappare dal paese. Èsodo: uscita. Il secondo libro della Bibbia, nel quale si

narra l’uscita degli Ebrei dall’Egitto. Uscita o partenza di cose o di persone in gran numero.

(Oggi nel 2012 si ode e si legge la parola. “Esodati o Esodiati”. Se tale barbaro vocabolo viene da> Esodo < vorrei e voremmo sapere se questi operai difesi da questa nuova “grammatica”,cosa voglio dire : gli operai,sono andati via loro dalle fabbriche, o sono stati cacciati dalle fabbriche dai loro datori di lavoro ? ) Questo vorrei e vorremmo che ci venisse spiegato da questi “sindacalisti “ ; io scrivente sono ignorante.

Nesscìru : Sono usciti , sono nati. Nesscìstavu : Siete nati - usciti poveri e tali morirete; siete nato ricchi e

tali morirete . Nesscìsti : Sei uscito, sei nato ; sei uscito dal bar. Nesscitìnda : Esci, fattene fuori,

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Nesscitivìnda : Andatevene via . Nèssciu : Esco, vengo fuori . Nesscìu : E’ uscito . E’ uscito il tempo dopo la pioggia, si è

rasserenato; è uscito il numero giocato al Lotto. Nespulàru : Pianta della nespola, originaria della Germania. Nèspula : Nespola, frutto del nespolo. Nèsscia : Che esce di casa ; il tempo sta migliorando, schiarita. Nesscìra : Uscire . Nèssciu : Esco, vado fuori . Nesscìu : è uscito per fare la spesa; è nato, è venuto al mondo. Nevrastènicu : Nevrastenico, malato da nevrastenia. Nèu : Neo, piccola macchia , per lo più rotonda e nericcia , che

nasce naturalmente sulla pelle. Chu hàva ‘nu nèu e nno’ ssu vìda, hàva ‘na simpatia chi nno’ ss’ ‘a crìda “ > Chi ha un neo in un posto che non lo si può vedere, ha tanta simpatia che non si crede !

Ngè : G – gi , settima lettera dell’alfabeto . Ngòrddu : Ingordo, vorace in sommo grado nel magiare e bere. Nìcallu : Nichel , moneta di 4 soldi , metallo. Nìcchja : Nicchia . Nicòla : Nicòla, nome proprio. Ni còla : Ci fa bene: cibo, medicina, ecc. . Nìgra : Nera, di pelle nera , negra. Nìgra : Nera, uva nera ; di color nero . Nigredhùna : Vedi la voce > Grìcu nìgru / vitigno greco / . Nigruhfùmu : Nero fumo. Nìgru : Nero, di colore nero, negro. Ngonàgghja : Lato posteriore del ginocchio ove c’è il nervo plantere,

poplite , limitata da cordoni tendinei laterali. ‘Nimàla : Animale, bestia . ‘Nimèdha : Animella di osso: bottone per camicia,giacca e pataloni ‘Nìmulu : Arcolaio . Vedi la voce . Animulèdhu . Nìnna : Nenia, ninnananna : E bbèni sònnu, e bbèni pigghjatìlu, ‘nu paru d’uri e ppoi votatimìlu, oh oh ! Santu Nicòla de cca passàu, de tìa tantu nda dumandàu ! Nìnna : Diminutivo di Marianna . Nìpita : Nèpeta. Pianta che fa le spigle con semi piccolissimi . “ pìtta cu’ ‘a nìpita “ . dolce a forma di mezzaluna ripieno

sigillato il suo arco con lo stampo di una chiave. Nìva : Neve : “ pùdhura “ > biòscia < neve molle, caduta di

fresco che si scioglie subito . Nìva cu’ vinucòttu : neve con il mosto cotto > SAPA .

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‘A nìva ‘e Marzzu, è ccomu ‘a donna ‘mpalàzzu, dura poco, si scioglie presto.

Nìva : A’ squagghjàta da’ nìva cumpàranu ‘i strùnzi ! / A neve squagliata si fanno notare gli stronzi ! / Nivèra : Deposito ove si immagazzina la neve sopra foglie di quercia

e paglia, coperta di foglie e di paglia, luogo buio, asciutto privo di finestra; nivèra, luogo freddoso.

Nivicàta : Nevicata, caduta di molta neve. Nivicàu : E’ nevicato . No : Vedi alla voce Sì . Nnòcca : Fiocco /floccus/ nodo, legatura di un nastro con doppia

cappia;fiocco che si fa al collo del grembiule degli scolari : azzurro per i maschietti, rosa per le femminucce; nnòcca, nodo che si fa alle scarpe con le stringhe.

Notàru : Notaio, notaro . Nottata : Nottata, dalla sera al mattino. Nòva : Nuova . Nòva : Nuòva, novità : Sant’Andrìa porttàu la nòva, cha lu 6 è

dde Nicòla, cha lu tredici è dde Lucìa, ‘u vinticìncu do’ Missìa .

Novacèntu : Novecento = 900 /arabo/ = CM / romano/ > nove volte cento.

Novanta : Novanta = 90 numero arabo; XC numero romano . Novèmbra : Novembre , undicesimo mese dell’anno gregoriano, istituito

da papa Gregorio XIII ; nono mese del calendario giuliano istituito, da Giulio Cesare , in quel tempo l’anno iniziava a marzo , quindi: da marzo a novembre si contano nove mesi.

Nòvu ‘e zèzza: Nuovo di zècca, mai usato. / Dolce stil novo. / Designazione critica, desunta da alcuni versi di Dante (Purgatorio XXIV-49-62 ) .

Nòzzula /i-u-/ : Nòccioli, la parte interna dura e legnosa di certi frutti come nella prugna, nella pesca, nella nespola, nella uliva, negli acini dell’uva /vinaccioli / .

Nòzzulu : Sànsa / sànza/, ciò che rimane delle olive frantumate e pressate.

Nucàra : Pianta del noce . ‘Nucènta : Innocente, bianco, casto, puro come un bambino.

Strage degli innocenti : Strage dei nati maschi : Sacra Bibbia , Esodo. nascita di Mosè , capitolo 2 ; Strage degli innocenti, nascita di Gesù Cristo: Vangelo di Matteo , capitolo 2 .

‘Nucènzu : Innocènzo (Santo) . Protettore di Gasperina; di lui abbiamo poche o niente notizie; Martire tra altri

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10 martiri Santi, troviamo il suo nome nella vita di San Lorenzo , martire sotto Valeriano ( +258 ) il 10 Agosto. Il sacerdote, don Raffaele Procopio, gasperinese, stampò in Napoli (1840) i panegirici relativi al Santo. Copia dell’Edizione viene conservata in casa di Antonio Pisano in Gasperina. ( Un tempo chi si univa in matrimonio, il rito si celebrava sul primo altare a destra dedicato al Santo Patrono ) “ Ihi ! chìssu, mo ‘a pòrtta a Ssàntu ‘Nucenzu ! “ = Questo che pretende a sposa Maria, non condurrà Maria all’altare di Sant’ Innocenzo ! La festa ricorre il 6 Agosto. Si festeggiava anche il 5 febbraio per aver protetto Gasperina dal terremoto del 5. 2.1783. Ma le tradizioni religiose, quasi sono scomparse, nel mentre la… pancia forma l’ EPA . Il nome di Innocenzo, si legge nella vita di san Lorenzo, diacono e martire romano del secolo III . San Sisto papa gli commise la cura dei tesori della Chiesa; avendo ricusato di consegnare il tesoro all’imperatore Valeriano, fu battuto con verghe e fatto morire in una graticola sopra carboni ardenti (258).Gli Atti che vanno sotto il suo nome sono apocrifi. Innocenzo: 13 sono i papi con questo nome. Ma l’Innocenzo, patrono di Gasperina non compare nella letteratura ecclesiastica.Sisto, nome di 5 papi:Sisto II, ateniese, succedette nel 257 a Stefano; subì il martirio sotto Valeriano (258 ). L’Innocenzo patrono di Gasperina,molto giovane, sarà stato ucciso unitamente ad altri martiri il 10 agosto martirio di san Loren zo.

Nùci do’ còdhu: Vertebre cervicali . Nùcia : Noce con due valve e all’nterno 4 gherigli da mangiare. Nucìdha : Nocella . Nùda : Nuda . Nùdaru : Nodo : a piede di pollo semplice, a piede di pollo doppio a

corona, impiombatura, gossa impiombata, semplice , di Savoia, piano ; della cravatta, della stringa per le scarpe, al fazzoletto per ricordare qualcosa .

Nùdara : Nodi . Nùdari : Nodi . Nùdhu : Nessuno. La desinenza >dhu < , ha suono aspro, ronzante,

dentale, labbra socchiuse . Nu- dhu . Nùdi : Nudi . Nùduru : Nodo . Vedi > nùdaru < . Nùdu : Nudo .

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Nui-àtri : Noi altri ; nuàtri . La desinenza > àtr i, ha pronuncia dentale, direi, come il 2 inglese , two .

Nùi : Noi, pronome . ‘Nu : Un , uno . ‘Nu mòrzzu ; ‘nu pèzzu, ‘n ‘ hòmu. / un pezzetto; un pezzo; un uomo . / Nùnnu-nùnnu : Passo di canna vuoto, si taglia da un lato, dal lato

opposto e sotto il nodo. con coltello tagliente, si taglia alla distanza di uno o due centimetri la parte legnosa rispettando e riservando intatto il sottostante velo interno della canna, portando alla bocca il velo ed emettendo poca aria, si ode un suono sonoro ronzante .

“ òja pe’ òja, domàna pe’ ddomàna ! / oggi per oggi, domani per domani ! /

Campare e consumare tutto in giornata .

O Òbblicu : Obbligo, obbligazione, carico, dovere. Obblìcu : Obbligo; inclinato dalla perpendicolare, sghembo . “ non tiro più le rime sghèmbe “ (D’Annunzio ) Tutti i tetti sono obbliqui . Obbligàtu : Obbligato . Òbu : Òboe : strumento musicale dei legni con doppia ancia

leggermente conico sfasato all’estremità inferiore. Oh, lovè ! : Esclamazione di curiosità : è possibile ? mai visto ! Oh (pronuncia òh ! ) usato per esprimere, gioia,piacere,

meraviglia, dolore o sdegno : oh, bene ! ; oh, che stranezza ! Lovè ! : guarda là ! ; guarda là che novità ! . Si può dire anche : oh , lovì !

Ocarìna : Ocarina, strumento musicale a fiato di terracotta, zufolo. Oh mbè ! : Esclamazione avversativa, vedi cosa fa ? Occhjàli : Occhiali, lente per la vista . Òcchju : Occhio, occhi . Òcchju d’àcqua : Pioggia improvvisa col cielo soleggiato . Vìdhi vìdhi, che

piove e non piove dal cielo. Òcchju ‘e hfàva : L’occhio della fava, ilo . Òcchju màlu : Malocchio; vedi malòcchiu . Òcchju paùna : Occhio pavone, pavone di colore azzurro, lunga coda con

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penne verdi, con una macchia azzurra in forma di occhio alla estremità; persona vanitosa .

Òcchju ‘ e vita : L’òcchio del tallo, tralcio della vite su cui si opera l’innesto. Ohfàna : Persona fatantica e profana in ciò che dice e nel vestire. La seconda sillaba > hfà < gutturale, con aria sforzata, la

acca, lettera muta, nella pronuncia locale indica, l’asprazione della èffe facendo sentire la a .

Ohfè ! : Voce che indica meraviglia negativa o positiva; oh-hfè – la desinenza > hfè < gutturale con aria sforzata .

Ohè ! : Oè !: voce per chiamare qualcuno, pronuncia gutturale- ohè la H indica pronuncia con fiato sforzato; ohè chi ddìci ! Ogghjàru : Luogo dove si conserva l’olio nelle giare e bottiglie di vetro. Ogghjàstru : Ulivo selvatico . “ agghjàstru “ . Ogghjàta : Vivanda con olio abbondante .

“ ‘nzalàta, mia ‘nzalàta, de sala ‘na pizzicata, de ògghju, ‘na d’ogghjàta ! “

Ogghjulàru : “Caràtulu “ : Capo del frantòjo, del trappèto > troppìtu < , capo dei frantojàni, colui il quale sa dividere e quantificare l’olio ricavato dalle olive frantumate .

Olivàstru : Di colore olivastro . Oh lovè ! : Espressione di novità, di eccezionalità, cos’è ? – Oh lo vì ! : Moderna voce, segnale sonoro nel cellulare-telefonino,

quando si chiama un amico e questi ha il telefonino fuori posto, alla fine, finita l’attesa : oh lo vì- oh lo vì – oh lo vì !

Òja : Oggi . “ òja pe’ òja, domàna pe’ ddomàma ! alla giornata. Òja pe’ òja : Oggi per oggi . Òmu Qualùnca : “ Uomo Qualunque “ , movimento politico fondata da

Guglielmo Giannini nato a Pozzuoli ( 1891+1959) . Nel 1945 poi in partito politico, nel 1946 , ottenne 48 deputati .

Òmu : Uòmo – uò-mo . Onèsta : Donna onesta, illibata, ponderata, seria. Vedi la voce- Bella. Onestà : Onestà, la qualità di chi è onesto, candore . Òpera : Composizione musicale, opera lìrica. (Vedi all’indice dei

nome G. Verdi -TUTTE LE SUE OPERE -) Operàju : Operaio. Operaziona : Operazione chirurgica; operazione numerica di un

problema. Òppiu : Oppio del papavero che addormenta . Vedi “ Adòbbiu “ . Oràriu : Orario. Òrbu : Orbo, privo della vista, cieco. Òrdìna : Ordine . Òrganu : Organo, strumento musicale a canne.

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Organista : Oraganista, suonatore di organo. Organzìnu : Filo di seta composto di tanti fili ritorti per fare l’ordito. Orgicèdhu : Pesce, frittura , neonato della boga – “vòpa” – boopis ,

latterìno (?) della famiglia della > Fragàglia < Òrggiu : Orzo / hordeum /, essere irto, perché ha spiga irta e irte le

ariste. (rèhjji ) Orlata : Veste con l’orlo, con la balza. Orlatura : Stoffa accorciata della vestre, balza. Òrlu da’ vesta : Fimbria, balza ; orlo della veste. Òru: Oro. Dove l’oro comanda: amore, fede, libertà e felicità

spariscono . Orvicàra : Seppellire . Orvicàtu : Seppellito. Òrvu : Orbo, quasi cieco, privo della buona vista. “Lo mento a guisa d’orbo,in su levava“(Dante.2-13-102 ) Osànna : Osànna -Evviva, evviva al Redentore ! Òspita : Ospite, invitato a casa o al ristorante; l’òspite è sacro . Aneddoto locale e storico in Gasperina: Il Maestro della Banda musicale di Gasperina, Juzzolini

Venturino, in una delle sere che provava opere e sinfonie; un certo appassionato di udire queste prove > Pasquale Vono < di Gasperina, si fermò sull’uscio della sala, il Maestro lo vide e disse ai musicanti: “Questa sera abbiamo l’ospite ! “ Il povero Pasquale Vono, che nulla capiva e specialmente la parola OSPITE , rispose al Maestro : “ Maèstru, si ospita è ‘na mala palòra, ospita Vui e ttùtta ‘a ràzza Vostra ! “Maestro, se ospite, è una brutta parola, ospite Voi e tutta la razza vostra ! “

Òssa : Ossa umane . Òssu : Osso animale . Òssu sàcru : Ossa sacrali sopra il coccige . Òstia : Ostia. Ostia, particola benedetta ( Transustanziaziòne)

Òstia > hòstia < , vittima, che si sacrificava agli Dei pagani. Pane azimo in sottile falda, che il sacerdote consacra e offe nel sacrificio della Messa. ( viatico, particola, specie, ; comunione, ciborio, ostensorio, corporale, eucaristia, cialda, capsula, cacher ) Òstia: particolo che i fedeli cristiani cattolici prendono durante il rito della Santa Messa dopo la consacrazione della stessa ( transustanziazione secondo la dottrina teologica che ammette che il pane e il vino nel

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Sacramento dell’altare, pur rimanendo gli stessi negli accidenti, sono però convertiti come sostanza nel corpo e nel sangue di Gesù Cristo. L’ atto e l’effetto del trasustanziare il mangiamento del pane e del vino che avviene nel sacramento dell’ Eucaristia.

Ottavìnu : Ottavino, flauto piccolo, un’ottava in senso musicale,sopra al flauto traverso normale . Ottàvu : VIII-ottavo. Ottòbra : Ottobre . Ottùna : Ottone . Òttu : Otto = 8 = VIII romano. Ottùni : Strumenti musicale di ottone: Tromba di orchestra; tromba

naturale senza cilindri e senza pistoni; cornetta; corno; trombone a tiro; trombone a cilindri; trombone a pistoni: flicorno tenore ; trombone baritono ; basso tuba semplice e a tracolla; flicorno contralto.

Òvu : Ovo, uòvo –uòva / uò-vo / di forma rotondo o ovale ; la chiara,il bianco dell’uovo, l’albume; il rosso dell’uovo, il tuorlo.

“ ‘A gadhìna hfàcia l’òvu, ‘o gàdhu ‘i vrùscja ‘u cùlu ! “ Tu fai uno sforzo fisico, quello che hai accanto sente dolore; vale anche a livello di compromesso, impegno, parola data

che dà fastidio a chi nulla fà .

Òvungudhìtu: Fungo Gonfìdio/ Gomphidius / (?) , corpo grosso, formato

da cappello non grande, con lamelle grasse, gambo con velo viscido .

P Pàccarru : Ceffone, sberla , pacca. Pàccharri : Ceffoni, sberle ; pasta somigliante ai ravioli . Pàccarri : Sberle, ceffoni, manate . Paccarrijàra : Menare, prendere a sberle . Pacènza : Pazienza. Pachèttu : Pacchetto , pacchetto di sigarette, pacchetto postale, pacco.

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Pàcchja : Pàcchia, condizione di vita eccezionalmente piacevole e favorevole, senza responsabilità e in cui abbonda ogni sorta di piacere.

mPacchjàra : Lanciare qua e là sul muro senza competenza la malta o altro ; imbrattare, sporcare.

mPacchjàra : Accusare altra persona in un fatto che non ha commesso. Pàcciu : Pazzo . mPàcciu / mi / : Faccio tardi > mi mpàcciu < . Pàccu : Pacco . ‘mPàccu : Impacco, impaccare , fare il pacco . ‘mPàccu : Impacco, bagno di lenzuolo bagnato e avvolto inorno al

corpo ; pannolini imbevuti in acqua calda e medicinali. Padana : Padana, Padania, Lombardia . Pàdha : Palla : da sparo; palla di legno da giocare in terra: giocare

alle bocce; pallottola da sparo. Padhàta : Colpo d’arma da fuoco. Padhùna : Palla di carta, palla di neve, composta con le mani a palla; palla di cera, palla di sego . Pàga : Pàga, pagamento di salario (Salario: la razione di sale

accompagnata da viveri, data ai soldati e magistrati per il loro mantenimento.)

Pagamèntu : Pagamento, l’atto del pagare Pagatùra : Persona senza debiti che paga sempre le sue spese. Pagatùra !! : Persona poco raccomandabile nel pagare, voce espressa con

la eslamazione per sottolineare che non ha mai pagato a nessuno.

Pagàtu : Pagato con quietanza, con ricevuta. Pàgghja : Paglia . L’ homu senza dinari, è ppàgghja e ffùsca . L’uomo senza danari, è paglia e pula /invoglio del grano . / ‘mPàgghja : Impaglia la sedia ; “ si ‘mpàgghja “, si mette in soldi . ‘mPagghjàra : Impagliare la sedia o altro . Pagghjalòra : Luogo per la paglia, mangiatoia dell’asino. Pagghjàru : Pagliaio di campagna per rifuggio . Annu s’arddìu ‘u pagghjàru, aguànnu nèsscja ‘u hfùmu. L’ anno scorso si è arso il pagliaio, quest’anno esce il fumo. Rimuginàre un fatto passato senza più ottenere un nulla. Pagghjàru : Pagliaio per rifuggio e per dormirvi.

“Ànnu s’arddìu ‘u pagghjàru, aguànnu nèsscja ‘u hfùmu ! “ Vuol dire: cose vecchie riesumate . Pagghjètta : Paglietta, cappello di paglia basso e con tesa piatta intorno,

da uomo . Durante il fascismo, veniva distribuita gratis a tutti i contadini d’ Italia nel periodo della mietitura .

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Pagghjùna : Saccone pieno di foglie - brattee di mais o di fieno per il letto.

Pàgiana : Pagina . Pàgina : Pàgina . In dialetto come in italiano si scrive con una G ; Il vostro G.C. nel suo dialetto ha scritto : Paggina . Pàgliu : Palio, il rivestimento liturgico dell’altare , paliotto, che

nasconde la parte anteriore della mensa . ( grande tela rettangolare rossa, retta da 6 pali portati da 6 chierici disposti lateralmente, sotto al Palio, ancora un ombrellino portato da un chierico per coprire la pisside che porta il sacerdote con due mani in processione del Corpus Domini > Festa del Corpus Domini, creata dal Urbano IV, 1264 . Nel 1316 , il pontefice Giovanni XXII vi aggiunse la solenne processione nel giorno della santissima Trinità. Pio X nel 1911 la trasportò alla domenica dell’ottava della Trinità )

Pagghjàru : Pagliaio, cumolo di paglia di forma conica che fanno i contadini per momentaneo riparo in caso di pioggia, o per riposarsi. Annu s’ arddìu ‘u pagghjàru, aguànnu nèsscja ‘u hfùmu ! /L’anno scorso si è arso il pagliàio,quest’anno si nota il fumo ! / - rievocare un fatto quasi scordato .

Pagghjàzzi : Residui di paglia, stoppaglie, accumulo di pagliuzze. Pagghjùna : Saccone, pagliericcio pieno di paglia. mPajàra : Legare il giogo sul collo dei buoi per tirare il carro.

Appaiare i buoi sotto il giogo “ jòvu “ e legarli allo stesso per trainare il carro.

Pàjaru : Collare largo e spesso di cuoio al collo dei buoi con campanaccio; quando viene > appaiato < con altro bue, “ ‘u pàjaru” viene legato al giogo > jòvu < che posa sul collo delle due bestie, > ‘u pàjaru < forma il collare. indi per tirare il carro.

Paìsa : Paese . (A te paese mio che lasci andare I figli tuoi lontano e sempre chini… rivolgo il canto che non so scordare canto d’amore che non ha confini ) A.Pisano . Paladina : Località rurale in agro di Gasperina . Palàmatu : Palàmito, palamiti ; pesce della famiglia degli sgombri. Palàtu : Palato della bocca . Palàzzu : Palazzo . Palèdhi : Scapole dietro le spalle che sostengono gli òmeri .

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Palèdha : Scapola della spalla, largo osso appiattito , triangolare, posto dorsalmente,al quale si articola l’omero (ò-me-ro) .

Palètta : Paletta di ferro per le braci nel braciere o al focolare . Palizzàta : Palizzàta, steccato continuo di pali per chiusura di campi. Pàlla : Palla per giocare. pallina : Pallina. Pallòna : Pallone del calcio per giocatore dilettante e professionale

da giocare nel campo : largo 90 metri, lungo da 90 a 120 metri; porte con la rete lunga 7, 30 metri, altra 2, 45 metri; area di rigore 18, 30 metri ; il rigore viene tirato da 11 metri dalla porta dal punto segnato ; squadre formate da 11 giocatori .

Palòra : Parola . Il fidanzato alla fidanzata, indifferente ormai, sotto la finestra va cantando : Vorìa mu ti li dìcu du’ palòri cha cchjù nnimìci no’ ppotìmu stàra !

Paloràccia : Parolaccia . Palùmba : Palombella, colombo . Palumbèdha : farfalla . Palùmbu : Palombo, pesce. Pàmpana : Pampino della vite . Pàna : Pane di farina di grano. “ Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle lo scendere e ‘l salir per altrui scale .

(Dante. 3 – XVII –58,59, 60 ). Pàna àjamu . àjimu: Pane àzzimo non fermentato privo di lievito. Pàna ‘e ‘ndiànu : Pane di mais , farina di granoturco. Pàna : ‘U pàna hfàllu ‘u dura, /il pane fallo durare/

‘e pasta quantu basta, / di pasta quanto basta / ‘u vinu cu’ mmisùra ! / il vino con misura /

Pàna ‘Ngranàtu : Pane di mais e farina bianca . Pàna frèsa : Pane con poca farina bianca e crusca, affettato e tostato;

ciambella cotta al forno smezzata in due parti in orizzontale e rimessa nel forno per essere tostata ; come bruschetta:

con olio, aceto, aglio trito e origano, è un ottimo pasto . Panacòttu : Pane cotto per svezzare i neonati . Pàna : Pane: pagnotta, biscotto, ciambella,galletta; grissino,

schiacciata, cacchiatella; chifel, semel, brioche/ ammuffito,avvincidito, azzimo; boffice, bianco, biscottato; caldo, casalingo, croccante; inferigno, integrale, mencio, nero, raffermo; rinvenuto, rammollito, secco; sfornato, stantio, salcigno, scuro;

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scilivato, tenero, vincido / di lusso, di segale, di orzo; di vecce, di glutine / corteccia o crosta (scòrzza), midolla o mollìca, orliccio, / boccone, briciola, cantuccio, fetta; frusto, mica, minuzzolo, morsello, rosicchio, tocco, tozzo (tòzzulu) / bastoncino, bastone, cornetto, filone ; filoncino, coppia, pìccia; crostino, panino imbottito, tartina/ affettare, rompere, sbriciolare; scantucciare, tagliare, spezzare, / panzanella, marzapane, panettone, panare, panetteria, PANIFICAZIONE.

Panajìa : Località rurale in agro di Gasperina confinante “Suvarello”, “Parma “ e “ Celulli “. Proprietà di R.Milano . Panaràcchju : Grande paniere fatto di cannette, panciuto e con manico,

paniere per contenere: castagne,fichi, ortaggi e frutta di ogni genere pieno non nel proprio orto , ma nell’orto altrui...

Panaràta : Panierata, quanto contiene un paniere. Panarèdhu : Piccolo paniere con manico arcato per bambini. Panarìcchju : Piccolo paniere di vimini, panciuto con manico, per

contenere la colazione dei bambini che vanno all’asilo. Panarìcciu : Patereccio, infiammazione delle estremità delle dita, vicino

all’unghia dopo lùnula ( parte dell’unghia , di color bianchiccio, di forma semilunare, che è presso l’attaccatura dell’unghia al dito, giradito, patarèccio .

Panàru : Paniere con manico, panciuto, fatto da cannette e vimini . Un tempo serviva per contenere il pane e companatico per i

contadini chiamati a lavorare i campi alla giornata . ‘mPanàta : Panata: pane, ricotta fresca e calda, zucchero e siero; si

faceva presso il luogo ove là vi erano le mandrie, servita in piatti di legno e cucchiai di legno costruiti dagli stessi pastori .

Pàncaru : Località rurale in agro di Gasperina . Pàndalu : Come fosse morto, “si jettàu pàndalu; càtta pàndalu ;

mi càtta pàndalu pàndalu e ncòdhu = addosso “ . Pannìja : Spanna, misura; che misura nel giuoco delle bocce la

distanza delle bocce lanciate rispretto al pallino “mìssimu ” = minimo in dialetto, o con compasso di legno, o “ cùn ‘nnu lignicèdhu” . (pànna e spànna: la spànna è la la misura, la distanza tra la punta del dito mignolo e quella del pollice nella mano compiutamente slargata e distesa, palmo della mano ).

Pannìzzi : Pannolini di lino per il neonato; pannìzzi ‘e nìva , fiocchi. Pannìzzi do’ linu : Lische che cadono filando o cardando il lino.

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Pannizzìja : Incomincia a cadere la neve, “pannìzzi” fiocchi di neve . Pàntacu : Schianto improvviso, malore “ ‘u pigghjàu ‘nu pàntacu ! “ Pantànu : Pantano . Pànticu : Schianto improvviso, malore ; “ ‘u pigghjàu ‘u pànaticu “. Pànti : Diminutivo di Pantaleone, nome questo molto comune e

diffuso nella città di Montàuro, dato in onore del loro patrono San Pantaleone – Medico e Martire -

mPantùna : Uomo da nulla che sta li,osserva, ma non interviene . Pànza : Pancia . Pànza ‘e hfòra: Epa . Panzanèdha : Panzanella, fetta di pane arrostita con aglio, olio, sale, e basilico; cresentino. Panzarìnu : Uomo avido ed insaziabile di cibo. Panzìsca : Da pancia, pancia ,ventresca,da ventre;di tonno, baccalà ecc. Panzùtu : Panciuto, che ha la pancia grossa, ha l’epa in avanti . Pàpa : Sommo pontefice è il Papa . Da San Pietro a Francesco ( abbiamo avuto 266 Papi . - Io ne ricordo 7 - ) Stàcia comu ‘nu Pàpa ! vòla servvùtu comu ‘nu Pàpa !

(Vedi la voce : Pontèhficia –Pàpi – vedi elenco .) Papàgna : Frutto rotondo del papavero con molti piccoli semi per

decotto sonnifero = oppio . Papàgna /u : Cazzotto, manrovèscio ; “ Ti jèttu ‘nu papàgnu e t’

addormèntu ! “ ( Ti dò un cazzotto e ti addormento ! ) ; cazzotto dato nella tempia . Cazzotto = papàgnu, come sonnifero eterno.

Papàgni : Frutti tondi del papavero con molti piccoli semi, dai quali si estrae un decotto sonnifero; oppio .

Papàgni : Sberle, cazzotti, manate, manrovesci sul volto altrui. Papalèi : Ragnatele . Si usavano che per fermare l’uscita di sangue da

una piccola ferita, si applicava porzione di una ragnatela, o si spaccava una canna dal fusto vuoto, per estrarre dall’interno sopra i nodi, la bambagina rotonda bianca .

Papalìna : Moneta del Vaticato. Papalùtu : Voce inventata da anziani e vecchi rivolta a bambini per

mettergli paura, non farli cadere in trappola di qualcosa o di qualcuno, personaggio immaginario.

Pàpara : Papera . Paparìja : Che gode di agiatezza e spazi in sua libertà . Paparìjàra : Godere agiatezza con mezzi diversi, il godere liberamente

come una pàpara in tanto spazio. Paparìna : Rosolaccio, pianta che cresce nel grano, pianta delle

papavere, con foglie pelose, petali grandi e rossi, con calice

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caduco, cresce nei campi di grano, sbagliando diciamo papavero .

Papàu : Voce per spaventare i bambini, papàu, persona immaginaria. Papazzàna : Vedi la voce Papùzza . Papùzza : Papùzza, papazzàna ; Fitofagi, piccolo corpo tozzo e peloso come grandezza, è simile alla tarma. Si trova sovente nelle

fave secche tarlate che restano col buco . Pàra : Somiglia, sembra lui , idea di vicinanza all’altra persona. “ Così è, se vi pare “ ( Pirandello ) . Pàra : Para, cauciù, gomma ; Para, uno degli Stati confederati del

Brasile , dove è un importante mercato di gomma . Paracadùta : Paracadute. Il primo che usò il paracadute è stato il

francese: Garnerin (Andrea) 1769 + 1823 . Paracàrru : Paracàrro, colonnetta di pietra collocata lungo le strade,

come riparo per i carri che vi passano. Paràcqua : Paràcqua, ombrello. Paràggi : Paraggi, luoghi fuori mano. Paraggìricu : Panegirico, solenne discorso fatto dal pulpito . Paragòna : Paragone, atto che si mette a confronto in cose tra loro per

conoscere la loro uguaglianza o disuguaglianza, conformità o diversità.

Paragonàra : Paragonare, fare confronto . Paràllissi : Paralisi, allentamento, distacco, malattia di centro nervosi. Paràncu : Paranco, sistema composto di due carucole una fissa e

l’altra mobile Pàranu : Sembrano somigliano. Pàra pàra : Distesa sul letto; granaglia messa nello staio fatta a rasera

senza il colmo o seminata uniforme sulla terra . Parapèttu : Parapetto in muratura o in ferro per protezione . Parapìggjàu / si / : Ha scambiato la vera risposta con altra, si è ingarbugliato

come la pulce nella stoppa. Paràra : Parare, coprire con parati: parò tutta la chiesa; operazione

che spetta al portiere nel giuoco del calcio, bloccare il pallone fuori dai pali, della traversa e della linea bianca tracciata per terra tra un palo e l’altro della porta, lunga 7,32 metri , alta 2,44 ; a 11 metri, dal centro della porta, è segnato il punto per massima punizione detto tiro di rigore .

Paràra : Parare, vestire con paramenti. Parastòcculi : Fregnacce,frottole,sciocchezze.”Chi vòi ‘si parastòcculi ! ” Paràta : Addòbbo , adornata . Paràta : Parata, azione del portiere nel giuoco calcio. Paràta : Parata militare.

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Paràtu : Addobbo, paratura nella chiesa; disposizione, esposizione di oggetti . Hfìcia ‘u paràtu !

Paratura : Due, cosa doppia, “ ‘na paratura ‘e scarppi ; ‘na paratura ‘e cammìsi ; ‘na paratura ‘e cazùni . “ ‘na parìgghja “ ; ‘na

paratùra ‘e denti, protesi dentaria superiore e inferiore . Paratura : Paratore , chi fa parature per le chiese. Paravèntu : Paravento , suppellettile a telai con cerniere pieghevole. Parènta : Parente,vicino o lontano:ARCAVOLO , padre del bisnonno,

parente di sangue dello stesso cognome. Pargalìa : Parghelìa, Comune in provincia di Catanzaro ove nacque

Antonio Jerocades –autore della Lira Focense - Parìa : Sembrava. Parìamu : Sembravamo . Parìanu : Sembravano. Parìra : Sembrare, ma non essere tale. Parllantìna ; Parlantina, facilità e abbondanza di parole. Pàrma : Parma, la provincia di G.Verdi . Busseto /Le Roncole / . Pàrma : Palma . Pàrmu : Palmo, misura di lunghezza. “ pàrmu, chjìca e bbotatùra “. Stendere il palmo della mano destra, piegare il pollice

verso sinistra e piegare ancora il pollice in tutto il suo metacarpo ; era la misura di un palmo di stoffa . Chi amava vendicarsi di qualcosa, diceva : “ Hàju mu t’ ‘u hfàzzu: pàrmu, chjìca e bbotatùra ! “ devi pagare tutto, devi pagare ogni cosa con misure.

Paròcchj : Paròcchi, la parte della tastiera del cavallo che ha due specie di ventole per impedire al cavallo che lo porta a vedere di lato.Persona che sa vedere con gli occhi e la mente solo sino alla punta del proprio naso. punta del proprio naso.

Pàrra ammucciùni : Parla di nascosto a bassa voce > il suggeritore che suggerisce dalla buca parti del copione agli attori del teatro.

Pàrra : Parla, egli parla, parlare. Pàrra : Dialetto, idioma, gerco ,lingua, linguaggio. Parràra : Parlare . ‘U parràra è ‘nn’ àrta lèggia > il parlare è

un’arte leggièra; parlare, dire parole è un facile mestiere senza cognizioni di causa. Parràra a ccu’ no’ ssènta, e ffùttara a ccu’ no’ sta, è ‘nna paccìa . > Parlare a chi non vuol sentire, e fòttere una donna che non ci sta, è una pazzia .

Parrasìa : Il ciarlare di un fatto vero o falso, come nell’opera di G. Rossini “ Barbiere di Siviglia “ : La calùnnia .

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Parlottare continuamente di un fatto a sproposito; diceria. Parrettèra : Parlantina, persona che ha la parola facile e continua . Parrettijàra : Parlottare con più persone a bassa voce. Parttìra : Partire . Partturènta : Partoriènte, donna che sta per partorire. Si dàssa ‘a morènta, p’ ‘a partturènta . Si lascia la donna morente, per la partoriente. Pàru : Paia, “ ‘nu pàru ‘e scàrppi “ Parùta : Apparsa, mala parùta, apparizione non buona. Pasànu : Paesano, dello stesso paese. Pasqua : Pasqua . Pàssa : Passare, che passa, che sarà promosso, passa e spassa; fornire qualcosa come cibo, chìssu pàssa ‘u cummèntu ! chìssu pàssa ‘u sarddàru ! Passài : Sono passato dal tuo negozio; sono stato promosso a scuola. Passàmma : Siamo passati, siamo stati promossi a scuola, siamo passati

davanti alla tua bottega. Passàmu : Passiamo, passiamo il guado, passiamo innanzi. Passanti : Le fettucce distanziate ove passa la correggia /currìja / per

reggere i pantaloni. Passàru : Sono passati i tempi, sono passati davanti casa. Passàstavu : Siete passati in corteo, siete passati col santo in processione. Passatèmpu : Passatempo, occupazione che fa passare piacevolmente il

tempo. Passàti : Venite avanti, passate . Passàti : Fatti passati . Passàti : Promossi a scuola. Passàtu : Passato, il passato è passato, tempo trascorso. Passàu : E’ passato davanti casa mia; passato è passato. mPasccjàtu : Fasciato, che è fasciato con benda o altro; bambino neonato

fasciato con lunga benda larga 10-12 centimetri, come Gesù bambino, nel dipinto “La Adorazione dei Magi “ del grande pittore fiorentino Giòtto .

Passìja : Il passeggiare; che passa e spassa . Passijàra : Passeggiare . Passijàti : Passeggiate, voi passeggiate. Pàssu : Passo, a passo marciabile; che attraverso la strada . Pàssula : Afflizione, amarezza, dispiacere / pàssula, voce derivata da

pàssula-pàssuli = uva passita, uva passa molto dolce /. Pàssula, indica il contrario: dare afflizione, amarezza , dispiacere ; imprecazione : pàssula mu ti cògghja, pàssula mu ti vènna !

Pàssuli : Uva passa .

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Pàsta : Pàsta / pastus / alimentare. Pastòri : Pastori del Presepio; Pastori protestanti, ministri di culto. Pastrànu : Pastrano : cappotto militare verde e pesante . Pastùra : Pascolo, campo per il pascolo. Pasturèmata : Fune grossa legata al basto, all’occorrenza viene

usata per legare i piedi all’asino con una certa lunghezza, perché durante la pastura nei campi non vada via. “ che par che Circe li avesse in pastura ,” ( Dante. II-XIV-42 )

Pàstu : Pasto / pàstus, alimento / mangiare . “ La bocca sollevò dal fiero pasto quel peccator, forbendola a’ capelli del capo ch’elli avea di retro guasto. “

( Dante. I-XXXIII – 1-2-3- ) Secondo la pronuncia locale , all’entrata di parola si antepone la > m < / ‘mpastùra / lega ai piedi.

mPapuzzàra : Ultima operazione che fa il cestaio nell’avvolgere i vimini per chiudere la grande bocca del paniere; “papùzza”, che io chiamerei : cimùsa = cimòsa .

mPàsscia : Che fascia, fasciare il neonato con la fascia . mPàsccialu : Fascialo tu . mPassciàtu : Già fasciato. Per indicare una persona ingenua, si dice

ancora : > cùnnu mpasscjàtu < bambino, cretino, scemo, stupido, ti sei fatto ingannare .

‘mPastàra : Impastare : calce, cemento, farina per il pane . Passahfò : Voce rivolta al cane per mandarlo via . “pàssa fuori ! “ Pàsta : Pàsta /pàstus , alimentare/ : a ccòcciu ‘e ranu,vermicèlli,

percciatèlli, pàsta ‘e casa, pàsta cu’ hfèrru, cannaròzza, cannarozzèdha, pàsta chjìna, hfedelìni, fettuccini, tagghjatèdhi làrghi, zzìta (ziti) / specie di maccheroni, piuttosto grossi; di misura più picoli: mezzi ziti ; tagghjarìni, maccarrùni, martagliàta, maccarruncìni.

Pasticciàra : Donna che fa i mestieri fatti male, che pasticcia. Pastìcciu : Pastìccio, lavoro abborracciato, fatto male . Pastìdha : Castagna secca e bianca, si tiene in bocca rigirandola per

ammorbidirla e masticarla./ Lìtichi sèmpa ‘na pastìdha ! / Parli e ripeti sempre la stessa cosa, come la castagna secca tenuta e girata in bocca .

Pastina : Pasta piccolissima di varie forme /alimento/ . Pastrànu : Pastrano, grosso cappotto militare con mantello. Pastùra : Pastùra, luogo dove le greggi e le mandre si pascono. Pastùra : Imbroglio, intralcio, legaccio, legamento con inganno;

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Cummàra Maria: chìssa, s’ ‘u spusàu, ‘u ‘mpasturàu a dovèra !! / Comara Maria: Costei, se lo ha sposato, e lo ha legato a dovere !! / > lo ha rovinato !

Pastùra-vàcchi : ‘mPastùravacchi, serpente > boa o pitone che lega /durante la pastùra/ le gambe delle vacche .

Pasturèmata : Fune lunga e grossa legata al basto dell’asino per legare legna o altro.

Patàcca : Patàcca /dallo spagnolo patàca / moneta di rame di poco pregio.

Pàtadhìzza : Rotula, Patella del ginocchio . Patàta : Patàta, tubero: al cartoccio, lessa, fritta, svuotata e ripiena

con tutti i tipi di formaggi . Patàta ‘mericana : Batàta, batàta dolce simile alla patàta comune . Patàti : Patate. / vedi la voce Patàta / Patèdha : Patèlla (?) , primo rione storico a Sud – Est di Gasperina

sorto intorno al secolo IX d .C. riconosciuto Casale da Ruggero il Normanno nel 1100; contava 30 fuochi; aveva la sua chiesa di San Nicola di rito greco. Il Normanno, in tale secolo, introdusse il rito latino in tutta la Calabria .

Patèdha : Rione anche nel comune di Montàuro . Patèdha : Patella, cartilagine a forma di nicchia del ginocchio,

rotella,rotula, osso corto, rotondo , che si trova nella parte anteriore del ginocchio che lavora sulla cartilagine.

( rusicarèdha ) . mPaticàra : Calpestare, mettere sotto i piedi . mPaticàta : Messa sotto i piedi, pestata, calpestata . Patìra : Patìre . Patìru : Hanno patito, hanno sofferto. Patìstavu : Avete patito. Patisti : Hai patito. Patìu : Ha patito. Patocchiàru : Vedi la voce > Patociàru. Patòci : Cose , ghirigori, miscugli, imbrogli di bambini. Patociàru : Che arruffa nel fare qualcosa . Patòcchji : Vedi la voce precedente . mPatocchjàra : Imbrogliona di qualsiasi cosa, come si imbroglia una

matassa di filato non trovando più il bandolo. Patocchjàra : Donna non diligente: Vedi la parola precedente . Patocchiàru : Uomo affatto capace e preciso nel fare qualcosa. Pàtra : Padre . Pàtramma : Mio padre. Patratèrnu : Padreterno, Dio . Pàtratta : Tuo padre .

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Pàtria : Patria – in dialetto non esiste altra voce - : è il luogo dove là si è nati, suolo natìo . L’Italia è nazione, perche ha : unica lingua, unica religione, unica tradizione alimentare mediterranea, unici costumi; questa è la nostra Italia, la nostra Patria . Gesù disse : “ nèmo prophèta in patria sua “ (Vangelo di San Luca 4, 24 )

“ La patria non si nega, si conquista “ ( Corridoni Filippo 1888+1915)

Per Patria si deve intendere : Francesco d’Assisi; Dante ; C.Colombo;Leonardo da

Vinci;Michelangelo; G. Galilei; V.Alfieri; U.Foscolo; Manzoni, G.Verdi ; D’Annunzio ; etc . La Patria non è una espressione geografica. È Spirito !

Patrùna : Padrone. Patrùna e ssùtta : Passatèlla , gioco che si fa in parecchi in osteria, e consiste

nell’ordinare una certa quantità di vino e nel farsela passare l’uno all’altro secondo gli ordini di chi regola il gioco (padrone ) che fa bere o tiene a bocca asciutta chi crede .

Pàtta : Pareggiata, partita pareggiata . Pattijàra : Pareggiare; venire a compromesso . Pàttu : Pàtto, hanno firmato un patto. Patùtu : Patito, ho patito , è persona che ha sofferto la stessa cosa. Pàtu : Patisco, da patire , soffrire, soffro. Pècura : Pecora, simbolo di sottomissione.

“ Meglio vivere un giorno da leone, che cento anni da pecora ! “ ( B. M. )

Pecurùni : Pecoroni, persone sottomesse e schiavi. Pecurùni : A ppecurùni, camminare gattoni come i bambini, come

pècore . Pèda : Piede, piede dell’albero e di qualsiasi pianta; piede umano; piede della scala e della scala a pioli . Pèda ‘e mùsca : Cucitura a zigzag come il piede delle mosca. Pedata : Pedata, calcio dato col piede; orma lasciata con piede. Pedhuzzùni : Pelle morta sulle labbra o aggrinzita per il freddo . Pedata : Orma del piede, lasciare traccia con l’orma della scarpa. “ Chìmmu ti hfànnu ‘a casa pedàti pedàti ! “ Imprecazione malefica di male augurio: che in casa tua per

mortalità, per lutto, la molta gente ti lascia in casa le orme . Pèdha da’ posa : Pelle del fagiolo, arillo, la pellicina coprente di un seme

rigonfio; involucro come falso tegumento che avvolge tali

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semi . ( La H nel vocabolo > pèdha < è convenzionale per dare l’esatta pronuncia locale, cos’ anche in tutti i vocaboli ove si nota la H all’entrata di parole come all’interno o al termine della stessa.

Pedhìcchja : Ficodindia, pelle, scorza quadrettata di spine. Ficodindia spelata e messa al forno. HFicundiàni a’ pedhìcchja .

Pedicìnu : Stirpe, casato, origine, radice. Pèdi : Piedi . Pedilùviu : Pediluvio, piede e lùere ,lavare, immersione prolungata

dei piedi nell’acqua semplice o medicata . mPedinciòlu : Portare sulle spalle a cavalluccio, bambino seduto sulle

spalle e le gambe sul petto del papà . Per forzza della durezza della nostra pronuncia, dopo la –R- , andrebbe rafforzzata la successiva consonante .

Pedùcchja : Pidocchio, insetto . Peducchjìnu : Quando il giocatore con le carte , nel giuoco a chiamare,

non possiede nessuna figura, come re –donna- cavallo - delle 40 carte , si definisce “ peducchjìnu” ,carte semplici.

mPedùni : Camminare con le sole calze ai piedi . (da pedòne ) Pedùna : Fondo della calza coprente il piede . Pèju : Peggio / dal latino pèjus / . ‘U pèju no’ mbìnna ancora ! Il peggio non è venuto ancora ! Pèllaru : Manata, schiaffo, sberla. Pellìccia : Pelliccia, pelle conciata di animali : visone, volpe, ecc. Pèmmu : Per dire, per dirti, per dirmi, per > pe’ . Pèna : Pena,punizione di colpa commessa . Penàla : Penàle, che concerne la pena o le pene. Pènda : Che pende . Pe’ ‘nnu hfìgghju sulu ‘i pènda ‘u nasu e nd’hàva dèci ! ( ha dieci figli, ma uno solo è il suo

beniamino, il preferito) . mPendìra : Appendere i panni, fichidindia , peperoncini, salami. Pendulìja : Che si dondola / si pendulìja/ ; che prende tempo per i suoi

interessi, che sempre rimanda . mPèndu : Appendo . mPendulùni : Penzoloni; avverbio, penzolando; pendoloni, pendolando. mPendùtu : Appeso . Penìja : Persona sofferente, che pena; che vive restrittezze. Percciatùra : Fustella del calzolaio per fare fori . Pedalòra : Calcola, calcole, del telaio , la massaia seduta, aziona con i

piedi i regoli collegati ai licci del pettine, alzati e abbassati aprono e serrano i fili dell’ordito.

