DIZIONARIO DEI SIMBOLI

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DIZIONARIO DEI SIMBOLI ACQUA L'espressione "acqua viva" pu avere quattro significati. In senso profano, essa indica l'acqua di sorgente in opposizione all'acqua stagnante; in senso rituale indica l'acqua battesimale; in senso biblico indica Dio come sorgente di vita. Infine nel senso cristiano simboleggia lo Spirito Santo. Il simbolismo dell'acqua viva forse stato determinante per il suo uso rituale come l'uso rituale ha contribuito a sviluppare il simbolismo. Nella Didach si legge: "A proposito del battesimo, battezzate cos nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, nell'acqua viva" (VII, 1). L'uso indicato dalla Didach confermato da altri testi arcaici. Il Nuovo Testamento non contiene attestazioni esplicite, ma la Tradizione Apostolica parla di una "acqua corrente e pura" per il battesimo. L'uso rituale dell'acqua viva proviene da un contesto molto esteso: lo troviamo nelle religioni greco-romane, ma appare particolarmente nel giudaismo. Gi l'Antico Testamento, nel Levitico (XIV, 5), ne fa menzione per le purificazioni. Ma soprattutto il giudaismo contemporaneo al Cristo attesta l'importanza attribuita a dei riti in cui l'acqua viva gioca un ruolo capitale. I Mandei fanno dell'acqua viva il rito essenziale (Ginza, II, 1, 180). Giovanni Battista battezza nel Giordano. Dunque il contesto rituale dell'acqua viva quello del giudeo-cristianesimo, ma a tale contesto se ne aggiunge uno teologico. L'acqua viva nel Vecchio Testamento un simbolo di Dio come sorgente di vita (Ezechiele, XXXVI, 25-27), nel Nuovo anche simbolo dello Spirito Santo, come si legge in Giovanni (VII, 37-39). Giovanni cos il primo autore in cui il rito giudeo-cristiano del battesimo nell'acqua viva e il simbolismo dell'acqua viva che designa lo Spirito Santo sono esplicitamente legati. con lui che l'acqua viva del rito battesimale indica chiaramente l'effusione dello Spirito Santo. L'Apocalisse, XXII, 1-2, dopo aver descritto il fiume di acqua viva che sgorga dal Tempio escatologico, continua: "Da tutte le parti del fiume, alberi della vita danno dodici volte i loro frutti; e le loro foglie servono alla guarigione delle nazioni". L'Ode di Salomone VII, dopo aver menzionato l'acqua parlante, prosegue: "Beati coloro per i quali vi un posto nel tuo Paradiso, che crescono nella germinazione dei tuoi alberi" (15-16). Cos la sorgente di acqua viva, scaturita dal Tempio, fa crescere degli alberi della vita, che sono il Paradiso restaurato. Questo tema ha certamente ispirato l'Apocalisse di Giovanni (XXII, 1-2) e le Odi di Salomone (VI, 7). In Giovanni si legge ancora: "Colui che manger di questo pane vivr eternamente" (VI, 63) e nellApocalisse : "Gli dar da mangiare dell'albero della vita" (II, 7). I monumenti effigiati confermano la testimonianza dei testi letterari. Nei mosaici dei battisteri si vedono spesso gli alberi di vita che contornano la sorgente battesimale. Nel V secolo il sepolcro del Cristo appare come la fontana da cui scaturisce l'acqua viva. Ma, d'altronde, il sepolcro anche il nuovo Paradiso e la croce rappresenta l'albero di vita. Il punto importante, qui, il legame fra l'acqua viva e gli alberi della vita. Questo legame sottolinea un nuovo aspetto dell'acqua viva, in quanto non soltanto l'acqua corrente in contrapposizione all'acqua stagnante, ma l'acqua che comunica la vita in opposizione alle acque che danno la morte. Un altro aspetto di questa simbologia l'identificazione dei quattro fiumi con i quattro Vangeli. Si trova in Cipriano: "La Chiesa, alla maniera del Paradiso, contiene nelle sue mura degli alberi carichi di frutti. Essa innaffia gli alberi con i quattro fiumi, che sono i quattro Vangeli, per mezzo dei quali dispensa la grazia del battesimo con un'effusione celeste e salutare" (Epist., 73, 10). AGNELLO Simbolo di dolcezza, di semplicit, di innocenza, di purezza e di obbedienza, per il suo comportamento e per il suo colore bianco, lagnello in ogni tempo stato considerato lanimale sacrificale per eccellenza. E limmagine del Cristo: il venerd santo si evoca il sacrificio dellagnello preparato per la pasqua ebraica e il ruolo salvifico del sangue dellagnello con cui gli ebrei avevano contrassegnato le loro

porte prima dello sterminio. Il simbolo rimanda anche al Cristo resuscitato e glorificato, come si legge pi volte nellApocalisse; ci spiega liconografia cristiana che spesso rappresenta il Cristo come un agnello che porta la croce. Per evitare confusione di culti e di credenze che avrebbero potuto sorgere per analogie di simboli (nel culto di Dioniso i fedeli sacrificavano un agnello per indurre il dio a tornare dagli inferi), il Concilio di Costantinopoli del 692 impose che larte cristiana rappresentasse il Cristo in Croce, non pi sotto la forma dellagnello affiancato dal sole e dalla luna, ma in forma umana. ALBERO E uno dei temi simbolici pi ricchi e diffusi. Le varie interpretazioni si articolano tutte intorno allidea di cosmo vivente in continua rigenerazione. Simbolo di vita in continua evoluzione, in ascensione verso il cielo, rappresenta anche il carattere ciclico dellevoluzione cosmica. Lalbero mette anche in comunicazione i tre livelli del cosmo: quello sotterraneo(radici); la superficie della terra(tronco e primi rami);il cielo(rami superiori e cima). Lalbero della vita un albero centrale: la sua linfa la rugiada celeste. Ci si pu dire dellalbero di vita dellEden, di quello della Gerusalemme celeste e di quello del giardino delle Esperidi. Nel paradiso terrestre vi tuttavia un secondo albero centrale, quello della scienza del bene e del male, da cui si distingue a stento. E lalbero della scienza lo strumento della caduta di Adamo e si dice che serv anche a costruire la croce di Cristo spesso assimilata a sua volta allalbero della vita che diventa cos anche strumento di redenzione. ALTARE Laltare simboleggia il luogo ed il momento in cui un essere diventa sacro; riproduce simbolicamente lUniverso e rappresenta il centro del mondo e di una ideale spirale che a sua volta rappresenta il percorso di spiritualizzazione dellUniverso. E verso laltare che convergono le linee architettoniche e che sono orientati i gesti liturgici; si trova in posizione pi elevata rispetto a ci che lo circonda perch il luogo in cui il sacro si concentra pi intensamente. ANCORA E considerata un simbolo di fermezza, di solidit e di fedelt. Legata ad un delfino illustra il motto di Augusto: Festina lente(affrettati lentamente). E legata anche alla speranza, sostegno nelle difficolt della vita: Questa speranza la manterremo come unancora solida e ferma della nostra anima, dice San Paolo nellEpistola agli Ebrei (6,19). Sempre San Paolo dice che bisogna ancorare la nostra anima al Cristo per evitare il naufragio spirituale; per questo diviene simbolo del Cristo. Per la sua forma anche un modo di rappresentare la croce, soprattutto nelle catacombe. AQUILA Laquila, capace di innalzarsi al di sopra e di fissare il sole, universalmente considerata come un simbolo insieme celeste e solare e i due aspetti talvolta si possono confondere. Regina degli uccelli ne completa il simbolismo generale che quello degli angeli, cio lo stato superiore dellessere. Nellantichit classica luccello di Zeus con il quale a volte si identifica. In Grecia si dice che le aquile, partite dallestremit del mondo, si fermarono sulla verticale dellomphalos (ombelico) di Delfi: seguono quindi la traiettoria del sole, dal suo sorgere allo zenit che coincide con lasse del mondo. Laquila che fissa il sole anche il simbolo della percezione diretta della luce dellintelletto; anche simbolo della contemplazione, il che spiega lattribuzione dellaquila a San Giovanni e al suo vangelo. Alcune opere darte del Medioevo la identificano con lo stesso Cristo di cui rappresenta lascensione e quindi la regalit. Laquila luccello sovrano, lequivalente celeste del leone sulla terra. Le sommit delle colonne, degli obelischi, delle assi del mondo sono talvolta sormontate da unaquila che rappresenta la potenza e la sovranit; in generale il simbolo dellascesa, di una comunicazione con il cielo.

