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E DIVENTARE SUOI DISCEPOLI… PER RIMANERE NEL SUO AMORE Un cammino con Pietro nel IV Vangelo

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E DIVENTARE SUOI DISCEPOLI…

PER RIMANERE NEL SUO AMORE

Un cammino con Pietro nel IV Vangelo

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ITINERARIO FORMATIVO 2010 – 2011

Introduzione

[PRIMA TAPPA: SEMINARIO DI FORMAZIONE]

DIVENTARE DISCEPOLE … RIMANERE NELL’AMORE (Gv 1,35-42) Approfondimento Diventare discepole … nell’apertura della fede (Gv 6,67-71) Approfondimento - Avvento Diventare discepole… chinarsi e servire (Gv 13,6-11) Approfondimento Diventare discepole … affidate nella prova (Gv 13,36-38)

[SECONDA TAPPA: SEMINARIO DI FORMAZIONE]

DIVENTARE DISCEPOLE … TRA LUCI E OMBRE (Gv 18,1-11) Approfondimento - Quaresima Diventare discepole … nel “cortile” del mondo (Gv 18,12-27) Approfondimento - Pasqua Diventare discepole … per la missione (Gv 21,1-14)

[TERZA TAPPA: ASSEMBLEE DI GRUPPO]

DIVENTARE DISCEPOLE … NEL SERVIZIO RECIPROCO DELL’AMORE (Gv 21,15-19)

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Itinerario dell’anno

Il percorso formativo che ci attende, dopo l’esperienza forte delle due

Assemblee, si articola in tre tappe: i Seminari di formazione di ottobre, quelli

di febbraio e le Assemblee elettive di gruppo di maggio-giugno.

La figura dell’apostolo Pietro, riletta attraverso il Vangelo di Giovanni, ci

guiderà nel nostro “diventare discepole”.

Quanto condiviso nell’Assemblea di Zona potrà costituire un utile

approfondimento attraverso il sussidio ad essa dedicato (“Speciale

Assemblea”).

L’augurio è che l’itinerario formativo, a partire dalla domanda: “Maestro, dove

dimori?”(Gv. 1,38) ci aiuti ad accogliere in novità l’invito di Gesù: “Seguimi”

(Gv. 21,19b), per continuare a “rimanere nel suo amore”.

Un grazie di cuore a Padre Massimo per la preparazione del presente

sussidio.

A tutte, buon anno!

Il Consiglio di Zona

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Introduzione

Diventare discepoli: non lo si è una volta per tutte, in modo definitivo. Lo si diventa nel cammino feriale ed esigente della sequela, per la forza dell’amore. Diventare discepoli: con un cammino nel Quarto Vangelo in compagnia dell’apostolo Pietro, che ha illuminato i giorni dell’Assemblea 2010. Una figura tanto umana e così espressiva di una relazione col Signore che attraversa età e condizioni diverse della vita di ognuno. Dal «rimanere nell’amore» dell’incontro con Gesù che inaugura tutto il cammino dei discepoli, all’apertura nella fede di un’adesione senza riserve, che si fa carne nel gesto del chinarsi e servire, perché la fede senza l’amore è morta. Un discepolato che matura quando si impara ad affidarsi nelle prove e accettando di camminare tra luci e ombre. Si diventa discepoli nel “cortile” del mondo, dove lo sguardo di Gesù ci trasforma, per la missione e in vista di un servizio reciproco dell’amore, che si manifesta anche nel servizio dell’obbedienza vicendevole nella comunità. L’itinerario formativo proposto è offerto per le varie tappe dell’anno e mentre presenta la traccia biblica, chiede di essere integrato con una lettura storico-esistenziale che le Missionarie sapranno individuare per le varie tappe con sapienza e in modi diversi nei vari territori e gruppi. Diventare discepole: «affinché, interiormente purificati, interiormente illuminati e accesi dal fuoco dello Spirito Santo, possiamo seguire le orme del tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo, e, con l'aiuto della tua sola grazia, giungere a te, o Altissimo. Amen.» (S. Francesco, Lettera a tutto l’Ordine, 7,51-52: FF 233)

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Prima tappa: Seminari di formazione Ottobre 2010

Diventare discepole … rimanere nell’amore

(Gv 1,35-42)

35 Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli 36e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: "Ecco l'agnello di Dio!". 37 E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. 38 Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: "Che cosa cercate?". Gli risposero: "Rabbi - che, tradotto, significa Maestro -, dove dimori?". 39Disse loro: "Venite e vedrete". Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. 40Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. 41Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: "Abbiamo trovato il Messia" - che si traduce Cristo - 42 e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: "Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa" - che significa Pietro.