Pènda : Pende, stare appeso a qualcosa, o qualcosa che pende;

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cariche pendenti. ‘mPènda : Appende il cappotto all’attacapanni, appendere;impicca. ‘mPendìmma : Abbiamo appeso. Pendìna : Strada in discesa, scoscesa, dirupata . Pendinàta : Discesa, strada in discesa. mPendìra : Appendere . mPendìru : Hanno appeso. mPendìstavu : Avete appeso. mPendìsti : Hai appeso. ‘mPendulùni : Penzoloni . ‘mPendùta: Appesa; distesa al sole; impiccata, penzoloni . Pennicellìna : Penicellìna / la prima volta praticata in Gasperina

è stato durante la seconda guerra mondiale su Assunta Paparo, moglie di Giuseppe Paparo, macellaio, costava moltissimo, ma il marito, investì i suoi risparmi per l’acquisto di ( 8.000.000 di unità) di penicillina, ma Assunta Paparo sui 40 anni purtroppo è morta .

Penzàta : Pensata, l’atto del pensare; ho fatto una bella pensata. Pèppa : Giuseppe, san Giuseppe, padre putativo di Gesù . Pèppa _ Giuseppe Verdi, il più grande musicista (1813+1901 ) . Per Bàccu ! : Per Bàcco (mitologia) dio del vino e della gioia;

Imprecazione bonaria rivolta a qualcuno Perddìra : Perdere . Perddìu : Ha perso, che ha perso. Per ddìu ! : Per dio ! parola lasciva usata come bestemmia. Perddùgnu : Io perdono, perdono. Perddùna : Che perdona . Perddunàra : Perdonare. (Per donare misericordia, donare grazie) . Perddunàru : Hanno perdonato il torto ricevuto. Perddùnu : Perdono.” Padre, perdona loro, perché non sanno quello

che si fanno . ! ( Luca. Capitolo 23 verso 24 ) Perddùnu : Perdono ( Per dono dato, per dono darete ) Perdùtu : Che si è perso come Pinocchio in cerca di Geppetto.

(Pinòcchju :Pinòcchio,burattino di legno creato da Carlo Lorenzini;scrittore per ragazzi e tradotto in tutte le lingue; scrisse inoltre: Occhi e nasi; Giannettino; Minuzzolo ) .

Pernnàcchja : Pernacchia, pernacchio , atto sonoro e volgare di dileggio che si esegue emettendo un forte soffio d’aria tra le labbra strette, qualche volta con la lingua protratta in fuori, ma più spesso premendo sulla bocca il dorso o il palmo della mano / latino: vernacula-vernaculus / .

Pernnìcia : Pernice, uccello grande quanto un piccione ; per estensione:

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ernia , hàva ‘a pernnìcia . / Ha l’ernia / > guàdhara / Pèrnnu : Perno . Perrèra : Roccia . Perttùsu : Pertugio, buco. Perzzùna : Persona. Petàsu : Petaso, cappello a larghe falde non tese, ma flosce. Pètra ‘e Pànghi : Pietra di Pànghi (roccia).Rione di Gasperina, incrocio tra la

Via Roma e fine della Via Trieste . Quivi sopra la roccia ancora visibile, Angela Panghi coniugata con un Voci, già nel 1600, ha costruito la sua casa .

Pètra lìsscja : Località ove le donne lavavano i panni, là scorreva molta acqua, un argine creato di pietre e terra fermava l’acqua formando una grande pozza, da un lato vi era una pietra giusta e liscia, da quella pietra che tutte le donne volevano e occupavano per prime, restò il none ; si trova nel tratto pianeggiante sulla strada per la fontàna di “Prùppu “.

Petràri : Località rurale nei pressi della costa di Montàuro(Cz) . Petràta : Petràta, sassata . Petrùdhu : Giuoco infantile : ‘o campanàru. Petrusìnu : Petrosèlicum > Prezzemolo. Pianta simile è il Cerfoglio. Petrùsu : Terreno con molti sassi, con molte pietre . Pettèra : Gilè, corpetto senza maniche e senza il dietro coprente solo Il petto , un tempo di usava nero in segno di lutto. Pèttina : Pettine . Pettinàra : Pettinare, usare il pettine o altro oggetto simile. Pettinìssa : Pettine per donna con denti alti e curvo per fermare i capelli

dietro alla nuca . Pèttirùssu : Pettirosso, uccello . Petturàla : Lunga e larga striscia di cuoio che passa sul petto dell’asino

e del cavallo, i due capi laterali legati al basto . Petturìna : Pettorina, pezzo di camicia che le donne usavano per coprire

il seno che poi lo legavano dietro. ( Gli uomini la usano di color nero come segno di lutto, ed inolte una striscia nera sulla giacca distintivo.

Petturùtu : Pettoruto, che va col petto alto, orgoglioso. Pèttu : Petto, la parte superiore del torace umano, Petulànta : Petulante, arrogante, indiscreto, impertinente. Pèzza : Toppa, rammendo. Pèzza : Pezzo di stoffa, strofinaccio. Pèzza ‘e casu : Forma rotonda di formaggio. Pezzàra : Donna vestita male,rattoppata di pezze, donna di tutti;

donna che vende stracci e indumenti usati. Pezzènta : Pezzente, povero .

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Pezzijàra : Fare a pezzi legna ecc. ; carne a spezzatini; ridurre a pezzi. Pezzijàmma : Abbiamo ridotto a pezzi. Pezzijàru : Hanno ridotto a pezzi. Pezzijàstavu : Avete ridotto a pezzi. Pezzijàsti : Hai ridotto a pezzi. Pezzijàu : Ha ridotto a pezzi. Pèzzu : Pèzzo, parte di una cosa solida : di carne, di formaggio, di

pane. Pèzzu : Pezzo di artiglieria; parte di un motore da sostituire. Pèzzu : Come figura, persona poco raccomandabile, furba, maligna : Sì‘ ‘nnu pèzzu !!! – si’ ‘nnu pèzzu ‘e mmèrdda !!! Piàcia : Piàce, che si gusta, piacere . mPiàmmu : Infiammazione leggiera o grave del corpo umano. Pianèta : La Terra, corpo errante, corpo celeste di per sé oscuro, che gira intorno al sole e da questo riceve luce. ( Lo scrivente, pensa, che il pianeta Terra, nelle sue

viscere, alberga: fiumi talte volte più grandi del Po; tanti e tanti fiumi di gas ;tanti e tanti vuoti enormi che albergano massi grandi quanto la Sicilia ecc . ,che come delle noci , assecondando il movimento della Terra di rivoluzione e di rotazione, queste enormi masse, si muovono cadendo nei loro vuoti, creando i cosiddetti terremoti sulla superficie terrestre.Così anche per i fiumi di gas che non trovando altri sbocchi, emergono nei punti più deboli all’interno della Terra, emergendo e creando le bocche dei crateri vulcanici:gas ,fuoco, lava. )

Pianèta : Pianeta, veste che portano i sacerdoti per celebrare la messa. Piànu : Pianoforte, strumento musicale a tastiera, tasti bianchi per le

note naturali, tasti neri per le note in diesis salendo la tastiera verso destra, aumentano la nota di tono; tasti neri per le note in bemolle, diminuiscono la note di tono scendendo coi tasti neri verso sinistra sulla tastiera.

mPiàstru : Cosa inutile, oggetto inutile, persona non gradita, Piattàra : Rastrelliera nelle cucine, arnese di legno per tenervi i piatti

lavati e altro ad rasciugare, ha forma simile a una scala a pioli, listelle orizzontali intercalate lunghe 1 metro , spalla di legno, antine laterali decrescenti.

Pìca : Pica, gazza . Piccarèdhu : Il pene dei bambini . Picàta : Poca razione di cibo. Picàta : Persona che ripete sempre come un ritornello la stessa cosa. ( ‘a hfinìssci ! sèmpa ‘sa picàta cunti ! ) Picàtu : Impiastro di semi di lino e di erbe per impacchi sulla

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caviglia del piede in caso di una slogatura, in aggiunta, sopra una canna vuota di bambù, si passa facendola rotolare sotto la pianta del piede, per rimettere al suo posto nervi e giunture .

Picàtu : Vino che ha preso il colore e sapore di pece . Pìcchju : Pensiero fissato in testa che continua e picchia e picchia . Pìcia : Pece , resina del calzolaio per peccare lo spago (cìra=cera) ‘mPicciàra : Impicciàre, dare impiccio, essere di ostacolo. Picciòttu : Picciotto: vocabolo siciliano, ragazzo,giovinetto. Pìcciuli : Soldi. Picciolo, poeticamente piccolo,piccino. Termine

storico, antica moneta fiorentina di valore minimo; la voce è rimasta nell’uso fam. : non vale un picciolo, non costa un picciolo, non aver più un pìcciolo

Pìcciulu : Piccolo, bambino, “ cciòmu “ . ‘mPìcciu : Impìccio, imbroglio, impedimento, imbarazzo, impaccio. Piciùna : Organo sessuale femminile, vagina. Piciunàra : Piccionaia : ultima fila di palchi sotto la cupola del teatro a

prezzo ridotto; “ piciunàra “ > piccionaia > bambini ; galleria, loggione del teato. “ ‘a piciunàra pìsta ‘i mani ! “

Piciunèdhu /i : Piccioncino e piccioncini, neonato, neonati. Picòna : Robusta trottola di legno che si metteva a disposizione del

vincitore per essere messa per terra e maltrattata. Grosso strobilo “ strùmbu “ tròttola “ .

Picòzza : Donna laica di chiesa, quasi monaca. Pìcu : Piccone, attrezzo per scavare rocce tenere e terra, è formato

da una sbarra di ferro un po’ curva, da un lato a punta, dall’altro lato a taglio; al cento, l’occhio che ospita il manico di legno .

Picunìja : Usa il piccone . Picunijàra : Usare il piccone nella terra o nella roccia. Pìdha : Poltiglia, limo; terreno argilloso, limaccioso. Piegùna : Ritrèppio , ripiegatura orizzontale che si cuce per accorciare

una veste senza tagliarla . Pìgghja : Prende, afferra ; impara a scuola . Pìgghja sònnu : Che si addormenta, che dorme. Pìgghjanu : Pigliano . Pigghjàra : Pigliare: la carta dal mazzo; azzeccare nel segno; colpire

mirando; vincere una lotteria, al Lotto un ambo ; pigliare a scopa, a briscola, a tressette; afferrare un oggetto ; infettarsi con una malattia ; Pigghjàu ‘a malaria !

Pigghjàru : Pigliarono ; hanno vinto, hanno indovinato. Pigghjàta : Afferrata, presa. L’albero della cuccagna che in cima sta appeso il premio per le squadre partecipanti, quando

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uno dei componenti afferra il premio: cesto con alimenti, soldi in busta o altro, viene diviso con tutta la squadra .

In taluni paesi questa festra folkloristica si fa nella Settimana Santa .

Pigghjatìnda : Prèndetene , invito a prendere. Pigghjàu : Ha attecchito, ha fatto presa; la piantina trapiantata ha fatto

radice nuova; nel giuoco delle carte ha preso il settebello; è giunto sino alla cima dell’albero della cuccagna > pigghjàu ‘a ‘ntìnna < .

mPìgna : Pelle, tomaia della scarpa; “ si mpìgna “ si impegna . Pìgna : Pigna, pina ; “ sùgnu jungiùtu comu ‘na pìgna ! “ affiatati, si

dice di parenti o di soci molto uniti. Pìgna : Pigna, strobilo del pino di forma peduncolare a squame piramidali. Pignòlu : Pignolo, figura di persona pedante, esigente, attaccato ai

regolamenti, alle forme più che alla sostanza . ‘mPignàra : Impegnare , dare come pegno una cosa, impegnare il valore

della casa, o di altra cosa. Pignàra : Pino . Pignàta : Pignàta = pignatta; deriva dalla forma del frutto del pino

che contiene i pinoli, stròbilo a squame piramidale; oggetto di terracotta panciuto, con brevissimo collo,due anse

fisse da un lato intorno alla larga bocca slabrata; serve per lessare: ceci, cicerchia, fagioli, fave.

Pignatàru : Orciaio, chi fa e vende : stoviglie di creta, tegami, tegamini, padelle, pignate, testi > argagnàru < .

Pignatèdhu : Piccola pignata. (vedi la voce precedente ) Pignolàta : Pignolata o cicerchiata; tipo di dolce composto con pasta di

di farina bianca e con albume dell’uovo, con la pasta si fanno palline quanto una cicercja, o a forma della cicerchia; fritti in abbondante olio, sistemati poi in una scodella senza manici “ lìmba “ a forma conica rovescita, in ultimo sul cumulo si spalma del miele . Dolce questo tradizionale che si fa nel mese di dicembre . Pignolàta, prende il nome della forma dei pigniuoli , semi del pino.

Pignoràra : Pignorare, porre fermo ai beni di un debitore insolvente in forza di un titolo esecutivo, per assoggettare i beni stessi alla espropriazione forzata.

Pìgnu : Pegno . Pignuràta : Che è stata pignorata . mPìla : Fila, infila ; che infila il filo nella cruna dell’ago; che trova

la strada giusta ; che la fortura l’assiste ; che infilza con ago e filo.

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Pilàcchi : Pillacchere, fango; schizzo di fango che si attacca alle vesti, zacchera . “ del fango ognun s’asconde i zàccari “ (Sannazzaro)

Pilàccu : Mota, fango liquido ; zàcchera. Zàcchero caprino (D’Annunzio )

‘mPilàra : Infilzare, passare da parte a parte con un coltello un corpo; indovinare la strada giusta; andare diritto; infilare il filo

nella cruna dell’ago. ‘mpilàtu : Alto, snello di statura; naso di persona morta su cui si posa

sempre la famosa mosca anche in pieno inverno; infilzato. Pilàra : Pelare, togliere via i peli. mPilàra : Infilare, passare il filo come nella cruna dell’ago. mPilàra : Indovinare l’indicazione data, trovare la giusta via. mPilàu : Ha indovinato l’indicazione; ha infilato il filo nella cruna

dell’ago. mPilàu : Azione di chi ha usato il coltello con la punta infilzando

animale o persona, infilare. Infilato. Pilàtu : Pelato, calvo, senza peli, senza capelli. Pilàtu Pònziu: Pilato Ponzio : Procuratore di Giudea , sotto Tiberio .

Avendo gli Ebrei condotto Gesù Cristo innanzi al suo tribunale, egli, sulle prime, lo dichiarò innocente; ma, poi, temendo il furore popolare , se ne lavò le mani e l’abbandonò agli accusatori che lo misero a morte .

Morì nell’anno 37 . ( Matteo : 27 ; Marco: 15 ; Luca : 23 ; Giovanni 18. 19 ) mPilàtu : Fisicamente alto e magrissimo . ‘mPilèra : In fila, messi in fila . ‘mPilàtu : Infilzato come l’ago col filo nella stoffa. ‘mPilàtu : Accoltellato, macellato, ucciso. ‘mPilàtu : Alto e magrissimo di statura , spilàtu . mPilàu : Ha infilzato “ ‘u ‘mpilàu “ , lo ha infilzato; ha trovato la via

giusta dietro indicazioni; ha trovato la via indicata. Pilìnga : Frazione marina di Gasperina Pilòrcciu : Far venire la pelle d’oca ; far rabbrividire .

‘E chìdhu chi ‘ntìsa, mi s’ ìrggia ‘u pilòrcciu ! I peli del corpo diventano irti per un grave incidente

visto, ascoltato e descritto; per spavento, per commozione, la pelle diventa come quella dell’oca, i peli diventano irti per il corrugarsi che fa la pelle per freddo o per paura ecc . .

Piluccàra, spinnàra : Piluccare gli acini dal grappolo dell’uva, “spinnàra “ . Pilucchi : Pilucchi. Pìlu : Pelo: il lupo perde il pelo ma non il vizio.

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Pìlu : Mi approprio; spoglio le cose altrui , proprietà, il portafogli ecc. ‘U pilàu , lo ha prosciugato di tutto.

Pìlu : Pelo . “ Vàcia guarddàndu ‘u pìlu ‘ntra ‘l’òvu ! “ Pignolo , pignoleria . Pìlu : Pelo, “ T’ ‘u llìsscja ‘u pìlu ! ! ! “ – espressione indiretta di

chi avverte che terze persona gli fanno pagare ogni cosa ! “ Ed ecco verso noi venir per nave un vecchio, bianco per antico pelo, gridando:”Guai a voi, anime prave ! Non isperate mai veder lo cielo : ”

( Dante. I – III –82-83-84-85 ) Pìlu : Setola dura: No’ ssàpa ‘u mènta ‘u pilu a’ corddèdha . Pilùsu : Pelòso, coperto di peli ,

Non sa unire,torcere la setola alla cima /capitella / dello spago = capitella “ càpura “ da > capo.

‘mPìngia : Che attacca, che si attacca come con la colla, che affigge. ‘mPingìra : Affiggere, incollare con la colla un manifesto o altro. ‘mPingiùtu : Attaccato, affisso, incollato. Pinna : Penna per scrivere. Pìnna : Plettro di osso a forma di cuore per suonare sulle corde della chitarra e simili. Pìnna : Con le unghie si graffia il volto per grande dolore, o graffia

altri . “ mo pe’ ttìa, si pìnna ‘i dinòcchja ! “ Pìnna : Pilùcca l’àcino dai gràmoli del grappolo dell’uva. Pìnna : Pelare uno , pelargli il danaro senza riguardo. Pìnna : Cibo che è molto bollente per la bocca . Pìnna : Penna dei volatili. ‘mPìnna : Che riesce ad accendersi con fuoco: lembo di giacca,capelli, avvicinandosi alla fiamma. Pinnàra : Strappare dai rami la frutta matura; l’acino dal grappolo

dell’uva . Pinnàra : Graffiare con le unghie il volto di una persona. Pinnàta : Graffiata in volto con le unghie . Pinnàta : Scrittura breve con la penna, firma, sigla, ghirigoro. Pinnàta : Raccolta, strappata dalle fronde, dai rami i frutti . Pinnàtu : Graffiato in volto con le unghie da qualcuno. Pinnijàra : Usare la penna per continue denunce, querele, o per lettere

anonime. Pinnulàri : I peli delle palpebre. Pinnulìja ‘l’òcchi : ( Vedi la voce seguente : Pinnulijàra ) . Pinnulijàra : Sbattere velocemente , muovere in modo veloce palpebre e

cigli degli occhi . Pinòcchju : Pinòcchio : personaggio di legno di Collodi ( Lorenzini

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Carlo, nato a Montecatini in Val di Nievola (1826 + 1890 ) . Pìnza : Pinza universale composta da due branche di acciaio unite a cerniera; parallela a punte tonde; a punte piatte; per tubi a doppia bocca; per forare ; a martello . Piòli : Pioli , “ Piròzza “ della chitarra, viola, violino, violoncello,

di legno o di osso, uniti ai cavicchi o bischeri che albergano le corde . Pioli della scala mobile di legno, gradini fatti con pioli (pirùni).

mPipàta : Pepata, molto pepata . Pìpi : Peperoni . Pi - pìii !! Suono acustico del clacson di automobili. Pìpi amàri : Peperoni e peperoncini piccanti . Pìpi a‘ ‘cìtu : Peperoni grandi duri messe sotto aceto in salamoia . Pipìja : Che sa di piccante alla lingua . Pipìma : Seme del pepe, pianticella da trapiantare. Pipìnu : Pipino, voce ironica per indicare l’appartenente al P.P.

(Partito Popolare) di don Luigi Sturzo del 1919. Pipìta : Piva a doppia ància accompagnata dalla zampogna: Pipìta : Pipita, malattia dei polli sulla punta della lingua. Pipìtula : Favella, che parla continuamente senza stancarsi . Pipitùna : Pipitùna : Upupa, uccello insettivoro , becco lungo e curvo.

Ùpupa : “ E uscir del teschio, ove fuggia la Luna, L’ùpupa, e svolazzar col luttùoso “…… ( Ugo Foscolo: DEI SEPOLCRI – verso 81-82 )

Pìppa : Pipa del fumatore . Pipparèdhi : Frutti del biancospino aventi forma di una pipa; i bambini

per imitare i fumatori di pipa, alla base “ ‘mpilàvamu” un fuscello, “ ‘nu sgòrppuru” e lo portevamo in bocca.

Pìra ; Pere, frutto del pero . Pìra : Pira, fuoco, rogo, vampa: Piràra : Pero, pianta delle pere, piràra, che fa pere. Pìrcchja : Avarissima . Pìrcchju : Avarissimo . Pirètta : Peretta, interruttore e pulsante applicato all’estremita di un

filo libero, penzoloni sul capo del letto; ha forma di una piccola pera di legno.( in Gasperina, sul mio letto sta questo interruttore )

Pirèttu : Tacco di cuoio avente forma di una pera, bolero . Piricòcculu : Bernòccolo, ematoma (vedi-“zzòmbu” o mèrccu “) . Pìri ! pìri ! pìri ! Voce per chiamare le galline . Pìri! Pìri ! pirùzzi ! Idem come la voce precedente. Pìrita : Peti .

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Piritàra : Emettere gas, fare aria, fare peti. Piritàru : Uomo spaccone, presuntuoso, che con la bocca vanta le cose esaragendo, come fare peti sonori udibili . Piritòzzulu : Piccolo rumore causato dai tacchi della scarpa; tacchettìo. Pìritu : Pèto:“ed elli avea del cul fatto trobetta“(Dante.1-21-139) Pirojàta : Stoffa bruciacchiata . Pirojàti : Bruciacchiati . Pirojàtu : Bruciacchiato. Piròzza : Pioli, biscari della chitarra in numero di 6 per stendere le 6

corde che partono dal punto fermo sulla cassa e passano sopra il ponticello. I bischeri si trovano alla estremità del manico.

Piròzzu : Tùtolo, il tùtolo nudo della spiga-pannocchia del mais . ‘U piròzzu do’ ndiànu . Ndiànu = granturco, mais. Piròzzu : Piolo, bischero / vedi la voce plurale Piròzza / . Pirùna : Piolo: i 4 o 6 pioli che tengono unita la sedia di legno

impagliata del tipo chiavari . “ Pirùni da’ sèggia “ , pioli della scala di legno, pioli che tirano le corde della chitarra.

Pìsa : Pesa, è pesante; il pesare che fa l’esercente. Pìsa : Pisa, città d’Italia della provincia omonima, la più antica

d’Italia, sorta 12 secoli avanti Cristo . “Ahi, Pisa, vituperio delle genti “ (Dante. 1-33-79 )

‘mPìsa : Appesa, stesa al sole; impiccata . ‘mPìsu : Appeso, impiccato:

“ hFàccia ‘e ‘mpìsu !”- faccia di impiccato. Pisahfèrru : Insetto dei Cerambici, coleottero con antenne lunghissime e

con tre paia di zampe atte a sollevare anche dei sassolini. Lungicòrno (?) con lunghe antenne e zampe robuste

atte ad afferrare un sassolino e portarlo in alto . Pisanèdhu : Pisanello: Antonio Pisano detto il Pisanello del 1395, medaglista, pittore, scultore. In Gasperina nel 1600 esisteva il cognome : Pisanello.( Archivio della parrocchia) Pisàra : Pesare . Pisàra do’ rànu : Mietitura, “trebbiatura” che si fa nell’aja con asino, cavallo,

mulo, senza il mezzo meccanico moderno detto trèbbia . Pisàta : Pesata, è stata pesata . Pìsca : Pesca. Piscàmu : Peschiamo. Pìscanu : Pescano. Pìscara : Pescare. “ a hffjumàra muta no’ nghìra a piscàra ! “

A fiume secco non andare a pescare ! improvvisamente può giungere la piena dell’acqua .

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Piscàru : Hanno pescato con le reti . Piscàta : Pescata . Piscàtu : Pescato, il pescato, pesce già pescato. Piscàtu : Colto, trovato, sorpreso sul fatto .

(Le doppie consonati come la > S < servono per la locale pronuncia in Gasperina : dura, forte, marcata )

Pisscè : Vedi la voce . Cha-chè . Pìsscja : Orina, che orina, atto dell’orinare, pisciare, mingere. Pìsscja : Pesce . Piscia al’ògghju : Pesce sott’olio – tonno . Pisscjacàna : Pescecane . Pisscjalòra : Pianta di ciliegio dal frutto di scarso sapore. Pìsscj : Pesci . Pisscjàra : Moglie del pescivendolo. Pisscjàra : Orinare. Pisscjàru : Pescivendolo, venditore di pesce al dettaglio, pescatore. Pisscjàru : Hanno orinato. Pisscjatàra : La vagina, il sesso femminile. Pissciatàru : Uomo smargiasso che esagera in ogni cosa, che vanta ogni

sua impre Pissciatèlla : Vino annacquato . Pissciastòccu : Stoccafisso, voce tedesca / stock-fisch / merluzzo non salato Pisscjatùra : Pitale , orinale, vaso da notte . Pisscjàzza : Orìna , pipì , piscia . mPisicchjàtu : Raccolto in se con le mani sotto le ascelle, rattrappito per

freddo; asciutto,, emaciato, scialbo, smorto. Pìsma ; Il frignare continuo dei bambini che hanno ancora sonno o

che sono stati svegliati da rumori, ma che vogliono ancora dormire, piagnucolare .

Pìsta : Pesta, che pesta. ( Pista l’àcqua ‘ntro morttàru = Pesta l’acqua nel mortaio ; persona che parla e ripete sempre le stesse inutilmente )

Pìsta : Pista, orma, traccia . Pistàra : Pestare. “ pistàra l’acqua ‘ntro morttàru “ insistere in cose

inutilmente . Pistàra : Pestare nel mortaio, calpestare, frantumare: noci,sale,pepe. Pistàta : Calpestata; resa farinosa nel mortaio ; menata, presa a

schiaffi. Pistùna : Pistello ovale di pietra lisciato per il mortaio; sasso . “ Pìsti l’acqua ‘ntro morttàru cu’ pistùna “ mPìsu : Appeso; persona impiccata . Pìsu : Peso, misura : abilità sulla bilancia per quantificare la

merce da pesare: lordo, netto, vivo, morto, giusto,

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eccedente, / aerometro, stadera, bilancia, provino, / milligrammo, centigrammo, decigrammo, grammo, decagrammo, ettogrammo, chilogrammo, miriagrammo, quintale, tonnellata / carato, grano, libbra, oncia, dramma, / argano, binda burbera, carrucola, gru, leva, martinetto, paranco, verricello .

Pitaròciu : Piccola trottola di legno che si muove azionando un laccio avvolto in giro, piccolo e robusto –stròbilo – che ha forma conica, al vertice un chiodo, trottola .

Pitìhijna : Impetigine: infezione superficiale della pelle, pustula che ha forma circolare con arrossamento, pus bianco serioso . Il gruppo “ hji “ ha suono palatale-gutturale sforzato,quasi graffiante e strisciante, l’aria deve passare per le labra e denti socchiusi ; “ pitìhjina “ .

Pitirìcchju : Piccolissimo, neonato . Pitirnnìculu : Piccolissimo oggetto. Pitittàru : Egoista, miserabile, meschino, tutto ha e nulla spende. Pitìttu : Fame, appetito,carestia, fame, non avere da mangiare. Pìtta : Foglia limacciosa del ficodindia– cactus – ;impasto di farina

, pasta lievitata e morbida, cotta al forno, ciambella. “pittèdha “, si fa anche con l’acciuga in mini pezzetti detta: “ pittèdha pizzicàta “ , perché l’acciuga si unisce qua e là a pizzicotti .

Pìtta : Dipinge ; descrive . Pìtta ‘e hficundiànu : Foglia del ficodindia, cactus . Pìtta cu’ ‘a nìpita : Sfoglia di pasta: con una tazza di 12 centimetri di diametro,

stampo, si piega /a forma di mezzaluna/ con ripieno di sanguinaccio con gherigli di noce, cannella e nìpita (nèpeta).Viene sigillata e segnata coi rebbi della forchetta, di sopra viene palmata la chiara dell’uovo. La forma molto grande è quella simile all’agnolotto.

Pittarrìja : Imbratta, che inizia a fare tante cose e nessuna cosa finisce . Pittarrijàra : (Vedi la voce precedente ). Chi nel piatto con la forchetta e controvoglia, finge di mangiare rigirando la vivanda. Pittèdha : Schiacciata di pasta di farina lievitata non molto solida, la

prima che viene sfornata per essere mangiata calda con dentro cìccioli di maiale > “ ciculìdhi “ .

Pittèdha pizzicata : ( vedi le voci > Pìtta e Pizzicàta “ impasto di farina , pìzza , con acciughe a pezzetti, pizziconi che si danno alla pasta insieme alle alici)

Pittedhùzza : Piccola pìtta di pasta di farina . Pittùra : Pittore. Cimabue; Giotto; Boninsegna; Masaccio (Guidi

Tommaso); Andrea Pisano; Bonanno Pisano; Nicola

259

Pisano;Antonio Pisano(detto il Pisanello) ; Michelangelo, Raffaello, Mantegna; Michelangelo Merisi(Caravaggio) ; Mattia Preti ( IL Cavaliere calabrese ); ecc. ecc .

Pittura : Tele dipinte . Pittura : Verniciatura fresca . Pitùsu : Ancora moccioso, piccolo, bambino. Pitùsu : Faina o Pùzzola (?) . Persona poco raccomandabile. Pìu : Pio : pietoso, misericordioso: Titolo di 12 papi: Pio I

(+ 155 ) ; l’ultimo Pio XII (E.Pacelli 1876 + 1958 ) Pivula : Gazza, imita la voce umana, gracchia con voce lugubre. Pìvula : Donna ciarliera, petulante. HFinìssciala, sembri ‘na pìvula ! Pìzza : Pìzza, pasta schiacciata di farina di grano duro coperta di

formaggio, acciughe, pomodoro e olio . Pizzarddùna : Uomo molto alto e robusto, ma ignorante, nullafacente. (la

doppia DD in “ pizzarddùna “ è dovuta per la durezza e marcata pronuncia dialettale.)

Pizzàta : Malaffare, cosa combinata con danno. M’ha hfìcia ‘a pizzàta !

Pizzica : L’azione del pizzicare con pollice e indice . Pizzicalòra : Lungo oggetto di lamiera largo un 2 centimetri, ripiegata al centro nella sua lunghezza che forma una molla simile a una molletta per i panni stesi e per i peli, serve per le brace nel braciere ; molletta per i panni stesi al sole . Pizzi-cha-màngiu : Pinzimonio, olio condito con sale e pepe, nel quale

s’intingono, carciofi, fusti del sedano a pezzi (àccia ) . Pizzicàra : Pizzicare, stringere la carne del corpo tra il pollice e

l’indice; in musica, mettere in vibrazione le corde col pollice e l’indice .

Pizzicarèdha : Nome dialettale di un passaro che nidifica nelle siepi. Pizzicata : Pizzicata, l’atto o l’effetto del pizzicare; in musica, il

pizzicare uno strumento come violino, violoncello e simili. Pizzicata ; Roba da poco, come un pizzico di sale, un pìzzico di

tabacco da fiuto, ecc. . Pizzicàrri : Pìzzi /pezzi / resti, code; in dialetto più ristretto, restùcci; come la resta del grano mietuto che resta nel terreno. (Pinzocheri, tagliatelle grosse e larghe quanto un dito,

lunghe mediamente quanto tre dita, di farina di mais e farina di grano, formaggio pecorino grattugiato, e fritte in olio o in burro. )

Pizzicata : Pizzicata, l’atto o l’effetto del pizzicare.

260

Pizzicata : “Pittèdha pizzicàta “ – sorta di pizza a base di tante pezzetti di acciughe che pizzicandole vengono applicate con le dita nell pasta ma visibili sulla la pasta lievitata.

Pizzicatu : Azione compiuta nel pizzicare sul fatto un ladro . Pizzichìnu : Pizzichino : gioco alle carte, tressette in due giocatori ; tabacco finissimo per fiuto, di odore acuto . Pizzichìnu : Pizzichino, stuzzichino, spuntino di formaggio molto

piccante. Pizzicùna : Pizzico forte dato alla carne col pollice e l’indice ; persona che per stupore di un fatto si riduce e si sente come

tutte le dita unite in su . Pizzulijàra : Stuzzicare l’appetito con qualcosa. Pìzzu-pàna-sozìzzu : Formula nel giuoco della Lìppa (legnetto bombato ,dai lati

appuntito), gioco della lìppa . Lìppa, è il legnetto. Pizzutèdha : Pizzutello, uva da tavola, con acini lunghi a punta. Pizzutèdhu : Legnetto appuntito . Pizzùtu : Legno con fusto rotondo appuntito, per fare buco nella

terra seminando in esso un seme . Pòcarra : Pòker, voce inglese. Gioco di carte di origine americana, in

cui ognuno dei giocatori (da tre a cinque) riceve cinque carte a ogni mano e deve puntare a realizzare, potendo anche sostituire alcune carte, la combinazione di maggior valore // una delle combinazioni maggiori, costituita da quattro carte di uguale valore: pòcher d’assi .

Pòcu-còsa : Poca cosa , poco cosa . Pòcu : Poco . Tutti i “Professori “ di grammatica italiana, scrivono e anche dicono sui teleschermi televisivi : molto poco, molto assai, assai poco; sono Professori? Pocusàngu : Poco sangue, persona anemica, di colore giallastro . Poèta : Poeta . Chi compone in versi, per felice disposizione dell’intelletto e per fervida commozione del cuore e della fantasia . Il divino poeta, Dante . Aedo, alunno delle muse, arcipoeta, bardo, cantore, cigmo,

citaredo, dicitore in rima, giullare, menestrello,rapsodo, rimatore, scaldo, sognatore, trovatore, troviere, vate, verseggiatore, versificatore, versaiuolo, / arcade,, cesareo, civile, comico, coronato, decadente, dialettale, drammatico, epico, estemporaneo, futurista, gnomico, laureato, lirico, satirico, servile, tragico, / estro, fantasia, genio, furore poetico, fuoco sacro, / pleiade, poetare . Poeta si nasce, oratore si diventa.

Pòi – po’ : Poi /avverbio / dopo, in appresso .

261

Pòi : Puoi / potere / verbo di 2/a coniugazione; che puoi fare, che puoi lavorare; che hai forza fisica per portare sulle spalle; che hai mezzi .

Politica : Politica, scienza dello Stato, del Governo; pratica del governare uno Stato e di regolare le relazioni con gli altri Stati.

Pòmpa : Pòmpa, voce francese; pompa a stantuffo; idraulica, aspirante e premente; parte mobile di strumento musicale a fiato; accompagnamento, processione, dimostrazione di magnificenza fatta per mezzo di abiti, ornamenti, cortei.

Pompàra : Pompare, mettere in azione una pòmpa . Pompata : Pompata, atto del pompare. Pòndu : Pòndo, ponderatezza, peso, gravezza. Il mortal pondo, il

corpo umano. hFìmmana ‘e pònndu, donna seria accasata. Pònta : Ponte /pons / , costruzione di ferro, cemento, legnale o

pietra che attraversa da una sponda all’altra, un fiume, un canale o altro e serve di passaggio. ( A Gasperina si dice: ‘u pònta ‘e Pùlicia, il primo sulla rotabile che da Gasperina porta a Montauro, dove è stato ucciso “Pùlicia” da un certo Carchìdi di Gasperina ; ‘u pònta ‘e Vrantòni /frate Antonio/ del convento che fu di san Bruno di Colonia, che limita il confine del territorio di Gasperina con Montauro; ‘u pònta da’ survarèdha, il primo ponticello fuori abitato di Gasperina sulla rotabile per Palermiti / e’ cèrzzi de’ Carùsi / ovvero, ove esiste il fondo rustico della famiglia di Padre Francesco Caruso, penitenziere .

Pontèhfici – Pàpi : Pontefice, / pòntifex / il sommo sacerdote dei cattolici, papa // nell’antica Roma, ciascuno dei componenti il collegio sacerdotale che aveva la vigilanza del culto ed era presieduto dal sommo pontefice massimo // capo di una scuola, di un partito e simili .

Pontèfice, sommi pontefici, Pàpi : da S.Pietro a Francesco, abbiamo avuto 266 Papi - (A. Pisano del 17. 04 . 1934, ricorda 8 pontefici : Pio XI – Pio XII- Giovanni XXIII – Paolo VI- Giovan ni Paolo I- Giovanni Paolo II- Benedetto XVI- Francesco . )

Nell’ elenco cronologico che segue, si notano delle contraddizioni o sovrapposizioni di data sono dovute all’insufficienza delle fonti storiche. Nell’arco storico dei

papi, vi sono stati anche papi – antipapi circa 25 come: Novaziano il 251; Lorenzo 498: Pietro e Teodoro 685;

Teodoro e Pasquale 687; ecc. Nel Nuovo Testamento: da Matteo all’Apocalisse, non si trova un solo versetto che ci spiega che Pietro abbia messo piede in Roma,

262

comprese le sue 2 lettere: la prima epistola di capitoli 5; la seconda di capitoli 3 ; mai cita Roma . Paolo ha fatto dei viaggi a Roma passando per Creta, Malta, Siracusa, Reggio Calabria, Napoli, giungendo al Foro Appio . (Roma : citata in Atti 18,2 ; 19,21; 23,11; 28,14; Romani 1,7 )

1 Pietro, anno 33 - 67 .

2 Lino 68 - 79 . 3 Anacleto 80 - 92 . 4 Clemente I 92 - 99 . 5 Evaristo 99 - 108 . 6 Alessandro I 108 - 116 . 7 Sisto I 117 - 126 . 8 Telesforo 127 - 137 . 9 Igino 138 - 142 . 10 Pio I 142 - 157 . 11 Aniceto 157 - 168 . 12 Sotero 168 - 177 . 13 Eleuterio 177 - 185 . 14 Vittore I 186 - 197 . 15 Zefirino 198 - 217 . 16 Callisto I 218 - 222 . 17 Urbano I 222 - 230 . 18 Ponziano 230 - 235 . 19 Antero 235 - 236 . 20 Fabiano 236 - 250 .

21 Cornelio 251 - 253 . 22 Lucio I 253 - 254 . 23 Stefano I 254 - 257 . 24 Sisto II 257- 258 . 25 Dionisio 259 - 268 . 26 Felice I 269 - 274 . 27 Eutichiano 275 - 283 . 28 Caio 283 - 296 . 29 Marcellino 296 - 304 . sede vacante 30 Marcello I 308- 309 . 31 Eusebio 309 - 310 . 32 Milziade 311- 314 . 33 Silvestro I 314- 335 . 34 Marco 336 . 35 Giulio I 337- 352 . 36 Liberio 352 – 366 . 37 Damaso I 366 - 383 .

263

38 Siricio 384 - 399 . 39 Anastasio I 399 - 401 . 40 Innocenzo I 401 - 417 . 41 Zosimo 417 - 418 .

42 Celestino I 418 – 422 43 Sisto III 432 - 440 .

44 Leone I 440 - 461 . 45 Ilaro 461 - 468 . 46 Simplicio 468 - 483 . 47 Felice III 483 - 492 . 48 Gelasio I 492 - 496 . 49 Anastasio II 496 - 498 . 50 Simmaco 498 - 514 . 51 Ormisda 414 - 523 . 52 Giovanni I 523 - 526 .

53 Felice IV 526 - 530 . 54 Bonifacio II 530 - 532 . 55 Giovanni II 533 - 535 . 56 Agapito I 535 - 536 . 57 Silvestro 536 - 537 . 58 Vicilio 537 - 555 . 59 Pelagio I 556 - 561 . 60 Giovanni III 561 - 574 . 61 Benedetto I 575 - 579 . 62 Pelagio II 579 - 590 . 63 Gregorio I 590 - 604 . 64 Sabiniano 604 - 606 . 65 Bonifacio III 607 . 66 Bonifacio IV 608 - 615 . 67 Adeodato I 615 - 618 . 68 Bonifacio V 619 - 625 . 69 Onorio I 625 - 638 . sede vacante 638 - 640 . 70 Severino 640 . 71 Giovanni IV 640 - 642 . 72 Teodoro I 642 - 649 . 73 Martino I 649 - 655 . 74 Eugenio I 654 - 657 . 75 Vitaliano 657 - 672 . 76 Adeodato II 672 - 676 . 77 Dono 676 - 678 . 78 Agatone 678 - 681 . 79 Leone II 682 - 683 .

264

80 Benedetto II 684 - 685 . 81 Giovanni V 685 - 686 . 82 Canone 686 - 687 . 83 Sergio I 687 - 701 . 84 Giovanni VI 701 - 705 . 85 Giovanni VII 705 - 707 . 86 Sisinnio 708. 87 Costantino 708 - 715 . 88 Gregorio II 715 - 731 . 89 Gregorio III 731 - 741 . 90 Zaccaria 741 - 752 . 91 Stefano II 752 . 92 Stefano III 752 - 757 . 93 Paolo I 757 - 767 . 94 Stefano IV 768 - 772 . 95 Adriano I 772 - 795 . 96 Leone III 795 - 816 . 97 Stefano V 816 - 817 . 98 Pasquale I 817 - 824 . 99 Eugenio II 824 - 827 . 100 Valentino 827 . 101 Gregorio IV 827 - 844 . 102 Sergio II 844 - 847 . 103 Leone IV 847 - 855 . 104 Benedetto III 855 - 858 . 105 Niccolò I 858 - 867 . 106 Adriano II 867 - 872 . 107 Giovanni VIII 872 - 882 . 108 Marino I 882 - 884 . 109 Adriano III 884 - 885 . 110 Stefano VI 885 - 891 .

111 Formoso 891 - 896 . 112 Bonifacio VI 896 . 113 Stefano VII 896 - 897 . 114 Romano 897 . 115 Teodoro II 897 . 116 Giovanni IX 898 - 900 . 117 Benedetto IV 900 - 903 . 118 Leone V 903 . 119 Sergio III 904 - 911 . 120 Anastasio III 911 - 913 . 121 Landone 913 - 914 . 122 Giovanni X 914 - 928 .

265

123 Leone VI 928 . 124 Stefano VIII 928 - 931 . 125 Giovanni XI 931 - 935 . 126 Leone VII 936 - 939 . 127 Stefano IX 939 - 942 .

128 Marino II 942 - 946 . 129 Agapito II 946 - 955 . 130 (Giovanni XII 955 - 964 . 131 Leone VIII 963 - 965 . ) 132 Benedetto V 964 - 966 . 133 Giovanni XIII 965 - 972 . 134 Benedetto VI 974 - 983 . 135 Giovanni XIV 983 - 984 . 136 Giovanni XV 985 – 996 Giovanni XVI antipapa 137 Gregorio V 996 - 999 . 138 Silvestro II 999 - 1003 . 139 Giovanni XVII 1003 . 140 Giovanni XVIII 1004 - 1009 . 141 Sergio IV 1009 - 1012 . 142 Benedetto VIII 1012 - 1024 . 143 Giovanni XIX 1024 - 1032 . 144 Benedetto IX 1032 - 1044 . 145 Silvestro III 1045 . 146 Benedetto IX 1045 . 147 Gregorio VI 1045 - 1046 . 148 Clemente II 1046 - 1047 . 149 Benedetto IX 1047 - 1048 . 150 Damaso II 1048 . 151 Leone IX 1049 - 1054 . 152 Vittore II 1055 - 1057 . 153 Stefano X 1057 - 1058 . 154 Benedetto X 1058 - 1059 . 155 Niccolò II 1059 - 1061 . 156 Alessandro II 1061 - 1073 . 157 Gregorio VII 1073 - 1085 . sede vacante 1085 - 1086 . 158 Vittore III 1086 - 1087 . 159 Urbano II 1088 - 1099 . 160 Pasquale II 1099 - 1118 . 161 Gelasio II 1118 - 1119 . 162 Callisto II 1118 - 1124 . 163 Onorio II 1124 - 1130 .

266

164 Innocenzo II 1130 - 1143 . 165 Celestino II 1143 - 1144 . 166 Lucio II 1144 - 1145 . 167 Eugenio III 1145 - 1153 . 168 Anastasio IV 1153 - 1154 . 169 Adriano IV 1154 - 1159 . 170 Alessandro III 1159 - 1181 . 171 Lucio III 1181 - 1185 . 172 Urbano III 1185 - 1187 . 173 Gregorio VIII 1187 . 174 Clemente III 1187 - 1191 . 175 Celestino III 1191 - 1198 . 176 Innocenzo III 1198 - 1216 . 177 Onorio III 1216 - 1227 . 178 Gregorio IX 1227 - 1241 . 179 Celestino IV 1241 . sede vacante 1241 - 1243 . 180 Innocenzo IV 1243 - 1254 . 181 Alessandro IV 1254 - 1261 . 182 Urbano IV 1261 - 1264 . 183 Clemente IV 1265 - 1268 . sede vacante 1268 - 1271 . 184 Gregorio X 1271 - 1276 . 185 Innocenzo V 1276 . 186 Adriano V 1276 . 187 Giovanni XXI 1276 - 1277 . 188 Niccolò III 1277 - 1280 . 189 Martino IV 1281 - 1285 . 190 Onorio IV 1285 - 1287 . 191 Niccolò IV 1288 - 1292 . sede vacante 1292 - 1294 . 192 Celestino V 1294 . (“che fece per viltà il gran rifiuto” Dante: 1. 3,60 ) 193 Bonifacio VIII 1294 - 1303 . 194 Benedetto XI 1303 - 1304 . 195 Clemente V 1305 - 1314 . 196 Giovanni XXII 1316 - 1334 . 197 Benedetto XII 1334 - 1342 . 198 Clemente VI 1342 - 1352 . 199 Innocenzo VI 1352 - 1362 . 200 Urbano V 1362 - 1370 .

267

201 Gregorio XI 1370 - 1378 .

Grande Scisma di Occidente Papi Romani

202 Urbano VI 1378 - 1389 . 203 Bonifacio IX 1389 - 1404 . 204 Innocenzo VII 1404 - 1406 . 205 Gregorio XII 1406 - 1415 .

Papi Pisani (206 Alessandro V 1409 - 1410 .

207 Giovanni XXIII 1410 - 1414 . ) Papi d’ Avignone 208 Clemente VII 1378- 1394 .

209 Benedetto XIII 1394 -1417 . ) 210 Martino V 1417- 1431 . 211 Eugenio IV 1431 - 1447 . 212 Niccolò V 1447 - 1455 . 213 Callisto III 1455 - 1458 . 214 Pio II 1458 - 1464 . 215 Paolo II 1464 - 1471 . 216 Sisto IV 1471 - 1484 . 217 Innocenzo VIII 1484 - 1492 . 218 Alessandro VI 1492 - 1503 . 219 Pio III 1503 . 220 Giulio II 1503 - 1513 . 221 Leone X 1513 - 1521 . 222 Adriano VI 1522 - 1523 . 223 Clemente VII 1523 - 1534 . 224 Paolo III 1534 - 1549 . 225 Giulio III 1550 - 1555 . 226 Marcello II 1555 . 227 Paolo IV 1555 - 1559 . 228 Pio IV 1559 - 1565 . 229 Pio V 1566 - 1572 . 230 Gregorio XIII 1572 - 1585 . 231 Sisto V 1585 - 1590 . 232 Urbano VII 1590 . 233 Gregorio XIV 1590 - 1591 . 234 Innocenzo IX 1591 . 235 Clemente VIII 1592 - 1605 . 236 Leone XI 1605 . 237 Paolo V 1605 - 1621 . 238 Gregorio XV 1621 - 1623 .

268

239 Urbano VIII 1623 - 1644 . 240 Innocenzo X 1644 - 1655 . 241 Alessandro VII 1655 - 1667 . 242 Clemente IX 1667 - 1669 . 243 Clemente X 1670 - 1676 . 244 Innocenzo XI 1676 - 1689 . 245 Alessandro VIII 1689 - 1691 . 246 Innocenzo XII 1691 - 1700 . 247 Clemente XI 1700 - 1721 . 248 Innocenzo XIII 1721 - 1724 . 249 Benedetto XIII 1724 - 1730 . 250 Clemente XII 1730 - 1740 . 251 Benedetto XIV 1740 - 1758 . 252 Clemente XIII 1758 - 1769 . 253 Clemente XIV 1769 - 1774 . 254 Pio VI 1775 - 1799 . 255 Pio VII 1800 - 1823 . 256 Leone XII 1823 - 1829 . 257 Pio VIII 1829 - 1830 . 258 Gregorio XVI 1831 - 1846 . 259 Pio IX 1846 - 1878 . 260 Leone XIII 1878 - 1903 . 261 Pio X 1903 - 1914 . 262 Benedetto XV 1914 - 1922 . 263 Pio XI 1922 - 1939 . 264 Pio XII 1939 - 1958 . 265 Giovanni XXIII 1958 - 1963 (Angelo Giuseppe

Roncalli) 266 Paolo VI 1963- 1978 ( Giovanni Battista

Montini) 267 Giovanni Paolo I 1978 (Albino Luciani )

eletto il 26 agosto, Papa per 17 giorni, morto il 22 aprile , eletto 33 giorni prima.