CANDELABRO Elemento ornamentale che, in origine, era costituito da parti architettoniche molto allungate; successivamente si arricchisce di elementi vegetali, pi o meno stilizzati. CANTHAROS Tipo di coppa a due manici per bere; il vaso della cabala, della letteratura medievale, degli alchimisti il luogo dove contenuto un tesoro di natura spirituale, dove avvengono i prodigi. E aperto in alto e quindi recettivo delle influenze celesti. Cantaros con frutta e uccello, Catacomba di S. Sebastiano. CIPRESSO Albero sacro presso diversi popoli, fu detto albero della vita per la sua longevit e per il persistere del suo fogliame. I greci e i romani lo posero in rapporto con le divinit infernali, collegandolo al culto di Plutone. Il fatto che in Europa il cipresso sia diventato simbolo di lutto forse dovuto ad uninterpretazione sbagliata, anche se di origine molto antica, del simbolismo universale e primitivo delle conifere che, con la loro resina incorruttibile e il loro fogliame persistente, evocano limmortalit e la resurrezione. COLOMBA La colomba ha diversi significati: simbolo dello Spirito Santo che personifica nelle raffigurazioni della Trinit; rappresenta la purezza e la semplicit; dopo lepisodio dellarca di No segno di pace e di concordia. In Grecia la colomba era associata allarmonia e al numero otto, che ne il simbolo. Serviva alla determinazione dei presagi favorevoli; era simbolo dellEros sublimato ed anche della grande madre. Come gli altri animali alati rappresenta anche la sublimazione degli istinti e il predominio dello spirito. Nelle rappresentazioni di carattere funerario la colomba, simbolo dellanima, beve da un vaso che rappresenta la fonte della memoria. COLONNA Le colonne simboleggiano la solidit e il sostegno: si identificano con lalbero della vita poich la base sono le radici, il fusto il tronco e la chioma il capitello. La colonna trasmette energia alledificio, lo sostiene e d vita alla struttura. I quattro evangelisti sono spesso paragonati alle colonne che sostengono il mondo, simboleggiando il supporto della conoscenza, della vita e del sacro. Essendo viste come elemento che mette in relazione lalto e il basso assumono un significato spirituale; la colonna pu infatti rappresentare la presenza attiva di Dio che guida il popolo verso la perfezione. Le colonne indicano anche dei limiti e generalmente inquadrano le porte segnando il passaggio da un mondo allaltro. CONCHIGLIA Spesso soltanto un elemento decorativo. Tuttavia, evocando le acque nelle quali si forma, partecipa al simbolismo della fecondit e della rigenerazione proprio dellacqua. In molte opere darte associata a Venere per ricordarne la nascita dal mare. CROCE Strumento del supplizio di Cristo, il suo nome deriva probabilmente dal sanscrito krugga (bastone pastorale), ma chiamato dai Greci stauros (palo) e dagli Ebrei 'es (albero). Questi nomi indicano che in origine la croce come strumento di supplizio era un albero o un palo cui i condannati venivano confitti con chiodi o impalati. In seguito venne aggiunto un palo trasversale e dalla combinazione dei due elementi ebbero origine le classiche forme di croce: la crux commissa a

forma di tau greca; la crux immissa o latina, formata da un palo lungo e da uno pi corto messo in senso orizzontale a 30 cm dall'estremit del palo maggiore; la croce greca dai bracci uguali; la croce decussata o di Sant'Andrea (a forma di X); la croce uncinata o svastica. I primi a usare la c. come supplizio furono i Persiani, poi i Greci e i Romani. Nell'iconografia cristiana essa divenuta il simbolo di fede pi evidente e significativo, ma il segno era gi largamente noto nel mondo pre-cristiano. Il processo per cui la croce giunse a tanta universalit, soppiantando tutti i simboli cristiani, si comp relativamente tardi, nel secolo IV. Dalla met del secolo IV appare sui sarcofagi e in seguito, come segno del trionfo, viene raffigurata gemmata e d'oro. Oltre ai valori propriamente "religiosi", nell'ambito del cristianesimo la croce ha, nelle credenze popolari, un valore di forte agente apotropaico: viene spesso collocata nei campi per favorire il buon esito del raccolto; come 'segno di croce' considerato potente contro le forze demoniache. Come simbolo la croce assai pi antica del cristianesimo e risale al Neolitico. Da sola oppure entro un cerchio, rappresenta il simbolo solare sia con i raggi diritti, che con i raggi uncinati (svastica). Si sostiene che la croce sia il pi totalizzante dei simboli anche perch assume significati molteplici: collegata al numero quattro rappresenta gli aspetti intermedi della terra ed la base di ogni simbolo di orientamento dellesistenza umana. Lorientamento spaziale est-ovest simboleggia il sorgere ed il tramontare del sole; quello temporale nord-sud coincide con lasse di rotazione della terra: lorientamento totale coincide con lintersezione di questi due assi. La croce fu scelta come pianta della basilica cristiana anche perch simboleggia il convergere di cielo e terra e di spazio e tempo nel centro originale, dove si eleva laltare, luogo di diffusione del culto. FENICE La fenice, secondo quanto dicono Erodoto e Plutarco, un uccello mitico di origine etiopica, di grande bellezza e straordinaria longevit, ed ha il potere, dopo essersi consumato nel fuoco, di rinascere dalle sue ceneri. Quando si avvicina lora della morte, si costruisce un nido di rami profumati nel quale si consuma con il proprio calore: quindi simbolo di immortalit, resurrezione, rinascita ciclica. Per questo fu considerata simbolo della resurrezione di Cristo e anche della sua natura divina, mentre quella umana era rappresentata dal pellicano. Nellantico Egitto era simbolo delle rivoluzioni solari ed associata alla citt di Eliopoli. Segno del ciclo quotidiano del sole e di quello annuale delle piene del Nilo, rappresentava la resurrezione del defunto dopo il buon esito della pesa dellanima. Spesso contrassegnata da una stella per indicare la sua natura celeste. FICO Albero sacro delle tradizioni indomediterranee, il fico spesso associato ai riti di fecondazione. E anche simbolo del sapere religioso: in Egitto aveva un significato iniziatico e gli eremiti se ne nutrivano. In Grecia, in alcuni culti agrari primitivi, i sicofanti erano incaricati di rivelare il fico (syk): probabilmente questa espressione nasconde simbolicamente un rito di iniziazione ai misteri della fecondit. Quando poi fu proibita lesportazione dei fichi dallAttica, venivano chiamati rivelatori del fico, sicofanti, coloro che denunciavano i contrabbandieri; la parola venne cos a designare i delatori in genere. NellAntico Testamento compare nella Genesi, perch Adamo e Eva si coprono con le sue foglie; nel Nuovo Testamento Cristo ne sottolinea un valore negativo, forse per il sapere cui si riferisce. GALLO Secondo le tradizioni elleniche il dio gallo dei Cretesi fu assimilato a Zeus; Pitagora lo dice consacrato al sole e alla luna. Nel cristianesimo emblema di Cristo come laquila e lagnello, di cui pone in particolare rilievo il simbolismo solare: luce e resurrezione. Gi nellAntico Testamento, Giobbe (38-36), simbolo

dellintelligenza venuta da Dio che ha dato allibis la sapienza; entrambi hanno il dono della preveggenza: libis annuncia le piene del Nilo, il gallo la nascita del giorno. GIGLIO Il giglio sinonimo di candore e quindi di purezza, innocenza e verginit, ma si presta anche ad uninterpretazione del tutto diversa: in quanto derivato dalla metamorfosi di un prediletto di Apollo, Giacinto, ricorderebbe gli amori proibiti. Il mito parla per del giglio martagone, simbolo della fecondit, scelto per questo dai re di Francia. Il giglio comunque il simbolo dellamore e, sublimato, il fiore della gloria. Nella tradizione biblica il giglio il simbolo dellelezione, della scelta: come un giglio fra i cardi/cos la mia amata fra le fanciulle(Cantico dei cantici, 2,2). Segna cos il privilegio di Israele fra le nazioni e il privilegio di Maria tra le donne di Israele. Il giglio rappresenta anche il cedere alla volont di Dio, allabbandono mistico della grazia. LEONE In Egitto i leoni, animali solari, erano spesso rappresentati a coppie, schiena contro schiena: guardando in direzioni opposte rappresentavano il corso del sole da unestremit allaltra della terra. Inoltre in altre aree culturali il leone che divora il toro da sempre simbolo dellantagonismo di notte e giorno, estate e inverno.. Con questo significato di resurrezione si trova anche su tombe cristiane. Come simbolo del sole, delloro, della potenza, della luce e del verbo rappresenta anche il Cristo giudice e il Cristo dottore se porta il libro o il rotolo; per lo stesso motivo lemblema dellevangelista S. Marco. Nelliconografia medievale la testa e la parte anteriore corrispondono alla natura divina, la parte posteriore a quella umana. LIBRO (DEI 7 SIGILLI) Il libro rappresenta, ovviamente, la scienza e la saggezza nella loro totalit, quindi indica anche luniverso. NellApocalisse (A., 5 sg) si parla di un libro sigillato da Dio con 7 sigilli: potr svelare il suo contenuto solo un essere investito dellautorit divina, il Cristo. LUCE Da quando l'uomo ha iniziato a contemplare la natura ha sempre attribuito un significato simbolico alla luce. Nel mondo cristiano rappresenta un punto estremo di perfezione associata all'ultima tappa di un'evoluzione: la luce succede alle tenebre tanto nel cosmo quanto nell'interiorit dell'uomo. La luce associata al cielo e agli angeli, mentre le tenebre lo sono alla terra e ai demoni. La luce espressione di elevazione, di espansione, di grazia e anche della potenza di Dio e della speranza dell'uomo; nei primi secoli della Chiesa il Battesimo si chiamava, appunto, illuminazione. Tutte le parole che indicano Dio (il greco Theos, Zeus, o il latino Deus) derivano dallindoeuropeo Tzes, che significa punto luminoso. Ed quasi superfluo ricordare di nuovo limportanza del culto solare in molte religioni antiche, da quelle megalitiche a quelle incaica e giapponese, per non parlare dellantica religione egiziana. Anche nella Grecia classica e nel periodo ellenistico il dio Elio (il sole) ha un ruolo di rilievo; Alessandro Magno e i sovrani ellenistici assunsero gli attributi solari; a Roma la testa del dio con la corona radiata si trova gi nelle monete del I secolo a.C., la quadriga alata compare nella corazza della statua di Augusto di Prima Porta, Nerone era rappresentato con le sembianze del dio Sole nella enorme statua da cui prese poi il soprannome di Colosseo lattiguo Anfiteatro Flavio; alcuni imperatori, come Eliogabalo, si cinsero il capo con la corona a raggi, il pi importante dei 15 flamini, il sacerdote del culto di Giove, era chiamato Dialis, aggettivo di dies, il giorno. In tutti questi casi tuttavia la luce non vista come simbolo della divinit, ma la divinit stessa che si identifica con la fonte materiale della luce, il sole. Il mito platonico della caverna con il passaggio dalle tenebre alla luce del sole, indica invece emblematicamente il passaggio da questo nostro