Per l’ascolto Rimanere nell’amore di qualcuno è il desiderio di ogni donna e di ogni uomo. Esso è suscitato dalle parole straordinarie del Battista, che indica Gesù come l’Agnello di Dio, che supera quello dell’Esodo e del Tempio, per ridurre «la peccaminosità umana a una sorta di ammasso compatto che lui assume su di sé, liberando completamente il mondo da essa» (Ugo Vanni). Mossi da queste parole, i discepoli si lasciano affascinare dall'amore offerto da Gesù di Nazareth fin dal primo incontro con lui, alle «quattro del pomeriggio» (Gv 1,39), quando hanno sperimentato di essere amati: seguono il Signore, «rimangono» con lui, condividono la sua vita e quindi sono introdotti alla conoscenza profonda del suo amore. La sequela nasce quando i discepoli accettano prima di fare e poi di comprendere. Andrea e Giovanni conducono Simone da Gesù, il quale «guarda dentro» di lui e gli cambia il nome: da quell’istante Simone diventa Kēphas, «roccia». Nella Bibbia il cambiamento del nome significa un rinnovo ben chiaro della personalità dell’uomo, in prospettiva dinamica. È una nuova funzione che affonda le radici in quella che potremmo chiamare una nuova creazione. Gesù trasforma realmente Pietro, facendone una roccia. A questo punto del Quarto

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Vangelo il senso profondo di questo nome non è ancora ben definito, neanche per Pietro. «All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva» (Benedetto XVI, Deus caritas est, 1). È quanto accade in questo terzo giorno della prima settimana del vangelo di Giovanni (1,19-51): Gesù - dopo essere stato indicato dal Battista come l’Agnello di Dio - parla, incontra i primi discepoli che rimangono con lui, cambia il nome di Simone, affidandogli una missione e un’autorità che capovolge la sua vita. Il Signore si manifesta e si fa conoscere sempre di più. Dalla sua iniziativa nasce la sequela, un «rimanere nel suo amore» sempre nuovo, mai solo per sé, bensì in vista di una missione, di quei «molti» per i quali dare la vita. Noi scegliamo il mondo come luogo teologico dell’incontro con il Maestro e Signore e dimora del nostro discepolato. Intuiamo la chiamata a rimanere nel Suo amore («quel giorno rimasero con lui» Gv 1,39) insieme, immerse in quel pluralismo che segna fortemente il momento della storia che viviamo: Chiesa e mondo, cristiani e non cristiani, credenti, non credenti e diversamente credenti, poiché con tutti, in forza di quell'amore gratuito dato a ciascuno, restituiamo all'umanità i significati cui ha diritto. Dalle Costituzioni La parola di Gesù «venite e vedrete» per «rimanere nell'amore» vale per ognuno. Solo se amato, il mondo potrà rifiorire: la nostra è vocazione a esprimere, col garbo d'un gesto feriale, sponsale e materno, la simpatia che Dio ha per il mondo. Per questo «La Missionaria si riconosce creatura che riceve vita e amore da Dio ed è sollecitata a restituire questi doni a Lui, vivendo la sua consacrazione nel mondo, è chiamata a cercare sopra ogni cosa di “avere lo Spirito del Signore e la sua santa operazione”. Perché tutta la sua vita, sia mossa dall’azione dello Spirito che vive e agisce in lei» (art. 5).

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Approfondimento

Diventare discepole … nell’apertura della fede

(Gv 6,59-71)

59 Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao. 60 Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: "Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?". 61Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: "Questo vi scandalizza? 62 E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? 63 È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. 64Ma tra voi vi sono alcuni che non credono". Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. 65E diceva: "Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre". 66Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. 67Disse allora Gesù ai Dodici: "Volete andarvene anche voi?". 68Gli rispose Simon Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna 69e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio". 70Gesù riprese: "Non sono forse io che ho scelto voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!". 71Parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota: costui infatti stava per tradirlo, ed era uno dei Dodici.

Per l’ascolto Al termine del discorso del pane di vita, Gesù si scontra ancora una volta con l’incomprensione di chi lo segue. La sua parola è giudicata «dura» ed è in questo contesto di crisi che Gesù fa appello alla fede dei discepoli, che resta un dono: «Nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre» (6,65). Non basta riconoscerlo come «profeta» e neanche come «re» messianico (Gv 6,14-15), perché è necessaria una fede completa nel mistero di Cristo, che si presenta come Pane di vita. La risposta di Pietro colma la mancanza di fede dei discepoli, quando prende la parola e afferma «Noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio» (6,69). Il Quarto Vangelo associa credere e conoscere; si tratta di una conoscenza nuova, non secondo la carne e il sangue. Siamo al culmine della confessione di fede di Pietro, che è l’adesione senza riserve a Gesù.