268 Giovanni P. II 1978- 2005 ( Karol Wojtyla ) 269 Benedetto XVI 2005- 2013 ( Jos. Ratzinger )

Si è dimesso alle ore 11, 40 del giorno 11 febraio 2013 . ( 11 febbraio 1929 Concordato tra l’Italia e Santa Sede ) Completerà il suo pontificato il 28 febbraio 2013 ore 20.

Sede vacante dal 29 febbraio al 13 marzo .

CONCLAVE: giorno 12 e giorno 13 marzo . Habemus Papam .

“ Annuntio vobis gaudium magnum: Eminentissimo ac reverendissimo

269

dominun Jorge Mario Bergoglio , qui sibi nomen impsuit Francesco “ 13 / marzo ore 19,06 / fumata bianca /

270 Francesco ( Jorge Mario Bergoglio ) nato a Buenos Aires 17 dicembre 1936 . Francesco, significa libertà. ( Francesco, secondo nome del Serafico d’Assisi )

Il primo nome anagrafico > Giovanni < . ( I cardinali, arcivescovi, vescovi e preti , devono avere una propria moglie . San Paolo, nella sua lettera / I epistola/ a Timòteo, suo discepolo, capitolo 3 - 4 parla a lui dicendo che devono avere una sola moglie . Gesù, in Matteo : capitolo 8 versi: 14 – 15 – 16 - 17 - guarì la suocera di Pietro . E’ chiaro, che il primo Papa era ammogliato . Ha avuti figli ? Celibàto dei preti: venne iniziato nel 1073 da papa Gregorio VII (monaco tedesco). Per altro, prima di lui, i papi Leone IX e Stefano IX vietarono il matrimonio ai preti. Fu canone dopo il Concilio di Trento ( 1545 – 1563 ) .

( Cardinale, viene da cardine, fondamento, ferro a forma di pernio sul quale girano le imposte delle porte e finestre; fondamento, sostegno / cardini della morale / . )

Pontihficàra : Pontificare, celebrare le funzioni sacre pontificalmente ; assumere contegno di autorità .

Popolàra : Popolare, noto a tutti . Porccàru : Porcaro, guardiano di porci ; lordo, sporco . Porccàta : Porcata, cosa che provoca disgusto e schifo . Porccedhàna : Porcellana. Porcellina “ ndràca “ . Porccèdhu : Porcello, porco, maiale . Porccedhùzzi : Gli animaletti grigi, lunghi un centimetro e con antenne, 4-6 piedi. stanno sotto le pietre . Porccherìa : Porcherìa, roba sudicia ; sporcizia . Porcciatùra : Majalatùra, porcatùra; tempo in cui si sogliono ammazzare i

majali/ il complesso delle operazioni con cui si prepara la carne di majale per usi di pizzicheria.

Pòrru : Porro, piccola escrescenza rotondeggiante di aspetto carnoso; verruca, neoformazione cutanea con forma cornea. La tradizione popolare diceva che contando i porri sulle mani o sul volto, tanti nodi doveva fare il malcapitato con un rametto verde giunchiforme della ginestra, per poi langiarlo in un burrone, così facendo i porri oltre a scomparire, non venivano mai più sulla cute .

270

Qualòra ti piaccia di corrèggere qualche mio refuso > ( consonante o vocale fuori posto) , fallo pure. Chi non fa, non vede, non sbaglia !

Portarùssa : Fondo rustico in agro di Gasperina sulla costa:

Gallo,Suvarello, Miseregoni; “ Cànciadhu russu “ , prese questo nome dal cancello pitturato di rosso per accedere al grande fondo dei 7 fratelli Pisano, confinante ccon strada pubblica, impietrata, con eredi Raspa ed eredi Lupica .

Porttèdha : Chiusura provvisoria durante il giorno della porta principale, mezza porta per celare la vista dei passanti sull’uscio, girevole su liberi gangheri.

Porttèdha da gùtta : Piccola porta a tutto sesto sulla doga centrale anteriore della botte, con intaccatura alla base per commettersi col suo capruggine al fondo della botte, porticina estraibile fornita da un rubinetto di legno o di metallo, spina.

(gùtta = capruggine, cocchiume, doga, lulla, mezzule, zaffo) Porttèdha do’ nàsu : Narice del naso. Pòsa ; Fagiuola, fagioli ; altrove : suriaca . Posàta : Persona tranquilla . Portuguallàra : Pianta dell’arancia . Portuguàllu : Arancia , frutto dell’ arancio. Pòsa : Fagiuola, fagioli; altrove in Calabria: “ suriàca “ . Posàta : Persona assennata e posata. Posèdhu : Pisello . Pòsimu Posatura, residuo del caffe in fondo alla caffettiera

“ ccicculàtèra” > da : cioccolato, cioccolatiera ;fondiglio, fondata, fondo del caffè .

‘mPossàtu : Infossato, piantato nella terra, nella fossa . Pòssimi-hfàla : Località rurale in agro di Gasperina sull’incrocio-confine Gasperina -Montepaone nei pressi della comunale“Prùppu “ “ Passo Megàli “ Pòsta : Poste italiane; a Gasperina, primo Ufficio Postale, risale agli anni ‘80 del secolo XIX per merito di Giuseppe

Papucci, garibaldino dal 1848 . Posteràra : Arretrata nel maturare, da posteriore; contrario: promentìa . Postèri : Portalettere . Postìnu : Postino . Potihghèdha : Botteghètta, bottegùccia; rione nel centro del comune di

Montàuro . Potìhga : Bottega, bottega di alimentari, bottega artigiana. Potihgàru : Esercente, bottegaio di generi alimentari.

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Potihghìnu : Botteghino, locale del tabaccaio, tabaccheria . Potìra : Potere, potere fare; sopportare un peso sulle spalle. Potìu : Forza, ha avuto forza fiscica per portare il peso; ha avuto il

potere per poterlo fare. Pòtta hfàra: Ha potuto fare con i mezzi a disposizione. Pòtta : Potere, che ha avuto le possibilità di fare le cose . Povarèdhu : Povero, misero, poveretto . Pòvari : Poveri : Gesù disse ai discepoli “ I poveri l’avrete

sempre con voi, ma me non mi avrete sempre ! “ Il convito di Betania > Matteo: 26 verso 11 < .

Pòvaru : Povero. Pòzzu : Posso, potere fare . Pputtanèri : Donnaiolo, puttaniere . Pràja : Cala marina, spiaggia sabbiosa per i bagnanti . Prahganàra : Vedi anche la voce > ohfàna < : donna che poco ha e poco

possiede, e fa capire che ha molto. > il gruppo hga ha suonto gutturale con fiato sforzato, la g non si deve sentire, viene assorbita dalla h convenzionale ( h lettera muta convenzionale . )

Prànca: Chiusura del forno; lamiera arcata a tutto sesto atta a tappare la bocca del forno a legna,la base della lamiera poggiante sulla mensola davanti alla bocca del forno. Prànca, indica anche la carne lardone con strisce di magro e salata del maiale che grandi pezzi si appendono per stagionare. “ ‘na prànca ‘e salàtu “ ; lastra piatta non spessa di pietra .

Pràppata: Mèta : escremento che un animale fa in una sola volta. ‘mPràsca : Imbratta ogni cosa per mancanza di competenza. Preccocàru : Pianta del pesco. Preccòcu : Percòca, pesca, frutto del pesco a pasta gialla.. Precopàra : Foglia sottilissima di una pianta che applicata sopra un

foruncolo estirpato alla radice lasciando un vuoto, questa foglia livellava e spianava chiudendo subito la pelle.

Pregàra : Pregare . Preghèra : Preghiera, orazione fatta alla divinità per ottenere una

grazia, o alla Vergine o ai Santi : Gesù disse “ Voi dunque orate in questa maniera: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome. Il tuo regno venga. La tua volontà sia fatta in terra come in cielo. Dacci oggi il nostro pane cotidiano. E rimetteci i nostri debiti, come noi ancora li rimettiamo ai nostri debitori. E non indurci in tentazione, ma liberaci dal maligno; perché tuo è il regno, e la potenza, e la gloria, in eterno . “ ( Vangelo di San Matteo-Capitolo 6. Versi:

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9,10,11,12 ) Preghèra : Preghiera, richiesta di un favore, grazia o cortesia. Prèja /si / : Si rallegra per sue fattezze guardandosi allo specchio;

si rallegra per fatti positivi o negativi capitati ad altri. Prejandòla : Donna civettuola. Prèmiti : Dolori addominale specialmente della partoriente, spasmi. Premòni : Polmoni . Premura : Premura, cura o sollecitazione per cose o persone. Premuràu : Si è premurato per l’ammalato . Prèna : Incinta , animale incinta. mPrenàta : Messa incinta . Prennòspera : peronospora, fungo parassita che attacca la vite e i suoi

pampini. Prèsscja : Prèscia, frètta . Presscialòra : Persona che fa le cose in fretta . “ ‘a gàtta presscialòra, hfìcia i hfigghjòli cièchi ! “ Presèntu : Presento : voto religioso che la sera del 14 agosto presso

Il landrone del Santuario Termini in Gasperina, chi aveva ricevuto grazie o chi attendeva le grazie dalla Madonna, le Pacchiane vestite con i migliori vestiti: tovaglia e camicia lunga e bianca, panno rosso sopra la camicia che si doveva intravedere un orlo sopra il busto (reggiseno), sopra il panno rosso, la veste ampia e lunga, le falde raccolte dietro, busto (reggiseno) esterno, rigido, fatto con stecche di finochio, lavorato artisticamente dalle bustaie del posto. “ ‘U presèntu : In un cesto fatto di vimini e cannette “tahfarèdha” senza manici, pieno di dolci casarecci, coperto con una tovaglia bianca di lino e ricamata, la portava sulla cèrcina ( curùna ‘e pezza ) avvolta a corolla sulla tovaglia e sul capo , con le mani sui fianchi, la pacchiana faceva tre “fiate” tre viaggi, avanti e indietro dall’androne all’altare, al termine dell’ultimo viaggio, supplicando o ringraziando in silenzio, presentava il cesto “ ‘u presèntu “ il dono simbolico ai piedi della Madonna sull’altare .

Presentùsu : Presuntuoso . Presidènta : Presidente del Consiglio dei ministri 1922- 1925 : Benito Mussolini; Capo del Gran Consiglio sino al 1943. Presidènta : Presidente : dal più piccolo condominio al Capo dello

Stato italiano, l’Italia è infestata di presidenti strapagati. Presidenti della Repubblica : 1 Enrico De Nicola 2 Luigi Einaudi 3 Giovanni Gronchi

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4 Antonio Segni 5 Giuseppe Saragat ( al 21° scrutinio ) 29-12- 1964 . 6 Giovanni Leone (al 23° scrutinio ) 7 Sandro Pertini 8 Francesco Cossiga 9 O.Luigi Scalfaro 10 C. Azeglio Ciampi 11 Giorgio Napolitano (eletto il 15 maggio 2006 ) Giorgio Napolitano(rieletto il 20 aprile 2013 al 6°s.) (Quorum richiesto 504- voti ottenuti 738 + 234 con :

Destra + Lega + Scelta Civica; + Pd . )

12 Sergio Mattarella Pressèpiu : Presepio . Prestài : Ho imprestato, ho dato in prestito . ‘mPrestàra : Vedi la voce successiva. Prestàra : Imprestare, dare in prestito . Prestìgni : Voce derivata da > prestigio < . Fingere magie con la

faccia, le braccia o con le mani, per l’ottenimento di qualcosa da parte di bambini.

Prèstu : Presto, immediatamente, sùbito. Prèstu : Imprestare , prestare. Pretùra : Pretura . Prèvita : Prete . Prèviti : Preti, Curati e Vicari di Gasperina : dòn Bruno Paschino 1642 dòn Domenico Fulginiti 1666 dòn Giovanni Romano 1670 dòn Antonio Megali 1718 dòn Giuseppe Spadea 1735 dòn Giuseppe Spatea 1750 dòn Giovanni Lomanno 1770 dòn Giovanni Manni 1777 dòn Girolamo Megali 1804 dòn Gregorio Iannoni 18 dòn Giuseppe Procopio 1846 dòn Giuseppe Iannoni 1861 dòn Giuseppe Iannoni 1861 ( economo Curato ) dòn Giuseppe Iannoni 1875 dòn Bernardo Pavone 1895 dòn Bernardo Pavone 1896 ( economo Curato ) dòn Gregorio Procopio 1910

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dòn Nicola Cosenza 1912 ( nativo di Badolato ) dòn Giovanni Iannoni 1921 dòn Massimino Raspa 1934 dòn Nicola Pàparo 1935 (?) dòn Giuseppe Conte 1964 dòn Gregorio Procopio 1966 (Vicario arcivesc. ) dòn Domenico Carchidi 1967 dòn Carmelo Fossella 1982 ( al 2015 in carica) (s.e.o. ) Prezzàtu : Oggetto, merce a cui vi è stato dato un prezzo. Prèzzicu : Pesca noce . Prèzzi : Plurale di prezzo, costi . Prèzzu : Prezzo . Il prezzo del tradimento del proprio Maestro: Matteo 26, 14 ; Marco 14. 12-26 ; Luca 22. 7-23 . Prìca : Afflizione, amarezza, dispiacere, dolore. Prìsa : Basto rovescio fatto nella terra per lo scolo delle acque . Priùra : Priore . Probbìtu : Proibito, vietato. Nelle bacheche delle chiese, vi erra

appeso un catalogo con l’elenco di tanti libri probiti alla lettura, giornali quotidiani e riviste, anche la Settimana Enigmistica fondata nel 1931 . Nel 1948, Piazza Umbro I, in Gasperina , ha visto una catasta di libri messi al rogo ove là ogni anno innalzano l’albero di Natale. Il Pontefice – Montini – nel 1966 , abolì tale provvedimento che era negativo contro il pensiero e che impoveriva la Cultura. Uno di quei libri accatastati (avevo 14 anni), l’ho preso e scappando portandolo via, gli “addetti ai lavori ”dell’Azione Cattolica” agli ordini dell’all ora Presidente nazionale, Luigi Gedda, mi corsero dietro per il grande volume e per picchiarmi senza riuscirvi. Il volume del libro era stato scritto da MAX STIRNER filosofo tedesco, volume che conservo ancora nella mia piccola libreria in Gasperina di 1. 202 volumi, vanno dal 1500 al 2013 .

( “ PANE VIETATO, GENERA APPETITO ! “ ) Procaccia : Portatore di lettere da un paese all’altro . Pròsitti : Prosit , “ pròstu” ,vi faccia pro, bri ndando a fine mensa.

Latino , Pròsit : “ Che sia di beneficio “ augurio rivolto al sacerdote dopo la celebrazione della messa. Brindisi-augurio a chi ha starnutito : Salute !

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Protestànta : Protestante, protestanti, protestantesimo: complesso delle dottrine religiose cristiane sorte dopo la Riforma (sec. 16° ). I suoi seguaci sono anche detti Cristiani Evangelici. Comprende : il calvinismo, Giovanni Calvino, riformatore ; il luteranesimo, Martino Lutero, Frate agostiniano ; anglicanesimo, Religione cristiana uffiale dell’Inghilterra dal 1562,sotto Elisabetta, non riconosce l’autorità del Papa ; ammette il matrimonio dei preti. Gli hussiti, di Giovanni Huss, teologo: valdesi,di Pietro Valdo, sec. 12° .

Pròvala : Assàggiala, vedi come è di sapore . Pròvula : Provola, provatura, formaggio di pasta molle. Provulàru : Venditore ambulante di provole. Provulùna : Provolone . Prùna : Prugne. Prunàra : Pianta delle prugne .

Prùnta : Campione per saggio di olio o vino , saggiuolo . Prùnu : Prugna . Prùppu : Località rurale in agro di Gasperina . Prùppu : Polpo, pesce marino con 8 tentacoli fornite da ventose. ( 8 : Tante sono le Vie che si diramano dalla Piazza di

Gasperina dalla “cavita orale” > testa del polpo < giungendo alle estreme periferie del paese : Via De Gasperi; Via Mazzini ; Via F.Cilea ; Via Santa Caterina ; Via Campanella -San Giuseppe ; Via Felice Antonio Fiorentino ; Via Marconi ; Via Trieste )

Puà : Puà, / dal francese pois /, stoffa con disegno a pallini . Voce Pucundrìa : Ipocondria, disturbo che porta a forte malinconia . Pucundrùna : Da ipocondria, malinconia che porta a fare niente. mPùdha : Pùstula. Pudhàstra : Pollastra. Pudhìa : Pollastra, gallina . Pudhìtru : Figlio dell’asina, asinello giovane. Pùdhura : Biòscia, neve molle, caduta di fresco che si scioglie quasi

sùbito. ‘mPuggicàra : Rimboccare, rimboccare le coperte ; trovare un impiego

come ripiego con prassi non lecita . “ ‘U ‘mpuggicàu ! “ Pugnàla : Pugnale . ‘mPugnàra : Impugnare ,stringere col pugno, prendere e stringere nel

pugno della mano. ‘mPùgnu : In prima persona: Stringo col pugno,nel pugno . Pùgnu : Pugno , mano chiusa con le dita piegate sulla palma.

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Pulèju : Pulègio / dal latino puleium / . Pùlicia : Pulce . Pùma : Pomi , mele. Pumàra: Pianta dei pomi , poetico: pòma ; pòmum , pomo, pianta del

frutto stesso. Pomo della discordia, quello d’oro che la discordia, alle nozze di Peleo e di Teti, gettò sulla tavola perché fosse attribuito alla più bella e diede origine alla contesa di Giunone, Minerva e Venere, al giudizio di Paride, alla guerra troiana e una infinità di guai; si dice di ogni cosa che generi discordie e scissioni .

Pumàta : Pomata da spalmare sulla pelle. Pumàzzi : Fichi ancora acerbi , siconi non maturi, Pùmicia : Pomice , pietra pomice . Pummadoràra : Pianta del pomodoro Pummadorìma : Vivaio di pianticelle dei pomodori. Pummadòri : Pomidori . Pùmu : Pomo, il pomo di Adamo, quella protuberanza che si

nota nella gola, specialmente maschile. ‘mPùnda : Affonda, che affonda nell’acqua, nel fango, ecc. ‘mPundàra : Affondare, che manda affondando . ‘mPùndu : Affondo, affogo, vado sotto. Pungìa : Mi faceva male come punto da spina o dall’ape,irritava. Pungìra : Pungere: pinzare, come la punta dell’ago, con una spina. Pungiùta : Pinzata d’insetto, punta . Pùntèrva : Punt’erba della ricamatrice . Pùnta : Apice, il punto estremo del cuspide d’un campanile;

dell’ago con la cruna; del chiodo ; che mira e punta per fare centro con l’arma ; il cane punta la lepre .

Puntàla : Protezione metallica contro l’usura, puntale dell’ombrello, cime delle stringhe delle scarpe.

Puntàra : Puntare, scommettere al giuoco; fissare la canna del fucile, fissare lo sguardo .

Puntàta : Puntata, scommessa su una carta da giuoco, al Lotto . Puntètta : La parte aggiunta sulla > faccetta < del tomaio presso la

punta della scarpa . Puntètti : Punte di ferro sottili con 3-4 fori per essere fissate sotto alla punta della scarpa o dietro al margine del tacco. Puntìdha : Puntèllo, tronco, trave o grosso bastone di legno che mettesi

a contrasto tra il suolo e un muro, una parete, una porta, ecc. affinché non cadono o non si aprano; appoggio sostegno.

Puntìdhu : Punteruolo. Vedi anche CUGNU .

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Puntijàtu : Punteggiato, cucitura sul guàrdolo aperto della scarpa con punti piccoli che il calzolaio fa per unire e cucire il guàrdolo con la suola del fondo , cucitura con punti minutissimi .

Puntina : Bulletta che usa il calzolaio. Puntina : Puntina metallica per far suonare il grammofono

poggiandola sul disco con la incisione di canti e musiche. Puntina : Parte staccata e cucita, sezione superiore della tomaia delle

scarpe. Puntìni : Puntini, i punti delle cuciture sulle stoffe. Pùntu ‘ngiòrnu : Puntogiorno della ricamatrice , punto a giorno. Puntùna : Cantone, angolo, luogo angoloso . Spuntunèra : Mobile, stipite, angoliera con una o due ante per conservare

riserve alimentari . Pùntu pisànu : Punto della ricamatrice , punto pisano. Puntùra : Iniezione fatto con l’ago e siringa; la puntura dell’ape . Pùntu Ròdi : Punto della ricamatrice , punto rodi. Pùntu smèrlu : Punto della ricanatrice , smerlo. Pùntu : Punto , punto fermo ; punto esclamativo ; interrogativo. Pùntu d’arrivu : Punto, luogo d’arrivo, meta . Pùntu ‘e partenza : Punto di partenza, luogo dove si dà il via alla gare o per la

partenza in aereo o con la nave . Pupàzza : Bambola di pezza. Pupàzzu : Pupazzo , piccolo fantoccio, trastullo per bambini,

bambolotto ; uomo da nulla,. Pupùna : Melone . Pupùna : Che ha forma ovale come il popone (melòne- melùna). Con

le spighe della lavanda – spigonardo /spicanàrda / raccolti a mazzo le spighe , legati alla base, le reste ordinate rivolte

sulle spighe, legati ancora alla base delle spighe lasciandone un dieci centimetri di lungherra e legati formando un grosso gambo. Detto pupùna collocato nei cassetti della biancheria lascia per molto tempo l’odore della lavanda.

Pupùna : Forma ovale legata di un corpo. Il neonato tutto fasciato come il Bambino Gesù del Giotto. Spighe del nardo (spicanàrda ) fatte a mazzo,legate alla base, gli steli lunghi ripiegati sulle spighe uno accanto all’altro e legati ancora dopo la copertura delle spighe, ”era ‘u pupùna prohfumàtu pe’ ‘ntra càsscja de’ panni “

Pupùna : Popone, cocomero. Purccàra : Portare la femmina dal maschio, ‘mpurccàra , mprenàra . Pùrcchja : Mette dentro con forza, ‘mpùrcchja . Purchjàcca : La vagina della donna.

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Purcchjàra : Vedi purccàra / ‘mpurcchjàra / accoppiare gli animali. Pùrga : Purga , lassativo . Purggànta : Purgante, lassativo . Purgatòru : Purgatorio, luogo oltretomba per i peccati veniali, luogo di

pena temporaneo dove le anime di coloro che sono morti non in peccato mortale si purificano espiando le loro colpe veniali prima di essere ammessi al paradiso.

Purgatòru : Purgatorio: 2/a Cantica della Divina Commedia, che Dante Alighieri, descrisse e che conobbe da vivente. Canti 33 > Versi 4.743 .

Puricinèdha : Pulcinella, persona che non rispetta la parola data. Maschera napoletana introdotta da A.Gallese (1630 ) nelle opere teatrali.

Puricìnu : Pulcino . mpurmmàra : Mettere nella forma . mPurnnàra : Infornare, mettere nel forno. Pùru : Pure, anche, ànco,. Pùru : Puro, casto, genuino, santo. Purvarihfìciu : Dove là fabbricavano i fuochi artificiali . Fondo rustico. Pùta : Potatura, che pota . Putàra : Potare. Putàra : Amputare , ‘mputàra . Putàta : Potata . Puttàna : Puttana, pputtàna ,ciàna, meretrice, donna di strada, mala

femmina;solo con i soldi, le puttane, troie, aprono la porta a donnaiuoli, avidi e ingordi di sesso femminile . “ O barettiera svergognata pùtta “ ( G. Carducci )

Pputtanàta : Cosa detta male, cosa fatta male . Pputtanèri : Uomini che frequentano le puttane, le meretrici . Pùzza : Polsi delle mani , parte del braccio; da pulsazione,polso.

“ ch’ella mi fa tremar le vene e i polsi .”(Dante. 1-1-90) Puzzàra : Puzzare, emanare puzzore . Pùzzu : Pozzo, relativo all’acqua. Pùzzu : Polso, relativa al braccio e alla mano. Pùzzu : Puzzo, puzzore.

Se noti e leggi qualche refuso, fatti mio correttore!

Questo Dizionario è solo un assaggio “ ‘NA PRUNTA “ per chi vorrà copiare…

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Quàndu ‘a gàtta no’ nc’è, ‘u sùracia bàlla . Quando la gatta non c’è, il sorcio balla .

Q

Quàgghja : Quaglia . Quaglia, fare il salto della quaglia. Sangue che coagula ; affare che può andare a buon fine; latte che alla

bollitura in superficie fa la panna; ragazza carina già donna. Quagghjàra : Addormentarsi per stanchezza “ quagghjàu do’ sònnu ! “ Cementare un pavimento e “bujaccàra “ con colla liquida. Quagghjàu : Da quagliare, coagulato; affare giunta a buon fine; si è

addormentato per sonno arretrato. Quàgghju : Caglio per la coagulazione del latte, lievito,stomaco dei ruminanti lattanti come gli agnellini; per stanchezza mi sto

addormentando. “ Quàgghju do’ sònnu ! – Quagghjàu - Quala : Quale. Qual è : Quale è , qual è : non si apostrofa nemmeno in dialetto. Qualùnca : Qualunque. Qualùnqua : Qualunque . Qualunquista : (U.Q.) Uomo Qualunque: del Partito Politico di G. Giannini

fondato il 1946. Simpatizzante o iscritto . Simbolo: Uomo sotto il torchio . Nel 1948 ottenne > 40 deputati .

Quàndu : Quando . Quàntu : Quanto . Quaranta : Quaranta –40 - XL . Quarantamìla : Quarantamila –40.000- Quarantèna : Quarantena, spazio di 40 giorni. Persona proveniente da

luogo infetto viene trattenuta in osservazione . Quarantìna : Quarantìna, serie di 40 cose, è un uomo sulla quarantìna. Quarantòttu : ‘48 . 1848 : prima guerra per l’indipendenza d’Italia;

Il 18 aprile del 1948 la Democrazia Cristiana (D.C.) sconfisse alle prime elezioni politiche il Fronte Popolare (Socialcomunista , simbolo in una stella, Garibaldi ) ; gli elettori : per il senato di anni 25; per la camera di anni 21. Eleggibili: anni 40 per il Senato; anni 25 per la Camera dei deputati.

Quarèsima : Quaresima, liturgia cattolica, periodo di penitenza.

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nQuarttàra : Ingrassarsi, metterersi in carne .

Le doppie consonanti servono per dare l’effetto duro, forte e marcato della pronuncia del nostro dialetto.

Quàrtta : Quarta:Classe di scuola elementare; quarta nota musicale Fa Quarttìnu : Quartino, strumento musicaale dei legni ad ancia. Quàrttu : Misura per granaglie 1/4 del “tòmolo” = 12,5 chili. Quàrttu ‘e Luna : Primo quarto delle fasi lunare . Questòra : Questore, capo della polizia. Questura : Questura, Sede del Questore di Polizia. Quasi : Quasi . Quatèrna : Quaterna, quattro numeri del giuoco del Lotto. Quattòrdici : Quattordici, cognome esistito a Gasperina . Quattòrdici : Quattordici = 14 = XIV romano. Quattròcchji : Persona che porta gli occhiali. Quàtra : Quadra, quadrata. Quàtra : Che sta bene, che mi sta bene, mi conviene , mi quàtra . Quatràra : Che sta bene al dire, che quadra nel discorso, l’esempio. Quatràta : Quadrata, non circolare, non ovale . Quatràtu : Quadrato, di quattro lati uguali, figura geometrica. Quàtri : Quadri, dipinti, ritratti. Quàtru : Quadro : dipinto, forografia, “retràttu “ ritratto. Quàttru : Quattro = 4 = IV ( 4 denàri: imprecazione > chìmmu ‘ngìri

còmu ‘u 4 dinàri ! < ovvero: che tu non trovi mai riposo ! / nel giuoco delle carte alla “calabresèlla” = tressette / muove per primo chi trova nelle sue carte il 4 denari / di quadri = oro per la primiera/ Quattrucèntu: Quattrocento = 400- = CD romano.

Quàttru làmi : Attrezzo per segnare con esattezza l’occhio del tralcio della vite ponendolo al centro. Corpo unico di ferro con 4 lamette corte, aperte a forbice e frontali; lamette simili al tempara- matita, manico di legno breve. Innesto: A OCCHIO . Quattrumìla : Quattromila 4.000 . Quàttru-sòrdi : Moneta di 20 centesimi , quattro soldi. Quàttu : Quatto, stare a terra zitto e in silenzio per non farsi vedere. Quèsta ? : Chi è ? > in dialetto: > Chu èsta ? < Quèsta : Quèstua . Questùra : Questura , Caserma, Ufficio del Questore . Quetàra : Quietare, chetare . Quètu : Quieto, cheto. Quindici : Quindici – 15 – numero arabo ; XV numero rolano. Quindicina : Una quindicina di qualcosa , rata di 15 giorni.

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Quìnta : Quìnta classe di un corso di studi. Classe V . Quintàla : Quintale = 100 chilogrammi. Quìntu : Quìnto.

R Ràca ràca ! : Ràca ! Voce ebraica di maledizione,espressione spregiativa. Ràcchja : Donna non bella, sgraziata, brutta. Raccimulàra : Racimolare, mettere insieme un po’ alla volta,raccogliere. Raccìmulu : Racimolo, mettere insieme con pazienza. Racìmulu : Racimolo, ogni piccolo grappolo che forma l’intero

grappolo della “ racìna “ , dell’ùva . Racìna : Uva , grappolo composto da tanti racìmoli , ciascuno dei

grappolini che compongono il grappolo; i còccia: chicchi… si chiamano àcini . Malvasia / dal nome proprio della costa orientale della Morea / ; pizzutella; zibibbo /dall’arabo zibib / ecc. ; le foglie dei tralci della vite , pàmpana – pàmpano –pàmpino . Tralci – tàlli =”tàdhi” tralcio – tàllo = “ tàdhu “ .

Radaràda : Edera . Radìcia : Radice, radici delle piante; fittone, forma di radice che

procede verticalmente senza suddividersi /rìza/ come della cavolo, della lattuga, ecc. .

Radìcia : Ravanello piccante, lungo, o rotondo, di colore simile alla carota.

Rahgàra : Trascinare per terra qualcosa, come le scarpe, un mobile . Ràhgu : Ronco, rumore, angoscia, respirazione lenta, agonia,morte; trascinamento, ràntolo . Vedi la voce agonìa . Ragghjàra : Ragliare come un asino. Ràgghju : Raglio . Ràggia : Ràbbia, irritazione violenta. Ràggia : Ràbbia, malattia infettiva virale del cane. Ràma : Rame . Ràma : Ramo dell’albero, ramo, fronda. Ramazza : Scopa di saggina o di altra erba o materiale. Ramèdha : Stipa, ramoscello secco, sterpo raccolto in fascine. “ E vidivi entro terribili stipa di Serpenti “ (Dan te) Rampogna : Rampogna; rimprovero, biasimo. Rànu : Grano, granaglia. Rapàra : Rapare, rasare, tagliare i capelli a zero. Rapàra : Rapinare, rubare. Rapporttèri : Uomo che riporta notizie false o vere, spia malcelata. Ràsa : Piena sino all’orlo . Rasènta : Rasente . Rasèra : Randa o rasiera di legno, si passa in cima alla misura

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per granaglie per togliere il di più. Rasèru : Barbiene, rasiere, chi usa il rasoio per rasare la barba. Rasolàta : Rasoiata, colpo dato sul viso, il rasoio adoperato come arma

offensiva; colpo di rasoio sul viso, nel fare la barba. Rasòlu : Rasoio . > vedi la voce Gillètta < . Ràspa : Gratta con le unghie per prurito; “ mìna ‘u cìncu “, ovvero, ruba . Ràspa : Raspa, attrezzo del falegname. Raspàra : Raspare, grattare ; rubare,sottrarre . Ràstu : Fiuto per annusare come fa un vero segugio per la caccia. Ràsu : Recipiente pieno sino all’orlo . (vedi – rasèra - ) Ràsu : Raso,tessuto di seta liscio e lucido. Ràsula : Area agricola disposta a terrazza. Ràzza : Pianta erbacea mangereccia con foglie larghe. Ràzza : Razza, nome collettivo che indica tutti coloro che

discendono da una stessa famiglia ; generazione. Rre : Re, Capo supremo del regno della monarchìa . Il Re Sole, Luigi XIV ; il Re dei Re, Dio ; il Re del Cielo;

il libro dei Re, i quattro libri del Vecchio Testamento, che narrono la storia degli Ebrei sotto i re ; i Re magi ; i 4 re nel mazzo delle carte nel giuoco a briscola; re, nota musicale ; re, personaggio delle favole .

Re d’ Italia 1861 – 1946 : Vittorio Emanuele II 1861 Umberto I 1878 Vittorio Emanuele III 1900 Umberto II 1946 Rre : Re, seconda nota musicale in chiave di violino (di sol) . Rre : Re nel giouco delle carte a briscola . Rebbèdhu : Allarmismo,Cancan,chiasso,grida . Recògghjati : Vai a casa che già è tardi, ritìrati . Recògghjati : Raccogliati la frutta dell’albero che già è matura . Recogghjatìni : Cose raccogliaticci senza scelta . Recogghìra : Raccogliere , ricoglitura delle castagne e altro. Recogghìu : Ha raccolto, ha racimolato ; “ si recogghìu ’nu pizzicùna ! ” Di quello che ha udito e visto, si è molto rimpicciolito ! Recògghju : Raccolgo qualcosa ; Mi recògghju = mi ritiro, rientro in

casa . Recogghjùtu : Raccolto: fieno, grano, ecc. Recòtu : Persona raccolta in se; recòtu ,frutto raccolto. Recòtu : Luogo riparato dal vento, dalla pioggia, dal sole.

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Recòtu : Raccolto in se, come accovacciato . Rehfilàra : Raffilare col trincetto i lati del fondo della scarpa compresi i

tacchi ; raffilare la lama, il filo tagliente del trincetto con la mola o sùpa ‘u ‘ffilatùrra pronto sul deschetto “ banchèttu” del calzolaio.

Rèfricu : Ritrèppio, lungo i quattro lati del fazzoletto come cimosa. Refrìscu : Refrigerio, consolazione . Regalàra : Donare, regalare . Regalata : Regalata, donata . Regàlu : Regàlo, dono. Regamàta : Ricamata . Regàmu : Ricamo . Regìna : Regina . Regginùzza : Soprannome . Reggiùna : Ragione /ràtio / facoltà dell’intelletto.

Avere ragione, dare ragione; contrario: torto . Ad una persona scorbutica, se darai ragione, ti riponderà : “ Come sai che ho ragione ? “ ; se darai torto, ti risponderà : “ Come sai che ho torro ? “

Règnu : Regno , paese retto a monarchia; costituzionale o assoluta, sotto la sovranità di un re . I tre regni della natura :

animale, vegetale, minerale . La casa è il regno della donna. Regùgghja : Si strugge per livore contro qualcuno > si regùgghja ! Règula : Regola, regolamento ; règolo del muratore, assa stretta e

lunga, alta un 3 centimetri per mettere a livello mattoni e mattonelle.

Regulàta : Da regolare, pensarci per regolarsi. Règulu : Listello di legno durissimo, tiralinea . Regumàra : Masticare a lungo per poi ingoiare; dimugrare, rimasticare,

ripensare a un torto ricevuto, pensare e ripensare sempre la stessa cosa.

Rehfùnda : Che dà in prestito o che vende roba di seconda mano. Rèhfati : Catarro mucoso filante . Rèhjja : Arista, resta. Filamento rigido e sottile che si protende dalle

glume delle graminacee, specialmente nelle spighe dell’orzo.

Rejùta : Partita di ritorno, rivincita . Religgiòna : Religione. Manifestazione di omaggio, adorazione e

venerazione, che lega l’uomo a quanto egli ritiene sacro . /dal latino, relìgio . / E’ il sentimento dell’uomo verso Dio; l’insieme di riti e comandamenti che gli uomini osservano per onorare la Divinità: religione cristiana, i dogmi della religione/riverenza, culto, rispetto grandissimo, venerazione.

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La religione cattolica – cristiana, afferma che è l’unica ad avere ed essere la verità della Divinità. Se così fosse, le altre religioni, con miliardi di credenti fedeli, e credono nella menzogna come musulmani, ebrei, etc, etc .

Perché dunque avvicinare e chiedere fratellanza e vicinanza con le altre religioni credenti nelle menzogne ? / Ogni inventore di qualcosa, difende sempre la propria “Bibbia” , il proprio “ Corano “ ; / i propri brevetti / Le religioni nel mondo saranno circa 85 ; da queste, successivamente, sono sorte le infinite Sette con riti e credenze diverse; tutte le religioni e surrogati, tutti i giorni, in ogni minuto del quadrante dell’orologio e della Storia, abbiamo, hanno ed avranno una fossa pronta ove la terra coprirà tutte le nostre fedi religiose.

Remùnta : Rimonta ,operazione del calzolaio quando rifà l’intero fondo

della scarpa. Remuntàra : Fare la rimonta alla scarpa. Renò : Panno di lino per avvolgere il neonato dopo la fasciatura. Reoggiàru : Orologiaio, chi ripara e vende orologi. Reòggiu : Orologio . Rèpani : Catarro filaccioso, mucosa verdastra che si espettora. Reprùbica : Repubblica / res pubblica, la cosa pubblica, lo Stato / .

Governo retto dal popolo, o direttamente o per mezzo di delegati. ( “ L’ Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. Art. 1 della Costituzione. “ ) Non capiamo bene se l’Italia, è una bestia, una persona, uno stivale, espressione geografica o fisica. I Delegati in parlamento conoscono il lavoro ? ( “ Art. 4 : riconosce il diritto al lavoro “) Non crea e garantisce il lavoro, non garantisce dignità alla singola persona; Costituzione politica e settaria sin dalla sua Costituente partigiana . ) 139 articoli, “Comandamenti “ simili ai 10 Comandamenti dettati a Mose dai “ Costituenti Celesti “ : Padre, Figlio , Spirito Santo , che nessuno mai sopra la Terra ha messo quotidia = namente in pratica .

Reprùbrica: Repubblica .Che ha visto incolonnate centinaia di bare piene di morti,personaggi grandi d’Italia, assassinati da coloro che siedevono e siedono in Parlamento di detta Repubblica democratica antifascista,sociale,plurale e pluralista;ipocrita, quotidianamente ancora negli anni in cui viviamo, Repubblica ipocrita, ladrone, vagabonda !

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Repprùbica : Repubblica . Reppùbrica : Repubblica . Repprubicànu : Repubblicano Reprubbicànu : Repubblicano Repubbricànu : Repubblicano Requàla : Voce negativa che descrive una persona di poco valore. Requàli : Campioni negativi di cose o persone di scarso valore.

“ Porttàsti ‘si requàli ! “ Requàlu : Persona di nessuna considerazione; dono o cosa di poco

valore. Resparmiàra : Risparmiare, sparagnare. Respundìra : Rispondere . Rèsta : Resta : le code dell’aglio, della cipolla, del grano con la

spiga . Rèsta : Resta, che rimane, resta sul posto. Restàmma : Siamo rimasti, siamo rimasti ai patti, siamo rimasti sul

posto. Restàra : Restare, rimanere ; restare e mantenere i patti . Restàru : Sono rimasti. Restàu : E’ rimasto, è avanzato, è rimasto sul posto; è rimasto di

stucco sapendo la notizia , è rimasto sbalordito . Restasti : Sei rimasto sul posto; hai rispettato i patti. Rèsti : Resti, rimani sul posto; resti, rimanenze . Rèsti : Avanzi, rimasuglie . Restùccia : La parte rimasta attaccata alla terra del grano mietuto. Restucciàta : Fondo rimasto con le reste del grano.(vedi Restùccia ). Resumàgghj : Rimasuglie , cosa da poco rimasta, avanzi, minutaglie. Retègnu : Mini diga con grande e spesso argine per sbarrare e trattenere le acque che devono essere raccolte per poi sollevare la chiusa, la cateratta artificiale e farle precipitare

per azionare le pale del mulino; ritegno per trattenere; discrezione, riguardo, freno, riserbo.

Retipùntu : Filza, cucitura con ago e filo, sul rovescio a ritroso, punto doppio, sul diritto, punto continuo come fosse cucito a machina;ogni punto si fa cucendo all’indietro sul rovescio = retro-punto, reti-pùntu, cucire a ritroso con l’ago .

Retrànga-retrànca: Retro-ànca; sottocoda ,striscia di cuoio larga 5-6 centrimetri con i capi piegati e cuciti lasciando un vuoto nella piegatura capace di ospitare un legnetto o un osso, strisce che deve essere attaccata ad entrambi i lati del basto dell’asino sull lato posteriore trovando altra breve striscia di cuore cucita alla stessa maniera, che unite, infilato verticalmente il legnetto, lega a modo di cerniera le due parti; finimento che

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passa sotto la coda, e sopra le natiche ,sorretta inoltre, da altra scriscetta di cuoio accavallato sopra la groppa “cavadhèttu“ , stringa per tenere sollevata e in linea /’a retrànga / per non farla scendere tra le gambre della bestia.

Retràttu : Ritratto, fotografia, dipinto. Rettàngulu : Rettangolo . Retrattàra : Fotografare, dipingere, fare un ritratto, descrivere una

persona. Revigghjàra : Destare, svegliare . Revigghjànta : Desto, che non dorme. Revìgghjati : Svegliati, non dormire . Revigghjàtu : Desto, sveglio, non dormiente. Revòto : Rivolto, rivoltare: l’uva pigiata già versata dal cocchiume

nella botte (grosso e largo buco in alto alla botte dogata che si tappa con uno zaffo, grande tappo di sughero), dopo giorni, dalla spina, o “margherita “ rubinetto, si fa scolare il mosto, poi si toglie la lunetta “ ‘a porttèdha , cu’ tiratùra con lungo manico, si svuota l’uva già fermentata per essere messa sotto torchio “Cònzu” , aggiusto il torchio, sistemo il torchio; conzàra = mettere in in atto a funzionare, riparare.

Rìcchi : Ricchi, contrario di poveri. ‘Rìcchja : Orecchia, orecchio . ‘Rìcchji : Orecchie . ‘Ricchjàli : Orececchioni, parotite,infiammazione delle parotidi. ‘Ricchjìni : Orecchini delle donne . ‘Ricchjùna : Voce che usano i cacciatori , la lepre perchè ha le orecchie

lunghe . ‘Ricchjùna : Pederasta, omosessuale maschile . Rìccia : Tratto della Via Manni, già Via S.Caterina in Gasperina, và dall’incrocio dell’attuale rotabile della Via Procopio, frontale al Municipio, e termina nel tratto pianeggiante

verso la periferia del rione Tre Croci ove là vi era una delle 10 fontane pubbliche del 1931.

Riccimènna : Rich man (men), ricco sfondato, voce inglese : “ no’ hàva nènta, e mmi hfàcia ‘u riccimènna ! “ Rìcciu : Truciolo di legno che il falegname fa con la pialla

zahfarèdha / Rìcciu : Riccio di capello . Ricciùtu : Ricciuto , che i capelli naturalmente inanellati o crespi. Rìccu : Ricco(voce tedesca –richi - ) facoltoso,possidente, che

possiede tante e abbondanti cose. “Il giovane ricco: Matteo. 19,16; Marco.10; Luca.18 “

Quando un ricco e tutti i ricchi, dividessero a tutti i poveri

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le loro ricchezze in parti uguali, il giorno appresso i poveri tornerebbero a essere poveri, perché tutte le ricchezze avute

e possedudute senza averle lavorate col sudore, hanno fine. Lo stesso Gesù, disse : “ I poveri l’avrete sempre con voi “

(Il socialismo: teorico, filosofico, o pratico, sa dividere solo povertà; il capitalismo, non sa dividere la ricchezza)

Ricivitùra : Ricevitore, persona che incassa botte, mazzate, parole offensive, sberle, mai che si sa difendere.

Ricòtta : Ricotta. Ricottàru : Chi vende ricotte . Ricottèdha : Erba mangiareccia della razza degli strofanti . Ricòvaru : Ricovero, casa o istituto dove vengono ospitate persone

bisognose di assistenza e prive di mezzi di sussistenza. “ CASA RICOVERO “ : primo titolo dato alla Casa per

anziani presso ed adiacente alla Chiesetta della Madonna di Termini in Gasperina: sterro (Anni 1940 ) materiali, edificazione muraria a cura di tutto il popolo, donne e uomini tutti volontari gasperinesi; raccolta fondi anche dagli emigrati gasperinesi in U.S.A. . Oggi il gasperinese … deve chiedere il permesso per entrare e visitare il luogo, grazie ad un fu Arciprete a cui E’ STATA DEDICATA L’OPERA ( 1990 ) dal nipote Sindaco di Gasperina.

Ricumpènza : Ricompensa, il controcambio o la mercede per opera prestata.

Rìga : Riga per il disegno . Rìga : Allineati. Riganàta : Insalata con origano o alici o sarde con origano. Reggipèttu : Reggipetto, reggiseno. Retègnu : Mini-diga a monte del mulino, per ritenere / dal latino

retinère / l’acqua per fare funzionare il mulino . Rigolèttu : Rigolètto, opera lirica di Giuseppe Verdi . Rimìtu : Eremita, monaco che fa la questua. Rinchiusa : Casa chiusa per assai tempo. Rinchjùsu : La senzazione di rinchiuso, odore di locale rimasto chiuso

per tanto tempo mancando di aria ; libro chiuso da molto tempo,

Rinùsa : Che contiene rena, che sa di rena. Rinùsu : Che ha sensazione di rena nel masticare qualcosa;

nell’occhio colpito da vento . Rìppa : Piegatura, ruga , stropicciatura della stoffa. Risipèla : Erisipèla , risipola . Malattia acuta , contagiosa e infettiva;

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arrossamento e infiammazione della pelle. . Risolùtu : Risoluto, ardito, pronto, coraggioso, fermo di propositi. Risparmiàra : Risparmiare, sparagnare. Risposta : Risposta, a domanda risposta ; rispondere a una missiva. Rispostèru : Persona che negativamente ha sempre risposte da dare. Risata : Risata, l’atto di ridere . Rìsu : Riso, alimento, originario delle Indie . Rìsu : Rìso, il ridere, o il modo di ridere; sardonico, canzonatorio. Ritègnu : Pudore . Ritrattàra : Fotografare . Ritràttu : Ritratto, fotografìa ; ritratto in un dipinto , dipinto, quadro. . Rivègnu : Mi riprendo, risuscito. Rivèntu : Rinvengo, mi riprendo dalla fatica, mi riprendo: mi rivèntu ! Rìza : Rìza, rizoma , indica radice, dal greco > rihza < ; fittone

senza suddividersi : della lattuga, del cavolo, su cui sono attaccate le foglie larghe e lunghe alla radice ; per estensione e volgarmente detto : il pene , ‘a rìza .

Rìzza : Rete del pescatore ; riccio della castagna . Rìzzu : Riccio aculeato con 4 zampe e muso da maialino, se

minacciato si chiude a palla, immune al veleno della vipera. Rìzzu : Indumento, stoffa con pieghe, non stirato . Ròcca : Rocca, non è la canòcchia . Rocca, oggetto della

filatrice che la usa col fuso sottostante penzolante . È fatta dal gambo robusto del finocchio alto 30 centimetri, 1/3 tocca alla base per l’impugnatura della filatrice, gli altri 20 centimetri rimasti, vengono sezionati verticalmente in 4- 6-8 parti, intrecciati a modo di un cesto a palla lasciando in alto l’ampia bocca per introdurre: bambagia, cotone, lino cardato e simili . ( L’ ALBERO DELLA VITA presso l’ EXPO di Milano 2015 , in modo schematico, prende la forma della ROCCA della massaia di Gasperina ) .