vivere nel mondo sensibile al mondo superiore come unimmagine dellascesa dellanima verso il mondo intelligibile. La luce e il sole che ne causa non sono dunque per Platone la divinit, ma un simbolo. Ed in questo senso che la luce un simbolo anche nel cristianesimo, sul quale il platonismo ha avuto grande influenza per la sua costante ricerca di idealit. Io sono la luce del mondo; - esclama Ges - chi mi seguir non camminer al buio, ma avr luce di vita. E un concetto sul quale insiste tutta la letteratura apostolica e che, forse, stato pi adeguatamente spiegato da un filosofo non cristiano del III secolo, Plotino (che ha avuto influenza sul pensiero cristiano), il quale, sostenendo limpossibilit di definire in qualsiasi modo lUno, afferma che noi possiamo soltanto limitarci a interpretare con parole i nostri sentimenti nei suoi confronti, come girandogli attorno. A ci servono le immagini, una delle quali proprio quella della luce che si irradia, si diffonde fino ai limiti dellombra, come unemanazione. MADONNA CON BAMBINO La Bibbia non parla della nascita miracolosa di Maria, n della sua presentazione al tempio, della discesa allinferno, della sua morte, dellassunzione, n di una qualsiasi azione corredentrice da parte sua. I primi documenti di queste narrazioni, la cui intenzione era pi religiosa che storica, sono degli scritti apocrifi, posteriori di cinque o sei secoli, ma la devozione popolare ne ha fatto degli avvenimenti, confermati in seguito da ragionamenti dogmatici di valore molto diverso Non c personaggio biblico rappresentato di pi, in quanto rappresenta simbolicamente la massima espressione dellistinto e dellamore. Nei dogmi della Chiesa essa esprime una realt storica, non un simbolo. Nondimeno, doppiamente significativo il fatto che, nella sua verginit, Maria abbia portato a termine una gravidanza naturale e che Dio possa fecondare la vergine indipendentemente dalle leggi naturali. Questo dogma mette in rilievo la doppia natura di Cristo: quella umana e quella divina. Maria, infatti, la figlia di suo figlio (in quanto egli Dio suo creatore) ed la madre del suo Dio(in quanto egli uomo, essendosi incarnato in lei). Da qui il nome Theotokos, Madre di Dio, che fu cos aspramente discusso nei Concili dei primi secoli dopo Cristo e che esprime la pi perfetta delle maternit. La si vede nelle sculture dei sarcofagi, sui capitelli, in miniature spesso ammirevoli; la si ritrova su affreschi e quadri daltare; scolpita su tavolette davorio o incisa su sigilli; tessuta sulle stoffe o dipinta su di esse; ce ne sono statue innumerevoli di tutte le dimensioni e di tutti i generi. Il posto occupato dalle rappresentazioni di Maria nelle chiese stato inizialmente e a lungo simile a quello degli apostoli. Poco a poco le stato riservato un culto a cui hanno molto contribuito i grandi ordini religiosi. Da principio compariva soprattutto nelle rappresentazioni di temi biblici: lAnnunciazione, la Nativit, lannuncio dei pastori e ladorazione dei Magi. Bisogna che passino parecchie generazioni prima che vengano aggiunte lAssunzione e lIncoronazione. Gli attributi di Maria sono moltissimi. Quando si vuole ricordare la sua verginit, la si accompagna con un liocorno o una salamandra, oppure essa porta una cintola molto stretta; infatti il liocorno, oltre a simboleggiare la potenza espressa essenzialmente dal corno, anche simbolo di purezza, mentre la salamandra nelliconografia medievale rappresenta il Giusto che non perde mai la pace dellanima e la fiducia in Dio in mezzo alle tribolazioni. La sua castit indicata da un elefante o da una pantera, in quanto lelefante, tra i suoi vari significati, ha anche quello di pietas e di castit. La sua purezza simboleggiata molto spesso da un grande giglio bianco (simbolo della scelta dellessere amato e del cedere alla volont di Dio) o da un agnello ( che indica la dolcezza, la semplicit, linnocenza, la purezza e lobbedienza), una colomba (cio lanima del giusto), talvolta una stella ( simbolo dellobbedienza a Dio e della Sua annunciazione). Essendo Madre di Dio, viene presentata assisa ieraticamente su un trono, circondata da sei angeli e con il figlio sulle ginocchia: essa presenta Cristo, il Salvatore degli uomini. Spesso la Madonna rappresentata con le gambe aperte, in modo che la sua figura formi idealmente una piramide, che sta a simboleggiare lapertura della Chiesa verso tutti i fedeli; il Bambino invece ha spesso il volto di un adulto, a indicare la sua diversit nei confronti degli altri bambini e la missione che dovr

compiere in et adulta. Dal Medioevo in poi larte occidentale rappresent la Madonna con il Bambino come una donna con gli attributi della bellezza e della giovent, in atto di allattare il Bambino, di vegliarlo, di giocare con lui, mentre lo stile gotico am rappresentare Madre e Figlio sotto un roseto o nel verde di un giardino. MOSAICO La parola mosaico, la cui etimologia probabilmente associabile allespressione musa, la decorazione di una parte dedificio (di solito pavimento, ma anche parete o soffitto), fatta con laccostamento e il fissaggio di piccoli elementi di materia dura di vari colori, le tessere (costituite da marmi, paste vitree, madreperle, smalti), tagliati in forme regolari, con la superficie di 1 cm circa, disposti secondo motivi geometrici o figurati. Storia del mosaico A Creta sono stati ritrovati primitivi mosaici pavimentali a ciottoli o conchiglie inserite nel calcestruzzo di et minoica. A partire dal V secolo a.C. sono documentati anche in Italia e in Grecia pavimenti a ciottoli con decorazioni geometriche e figurate. I pi antichi esemplari di mosaici pavimentali a tessere cubiche appartengono allet ellenistica, opera probabilmente di maestranze specializzate dellItalia e della Grecia. Le decorazioni pi remote in Italia sono nellimponente serie della casa del Fauno a Pompei, databile fra il II e il I secolo a.C., tra cui risalta la famosa rappresentazione della battaglia di Alessandro e Dario, di esecuzione locale, copia di un quadro di Filosseno di Eretria. Alla medesima epoca sono attribuiti i mosaici frammentari di Palermo, con scene relative alla vita di Alessandro, nonch i pannelli di Dioscuride di Samo, con scene della commedia nuova su sfondi architettonici. Contemporanee al complesso pompeiano sono in Grecia le opere musive pavimentali di Delo. In seguito, la grandissima diffusione del mosaico e il raffinarsi della tecnica condussero alla creazione di veri e propri centri di produzione particolarmente attivi; una fiorente scuola ebbe sede ad Alessandria. Squadre di mosaicisti presero a spostarsi da una citt allaltra per la messa in opera dei lavori; officine specializzate eseguivano a parte motivi ornamentali racchiusi in una cornice, costituenti lemblema, da inserire nella zona centrale del mosaico; tali riquadri, assai frequenti nei primi tempi, vennero poi scomparendo, assorbiti dallaccamparsi del disegno su tutto lo spazio disponibile. Raccolte di schizzi con i soggetti pi vari, tratti dalla mitologia, dalla vita quotidiana, dallambiente marino, dal teatro, o riproducenti dipinti celebri, passavano da unofficina allaltra, favorendo la ripetizione di schemi gi collaudati. noto che i triclini venivano solitamente ornati da pavimenti su cui erano raffigurazioni di rifiuti della mensa o richiami alla brevit del vivere con il conseguente invito al godere; sugli ingressi delle case figurava limmagine del cane da guardia con la celebre scritta cave canem. Frequenti erano le serie dei lavori agricoli, delle stagioni e dei mesi, le scene di caccia e del circo, nonch i paesaggi fantastici, detti nilotici, in cui appariva una stilizzata rappresentazione dellambiente egizio; famosi tra questi i grandiosi mosaici Barberini da Palestrina. Plinio il Vecchio document nei suoi scritti la diffusione in epoca imperiale del mosaico, estesa, con tessere pi leggere, spesso vitree, a pareti, soffitti a volta, fontane (si possono considerare gli edifici rinvenuti a Ercolano e Pompei). I materiali per le tessere erano di solito ricercati tra le pietre locali, ma si faceva uso anche di vetro, frammenti di madreperla, cubetti ricoperti da una foglia doro. problematico stabilire una datazione attendibile per i vari mosaici anteriori a quelli cristiani, in quanto non sempre essi appaiono relativi alledificio di rinvenimento. Larte del mosaico romana, modellata sullevolversi della pittura, sembra muoversi dal naturalismo ellenistico allimpressionismo di et adrianea, fino a giungere nellepoca dei Severi a un rigido espressionismo. Esemplari di mosaici particolarmente significativi sono conservati in numerosi musei (Napoli, Museo nazionale; Roma, Museo nazionale romano, Musei capitolini e Musei