‐ Prima tappa ‐ 9

È il cammino richiesto ai Dodici, menzionati come tali solo qui e al cap. 20,24. In un contesto di crisi e di defezione di quei discepoli rimasti intimamente delusi dalla parola di Gesù, a chi resta è chiesto di continuare a «rimanere nel suo amore». Essi si lasceranno attirare dall’amore del Padre per andare da Gesù e accogliere le sue parole «dure», vale a dire non riducibili al sentire e alle attese parziali dell’uomo. Pietro si lascia “toccare” dal Signore attraverso l’umanità concreta di Gesù. Il Quarto Vangelo situa il tradimento di Giuda come sfondo ai passi di Pietro, quasi a mostrare i vari tipi di infedeltà e di non riconoscimento del Signore Gesù, che trovano sempre posto nella comunità dei discepoli. Fede e incredulità, apertura e chiusura al Suo mistero sono intrecciati e il credente è chiamato sin dal Battesimo a questa lotta, per lasciare spazio all’azione dello Spirito. La fede cristiana è sempre un pensare e un sentire altrimenti, nell’apertura di ciò che è umano al Mistero. L’adesione di fede che Pietro pronuncia a nome di tutti («Noi»), confessa quel di più che l’uomo da solo non può inventare, ma solo scoprire come dono che proviene da altri, da un Altro. Pietro continuerà a seguire il suo Maestro tra alti e bassi, un passo dopo l’altro, eppure la confessione di fede nel «Santo di Dio» resta un punto fermo, un dono che sembra rinnovare per lui la chiamata della prima ora che, cambiandogli nome, lo aveva trasformato per sempre. La fede è un continuo convertirsi a Dio, un continuo consegnargli il cuore, cominciando ogni giorno, in modo nuovo, a vivere la fatica di credere, di sperare, di amare e, proprio per questo, a esistere per gli altri. In fondo il credente è un povero “ateo” che ogni giorno si sforza di cominciare a credere (Bruno Forte). Per questo è vitale «coltivare lo spazio del cuore, lasciarsi toccare da Dio – dagli uomini – dalla storia» (Documento progettuale 2010-2014) Dalle Costituzioni Ci è chiesto semplicemente di “essere” e “stare”, certe che Lui non solo ci accompagna, ma ci precede e fa delle nostre vite luoghi di bellezza frutto di un Incontro «Guidata dallo Spirito, la Missionaria sceglie di seguire, nella fede, “il Figlio di Dio che si è fatto nostra via” e di vivere nel mondo la forma di vita sua e della sua Santissima Madre. Pellegrina sulle strade del mondo, vive libera da ogni attaccamento per restituire al Signore Dio Altissimo e Sommo tutti i suoi beni, riconoscendo che tutti i beni sono suoi e rendendogli grazie» (art. 14).

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Approfondimento - Avvento

Diventare discepole … chinarsi e servire

(Gv 13,1-11)

1 Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. 2Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, 3Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, 4 si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. 5Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano di cui si era cinto. 6Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: "Signore, tu lavi i piedi a me?". 7Rispose Gesù: "Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo". 8Gli disse Pietro: "Tu non mi laverai i piedi in eterno!". Gli rispose Gesù: "Se non ti laverò, non avrai parte con me". 9Gli disse Simon Pietro: "Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!". 10Soggiunse Gesù: "Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti". 11Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: "Non tutti siete puri".

Per l’ascolto «La dismisura dell’amore che è la Pasqua prende la forma del curvarsi. Vogliamo accogliere ancora, vincendo le comprensibili obiezioni del Pietro che è in noi, questo curvarsi di Gesù su ciascuno di noi… vogliamo che lavi le nostre ferite, che, come il samaritano di Luca, ci carichi sulla sua cavalcatura e ci porti in un albergo ospitale. Vogliamo lasciarci voler bene da Gesù, vogliamo permettergli di prendersi cura di noi (cfr. Lc 10,34). Vogliamo smettere di impegnarci sempre e soltanto ad amare, come se fosse opera nostra e della nostra buona volontà e, almeno per un po’, lasciarci amare. Questo curvarsi di Dio in Gesù è al cuore di tutte le sillabe preziose del Secondo Testamento ed è già annunciato nella Prima Alleanza, fino a culminare nell’Incarnazione. Assaporiamo ancora le parole di Paolo: «da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà» (2Cor 8,9)