Rocchèttu : Rocchetto, cilindro di legno, forato internamente, su cui, durante la tessitura , si avvolge il filato:, anche, il filato che vi è avvolto; piccolo cilindro di legno su cui è avvolto il filo da cucire; il filo che vi è avvolto.

Ròdha : Rotola come un barattolo, come una palla . Rodhàra : Rotolare come una boccia, come un pallone . Rodhàra : Masticare e masticare, mangiare abbastanza. Rodhàra : Pensare, pensare e ripensare a qualcosa. Ròdhu : Oggetto con manico lungo con in testa un tipo di

frusta simile a quella del frullatore, per manovrare continuamente nel calderone pieno di latte da cui si ricava la

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ricotta e il formaggio. Chìssu >Mìna ‘u ròdhu, che ozia, nulla fa. “ Chìssu si mìna ‘u ròdhu ! “ , ovvero non fa nulla.

Ròdhu : Giro e rigiro con il cucchiaione di legno, rimestare , mantecare.

Ròdhu cu’ ‘a testa : Penso e ripenso quello che dovrò sbrigare prima, pensare con assillo a cose con preocupazione.

Ròdhu=ròtulu : La tela avvolta dal subbio . “ ‘nu ròdhu ‘e tila” ; trùsscjudhu Ròdhu : Mi giro, mi rigiro nel letto; ròdhu, mu cèrccu ‘ncùna cosa;

ròdhu cu’ ‘a testa , penso ; mi ròdha ‘ntra testa , mi frulla nel cervello.

Roèdhi : Fastidi, imbrogli “ tu mi porti a rroèdhi !“ Ròllu : Era una acconciatura dei capelli delle donne, avvolti a un

cavo di rame ricoperto da una calza isolante (cavo adoperato dall’ elettricista)veniva curvato dietro alla nuca con i capi all’altezza del lobo dell’orecchio e faceva curva tra la nuca e ilcollo. “ Maria, ti piàcianu accussì ? mi hfìcia ‘u ròllu . “

Ròllu : Rollo, cognome estinto in Gasperina. “ ‘U strìttu ‘e Ròllu “ : sentiero , sito rurale che dalla via comunale “Pruppu” sale per le campagne, è il sentiero che si inerpica salendo portando nella curva sulla strada provinciale per Palermiti. In questo sentiero, un grande temporale con vento e grandine, trovò la morte Rollo Agostino Macrina, il suo cavallo fece ritorno a casa a tarda sera nelle Via Regina Margherita (“mùnta “ oggi Via De Gasperi ), la gente del rione udendo gli zòccoli del cavallo davanti alla stalla senza il padrone, accorsero in tanti presso il suo fondo rustico, là sul sentiero lo trovarono per terra morto. Restò il suo nome a questo stretto e irto sentiero > ‘U strìttu ‘e Ròllu ! < (Lo stretto di Ròllo )

ROMA: ROMA , la Città eterna . Capitale d’ Italia dal giorno 20 Settembre 1870 .

Rosa: Rosa, fiore profumato, la regina dei fiori. Candore,bellezza. “ In forma dunque di candida rosa “ ( Dante. 3 – 31 –1 ) Rosàra : Grande pianta di rose, rosaio. Rosàru : Rosario, corona di preghiere, quasi di rose simboliche,

offerta alla Vergina e consistente in 15 decine di Avemarie ; ognuna delle quali decine è intercalata da Gloria Patri, da un Mistero e da un Pater ; la terza parte del rosario dicesi corona; i Misteri sono 15 ( cinque gaudiosi, cinque dolorosi, cinque gloriosi ) . Festa della Madonna del rosario, istituita da Pio V in ricordo della battaglia di Lepanto .

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Rosòlu : Rosolio, liquore poco alcolico. Ròspu : Rospo . Ròsula : Geloni alle mani ; dei piedi, pedignoni. Ròta : Ruota, ciclo , bi-ciclo; bi-ciclètta, con due cicli, due ruote. Ròta ‘e càrru : Ruota da carro tirato da buoi . Ròta do’ vrascèri : Ruota di legno sollevata da terra su cui si appoggiano i piedi

e dove al centro si tiene il braciere e su cui poggia >‘u ssciuca-pànni < /asciuga panni /avente forma di una > gabbia a cupola alta 70-80 cm., anche come protezione dalla brace alla presenza di bambini intorno al braciere.

Ròta ‘e Lòttu : Ruota del Lotto con : numero primo estratto, ambo, terno, quaterna, cinquina. Giuoco, pare inventato a Napoli .

Ròta ‘e paùna : La ruota che fa il pavone Ròta Sàcra : Sacra Rota, nei monasteri di clausura e in talune chiese,

armadio girevole attorno a un asse verticale, costruito in modo che dall’esterno si possono introdurre nell’edificio prodotti vari, senza che estranei possono guardare con lo sguardo. Qui persone anonime, aprivano l’armadio dall’esterno e lasciavano neonati in fasce, figli di NN , che Monache o i Frati accoglievano amorevolmente. Ai neonati imponevano cognomi come : Esposito, Esposto , Pace, etc.

Ròta do’ vrascèri : Ruota di legno con al centro il braciere, largo vaso rotondo e piatto rame o di ottone, dove si mette la brace per riscaldarsi o per cuocervi vivande, intorno alla larga corona circolare vi si poggiavano i piedi; sul braciere si poneva l’asciugapanni fatto con strisce di metallo avente forma di cupola.

Rotèdhi : Rotelle; fuochi con polvere pirica, rotondi, a corona girevole.

Rotijàra : Circuire una o più persone . Rotulàra : Arrotolare per terra, rotolarsi , ruzzolare dalla scala. Rotùna : Grande rete a maglie larghe per essere riempito di paglia. Rubìnu : Rubino, corindone dal bel colore rosso. Ruffiànu : Ruffiano. Persona che per suo utile agevola gli amori altrui. “ ruffian, baratti, e simile lordura “ ( Dante. 1-1 1-60 ) Rùga : Rùga: strada dell’abitato con case a destra e sinistra, strada

di un rione senza vicoli o con vicoli laterali. “ su per una via, chiamata la Ruga Catalana, si mise (G. Boccaccio ) Rùga, voce antica, piega della pelle, grinza / fare rughe, fare pieghe / in età avanzata e specialmente sulla fronte.

Rugàta : Poche case, parte di un rione . Rugghjàra : Russare dormendo; rugliare con tono basso con rancore. Rùgghju : Invidia, livore, rancore, ringhiare con tono basso, rùglio . ronco nel petto e nelle spalle per il catarro .

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Rùggia: Rùggine . Ruccigghju/runcìgghju: Ronciglio, in latino - rùnca - coltello / voce toscana >

cultello < / fornito di manico di legno e lama con punta ricurva che chiudendolo aderisce al manico .

Rùgna : Rogna , scabbia . Rugnùna : Rognone di animale macellato, rene . Rugnunàta : Rognonata, vivanda composta di rognoni cotti in casseruola. Rugnùsu : Rognoso, coperto di rogna; affare rognoso, che dà molte

brighe e noie. Rùllu : Rullo . Rùmbulu : Gomitolo ; imbroglio . Rumbulàru : Imbroglione > trastulànta < , da trastùlla, chi fa promesse

vane : menare uno a spasso con lusinghe. Rùmbu : Rombo, tuono . Rùmbu : Rombo, figura geometrica ,parallelogrammo, LOSANGA,

con 4 lati uguali. Rùmbu : Lamento in prima persona, mugugno su qualcosa,

brontolare sotto voce. Rùnca : Roncola, falcetto adunco per tagliare rami o pianticelle. Runccìgghju : Ronciglio, coltello adunco che si chiude. Rùppa : Rompe. Ruppìra : Rompere. Ruppìu : Ha rotto. Rùppu : Rompo, spacco . Ruscèdhi : Razza di prugna scadente che maturando diventa “rùscia”. Rùsciu : Fulvo, di colore biondo tendente al rosso di carne e capelli. Rusicàra : Rosicare, masticare digrignando i denti. Rusicarèdha : Cartilagine , sostanza elastica , trasparente, veste

l’osso nel punto delle articolazioni; rusicàra = rosicare < rusicàra i denti, digrignare i denti facendo sentire l’urto di essi; che si rosichia, prende gusto a rosichiare la cartilagine. c’è chi prova gusto nel masticarla e magiarla.

Russàiana : Morbillo dei bambini, pelle punteggiata e rossastra. Rùssu : Rosso, di colore simile al sangue. ‘U rùssu vèna do’ mùssu . Un volto colorito, è frutto dell’alimentazione che viene masticata nella bocca

> mùssu = mùso = bòcca . Rùssu d’òvu : Il tuorlo dell’uovo della gallina. Rùssu : Volto rosso, arrossato per vergogna; per essere stato esposto

al fuoco; per aver bevuto vino o superalcolici a bizèffe . Rùssu : Nativo della Rùssia . Ruttàma : Rottame, frammento, pasta lunga ridotta a pezzetti, avanzi di

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pasta lunga ancora da bollire. Rùtta : Rotta, scassata . Rùtta : Pioggia forte improvvisa in tempo breve;; poi il sole e la

bonaccia. Ruvètta : Rovi delle mora . Ruvettàru : Siepe di rovi. Ruvèttu : Rovo . Ruvinàmma : Abbiamo rovinato qualcuno o qualcosa. Ruvìna : Rovina. Ruvinàra : Rovinare. Ruvinàru : Hanno rovinato. Ruvinàstavu : Avete rovinato. Ruvinàsti : Hai rovinato. Ruvinàtu : Rovinato . Ruvinàu : Ha rovinato.

Se noterai qualche errore di battuta > refuso < fatti mio correttore.

“ Sènza dinari, non si càntanu Mìssi ! “ / Senza denari non si càntano Messe ! “ /

S Saccarìja : Che rimuove il sacco dalla bocca per far sì che entri ancora

della merce. Saccarijàra : Sospendere, sollevare una persona con le sue braccia strette

e conserte , ginnastica indiretta per snodare i legamenti fisici della persona sollevata da terra, nei movimenti ripetuti si odono le ossa scricchiolare, si dà così riparo alla schiena della persona molto affaticata e stanca; operazione che si fa con la bocca del sacco mezzo pieno. Rinsaccare, scuotere .

Sàcciu : Sò, verbo sapere . Sàccu : Sacco. Sàccu-d’àfra : Ago grandissimo con cruna larga per cucirvi materassi, un tempo, si pensa, che i matarassi venissero riempiti di foglie di alloro “ àfra “ , successivamente con foglie di

granoturco che copre la pannocchia, la spiga (spicùna) coperta dalle foglie (brattee ); Sacco per essere riempito di foglie di alloro “àfra” ; l’ ago grosso e lungo, ha preso il nome del contenitore e del contenuto “Saccud’afra” . larghe, ma nel gerco comune è rimasto il vecchio nome.

Saccùna : Saccone grande quando il letto pieno di cartocci di

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granoturco. ‘U saccùna do’ lèttu . Sàggiu : Sàggio, sapiente . (I sette Savi : filosofi dell’antica

Grecia: Biante, Chilone, Cleobulo, Periandro, Pittaco, Solone. Talete .

Sàggiu : Saggio: “ aiutami da lei,famoso saggio,“ (Dante.1-1-89) Sàgghja : Sàli, vieni di sopra . Sagghjatìnda : Sàli su per le scale, vieni su, il pranzo è pronto. Sagghjèndu : Salendo. Sàgghju : Salgo, vengo su . Sagghjùta : Salìta, strada in salita . Sagrestiànu : Sacrestano, da sacrestia . Sagrastiànu : Sacrestano . Sàja : Scialle unicolore marrone della pacchiana anziana.

Sajìtta : Da –si getta, si precipita- cateratta del mulino ad acqua da dove si precipata l’acqua, trabucco . Diremmo gora del mulino ad’acqua, “retègnu” , luogo con piccola diga per la raccolta delle acque. “Retègnu” che trattiene.

Sajòla : Bilancia a molla cilindrica a tensione > dinamometro < Alta 16 centimetri,in alto un anello per la mano, spessore 2 centimetri; in basso un gancio per appendere il peso; anteriormente, al centro della lamiera uno spacco su cui sono segnate le tacche con numeri: dal lato destro i Kg. , a sinistra i grammi ; una lancetta-indice al centro, sale o scende, segnando la tacca relativa al peso.

Il DOTTO, Gori Celia,ha stampato e venduto per dialetto di Gasperina: Sàjula,spiegando che essa è : bilancia a braccio, stadera . Questi non ha ‘u vrazzalòru mu si misùra, e ‘nna vilànza mu si pìsa! Questo DOTTO non ha mai visto fisicamente ‘A Sajòla,

bilancino verticale che può pesare un massimo di 10 chilogrammi. Èglino preparati collaboratori del venduto… a spese dei cittadini, hanno fatto

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ridere non solo i puri gasperinesi, ma anche professionisti non del luogo.

Salamànna : Uva bianca da tavola, con acini grossi polposi e saporosi. Salamàstra : Che ha sapore di sale come la pianta del cece verde ancora

sulla pianta . Salascìnda : Saliscendi (scàcciu), sbarra di ferro che azionata

dall’esterno in senso orario, si alza dall’interno e apre la porta; chiudendo l’uscio, sale sul nasello a gancio ( mòcacu - nàsu) e serra la porta .

Salàta : Che ha ha molto sale, vivanda con abbondante sale. Salatùra : Recipiente di terracotta di varia altezza e larghezza di forma

cilindrica per la conservazione in salamoia di pomodori verdi con aglio e finocchio, olive e altro, come sotto aceto; in superficie viene posto uno spesso disco di legno “ sèttu “ e sopra a esso un grosso sasso “ màzara “ per pressare il contenuto in salamoia. “salatura “ viene chiamato il recipiente, da salare dentro cose commestibili .

Salimòra : Salamòja. Salìta : Che sa di molto sale, minestra con troppo sale. Salòttu : Salotto . Sambùci : Rione di Gasperina, rimpettaio dall’abitazione di

Domenico Napoli e casa Anania, siepe di sambuco della Via Santa Caterina ( oggi… Via manni ) , poi continua la “Rìccia” compreso il rione Tre Croci (Calvario) strada pianeggiante, ove all’angolo e frontale alla casa di S.Grande (1924 vedi pietra miliare), vi stava piantata la fontana pubblica del 1931 .

Sambùcu : Sambuco . Sangialòrmu : Figura inventata per indicare una persona malconcia. SanGiànni : Rione di Gasperina, estrema periferia della Via mazzini

sulla provinciale per Palermiti . In grammatica abbiamo la > S < impura , nel nostro dialetto abbiamo altre consonanti impure e rafforzate, perché la dura, forte e marcata pronuncia lo richiede.

Sanguigni : Frutti dal colore sangue scuro, come una razza di ficodindia. Sanguinità : Discendenza, temperamento . Sàngu : Sangue . Sangunàzzu : Biròldo, sanguinaccio del sangue del maiale con gherigli

della noce e sapa. e farina,cotta in padella come una frittata; biroldo .

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Sanpavulàru : Era il personaggio che con una casseta attaccata al collo portava sulla pancia con metà copertura apribile, dentro vi teneva serpe. Lungo le strade esclamava : “ ‘u sanpavulàru ! “ . Essendo San Paolo il protettore dei serpenti e del morso di essi, si disse sempre in Gasperina : “ ai mu vìdi ‘a sèrpa u chiàmi a San Pàvulu ! “ (S.Paolo); frase che vuol significare essere previggente e accorto. Chi temeva la vista i serpenti o la serpe, gli si appendeva al collo e la si faceva accarezzare solo così non avrebbe avuto più paura;“ Pecchì era stato “ ciarmmàtu “ do’ sanpavulàru “.

Sant’Anna : Chiesa privata, sulla provinciale Gasperina -Montauro, fatta costruire dai Manni nel secolo XIX per devozione a S.Anna, per avere avuto un figlio maschio; restaurata nel 1892. Guarda a Nord la piccola chiesa eretta sul suolo vicinissimo ai ruderi del fu convento-albergo già proprietà della Certosa di Serra San Bruno (Brunone di Colonia) sino al terribile terremoto del 5 febbraio 1783 ( Gasparina ebbe 9 morti e 70.000 ducati di danni ) . Poi , G.Murat , confiscò i beni ecclesiastici che vendette a privati baroni e marchesi: De Nobili ; De Riso ; Lucifero ; ecc .

Santità : Titolo riservato al solo sommo pontefice, Papa, a capo della religione Cattolica Cristiana Romana in Roma . Sàntu : Santo . Sàntu Nicòla : Vicolo antico ove all’estremità esisteva la Chiesa di San

Nicola di Mira di rito greco, perciò molto prima del Conte Ruggero il Normanno che introdusse in Calabria il rito religioso latino .

Sanìzzu : Sano, solido nella struttura. Sànu : Sano, sano in salute . Sanzàla : Sensale, mediatore nei contratti in tutte le cose . Sàpa : Che sa, sapere, sapiente, savio ponderato.

(Il cosiddetto vino cotto, è il mosto cotto: SAPA , mosto cotto ridotto a 1/3 del suo volume) .

Sàpa : Che sa, che conosce il mestiere che fa; sàpa hfàra. Chu sàpa ‘u hfà ppanàra, sàpa ‘u hfàcia spòrtti .

Chu ti sàpa ti ràpa = Chi ti conosce e conosce casa tua , sa cosa prendere e come prenderla.

Chi sa fare panieri, sa fare sporte . Chi ruba una matita, ruba e rapina anche una Banca . Sapiènta : Sapiente, pieno di saggezza ;ironicamente : “ sapùtu “ .

7 filosofi Sapienti dell’antica Grecia , i Savi:Biante, Chilone, Cleobulo, Periandro, Pittaco, Solone, Talete.

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Sapìmu : Sappiamo. Sapìra : Sapere , sapere non ha plurale; avere conoscenza di una

cosa per sentiro dire , o per propria testimonianza o per averla studiata o sperimentata.

Sapìstavu : Avete saputo. Sapùna : Sapone. Sapunàta : Saponata, schiuma di sapone. Sapunètta : Saponetta. Sapunijàra : Insaponare. Sapùti : Sapienti. Sapùtu : Sapiente, sapùtu, detto ironicamente contro qualcuno. Sapùna : Sapone . Sapunàta : Saponata, schiuma del sapore, saponata per la barba. Sapùra : Sapòre, sapore non ha plurale /dal latino sàpor / proprietà di

alcuni corpi che si viene rivelata attraverso le papille gustative, e la sensazione che ne riceviamo:sapore buono, cattivo, disgustoso /dar sapore, rendere saporito /salsa, condimento; gusto, gustosità, sapidità . Sapurìta : sàpida, saporita.

Sapurìtu : Sapido, saporito, che ha sapore. Saricijàta : Cassa di legno o altro, minata e bucherellata da tarme. Saracijàtu : Tarlato, legno invecchiato bucato da tarme. “sàracu”, tarlo. Sàracu : Sarago, pesce pregiato. Sàracu : Tarlo, insetto coleottero, le cui larve rodono il legno

creando dei piccolissimi buchi . Sarbàu /si /: Sarbàu : si è salvato. Dialetto di Raggio Calabria. Sàrda : Nativa della Sardegna . Sàrda : Sarda, pesce azzurro. Sarddàru : Verditore di sarde sotto sale. ( Mangia! Chìssu pàssa ‘u

sarddàru ! ) questa passa il convento ! Sarìa : Sarebbe. Sarìamu : Saremmo. Sarìanu : Sarebbero. Sarìssavu : Sareste . Sarìssi : Saresti .34 Sàrttu : Sarto. Arnesi e materie a uso dei sarti : ago, alamari, animelle, bottoni, bugnane, cesoie,

cessione, crivellane, ditale, fantoccio o manichino,figurino, filo, forbici, infilacappio , m acchina da cucire, micio, o steatite, modella o mannequin, modello o patron , nastri, passamano, refe, regolo, spilli .

Sarvièttu : Salvietta, tessuto quadrangolare, tovagliolo; un tempo si indicava anche l’asciugamano di tessuto rettangolare e più

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lungo. “ ‘a tuvàgghja ‘e hfàccia “ , tovaglia per asciugare la faccia, il volto. “ stuvajùccu “ tovagliolo più grande.

Sàssula : Sèssola, pala di legno concava, con manico corto o lungo usata per le farine, cereali e granaglie.

Satijàra : Saltellare . Savajàrda : Savoiardo, biscotto molto soffice e dolce fatto con

farina,uova e zucchero. Savèri : Saverio, nome proprio di persona. Sàviu : Vedi la voce “ Saggiu “ . Savòja : Savòia, Casa Savoia . Savòna : Savona, città provincia della Liguria . Sàvula : Sagola, fune sottile e lunga . Sàvuri : Sauri, pesce azzurro . Savùtu : Savuto, Sazìja : Che sazia . Sazijàra : Saziare . Sazijàtu : Saziato. Sbacànta : Svuota la tasca,il sacco, la bottiglia, il conto in banca. Sbacantàra : Svuotare, rendere vuoto il contenitore; spendere tutto. Sbacantàru : Che hanno svuotato il contenitore. Sbacantàtu : Svuotato, recipiente reso vuoto del contenuto. Sbacantàu : Che ha svuotato il contenuto, ha reso vuoto. Sbacàra : Contrario di > vacàra, riprendere una attività. Sbadàtu : Sbadato, non attento . Sbahfànta : Persona presuntuosa, chiassosa, che si vanta di essere e di

sapere, che esagera e che esce dai limiti della verità , smargiasso, spaccone.

Sbàffu : Sbafo, a scrocco, senza pagare . “mangia a sbaffu ! “ Sbaglia : Sbaglia, che sbaglia . Sbalestràtu : Sbalestrato, persona che non opera adeguatamente , fuori di

se. Sbalestràu : E’ andato fuori di mente . Sbancàra : Sbancare, vincere al giuoco tutta la somma del banco. Sbandàra : Sbandare con la macchina, barcollare e cadere . Sbànu : Glabro: che mai sono nati i peli della barba, liscio,come il

volto di una donna .

Il “glottologo” G. Celìa. “gasperinese “, ha scritto,stampato e venduto per dialetto : (“Sbanu: individuo senza barba . “)

Tutti noi uomini dopo averla rasata siamo senza barba.

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Un detto antico locale predica : “ Ddiu mu ni scampa del‘ hòmani sbàni e dde’ hfìmmani varvvùti ! “ = Dio che ci scampa, ci liberi, dagli uomini glabri e dalle donne con la barba.

Sbarbbàtu : Sbarbato, ha tagliato la barba, rasato . Sbarccàra : Sbarcare, togliere dalla barca e portare a terra le merci;

sbarcare raggiungendo il porto . Sbarddàra : Levare la bardatura al’asino . Sbàtta : Che sbatte, il vento “ sbàtta ‘a porta “ ; sbattere la porta in

faccia. Sbavottàra : Vedi la voce successiva . Sbavòttu : Distrarre, confondere, corrompere,interrompere il discorso

altrui.Col tuo parlare,mi fai perdere il filo del discorso; intromissione; creare confusione tra due persone.

Sbèglia : Sveglia, orologio . Sbenìra : Svenire . Sbènta : Sfiata,il turacciolo non chiude bene, il contenuto si può

volatizzare , può svaporare. Sbenùta : Svenùta. Sbenùtu : Svenuto, di svenire. “ io venni men così com’io morisse “

(Dante: Inferno, Canto V Verso 141 ) Sbergginàta : Sverginata, deflorata, usare una cosa per la prima volta. Sbernnàra : Svernare, passare l’inverno con le provviste conservate. Sbernnatùra : Stazzo, spazio per le pecore per essere albergate d’inverno e

di estate di giorno e di notte . Luogo di sosta e di dimora /

latino- statio / atto di stare. Lo svernare di notte delle pecore

ferme negli stazzi, passano la notte all’addiaccio.

“ Ora in terra d’Abbruzzi i miei pastori Lascian gl i

stazzi e vanno verso il mare . “ (D’Annunzio )

Sbèrttu : Sveglio, attivo, scaltro .

Sbèrzza : Risvolta, ripiegatura del lenzuolo ricamato sulle coperte alla

testa del letto, risvolta; “ ‘mbèrzza “ lato diritto,“ sbèrzza “,

lato storto.

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Sbìja : Diverte i bimbi, diverte sul palco gli astanti con i pupi. Sbilùppu : Sviluppo inteso in senso fisico. “ Crisscimògna “ crescere. Sbindìgnu : Svendo ogni cosa “ mi sbindìgnu pe’ ttìa e pp’ ‘a scòla ! ” Sbircciàra : Sbirciare (da sbìrcio), socchiudere e tendere gli occhi per

vedere meglio, come fa chi ha corta la vista: andava sbirciando tra la gente se lo lo vedeste ; guardare attentamente, ma di traverso, guardare lontano.

Sbìrcciu : Sbìrcio, perché ci vedo poco, ma vedo lontano qualcosa. Sbìrru : Sbìrro, agente di polizia di governi del Medio Evo e del

Rinascimento; poliziotto o questurino. Sbìtu : Che caccio fuori la vite, svitare la vite per smontare

l’armadio, tolgo la vite; contrario avvitare, cacciare dentro. Sbrazzàta : Sbracciata:gesto immorale , millanteria, sfoggio; sollevando

il braccio sinistro facendo il manico dell’ombrello e col la mano destra un colpo sul bicipite .

Sbrigghjòzzu : Morso che si applica nella bocca al cavallo . Sbrinchjàra : Nascere, venire alla luce, crescere, svilupparsi . Sbrinchjàu : Sbocciato, rinato alla luce, nato; albero con nuove gemme,

con occchio nuovo come nelle vite per nuovi tralci e pampini.

Sbrìnchju : Germoglio alla vita nuova sui rami degli alberi; occhio, gemma .

Sbrittàra : Saltare, scattare di colpo, destarsi di scatto dal letto. Sbrìttu : Subitaneo salto, “ sbrìttu do’ lettu “ , scatto, volo, scappo. Sbrogghjàra : Sbrogliare, dipanare la patassa; risolvere uno imbroglio Sbronàra : Vedi la voce “ Sparacàru” Sbuccazzàta : Donna ciàna, “vajàzza” , donna senza ponderatezza. Sbuccazzàtu : Sboccato, persana che parla o scrive senza ritegno o pudore;

scurrile, licenzioso. Scacciàra : Con i rebbi (denti) della forchetta schiaccio le patate o altro. Scàcciu : Saliscendi interno della porta di casa che si aziona

dall’esterno. Sistema di chiusura di porte,imposte, battenti, costituito da una spranghetta che, imperniata ad una estremità , abbassandosi di inserisce in un nasello a gancio. Serratura provvisoria durante il giorno . “ scàcciu “ , è il movimento della spranghetta di ferro imperniata a una estremità , abbassandosi, salendo per il “ mònacu- nasu “ blocca lapertura; azionando dall’esterno, in senso orario, la maniglia esterna solleva il saliscendi di ferro dal gancio ( mònacu) e apre l’uscio sollevandosi .

Scaddàra : Bollire nella pentola: patate, verdure e altro.

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Scaddarijàra : Lasciare in aqua calda non bollente qualcosa, rimane non cotta nè fresca, né cruda. Es. pasta già cotta e fredda messa ancora in acqua calda.

Scaddarijàta : Vedi la voce precedente > scaddarijàra . Scadùtu : Scaduto . Scàgghja : Scaglia,squama; scheggia minuta ; scaglia di formaggio ecc. Scagnòzzu : Scagnozzo : persona dappoco nella sua disciplina ; prete povero che va a cercare messe e funzioni di chiese in

chiese. Scàla levatìzza : Scala di legno portatile (che si leva) con due portanti

paralleli e da una serie trasversale di pioli (pirùni) . Scàla-lònga : Scala di 23 gradini, retta da un’arco scemo a base di

“barilotti “, laterizi cilindrici, quivi terminava il centro abitato di Gasperina a Ovest nella seconda metà del secolo XIX . Scala demolita nel 1981.

Scala musicale: Gasperina è un paese storicamente musicale con la sua Banda che risale al 1800 col maestro Orazio Samà. Perciò bisogna trattare il rigo musicale che si chiama Pentagramma, composto di cinque righi e quattro spazi : Scala musicale: diatonica maggiore; minore; cromatica; per toni interni o esatonali; pentatonica. Gasperina ha dato il suo Cigno dal nome Giuseppe Castanò del 1908. Insegnante già a San Pietro a Majella in Napoli; primo flauto presso il teatro San Carlo di Napoli. ( Pisano,negli anni 1950 ), è stato suo allievo di solfeggio parlato e cantato, insegnando allo stesso, lo strumento musicale appartenente alla famiglia degli ottoni: Flicorno e tromba.

Scalàra : Diminuire di prezzo. Scalògna : Scalogno / da Ascalona / ; cipolla con reste verdi con bulbo

picolo e ovale; ha sapore più acuto della cipolla più comune. “Un mazzuolo di cipolle maligie o di scalogni “

( Boccaccio) Scalùna : Gradino. Scalunàta : Scalone, scala lunga. Scambèdhu : Sgabello . Scampulìja : Da scampolo, tira a campare alla meglio con rimasuglie. Scampulijàra : Tirare avanti campando di poche cose per aggiustarsi . Scancellàra : Cancellare, abolire, cassare. Scandali : Lacci, insidie, occasione di peccato. Scandali : Asse di legno spesse, larghe un 30 centimetri, tra una trave e

un’altra per reggere il pavimento, assito.

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Scàndalu : Vedi la voce > scandali < . Scangiàra : Scambiare moneta; scambiare persona; scambiare oggetti. Scangiàu : Ha cambiato la moneta intera ; ha cambiato le centomila

intere tutte da mille. Scàngiu : Cambio, scambio, scambiare, al tuo posto vado io; le

monete presso il Banco; sbagliare persona per un’altra . Hfìcia scàngiu !

Scannàra : Scannare, mestiere del macellaio. Scannèdhu : Luogo dove uccidevano “scannàvanu” agnelli e capretti: all’acqua corrente, località vicina alla fontana di Prùppo

in Gasperina, dopo là curva a sinistra salendo , là esiste ancora il ponticello edificato da Nicola Pisano nel 1800 per accedere al suo grande fondo rustico “prùppu “ per salire al suo fondo rustico, confinante col sito “marccùcciu” e con la strada comunale di Gasperina.

Scànnu : Scanno . “Venni qua giù del mio beato scanno“ (Dante. 1-2-112 )

Scànnu : Scanno; seggio di legno ; stallo presso il coro, o dove siede l’accusato in tribunale.

Scànnu : Presente indicativo del verbo scannare : “ èu scànnu “, io scanno. Scaccanare: uccidere tagliando la gola ;scannare pecore,vitelli.

Scanzàra : Scansare , evitare un pericolo . “ e fa cansar s’altra schiera v’intoppa “ (Dante.I –12-99 ) Scanzìa : Scansìa, mobile a più ripiani, per poggiarvi libri o altri

oggetti. Scapidhàtu : Senza capelli, rasato , calvo . Scapilàra : Uscire, lasciare il lavoro all’orario fissato. Scapilàru : Sono andati via dal lavoro all’orario giusto. Scapilàu : Ha abbandonato il lavoro all’orario stabilito. Scapizzàu : Persona uscito fuori di se, si è scagliato contro, persona

senza freno uscito fuori dai gàngari,cardini (perni delle cerniere), come l’asino, cavallo che si libera dalla cavvezza .

Scappàra : Scappare . Scappèlla / si / : Si toglie il cappelo in segno di saluto o di sottomissione. Scàpulu : Scàpolo, cèlibe, libero, non sposato. Scapulùna : Vecchio scàpolo . Scarabbàttaru : Scarabattola, stipo elegante a vetri per tenervi oggetti di

pregio : Cuore di Gesù ; Sant’Antonio; Santa Lucia ; erano gli “ scarabbattari “ in Gasperina che tanti tenevano sul comò ; quello di Santa Lucia e di Santa Rita, alti, si trovavano nella chiesa di San Giuseppe (Santa Lucia), e nella chiesa della della Madonna dei Termini (Santa Rita)

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Anche quegli oggetti sacri e lavorati ad arte sono andati a male …

Scarabbògghju : Scarabocchio, scrittura fatta alla peggio; ghirigoro, sgorbio. Scariolìma : Vivaio di pianticelle della scarola /scariòla / . Scaravàgghju : Scarafaggio, Sarabeo, maestro di fare pallottole di sterco, stercocario. Scarffàra : Scaldare al focolare. Scariola : Scarola. Scarmàra : Smezzare: carne, cuoio, legno . Scarògna : Scalogna, sfortuna , iella, Scarognàtu : Iellato , scalognato. Scarppàru : Scarparo , calzolaio che fa scarpe su misura e riparazioni.

“ Lu scarppàru tìcchi tìcchi, è lu primu dela mastrànza, quàndu ‘li mànca la ‘mpìgna e la sola,vàcia cantando la Cicirignòla ! “ < (antica canzone) .

Attrezzi e strumenti: acciaino, allungo, bisegolo , brunitoio, bussetto (vùsscju, legno di bosso), calzatoio, cavastivali, cavabullette, coltella, coltello da banco, cornettino, deschetto, falcetto, forbici, forma, girellini, grembiale, lesina, lima, lisciatoio, lustrino, manale (manicciòla) , marmotto , martello, orbello, passanti, raspa, raspino, setole ( ìnziti ) , stampa, stecca, stella a tenaglia, tiraforme, trespolo, trincetto .

Parti della scarpa : aghetto, alzo o alzata, anima (animàtu) , becchetti ( cciappètti ) , biffa ( estremità della fascia dietro il calcagno che unisce i quarti della tomaia , libera non cucita, lembo in aiuto per calzare la scarpa ) , bocchetta, mollettone, bordatura, calcagnino, calcagno, calcetto, cambriglione, cannone, cappelletto, cinturino, coreggia, costura, fasciola, fiosso, formanze, forte, gambale, gambiere, guardone, guardastinco, guiggia, tacci, linguetta, lunette, mascherina, mezzapianta, orecchie , orlatura, pedale, pianta, pianella, quartiere, rialzo, rivolti, soletta , suola, sopranno, soprattacco, spighetta, spunterbo, tacco, taccone, tiranti, tomaio, toppa, tramezza tromba (tesa o crespe) . Alti stivali femminili sin sopra il ginocchio: “ cuissardes “ > kwis < = (cosciale ) Stivale: etrusco con guarnizioni di foglie di acanto ; medievale a becco con sottoscarpa; abbottonato; all’ussara ; alla Suvarof ; alla scudiera ; Chantilly ; da equitazione ; femminile contemporaneo .

Scarppàta : Colpo dato con la scarpa,

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Scarppàta : Scarpata, la parte inclinata di terrapieno o muro fatto a scarpa.

Scarppèdhu : Scalpello . Scarppellìnu : Scalpellino, operaio che lavora la pietra modellandola. Scarricàra : Scaricare, togliere il carico; versare ; scaricare il fucile;

scaricare su altri una responsabilità ; togliere la soma che si trova sul basto dell’asino.

Scarricàtu : Scaricato, allontanato, tolto di mezzo. Scarrozza bellu ! Vai via bello che qui cresci ! mandare via. Scàrtta : Voce, invito all’avversario nel giuoco delle carte, a scartare

una carta; scarto di ciò che non serve. Scarttàra : Scartare, togliere dalla carta cosa che vi è ravvolta. Scarttàu : Ha fatto lo scarto, nel giuoco delle carte ha scartato dalle

sue carte, una carta, ha appartato, ha scelto. Scarttìna : Scartina, a briscola carta che non ha valore. Scartturàra: Dividere persone in lite; fare la scelta, dividere . Scartturàra : Dividere, scartare, separare . Scàrttu : Scarto. Scàrzza : Scarsa, non normale. Lavorare e mangiare con la

diaria.Oggetto relativo al filo a piombo dei muratori. Detto piombo penzoloni, si trova al centro della sua circonferenza, Un quadrettino spesso di ferro, al suo centro delle diagonali ha un foro, dal foro a uno dei lati, ha la stessa distanza del raggio rispetto al piombo penzoloni. Dal foro del quadretto passa il filo, il muratore da sopra l’impalcatura, poggia un lato del quadretto alla muratura in costruzione e fa scendere il piombo sull l’angolo sino al punto segnato in basso, se tutto corrisponde al piombo continua ad alzare il muro, altrimenti dovrà rimuovere le pietre o i mattoni per far sì che tutto cade a piombo . Scàrzza : Porzione di vivanda scarsa, non sufficiente. Scarsa diaria. Lavorare e mangiare “ a’ scàrzza “ a proprie spese, con la

diaria che viene data . Scarzzìja : Lo scarseggiare, Il cibo è scarso, è poca cosa . Scàru : Prendere il largo, riparo: “ si nda scappàu mu pìgghja scàru” Scasscjàra : Scassare, furto con l’aggravante dello scasso. Scasscijàtu : Scassato, rotto . Scàsscju : “Scasso” :Persona giovane che muore e lascia figli orfani .

Ha scassato con la sua morte la sua famiglia. “ hFìcia scàsscju “ rumore : ha dato di se grave notizia per morte immatura, lasciando: moglie giovane e figli piccoli.

Scàsscju : Scasso, furto con scasso ; io scasso.

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Scàsu : Esco di casa; cambio casa, mi alzo e vado via. Sciroccàta : Tempo sciroccato, di scirocco, vento di sud est umido. Sciròccu : Scirocco – scilocco- sirocco , vento umido del Sahara . Scustumatèzzi : Scostumatèzze, dissolutezze, sozzure . Scustumàtu : Scostumato, che ha cattivi costumi, non più costumato. Scatalàsscju : Grandissimo fragore come del tuonare nel temporale . Scattagnòla : Siconi , piccoli siconi del fico che nel metterli sotto i denti

fanno come uno scatto, simile allo schiòcco delle dita. Scattìja : Rumore che fa il mais nella padella per diventare

pop-corn “ cugghjàndra “ . Scattijanasàra : Pianta del corbezzolo. Scàtula : Scatola, buàtta, barattolo . ‘Na scàtula ‘e cunzèrva . Scatulàma : Alimenti in scatola, in barattoli; barattoli di alimenti. Scazacàna : Scalzacàne, uomo povero, di bassi costumi, incompetente nel proprio mestiere. Scazàra : Scalzare: levare la terra intorno al piede di un albero o alle

radici delle piante erbacee come cavoli, ecc. ; emendare tralci e foglie inutili alla vite; rendere scalzi i piedi, privi di calze e scarpe. Togliere le scarpe per attraversare un guado.

Scazùna : Persona che va sempre a piedi nudi, senza calze e scarpe. Scàzu : Scalzo, a piedi nudi . Sscèccu : Asino, ciùcciu , cretino,somaro . Sscemunìtu : Da scemo, che non ha pienezza di prima. Sscèmu : Scemo. Sscentìnu : Derilitto, sfortunato, tutto gli è contro,povero, meschino. È ‘nnu pòvaru sscentìnu ! Sscèrttu : Scelto . Schèlandru-schèlatru: Schèletro, disseccato, l’insieme delle ossa di un animale

vertebrato o dell’uomo che sostiene le parti molli del corpo. Schjàffa : Schiaffo dato a manrovescio, aperta.

Pronuncia di “ hschjà “ entrata della parola: sfuggente, soffiante, aria dentale palatale , sibilante.

Schìna : Schièna . Schìnu : Cambratura dura e rigida della scarpa tra il tacco e la pianta,

la parte più stretta, > spina dorsale < della scarpa specialmente in quella di donna.

hSchjoppàu : E’ giunto repentino, si è fatto vedere, è giunto qui scappando. ( vedi la voce successina : hSchjòppu ) .

hSchiòppu : hSchjòppu : l’entrata, prima sillaba del vocabolo, ha suono gutturale sforzato, la H , lettere muta e convenzionale, indica a non far sentire la S , consonante sonora, ma si deve udire la pronuncia locale gutturale sforzata sfuggente .

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Estrema periferia e rurale di Gasperina, termine di via San Giuseppe, bivio : fiume, mulattiera per Montepaone e per i fondi Prùppo ove esiste la fontana storica per stillicidio.

Il vocabolo dialettale e il sito, indicava il tiro con lo schioppo alla forma di formaggio appesa al ramo di una quercia durante i giuochi popolari del 5 agosto in Gasperina, festa del patrono Santo Innocenzo; chi la colpiva, portava a casa il formaggio. Essere a un tiro di schioppo, a una distanza pari a quella che raggiungerebbe una schioppettata. (Similmente con l’albero della cuccagna “ ‘A ntìnna “ nel largo, ora edificato, alle spalle dell’attuale edificio scolastico del 1926, via Mazzini, al tempo via Staglianò; giuoco –tradizione locale, poi trasferito in piazza Umberto I . )

I vocaboli che seguono, per la pronuncia locale: dura,forte,marcata, occorre il raddoppiamento sintattico all’entrata di parola; si possono trovare anche all’interno di un vocabolo dialettale come in : pìsscja = pesce ; pìsscja = orina, o l’azione personale di chi emette l’ orina all’ esterno dalla vescica attraverso l’ uretra .

Sscì : Sci , attrezzi dello sciatore lunghi 1,40 a 2,20 , ai piedi gli

scarponi con chiusure a leva . Ssciàbica : Pesca grossa con grossa rete a strascico formata da un sacco

centrale e da 2 lunghe ali tenute a galla da sugheri. Ssciàbula : Sciabola . Ssciacàllu : Sciacallo, voce turca (schakal) ; persona che sfrutta a suo

vantaggio le sfortune altrui : avvocati, medici, preti. Vedi jèna.

Ssciacqua : Che sciacqua un recipiente, bicchieri ecc. Ssciàcqua Rosa e bbìva ‘Gnèsa / sciacqua Rosa e beve Agnèse, scialare, scialare insieme con più persone, dissipare una eredità. /

Ssciacqua-lattùchi : Sciacqua-lattughe. Persona senza valore che nulla sa fare . SSciacquàra : Sciacquare un recipiente ; i panni nell’ acqua, sciabordare. “ l’urto del carro sciaborda il vin nei barili cerc hiati “

( D’Annunzio ) “ E cadenzato dalla gora viene lo sciabordare delle lavandaie “ ( G. Pascoli )

Ssciaffèrra : Autista privato, chauffeur, sciofèr . Ssciagrèri : Prodigo, dissipatore, dilapidatore, scialone.spendaccione.

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Ssciàla : Da scialare, godere, si ssciàla, gode , per cose negative o positive.

Sscialaccùna : Scialacquatore . (Il figliuol prodigo : S. Lùca -15, 11 - ) Sscialacquàra : Scialacquàre , spendere senza misura . Sscilànguli : Fili ai bordi delle valve delle fave e del baccello del

fagiuòlo verde. Sscialàra : Godere; scialare come il figliuol prodigo (Luca. 15, 11 ) Sscialàta : Fare in compagnia di amici una cena , da scialare. Sscilàzzi : Sfilacci di stoffa ; espettorazione di tosse filante. Ssciampagnùna : Scialacquatore, prodigo. Ssciancàra : Strappare un foglio, un libro, una camicia ecc. . Ssciancàtu : Strappato , logoro, consumato. Sciacqua Rosa e bbìva Agnesa : Persone sciupone di beni e cose senza averle sudate. Ssciarabàllu : Carrozzino, càmion/voce francese/càmio, autocarro,

carrozzino malandato. Ssciàrra : Sciàrra, rissa rumorosa. Ssciarràtu : Litigato per contesa, che ha litigato; voce derivata da sciàrra SScihfàrra: Vocabolo derivato da altro dialettale = SCIFU , il truogolo

del maiale ove si versano i rifiuti delle pietanze, brodaglia, SSCIHFATA. Sscihfàrra: grande disco di legno spesso un 5 centimetri, base dove si adagia la sporta piena di panni per il bucato (simile alla piastra di ferro a quella del torchio a leva con canale di raccolta del mosto), qui del ranno del bucato (cenere in acqua bollente e potassio che si versa dall‘ alto SUPA ‘U VUCATARU, panno ampio che si usa per questo tipo di bucato, panno che prende il nome da BUCATO in dialetto = VUCATA). Sul fondo della ssci-hfàr-ra scende la liscìvia, liscìa = LESSIA, acqua sporca filtrata dai panni che il largo labbro fa colare nel recipiente sottostante.

Sscilàzza : Rimasuglie di filo tagliate dal sarto; catarro filaccioso. Sscilinguàtu : Che balbetta , affetto da balbuzie. Sscindarìa : Scenderei . Sscindatìnda : Scendi, vàttene per la discesa, non stare su . Sscindèndu : Scendendo. Sscindìra : Scendere. Ssippàra : Da scippo, furto commesso con violenza. Ssciòparu : Sciopero. 1972 in Italia scioperi a catena; treni pieni di

operai del Nord Italia scesi in Calabria per lo sciopero annunciato. 2.500.000 calabresi, formicaio nel “piede-ndràngata d’ Italia dormivano come dormono . “

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Sscioperàtu : Scioperato, che non lavora, che non ha faccende, chi non ha voglia di lavorare, vivere da scioperato; ozioso, fannullone, sfaccendato, poltrone, vagabondo .

Sscippàta: Persona scippata, rapinata . Sscìppu : Scìppo , vedi la voce > sscippàra < . Ssciroccàta : Aria umida dello scirocco. Ssciròccu : Scirocco, vento caldo e secco che soffia dal Sahara e

giunge sulle coste dell’Italia ricco di umidità. Ssciròppu : Sciroppo, soluzione di zucchero in acqua. Ssciundìra : Disfare una maglia, sbrogliare la matassa arruffata. Ssciùndula : Disfa il gomitolo dal bàndolo, che disfa; sche sbroglia. Ssciundulàra : Liberare, disfare, dipanare, sciogliere, svuotare. Ssciundùta : Donna ciana, “vajàzza” , trasandata, non ponderata. Ssciundùtu : Dipanato; uomo trasandato, uomo senza dignità;

gomitolo sgomitolato. Ssciusscèlla : Scampolo di stoffa ordinaria fatta veste per donna. Sciuttùri : Secchezze; secchezza fisica, magrezza.

Innocenza e Marianna Voci, sorelle in Gasperina, hanno sposato due fratelli: Giuseppe e Nicola Pisano fu Antonio e fu Teresa Fulginiti, zii di Pisano Antonio. Queste due sorelle Voci, per il loro fisico magro, erano chiamate“ ‘i ssciuttùri “ = le asciutte, le magre, secche. “Vinu de’ ssciuttùri” , vino ricavato da ripetuta spremitura del raspi e vinacce tolti dal torchio.

Sscivulàra : Scivolare, scivolare sopra una superficie liscia o in declivio. Scivolare sul ghiaccio , sulla neve, cadere scivolando. Sscivulàta : Scivolata, atto dello scivolare. Scivularèdha : Scivolarella; lo scendere a bella posta giù per un pendio

come ad esempio per la ringhiera di una scala; giuoco infantile di scivolare dall’alto in basso sul piano inclinato.

Scòdha : Disunisce due parti incollate da mastice. Scòdha : Si taglia fuori da un fatto compiuto, si giustifica . Scodhàra : Scollare le parti incollate. Scodhàta : Scollata, la colla non ha fatto presa. Scodhàta : Scollata, decolleté- decolté , scollatura di abito femminile. Scodhàtu : Diviso perché la colla non ha fatto presa con poco mastice . Scòffula : Si scrosta da se . Vedi “ còffulu “ . Scoffulàra : Rompere la crosta con un arnese. Scoffulùna : Cazzotto, manata, schiaffo. Scògghja : Racimola qualche centesimo rivoltando le tasche . Scògghju : Scoglio marino. Scògghju : Racimolo qualcosa del rimasto. Scòla : Scuola .

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Scòlla : Cravatta . Scolàru : Scolaro . Scolìmbra : Piccola pianta, verdura mangereccia. Sconzàra : Demolire un’opera fatta, guastare il già fatto. Scònzu : Sconcio, danno, bruttura, maldicenza . Scònzu : Che guasto, disfo, sfascio il già costruito. Scoppàra : Togliere il coppo, scoperchiare la pentola e altro. Scoppatùra : Terreno duro rissodato per l’anno futuro, maggese . Scòppiu : Scoppio . Scòppula : Scòpola, scòppola: colpo dato con la mano aperta dietro la

nuca; far saltare la còppola, copricapo , con il colpo manda all’aria la còppola ; mazzata .