vaticani; Berlino, Staatliche Museen; Palestrina; Ostia) e in edifici privati (Piazza Armerina; Tivoli; Antiochia). Iconograficamente importante, ma assai restaurato il mosaico absidale di Santa Pudenziana a Roma con il Cristo e gli apostoli resi plasticamente (la tecnica del mosaico si prestava a creare lillusione della terza dimensione, giustapponendo tessere di valore cromatico contrastante), cui seguirono, nel V sec., i mosaici dellarco trionfale di Santa Maria Maggiore con scene dellinfanzia di Cristo ieratiche e solenni, preludio allarte bizantina, e quelli della navata, pi vivaci nel racconto e nei colori, con storie di patriarchi e profeti di un effetto quasi impressionistico. Intatti ci sono pervenuti gli eccezionali mosaici di Ravenna: da quelli del mausoleo di Galla Placidia alla decorazione musiva del battistero degli Ortodossi e di quello degli Ariani, di SantApollinare Nuovo, opera di artisti diversi che si ispirarono forse a pi antichi testi miniati. Manifestazione massima del mosaico ravennate sono tuttavia le chiese di San Vitale e SantApollinare in Classe, espressione di un ipotetico primo periodo aureo bizantino, opera probabilmente di maestranze locali. Una visione formale fondamentalmente nuova si venne affermando con il fondo doroe la tendenza allastrazione di queste opere musive giunte a una diversa forma espressiva della figura, di cui sono esempio anche i mosaici greci delloratorio di Giovanni VII, ora nella sacrestia di Santa Maria in Cosmedin a Roma (705-707). I mosaicisti bizantini dal VI al X sec. seppero trarre gli effetti artistici pi suggestivi dalle vibrazioni delloro e della superficie musiva in se stessa. Per larte bizantina il mondo visibile un riflesso di quello invisibile e ledificio sacro simboleggia questi due aspetti delluniverso, quello spirituale nelle decorazioni del presbiterio e quello materiale nelle decorazioni dellingresso: simbolismo figurativamente formulato dai mosaici in una gerarchia di immagini legate allorganismo architettonico. Capolavori sono, in questo senso, i cicli della chiesa del monastero di Dhafni, in Grecia, lesempio forse pi completo di tali figurazioni indissolubilmente legate al simbolismo delle strutture, e quelli di Santa Sofia a Kiev e di Osios Lukas in Focide, ma altrettanto notevoli per intendere il significato di questo straordinario momento del mosaico bizantino, compreso fra Dhafni e Monreale, dove i contorni assolvono il compito di decorazione e di creazione vitale figurata, sono i mosaici della Sicilia, dalla Cappella Palatina di Palermo sino al duomo di Monreale. Le tessere si infittiscono, e ogni figura risalta con vigore plastico e movimento. Da maestranze e insegnamenti bizantini nacquero anche le scuole musive romane, venete, toscane. Fuori dItalia linfluenza bizantina si presenta nei monumenti arabi, come la cupola della Roccia a Gerusalemme, le moschee di Medina e Damasco. Vi fu nei principi di Kiev, nei califfi omayyadi, nei re normanni, nei dogi di Venezia la volont di competere con gli splendori di Bisanzio. Si giunse cos al tempo in cui il mosaico cedette di fronte alla pittura vera e propria e, per resistere, perse i suoi caratteri stilistici e figurativi divenendo una pittura fatta di pietre nella quale artigiani provetti e pazienti traducevano minutamente sul muro i cartoni preparati dagli artisti. Furono artigiani, infatti, i mosaicisti che a Venezia tradussero i cartoni di Tiziano, del Veronese e del Tintoretto, per pareti e cappelle della basilica di San Marco e quelli che, a Roma, composero in mosaico le immense tele secentesche delle cappelle di San Pietro, nella prima met del Settecento. Tralasciando i pannelli a mosaico, mobili ma destinati a un posto determinato in un complesso architettonico, la cui differenza dal mosaico murale sostanzialmente solo nel supporto, si ricordano i mosaici mobili, piccole icone bizantine conteste di schegge e cruste fissate su tavola con collanti vari: lavori di pazienza che, nonostante il nome, non differiscono, salvo che per il materiale, dalle normali e pi valide tarsie in legno. La tecnica del mosaico Possiamo ricostruire la tecnica del mosaico pavimentale attraverso le testimonianze lasciateci da Vitruvio e Plinio il Vecchio. Su un terreno ben livellato e reso solido veniva posto un conglomerato di ciottoli, detto statumen; su di esso, per uno spessore di 25 cm circa, era il rudus, uno strato di pietre frantumate e calce, e al di sopra il nucleus, formato di coccio pestato e calce; infine su una superficie di intonaco, molto liscia e spalmata di polvere di marmo, sabbia e calce, venivano inserite le tessere.

Nel mosaico medievale le tessere venivano inserite in un letto di base cos preparato: sul rustico della muratura veniva applicato un duplice strato di calce mista con polvere di marmo o di mattone o con paglia tritata per uno spessore tra i 3,5 e i 7,5 cm; un terzo strato, sul quale con appositi martelletti venivano inseriti, dalla loro estremit rastremata, i singoli elementi, doveva essere fresco, posto cio in opera a piccole zone non superanti il mezzo metro quadrato. Su tale fondo venivano spesso riportati il disegno e i colori da realizzare (compreso lo sfondo doro, reso dal colore rosso), mentre schizzi dei contorni esterni, quasi prove, venivano riportati sul primo o sul secondo strato. Successivi raffinamenti portarono allesecuzione di tessere di pochi millimetri, spesso tagliate secondo contorni e segni prestabiliti, e ci particolarmente per le paste vitree, i cui solidi colori i mosaicisti dei secoli V-VI giunsero a sfumare in infinite gradazioni. Nel XX secolo il mosaico, oltre che mezzo di espressione artistica, diventato un vero e proprio materiale di rivestimento, in concorrenza con gli altri materiali tradizionali. Ci dovuto alla migliorata tecnica di fabbricazione, che ha permesso di produrre su scala industriale mosaico vetroso resistente agli agenti atmosferici e in una vastissima gamma di colorazioni. Il mosaico vetroso viene per lo pi ottenuto con vetri a basso punto di fusione opacizzati con composti del fluoro e in cui spesso viene realizzata una fine dispersione di silice cristallina. Per pressatura in adatti stampi, si ottengono direttamente a caldo le tessere nella dimensione voluta; dopo lento raffreddamento le tessere sono pronte per luso e vengono poi applicate sulle pareti da rivestire mediante cemento. La loro composizione studiata per assicurare la necessaria resistenza agli sbalzi termici, allusura, allattacco chimico. Si infine proposto lottenimento di tessere per mosaico per sintetizzazione di polvere di vetro finissima. NAVE (NAVIGAZIONE) La nave, come ogni aspetto della navigazione, il mezzo simbolico per raggiungere la pace: il Libro dei Morti egiziano parla della navigazione che conduce alla Citt della Pace. La barca era lemblema di Giano: potendo navigare nei due sensi rappresentava il doppio potere del Dio. Vanno anche ricordate le traversate alla ricerca di isole o del Vello doro degli Argonauti, sempre ricerche del centro spirituale primordiale o dellimmortalit La barca di Pietro il simbolo della Chiesa, poich il Cristo vi presente, essa il simbolo della salvezza. Il concetto si ritrova nella navata delle chiese che ha la forma di una barca rovesciata. OLIVO Albero di grandissima ricchezza simbolica allude alla pace, alla fecondit, alla purificazione, alla ricompensa, alla vittoria. In Grecia era consacrato ad Atena, che fece spuntare il primo olivo vincendo la contesa con Poseidone. Questo albero divinizzato nellinno omerico a Demetra che introduceva ai misteri eleusini. A Roma era sacro a Giove e a Minerva. NellIslam lolivo lalbero centrale, lasse del mondo, simbolo del Profeta e della luce, perch il suo olio alimenta le lampade. Nelle tradizioni ebraiche e cristiane segno di pace per il ricordo del ramo dolivo portato dalla colomba a No alla fine del diluvio. La croce del Cristo, secondo unantica leggenda, era fatta di olivo e cedro. PALMA La palma, il ramoscello, il ramo verde sono universalmente considerati simbolo di vittoria, di ascensione, di rigenerazione e di immortalit; questo il significato del ramo doro di Enea e di quello dei misteri di Eleusi. Le palme della pentecoste, come il bosso, prefigurano la resurrezione di Cristo. PANE Simbolo del nutrimento essenziale, rappresenta il nutrimento spirituale. I pani delle offerte degli Ebrei hanno lo stesso significato dellostia. E tradizione che Beith-el, la casa di Dio, cio il