‐ Prima tappa ‐ 11

«pur essendo nella condizione di Dio … svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini … umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte, e a una morte di croce» (Fil 2,6-8). Il curvarsi di Gesù, nel gesto della lavanda dei piedi, narra allora un’umiltà non morale, ma «una profondità alla quale non ha accesso nessuna psicologia e nessuna metafisica … Una profondità ed un vuoto formidabili, dei quali abbiamo una percezione soltanto quando ci rendiamo realmente, interiormente conto, di che cosa è il peccato» [R. Guardini] (Don Gero Marino all’Assemblea di Zona) Nel diventare «simile agli uomini» di Gesù troviamo anche il significato di «esemplare degli uomini». Nella stessa maniera in cui ha dato tutto ed è venuto non per essere servito ma per servire, così noi, se vogliamo davvero realizzare noi stessi, siamo chiamati a percorrere la via del dono e del servizio. Non si tratta appena di qualcosa da fare, senza nesso col credere. Se oggi nel nostro mondo credere è diventato difficile, la carità che si china sui più piccoli, costituisce una parola particolarmente espressiva della fede in Gesù, il Servo. Benedetto XVI ci ricorda che «La “città dell'uomo” non è promossa solo da rapporti di diritti e di doveri, ma ancor più e ancor prima da relazioni di gratuità, di misericordia e di comunione. La carità manifesta sempre anche nelle relazioni umane l'amore di Dio, essa dà valore teologale e salvifico a ogni impegno di giustizia nel mondo» (Caritas in veritate, 6). Lo stupore dell’Avvento ci dispone a contemplare il Mistero del curvarsi di Dio a Betlemme, perché attendiamo vigilanti la sua venuta nel curvarci sui nostri prossimi. Dalle Costituzioni “Farci prossimo” è accogliere la misericordia divina e “far tornare dall’esilio” la misericordia umana, il canto delle misericordie che l’uomo esprime per l’uomo. «Il nome "Missionarie della Regalità di Cristo" ricorda alle Missionarie il significato della loro vocazione che le chiama a: • Riconoscersi creature amate dal Padre per vivere nella libertà dei figli di

Dio, vincendo, in se stesse, le seduzioni del successo, della superbia, della ricchezza e del potere, per seguire Colui che ha scelto di regnare dalla Croce;

‐ Prima tappa ‐ 12

• Perdere la vita per il Regno di Dio, annunciando che Cristo è venuto a servire e a dare la vita in riscatto per molti;

• essere, da donne laiche consacrate, “lievito di sapienza e testimoni di grazia” nel cammino dell’umanità e della Chiesa, fino a quando Cristo sarà tutto in tutti» (art. 4 ).

‐ Prima tappa ‐ 13

Approfondimento

Diventare discepole … affidate nella prova (Gv 13,31-38)

31 Quando fu uscito, Gesù disse: "Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. 32Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. 33Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire. 34Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. 35Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri". 36 Simon Pietro gli disse: "Signore, dove vai?". Gli rispose Gesù: "Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi". 37Pietro disse: "Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!". 38Rispose Gesù: "Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m'abbia rinnegato tre volte.

Per l’ascolto «[Gesù] annuncia a Simone il suo tradimento: Pietro sarà vagliato come grano, esposto al vento perché venga separato dalla pula. E’ in gioco la sua stessa fede. Il rinnegamento di Pietro sarà un fatto avvenuto in pubblico, noto a tutti, discepoli e non. È dunque tanto più difficile da superare da parte sua e da parte della comunità. Gesù però assicura, attraverso la promessa della sua preghiera (Lc 22,34), che vi sarà un ritorno, e anzi addirittura una generosa capacità di confermare i fratelli. Il tutto si verificherà poche ore dopo, al canto del gallo che segnala l’apparire della prima luce…» (Mons. Giovanni Giudici all’Assemblea di Zona). Dai racconti evangelici è chiaro che Pietro è stato consapevole della possibilità della morte violenta di Gesù e di un suo possibile coinvolgimento. Non solo, ma prevede di essere capace di affrontarlo («Anche se dovessi morire con te non ti rinnegherò» [Mt 26,35]). Questa disponibilità è frutto dell’adesione di Pietro a Gesù, fin dal primo incontro con Lui. Ma il discepolo sperimenterà, a proprie spese, che la forza di affrontare la croce nasce da Dio. Da una parte, Pietro è sempre il discepolo generoso e pronto, attaccato a Gesù sin dal momento della chiamata in Galilea. Dall’altra, Pietro è anche il discepolo che sperimenta la fragilità delle proprie posizioni, l’errata fiducia in