Scoppulùna : Schiaffone, sberla , manata , manrovescio . Scorddàra : Dimenticare, non ricordare .

La pronuncia dura, forte, marcata , richiede il raddoppio di talune consonati anche precedute da altra consonante come la R – erre , specialmente nelle parole piane..

Scorddàra : Scordare, far perdere l’accordatura allo strumento musicale. Scorddàra : Scordare, dimenticare. Scòrdati : Da scordare, /un ricordo / che dimentichi il bene fatto.

” hFài bena e scordati, hfà màla e gguàrdati ! “ Scorddàti : Dimenticati. Scorddàti : Strumenti musicali privati della accordatura. Scorddàtu : Strumento musicale senza accordatura. Scornnàra : Vivere scorno , vergognarsi . Scòrnnu : Scorno, vergogna. Scornnùsu : Che ha scorno, vergogna per timidezza. Scortticàra : Scorticare : Scòrzza : Scorza: buccia di arancia, limone, mela, pera ;

scorzzi : scòrze , baccelli, valve, galla delle noci , della cassia , lupino e simili ; del formaggio, del pane; pelle dura.

Scorzzùna : Scorsone, aspide, vipera ; persona incivile, zotico. Scòrzzu : Pelle dura, scorza : persona dura,incivile, tarda di mente. Scòtula : Scòtola, lungo strumento di legno a modo di coltello senza

taglio, “ ‘U mànganu “ della massaia per rompere il lino, si adatta con tutta la sua lunghessa nel libero spazio come nella chiusura e apertura del coltello, operazione per far cadere le lische del lino prima della cardatura; scòtula, azione di chi sparecchia la tovaglia dalla tavola per far cadere le miche del pane o altro.

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Scotulàra : Sbattere la tavoglia, scuotere la tovaglia; scuotere i rami per far cadere la frutta.

Scrànnu : Scranno; seggiolone dottorale di legno con spalliera alta e braccioli.

Scrìgnu : Scrigno . Scrìma : Scriminatura,spartizione, divisione dei capelli al centro del

capo . Scrittura : Scrittura , grafia . Scritturàtu : Musicante preparato, scelto dalle Bande musicali, solista. Scrìttu : Scritto, grafia : “ Pilato rispose : Io ho scritto quello che

ciò ch’ io ho scritto . “ Vangelo di Giovanni. 19, 22 . L’ ultima ingiuria scritta sulla croce : I. N. R. I . si legge in tre lingue: greco, romano, ebraico : “ GESU’ IL NAZARENO IL RE DEI GIUDEI “

Scrìva : Che scrive, scrivere . Scrivànu : Scrivano, cancelliere . Scrivarìa : Scriverei . Scrivìra : Scrivere. Scrivùtu : Scritto : T’ hàva scrivùtu fràtatta ? Scroccàra : Godimento a spese altrui; togliere dal cròcco: giacca,

cappotto, ecc. Scrùfa : Scrofa , madre dei maiali . Scrùpulu : Graspo del grappolo dell’uva. Scrùpulu : Scrupolo, sollecitudine ansiosa per non avere compiuto un

dovuto dovere . Scrùssciu : Scroscio, rumore; rumore dell’acqua temporalesca;

scrùsscju ‘ntre spàdhi : rònco catarrale ; “ Dire: 33 ? ” scrùssciu, acciotolìo delle stoviglie: piatti, tegami ecc. il rumore che fanno i piatti che si accastano l’uno sopra l’altro. Acciotolìo .

Scùcchja : Divide due cose unite attaccate, incollate. Contrario: ncùcchja : unisce .

Scùcchjali : Divìdili, da dividere l’accoppiata, la coppia. Scucchjàra : Dividere, dividere la coppia già unita, due persone in lite. Scucchjàti : Divisi, non più uniti . Scùla : Che cola giù, atto di chi scola la pasta o altro. Sculàra : Scolare la pasta o altre vivande . Sculatùra : La materia acquosa scolata Sculùra : Scolora, che perde il colore, sbiadisce, impallidisce. Scùlu : Scolo, sgrondo . Scùlu : Malattia venerea . Scumbinàra : Scombinare, mandare a monte un matrimonio, un

compromesso, un’ affare.

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Scumbinàtu : Scombinato, contratto o altro . Scumbogghjàra : Scoprire, portare alla luce, riesumare cose vecchie. Scumbogghjàsti : Hai scoperto, hai svelato, hai tolto la coperta, il lenzuolo. Scumbogghjàu : Ha svelato , ha scoperto il segreto, ha reso nudo il corpo. Scumpussulàra : Mandare tutto all’aria, conturbare la mente altrui nel

discorso, disordinare , disorganizzare, disgregare. Scunchjudìra : Scombinare un contratto, un matrimonio, un’affare. Scunchjudìstavu : Avete scombinato il matrimonio, l’affare, il contratto. Scunchjudìu : Ha scombinato l’affare, il compromesso, il contratto. Scunchjudùtu : Sconcluso, discorso senza contenuto; matrimonio mandato a

monte. Scundùta : Senza olio; vocabolo che deriva da “ cundìma” olio . Scunnàta : Donna ciàna, “vajàzza”, meretrice, puttana . Scuntài : Ho scontato, ho diminuito dal debito. Scuntàra : Scontare, detrarre dal conto , dal debito, diminuire. Scuntàru : Hanno scontato. Scuntàstavu : Avete scontato . Scuntàsti : Hai scontato dal debito; hai scontato la pena. Scuntàtu : Scontato. Scùpa : Scopa di saggina “agàzza” e di altre piante; scopa : giuoco a carte . Scopa: ( per don Abbondio la peste era stata una scopa ) (Manzoni ) Scupàra : Pianta come saggina. erica , per fare scope. Scupàra : Scopare, spazzare . Scupètta : Schioppo manesco, piccolo fucile a una canna . Scupettìcchju : Schioppo in miniatura, trastullo per bambini ricavato dal

legno di sambuco con midollo bianco; lunghezza un palmo, tolto il midollo diventa tubo, un legnetto ritto e bene lisciato con capocchia alla base, un centimetro più corto del tubo capace di penetrare perfettamente come un pistone, stoppia lavorata con saliva, si crea la palla per essere infilata nella canna, lo “stantuffo”- legnetto, spinto con pressione, la palla indirizzata contro qualcuno fa centro. Vedi la voce “ Cannòzzu “

Scupettìna : Scopettina , spazzola di setole per le scarpe. Scùra : Che fa scuro, scende la sera, fa buio; pelle scura . Scuramèntu : Oscuramente (Negli anni 1940 durante la guerra

,bombardamenti degli Inglesi e degli Americani (“liberatori” ) vi è stato l’oscuramento, tolte le lampadine pubbliche in tutti i Comuni, tappate le finestre per non far trasparire luce all’esterno. Noi ragazzi in Gasperina andavamo dietro all’ elettricista Macrina Giuseppe / Peppinùzzu de’ luci / che

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con la scala toglieva le lampadine avvitate sotto le > piattine < metalliche .

Scuràu : E’fatto scuro, è sera, scuràu, buio, Scurcciàra : Scorciàre, rendere più corto il pantalone, la giacca, le

maniche. Scùrppa : Discolpa . Scurppàra : Discolpare. Scùrppu : Io discolpo . Scùru : Scuro, buio ; colore scuro; capello scuro; volto scuro. Scùrra : Che funziona, il bullone, la vite, la chiusuralampo / Zipper /

il suo scorsoio scivola , scivola e chiude bene . Scurrùta : La vite di ferro a forma cilindrica non avvita, perché il pane

suo, spirale intorno, si è consumato, spanato . Scurrùti : Obsoleti, caduti in disuso, invecchiati: uomini vitelloni;

donne zitelle; monete fuori corso . Scurùsu : Luogo buio; tugurio . Scùsa : Scuce, che scuce la parte cucita . Scustumàtu : Scostumato, che ha cattivi costumi, intemperante . Scusùta : Scucita . Scusùti : Scuciti . Scusùtu : Scucito . Scutàra : Obbedire ai genitori, ai superiori. Scùti : Che obbedisci . Scùtru : Uomo sterile. La desinenza di “ Scù-tru > tru, ha suono con

labbra socchiuse, dentale, si devono sentire la tr fuse e sfumate, la u chiara ; tru , pronuncia simile al due inglese dwo.

Scuverùtu : Scopertu, svelato, nudo nel letto , non coperto . Scùzzica : Che toglie con la pinzettina o con il pollice e l’indice

inumidite, la cima bruciata e nera “ cùzzica “ del lucignolo della lumiera . Togliere la “ cùzzica “ . Cùzzica = crosta sulla ferita guarita ; cùzzica, crosta creta sulla cute della testa causata dalla tigna > còffulu < .

Scuzzicàra : Togliere la parte bruciata dello stoppino della lumiera. La parte già bruciata > cùzzica < .

Sdamàra : Sdamare: ausiliaro avere , muovere una o più pedine dell’ultima fila , nel giuco della dama// dama .

Sdarmmàra : Smontare un ponteggio, scomporre un’opera fatta, disarmare; contraio: Armmàra, comporre, costruire.

Sdecatàtu : Uomo lascivo senza pudore: “ ‘u dècatu “, è il gruppetto di dieci fili che il bandolo della matassa tiene uniti tutti i mazzetti dell’ intera matassa ; (deca = dieci ) ; quando questo unico filo si spezza, l’intera matassa è “ sdecatàta “

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disfatta, i dieci fili confusi, sciolti. Sdentàtu : Sdentato, privo di denti . Sderrinàra : Maltrattare, rompere, ridurre male un oggetto. Sderrinàtu : Uomo malconcio ; oggetto mal ridotto , carretto cigolante. Sderrupàra : Demolire , rompere, rompere un’opera fatta. Sderrupàta : Casa cadente o caduta . Sderrupàti : Demoliti, rottamati. Sdidhazzàra : Sciogliere, slacciare il nodo delle stringe alle scarpe;

contrario: adhazzàra , allacciare . Sdimandàra : Smontare, rompere, demolire, ridurre a male, ammalare. Sdimandàtu : Uomo in abbandono, barbone, closciard , disordinato. Sdinànca : da ànca, rompere le anche, le gambe. Sdinancàra : Menare e rompere le anche, le gambe. Sdinancàtu : Sciancato di una gamba per caduta . Sdinancàu : “ Càtta e ssi sdinancàu ! “, è caduto e si è rotto l’ànca. Sdingàra : Abbandonare l’abitudine di un posto frequentato o persona. Sdingàsti : Hai abbandonato l’abitudine verso la frequenza di persone,

vizio, luogo già frequentato . Sdingàtu : Non più frequentato, caduto in antipatia, amico o luogo . Sdòcchja : Persona che toglie il malocchio, l’influsso maligno

proveniente dagli sguardi ostili . Sdocchjàra : Togliere il malocchio. Sdogàtu : Oggetto a doghe con cerchi rovinato, rotto; sdogàre . Sdomijàtu : Uomo malconcio . Sdorvicàra : Esumare dalla fossa una salma . Sdorvicàtu : Esumato dalla fossa . Sdurddùtu : Stordito . Sedìtavi : Invito a sedere dando del voi Sedìti : Invito a sedere . Sedìtivi : Invito a prendere posto a sedere. Sedùti : Sedùti . Sedùtu : Seduto. Sèggia : Sedia : tipo chiavari, di legno impagliata con spalliera. Sèggia : Sedia : egiziana, estrusca, greca, romanica, medievale a

pozzetto, savonarola, cinese, dantesca, lombarda, barocca, barocchetta, chippendali, impero, luigi Filippo, da giardino, di vimini, sdraio, dondolo, girevole.

Seggiulìdha : Piccola sedia vienna impagliata per bambini. Giuoco infantile: due amici con le mani intrecciate per fare

una sedia, il terzo seduto sopra con le sue braccia intorno al collo dei due . Giuoco infantile : portare a predelline .

Sègnu : Segno . Segretàriu : Segretario.

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Segrètu : Segreto, cosa che si tiene separata e segreta. Segrètu : Cesso, latrina, buco che un tempo si aveva dietro la porta o

in cima alla scala esterna. “ Cummàra, permettiti ‘nu pocu cha vàju ‘o segrètu ! “

Sèi : Sèi = 6 ; VI ; sèstu = sesto . Sejìtta : Cateratta, bottaccio del mulino a acqua , acqua che

precipitando aziona la turbina, ruota idraulica che trasforma l’energia dell’acqua cadendo dentro un canale in forza motrice. > Sejìtta > si getta .

Sejìtavi : Sedete, accomodatevi ! Sèju : Siedo, mi siedo, sedere, usare la sedia. S’assètta, si

accòmoda. Mi sèju ; si sèja ; si sejìru ; sejìtavi ! Seminàra : Seminara, cittadina in provincia di Reggio Calabria. Semprasòna : Sanfasòn , voce francese, lavoro fatto alla meglio, senza cerimonie, fatto alla sanfasòn , “ a semprasòna “. Senatòra : Senatore . Sèngra : Esile, taglio di stoffa o di pelle su modello scarso, taglia

scarsa per persona snella e magra, Sèngri : Scarsi, esili, poveri rispetto al modello su misura. Sèngru : Esile,magno, semplice, scarso . Sentèra : Sentiero di campagna; diverticolo, viottolo che nasce dalla

strada principale . Sentìra : Sentire, ascoltare, udire . Sentùra : Sentore di profumo diffuso; di odore di aceto; di rancido, di

casa chiusa per tanto tempo. Sènza : Senza, che esprime mancanza . Senzàla : Sensàle : mediatore di contratti di ogni genere . Senzàta : Sensata, giudiziosa. Senzàtu : Sensato, giudizioso. Sènzi : Sensi, plurale di senso, facolta di ricevere le impressioni

degli oggetti esterni, ed equivalgono a sensività e sensibilità. Sènzu : Senso, umore . Sequestràta : Sequestrata . Serènu : Sereno, cielo sereno; condizione dell’essere sereno,

tranquillo. Sèrppa : Serpe . Serppènta: Serpente : anaconda, boa, crotalo, a sonagli, aspide, vipera . “ Ma il serpente era il più astuto fra tutti gli animali che il

Signore Dio aveva creati sulla terra“.(Gènesi. 3: 1 e segu.) Sèrra : Serra San Bruno, paese del catanzarese . Sèrra : Sèga : a lama tesa e intercalata, fune nella parte alta per la

variazione della tensione con legnetto (nottola) al centro, ai lati il telaio rettangolare; nel telaio ad arco ; a mano libera

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(saracco) con impugnatura di legno ; rettangolare a lama libera con costola e manico di legno ; a lama libera a coda di topo, con manico di ferro; a lama libera con due prese con impugnature di legno verticali . “ struncatùra - serrùna “ Vedi la voce “ Struncatùra “ .

Serrètta : Seghetta, semicerchio di ferro dentato all’interno che si mette sotto il mento dell’asino per domarlo e per essere guidato piu agevolmente. Direi sevizie verso l’animale.

Serrùna : Sega a lama libera con 2 impugnature , una da un capo, una dall’altro capo, entrambe in posizione verticale, attrezzo

del carpentiere e per segare tronchi d’alberi; struncatùra. Sèrvva : Donna di servizio. Sèrvva : Che è di bisogno, oggetto, attrezzo, ecc. . Sèrvvu : Uomo di servizio . famiglio. Servvìra : Servire il pranzo. Sestìnu : Sestino, strumento musicale dei legni con ància, il più

piccolo clarinetto in la bemolle . Sèstu : VI – sesto . Sètta : Sette – 7 - ; società segreta, carboneria, massoneria . Settèmbra : Settembre . Settimàna : Settimana, spazio di sette giorni dal lunedì alla domenica. Settimìnu : Settìmio, nato di mesi 7 . Sèttimu : VII – sèttimo. Settingiànu : Settingiano, cittadina in provincia di Catanzaro. Sèttu : Spesso disco di legno a forma circolare. piccolo legno

fissato come diametro per la presa, oggetto che serve per collocarlo in superficie sugli alimenti conservati in salamoia e per fare pressione, si pone una grande pietra arrotondata detta : “ màzara “ peso morto.

Sgadhà : Sfronda e strappa o piega rompendo un ramoscello dal ramo;che fa all’attimo lo scrocchio per la rottura. Sgadhàra : Sfrondare un ramo rompendolo con le mani. Sgàdhi : Dire,dire sbagliando”Chi ccàzzu ti sgàdhi ! “– cosa dici !- Sfrondi il ramo, rompi il ramo con le mani. Sgarbbàtu : Sgarbato, senza buone maniere, che fa un lavoro non a

regola; che fa cadere oggetti non usando destrezza. Sgàrbbu : Sgarbo, modo incivile nel tattare con le persone, atto villano Sgarràu : Sgarrare, sbagliare , ha commesso errore, è uscito fuori

seminato. Sgarrippàta : Persona vecchia tutta floscia nel volto e negli occhi. Sgarrippàti : Occhi che hanno perso la forma come quelli dei vecchi in

età senile, con segni di arrossamenti esterni e sporgenti ; con le palpebre arrovesciate;simili a quelli che da diverse notti

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non hanno dormito,occhi molto stanchi , con le palpebre interne sporgenti.

Sgarrippàtu : Uomo in età senile, smagrito, floscio, pieno di rughe con gli occhi stralunati.

Sgarràu : Ha sbagliato, ha tradito il patto, rozzezza, sgarberia. Sgàrru : Sgarbo, offesa, sgarro: mancanza di scrupolo, sbaglio,

errore, mancante al patto. Hfìcia ‘nu sgàrru, e ‘u ‘mmazzàru! / Ha fatto uno sgarbo e l’hanno ammazzato ! /

Sgobbàra : Sgobbare, impegnarsi con intenso lavoro. Sgobbìzi : Smorfie, rapide deformazioni del viso, degli occhi e gesti. Sgòbbu : Il tempo e lo sforzo dello sgobbare, io sgobbo, lavoro,fatica. Sgobbùna : Sgobbòne. Sgòmbru : Sgombro, pesce comune. Sgòrpuru : Bruscolo, scheggia, tipo di stuzzicadenti senza forma ,

fuscello rigido, legnetto . Sgòttarru : Ranocchio, figlio della rana, non il girino. Sgranàra : Sgranocchiare, togliere i piselli dal baccello, o i grani del

torsolo,tutolo della pannocchia del granoturco, sgranocchiare; mangiare in abbondanza.

Sguìnciu : Stortura, che guarda da guercio. Sguìzzara : Svizzera, Stato confederale dell’Europa centrale nella

regione alpina. Sgùtta : Lo sgocciolare di un liquido da un contenitore, come olio in

una bottiglia, ultime gocce. Sguttàra : Sgocciolare un liquido. Sguttàsti : Hai sgocciolato il recipiente del liquido rimasto. Sguttàru : Hanno sgocciolato il liquido rimasto. Sguttàu : Ha sgocciolato il liquido dal contenitore. Sìca : Sìca, cognome in Gasperina (CZ) . Sìca : Sica / latino –Sica / pugnale con la punta aguzza e con la

lama ricurva, usato anticamente dai Traci . Tràcia, penisola balcanica.

Si-càca-sùtta : Cacasotto, persona paurosa, timorosa, vile. Siccàgnu : Seccagno, terreno secco, arido . Siccànta : Seccante, fastidioso, noioso. Sicarètta : Sigaretta . Sicàrru : Sigaro : avana, toscano . Sìcchju : Secchio . Sicura : Ordigno per fermare il cane del fucile o pistola. Si curccàru : Si sono coricati a letto. Si curccàru : Si sono curvati, si sono piagati. Sicura : Sicura, certa . Sicùru : Certo, sicuro .

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Sìgna : Segno, fare un segno; faccia di fantasma . Signàla : Segnale; starnuto . Signùra : Signòre, Dio ; signora, signora di casa . Sìgnu : Segno,avvertimento, avviso ; segno sul tuo conto. Sìgnu : Volto informe umano, emaciato, magro, scheletrico. Sì , o , no : Sì, con l’accento , avverbio; no – ecco – grazie . Elemento

linguistico, che da solo corrisponde a una intera frase . Si chiama : olofràstico .

Silènziu : Silènzio; chi chiede silenzio esprime: siihhhh ! Sillabariu : Sillabario, unione di sillabe in parole . Simènta : Semi da seminare Simentìna : Semi, sementi . Simentìna : Semenza, eredi di una razza, di una stirpe. ( Nòmmu si

perda ‘a simentìna !! = Espressione contraria ad una stirpe ; e ancora : Nòmmu si nda perda jòta !!! / jòta ,nome della nona lettera dell’alfabeto greco, che corrisponde alla nostra – i – quasi un nulla , un niente; il seme è rimasto ancora tra noi ! / come dire: la gramigna non muore mai !

Siminàra : Seminare : “ Chìdhu chi ssìmini, recògghj ! “ Siminàru : Hanno seminato. Si minàru : Si sono azzuffati, si son date botte, hanno litigato. Sìmu : Siamo. Sindacàlà : Aggettivo di Sindaco, del Sindacato, autorità sindacale. Sindacàtu : Sindacato, organismo a sé stante che rappresenta e tutela gli

interessi di una classe di lavoratori o di datori di lavoro. Sìndacu : Sindaco, sindaci; persona eletta dal popolo a maggioranza

nella sua città . Sìndacu : Sìndaci di Gasperina > 1809 al 2013 < : Raffaele Pavone 1809 Francesco Iannoni 1810 Vincenzo Spadea 1811 Giuseppe Iannoni 1812 Giuseppe Celìa 1813 Saverio Pàparo 1817 Domenico Lomanno 1820 Saverio Papucci 1830 Pasquale Romano 1836 Pasquale Vatrella 1839 Gregorio Pavone 1840 Vincenzo Milano 1844 Saverio Papucci 1847 Francesco Papucci 1853 Agazio Spadea 1856

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Pasquale Pisano 1858 Pasquale Romano 1860 Costantino Spadea 1867 Domenico Procopio 1870 Domenico Lomanno 1873 Nicola Manni 1875 Saverio Romano 1877 Achille Spadea 1886

Giuseppe Manni 1888 Dionisio Lombardo 1890 Francesco Pavone 1892 Saverio Procopio 1896 Saverio Pisani 1900 Bruno Procopio 1905 Raffaele Milano 1923 ( Podestà ) Alfonso Iannoni 1935 ( Podestà ) Pasquale Laganà 1943 ( Commissario ) Giovanni Lomanni 1945 ( Commissario ) Giuseppe Rossi 1946 (Sindaco – 10 marzo 1946) Francesco Caruso 1952 Francesco Lombardo 1965 Gregorio Màcrina 1975 Francesco Pàparo 1990 Nicola Voci 1995 Nicola Voci 1999 Nicola Voci 2000 Domenico Lomanni 2004 M.Carolina Ippolito 2008 ( Commissario ) Domenico Lomanni 2009

Gregorio Gallello 2013 > 27 maggio . ( S.E. e O.)

Si nda frìca : Fregarsene di qualsiasi cosa / se né frèga / Sin nda hfùtta : Fottersi di qualsiasi cosa, trascuratezza . Si nda jìu : Se né è andato . Si nda vìnna : E’ ritornato dal luogo / vìnna, verbo venire, venuto/ Sìnga : Segno ; cenno, mossa che si fa ad altra persona con gli occhi

o con la mano. Sìnga : ‘A sìnga , giuoco infantile fatto per lo più sopra un piano

di terra o di cemento spianato, si traccia una linea retta nella terra o col gesso sul pavimento, alle due estremità due linee verticali, da una distanza stabilita con altra retta , i giocatori tirano lanciando le monete pattuite sulla linea segnata e

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frontale, le monete che riescono a fermarsi sulla retta segnata, ho il diritto di continuare il giuoco con il secondo classificato ; chiudento nella mano tutte le monete giocate, dicendo: tèsta o crùcia / testa o croce /la risposta, esempio, è testa ; le monete lanciate in aria e cadute per terra rivolte con la testa, vengono vinte, le altre dal rovesco, croce, le vince chi fa il giuoco.

Sìnga : Segno che si fa con il lapis o con la penna, linea retta che si fa con il gesso alla lavagna o per terra.

Singàra : Segnare col graffietto come fa il falegname “ cu’ singatùra”. Singàta : Segnata col il graffietto . Singatùra : Graffietto, attrezzo di legno del falegname per segnare nel

legno col chiodo appuntito la distanza stabilita . Sìni – sì’ : Sei, verbo; sìni ‘ntelliggènta = sei intelligènte ; sì’ bònu=sei

buono. Sìnu : Seno / sùpa ‘u sìnu / sul seno, sul petto. Siràta : Serata . Sirèna : Sirena delle ambulanze, dei carabinieri, della polizia . Sìricu : Baco da seta che si nutre di foglie del gelso. Serico. S’ìrggia : Si presenta in tribunale come accusatore o come teste;

si mette in piedi, ritto, presentarsi; la scala a pioli,levatìzza, si ìrggia ‘o muru .

S’ irggìa : Si presentava ritto; si presentava come teste; la scala di legno a pioli si poggiava al muro . ( La doppia GG di “ ìrggia o irggìa, serve per dare alla voce dialettale, dura, forte, marcata, il senso e significato alla proposizione ).

Siringa : Siringa di vetro per le iniezioni : pistone in vetro, cilindro in vetro, punta centrale porta ago in vetro, scala graduata in centimetri cubi .

Siringa : Antico strumento pastorale fattoper lo più di canne tenute insieme da corda o da cera, provviste da imboccatura allo stesso livello ma diverse per lunghezza intonate secondo la serie del genere diatonico.

Sitàcciu : “ Crisàra “ > di seta = sìta, vaglio per la farina; staccio di metallo forato per frantumare pomodori.

Sìvu : Sego . Smàcchja : Che toglie le macchie. Smandaledhàra : Rompere le ossa a qualcuno / da “ mandàla / . rompere. Che è cadente ,malandato. Smandalèdhu : “ Ti smandalèdhu ! “ : Ti meno e ti rompo la faccia, le

braccia, le gambe. “ Ti rùppu ‘i cèdhari “. Vedi ”Cèdhari” .

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Sparruggiàta : Zappa di ferro con l’cchio che usa il contadino, quando il manico lungo di legno esce fuori , si > smarrùggia < zappa smarruggiata. > Marrùggiu = manico .

Smemoràtu : Smemorato, che ha perso la memoria, che al momento non ricorda ciò che doveva fare e altri appuntamenti.

Smenzàra : Dimezzare . Smeràgghja : Medaglia ; prendere una malattia infettiva con una donna. Smergulàra : Rompere qua e là il labbro dell’anfora di terracotta e simili; strappare il tozzo del pane intero . Smircciàra : Guardare da lontano, osservare ,spiare . Smisingiàtu : Uomo malconcio ridotto in pessimo stato; clochard

(closciar); smagrito, trasandato. Sìrzzu : Vedi la voce seguente > Smìzu . Smàcchja : Smacchia, liquido speciale che toglie la macchia,

smacchiare una giacca. Smacchjàra : Smacchiare, togliere la macchia, la chiazza o altro segno

lasciato da una sostanza sopra una superficie. Smanicàra : Smanicare, da manico ; privare di manico, rompendolo o

togliendolo. Smangiàtu : Smangiato, corroso, consumato, sfilacciato. Smeràgghja : Medaglia . Smìzu : Smilzo, uomo alto magro e vuoto. Smòccami : Togliami il moccio, il mocco dal naso. Smoccàra : Pulire il moccio dal naso. Smòccu : Che pulisco il moccio dal naso. Smolàtu : Privo dei denti e dei molari . Smorggiulàtu : Disattento, per cui rompe qualcosa o gli cade dalle mani Smòrttu : Con volto cadaverico, Smurzzàra : Smorzare . Smussàra : Smusare, togliere, arrotondare lo spigolo . Smuzzicàra : Smozzicare con i denti o con le dita, così fa il fumatore di

sigari prima di accendeli . Socialista : Del (P.S.I.) Partito Socialista Italiano, fondato in Italia

1892.Dalla fusione con gli anarchici; ha avuto 18 scissioni, le scissioni partorirono altri importanti partiti: P.S.U.P (1902); P.C.I. ( 1921) ; P.S.D.I . (1947) ; P.S.I.U.P. (1964 )

Sòciara : Suocera . Sòcrama : Voce arcaica dialettale gasperinese = suòcera (?) . Sòcuru : Bietole di coste / latino : beta / barbabietola . Sòl : Sol , quinta nota della scala musicale nel pentagramma. Chiave di sol , chiave di violino, segno che posto al

principio dei righi determina il valore e il nome delle note; quella di violino si segna sul secondo rigo avente un giro

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elicoidale una voluta, con al centro il rigo di sol, si allarga sulla sinistra, sale in alto, ripiega a sinistra e scende per pendicolare sui 5 righi e 4 spazi del rigo musicale. (Violino, inventore : Gàsparo da Salò (1542 + 1609 ) .

Solàra : Solare, mettere suole alle scarpe, risolare. Solatura : Fondo della scarpa, suola semplice o doppia. Solètta : Soletta “ chjantèdha”, piantella interna della scarpa cucina

alla tomaia . Solùra : Sorella. Solùri : Sorelle. Sonàra : Suonare, suonare strumenti musicale . Soneria : Suoneria, meccanismo acustico. Sonnàra : Sognare . Sonnulènza : Sonnolènza, coma, sopore, torpore causato da malattia. Sònnu : Sonno , dormire. Sònnu : Sogno, sognare > èu sònnu tutti ‘i notti = io sogno tutte le

notti. Sònnu : Lato occipitale sinistro della testa.

“Ti mìnu ‘ntro sònnu e tti sdùrddu ! “ Ti meno un pugno a sinistra del cranio e ti ammazzo ! Sònu : Suono, voce di strumento musicale; suono della consonante

> fonèma < in linguistica e con valore distintivo anche nei dialetti.

Sònu : Suono, io suono lo strumento nella banda musicale, suonare. Soprànu : Soprano, soprano lirico : Callas Maria; Patti Adelina ; Ricciarelli Catia . Strumento musicale, sassofono

orizzontale con ancia. Sòrddi : Soldi . Sòrddu : Soldo. Sòrma : Mia sorella . Sorrèdha : Prima cugina che porta lo stesso cognome, figlie di 2 fratelli

germani. Sòrtta : Tua sorella . Sòru : Sorella di sangue .. Sozìzzu : Salsiccia di maiale . Spaccamattùni : Giuoco infantile, a spaccamattoni, la moneta lanciata

doveva cadere sulla linea della mattonella, le altre non sulla linea, erano monete vinte .

Spaccàra : Spaccare, rompre, dividere in più pezzi con colpi violenti: spaccare la legna, le pietre; spaccare il muso, la faccia a uno, percuoterlo duramente e ripetutamente; c’è un sole che spacca le pietre, caldissimo.

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Spaccàta : Spaccata, legna spaccata fatta a pezzi, cosa rotta ; in ginnastica e nella danza classica, posizione delle gambre divaricate al massimo, quasi a formare un angolo piatto.

Spacenzàra : Far perdere la pazienza. Spacenzàta : Che ha perso la pazienza . Spacchjìma : Pochissima cosa, misera cosa, quasi niente . Spàcciu : Spàccio, rivendita di sale e tabacchi; spaccio interno della

caserma. Spaccùna : Spaccone, gradasso, smargiasso ; fare lo spaccone. Spaccunijàra : Vantarsi di avere, di sapere , senza nulla possedere . Spàccu : Spacco, fessura; apertura della gonna. Spàccu : Spacco, segno che resta su una cosa che è stata spaccata o

che si è spaccata: c’è uno spacco nel mobile; hai uno spacco ai calzoni, / apertura su giacche maschili o su abiti femminili praticata per comodità o per ornamento; atto dello spaccare: la legna; spaccare il volto con arma da taglio;

Spachijàra : Soffrire la fame per mancanza di cibo. Spàcia : Che si frantuma da se, sfatto, consumato. Spadhàzzu : Uomo buttafuori presso i teatri ; forzuto che fa da spalla. Spadhèra : Spalliera della sedia . Spadhètta : Spallina che sorregge il busto, il reggiseno. Spàdhi : Spalle . Spàgna : Spagna, nazione europea . Spàgna : Che mette paura . Spagnàra : Mettere paura . Spagna ‘rimìtu : Mini pignata di coccio, di terracotta per una sola persona; ironicamente significa, la piccola quantità che potrebbe

contenere tale recipiente che mette paura all’eremita per la pochezza .

Spagnàu : Ha messo paura. Spagnàu /si / : Si è messo in paura. Spagnòla : Epidemia degli anni: 1918-1919-1920-1921-1922. In ogni

famiglia si sono verificat diversi morti alla settimana in tutta Italia ed in Europa. In Gasperina in un giorno padre giovane e figlioletto; per mancanza di casse funebri, il figlioletto morto è stato adagiato tra le gambe del padre. La sposa e madre durante il funerale unico, piangeva ad alta voce esclamando : “ Pèppa, oh Pèppa meu, eu no’ cciàngiu a ttìa, ma ciànciu pe’ cchìdhu chi tti lèvi ammènzu ‘i gambi ! “ Gli intervenuti al corteo, hanno capito in altro senso il pianto della donna, e ridevano .

Spagnolètta : Spagnoletta, confezione di filati di cotone o seta avvolti intorno a un piccolo cilindro vuoto di cartone.

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Spagnolètta : Spagnoletta, frutto che si mangia della arachis . Spagnùsu : Che teme, che è pauroso . Spàla : Azione dello spalare, usare la pala, la vanga . Spalagràra : Emendare alla vite i tralci e i pampini inutili. Spalagràtu : Persona malconcia, malandato, storpiato, conciato male. Spampinàra : Spampanàra, levare i pàmpini alle viti; sfiorire, sfogliare.

allargare, esagerare. Spampinàtu : Spampanato, sfiorito; libro sfogliato in fogli liberi dalla

rilegatura. Spanticàra : Sussultare, saltare, per sorpresa di gioia o per spavento. Spaparanzàra : Dare, distribuire cose proprie per mostrare di possedere. Spaparanzàta : Rimprovero improvvisato senza preavviso, manifestazione

verbale pubblica esagerata . “ mi hfìcia, ‘na spaparanzàta ! “ Spàra : Spara, sparare con arma;sbalordire col prezzo della merce . Sparacàru : Pungitopo, piccola pianta ramosa e spinosa che nasce

dall’asparago, nasce nei boschi, picoli fiori bianchi, su queste false foglie, bacche tondeggianti d’un bel colore rosso. Pianta che si metteva nel presepio con il frutto tondo e rosso.

Spàraci : Aspàragi Spàracu : Asparago . Sparagnàra : Sparagnàre, risparmiare . Sparàgnu : Sparagno,risparmio.“Sparàgnu no’ n’ésta mai guadàgnu” Sparàra : Sparare, Sparàru : Hanno sparato con arma da fuoco. Sparàta : Sparata, scarica di armi da fuoco; offerta generosa, ma solo

a parole ; aspro rimprovero . Sparàu : Ha sparato con l’arma. Spàru : Sparo, colpo d’arma da fuoco , rumore, sparo. Spàru : Prima persona, io sparo, uso la pistola o altra arma . Sparigghjàra : Sparigliare, disfare una pariglia , una coppia, un paio. Sparigghjàra : Sparigliare i sette nel giuoco delle carte a scopa , disfare una

pariglia di sette con altra carta. Sparìna : Biscotto o altro che messo in bocca si sfarina, diventa farina Sparinàra : Sfarinare, ridurre in farina, in polvere. Sparìra : Sparire, sottrarsi alla vista.. Sperma : Spalma. Sparmmàra : Spalmare. Spàrtta : Divide le quote ; divide i contendenti . Spàrtta, doppia T

per la pronuncia locale forte e marcata . Chu spàrtta si pìgghja ‘a mègghju pàrtta ! Chi divide nella lite le persone prende più mazzate . Chu spàrtta e nno’ ttèna, màla hfèsta mu li vèna !

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Chi divide soldi o altro e non tiene per se, che maledetto sia. Sparttìra : Spartire, dividere cose, proprietà; dividere persone in lite. “ Chu sspàrtta, si pìgghja ‘a mègghju pàrtta ! “ Chi divive due persone che stanno a fare lite, riceve di botte

la maggiore parte. Spàru : Sparo . Sparùta : Coppia, cosa divisa, diventata dispera, mancante di

uguaglianza, sparigliata . Spasscjàta : Sfasciata, danneggiata in modo vistoso. Spassavantèri : Quattro giorni fa. Spàta : Spada . Spazzìnu : Spazzino. Ricordiamo: Onofrio Vatalaro “ ‘Nòfru” ;

nato a Centrache, moglie di Gasperina: Rosaria Fiorentino fu Gregorio 5/7/1879 ; abitavano in via San Giuseppe, Vicolo II° ( oggi via T.Campanella ); in Gasperina , altri spazzini di Gasperina : Greggio Catrambone (4 sol… ) ; Riillo Giovanni, faceva anche > ‘u bandèri < ; negli anni 1950, altro raccoglitore, era nato a Vallefiorita (Santaelìa ). Oggi vengono chiamati : operatori ecologici .

Spedalàra : Esterpire, togliere la pianta dalla terra , tagliare la radice e il fittone / da pèda = piede /

Spedalàtu : Nullatenente, che nulla possiede, senza forza, privo di averi, senza redici materiali.

Spèlandri : Pianta alta simile al sedano che cresce ai margini dei ruscelli che scorre sempre l’acqua ; ottima in insalata . Spènda : Spende, spendere . Spendìra : Spendere . Sperddùtu : Smarrito, renitente , ricercato, vagante . Spernnùnza : Dissemina, semina, diffonde, divulga. Spernnunzàra : Sparpagliare: cartamoneta, carte, oggetti, immondizie;. disseminare, seminare, diffondere, divulgare. Spernnunzàta : Disseminata come il seminatore camminando semina il

grano e altro . Spèzi : Spezie Speziàla : Chi vende le spezie : droghiere, farmacista . Spezzatùra : Rialzo di cuoio smezzato per livellare il tacco ove là è

consumato. Spezzùna ‘e sola : Cojàttolo, ritaglio di cuoio da un lato affinato e smezzato Spiàra : Spiàre, investigare nascostamente i segreti altrui. Spiàta : Spiàta: atto dello spiare, fare una spiàta. Spìca : Spiga di : grano, granturco,lavanda, orzo, segale ; spìca : voce poetica di spiga .

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Spicajòli : Chi raccoglie nei campi mietuti le spighe cadute ai mietitori nel fare i mannelli ( grègni) , figurativo: raccoglierequa e là notizie , dati e simili )

Spicanàrda : Lavanda, spigonardo . Spicàta : Che ha messo la spiga ; signorina ormai zitella. Spicchjàla : Specchio, lo specchio .. Spìcchju : Spicchio di arancia, aglio, limone, di noce(gheriglio);

porzione , settore dell’unità . Spìccia : Si spìccia, finisce . Spìccia : Bietta, pezzo di legno che serve per rincalzare un mobile, cuneo di legno spesso da un lato azzerato dall’altro lato. Spiccicàra : Guardare , distinguere, riconoscere cose o persone. Spiccicàtu : Perfetto, somigliante, sosia, simile al padre con la voce, con il camminare, con il carattere. Spìcciuli : Soldi, monetine, non avere una lira spìcciola Spiculìja : Spigola qua e là, s’interessa di fatti propri per sistemarli. Spiculijàra : Interessarsi di fatti propri per sbrogliarli e sistemarli. Spiculijàu : Ha trovato la soluzione per sistemare le sue cose. Spicùna : Pannocchia del mais con il frutto, spicùna ‘e ndiànu; grande e grossa spiga del granturco, > spìca > spicùna; torsolo, tutolo del mais privo dei chicchi . Spìgghja : Che non fa più uova e figli, pulcini ecc. Spìgghjanu : Galline che non fanno più pulcini. Contrario, pegno. Spigghjàru : Non fruttano più, non fanno più prole. Spìgnu : Estinguo il pegno, tolgo il pegno pagando tutto; mi riduco in miseria spendendo tutto. Spìla : Sfila , che marcia con altri . Spìla : Abilità del borsajòlo nello sfilare il portafogli dalla tasca altrui. Spilàra : Sfilare, marciare nella parata militare. Spilàra : Disfare le maglie delle maniche / ssciundulàra/, ecc. Spilàta : Donna altra e magra . Spilingùna : Persona alta, emaciata, snella. Spilòrcciu : Spilorcio, avaro , taccagno . Spìna : Spina , spina del biancospino delle siepi con frutto rosso;

spina, “lànza” della foglia del ficodindia,cactus ; spina per l’elettricità da inserire nei due buchi della presa ove è presente l’energia ; spina a tre poli del telefono ; persona che si presenta ed opera come una spina nel fianco.

Spinàru : Siepe con piante spinose, roveto, cespuglio o macchia di rovi ; pungitopo .

Spìngula : Spilla di sicurezza da balia. Spìngula ‘e paràtu : Spillo: capocchia, asta, punta .

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Spingulìja : Sensazione molesta di sentire formicolìo, gran brulicare che si prova in una parte del corpo per rallentata circolazione del sangue.

Spingulùna : Grande spilla da balia di oro, spillone, spingulùna che la pacchiana usava infilare sul capo per tenere ferma la bianca tovaglia .“ Ihii ! , a cchìssa, né càda ‘u spingulùna ! “ Espressione per dire che lo porta chi mai fa nulla, sta ritta

per far sì che la tovaglia sul capo stia al suo posto . Ai nostri giorni talune donne lo portano alla minigonna , tipo / kilt / chilt degli scozzesi , gonna corta pieghettata e aperta.

Spinnacchjàra : Spennacchiare, levare in parte le penne; carpire danaro: ha trovato il merlo e l’ha tutto spennacchiato ; perdere in parte le penne.

Spinnàra : Spennare, privare i polli e simili delle penne; carpire denaro. Spinnàra : Spennare, ieri sera l’hanno spennato giocando a pocher . Spinnàra : Spennare, privare delle penne, spennare un pollo. Spinnàra : Piluccare a uno a uno i chicchi, gli acini dell’uva, spiccare. Spinnàtu : Spennato, che ha perso le penne . Spìnnu : Dediserio, voglia di qualcosa non a portata di mano, può

essere… del caviale, del fungo porcino, dell’orata, della platessa , ecc.

Spìnzu : Uccello, fringuello. Spipìtula / si /: Insistenza e ripetitiva voce per chiamare o richiamare una

persona. Spirddàra : Prendersi di grande ed improvvisa paura . Spirddàtu : ( vedi la voce SPIRDDARA ). Spiritàtu : Indemoniato , frastornato . Spìritu : Spirito, entità immateriale che si contrappone a materiale ( Spìrto , voce poetica ) Spìssudha : Vavilla della fiamma , del tizzone . Spissudhi : Faville, parte minutissima del fuoco che sale e si perde. ‘Spitàla : Ospedale / hospitàlis /, siglia / H / ; luogo dove si… curano i malati o trasportati a casa nella cassa funebre dopo il “ Consenso Informato “ , foglio firmato dal cosiddetto paziente in vita, se non sa leggere e scrivere gli viene indicato sul foglietto dove dovrà segnare

un segno di croce ( propabilmete ULTIMO AUTOGRAFO IN VITA)Gli “ Operatori ” denominati Dottori e Professori, carrieristi ; alla laurea in medicina, giùrano sulla “bibbia “, sul Giuramento di Ippòcrate di Cos ( 468 + 377 a. C. ) . Nelle cronache di tutti i giornali italiani, abbiamo letto il loro tradimento … a delinquere sui corpi fisici dei loro pazienti mandati al camposanto.

Spìtu : Spiedo .

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Spizzicàra : Spizzicàre, mangiare a poco per volta qualcosa , a poco a poco sorseggiando un bicchiere di vino .

Spizzìngulu : Precipizio, posto dirupato, orlo del precipizio, estremo spazio; come sedere all’estremità di una panca, sedia o altro spazio, stando per cadere e non cadere, come in bìlico.

Spìzziu : Sfizio, desiderio capriccioso /rivolto a un oggetto di poca importanza , ma stimolante dando un umore passeggero. / Finta, finzione, fuma per imitare i fumatori, fa la cosa per passare il tempo, “ utilità nocente “ direbbe ancora oggi Giovan Battista Marino, poeta Seicentista .

Spizulìja : Stuzzica qualcosa col bicchiere di vino. Spizulijàra : Stuzzicare qualcosa a colazione Spogghjàra : Spogliare, svestire , sfogliare un libro, scrutinare le schede

votate; denudare la pannocchia del mais . Spònga : Che si inzuppa; spugna , spòngia . Spongàra : Inzuppare, intingere in cose liquide da fare diventare zuppo. Spònza : La testa dell’ aspersorio per aspergere con l’acqua

benedetta; palla gialliccia del cavolfiore . Spòrtta ‘e càrricu: Sporta di verghe di castano e canne, alta e larga e sfiancata

al centro, atta per trasportare qualsiasi cosa . Sportta da’ vucàta : Sporta di vimini e canne bianca per ospitare i panni per il

bucato. Spòrtta : Corba, cesta grande di vimini, paniere. Spòrzzu : Sforzo . Spranga : Spranga /voce tedesca/ spranga di legno o di ferro per

sprangare. Spranga, catenaccio . Sprangàra : Sprangare, mettere la spranga, sbarrare, chiudere. Sprùntu : Apprìnzo, vino che accenni a diventare forte, apprìnzo, che ha l’appinzo, che non ha tenuto la mùta . Vedi la voce mùta , che tende al sapore dell’aceto. Sprùzzu : Sprùzzo. Spùgna : Tessuto riccio per asciure un piano; animale acquatico. Spulicàra : Vagliare a mano, togliere la veccia, loglio e altro dal grano; nettare i capelli dai pidocchi, le pulci dai vestiti. Spungìu : Avendo comperato altro appartamento confinante, ha aperto

una porta per comunicare in esso, ha aperto oltre il proprio confine; scorciatoia, via più breve che conduce da un luogo ad un altro. “ Mìniti ‘e dhà ch’ arrivi prima ! “

Spuntèrba : Spunterbo, voce del calzolaio, punta della pelle che il calzolaio mette alle scarpe .

Spuntijàra : Allontanare spingendo un corpo con le mani o persona; spingere con forza.

Spùrga : Spurgo .

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Spurgàra : Spurgàre: un fosso; spurgare sangue dalla bocca, il catarro. Spusàra : Sposare, dare in matrimonio . Spusàtu : Sposato . Sputtanàra : Dire tutto ai quattro venti, palesare, propagandare. Sputàra : Sputare . Sputàzza : Sputo . Squàtra : Squadra; “ ti squàtra “, ti osserva con attenzione ; oggetto

del geometra con angolo a 90°. Squatràta : Squadrata . Sscègghju : Scelgo . Sscemunìtu : Scimunito. Ssciàbula : Sciabola . Ssciàcqua : Che sciacqua . Ssciancàtu : Strappato, logoro, Sscìfu : Truogolo rettangolare, scavato nella pietra per il maiale. SScihfàrra: Attrezzo per il bucato, disco di legno spesso con canale che raccoglie lo sporco dei panni,

scavato all’interno della circonferenza e labbro sporgente come scolatoio per la liscìa.

Ribadendo che la àcca – h-H – è lettera muta, ma convenzionale, intende aspirazione gutturale della effe – f-F – come in sscihfàrra / sscifàrra, da scìfu, truogolo / che raccoglie l’acqua sporca del bucato / liscìa – lessìa / .

Il vostro DOTTO, ha scritto, stampato e venduto :

“ Sciharra : recipiente di legno circolare su cui veniva appoggiato il cesto del bucato per raccogliere a lessia “

Pisano afferma : ‘A sscihfàrra non è un recipiente .

Sscihfàta : Broda, rifiuti di cibi rimasti per il maiale; scifu =truogolo,

da sscìfu = truògolo, recipiente rettangolare di pietra non molto profondo “ piatto “ per il cibo dei porci.

Sscilànguli : Fili laterali dei fagiolini , cordoni fibrosi che decorrono

corrispondenza laterale delle linee di discenza delle due

valve unite.