betilo, la pietra eretta da Giacobbe, sia divenuta Beith-lehem, la casa del pane, Betlemme. La casa di pietra trasformata in pane, cio la presenza simbolica di Dio in presenza sostanziale, in nutrimento spirituale. Il pane si ricollega tradizionalmente alla vita attiva e il vino alla vita contemplativa; ci si pu collegare al fatto che il miracolo del pane, la sua moltiplicazione, di ordine quantitativo, mentre il miracolo del vino (alle nozze di Cana) di ordine qualitativo. Il simbolo del lievito si esprime nei testi evangelici sotto due aspetti: da una parte principio attivo di trasformazione spirituale, dallaltra la sua assenza (il pane azzimo) significa purezza e sacrificio. PASTORE Larte paleocristiana che fiorisce nelle catacombe si radica nel mondo ebraico che rifiuta limmagine, ma si sviluppa nellambiente romano fortemente figurativo. In questo clima lesigenza espressiva del cristianesimo si risolve soprattutto nelluso di simboli che esprimono le realt spirituali. Tra questi il buon pastore, immagine frequente nel repertorio mitologico artistico romano, auspicio di pace per i defunti. Entrato nel simbolismo cristiano venne molto utilizzato nella pittura dei cubicoli, nei sarcofagi e anche nelle epigrafi, come segno dellanima portata nella pace da Cristo, pastore puro. Si trasform poi nellimmagine del Buon Pastore che va in cerca della pecorella smarrita. Il Pastore rappresentato nella piena giovinezza, vestito dalla corta tunica, la cintura ai fianchi, i calzari ai piedi, in sintonia con la sensibilit del popolo ebraico per lo pi dedito alla pastorizia; appare il simbolo pi rappresentato nellarte delle origini. Fu anche uno dei primi simboli usati per esprimere la Passione di Cristo quando ancora non era raffigurata la crocifissione: il pastore d la vita per le sue pecore. Il simbolismo del pastore comporta anche un significato di saggezza intuitiva e sperimentale, poich rappresenta la veglia; la sua funzione un costante esercizio di vigilanza: sveglio e vede; per questo motivo paragonato al sole che vede tutto e al re. Daltronde il pastore rappresenta anche il nomade, e quindi senza radici: rappresenta lanima che nel mondo non mai radicata, ma sempre di passaggio. Nei confronti del suo gregge, il pastore esercita una protezione legata a una conoscenza. Sa quale nutrimento adatto per gli animali di cui si prende cura; un osservatore del cielo, del sole, della luna, e delle stelle e pu prevedere il tempo; distingue i rumori e sente arrivare i lupi o belare la pecora smarrita. Per le differenti funzioni che esercita, il pastore appare come un saggio, la cui azione deriva dalla contemplazione e dalla visione interiore . Presso gli Ebrei i nomadi, collocati in una posizione qualificabile come sacra, venivano sempre preferiti ai sedentari. Abele nomade e pastore mentre Caino sedentario e contadino: il sedentario che dar origine al villaggio e alla citt porter sempre su di s la maledizione delluomo senza radici. Quando nella Bibbia si parla di pecore senza pastore si parla della condizione di un popolo privo di direzione e il pastore viene cos ad indicare chi esercita unautorit con saggezza da veggente. Nelle civilt assiro - babilonesi il simbolo del pastore assume un significato cosmico. Il titolo del pastore attribuito ad un dio lunare, Tammuz, che pastore dei greggi di stelle e dio della vegetazione che muore e resuscita. Quando cala loscurit il pastore svolge il ruolo di psicopompo, di conduttore delle anime verso la terra. Le forze cosmiche rappresentano i suoi armenti ed egli si manifesta come il loro padrone supremo. Il Pastore con la pecora sulle spalle rappresenta Cristo salvatore e lanima che Egli ha salvato. Questo simbolo con frequenza presente negli affreschi, nei rilievi dei sarcofagi, nelle statue; si trova pure sovente inciso sulle tombe ed comune nelle opere letterarie e artistiche delle civilt di allevatori di bestiame. Nella Bibbia il Buon Pastore come simbolo di Dio compare con una certa frequenza (vedi Gv. 10,15 ; Mt. 18,12-4; Lc.15,3-7). Allarte Paleocristiana bastava dunque purificare una statua abbastanza diffusa senza doverla rifiutare, come avveniva invece per altre che erano strettamente legate al culto idolatrico. Nellarte classica imperiale il Buon Pastore era rappresentato in tre modi principali, cio come

Orfeo incantatore della natura, come Mercurio psicopompo, oppure come Pastore Reale in tenuta da lavoro che riporta allovile un agnellino stanco, come Melibeo nelle 5 Egloga di Virgilio. Le tre rappresentazioni simboleggiavano rispettivamente la forza incantatrice dellarte, il passaggio da questo allaltro mondo e la dolcezza della vita pastorale in cui si instaurano dei rapporti quasi affettuosi tra uomo e animali domestici. Gli affreschi nelle catacombe nellet paleocristiana e i mosaici bizantini utilizzano il tipo Orfeo soprattutto nelle volte e negli arcosoli. Celebre quello di Galla Placidia, a Ravenna, in cui rappresentato il Paradiso come nuovo Eden dove la pace tra uomo e natura ristabilita, con la Chiesa in cui il Cristo trova pascoli e acque per le sue pecore (FIGURA 31). La statua realistica del pastore con calzari, tunica e bisaccia fu sfruttata invece per illustrare la pecorella smarrita; mette al centro non il pastore, ma la possibilit per la pecora di ritornare nellovile senza essere sgridata. Si ha cio una raffigurazione del sacramento della Penitenza. PAVONE Se noi facciamo del pavone un simbolo della vanit, questo uccello, attributo di Era (Giunone), soprattutto un simbolo solare per la sua coda a forma di ruota. Anche nella tradizione cristiana rappresenta la ruota solare e per questo un simbolo dellimmortalit: la sua coda evoca il cielo stellato. Liconografia occidentale li rappresenta spesso mentre bevono nel calice eucaristico. In Medio Oriente sono spesso ai due lati dellalbero della vita a rappresentare lanima incorruttibile e la dualit psichica delluomo. Anche per lIslam il pavone un simbolo cosmico; la sua ruota raffigura sia luniverso, sia la luna piena, sia il sole allo zenith. PESCE Nella simbologia cristiana antica, il pesce rappresenta i cristiani (spesso Cristo raffigurato come pescatore). Questa interpretazione, secondo i Padri Latini, dovuta al fatto che l'acrostico di Ges Cristo Figlio di Dio Salvatore. Ma d'altra parte il pesce appare generalmente in un contesto battesimale. Infatti Tertulliano dice: "Ma noi, piccoli pesci, nasciamo nell'acqua" (Bapt., I, 3) e Ambrogio: "Ti stato riservato che le acque ti rigenerino con la grazia, come esse hanno generato gli altri (esseri viventi) alla vita terrestre. Imita questo pesce" (Sacram, III, 3). Le pitture delle catacombe portano numerose testimonianze sul legame fra il pesce e l'acqua battesimale. Tale legame anteriore al cristianesimo: nell'arte ebraica l'acqua rappresentata come pescosa e il pesce significa la risurrezione. Questo ci riconduce all'acqua viva, che quella nella quale vi sono degli esseri viventi, e la presenza di pesci nell'acqua sta a significare che si tratta di acqua viva. I pesci sacri dellantico Egitto, il dagon fenicio e soprattutto loannes mesopotamico hanno un simbolismo analogo, anzi lultimo stato visto come figurazione del Cristo in quanto venerato come Rivelatore. Il tema del delfino salvatore era diffuso anche in Grecia, dove, associato al culto di Apollo, d il nome al santuario di Delfi. Tornando allambito cristiano il pesce anche simbolo del pasto eucaristico quando compare insieme al pane; se porta un vascello sul dorso, simbolo di Cristo e della sua Chiesa; nelle catacombe, oltre al legame con lacqua battesimale, rappresenta spesso lo stesso Cristo. PINO Il pino , soprattutto in oriente, il simbolo dellimmortalit per la persistenza del fogliame e per la sua resina, tanto che in Giappone il tempio e alcuni strumenti rituali vengono costruiti con legno di pino e cipresso. In Grecia compare nel culto di Dioniso, che tiene in mano la pigna, raffigurazione, come ledera, del perdurare della vita e del dominio del dio sulla natura. Nei riti orfici simboleggia leterno ritorno della vegetazione e in generale della vita. Nel mondo cristiano stato utilizzato poco: nel medioevo compare a volte come albero del Paradiso.