‐ Prima tappa ‐ 14

sé. Troviamo la stessa falsa sicurezza negli altri discepoli (cfr. Mt 26,35). Proprio nella passione i discepoli vivono la difficoltà di stare sotto la croce come discepole; sperimentano il separarsi da Gesù come Giuda; decidono di rinnegare Gesù come Pietro. Tutti i discepoli sono chiamati con Pietro a diventare consapevoli della propria ottusità e presunzione. Pietro, esattamente come gli altri, inciampa nel buio della «notte», per trovare lì la luce della conversione. «Anche qui è importante per noi domandarci: come si realizza il reciproco “rimanere” del discepolo con il Maestro e del Maestro con il discepolo? Che cosa vede Gesù nei suoi e che cosa intende dire quando afferma che rimaniamo con Lui, per di più nelle sue prove? Gesù inoltre ribadisce la drammaticità dell’ora che stanno vivendo. (…)» (Mons. Giovanni Giudici all’Assemblea di Zona). Dalle Costituzioni Come Pietro, ogni discepolo/a riconosce la possibilità di allontanarsi dal Signore nella vita. Per questo: «La Missionaria, in comunione con tutta la Chiesa, ascolta e medita ogni giorno la Parola di Dio nutrimento della fede, della speranza e della carità e sorgente della missione. Cura la preghiera personale e ricerca spazi e tempi di silenzio e di adorazione per vivere un profondo incontro con Dio; valorizza gli incontri di preghiera della comunità vocazionale dell’Istituto. Nella partecipazione, possibilmente quotidiana, alla celebrazione eucaristica, culmine e fonte della vita della Chiesa, la Missionaria trova l’alimento e la forza perché tutta la sua vita diventi pane spezzato e donato. Dalla celebrazione frequente del sacramento della Riconciliazione trae vigore per proseguire nel cammino di conversione. Da esso riceve il perdono di Dio, la capacità di perdonare e un cuore compassionevole e pacifico» (art. 22).

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Seconda tappa: Seminari di formazione Febbraio 2011

Diventare discepole … tra luci e ombre

(Gv 18,1-11)

1 Dopo aver detto queste cose, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cedron, dove c'era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. 2Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli. 3 Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. 4Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: "Chi cercate?". 5 Gli risposero: "Gesù, il Nazareno". Disse loro Gesù: "Sono io!". Vi era con loro anche Giuda, il traditore. 6Appena disse loro "Sono io", indietreggiarono e caddero a terra. 7Domandò loro di nuovo: "Chi cercate?". Risposero: "Gesù, il Nazareno". 8Gesù replicò: "Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano", 9 perché si compisse la parola che egli aveva detto: "Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato". 10Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l'orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. 11 Gesù allora disse a Pietro: "Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?".

Per l’ascolto

La consegna di Gesù all’Ora giunge al punto decisivo. Siamo nell’Orto: Gesù per raggiungerlo ripercorre il cammino di Davide in fuga da Assalonne, il figlio che lo tradisce (cfr. 2Re 15,23.30). Gesù però sale la china del Monte degli Ulivi ben compreso nell’Ora, dalla quale non evade. Risuona anche nell’Orto la domanda che ha mosso l’invito dei primi discepoli: «Che cosa cercate?», che ora diventa «CHI cercate?». Appello rivolto in primo luogo ai discepoli, ancora una volta. Per questo, quando risuona il «Sono Io!», vera autorivelazione di Gesù, gli astanti indietreggiano e cadono.

L’uomo con le sue sole forze non può sostenere quella parola, riconoscere e accogliere la realtà di Gesù, che rompe ogni evidenza, anche religiosa, e mette l’uomo in cammino, in ricerca incessante. Non è facile accettarlo, neanche per i discepoli. Spesso anche noi possiamo pensare che diventare discepoli sia qualcosa di già definito. L’apertura di Dio in Gesù e nello Spirito Santo a ogni essere umano scuote le evidenze immediate, allarga le speranze

‐ Seconda tappa ‐ 16

limitate, diventa questione aperta per ogni uomo e ogni donna. L’importante è sapersi mettere in cammino. Pietro sembra voler impedire a Gesù stesso di restare in cammino verso l’Ora, ricorrendo alla violenza. Il Maestro lo rimprovera, mostrandogli il volere del Padre come il motore segreto della sua scelta di vita.

Diventare discepole è il movimento che attende oggi la nostra comunità, orientata verso quel “di più” che è l’amore che depone ogni violenza ed è finalmente disarmato. Nel cuore del dramma del tradimento e della consegna all’Ora, Pietro scopre di non essere il salvatore del suo Maestro, ma solo creditore di un amore più grande. È rimandato così tra la folla, continuando a incrociare le strade di molti. Il Signore, trascinato via come prigioniero, continua a porre Pietro per strada, prima ancora di indicargli il percorso. Pietro, proprio perché credente, è impegnato in una nuova decisione di fede. Se questo movimento si fermasse, si cesserebbe d’essere credenti. La fede, man mano che cessa di informare le scelte concrete, cessa di essere fede e diventa credenza senza fede, fede senza fede (J. Alfaro).