Sscilànguli : Catarro, muco filaccioso, che forma come un filo. Sscilàra : Disfare la calza, la maglia ecc.

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Sscilàzzi : Residui di cucirini o fili rotti . Sscilàzzi : Fili catarrali espettorati dalla bocca . Sscilinguàtu : Persona balbuziente . Sscivulàra : Scivolare . Sscjalàta : Scialare, godere dell’abbondanza . Sscjàrppa : Sciarpa, stola . Sscivularèdha : Scivolarella, giuoco infantile dello scivolare . Sscivulàu : E’ scivolato , ha rotto il braccio, il femore ecc. . Sgarggiàtu : Sguaiato nel linguaggio, maleducàto. Sgarrippàtu : Con gli occhi come irosi di fuori, occhi senili cisposi. Sgàrru : Sgarbo contro qualcuno, sgarrare - voce tedesca - Sguìnciu : Schìso, messo di schìso, di storto, obliquo, sguardo storto. Sicàrru : Sigaro. Spachijàra : Soffrire la fame, non avere da mangiare. Spaccùna : Spaccone, smargiasso. Spaccunijàra : Fare lo spaccone Spàgna : Spagna / Espàna / Stato dell’Europa sud-occidentale . Spagnàra : Mettere paura. Spagnarimìtu : Piccolissima pignata panciuta con due anse per cucinare

cereali, per bastare a una sola persona (ma che fa star male “mette paura = spagna “ l’ eremita per la pochezza del contenuto )

Spagnolètta : Spagnoletta, tipo di confezione di filo avvolto a un piccolo cilindro vuoto di carta .

Spagnolètta : Frutto dell’ ARACHIDE . Spanàra : Spanàre, guastare il pane della vite, la filettatura, rovinare il

pane,il rilievo a spirale intorno , che non è più buona per avvitare e stringere.

Spanàta : Vite sciupata nella filettatura di bulloni e simili. Spànda : Risciacqua i panni nell’acqua DOPO IL BUCATO. Spànda : Recipiente pieno di acqua,di olio o di vino che riempiendosi

e superando la bocca si fa spàndere di fuori.

(” Spandira” ), come ha scritto stampato e venduto per dialetto il G.Celia, non significa “stendere al sole” . In dialetto gasperinese si dice > ampràra < ‘o sula > sciorinare al sole , esporre al sole panni lavati.

Spandìra : Effondere, diffondere, i fiori spandono il loro profumo. Spandìra : Spandere a macchia d’olio una notizia falsa. Spandìra : Elargire , offrire con generosità e spontaneità , donare,

regalare.

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Spanticàra : Sussultare all’improvviso , per schèrzo ricevuto o per paura. Spanticàu : Ha sussultato . Spaparanzàta : Uscita con rimprovero contro qualcuno. Sparacàru : Pianta dell’asparago che fa i frutti rotondi e rossi, foglie

spinose. Pungitopo. Spàracu : Asparago, asparagio; pregiato ortaggio . Sparagnàra : Sparagnare, risparmiare. Sparàgnu : Sparagno, risparmio . Sparatràppa : Sparadrappo, scriscia di tela ricoperto da un lato da cerotto Sparttìra : Spartire, dividere . “Poi, avendolo crocifisso, spartirono i suoi vestimenti “ (Vangelo di San Matteo-Capitolo 37 verso 35 ) Spìnzu : Uccello, fringuello , cantatore. Spiràra : Agonizzare, finire, morire. Spirdàtu : Allucinato. Spuntìja : Che spinge, spinge. Spuntijàra : Spìngere . Spuntijàu : Ha spinto. Spuntunèra : Mobile di legno, dispensa ; angoliera > angolo > puntùna > . Squàgghja : Squaglia, fonde . Squagghjàra : Squagliare, fondere, liquefare . Squagghjàu : E’ andato via alla chetichella, se la svignò . Squarttàra : Squartare, tagliare in quarti o dividere in pezzi. Squatràra : Squadrare, mettere in squadra un lavoro; lavorare un marmo

a forma press’a poco squadra ; squadrare un foglio da disegno, ridurlo a forma di quadrato o di rettangolo perfetto.

Squatràra : Squadrare, guardare minutamente da capo a piedi, quasi misurare con l’occhio, lo squadrò con gli occhi severi.

Sss ! : Sss! voce dentale sibilante smorzata, per indicare silenzio ! Sta : Sta , che sta al suo posto. ‘Sta : Questa; questa, questa cosa , codesta . ‘Sta : Questa mattina, codesta giornata.

“ ‘Sta cosa no’ mmi piàcia ! ; ‘Sta jornnàta è bbona ! “ Stàbala : Immobile rurale. Stabilimèntu : Stabilimento , fabbrica come la F.I.A.T. (Fabbrica Italiana

Automobili Torino ) Stàcca : Stacca, cavalla di tre anni ; donna alta, ben formata e

piacente. Stàcca : Che stacca ciò che ha incollato, che stacca il manifesto. Staccàra : Staccare, /da distaccare/ rimuovere, scollare . Staccàra : Lasciare, smettere all’orario giusto di lavorare . Staccàra : Staccare la fornitura elettrica, la linea telefonica, cessare. Staccàtu : Staccato, che si è staccato dal muro e ccàtta > è caduto.

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Staccàu : Ha staccato il discorso, ha smesso, ha interrotto . Stàccu : Stacco; stàccu, cessare, smettere di lavorare ; stacco della

linea elettrica. Stàcia : Sta , che sta bene, che sta giusta “stàcia qui càzzi ! ” Stacìra : Stare. “ hfùttara a cchui no’ stàcia, è ‘nna paccìa ! ” . Staffìla : Staffile, sferza . Staffilata : Staffilata, percossa data con lo staffile. Stàgghja : Divide . Stagghjàra : Dividere . Stàgghju : Che divido, dividere . Stàgna : Lattoniere che stagna . Stagnatèdhu : Pajuòlo (Vedi la voce “ stagnàtu “ ) Stagnatèlli : Bullettame del calzolaio, con capocchia larga e liscia. Stagnàtu : Paiuolo di rame e stagnato,con manico arcato mobile. Stàgnu : Stagno . Stalattì : Stalettì : Comune in provincia di Catanzaro. Stamatìna : Stamattina , stamani . Stamètta : Tessuto di lana sottile e resistente. Stamigna : Stamina, tessuto di fili radi e uguali, sia di trama e sia di

Ordito . Stamòna : Parte più fine della lana . Stampa : Stampa: caratteri mobili inventati da Gutenberg Joahnn

Gensfeisch (1400+1468). Nel 1450 pubblicò il primo libro a stampa, la famosa Bibbia latina .

Stampàra : Stampare, imprimere sulla carta per mezzo di caratteri di legno o di metallo spalmati d’inchiostro.

Stampàra : Stampare in faccia un cazzotto, un ceffone, una sberla . Stampata : Stampata, non scritta a mano, stampata dal tipografo. Stampati : Stampati : modelli, libri , giornali . Stampàtu : Stampato, libro stampato. Stàmpu : Stampo, arnese per stampare disegni su stoffe . Stàmpu : Stampo, segnare con lo stampo; stampare un manrovescio

sul viso a qualcuno ; stampare, io stampo. Stanàra : Stanare, fare uscire dalla tana . Stànga : Legni grossi e lunghi che appaiate reggono la barella su cui

il ferito viene adagiato, è portata sulle spalle da quattro portantini ; le stanghe della carrozza a cavallo.

Stangàta : Stangata, trattare male, procurare danno; serie di tasse . Stàngu : Stangare, punire, punisco . Stanòtta : Stanotte, questa notte / sta notte / ‘sta nòtta . Stanza : Stanza . Stanza : Stanza, strofa di una canzone. Stanzìnu : Stanzino, mezzanino, piccola stanza .

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Stappàra : Stappare, togliere il tappo . Stasìra : Stasera, questa sera . ‘Sta sìra . Stantùffu : Stantuffo . Statìa : Stadera. In dialetto si chiama: Statìa . Bilancia a un solo braccio . Il braccio graduato a tacche si chiama (stadera). Bilancia con peso romano scorrevole;gancio per la mano legato al fulcro;gancio per l’oggetto da

dove 3 catenelle reggono il piatto su cui si depone la merce per essere pesata .

I l vostro DOTTO: ( “Abbondiamo !“ diceva Totò ) : Il VOSTRO DOTTORONE , ha scritto e venduto

come dialetto : > Statera > per Statìa. Stendìra : Stendere, sciorinare i panni al sole ; stendere la mano per

carità ; stendere un cavo, una corda , un materiale elastico . Stèntu : Attrezzo di ferro del calzolaio con piantana sulle

ginocchia e la forma di ferro posta nella sua sede . Stèricu : Isterismo, malattia che attacca di più la donna, malattia

accompagnata da vari disturbi Stermìniu : Sterminio, distruzione generale, strage, esterminio: la

battaglia finì in uno sterminio; guerra di sterminio; sistema usato dai nazisti nell’ultima guerra mondiale.

Stèrru : Sterro, movimento terra . Stèrzza: Che sterza, che toglie un terzo della quantità. Sterzzàra : Sterzare, girare lo sterzo , cambiare la direzione. Sterzzàu : Ha tolto un terzo della parte intera. Sterzzàu : Ha cambiato, ha girato direzione di marcia. Stèrzzu : Sterzo, volante manovrato dall’ autista, parte anteriore e

girevole di un veicolo. Stèssu : Stesso . Stìdhi : Stelle . “E quindi uscimmo a riveder le stelle“ (Dante: 1-34-139 ) “Puru e disposto a salire alle stelle “ (Dante: 2-33-145 ) “L’amor che move il sole e l’altre stelle” (Dante: 3-33-145) Stìfa : Bariglione a doghe di legno e cerchiato per sarde e aringhe. Stigghjòli Interiora della gallina o di altri pennuti e non, budella, fatti

involtini, attorticigliate e legati con filo o col moderno stuzzicadenti,legati cucinati in padella o allo spiedo .

Stìgghju : Armadio con mensole e sportelli apribili .

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Stìla : Arma bianca , stiletto; spiedo, ferro acuminato per infilarvi carni da far cuocere arrosto; spìtu, dal tedesco spìt – spiedo.

Stìla : Stile, scelta e mezzo espressivo che costituisce l’impronta peculiare di una tradizione letteraria della personalità dell’autore. Lo stile è luomo. Fu un grande naturalista, il Buffon Giorgio Luigi Lecler (1707+1788) che disse: nello scrivere, nel parlare, nelle impronte digitali; due,tre, centro, mille persone, non scrivono allo stesso modo, come diverse sono le grafie, l’intonazione della voce ecc. .

Stilàta : Colpo dato con lo stiletto . Stimàra : Stimare, fare la stima di una cosa, dichiarandone il valore . Stimàra : Apprezzamento, buon concerto, persona con accredito. Stimatùra : Persona che sa fare la stima e darne il valore. Stìpami : Conservami, come mettere nello stipo, stipare. Stipàra : Conservare , chiudere nello stipo. “ ‘ntro stìpu “. Stipàstavu : Avete conservato, Stipàsti : Hai stipato, hai messo nello stipo, hai conservato. Stipàtalu : Conservatelo. Stipàti : Conservati, stipati, messi al sicuro. Stipativìli : Conservateli bene. Stipàtu : Messo nello stipo, conservato. Stipàu : Ha stipato, ha conservato, ha chiuso nello stipo . Stìpu : Stipo, ripostiglio di legno per stipare, per conservare. Stiràtu : Stirato, disteso col ferro. Stìsu : Disteso, steso . Stìticu : Stitico, che soffre di stitichezza. Stivali : Stivali . ( Vedi la voce > Scarppàru < ) Stìzza : Stizza, goccia, stilla: ‘na stìzza d’ògghju; ‘na stìzza d’acqua;

‘na stìzza d’acìtu . Stìzza : Stìzza, rabbia compressa e intensa ma di breve durata . Stòcca : Spezza il filo con i denti o con le mani dopo aver cucito. Stòccala : Spèzzala, strappala . Stòccu . Stoccafissa, merluzzo non salato. Vedi > Pissciastòccu. Stòccu : Spezzo, strappo ; spezzo il discorso, smetto . Stòffa : Stoffa. Stòmanca : Vivanda stomachevole, stomaco che è stomacato, nauseante,

nauseato, che sazia molto per troppi condimenti. Stòmancu : Stomaco . Stomancùsu : Stomachevole . Stonacàra : Scalcinare, scortecciare, scrostare. Stonàra : Stonare, eseguire note musicali non adeguate allo spartito. Stonataùra : Nota musicale stonata o voce che stona nel coro, non

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adeguata allo spartito. Stonàtu : Stonato, fuori tono con lo strumento o con la voce nel coro.

Stra-stre-stri-stro-stru , hanno suono dentale strisciante e sibilante, labbra socchiuse, il suono cade sulle vocali . I vocaboli che seguono, all’entrata hanno tutti questo sìbilo.

Storttigghjàra : Curvare un ferro renderlo non più dritto; le pupile degli

occhi sgèmbi, guardatura torta. Storttigghjàtu : Curvato, attorcigliato . Storttàtu : Curvato . Stòrttu : Attorcigliato, curvato. Stòrttu : Stolto, di poco senno, stolido, insensato. Stòru : Stòru,voce nuova importata dagli Uniti Stati America da

emigrati ritornati in Gasperina; departiment store, marcket , emporium . (L’entrata delle parole seguenti, hanno suono dentale sibilante: stra-stre-stri ecc. Si devono udire S accennata, la R crea il sibilo delle sillabe con le vocali . )

Stràcu : Spezzone di mattone pieno e sottile , Stràhfu : Lastra di pietra o di legno che l’asino o il mulo, con delle

corde attaccate al basto, trascina sui covoni del grano nell’aia per svèllere il grano dalle spighe, stràscico:

Stràmbu : Strambo. Strangùgghja-prèviti: Strangolaprèti, strozza preti: pasta lunga un palmo priva di

foro , corte, arrotondate ; maccarancìni. maccarrunèdhi . Stranghijàra: Le verdure già bollite con altri alimenti, a fuoco lento,

messe in altra casseruola per essere mescolate coi condimenti unite ad alte cose e rigirate con il cucchiaione di legno, poi farli riposare per mangiarle .

Strapuntàra : Essere alla fine della vita, essere in agonia . Stràsscjcu : L’atto dello strascicare; parte dell’abito che striscia per

terra. Strasscinahfacèndu : Persona nullafacente che campa di espedienti, di ripieghi,

persona riluttante. Stràta : Strada . – stràta: si deve sentire la esse –S- e la – T- finale, suono sibilante dentale di –STRA- Strati : Strade, Vie . Stravijàrra : Disperdere .

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Stravijàtu : Disperso, che si è disperso; che ho disperso. Stravijàu : Che è andato fuori di testa, lunatico, ha cambiato linea

mentale; ha persona qualcosa . Stràzi : Strazi : persone che procurano angherie. dolori, sevizie

e sofferenze a terze persone. Cummàra,‘i hfìcia ’i strazi !

Strazzàra : Strizzare dopo avere sciabordato i panni nell’acqua . Strèccia : Stretcher : allargascarpe, allungascarpe: attrezzo in uso a

Gasperina da tutti i calzolai; consistente di una forma di legno per scarpe, tagliata per lungo in due , divisa in due

parti dal calcagno alla punta, nel calcagno una cerniera esterna con foro centrale, all’interno delle due sezioni della forma, una scanalatura per ospitare un cuneo triangolare,la base rivolta al calcagno; manico di ferro tondo e lungo con vite senza fine; mandando avanti il cuneo, la forma inizia a dilatarsi . Oggetto introdotto e portato dagli U.S.A. dagli emigrati gasperinesi di mestiere calzolai . “Scarppàri “ . Allarga e allunga scarpe .

Strìca ; Frega con la carta vetrata. Stricàta : Resa polvere come il peperoncino macinato. Pìpa stricàta. Stricàu : Ha strofinato, ha raffinato con le carte vetrate. ( S’ ‘i stricàu : si è unito e mescolato tra gente non buona) Strìgghja : Striglia del cavallo . Strìnghi : Stringhe, lacci per legare i quartieri della scarpa sul collo. Stringìra : Stringere, forzare. Stringiùta : Stretta, forzata, allacciata. Stringiùti : Stretti, seduti e stretti in poco spazio . Strìtti : Stretti, come le scarpe non comode . “ ‘i scàrppi mi

vànnu strìtti ! “ = Le scarpe mi sono strette . Strìttu : Stretto : Lo stretto di Messina > ‘U strìttu ‘e Messìna ;

Vicolo angusto di paese; ‘U strìttu ‘e Ròllu, sentiero rurale in Gasperina che scende dalla strada rotabile provinciale per Palermiti ,curva ad angolo retto (dopo il fondo Fossella) e scende per la comunale “Prùppo” . Nei primi anni del 1900 , un Agostino Macrina “Ròllu” si era recato con il cavallo nel fondo rustico, un grande temporale di grandine e vento lo sorprese nel sentiero che lo soffocò. Il cavallo tornò in Gasperina da solo nel sito “Mùnta” a tarda sera, i compaesani vedendo il cavallo solo con la soma senza il padrone, accorsero in diversi conoscendo il fondo rustico, quindi lo trovarono

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morto. Da quel triste evento quel sentiero prese il nome > “ ‘U strìttu ‘e Ròllu “ < .

Strìttu : Vestito molto attillato, che sta stretto . Strìttu : Vicoletto urbano; sentiero rurale . Stròlacu : Astrologo, mago, > hfàcia ‘u ‘stròlacu ! , fa finta . Stroppicàra : Inciampare,da ciàmpa; urtare con le punte della scarpa

presso qualche ostacolo e cadere . Stròsa : Falasco (?) di palude . Strùda : Consuma, usa, logora. Strudìra : Consumare con l’uso, logorare. L’entrata della parola

> stru < ha suono dentale fischiante facendo sentire la > u < acuta , > stru < la “ TR” perdono il suono

grammaticale. Strudùtu : Consumato; stanco per la fatica; logorato. Strùmbu : Stròbilo, chiocciola di legno e spago che si fa girare veloce; strobilo, dal greco : stròbilus , ha forma conica rovesciato, forma di una pera con al vertice un chiodo. Struncàra : Stroncare, segare un tronco > cu’ struncatùra > con sega a

lama libera con due impugnature ai lati opposti manovrata da due persone.

Struncatùra : “Serrùna” ; sega a lama libera a due impugnature per carpenteria ,sega, la più alta e lunga, a lama libera con due impugnature sui lati opposti, impugnature verticali di legno . “ Sèrra sèrra màstru Vitu ,mu ti sèrra lu vidhìcu ! “ Sèga sèga mastro Vito che tu ti seghi il tuo ombellìco !

Strùncu : Segmento di un tronco d’albero segato > cu’ struncatùra <, con la sega a due impugnature dai lati opposti .

Strùnzu : Strònzo , sterco . Strùttu : Consumato, oggetto o indumento logoro, usato troppo. ‘Stu : ‘Sto :Questo, codesto; lo spìrito greco > l’apostrofo > ‘stu ,

indica in dialetto la soppressione di > que – ‘sto, ma che esiste. Questo abbreviato è : ‘sto = ‘stu .

Studiàra : Studiare, andare a scuola, imparare, leggere . Studiàtu : Studiato, participio passato di studiare; architettato,

ingegnere, misuratore di aree/geometra/ studiàtu, fatto con cura premeditata .Con tono ironico : persona andata a scuola per scaldare il banco e che nulla abbia appreso, mai sudato sui libri.

Stùffu : Stufo, nauseato . Stùja : Pulisce, netta, toglie la polvere. Stujàra : Pulire, nettare . Stujàti : Puliti: cucchiai,forchette,piatti ecc. Stujàtu : Pulito.

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Stùppa : Sturare , libera l’incombro del lavandino, stura , sturare ; contrario : attùppa .

Stùppa : Dal latino stùppa, stòppa, la parte più grossa che si trae dalla pettinatura del lino o della canapa.

Stuppàgghju : Grosso e corto legno da un lato ricoperto di stoppia o stracci per turare la fuoruscita di un liquido, lo chiamerei, ZAFFO Stuppàra ‘i dòghi : Calafatare le doghe con stoppa e sego, a ciò che non trapeli

il mosto. Stuppìnu : Stoppino, lucignolo , Stuppùsu : Stopposo, carne o pesce che non offre sugo e morbidezza. Sturddìra : Stordire. (Sturddìra : doppia D per la pronuncia dura e forte) Sturddùtu : Stordito. Stutàra : Spegnere: candela, fuoco, lumiera, lume.

una vita per onore o per provocazione; annientare, uccidere. Stuvajùccu : Salvietta, tovagliolo . “ ‘ntro stuvajùccu ligàtu, quando

‘u sscjògghj, chìdhu chi mmentìsti tròvi ! “ . Stuzzicàra : Stuzzicare, provocare, Sucalòra : Sta nelle testa della sarda salata, pesce azzurro salato;

si mangiava del pane e si succhiava l’interno della testa. Sucamìli : Piccoli fiori a calice che noi bambini succhiavamo il nettere

dolcissimo. > Sucamìli < , da sucàra = succhiare . Sucàra : Succhiare il succo dell’arancia, del limone , ecc. ; profittare

di una eredità ; sfruttare , succhiare come una mignatta. Sucàra vròdu : Lappare, leccare, succhiare il brodo rumorosamente come fa

il cane . Sùcu : Sùgo, condimento, ragù . Sùda : Suda, che suda. Sudàra : Sudare, traspirare. Sùdha : Sulla , foraggio. Sudùra : Sudore . Suffràggiu : Suffragio, preghiera o opera di carità fatta per il sollievo

delle anime del purgatorio; soccorso, aiuto, rimedio, voto, preghiera.

Suffrìttu : Soffritto . Suffrijìra : Soffrìgere . Sùgghju : Subbio del telaio che girando raccoglie la tela, “ e ffàcia ‘u trùsscjudhu “, che poi viene chiamata

“pèzza” : “ tila mpèzza, lenzòla a ppèzza “, presso il merciaio .

Sùgna : Sugna, strutto di maiale che si usa in cucina o per farne pomate, saponi e simili; o per ungere le scarpe facendo il sego.

Sùgnu : Sono, verbo essere, io sono.

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Sùgnu : Sono, essi sono, loro sono. Sùla : Sole . Sùla : Sola, che è sola senza compagnia. Sulàgna : Sola, solitaria . Sumèra : Asino, ignorante. / Vedi la voce > ciùcciu / Sumeràra : Erba per l’ asino , in dialetto “sumèra” > ciùcciu . Sùpa : Sopra, su , in alto . Supamàni : Sopraffili, cucitura a punti lunghi , soprappunti che si fanno

con ago e filo in un panno privo di cimosa per non sfilacciarsi, fanno da cimosa.

Supanòmu : Soprannome, nomìgnolo . Supasùtta : Cosa posta al contrario, rovesciata, capovolta. Supatàccu : Sopra tacco, cuoio o gomma per salvaguardare il tacco. Supattùttu : Soprattutto . Superviùsu : Superbo, persona odiabile . Sùppa : Zuppa, colazione del bambino con latte caldo e pane . Suppèra : Tazzone per la zuppa, zuppiera. Suppèra : Zuppiera , vaso di maiolica o di metallo per zuppe . Sùracia : Sorcio, topo, ratto. Surccàra : Solcare la terra arata per formare le porche; sarchiare. Sùrccu : Solco nel terreno che lascia ai lati la pòrca , (terra che si

forma in altezza tra un solco vicino e l’altro) . Vuoto, solco. “ Consegnava il grano alle soffici porche “ ( Giovanni Pascoli (1855+ 1912 )

Il solco di Romolo, dopo ucciso > Quirino < (+ 715 a.C. ) vostro naviglio, servando mio solco “ (Dante. 3 – 2- 14)

Sùrddu : Sordo, non udente. Sùrggia : Sorge, acqua che sorge, sorgente , polla. Surggìva : Sorgente, acqua di polla. Sùricia : Sorcio. Suriciàru : Trappola di legno a cassetta per prendere i topi , i sorci. Suriciòrvu : Talpa: suriciòrvu, da > sorcio orbo < ; la talpa è cieca . Persona che opera di nascosto e che nessuno sappia nulla Sùrra: Sorra, sùra. Polpaccio della gamba ; carne magra macellata

polposa. Sùrra o sùra, è parola araba. ‘A sùrra o sùra, è la “ Polpa spirituale” del loro CORANO, composta da 114 capitoli; ogni capitolo viene chiamato > SURA .

Sùrva : Sorba , frutti del sorbo. Survvàra : Sorbo, pianta del sorbo. Sùrvvu : Sorbo, frutto. Survvìgnu : Da sorba, ancora acerba, di sapore acre, aspro . Sùsi : Sùssi, giuoco infantile, cercare di colpire con una piastrella

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altra piastrella più alta e più grossa poggiata per terra ed in linea diritta, sopra di essa i soldi della scommessa, chi colpisce la piastrella e la fa cadere, vince i denari.

Susòrnu : Susòrno, colpo dato alla testa . Suspìru : Sospiro . Suspisàra : Alzare, sollevare una persona nel letto in posizione comoda

per farla mangiare . Suspisàtu : Alzato, sollevato nel letto per bere o mangiare. Suspìsu : Sollevato Sùssi : Sussi : nel gioco infantile dei “ stràci ” piastrelle, era il

segno che si dava a chi doveva tirare per primo . Sùsta : Fune grossa e lunga attaccata al basto dell’asino, raccolta a treccia, come riserva, per legare legna

grossa e lunga. “ ‘a ‘mbadhatùra” molto più fine, serve allo stesso scopo per fasci di legna più leggeri.

Sùsta : corda con cui si legano le some . Sustègnu : Sostegno . Sustèna : Sostiene . Sùsu : Sùso, su . Campagna, sito rurale che per raggiungerlo

bisogna salire strade rotabili o mulattiere. Mentre per recarsi nei fondi sotto il paese, sulla costa,si cita il nome del fondo: Vàju a Ppàncaru; vàju Ppàrma. > Per Gori Celìa – “dialettologo” gasperinese : “ Susu : Campagna . “

Sùtta : Sotto, dabbasso, in basso; piano interrato, cantina. Suttàna : Sottana. Suttatèrra: Sottoterra; seppellito, tumulato; “orvicàtu “; piantato. Sutterràra : Mettere, seppellire sotto la terra; tesoro o alto . Sutterràtu: Sotterrato, seppellito, coperto di terra; piantato. Suvaratànu : Soveratese, cittadino di Noverato (CZ) . Suvarèdhu : Località rurale in agro di Gasperina presso la costa marina. Sùvaru : Sughero, corteccia di un tipo di piccola quercia sughera . Suveràtu : Soverato, cittadina in provincia di Catanzaro. Suvèrcchju : Soverchio, eccessivo . Suvercchjàra : Soverchiare .

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I vocaboli dialettali sono come le ciliege o ciliegie nel paniere, prendi una, e se ne appendono dieci ; voci inesauribili, infinite .

Tèsta frìdda… e ppèdi càddi ! / Testa calma… e piedi caldi /

T

Ta : Diminutivo di tàta = bàbbo = genitore Tabarànu : Tabarro, grosso mantello per uomo, gabbano, pastrano, di

colore grigiovèrde del tipo militare. Tabacchèra : Tabacchiera, scatoletta di varia forma in cui si tiene il

tabacco da naso per il pizzichino . Tabacchinàru : Rivenditore di tabacchi. Tabacchìnu : Privativa, rivendita di tabacchi. Tabbàccu : Tabacco per la pipa, da fiuto (tabbàccu ‘e nàsu), Tàcca : Tacca, segno fatto col coltello sul legno; tacca che indica il

peso sul braccio della “ statìa “ > stadera. Tacchìja : Che cammina veloce , che fa sentire i tacchi delle scarpe. Tacchijàra : Camminare a passo veloce. Tacchìnu : Tacchino . ‘nTàcca : Taglio, fessura, ferita da taglio o per caduta: càtta e ssi

hfìcia ‘na ntàcca ! Olive taccate = olìvi ‘ntaccàti . ‘nTacciàra : Riparare qualcosa alla meglio. ‘nTàcciu : Arrangio nel fare qualcosa alla meglio; pietrame,

rimusugli di pietre che il muratore usa sul muro finito per riempire i vuoti. “ ‘ntàcciu savùrra” .

‘nTàccu : Tacca, segno sul braccio della stadera; spacco laterale intorno e a margine della suola della scarpa che richiuso, dopo la cucitura col guàrdolo, rende lo spago protetto e non visibile.

Tàccu : Tacco della scarpa : quadrato; Luigi XV; Luigi XVI ; direttorio a rocchetto; a spillo 1950; tacco basso 1960; mezzo tacco; 1960; “pirèttu “ a forma di pera : bolero. Tàccu : Ghino di Tacco, famoso ladro e bandito secolo XIII, il

cui nome passò alla posterità per (Dante: 2 –16- 14 ) Quanto di questi “ Ghin di Tacco ” ha subito Gasperina nella sua Storia ?

Tàccu : Località rurale in agro di Gasperina .

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Tàdhu : Tallo della vite, tralcio tagliato e secco di cui si fanno i màttuli. Vedi la voce màttulu . ( “era una talla del ceppo vecchio “) G. Pascoli .

Taffità : Taffettà, sparadrappo: tessuto di seta e frusciante; tessuto di seta leggiero ricoperto di sostanza adesiva per riparare ferite

Tàffiti : Tàffete ! esclamazione per un fatto che giunge improvviso . “ tàffete, buttano dentro nel discorso qualche parola “ (Alessandro Manzoni ) Tàgghja : Taglia con forbice, coltello, accetta; oggetti bene affilati;

che critica dietro le spalle con la persona offesa assente . Tagghjàra : Tagliare; criticare una persona assente; tagliare la carne ecc. Tagghjarìni : Tagliòlìni , tagliatelle finissimi. Tagghjatèdhi : Tagliatelle. Tagghjòla : Tagliòla, trappola per volpi, topi ecc. , morsa dentata di

ferro che scatta chiudendosi per azione . Tàgghju : Precipizio, orlo di un dirupo; filo del rasoio, taglio della

lama, accetta, ascia, scure ecc. Tàgghju : Orlo; che mangia le vivande nel piatto a taglio progressimo; che dorme sul bordo del materasso ; che fa le tacche sul ferro o sul legno ; dormire ‘o tàgghju do’ lèttu;

che taglio con il coltello, con la forbice ; filo del coltello, del rasoio .

Tagliòna : Taglione, pena che consiste nell’infliggere al reo il danno stesso da lui arrecato alla sua vittima. Dente per dente, occhio per occhio .

Tahfanàru : Taffanàrio, deretano, ano, sedere ( Grùpu ‘e cùlu ) Tahfarèdha : Zàna di forna ovale , Cestella fatta di vimini privo di manici,

ha forma conica larga dalla bocca e stretta alla bese. rovesciata, più larga sul lato superiore, più stretto alla bese.

Tàju : Creta rossa limacciosa, argilla rossa . Tàla : Tale, tizio , taluno; tala e quàla > identico . Talàja : Spiare, guardare di nascosto . Talìja : Che guarda di nascosto . Talòrnu : Incombro - “ T’ hàju pe’ ttalòrnu ! : Ti ho come incombro!- Tamarràzzu : Scorsone, tardo di mente e di comportamento, incivile . Tamàrru : Persona di modi aspri, rozzo, rude, zotico /pitòrru / . Tamarrùna : Più che zotico . Tamburrinàru : Suonatore di tamburo e altri strumenti a percussione,

tamburiere, tamburaio, tamburino. Tambùrru : Tamburo, strumento musicale a percussione con due

bacchette.

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Tambùrru cu’ putipù : Tamburo tipico napoletano alto, foro al centro della pelle, con un legrno (putipù) aderente al buco, mandandolo giù e su crea un suono molto cupo e grave >Triccheballacche < .

Tambùtu : Sarcofago, mangiacarne per i greci, cassa funebre . Tàmpu : Tànfo / voce tedesca tampf /, odore di muffa // lezzo, puzzo. Tàndu : Allora, avverbio di tempo , in quel tempo. Tangatànga : Andatura di persona che allarga le gambe e il corpo lo fa cadere ove là posa il piede, cammina come il pendolo dell’orologio. Tàngu : Tàngo, danza popolare dell’Argentina con movimento

moderato, con ritmo musicale binario figurato, ha carattere languido, appassionato.

Tàntu : Tanto . nTàntu : Intanto , in questo mentre. Tarabulàru : Parabolano, chiacchierone, parolaio, chiassone, pettegolo. Taràllu : Tarallo, biscotto preparato variamente . Taràntula : Taràntola, grande ragno peloso . Tarddàra : Fare ritardo > addemuràra < . Tarddàu : Ha fatto ritardo > addemuràu < . Tarddìja : Che fa tardi, che rientra più tardi > addemùra < . Tarddìva : In ritardo . Tàrddu : Tardi, tardo , ha superato l’ora fissata. Targanèdha : Persona emaciata, con vestiti logori, cadente, malandata. Tarllàtu : Tarlato, roso dalle tarme. Tàrllu : Tarlo che le sue larve rodono il legno lasciando buchi. Tarttàgghja : Balbuzia, è balbuziente. Tarttagghjìja : E’ balbuziente . Tàrttaru : Tartaro, gruma, taso, Tàrttaru : Tartaro, luogo infernale; tartaro dentro la pipa; tartaro delle

botti a doghe di legno, barili a doghe di legno. Tarttègnu : Mi trattengo,rimango, mi rimango ancora . Tarttèni : Trattieniti ,fermati ancora . Tarttenìra : Trattenere, fermarsi , rimanersi ; trattenere . Tarttenùtu : Trattenuto, si è trattenuto a cena; fermato da terze persone. nTasàra : Intasare. nTasàta : Intasata . Tascappàna : Tascapane: la tasca che portano i soldati a tracolla,

saccapane. nTascàra : Intascare, guadagnare danari, mettere in tasca . Tascàta : Tascata , quantità di roba che sta in una tasca; tasca piena,

saccocciata . ‘Na tascàta ‘e hfìcu tòsti .

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Taschìnu : Taschino sul davanti della giacca ; diminutivo di tasca / piccola tasca del panciotto o della giubba ove mettere i denari, orologio ecc .

Tastàra : Tastare. Vedi la voce > tastijàra.

Dopo la –èrre – R , per la durezza e sforzzatura di nostra pronuncia,il raddoppiamento sintattico della consonante successiva va usato , senza la quale il vocabolo e l’intera frase perderebbe di significato dialettale locale della medesima.

Tastèra : Tastiera . Tastìja : Che tasta, che tocca con le mani; il cieco cammina tastando. Tastijàra : Toccare con le mani; tastare il polso come fa il medico; cercare di conoscere le intenzioni di uno, il tastare del cieco. Tàstu : Tasto, tasto del panoforte, della fisarmonica, ecc. Tàta : Babbo , padre, genitore. Tàta : Animale vecchio, come l’aspide “nonno” corto con piccole

orecchie > “ valiròttu “ < che si rotola come un barile. Tàta : Voce moderna non dialettale per indicare la badante del

bambino che fa le veci della mamma. Tàvula : Assa ; tavola della mensa ; tavola pitagorica ; tàvula:

spianatoia su cui si spiana la pasta . Tàvuli do’ lettu : Tavole di legno alte 3-4 centimetri, lunghe quanto il letto,

che poggiano su due scabelli di ferro lontani ma uniti, da una bacchetta di ferro , sopra a esse il materasso /saccùna / .

Tàvula ‘e posa : Spazio di terra ortale, di forma rettangolare piantato a fagioli , o di altri ortaggi : cicèrchia /cicèrculu/ , cetrioli , peperoni, malanzane, zucchine , prezzemolo = petrusìnu = latino petrosèlum /, sèdano = àccia .

Tavulàtu : Tavolato, assito, pavimento della cucina d’un tempo privo di mattoni ; locale della cucina.

Tavulèri : Tavoliere, recipiente quadrangolare recintato con tavole alte circa 10 centimetri per contenervi la calcina pronta per essere usata dal muratore. Il tavoliere dell Puglie. Vasto altipiano o bassopiano / tavolino per giuco con la scacchiera per giocare a dama , agli scacchi, a tavola reale. Il vostro Dottoròne G. Celìa e glottologo … di Gasperina Ha scritto, stampato e venduto per dialetto di Gasperina : “ Tavuleri : tavoliere, asse di legno levigato e duro su cui si spiana l’impasto per il pane . “

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A.Pisano, autòctono gasperinese dal 1500 precisa : La pasta per il pane, la massaia l’ ha sempre impastata nella màdia / majìdha/, tutta di legno di forma rettangolare , al centro per ¾ è cava, con la bocca più larga del fondo , sui i lati opposti superiori lisciati e piani, si formavano i singoli pani che avvolti - ‘ntre sarviètti ‘e linu - per essere posti nei crivelli / crivèdha/ a lievitare, i crivelli pieni, venivano coperti – Cu’ carppitèdhu do’ pana - > carpìta < scialle zebrato peloso per fare coperte da letto.Carpitèdhu do’ pana . Il taglière, formato da un asse rettangolare, grossa e spianata, su cui si taglia o si batte la carne, o altro.

Tavulìnu : Tavolino ; scrivania . Tavulùna : Tavola lunga e spessa per l’impalcatura sulle travi per il

lavoro dei muratori che ci camminano sopra . Tàvuru : Tauro, toro non castrato . Teàtru : Teatro: Anfiteatro, caffè concerto,cavallerizza,circo,

politeama, sferisterio, teatrino; atrio,balteo, barcaccia, boccadopera, boccascena, buca del suggeritore,camerino,comodino,cupolino,emiciclo. “ Te-à tru “ > la pronuncia delle 4 lettere > àtru < all’uscita della parola intera ,è dentale –palatale. Se scrivessi : te -à – two > two , suono del 2 inglese, nessuno leggerebbe teàtro, qui si intende per indicare il suono dentale e palatale di “ àtru “ , si devono udire chiare la > A , e la > U . Il grande giornalista e umorista Achille Campanile (1899); diceva : “ Mi è capitato di leggere una locandina fuori di un teatro con la scritta : > INGRESSO LIBERO < ; sono entrato, dopo lo spettacolo mi sono alzato, come tutti, per andare via; all’interno della porta del teatro un cartello diceva : > SI PAGA L’USCITA ! <

Tègnu : Tengo . nTèja : Capanna, piccolo riparo nella campagna, formata da muri a

secco e la copertura di tegole, sospesa sui 4 lati. Telehfòna : Telefono . Te – le - hfò – na , il gruppo hfò con suono

aspirato, direi la gòrgia, come i fiorentini la usano per tanti loro vocaboli. Suono gutturale > hfa-hfe-hfi-hfo-hfu, va usata l’aspirazione con fiato sforzato, usando la gòrgia.

Televisiòna : Televisione. Voce nuova non dialettale. In Italia dal 1954. Negli anni 1950-60, in Gasperina vi erano rare famiglie a possedere un televisore.

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(Antonio Pisano, la sera del 18 aprile 1959, e il 02 giugno del 1959, è stato presentato sui teleschermi da Mike Bongiorno alle ore 20 in veste di poeta e calzolaio, in quel tempo esisteva solo il primo canale Rai)

Televisòra : Televisore. Voce nuova non dialettale. Apparecchio con valvole/ tubi elettronici / e tubo catodico, poi con transistor .

TEMA : Tema : Tempùna : Tìmpa, timpone, / timpùna /colle, rilievo d’ alto piano .

“ Sempre caro mi fu quest’ermo colle “ > L’infinito < Giacomo Leopardi ( Recanati 1797 + Napoli 1837 ) Suoi nomi anagrafici :Giacomo,Taldegardo,Francesco di Sales,Saverio,Pietro;

questi i suoi nomi al suo battesimo. Statura fisica 1,41 ; statura mentale e spirituale, celestiale. Tempuràla : Temporale . Tèmpu : Tempo, avverbio.No’ n’ hàju tèmpu ! /non ho tempo ! / Tempùna : Colle, rilievo ,timpòne . Tempùna: Ammasso di checchessia, catasta. Tenimèntu : Grande estensione e possedimento di terra . Tennarùma : Ortaggi, verdure tenere. Tènnissi : Tennis , scarpe dei tennisti che giuocono al tennis (campo

del tennis di m.23,77 X m.8, 23- diviso a metà da una rete ) Tèpidu : Tiepido, di calore moderato : in poesia: tepènte . Tèpidu : persona che mostra poco zelo, acqua tiepida. T’èppa : Ti ho avuto. “ hschjètta no’ tt’àppa, maritata no’

tt’àppa,e mmo chi tt’ àppa, comu t’ àppa t’àppa ! “ ; àppa = èbba - èppa, verbo avere, possedere.

Termini : Termine di un territorio, di un possedimento, confine . Tèrmini: Santuario della Madonna in Gasperina sullo Jonio 444 metri sul livello del mare (Un tempo era chiamata dei

Trèmiti; sino agli anni 1930, l’odierna Via Santa Maria, era Via Dei Tremiti ) Tèrmini, termine. Mitologìa : Dio protettore dei limiti del campi, è vendicatore delle usurpazioni. ( Terminus ) la parte estrema di un luogo, confine. “ sì com’a Pola, presso del Quarnaro ch’Italia chiude e suoi TERMINI bagna “ ( Dante : 1 – 9 – 114 )

Tèrzzu : Terzo : terzo in classifica; 1/3 , la terza parte dell’unità; Il Vino cotto, volgarmente chiamato così, è SAPA . È il mosto cotto, un litro di mosto attraverso la cottura,

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dovrà ridursi a un terzo per essere vera SAPA. Tèrra : Terra, il pianeta Terra. Tèrra : Terra che si cammina sopra, terreno. Terramòtu : Terremoto. Sisma . Rammentiamo quello del 5 Febbraio

1783 che rase al suolo ogni cosa, gli alberi sradicati e balzati lontano, a Pizzo Calabro il mare si ritirò per un chilometro (?) . Gasperina mio paese natìo, ha avuto 9 morti e 70.000 ducati di danni . Vedi Cassa Sacra, elenco di tutti i Comuni e relativi danni e morti . Rammentiamo, il SISMA del 1908 che distrusse Reggio Calabria e Messina con 150.000 morti . L’ ultimo che noi ricordiamo in Calabria è quello del 1949 .

Scala MERCALLI relativa ai terremoti :

1) scossa strumentale 2) scossa leggerissima 3) scossa leggera appena avvertita 4) scossa mediocre tremito di cristalli 5) scossa forte oscillazioni ampie di oggetti 6) scossa molto forte piccole lesioni negli edifici 7) scossa fortissima numerose lesioni 8) scossa rovinosa rovina parziale di case, vittime 9) scossa disastrosa molte vittime,crepacci 10) scossa disastrosissima molte vittime e crepacci

SCALA RICHTER :

1) Magnitudo meno di 2.0 – Micro terremoti,non avvertiti- Circa 8.000 al giorno < 1 tonellata ; Micro terremoti. 2) 2.0-2.9 Molto leggero, Circa 1000 al giorno, tra 1 e 31,6 - 1000 tonellate ; Registrato dai sismografi.

3) 3.0- 3.9 , Leggero, 49000 all’anno, tra 31,6 e 1000 tonellate; Non causa danni. 4) 4.0-4.9 , Leggero, 6.200 all’anno, tra 1000 e 31.600 tonellate; Oscillazioni oggetti interni. 5) 5.0-5.9, Moderato, 800 all’anno, tra 31.600 e 1 ml. Tonellate;

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Gravi danni agli edifici costruiti male. 6) 6.0-6.9, Forte, 120 all’anno, tra 1 e 31,6 tonellate ; Può avere un raggio di azione di 160 Km. Contro le persone. 7) 7.0-7.9, Molto forte, 18 all’anno, tra 31,6 milioni di tonellate ;

Può causare gravi danni su zone estese. 8) 8.0-8.9, Fortissimo, tra 1 e 31,6 miliardi di tonellate; Può causare fortissimi danni in parecchi chilometri. 9) 9.0-9.9, Fortissimo, 1 ogni 20 anni, tra 31,6 e 1000 miliardi di

tonellate ; Puo causare devastazioni in un raggio di migliaia di chilometri.

10) 10.0 + Enorme, estremamente raro > 1000 miliadi di tonellate . Enorme. Devastazione totale; raggio di azione molto esteso.

(Qualsiasi edificio che abbia contatto con il suolo, in cemento armato,che ha la sua scadenza, perché materia composta con la chimica; dopo gli anni, il cemento, secondo me, perde la sua presa(scadenza) lasciando il ferro nudo: cemento armato con il ferro, esperimento per la prina volta fatto e introdotto negli anni 1920 dal grande Architetto Le Corbusier, pseudonimo dell’Architetto svizzero Charles Edouard Janneret ) o con altri materiali, saranno sempre destinati a crollare coi terremoti, tutto ciò che è isolato dalla terra e destinato a durare e non ha tema dei terremoti . Tutti gli animali sulla terra sono i primi ad avvertire i sismi telleruci; i volatili in cielo, non avvertono tali sismi perché isolati dalla terra)

Terròna : Terròne,voce spregiativa , cafone, contadino meridionale,

lavoratore della terra. (Vocabolario di N.Zingarelli - meridionale – di Cerignola 1860 + 1935) .

Terroni: della terra ballerina per i terremoti, terra matta. “ Per quante abbraccia il gran padre Oceàno “ (Foscolo). “Amor di terra lontana , Per voi tutto il core mi duole “ ( Carducci ) “ Se tu pur mo in questo mondo cieco Caduto se’ di quella dolce terra latina “ (Dante ) Tèssa: Tessere al telaio , la massaia tessa . Tèsta : Testa o capo sul tronco, parte del corpo umano . Tèsta d’ àgghju : Testa formata da spicchi d’aglio, bulbo rivestito e

circondato da tunica, serve per condimento. Tèsta ‘e càzzu : Testa di càzzo: parte terminale del pene, glande /glandis /;

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definizione diretta a un buono a nulla; cazzo marino, pesce che somiglia al pene.

Tèsta lènta : Testa con la mente affetta da schizofrenia . Tèsta ‘e lèttu : Testata del letto per i guanciali, per i cuscini. Testàrddu : Testardo, persona ottusa . Testimòni: Testimone, testimoni . Testùdhu : Testo, piccolo utensile di coccio in cucina, piccola teglia per

tostare caffe, ceci, ghiande o altro. Nel Vecchio Testamento della Sacra Scrittura, si trova citato questo oggetto.

“ pian piano appoggio sopra due mattoni il nero testo di porosa argilla “ ( Pascoli )

Testùna : Testone, zuccone, tardo di mente. Testùna : Testone, moneta d’argento,valore di ¼ del ducato d’oro, ai

nostri giorni valore 1 milione = un testone . Ticàrra : Marranzano, scacciapensieri .

Ticchi-tòcca : Bàttola . Si usava il VENERDI SANTO . Il suono cupo del legno sostituiva il suono delle campane. Tìcchi-tòcca : tavole di legno con maniglia in testa ,che agitata verticalmente col movimento dela polso, dànno il suono cupo dei due suoni / tòcco e tòcca – tìcchi –tòcca - / Coi movimenti delle pale disposte come due antine verticali mobili, montate sulle due facce anteriore e posteriore della pala e con in testa una larga maniglia per ospitare le 4 dita della mano, azionando in senso orario e antiorario in modo continuo l’utensile, le due pale vanno a sbattere legno contro legno sulle facce fisse alternando il suono cupo. Simili oggetti di legno e per ragazzi, erano costituiti da martelletti mobili in un unico blocco sopra una pala orizzontale e un piccolo fusto per l’impugnatura ad agitare l’oggetto. Il VOSTRO “glottologo” Gori Celìa, gasperinese dice lui, ha scritto,stampato e venduto : “Ticchi-tocca : strumento di legno, che si utilizzava dopo la morte di Cristo “ (Un vocabolario, l’ha mai aperto ? )

Tigàna : Tegame di terracotta di varia altezza con delle anse

opposte, due o quattro; coccio che va strofinato di aglio per sigillare e chiudere eventuale invisibile crepa sotto la “stagnatura” di vernici speciali .

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Tiganàta : Il tegame, recipiente di terracotta tondo, tègghia =teglia piena di cibi cotti ; tiganàta , tegame pieno .