QUADRATO Figura molto diffusa nel linguaggio dei simboli, anche in architettura rappresenta la terra intesa come creato e quindi in opposizione al cielo, ma non al mondo celeste, che invece rappresentato dal cerchio. Poich il quadrato si pu inscrivere nel cerchio, la terra dipendente dal mondo celeste. Il quadrato esprime unidea di stabilit e solidit ed spesso associato alluomo: luomo quadrato indica infatti i quattro punti cardinali e ad esso gli autori medioevali associavano i quattro vangeli, i quattro fiumi del paradiso e Cristo stesso. QUAGLIA Simbolo molto antico e diffuso, in Cina luccello del sud e dellestate; per le sue abitudini migratorie simbolo del ritorno ciclico delle stagioni. Il suo nome greco Ortyx, da cui Ortigia, lisola delle Quaglie, patria di Artemide e Apollo. Nella tradizione biblica le quaglie, insieme alla manna, furono il nutrimento degli Ebrei nel deserto. ROSA La rosa il simbolo pi diffuso in occidente e corrisponde al fiore di loto orientale. Per il suo rapporto con il sangue versato (il sangue di Adone, ucciso da Marte, muta le rose bianche in rosse), appare spesso come simbolo di una rinascita mistica, una rigenerazione; questo anche per la vicinanza semantica del latino rosa con ros, la pioggia o la rugiada. Lasino di Apuleio riacquista la forma umana mangiando una corona di rose, offerte dal sacerdote di Iside. In Grecia i roseti erano sacri a Afrodite e a Atena; per il loro significato di rigenerazione le rose venivano deposte sulle tombe e Ecate, dea degli inferi, era spesso raffigurata con una corona di rose. Nelliconografia cristiana sia la coppa che raccoglie il sangue di Cristo, sia la trasfigurazione delle gocce di questo sangue, sia il simbolo delle sue piaghe. Un simbolo dei Rosa - croce pone cinque rose, una al centro, il cuore del Cristo, e una su ogni braccio della croce. E lo stesso simbolo della candida rosa della Divina Commedia che evoca la rosa mistica delle litanie cristiane, dove diviene emblema della Vergine. Il rosone gotico e la rosa dei venti segnano il passaggio dal simbolismo della rosa a quello della ruota. SCARABEO Il simbolismo dello scarabeo, presente in varie religioni orientali, deriva dal comportamento dello scarabeo stercorario, che arrotola la sua palla, raffigurazione delluovo del mondo da cui nasce la vita. E conosciuto soprattutto come simbolo egizio della ciclicit del sole e della resurrezione. Nella pittura porta la palla del sole tra le sue zampe: come il dio solare ritorna dalle ombre, cos si pensa che lo scarabeo rinasca dalla sua decomposizione. Nella scrittura egizia la figura dello scarabeo corrisponde ad un verbo che significa venire al mondo prendendo una data forma. Invocati in una formula del Libro dei Morti, gli scarabei avevano anche una importante funzione di amuleti. SERPENTE Il serpente si distingue da tutte le specie animali, come luomo, di cui il rivale, lantagonista: luomo infatti il risultato finale di un lungo processo genetico, mentre questo animale, privo di zampe, peli, piume ne lorigine. C dunque qualcosa del serpente, nelluomo, soprattutto in quello che controlla meno il suo intelletto. E rappresentato fin dal paleolitico nei graffiti, dove compare come una semplice linea ondulata sul suolo, a sottolineare il suo legame con la terra, ed presente nelle tradizioni, nei miti e nelle cosmogonie di moltissime popolazioni. In India il serpente Ananta serra tra le spire lasse del mondo e ne garantisce la stabilit; anche altri animali, posti a sostegno del mondo, come elefanti e tartarughe, hanno spesso il muso che esce da un corpo di serpente. In ogni caso essi esprimono laspetto terrestre, laggressivit, la forza del dio delle

tenebre, che appunto il serpente. Oltre a sostenerla, il serpente conserva la creazione avvolgendola in un cerchio continuo: il serpente che si morde la coda, lUroboros. La circonferenza completa cos il centro esprimendo, secondo N. Cusano, lidea stessa di Dio. Anche lUroboros manifestazione di ciclicit: mordendo la sua coda si avvelena per poi autofecondarsi in una continua dialettica vita morte. Racchiude in s gli opposti: richiama il cerchio e quindi luniverso e lo zodiaco, ma anche le acque primordiali e il quadrato della terra. Nelle cosmogonie lOceano stesso, le cui nove spire circondano il cerchio del mondo, mentre la decima, insinuatasi sotto la creazione, genera lo Stige, fiume degli inferi, secondo la teogonia di Esiodo: il serpente una sostanza primordiale indifferenziata, dove confluiscono le acque primordiali, la terra profonda e gli inferi. Che sia una divinit delle acque chiaro nei nomi stessi di fiumi greci e asiatici; il Tevere cornuto di Virgilio unimmagine in cui il serpente assume anche la potenza del toro; il maggior fiume della Grecia antica, lAcheloo, assume spesso forma di serpente o di toro per affrontare Eracle. Nessuna mitologia stata per cos chiara nella descrizione del Grande serpente originario, espressione dellindifferenziato primordiale, quanto quella egizia. In essa compare Atum, padre dellEnneade di Eliopoli, il pi antico creatore del mondo mediterraneo, che ha dato vita agli dei, alla terra, allacqua, al cielo e allaria. Nel Libro dei Morti definito signore e iniziatore del mondo, ma compare anche come nemico del sole, quindi della luce, sostanza spirituale delluomo. Questi due aspetti sono opposti, ma complementari fino a quando la valorizzazione dello spirito a svantaggio delle forze naturali, viste come misteriose e pericolose, non avr il sopravvento. Lo stesso accade in Grecia, dove lepisodio della lotta di Zeus contro Tifone o la rappresentazione di Atena, dea della scienza e della razionalit, che tiene in mano e sul petto il serpente, esprime il desiderio di equilibrare le due forze fondamentali dellessere, quella celeste, lo spirito e quella terrestre: tutte le grandi dee della natura, le Dee madri, hanno il serpente come attributo; Maria, invece, a cui esse si riconducono nel cristianesimo, trionfo dello spirituale, schiaccia il serpente. La cristianit ha infatti considerato quasi esclusivamente laspetto negativo del serpente, anche se in alcuni testi si conserva lantica duplicit del simbolo (Numeri, 21, 6-9). Il lato buono del serpente compare solo quando diviene strumento della giustizia divina, come si legge nellInferno di Dante, al Canto XXV. SOLE In passato si voluto scorgere nei culti solari la forma primitiva di tutte le religioni e dei vari sistemi mitologici. Assai frequentemente si istituisce un rapporto tra Sole e Luna, sia che formino una coppia divina sia che rappresentino due principi opposti in lotta. Il nome sole deriva dal sostantivo celtico Lug che significa luminoso. Il Sole stato naturalmente divinizzato dalla mentalit primitiva ed assume anche una grandissima importanza in tutte le forme di magia. Quanto alle modalit del culto del sole non sappiamo molto; si sa che nei luoghi a lui sacri si pregava tre volte al giorno, la mattina con la faccia rivolta verso oriente, a mezzod verso sud, la sera verso loccidente. In periodi successivi, il primo giorno della settimana fu consacrato al sole e si disse dies solis. Inoltre, nel corso dellanno vi fu un giorno specialmente a lui consacrato, il 25 dicembre, cio il primo giorno dopo il solstizio destate. Il sole, ritenuto anche immortale, si leva ogni mattina e discende ogni notte nel regno dei morti; pu quindi condurre gli uomini con s e ucciderli tramontando; guida le anime allinferno e le riconduce il giorno seguente alla luce; inoltre il sole genera e divora i suoi figli. Il Sole definito sorgente della luce, del calore e della vita; i suoi raggi raffigurano le influenze celesti o spirituali ricevute dalla terra. Liconografia raffigura talvolta tali raggi sotto forma alternativamente rettilinea e ondulata: sono simboli di luce e calore, o, da un altro punto di vista, della luce e della pioggia, che sono gli aspetti yang e yin dellirraggiamento vivificante. Oltre a vivificare, lirraggiamento del sole manifesta le

cose non solo nel renderle visibili, ma in quanto raffigura la misura dello spazio. I raggi solari sono sette, sei corrispondenti alle sei dimensioni dello spazio e una alla dimensione extra cosmica. Questo rapporto tra irraggiamento e geometria cosmica fu espresso in Grecia dal simbolismo pitagorico. Gli dei solari furono venerati inizialmente non solo tra i Semiti, ma anche presso i Siri, i Babilonesi, i Mesopotamici. I Mesopotamici come i Babilonesi vedevano nella divinit del sole un dio, una figura maschile, mentre i Semiti e i Siri ritrovavano nel Sole una divinit femminile secondo antichi culti occidentali. Tra questi popoli le fonti ci menzionato in particolar modo i Mesopotamici, che ritenevano tale divinit, che puniva le cattive azioni degli uomini, suprema sia nella giustizia che nel diritto. In seguito le pi cospicue divinit delloriente acquistarono carattere solare, probabilmente per il prestigio del dio nazionale dEgitto, Ra che era appunto il Sole; siccome in Egitto il suo animale simbolico era il falco, lo si ritrasse in forma di disco con le ali; cos il sole alato divenne simbolo di tutta lAsia occidentale. Dobbiamo dire che levoluzione verso la sovranit del dio solare si diffuse specialmente nella regione egiziana, dove il Dio che percorre il cielo nella sua barca assorbe in s tutta una serie di divinit locali per diventare il dio supremo. Nel mondo indoeuropeo gli dei solari raggiunsero la loro piena importanza solo mediante la fusione con altre divinit, e per questo hanno una fisionomia molto complessa. Per i Greci, fin dai tempi pi antichi, il Sole era uno dei tanti dei. A lui erano attribuite le qualit personali corrispondenti alle sue azioni naturali, e cio: 1. lonnipotenza, per la quale crea tutte le cose e le mantiene in vita; 2. la virt di restituire la salute agi ammalati, in specie la vista ai ciechi, e quella di colpire di cecit i colpevoli; 3. il potere di purificare luomo e di illuminarlo con la sua sapienza; 4. la qualit di testimone di ogni azione umana. Ma il culto del sole acquist nuovo e pi ampio splendore nel sincretismo religioso dellepoca ellenistica. Allora fu adorato non solo come una divinit in forma umana, ma anche in s medesimo, secondo luso di popoli diversi dai greci. Di gi Platone, contro lopinione di Anassagora che nel sole non altro vedeva che unimmensa pietra incandescente, sostenne che esso, come tutti gli altri astri, un corpo igneo dotato per di unanima immortale infinitamente pi sapiente e potente di quella delluomo. In questo senso il culto del sole dapprincipio si propag come parte del culto dei pianeti; ma ben presto assunse importanza speciale, per la superiorit del Sole su tutti gli altri astri. Durante limpero romano giunse al sommo la religione del Sole, sia venerato per s medesimo sia identificato con altre divinit, quelle specialmente che tendevano a comprendere in s tutti gli dei, come Serapide e Mitra. Le armate romane avevano diffuso questo culto di origine siriana in tutto lImpero; Mitra era il dio salvatore e vincitore, nato da una roccia un 25 dicembre, giorno in cui si celebrava la rinascita del sole; atto essenziale della sua vita era stato il sacrificio del toro primitivo, primo essere creato. Dal sangue dellanimale sacrificato nacquero tutti gli esseri viventi. Con lavvento della dinastia dei Severi si stabil ufficialmente il culto del Sole, grazie allimperatore Eliogabalo, che era stato in Emessa sacerdote del santuario del sole. Da sempre e soprattutto nellastrologia il sole simbolo della vita, del calore, del giorno, della luce, dellautorit del sesso maschile e di tutto ci che irradia. Lastro che dopo il sole ha indotto luomo alladorazione la Luna, il luminare della notte, che, alternando la sua posizione con quella del sole, oscura lo splendore degli altri astri. Un vantaggio speciale che la luna offre agli uomini la possibilit di misurare e dividere il tempo in anni, mesi (di 28 giorni) e settimane (7 giorni di ciascuna fase lunare). Presto prese forme umane