Vivere è camminare, salvarsi è camminare per la via che dall’esilio porta alla patria. «La nostra fede deve avere la sensibilità del nomadismo. Dobbiamo essere nomadi, gli uomini del cammina-cammina, persone che si mettono in viaggio. La fede non è qualcosa di stabilizzato per sempre … a volte non ci sono soprassalti, non ci sono stupori, non ci sono sussulti. È malinconico! Significa non vivere; significa non sperimentare più la gioia del cammino, l’ansia della ricerca, la tribolazione, la difficoltà, la preoccupazione, la paura e poi il soprassalto di gioia quando sperimenti che la strada che stai percorrendo è quella giusta» (don Tonino Bello). Dalle Costituzioni Siamo pellegrini. Se rifiutiamo la nostra solidarietà nel camminare, cioè lo sforzo di vivere con gli uomini e per gli uomini, tradiamo la nostra vocazione secolare.

«Sollecitata dalla Parola di Dio, la Missionaria è invitata a riconoscere nella storia e nei bisogni dell’umanità i segni della presenza di Dio e la sua chiamata, perciò: • si impegna per il rispetto della dignità di ciascuna persona; • sostiene il valore della donna nella società e nella Chiesa; • porta il suo contributo alla vita culturale, politica, sociale, ecclesiale…; • lavora per la costruzione di una convivenza umana fondata sul servizio

alla verità, alla giustizia e alla pace; • collabora per la salvaguardia del creato e per lo sviluppo delle sue

potenzialità» (art. 8).

‐ Seconda tappa ‐ 17

Approfondimento - Quaresima

Diventare discepole … nel “cortile” del mondo

(Gv 18,12-27)

12 Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono 13e lo condussero prima da Anna (…). 15 Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. 16Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell'altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. 17E la giovane portinaia disse a Pietro: "Non sei anche tu uno dei discepoli di quest'uomo?". Egli rispose: "Non lo sono". 18Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava. 19 Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento. 20Gesù gli rispose: "Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. 21Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto". 22Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: "Così rispondi al sommo sacerdote?". 23Gli rispose Gesù: "Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?". 24Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote. 25Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: "Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?". Egli lo negò e disse: "Non lo sono". 26Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l'orecchio, disse: "Non ti ho forse visto con lui nel giardino?". 27Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.

Per l’ascolto «Soffermiamoci sulla scena del rinnegamento di Pietro (cfr. Lc 22,54-62). Ci meraviglia che Pietro, dopo il primo confronto con la giovane serva, continui a stare nel cortile. Evidentemente pur avendo paura, ha una ragione per rimanere. Se possiamo lavorare un poco di fantasia, ci appare con chiarezza una cosa: Pietro è come stordito. Non comprende bene come le cose si svolgeranno, avverte di essere fuori posto, ma non trae la conclusione che parrebbe ovvia: “sotto questo fuoco di fila di domande, con queste indicazioni

‐ Seconda tappa ‐ 18

imbarazzanti, non mi resta che alzarmi e uscire dal cortile”. E invece Pietro rimane. Al canto del gallo Gesù volge lo sguardo su Pietro, dopo essersi voltato, come nota l’evangelista. Se è sufficiente che Gesù si volti per guardare il suo apostolo, vuol dire che Simone, per tutto il tempo trascorso nel cortile, può vedere Gesù mentre è interrogato, deriso, giudicato. Egli è poco discosto e tuttavia ascolta qualcosa dell’interrogatorio, vede il muoversi delle persone, intuisce il drammatico susseguirsi della vicenda. Per questa ragione, star vicino agli avvenimenti che riguardano il Maestro, non ha voluto andarsene. Così, testardo e insieme stranito è rimasto in quel cortile dove è sottoposto a domande inquisitorie, alle quali tra l’altro ha risposto negando la realtà, da traditore. Pietro è frastornato, è nella nebbia dell’indecisione e tuttavia è presente in lui la volontà di stare con il Maestro, nelle sue prove.