Tiganàta : Tegamata . Tigna : Tigna, tigna delle fave, della testa “ cùzzica “ . Tignùsu : Scorbutico . Tìla : Tela, tessuto nel telaio. Tilarèttu : Telaietto per ricamatrice, formato da due cerchi di legno intercalati, tra questi viene fissata e tesa la tela, il tutto retto da due portanti paralleli fissati sulla base di legno. Tilàta : Telata, cosa telata, cartone telato per dipingere ecc. . nTilàta : Parete, muro divisore non grosso tra confinanti, fatto di

canne, tavole e > trintròpulu < argilla rossastra, parete antisismica .

Tilàru : Telaio di legno della massaia .

Senza il raddoppiamento sintattico di talune consonanti, l’effetto dialettale si perde .

Timògna : Catasta di checchessia, di carbone,covoni di grano mietuto,

fieno,legna, paglia. Tìmpa : Tìmpa, timpone, colle, rilievo. Tìmpani : Timpani, strumento musicale a percussione. Timpùna : Timpone, colle, rilievo, > tempùna . Tinàgghja : Tenaglia, tinagghjòzza : tenaglia del calzolaio per montare

la tomaia sulla forma, ha la presa piatta e dentata per afferrare e stringere la tomaia.

Tinghèu : Uomo che risponde sempre malamente . Tingiùtu : Sporco in faccia di tinta ; di carbone e altro. Tìnna : Ha trattenuto l’avversario con le mani, trattenere Tìnna : La colla ha fatto presa tra le due parti incollate. Tìnna : Ha trattenuto soldi più del dovuto:

S’ ì tìnna ‘i mènzi sòrddi da’ caparra . Ttìppa : Goccia d’acqua o di olio, stilla Ttippìja : Il gocciolare, che gocciola a goccia, a tempo, come nella

poesia “Fontana malata “ del Palazzeschi. Tirabuscjò : Tirabusciò; cavatappi ; parola francese : tirebouchon . Tirahfùrma : Tiraforma, attrezzo del calzolaio per tirare la forma di legno

quando la scarpa e finita dalla lavorazione: ferro a uncino

con in testa un tondino traversale a formare una T ; l’uncino, ai piedi della –T- viene infilato nel foro della forma che si trova sopra il calcagno .

Tira e mmòlla : Tiremmòlla: tergiversazione , incertezza tra il sì e il no . Tiranti : Bretelle per i pantaloni.

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Tirata : Tirata, l’atto del tirare una volta: di capelli, di orecchi,di briglia; di sigaretta.

Tiràtu : Disteso, steso. Tiratura : Cassetto, tiretto . Tìsicu : Tisico, tubercoloso. Tizzùna : Tizzone, pezzo di legno o carbone cominciato a bruciare.

“Come d’un tizzo verde ch’arso sia / dall’un de’ capi, che dall’altro geme / e cigola per vento che va via “ / (Dante: 1-13; 40-41-42 )

To’ e toh ! Prendi, piglia, ; si usa nel dare alcunchè: to’ beccati questo; oppure come esclamazione di sorpresa: toh chi si vede !

Tòccu : Infarto, ictus , nzùrttu . ‘nTòccu : Taglio di tela che viene fatto dopo aver tolto dal subbio del

telaio il rotolo già tessuto. /mi hfìcia tagghjàra 4 para ‘e lenzòla ‘ntòccu / mi son fatto tagliare 4 paia di lenzuola dal blocco del rotolo. / > trùsciadhu < /

Tògga : Tòga /latino: toga, da tego, copro/. Sopravveste nera che indossano in giudizio i magistrati e gli avvocati.

Tògga : In dialetto significa vestimento logoro, scampolo di pochissimo valore.

Tòmbula : Tombola, giuoco della notte di Natale . Tòppa : Toppa, pezzo di stoffa che si cuce sopra un punto lacero;

ciò che la zappa rovescia in una sola volta,terra solida attaccata alla radice dell’erba ;

Tòppa : Tòppa, zolla, blocco di terra erbosa. Tòppa ‘e Pressèpiu: Muschio o musco che si forma in luoghi umidi, sui tronchi,

e nei sentieri, con una paletta si raccoglieva per il presepio per imitare l’erba, oltre alle “tòppe” anche “sparacàri” > pungitopo con le bacche rotonde e rosse.

nTossicàra : Fare ingerire sostanza velenosa. nTossicàta /i-u/ : Che ha o hanno ingerito sostanze velenose . Tòstu : Tosto, duro, sodo - hFacci tostu – faccia tosta, impudente. Tòzzula : Tozzi, pezzi di pane rimasti, frusti . Tràcca : Track : Binari su cui si muove il treno. Parola questa di

origine inglese, introdotta dagli emigrati di Gasperina negli Stati Uniti America, poi ritornati al paese.

Tra pòcu : Tra poco verrò da te. Avverbio di tempo dopo la prep.ne. Tràca : Schiso, di schìso, non in linea, storto ,di traverso, obliquo. Tracandàla : Persona insensibile, peso morto, “cacambò “ ‘e tilàru. Tracannàra : Tracannare, bere a grandi sorsi d’un fiato. Tràcina : Antrace, infiammazione estesa delle ghiandole sebacee,

costituita di foruncoli , vespaio, carbonchio. Tradìra : Tradire… ( badogliàre > da Badoglio < ) , tradimento.

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Traditùra : Traditore . ( “ Il prezzo del tradimento : Vangelo di San Matteo; Capo 26, versi 14-15.16 “ ) Vedi la voce : badogliàra . Trahfaccèri : Persona che fa due facce tradendo la parola data. Tràja : Sonnolenza per stanchezza, chiude gli occhi per sonno

mancato. “ tràja do’ sònnu ! “ Trajìnu : Traino, tipo di carro tirato da mulo o cavallo . “va l’empio mostro con traino orribile“(Carducci) Trajìra : Vedi la voce : Tràja . Tralìcciu : Traliccio, traliccio come del tipo Enel su cui vengono tesi e

isolati i cavi elettrici . nTramàra : Tramare, macchinare, ordire contro. Ordire, tessere. Tramuntàna : Tramontana, vento del Nord . Tranèllu : Tranello. Tranganèdhu : Tranello, imbroglio. Trantulìja : Il tremolare continuamente per il freddo,

accompagnato anche dal tremolìo delle labbra “ trantulìja do’ frìddu ; sta morèndu ‘e frìddu “

Trantulijàra : Tremolare : vedi la voce precedente . Tràntulu : Tremore per freddo o per alta febbre. Tràpanu a manu: Trapano a manovella, menaruola; altro piccolo verticale è il

succhiello. Tràsa : Invito ad entrare in casa o in bottega . Avanti ! Trasìmma : Siamo entrati . Trasìra : Entrare . Trasìru : Sono entrate . Trasìu : E’ entrato . Trasìti : Entrate, venite dentro. Trasitìnda : Vattene dentro . Trasitivìnda : Invito a entrare a persone in gruppo o a persona che gli si dà

del voi. Trasandàtu : Trasandato, che si cura di nulla . Trasìstavu : Siete entrato , parlando col voi a persona adulta; oppure al

plurale a tante persone- Trasitìcciu : Persona che sa fare entrando in vari ambienti > da trasìra <

= entrare, conoscere, per il disbrigo di affari. Tràstula : Che trastùlla,menare uno con lusinghe, con promesse false. Trastulànta : Imbroglione, > trastulànta < , da trastùlla, penare una

persona a spasso con lusinghe e parola non mantenuta . Trastulijàra : Ingannare con false lusinghe, carpire la buona fede altrui. Tràtta : Tratta – cambiale . Tràtta o cambiale, parole sconosciute agli anziani e

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vecchi d’un tempo. Tràtta o tràtti, erano dei verbi. trattare, col significato di accoglienza, maniera, modo, tratto. ( La signora Teresina, abitava accanto alla sua comara Maria, avendo appurato la notizia che il giovane Domenico emigrato in Svizzera pretendeva di prende in moglie la figlia di Maria, si recò a farle visita . Parlando con la sua comara iniziò a vantare il giovane Domenico dicendo : “ Maria: volìa u vi dicu, cha Micuzzèdhu è ‘nnu guagliùna bonu, bravu, hfatigatùra, ‘e bona hfamìgghja, cha ‘nd’hàva tràtti ! ! “Il padre della ragazza ascoltava tutto dalla camera accanto e fumando la pipa; intervenne rispondendo a quei suoi vanti : “ Cummàra mia, conzài ‘sta casa ‘ncridènza e hfirmmài cambiàli,mo puru vùi mi portàti ‘si tràt ti !“)

Tràtta : Che sa trattare con modi gentili. Trattàbala : Trattabile, che si può trattare. Trattègnu : Trattengo, impedisco di procedere oltre, trattenere. Trattorìa : Trattoria, osteria, bettola . Travàrcca : Testata alta del letto con la parte bassa ai piedi . Travasàra : Travasare, decantare, purificare Travèttu : Cucitura con lo spago che fa il calzolaio unendo le

due parti della tomaia malandata, al centro dei punti dati e accavallati, li divide da capo a fonto : “ sutùra “.

Travèttu : Castano giovane su cui non ancora è stato operato l’innesto. Travèttu : Impiegatuccio pubblico, travicello, che sta sempre seduto in

poltroneria; re di nome , ma senza né autorità , né stima. “ oh comodo, oh bello un re travicello ! (G. Giusti ) Traviàta : Traviata: opera lirica di Giuseppe Verdi; la prima a

Venezia, Fenice: 6 marzo 1853 . Da traviare, allontanare dalla via giusta e maestra per altra peggiore.

Tràvi : Trave, travi. Trebbia : Macchina per trebbiare il grano nell’aia o con altri mezzi, trebbia, arnerse usato per battere il grano nell’aia.

“Quivi farò la mia trebbia “ ( D’Annunzio ) Trèma : Trema . Tremàra : Tremare . Tremasùna : Tremare , tremarella per febbre o freddo . Tremulìdha : Gelatina, brodo sostanzioso ristretto, semisolido, rappreso e

raffreddato . Trèna : Velluto come rivestimento dei sedili sul treno; durante la

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guerra 1940-45, tanti furbacchioni viaggiatori, tagliavano questo rivestimento per venderlo, da qui è nata la parola “trèna “

Trènta e trentùnu : 30 e 31 (hfìcìamu 30, hfacìmu 31 !) Frase detta da papa

Leone X nel 1517, giunse a stilare la lista finale, dimenticando un prelato importantissimo per la nomina a cardinale. Per rimediare all’errore, lo nominò in fretta XXXI, pronunciando: “ Abbiamo fatto fatto 30, facciamo 31 ! “

Trentatrì : Trentatre . 33 . Trì : Tre – 3 - Trì : pronuncia che somiglia alla pronuncia del 3

inglese, dentale, sibilante. dentale, “trì “ con la ì stretta = tre > 3 . Numero che si incontra sovente nel vangelo di Gesù : 3 / Padre, Figlio , Spirito Santo /; 3 città impenitenti; 3 donne al piede della croce di Cristo; 3 cadute di Gesù

sotto la croce; 3 chiodi fissati nel corpo di Cristo in croce; 3 croci sul Golgota ; 3 giorni nel sepolcro poi risorto ; 3 i Vangeli sinottici / Luca, Marco, Matteo ; 3 regni della natura; 3 virtù teologali ; 3 dita benedicenti dei Santi ; 3 giorni il profeta Elìa rimase nel ventre della balena ; 3 volte Pietro rinnegò Gesù ; 3 i Re magi ; 3 volte cantò il gallo ; 3 ciechi guariti da Gesù ; il 3 ripetuto indica la vita di Gesù , gli anni vissuti sulla terra /33 / ; Leonardo : dipinse il suo Cenacolo , disponendo i 12 discepoli a gruppi di 3 , tutti i gruppi parlano coi gesti delle mani tra di loro, le loro bocche si notano chiuse ; 3 i regni dopo la morte: Inferno, Purgatorio, Paradiso ; 3 i Misteri del rosario : gaudiosi, dolorosi, gloriosi .

Trì Ccrùci : Rione di Gasperina, la curva della casa del fu Saverio Grande, Via Santa Caterina (Riccia) frontale alla casa , col millesimo scolpito nella pietra ai piedi della scala (1924) ; nel 1931 era stata fissata una fontana pubblica, (oggi al suo posto vi un palo morto di cemento dell’Enel ) ; più avanti a sinistra, vi era una sola vecchia casa con il “Calvario” con 3 croci di legno nelle tre nicchie, ai piedi di questo “Calvario” esiste ancora roccia.

Triàngulu : Triangolo: acutangolo, equilatero, isoscele, ottusangolo, rettangolo, scaleno.

Triàngulu : Triangolo equilatero di legno > saettìa < sul quale si pongono nella settimana santa le candele che vanno poi spente a una a una, alla fine di ogni salmo cantato;

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> saettìle < . Nella Chiesa di Gasperina esisteva la saettìa di legno, veniva posta sulla sinistra dell’altare maggiore, il sacrista, Carchidi Domenico operava allo spegnimento, mentre il fratello Carchidi Giuseppe, all’ organo, eseguiva le musiche sacre durante il rito serale .

Tribunàla : Tribunale della Giustizia, detto > ‘a Cùrtta < ma è cosa costosa e lunghissima; si legge : La legge è uguale per tutti . Tutti … non siamo uguali secondo la legge . Comunque : Ogni testa è un tribunale

Tridènta : Tridente . Trihfògghju : Trifoglio . Trìgghj : Triglie. nTrillàndri : Punti lunghi e molto molli che fa il sarto sul disegno gessato sulla

doppia stoffa, nelle due parti che divisi vengono tagliate con la forbice per restare come sotto traccia del disegno .

nTrìmma : Persona retta e timida che cerca di fare amicizia con un gruppo non raccomandabile di zuzzurulloni :

La mamma gli esclama: “ Cu’ cchìssi no’ mbògghju mu ti ntrìmmi, capisscìsti ? “ = Con questi non voglio che ti unisci, per fare compagnia e comunella,

Trìmma : Zucchine verdi bollite unite alla patata, fagiolini Verdi e teneri, pomodorino, scalogno, olio di oliva, un pizzico di sale. Detta : Cucùzza trìmma, ovvero, mescolata, unita con altre sostante .

nTrimmàra : Prendere conoscenza con altri, prendere confidenza. nTrimmàu : Ha fatto amicizia, conoscenza, ha preso confidenza. Trimmìcci : Tricorno: cappello a tre punte, specialmente quello del

prete. Nìcchio . Trimòja : Tramòggia / trimòdia / del mulino a acqua, cassetta

quadrangolare ,con la bocca più larga del fondo, in cui si mette il grano da macinare .

trìnca : Da trincare / voce tedesca-trinken-/ Bere avidamente bevande alcoliche. “ altrieran seduti sui carri, altri… sui cadaveri,t rincando da un gran fiasco che andava in giro . (Manzoni )

Trincèttu : Trincetto, coltello di acciaio del calzolaio, lungo 30 centimetri, largo 2 centimetri, spesso 2-3 millimetri , taglio molto affilato e sbieco in cima dal lato più lucido e acciaioso, per la mano destra o per la mano manca ; curttèdhu .

Trinciàtu : Trinciato, tabacco tagliuzzato da fumare, Trintròpulu : Terra rossa limacciosa, creta rossa, “tàju “ . Tripòdi : Trìpode di ferro circolare retto su tre gambe.

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Trìppa : Trippa, pancia, ventre . Trippèdi ‘e hfèrru: Treppiedi di ferro con tre forme di tre misure, attrezzo del

calzolaio in un unico blocco di 3 forme di lunghezze diverse.

Tritratèlla : Pianta profumata > citronella < (?) Tritràtu : Citrato, sale formato dall’acido citrico . Tritrìculu : Triciclo dei bambini . Tritròla : Cetrioli . Tritròlu : Cetriuolo, cretino, scemo, stupido. Tronàu : Ha tuonato il cielo dopo il lampo e saette . Trònu : Saètta del temporale che nel cielo sfreccia a zigzag. (“ Una mattina egli serviva la messa nella chiesa delle

Roncole: distratto dal suono dell’organo, non sentì il sacerdote chiedergli ripetutamente le ampolle dell’acqua e del vino; per la quale cosa s’ebbe da lui un calcio che lo fece ruzzolare giù dai gradini dell’altare. “Dio t’amanda na sajètta” > Dio ti manda una saètta < Dio ti scagli un fulmine! gridò in un impeto di dolore e di rabbia, fuggendo. E il fulmine venne; ma alcuni anni dopo. ) Vita di Giuseppe Verdi: L’ infanzia . Carlo Gatti 1953 pag.18 . Arnoldo Mondadori Editore .

Trònu : Trono reale, trono papale . Trònu : Trono, seggio pontificio. Trottìja : Che trotta, galoppa veloce; Hàva ‘a frèva chi trottìja . Ha

la febbre che galoppa, che sale di temperatura. Truccàra : Truccare, mettere il belletto sul viso; falsare il giuco, barare al gioco delle carte; il vino con acqua e bisolfito. Truccàta : Truccata, ha messo sul viso: cerone, pomate, cipria ; asta

truccata, partita truccata. Trùmba : Tromba, strumento musicale degli ottoni. Tromba : Voce riferita a persona che spesso emette vento fetido e che

esce dagli intestini. Trumbàra : Trombare, respingere un candidato nelle elezioni. Trumbètta : Trombetta, diminutivo di tromba. Trumbètta : Trombetta ,riferita a persona che emette spesso aria fetida

“ ed elli avea del cul fatto trombètta (Dante: 1-21-139 )

Trumbùna : Damigiana di vetro o di terracotta bombato al centro senza manici, può essere impagliato ; trumbùna d’ acìtu; trumbùna ‘e vinu ; trumbùna d’ ògghju .

Trùsscja : Non avere soldi in tasca, non avere niente. Trùssciudhu : Il tessuto filato e raccolto a cilindro nel telaio dal subbio .

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Tubercolosi : Tubercolosi, malattia infettiva. Tubercolòsu : Tubercoloso. Tùbu : Tùbo, cilindro cavo di varia materia, di vario diametro,

e di varia lunghezza per usi diversi . Antonio Pisano- Dizionario dialettale di Gasperina-

Tùffu : Tuffo, il saltare dal trampolino in acqua; buttrasi giù. Tulùpa : Stoppaglia, parte più grossa che si trae della pettinatura del

lino o della canapa; turare buchi e simili; stoppaglia si rametti secchi.

Tulupèru -i : Da tulùpa, stoppa; imbroglione che ti imbroglia e si imbroglia come la pulce nella stoppa, che ingarbuglia.

Tùma : Formaggio fresco privo di sale. Tumanàta : Tomolata, tomolo, misura agraria di 3332 metri quadri . Tùmanu : Vedi la voce “ Tùmunu “ .

In questo mio Dizionario dialettale, non leggerete diminutivi insulsi come in ( “Parole e altro “ )

del “ gasperinese ” Gori Celia, troverete, ovviamente di sicuro, qualche refuso grammaticale, errore di battura .

Tùmba : Cade giù barcollando come fosse in bìlico. Tumbàra : Cadere ; rovesciare il recipiente, colare il brodo. Tumbàu : E’ caduto . Tùmbu : Bollore dell’acqua nella pentola che fa risalire in superficie : gnocchi , ravioli ecc . “ hfànnu ‘nu tùmbu, ppòi ‘i scùli ! “ . Abbiosciare (?) cadere, buttarsi dal punto ove sta. Tumpulàta : Manata, cazzotto, schiaffone. “ Ti jèttu ‘na tumpulàta ! “ Tùmunu : Tòmolo, misura agraria e per granaglie pari a 50 kg. Tùppu : Capelli che la donna raccolglie sul capo a corolla. Tùppu : Ceppo, tòppo, troncone di un albero tagliato rimasto nel

terreno. Turàra : Chiudere, tappare . Turddùna : Testardo, duro di comprendonio . Turrùna : Torrone, dolce natalizio, il più rinomat o è stato sempre

quello di Soriano di Napoli Turruvìu : Piccolo fischietto di legno tornito, bombato al centro,

fessura per l’aria prima del beccuccio, becco arcato con “ància” di legno duro, spazio libero per il soffio; all’interno del centro bombato, un cece che con soffio forte tremola facento trillare il suono; questo “ tùrrr “ = trìllo , creato

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dalla spinta dell’aria all’interno del fischietto,dà nome a “ turr-uvìu “ ; ha la forma “ do’ piccarèdhu ‘e ‘nu cciòmu “ > “piccarèdhu “> pisellino, il pene del neonato .

Tusèllu : Cosa inutile, cosa o persona, fastidiosa . Tùssa : Tosse . Tùssa canìna : Tosse canina, pertosse che attacca spesso i bambini. Tùssa : Puru ‘i pùlici hannu ‘a tùssa ! Frase riferita a chi parla

senza nulla avere appreso , nulla sa e nulla conosce di ciò che dice.

Tussìra : Tossire , tossicchiare. Tuvàgghja : Tovaglia, copricapo della pacchiana che scende sulle spalle; tovaglia per coprire il tavolo. Tuvàgghja ‘e hfàccia : Asciugamani .

‘U ciùcciu ch’è mbizzàtu ala hficàra, dàssa ‘su vìzzu sulu quàndu mora !

/L’asino che è abituato a mangiare le foglie del fico, questo suo vizio, lo lascia quando muore! /

Vìzzu e nnatùra, ni pòrtanu ‘nzeporttùra ! U

Ùffa : Uff ! esclamazione di noia, d’impazienza, di caldo eccessivo Ùffu : Ufo, “ mangiàra a ùffu “, a scrocco, a sbafo, a gratis . Ùhju ! : Voce che richiama altra persona che vanta o si vanta,

che esagera in qualcosa. Pronuncia: ù-hju, pronuncia della desinenza > hju: gutturale - nasale. Ùhju, chiàmati ‘u cana ! Frase per denigrare chi vanta e ostenta agi che non goda .

Ùmbra : Ombra , che fa òmbra . ( Un grande filosofo, seduto al sole, vide un principe dinanzi a se che odiava, gli disse: “ Vede che mi fa ombra, si apparti ! “ ) Umbràra : Ombrare , coprire d’ombra . Umbràta : Ombrata , dipinto , pittura con l’ombra . Umbràtu : Ombrato , tempo oscurato . Umbrèlla : Ombrello, che fa ombra al sole ; paracqua quando piove.

Arnese formato da un’asta centrale con manico curvato, da una copertura di seta o di tela a triangoli, puntale per essere poggiato per terra per salvaguardare il tessuto; i triangoli sono sorretti da controstecche sottili e di ferro, aprendo l’ombrello, spingendo il collare, le controstecche aprono l’ombrello a cupola. Di inverno > si chiama paracqua .

Umbrèlla : Albero e piante varie con infiorescenza come la cicuta, la carota, il sedano, il prezzemolo, il finocchio ; il pino, i funghi, perche hanno la cima a cupola, a ombrello.

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Umbrellàru : Venditore di ombrelli . Umbrellàta : Ombrellata, colpo dato con l’ombrello chiuso. Umbrellìnu : Piccolo ombrello che si porta nelle sacre cerimonie per

servire il Sacramento . Viatico, quando si porta la Comunione ai moribondi ; Ombrellino delle signore nel 1800 . Nella processione del Corpus Domini viene portato da un diacono, non dal Sindaco del paese come costuma Gasperina, mescolando il Sacro con il profano. Si dice ancora: santu ‘n Chiesa e ddiàvulu ‘n casa !

Umbrellòna : Ombrellone che si usa nelle spiagge. Ùmbru : Località rurale in agro di Gasperina. Umitità : Umidità . Ùmitu : Umido, bagnato; luogo umido senza sole. Ùna : Una : > ‘na scrittura dialettala. /Una, scrittura dialettale/

‘na = una . Untàra : Oliare, ingrassare . Ùnta : Unge, che unge, ingrassa, olia. Ùntu : Che inzuppo il pane nel condimento e faccio la scarpetta. Che condisco ; che ùngo, che metto del grasso. Ùnu – ‘nu : Uno : > ‘nu , in dialetto . Ùnu - ‘nu : Uno, un – non si apostrofa mai, è > uno – tronco. Ùnu : Una persona ‘na perzzùna; ùna o ùno : ‘na – ‘nu Ùra : Ora, avverbio di tempo. Ùrta : Urta, che tocca; che urta per rancore; essere in urto con uno,

che provoca con parole la suscettibilità altrui. Urttàra : Urtare . Ùrtamu : Ultimo . Ùrtimu : Ultimo. Ùrzzu ! : Chi si chiama ultimo per lanciare nel gioco delle bocce

“pàdhi” , la sua palla di legno.

V Vacabbùndu : Vagabondo. Vacànta : Vuoto, che è vuoto; luogo rurale dove il sole non batte. Vacànta : “ Dùva càcci e nno’ mmènti, rèsta ‘u vacànta ! “ Dove togli e non rimetti, resta il vuoto . Vacànta : Vacante, posto vacante . Vacantìja : Che sa di vuoto . Vacantùsu : Che vaca, che non vuol fare nulla, senza volontà . Vacanza : Vacanza . Vacàra : Vacare, essere libero. Vàcca : Mucca, vacca , la femmina del toro. Vaccarèdha / i : Voce infantile, nome dato alle chiocciole “ vovalàci “ .

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Vaccarìzzu : Vaccarizzo Albanese, Comune in provincia di Cosenza. Vaccàru : Vaccaio, boaro. Vacìla : Bacìle, Catìno.

“ Il chierico presentò il bacile d’argento “ (D’Ann unzio) Vaccìna : Carne bovina . Vadhùna : Gorgo dove là precipitavano le acque torrenziali delle vie e

vicoli di Gasperina; erano fermate dai solidi urbani che i gasperinesi tutti, compreso lo spazzìno, con la carriòla di legno là scaricava .

Vàdu : Vado, da vadum , guado . Vàgghju : Locale terranno, tugurio per porcile e rifiuti vari . Vàgna: Bagna. Vagnàmma : Abbiamo bagnato. Vagnàra : Bagnare usando l’acqua. Vagnàsti : Hai bagnato. Vagnàtu : Bagnato. Vagnàu : Ha bagnato. Vàgnu : Bagno, io bagno i fiori, l’orto, ecc. Vajàna : Le valve unite della fava o fagioli verdi con dentro il frutto; Vajàna : Manta, sberla, manrovescio. Vajàna : Scroscio di pioggia improvviso di breve durata. Vajàna : Pene . Vajanèdhi : Fagioline verdi di varia forma e largherra e lunghezza,

cornetti, piatti e piattoni, le più larghe; le piante di due tipi: nana, e altra che si inerpica al palo o ramo secco fissato

accanto. Vajàzza : Donna senza ponderatezza, donnaccia , donna ciàna . Va-jèndu : Va per andare; jèndu = andando. Vajòlu : Vaiolo . Vàju : Vado, vo, verbo andare . Valigia : Valigia . Valìra : Barile di legno a doghe bombato al centro con bocca

per lo zaffo > mbudhàgghju < = tappo . Valìra : Valere, aver forza, avere potenza; contare, essere qualcuno. “ che vale nella fata dar di cozzo ? “ ( Dante. I – 9 - 97 ) Vàmpa : Vampa, pira, rogo . Persona presuntuosa che fa intendere di

sapere ed essere competente in tante cose, persona altera, spiritosa e priva di umiltà.

Vampata : Vampa di poca durata come quella della ginestra. Vampulìdha : Che vampeggia senza dare calore, come la lucciola;

pezzettino di carta che brucia e subito si spegne; favilla > spìdhussa o spìssudha .

Vampulìnu : Oliatore di metallo con oli speciale per macchina da cucire.

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Vanàra : Vaneggiare . Vancàla : Vancale, bancale: larga striscia di stoffa a colori zebrata ,

colori alternati , altezza di 5 centimetri: rosso e gialo, o giallo e rùggine; stoffa coprente la testa e le spalle delle pacchiane di Gasperina / Carpitèdhu , vocabolo derivata da > carpìta < coperta , panno peloso per coperte da letto /

Vancatèdhu o vrancatèdhu: Deschetto del calzolaio con gli attrezzi. Vrancatèdhu

vocabolo derivato da VRANCA, mano aperta che con le dita aperte prende ciò che serve, come chiodini, semenza di ferro dolce di diversa altezza , vrànca = mano.

Vandijài : Ho annunciato il matrimonio di mia figlia a tutti . Vandijàra : Annunciare ufficialmente a tutti il matrimonio della figlia. Vandulijàra : Calunniare una persona assente, spandere contro disonore. Vandijàta : Impalmata ufficialmente al matrimonio presso il Municipio. Vandulijàta : Resa calunniata pubblicamnte . Vangèli : Secondo verità di: Giovanni- Luca- Marco-Matteo . Vangialìsta : Vangialìsta, evangelista, s.m. . “ Di voi pastor s’accorse il Vangelista “ (Dante: 1-19-106 ) Vangialìsti : Evangelisti, protestanti dopo la Riforma religiosa in

Gernania del Frate agostiniano Martino Lutero(1483+1546) Vantalòru : Uomo che si vanto . Vantàra : Vantare, portare avanti . Vanteria : Che si vanta da presuntuoso. Vantàtu : Vantato, portato avanti da altri, Varàbba : Barabba : malfattore ebreo, assassino, ladrone .

Vangelo di Matteo : capitolo 15: liberato al posto di Gesù innocente .

Varddàru : Guardiano, persona di fiducia. Varddàu /si /: Si è premunito, precauzione “ chu si vardàu si sarbàu ! “ Chi ha preso delle precauzioni è sfuggito dal peggio . Il detto scritto in grassetto è dialetto di Reggio Calabria. Varijàtu : Che è quasi fuori di mente. Varilòttu : Laterizio di terracotta avente forma cilindrica, le due basi chiuse forate al cento . Variòla : Borchia di metallo avente forma di un ditale, foro al centro, per esser fissata nella cima del manico della lesina ( attrezzo del calzolaio, ferro ricurvo alla punta per bucare il cuoio) borchia che viene usata per altri attrezzi con manico di legno come: lima, raspa ecc. . Vàrva : Barba. Fare la barba, rasare la barba : Pìlu e ccùntra pìlu . Varvvèri : Barbiere . Arnesi e materiale : accappatoio, acqua ossigenata,

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allume, asciugatoio, bacino, barbino, belletto, biacca, borlone, bricco, brillantina, calamistro, ceretta, cerone, cesoie, cipria, coramella o striscia , crema, depilatore, diavoletto, dirizzatoio, discriminale, ferro per arricciare, forcina, lozione, magnesio,papillore, pennello da barba, pettine ( lungo, fitto, rado, da donna, risegato, di corno, di osso, di tartaruga – costola, làmina, denti, mascelle ) , pettiniera, pinze, piumino, polverizzatore, scriminatoio, spruzzatore, testiera, unguento .

Vasara : Baciare. Vasàta : Atto del baciare. Vàsca : Vasca . Vasìa : Località rurale in agro e a Nord di Gasperina . Vasilicòi : Basilico , ocimo / ocimum basilicum / Vàsscju : Basso, in basso ; rustico di campagna che per raggiungerlo

bisogna scendere la collina ; basso di statura fisica. Vastàsu : Vastaso, incivile , zotico. Vàsu : Bacio . Vàsu : Tipo di brocca panciuta, collo breve con due anse opposte. Vàsu : Gràsta per piantarvi fiori . Vattènta : Battènte, flagellante. Il Venerdì Santo, lungo la processione del Cristo morto disteso nella “ Nàca “ /tipo di lettiga romana:con 2 stanghe, 4 antine con cielo velato. / vi erano quelli che con una fune si flagellavano dicendo : “ Vattènta, vattènta; vattènta sono io, con i miei peccati ho crocifisso Dio ! “ Vattijàra : Battezzare , tenere a battesimo , inaugurare . Vattijàra . Un “gasperinese “ autore di “Parole e altro “, (G.Celìa)

alla sua lettera > N < , ha scritto, stampato e venduto: “ Nagurara : v. – inaugurare / dare inizio / cominciare “ Ma in DIALETTO si dice : vattijàra o vattiiàra . (Con la lingua italiana, dialettizzata, potrà compilare 1000 vocabolari dialettali . Egli , ed eglino collaboratori , pardon, lo ignoravo , perché sono anche “polacchi” )

Vattìnda : Vàttene . Vattìsamu : Battesimo: battesimo di Gesù a opera di Giovanni il

Battista; battesimo dei neonati. Vattìsamu : Battesimo, varo di una nave, inaugurazione . Vàva : Bava . Vavattìnda : Vattene .

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Vavìja : Che fa bava, che fa la bava come la chiocciola; che parla a vanvera facendo lo spaccone.

Vavùsa : Bavosa . Vavùsu : Bavoso , persona che parla a vanvera, spaccone. Vècchja : Vecchia , persona o cosa vecchia. Vècchia : Pastella ,vècchja: farina, sale e acqua, mescolata bene, non

molto liquida, non solida, versata nella padella in olio bollente, si forma una frittella come una piadina senza lievito, a fine cottura, sulle due facce si notano delle rughe, rossastre ,perciò viene chiamata > Vècchja < ; nella pastella si possono aggiungere sostante diverse.

Vècchia : Vècchia (Proverbio: ‘na vòta si hfùtta ‘a vècchja ! > ( ovvero: un giovane, una sola volta và a letto con una

donna anziana o vecchia! cosa che non ripeterà mai più. ) Vecchjàia : Vecchiaia, età senile. Vèdhuss: Ape:insetto;nutrice,operaia,regina

/sciame/ronzare,pinzare, / alveare,miele,cera. Vedhussàru : Alveare, cassetta ove si tengono le api. Arnia, aviario;

ronzio delle api,ronzo,brusìo delle pallottole sparate, mormorìo di voci.

Vèglia : Veglia, guardare il Sepolcro la notte del Giovedì Santo ; vegliare il morto in compagnia dei parenti . Vègnu : Vengo . Vèna : Viene , verbo venire . Vèna : Vena, arteria sanguigna, vaso sanguigno . Vènanu : Vengono. Venarìssavu : Verreste . Venavéna : Viene , viene. Venènu : Veleno / venenum / . Sostanza naturale o artificiale che

penetra nell’organismo produce effetti gravissimi e anche mortali: il veleno della vipera; la cicuta, pianta delle Ombrellifere, è velenosa , è stata data da bere al condannato Sòcrate, grande filosofo ateniese (470+401 av.C. ); durante la sua agonia fece un grande discorso.

Venìa : Dal verbo venire: venìva . Venìra : Venire . Venìstavu : Siete venuti . Venìsti ? Sei venuto ? Venitìnda : Vieni via con me non stare ancora, è tardi . Venitivìnda : Venite via tutti insieme. Vènnari : Venerdi . Ventàgghju : Ventaglio , Ventijalòra : T rastullo di bambini: con delle foglie piane

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arrotondate del ficodindia – cactus – si lanciavano lontano .

Ventrèra : Ventriera del calzolaio, appesa al collo coprente il petto, Il ventre - pancia, e le le ginocchia, legata dietro alla vita , grembiule legato alla vita .

Ventùsu : Luogo dove è sempre presente il vento. Vèntu : Vento, non si sa da dove viene e dove va; il vento della

morte, il sole e il cielo non si possono comprare . Vèrgina : Vergine, integra, pura, illibata ; che è vergine, ancora

l’imène della donna è apposto; Imène, bellissimo giovane di Atene, di cui gli Ateniesi fecero il Dio delle nozze. Egli si travestì da donna per protèggere la donna amata nella prima notte del matrimonio forzoso, che riuscì nella sua impresa . Da qui il nome di imène, membrana mucosa che limita l’accesso all’ostio della vagina. Imenèo : componimento della lirica classica che si cantava in coro mentre si accompagnava la sposa alla casa dello sposo. ( Calogero in viaggio di nozze con la sposa si trovano in albergo: lei mentre sistemava la biancheria in un cassetto,Calogero le domanda : “Maria, dimmi, vèggina sìni ? “ Maria, sollevando il capo risponde:” No ! “ ; Calogero ripete la stessa domanda: “ Ti dìssi , vèggina sìni ? “ e punta contro di lei la pistola ; “Ti dìcu ancora : si’ vèggina ? Risponde Maria : “ Iu sùgnu Capicuòrnu !! “ )

Vèrma : Verme . Vermicedhàra : Zucca gialla che all’interno tra i semi si presenta

vermiforme, strappate questi fili, infarinati si possono fare fritti .

Verminùsa : Linguaggio di persona che porta odio e rancore, usa la lingua continuamente brulicando parole di odio e invidia .

Vernnìcia : Vernice, mostra di pittura ; composto di materie coloranti. Vernniciàra : Verniciare . Verrìna : Verrìna, /latino,verus,spiedo per forare/; trivella , succhiello

del falegname per praticare fori nel legno, normale e a cucchiaio.. Arnese con manico di legno e fusto sottile di ferro che ha la punta attorta a spirale, e serve per forare il legno// allargatorio,, foratolo// ha forma di una T altissima, atta a fare il buco nella terra per affossare il vitigno. Verrina, succhiello del falegname.

Vèrru : Verro , maschio della scrofa, porco . Vèrsu : Verso poetico . Vèrtula : Bisaccia .

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Vèrzzu : Verso della medaglia, della stoffa . Vèrzzu : Verso, direzione di strada. (Vàju vèrzzu ‘a Chjàzza = vado

verso la Piazza ) Vèspari : Vèspri siciliani, opera lirica di Giuseppe Verdi . Vèsparu : Vespro , ora quasi serale , pomeridiana . Vèsti ‘e ndiànu : Foglie larghe che coprono la spiga, la pannochia del

granturco , bràttea , foglia . Vestita : Vestita . Vestutu : Vestito Vèzzu : Vezzo . Via : Via, strada . Viàticu : Viatico: provvigione per il viaggio /

L’Eucaristìa che si amministra ai moribondi / Conforto, consolazione. (Rammento che negli anni 1940, il prete con indumento liturgico: cotta, cappello “a 3 mìcci “ ; piccolo ombrellino,baldacchino,tenuto aperto sopra al sacerdote, portava nel Calice coperto l’ultimo > Cibo < al morente recandosi a casa del moribondo, al passaggio di questi tutti in inginocchio. )

Vicàriu : Vicario, chi fa le veci , vicàru . Vìcciudha : Scàppia, rottame di pietra, piccoli sassolini arrotondati per gioco infantile. Jocàmu e’ vìcciudha ? Via Crucis : Via Crucis , viaggio di Gesù da Gerusalemme al luogo

del supplizio , con la croce sulle spalle. Processione in Gasperina con la “naca” (lettiga romana, portantina con Gesù supino) dietro solo gli uomini; Maria madre di Lui, vestita a lutto e le donne dietro di Lei ; quella della chiesa di Santa Caterina /lettiga romana/, la sera del Giovedì Santo; quella della chiesa di San Giuseppe /portantina semplice/ il mattino all’alba del Venerdì Santo . Tradizioni ormai scomparse. Tradizione della processione dalla via Santa Caterina alla “Riccia” per scendere al santuario, ritorno dalla strada provinciale (dopo la sua costruzione 1880) per il centro abitato.

Vìda : Vedi . Vidhicàla : Cordone ombelicale del maiale / vidhìcu = ombellico / lasciato seccare, poi pestato e mescolato con olio, si forma Il sego / ‘u sìvu / per ungere la pelle di corame e simili. Vidhìcu : Ombelìco e ombellico . Vìdhivìdhi : Tempo che piove e smette, che piove e smette.

Hfàcia ‘u tràsa e nnèsscj . Entra con la pioggia e piove, poi esce il sole . Òcchju d’acqua .

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Vigliaccata : Azione vile d’un vigliacco. Vigliàccu : Vigliacco, vile, traditore . Vìla : Vile. Vilànza : Bilancia. Vedi : ( bìlicu, sajòla, statìa ) Simbolo della Giustizia . Vilanzùna : Grande stadera e grande piatto sostenuto da 3 lunghe catene. Vìna : Vèna, vaso sanguigno che porta il sangue dalla periferia al

cuore; cataletto naturale sotterraneo per cui scorre l’acqua; vena di ingegno, ingegno fecondo; vena poetica, ecc. .

Vinatùra do’ màrmu : Vene del marmo: striature . Vìncia : Che vince . Vincìra : Vincere. Vìncita : Vincita al giuoco. Vìnda : Vènde . Vìndati : Vènditi . Vindìra : Vèndere . Vindìru : Hanno venduto. Vindìstavu : Avete venduto. Vindìsti : Hai venduto . Vinèdhi : Vie e vicoli, ronchi. In Gasperina diversi vicoli sono stati

chiusi con cancelli di ferro e con muri in cemento; proprietà demaniale, del popolo. ( In Via De Gasperi, dietro la casa di Carmelo Fossella ; In Via Mazzini Casa di Nicola e Maria Carchidi, Via Mazzini al n.24 ; In Via Campanella n. 31 ; in Via Campanella n. 32 ; vecchie strade mulattiere impietrate per scendere e salire dalla frazione Pilìnga, inesistenti ormai, quali proprietà privata quali abbandonate; MA GASPERINA HA SEMPRE SAPUTO VALORIZZARE OGNI COSA PER ATTIRARE TURISTI ; Non solo questo, ma ancora i TRENI VERSO IL NORD… funzionano anche per merito del SINDACO di Gasperina . TUTTO CIO’ SI CHIAMO ABBANDONO E OMISSIONI IN ATTI

D’UFFICIO. LE MAPPE CATASTALI SI TROVANO IN CATANZARO COME PRESSO IL MUNICIPIO LOCALE. Ma i “ Renzi Piani “ , mangiano o non mangiani in Comune ?

Vindùti : Venduti . Vianòva : Via nuova di Gasperina, sottostante e parallela in alto alla

vecchia via monte:Via De Gasperi e Via Nicola Paparo . Viavècchja : Inizia dal tabacchino Perri-Castanò, l’intera Via De Gasperi,

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Via Nicola Paparo(al tempo era un sentiero, poi hanno costruito il muro di sostegno a facciavista ; ora viene chiamata così la salita che porta alle campagne.

Vìcu ciècu : Ronco, non trovare la via d’uscita . Vìda : Vede . Vidhicàla : Cordone ombelicale del maiale. Vidhìcu : Ombellìco . Vìccia : Veccia . Vicina : Vicina di casa o confinante alla casa. Vìcciudha : Scàppia, piccoli rottami di pietra, sassolinini arrotondati

per giuoco infantile . Vicinanza : Breve distanza . Vicinàtu : Ruga, rione vicino alla casa. Vidarìamu : Vedremmo . Vidarìssavu : Vedreste voi . Vidarìssi : Tu vedresti . Vidhòzzu : Tutolo della pannocchia del mais ; per estensione: sterco . Vidìti : Vedete . Vidìstavu : Avete visto . Vigliàccu : Vigliacco, vile . Vìgna : Vigna. ‘A vìgna hfàcia ‘a casa, ‘u jòcu pèrdda sempa ! Vignàla : Vigna in estinzione . Vigogna : Vigogna, lana pregiata finissima . Vigogna : Vigogna, animale simile alla pecora. Vìnu : Vino, succo dell’uva torchiata e fermentata, Vìnu da’ Mìssa : Vino del rito della Santa Messa, puro . Vìnu do’ reòggiu : Vino ricavato dalla feccia insaccata, appesa per farla

gocciolare in un recipiente, il suo movimento, come il pendolo di un orologio, ha dato nome a questo tipo di vino non buono .

Vìnu de’ ssciuttùri : Vino ricavato do’ vinàzzu = vinaccia, residuo della lavorazione dell’uva, costituito da graspi (scrùpuli), bucce e semi; rimessi sotto il torchio ed annacquati, con la torchiatura si ricava vino > de’ ssciuttùri < dei resti già asciutti dei vinaccioli.

Viòla : Viola, pianta erbacea , fiore . Viòla : Viola, strumento musicale a corde e archetto con manico più

lungo del violino. Vijòla : Sentieri rurali di campagna. Vijòlu : Sentiero di campagna ; viòlu . (diverticolo che deriva da via

principale per accedere per - “jùssu” - jus – diritto, accesso al proprio fondo rustico. ( Diverticolo: vescichetta esterna che si forma sulla superficie del pancreas (?)

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Vilànza : Bilancia : a piatti; pediatrica; stadera (statìa); basculla (Bìlicu) ; automatica ; per persone ; a sospensione o pendolo ; dinamometro ( sajòla) .

Vilanzùna : Grande stadera con piatto grande e lunghe catene attaccate al braccio ove scorre il peso romano sulle tacche numerate, vilanzùna appeso a un travetto.

Vinàzzu : Vinacciolo: ciascuno dei semi o granelletti sodi che sono dentro i chicchi / àcini / dell’uva. Fiocine anche la buccia dell’uva; i resti che rimangono dopo torchiata l’uva in fondo al cesto del torchio.

Vìncia : Sta vincendo la partita . Vincìa : Vincèva , vincèvo. Vìnci : Vinci (Firenze) . Patria di Leonardo. Vincìmma : Abbiamo vinto. Vincìmu : Vinciamo, vinceremo. Vincìra : Vincere . Vincìru : Hanno vinto. Vincìstavu : Avete vinto Vincìsti : Hai vinto. Vìncita : Vìncita, vittoria . Vincìti : Vincète , vincerete. Vincìvi : Ho vinto la partita. Vincìvi : Stavi per vincere, poi hai perso. Vinciùta : Vinta, partita vinta Vindatùra : Venditore . Hfàtti: accattatùra e bbindatùra – Fatti: compratore e venditore , mettersi nei panni altrui. Vindìgna : Vendemmia . Vindìgna : Egli vendemmia . Vindignàra : Vendemmiare . Vindignàu : Ha vendemmiato . Vindìmma : Abbiamo venduto. Vindìra : Vendere . Vindìru : Hanno venduto. Vindìstavu : Avete venduto . Vindìsti : Hai venduto. Vìndu : Vendo . Vindùtu : Venduto. Vinèdha : Vicolo di una Via . Vìnna : E’ venuto . Vìnnamu : Siamo venuti . Vìnnaru : Sono venuti . Vintèsimu : Ventesimo, numero ordinale di venti , ventesima parte;

vigesimo .

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Vìnti : Venti, numero 20, àrabo = XX romano . Vìnti : Vinti, sconfitti. Vintiquàttru : Ventiquattro, 24, arabo = XXIV romano. Vintitrì : Ventitre , 23, arabo = XXIII romano. Vìnucòttu : Sàpa, mosto cotto; 1 litro di mosto con la bollitura si deve

ridurre a 1/3 del suo volume = a 333 grammi per essere vera > sapa = (vinu-còttu ).

Vìnu : Vino, succo dell’uva, mosto fatto fermentare, sangue della vite.A prescindere dai simboli scolpiti o ritratti : Baccanale di Bacco giovine; Bacco, impronte antica; Bacco sopra il suo carro; Bacco ed Arianna; Bacco ed Arianna nel loro carro; Bacco cornuto; Bacco e Ampelio /la vite/ ; Nozze di Arianna e Bacco; Bacco nel vascello dei Tirreni . Le guerre bibliche; le guerre puniche; le guerre papali; le guerre tra statarelli; le guerre imperiali; le guerre d’indipendenza, le ultime guerre mondiali; nessun Duce, Imperatore, Re o Presidente, ha osato distruggere i vitigni esistiti ed esistenti ancora . Di Francesco Redi (nato nel 1626) abbiamo : “Bacco in Toscana “ di 90 versi . La prima vigna : “ E Noè cominciò ad essere lavoratore della terra , e piantò la vigna “ ( Genesi. Capitolo 9 verso 20 ) Vino : primo miracolo /dei 33 di Gesù / , fatto nelle Nozze di Cana , trasformò l’acqua in vino ( Giov. Capitolo 4) ; Nell’ultima cena, Gesù offrì da bere, dopo la cena, il vino, suo sangue: “Bevetene tutti !” ( Matteo-26. 26,28 )

Violìnu : Violìno, strumento musicale ad arco, inventore : Gàspare da

Salò ; il più grande violinista è stato: Niccolò Paganini (1784+1840) ; insigni cotruttori di violini : Andrea Guarneri,cremonese ; Antonio Stradivario (1664 + 1728 ); Andrea Amati (1530 + 1577 ).