per la similitudine col volto delluomo. La luna forse stata la prima a far sorgere lidea della morte e della rinascita, poich ogni mese decresce e muore, per poi tornare in vita, il terzo giorno dalla sparizione. I suoi due caratteri fondamentali derivano dal fatto che la luna priva di luce propria e non che un riflesso del sole; dallaltra, dal fatto che essa attraversa fasi diverse e cambia forma. E per questo che rappresenta la dipendenza e il principio femminile. La luna rappresenta anche il tempo che passa, tempo vivente di cui essa la misura con le sue regolari fasi. Viene detta il primo morto perch per tre notti, ogni mese lunare, scompare, poi riappare e cresce. La luna per luomo simbolo del passaggio dalla vita alla morte e dalla morte alla vita; ma simboleggia anche il sogno e linconscio. Perci numerose divinit lunari sono nello stesso tempo ctonie e funerarie come Persefone. TABERNACOLO Era in origine una tenda, detta tenda del Convegno, cio luogo dellincontro tra Jahv e il suo popolo, costruita da Mos dietro ordine divino; costituisce la parte interna dei templi, la pi riservata, la pi sacra, che contiene limmagine del dio in Egitto, o lArca dellAlleanza a Gerusalemme. Era la dimora di Dio (Esodo, 26, 11). Il mondo intero descritto nel segno sacro del Tabernacolo (San Gerolamo, Epistola 64 a Fabiola). San Gerolamo, ricordando antiche tradizioni, vede nella forma stessa del Tabernacolo il simbolo dei quattro elementi e di tutte le dimensioni. La preghiera che sale verso il Tabernacolo deve dunque inglobare tutto luniverso, nel senso che proviene da esso nella sua interezza e ritorna a esso nella sua interezza attraverso le buone azioni. Filone dAlessandria, il filosofo giudaico, pensava gi (Vita di Mos, 3, 3-10) che il Tabernacolo, come immagine del mondo, sia anche immagine delluomo e della sua condizione umana. Lincrocio delle verticali e delle orizzontali, nella costruzione di questo tempio come nellessere umano, simboleggia la partizione delluomo fra le pulsioni dei suoi sensi verso il mondo esterno (orizzontale) e il richiamo verso la concentrazione interiore e contemplativa (verticale). Immagine del mondo intero, diceva anche Origene, ma di un mondo concepito come una dialettica fra temporale ed eterno, umano e divino, creato e increato, visibile e invisibile. Il tabernacolo non soltanto immagine; esso evoca la congiunzione dei due mondi o dei due aspetti di un unico universo, nel senso in cui si pu dire che leterno nel temporale e il trascendente nellimmanente. Immagine, congiunzione, anche centro energetico: Il santuario una figura geometrica calcolata per formare un campo di forze per captare il potere che viene da Dio, per imprigionarlo in uno spazio destinato agli uomini: grazie alla sua struttura il tabernacolo condensa lenergia cosmica. TETRAMORFO Le quattro figure della visione di Ezechiele (1,5-14) e di Giovanni (4,6-8), luomo, il toro, il leone, laquila, chiamati anche nellApocalisse i quattro viventi, rappresentano luniversalit della presenza divina, le quattro colonne del trono di Dio, i quattro Evangelisti, il messaggio del Cristo, poi il cielo, il mondo degli eletti, il luogo sacro, ogni trascendenza. Nel mezzo apparve la figura di quattro viventi, il cui aspetto era il seguente. Presentavano sembianza umana, ma ciascuno aveva quattro facce e quattro ali. Le loro gambe erano diritte, e i piedi simili agli zoccoli di un bue, lucenti quale bronzo terso. Di sotto le ali, ai quattro lati, si levavano mani duomo; tutti e quattro avevano il medesimo aspetto e le ali di identiche dimensioni. Le ali si univano luna allaltra e, in qualunque direzione si volgessero, non si voltavano indietro, ma ciascuno procedeva di fronte a s. Quanto alle loro sembianze presentavano laspetto di un uomo, ma tutti e quattro avevano pure una faccia di leone a destra, una faccia di toro a sinistra e una faccia di aquila. Cos le loro ali erano spiegate verso lalto: ciascuno aveva due ali che si toccavano e due ali che gli velavano il corpo. Ognuno si muoveva in avanti: andavano dove lo spirito li dirigeva... In mezzo a quei quattro viventi si vedevano come dei carboni ardenti a guisa di fiaccole, che si aggiravano in mezzo a loro. Il fuoco splendeva e dalla fiamma si sprigionavano delle folgori. Anche i quattro

viventi andavano e tornavano come il baleno (Ezechiele, 1,5-14). Ed ecco la descrizione dellApocalisse: E in faccia al trono come un mare di vetro simile a cristallo; in mezzo, davanti al trono e intorno al trono, quattro Esseri viventi pieni docchi davanti e di dietro. Il primo di essi simile a un leone, il secondo simile a un vitello, il terzo ha una faccia che sembra quella di un uomo e il quarto simile ad aquila che vola. Ognuno dei quattro Viventi ha sei ali, e allintorno e di dentro sono pieni docchi, e giorno e notte dicono senza mai cessare; Santo, Santo, Santo, il Signore Iddio Onnipotente, che era, che , che viene (4,6-8). Secondo san Gerolamo, luomo rappresenterebbe lincarnazione; il toro, la passione (animale del sacrificio); il leone, la risurrezione; laquila, lascensione. Nelliconografia cristiana degli Evangeli e soprattutto dei loro primi capitoli, luomo del tetramorfo corrisponde a Matteo; il leone a Marco; il bove, a Luca; laquila, a Giovanni. Numerosi tetramorfi esistono anche in altre tradizioni, in cui corrispondono probabilmente ai quattro punti cardinali e allordinamento delluniverso come a quello dei regni, che sono spesso divisi in quattro province, pi un centro. Essi esprimono anche, talvolta, i quattro elementi; il pensiero ermetico assimila allaquila laria e le attivit intellettuali; al leone, il fuoco, la forza, il movimento; al toro, la terra, il lavoro, il sacrificio; alluomo, lintuizione spirituale. Le quattro figure del Tetramorfo sono state collegate anche alla teoria classica dei quattro temperamenti, facendo corrispondere ciascuna figura ad un temperamento: I fianchi del Toro rappresentano la materia corporale, la nutrizione addominale, la linfa, linerzia dellacqua, la virt della padronanza con il suo opposto, il vizio della sensualit: in una parola il temperamento linfatico. Le ali dellaquila rappresentano la forza vitale, la nutrizione toracica, il sangue, la mobilit dellaria, il sentimento con i suoi eccessi passionali, in una parola il temperamento sanguigno. La testa dellUomo rappresenta lo spirito immateriale con la sede del pensiero, il sapere terrestre, la terra, una parola il temperamento nervoso. Gli artigli e le membra del Leone rappresentano il fuoco divorante, il vigore attivo e lenergia unificatrice, che realizza gli istinti e le risoluzioni volontarie, con pi o meno intensit, in una parola il temperamento bilioso. In generale, il tetramorfo rappresenta, come la croce, un sistema di relazioni, a partire da un centro, fra diversi elementi fondamentali e primari. TORO Come simbolo della forza creatrice, il toro rappresentava il dio El, il cui culto, nato allinizio del terzo millennio a.C., fu vietato agli Ebrei da Mos, ma continu fino alla prima dinastia egiziana. La sua statuetta in bronzo veniva fissata su unasta, uninsegna portatile simile al vitello doro. Presso gli Egizi il toro che tiene tra le corna il disco solare simbolo della fecondit e anche una divinit funeraria, legata a Osiride e alla sua rinascita. In Grecia simboleggiava lo scatenarsi della violenza ed era consacrato sia a Poseidone, dio degli oceani e delle tempeste, che a Dioniso, dio della fecondit. Questultima caratteristica lo rende simbolo degli dei celesti in molte religioni del Mediterraneo, nelle quali avvicinato al dio del cielo, Urano, instancabile fecondatore. Il simbolismo del toro anche legato a quello del temporale, della pioggia e della luna. Il toro e pi in generale i bovidi si trovano in rapporto con il culto della Gran Madre, la luna, fin dallet neolitica; quindi considerato un animale lunare, in relazione con la notte; le sue corna sono interpretate come la falce di luna crescente in Egitto e a Babilonia. E anche attribuito a Mitra, presso cui simboleggia il dio morto e resuscitato. TRIDENTE Simbolo delle divinit del mare, il cui palazzo si trova nel fondo degli abissi marini. Allorigine, il tridente era limmagine dei denti dei mostri marini, simili alle onde guarnite di schiuma, sollevate dalle tempeste; anche una delle pi antiche armi da pesca. Era inoltre larma offensiva di una categoria di gladiatori, i reziari, che combattevano con un tridente e una rete. Il tridente emblema solare (le sue punte sono raggi) e simbolo del fulmine (le sue punte sono