Notiamo il significato dello sguardo di Gesù. Si tratta di un gesto ricco di misericordia: Gesù, che sapeva in anticipo del tradimento, ora può vedere il suo discepolo rimasto vicino, senza lucidità, certo senza il coraggio del suo condividere la passione del Maestro. E tuttavia non abbandona il suo Maestro. Nello sguardo di Gesù Pietro riconosce il perdono del Maestro. Pur nella meschinità che ha segnato la sua presenza, nella vigliaccheria della sua risposta alla giovane serva, egli si sente amato e perdonato perché è rimasto con Gesù, con tutto il povero coraggio e la confusa coscienza che poteva avere in quel momento. Pietro si è trovato di fronte la prova di Cristo, cioè lo scontro supremo tra il male e Gesù che viene a salvare. E’ comprensibile che si sia trovato incerto e diviso: egli è stato, come aveva avvertito Gesù, setacciato, triturato da queste prove ed è rimasto vicino al Maestro (Lc 22,31)» (Mons. Giovanni Giudici all’Assemblea di Zona) Dalle Costituzioni Nel “cortile” del mondo si impara a riconoscere sempre di nuovo il senso e la portata di una vocazione secolare. La laicità, spazio di incontro e di confronto possibile, è alimentata dall’ascolto simpatico dell’altro e degli eventi. «La Missionaria riconosce che il senso profondo della vocazione le viene svelato progressivamente e che la fedeltà al Vangelo richiede un cammino di conversione continua» (art. 29).

«Si pone in atteggiamento di formazione permanente, consapevole che: • l'ascolto e l'accoglienza della Parola di Dio la spingono a vivere nel

mondo senza essere del mondo; • le vicende della storia pongono continue sfide alla sua scelta di osservare

il Santo Vangelo » (art. 29).

‐ Seconda tappa ‐ 19

Approfondimento - Pasqua

Diventare discepole … per la missione

(Gv 21,1-14)

1 Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: 2si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. 3Disse loro Simon Pietro: "Io vado a pescare". Gli dissero: "Veniamo anche noi con te". Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. 4Quando già era l'alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. 5Gesù disse loro: "Figlioli, non avete nulla da mangiare?". Gli risposero: "No". 6Allora egli disse loro: "Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete". La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. 7Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: "È il Signore!". Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. 8Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. 9Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. 10Disse loro Gesù: "Portate un po' del pesce che avete preso ora". 11

Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatre grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. 12Gesù disse loro: "Venite a mangiare". E nessuno dei discepoli osava domandargli: "Chi sei?", perché sapevano bene che era il Signore. 13Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. 14Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.

Per l’ascolto I discepoli sono ormai dispersi dopo la morte del Signore. Tornano alle loro occupazioni ordinarie, nella rassegnazione. Hanno rinunciato ad essere una comunità, con legami solidi, stretti dalla presenza del maestro. Il Risorto si manifesta ai suoi: invita i discepoli ad osare, a gettare le reti… oltre la dispersione. Non rifiuta la loro scelta, la trasforma! Incontra di nuovo Pietro nella sua realtà di pescatore e da qui gli fa compiere un passo oltre.

‐ Seconda tappa ‐ 20

La risposta all’audacia di fidarsi è l’impossibile di una pesca abbondante: 153 pesci! Il numero potrebbe essere l’eco di 2Cr 2,16, che indica le genti: allusione alla ricchezza dei gentili che entreranno nella grazia del Vangelo. Il dono fatto è più grande della dispersione. Da qui nasce la chiamata restituire nella missione il dono ricevuto. Gesù prepara per i suoi un pasto. Si avvicina a loro per primo e ricostruisce la loro unità: Lui stesso è la loro unità. «Venite a mangiare»: Gesù rinnova la chiamata dei discepoli, dando loro piena fiducia, facendo sperimentare loro la sua presenza nuova. Il segno del pasto indica plasticamente l’unità e la comunione ormai ricostituite. In questo cammino c’è già il movimento della missione, possibile solo nella comunione.

Gesù ha formato sempre i suoi discepoli non soltanto alla vita comunitaria, ma alla missione. Se la prima parola è «Seguitemi», l’ultima è «andate». E il seguire è già pensato in vista dell’andare.

Gesù porta il gruppo in missione. Ai discepoli che lo cercano, Egli dice «andiamo altrove» (Mc 1,38). La comunità di Gesù è e resta itinerante.

La missione è la prima coordinata. La comunità viene con questa e al suo interno. Si tratta semplicemente di una comunità in stato di missione.

Dalle Costituzioni La missione nasce nella Trinità e dal suo amore illimitato per il mondo. Appartiene alla logica della fede, non è una strategia tra le altre. Esige una conversione permanente. «Dio ha tanto amato il mondo da mandare il Suo Figlio Unigenito. Partecipe della missione di Gesù, la Missionaria è chiamata a "far conoscere i prodigi di Colui che dalle tenebre ci chiamò alla sua ammirabile luce”; a dare testimonianza a Cristo "rendendo ragione della speranza” che è in lei; ad annunciare il Vangelo ovunque. La sua missione si svolge secondo le modalità proprie dei laici chiamati a trattare le cose temporali ordinandole secondo Dio» (art. 7).