Violoncèllu : Violoncello, strumento musicale ad arco con 4 corde di minugia (do-sol-re-la )

Vìpara : Vipera . Vìppita : Bevuta d’acqua . Vìrga : Verga . Virgahfòru : Pianta della famiglia dei cardi ; cirsio . Virggàta : Colpo dato con la verga. Virgghìja : Da verga, che oscilla come il pendolo dell’orologio, come la

canna mossa dal vento.“ Canne al vento” di Grazia Deledda.

Virgilèdhu : Rione di Gasperina, incrocio della Via De Gasperi e l’inizio

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di Via Garibaldi . Nome questo derivato da Virgilio . Virggògna : Vergogna ( ver + gògna) , verso la gogna, girato per il

paese, messo alla vergogna, alla gogna; alla derisione . Virggògna : Vergogna .“ e di triste vergogna si dipinse”

( Dante: 1. 24 –132 ) Vìrgula ‘e hfùsu : Verga di legno diritto bene tornita corpacciuta nel centro

(cocca- ingrossamento/ lunga un 30 centimetri con i capi sottili . Il fuso vero e proprio, la massaia lo aziona con il palmo della mano destra facendolo girare sulla coscia destra per poi avvolgere il filo sotto il primo dischetto in alto “ sùtta ‘a “ ggiahfaredhìa “ e la rondella più spessa , fusaiòlo = “ hfarttìcchju “ .

Vìrgula : Virgola, / vìrgula / segno grammaticale, trattino curvo per breve pausa. Vìrgula: legnetto, bastoncino .

Virgùna : Pertica, verga grossa e lunga . Vìri : Vedi > vìri < dialetto di Reggio Calabria. Virìti : Virìti =Vedete . Dialetto di Reggio Calabria. Visscìgghja : Quercia giovane . Viscòtta : Biscotti , taralli . Viscòttu : Biscotto , tarallo. Vìscu : Vischio, pània; tumore degli alberi sul tronco come sul

pruno spinoso delle susine, del ciliegio, ecc. materia tenace prodotta dalle bacche del vischio; estratto con un coltello, raccolto e sciolto in acqua diventa ottima colla.

Vìscuvu : Vescovo, Prefetto della Diocesi /Curia/della religione cattolica.

Vìta : Vite coi tralci e i pampini, produce il grappolo, formato da gràmoli, con l’uva , acini,detti chicchi, acini con all’interno i vinaccioli (i nòzzula) .

Vìta – viti : Vita di collegamento, per metallo a testa svasata con estremità piano; per metallo a testa conica con estremità a punta; per metalli a testa tonda, ecc.

Vìta : Vìta : stato della materia diffusa nell’universo , specialmente della materia organica, tra questi gli esseri animali finchè in essi dura il principio della sensazione e del moto : la vita dell’universo; la vita minerale ; la vita animale.

Vìta : Vita, campare, vivere, morire . Il campare e il vivere dànno una mano alla morte. “Del viver ch’è un correre alla morte “ (Dante: 2 33 54) Vitèdha : Vitella . Vitìgnu : Vitigno . Vìti : Vite dell’uva ; viti di ferro con capocchia .

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Vitriàta : Giuoco infantile di gruppo, due di loro conducono il giuoco, uno chiamato: “ ‘u màstru “, l’altro “ u’ rricchjatùra “ , uditore; il mezzo per la punizione, è il nodo di un fazzoletto che tiene nel pugno “ ‘u màstru”, l’altro riferisce all’orecchio il luogo preciso del rione da indovinare. Ecc.

Vìtta : Ha visto . Vìttaru : Hanno visto. Vitupèru : Vituperio . “ Ahi Pisa, vituperio delle genti “ (Dante. 1: 33,79 ) Vivàju : Vivaio, semenzaio, seminario, pianticelle per essere

trapiantate. “ Vurvvìnu “ . Vivatìnda : Bevetene, bevi, è acqua pura, è vino vero. Vivìra : Bere, sorseggiare . Vivìra : Vivere . Vivìvi : Bevevi , tracannavi ; campavi . Vivulìja : Che si riprende in salute; tira avanti a campare . Vìvu : Vivo , che è vivo. Vìvu : Bevo . Vizzìja : Vizia, che lo vizia Vizzijàtu : Viziato. Vizzùsu : Ha tanti vizi . Vìzzu : Vizio. “ ‘u ciùcciu ch’è mbizzàtu alla hficàra, tàndu si

càccia ‘u vìzzu quàndu mòra “ “ Vìzzu e nnatura, pòrtanu ‘n nzeportùra = Vizio e natura, portano in sepoltura .

Vizìca : Vescica . Vocabolàriu : Vocabolario, raccolta di vocaboli relativi a una materia, o

di una lingua nazionale o dialettale: regionale , provinciale o comunale . Il primo in latino è stato compilato da Ambrogio da Calepino /detto Calepino/ nel secolo XVI .

Vocàla : Vocale dell’alfabeto . Vocàla : Boccale . Vògghja : Voglia, desiderio non appagato dalla donna incinta che può

provocare al nascituro angiomi cutanei di colore rosso in vari parti del corpo.

Vògghja : Voglia, desiderio ,voglia di lavorare, di leggere, di scrivere. Vògghju : Voglio, volere. Vòi : Buoi . Vòi : Vuoi . Si voi campari ‘n paci, viri, senti e taci . Se vuoi campare in pace, vedi, senti e taci .

Detto in dialetto di Raggio Calabria a cura di Aliquò . Voìna : Escrementi, stèrco del bue. “Voi” = buoi, “voìna” , vedi la

voce > Pràppata .

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Volàra : Volare, prendere il volo. Volìa : Voleva . Volìmu : Vogliamo. Volìra : Volere. Volìstavu : Avevate voluto . Volìsti : Hai voluto . Volìti : Volete, voce diretta a chi si dà del VOI; voce plurale ai tanti Vòlu : Prendere il volo; bolo /greco bòlos / ; che si lancia e prende

il vòlo , oggetto lanciato ha preso il vòlo. Vòmbica : Vomita, rimette dallo stomaco . Vombicàra : Vomitare, rimettere dallo stomaco . Vombicàta : Vomitata, quantità rimessa dallo stomaco . Vombicàu : Ha vomitato, ha rimesso dalla bocca il cibo. Vònnu : Vogliono. Vòpa : Boga: pesce del genere boope . Vòscu : Bosco, terreno impiantato a bosco . Vòta : che svolta, che fa curva. Vòta : Che restituisce la cosa. Vòta: Che elettoralmente ha diritto al voto. Vòta : Che fa ritorno, che va e ritorna. Votàra : Andare a votare alle elezioni. Votàra : Fare ritorno ; svoltare in curva; restituire una cosa. Votàru : Sono andati a votare all’elezioni, hanno votato. Votàru : Sono ritornati sul posto ; che ha votato alle elezioni. Votasti: Sei ritornato dal viaggio fatto ? Votasti ? Sei andato a votare per le elezioni ? Votatùra : Svolta , curva, piega ; ritreppio, ripiegatura , accorciatura

senza tagliare la stoffa . Pàrmu, chjìca e botatùra : palmo della mano destra

disteso, prima piega della falange del pollice con l’unghia, seconda piega del metacarpo del pollice ; era anche una misura per la tela , metà dell’altra misura di legno chiamato: “ vrazzalòru “ = lunghezza di un braccio “ vràzzu” , pari a 52 cm. Il palmo ½ del palmo 25 cm. .

Vovalàcu : Chiocciola, non lumàca, da –bava = vàva, perché fa la bava, vavalàcu, vovalàcu , plurale: vovalàci ; la sua casa la porta sempre addosso.

Vovalàcu : La lumaca, è la limaccia, vedi : “limbò” “ Tèsta ‘e vovalàcu ! “ > testa con le corna, cornuto. Vovalùci : Vovalàchi, chiocciole, con 4 corna tra queste gli gli occhi. Vòzza : Ha voluto, ho voluto, volere .. Vòzza : Recipiente di terracotta per liquidi di altezza varia ; tipo di orcio panciuto con collo breve, piccola bocca e

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due anse opposte che scendono dalla bocca sino ai fianchi, recipiente per l’acqua . ‘Na vòzza d’acqua .

Vozzarèdhu : Piccolo recipiente per bimbi. Vedi la voce precedente. Vòzzaru : Hanno voluto, hanno preteso. Vòzzu : Gozzo. Vrànca : Le mani congiunte . Vrancàta : Quanto ceci,fave,cicerchia ecc. contiene la “vrànca” Vrànca : le due mani unite a giumella e aperte:

‘na Vrancàta ‘e cìciri, ‘na vrancàta ‘e pòsa . vrancàta : scilàcca , colpo dato con la mano aperta. “ Si nna’ hfinìssci, ti jèttu ‘na vrancàta ‘ntra hf àccia ! “

Vrancatèdhu: Desco con gli attrezzi del calzolaio e le semenze-chiodi, da vranca, che prende le semenze con la mano per metterle in bocca per poi una alla volta le riprende per inchiodarle .

Vrantòni : Antica fontana che reca ancora il nome del certosino FrateAntonio . Sorgente di acqua purissima , si trova

sull’odierno confine territoriale a Est con Montauro. La strada rotabile la sfiora, ricostruita negli anni ’70 del secolo XIX . Oggi 2011 non esiste più, grazie al Comune di Gasperina .

Vràsci : Braci . Vrasciòla – i : Braciuòle, fette di carne del lombo con l’osso, che si cuoce

sulla brace o in padella; involto di carne con ripieno a base di uova sode, prezzèmolo /petrosèlinum /, peperoncino e altri condimenti.

Vrasciòlu : Crocchètta, arancino di riso con altri condimenti, anche “ involto “ di carne tenera con ripieno di altri condimenti. Vrasciòmula : Albicocche . (vrasciomula: il vocabolo, potrebbe derivare da

“vràscju “ = brace, colore della brace . Vrasciomulàru : Pianta dell’albicocca . Vràsciu : Brace . Vràzza : Braccia . Vrazzàla : Bracciante, da vràzza = braccia,contadino , zappatore . Vrazzalòru : Misura di lunghezza di un braccio “Vràzza-vràzzu “

Oggetto della massaia che usava per misurare la tela

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del telaio: righello di legno durissimo –bosso-largo due centimetri, lungo 52 centimetri ; una tacca al centro a 26 centimetri. (oggetto del 1700 non più in uso conservato da A.Pisano) Quando delle donne litigavano, una diceva all’altra,vista e saputa la condizione dell’altra : “ No’ nd’hai vrazzalòru mu ti misùri ? “ = non hai un metro o altra misura per misurare tua mente e cuore, il sentimento e la tua dignità ?

Vrazzulìnu : Bambino che ancora non cammina gattoni e viene preso in Braccio = vràzza- vràzzu .

Vràzzu : Braccio. Vràzzu : Braccio, misura della massaia che stende e misura la tela

con il suo braccio: 1-2-3-4- ecc, di braccia di tela. Vrìsi : Brìsi: antica località rurale a Est di Gasperina, già possedimento del confinante convento di San Bruno,

convento per frati convalescenti, provenienti dalla Certosa di Serra . Qui 4 bocche d’acqua sorgente hanno dissetato tutte le generazioni di Gasperina ; la strada che scende dalla periferia di Gasperina, un tempo era a regola d’arte impietrata con i 4 mulini ad acqua attivi, proprietari di essi e dei fondi rustici, sempre dei gasperinesi, macinavano a turno le granaglie, perché il primo forniva l’acqua al secondo e così via . Oggi tutto si trova in rovina comprese le 4 bocche della preziosa acqua di Brisi ed i 4 mulini. (Mai visti montauresi confinanti, venire presso questa fontana ed ai mulini con loro granaglie . Proprietari i gasperinesi; proprietari delle terre intorno ai ruderi del fu Convento, del terreno interno di esso: proprietario il gasperinese Celìa Modesto di Gasperina, l’esterno, uliveto, proprietari: eredi Manni di Gasperina . Ultimo Catasto: 1938 –1949 risulta territorio di Montauro.“Mistero della fede” ; Gasperina sempre lo è stata ad opera dei “nobili” Sindaci !

Vròcculu : Broccolo, qualità di cavolo; figura di persona ingenua che abbocca nel tranello di chi lo sta ingannando.

Vrodàta : Broda,brodaglia, “vrodàta”,rifiuti del cucinato per il maiale . Vròdu : Brodo . Vròngiadhu : Muco nasale grasso. Vrùscia : Che brucia; ‘A gadhìna hfàcia l’òvu, o gadhù, ‘i vrùscia

‘u cùlu ! La gallina fa l’uovo, al gallo brucia il culo ! Morale: tu fai uno sforzo con sacrifici, altri senza nulla fare

muovono delle critiche a spese altrui.

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Vrùscia : Che è bollente come la patata lessa tra le mani, brodo, minestra bollente.

Vrùscia : Umore piccante in bocca di peperoncino molto acuto; per spegnere il bruciore basta masticare mollìca di pane. Vrusciàra : Bruciare, debbiare, abbruciare stoppe e sterpi per ingrassare

il terreno; bruciare carta cartoni ; fare terra bruciata di tutto. Vrusciàtu : Arso, bruciato. Vruscjàta : Arsa, bruciata . Vrusciàtu : Bruciato, arso. Vruscìra : Bruciare, ardere. Vrùscju : Al gioco delle carte, quando 4 carte hanno lo stesso

colore superiori alla primiera si dice > “vrùscju “ , brucio, bruciare l’avversario con le 4 carte di un colore. Nella “passatella “ nel fare il padrone e sotto, si dànno le carte 4 per ogni giocatore, chi fa primiera padrone, chi fa “vrùscju” 4 carte tutti di un colore supera la primiera. Secondo ordini di chi regola il giuoco padrone e sotto, che fanno bere o tengono per loro le bevande, lasciando bocca asciutta tutti gli altri, o qualche singolo giocatore. Il padrone del giuoco recita sempre la solita formula rivolgendosi al sotto padrone: “ Sotto, col piacer vostro, beve Nicola ? – Il sotto, può dire di sì , ma il padrone resplica : “ Volete voi, non voglio io ! “ altro invito : sotto col piacer vostro e mai che fosse il mio, il bicchiere pieno lo voglio libero . Il sotto risponde: “ libero, ma per la vostra bocca ! “ ed il padrone beve il bicchiere interamente. Il padrone continua : “dò a voi libere le bevande rimaste, sempre che sappiate fare il giuoco . “ Il sotto, riempiendo i bicchieri dà da bere a sua scelta , ma il padrone dice di no; dicendo : “i bicchieri pieni sono liberi per la vostra bocca . Ecc. . Si verifica che proprio il sotto –padrone, non beve nulla rimanendo all ‘ URMMU = ùrmmu , senza mai bere, o uno solo degli altri giocatori; o che il padrone riesce a bere tutte le bevnde rimaste . Il padrone può offrire a più giocatori dicendo al sotto:” Col piacer vostro ,mai che fosse mio, con 3 bicchieri bevono:Francesco, Rocco , Raffaele ? “ Il sotto dice : si ! – il padrone offre e accosta 3 bicchieri vuoti, perché non aveva precisato 3 bicchieri pieni . Altrove la “passatella” la fanno col solo padrone. A Gasperina si è sempre fatta col padrone e sotto e la formula del giuoco detta sempre in italiano .

Vrùscju : Bruciore, infiammazione, dolore; ardo, brucio, accendo. Vruscìra : Ardere, bruciare qualcosa.

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Vrusciùra : Cociore, arsura, bruciore, dolore . Vrusciàta : Bruciata, arsa . Vrusciùti : Bruciati, arsi . Vrusciùtu : Bruciato, arso . Vucàta : Bucato dei panni : imbiancatura dei panni fatta con cenere e

acqua bollente; fare il bucato. I panni che si mandano ad imbiancare; riportare il bucato; di bucato, bianchissimo; pulito. Lisciva, ranno, cenerata, sapone, candeggina. Risciacquare, strizzare, tendere, stendere, appendere, segnare. Caladaia, conca, lavandaio, lista del bucato. ( Vedi la voce : “ Vucatàru “ )

Vùcca : Bocca . Vuccàgghju : Museruola, > p’ ‘a gàrggia- vùcca = bocca . Vuccàta : Boccata, tanta roba quanto si può tenere nella bocca. Vucatàru : Panno ruvido bianco, si pone sopra i panni già lavati e

sistemati nella cesta di canne e vimini, per spargere sopra acqua bollente con cenere per il bucato per renderlo più bianco .

Vucatèdhu : Mini bucato per tenere a mollo i ceci da bollire: in un lembo di tovagliolo si depone un pizzico di cenere selezionata (oggi taluni lo fanno con il bicarbonato, sale che contiene il doppio di acido carbonico ) formando un sacchetto. I ceci duri lavati in acqua calda salata, vengono strofinati tante volte con la mani, poi nella stessa acqua viene lasciato il sacchettino con la cenere per tutta la notte, al mattino sempre con acqua calda, vengono lavati i ceci ripetutamente, sempre in acqua calda nella pignata vengono lessati a fuoco lento, quando viene a mancare l’acqua, bisogna sempre unire acqua calda sino a quando i ceci diventano ben cotti, nell’ultima bollitura, si uniscono i condimenti. ( Se nei ceci viene aggiunta acqua fredda, gli stessi tornano ad essere duri ). Vedi la voce > Cìciari < .

“ De’ cìciru ‘u vròdu, de’ prèviti ‘a Mìssa ! « Vùcca : Bocca . Vuccàgghju : Boccaglio per sommozzatori; intimare a star zitto con

minaccia o senza; museruola; limitare la libertà . Vucchìja : Che boccheggia , movimento della bocca, agonizzare . Vuccièri : Macellaio , vucccièri, dialetto di Girifalco (CZ) Vùccula : Bòccola , bòrcchia, anello di ferro per legare l’asino, mulo o

o cavallo alla cavezza . Vùda : Biodo, sala, dalle foglie alte e larghe, che si impagliano

sedie vienna di legno e fiaschi (o : càrice, fusca, elata di 100 tipi diversi )

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Vùi-àtri : Voi altri . Vui àtri . Vùi : Voi, pronome . Vurvvìnu : Vivaio, semenzaio. Vedi la voce : “ Vivàju “ . Vùtu : Voto di castita, voto alla Madonna per ottenere grazie; voto / vutum / libera scelta, promessa che si fa a Dio. Vùvata : Gòmiti delle braccia /gomiti / Vùvatu : Gòmito del braccio, articolazione del bràccio con l’avambraccio.

Z

Zzàccanu : Stàzzo, fermata, spazio recintato all’aperto per le pecore . “ Ora in terra dì Abbruzzo i miei pastori Lascian gli

stazzi e vanno verso il mare “ ( D’Annunzio ) Zahfalìja : Tempo piovigginoso, che pioviggina . Zahfarèdhi : Trucioli di legno fatti dal falegname usando la pialla. Zahfàrògna : ( ? ) Zagarìsi : Zagarìse : Comune in provincia di Catanzaro. Zàjinu : Zaino . Zzalarmacàru : Operaio specializzato per l’alzamento di muro a secco. Zzalàrmacu : Muro a secco di pietre nei fondi rurali. ‘nZalàta : Insalata ( ‘nZalàta, mia ‘nzalàta, ‘e sala ‘na pizzicàta/poco/,

de ògghju ‘na ‘dogghjàta /abbastanza olio/ ). ‘nZalatèra : Insalatiera, recipiente avente forma di ciotola alta e grande

di vario materiale. Zàna : Tasca , cesta, culla, nicchia . Zanganàtu : Inzuppato di acqua . Zangàri : Località rurale in agro di Gasperina . Zanzarèra : Zanzariera , velo come cortina intorno al letto contro le

zanzare; o rete con maglie fitte di altro materiale che si fissano alle finestre per fermare insetti e tra questi le zanzare.

Zzappùdha : Zappa stretta e lunga per sarchiare il grano con manico di legno fissato nell’occhio di ferrato.

Zzappulijàra : Sarchiare il grano con la “ Zzappùdha “ vedi Zzappùdha . Zzappùna : Grande zappa larga e lunga con manico di legno nell’occhio

ferrato della zappa. Zarahfìnu : Serafino, nome proprio di persona. Zaràffu : Voce relativa al giuoco della zara con tre dadi. Persona

immorale che giuoca con i soldi del padrone che gestisce il

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giuoco e vince sempre per attirare e far giocare altre persone.

Quando si parte ‘l gioco della zara, colui che perde si riman dolente . ( Dante: 2-6-1 , 2-6-2 )

Zàssu : Grasso, tarchiato, si direbbe obeso . Zènzadhi / u : Pènari,pènaro ; cordoncini a mazzetti liberi non tessuti

,legati liberi ai lati dell’ asciugamano; estremi fili dell’ordito che rimangono senza essere tessuti , e formano in fondo a una coperta, a un asciugamano e simili, una specie di frangia; pendaglio, pendone, pendente, frangia.

Zèru : Zèro ( dall’arabo, sifr ) cifra che ha la figura di o , senza nessun valore per sé stesso, che serve a indicare in un numero la mancanza di unità di un ordine; e aggiunta ad altre cifre, a destra, serve a moltiplicare per dieci.

( La nostra numerazione usata: 1-2-3-4-5-6- ecc. , viene a noi dagli Arabi , sono numeri àrabi )

Zamàrra : Zòtica, incivile, rustica . Zàmbarru : Incivile, rude, zotico. Zàna : Zàna, dalla stessa radice di zaino, cesta ovale , fatta di

stecche di legno intrecciate; cosa simile era la culla con due legni convessi in modo che possa dondolare.

Zàna : Zàna, indumento pesante per coprire le spalle. Zzannàra : Zannare . Zzannùtu : Che ha denti grandi ed anormali . Zzannàu : Ha azzannato . Zanzarèra : Zanzariera , cortinaggio di velo disposto intorno al letto. Zzàppa : Che ara la terra con la zappa. Zzappatùra : Zappatore, contadino . Zzappètta : Zappetta, piccola zappa . Zzappùdha : Zappa alta estretta per sarchiare il grano . Al Nord Italia,

tipo di marra con due o tre denti per estirpare le erbe nocive nel seminato.

Zzappulijàra : Sarchiare il terreno con il grano ancora in erba . nZapùna : Insaponare, che spalma il sapone sui panni. Zzappùna : Zappa del contadino larga e lunga.

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nZapunàra : Insaponare i panni, passare il sapone. nZapùra : Condimento che dà sapore, insaporare, insaporire . Zzaràda : Seccaiòne , ramo secco . Zzaradùtu : Albero moribondo con dei rami secchi. Zzarijàra : Fare del ferro rosso nella forgia, con l’olio di colza, acciaio. Zzarijàtu : Ferro reso acciaio . Zzarrùna : Zotico, incivile, caprino . Zzàzzarra : Zàzzera,capigliatura folta mai pettinata, sporca e nodosa. Zèlu : Zelante, che ha zelo , capacità e velocità . Zènzadhu /i : Pènaro, pènari ; estremi fili che rimangono senza essere

tessuti, e formano in fondo a una coperta, a un asciugamano e simili. Una specie di frangia .

nZèta : Zeta, ultima lettera dell’alfabeto . Zzìa : Zia . Zzìatta : Tua zia . Zzìattu : Tuo zio . Zibìbbu : Zibibbo, uva pregiata, àcini grossi . Zzìcca : Zecca . Zzicchèdhu : Il centesimo della lira detto “ papalina” ; uomo

zzicchèdhu: avaro al massimo sino al centesimo e millesimo. (Ma il mangiacarne /tambùtu/ non ha le tasche ! )

Zziccordàta : Azione che si compie con l’ indice e medio della mano destra; azione, colpo, scatto, buffètto veloce che si dà con la punta del dito medio liberandolo dall’indice che lo trattiene facendolo scoccare contro un seme o per scherzo sulla testa dell’amico .

Zihfàla : Goccia d’acqua piovana. nZilàra : Conficcare un’arma bianca nella carne, uccidere: infilare il

filo nella cruna dell’ago . nZilàta : Azione di chi usa il coltello, coltellata; il filo è penetrato

nella cruna dell’ago. Zillerìa : Zona marina di Gasperina presso la frazione Pilìnga. Zzilla : Cavillo, scusa, ragione apparente o finta per eludere i patti. Zzillùsu : Cavilloso, pignolo, meticoloso; tagliare un capello in

quattro. Zimàrra : Zimarra, / dallo spagnolo : zamàrra / lunga veste del prete. Zzìmba : Ripostiglio ridotto sporco, lurido, immondezzaio,tugurio. Zzimbarìu : Simbarìo : Comune in provincia di Catanzaro. Zzìmbarru : Maschio della capra , zzìmbaru . Zzimbèdhu : Sottoscala esterna alla casa per deposito di rifiuti solidi

urbani e altro. nZìmiti : Lineamènti del volto umano che costituiscono le fattezze: fisionomia, sembianze, graziosi, gentili, fini .

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Zzìmma : Mia zia. Zzìmmu : Mio zio . Zìngaru : Zingaro. Zingàtu : Zincato, rivestito di zinco . Zìngu : Zinco . Zzinnànca : Coda lunga e sottile di cagnolino o gattino, per farlo

crescere in statura, si legava stretto con un pezzo di spago la parte terminale della coda che poi cadeva da sola; coda lunga sopra l’ànca .

Zzinnòlantu : Dente tra il canino ed il molare . Zzipàngulu : Anguria, cocomero . Zzì’-pèppa : Orinale, pitale che un tempo si teneva sotto il letto o nel

comodino. “ Zzi – Pèppa “ (zio Giuseppe ) . ‘nZìpidu : Insìpido,non sapido. Zzìppa ‘e lignu : Zìpolo di legno per turare buchi o per rincalzare un mobile . Zzìppi ‘e cànna : Chiodi di canna usati dai calzolai per i tacchi d’uomo. Zzìppi : Bullette del calzolaio di ferro dolce di varie altezze. Zzìppula : Tarallo di pasta lievitata e fritto ; plurale : zzìppuli . Zìrra : Voglia di fare all’amore . Zìrra: a Girifalco (Cz), è la giàra . Zirrùsu : Vedi la voce precedente . Zzitèdhu : Bambino, fanciullo . Zzìtu : Promesso sposo . Zzìutta : Tuo zio . Zzìu : Zio . nZivàra : Applicare il sego . nZivàra : Dare lauta mangia per ottenere un favore, dare la “mazzetta”

mettere il sego = sìvu , oliare ingranaggi o altro per rendere scorrevole la cosa.

ZZòccula : Donna meretrice . Plurale di zoccolo di legno. Zzòcculi : Zoccoli di legno, calzatura. Zzòcculu : Zoccolo . Zzocculùna : Ratto, grosso topo ; donna di bordello, meretrice.

(Dha-dhe-dhi-dho-dhu > in Gasperina, hanno suono aspro, ronzante e sonoro, dentale; in altri paesi usano: Da - dda ; de-dde; di-ddi; do-ddo; du-ddu )

‘nZòlia : Inzòlia , o insòlia : uva bianca ovale molto saporita; vitigno calabrese - siciliano. ‘nZolunùtu : Intontito . Zzombàta : “ Hàva ‘a testa zzombàta ! “ , ha la testa con ematomi, con

bitorzoli. Zzòmba : Aumenta di volume .

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Zzòmba : Bitorzoli cresciuti sul capo per infezioni per urto o colpo ricevuto.

Zzombàtu : Gonfio come un lipoma, colmo oltre la rasera traboccante. Zzòmbu: Bitorzolo,prominenza irregolare che si forma sulle spalle o

su altro posto; gonfiore per urto; lipoma formato da grasso, tumore benigno; còmba, sul collo ecc.

‘nZòmma : Insomma, in conclusione, insomma la smetti ! la finisci ! “ ‘nzòmma, chi bbòi ? “

nZonnicchjàtu : Che si alza dal letto con gli occhi ancora non aperti, non Sveglio del tutto.

nZonnubìgghja : In sonno-veglia . nZònnu : In sogno, sognare dormendo. Zzòppa : Animale o persona zoppa . Zzoppàtu : Azzoppato . Zzoppicàra : Zoppicare , camminare zoppo. Zzoppichìja : Pare che zoppica . Zzoppìja : Deambula col piede . Zzoppijàra : Deambulare . Zzòppu : Zoppo , sciancato . Zzuccaràtu : Zuccherato . Zzuccharèdhu : Zuccherino, parola negativa e sarcastica contro persona che

non è affato zucchero, ma che sa dare a tutti dispiaceri . Zzuccarèra : Zuccheriera . Zzùccaru : Zucchero . nZùdha : Dolce natalizio e tradizionale a base di sàpa, ha forma ovale

e piatta lungo un 10 centimetri. In altri paesi: “susumèlla”. Zugrùna : Persona incivile, analfabeta, tardo di mente. Zùnza : ‘Ndùdha, ndùja; insaccato di tutti i resti minuti del maiale

bene pepata. Zunzà ! zunzà ! : Voce della mamma, incitamento al bimbo da svezzare per

accettare la pappina . Zunzunàta : Voce lanciata dall’interessato qua e là, per ottenere consenso da qualcuno, vendere o acquistare proprietà altrui. “ Jettàu ‘na zunzunàta cha si vìnda ‘a casa ! “ Zuparèdhu : Papiro / Cituperus / (?) ; ha culmi sottili quadrangolari, alti e

lunghi, in cima ad essi ciuffi di foglie a forma di corona che si piegano sul culmo come fossero rotte.

‘nZùppa : Che inzuppa, inzuppare, intingere nelle cose liquide per diventare zuppo.

Zzùppa : Radice di un tronco lasciato nella terra, ceppaia. ‘nZuppàra : Rendere zuppo . ‘nZuppàtu ‘e sudùra : Madido di sudòre . Zzùppu : Vede la voce Zzùppa .

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‘nZùra : Si sposa, si > ‘nzùra . nZurccàra : Fare il solco con l’aratro o con la zappa. “Sùrccu = solco” ‘nZurttàra : Insultare, offendere . ‘nZùrttu : Insulto, frase o parola offesiva. ‘nZùrttu : Insulto fisico, attacco cardiaco, colpo opoplettico, ictus. ‘nZuvaràti : Arti del corpo umano come fossero addormentate, fiacch ‘Zzuzzàra : Urtare con la fronte . Zzuzzàta : Colpo dato con la testa , zuccàta , testata . -------------------------------------------------------------------------------------------------------

hfìna – fine- finis -

Al mio amato dialetto :

Mi hfùsti nòtta e jjòrnu vèru amìcu e mmài mi poi chjamàra traditùra.

Mo, no’ tt’ ‘u màndu a ddìra, eu mo t’ ‘u dìcu cha ’e ttutti ‘sti PALORI , tìnna cùra,

prìma mu càju MORTU, e ‘a hfòssa chjìcu !!!

( Antonio Pisano di Gasperina del 17 aprile 1934 )

Nova Milanese, 2015

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INDICE

I vocaboli dialettali a margine sulla sinistra , tante voci relativi ai nomi sotto citati, vi daranno il numero della pagina. Esempio: CCICCU = Cico SIMONETTA pagina 102 . GALATEU pagina 157 , per tovare Della Casa Giovanni . PONTEHFICI- PAPI > pagina 250 , per trovare tutti i Papi . RIGOLETTU > pagina 275, per trovare G.Verdi , Indice pag.363. SINDACU > pagina 301 , per trovare tutti i Sindaci di Gasperina. TERRAMOTU > pagina 328 > per trovare la Scala Mercalli e la Scala Richter 329 )

Indice dei nomi citati in questo Dizionario dialettale Accademia Da(Accademo: Celebre Villa in Atene) Accademia Della Crusca (in Firenze -Fondata nel 1582-) Adamo (Nome del primo uomo biblico, Gènesi 1,26 ) Africa (Continente) Alessandro Manzoni ( Celebre scrittore e poeta italiano ) Alfieri Vittorio ( Celebre tragediografo 1740 + 1803 ) Alfonso La Màrmora (Gener. e statista 1805 + 1878 ) Aliquò Luigi (Collana rriggitanità/dialetto di R .Calabria/ ) Andrea Amati ( Costruttore di violini 1530 + 1577 ) Andrea Guarneri ( Celebre costruttore di violini ) Antonio Stradivario (Costruttore di violini 1664 + 1728 ) Àscoli Graziadio Isaia (Filologo - Glottologo 1829 + 1907 ) Austria (Stato ) Barletta Vittorio ( Maresciallo CC in Gasperina) Bastiano De’ Rossi ( Accademico della Crusca) Beccarìa Cesare (Illuminista, marchese, autore de “Dei delitti e

delle pene”La figlia Giulia(1761+1841) andò sposa al conte Pietro Manzoni, fu madre di Alessandro Manzoni . Cesare Beccarla / 1738+1794 / )

Belgio (Stato ) Betània ( (El Azariye) Villaggio della Giordania ) Biante (Filosofo greco, uno dei 7 Savi ) Birò ( Inventore della penna biro – ungherese) Boccaccio Giovanni ( Il padre dei prosatori italiani ) Bonanno Pisano ( Scultore 1180) Bongiòrno Mike ( Il più grande Presentatore della Televione)

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Brenno (Duce dei Galli ) Buffon Gior. Luigi Lecler ( Grande naturalista 1707 + 1788 ) Busseto (Patria di Giuseppe Verdi /Fraz. Le Roncole / ) Calabria ( Regione- note storiche) Calvino Giovanni (Riformatore religioso 1509 + 1564) Campanile Achille ( Scrittore,giornalista, umorista 1899) Cana - Città - ( Le Nozze di Cana – Vang. Di Giovanni) Capone Alfonso : (Capone Alfonso > AL < Capone Alphonse, famigerato ghangster 1897 + 1947 ) Carducci Giosuè ( Insigne poeta 1835 + 1907 ) Carelli Gregorio ( Maestro Banda musicale di Gasperina 1985 ) Carlo Lorenzini (Autore delle Avventure di Pinocchio 1826 + 1890) Castanò Prof. Giuseppe ( Maestro già a San Pietro a Maiella in Napoli;

Maestro rifondatore Banda di Gasperina 1950) Catone (Celebre filosofo greco) Cavour (Via ) Cecco Angiolieri ( Poeta popolare senese 13° secolo Celìa Nicola (Maestro Bandistico di Gasperina 1946 ) Cesare Caio Giulio ( Duce sommo e Imperatore ) Chilone ( Filosofo greco, uno dei 7 Savi ) Cicerone Marco Tullio ( Celeberrimo oratore rom. e filosofo 106+43 a.C.) Cireneo Simone ( Aiutò Gesù a portare la croce sul cavlvario) Cleobulo ( Filosofo greco, uno dei 7 Savi ) Colombo Cristoforo (Navigatore genovese 1451+1506) Corridoni Filippo ( Interventista, sindacalista 1888 + 1915 ) Cosenza (Provincia ) Còsimo I (dei Mèdici ) Crotòne ( Comune catanzarese) Deledda Grazia ( Premio Nobel 1926 . Nuoro : 1871 + 1936 ) Della Casa Giovanni ( Autore del galateo (1503+1561) ) Dietrich (barone di) (Tenore, Sindaco di Strasburgo. 1748 + 1793 ) Diodati Giovanni (Teologo, traduttore della Bibbia in italiano

(1576+1649) ) D’Annunzio Gabriele ( il Poeta -soldato – prosatore 1863 + 1938) DANTE ALIGHIERI ( Il più grande Poeta dell’Universo 1265 + 1321 ) Don Abbondio ( Il Curato > Promessi Sposi ) Dostojevskij Michajlovic F. ( Autore de > I demoni; l’idiota, ecc. (1821 + 1881) Drais ,von Sauerbronn ( Inventore della bicicletta. (Carl Friedrich >

1785+1851) Dunant Henri Jean ( Ideatore della Croce Rossa Internazionale (1864) Premio Nobel per la pace 1944. > 1828 + 1910 ) Dunlop John Boiyd (Inventore scozzese del pneumatico di gomma ( 1840 + 1921 )

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Edìpo re ( Edìpo re di Tebe, mitologìa ) Enotria ( Nome antico dell’Italia) Enrico Fermi (Piazza) E.R. Burroughs (Scrittore, creatore di Tarzan , 1875 + 1950 ) Farina Giovanni ( Inventore bolognese dell’acqua di Colonia ) Finlandia (Stato ) FIRENZE ( Città dei grandi Pittori, Poeti, Scultori ) Fleming Alexander ( Scopritore della penicillina 1928. 1881 + 1955 ) Foscolo Ugo ( Grande poeta, autore Dei Sepolcri 1778 + 1827) Francesco Baracca ( Via ) Francesco d’Assisi (Santo, il Serafico , patrono d’Italia 1182 + 1226 ) Francia ( Stato ) Gaio ( Giurista antico) Gallello Antonio (Maestro Banda musicale di Gasperina 2000 ) Galileo Galilei (Fisico, astronomo ,filosofo pisano 1564+1642) Garibaldi (Via) Garnerin Andrea ( Aeronàuta, areonàuta francese, I° paracadutista

del mondo 1769+1823 ) Gàsparo da Salò ( Inventore del violino 1542 +1609 ) Gasperina (Comune già mandamento in prov. di Cz.) Gatti Carlo ( Musicista , Firenze 1876 – 1965 ) Gedda Luigi ( Presidente dell’ “Azione Cattolica” nato il 1902) Gènis (Inventore dello strumento musicale Gènis . (?) ) Germania (Stato ) Giacobbe (Patriarca ebreo) Giacomo Leopardi ( Insigne poeta ) Giambattista Grazzini (Accademico della Crusca ) Giangùrgolo ( Maschera calabrese del 1600 ) Giannini Guglielmo (Fondatore del Fronte dell’uomo qualunque 1946) Giàno ( Dio di due facce ) Gillette King (Gillette King –1855+1922- statunitense inventore del rasoio di sicurezza ) Giovanni ( San Giovanni-Evangelista ) Giovanni Pascoli (Poeta ) Gioacchino Rossini (Musicista celebre) Giotto (di Bondone) (I° grande pittore,figlio di pecoraio –1274 + 1337 ) Giovanni Battista perasso ( genovese , alias - Balilla – 1729 + 1781) Giovanni (San Giovanni il Battista.) Giovanni Verga (Librettista di Cavalleria Rusticana) Giovanni XXII (Pontefice /Roberto di Ginevra/ 1316 ) Giunone (Mitologia: figlia di Saturno e di Rea,sorella e

moglie di Giove ) Giuseppe (Via San )

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Giuseppe Mazzini (Via ) Giustiniano ( Giurista antico) Goti ( Dominatori della Calabria) Greci (Dominatori della Calabria) Guglielmo Giannini ( Fondatore nel 1945 del movimento politico “ Uomo Qualunque “ . Pozzuoli ( 1891 + 1959 ) Guillotin Josph Ignace ( Medico francese (1738+1814) ideatore della ghigliottina ) Gutenberg (Inventore dei caratteri mòbili della stampa

(1400+68) Primo libro – Bibbia latina 1450 ) . Holden ( Holden, inventore degli zolfanelli di legno +1897) Jacques Santer ( Presidente Commissione nascita Euro 1998) Jerocades Antonio : (Autore della “Lira Focènse” nato a Pergalìa (Cz) ) Imène : ( Bellissimo giovane d’Atene, di cui gli ateniesi lo

fecero il Dio delle nozze. I poeti lo dissero figlio di Bacco e di Venere, e d’Apollo e di Calliope )

Ippòcrate di Cos ( Il più grande medico dell’antichità; fon la dottrina delle crisi e della dietetica )

Irlanda (Stato ) Italia ( Nazione – Stato -) Iuzzolini Venturino ( Maestro Banda musicale di Gasperina 1933 ) La Marmora Alfonso ( Generale e statista 1805 + 1878 ) Lamèch ( Figlio di Matusalemme, padre di Noè ) Le Corbusier (Charles Edouard Jannet , architetto svizzero

1887 + 1965) Leonardo da Vinci (Pittore,fisico,ingegnere, matematico 1452 + 1519 ) Lèpanto ( La battaglia navale storica (1571) Vittoria cristiana contro i Turchi) Luca ( San Luca-Evangelista > discepolo di San Paolo ) Luigi Pirandello (Commediografo) Lutero Martino (Frate agostiniano; Riforma religi osa(1483+1546) Machiavelli Nicolò ( Insigne statista e scrittore 1469 +1527 ) Manète : ( Eretico, fond. della setta Manichea. 3° sec.d.C ) Mantegna Andrea ( Insigne pittore 1431 + 1506 ) Manzoni Alessandro ( Massimo scrittore italiano 1785 + 1873 ) Marco ( San Marco- Evangelista ) Marx Karl ( Filosofo tedesco nato a Treviri – ( 1818 + 1883 ) Matteo (San Matteo – Evangelista ) Meschini ( Vedi la voce > Cònzu < per spremere l’uva ) Michelangelo Buonarroti (Insigne architetto, pittore,scultore 1475 + 1564 ) Minerva (Mitologia: Dea della sapienza,delle arti e della

guerra) Montàuro (Comune in provincia di Catanzaro )

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Morgezia ( Nome antico della Calabria) Moscato Giuseppe (Collana rriggitanità /dialetto di R.Calabria/ ) Mussolini Benito ( Duce e condottiero 1883 + 1945 ) Napoleone I Bonaparte ( Duce e Imperatore) Nicòt ( Ambasciatore di Francia, introdusse in Europa

(1560) l’uso del tabacco, che dal suo nome, si chiamò nicoziana, e la sua parte velenosa, nicotina. 1530+1600. )

Nobel Alfred Bernhard (Chimico svedere, la nitroglicerina la trasformò in dinamite 1833 + 1896 ) Novàro Michele ( Musicista genovese( 1822+1885), musicò le parole

di Mameli, parole ormai superate con l’Europa unita )

Noè ( Patriarca ebreo, l’uomo dell’Arca ) Normanni (Dominatori della Calabria) Olanda (Stato ) Orazio (Insigne poeta latino) Orazio Samà ( Maestro Banda musicale in Gasperina 800 –1920) Palestina (Terra promessa, antica Giudea) Pantaleòne –San- (Medico e Martire, anno 345, patrono di Montàuro Paolo di Tarso (S.Paolo /Sàùlo/ nato il 2 a.C. + il 66 d.C. ;

evangelizzò l’ Asia Minore, la Grecia e Roma ove fu decapitato. Apostolo di Cristo )

Paolo (Giurista antico) Paride (Mitologia: figlio di Priamo e di Ecuba ) Pelasgi (Dominatori della Calabria) Pelèo (Mitologia: figlio di Eaco, re di Egina e padre di

Achille ) Periandro ( Filosofo greco, uno dei 7 Savi ) Pietro Mascagni ( Primo autore verista, musicò Cavalleria

Rusticana su libretto del verista G.Verga ) Pietro /San / (Apostolo di Gesù, figlio di Giovanni, fratello di S.

Andrea: 10 a.C. + 66 d.C.) Pilàto Ponzio ( Procuratore sotto Tiberio + anno 37 ) Pio V ( Papa / Antonio Ghislieri / dal 1566 - 1572 / Vedi in questo dizionario la voce > Rosàru < ) Pisa ( Città e provincia omonima sorta 12 sec. a.Cristo) Pisanello (Antonio Pisano detto il Pisanello:

medaglista, pittore, scultore. 1395 ) Pittaco ( Filosofo greco, uno dei 7 Savi ) Portogallo (Stato ) Preti Mattia ( Grande pittore calabrese – 1613 + 1699 > Il Cavaliere calabrese )

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Quintino Sèlla ( Statista: Ministro > impose le tasse sul Macinato e Ricchezza mobile 1827 + 1884 )

Raffaele Milano (Podestà) Raffaello Sanzio (Grandissimo pittore - 1483 + 1520 ) Rattazzi Urbano (Statista . 1810 + 1873 ) Redi Francesco (Medico naturalista, poeta, 1626 + 1694 ) Richter Charles (Sismologo, nel 1935 sviluppò la sua scala ) Rolfhs (Autore d’un Vocabolario dialettale calabrese ) Romani (Dominatori della Calabria ) Rossini Gioacchino (Insigne Musicista pesarese 1792 + 1868 ) Ruggèro (Conte Ruggèro il normanno 1031+1101 / il figlio

fu il primo re normanno delle due Sicil. 1097+1154 Salomone (Re: figlio di Davide e di Bersabea . 976 a . C. ) Samà Orazio (Maestro di Musica in Gasperina 1870 – 1920) Sannazzàro Jacopo (Letterato e poeta napoletano ) Sant’Antonio abate (Protettore del dialètto, dei fornai, degli animali – 251+336 d.C. Festa 17 gennaio ) Schwartz Bertoldo (Inventore tedesco della Cartolina illustrata.+1908. Sella Quintino ( Ingegnere, scienziato, statista 1827 + 1884 ) Servello Franco (Deputato in Parlamento ) Sfinge ( Mostro favoloso dell’antico Egitto / persona di

cui è difficile scrutare i propri pensieri / Simonetta F.> Cìcco < : ( Nato a Caccuri di Catanzaro –1410+Pavia 1480 –

Amministratore di Milano e della Lombardia al tempo di Francesco Sforza e di Galeazzo Maria )

Sòcrate (Grande filosofo ateniese. 470+401 av.Cristo ) Solone ( Filosofo greco, uno dei 7 Savi ) Strasbugo ( Citta francese dell’Alsazia sul Reno ) Tacco ( Ghino di) Talete ( Filosofo greco, uno dei 7 Savi ) Tèti (mitologia:madre di Nereo e di Dori,dea del mare ) Tripodi Nino ( Senatore in Parlamento – calabrese - ) Ugo Foscolo (Insigne poeta ) Urbano IV (Pontefice /di Troyes / 1261 ) Vènere ( mitologia:divinità pagana,figlia di Giove,moglie

di Vulcano, madre dell’Amore, dea della bellezza ) Verdi Giuseppe (Grandissimo musicista compositore ( 1813+1901 ) Verdi : le sue Opere : 1842 – 1949 : V. E. R . D . I . (Vittorio Emanuele Re D’Italia )

Nabucodonosor ; I Lombardi alla prima Crociata ; Ernani ; I due Foscari ; Giovanna d’Arco ; Alzira ; Attila ; Macbeth ; I Masnadieri ; Jèrusalem ; Il

Corsaro ; La battaglia di Legnano .

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1849 – 1959 Luisa Miller ; Stifelio ; Rigoletto ; il Trovatore ; La Traviata ; I Vespri Siciliani ; Simon Boccanegra ; Aroldo ; Un ballo in maschera 1959 – 1979 Intermezzo politico ; La forza del destino; Inno delle Nazioni; Il Macbeth,riformato ; Don Carlos ; Intermezzo polemico ; Aida ; Il Quartetto per archi ; La Messa da requiem .

1879 – 1893 Pater noster ; Ave Maria ; Simon Boccanegra , rifacimento ; Otello ; Falstaf . 1893 – 1901 Pezzi Sacri

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Bibliografia

AA.VV. Vocabolario fondamentale lingua italiana 1998 Chiarelli Renzo Pisanello (Antonio Pisano 14° sec.) 1966 Costèro Francesco La vita nuova (Dante ) 1938 Il Convito (Dante ) 1938 Il Canzoniere (Dante ) 1938 Devoto Giacomo Vocabolario 1967 Diodati Giovanni La Sacra Bibbia 1649 Gatti Carlo Vita di G.Verdi 1953 Giuseppe Ricciotti La Sacra Bibbia 1911 Giannesi Fernando Letteratura italiana 1971 Lessona Mario Dizionario di cognizioni utili 1905 Hazon Mario Dizionario Inglese-Italiano 1963 Melzi Gian Bat. Dizionario letterario – scientifico 1925 Palazzi Fernando Dizionario lingua italiana 1924 Ricciotti Giuseppe La Sacra Bibbia 1940 Randelli Giuseppe Divina Commedia di Dante 1955 Valente Gustavo Dei costumi calabresi 1983 Vitaliano Giuseppe Riccio Francesco Saverio (poeta) 1988 ---------------------------------------------------- Antonio Pisano > 17. 04. 1934 < Via Tommaso Campanella, 26 / 88060 Gasperina (CZ) Antonio Pisano > Via Andrea Doria , 2 / 20834 Nova Milanese (MB) Anno 2015

CHIUSO 2015 . Il DIALETTO NON POTRA’ MAI FINIRE !