baleni). E lemblema anche di Posidone (Nettuno) dio degli oceani e indica il suo dominio sul mondo delle acque che egli pu agitare o calmare. E anche, con la rete, nello stesso senso, il simbolo del Cristo pescatore duomini. Rappresenta inoltre la Trinit; ma in questo caso i suoi bracci devono essere uguali. Nelle catacombe servito come rappresentazione clandestina della Croce. Secondo una tradizione cristiana, il tridente in mano a Satana lo strumento del castigo; serve a spingere i peccatori nel fuoco, simbolo di tormento. Nella psicologia contemporanea il tridente anche simbolo della colpa: i suoi tre denti rappresentano le tre pulsioni (sessualit, nutrizione, spiritualit), quadro di tutti i desideri troppo esaltati. Rappresenta anche il pericolo del pervertimento, la debolezza essenziale, che consegna luomo al seduttore che poi lo punisce. Il tridente soprattutto in India lemblema di Shiva, il trasformatore del mondo e il distruttore delle apparenze. Le tre punte raffigurano sia il triplice tempo (passato, presente, avvenire), sia la gerarchia a tre livelli della manifestazione della divinit, sia le tre qualit. Si indica alzando tre dita della mano destra in un gesto sempre presente nelliconografia del dio. TRONO Il trono, come il piedistallo, ha una funzione universale di sostegno della gloria o della manifestazione della grandezza umana e divina, Il trono che si erge nel cielo, circondato da quattro animali simbolici dellApocalisse, anche la manifestazione della gloria divina alla fine dei tempi. Simboleggia lequilibrio finale del cosmo, equilibrio costituito dallintegrazione totale di tutte le antitesi naturali. Il trono sul piedistallo, in Cina, segna la differenziazione fra il mondo terrestre e il mondo celeste e la supremazia di questo sulla terra. Il trono di Shiva, , come quello dellApocalisse, sostenuto da quattro animali corrispondenti alle quattro et del mondo e ai quattro colori; il sostegno dellelevazione verso la conoscenza suprema del dominio delle energie del cosmo. In alcuni scritti cristiani come nellislam, si afferma che il Trono divino sostenuto da otto angeli corrispondenti alle otto direzioni dello spazio. Il buddhismo situa il trono di diamante del Buddha al centro del mondo e rappresenta il Buddha nellarte aniconica: posto fra il parasole (Cielo) e limpronta dei piedi (Terra), corrisponde al mondo intermedio. Il trono conferisce talvolta la funzione del potere reale. Fornisce un carattere temporaneamente divino. Non dimentichiamo che linfallibilit pontificia si esercita soltanto ex Cathedra. Essenzialmente, il Trono si identifica con lo Spirito universale. Il trono anche concepito come una riproduzione ridotta delluniverso e si trova spesso ornato di decorazioni evocatrici degli elementi del cosmo. Poggia talvolta su figure o su quattro colonne che ricordano i quattro punti cardinali. Sedervisi senza averne il diritto significa attribuirsi lonnipotenza: crimine di lesa maest, ovvero di lesa divinit. Il trono rappresenta il diritto divino dei sovrani, e anche la persona che esercita il potere; attesta la presenza continua dellautorit e la sua origine divina. Il trono di Salomone descritto e interpretato come una delle pi straordinarie meraviglie. Il testo biblico presenta una grande ricchezza di simboli: Il re Salomone costru ancora un gran trono davorio, e lo rivest doro puro. Il trono aveva sei gradini, delle teste di toro alla spalliera, due bracci, uno di qua e uno di l, ai lati della sedia; un leone stava accanto a ciascuno dei due bracci; dodici leoni stavano sopra i gradini, sei da una parte e sei dallaltra. Non fu mai costruito un s magnifico trono in nessun altro regno (I Re, 10, 18-20). Lavorio indica lincorruttibilit e linvincibilit, loro la supremazia e la saggezza; i leoni la potenza, i tori la fecondit; le teste di toro separate designano il sacrificio e le braccia da una parte e dallaltra lonnipresenza del potere regale; i due leoni significano lautorit sui territori dIsraele e di Giuda, che non si separeranno fino alla morte del re; i dodici leoni designano le dodici trib dIsraele, i sei gradini del trono che separano Salomone dal resto degli umani, segnano lelevazione

suprema del monarca in saggezza e in potenza, proprio al di sotto della divinit; essi corrispondono alla cifra propria di Salomone, al cosiddetto Sigillo di Salomone, alla stella a sei punte. Non si pu immaginare sintesi simbolica pi gloriosa del trono di Salomone. Troni vengono chiamati gli angeli della prima gerarchia dallo Pseudo Dionigi lAreopagita: I nomi attribuiti alle intelligenze celesti stanno a significare le loro rispettive attitudini a concepire la forma divina. Quanto al nome di troni sublimi e luminosi, esso indica in loro lassenza totale di ogni concessione ai beni inferiori, la tendenza costante verso lalto (207-208). VITE La vite era identificata nellantico oriente con lalbero di vita e il segno sumero per la vita era comunemente una foglia di vite. Questa pianta era consacrata alle Grandi Dee. La Dea Madre era chiamata allinizio La Madre Vite o la Dea Vite. La Mishna afferma che lalbero della scienza del bene e del male era una vite. Nel mandeismo, bere vino significa incorporare la luce, la saggezza e la purezza. Larchetipo del vino si trova nel mondo celeste. La vite archetipa si compone dacqua allinterno, il suo fogliame formato da spiriti della luce e i suoi nodi sono grani di luce. La vite considerata come un albero cosmico poich avvolge il cielo e perch i semi delluva sono le stelle. La vite, nelle religioni dellantica Cananea era ritenuta un albero sacro se non addirittura divino, e il suo prodotto, il vino, era la bevanda degli dei. Si trova un vago riferimento a queste credenze nellAntico Testamento (Giudici, 9, 13; Deuteronomio, 32, 37 sgg). Partendo da questa credenza, Israele considera la vite (insieme allolivo) come un albero messianico (Michea, 4, 4; Zaccaria, 3, 10). E possibile che le antiche tradizioni abbiano identificato lalbero di vita del Paradiso con una vite. Fin dallorigine il simbolismo della vite dunque decisamente positivo. La vite Israele, come propriet di Dio. Egli se ne rallegra, ne attende i frutti e la cura costantemente. Il simbolismo si trasferisce quindi sulla persona di colui che incarna e riassume il vero popolo di Israele: il Messia come una vigna Ges proclama di essere il vero ceppo di vite e che gli uomini non possono essere la vigna di Dio se non dimorano in lui. Altrimenti sono tralci buoni solo ad essere gettati nel fuoco (Giovanni, 15, 1). In Matteo, 21, 28-46, la vigna, nella parabola dei vignaioli omicidi, designa il Regno di Dio che, affidato dapprima ai Giudei, passer ad altri. Il simbolismo della vigna si estende a ogni anima umana. Dio il vignaiolo che domanda a suo figlio di visitare la sua vendemmia (Marco, 12, 6). E, sostituendosi a Israele, il Cristo sar a sua volta paragonato alla vigna, essendo il suo sangue il vino della Nuova Alleanza. La vite un importante simbolo cristiano, specialmente in quanto produttrice di vino, che limmagine della conoscenza. Non a caso No, che guida linizio di un nuovo ciclo, indicato come primo ad aver piantato la vite. Si visto che i testi evangelici fanno della vigna un simbolo del Regno dei Cieli, il cui frutto lEucarestia. Nelliconografia, la vite spesso una raffigurazione dellAlbero della Vita. La terribile vendemmia dellApocalisse (14, 18-20) conferma questo significato. Presso i Greci la coltura della vite ha una tradizione relativamente recente rispetto a quella del grano. Non appartiene infatti a una dea antica come Demetra, ma a Dioniso, il cui culto, associato alla conoscenza dei misteri della vita e della morte, ha assunto una importanza sempre crescente. Questo legame di Dioniso con i misteri della morte, che sono anche quelli della rinascita e della conoscenza, ha fatto della vite un simbolo funebre, il cui ruolo proseguito nel simbolismo del cristianesimo. Come la vite era lespressione vegetale dellimmortalit, cos il vino rimasto, nelle tradizioni arcaiche, il simbolo della giovinezza e della vita eterna: le acquaviti; il gaelico whiskey, acqua di vita; il persiano maieishebab, bevanda di giovinezza; il sumero geshtin, albero di vita, ecc.