‐ Terza tappa ‐ 21

Terza tappa: Assemblee di gruppo Maggio - Giugno 2011

Diventare discepole … nel servizio reciproco dell’amore (Gv 21,15-19)

15 Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: "Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?". Gli rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene". Gli disse: "Pasci i miei agnelli". 16Gli disse di nuovo, per la seconda volta: "Simone, figlio di Giovanni, mi ami?". Gli rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene". Gli disse: "Pascola le mie pecore". 17Gli disse per la terza volta: "Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?". Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: "Mi vuoi bene?", e gli disse: "Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene". Gli rispose Gesù: "Pasci le mie pecore. 18In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi". 19Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: "Seguimi".

Per l’ascolto Gesù chiede a Pietro, chiamato solennemente «Simone di Giovanni», di verificare l’effettiva profondità del suo amore. Nel confronto con i discepoli, tra i quali c’è quello che Gesù amava e che ricambia in modo perfetto tale amore, diventa chiaro che la missione di pastore comporta il conseguimento di un amore al suo picco massimo. Questo di più d’amore è rivolto verso il delicato compito di pastore che è chiamato a svolgere: per essere veramente tale, infatti, egli è chiamato a sviluppare una relazione autentica e piena con il Signore. A Pietro è chiesto di raggiungere la massima capacità di amare, per poter essere davvero il pastore dell’intero gregge, di tutti senza distinzione: agnelli e pecore, piccoli e grandi, deboli e forti. Tutti, tutte! Pietro rimanda a Gesù la domanda: «Tu sai», quasi risentisse ancora dell’insicurezza sperimentata durante la passione. Ora Pietro può in ogni modo avvalersi della certezza profonda di essere stato perdonato ed è in questo vertice dell’amore che può affidarsi completamente alla parola di Gesù.

‐ Terza tappa ‐ 22

La triplice parola di negazione e di morte è finalmente annullata dalla triplice confessione d’amore, benché quello di Pietro non riesca a stare all’intensità di quello del Signore, che piuttosto si china sul «voler bene» del discepolo. Il mistero pasquale ha annullato quel «Non lo conosco» che finalmente diventa «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Lo spazio per amare in Pietro deve ancora ampliarsi. Per questo è invitato a seguire il Signore, perché maturi il suo amore per Lui. Potrà dare gloria a Dio proprio dimostrando la forza del Suo amore che brucia ogni resistenza e negazione, perché l’uomo sia quella semplice apertura al Suo dono che lo costituisce come creatura. Ogni chiamata al servizio dell’autorità nella comunità cristiana è appello a maturare personalmente nell’amore. Ecco i tratti d’ogni servizio che nella comunità dei discepoli e discepole di Gesù possa dirsi ancora cristiano. Dalle Costituzioni Anche la nostra, come quella di Pietro, è una vita che si rinnova in un’adesione profonda a Cristo (…) Il volto della comunità è delineato da percorsi di libertà, misericordia, leggerezza in cui ciascuna impara dalle altre e il ruolo diventa servizio. «Con la promessa di obbedienza la Missionaria s’impegna a vivere nella fedeltà alle Costituzioni e agli Statuti e, nell’ambito di essi, ad obbedire alle Responsabili dell’Istituto, in spirito di verità, dialogo e reciprocità. In conformità a Cristo “obbediente fino alla morte” la Missionaria riconosce, negli eventi della propria vita e della storia, i segni del passaggio di Dio e con responsabilità personale compie scelte rispondenti al progetto del Padre. In un costante cammino di discernimento, alla luce della Parola e del Magistero della Chiesa, verifica con le Responsabili il proprio stile di vita, le scelte, la fedeltà al carisma, l’adesione ai percorsi formativi dell’Istituto. Riconoscendosi corresponsabile del cammino dell’Istituto, la Missionaria collabora alla ricerca del bene comune nell’ascolto della volontà di Dio e nel servizio vicendevole» (art. 19). «La Missionaria, partecipe della comunione trinitaria, sperimenta la gioia di vivere in relazione. Dal pane spezzato e condiviso nell’Eucaristia, impara lo stile delle sue relazioni fraterne: “se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri”. In un mondo diviso e conflittuale la Missionaria è aperta a tutti senza distinzione di persone» (art. 24).

Bibliografia essenziale Oltre ai commentari del Quarto Vangelo, si segnalano i seguenti studi, che sono stati consultati per scrivere le note del presente sussidio. Michele Mazzeo, Pietro. Roccia della Chiesa, Edizione Paoline, Milano 2004. Rudolf Pesch, Simon Pietro. Storia e importanza storica del primo discepolo di Gesù Cristo, Queriniana, Giornale di Teologia 331, 2008. Ugo Vanni, Il tesoro di Giovanni. Un percorso biblico - spirituale nel Quarto Vangelo, Cittadella Editrice-Assisi, 2010.